Cara Courtney...

di _SamanthadettaSam_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Lettera misteriosa... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Che cosa!?! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Strano incontro ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Non mi fido! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Serata movimentata ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Kiss ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Remember... ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Heather Wilson ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - 500'000 $ ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Deja-vù ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Hope ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Il riscatto parte 1 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Il riscatto parte 2 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Lettera misteriosa... ***


Cara Courtney... - Capitolo 1

Courtney si alzò a fatica dal letto, quella mattina. Un pallido sole risplendeva nel cielo visibile dalla finestra della camera.
Quel giorno doveva essere il più bello della sua vita, invece era diventato il più brutto.
Aprì l’armadio, guardò per un attimo un vestito viola.
Qualche settimana fa voleva metterlo per quel giorno, per il suo sedicesimo compleanno.
Ma non poteva, non in quella circostanza.
Prese alla fine un altro vestito, interamente nero.
Lo odiava quel colore. Era il colore della morte, del lutto, della tristezza.
Si vestì a rallentatore, mentre ascoltava il silenzio opprimente di quella casa, ormai vuota.
Uscì e andò verso la chiesa. Arrivata a destinazione, molti dei presenti la fermavano, per darle le condoglianze, ma lei non li ascoltava.
Nessuno si era ricordato che era anche il suo compleanno!
Si sedette su una panca in prima fila, di fianco a sua madre. Davanti a lei, attorniata da una corona di fiori, c’era suo padre, richiuso in quella bara di legno di quercia.
La ragazza guardò la foto del padre, posta li affianco: Le assomigliava in tutto e per tutto, tranne per gli occhi; i suoi erano neri, quelli di suo padre erano di un magnifico grigio.
Non sarebbe stata mai più osservata da quegli occhi. A quel pensiero, sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi.
Le ricaccio indietro: suo padre le aveva insegnato ad essere forte.
Il parroco cominciò la cerimonia, ma lei non lo ascoltava.
Alla fine del funerale, seguì la bara fino a che non fu sotterrata da tre metri di terra.
Dopo che tutti se ne furono andati, Courtney poté finalmente piangere.
Le lacrime le solcarono il viso ambrato immediatamente e sentì tutta la sua tristezza sgorgare via dagli occhi.
Guardò per un ultima volta la lapide del padre.
Sapeva che era malato, ma non pensava che se ne sarebbe andato tanto presto.
Si asciugò gli occhi sulla manica del vestito e ritornò a casa.
Appena si chiuse la porta alle spalle, in un attimo di follia ed ira, lanciò contro il muro le scarpe e la borsa, mentre lentamente si accasciava a terra.
Era stata una stupida: si era illusa che suo padre sarebbe guarito, che sarebbe stato sempre presente, ma adesso doveva affrontare la realtà; che suo padre era morto e lei doveva farsi forza.
Si alzò dal pavimento e notò qualcosa su cui si era seduta: una lettera.
La prese, si sedette sul divano e cominciò a leggere la disordinata calligrafia impressa nella carta.

 

Cara Courtney,

Sono sicura che tu non mi conosci, bhe adesso mi presento:
Io sono Anabel, se stai leggendo questa lettera,vuol dire che hai compiuto sedici anni, e quindi adesso hai il diritto di sapere.
Devi sapere che prima che tu nascessi, tuo padre e tua madre stavano passando un brutto periodo di crisi. È così che ho conosciuto tuo padre. Io e Jack siamo stati amanti per un lungo periodo. Io lo amavo, lui cercava solo di sfuggire dalle ansie del suo matrimonio. Dopo un anno dal nostro incontro, tuo padre si era reso conto che doveva fare una scelta: o me o tua madre. Ha scelto lei. Io non l’ho biasimato: sarebbe stato più felice con lei. Ero sicura che l’avrei dimenticato, ma mi sbagliavo. Dopo un mese dalla rottura della nostra relazione, scoprì di essere incinta, e che il padre era lui.
Volevo diglierlo ma, fatalità del destino, anche tua madre era incinta.
Non volevo rovinare la vita a nessuno, neanche a lei. Così decisi di non dire niente, e di tenermi il bambino.
Dopo nove mesi, diedi alla luce il mio bambino, lo stesso giorno in cui nascesti tu.
Era un maschio. Un bellissimo maschietto. Aveva gli occhi di tuo padre. Quel bellissimo grigio penetrante che mi fece innamorare di Jack. Decisi di chiamarlo Scott e di dirgli, a tempo debito, tutta la verità. Mi sono promessa che anche tu dovevi sapere tutta la storia. Così sto scrivendo questa lettera, che riceverai in tempo per il tuo sedicesimo compleanno. Vorrei solo chiederti scusa. Scusa per non averti detto prima la verità. Sono stata una vigliacca.
So che adesso vorrai vedere tuo “fratello”. Ho allegato due biglietti aerei, per te e tuo padre, e l’indirizzo di casa mia.
Vi aspetto con ansia, sono sicura che Scott sarà felice di avere una “sorella”, sai, è un bambino molto timido e solo.
Ci vediamo presto

Anabel

 

Courtney lesse più e più volte quella lettera. Non riusciva a crederci: aveva un fratello!
Non poteva credere che suo padre aveva fatto tutte quelle cose: forse era per quel motivo che sua madre lo aveva lasciato…
In quel preciso istante, la ragazza si rese conto che non aveva mai conosciuto veramente suo padre. Forse le aveva nascosto qualcos’altro…
Guardò i biglietti aeri: una parte di lei aveva paura di quello che avrebbe trovato la giù, un’altra era curiosa di scoprire com’era il suo nuovo fratello; forse le assomigliava…
Gettò la lettera a terra  e corse in camera sua. Decise che ci avrebbe pensato l’indomani mattina, mentre si addormentava, il viso lucido di lacrime.

Angolo dell'Autrice:

Wow oggi sono piena di ispirazione!
Lo so che sono già impegnata a scrivere Otherkin, ma quest'idea mi frullava in testa da quando ho visto quest'immagine, tanto, tanto, tantoooo tempo:

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Quindi devo ringraziere un altra volta Marty_Angel, per avermela inviata ^^
Non so se mettere l'avvertimento OOC (Il mio eterno dilemma: OOC o IC?), fattemelo sapere ok?
Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo
Un bacione^^


Ogghy

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Che cosa!?! ***


Cara Courntey... - Capirolo 2

Il sole era già sorto da un pezzo, illuminando i tetti delle case e insinuandosi fin dentro di esse.
Courtney si alzò subito, stranamente di buonumore; aveva deciso: sarebbe partita per andare a quell’indirizzo scritto nella lettera.
Cominciò a preparare le valigie, riponendo con ordine maniacale tutte le sue cose.
Dopo aver messo tutto l’occorrente, la ragazza chiuse la valigia e prese dalla scrivania una foto:
Ritraeva lei e suo padre nel loro ultimo viaggio insieme.
Guardando quell’immagine, la mora sentì le lacrime uscire un’altra volta; ma si trattenne.
Tolse la foto dalla sua cornice bianca e se la mise in tasca.
All’improvviso, sentì il campanello suonare.
Corse in fretta verso la porta, trovando sull’uscio di essa le sue due amiche.
Una era estremamente minuta, dai capelli biondo smorto e dai grandi occhi color cobalto.
Indossava un grande maglione verde, una gonna nera e delle calze viola.
L’altra aveva la carnagione cadaverica, gli occhi e i capelli neri con ciocche blu notte.
Indossava un corpetto e una gonna nera, la classica gotica insomma.
- Ciao Courtney, auguri e condoglianze per ieri. – Disse la gotica, abbracciando forte l’amica e entrando in casa.
- Stai partendo per caso? – Domandò la bionda, indicando la valigia abbandonata sulla soglia della camera di Courtney.
- No, insomma… - Non poteva nascondere qualcosa all’amica: lei sapeva leggere dentro le persone e capirle subito, ed era per questo che era sua amica; era una delle poche che la capivano.
La mora prese la lettera di Anabel e la diede alle due, che cominciarono a leggerne il contenuto avidamente.
Dopo aver letto tutto, le due guardarono incuriosite l’amica.
- Quindi stai andando a cercarlo, vero? – Mormorò la bionda, sedendosi a terra, le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
- Si Dawn, vuol dire che non ci vedremo per un po’. – Disse con un filo di voce la mora, accasciandosi sul divano.
Seguirono minuti di silenzio, mentre le tre ragazze si guardavano negli occhi.
- Veniamo con te! – Esclamò la gotica, interrompendo quel silenzio.
- Venire con me? Gwen, sei sicura di sentirti bene? – Chiese Courtney, poggiando una mano sulla fronte dell’amica; per controllare che non avesse la febbre alta.
- Sto benissimo. Ragiona: hai due biglietti aerei, una di noi va a comprarsi il terzo ed è fatta. –
La mora abbassò lo sguardo: avrebbe voluto far quel viaggio da sola…
- Noi non ti lasceremo sola, non adesso. – Sussurrò Dawn, poggiando una mano sulla spalla dell’amica.
Courtney alzò teatralmente le mani al cielo, in segno di resa; diede il secondo biglietto alle due e le abbracciò forte: non poteva scegliersi delle amiche migliori di loro.
- Allora, quando parte l’aereo? – Chiese Raggio di luna, liberandosi dall’abbraccio della mora.
- Oggi pomeriggio. –

 

***

 

Courtney guardava soprappensiero fuori dal finestrino dell’aereo: si stava immaginando il suo ipotetico fratello; se l’era già figurato con i capelli castani, la carnagione bianca e gli occhi grigi.
Era talmente curiosa di trovarlo, che per tutto il viaggio rimase con la testa fra le nuvole; senza sentire una sola parola che le rivolgevano le sue amiche. Si chiedeva insistentemente se quel ragazzo dagli occhi grigi l’avrebbe accolta nella sua vita a braccia aperte: sapeva che non era al corrente della sua esistenza, e di sicuro non avrebbe accettato la novità tanto facilmente; quindi la ragazza fece appello a tutta la sua buona volontà e pazienza per affrontare quell’imminente incontro.
Dopo aver recuperato le proprie valigie, le ragazze s’incamminarono per le strade della città, alla ricerca di quell’indirizzo.
Dopo un paio d’ore passate in giro, finalmente la trovarono:
Una piccola villetta, dal giardino incolto, dalla porta abbandonata su una parete e dall’aria abbandonata.
Le tre amiche entrarono silenziosamente in casa, trovando all’interno mobili in legno attaccati dalle termiti e un inconfondibile odore di muffa.
- Che ci fate qui dentro voi tre? – Sibilò una voce alle loro spalle.
Le ragazze si girarono di scatto, verso di essa; davanti a loro c’era un vecchio dalla barba ispida, dagli occhi incavati e dal naso adunco.
- Stavamo cercando la proprietaria, Anabel. – Mormorò Courtney, tenendo d’occhio ogni movimento del vecchio.
- Anabel?!? Che vi siete bevuti? Quella povera donna è morta dieci anni fa! – Esclamò l’uomo, sghignazzando all’affermazione della mora.
- Come morta? E dov’è suo figlio? – Chiese Gwen; a quell’affermazione, il vecchio smise immediatamente di ridere e trasformò il suo sorriso in una smorfia di disgusto.
- Quel monellaccio è dove doveva mandarlo la madre appena nato: all’orfanotrofio. Sapete che vi dico? Per me dovevano mandarlo in una scuola militare, lì gli avrebbero insegnato le buone maniere. –
Il gruppo rimase per un po’ in silenzio, finché…
- Può darci l’indirizzo di questo orfanotrofio, per favore. – Pigolò Dawn, rivolgendo un dolce sorriso all’uomo.
Il vecchio sbuffò sonoramente e diede indicazioni dettagliate sull’ubicazione dell’orfanotrofio.
Le ragazze corsero in fretta verso quell’edificio, seguendo le indicazioni dell’uomo.
Dopo un paio di chilometri, si trovarono davanti un immenso edificio.
Aveva le pareti grigie e il tetto dalle mattonelle rosse, sbiadite dal tempo.
Entrarono in fretta, trovandosi in un ingresso dall’pavimento bianco latte e dai mobili neri.
Le tre si avvicinarono ad una donna sui quarant’anni, dai capelli neri e dagli occhi verde chiarissimo.
- Buongiorno Mrs. Fletcher, volevamo vedere un ragazzo, si chiama Scott. – Disse Courtney, leggendo il nome della donna dal cartellino che aveva appuntato al petto.
- Scott? Oh mi dispiace, possono fargli visita solo i parenti e poi, se ne andato. – A quella affermazione, la mora cercò in tutti i modi di rimanere calma; senza però riuscirci molto.
- Come andato!?! E dove diamine sarebbe andato? – Sbraitò Courtney.
- La prego di non urlare, se non vuole che la cacci via. Comunque il ragazzo ha compiuto sedici anni, è maggiorenne e non posso più tenerlo con noi. Se davvero lo vuole sapere, non so dove sia andato, ma sembrava molto felice quando ci ha lasciati. E poi a lei che interessa? – Rispose la donna, guardando dritto negli occhi la mora.
- Sono sua sorella! – Urlò Courtney, in preda all’esasperazione.
- Quindi lei è Courtney? – Chiese la donna, sgranando gli occhi.
- Si, come fa a conoscermi? – Mormorò la ragazza, sorpresa del fatto che la donna conoscesse il suo nome.
- Quando Scott è arrivato qui, aveva con se una lettera che la madre gli aveva dato prima di morire. Qualche giorno fa l’ho spedita a te, con i biglietti aerei che Anabel faceva cenno della lettera. Purtroppo sei arrivata troppo tardi, non sono riuscita a trattenerlo neanche un giorno in più. Mi dispiace. – Disse Mrs. Fletcher, fulminando con lo sguardo un gruppo di bambini che correva nell’ingresso.
- Ma lui ha mai letto la lettera? –
- No. Non ha più voluto parlare della madre da quando è venuto qui. Ora, se volete scusarmi. – Concluse la donna, lasciando le tre amiche sole.
Courtney abbassò la testa avvilita: se solo fosse arrivata prima…
All’improvviso sentì qualcuno strattonarle la maglietta per richiede attenzione, la ragazza si girò e vide vicino a lei un bambino biondo e dagli occhi neri.
- Io so dov’è andato, nell’ultimo periodo non parlava d’altro. – Sussurrò il bambino.
- Come ti chiami? – Chiese dolcemente Dawn, accarezzando il bambino..
- Tom, signorina. – Rispose subito.
- Bene Tom, ci puoi dire dov’è andato? – Chiese un po’ impazientemente Courtney.
- A Rio! In tempo per il Carnevale. – Disse Tom, prima di correre via dopo aver visto la direttrice tornare.
Le tre amiche uscirono dall’orfanotrofio e Courtney si sedette sulla scalinata dell’edificio sconsolata.
- Rio, Rio, Rio! Non lo troveremo mai! – Blaterava la ragazza, massaggiandosi nervosamente le tempie.
- Non fare così, la Courtney che conosco non si arrende alle prime difficoltà! È partito per Rio, pazienza! Prendiamo un aereo e andiamo a cercarlo! – Disse decisa Gwen, scrollando le spalle dell’amica per farla reagire.
- Come se non nemmeno una sua foto! – Urlò spazientita Courtney.
Si mise nervosamente le mani in tasca, trovando qualcos’altro che la foto che aveva portato da casa.
Trovò un’altra foto: ritraeva un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi grigi, intento ad intagnare un legnetto, sotto un albero all’ombra.
- Credo proprio che Tom ti abbia voluto fare un regalo. – Trillò Raggio di luna, guardandola anch’essa.
- Bene, abbiamo una sua foto. Che aspettiamo? Vuoi o non vuoi ritrovarlo? – Chiese la gotica, nel tentativo di risvegliare la determinazione della mora.
- Hai ragione! Andiamo a Rio! – Esclamò Courtney, prima di correre verso l’aeroporto, seguita delle sue due amiche.

