lui che non pensava di poter amare un altro lui

di Alex writer
(/viewuser.php?uid=123181)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** arriva da un altro pianeta,ho trovato ET! ***
Capitolo 2: *** una stella cadente che fa la sua comparsa in una notte estiva. ***



Capitolo 1
*** arriva da un altro pianeta,ho trovato ET! ***


Capitolo One Ricordo la prima volta al liceo quando la mia prof di italiano mi diede da studiare le regole di un testo poetico: rime,scarto linguistico, significato, metrica e fu un attimo, quel secondo che cambiò tutta la mia vita. In pochi mesi mi appassionai alla poesia e cominciai a scrivere testi poetici che parlavano di quello che avevo intorno,tutto quello che vedevo si trasportava dai miei occhi a una pagina bianca. Avevo appena 16 anni quando finalmente i miei mi regalarono il motorino, lo chiedevo da quando ne avevo 14 pensavo che con esso sarebbe arrivata anche la mia libertà, ancora non sapevo quanto mi sbagliavo. Avevo riempito quaderni e quaderni con le mie rime, avevo affinato il mio linguaggio ma non vedevo futuro che comportasse un seguito alla mia passione. Ormai chi faceva più il poeta? Non era mai stato un vero mestiere e non l’ho era nemmeno all’ora ma il destino mi dimostrò che sbagliavo su tutta la linea. Una sera mentre stavo uscendo da un locale vidi un ragazzo che si muoveva in un modo che non avevo mai visto, sembrava un invertebrato, “arriva da un altro pianeta,ho trovato ET!” pensai. Con cautela mi avvicinai a questo ragazzo, non aveva più di 14-15 e ancora era fuori casa a quell’ora della notte a ballare per strada, solo. Lo guardai incantato fino al momento in cui lui si accorse di me e smise di ballare, si alzò il cappuccio della felpa logora e senza dire una parola si girò nella direzione inversa alla mia, si mise le mani nelle tasche dei jeans strappati e cominciò a camminare con le sue sniker che facevano uno strano rumore ogni volta che le suole scollate incontravano il suo piede. Io ancora stupefatto dal modo di ballare del ragazzo non cercai neanche di fermarlo dopo alcuni secondi,passato il mio stupore, presi il motorino per tornare a casa. Lungo la strada non potei non riconoscere la stessa felpa,gli stessi jeans ma soprattutto le stesse sniker che continuavano a muoversi rumorosamente e a incrociarsi col mio cammino. Ancora una volta decisi di non fermarmi, troppa paura del mondo per accettare senza discutere i miei impulsi. Finalmente arrivai a casa, come al solito tutto buio “il mondo dorme quando io vivo,questa me la devo appuntare” pensai. Presi uno dei tanti quaderni sparsi nella mia stanza e iniziai a scrivere a getto, solo rileggendo mi accorsi che tutto parlava di lui. Mi capitava spesso di perdermi in un argomento ma non così profondamente e senza neanche pensare alle rime eppure tutti i versi erano così sonori, così profondi. Mi maledissi mille volte per non aver dato retta al mio istinto chiedendogli almeno come si chiamava... ma ormai era fatta “la prossima volta prova meno paura e vivi di più” e con quel pensiero finalmente chiusi gli occhi. Il giorno seguente era giorno di scuola ma chi riusciva ad alzarsi dal letto? Di certo io no, ma dovetti farlo lo stesso e come sempre mi recai a scuola pronto come sempre a prendere 5 impreparati come le 5 materie che avevo quel giorno. Invece arrivato a scuola, in ritardo come sempre, chi ti trovo davanti che esce dal cancello ? La stessa felpa,gli stessi jeans e le stesse sniker. Possibile che non l’avessi mai notato in tutto questo tempo? Eppure solo in quel momento ricollegai il ragazzo dell’altra sera a uno che vedevo tutti i giorni sempre nella stessa situazione: io entravo e lui usciva da quel cancello ma non mi ero mai chiesto come fosse possibile. Mi ritornò alla mente la promessa della sera precedente “la prossima volta prova meno paura e vivi di più” beh era arrivata quella “prossima volta” quindi invertì