Le Due Metà 2

di AnimaDannata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black Out ***
Capitolo 2: *** La ragazza del via ***
Capitolo 3: *** WTF?! Strange Lunch ***



Capitolo 1
*** Black Out ***


Questa storia è nata tanti anni fa. Io amo questi personaggi, e tante persone si sono innamorate di loro. Ho voluto modificare questa storia per renderla un po' più matura e meno sciocca. Qui il contesto è diverso: non siamo più a Malibù ma in una cittadina che in realtà non esiste. Non siamo più alle superiori ma all'università. Questo mi consentirà di sistemare alcune cose che nella storia vecchia non mi vanno più a genio. Spero di aver migliorato un po' la storia, ma questo me lo potete dire solo voi. Lasciate un parere se vi va. Spero che qualche vecchia affezionata a questa storia ci sia ancora :*



-Ok, tieniti forte...- mi dice Ingrid arrivando nella mensa studentesca. Alzo lo sguardo dal piatto annoiata, masticando la simil-fettina improponibile, ma che la mensa propone molto tranquillamente.

-Cosa?- chiedo guardandola mentre prende posto di fronte a me. Le brillano gli occhi, e per un attimo mi chiedo se davvero lo voglio sapere.

-Stanotte andiamo al Black Out...- mi dice in un sussurro guardandosi attorno sospettosa. Alzo un sopracciglio e scuoto la testa.

-che...sarebbe?- chiedo senza troppo entusiasmo nella voce. Lei resta un attimo interdetta, guardandomi come se fossi un alieno.

-Martine, seriamente. Devi stare al passo con i tempi. Sei sveglia e carina, ed è per questo che mi sorprendo che tu non lo so sappia!- mi dice alzando di nuovo il tono della voce. La guardo esattamente con lo stesso sguardo di prima: non ho idea di che cosa stia dicendo. Una vena nella mia fronte inizia a pulsare. Ingrid è troppo esuberante per aver seguito 6 ore di lezione di disegno dal vero. E lo è per i miei nervi, spossati dalle poche ore di sonno della notte prima.

-E' la gara di macchine più famosa di Antania Martine...- mi dice di nuovo sottovoce. -E' organizzata da due cugini, e a quanto ne so sono davvero due bocconcini da non sottovalutare...- continua. Faccio una smorfia di assenso. La cosa potrebbe iniziare a farsi più interessante. - Ti assicuro che non è una cosa da perdere! Usciamo prima con gli altri, poi andiamo a curiosare un po' ok?- mi dice guardando l'ora.

-Devo scappare, ho il laboratorio di fotografia. Ci sentiamo dopo per messaggio!- mi dice alzandosi e andando via. Ingrid, la mia migliore amica. Eravamo così piccole quando ci siamo conosciute. Era una piccola ragazzina buffa, con dei capelli rossicci e tante lentiggini nel volto, con dei delicatissimi occhi a mandorla color cioccolato fuso. Mi perdo nei ricordi d'infanzia quando sento qualcuno schiarirsi la gola di fronte a me. Scuoto la testa risvegliandomi da quei pensieri e mi accorgo che James mi fissa perplesso.

-Non lo mangi più quello?- chiede indicando la simil-fettina nel mio piatto.- scuoto la testa e glielo avvicino. Lui lo mangia tranquillo, come se fosse la cosa più buona del mondo. Faccio una smorfia, vagamente disgustata.

-Stanotte andiamo al Black out!- mi dice mostrandomi in parte quello che sta mangiando. Annuisco.

-Si, me l'ha appena detto tua sorella. Vi siete messi d'accordo?- chiedo alzando gli occhi al cielo. Lui alza lo sguardo e mi fulmina.

-senti ma hai le tue cose? Non si può neanche fare conversazione..- dice finendo la fettina e allontanando da se il piatto vuoto. Ci alziamo per lasciare i resti nel nastro trasportatore.

-Ci vediamo alle 7 ok? E Martine... pronta per quell'ora!- mi dice James una volta fuori dalla mensa, guardandosi nel vetro di una macchina e sistemandosi i capelli.

Facciamo un pezzo di strada assieme, poi ci separiamo, prendendo autobus diversi:io prendo il 34, lui il 16b. Arrivo a casa in un quarto d'ora, poggio i libri nel tavolo della cucina e mi lego i capelli, mettendomi delle comode pantofole ai piedi.

Per studiare all'università ho scelto un trilocale in cui poter stare sola, per poter disegnare in tutta tranquillità, senza coinquilini fastidiosi e rumorosi. Fino ad adesso è stata la scelta migliore: Ingrid, che vive con altre 4 persone, non riesce a trovare mai un attimo di pace. Prendo il cordless dal caricabatteria e compongo il numero di casa. Sono già un paio di giorni che non sento nessuno.

