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Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1.Famiglia e amici si riuniscono;2. Si gioca a Hockey;3. Vicki si dà da fare con il vischio. *** Capitolo 2: *** 4;Ruby cerca il principe azzurro. 5; Si guardano vecchie foto. 6; Mase scompare *** Capitolo 3: *** 7;scompare anche Twister.8; trionfano gli innamorati… E le tasche dei pantaloni di qualcuno. *** Capitolo 4: *** 9; si aspettano le undici e un quarto 10; si consegnano i regali 11; (bonus) bricconi si nasce! ***
Capitolo 1 *** 1.Famiglia e amici si riuniscono;2. Si gioca a Hockey;3. Vicki si dà da fare con il vischio. ***
Premessa n°1; Questa mini-raccolta è uno
spin off della storia HistoryRepeating – the Next Generation of The Vampire Diaries.
Come tale, vede come protagonisti non solo Tyler, Matt, Jeremy e compagnia in
vesti di adulti, ma anche i loro bei figlioli.
Premessa n°2: La one-shot
è suddivisa in tre parti: questa è la prima.è ambientata il 24 Dicembre, la vigilia di Natale in casa Lockwood, che
coincide anche con il compleanno del figlio minore di Tyler, Mason Jr. :3 Il
titolo riprende un po’ la prima shot natalizia
ispirata a HR, ambientata però al passato: A VeryScary Christmas. In
aggiunta ai nove giovincelli e famiglia, in questa storia fanno comparsa
Alexander ‘Lex
‘Davies, un venticinquenne amico di vecchia data di Jeremy (che compariva in Pyramid da bimbo e comparirà in HR da adulto) e i due cuginetti di Ricki,Caroline e Mase: Ruby
e il piccolo Damian. Oh, e
Jasper è il cane di Oliver! Silver la conoscete già.
Piccola
Legenda del caso: Ricki,Caroline e Mason Jr sono i figli di Tyler e sua moglie Lydia.
Xander (Jr.) e Oliver sono i figli di Jeremy e sua moglie Hazel.
Jeff e Vicki (Jr.) sono i figli di Matt e Elena.
Autumn e Julian sono i figli di Bonnie.
Buona lettura!
I wasborn on December 24. I don’tknowif
I evertoldyouthat.
It’s a strange birthday to have, becauseitis
so close to Christmas.
The Perks
of Being a Wallflower.
A Very… Lockwood…Christmas.
Ovvero: i 10 eventi che si verificano –quasi- ogni anno in casa Lockwood la vigilia di Natale.
Punto 1: Famiglia ed amici si riuniscono – E Twister fa la
sua prima mossa -
Il
primo “DRIN” del giorno annunciato
dal campanello, venne accolto dal capo famiglia, l’unico già pronto e in
soggiorno. Tyler fece entrare suo cognato, il fratello di Lydia, seguito dalla
moglie e i due figli. Due figurine in cappotto pesante, uno rosso e uno blu,
schizzarono in direzione del tappeto, acquattandosi per poterfare le coccole al cane di casa.
“Ma
ciao, Silver! Come sei bella! Lo sai che sei bella?” annunciò allegramente la
maggiore dei due, Ruby. Rise, quando la creatura le diede un colpetto sul
ginocchio con il muso, socchiudendo appena gli occhi. Il fratellino Damian, invece,
si limitò a rotolare sul tappeto, allargando le braccia e imitando con un verso
il rumore di un motore. Quando fu abbastanza vicino a Silver la abbracciò,
appoggiando l’orecchio sulla sua schiena.
“Twister, cerchiamo di non fare impazzire troppo gli zii e i cugini,
quest’anno. Okay, Champ*?”
si raccomandò in quel momento il padre, sfilandogli berretto e manopole. DamianBlackwell, detto
Twister,aveva quattro anni e mezzo, i
capelli ritti sulla testa come aculei di porcospino e un’insofferenza cronica
nei confronti delle regole e delle imposizioni. Casa Lockwood era uno dei suoi
posti preferiti al mondo, perché ogni volta che lui e la famiglia passavano a
trovare gli zii, escogitava mille stratagemmi disparati per divertirsi; c’erano
così tante cose da fare…E altrettanti grandi a cui fare i dispetti.
In risposta alle parole del padre, Damian gli fece il saluto militare e scattò
in piedi.
“Signorsì, signore!” annunciò fiero, prima di schizzare su per le scale,
scomparendo in direzione delle camere da letto. Dieci minuti più tardi, il
campanello suonò di nuovo: e non smise un attimo per i successivi venti minuti.
“Buon giorno a tutti!” annunciò allegramente Vicki, quando l’intero clan
Donovan-Gilbert si presentò alla porta: questa volta fu Caroline ad aprire.
Dopo essere stata investita dall’abbraccio di Victoria (e da un’ondata di
profumo), la ragazza scoccò un bacio sulla guancia a Jeffrey e tese le mani per
farsi consegnare i cappotti di Matt e Elena. Rise, quando un batuffolino chiaro
le trotterellò attorno ai piedi e si fiondò al centro della stanza, rotolandosi
sulla schiena di fianco a Silver.
“Buon Natale anche a te, Jasper!” annunciò, mentre il cucciolo agitava le
zampette in direzione dell’altro cane. Silver lo annusò con fare circospetto,
prima di tornare ad accoccolarsi pigramente sul tappeto.
“Oh,
abbiamo un ospite a sorpresa!” dichiarò a quel punto Caroline , notando una
quinta persona spuntare dopo i quattro Donovan. “E che ospite!” aggiunse,
facendo l’occhiolino alla persona in questione. L’ospite inatteso aveva il
braccio attorno alle spalle di Xander e stava chiacchierando a gran voce con
Jeremy; Alexander “Lex” Davies, spostò subito la sua
attenzione dall’ omonimo a Caroline, esibendo un sorrisetto accattivante.“Buondì, abitanti di casa Lockwood. Ciao,
biondina!” esordì ad alta voce, facendole l’occhiolino. Si rivolse poi a
Xander, dandogli una gomitata, mentre Caroline si allontanava per salutare
Oliver. “Stai un po’ a sentire, Microbo…” incominciò, senza curarsi più di
tanto di abbassare il tono di voce. “Non
mi avevi detto che la tua amica era diventata una tale sventola. Datti da
fare!” lo rimbeccò, dandogli una pacca sulla spalla. Xander arrossì
visibilmente, ma l’altro non ci fece caso; si era già spostato in direzione dei
coniugi Lockwood.
“Buon
Natale, Lex!” lo salutò con un sorriso Lydia,
baciandolo su entrambe le guance. L’uomo aspettò che facesse un passo indietro,
prima di rivolgerle un’occhiata compiaciuta, “Però!” accennò in tono di
approvazione, annuendo soddisfatto. “Di vigilia in vigilia, la trovo sempre
meglio. È davvero una gran bella donna!” osservò a quel punto, esibendo un
sorriso affabile. “Lei è proprio fortunato, signor Lockwood.” Aggiunse, tendendo la mano al marito della
donna. Tyler la strinse, rivolgendogli un’occhiata torva che Xander – quello
Junior – considerò piuttosto minacciosa.
“Non farlo arrabbiare…” mormorò a mezza voce, allontanandosi in direzione dei
Donovan: il signor Lockwood gli aveva sempre messo un po’ di soggezione. Tyler,
tuttavia, si limitò a quell’occhiata di ammonimento, per poi tornare ad
incrociare le braccia sul petto.
“Tienilo
a bada.” commentò infine rivolto a Jeremy, prima di raggiungere a sua volta
Matt e Elena.L’uomo annuì, non
riuscendo a nascondere un sorrisetto divertito. “Le donne sposate sono off limits per te.” Rimbeccò l’ormai ex Tuthankhamon, mollandogli uno
scappellotto sulla nuca. Lex si massaggiò il capo, ridacchiando.
“Tutto chiaro, tonto. Il festeggiato dov’è?” domandò poi, mentre il campanello
suonava per la terza volta, annunciando l’arrivo dei tre Morgan. Xander, che era
tornato al suo fianco non appena il signor Lockwood si era allontanato, ingurgitò
per intero il suo stuzzichino. “Quale dei due festeggiati?” domandò con la
bocca piena, dandogli un pugnetto sulla spalla. “...quello che siede alla
destra del Padre o il teppistello musone?” Lex
intrecciò le dita dietro la nuca e sorrise.
“Simpatico; mi riferivo al fidanzatino del mio co-pilota.” Specificò, voltandosi in
direzione di Oliver, che arrossì.
“Mase
non è il mio fidanzato.” obiettò, osservando i Morgan fare il giro del
soggiorno per salutare i conoscenti. Vicki corse incontro ad Autumn e le infilò
un testa un cappellino da Babbo Natale identico al suo; ormai mancavano davvero
solo più Ricki e Mase. Lex ridacchiò, per poi dargli
una pacca sulla spalla. “Lo so bene, Ollie, ma ormai
sei grande, devo incominciare a prendere in giro amorevolmente anche te. Ma di
meno, perché resti il più sveglio della cricca.” aggiunse, arruffandogli
affettuosamente i capelli. Allungò l’altro braccio a circondare le spalle
dell’altro Xander. “Già che c’eri potevi agghindarti il crestino
per l’occasione.” commentò, strofinandogli un pugno sul capo del ragazzo,che sbuffò.
“Ehy!”