la marcia e mi misi a seguire quel ragazzo. Gli stavo dietro non sapevo come attaccare bottone, come spiegargli perchè lo stavo seguendo ma a un tratto fu lui a girarsi verso di me sempre con il suo cappuccio sulla testa e lo sguardo abbassato semplicemente mi ... mandò a quel paese! Intendo in senso letterale ! Prima che io potessi dire qualsiasi cosa lui esordì con un “Vaffanculo” poi si girò e continuò a camminare, -Molto teatrale- dissi continuando a seguirlo -Come ti chiami? Sempre se non è proibito saperlo-. Lui si girò verso di me e disse: -Cazzo vuoi? Perchè continui a segurmi? È da ieri sera che lo fai...- -Mmm cazzo che bel nome che hai!- a quelle parole lui scosse la testa e si girò di nuovo io mi misi davanti a lui e continuai a parlare: -Ok calma non ti sto seguendo, ieri sera ti ho visto ballare e ne sono rimasto affascinato, poi mentre tornavo a casa in moto ti ho rivisto ma non ti avevo riconosciuto, cioè non ricordavo che venissi nella mia scuola...- -Infatti non ci vengo- disse con un sorrisetto sarcastico stampato in volto. Si sentiva molto figo a dire queste cose e se qualcun’altro lo avesse visto avrebbe sicuramente pensato che era il solito ragazzino che passa l’età della ribellione ma io, non so come ne perchè, ma riuscivo a vedere cosa si nascondeva dietro quel muro di spavalderia e sarcasmo: tanta, tanta solitudine. Ce n’era così tanta che ci si poteva riempire uno stadio no, ok forse un piccolo palazzatto ma comunque era molta,troppa per un ragazzino di quell’età che dentro di se dovrebbe avere solo gli ormoni a mille. Lo guardai con uno sguardo che era un misto tra pietà e curiosità di sapere cosa gli fosse successo. Lui non fu molto felice di sentirsi il mio sguardo addosso cosa che lo innervosì parecchio tanto da spingermi a destra e scappare via con il suo solito cigolio delle scarpe ... non so perchè ma mi sentì ferito da questo gesto eppure non era la prima volta che qualcuno mi trattava male o mi sfrattonava ma questa volta era diverso in un modo che non riuscivo a comprendere. Ero ancora a terra sbalordito quando un ombra si mise a ripararmi dal sole e qualcuno mi tese la mano, alzai lo sguardo e ritrovai la felpa logora lo guardai con sospetto lui scosse il capo nel vedere la mia diffidenza e disse: -“Ogni volta che finivo a terra Senza una ragione per alzarmi Chi diceva resta li che è meglio Ci vuol poco ad abituarsi ...”- non sapevo cosa rispondere, non capivo il senso di quelle parole ma sentivo che mi rappresentavano, accettai la sua mano -Come ti vengono certe frasi ... aspè com’è che ti chiami?- lui sorrise divertito -Tommaso ... tu pensi che queste siano parole mie? Cosa darei per dire cose del genere, ma tu veramente non sai chi ha scritto questo testo?- chiese incuriosito con un espressione che stava tra l’incredulo e il divertito. -Quindi è una canzone? Chi è l’autore?- -Non ci posso credere, tu non puoi non conoscere J-ax!-vedendo che ancora io non capivo continuò:-Il cantante degli articolo 31! J-ax, Alessandro Aleotti! Uno dei più grandi esponenti del rap milanese degli anni 90 e che ancora oggi, ma da solista, accompagna la vita di molti ragazzi con i suoi testi, oddio ma dove vivi? Amico mi preoccupi ...- dopo quel discorso pronunciato tutto d’un fiato da Tommaso, mi sentivo sempre più in imbarazzo non conoscendo il cantante così l’unica cosa che mi venne in mente di fare era scusarmi anche se non aveva molto senso: -Scusam- dissi abbassando lo sguardo -Ma non so davvero di chi stai parlando-. Vedendo il mio sguardo imbarazzato guardare verso il basso scoppiò a ridere -Dai su non prenderla così stavo solo scherzando e che al giorno d’oggi è difficile trovare uno che non dice “Io amo il rap, è tutta la mia vita”. E magari conosce solo quei quattro testi che sanno tutti e ascoltano il genere solo perchè è di moda. Invece tu non sai proprio cos’è il rap o l’hip pop in genere secondo me... o sbaglio?