-Pronto?- sento la voce di mia madre dall'altro lato del telefono.

-mammi!- dico io sorridendo da sola.

-Marty! Come stai? Stai studiando?- mi chiede lei allegra.

-certo ma'...sono appena tornata da lezione, ero con Ingrid e James..- le dico alzando un attimo gli occhi al cielo.

-Beh, con quello che costa la retta per quella facoltà...- mi dice. Chiacchieriamo del più e del meno, e nel mentre che parlo con lei riordino un po' il casino che ho fatto ieri da ubriaca. Quando riattacco è passata un ora e ho l'orecchio viola.

Suonano al campanello.

-Beatrice! Entra!- le dico scansandomi e facendola entrare dentro casa. Beatrice è una delle mie amiche, e vive nel palazzo di fianco al mio. Ha una cotta pazzesca per James, anche se si ostina a negare l'evidenza. E' una piccoletta, con capelli neri a caschetto e due grandi occhi verde scuro.

-sono venuta per rubarti qualcosa per la serata, visto che andiamo al...- inizia a dire.

-Black Out!- continuo io mentre apro l'armadio alla ricerca di qualcosa da prestarle.

-Scommetto che Ingrid ti ha fatto la testa a pallone con questa cosa...A me ha chiamato prima e quasi mi faceva esplodere un timpano tanto era eccitata!- dice sedendosi sul mio letto matrimoniale e assieme ridiamo, immaginando la vocetta di Ingrid.

-Dove pensi andremo per cena?- le chiedo passandole una minigonna a vita alta di strass e un top nero.

-Ho sentito Matt, prima. Credo andremo da Navarro, come ogni venerdì...- mi dice spogliandosi per provare i vestiti.

-Un po' lunghi..- dice poi guardandosi allo specchio. -ma andranno benissimo! Ti adoro!- mi dice dandomi un affettuoso bacio sulla guancia.

-tu che ti metti?- mi chiede spogliandosi e rimettendosi jeans e maglietta.

-questo..- le dico tirando fuori dall'armadio un abito leopardato e lei sorride ammiccando. - sexy, come sempre..- mi dice dandomi un pizzicotto.

Passo il resto della sera a chiacchierare con lei mentre mi preparo dopo essermi fatta la doccia. Il punto a favore di avere una casa tutta per se e quella di poter avere una enorme postazione per trucco e capelli, e io ne avevo una che ogni donna avrebbe desiderato....

Mi trucco in modo da risultare lo sguardo, mettendo alle labbra un semplice lucidalabbra trasparente.

Assieme al vestito indosso un paio di tronchetti neri dal tacco vertiginoso, abbinando una borsa nera alle scarpe e indossando bracciali e orecchini oro.

I capelli mi cadono lisci sulle spalle, biondo chiarissimo, con delle punte celesti, intonati al colore dei miei occhi.

-Se fossi lesbica di salterei addosso, te lo giuro!- mi dice Beatrice mentre usa i miei trucchi per farsi bella. La guardo storto. -però hai perso peso..- mi dice guardandomi dal riflesso dello specchio. Annuisco. Sono sempre stata magra, ma i ritmi frenetici dell'università hanno fatto in modo che il mio fisico si asciugasse ancora di più. Mi sento sciupata, e forse quel vestito è la cosa giusta per sollevarmi un po' il morale. Mi sento aggressiva oggi.

-devono essere gli altri.- dico sentendo il campanello suonare. Ci diamo gli ultimi ritocchi al trucco e scendiamo le scale, salendo sul fuoristrada guidato da Matt.

-Ciao carissimo!- dico rivolta verso di lui. Sono anni che ci conosciamo, ed anni che continuiamo a chiamarci così senza un motivo preciso.

-Ciao carissima!- mi risponde lui guidando nel traffico di Mineville. Gli altri bevono e fumano come sempre. Arriviamo da Navarro alle 19.30. Navarro è una delle tavole calde più strepitose della città. Serve dei burrito al pollo e guacamole da brivido. Ci sediamo al nostro solito tavolino e mi accendo una sigaretta. Maria Estella, la cameriera, ci porta le solite 5 birre, come ogni venerdì...

Navarro è il nostro locale preferito perché lì possiamo bere e fumare quanto vogliamo in quanto il proprietario, Emil Navarro, è più pazzo di noi.

Ordino due burritos e nel frattempo che aspettiamo Ingrid e Beatrice escono fuori dal locale, dove un ragazzo le aspetta per dare loro dell'erba.