Angolo dell'autrice:

Ve l'avevo detto che il secondo capitolo sarebbe stato sensazionele!!!!
Preparatevi alla Samba, ai colori sgargianti e agli imprevisti!
Per Otherkin non dovrete spettare molto, mia mamma lavorerà tutto il giorno domani ;)
Quindi... FESTA!!!!!!
Un bacione^^

Ogghy

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Strano incontro ***


Cara Courtney... - Capitolo 3

Dopo il lungo viaggio in aereo, le tre amiche arrivarono finalmente nella coloratissima Rio.
Appena uscite dall’aeroporto Internazionale, le ragazze si trovarono davanti a uno spettacolo incredibile:
Una folla di gente, vestita con costumi variopinti, ricchi di piume e glitter, sfilava per le strade, ballando un ritmo coinvolgente.
- Che diavolo sta succedendo qua? – Chiese Courtney, sorpresa da quello spettacolo.
- Non ti ricordi? Il tuo caro fratellino è venuto qui per il Carnevale! – Urlò Gwen, dato che il volume della musica si stava facendo veramente alto.
- Benissimo, adesso non lo troveremo mai! – Ormai la mora stava perdendo ogni speranza.
-Non preoccuparti, sono sicura che lo troveremo presto. – Disse Dawn, e le due furono sorprese di sentirla urlare; dato che era una ragazza sempre calma.
Courtney tirò fuori dalla tasca la foto di Scott e, facendo affidamento a le lezioni di Portoghese prese al liceo, cominciò a chiedere a chiunque le capitasse a tiro, se avevano visto il ragazzo; ma la sola risposta che riceveva era “não” 
(no in portoghese. Grazie tante Google Traduttore xD NDA).
Dopo l’ennesimo no di una ballerina della sfilata, Courtney stava per perdere le speranze, finché…
- Che diamine è successo a questa bella ragazza, per essere così triste durante la sfilata del Carneval? – Disse una voce maschile alle spalle della mora.
La ragazza si girò all’istante, ritrovandosi davanti un ragazzo di bel aspetto e dagli occhi verde acceso.
- Questi non sono affari che ti riguardano, piuttosto hai visto questo ragazzo per caso? – Replicò Courtney, mostrandogli la foto.
Il latino guardò per un attimo il ragazzo ritratto nella foto, poi rivolse un gran sorriso a tutte e tre e disse:
- Si certo, mi ha chiesto informazioni per un locale sulla spiaggia di Copacabana. Ma che sbadato, non mi sono neanche presentato, Yo soy Alejandro, al vostro servizio. – Mormorò il ragazzo, facendo il baciamano a Courtney.
La ragazza ritrasse la mano quasi immediatamente.
- Bene, puoi potarci da lui? –
- Ma certamente, chica. – Esclamò Alejandro, precedendo le ragazze verso una stradina che portava fino al mare.
Dopo aver imboccato un paio di vie, il gruppo si ritrovò su una grande spiaggia, costellata da alberghi, casino e locali lussuosi; i marciapiedi erano finemente decorati con un motivo a onde bianco e nero.
Alejandro condusse le tre amiche in una piccola bettola, l’unico edificio sulla spiaggia ad avere un aspetto squallido, che era amplificato dal lussuosissimo casino di fianco.
Appena  Courtney attraverso la porta, si trovò davanti suo fratello, che cercava di palpeggiare la cameriera con una mano e con l’altra reggeva una bottiglia di liquido marroncino quasi vuota.
Il ragazzo aveva le palpebre pesanti e un ghigno sulla faccia alquanto spaventoso.
Dopo aver ricevuto un sonoro schiaffo in piena faccia dalla cameriera palpeggiata, il rosso si accasciò su una sedia lì vicino, bevendo l’ultimo sorso di alcolico rimasto nella bottiglia.
Intorno a lui, un gruppo di ubriachi ghignavano all’indirizzo delle ragazze.
- Di tutti i locali che si trovano su questa dannata spiaggia, tu proprio in questo dovevi andare!?! – Sbraitò Courtney in faccia a Scott, che alzò la testa dal tavolo infastidito.
- Bella chi ti credi di essere per dirmi una cosa del genere. – Il ragazzo si alzò in piedi, era alto quanto lei, ma la ragazza sapeva che poteva sopraffarlo.
- Adesso sei troppo ubriaco per dirtelo, vieni ti portiamo in albergo. – Disse Gwen, che intanto si era avvicinata ai due, ma fu prontamente bloccata dal rosso.
- Ehi lo sai che sei molto carina tu. – Ghignò il ragazzo con fare provocante alla gotica.
Courtney, per salvare l’amica, prese la bottiglia che poco prima aveva visto in mano al fratello, e gliela ruppe in testa, facendolo atterrare sul sudicio pavimento del locale.
I clienti del pub presenti, applaudirono e fecero fichi d’approvazione per la spettacolare prontezza di riflessi della mora.
Senza ascoltare i complimenti degli ubriaconi, Courtney si passo un braccio del rosso sulle spalle e, aiutata da Alejandro che si era circondato le possenti spalle con il braccio sinistro del ragazzo, lo trascinarono fuori al chiaro di luna.
Il gruppo si incamminò verso l’albergo lì vicino, presero quattro camere, e portarono il ragazzo svenuto in una di esse.
Dopo averlo adagiato sul letto, Courtney si asciugò il sudore sulla fronte e disse.
- Bene, per stasera, io dormirò qua per impedirgli di fuggire, voi tre farete a turno la guardia al corridoio, intesi? –
- Certamente e grazie per prima, nel locale. – Mormorò la gotica all’amica.
- Non dirlo nemmeno, adesso sei in debito con me però, ricordatelo. – Concluse la mora, prima di condurre i tre verso il corridoio.

***

 
Scott aprì lentamente gli occhi. La testa gli girava da matti e non riusciva a spiegarsi come era finito in una camera d’albergo.
Appena i suoi occhi si abituarono all’oscurità, vide la stessa ragazza che gli aveva urlato nel locale addormentata su una poltrona.
Quella situazione era fin troppo strana per i suoi gusti, così decise di tornarsene nel pub.
Si alzò lentamente dal letto, poiché gli doleva ancora la testa, e uscì dalla camera in completo silenzio.
Corse fino a metà del lungo corridoio finché, non vide la ragazza gotica con cui aveva flirtato nel pub.
Fece subito retromarcia, fino alla porta di una camera socchiusa, l’aprì e vi entrò immediatamente.
La camera era immersa nell’oscurità, eccezion fatta per un cilindro si luce lunare che entrava dalla finestra e da una striscia di luce che usciva dalla porta del bagno.
Il ragazzo fece solo un passo, quando la porta del bagno si aprì, rivelando una ragazza minuta, dagli occhi color cobalto e dai capelli bagnati biondo smorto.
Era avvolta in un’accappatoio bianco.
- Sapevo che qualcuno era entrato nella camera. – Disse la ragazza, avvolgendosi i capelli in un asciugamano, anch’esso bianco.
- Come facevi a saperlo? – Chiese stupito il rosso.
- Ho sentito la tua aura nascondersi qui per non essere visto da Gwen. – Spiegò semplicemente la bionda.
- Aure?!? Che diavoleria è mai questa! Tu sei strana… - Mormorò Scott.
La ragazza non diede importanza alle parole del rosso, prese un paio di indumenti dalla valigia e si chiuse nel bagno. Dopo un paio di minuti, uscì con indosso una camicia da notte verde acqua e i capelli legati in un’alta coda, che lasciava libere due ciocche di capelli.
- Sento le aure di Gwen e Alejandro che pattugliano il corridoio, quindi per un po’ dovrai stare qua. – Sussurrò a Scott, che in tanto stava armeggiando con il frigo bar.
- Scusa ma non hai alcolici qui dentro? –
- No, io non li bevo, quindi li ho consegnati alla reception. – Trillò la bionda, sedendosi a gambe incrociate sul letto, con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso la finestra.
- Che diamine stai facendo? – Chiese Scott.
- Semplice, sto meditando! – Esclamò Dawn, scaturendo lo stupore del rosso.
Ora ne era certo, quella ragazza era proprio strana.
Si accasciò su una poltrona e cominciò ad osservarla: Era immobile, neanche il suo petto si muoveva per dare segno che stesse respirando.
Anche se quella ragazza era matta da legare, la sua immagine illuminata dalla luna aveva un non so che di magico…
Scott scacciò via questi pensieri dalla sua testa, non era il momento di fantasticare su una ragazza!
- Hai ragione Scott, non è il momento di fantasticare. Sento le aure di Gwen e Alejandro lontane, puoi andare. – Disse la bionda, sempre con gli occhi chiusi.
- Come fai a sapere il mio nome? – Chiese il ragazzo, con la mano appoggiata al pomello della porta.
- L’ho letto dalla tua aura. – Sussurrò Dawn, mettendosi a sedere sul bordo del letto, le gambe penzoloni.
- Tu sei matta! – Esclamò Scott, prima di andarsene.
- Buona notte Scott. – Fu tutto quello che il rosso riuscì a sentire, prima di chiudersi la porta alle spalle e ritrovarsi nel lungo corridoio.
Verso le ascensori c’era Alejandro, quindi decise di ritornarsene di malavoglia nella sua camera.
Trovò Courtney che ancora dormiva: perfetto, non si era accorta della sua piccola e mal riuscita fuga.
Si stese sul letto silenziosamente, e mettendosi le mani dietro la testa e chiuse gli occhi.
- Buona notte, Raggio di luna. – Fu l’ultima cosa che disse, prima di addormentarsi.

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti!!!!!
Sono sicura che questo capitolo sia venuto abbastanza bene, la storia degli ubriaconi ghignanti sono sicura che piacerà ad una persona in particolare (non diciamo chi è, lei lo capirà ^^)
Credo che Scott sia abbastanza IC, ma forse nell'ultima frase non molto....
Ecco a voi un' immagine della spiaggia di Copacabana!!!!



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Non dimenticatevi di recensire xD
Un bacione ^^
Ogghy

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Non mi fido! ***


Cara Courtney... - Capitolo 4

Il sole era già spuntato da un pezzo, quando gli occhi scuri di Courtney si aprirono.
Era a pezzi: la schiena le faceva molto male, dato che aveva dormito sulla poltrona.
Si guardò intorno e scoprì con orrore che Scott non era in camera.
Uscì immediatamente e corse in una camera affianco, dove una figura femminile stava dormendo tranquillamente.
- Gwen, svegliati! Scott è sparito. – La mora scosse l’amica fino a svegliarla.
La gotica le lanciò uno sguardo torvo poi, dopo aver capito cosa le avesse detto la ragazza, si alzò immediatamente e si vestì in fretta, mentre Courtney svegliava Dawn e Alejandro.
Dopo che il gruppo fu pronto, Courtney cominciò ad organizzare le ricerche.
- Allora Alejandro, tu controlli il pub dove l’abbiamo trovato. Io controllerò negli altri locali. Gwen controllerà in spiaggia e Dawn… -
- Andiamo tutti in spiaggia, sento che è lì. Percepisco la sua aura. – La interruppe la bionda, correndo verso l’uscita e seguita a ruota dagli altri.
Il gruppo raggiunse la spiaggia di Copacabana, caratterizzata dalla sabbia bianca, il mare cristallino e la marea di turisti e cariocas§, venuti lì per prendersi il sole.
Su un telo mare celeste, Scott stava prendendo il sole e osservando con sguardo malizioso il fisico mozza fiato delle ragazze in spiaggia, gli occhiali da sole sul naso e le mani dietro la testa.
- Sei impazzito per caso!?! Potevi anche avvisarmi che andavi in spiaggia! – Urlò Courtney, attirando l’attenzione di alcuni surfisti lì vicino.
- Non mi soffocare! Chi ti credi di essere eh? – Il rosso si alzò e gonfiò il petto muscoloso, per intimidire la ragazza.
- Vuoi veramente sapere chi sono? Va bene! Sono tua sorella, cretino! – Esclamò la mora, provocando lo stupore del ragazzo.
Rimasero in silenzio per un po’ poi, con grande sorpresa di Courtney, la Iena cominciò a ridere.
- Credi veramente che me la beva? –
La ragazza tirò dalla tasca la lettera di Anabel e la diede in malo modo al fratello.
Il ragazzo lesse la lettera con evidente interesse e alla fine i suoi occhi divennero tanto grandi per lo stupore, da coprire quasi tutto il suo volto.
- Tu… sei mia sorella? E perché il mio caro paparino non è qui con te? Non voleva vedere il figlio che chiaramente non voleva? – A quelle parole, il rosso ricevette un sonoro schiaffo da Courtney.
Gli occhi della ragazza erano diventati lucidi.
- Non parlare di lui così! Se tanto lo vuoi sapere, è morto! – La mora trattene le lacrime: non era il momento.
Il ragazzo rimase in silenzio, la mano sinistra appoggiata sul punto dove le cinque dita della mora avevano colpito.
La ragazza diede anche la foto del padre a Scott, che la osservò per molto tempo.
- Hai i suoi stessi occhi, è morto di tumore qualche giorno fa ma sono sicura che ti avrebbe voluto in famiglia. – Disse la ragazza, incrociando i suoi occhi neri con quelli cenere del ragazzo.
- Si come no, un altro erede a cui dare tutti i suoi soldi, era molto ricco vero? Una ragazza così insopportabile come te non può essere una povera mortale. –
- Come diavolo ti permetti? – Sputò Gwen, pronta a tutto pur di difendere la sua migliore amica.
Courtney era diventata rossa d’ira, ma si trattenne: non era il momento di fare scenate in pubblico.
Scott prese il suo telo mare, si rivestì in fretta e fece per andarsene, ma la mano della mora lo fermò.
- Dove credi di andare? –
- A fare un giro. – Rispose vago il rosso.
- Allora uno di noi ti accompagnerà, Alejandro puoi gentilmente farlo tu? – Disse Courtney, usando un tono estremamente dolce verso il latino.
Il moro le fece il baciamano.
- Ma certo, querida. –
- Ci vado io con lui! – Trillò Dawn, scatenando lo stupore di tutti e uno sguardo malizioso da parte del rosso.
- Sei sicura di quello che dici? – Chiese Courtney, posando una mano sulla spalla dell’amica.
- Si che sono sicura, non preoccuparti: so cavarmela da sola. – Concluse Raggio di luna, inseguendo la Iena, che intanto stava abbandonando la spiaggia.
- Tieni d’occhio Alejandro, non mi fido… - Sussurrò la bionda a Gwen, in modo che solo lei la sentisse, prima di sparire dietro una palma.

 

***

 

- Scott, SCOTT! Aspetta! – Urlò Dawn, aumentando la velocità del suo passo e posando una mano sulla spalla del ragazzo.
- Senti biondina, non so che ti sei messa in mente, ma io non prendo ordini da nessuno chiaro? – Sibilò il rosso, prendendo il polso della mano di Raggio di luna.
- Ho promesso a tua sorella che ti avrei accompagnato. Allora, dove andiamo? –
- Avrei preferito mille volte Alejandro! Lui almeno conosce certi posti divertenti… - Ghigno la Iena.
- Io non mi fido molto di quel tipo. – Esclamò la bionda, mentre osservava un paio di cagnolini sgranocchiare un osso.
- E perché? Sentiamo un po’… – Disse Scott, ma non fu ascoltato: Dawn aveva preso in braccio uno dei due animaletti, quello più gracile e denutrito.
- MI HAI SENTITO? – Urlò il rosso, facendo sobbalzare la ragazza dallo spavento, che fece cadere il povero randagio a terra.
- Nono mi fido di lui, - cominciò la bionda.
- Perché quando hai “urlato” che Courtney era ricca, negli occhi di Alejandro e nella sua aura si è accesa una luce diabolica, e non promette nulla di buono. Di solito non sbaglio mai con le mie previsioni. –
Il ragazzo la guardò in modo strano, prima di dire la stessa cosa che le aveva detto a loro primo incontro.
- Tu sei matta! –
- Sei molto ripetitivo lo sai? Comunque ho visto un delizioso bar dietro l’angolo, possiamo darci un’occhia… - La ragazza s’interruppe, appena vide due losche figure appoggiate ad un muro lì vicino: le loro aure non promettevano niente di buono.
- Vieni! – Ordinò la bionda, prendendo la mano del rosso e infilandosi in un vicolo.
- Che cazzo stai facendo? – Disse Scott, mentre veniva trascinato tra varie viuzze.
La ragazza non rispose, ma continuò a correre, finchè non intravide uno stretto e buio vicolo, dove vi si infilò dentro.
I due uomini, che nel frattempo li avevano seguiti, corsero più avanti e Dawn tirò un sospiro di sollievo.
Credeva di essere al sicuro, ma quando guardò Scott tutte le sue certezze svanirono: Il rosso aveva stampato sul volto un ghigno malizioso.
- Potevi anche dirmelo, ti avrei portato in un posticino migliore di questo principessina. – Sussurrò, stringendo la ragazza a se e tenendola ferma per i fianchi.
Raggio di luna ringraziò mentalmente che la luce del sole non arrivava in quel vicolo, altrimenti la Iena avrebbe visto le sue guance arrossate.
- Scott, non è come pensi. Quei due ci stavano aspettando, sono sicura che li ha mandati Alejandro! – Esclamò la ragazza, che sentì la presa del rosso allentarsi e lei tirò un sospiro di sollievo.
“Alejandro, sempre Alejandro! Ma perché non te lo sposi?!?”
Pensò Scott, ma scacciò via quel pensiero: non poteva pensare certe cose in quel momento.
- Che c’è Scott, sei geloso? – Rise dolcemente la bionda, ricevendo uno sguardo sbigottito da parte della Iena.
- Come diamine hai fatto? E comunque, io non sono geloso! – Il rosso incrociò le braccia.
- So leggere anche nel pensiero. Vieni usciamo di qua! – Trillò Dawn, uscendo per prima da quel vicolo, un piccolo viso si era fatto spazio tra le guancie ancora scarlatte di Raggio di luna.