- alzai gli occhi e risposi di botto:- Ei non vivo in un altro mondo! So cos’è il rap ma non l’ho mai ascoltato, non mi è mai venuto in mente di ascoltarlo a dire la verità, mi piace un altro genere di musica-. Mentre dicevo quelle parole pensavo solo al fatto che sembrava un tipo così scontroso e chiuso e invece era molto più aperto di me era lui l’anima della conversazione mentre io rispondevo solo alle sue domande. -Ah e quale sarebbe il tuo genere scusa?- chiese inclinando la testa leggermente a sinistra, notai che lo faceva a ogni domanda -Beh più che altro ascolto cantautori dello spessore di Battisti, De Andrè, Rino Gaetano ...- stavo per elencare circa altri venti nomi ma lui capì che non mi sarei fermato presto quindi mi mise una mano davanti la faccia per farmi fermare e disse: -Aspetta prima di continuare sediamoci ho come l’impressione che sarà una lunga,lunga conversazione !- ci sedemmo su una panchina vicino al parco e io iniziai il mio monologo quando parto col parlare della mia musica,non so perchè ma non riesco a fermarmi è tutta la mia vita, forse perchè immaginavo che un giorno sarei diventato come loro, una mia rima accantonata a un’altra e a un’altra ancora poteva diventare un testo se avessi voluto,ma cantarlo? Avevo una voce così strana, non era melodica, non era piacevole a sentirsi, ma neanche quella di Battisti o di Rino Gaetano lo era per questo erano i miei preferiti in loro volevo rivedere me stesso. Ma tutto questo non lo dissi a Tommaso con lui parlai solo di quanto amavo la musica, di come i miei amici mi trovassero strano per i miei gusti musicali, di come mi isolavano per questo, di come solo la musica mi aiutava a passare i pomeriggi e perchè uscivo solo la sera in posti dove non conoscevo nessuno per fingermi un ragazzo come gli altri ma che in fondo sapevo che dovevo nascere in un’altra epoca: -Non sai com’è difficile sapere che non vedrò mai un concerto dal vivo- dissi triste ma con gli occhi sognanti ad immaginarmi a un loro concerto, lui mi guardò corrucciato e disse: -Perchè no? I tuoi non ti mandano?- in un primo momento lo guardai come per dire: -mi stai prendendo per il culo?- poi capendo che parlava seriamente scoppiai in una fragorosa risata tanto da piegarmi in due dal ridere. A quella mia reazione che lui non capiva, si sentì preso in giro così si alzò e cominciò ad andarsene. Io lo trattenni per il braccio e mi scusai ancora tra una risata e l’altra: -No, non andare ti prego scusami, e che.. ti spiego- dissi mettendomi di fronte a lui per sbarrargli la strada con le mani alzate in segno di stop mentre lui con le mani in tasca faceva vagare il suo sguardo nel vuoto. -Non rido di te ma rido di quello che hai detto, non sono i miei che non mi mandano sono i cantanti che hanno deciso di morire prima che io potessi nascere!- a quelle parole mi guardò negli occhi per vedere se lo stavo ancora prendendo in giro e vedendomi sincero anche lui scoppiò in una risata del tutto improvvisa e inaspettata. Ci ritrovammo a ridere e scherzare fino a che il sole non tramontò. Era strano vedere il sole a Torino in una fredda giornata di dicembre eppure eccolo là, bellissimo e rosso, un colore tenue ma allo stesso tempo accesso che confondeva la mia mente. Mentre io facevo quelle riflessione Tommaso riniziò a parlare: -Tu non ti rendi conto ma io e te ascoltiamo la stessa musica- disse mentre contemplava il cielo io lo guardai e dissi:-Senti Tommà non ho più la forza di ridere quindi non dire cazzate-. Lui si mise a cavalcioni sul muretto dal quale stavamo guardando il tramonto per potermi guardare in faccia:-No, dico sul serio magari cambierà il suono ma le parole sono quelle- fece una pausa prima di riprendere il discorso per darmi il tempo di ragionare sulle sue parole:-infondo tutte due i generi sono spinti dalla poesia,rime e metrica sono il fondamento del rap e da quello che ho capito anche della tua musica o sbaglio?