Quando fanno rientro nel locale, i piatti sono sul tavolo e noi abbiamo già iniziato a mangiare. Il cibo da Navarro è sempre una sicurezza. E' buono, saporito e leggermente piccante. Fantastico. Usciamo dal locale all'una e mezzo, un po' alticci, con la pancia piena e il portafoglio vuoto: Matt e James hanno fatto scorta di birra per la serata. Saliamo in macchina e ci dirigiamo a questo dannato Black Out. Dopo aver perso un sacco di tempo a trovare parcheggio, finalmente ci avviamo verso la piazza affollata di gente: ci sono tante macchine, troppe persone. Messicani, ispanici, giapponesi e americani. C'è gente di tutti i tipi, ma in prevalenza sono bulletti e sgallettate al loro seguito. C'è un camion su cui è stato montato un impianto, un ragazzo sta suonando. C'è musica, luci, chiasso. Dal camion partono tantissime luci colorate come quelle da discoteca, la gente balla, ride, fa conoscenza. Tutti sembrano eccitati e agitati.

Nello spiazzo ci sono tantissime macchine da corsa, tutte favolose.

Ci facciamo largo tra la folla, arriviamo proprio in prima fila. Qualcuno fa scommesse, un ragazzo ritira i soldi e prende nominativi. Qualcuno sta scaricando ancora le bombole di protossido d’azoto da montare sulla propria macchina. Mi affaccio dentro l’officina.
Anche li ci sono macchine fantastiche, la carrozzeria di tutte è sgargiante e favolosa. Un sacco di belle ragazze girano per le macchine lanciando sguardi caldi e frecciatine ai proprietari, forse cercano di abbindolare qualche ricco e pericoloso ragazzo.

Ingrid si affianca a me:- forza, andiamo a vedere se questi due cugini si meritano la fama che hanno...- mi sussurra in un orecchio divertita. Rido, leggermente più allegra per via dell'alcol.

Pian piano che ci addentriamo in quell’immensa officina la musica si fa più bassa, il rumore dei miei tacchi fa si che tutti si voltino a guardare chi è entrato. Dio, perchè me li sono messa...Piano piano le mie guance diventano rosse. Faccio finta di niente, continuando a camminare, mentre tutti riprendono a fare quello che stavano facendo prima del mio strepitoso ingresso in scena.

Ingrid, sicuramente più coraggiosa di me, inizia a parlare con i meccanici con fare civettuolo. Beatrice controlla che James non ci provi con qualche ragazza, cercando di non farsi notare. Il suo problema è che crede davvero che nessuno si sia accorto che lei gli muore dietro abbastanza palesemente. Tutti sanno che si vedono di nascosto. Tutti tranne loro due ovviamente.

Matthiew come suo solito ha già fatto amicizia con una ragazza e le sta offrendo da bere. Io, rimasta tristemente sola, cerco di ambientarmi in quel posto così strano. E' assurdo pensare che un'officina diventi di notte, per merito di due persone, la regina incontrastata delle gare illegali.

Quell'amosfera tesa mi piace, e stuzzica la mia curiosità. Mi metto a passeggiare tra le macchine, sbirciando dentro i finestrini gli interni, e' quando mi rialzo dopo aver ficcato la testa dentro un finestrino aperto che sbatto contro qualcuno, facendoli cadere la cartellina che tiene tra le mani: è il ragazzo che prima prendeva le scommesse fuori, nella piazza.

Mi guarda torvo, sbuffando pesantemente.

-potresti stare più attenta quando cammini? Per carità...- mi dice tirando poi una sonora bestemmia. Lo guardo a bocca aperta mentre si allontana borbottando qualcosa di incomprensibile. Chi diavolo è quell'imbecille, scortese, maleducato e volgare?! Non ho fatto neanche a tempo a risponderlo a tono, quell'imbecille.

Lo guardo mentre si avvicina ad un ragazzo che gli somiglia molto, tranne per un particolare: l'imbecille ha i capelli scurissimi, mentre l'altro ragazzo li ha castano chiaro.

-che ti ha detto, che ti ha detto??- mi dice Ingrid saltellando verso di me.

-chi?- chiedo smettendo di guardare quell'idiota. Lei mi guarda come se fossi cretina.

-Dominic?- mi risponde acida.

- quel tipo sgarbato? Di levarmi dalle palle, finemente.- le rispondo accendendomi una sigaretta. Lei mi prende per le braccia e mi scuote un attimo, fissandomi con gli occhi sgranati.

-Lui è Dominic Lewis Martine. E' uno dei due Black Out. L'altro è quel ragazzo con cui sta parlando, Sam. Sam Lewis. Suona bene per un figo da paura.- parla con me ma il suo sguardo è diretto a quei due ragazzi che parlano senza accorgersi della mia amica psicopatica che li fissa bramosa. Mi volto a guardarli anche io. Beh, in effetti la loro fama è più che meritata. Nonostante sia un emerito volgare imbecille, quel ragazzo ha un viso e un fisico da urlo. Se non avessi potuto constatare di persona la sua immensa simpatia, avrei anche detto che aveva fascino da vendere. Ok, in realtà lo ha ancora quel fascino da vendere, e ne ha a sacchi. Ma smetto di guardarlo, ancora imbarazzate e molto infastidita per il modo il cui mi ha trattata poco fa.