Lex
lo ignorò. “Una ghirlanda qui, una lucina là, qualche addobbo…” proseguì, come
se stesse parlando di un albero di Natale. Il viso di Xander si illuminò. “Urca,
hai ragione; perché non ci ho pensato prima?” si trovò d’accordo. In quel
momento, Ricki entrò trafelato in soggiorno, catturando l’attenzione dei
presenti. “Ok…”incominciò, prima di darsi
un’occhiata attorno. “Anzitutto, Buon Natale!” Annunciò, sorridendo
affabilmente, per poi sfregarsi il capo con forza. Aveva i capelli spettinati
di chi si è alzato da poco e un’espressione a metà tra il confuso e l’irrequieto.
“Chi delle due, donnine di casa Lockwood…” indicò prima Caroline e poi Silver,
che ancora sonnecchiava tranquilla sul tappeto, godendosi le coccole di qualche
presente. “…si è messa d’impegno a combinare un gran casino in camera mia? Ci
sono tutti i vestiti per terra e i cassetti aperti.”
In quel momento, qualcuno gli tirò con forza un lembo della camicia. Ricki si
chinò e sgranò gli occhi, sorpreso nel ritrovarsi di fronteun sorriso vispo e una massa di capelli
biondi ritti come aculei: squadrò l’espressione da birbante di Damian e d’un tratto tutto gli fu chiaro.
“Ah ah, sei stato tu, bricconcello che non sei altro!”
annunciò in quel momento, puntando l’indice contro il cuginetto. Il ragazzino si
coprì la bocca con le mani come a voler nascondere il sorriso compiaciuto, e la
soddisfazione per la malefatta appena compiuta.
“Twister uno, Ricki zero!” annunciò entusiasta, facendogli una pernacchia e incominciando
a correre in direzione delle scale. Ricki lo inseguì interdetto con lo sguardo,
mentre i presenti ridevano di gusto. “Che canaglia…” commentò infine,
accennando a sua volta un sorriso. La Vigilia di Natale in casa Lockwood era
appena incominciata e già si era beccato uno dei classici tiri mancini del
cugino; se non altro si era tolto il pensiero. Molto probabilmente, il marmocchio
si sarebbe presto messo d’impegno a prendere di mira una seconda persona. E con
tutto quel viavai di gente, nonostante il parlottare confuso e il cappellino da
Babbo Natale di Vicki che continuava a colpirlo con il ponpon all’estremità, Ricki riuscì a distinguere uno per
uno i presenti, ma non riuscì a individuare suo fratello da nessuna parte. Il
festeggiato avrebbe sicuramente tardato a farsi vedere.
“Come tutti gli anni, d’altronde.” convenne infine con un sorriso, facendosi
largo tra i presenti per raggiungere Jeff e Julian.
Punto 2: Si gioca a Hockey…In casa.
“Tesoro…” Lydia ammonìla figlia, quando la ragazza le sfrecciò
davanti in pattini, maneggiando una mazza da hockey. “Niente hockey in casa. Ci
pensa già Silver a distruggerci i mobili.”
“Ma mamma!” si lamentò Caroline
tornando indietro. “Se Matt e papà stanno giocando a football sulle scale, non
vedo perchéio non possa giocare a
hockey.” Lydia le rivolse un’occhiata allibita.
“Tyler?” richiamò l’attenzione
del marito, raggiungendo le scale. Nell’udire la voce della moglie, l’uomo placcò
un passaggio di Matt e si voltò in fretta, nascondendo la palla dietro la
schiena.
“La stavamo requisendo a Ricki…” scherzò, accennando con il capo al suo
primogenito. Ricki era in realtà fin troppo occupato con il suo pallone da
calcio per poter fare a caso a quello da football. “Due contro uno!” stava
annunciando in quel momento, cercando di scartare Jeffrey. “Tanto vincerà
sempre il sottoscritto!”
“Fatti sotto!” lo rimbeccò l’amico, ridendo, quando l’altro cercò di sfilargli
il pallone, entrando in scivolata. Jeff arretrò, effettuando un passaggio in
direzione di Julian, che fino in quel momento era rimasto in “porta” ,
difendendo il muro alle sue spalle. Prese possesso del pallone e sfrecciò in
avanti, ma Ricki gli corse incontro e gli impedì di proseguire, placcando il
suo calcio con un piede. L’urto fece schizzare la palla verso l’alto e i
presenti trattennero il fiato, osservandola puntare dritta contro una finestra.
“Azz…”
Ricki scoccò un’occhiata preoccupata alla madre, ma non fece in tempo a
voltarsi di nuovo, che già la palla stava tornando da lui. Non era riuscito a
vedere come, ma sembrava aver evitato la finestra proprio all’ultimo - e per un
soffio, tra l’altro. Tirò un sospiro di sollievo, mentre sia la madre, sia il
padre sembravano aver fatto lo stesso.
“Ti è andata bene,
giovanotto.”commentò Lydia con un
sorriso, dandogli un colpetto sulla spalla. “Sempre il solito culo,
fratellone.”Lo rimbeccò Caroline,
sfrecciandogli attorno con i pattini. Stava rincorrendouna pallina di plastica che lei e Xander
avevano deciso di utilizzare come puck, per evitare
danni gravi. Jeffrey aggrottò le sopracciglia. “Lo sai che non va mai detto
‘culo’ in compagnia di tuo fratello, o incomincerà a…”
Non fece nemmeno in tempo a concludere la frase, che Ricki già si stava tastando il posteriore con aria soddisfatta.
“Lo so, sorellina, lo so; il mio culo ha il suo bel perché!” dichiarò,
compiaciuto. In quel momento, il pallone da football lo colpì in pieno proprio
in quel punto. Ricki sgranò gli occhi, colto di sorpresa, per poi appoggiarsi
al corrimano, gemendo dal dolore.
“Papà, ma sei impazzito?”
piagnucolò infine il ragazzo, sollevando il capo in direzione delle scale.
Tyler, che stava ridacchiando, mostrò le mani libere e sorrise. “Ma guarda che
è stato il tuo padrino!” dichiarò candidamente, indicando Matt. L’altro uomo
scosse il capo, colpendo l’amico sulla spalla.
“Non credergli; lo sai che io
non ti farei mai una cosa simile!” gli ricordò, mentre Tyler ricambiava il
pugno del compagno. Ricki sospirò. “Ma perché non uscite in giardino invece di attentare
alla parte più buona che ho?” commentò, tornando a rincorrere il pallone da
calcio.
In quel momento Julian, che
stava osservando la scena ridacchiando, si sentì bussare sulla spalla. Autumn
gli rivolse un’occhiata circospetta e si sistemò al suo fianco, le braccia
incrociate sul petto.
“Sempre attento a non dare
nell’occhio, eh?” commentò a bassa voce. Julian sorrise.
“Oh, andiamo, non se ne è accorto nessuno.” rispose, sfregandosi le mani, per allontanare
il prurito ai polpastrelli. “Mamma era in cucina, gli adulti sanno tutto, e i
ragazzi erano presi da altro, il pallone può aver semplicemente perso velocità.
E intanto ho salvato la finestra dei Lockwood.” Concluse infine, compiaciuto. Autumn
inarcò un sopracciglio.
“Molto nobile.” ironizzò.
Julian fece spallucce. Infine sorrise, cingendole le spalle con il braccio.
“Da bambini mi davi sempre del pazzoide, quando cercavo di convincerti
dell’esistenza della magia.” ricordò. La
ragazza sospirò.
“Beh, sei ancora un pazzoide…” specificò. “…è solo che adesso lo sono anch’io.”
Julian annui.
“Se vuoi ti insegno a fare
quello che ho fatto prima.” aggiunse infine, prima di sorridere, “Salverai la
vita a decine di finestre innocenti…”
La sorella minore scosse il capo con
determinazione. “Grazie, ma no.” Declinò l’offerta, mordicchiandosi un labbro. “Fin
quando ci riesco, preferirei stare alla larga da questo genere di cose.”
“Non ci riuscirai…” le fece notare Julian,
prima di tornare da Jeff e Ricki. La
ragazza sbuffò. “Sto notando.” Mormorò fra sé, cercando Vicki con lo sguardo. Mentre
la raggiungeva, non poté fare a meno di tornare con la mente al sogno insolito
di diverse settimane prima, quello ambientato nel bosco. I suoi pensieri evidenziarono
il ricordo di un paio di occhi chiari, gli occhi di quello sconosciuto. Rabbrividì. “Purtroppo lo sto notando.” Concluse.
Nell’attraversare la stanza quasi non inciampò in Jasper che se ne stava
acquattato vicino alle scale, scodinzolando allegramente; aveva tra le zampe la
pallina di plastica di Caroline. La stava rosicchiando avidamente, nonostante
fosse grande almeno la metà del suo muso. “No, Jasper, non è per te, questa.”
Gli spiegò dolcemente Xander quando se ne accorse. Lo grattò dietro le orecchie
e cercò di sfilargli di bocca il bottino, ma il cucciolo si ostinò a
rosicchiare la pallina, fino a quando non individuò Oliver. A quel punto,
trotterellò fino a raggiungere il padroncino a lasciò cadere la palla ai suoi
piedi, scodinzolando, quando il ragazzo si accovacciò per fargli le coccole.
“Voglio giocare anch’io, voglio
giocare anch’io!” esordì in quel momento Damian , facendo ingresso nella stanza
con una mazza da hockey in mano. Esibì un sorrisetto in direzione della cugina,
che scosse la testa con fare categorico. “No, Twister, tu sei pericoloso!”
comunicò Caroline, sfilandogli la mazza da hockey dalle mani. Gli accarezzò i
capelli con dolcezza e sfrecciò a recuperare la pallina di gomma. Xander
sorrise al ragazzino, inginocchiandosi per essere alla sua altezza.