- rifece di nuovo quel gesto involontario di piegare leggermente la testa a sinistra, io annuì e lui riprese:-Vedi? Siamo lì. Entrambi parlano di fatti veri, molte volte vissuti sopra la propria pelle, beh diciamo che i veri cantanti scrivono SOLO di cose vissute sopra la propria pelle quelli che parlano solo per sentito dire non posso essere definiti tali ...!- stavolta fu lui a perdersi nei discorsi sulla sua musica, mi raccontò quanto odiava quei nuovi ragazzini che arrivavano sul palco solo per una canzone commerciale dedicata a tutte le bambine che non sanno che ascoltare mente c’è gente che per arrivare dov’è ora ci ha sputato il sangue,versato parecchie lacrime e sudato rabbia per farsi spazio in un mondo che non li voleva mentre ora tutti avevano la strada spianata, tutti potevano essere rapper basta saper mettere insieme quattro parole, mi raccontò dei suoi cantanti preferiti che, anche se non avevano un voce bellissima, grazie ai loro testi sono idoli per migliaia di ragazzi e uomini cresciuti con loro: J-ax e i Gemelli Diversi soprattutto. Vedevo una scintilla nei suoi occhi quando parlava di loro, si vedeva che per lui erano importanti. A un tratto smise di parlare, guardò l’orologio, scese dal muretto e mi fece l’occhiolino andandosene. Capì che doveva tornare a casa e anch’io dovevo, era tardi, mi resi conto che non mi aveva chiesto il nome, come se non gli importasse così dissi a mezza voce:-Comunque mi chiamo Francesco è stato un piacere anche per me ...- lui rispose a voce piena:-So come ti chiami ci becchiamo in giro- io rimasi sconvolto da quella affermazione: come faceva a sapere come mi chiamavo? Forse gliel’avevo detto e non me lo ricordavo? No, impossibile. E allora? Inutile farsi queste domande glielo chiederò la prossima volta che ci “beccheremo in giro” pensai ridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** una stella cadente che fa la sua comparsa in una notte estiva. ***


Capitolo Two

Il giorno dopo andai a scuola ma nè all’entrata nè all’uscita vidi Tommaso e così anche il giorno dopo e quello dopo ancora, per più di due settimane non si fece vedere poi una sera mentre uscivo dallo stesso locale dove lo vidi la prima volta alle mie spalle sentì qualcuno pronunciare queste parole:<<“Sempre noi, a far casino sempre noi, tutti o nessuno sempre noi senza imparare la lezione mai... sempre noi, senza ragione sempre noi, solo passione sempre noi, senza aver spento i nostri sogni mai ....”>>riconobbi la sua voce e mi fermai all’istante ma non mi girai semplicemente risposi:<>. Tommaso non rispose subito e capì,anche senza vederlo in faccia, che quel silenzio era dovuto allo stupore dopo poco disse:<<”Come può uno scoglio arginare il mare? Anche se non voglio torno già volare le distese azzurre e le verdi terre, le discese ardite e le risalite” ...sono ancora ripetitivo?>>finita la sua frase mi girai di scatto, non so perchè ero sorpreso dal fatto che avesse ascoltato la mia musica infondo anch’io avevo fatto lo stesso con la sua e mentre mi giravano in testa queste riflessioni gli andai incontro mentre lui stava lì, appoggiato al muro di quell’edificio un pò fatiscente con una felpa diversa da quella dell’ultima volta che l’avevo visto ma con gli stessi jeans e le imancabili snikers. Mi appoggiai anch’io al muro e restammo per un pò in silenzio, non era uno di quei silenzi fastidiosi, quelli che mettono ansia perchè sono carichi di imbarazzo ma era un silenzio rilassante uno di quei silenzi che rigenerano la psiche e due sbandati come noi avevano davvero bisogno di quella rigenerazione. Fui io a prendere per primo la parola non perchè fossi stanco di quel silenzio, sarei rimasto lì ore in quel buio che mi cullava a viaggiare con la mente, ma perchè  non volevo che Tommaso, finito quel momento, se ne fosse andato di nuovo senza dirmi se ci saremmo rivisti come aveva fatto l’ultima volta e io sarei