Angolo dell'Autrice:
Scusate per l'orario un po' tardivo, ma diciamo che aggiornare al chiaro di luna è tipico da me!
Spero tanto che vi sia piaciuto questo nuovo capitolo,
Scusate se è un angolo autrice corto, ma a quest'ora voglio solo andare a nanna nel mio comodo lettino!
Un bacione:^^:

Ogghy

P.S: la faccina ":^^:" è una mia invenzione, la faccina con le lentigini, vi piace? ;)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Serata movimentata ***


     Cara Courtney... - Capitolo 5

Dawn e Scott continuarono il loro giro per la città nel silenzio più assoluto.
La ragazza si guardava dietro ogni tanto, per essere sicura che nessuno li stesse seguendo.
Il rosso era immerso nei suoi pensieri, e non c’era modo si svegliarlo da quella trance.
Quella ragazzina gli dava uno strano effetto: quando erano in quel vicolo, lo doveva ammettere, voleva un po’ divertirsi con lei, ma poi era rimasto sbalordito dall’innaturale calma con cui la bionda lo aveva allontanato. Riusciva a frenare ogni suo istinto con poche parole, tranne uno.
Anche se non lo avrebbe ammesso mai, cominciava ad affezionarsi a quel piccolo Raggio di luna.
- Bè, grazie Scott… - Disse imbarazzata Dawn, rivolgendo un piccolo sorriso al ragazzo.
La Iena rimase per un po’ smarrita da quelle parole, poi decise di prendere in pugno la situazione.
- Potresti per favore smetterla di leggermi nel pensiero, non posso avere un po’ di privacy neanche nella mia testa?!? –
- Scusa è che, mi viene naturale leggere i pensieri e le aure, soprattutto quando si tratta di te. – Le guance della bionda diventarono improvvisamente rosse, e un piccolissimo ghigno, comparve sul volto del rosso.
Sembrava una bambina quando faceva così…
Scacciò in fretta quel piccolo, insulso e ridicolo pensiero dalla sua mente, prima che la lettrice di aure potesse intercettarlo.
- Ecco dove eravate! – Esclamò la fastidiosa voce di Courtney, che precedette l’arrivo della ragazza, seguita da Alejandro e Gwen.
- Non posso neanche fare un giretto turistico? Se per caso te lo sei dimenticata, io sono maggiorenne. – Sputò Scott, l’aveva conosciuta da un paio di giorni e già l’odiava come se faceva parte della sua famiglia da sempre.
- Cerca di essere più gentile, correte in albergo e andatevi a cambiare: Alejandro ci ha gentilmente invitato a cena in uno dei ristoranti più belli di Rio! – Esclamò la mora, rivolgendo un sorriso al latino.
Solo in quel momento, Scott si accorse dell’abbigliamento elegante delle due ragazze:
Courtney indossava un abitino a frange giallo, un copri spalle ocra, un paio di calze bianche e degli stivali marroncini.
Gwen aveva anche lei un vestitino, ma blu notte e un paio di scarpe col tacco argentate. Il rossetto rosso e il mascara nero completavano il tutto.
Alejandro era vestito come al solito, e questo insospettì un po’ il rosso.
- Il Talho Capixaba è un bellissimo ristorante, lì possiamo trovare il pane e i dolci migliori della città ed è un posticino tranquillo, anche con il Carneval in pieno svolgimento. – Spiegò il moro.
I due si avviarono senza repliche verso l’hotel, anche perché non riuscivano più a vedere la povera Courtney in balia di quel tipo.

***

Scott si guardò fiero allo specchio: Indossava una camicia, sbottonata al punto giusto, per dare alle ragazze un piccolo assaggino dei muscoli che faticosamente si era guadagnato in anni di pesi ricavati con qualsiasi cosa gli capitasse sotto le mani nell’orfanotrofio, una giacca di pelle gentilmente regalatagli da un compagno motociclista della madre e i suoi soliti vecchi jeans.
Quei pantaloni erano da buttare, ma non li avrebbe tolti neanche morto.
Erano uno degli ultimi e anche pochi regali che gli aveva dato la madre.
Uscì dalla sua stanza e s’incamminò verso l’uscita dell’albergo, quando la porta di una camera si aprì e uscì Dawn.
Indossava un abito a pois verde, che le arrivava fino alle ginocchia, e un paio di ballerine bianche. Il viso era leggermente truccato e i capelli erano legati in una morbida coda.
Era semplicemente una visione celestiale, e la mente di Scott cominciò a lavorare senza sosta sulle piccole curve del corpicino della ragazza.
- Scott! Ti sembra giusto pensare queste cose? – Lo rimproverò la bionda, ma lui non l’ascoltò.
La prese violentemente per i fianchi e l’avvicinò a sé, fino a sentire il suo respiro sulla sua pelle.
- Se ti vesti così io non posso farci niente. – Le sussurrò in un orecchio, per poi lasciarla andare.
Aveva deciso di giocare un po’ con lei, giusto per non annoiarsi in quella piccola vacanza andata a monte per colpa di sua sorella.
Dawn si riprese subito da quel piccolo avvenimento e raggiunse subito il rosso.
Aveva capito cosa volesse fare il ragazzo ed era decisa a fargli cambiare idea. Era convinto di usarla come un giocattolino, ma non aveva ancora fatto i conti con la sua instancabile ostinazione.
Il resto del gruppo li aspettava nell’hall dell’hotel, quando li videro, si avviarono tutti quanti verso il ristorante indicato da Alejandro.
Il Talho Capixaba era veramente un ristorante bellissimo, l’odore di pane appena sformato e degli innumerevoli dolci presenti sul bancone, rendevano il posto caldo e accogliente.
Il gruppo si sistemò in un tavolo posto sul marciapiede e ordinarono.
Courtney e Gwen decisero di dividersi un Bolo de rolo, dolce tipico brasiliano, Alejandro e Scott optarono per due porzioni di
Churrasco, un misto di carni scelte cotte allo spiedo, e Dawn ordinò una semplice insalata.
- Che c’è biondina, non ti piace la carne? – Chiese il rosso, notando la faccia disgustata della ragazza mentre addentava un succulento boccone di carne.
- Dawn è vegetariana, vuol dire che non mangia carne. – Rispose Courtney al posto di Raggio di luna, mentre armeggiava con il suo inseparabile palmare.
- Posa quel telefono, non ti sopporto quando fai così! – Esclamò seccata la gotica, prendendosi una bella fetta di dolce.
La mora rimise di malavoglia il palmare nella borsa e cominciò a parlare animatamente con Alejandro.
- Eddai principessina, assaggia questa parte del vitello, è buonissima! – Quella frase fece girare Gwen verso l’altro lato del tavolo, la scena a cui stava assistendo era molto divertente.

Scott stava imboccando Dawn per costringerla a ingerire un boccone di carne. La povera ragazza cercava di spingere il ragazzo via, ma il braccio destro del rosso la teneva saldamente e pericolosamente vicina a quel pezzo di vitello.
- Lasciala stare! Se non la vuole mangiare non la devi mica costringere! – Esclamò all’improvviso la gotica, vedendo in difficoltà l’amica.
La Iena la lasciò immediatamente, mangiò il famigerato boccone e alzò le mani in segno di resa.
- Io vado al bagno. – Annunciò Courtney, per poi andare verso la toilette, trascinandosi dietro Gwen e Dawn.
- Alejandro è un vero gentiluomo e non è neanche male, non trovate? – Continuava a chiedere la mora, mentre si risistemava il trucco.
- Oh si certo. Non hai notato nient’altro? – Chiese con un sorrisetto sul volto la gotica, indicando con la testa Dawn.
- Di cosa stai parlando? –
- Intendo che anche la qui presente Dawn ha fatto conquiste. – Esclamò Gwen.
Dawn era pressoché confusa.
- Veramente? E chi sarebbe questo ragazzo? – Chiese interessata la mora.
- Si vede che stasera hai occhi solo per il tuo latino. Comunque il tuo caro fratellino è stato appena arpionato dalla nostra piccola Raggio di luna. – A quelle parole, le guance della bionda si colorarono violentemente di rosso.
- Siamo solo amici. E poi, a me non piace. – Mentì la ragazza. La sua cara amica Courtney era famosa per impicciarsi sempre dei fatti degli altri, e quella faccenda doveva sbrigarsela da sola.
Le ragazze ritornarono al tavolo e Courtney fece una terribile scoperta: il suo amato palmare era scomparso.
Lo cercò disperatamente nella borsa, ma niente. Era sparito.
- Il mio amato palmare! Dove diavolo è andato a finire? – Si chiedeva ad alta voce la mora. Ormai stava perdendo le speranze che l’avesse solo lasciato da qualche parte.
- Mi amor, è logico che qualcuno ha rubato il tuo cellulare, e so chi è stato. – Disse Alejandro, attirando l’attenzione di tutto il gruppo.
- Il colpevole è Scott, basterà controllare le sue tasche. – Esclamò il moro, scatenando lo stupore di tutti e l’ira improvvisa di Courtney.
- Io non ho rubato niente! Volete vedere cosa ho nelle tasche? Ecco! – Il ragazzo mise le mani nelle tasche della giacca e, con enorme sorpresa, trovò il telefono della ragazza.
- Tu! Fottuto ladruncolo da strapazzo! Come hai potuto derubarmi! – Urlò la ragazza e Alejandro dovette tenerla per evitare che si avventasse sul rosso.
- Non so come sia finito nella mia tasca, qualcuno deve avercelo messo! – La ragazza si liberò dalla presa del latino e lanciò un bel pugno sul naso del fratello che cominciò a sanguinare copiosamente.
- Adesso calmati Courtney. Non è stato lui a rubarti il palmare, è stato Alejandro. – Dawn si intromise e si posizionò davanti all’amica.
Sapeva dell’innocenza del ragazzo, ed era pronta a difenderlo.
- Falla finita Dawn, è indifendibile! –
- Ti ripeto che è innocente, è stato Ale… -
- Ti stai rendendo ridicola! Lo sappiamo tutti che lo stai facendo solo per fare colpo su di lui! – Sputò all’improvviso la mora, attirando l’attenzione di molti clienti del ristorante.
Scott si alzò barcollando da terra, tenendosi il naso con una mano e appoggiando l’altra sulla spalla della bionda.
- Ora devi fare una scelta: o me o lui. – Raggio di luna rimase sbalordita da quell’affermazione.
Non poteva scegliere tra la sua amica e… Scott.
- Mi dispiace Courtney, ma quella che si sta rendendo ridicola sei tu. – Mormorò e la ragazza sentì la presa sulla sua spalla rafforzarsi.
Courtney la guardò per un attimo, e poi se ne andò, seguita dal moro e da Gwen.
Dawn e Scott si guardarono per un po’.
- Avevi ragione, Alejandro è un poco di buono. – Disse il rosso. La voce un po’ nasale per colpa del pugno della mora.
La ragazza prese un fazzoletto dalla borsa e cominciò a tamponare il sangue che ancora defluiva dalle narici della Iena.
- Adesso andiamo in albergo. Se quei due non rimangono da soli, posso stare tranquilla. – Il ragazzo prese il fazzoletto, ormai completamente sporco di sangue, e lo premette sul naso.
Poi un nuovo ghigno compiaciuto comparve sul suo volto.
- Allora, ti piaccio eh? –
Raggio di luna sgranò gli occhi a quella domanda.
- Mi piaci come amico, dai andiamo. – Rispose imbarazzata, per poi incamminarsi verso l’hotel.

***

Gwen cominciava a non fidarsi di Alejandro.
Dawn non era solita fare scenate del genere per così poco, solo se ne valeva davvero la pena.
- Courtney, devo dirti una cosa. – La gotica era decisa a far aprire gli occhi all’amica.
- Io credo che Dawn abbia ragione. Non mi fido molto si Alejandro. –
La ragazza sgranò gli occhi stupita.
- Quella lì ti ha fatto il lavaggio del cervello! Non ci posso credere… -
- Io non posso credere a quello che stai dicendo: “Quella lì”? Fino a poco tempo fa era una tua amica. – Non riusciva a credere a quello che stava dicendo la mora.
- Basta! Vattene, non voglio più vedere neanche te! – Esclamò alla fine Courtney, correndo incontro al latino.
- Me ne vado, ma ti pentirai di questa decisione. – Disse seccata la gotica, prima di intraprendere la strada del’hotel.

Angolo dell'autrice:
E dopo più di una settimana di tempo passata a meditare solo io e la mia ispirazione, sono tornata con questo lunghissimo nuovo capitolo!
ed ecco a voi alcune immagini delle miss che hanno sfoggiato le nostre ragazze:

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E infine Scott!

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Queste immagini sono state gentilmente offerte dalla mia collezione di Atuttoreality!
mi raccomando, recensite in tanti!
Un bacione:^.^:
Samantha  detta Sam

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Kiss ***


Cara Courtney... - Capitolo 6

In città era scoppiato il Carneval.
La musica delle sfilate risuonava in ogni via di Rio.
Tutti erano in strada a ballare e festeggiare.
L’hall dell’hotel era deserta, solo due persone erano ancora lì, a non godersi la festa.
Dawn stava meditando scalza su un candido divano, Scott aveva trovato molto interessanti le sue scarpe.
Il suo sguardo passava dalle scarpe a Raggio di luna. Stava pensando a quello che aveva detto sua sorella al ristorante. Quella frase si ripeteva come un disco rotto nella sua testa.

- … Lo sappiamo tutti che lo stai facendo solo per fare colpo su di lui! –

Una parte di lui si chiedeva insistentemente se quell’affermazione era vera, e un’altra, gli urlava di non pensare a cose del genere.
- Perché sei così in guerra con te stesso? – Scott alzò di nuovo lo sguardo, trovandosi il visino della bionda a pochi centimetri dal suo.
Ma come diavolo aveva fatto ad arrivare fin lì?
Il ragazzo salto dal divano per lo spavento, ma si ricompose in fretta.
- Ti avevo detto di non leggermi più nel pensiero… -
- Si ma la tua aura mi chiamava! – Esclamò con tutta la naturalezza di questo mondo la ragazza.
Il rosso sgranò gli occhi.
- Chiamava? Che cazzo stai blaterando? – Domandò.
- L’ aura mi chiamava insistentemente, come se avesse bisogno di me… - Disse pensierosa Dawn.
Scott sfoggiò uno dei suoi soliti ghigni.
La prese per i fianchi e la fece sedere sulle sue gambe.
La ragazza era diventata improvvisamente rossa.
- Dimmi la verità, non sia stare lontana da me. – A quell’affermazione, Raggio di luna divenne ancora più rossa.
Il rosso sorrise mentalmente: Era caduta nella sua trappola.
Giocherellò un po’ con i suoi capelli, prima di avvicinare il viso al suo. La ragazza indietreggiò un po’, ma il ragazzo le mise una mano dietro la nuca e la spinse violentemente sulle sue labbra.
Raggio di luna spalancò gli occhi meravigliata.
Il suo cuore stava battendo a mille, e un calore immane si stava espandendo in tutto il suo corpo.
Scott la lasciò libera subito dopo. La sorrise maliziosamente, vedendo la faccia confusa della bionda.
- Questo è solo un piccolo assaggino, ricorda. – La sollevò e l’adagiò sul divano, per poi andare chissà dove per l’hotel.
Dawn era confusa. Quelle emozioni che aveva provato prima stavano a significare che era caduta nel tranello del ragazzo. Eppure, la bionda aveva visto qualcosa nell’aura del rosso: un piccolo lampo di luce rossa mista a rosa.
Poteva benissimo essersi sbagliata, e poteva benissimo aver visto giusto.
Una parte di lei sperava con tutto il cuore di non aver preso un granchio, e un’altra le imponeva di rimanere calma e di non fare certe fantasie.
Ora era lei quella in guerra con se stessa…
Un’altra aura entrò in scena, un’aura che non doveva assolutamente essere lì.
- Gwen! Che ci fai qui? – Esclamò Dawn, visibilmente preoccupata.
- Avevi ragione tu Dawn! Courtney è impazzita, mi ha cacciata via solo perché ti ho difeso! – La ragazza si tolse stizzita i tacchi e cominciò a massaggiarsi i piedi.
- Quindi stai dicendo che adesso mia sorella e da sola con quello là? – Chiese Scott, che era corso subito appena aveva sentito la voce della gotica.

- Be’…si. –

Scott e Dawn si guardarono negli occhi. Sapevano entrambi che cosa significava quel si…
 Raggio di luna s’infilò in fretta le scarpe e incitò l’amica a fare altrettanto.
- Ma dove andiamo? –
- A salvare quella testarda di mia sorella. – Disse Scott, prendendo per mano tutte e due e trascinandole fuori dall’hotel, il rumore della musica invase le loro orecchie.