A guardarli da lontano, sembrano due esseri angelici scesi dal paradiso per farci vedere quanto noi comuni mortali facciamo schifo in confronto a loro. Stare di fianco a due così dev'essere sconfortante per un ragazzo normale.

-ok, Sam è mio.- dice Ingrid, fissandoli ancora. Mi volto a guardarli un altra volta. Il moro intercetta il mio sguardo e mi guarda gelido, serrando la mascella.

Odioso.

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Capitolo 2
*** La ragazza del via ***


-E' tuo e ti puoi tranquillamente tenere anche l'altro se ti piace! Io lo trovo assolutamente odioso!- dico distogliendo lo sguardo e voltandomi di spalle, per dargli ancora meno considerazione. Ingrid mi guarda come se davvero fossi un aliena, mettendomi quasi in imbarazzo.

-Martine, tu sei pazza, davvero! Cioè guardalo...è un dio..- mi dice afferrandomi il viso e costringendomi a guardarli. Fortunatamente quei due sembrano troppo presi dai preparativi per la gara per notare quella scena patetica a cui mi sta sottoponendo la mia migliore amica.

-Tre minuti all'inizio della gara! Le macchine tutte fuori e ognuno ai propri posti!- dice Sam in tutta tranquillità imbracciando un megafono. Tutti urlano in preda all'eccitazione, correndo fuori dall'officina e lasciando passare le macchine che si posizionano facendo rombare forte i motori. James mi si avvicina e mi rifila una birra sostenendo che è pieno fino all'orlo. Se ne va biascicando qualcosa in qualche lingua sconosciuta, sbandando di tanto in tanto e raggiungendo Beatrice che si trova ad un lato della pista. Mi affretto anche io ad uscire dall'officina con Ingrid. I proprietari delle auto fanno gli ultimi controlli di routine al motore e salgono di nuovo sulle loro auto.

I motori si accendono, fumano, i ragazzi si guardano l'un l'altro urlandosi contro e facendo gestacci con le mani.

Dominic si posiziona su una rampa di fronte alle macchine. Lo guardo di sottecchi cercando di imprimere ogni particolare del suo viso nella mia mente. Appunto mentale: fare i complimenti alla mamma e al papà...All'improvviso incontro il suo sguardo e mi sento avvampare. Mi ha beccato in pieno mentre lo fisso spudoratamente. Mi fa un cenno con la mano, io mi volto alle mie spalle per vedere con chi ce l'ha. Lui alza gli occhi al cielo sbuffando.

-Biondina! Vieni qui!- mi urla facendo segno di avvicinarmi a lui. Sorseggio l'ultimo goccio di birra e la abbandono per terra, avvicinandomi lievemente in imbarazzo a lui. Ora l'aver scelto un abito così corto e provocante mi sembra la scelta più stupida che potessi fare, cerco di rimediare stiracchiandolo sulle cosce.

Il ragazzo lo nota e mi fissa senza tanti complimenti.

-Riesci a tenere questo in mano o sei completamente ubriaca?- mi dice con voce neutra e io lo guardo storto. Mi ha chiamato solo per insultarmi?

-Non sono una bambina, e non sono neanche completamente ubriaca come pensi. Che me ne faccio di questo straccio?- dico strappandogli di mano la bandana gialla che mi porge. Mi guarda facendo una smorfia e alzando un sopracciglio.

-Dai il via alle gare!- mi dice dandomi un spinta verso il centro della strada, in mezzo a quei motori rombanti. Mi sento frastornata, non ho mai fatto una cosa del genere e quando sono uscita di casa non pensavo che mi sarei trovata così al centro dell'attenzione. Qualche ragazzo fischia, mi irrigidisco arrossendo violentemente e cerco aiuto incrociando lo sguardo di quel moro, che mi sussurra di alzare il fazzoletto in aria per poi farlo scendere giù velocemente. Nel farlo assume un aria soddisfatta e strafottente: la sua intenzione era quella di mettermi in imbarazzo? Forse ancora non sa con chi ha a che fare.