tornato solo come sempre quindi gli chiesi dov’era stato in quelle due settimane ma lui non rispose, così gli chiesi se avesse un cellulare ma ancora una volta rimase muto infine gli chiesi dove abitasse allore lui riaprì gli occhi, che fino a quel momento erano rimasti chiusi, si discostò dal muretto e si mise a camminare per quel vicolo senza proferire parola. Ci conoscevamo da veramente troppo poco perchè io fossi già stanco del suo atteggiamento ma era così quindi decisi di lasciarlo perdere, avevo già tanti di quei problemi non volevo dover trovare una soluzione anche a quelli di Tommaso,chissà perchè ma avevo l’impressione che i miei problemi fossero davvero pari a zero inconfronto a tutto il buio che quel ragazzino aveva dentro di sè. Non sapevo perchè continuavo a vederlo come un bambino infondo gli potevo passare al massimo due anni ma ai miei occhi appariva così piccolo e indifeso e forse provavo anche un pò troppa pena per una persona che non mi rivolgeva neanche la parola se non per citarmi delle canzoni. Ripensai a questo mio ultimo pensiero: forse l’unico modo che trovava per comunicare con me era la musica? No,  stavo facendo pensieri paragonabili a quelli di un matto alle 5 del mattino ma quella possibilità si era fatta strada nella mia testa e non volevo più andare via; lui aveva ascoltato le mie canzoni come io avevo fatto con le sue d’altronde e io mi ero accorto di quanto il vero rap,come lo chiamava lui, potesse piacermi: era cosi naturale, reale, sembrava scritto per comunicare era tutto quello che serviva a dei ragazzini cresciuti troppo in fretta come lo eravamo io e Tommy. Come al solito le mie erano sempre deduzioni, non sapevo niente di Tommaso, non sapevo perchè lui non voleva parlarne e forse  neanch’io volevo veramente sapere. Tornai a casa ma decisi di non scrivere per quella sera, troppi brutti pensieri che sulla pagina si sarebbero tramutati in versi poco allegri e di tristezza ce n’era già abbastanza nella mia vita non c’era spazio per lei anche nei miei versi. Quella notte non dormì sonni tranquilli, sogniai incidenti mortali, sangue, pezzi mettallici sparsi ovunque su una strada che mi sembrava così familiare, ancora sangue e al mio risveglio ero tutto sudato e con due lacrime calde che colavano sulle mie guancie fino a raggiungere il mento per poi cadere sulle lenzuola lasciando due macchie ben definite. Era quasi ora di alzarmi quisi decisi di non rimettermi a dormire e anche se avessi voluto non credo che il sonno darebbe tornato tanto presto, ero ancora sconvolto anche se non sapevo bene la ragione: da quando Tommaso era entrato nella mia vita non c’era  più niente di veramente concreto tutto era offuscato dalla sua immagine che ancora una volta mi ritornò alla mente e scomparve con una velocità pari a quella di una stella cadente che fa la sua comparsa in una notte estiva. In tutto il turbinio dei miei pensieri ero riuscito a lavarmi e vestirmi, come ogni mattina feci colazione da solo nella mia cucina con due fette di pane e nutella. Ormai mamma usciva dalla sua camera solo per andare in bagno, non mi rivolgeva un parola da circa due mesi e neanch’io avevo cercato un dialogo con lei ero troppo ferito dai suoi modi di fare dal suo non voler essere più una mamma, mi aveva sbattuto in faccia il suo odio per me, aveva esternato il fatto di non avermi mai voluto. Diciamo la verità non ero poi rimasto tanto ferito dalle sue parole perchè io sapevo già tutto, lo leggevo ogni giorno nel suo sguardo da quando ero nato e il fatto di non dover più rivolgerle la parola per me era stato un pò una liberazione. Uscivo quando volevo, rincasavo quando volevo, mangiavo se volevo e di certo i soldi non mi mancavano grazie a mio padre che, per il senso di colpa probabilmente, accontentava tutte le mie richieste e diciamolo io ne approffittavo la maggior parte delle volte ma credo che questo la vita me lo doveva avendomi