 

***

 

- Ragazzi fermiamoci un attimo, non ce la faccio più! – Il gruppo si fermò e Gwen si sedette a peso morto su un muretto che costeggiava la strada.
Prese le sue “amate” scarpe e  le lanciò dall’altro capo della via.
- Maledetta Courtney che mi ha convinto a mettermi questi cosi! – Dopo quest’affermazione, la gotica cominciò a inveire a gran voce.
Dawn si tappò le orecchie scandalizzata.
- Abbiamo perlustrato tutta la città, e non li abbiamo visti. Credo proprio che… - Scott non riuscì a finire la frase, si limitò a guardare le due ragazze.
Dawn reggeva il suo sguardo senza problemi, Gwen aveva finito di bestemmiare al nulla e guardava un punto avanti a sé, con sguardo perso.
- Non può essere vero! Di sicuro sarà alla sfilata del Carneval. Andiamo, non c’è un minuto da perdere! – La gotica si alzò immediatamente, e cominciò a correre via, senza scarpe.
Scott la fermò prontamente. La ragazza si divincolava senza sosta, ma il rosso non era intenzionato a mollare la presa.
- Gwen ascolta: siamo fuori da più di due ore e abbiamo visitato ogni centimetro di Rio. Io propongo di tornare all’hotel, e domani andremo alla polizia. Sei esausta, devi riposare. – La gotica specchio le sue pupille color onice in quelle cobalto dell’amica.
Si calmò e tornò sconsolata su quel muretto.
- Facciamo una cosa: per la via del ritorno, metterò io le tue scarpe. I tuoi piedi hanno bisogno di riposo per stasera. – Mormorò la bionda e, senza aspettare una risposta dall’amica, si tolse le sue comode ballerine bianche e si mise quei trampoli argentati. Si alzò dal muretto con le gambe tremanti, ma si stabilizzò immediatamente.
- Grazie Dawn. – La ragazza cominciò ad avviarsi verso l’hotel, lasciando indietro gli altri due.
Scott era praticamente piegato in due dalle risate: Quella ragazza era davvero ridicola con quei tacchi.
Raggio di luna accennò alcuni passi in avanti, ma cadde miseramente in avanti, finendo dritta tra le braccia della Iena.
- Lo sapevo che non sai stare lontana da me! – Le sussurrò in un orecchio il rosso, prima di scoccarle un altro piccolo bacio sulle labbra.
- Lascia che ti aiuti. – Il ragazzo prese in braccio la bionda e s’incamminò nella direzione in cui era sparita Gwen.
Dawn sapeva che quello era tutto un gioco per lui, che non doveva fidarsi, ma lo stesso si sentiva incredibilmente protetta tra le sue braccia. Come se niente e nessuno potesse farle del male, se era stretta a lui.
- Lo so che stai solo giocando con me, puoi smetterla di recitare. – Quelle parole uscirono dalla bocca di Raggio di luna quasi involontariamente.
Il ragazzo la guardò dritta negli occhi.
- Perché fai così? e perché hai scelto proprio me? –
A quella domanda, Scott si fermò di colpo.
- Non lo so. –

Non era vero.

Sapeva benissimo perché aveva scelto proprio lei. Perché era solita santarellina, e perché, in fondo, era lui che non sapeva stare lontano da lei.
- Lo sapevo! – Esclamò tutta felice la ragazza, e il rosso alzò gli occhi al cielo.
Quella ragazza faceva sempre di testa sua, le piaceva.

Angolo autrice:
Salve a tutti!
Sono sicura che adesso tutti quanti vi starete chiedendo:
"Abbiamo aspettato sei capitoli, per un piccolissimo bacetto?!?"
E sono sicura che adesso stiate organizzando una folla inferocita da mandare a casa mia...
Ma, *Ghigna alla Scott* questo è solo un assagino, ricordate.
Ma adesso passiamo ad una notizia importante.
*Si schiarisce la voce e comincia a leggere un foglio*

A tutti quelli che seguono le mie storie:
Sto organizzando un altra long, che pubblicherò appena finirà Otherkin.
 Perchè vi dico tutto questo? Semplice!
Perchè deciderete VOI alcune cose della storia:

Volete che sia una fanfiction di Total Drama, o una storia originale?

Se scegliete l'opzione fanfic, ecco a voi un altra domandina:

Quali protagonisti vorreste in questa storia?

Vi avverto che  ci saranno tutti, ma avranno solo dei piccoli ruoli.
I posti come protagonisti sono sei, due sono occupati da Dawn e Scott.
Quei due mi hanno fatto cominciare a scrivere ff, e questo è il mio modo si ringraziarli!
Spetta a voi scegliere i fortunati quattro che divverranno i nuovo protagonisti.
I più votati saranno i vincitori.
Ringrazio trutti quelli che parteciperanno!
Questo avviso verrà pubblicato anche nel nuovo capitolo di Otherkin e Maledetto Alcool!
Un bacione:^.^:


Samantha detta Sam

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Remember... ***


           Cara Courtney... - Capitolo 7

Scott aprì pigramente gli occhi.
Si stiracchiò e si mise a sedere sul bordo del letto. Aveva ancora addosso i vestiti della sera precedente, dato che, per il sonno, si era addormentato senza neanche togliersi le scarpe. Non guardò neanche la finestra per capire che era l’alba. La stanza era inondata da una tenue luce giallino-rosata, tipica del sole che sorge.
Si alzò e uscì da quella stanza, che sembrava soffocarlo con quelle pareti bianche.
Percorse il corridoio che lo separava dall’ascensore, con passo veloce, stando attento a non svegliare le due ragazze che ancora dormivano tranquillamente nelle loro camere.
Entrò nell’ascensore, e si avviò verso l’hall dell’hotel, verso l’uscita.
Un venticello fresco scompignò i suoi capelli, mentre il ragazzo arrancava sulla sabbia della spiaggia.
Non sapeva che fare: sua sorella era nelle mani di quel maniaco, e lui se ne stava lì, a scervellarsi invece d’agire.
Voleva urlare, con tutto il fiato che aveva in gola, voleva farsi sentire, nella speranza di riceve una risposta a tutte le sue innumerevoli domande.
Ma le sue corde vocali erano come congelate, mentre le domande nella sua testa premevano contro le sue tempie.
Una piccola ed esile figura era seduta sul lungomare, una figura che Scott riconobbe all’istante.
- Ancora con questa storia della meditazione, biondina? – Il rosso si sedette accanto a lei che, come al solito, aveva già avvertito la sua presenza anche prima che aprisse bocca.
- Questo è il mio modo per calmarmi e ritrovare la pace, dovresti provare, ti aiuterebbe con i fantasmi del tuo passato… -
- Fantasmi del mio passato?! Ah! Non credo proprio. – Dawn aprì gli occhi e si avvicinò al ragazzo.
La Iena prese la palla al balzo; Le mise un braccio intorno alla vita e l’avvicinò violentemente a sé, mentre si stendeva sulla sabbia.
Raggio di luna era stranamente tranquilla, il suo viso era candido, e non rosso dall’imbarazzo.
Doveva esserci di sicuro qualcosa che non andava.
- Allora perché ti senti così in colpa per la morte di tua madre? –
“Ecco, sembrava troppo bello per essere vero!” Pensò Scott, alzando gli occhi al cielo, ma mantenendo stretta la ragazza sul suo petto.
- Io non mi sento in colpa per la sua morte. Doveva pensarci prima di mettere al volante il suo compagno completamente ubriaco. Quello stronzo si è anche salvato dalla galera. Disse semplicemente, recitando l’ultima frase più a se stesso che alla ragazza.
- Scott… Puoi raccontarmi quello che è successo quel giorno? – Chiese Dawn, come una bambina che chiede al padre di raccontarle una storia per la buonanotte.
- Che vuoi che sia successo. Lei e il compagno si sono messi in auto, ubriachi. Hanno sbandato e sono caduti in una scarpata. Lui è sopravvissuto, lei no. –
Il ragazzo girò la testa dall’altro lato. Non riusciva più a reggere lo sguardo della ragazza.
Uno sguardo che sapeva leggerti dentro, come quello della madre.
Raggio di luna gli accarezzò dolcemente la guancia sinistra.
Era una guancia che non aveva ricevuto una carezza da tempo, solo schiaffi.
Il rosso, senza accorgersene neanche, si accoccolò dentro quella piccola mano, mentre un ricordo riaffiorava dalla sua mente.

*Flashback*
Un bambino, della tenera età di sei anni, vagava sconsolato per i corridoi di un ospedale. I suoi grandi occhi grigi saettavano da una parte all’altra, in cerca di qualcosa.
Dopo un po’, il bambino si fermò davanti ad una porta, l’aprì con cautela e la richiuse subito alle sue spalle.
La stanza aveva solo un letto, dove una donna lottava tra la vita e la morte. Era bellissima: i lunghi capelli rossi le ricadevano sulle spalle, creando dei boccoli alla fine. Non avevano perso quel bel colore rosso-arancio, lo stesso dei capelli del bambino, le cui ciocche sparavano in ogni direzione.
Ella aprì lentamente gli occhi color nocciola e, appena lo vide, un grande sorriso comparve sul suo volto.
- Scott… sei scappato di nuovo dai nonni tesoro? –
Il bambino si avvicinò al letto, liberando il viso della madre da alcune ciocche di capelli.
- Non preoccuparti mamma, l’unica cosa che possono farmi é solo uno schiaffetto. Quando guarirai, staremo tutti meglio. – La madre rise un po’, ma poi la sua espressione diventò seria.
- Amore, apri il cassetto del comodino, devono esserci due lettere. –
Il rosso fece come ordinato, e prese le lettere.
Una era scritta su un foglio lilla, l’altra su uno bianco.
- Quella lilla è per una persona speciale, l’atra è per te. Promettimi solo che la leggerai quando avrai sedici anni. Me lo prometti tesoro? –
- Perché non posso leggerla subito? –
La donna alzò il braccio destro con grande sforzo, per accarezzare la guancia del figlio.
Il bambino prese tra le mani quella della madre, e la tenne stretta al suo viso.
- Devo dirti una cosa importante. Mamma non ce la farà. Ma tu devi essere forte, e ascoltare quello che ti dicono i nonni. Quindi come ultimo desiderio, mi prometti di leggere quella lettera solo quando avrai sedici anni? –
Il bambino annuì con la testa, mentre cominciava a piangere.
- No mamma, non dire così. I dottori sono bravi, ti guariranno e tu ritornerai a casa. Non devi morire mamma… ti prego non morire. – Scott cominciò a piangere ancora più forte, e anche la mano sinistra della madre arrivò dolcemente sul suo viso bagnato.
- Adesso calmati piccolo mio. La mamma non se ne va davvero, rimarrò sempre accanto a te, sarò il tuo angelo custode e ti aiuterò sempre. Ora smetti di piangere, e fatti vedere bene per un ultima volta dalla tua mamma. – Il bambino si calmò un attimo, mentre la madre lo guardava orgogliosa.
- Hai i bellissimi occhi di tuo padre. Ricordati amore: una carezza cura ogni male. –
Il bambino prese tra le mani il viso della donna accarezzandolo dolcemente, mentre ricominciava a piangere.
- Il mio piccolo ometto… sii forte, e tieniti stretto le persone che ti vogliono bene. – Anabel si alzò a sedere un attimo, solo per donare un bacio sulla fronte al figlio, prima di chiudere per sempre i suoi occhi color nocciola.

*Fine Flashback*

- Mi dispiace per tua madre, era una donna molto bella sai? –
Scott scaraventò Dawn di lato, alzandosi immediatamente, gli occhi spalancati.
- Sai leggere anche i ricordi? –
- Sono come i pensieri, solo con le immagini… - Disse la ragazza, alzandosi e avvicinandosi di nuovo al rosso.
La Iena indietreggiò.
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
- Come ti sei permessa di leggere i miei ricordi?! –
Raggio di luna si riavvicinò a lui, dandogli un leggero bacio sul naso.
- Mi succede contro la mia volontà… -
Il ragazzo la guardò per un po’, poi se ne andò.
- Tua madre aveva ragione. Una carezza cura ogni male. –
Urlò la ragazza, quando ormai il rosso era ormai lontano.
Scott entrò nell’hotel infuriato.
Era inammissibile che la biondina si era permessa di leggergli i ricordi. Se sapeva quello che pensava non faceva niente, anzi, poteva girarsi a suo favore quel potere.
Ma coi ricordi, non era possibile. Lì c’era il vecchio Scott, il bambino che piangeva in quella stanza d’ospedale, mentre la madre moriva…
- Scott, mi stai ascoltando? – Il ragazzo non si era neanche accorto dell’arrivo di Gwen.
- Che c’è?! – Chiese seccato.
- Uh… nervosetti eh? Chiama Dawn, andiamo a chiedere aiuto alla polizia. –

***

- Come non potete fare niente?!? –
- Mi dispiace signorina, ma la banda di Alejandro è introvabile, e comunque dobbiamo aspettare che si facciano sentire… - Disse il poliziotto, sorseggiano il suo caffè.
- Quindi dovremmo starcene con le mani in mano mentre quello là ha in ostaggio mia sorella?!? – Scott si alzò dalla sedia, sbattendo un pugno sulla scrivania del poliziotto.
Era da più di un ora che sentiva le inutili chiacchiere di quella sottospecie di uomo, e ormai ne aveva abbastanza.
- Sentite io non posso fare niente, se non si fanno sentire. E la prego di calmarsi, peggiora solo la situazione. –
Il rosso s’infuriò ancora di più, calciò la sedia e cominciò a urlare contro l’uomo.
- Calmarmi? Ah si certo… Io sto calmo solo quando uno di voi poliziotti alza il culo flaccido da quella sedia e va a fare il suo lavoro! –
- Non lo ascolti, la prego. È molto scosso dal rapimento della sorella. Vi prego, potrebbe aiutarci? – Mormorò Dawn, nella speranza di calmare i due.
- Senta, non posso aiutarvi… forse… poco lontano da qui, abita l’unico ostaggio di quella banda ancora vivo… - L’uomo poggiò la tazza sulla scrivania, e cominciò a scrivere su un foglio bianco.
Lo porse a Dawn che, per ringraziarlo, gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
- Adesso però andatevene, e lasciateci lavorare. E lei signorina, dica al suo ragazzo che deve imparare a rispettare la polizia… - Concluse il poliziotto, accompagnando il gruppo fuori.
- Allora, da chi dobbiamo andare, tesoro? – Ghignò Scott vedendo che, dopo l’affermazione dell’uomo, Dawn era diventata improvvisamente rossa.
- Da una certa… Heather Wilson. -

Angolo dell'autrice:
Quanti di voi stavano aspettando questo capitolo?
Spero in tanti...
Lo so che qui non succede niente di eclattante ma, APETTATE!
Dopottutto... eravate un po' accorto della vostra D.G.S (Dose Giornaliera di Suspense) xD
e adesso, dopo tre settimane d'attesa, i risultati del concorso:
Alla domanda:

Volete che sia una fanfiction di Total Drama, o una storia originale?

Avete risposto così:

16 punti per ff di Total Drama
0 punti per storia originale

quindi sarà una fanfiction, ovvio! (°u°)
e alla domanda:

Quali protagonisti vorreste in questa storia?

Avete risposto così:
10 punti per Duncan
8 punti per Zoey
8 punti per Mike
8 punti per Gwen
7 punti per Jo
7 punti per Brick
7 punti per Courtney
4 punti per Izzy
4 punti per Trent
3 punti per Noah (T.T)
3 punti per Alejandro
3 punti per Heather
1 punto per Lindsay (o.O)


Quindi è ovvio che i protagonisti saranno:
*rullo di tamburi*
Duncan
Zoey
Mike
Gwen
Dawn
&
Scott!!!

Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato al concorso <3
bene, adesso però vi lascio

Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam
P.S: I gatti conquisteranno il mondo! xD (una persona a me molto cara capirà...)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Heather Wilson ***


     Cara Courtney - Capitolo 8

Il gruppo attraversò mezza città, guidati da quell’indirizzo di quella misteriosa ragazza.
Dopo circa due ore di estenuante camminata, i ragazzi arrivarono davanti a quella che doveva essere la casa di Heather Wilson.
Era una graziosa villetta, dalle mura bianche e il tetto rosso, circondata da un giardino ben curato.
Attraversarono il prato all’inglese e bussarono alla porta.
- Non compro niente! – Una voce femminile risuono da dietro di essa.
- Siamo venuti per parlare con lei, signorina Wilson. – Disse Dawn.
- Non compro niente e non parlo con nessuno. – Replicò seccata la voce.
Scott alzò gli occhi al cielo, stava cominciando a spazientirsi.
- Senti, non siamo giornalisti, vogliamo solo sapere qualcosa sulla banda di Alejandro. O vuoi che mia sorella resti tra le grinfie di quello? – Urlò il rosso, lanciando pugni alla porta.
Essa si aprì poco dopo, mostrando la proprietaria di quella casa.
Era una donna molto bella, i lunghi capelli neri le arrivavano fino al fondoschiena.
- Entrate, prima che cambi idea. – Mormorò Heather, lanciando una stilettata con i suoi occhi neri al ragazzo.
Il gruppo si sistemò sul lungo divano del salotto, mentre la donna trafficava con il carrello degli alcolici.
Porse un bicchiere di Scotch a ognuno dei presenti, mentre si accomodava su una poltrona e prendeva a sorseggiare il liquido merroncino contenuto nel suo.
Gwen e Scott la imitarono subito, Dawn appoggiò educatamente il bicchiere sul tavolino.
- Allora, cosa volete sapere? –
- Ci ha mandati qui il commissario… - Cominciò Gwen, ma si fermò subito, appena vide la smorfia che era comparsa sul volto della mora.
- Gli avevo detto categoricamente di non mandarmi più gente a casa. –
La donna respirò profondamente, bevendo un altro sorso d’alcolico.
- Sapevo che prima o poi Alejandro avrebbe ripreso il suo “lavoro”. Nel periodo del Carnevale, quando vengono qui un sacco di ricconi, lui ne prende una e ne chiede il riscatto. Cinque anni fa, ero in vacanza a Rio con i miei genitori. Alejandro si offrì di farci da guida. – Heather si bagnò le labbra con un po’ di Scotch, prima di continuare.
- Mia madre era completamente pazza di lui, io ne ero disgustata. La mattina ci portava nei posti più belli della città, di notte, mia madre non si creava problemi a infilarsi nel suo letto. Puttana Sputò la donna.
- Si, tutto molto interessante. Ma non siamo venuti qui per sapere che quel latino si scopava tua madre. – Disse senza troppi giri di parole la Iena, ricevendo uno sguardo di rimprovero da tutti i presenti.
- Il modo di agire di Alejandro è semplice: seduce le sue vittime, prima di rapirle. Ma con me non è successo. Ero troppo intelligente per cadere nei suoi truccheti e così, quando arrivò il momento per lui di agire, mi stordì con una bottiglia di champagne. – La mora indicò con un gesto distratto della mano, un punto della sua testa, dove il latino l’aveva colpita.
- Mi risvegliai in una piccola camera, rinchiusa, come un topo in trappola. I miei genitori, se vogliamo essere più precisi mia madre, non mandarono il riscatto in tempo. – Heather si riempì il bicchiere con altro alcolico, mentre osservava come il suo racconto, avesse ottenuto successo sui suoi ospiti.
- Rimasi lì una settimana, prima che Alejandro entrasse nella mia cella, con una pistola e un proiettile che era destinato e impiantarsi nella mia tempia. –
Dawn emette un piccolo urlo strozzato, facendo comparire un sorriso soddisfatto su volto della mora, che bevve un generoso sorso dal suo bicchiere.
- E poi? – Disse la gotica.
- Come potete vedere non lo fece, mi rinchiuse in casa sua, all’insaputa dei suoi complici. Ma dopo due mesi di prigionia, scappai da lì. –
Un irreale silenzio si impossessò di quella casa, finché…
- Non me la bevo. –
Scott appoggiò il bicchiere, ormai vuoto, sul tavolo e guardo dritta negli occhi la donna.
- Non hai raccontato tutta la storia, non è vero? –
- Scott! – Lo rimproverò la bionda.
- Questa è solo la favola che ti ostini a raccontare ai giornalisti. Ma noi non siamo reporter, quindi spara. –
Heather lo guardò per un po’, prima di emettere un altro sospiro.
- Una notte, forse per colpa dell’alcool, sono finita tra le sue braccia. E purtroppo, quella non fu l’unica notte di “debolezza” che mi concessi. Uno dei suoi complici, scoprì che ero ancora viva e, prima che riuscissi a capire la gravità dell’accaduto, le volanti della polizia circondarono la casa. Alejandro fuggì, non prima di avermi sussurrato che mi amava. – Concluse, recitando le ultime due parole con uno strano disgusto.
Il silenzio ritornò a governare un’altra volta sopra le teste dei ragazzi.
- Stasera vi chiamerà, e chiederà una somma di denaro che sicuramente non avrete. Vi do un consiglio: se fossi in voi, preparerei già da oggi il funerale di quella ragazza, dato che sopravviverà solo una setti-
Un rumore identificabile, proveniente dalla cucina, interruppe il discorso della mora.
Si alzò dalla poltrona, giusto in tempo per vedere un bambino, che si ingozzava di biscotti.
Aveva una chioma di cappelli ribelli, neri come la pece, e due occhi verdissimi, che erano sgranati dalla visione di Heather furiosa, le mani sui fianchi.
- Posa immediatamente quei biscotti, Miguel. Sono per dopo pranzo. –
Il bambino ingoio il boccone che aveva in bocca, lasciò il bottino che aveva tra le braccia sul tavolino e si avvicinò alla donna.
- Ma mamma! Io ho fame! – Si lamentò.
- Il pollo sarà pronto tra poco, ora saluta gli ospiti e corri in camera tua. – Ordinò la mora.
Miguel guardò i tre ragazzi sul divano, li salutò teneramente con la mano, e si incamminò per il piano di sopra.
- POSA I BISCOTTI! – Urlò Heather al bambino, che col capo chino, lasciò i dolci sul tavolino e salì sopra di corsa.
- Quanti anni ha? – Chiese gentilmente Raggio di luna.
- Cinque. –
- è un bel bambino, con gli occhi del padre! – Trillò la bionda, prima di alzarsi, salutare la mora e, seguita dagli altri due, uscire da quella casa e ritornare all’hotel.

***

01:30

Scott fissava intensamente i due cellulari che aveva davanti.
Né il suo, né quello della gotica (Dawn era contraria all’avere un telefono), davano un singolo segno di una qualche telefonata in arrivo.
Il tempo sembrava essersi fermato, mentre la rabbia del ragazzo ribolliva dentro di sé.
Il rapitore non si era fatto ancora sentire. Il rosso sperava con tutto se stesso che quelle ore di attesa sarebbero cessate presto, perché ormai non riusciva più a restare lì fermo.
Una minuta mano sulla spalla del ragazzo, lo fermò dall’intenzione di lanciare il divano sulla parete di fronte.
- Ha chiamato? – La voce di Dawn precedette il suo piccolo corpicino accanto alla Iena, che scosse la testa in risposta alla domanda di Raggio di luna, senza però guardarla negli occhi.
- Sei ancora arrabbiato con me, vero? –
- Secondo te? Hai letto i miei ricordi cazzo! – Esclamò Scott, girandosi per guardarla dritta negli occhi.

Pessima idea.

La ragazza indossava una leggera camicia da notte color acquamarina, semi trasparente.
Le spalle erano coperte da un piccolo scialle, dello stesso colore.
Gli occhi del ragazzo riuscivano a scorgere benissimo la raffinata lingerie della bionda:
Bianca e con rifiniture in pizzo, dove erano adagiate delle minuscole roselline verde acqua sui contorni delle coppe del reggiseno.
Le piccole forme della ragazza erano ben definite e quella miss molto provocante le valorizzava alla perfezione.
Quel piccolo spettacolo, scatenò un certo rigonfiamento nei pantaloni del rosso, che diventarono irrimediabilmente stretti.
- Wow… a chi devo ringraziare per questo completino sexy? – Chiese provocante la Iena, avvicinandosi lentamente a Dawn.
Raggio di luna lo guardò confusa per un po’, poi si accorse anche lei del suo abbigliamento.
In quel preciso istante, si maledì per aver indossato proprio quelli indumenti.
- Ma tu non eri arrabbiato con me? – Chiese ingenuamente la ragazza, indietreggiando.
Il rosso si avvicinava sempre di più e la bionda, prontamente, indietreggiava.
- Be’ tu hai trovato un fantastico modo per fare pace con me. – Rispose la Iena, la sua voce era calda e irresistibilmente sensuale.
Dawn indietreggiò ancora, trovandosi intrappolata tra il bracciolo del divano e il petto di Scott.
Sentiva il calore di quel corpo premuto contro il suo e uno strano “rigonfiamento” che premeva sulla sua gamba destra.
Il caldo respiro del ragazzo le stava letteralmente sciogliendo la pelle, mentre le sue labbra incontrarono quelle del rosso.
Non sapeva neanche lei perché l’aveva fatto.
Nella sua mente si fece largo una piccola certezza:
Scott aveva ragione: non sapeva stare lontana da lui.
E il fatto che il ragazzo provasse lo stesso era fantastico per lei.
Dawn sentiva la lingua della Iena bussare senza sosta sulle sue labbra, per poter entrare.
Ma anche lei voleva giocare.
Si staccò senza preavviso, e un sincero sorriso comparve su suo volto quando vide che il rosso ne voleva ancora.
Gli mise due dita sulle labbra, che la Iena provvedete a ricoprirle di minuscoli baci.
- Per stasera può bastare, non credi? “Questo è solo un piccolo assaggino, ricorda.” – Gli fece il verso.
Scott la guardò per un po’, prima di sfoggiare il suo ghigno più seducente.
- Vedo che hai imparato in fretta le regole del nostro piccolo giochino… - A quelle parole, la ragazza lo prese per le spalle e lo scansò via, alzandosi dal divano.
- Credevo che oramai avessi smesso di giocare con me. – Sussurrò Dawn, mentre una vocina dentro la sua testa non la smetteva di urlare:

Illusa.
- E io credevo che ormai tu avessi capito di che pasta sono fatto. – Rispose prontamente il ragazzo.
Illusa.
Raggio di luna si girò a guardarlo negli occhi, prima di andarsene.
- Tu non sei fatto così, ricorda. – Disse la bionda, prima di scomparire e lasciare il ragazzo solo, di nuovo.
Scott si passò le mani tra i capelli.
Si sentiva la testa scoppiare, una parte di lui si congratulava per quello che aveva fatto, un’altra non la smetteva di urlare.

Coglione.
Si era lasciato trasportare da qualcosa di più che semplice lussuria.
Coglione.
Perché si sentiva così male per lei, anche se era solo un gioco?
Coglione.
I pensieri del ragazzo vennero interrotti dalla suoneria del suo telefono.
Il rapitore.
Prese immediatamente il cellulare in mano e rispose alla chiamata.

Pronto?

Hola, amigo!

Quella voce, fece ribollire il sangue del rosso, che dovette digrignare i denti, per non sbriciolare il telefono.

Dov’è mia sorella?

Non preoccuparti, è qui, accanto a me.

Voglio parlarci.

Non puoi, prima dobbiamo parlare di alcuni affari…

Scott sentiva che non avrebbe resistito a lungo.

Quanto vuoi?

Ci furono alcuni istanti di silenzio, prima che il latino annunciasse la cifra.

500.000$ possono bastare.

Tutte le speranze della Iena crollarono come castelli di carta, rimpiazzati da una furia cieca.

STRONZO!!! LO SAI BENISSIMO CHE NON HO QUELLA CIFRA, SEI SOLO UN PEZZO DI MERDA!!!

Ti do tre giorni.

Poi, il silenzio.
Scott rimase solo ancora una volta.
Solo in compagnia della sua rabbia, e del famigliare tu del telefono.

Angolo dell'autrice:

*Sam è inginocchiata*
VI... CHIEDO... UMILMENTE... PERDONO!!!!!!!!
Mi dispiace tanto per avervi fatto aspettare un mese intero senza di me, ma purtroppo, come sempre, l'ispirazione mi abbandona nei momenti del bisogno.
Ma stasera mi è ritornata e ho sfornato questa meraviglia solo per voi.
Che altro posso dirvi se no di...
recensire e perdonarmi VI PREEEEEEGOOOOOOO!!!!!!!!
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - 500'000 $ ***


dfgrtgrt

500.000$

Era da più di un’ora che nella testa di Gwen si ripeteva come un disco rotto quella cifra.

500.000$

Le espressioni dei suoi compagni di sventura avevano spazzato via ogni certezza della ragazza sul rivedere l’amica viva.
Non poteva essere vero, di sicuro era un incubo.
La mora si diede un forte pizzico al braccio, ma non successe nulla.
Era tutto fottutamente vero.
Cercò di riordinare tutti i suoi pensieri, nella speranza di trovare un modo per guadagnare tutti quei soldi.
Ma non c’era.
Era impossibile raccogliere una cifra del genere in soli due giorni! Di sicuro Alejandro voleva divertirsi, ma lei non voleva far parte di quel gioco.
Poteva chiamare la madre dell’amica, che le avrebbe inviato i soldi al più presto, ma poi?
Era veramente sicura che il latino avrebbe lasciato Courtney viva, per poi scappare con il bottino?
Gwen non ne era poi tanto certa.
Riprese il suo cellulare e uscì fuori, da sola.
Doveva camminare, altrimenti avrebbe spaccato il naso del primo che le rivolgeva la parola. All’improvviso, si trovò davanti alla casa di Heather e lì, l’illuminazione.
Se il rapitore voleva giocare sporco, allora sarebbero stati in due a farlo.
- Heather, apri! Sono io Gwen, ho bisogno di parlarti. –
La donna aprì la porta, regalando alla gotica una delle sue tradizionali stilettate.
- Allora ieri sera si è fatto sentire vero? – Chiese la mora, limandosi non curante le unghie.
- Si e credo tu già sappia che ha chiesto una cifra esorbitante, ma non sono qui per disperarmi. Voglio reagire. -  A quella frase, la donna rise, una risata amara.
- Sei davvero convinta di essere più intelligente di Burromuerto, darkettona? Non hai niente contro di lui. – Gwen entrò nel salotto e si sedette su una poltrona senza il consenso della padrona di casa, cosa che fece innervosire Heather non poco.
- Io no… ma tu si. – Mormorò la gotica.
La mora terminò la sua cura delle unghie immediatamente, e presto tutta la sua attenzione alla ragazza seduta nel suo salotto.
- Cosa hai in mente? –
- Il riscatto sarà facile da trovare, ma io ho alcuni dubbi, e quindi voglio che tu venga con noi. Per una piccola sicurezza in più di rivedere la mia amica viva. –
Appena finì di parlare, Gwen si accorse di quanto meschina poteva sembrare in quel momento, ma non le importava.
Alejandro doveva pagare.
- Tu vuoi che io venga con voi per fare cosa? – Era ovvio che Heather aveva capito tutto, ma voleva che fossero le labbra della gotica a pronunciare quella frase.
- Dovrai raccontare ad Alejandro di Miguel. Perché lui di sicuro non lo sa ancora, vero? – E alla fine, come degna conclusione del suo discorso, fece un sorriso sghembo.
Heather rispose con una smorfia stizzita.
- Quindi vorresti ricattare il rapitore con suo figlio, per accertarti che non faccia scherzi alla consegna del riscatto. – La donna pare pensarci su un bel po’, ma Gwen sapeva che aveva già deciso se accettare o no.
- è un piano meschino e da fredda calcolatrice, accetto. –
La mora si stupì della facilità con cui la donna di fronte a lei aveva venduto suo figlio a quello sgangherato piano.
Ma lei non voleva portarlo con loro, era una situazione troppo pericolosa per un bambino di soli cinque anni.
Lui non c’entrava niente con tutto quello che aveva fatto il padre.
- Ad una condizione… -
La gotica si aspettava quell’affermazione da parte della mora.
- Miguel non verrà con noi. –
Un’incredibile silenzio, incoronò la frase appena pronunciata da Heather, e fece spuntare sul sincero sorriso sulle labbra della mora.
- Avevo già scelto di non portarlo con noi. Domani verrai all’hotel, così organizzeremo meglio il piano. – E dopo aver scritto velocemente su un foglio l’indirizzo dell’hotel, Gwen lasciò quella casa, non prima di sentire i piccoli passi di Miguel che si dirigevano in cucina.

 

***

 

Dawn guardava il soffitto della sua camera da più di mezz’ora, le sue piccole mani erano strette attorno ad una busta bianca.
La lettera di Anabel, quella che scrisse al figlio più di dieci anni prima.
Sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato, ma aveva frugato nella valigia di Scott per un motivo ben preciso:

Voleva aiutarlo.

Voleva fargli capire l’amore che provava la madre per lui, nella speranza di liberarlo da tutte quelle energie negative che lo avvolgevano come una grigia e pesante coperta.
I suoi pensieri furono interrotti da un’aura che si stava avvicinando pericolosamente alla porta della sua camera. Fece in tempo a nascondere la lettera sotto al cuscino, prima di vedere il ragazzo entrare nella camera sbattendo la porta, il volto corrucciato e le mani incrociate strette al petto.
- Hai qualcosa che mi appartiene. – Disse il rosso, mentre osservava la figura di Raggio di luna distesa sul letto, lo sguardo perso a fissare il soffitto.
- L’ho presa perché voglio che tu la legga. – Mormorò la ragazza, alzandosi a sedere a ripescando la lettera da sotto al cuscino.
La Iena fece per prenderla, ma fu fermato dalla mano della bionda appoggiata al suo petto.
- Non mi interessa quello che mia madre mi ha scritto. –
- Se non t’interessa, perché la vuoi così tanto? –  Pigolò Dawn, abbassando leggermente la testa di lato, facendo penzolare nel vuoto i suoi capelli.
Scott sfoggiò uno dei suoi irresistibili sorrisi, prima di appoggiare le mani sui fianchi della ragazza.
- è lo stesso ragionamento che faccio nei tuoi confronti: Sei insopportabile, ficcanaso, santarellina e so tutto io… -
Il rosso si avvicinò all’orecchio di Raggio di luna.
- … ma ti desidero… - Soffiò dolcemente, prima di cominciare a mordicchiarle il lobo. La ragazza fu colta alla sprovvista e quindi non poté fermare un piccolo gemito fuggito alle sue labbra.
Quel dolce suono fuoriuscito dalla bocca della bionda, incoraggiò la Iena a rincarare la dose. Con una mano si appoggiò al materasso e con l’altra spinse –con la delicatezza di un elefante- il corpo di Dawn sul letto, imprigionandola tra le lenzuola e il suo corpo, terribilmente caldo.
Cominciò a massaggiarle le gambe, incitato dai vari sospiri che la ragazza cercava in tutti i modi di trattenere.