Mi posiziono in mezzo alle auto, nello spazio sulla pedana che è stato appositamente creato per la ragazza del via. Un tizio ben piazzato mi dice che se vince la gara io sarò il premio. Alzo il dito medio, lui ride e gli mando un bacio ammiccando. Alzo la bandana con un braccio, mentre l'altra mano la porto su un fianco, pavoneggiandomi un attimo. Aspetto un momento e la lascio scivolare sul mio fianco chiudendo gli occhi. Le macchine partono lasciando dietro di se una nuvola di fumo. Sento la loro presenza per un attimo, e quando riapro gli occhi sono già lontane. La folla corre verso di me per seguire le macchine che furiose si avvicendano nelle strade buie di Antania, facendomi perdere di vista Ingrid e gli altri. Sento una mano che mi stringe il braccio, trascinandomi via prima che tutta quella gente mi travolga. Mi tira così forte che finisco con la faccia pressata sul suo petto. Ma è solo un attimo, Dominic mi lascia andare subito imbarazzato. Dominic entra dentro l'officina per vedere le macchine dai grossi schermi posizionati al suo interno che trasmettono la corsa delle macchine da varie zone della città. Io lo seguo stando a debita distanza, guardandomi attorno per cercare gli altri. Ma c'è troppa gente, troppi volti. La supra è in testa su tutte. Tutti seguono le riprese, gridano, tifano per l'uno o per l'altro. La gara continua e tutti sono attenti a guardarla da quegli schermi. Solo io sembro più attenta a cercare i miei amici. Dopotutto sono venuta qui solo per colpa loro. Nonostante tutti siano all'interno dell'enorme officina, le macchine degli spettatori sono posizionate nelle due strade di uscita, e sono tutte accese. Inizialmente non ne capisco il motivo, ma quando due minuti dopo suona un allarme e Sam imbraccia di nuovo il suo megafono urlando -SBIRRI!!!!- capisco che devo trovare alla svelta i miei amici. I televisori vengono spenti di fretta, qualcuno spegne le luci e tutti corrono verso le proprie auto. Tutti tranne me. La serranda dell'officina viene chiusa, la maggior parte delle persone è già fuggita, e dei miei amici neanche l'ombra. Mi sento come un topo in trappola quando le sirene si fanno più vicine. Un auto mi punta i fari addosso. Una nissan skyline mi suona il clacson. Io senza pensarci due volte salgo di fretta su quell'auto, che parte prima ancora che sia riuscita a chiudere bene lo sportello.

-Mettiti la cintura.- mi ordina il ragazzo alla guida. Mi volto a guardarlo. Dominic neanche mi guarda, tiene lo sguardo fisso sulla strada e una mano sul cambio.

-ma..- dico io e lui si volta un attimo per fulminarmi con lo sguardo, poi riprende a guidare. Decido che per il momento non sono nella posizione adatta per obiettare, e obbedisco al suo ordine. Stiamo zitti per un bel pezzo. Nel frattempo lui guida inizialmente molto veloce, poi quando sembra che le acque si siano calmate prende un andatura tranquilla e decido di parlare.

-dove stiamo andando?- gli chiedo afferrando il telefono dalla borsa e provando a chiamare Ingrid. Non risponde nessuno, e neanche il moro al mio fianco.

-Come ti chiami?- chiede come se non avessi aperto bocca, ignorandomi. Lo guardo per un attimo stizzita, ma non sono ancora nella posizione adatta.

-Martine.- rispondo con la voce ancora un po' spezzata dallo spavento. Accenna un sorriso senza togliere lo sguardo dalla strada.

-Dominic.- risponde semplicemente. Mi verrebbe da dirgli che lo so già, ma tengo questo pensiero per me. Si infila in un garage sgangherato, scendendo dalla macchina per andare a chiudere la serranda. Quando ha finito, mi bussa al finestrino.

-Che fai non scendi?- mi dice affacciandosi a guardarmi. Ok, ora sono nella posizione adatta. Incrocio le braccia al petto e assumo la mia tipica espressione da bambina imbronciata.

-Non so neanche chi sei!- dico fissando dritto davanti a me.

-te l'ho detto, Dominic.- mi risponde guardandomi storto, lievemente scocciato.

-e chi ti conosce! Potresti essere anche un assassino, uno stupratore, un bullo, un drogato, un ...-inizio ad elencare e ad ogni parola tengo il conto sulle dita della mano. Lui fa spallucce.

-Ok, arrangiati!- mi dice incamminandosi verso la porta del garage, infilando la chiave per aprirla. Lo guardo per un momento, e quando capisco che l'intenzione è davvero quella di abbandonarmi lì apro lo sportello e corro dietro di lui.

-maledetto aspettami!- gli dico appena esce di nuovo fuori, lui mi aspetta e chiude la porta a chiave. Siamo di nuovo fuori in strada. Si incammina in silenzio verso un palazzo, e solo vedendolo mi rendo conto che siamo nel quartiere più malfamato della città. Quel palazzo ha la fama di essere un covo di spacciatori, ex carcerati e gente un po' fuori di testa. Dopo un forte tuono, inizia a diluviare. Ci mettiamo a correre verso quel palazzo, Dominic da una forte spinta al portone che si apre di scatto cigolando.