“Gioca con me, piccoletto,
facciamo squadra!” propose, tendendogli il pugno chiuso affinché lui lo colpisse
con il suo. “Vuoi essere nel team di Xander Bello?” propose. L’attenzione di
Damian, tuttavia, sembrava essere focalizzata sull’aspetto del ragazzo, più che
dalle sue parole. Analizzò il crestino di Xander con
grande interesse e poi, di punto in bianco, incominciò a tirargli i capelli. Il
giovane si ritrasse, gemendo dal dolore.
“Auch!
Ma sei un mostriciattolo!” si lamentò, mentre il ragazzino rideva, nascondendo
le mani dietro la schiena. “Fatti sotto, piccoletto!” esclamò infine Xander
sollevandolo da terra e facendogli il solletico. Damian si dimenò convulsamente
per un po’ e quando alla fine riuscì a liberarsi, si avviò ancora una volta in
direzione delle scale. Sfuggì alla presa dello zio Tyler, che cercò di
recuperarlo, e allo stesso modo eluse quella del padre. Lydia sospirò. “è tutto suo
cugino da piccolo.” Osservò, ricordando l’iperattività che aveva caratterizzato
l’infanzia di Ricki.
Dieci minuti più tardi,Mase fece
finalmente la sua comparsa, guardandosi attorno con l’aria di chi vorrebbe
essere ovunque, tranne che in un posto così affollato. Era sua abitudine
scendere sempre all’ultimo, specialmente quando gli invitati erano così tanti.
Nella maggior parte dei casi riusciva a risparmiarsi il giro di abbracci, baci
e vezzeggiamenti affettuosi vari che tanto lo mettevano a disagio. “Ehy teppista!” lo salutò Xander, agitando la mazza da
hockey. Mase ignorò il suo commento e continuò a scendere di fretta le scale,
sperando di passare inosservato. Si abbottonò un polsino della camicia e frugò
la stanza con sguardo atono, intenzionato a trovare Oliver. Il primo ad
accorgersi della sua presenza, oltre a Xander, fu Damian. Il bambino si
dimenticò all’istante del giocattolo che si stava litigando con la sorella e
scorrazzò rapido in direzione del cugino, acquattandosi alle sue spalle. Si
arrampicò su un tavolino dall’aria piuttosto costosa e, ignorando le occhiate
inorridite dei genitori, attentò alla schiena di Mase, aggrappandosi al suo
collo. Il ragazzo trasalì, colto di sorpresa.
“Damian, sei morto…” borbottò a
denti stretti, pur non tentando di scrollarselo di dosso. “Auguri, auguri,
auguri!” incominciò a gracchiargli nell’orecchio il bambino, ridacchiando
convulsamente. Mase sbuffò. Individuò finalmente Oliver, che gli sorrise,
salutandolo con un cenno del capo, e si mosse nella sua direzione. Quando
Damian riprese a strillargli cose nell’orecchio, roteò gli occhi, avvertendo le
avvisaglie di un mal di testa incombente. “Levati di torno, straniero, se non vuoi fare una brutta fine ” lo intimò con scarsa convinzione. Damian, non risultò per nulla turbato dalle
sue parole; rimase aggrappato alla sua schiena anche quando Mase si sedette su
uno dei divani, fingendo di schiacciarlo
sotto il suo peso. Quando lo sentì ridacchiare e dimenarsi, abbandonò per un
istante l’espressione crucciata, concedendosi un sorriso divertito. Si mise il
bambino sulle ginocchia e attese che Oliver prendesse posto accanto a loro,
dimenticando forse solo per un istante, il fastidio che gli provocava la
confusione di quella stanza. Per la prima volta in tutto il pomeriggio Damian
riuscì a starsene tranquillo per più di dieci minuti scarsi.
Nel frattempo, la partita di
hockey stava proseguendo al centro della stanza. Vicki analizzò il gruppetto di
persone sempre più grosso che aveva preso parte al gioco e scosse il capo con
fare rassegnato. Scoccò un’occhiata eloquente a Autumn, prima di commentare:
“Uomini…”
Dal centro della ‘pista’ improvvisata,
Caroline le scoccò un’occhiata torva.
“Ehy!”
protestò.
Punto 3: Vicki si
dà da fare con il vischio – e spinge chiunque
a collaborare per far girare le cose nel verso giusto - .
“’Tumn,
non rimanere indietro che mi servi!” esclamò Vicki, attraversando trafelata il
corridoio. “Sei un’atleta, io una semplice cheerleader, dovresti essere più
veloce di me!”
“Tu non hai una scatola piena di decorazioni natalizie fra le braccia.” Le fece
notare l’amica, mostrandole lo scatolone. Vicki sorrise.
“Lydia mi ha dato l’ok per andare a sistemare il vischio nei punti strategici
della casa.” spiegò, fermandosi a metà del corridoio, di fronte alla camera di
Caroline. “L’anno scorso il piano non è andato a buon fine, ma questa volta
sono più grande, più matura e più forzuta, quindi se Ricki non si metterà
proprio sotto al vischio, potrò sempre spingercelo sotto. E voi potreste aiutarmi
a tenerlo fermo, magari…”
Autumn sospirò, continuando a sostenere la scatola, mentre l’amica snocciolava i
nomi di luoghi che sarebbero stati perfetti per il vischio.
“Lì, proprio lì!” dichiarò finalmente dopo una manciata di minuti spesi a
vaneggiare, indicando la prima porta sulla sinistra. “È decisamente il punto
strategico migliore.”
Autumn inarcò il sopracciglio
con aria scettica, non riuscendo a seguire i ragionamenti dell’amica. “Quella è
la camera di Mason.” osservò.
“Esatto!” cinguettò
allegramente l’altra, appendendo un rametto di vischio sopra la porta. “Se
Ricki lo vede, non resisterà alla tentazione di appostarsi lì sotto per
infastidire suo fratello. A quel punto, per evitare le coccole, Mase si farà da
parte e entrerò in gioco io!” spiegò, sotto lo sguardo allibito di Autumn.
“E io non ho voce in capitolo,
vero?” la voce atona del proprietario della stanza ‘presa di mira’ le raggiunse
dal fondo del corridoio. Mase analizzò con aria perplessa le due ragazze, ma dal
mezzo sorriso divertito che aveva preso ad arricciargli le labbra si poteva
intuire che non fosse poi così seccato. Vicki scosse il capo e sfilò la scatola
di decorazioni dalle mani dell’amica.
“No, cucciolo, mi dispiace!”
comunicò allegramente. Gli schioccò un bacio sulla guancia e proseguì in
direzione della porta successiva. Mase arrossì e si irrigidì talmente tanto,
che Autumn si immaginò sul punto di vederlo collassare da un momento all’altro;
sperò non lo facesse, perché non aveva la minima intenzione di accorrere in suo
aiuto.
“Non. Chiamarmi. Così.” scandì lentamente, muovendo qualche passo in direzione di camera sua. Vicki
tirò fuori un secondo rametto di vischio e poggiò la scatola a terra
“Va bene, cucciolo!” trillò
allegramente, facendo un passo indietro e analizzando soddisfatta il suo lavoro.
Come risultato, Mase si irritò ancora di più.
“Qui
abbiamo finito!” concluse infine Victoria, recuperando lo scatolone e facendo
cenno ad Autumn di seguirla. “Prossima tappa: il lampadario all’ingresso!”
E, ignorando il sopracciglio inarcato e l’espressione interrogativa degli altri
due, Vicki prese a scendere le scale, assorta dalle sue macchinazioni.
Autumn
scosse il capo,rassegnata, tornando a voltarsi in
direzione della porta. Mase stava analizzando con aria perplessa il rametto di
vischio che penzolava – tra l’altro in maniera piuttosto buffa – sopra le loro
teste. Nel momento stesso in cui la ragazza sollevò a sua volta lo sguardo, il
ragazzo fece un passo indietro, appoggiando una mano sulla maniglia.
“Te
lo puoi scordare.” sbottò immediatamente, con espressione seccata. Autumn sollevò
un sopracciglio con fare allibito. “Ma chi ti vuole?” ribatté, stizzita, mentre
il giovanotto si chiudeva la porta alle spalle. “Torna a comportarti da
asociale, vai…” lo rimbeccò, prendendo a scendere le scale, puntandoa raggiungere Vicki.
Mentre
riprendeva ad analizzare casa Lockwood in compagnia dell’amica, pensò che in
quel momento avrebbe volentieri fatto saltare per aria un altro paio di lattine
di coca cola.
* ‘Champ’ sta per Champion,
(Campione). Mi sapeva di più ‘affettuoso’ il modo inglese/americano di
appellarsi ai figlioletti maschi, e così l'ho lasciato in originale <3
Nota dell’autrice.
Massì,
ci stava un’altra delle mie idee strampalate, come al solito >.< Allur, in questa prima parte non penso ci sia molto da aggiungere.