Fallendo miseramente.

La ragazza, come risvegliata improvvisamente, cominciò a dimenarsi.

Fallendo un’altra volta.

Il rosso le prese i polsi e la imprigionò in una stretta fatale. Scott si fermò ad osservare il suo bel visino, prima di perdere completamente il controllo, e impossessarsi di quelle labbra. Le fece dischiudere a forza, mentre si beava della sensazione della sua lingua intrecciata a quella di Dawn, anche se quest’ultima era poco collaborativa.
Si stacco con delicatezza, per poi prestare tutte le sue attenzioni al collo, lasciano una scia di baci, che resero l’aria bollente.
- Ragazzi, ho una importante notizia da dar… SANTO CIELO!!! -  La voce di Gwen, ridestò il ragazzo da quelle piacevoli sensazioni, mentre Dawn lo spingeva lontano da lei, liberandosi finalmente da quella imbarazzante posizione.
- Potevate anche chiudere a chiave la porta, e a questo che hanno inventato le serrature lo sapete?!? Vi aspetto fuori, dobbiamo parlare. –
La mora uscì in fretta dalla stanza, borbottando qualcosa d’incomprensibile. Appena il ragazzo si voltò verso Raggio di luna, tutti i suoi più lussuriosi pensieri, sfumarono in un attimo.
La piccola Dawn era seduta sul letto, le mani strette ai lembi del suo maglione, ma la cosa che impressionava di più, era il suo sguardo fisso su di lui:
I suoi grandi occhi, di quell’affascinante color cobalto, erano spenti e tremendamente impauriti.
La sola consapevolezza di essere il colpevole di tutta quella paura, formo un fastidioso groppo nella gola della Iena.
Era una sensazione insopportabile, e Scott non riusciva a capire il perché si sentiva così. Assorto da questi pensieri, non notò che le sue gambe lo stavano portando di fianco alla ragazza, che teneva gli occhi bassi.
Il rosso cominciò a guardare nel vuoto, mentre l’aria intorno a loro, che prima era bollente, si stava velocemente raggelando.
- Saresti arrivato fino in fondo? – La flebile voce di Dawn, ridestò il ragazzo, che si girò verso di lei, che ancora non riusciva a guardarlo negli occhi.
- Non è più facile per te leggermi l’aura? – La bionda alzò lo sguardo, attenta ad ogni movimento della Iena.
- Voglio che me lo dica tu. – Fu la risposta di Raggio di luna, una risposta ingenua come lei.
- Si. –
Il groppo in gola divenne ancora più grosso.
- Per te è ancora tutto un gioco? –
- Si. –
E dopo aver risposto, il rosso fece per andarsene, dato che quella maledetta sensazione lo stava uccidendo.
- Mi prometti che la leggerai, la lettera? – Il ragazzo si fermò a guardare Dawn, mentre gli porgeva la busta.
Scott prese il famigerato oggetto, borbottando un “si” e uscendo a passo di marcia da quella camera.
Il groppo in gola svanì quasi del tutto, nel vedere un piccolo sorriso sul volto della ragazza.

Angolo dell'autrice:
Et voilà!!! Il nuovo capitolo è arrivato!!!!
E anche una grande notizia:
Ho rivalutato la storia e, grazie a tutte le vostre fantasie che mi scrivete nelle recensioni, Cara Courtney durerà di più!
Non è una notizia fantastica?
S: PER NIENTE!
Sei arrabbiato con me perchè non ti ho ancora fatto fare niente con Dawn vero?
S: Almeno potevi descrivere meglio quella scena...
mi dispiace, ma i miei fan erano a corto della loro Dose Giornaliera di Suspense (DGS)
S: Matta...
Fingerò di non aver sentito, e adesso sarà meglio lasciare i miei cari lettori alle loro recensioni, saluta Scott!
*Scott sbuffa e se ne va*
Maleducato -.-"
E con questo vi saluto, mi raccomando di recensire.
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Deja-vù ***


     Cara Courtney... - Capitolo 10

Buio.

Vedeva solo quello, ma sentiva la consistenza di un tessuto che la bendava. Sentiva i polsi e le caviglie intorpidite e doloranti, a causa della corda stretta intorno a loro.
Strani rumori di passi che si avvicinavano alla sua “cella” e sussurri, la facevano sobbalzare ogni attimo, mentre le sue narici erano invase dall’odore di muffa e sangue che opprimeva quel luogo.
Non sapeva dov’era, ma sapeva precisamente da quanto tempo era rinchiusa lì:

Tre giorni.

Da quando Alejandro l’aveva trascinata a forza lì dentro, dando inizio a quell’incubo.

Tre giorni.

Avrebbe dovuto aspettare per ricevere la sua salvezza.
Lei era sicura di uscire viva da lì, sapeva che Gwen avrebbe chiesto aiuto per il riscatto alla madre, e sapeva benissimo che quei soldi sarebbero arrivati presto. Era solo questione di tempo.
E aspettava, Courtney.
Con ogni fibra del suo corpo contava i secondi che scorrevano lentamente, mentre cercava di ricavare qualche informazione utile dai discorsi dei rapitori.

Niente.

Gli uomini parlavano in un dialetto a lei sconosciuto. Di certo sapevano che la ragazza conosceva il Portoghese.
Una porta che si aprì cigolando, risvegliò Courtney dai suoi pensieri, facendola cadere in uno stato di paura e d'allerta.
Sentiva delle risate gutturali circondarla, facendole venire la pelle d’oca.
- Dai ragazzi, divertiamoci un po’! – Quelle parole, furono un campanello d’allarme per la ragazza, che cercò di liberare le mani dalla corda, inutilmente.
Ben presto si ritrovò col sentire il caldo e doloroso defluire del suo sangue dai polsi. Due mani rudi le presero le gambe, allagandole e cominciando a strappare le calze che le ricoprivano. Courtney urlava, si dimenava, cercava di colpire chiunque le stava facendo questo, mentre le sue orecchie erano invase dal rumore delle risate degli altri presenti. Anche con tutto quel casino, la mora riuscì a sentire indistintamente il rumore di una zip che si abbassava, e le “carezze” di quell’uomo si fermarono di botto.
Courtney temeva già il peggio, ma non voleva arrendersi così facilmente.
Se voleva stuprarla, doveva prima combattere.
La ragazza si dimenò ancora di più, graffiandosi le gambe con qualche vetro abbandonato sul pavimento. L’uomo la bloccò con una sola, micidiale mossa, facendole sbattere la testa a terra.
La mora sentiva la testa girarle, e una triste consapevolezza fece capolino nella sua testa.
Ben presto, avrebbe conosciuto il vero significato della parola “dolore”.

Silenzio.

Non sentiva più niente, solo dei passi che si allontanavano da quella cella, chiudendo la porta alle loro spalle.
La ragazza chiuse di scatto le gambe, sentendo con piacere che quell’uomo se n’era andato, senza però finire il lavoro.
Delle mani le tolsero dolcemente la benda, permettendo così alla mora di riacquistare la vista, dopo tre giorni di buio.
Il volto di Alejandro fu la prima cosa che vide, e questo fece solo crescere la rabbia di Courtney.
- Che c’è? Volevi divertirti tu con me, vero? – Sputò la ragazza, mentre il latino le medicava le ferite sulle gambe e sui polsi.
- Non tocco mai una donna, senza il suo consenso. –
La ragazza sbuffò, ma lascio che le mani del moro la medicassero. Appena Alejandro finì, la mora si raggomitolò, senza però distogliere i suoi occhi marroni da quelli smeraldo del ragazzo.
- Ho parlato col tuo fratellino, sono sicuro che non farà scherzi. –
- Quanto gli hai chiesto per me? – Quella domanda uscì quasi incontrollata dalle labbra serrate di Courtney, ma furono più forti di un urlo, anche se erano state pronunciate con un fil di voce.
- 500.000$ bastano per una ragazza forte e tenace come te, chica. – Il ragazzo prese il viso della mora tra il pollice e l’indice, questa però si liberò dalla presa e gli lanciò una stilettata con gli occhi.

500.000$

Era tutto quello che suo padre le aveva lasciato. Le rimanevano solo pochi spiccioli per proseguire con l’università.
In quel momento, desiderò con tutto il cuore di non aver mai incontrato Alejandro.
Il latino la guardava con gli occhi sbarrati, quel piccolo gesto gli aveva fatto ricordare un’altra ragazza, l’unica che non era riuscito ad uccidere.

Heather.

La SUA Chica.

SUA

SOLO sua.

La stessa Heather che infestava la mente, il cuore e i sogni del moro come una malattia.
Come un cancro.
Un cancro che stava, anno dopo anno, ragazza dopo ragazza, divorandolo.
Alejandro si risvegliò da quei pensieri, e si avviò verso la porta.
- Tra tre giorni c’è l’incontro. Prega che tuo fratello trovi i soldi… - E detto questo, se ne andò, sbattendo la porta.
In quel momento, Alejandro odiò con tutto il suo cuore Heather.

Angolo dell'Autrice:
Lo so che è un piccolo capitolo...
Ma è una piccola finestra, giusto per far vedere come se la passa Courtney...
E per vedere se Alejandro di è dimenticato o no della SUA Chica xD
Questo cap è ambientato dopo il capitolo 8, subito dopo la telefonata tra Scott e Alejandro.
Vi prego recensite in tanti.
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Hope ***


Cara Courtney... - Capitolo 11

Questo capitolo lo dedico alla mia piccola allieva. Con la speranza che anche lei, un giorno, possa trovare il coraggio di pubblicare le sue storie.
Ti voglio bene Vale <3

Avanti e indietro, avanti e indietro.

Scott camminava per la stanza da ormai tre ore, cercando senza successo di svuotare la mente e dormire.
La sua testa era stracolma di pensieri, mentre quella notte si preannunciava molto lunga per il ragazzo.
Già si figurava la mattina dopo, con due gigantesche occhiaie sotto gli occhi, mentre andava con i soldi da Alejandro, che teneva per un braccio sua sorella.
Erano passati tre giorni da quando il rapitore l’aveva chiamato e, in quel piccolo lasso di tempo, il ragazzo non aveva aspettato con le mani in mano. Aveva seguito il piano di Gwen alla lettera: l’idea di ricattare il rapitore con la madre di suo figlio, era semplicemente la cosa più geniale che avesse mai sentito.
Per poco, si dimenticò persino il perché stesse collaborando con Heather, finché non arrivarono due oggetti a ricordargli di Courtney:
La valigetta coi 500’000$ arrivo quel mattino; il rosso non aveva mai visto così tanti soldi in vita sua, tutti quei bigliettoni gli fecero brillare gli occhi al solo pensiero di come l’avrebbe spesa LUI tale cifra.
Quelle fantasie durarono fino al tardo pomeriggio di quel giorno, quando arrivò il secondo oggetto:
Un biglietto, le cui lettere erano state ritagliate da vari giornali:

PoRtA i SoLdI dOmAnI aLlE 15:30.
fAtTi TrOvArE aLl’InGrEsSo DeLlA  fAvElA dI ViDiGaL.
NOn FaRe ScHeRzI.

Quel biglietto, gli fece ribollire il sangue. Si immaginò la faccia del latino, il suo fastidioso ghigno e la voglia di distruggere tutto quello che lo circondava aumentava sempre di più.
- La favela di Vidigal è vicina al quartiere di Leblon. So perfettamente dove si trova. – La voce di Heather, lo scosse dall’intenzione di distruggere l’hotel.
Non ascoltò nient’altro Scott, se ne andò con passi pesanti, per poi chiudersi nella sua camera.
Ora era lì, seduto sul bordo del letto, mentre si arrendeva all’idea di passare la notte insonne.
Suo malgrado, cominciò a pensare alla sorella. Cominciò a chiedersi se stesse bene, se le avessero fatto del male o peggio…
Più si auto-convinceva che la mora era forte e che era ancora viva, più l’immagine del suo corpo senza vita prendeva forma nella sua testa.
In un modo o nell’altro, quella testarda ragazza, era l’unico parente che gli rimaneva. E sua madre gli aveva insegnato che la famiglia, era una delle poche cose che valgono nella vita.

Toc toc.

Qualcuno bussò alla sua porta.
- Scott, posso entrare? -  Quella vocina, solo una persona aveva un timbro di voce del genere.
- Entra. –
Dawn entrò subito, in mano aveva un piccolo piatto con dei panini.
- Non hai mangiato niente, e Gwen mi ha detto di portarti la cena. – Raggio di luna appoggiò il piatto sul frigo bar, e così il rosso poté osservarla meglio.
Indossava una maglietta a maniche corte, bianca e rosa, un paio di pantaloncini rosa e i capelli erano legati in due codini, tenuti fermi da due piccole mollette, anch’esse rosa.
Quella strana pettinatura, fece ricordare alla Iena una ragazzina dai capelli rossi che aveva vissuto con lui all’orfanotrofio per tre anni.
Il ragazzo prese un panino al tonno e cominciò a mangiarlo lentamente, mentre la bionda curiosava intorno, con sguardo perso.
I sui grandi occhi, caddero sul comodino, dove la lettera di Anabel era abbandonata lì, ancora chiusa.
- Non manterrai la promessa, vero? – Mormorò Dawn, mentre prendeva la lettera.
- Non c’è niente per me lì dentro, mia madre ha solo sprecato tempo. –
- Se l’ha scritta, ci sarà un mot… –
- E’ TROPPO TARDI!!! MIA MADRE DOVEVA PENSARE A SUO FIGLIO PRIMA. SAPEVA CHE MI AVREBBERO ABBANDONATO I NONNI, MA A LEI NON è FREGATO NIENTE. LEI E’ STATA LA PRIMA CHE MI HA ABBANDONATO!!! – Urlò Scott, interrompendo il discorso di Raggio di luna. Un’irreale silenzio si creò all’improvviso, mentre i due si esaminavano con lo sguardo.
- Posso leggertela io? – Quella domanda, prese di sorpresa il rosso, che rimase con gli occhi sgranati per qualche secondo.
Boccheggiò per un po’, prima di sbuffare sonoramente e annuire.
La ragazza gli sorrise, aprì in fretta la busta e cominciò a leggere:

Caro piccolo mio,
Quando leggerai questa lettera, non sarai più il mio piccolo bambino, e io non ci sarò più.
Ho voluto scriverti questa lettera, perché ormai so che non avrò mai il tempo di raccontarti tutta la verità.
Voglio raccontarti tutta la storia che mi ha portato ad avere la cosa più bella al mondo: te.
Avevo circa 20 anni, quando conobbi tuo padre. Per me fu amore a prima vista. I giorni che passavo con lui erano i più belli della mia vita. Ma quel sogno durò poco. Ben presto scoprì del suo matrimonio, e che io ero solo una stupida amante. Per lui era tutto un gioco, e io dovevo sottostare alle sue regole, purtroppo.

Faceva male, eppure mi andava.

Per un anno continuò così, finché lui non dovette fare una scelta.
O me o sua moglie.
Sai perfettamente chi scelse.
Io lo lasciai andare, sapevo che non poteva mai amarmi, che il suo cuore apparteneva alla moglie. Credevo di lasciarmi alle spalle quella storia, ma mi sbagliavo. Ero incinta, e anche se questo significava che ti avrei cresciuto da sola, non abortii. Dopo nove mesi, finalmente venisti al mondo. Eri semplicemente bellissimo, con quei tuoi grandi occhi grigi. Piangevi sempre, solo quando ti avevo tra le braccia, mostravi il tuo splendido sorriso. Ero l’unica a poter vedere il tuo vero Io, agli altri non lo permettevi. Eri “la peste del vicinato”, l’incubo di tutti con i tuoi scherzi. Ma eri anche un bambino tanto dolce. Mi ricordo ancora quando non sprecavi nessuna occasione per regalarmi abbracci, carezze e parole dolci. Eri bello come tuo padre, ma eri come me. Donavi il tuo affetto solo alle persone che se lo meritavano. Non ho mai più sentito tuo padre. Sapevo che aveva una figlia, della tua stessa età, di nome Courtney. Non te l’ho mai detto, perché sapevo che questo ti avrebbe fatto soffrire, sapevo che non mi chiedevi mai di papà, perché altrimenti entrambi ci saremmo messi a piangere senza motivo. Mi hai sempre trattato come la tua regina. Mi hai fatto vivere gli anni più belli della mia vita, e per questo ti ringrazio. Quando leggerai la lettera, non sarai più il bambino che tra poco dovrò lasciare, ma un uomo. L’uomo forte e allo stesso tempo dolce, che ho visto tante volte nei tuoi occhi. Voglio chiederti scusa, perché non ti ho mai raccontato di tuo padre e di tua sorella. Sono una vigliacca, e nessuno può dire il contrario.
So che i nonni, dopo la mia morte, non ti lasceranno niente, e ti abbandoneranno da qualche parte. Ma io sono furba, tu lo sai bene. Qui sotto c’è il nome di un conto svizzero, lì ci sono tutti i tuoi soldi. Mi raccomando, spendili saggiamente. Spero solo che crescendo tu abbia perso le mani bucate che avevi da piccolo. Ti voglio bene Scott, con tutta la mia anima, e te ne vorrò sempre. Ricordati che sono sempre vicino a te, sono il tuo angelo Custode. Ti auguro di vivere una vita felice,  di trovare l’amore della tua vita, e provare la gioia di diventare padre. Promettimi una cosa: Non prendere i sentimenti come giocattoli, non fare lo stesso errore che fece tuo padre.
Fallo per me.
Addio
Mamma

Allegato alla lettera, c’era un biglietto con il nome del conto che la madre gli aveva lasciato.