-Aspetta, accompagnami a casa!.- protesto, lui mi guarda come se fossi fuori dal mondo.

-Ma scherzi? Se la polizia vede la mia macchina in giro sono fottuto, è segnata nei registri! Ora ce ne stiamo un po' qui finché non si calmano le acque, e se viene la polizia a cercarmi siamo stati qui tutta la sera a fare...beh, inventeremo.- mi dice e mi immobilizzo a fissarlo.

-tu non mi hai salvato per carità, ma perché ti servivo!- gli dico inviperita, lui mi guarda innocentemente e sorride.

-se vuoi metterla così.- mi dice iniziando a salire le scale. Indecisa se salire o no opto per la seconda opzione: non era un posto così sicuro da avventurarmici da sola. Facciamo le quattro rampe di scale in silenzio, finché non raggiungiamo un pianerottolo umido e pieno di muffa alle pareti.

-biondina, aspetta un attimo qui. Dentro c'è casino, do una sistemata e ti apro, ok?- dice infilando la chiave nella toppa. Io annuisco appena, completamente scossa e infreddolita, mi abbraccio da sola per farmi calore e inizio a tremare per il freddo. Lui entra, chiude la porta dietro di se e inizia a trafficare dentro. Rimango sola per qualche minuto e ne approfitto per guardarmi intorno. Quel posto è agghiacciante. La carta da parati è stracciata in alcuni punti, c'è odore di muffa e il pavimento sembra sudicio.

D'un tratto un tizio losco giunge dalle scale, con in mano una bustina trasparente che sembra contenere cocaina. Mette nella tasca dei pantaloni consunti la bustina e mi guarda sorridendo. E' a maniche corte, ha le braccia forti e piene di tatuaggi strani. Mentre cammina verso di me il mio sguardo da disgustato muta in terrorizzato.

-Bambolina, hai freddo? Vuoi essere scaldata?- mi dice. Io sono congelata dalla paura, sono immobile come una statua di ghiaccio e lo fisso con gli occhi pieni di paura. Mi cinge la vita con il braccio attirandomi fortemente a se, mentre fa scivolare la mano verso il mio sedere.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?- mi soffia nell'orecchio.

-Kovac, tieni le mani a posto.- dice una voce alle mie spalle. Dominic ha aperto la porta e sta poggiato allo stipite con le braccia incrociate.

-Hey Dom! Come butta?- dice il ragazzo dimenticandosi di me e andando a rivolgere il pugno chiuso al moro in segno di saluto. Lui si limita a fare un cenno con il volto e a far scontrare il suo pugno con quello del tipo losco, che se ne va fischiettando e mettendo le mani dentro le tasche dei suoi pantaloni lerci.

Io ancora trattengo il respiro, con gli occhi lucidi e spalancati.

-mi dispiace che abbia conosciuto così Erazm! Perchè non lo hai preso a calci?- mi dice tirando su il viso con l'indice e mandando via una lacrima che era scappata con il pollice. Non rispondo, tirando su con il naso e trattenendo le altre lacrime che scalpitano per uscire. Mi accompagna dentro casa sua: è una casa piccola come la mia, ma ha due camere da letto. Ci sono tantissimi soprammobili etnici e tanti quadri colorati alle pareti. I mobili sono poveri e rovinati, gli elettrodomestici sono vecchi.

-ti preparo un the caldo?- mi dice avvicinandosi all'angolo cottura. Annuisco, così mette a bollire dell'acqua in un pentolino. Si siede sul divano e sposta coperte e cuscini per farmi posto. Mi siedo a debita distanza da lui, ancora scossa per quell'orribile incontro avvenuto fuori. Accende la tv e inizia a cambiare canali, poi si rialza per controllare a che punto è l'acqua per il mio the. Si poggia alla porta, incrocia le braccia e mi fissa mentre guardo distrattamente la tv.

-Sei proprio bella sai?- mi dice osservandomi. Io mi volto e resto zitta arrossendo di colpo. Lui volta lo sguardo verso la tv e continua a parlare come se niente fosse. - se non ti va di tornare a casa puoi dormire qui.- mi dice e mi irrigidisco. Lui spalanca gli occhi e inizia a gesticolare.

-Non intendevo in quel senso, non intendevo nulla a dire la verità...Se vuoi puoi rimanere qui, ma non per...capito?- mi dice imbarazzato. Sembra proprio un cretino in questo momento. Quando è pronto il the, ne bevo subito un sorso, sentendomi u po' meglio. Ma i miei vestiti sono ancora fradici.

-hai qualcosa di asciutto?- gli dico indicando il mio vestito fradicio. Noto che lui si è cambiato, mentre io facevo conoscenza con Erazm Kovac. Lui mi fa cenno di seguirlo e così faccio. Inizia a frugare dentro alcuni cassetti.