Avete conosciuto quella peste di Twister, e nella seconda parte vedrete il dolcioso Jeff alle prese con sua sorella maggiore, Ruby. Lex è il solito cascamorto incallito, e se non prende in
giro la sua famiglia di ‘tonti’ preferita, non è in pace con se stesso. Ci sono
un paio di riferimenti a Pyramid, come il fatto che
chiami appunto Jeremy “tonto” e il riferimento all’ (ormai ex) Tuthankamon, che era il soprannome che gli aveva affibbiato
Jeremy da bambino. Per il resto *fa mente locale* così come Lex
è il solito Lex, Vicki è la solita Vicki,immersa nella sua nuvola rosa XD ‘Tumn
e Mase non riescono a stare più di due secondi vicini senza irritarsi e Ricki
ha un bisogno cronico di ricordare quanto sia splendido il suo sedere :3 nella
seconda parte ritroveremo più o meno tutti, ma ci sarà un po’ di spazio in
particolare per il Masiver. Nell’ultima, avremo
finalmente un po’ di shipping folle, tra Rictoria, Xanderine e Masoline. E
vedremo che combinerà quella peste di Twister :3
Capitolo 2 *** 4;Ruby cerca il principe azzurro. 5; Si guardano vecchie foto. 6; Mase scompare ***
A Very… Lockwood…Christmas.
Ovvero: i 10 eventi che si verificano –quasi- ogni anno in casa Lockwood la vigilia di Natale.
Punto 4: Ruby cerca il principe azzurro – possibilmente uno che non si metta le
dita nel naso –
Finalmente, dopo il partitone a
hockey che aveva generato un gran parapiglia in soggiorno, arrivò il momento
che Xander attendeva ogni anno con ansia: la cena. Gli invitati si radunarono
in sala da pranzo, contemplando il buon profumo che proveniva dalla cucina. Le
mamme (con l’aiuto di qualche papà) si erano divise i compiti per preparare ognuna
qualcosa; c’erano talmente tante pietanze che nessuno, nemmeno i più ghiotti
del gruppo, avrebbe potuto abbandonare la stanza senza sentirsi pieno come un
uovo. Mentre Lydia trafficava in cucina, mise i suoi tre figli ad apparecchiare
tavola. Ricki, Caroline e Mason sistemarono piatti e bicchieri e Tyler si occupò
delle bevande.
“Dove possiamo sederci?” domandò Elena, frugando la tavola alla ricerca dieventuali segnaposto. Il padrone di casa indicò
i suoi due figli maggiori.
“Voi due…date una mano con i posti.” suggerì, rivolgendo loro un’occhiata
eloquente. I fratelli presero ad analizzare i presenti con fare concentrato.
“Allora, a capotavola avevamo pensato di mettere il babbo…” incominciò Caroline,
afferrando il padre per il polso. Lo guidò al posto designato e fece pressione
sulle sue spalle con le mani per farlo sedere. “…voialtri maschietti adulti
potete sedervi qui vicino a lui, assieme allo zio Dorian.” aggiunse, indicando
Jeremy e Matt. “E le signore tutte vicine da questo lato, così possono
spettegolare fra di loro.”concluse,
sorridendo a Hazel, che le diede un buffetto sulla guancia. Ricki annuì. “Sì,
insomma, voi vecchiacci da quel lato della tavola.” confermò, dando un pugnetto
sulla spalla di Matt.
“Guarda che ti rifilo una
seconda pallonata nel didietro se ti scappa di chiamarci di nuovo
‘vecchiacci’.” lo avvertì il padrino. Ricki gli rivolse un’occhiata
insospettita. “Allora prima sei stato tu?”
Matt minimizzò con una scrollata di spalle. “Nah, è
stato tuo padre.” si difese candidamente.
“Non mi avrete mica inserito
nel gruppo ‘vecchiacci’, vero?” si introdussenel discorso Lex, facendo l’occhiolino a Caroline. La ragazza sorrise. “No,
tu sei nel tavolo dei giovincelli, assieme a tutti noi. Vicino a Xander Bello!”
specificò, picchiettando con la mano su
una delle sedie al centro.
“E lì c’è il tavolo dei
bambini!” comunicò invece Ricki, indicando l’estremità ancora libera del
tavolo. “Ovvero….Ruby, Twister, Oliver e Mase!” concluse, arruffando i capelli
ai due adolescenti. Mason lo ignorò; prese posto vicino al migliore
amico, a un paio di sedie di distanza dal punto indicatogli da Ricki. Twister
lo imitò di riflesso, sedendosi alla sua destra.
“Vai a sederti vicino alla mamma.” gli ordinò il cugino, mentre la porzione di
tavolo battezzata da Ricki ‘tavolo dei bambini’ veniva al contrario occupata da
Julian e Jeffrey, Vicki e Autumn, oltre che da Ruby. Ricki si sistemò di fianco
a Jeff e Caroline occupò il posto libero fra i due fratelli Gilbert. Damian
scosse il capo con vigore, per poi arrampicarsi sulle ginocchia di Mason. Da
lì, cercò di alzarsi in piedi, in maniera da poter esaminare al meglio tutti i
presenti.“Lui ha i capelli strani!”
annunciò dopo un po’, indicando il crestino di
Xander. Lo stava ancora analizzando con interesse, quando Lydia e sua cognata
entrarono in sala da pranzo con le prime portate.
“Si mangia!” annunciò
allegramente Xander, toccandosi lo stomaco. “Pancia mia, fatti capanna!” si
raccomandò, prima di dare una gomitata a Caroline. “Senti un po’, biondina
schizzinosa: tutto quello che non vuoi, lo prendi lo stesso e poi lo dai a me.
Ti va?” Caroline sospirò. “Prima o poi qualcuno mi dovrà spiegare come cavolo
fai a mangiare così tanto e a non avere nemmeno un filo di ciccia.” lo
rimbeccò, dandogli un colpetto sulla pancia. Xander diede una scrollata di
spalle.“Il cibo va tutto a finire nei
muscoli!” ribatté fiero, spostandosi, per permettere a Lydia di posargli gli
affettati nel piatto. “E nei capelli…Che piacciono tanto al piccoletto.” aggiunse,
facendo l’occhiolino a Damian.Alla
quinta fetta di salame, Caroline gli tirò via il piatto da sotto il naso. “Xander,
sei un maiale!” esordì infine, scoccandogli un’occhiata contrariata.“…siamo a malapena all’antipasto e hai
mangiato più tu dell’intera tavolata messa assieme.”
Il ragazzo ridacchiò. “Scusa,
mamma.” la rimbeccò, riappropriandosi del piatto.Lex le scoccò un’occhiata compiaciuta. “Autoritaria,
la biondina.” commentò rivolto al vicino. Xander sospirò. “Eh, anche troppo…”
commentò, allungando la mano per prendersi un secondo panino, facendo ben
attenzione a non farsi notare dall’amica.
“Ti ho visto!” dichiarò poco dopo la ragazza, abbozzando un sorrisetto
divertito. “E tu…” esordì a quel punto, indicando il fratello minore con la
forchetta. Mase, che era occupato a spezzettare al cuginetto una fetta di
prosciutto, inarcò un sopracciglio nella sua direzione. “…non usare la scusa
che devi tagliare le cose a Twister per non mangiare o giuro sulla mia adorata
collezione di lupetti di peluche che vengo lì e ti imbocco. E poi ti
strangolo.” lo minacciò, notando che non aveva ancora toccato cibo. Mason, che
amava mangiare poco più di quanto amava essere abbracciato, la ignorò.
“Ehy,
Jeff…” esclamò Oliver in quel momento, cercando di spostare l’attenzione dei
presenti su altro. “…c’è Ruby che ti cerca.”
Il cugino gli rivolse
un’occhiata incuriosita e poi si voltò verso la ragazzina che occupava la sedia
di fianco alla sua. La bambina lo stava osservando con un sorriso timido, le
fossette agli angoli delle labbra bene in evidenza e la forchetta ancora
sollevata per aria.
“Ciao!” lo salutò allegramente,
agitando la mano libera. Jeffrey si mise a ridere.
“Ciao!” rispose poi con dolcezza, ricambiando il sorriso. La bambina lasciò
andare la forchetta e si attorcigliò una ciocca di capelli scuri sull’indice,
un po’ intimidita.
“Sei bellissimo!” annunciòpoi, in tono
di voce quasi sognante. Il gruppetto di presenti si mise a ridere, mentre il
ragazzo arrossiva leggermente.“E hai i
capelli biondi come i principi!”
“…Ti ringrazio!” le rispose con gentilezza Jeff, colpendo con il gomito Ricki,
che non riusciva più a smettere di ridere.
“Vuoi essere il mio principe
azzurro?”domandò a quel punto la
bambina, improvvisamente ravvivata. Jeffrey sgranò leggermente gli occhi,
imbarazzato e allibito al tempo stesso. “Il…tuo principe azzurro?”
Ruby annuì, convinta.“Uh uh!” concordò,
allegramente. “Basta che non ti metti le dita nel naso!” si sentì in dovere di
aggiungere poco dopo, assumendo un’espressione più seria. Ci furono di nuovo
due o tre persone che ridacchiarono.
“Tranquillo, Jeff!...” lo rassicurò in quel momento Caroline, decidendo di
accorrere in suo aiuto. “…Ruby cerca di procurarsi almeno uno o due principi
azzurri ogni vigilia di Natale. Forse dovremmo smettere di farle vedere i film
sulle principesse Disney.”
“Sei una sorta di Vicki in miniatura, allora!” osservò Jeffrey, facendole un
sorriso. Victoria rivolse un’occhiata intenerita alla bambina. “Vedrai che
troverai presto il tuo principe azzurro!” le diede man forte, poggiandole un
dito sul nasino. Gli occhi verdi della bambina brillarono di vivacità.