Hope.

Speranza.

Scott guardò quel biglietto incredulo.
Era stato uno stupido, aveva sempre rimproverato la madre per averlo abbandonato. Invece aveva pensato a tutto, e adesso si ritrovava con chissà quanti soldi per le mani.
In quel momento, si sentì tremendamente in colpa.
- Tua madre ha ragione: fa male, eppure ci va. – Disse in un sospiro Dawn. Quella frase, fu come un campanello d’allarme per il rosso.
- Come sarebbe a dire “ci va”? – Chiese il ragazzo, alzandosi dal letto e avvicinandosi a Raggio di luna.
- Credo che tu sappia già la risposta… - Sussurrò la ragazza.
Al rosso venne un nodo in gola.
Quegli occhi, così tristi e innamorati.
Il capo chino.
Il sorriso triste dipinto leggermente sul volto.
Aveva la stessa faccia di sua madre, quando una sola volta, gli aveva raccontato del padre.

Quelle due donne erano così simili…

- Questo vuol dire che ti sei innamorata di me. – Ghignò la Iena, giocherellando con il codino sinistro. La ragazza si ritrasse velocemente.
- Saresti arrivato fino in fondo? –
- Credevo di averti già risposto. – Disse Scott, incrociando le braccia al petto.
- Ma adesso devi dirmi la verità. Saresti arrivato fino in fondo? – Ripeté Dawn, alzando la testa.

Cosa doveva rispondere?

La ragazza gli stava leggendo l’aura, ne era sicuro. Stava ancora pensando a cosa risponderle, che la risposta uscì incontrollata dalle sue labbra.
- No –
- Per te è ancora tutto un gioco? –  Disse la bionda, avvicinandosi al rosso.
Anche questa volta, la risposta uscì incontrollata, mentre il ragazzo stringeva a sé Dawn.
- Non lo so. – Soffiò sulle labbra di Raggio di luna, prima di intrappolarla in un bacio passionale.
La ragazza lo allontanò velocemente, e ritornò quello sguardo triste sul suo viso.
- è tutto ancora un gioco per te. – La bionda si allontanò e andò verso la porta. I secondi che succedettero a quell’azione, furono dettati dall’istinto della Iena. Le prese saldamente il polso, la fece piroettare un paio di volte, prima di farla ritornare tra le sue braccia.
In quel momento, capì cos’era quel nodo in gola. Era una risposta, che aspettava da troppo tempo di uscire.
Si avvicinò a lei, respirò profondamente il suo profumo, e disse, ad un soffio dal suo viso:

- No. –

E la baciò, ma lentamente e con una dolcezza che non gli apparteneva. Ben presto il bacio si fece più spinto, e le loro lingue cominciarono a cercarsi, abbracciarsi, intrecciarsi tra loro.
Si staccarono dopo un po’, ma la distanza tra i due fu subito annullata da Dawn, che gli gettò le braccia al collo, e lo fece quasi cadere all’indietro.
Scott riprese la situazione in mano, spinse la ragazza fino a bloccarla tra la porta e lui.
Con la mano cercò a tentoni la chiave e la fece girare velocemente, mentre si dedicava a ricoprire di baci il collo della bionda.
Un leggero clic, fece incurvare le labbra del rosso.

Nessuno li avrebbe disturbati, quella volta.

Il ragazzo scese con le mani, arrivando al fondoschiena e sollevandolo lentamente. La ragazza, alzò le gambe, ancorandosi al suo bacino, sempre senza lasciare le labbra della Iena. In un attimo, si ritrovarono stesi sul letto. Continuarono a baciarsi, mentre Scott le tolse la maglietta, la ragazza era passata a dargli piccoli baci sul collo.
Raggio di luna ci stava prendendo gusto, e questo al ragazzo piaceva da matti.
Approfittò dell’occasione, per toglierle i pantaloncini e sfilarsi la sua maglia, che caddero da qualche parte nella camera. I due si concessero qualche attimo per ammirarsi. Raggio di luna era sicura di non aver mai visto un ragazzo tanto bello.
A pensarci bene, Dawn non si era mai fermata a osservare i ragazzi.
Sentiva un calore invaderle il corpo e la paura che aveva avuto all’inizio, sembrò svanire quasi del tutto.
Il rosso non ce la faceva più, era al limite. Appena riuscì a sganciarle in reggiseno, cominciò a torturarle il seno, mentre le sue mani giocherellavano con l’elastico degli slip e dei suoi boxer, ormai troppo stretti per tenere a freno la “bestia” che fremeva di uscire.
Raggio di luna gli prese le spalle e l’allontanò dal suo corpo.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, in segno di disappunto.

L’aveva interrotto proprio sul più bello.

- Ho paura. – Sussurrò la ragazza, girando in viso dall’altra parte.
La Iena le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Farò piano ok? Tu devi solo rilassarti, altrimenti sentirai più dolore. – Si separò da lei, armeggiò dentro il primo cassetto del comodino, e andò in bagno. La bionda lo vide ritornare poco dopo, completamente nudo.
Arrossì violentemente, e questo fece ridere Scott, che ritornò sopra di lei, togliendo l’ultimo indumento rimastole ancora addosso.
- Dovresti aprire le gambe. Sai, non sono il mago Houdini. – Quell’affermazione, fece ridere Dawn, che titubante aprì le gambe.
Il rosso si posizionò tra di esse, mentre cominciava a prepararla.
Prima uno, due e poi tre dita cominciarono a esplorare posti della ragazza sconosciuti a qualsiasi ragazzo fino a quel momento.
Era una situazione fastidiosa, ma tremendamente piacevole. Quando Raggio di luna inarcò la schiena dal piacere, le dita della Iena uscirono da lei, mentre la sua mano destra, andava ad intrecciarsi con quella della ragazza.
- All’inizio farà male, ma non potrò fermarmi. Durerà poco, ma devi resistere. –
La bionda annuì lievemente, e la Iena cominciò ad entrare in lei, lentamente.
Dawn riusciva a sentire solo una cosa.

Dolore.

Solo e puro dolore.

- Ti prego basta. – Pianse la ragazza, ma il rosso non si fermò, la baciò dolcemente, mentre la tranquillizzava tra un bacio e l’altro.
- Tra po-co n-non senti-irai pi-ù nien-nte, fid-tati – Ansimava Scott, ormai al limite.
Il dolore cominciò ad affievolirsi, facendo spazio a qualcos’altro.

Piacere.

Puro e fantastico piacere.

Quando Dawn cominciò a rilassarsi, il ragazzo poté finalmente dare sfogo a tutta la sua energia, incanalata dentro di lui fino a quel momento.
Quando anche l’ultima stella scomparve dal cielo, i due si accasciarono sul letto, rossi in viso, stanchi ma felici.
Raggio di luna gli diede un lieve bacio sulle labbra, prima di crollare dal sonno, seguita ruota da lui.

Angolo Dell'Autrice:
Be', che dire, credo che moltissime persone aspettassero questo momento no?
Scott: SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quanto entusiasmo!!!!
Scott: Senti, una scopata e pur sempre una scopata...
La finezza l'hai mandata a quel paese eh?
Scott: Proprio come hai fatto tu.
Lasciamo perdere.
Credo che questo capitolo sia tremendamente OOC da entrambe le parti (T.T) ma non ne sono sicura...
Quindi rispondete tutti:

Secondo voi, ho mantenuto l'IC dei personaggi in questo capitolo si o no???

Aspetto con ansia la vostra risposta.
Ho deciso di dedicare questo capitolo alla mia allieva Vale, perchè è proprio lei l'autrice della frase "Fa male, eppure mi va", che ha contribuito allo sviluppo di questo capitolo

GRAZIE MILLE VALE!!!! <3

E con questo vi saluto.
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Il riscatto parte 1 ***


Cara Courtney... - Capitolo 12

Un prepotente raggio di sole, interruppe il sogno di Scott, che aprì gli occhi di malavoglia, mentre la sua bocca si apriva in un gigantesco sbadiglio.
Il ragazzo cercò di girarsi su un fianco, ma qualcosa bloccava ogni suo movimento.

O per meglio dire, qualcuno.

Il piccolo corpicino di Dawn era disteso sul suo, completamente nudo.
La ragazza stava dormendo profondamente e un grande sorriso, che le arrivava da un orecchio all’altro, le impreziosiva il viso dai tratti fini.
I capelli erano sparsi a raggiera e sembravano aggrapparsi al petto del ragazzo, mentre le mani della bionda erano abbandonate lungo i suoi fianchi.
Resto imbambolato per un po’, prima che il ricordo della notte appena passata, gli fece comparire un piccolo ghigno sul volto.

La miglior scopata della vacanza.

Anzi, l’UNICA scopata della vacanza.

La prese per i fianchi e, senza svegliarla, l’adagiò accanto a sé.
Si alzò e andò a farsi una doccia. Aveva bisogno di una bella doccia fredda. La sensazione dell’acqua sul suo corpo era semplicemente rilassante, e l’acqua fredda lo aiutò a svegliarsi, e ad mettere a tacere tutti i bollenti spiriti che lo stuzzicavano al pensiero di Raggio di luna nel suo letto.
Si avvolse un asciugamano in vita, mentre scuoteva vigorosamente la testa, nell’intento di scrollare dai capelli il grosso dell’acqua.
Ritornò in camera, si sedette sul letto, e prese la lettera della madre. La rilesse più volte, mentre un ricordo si fece spazio nella sua mente:

*Inizio flashback*
Una figura dormiva tranquillamente, mentre un’altra, più piccola e perfettamente sveglia, si avvicinava a lei.
- Mamma, svegliati! – La piccola vocina del bambino di tre anni, risvegliò la donna, che aprì i suoi grandi e assonnati occhi color nocciola.
- Piccolo, che c’è? – La rossa si sedette e fece spazio al figlio, che si accucciò vicino a lei.
- Ho fatto un brutto sogno mamma. Sognavo che un uomo grande e brutto mi portava via da te. – Scott si strinse alla vestaglia della madre, mentre ella gli accarezzava amorevolmente i capelli.
- Stai tranquillo amore mio, era solo un incubo. Nessuno ti porterà via da me. – Anabel lo abbracciò forte, come per paura di vederlo scomparire da un momento all’altro.
- Hai mai fatto brutti sogni mamma? – La domanda ingenua del bambino, fece sorridere la donna.
- Si, tanti. Ma da quando sei venuto tu, se ne sono andati tutti. –
- E perché? –
- Perché quando un tuo sogno si realizza, tutti gli incubi se ne vanno. Devi solo sperare che si realizzino e gli incubi ti abbandoneranno per sempre, piccolo mio. – La rossa gli diede un tenero bacio sui capelli, prima di farlo stendere sul letto e vegliare su di lui, fino a che non cadde tra le braccia di Morfeo.
- Ricordati Scott. La speranza è l’ultima a morire. –
*Fine flashback*

La speranza fu l’ultima cosa che si spense negli occhi della madre, quando il rosso la vide morire.
E quella stessa speranza sembrava aleggiare immortale in quelle lettere, scritte con le ultime forze di quella donna.
- Più passa il tempo, più mi convinco che eri adorabile da piccolo. – La vocina impastata dal sonno di Dawn, risvegliò il ragazzo dai suoi pensieri.
- Ti avevo detto di non leggermi i ricordi, te ne sei dimenticata? – La Iena si distese di fianco a lei, mentre la bionda si copriva le proprie nudità con le lenzuola, inutilmente.
Scott aveva già avuto modo di crearsi un piccolo ritratto nella sua mente di quel sederino sodo, mentre lei dormiva tranquilla.
- E io ti avevo detto che non devi fare questi pensieri tanto sconci. Quindi siamo pari! – Convenne Raggio di luna, mentre scostava una ciocca di capelli rossicci umidi dal volto del ragazzo.
Rimasero per molto tempo così, perdendosi uno negli occhi dell’altro, mentre il mondo intorno a loro sembrava annullarsi completamente.
- Sarà meglio andare, dobbiamo salvare tua sorella. – Le piccole labbra della bionda si posarono delicatamente su quelle del rosso, e le mani della Iena, si ancorarono saldamente al fondoschiena della ragazza.
Dawn si liberò da quella presa, gli scompigliò i capelli, come era solita fare Anabel, si vestì in fretta e uscì dalla camera.
Scott rimase immobile, a guardare il vuoto davanti a sé.

Il gran giorno era arrivato.

Il giorno in cui avrebbe liberato Courtney, e in cui finalmente avrebbe spaccato il naso di Alejandro.
Se voleva avere quei soldi, prima doveva pagarlo con il suo bel faccino.
Il rosso si riscosse da quello stato di catalessi in cui era caduto, e cominciò a vestirsi.
Mentre chiudeva la zip dei suoi jeans e cercava nella sua valigia una felpa decente, due piccole braccia lo abbracciarono da dietro.
- Gli altri ci stanno aspettando di sotto. Gwen sa già tutto, mi ha letta dentro! –
- Certo che la gente se ne accorge, se tu te ne vai in giro con una faccia che urla “Salve, ho passato la serata a scoparmi Scott”! – Ghignò la Iena, che era sicuro di aver provocato una piccola smorfia scandalizzata sul volto della ragazza.
- Riuscirò mai a renderti un tantino più “educato”? –
- E io riuscirò a renderti un po’ più “audace”? -  Scott si girò, le prese saldamente i fianchi e la baciò con passione.
Quando si staccarono, la ragazza scosse vigorosamente la testa, facendo oscillare i suoi lunghi capelli color biondo smorto.
Uscirono insieme da quella camera, e insieme si avviarono all’hall dell’hotel, dove una raggiante Gwen e una Heather scocciata erano lì ad aspettarli.
- Credevate di tenermelo nascosto ancora per molto? Sono molto felice per voi! – Esclamò la gotica, per poi ritornare alla sua solita espressione.
- Vogliamo ancora parlare della nostra scopata o vogliamo andare a pagare il riscatto? – Chiese esasperato il rosso.
Heather prese la valigetta con i soldi, e s’incamminò verso l’uscita, seguita dagli altri tre.
- Dalla a me. Voglio consegnarla io a quel bastardo. – Mormorò il ragazzo, prendendo dalla mano della mora i 500’000$ e mettendosi alla testa del gruppo.
Dawn lo raggiunse immediatamente, gli rivolse un sorriso d’incoraggiamento, mentre intrecciava le dita della propria mano con la sua.

 

***

 

La favela di Vidigal era l’altra faccia di Rio. Quella più povera, che viveva nello sporco e nello squallore di quelle baracche costruite con le lamiere.
L’ingresso era un cancello arrugginito, abbandonato ai lati della strada, lasciando larga veduta alle baracche e a chi, per sua sfortuna, era costretto a viverci.
Alejandro era lì, dietro di lui i suoi tre complici e fratelli.
Josè, il più grande dei Burromuerto, capace di voltare le spalle anche alla sua famiglia, e infatti il latino lo teneva sempre d’occhio.
Carlos, di soli quattordici anni, era la prima volta che partecipava a quel genere di “affari”, ma era determinato a non deludere i suoi fratelli.
Fernando, non faceva parte della famiglia Burromuerto, ma Alejandro lo considerava come tale, da quando sua madre lo aveva accolto nella loro casa, alla tenera età di otto anni.
I quattro videro arrivare il gruppo dei ragazzi, con i soldi. Alla vista di quella valigetta, un grande ghigno comparve sul volto del moro, mentre ordinava al piccolo Carlo di andare a prendere l’ostaggio.
Osservò attentamente il gruppo:
Scott teneva la valigetta con la mano sinistra, mentre quella destra era ancorata a quella di Dawn, Gwen era appena dietro di loro e di fianco a lei…

NO!