-Studi?- chiedo distrattamente guardando i disegni appesi alle pareti e le statuine di terracotta sui mobili.

-mhmm..arte. 2 anno.- mi dice tirando una felpa e un paio di pantaloni da basket sul letto. Mi volto a guardarlo quasi incredula.

-Non dire fesserie! Non ti ho mai visto a lezione!- dico e lui si volta.

-Non frequento le lezioni, devo lavorare..- mi dice con una punta di irritazione nella voce. Cambio discorso.

-La stanza affianco è dei tuoi o hai qualche coinquilina...- dico, visto che sbirciando qua e la ho notato vestiti e accessori femminili.

-La stanza affianco è di mia madre, mio padre non so nemmeno chi sia. Ora è a lavoro, come sempre. Oppure da qualche suo amico. Hai finito di farmi il terzo grado?- mi dice aggressivo e io abbasso lo sguardo e ammutolisco. Certe volte dico cose a sproposito e in questo caso avrei fatto meglio a stare zitta. Mi tira gli indumenti che ha tirato fuori dall'armadio e resta fermo a fissarmi.

-che c'è?- mi dice vedendo che resto immobile.

-Potrei cambiarmi o devi rimanere qui a fissarmi in eterno?- dico scocciata e penso che per lui dev'essere strano dover uscire per fare in modo che una ragazza si spogli. Chissà quante se ne sarà portato a letto...

-Non sarebbe male come idea, però per questa volta passo, ti conosco appena!- mi dice prendendosi gioco di me e ridendo esce dalla stanza.

 

Eccomi!!!! scusate tanto l'attesa ma spero ne sia valsa la pena!! se leggete questa storia mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate...mi raccomando fatemi sapere!

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Capitolo 3
*** WTF?! Strange Lunch ***


 

Quando esce dalla stanza mi tolgo il vestito bagnato e lo lascio scivolare sul pavimento, Mi infilo la sua felpa e mi guardo allo specchio. Mi sta larghissima, mi sento buffa con i capelli tutti arruffati e il trucco colato sugli occhi. Distolgo lo sguardo e in silenzio prendo i pantaloni che mi ha lasciato sul letto Dominic. Mi guardo di nuovo un attimo allo specchio e colgo due occhi che mi fissano senza espressione. Mi volto diventando rossa in viso e tiro giù la felpa. Lui entra nella camera come se niente fosse, fermandosi di fronte a me.

-Che hai fatto?- mi chiede diretto. Continua a fissarmi con uno sguardo impenetrabile, come se fosse assorto nei suoi pensieri.

-In che senso?- chiedo.

-Nelle gambe.- mi dice esplorando il mio corpo con lo sguardo.

Di colpo avvampo di nuovo, provando un immensa vergogna e per un attimo non so cosa dire. Di colpo riprendo la mia lucidità e ripeto la frase che dico sempre quando me lo chiedono.

-Sono caduta.- mi sorprendo di tanta naturalezza. Ormai riesco a mentire talmente bene che forse nella mia mente credo anche io a quello che dico.

-Dentro un tritacarne?- mi chiede alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

-Sono affari miei se non ti dispiace.- dico infilandomi di fretta i pantaloni, scansandolo e andando verso la cucina. Metto la tazza del the dentro il lavello. Mi raggiunge silenzioso e si siede nel divano, poggiando i piedi sul tavolino di fronte a se. I suoi capelli sono selvaggi, neri come la pece e lucidissimi. Ha lo sguardo fisso su un punto, così ne approfitto per scendere con lo sguardo. Sotto la maglia leggera che porta si intravede un filo di muscoli, Ingrid aveva ragione. E' così fottutamente perfetto, nonostante sia acido e invadente. I suoi tratti sono così particolari da tenere il mio sguardo incatenato alla sua figura.

-Che hai da fissare?- mi chiede atono mantenendo lo sguardo fisso sulla tv. Arrossisco, dandomi della stupida. Mi siedo nel divano facendo finta di niente.

-Quindi dovrei dormire qui stanotte?- gli dico vagamente scocciata.

-mhhh mmh.- annuisce continuando a guardare una partita di rugby. - a meno che non voglia tornare a piedi.- mi dice alzandosi per prendere una birra e tornando a sedersi.

-Più precisamente dove?- gli dico ancora più irritata. Ci sono solo due camere, e una è della madre. Sarà pure stupendo, ma non ho nessuna intenzione di dormire con uno sconosciuto.

-qui.- dice senza degnarmi di uno sguardo, dando due colpetti al divano. Prendo il telecomando e spengo la tv di colpo, tenendolo saldamente tra le mani. Si volta sgranando gli occhi a fissarmi incredulo.