“Già ce l’avevo un principe azzurro, veramente!” esclamò concitata, tornando ad
attorcigliarsi un ciuffo di capelli attorno al dito. Vicki si portò le mani
sulla bocca, mostrandole partecipazione.“Sul serio?”
chiese, fingendosi stupita. La bimba annuì. “Uh uh!
Ma ieri l’ho lasciato, perché si metteva sempre le dita del naso.” spiegò,
tirando poi fuori la lingua con fare disgustato. Dopodiché, si voltò nuovamente
verso Jeffrey. “Non c’hai mica i pidocchi, vero?” domandò, un po’ insospettita.
Questa volta anche il ragazzo si mise a ridere.
“Direi proprio di no.” La
rassicurò, scuotendo il capo con fare divertito. La bambina tirò un sospiro di
sollievo. “è che i maschi della mia
classe secondo me hanno tutti i pidocchi, perché non si lavano mai le mani e
sono anche puzzolenti.” dichiarò seria, prima di scendere dalla sedia per
potersi avvicinare a Jeff. “Se non ti metti le dita nel naso e non hai i
pidocchi, allora sarai il mio principe azzurro!” dichiarò infine, entusiasta,
tornando a sedere. Il ragazzo continuò a ridere, scuotendo il capo.
“Ma non sono un po’ grandicello per te?” cercò comunque di farla desistere. La
bimba diede una scrollata di spalle. “Uh uh; no, il
mio papà è più grande della mia mamma!” spiegò con tranquillità, riprendendo a
mangiare. Dopo l’ennesima risata generale, il gruppetto di ragazzi fece
altrettanto. Ruby non attirò più l’attenzione dei grandi per una ventina buona
di minuti, fino a quando non si accorse che suo fratello Damian stava giocando
con una monetina da venti centesimi. “Sono ricco, sono ricco!” stava gridando a
squarciagola il bambino, picchiettando con la moneta sul braccio di suo cugino
Mason.
“Anche io voglio una monetina!”
si lamentò a quel punto Ruby, mettendo il broncio. Julian, notando
l’espressione truce della bambina, si infilò una mano in tasca per poi
sporgerla vicino al suo orecchio. “Ehy! Guarda un po’
che cosa c’è qui!” annunciò a quel punto fingendo di tirare fuori qualcosa dai
suoi capelli. Aprì il palmo della mano e le mostrò una monetina da cinquanta
centesimi. Ruby la raccolse subito, gli occhi verdi sgranati dallo stupore.
Julian sorrise sotto i baffi notando la reazione della piccola al suo giochetto
di prestigio; per incantare i bambini non ci sarebbe mai stato bisogno di
ricorrere alla vera magia. Ruby lo fissò con intensità per una manciata di
secondi. Infine, le sue labbra si inarcarono a formare un sorrisetto vivace,
mettendo in evidenza le due fossette agli angoli. “Tu ti metti le dita nel naso?” domandò
rivolta a Julian, scrutandolo con attenzione. Jeffrey ridacchiò. “Occhio,
J….è una domanda a trabocchetto!” lo
mise all’erta, mentre l’amico gli scoccava un’occhiata confusa. “Uhm…No?”
rispose il ragazzo, tentennando lievemente. Ruby batté le mani, estendendo il
suo sorriso. “Allora sarai tu il mio principe azzurro!” annunciò infine fiera,
balzando giù dalla sedia. Per l’ennesima volta, i presenti si misero a ridere.
“Aspettate, sono appena stato
scaricato?” domandò un confuso Jeffrey, mentre la bambina analizzava soddisfatta
la sua monetina da cinquanta centesimi.
“Te l’avevo detto che un principe solo non le sarebbe bastato!” gli ricordò
Caroline, sorridendo divertita. Vicki esordì in un risolino, accarezzando i
capelli della piccola. “Questa principessa qui ha capito tutto della vita!”
dichiarò, orgogliosa.
Punto 5: Si guardano vecchie fotografie – E Lex si comporta da… Lex! -
“Ok: penso di essere pieno!”
annunciò ad alta voce Xander, lasciandosi cadere su una poltrona. “Anche se di
sicuro, qualche spazietto mi è rimasto. Dopotutto, c’è ancora una torta di
compleanno che aspetta di essere mangiata.” dichiarò, leccandosi le labbra.
“Che ne dite di qualche vecchia foto?” propose
Ricki, entrando in soggiorno con un album spesso tra le mani. Gli invitati
erano sparpagliati per la stanza, chi sui divani, chi sul tappeto. “ è gaggia
come cosa, fa molto film: e poi questa sera mi sento nostalgico.”Il padre gli scoccò un’occhiata poco
convinta.
“Se fai il nostalgico a vent’anni, quando hai la mia età che fai?” lo rimbeccò,
sistemandosi sulla poltrona di fianco a quella di Xander. Il ragazzo si tirò
sua sedere, cercando di assumere una
posizione un po’ più composta, quasi non volesse fare una cattiva impressione.
“Andrò in giro col bastone e mi scapperà la pipì ogni mezzora.” scherzò Ricki,
poggiandosi l’album sulle ginocchia e sorridendo affabilmente in direzione del
padre. Tyler lo squadrò con intensità, prima di chinarsi per raccogliere il
pallone da football da terra. Mimò il gesto di lanciarlo nella sua direzione eil figlio sobbalzò, coprendosi il volto con
le mani. “No, basta pallonate, ho afferrato il concetto!” dichiarò in fretta
mentre, con un ghigno, l’uomo lasciava cadere il pallone sul tappeto.
“Sì, anch’io ho voglia di vedere qualche foto!” dichiarò Caroline, occupando un
bracciolo del divano su cui era seduto suo fratello. Ricki aprì l’album e
incominciò ad analizzare le fotografie. Le prime sembravano essere piuttosto
vecchie; erano foto risalenti agli anni del college dei suoi genitori. Lydia e
Tyler si erano conosciuti all’università. Lei era un’ordinaria ragazza di
campagna; aveva trascorso buona parte della sua infanzia a prendersi cura degli
animali che occupavano la sua fattoria, assieme ai genitori e ai fratelli.
Giunta al momento di scegliere l’università, suo padre si sorprese nel sentirle
dire che avrebbe frequentato la facoltà di veterinaria. Pensava che dopo una
vita intera trascorsa a contatto con gli animali, si sarebbe volentieri
cimentata in qualcos’altro. Pochi mesi dopo aver cominciato il suo corso, Lydia
conobbe Tyler. Nell’album, Ricki trovò diverse fotografie di loro da giovani,
incluse alcune del loro matrimonio.
“Papà, mi assomigli qui!” annunciò tutto fiero il ragazzo, mentre Ruby si
appostava sul suo ginocchio per osservare meglio le fotografie. “Zia Lydia,
sembri una principessa!” esclamò ad alta voce, indicando una foto della donna
in abito da sposa. Lydia sorrise; smise finalmente di fare avanti e indietro
fra la sala da pranzo e la cucina e si sedette sul divano di fianco al figlio
minore, per potersi unire al gruppo dei presenti.
“Guarda un po’, ragazzino, qui ci sei anche tu!” annunciò a un certo punto
Hazel, tirando Lex per la manica e indicandogli una delle fotografie. “E c’è
anche l’altro ragazzino.” Proseguì, dando un colpetto sulla gamba al marito,
che si chinò in avanti per poter osservare meglio l’album. La foto indicatagli
da Hazel rappresentava un Jeremy piuttosto giovane vestito di tutto punto: era
il giorno del suo matrimonio. Stava arruffando i capelli a un bambino di dieci
o undici anni; Lex, allora ancora conosciuto come Xander , aveva un’aria vispa
e un sorrisetto da canaglia che non avrebbe abbandonato il suo volto nemmeno in
età adulta. L’uomo si appoggiò i gomiti sulle ginocchia e sorrise,
riconoscendosi nel ragazzino della foto. “Quella è stata la prima volta che
sono venuto in Virginia.” raccontò, spostando la sua attenzione verso i due
coniugi Gilbert. “Non potevo di certo mancare al matrimonio di quel signore lì:
dopo tutto è anche grazie a me se il signor architetto e la mogliettina si sono
trovati.” dichiarò, annuendo compiaciuto. Oliver si sporse a sua volta per
osservare la fotografia: suo padre era stato davvero un bel ragazzo. Somigliava
molto a Xander, ma aveva il suo stesso sorriso. A Oliver piaceva guardare le
foto di quel periodo, perchéJeremy
aveva un’aria più distesa e sembrava sereno, al contrario di quando era
ragazzino. L’unica foto di quando suo padre aveva pressappoco la sua età che
riguardava con piacere era quella in cui abbracciava Anna, la stessa che aveva
utilizzato per ritrarla la prima volta.
Ricki riprese a voltare pagine
e si fermò per indicare una seconda immagine. “Buonanotte!” annunciò allegramente,
indicando un Jeremy un po’ più grande rispetto alla fotografia precedente. Era
in compagnia del cognato e stavano sonnecchiando sul divano di casa Donovan; in
un angolo, le due mogliettine se la ridevano, osservandoli ronfare. “Ehy! Guarda che stavamo lavorando per voi!” lo rimbeccò
Matt, indicando prima Ricki, poi i due figli, ed infine Xander. “Stavamo
ristrutturando la vecchia casetta sull’albero dietro casa.”