Non LEI!

Non poteva essere vero…

Il gruppo si fermò a qualche metro da loro, mentre Heather si metteva alla testa del corteo. Era semplicemente perfetta, i suoi occhi si inchiodarono in quelli del latino, mentre entrambi rivivevano i momenti che avevano vissuto insieme.
- Quanti anni sono passati? – Chiese Alejandro.
- Cinque. –
- E sei rimasta qua, vero. Perché? – Il ragazzo sapeva fin troppo bene che la mora non se ne era andata, e che aveva comprato una casa in uno dei più tranquilli quartieri della città, ma non si sapeva spiegare il perché di quella scelta.
Heather non si era di certo innamorata di lui, era ASSURDO!
La ragazza fece un respiro profondo, poi parlò:
- Miguel mi ha tenuto qui… -

Miguel?!?

Chi era quello scapestrato che era riuscito a avere la SUA chica?

Doveva saperlo…

- Dev’essere un uomo fantastico, per averti convinta a restare. – Il latino strinse le mani a mo' di pugno, fino a far sbiancare le nocche.
Il solo pensiero che qualcun altro aveva trascorso tutte le notti con Heather, lo faceva ribollire dalla rabbia.
- Sai, è un bambino determinato come il padre, per mia sfortuna. –

Bambino?!?

Tutto si fece più chiaro…

Miguel era il suo bambino.

Anzi, il LORO bambino.

Il moro capì anche il perché la ragazza si era fatta viva solo in quel momento, e un pizzico di tristezza si mescolò alla sua felicità.
- Sei venuta come ricatto, vero? –
La vide annuire con decisione.
- Avrai la possibilità di vedere tuo figlio, e di essere un padre per lui, solo se ci consegnerai la ragazza… viva. –
Alejandro sospirò rassegnato, fece un cenno con la testa verso il fratello minore, che portò la ragazza.
Lo avevano incastrato, nel modo più meschino che potevano.
Una stupida e testarda ragazza, in cambio di suo figlio?
Solo Heather poteva congegnare un piano così malsano.
Scott si avvicinò alla sorella, la prese per un braccio, mentre consegnava la valigetta ad Alejandro
Poi…
Qualcosa andò storto.

Angolo dell'Autrice:

Con un TREMENDO ritardo, sono riuscita finalmente a pubblicare il capitolo!
E, questo è un mio personale modo di dirvi: BUONANOTTE!!!
Presto arriverà anche la parte 2
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Il riscatto parte 2 ***


Cara Courtney... - Capitolo 13

Qualcosa andò storto.
Alejandro aveva la vista annebbiata, e la testa gli doleva tantissimo, mentre si alzava barcollando da terra.
Riuscì a riconoscere tre figure davanti a lui, due di loro erano molto grossi.
Appena la sua vista ritornò lucida, poté identificare meglio le tre figure:
Josè e Fernando erano davanti a lui, tenevano bloccate Courtney e Dawn, mentre Carlos era dietro di loro, le mani strette alla valigetta.
- Alla fine ci sei riuscito, a tradirmi eh? –
Josè sfoggiò un inquietante ghigno, mentre la sua risata si diffuse nell’aria.
- Credevi veramente che avrei diviso i soldi con te, Al? Tu mi conosci bene fratellino, sai che non faccio affari con nessuno, specialmente con te. –
Scott fece un passo in avanti, ma Fernando fu più veloce di lui.
Impugnò la pistola, e appoggiò la fredda canna sulla tempia della bionda, che sussultò al freddo contatto del metallo sulla sua pelle.
- Io non lo farei se fossi in te. – Disse Josè, puntando la sua pistola sulla tempia della mora.
- Perché lo fai? –
- Perché?!? – Stavolta fu Fernando a parlare.
- Per colpa di quella asiatica del cazzo ti sei ridotto così, come un verme. Così avevamo deciso da tempo di piantarti in asso, e oggi abbiamo avuto l’occasione giusta. -
- Lasciale andare. Ti abbiamo dato i soldi no? Che altro vuoi? – Sibilò il rosso.
- Sai dovrò anche divertirmi io… - Il ragazzo ghignò ancora di più mentre stringeva a sé la ragazza, e le morsicchiava il lobo dell’orecchio.
Quel gesto, raggelò il sangue della mora.
Fernando cominciò a divertirsi anche lui: appoggiò il palmo della mano sul seno della bionda e cominciò a stringere prepotentemente, mentre il viso di Raggio di luna si riempiva di lacrime.
Scott digrignò i denti, e si conficcò le unghie nei palmi delle mani, per non correre verso i due uomini, e rischiare di trovarsi a terra le cervella delle ragazze.
Nessuno la doveva toccare.

Dawn era SOLO sua.

- Josè, smettila! – La vocina di Carlos, attirò l’attenzione di tutti.
- Che cosa hai detto? – Sputò l’uomo, lasciando in pace il lobo di Courtney, ormai rosso e gonfio.
Il ragazzino fece un passo avanti, gonfiando il petto per sembrare più grande.
- Scappare con i soldi mi va bene, ma usare queste ragazze… Mamma ci ha insegnato a rispettare le donne, se sapesse quello che hai intenzione di fare… -
Il piccolo abbassò lo sguardo, i riccioli color ebano gli ricaddero sul volto.
- Non azzardarti più a nominare nostra madre. – La voce ferma del fratello maggiore, fece paura al Carlos, che alzò il capo, giusto in tempo per vedere la pallottola che sfrecciava verso la sua testa.

- CARLOS! – Alejandro non poteva crederci.

Il suo fratellino, di soli quattordici anni, era riverso a terra, con un buco nel cranio, da cui usciva copioso il sangue.
A quella orribile vista, il latino non ci vide più dalla rabbia.
Balzò addosso al fratello, facendogli cadere la pistola e liberando Courtney. Fernando aveva già buttato a terra Dawn, ed aveva tirato fuori un grosso coltello, con l’intento di aiutare il suo complice. Ma la mora fu più veloce. Gli assestò subito un calcio nelle parti basse, che lo fece inginocchiare dal dolore. Lei approfittò di quella posizione, per prendere la testa del rapitore tra le mani, e la vece scontrare con il suo ginocchio.
L’uomo, con una mano su cavallo dei pantaloni, e una sul naso, ormai rotto, si accasciò a terra.
- Non potevi farlo prima scusa? – La risposta acida della Iena, fece voltare la ragazza.
- Prima avevo una pistola puntata alla testa, e un maniaco sessuale dietro di me. – Si limitò a rispondere, mentre aiutava Raggio di luna ad alzarsi.
I due fratelli Burromuerto stavano ancora combattendo, e sembrava che il più grande stesse vincendo. Con una sola mossa, riuscì ad atterrare Alejandro, e a bloccargli le braccia.
Josè ghignò, mentre recuperava il coltello di Fernando dall’asfalto.
Il latino era già pronto a sentire la lama metallica perforargli la carne.

Fu questione di attimi.

Si ritrovò il corpo privo di sensi del fratello addosso, lo buttò di lato e si alzò immediatamente, vedendo chi era riuscito a neutralizzare l’uomo.
Un grande sorriso comparve sul suo volto non appena vide la sua salvatrice.
Heather, che stringeva una mazza, presa chissà da dove.

C’era silenzio, anche troppo.

Ma venne subito distrutto dal rumore delle sirene della polizia.
- Adesso passero un bel po’ d’anni in prigione vero? – Chiese il latino, con un sorriso amaro sul volto.
- Miguel è a casa, verrò non appena sarà tutto passato. – Mormorò l’asiatica, in modo che solo il moro potesse sentirlo.
Alejandro si avvicinò a lei, le diede un veloce bacio sulla fronte, prima di sussurrarle:
- Grazie chica. Eu te amo*. – E corse via.
La ragazza sbuffò, mentre lanciava maledizioni contro il ragazzo che correva da suo figlio. Fece un respiro profondo, prima di cominciare la sua piccola recita.
- Alejandro è scappato! È scappato! –
Heather era una grande attrice.

 

***

 

Scott era davanti al gigantesco tabellone dell’aeroporto, che segnava l’arrivo di due aeri.

Uno diretto a Ottawa.

Uno diretto a Toronto.

Doveva prendere uno dei due, ma questo significava fare una scelta:
Cominciare una nuova vita con o senza Courtney?
Una piccola manina si strinse alla sua, mentre la figura di Dawn si affiancò a lui.
- Sei molto indeciso, sai potresti venire con noi. Courtney ha una casa molto grande… -
Il rosso era diviso a metà; una parte di lui voleva andare via, un’altra voleva restare solo con Raggio di luna…
- Deciderò io se sprecare o no la mia vita appresso a mia sorella. – Rispose acido la Iena, senza staccare lo sguardo dal tabellone.
- Qualsiasi cosa tu decida, so che farai la scelta giusta. – La bionda gli diede un lungo e dolce bacio sulle labbra, prima di ritornare dalle altre.
Doveva fare quella scelta, era il momento. Però non riusciva a decidersi e quelle due città gli ronzavano nella testa, fino a fargli venire il mal di testa.
La fastidiosa voce della sorella, lo risvegliò dai suoi pensieri.
- Allora, che intendi fare? -

*Ti amo in portoghese

Angolo dell'Autrice:

BUONA NOTTE A TUTTI!
Scott cosa avrà deciso?
e soprattutto, Alejandro e Heather  dove sono?
Tutte queste domande, troveranno risposta nell'epilogo.
Si, miei cari, questa storia sta volgendo al termine.
Ma non preoccupatevi:
Ricomincerò subito le altre due ff che ho sospeso per questa!
Un bacione:^.^:

Samantha detta Sam

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Epilogo ***


     Cara Courtney... - Capitolo 14 Epilogo

Regnava il silenzio in quella casa. Solo il pigro sgranocchiare di Courtney si udiva tra quelle stanze. La ragazza inzuppò la sua fetta biscottata nel caffè, mentre cercava di svegliarsi. Aveva passato tutta la notte a studiare per l’esame dell’università, ormai sapeva a memoria il libro da quante ore ci aveva passato sopra. Guardò l’orologio appeso alla cucina, mentre afferrava una brioche da mangiare più tardi e la riponeva nella borsa.

7:30

“Il solito dormiglione, mi farà fare ritardo come al solito.” Pensava la ragazza, mentre si alzava e andava al piano di sopra.
Aprì la porta di una camera, di fianco alla sua. La stanza era avvolta dall’oscurità, e si sentiva chiaramente il respiro regolare di una persona ancora nel mondo dei sogni.
La mora si diresse con passo sicuro verso la finestra e, con un secco movimento, aprì le tende, illuminando immediatamente la camera.
- Porca puttana… - Inveiva la figura sotto la moltitudine di coperte muovendosi lentamente, ancora non completamente sveglia.
- Su forza, alzati! Devi accompagnarmi all’università! – Esclamò Courtney, prendendo le coperte e gettandole a terra.
Scott si alzò a sedere con un’espressione omicida sul volto. I capelli rossicci scompigliati e sparati in tutte le direzioni, l’ombra di una leggera barba sul viso e le palpebre pesanti.
- Ti do dieci minuti, fatti la doccia e scendi. E non ti azzardare a ritornare a dormire capito? –
- Fanculo. – Sibilò il rosso, mentre con passo pesante si dirigeva in bagno.
La ragazza, stranamente di buon umore, scese le scale e ritornò a dare attenzioni al suo caffè.
Dopo cinque minuti, il ragazzo si sedette a tavola, mentre cercava di appiattire le ciocche ribelli dei suoi capelli verso il basso.
- Su col morale fratello, la tua settimana di straordinari in officina è finita. Avrai tutto il tempo di dormire, da domani; oggi devi accompagnarmi, ho l’esame. –
- Lo so che oggi hai quel fottutissimo esame! È da due settimane che mi stai rompendo le palle su sto fatto! – Esclamò la Iena, immergendo la sua brioche nel barattolo di cioccolato.
- Scusa se tua sorella vuole farti partecipe della sua vita. Comunque dovresti bere meno caffè. Sei nervoso. –
- Forse sono nervoso perché è da una settimana che non dormo no? – Mormorò Scott. Il ragazzo aveva un lavoro in un'officina e, per un motivo alla mora sconosciuto, il fratello aveva chiesto una settimana di straordinari, per averne poi una di ferie.
Il rosso aveva trascorso giorno e notte a lavoro, tra olio da cambiare e macchine da aggiustare.
Il campanello suonò, e stranamente, questo parve svegliare la Iena, che corse ad aprire.
Courtney sentiva delle voci all’ingresso e, incuriosita, si avvicinò alla porta della cucina per sentire meglio quei discorsi.
- Sono troppo felice Scott. Non vedo l’ora di partire. Sarà la settimana più bella della mia vita. – Quella vocina, Courtney l’avrebbe riconosciuta tra mille, Dawn.
- Si piccola, adesso però frena l’entusiasmo, fammi accompagnare Courtney all’università e andiamo. –
- Posso venire con voi? –
- No! Mia sorella non sa della nostra vacanza. Sai come è fatta… - La mora si offese leggermente sull’ultima affermazione pronunciata dal rosso.
- Come sono fatta scusa? –
L’espressione del ragazzo era tutta un programma: bocca spalancata e occhi sgranati.
- Courtney, non ti arrabbiare, ma io e Scott partiamo. – A parlare era stata Raggio di luna, dato che aveva visto dall’aura dell’amica che sapeva già del viaggio, e che era da stupidi continuare a nascondere tutto.
- Partite e per dove? E come mai non mi avete avvisato? – Courtney si sentiva come una professoressa davanti a due studenti impreparati ad un interrogazione.
- Andiamo in una casetta sull’isola di Terranova, sai, è il nostro anniversario! Mi dispiace, ma io credevo che tu lo sapessi. – Disse la bionda, abbassando lo sguardo.
Due anni.
Erano ormai due anni che la sua amica e suo fratello stavano insieme. All’inizio non poteva crederci.

L’innocente e pura (si fa per dire pura -.-“ NDA) Dawn,

con il sociopatico e scorbutico Scott.

Era una coppia improbabile, ma col tempo, la ragazza aveva capito che quei due, per quanto diversi fossero, erano uno la metà dell’altro.
- E da quando sei diventato così romantico fratellino? – Chiese Courtney.
- Guarda che ha organizzato tutto lei, io ho solo dovuto lavorare il doppio per accontentarla. – Si giustificò Scott.
- Ragazzi sarà meglio andare. La qui presente avvocatessa Courtney deve dimostrare a tutti di essere la migliore all’esame! – Esclamò Dawn, prendendo per mano fratello e sorella, e dirigendosi verso l’auto della Iena.

***

- MAMMA! PAPA’! VENITE A VEDERE! – Esclamò Miguel, chiamando a gran voce i genitori.
Heather e Alejandro arrivarono subito, sorpresi dalle urla del figlio.
- Che c’è menino*? – Chiese il latino, avvicinandosi al bambino e scompigliandogli i capelli con fare paterno.
Miguel porse un foglio ai genitori, mostrando le sue manine colorate dai pennarelli.
- Siamo noi! Questa sei tu mamma... – Il bambino indicò una figura alta e dai lunghi capelli neri, visibilmente arrabbiata.
- … questo sono io… - Il piccolo dito percorse il disegno, arrivando ad indicare un’altra figura, più piccola, intenta giocare a pallone.
- … e questo sei tu papà! – Questa volta, Miguel indicò una figura più grossa delle altre, nascosta sotto un tavolo.
- Perché mi nascondo? – Chiese l’uomo, mentre con un braccio avvolgeva la vita della sua compagna.
- Perché ti piace giocare a nascondino con i poliziotti! – L’innocente esclamazione del figlio, fece ridere Alejandro, che lasciò la mora e andò ad appendere il disegno, disegnato con tanto impegno dal suo amato Miguel, sul frigorifero.

*ragazzo in portoghese

Angolo dell'Autrice:

Ed eccoci arrivati alla fine, purtroppo.
Sapete, mi mancherà tanto Cara Courtney...
Come tutte le mie storie che finiscono!
E adesso *rullo di tamburi* E' L'ORA DEI RINGRAMENTI!!!

Rigrazio chi ha messo questa fanfiction tra le preferite:

dgcourt

Dott_Gwen

Harley Dell Clarence

kiara097

lale99

Whiteney Black

Rigrazio chi l'ha messa tra le seguite:

Cat e Dog

Dott_Gwen

Itha

izzymitica

Kauhsen

Ladra Di Mele Marce

E rigrazio chi l'ha recensita:

kodocha98

Dott_Gwen

Channa

_Smeralda_

Lupetta2009

lale99

Whiteney Black

Marty_Angel

Ladra Di Mele Marce

Free_Mind

anna21

kiara097

Nekomata 42

Ringrazio anche la mia cara allieva Vale, che senza la sua famosa frase "fa male, eppure mi va" non sarei riuscita a scrivere il capitolo 11!
E, infine, rigrazio tutti voi che avete letto, senza lasciare recenzioni.
Un bacione:^.^:
Samantha detta Sam

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