-Sei matta? Dammelo!- mi dice cercando di strapparlo dalle mani ma lo nascondo dietro la schiena.

-Mi devi guardare quando parlo! Dovrei dormire nel divano? Perché non ci dormi tu e io dormo nel tuo letto?- gli dico protestando e lui mi fissa per un attimo in silenzio, poi esplode in una fragorosa risata.

-E' escluso! O divano o niente. Affari tuoi che sei rimasta li imbambolata davanti all'officina. Non si va impreparati alla Black Out!- mi dice facendo un sorrisetto indecifrabile.

-Tornerò a piedi!- gli dico mettendo il muso.

 

Sono le 5 e 20 del mattino, sono coricata su questo stramaledettissimo divano e non riesco a dormire. Penso a quanto vorrei essere in quella camera, su un letto comodo. Ma non da sola. Ha uno strano alone di mistero che mi fa ribollire il sangue nelle vene, e mi ritrovo a pensarlo con forse un po' troppo ardore. Mi avvolgo stretta intorno al corpo la coperta che mi ha lasciato e finalmente le mie palpebre si chiudono pesantemente.

Mi sveglio di colpo con la luce del sole che mi colpisce gli occhi causandomi fastidio. Mi rendo conto solo dopo che sento provenire rumori di forchette, pentole e padelle. Ho ancora sonno ma mi costringo ad alzarmi, non capendo inizialmente dove mi trovo. Mi stropiccio gli occhi e quando li riapro mi torna alla mente tutta la sera prima. Mi gratto la cute dei capelli, alzo lo sguardo e lo vedo tutto intento a mescolare chissà che cosa dentro una pentola. Ha una maglietta sgualcita e solo ora mi accorgo che nell'eria scorrono le parole dei queens of the stone age, Go with the flow. Spegne il fornello e si volta, vedendo che sono alzata.

-Mangi qui?- mi chiede voltandosi verso di me, io lo guardo un po' incerta, ma poi annuisco. Mette intavola della pasta al pomodoro con basilico, della frittata di patate e dell'insalata. Poi apparecchia per due, silenzioso.

-tua madre non mangia con noi?- gli chiedo guardandomi attorno.

-No, avrà dormito da qualche suo amico.- ripete amareggiato. Vedendolo così in casa sembra una persona normale, non uno tra i ragazzi più popolari della città notturna. Anzi, sembra anche timido e molto introverso.

Ci sediamo a tavola e mangiamo per un po' in silenzio, sembra davvero che non abbia voglia di instaurare un discorso. Poi d'un tratto spezza quel silenzio così pesante.

-Pensavo fossi diversa.- mi dice, secco come al solito. Smetto di mangiare e alzo lo sguardo. I nostri occhi si incrociano per un istante, poi lo riabbassa e riprende a mangiare.

-In che senso?- chiedo continuando a fissarlo.

-Di solito le ragazze che vengono alle corse cercano un po' di popolarità, e sapendo che io e mio cugino possiamo dargliela...- dice lasciando la frase in sospeso, ma il resto è abbastanza chiaro. - come ti ho visto ho pensato fossi la solita troietta tutte gambe e niente sostanza.- mi dice agitando la forchetta per aria. Apro la bocca per ribattere ma poi sto zitta.

-Forse per via del vestito...o delle scarpe..non lo so, sta di fatto che mi hai fatto quest'impressione.- mi dice continuando a mangiare con gusto.

-Ti sei ricreduto?- gli chiedo secca come fa lui. Annuisce, deglutendo.

-Ammetto però che ho atteso di sentire i tuoi passi sul pavimento e di vederti sgusciare dentro il mio letto.- mi dice sincero. Alzo il sopracciglio.

-quindi proprio una ragazza facile..- gli dico sostenendo il suo sguardo, che si è fatto malizioso.

-Siamo grandi e vaccinati.- mi risponde facendo spallucce, tenendo lo sguardo fisso sul mio.

- ti è capitato spesso?- gli chiedo continuando a sostenere il suo sguardo. Solo ora distoglie lo sguardo, abbassandolo.

- Sempre.- mi dice versandosi dell'altra frittata. Un moto di gelosia nasce nel mio petto e si insinua nello stomaco. Diamine, avrei voglia di stringerlo e baciarlo. Mi sento per un momento gelosa di tutte quelle ragazze che sono state con lui, in quel letto. Strizzo gli occhi e li riapro, depurandomi da tutti quei pensieri.

-Comunque ti avevo valutato male. Sei simpatica.- mi dice continuando la frase, sorridendomi per la prima volta genuinamente.

Ma di solito sei simpatica non si dice al posto di dire sei brutta?!



Ma non c'è nessuno che mi vuole dare un parere su questi nuovi capitoli? :(

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