“E queste siamo io e te!” osservò in quel momento Elena, mostrando a Bonnie la foto accanto a quella di Matt e Jeremy. Rappresentava
le due giovani donne sul dondolo di fronte a casa Gilbert: Elena aveva in
braccio un bambino piccolo. Qualcuno doveva aver detto qualcosa di
particolarmente divertente, perché sembravanoentrambe piegate in due dalle risate. Bonnie
sorrise. “Me la ricordo, questa!” annunciò accarezzando con lo sguardo la
fotografia. Vicki picchiettò sulla pagina con l’indice, bussando sulla spalla
di Autumn con la mano libera. “Guarda, sembriamo proprio io e te!” le fece
notare, rallegrata da quel fatto. Suo fratello, al contrario, assunse un’
espressione quasi perplessa. Ora che aveva di fronte una foto della madre da
giovane, si accorse impressionato, di quanto fosse incredibile la sua
somiglianza conla ragazza che aveva
conosciuto in Florida, qualche settimana prima. Diede una scrollata di spalle,
rimuginando su quelle dicerie che riguardavano l’esistenza di persone quasi
identiche in giro per il mondo; forse era la verità.
“Quell’affarino in braccio a te chi è? Jeff?”
domandò Caroline rivolta a Elena indicando il bimbo della foto. Il piccolo
sorrideva, ciucciandosi tranquillo il pollice. La donna sorrise. “è il mio
nipotino.” Lo riconobbe con tenerezza, dando un buffetto sulla guancia a
Xander. “Sembra mingherlino, ma era già un gran mangione: me lo ricordo bene!”
Man mano che Ricki voltava pagina, qualcosa nelle fotografie incominciò a
cambiare; i soggetti erano sempre gli stessi, ma gli adulti invecchiarono,
mentre i bambini incominciarono a guadagnare qualche centimetro in altezza e a
muovere i primi passi. Dopo cinque o sei pagine, l’attenzione di diverse
persone venne catturata da una foto di gruppo di alcuni dei ragazzi; era stata
scattata una vigilia Natale, di questo erano sicuri tutti. Ma risaliva a ben
più di dieci anni prima. Sette bambini erano acquattati su un letto che Ricki
riconobbe subito come il suo. “condividevo ancora la camera con Mase.” Osservò
il ragazzo, notando il lettino del fratello minore alle loro spalle. “Non avevo
più di sette o otto anni.”
Nella foto, Ricki sedeva proprio al centro e aveva un’espressione infastidita,
mentre al suo fianco, Vicki lo abbracciava tutta entusiasta. “Quanto eri
cattivo con me!” si lamentò la ragazza, fingendo di mettere il broncio. “Anche
più di adesso!” Ricki fece una smorfia. “Vabbè, adesso lo sono il giusto, dai!”
si difese, mentre Vicki continuava a tenergli il broncio. “Massì…”
aggiunse infine il ragazzo, cingendole le spalle con il braccio. “…In fondo ti
voglio bene.” ammise. Il volto della giovane si illuminò. “Quanto in fondo?” Il
ragazzo roteò gli occhi. “Non andiamo a sondare troppo la questione: non
sarebbe conveniente per te.” La rimbeccò, prima che entrambi tornassero ad
analizzare la foto: alla sinistra di Ricki, Jeffrey sorrideva allegro, formando
una “V” con le dita, in segno di vittoria. Dalla parte opposta del letto,
Xander e Caroline si tenevano per mano, già allora muniti di pattini ai piedi.
“Toh! Ma guarda come eravamo belli!” esclamò a quel punto la ragazza,
appoggiando il capo sulla spalla del migliore amico. Xander sorrise, cingendole
la vita con un braccio. “Molto. Pure con quei capelli privi di personalità.”
commentò, indicando la matassa di capelli scuri appartenenti al piccolo
Alexander. Vicino a lui, sedeva Oliver; era talmente piccolo che lo si riconosceva
a malapena, soprattutto per via del gigantesco cappello di Babbo Natale che gli
copriva gli occhi. Aveva le gambe incrociate sulla trapunta del letto, un
sorriso dolce e le mani impiastricciate di pennarello. Mase era seduto invece
sul tappeto di fronte agli altri bimbi. Aveva le mani aggrappate alla punta
delle sue scarpette e sorrideva intimidito in direzione dell’obbiettivo. “Quelle
scarpe rosse me le ricordo.” comunicò in quel momento Tyler, additandole. Mason
arrossì. “Te le ho comprate io.”
“Ce le ho ancora, tra l’altro!”
dichiarò fiera Lydia, accarezzando i capelli del figlio. Ricki fece per dire
qualcosa, ma la madre lo bloccò prontamente. “No, Ricki, non ti dirò dove sono,
così potrai tormentare tuo fratello.”
“Tanto già so dov’è la copertina di Li-Linus, ed è più che sufficiente.”
dichiarò compiaciuto, sfregandosi le unghie sulla camicia. “La mostrerò a tutte
le ragazze che varcheranno la soglia di camera sua.”
“Provaci e sei morto.” Lo minacciò a denti stretti suo fratello, incominciando
a mostrare chiari segni di imbarazzo.
“Ma quanto cavolo era dolce!”
rincarò la dose Caroline, sorridendo intenerita al Mase in miniatura della
fotografia. “Ti prego, torna così!” lo supplicò, incominciando a tirargli la
manica della camicia. “Almeno potrei farti le coccole tutte le volte che mi
pare.”
“Istituiamo una petizione per
farlo regredire da teppista a soldo di cacio.” propose in quel momento Xander,
arruffando i capelli del ragazzo. Mase si ritrasse bruscamente.
“Ehy…” Li ammonì con un sorriso Lydia. “…Lasciate
stare il mio bambino. A me piace così com’è.” dichiarò con dolcezza, facendogli
una seconda carezza sul capo. Mason la lasciò fare, ancora rosso in viso.
“Comunque…” Tyler si introdusse
nel discorso, tornando a indicare la fotografia.” “Questo è stato sicuramente
l’anno in cui Alaric vi fece da Babbo Natale.Voi pesti vi eravate messi a vedere un film
horror, e vi siete spaventati a morte quando è arrivato a portarvi i regali.” Lydia
si mise a ridere al ricordo.
“Quella notte ce li siamo
ritrovati tutti nel lettone; Tyler era disperato!” raccontò agli altri adulti,
evocando l’episodio avvenuto ormai tredici anni prima; i presenti si unirono
alla sua risata. Concluso il racconto, Ricki riprese a sfogliare l’album di
foto, osservandosi crescere, man mano che voltava pagina. L’ultima foto aveva
come soggetto lui, Jeffrey e Julian il giorno della cerimonia per la consegna
dei diplomi. Risaliva a meno di un anno prima.
“Che cos’è che mi sta
penzolando sulla testa?” domandò a un certo punto Lex, avvertendo qualcosa
sfiorargli i capelli. Hazel inclinò leggermente il capo per controllare. “è
vischio, bello mio.” Dichiarò, sventolandogli il rametto di fronte agli occhi.
“Dolcezze, fate attenzione: questo qui già è pericoloso al normale, figurarsi
quando sta sotto al vischio!” annunciò infine, tornando a sedersi vicino al
marito. Lex ridacchiò, intrecciando le dita
dietro la nuca, con fare canzonatorio. “Mi manca una donna, però!” esordì a
quel punto, scoccando un’occhiata in direzione delle ragazze. Fece loro
l’occhiolino. “Chi si offre?”
“Ci sono io!” annunciò
trafelata Vicki, alzando in fretta la mano, “Posso?”
Ricki aggrottò le sopracciglia.
Lex esordì in un ghigno compiaciuto, facendole cenno di avvicinarsi. “Si accomodi!”
concesse con un sorriso, mentre la ragazza si alzava in piedi.
“Scusa?”mormorò fra sé uno sconcertato Ricki, azzardando un’occhiata in
direzione dei due. In quel momento, un secondo scappellotto volò sulla testa di
Alexander Davies.
“No.” Fu il commento categorico
di Jeremy, seppur accompagnato da un sorrisetto divertito.Lex roteò gli occhi. “Di certo non è sposata,
architetto.” obiettò.
“Però è mia nipote.” gli fece
notare l’uomo, dandogli una pacca sulla spalla. “Le tue zampacce su di lei non
ce le voglio.”
“Il papà è d’accordo!” si introdusse nel discorso Matt, appoggiando un gomito
sulla spalla del cognato. Lex sollevò le mani in cenno di resa. “Ho capito, ho
capito!” si arrese con un sorriso, allontanandosi dal vischio. “State mettendo
un po’ troppi paletti, però. Mi rendete le cose difficili.” obiettò infine,
tornando a sedersi sul tappeto. Un mezzo ghigno fece capolino sul volto di
Jeremy. “Tu nemmeno immagini quanto io e mio cognato siamo esperti nel mettere
paletti, Tutankhamon.” gli sussurrò in un orecchio a bassa voce, per evitare
che gli altri lo sentissero. “E no,
non ci sonoallusioni di caratteresessuale, nellafrase…Anche
se…”
Punto 6: Al momento della torta… Mase scompare.