fatto passare i primi 15 anni della mia vita sotto il controllo di quella pazza furiosa che non oso definire madre perchè non lo è mai stata veramente, lei è solo la persona che mi ha messo al mondo senza volerlo. Tutto era scoppiato perchè circa un anno fa le ho chiesto insistentemente chi fosse mio padre e quando finalmente ha avuto il coraggio di dirmelo la mia vita ha preso la piega giusta. L’uomo che si era sbattuta per soldi era un signorotto ricco che pur di non perdere la sua famiglia mi pagava e accontentava tutti i miei capricci una volta al mese. E dopo aver insultato mia madre dandole della puttana, cioè quello che veramente era, lei cadde in una depressione che dura tutt’oggi. Finita la colazione uscì di casa e mi inccaminai verso scuola ma sentì alle mie spalle una presenza che mi seguiva mi girai e me lo trovai davanti tutto bello sorridente che mi osservava con il cappuccio della felpa tirato su, le mani nelle tasche dei jeans e i suoi capelli ricci che gli ricadevano sulla fronte e alcuni di questi ciuffi ribelli gli coprivano gli occhi neri come la notte, profondi come quelli di un corvo che quando li guardi hai l’impressione di perderti in un buco nero, ecco come mi sentivo quando li guardavo: perso. Continuava a sorridermi ma io ero ancora arrabbiato con lui per come mi aveva trattato l’altra sera e il mio sgardo severo doveva far trasparire le mie emozioni perchè d’un tratto lui smise di sorridermi e abbassando lo sguardo pronunciò quella parola che io pensavo che non sarebbe mai uscita dalla sua bocca :<> e quella non sarebbe stata l’unica cosa quel giorno che mi dimostrò di quanto le mie supposizioni su quel ragazzo fossero sbagliate e senza fondamento. Mi avvicinai a lui e gli diedi una pacca sulla spalla in modo amichevole e quando alzò lo sgardo su di me gli feci un sorriso per rassicurarlo poi dissi:<> allora lui sorrise compiaciuto di quell’affermazione e riprese a camminare silenzioso finchè non mi disse:-Frà lo so che non ci conosciamo da tanto, o meglio so che non ci conosciamo affatto ma tu mi stai molto simpatico dal primo momento che ti ho visto e non so perchè ma di te mi fido quindi vorrei parlarti un pò di me e del perchè mi comporto così...- mentre diceva questo io tenevo lo sguardo fisso sull’asfalto e nella mia testa continuavo a chiedermi se ero sicuro di poter sopportare anche il dolore di Tommaso oltre al mio ma mentre facevo quei pensieri lui di punto in bianco disse tutto d’un fiato queste parole:-Io sono figlio di una fimiglia benestante anzi la possiamo definire ricca, sono il primo genito e di conseguenza l’erede di un grande patrimonio!- lo guardai scioccato per alcuni secondi tutto quello che avevo creduto di sapere su di lui era sbagliato ecco la prova che l’apparenza inganna e mentre io mi facevo tutti questi viaggi nella mia mente il suo sguardo s’incupì forse perchè non emettevo un suono ero troppo scioccato da quella rivelazione poi d’istinto gli misi un braccio intorno al collo e risi di gusto. Adesso era lui quello scioccato dalla mia reazione e forse anche un pò infastidito:-Guarda che non sto scherzando!- disse acido sentendosi un pò preso in giro e io gli risposi tra una risata e l’altra: -E io non penso tu stia scherzando!- e lui ribettè:-E allora perchè ridi?- a quelle parole mi ricomposi un pochino in effetti la mia reazione poteva essere intesa molto male quindi decisi di spiegargli:-Sai il tuo atteggiamento, i tuoi vestiti, diciamo tu in generale mi ha fatto pensare che fossi un ragazzo con seri problemi familiari e psicologici e quindi in realtà non avevo voglia di ascoltare la storia della tua vita per deprimermi più di quanto io già non lo sia e quindi tu con questa rivelazione mi hai tolto un gran peso-. Lui mi guardava con gli occhi spalancati e una faccia da oscar poi disse:-E ora che si fa?- lo guardai perplesso: -intendi ora o in generale?