Quando Ricki era bambino, aveva
il vizio di rubare le scarpe dei suoi familiari per nasconderle in qualche
luogo introvabile. Si divertiva come un matto a spiare un irritato – e scalzo –
Tyler, mentre si aggirava imprecando per le varie stanze, alla ricerca di
qualcosa da mettere ai piedi. Quando Ricki crebbe e si stancò di quel gioco, ci
fu Silver che incominciò a nascondere oggetti in giro per la casa. E quando
finalmente anche il cucciolo mise da parte quel vizio, nessuno stava ormai più
prestando attenzione da tempo agli oggetti che sparivano, perché erano tutti
troppo occupati a cercare altro: un bambino piccolo. Al contrario di suo
fratello maggiore, Mase non era solito nascondere scarpe, ma direttamente se
stesso. Spariva di continuo: in casa, all’asilo, per strada. Una volta
cresciuto, quell’istinto a nascondersi, si era trasformato in un bisogno quasi
cronico di scappare. Non spariva più solo in casa o nei dintorni del vicinato.
Si aggirava per il bosco, prendeva l’autobus; alle volte taceva e basta, e
sentiva di essere riuscito a fuggire, senza nemmeno muoversi di un millimetro.Quando era più piccolo gli era perfino
capitato di riuscire ad allontanarsi e a tornare a casa senza che nessuno si
accorgesse di nulla. Non lo faceva per attirare l’attenzione. Aveva semplicemente
il bisogno di dileguarsi, di ritagliarsi del tempo da spendere per conto proprio,
quasi come se alle volte, trovasse la compagnia addirittura faticosa da gestire.
Aveva bisogno di pause, di tanto in tanto, e così se le prendeva. Queste sue
fughe momentanee continuarono a verificarsi con frequenza anche con l’arrivo
dell’adolescenza. E in particolare, ogni vigilia di Natale, erano motivo di
scompiglio in casa Lockwood, perché giunto il momento della torta, quando in
teoria Mase avrebbe dovuto spegnere le candeline…nessuno riusciva trovarlo.
***
Dopo la visione dell’album di
fotografie e qualche chiacchiera, i presenti tornarono in sala da pranzo per
mangiare la torta. Lydia e Caroline ci avevano lavorato sodo per renderla tanto
bella quanto gustosa: era una crostata-
il dolce preferito del festeggiato – e per farcirla, le due donnine di casa
avevano alternato due tipi di marmellate diverse, in maniera che
ricordasse una scacchiera.
“Ha l’aria di essere più che
buona!” si complimentò Xander, sfregandosi le mani con fare impaziente. “Se
Mase non spegne le candeline entro dieci minuti, penso proprio che lo farò io.
E mi porto via la torta.”
Poco distante dal tavolo, Tyler
si stava guardando attorno, chiaramente innervosito. “Dove diavolo è andato tuo
fratello?” domandò secco, voltandosi in direzione di Ricki: Il ragazzo diede
una scrollata di spalle. “Ti giuro che era qui un minuto fa. L’ho tenuto
d’occhio fino all’ultimo.”
Oliver, che era seduto fra
Xander e Lex, stava osservando la scena con la coda dell’occhio. Attese che i
due coniugi Lockwood incominciassero a cercare invano il figlio nelle varie
stanze della casa, mentre i presenti si rimpinzavano di biscotti allo zenzero.
Aspettò di vedere Tyler sbuffare e Ricki ridacchiare, al pensiero di come puntualmente
si ripetesse la stessa scena ogni anno, e attese anche che Lydia suggerisse di
lasciare perdere e di lasciarlo stare: sarebbe comunque tornato, prima o poi.
Infine, sempre con tranquillità, aspettò che tutti si dimenticassero
dell’assenza di Mase per tornare alle loro chiacchiere, alle risate e ai
pettegolezzi. E in quel momento, come tutti gli anni, Oliver si alzò. Abbandonò
la stanza fischiettando, le mani in tasca e un’espressione rilassata a
illuminargli il volto. Era completamente a suo agio con quella situazione,
poiché si era ripetuta con costanza ogni vigilia di Natale, sin da quando lui e
Mase erano piccoli. Ogni anno Mase spariva al momento della torta e in quelle
occasioni, dopo avergli concesso un po’ di tempo, Oliver si alzava per andare a
cercarlo; lo faceva, perché in fondo lo considerava un po’ come un suo compito.
E sapeva anche che non avrebbe fallito: lo trovava sempre, alla fine. E lo
trovò anche quella sera, accovacciato sul muretto dietro casa. Mase stava
sfogliando un libro, nonostante la poca luce gli rendesse impossibile la
lettura. Avvicinandosi, Oliver riconobbe il libro: era il suo regalo di
compleanno. Gliel’aveva consegnato il giorno prima, intenzionato ad
alleggerirgli l’impiccio di dover aprire tutti i pacchi in fronte ad amici
eparenti, sapendo bene quanto faticasse
a sostenere gli sguardi incuriositi dei presenti. Era una di quelle accortezze
che gli piaceva avere nei suoi confronti, specialmente il giorno del suo
compleanno. Era una di quelle piccole cose a cui generalmente faceva caso solo
lui, dettagli a cui le altre persone non badavano.Forse erano proprio quelle piccole cose uno
dei motivi per cui era riuscito a oltrepassare così facilmente le barriere
dell’amico.
Quando Mase si accorse della
sua presenza, sorrise. “Sei in ritardo.” osservò, mentre l’amico prendeva posto sul
muretto di fianco a lui. Oliver annuì. “Ti ho abbuonato un po’ di tempo in più.”
gli spiegò, “Consideralo il tuo regalo di Natale, visto che quello di
compleanno già l’hai ricevuto.” specificò, con un sorriso, per poi
rabbrividire, stringendosi nella felpa.
“Potevi almeno metterti un giubbotto, prima di uscire.” lo rimbeccò l’amico,
accorgendosene. L’altro ragazzo diede una scrollata di spalle. “Non ci ho fatto
caso.” ammise, infilando le mani nel tascone della maglia. Mase scosse la testa, rassegnato e divertito al tempo stesso; Oliver era l’unica
persona di sua conoscenza che poteva dimenticarsi di mettere il giaccone,
uscendo la sera in Dicembre. Si sfilò il suo giubbottoe glielo passò.
“Non ce n’è bisogno…” tentò di ribattere l’amico. Mason lo ignorò. “Comefai a trovarmi sempre, comunque?” domandò
invece, incrociando le braccia sul petto ,per scaldarsi. Oliver diede una
seconda scrollata di spalle, e si infilò il giubbotto dell’amico. “Non ne ho
idea.” spiegò infine, avviandosi in direzione dell’ingresso con Mason al
fianco. “Credo che sia il contrario, piuttosto.” ammise poi, fermandosi di
fronte alla porta. “Sei tu che ti lasci trovare da me.”
Mase aggrottò le sopracciglia, leggermente perplesso. Tuttavia, non aggiunse
nulla. Si limitò ad appoggiarsi con la spalla a una colonna, le mani in tasca e
il libro di Oliver sotto il braccio. L’amico rimase di fronte alla porta,
aspettando con pazienza che l’altro ragazzo si decidesse a rientrare. Si rese
tuttavia conto che Mason aveva preso ad osservarlo in maniera quasi assorta.
“Qualcosa non va?” domandò infine.
sguardo.
Mase scosse la testa. “Ti ricordi di quell’anno in cui ho deciso di
nascondermi in garage?” chiese, riportando alla mente un ricordo appartenuto a
diverso tempo prima. Sia lui, sia Oliver, non avrebbero potuto avere più di
otto o nove anni. L’amico annuì. “Me lo ricordo; ci siamo infilati in macchina
di tuo padre e abbiamo aspettato la mezzanotte lì dentro. Mi pare che
fingessimo di essere su un aereo. O una navicella spaziale. Dicevi che saremmo
state le prime persone a festeggiare il Natale fra le stelle invece che a
terra.” ricordò, non riuscendo a trattenere un sorriso. Questa volta fu Mason
ad annuire; il suo volto aveva assunto un’espressione insolita. Sembrava
leggermente afflitto, quasi avesse preso a rimuginare su qualcosa che gli stava
dando qualche difficoltà. “Ti sei perso tutti i festeggiamenti, quell’anno.”
obiettò infine, tornando a infilare le mani nelle tasche dei jeans,
rabbrividendo per via del freddo. “Ti sei perso la Vigilia di Natale.” “Non fa niente.” ribatté rapidamente
Oliver. Si strinse nelle spalle, cercando di trovare le parole adatte per
potergli spiegare quello che gli stava passando per la testa in quel momento.
“C’eri tu…” si limitò ad aggiungere infine, pensando che in fondo quelle poche
lettere sarebbero bastate a riassumere tutto. Ancora una volta Mason non disse
nulla; tuttavia, Oliver non faticò a intuire dal suo sguardo che genere di
pensieri gli stessero attraversando la mente. Sapeva che molte persone
faticavano a comprendere la loro amicizia. Quello che Oliver faceva per Mase
era perfettamente visibile, chiaro e netto, evidenziato dalla luce del sole;
ciò che riceveva in cambio da lui, al contrario, era difficile da intravedere,
perfino agli occhi dello stesso Mason; si nascondeva, proprio come lui. Eppure,
a detta di Oliver, l’amico gli dava tutto; tutto ciò che non poteva (o non voleva) arrischiarsi di donare
agli altri. Aveva allentato le sue difese nel momento in cui si era reso conto
che l’amico gli voleva bene e basta. Senza compromessi, né eccezioni. Oliver
era riuscito in fretta a solcare la parte più interna della corazza che si era
costruito il suo migliore amico. Con lui Mase aveva imparato a farne a meno
ormai da tempo. Ed era bello. Era bello sapere di avere la sua fiducia. Era bello sentirsi dentro che se solo avesse
voluto tendere una mano verso di lui, Mase non si sarebbe scostato. Né
irrigidito o altro. Ma era difficile farglielo entrare in testa. Ci aveva anche
provato a spiegarglielo, ma sembrava quasi che Mase finisse per dimenticarsi
sempre tutto. Si legava al dito ogni torto che subiva, ma non riusciva a fare
lo stesso con le parole che comunicavano d’affetto: il cervello funzionava fin
troppo bene, ma il suo cuore soffriva di perdite di memoria a breve termine.