- ci pensò un attimo su e rispose:-Penso entrambi- sorrisi è la stessa risposta che avrei dato io:-Beh per ora tornerei nel parco in cui siamo andati l’ultima volta e lì vedremo il dafarsi ...-,lui accennò un si con la testa e per tutto il tragitto rimase in silenzio e con la testa da un’altra parte. Seduti sul muretto vedendolo ancora in quello stato presi coraggio e gli chiesi cos’avesse e perchè era così silenzioso lui guardando il cielo rispose:-Frà lo sai che io ti capirei se decidessi di non volermi vedere più, in un certo senso so di averti mentito e so anche che in un rapporto di amicizia la sincerità è la prima cosa purtroppo l’ho imparato a mie spese-. Mentre diceva tutte quelle parole che per me erano senza senso si torturava le mani già abbastanza rovinate dal freddo:-Tommy io non intendo troncare sul nascere un’amicizia che so che può darmi molto, non so tu ma prima che tu arrivassi nella mia vita io ero completamente solo, niente amici nè una famiglia da cui tornare la sera solo una vita vuota...- lui mi guardò triste e disse:-Anch’io ero nella tua stessa sitazione ma sicuramente per motivi diversi: le persone che si definivano “amici” con gli anni ho scoperto che stavano con me solo per i miei soldi e la famiglia che dice di amarmi non crede che io possa vivere senza di loro...- alzò lo sguardo su di me e poi riprese:-So cosa stai pensando:”il solito ragazzino ricco che ha tutto e si lamenta” ma avere tutto non significa sentirsi amati-. A quelle ultime parole pronunciate più lentamente distolse lo sguardo dai miei occhi e perse i suoi nel cielo così ricordai quelle parole e le dissi canticchiando:-”Non critico chi parla di strada anche se avrebbe tutto perchè può piacerti la pioggia anche se c’hai il capuccio...”-e dicendo l’ultima parola gli levo il capuccio che ha in testa scoprendo che stava sorridendo poi disse:-Mi sorprendi in una maniera impressionante quando mi citi certe canzoni- io sorrisi:-Ormai sto facendo la cura di rap e lo so che la canzone che ho citato per te non è “vero rap” ma mi piace un sacco lo stesso!- dico facendogli la linguaccia poi lui disse ridendo:-Di certo Emis Killa non è il mio artista preferito ma in questa canzone piace anche a me sinceramente e poi tu hai citato Marracash quindi è tutto molto diverso!- allora risi anch’io e passammo ancora una volta la giornata a parlare di musica fino a quando lui non se ne uscì con la domanda che so che voleva farmi da quando mi aveva fatto la sua rivelazione e che aveva evitato di fare per paura della mia risposta:-Io ti ho parlato della mia vita ora mi vuoi dire perchè sei depresso?-. Ecco che quella domanda mi colpisce come un freccia in pieno petto, ecco perchè non mi facevo amicizie nuove perchè non volevo raccontare la mia storia, la mia espressione afflitta fece innervosire Tommaso che riprese:-Certo se non vuoi parlarmene perchè non ti fidi non dico che devi farlo per forza...- lo interruppi bruscamente non volevo che fraintendesse il mio silenzio:-Ei, ei calma- dissi mettendo le mani avanti in segno di stopo- non è che io non mi fidi di te e che ho paura che dopo averti raccontato la mia storia tu possa capire che persona orrenda io sia e che...- la voce mi si spezzò in gola e tutto sembrava così insignificante ora, quando pensavo che Tommaso fosse uno sbandato anche più di me mi sentivo fortunato ad avere una storia come la mia perchè pensavo che fuori ci fosse di peggio ma dopo la sua rivelazione tornai a sentirmi come prima del suo incontro e cioè cattivo,vuoto,senza un posto nel mondo. Non so come ma finimmo abbracciati e perdendo l’equilibrio ci ritrovammo a terra ridendo come due idioti. Lui per quel giorno lasciò perdere l’argomento e io gliene fui molto grato e quando ci lasciammo lui mi chiese il mio numero di telefono che gli dettai oltre ad averci dato appuntamento per quella stessa sera davanti al solito locale.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1465821