“Meglio rientrare.” mormorò in
quel momento Mason, staccandosi dalla colonna. “O ancora ti becchi un malanno
per causa mia.” Oliver attese che Mase lo raggiungesse, prima di aprire la
porta. “Guarda che sei tu quello senza giubbotto al momento.” gli ricordò. Mase
gli rivolse un’occhiata divertita, abbandonando finalmente l’espressione
crucciata. “è un caso il fatto che tu sia rimasto per tutto il tempo proprio
sotto uno dei vischi strategici di Vicki?” domandò infine, accennando un
sorrisetto sghembo che gli uscì piuttosto male, tenuto conto del fatto che
aveva incominciato a battere i denti.
“Non ci avevo nemmeno fatto
caso” rispose Oliver, eludendo il suo sguardo. Mason fece spallucce. “Guarda che se vuoi ti bacio" propose, raggiungendolo sotto il vischio. Oliver non riuscì nemmeno ad imbarazzarsi: vedendolo ridotto a una sottospecie di pulcino
tremolante, tutto ciò che gli andava di fare era sorridere. “Muoviti a
rientrare, che sembri una scultura di ghiaccio!” lo rimbeccò, spintonandolo con
la spalla. Mason rise di nuovo, ricambiando la spinta. Infine, si decise a infilarsi
all’interno della casa. “Come vuoi!” dichiarò infine, prendendo a salire le scale. “Vado a mettermi qualcosa di caldo.”
Mason rimase in silenzio per un
po’, e Oliver non riuscì a comprendere se stesse effettivamente riflettendo, o
se volesse semplicemente guadagnare tempo.
"Nessuno ha mai cercato
di impedirmelo" rispose infine, distogliendo lo sguardo.
E con quello, Oliver capì che
la conversazione era conclusa.
Nota dell’autrice.
Ed
eccoci con la parte due >.< Ho pensato di postarla prima delle feste, perché
l’ultima probabilmente arriverà dopo XD In questa seconda parte abbiamo avuto
dei momenti un po’ più tranquilli, sorvolando forse il primo pezzo; ma andiamo
in ordine!
1. Come ha fatto notare Jeffrey, Ruby
è una sorta di Vicki in miniatura: chiacchierona e con la fissa per il principe
azzurro. Julian, da bambino, ha imparato un sacco di trucchetti di prestigio, perché
era in fissa con Harry Potter ed era convinto di essere un mago (e difatti, non
si sbagliava :3).
2.
Nella seconda parte del capitolo ci sono un paio di riferimenti ad altre one-shot. La foto del gruppetto di pargoli da piccoli (con
tanto di Mase con le scarpette rosse <3) è stata appunto scattata nel
fatidico Natale raccontato in A VeryScary Christmas. La
storia della copertina di Li-Linus, viene invece raccontata in Li-Linus isadorable. Lex fa
riferimento a Pyramid quando spiega che è stato grazie a lui che
Jeremy e Hazel si sono avvicinati. Infine, la casa sull’albero di cui parla
Matt, è quella che c’è sul retro di casa Donovan, protagonista indiscussa di Letit Slide, dove il piccolo
Jeffrey fa comparsa per la prima volta <3
3.
La scena Masiver. Uh, ecco, diciamo che quando scrivo
gli spin off mi diverto a lasciar emergere il lato slash
di questi due; chi ha letto Airplanes can Wait e Nè giusto nè sbagliato non si
sarà stupito della cosa, gli altri probabilmente un po’ sì. Il fatto è che
nella mia ottica, come penso si sia potuto intuire dalle sue riflessioni,
Oliver prova qualcosa per Mase che va ben aldilà della semplice amicizia. Mase
non lo sa, ma qualcosa percepisce, e da lì spuntano fuori le varie frecciatine
che si diverte a indirizzargli. Questa parte, come anticipato prima, è un po’
più introspettiva e si distacca un po’ dal resto della storia. Ma avevo bisogno
di approfondire un paio di cose su loro due e sulla personalità di Mase (mpfh, c’è sempre qualcosa di dire a proposito della
personalità di Mase -.-) perché le trovo utili anche al fine di comprendere
meglio alcune cose di HR. E visto che nella storia originale non c’è mai il
tempo per dire tutto, ne approfitto con gli spin off, quando posso :3
4.
Passando a ciò che accadrà nella prossima parte: beh, ci sarà un punto tutto
dedicato ai due cugini, Mase e Damian. Un punto in cui avremo un passaggio con
accenni delle ship più quotate (Rictoria
e Xanderine), e un paio di punti con tutti. Ah, e un
passaggio Masoline. Nel frattempo vi auguro buone feste, buon Natale e buon
tutto quanto <3
Capitolo 3 *** 7;scompare anche Twister.8; trionfano gli innamorati… E le tasche dei pantaloni di qualcuno. ***
A Very… Lockwood…Christmas.
Ovvero: i 10 eventi che si verificano –quasi- ogni anno in casa Lockwood la vigilia di Natale.
Punto 7: scompare
anche Twister.
Mason
e Oliver erano tornati in sala da pranzo da appena pochi minuti, quando divenne
ormai evidente che all’appello mancava ancora qualcuno. La madre di Ruby e
Damian stava frugando la stanza alla ricerca del figlioletto minore, scuotendo
di tanto in tanto il capo con fare esasperato. “Damian!” lo chiamò più
volte,controllando anche sotto i
tavoli.
“Sarà
nella stanza di uno dei ragazzi.” la rassicurò Lydia, incominciando a disporre
le sedici candeline sulla torta del festeggiato. “…o ovunque sia Silver.”
concluse Caroline, dando di gomito a Xander, la cui espressione lasciava
chiaramente intendere che, fosse stato per lui, avrebbe volentieri distribuito
le fette di dolce subito, senza varie cerimonie.
La
madre del bambino sospirò. “…Spero solo non ne stia combinando un’altra delle
sue…” commentò, tornando ad alzarsi. Mason, che ancora non aveva preso posto a
sedere, scoccò un’occhiata incerta in direzione della zia, passandosi una mano
dietro alla nuca.
“Vado
a recuperarlo.” concluse infine asciutto, avviandosi in direzione del
corridoio. Tyler fu sul punto di protestare, restio al pensiero di vederlo
sgattaiolare via una seconda volta, ma Lydia lo convinse a desistere con un
lieve tocco sul braccio. Mason prese a salire le scale che davano alle quattro
camere da letto. Sbirciò attraverso le porte socchiuse delle stanze dei suoi
fratelli, ma non si fermò fino a quando non raggiunse la propria. Inarcò un
sopracciglio in direzione del vischio di Vicki appiccicato al legno ed entrò.
Il fatto che la stanza sembrasse ancora in perfetto ordine avrebbe generalmente
suggerito che in quel posto Damian non avesse nemmeno messo piede. Ma lo
tradirono i libri per bambini impilati con cura ai piedi della libreria: Mason
trovò il cuginetto rannicchiato dentro al ripiano basso, occupando il posto
generalmente tenuto dagli oggetti ora adagiati a terra. Twister stava
sfogliando un album da colorare, parlottando a bassa voce. Accoccolato al suo
fianco, Jasper era tutto preso a rosicchiare la pallina da hockey di Caroline,
la piccola coda che si agitava in fretta. “Questa è una balena, Jasper.” stava
spiegando in quel momento Damian, indicando con il dito uno dei disegni. “C’era
una volta una balena che erapericolosissimissima…e che mangiava tutti i pesci
piccoli: anche quelli con i denti grossi. E mangiava anche quelli che dicevano
le bugie…tipo come Pinocchio. Mi stai ascoltando, Jasper?” domandò dopo poco,
impermalito per via del silenzio dell’amico a quattro zampe. Il cucciolo di
Golden Retriever si sollevò da terra e attraversò la
stanza. Come aveva fatto qualche ora prima con Oliver, lasciò cadere la pallina
ai piedi di Mason e si accoccolò sulle sue scarpe, riprendendo a scodinzolare.
Il ragazzo chiuse la porta e si accovacciò di fronte all’animale, sorridendo
debolmente. Gli diede una grattatina dietro le orecchie e si appoggiò gli
avambracci sulle ginocchia; Damian continuò a sfogliare il suo album da
colorare, ignorando la presenza del cugino nella stanza.
“Vai
via!” lo intimò tuttavia poco dopo, buttando il giornale per terra e rotolando
fino alla pila di libri, per sceglierne uno, “Sto facendo i compiti con Jasper
e Buckster!” spiegò con serietà, inserendo nel discorso anche il suo amico
immaginario. Mason ignorò le esclamazioni del cugino e si avvicinò alla
libreria con Jasper al seguito. Scoccò un’occhiata contrariata ai suoi libri
ammonticchiati per terra e appoggiò una spalla al muro, scuotendo il capo.
“Guarda che casino hai combinato.” mormorò, tornando a infilare le mani in
tasca.
“Ti
ho detto ‘vai via’!” ripeté una seconda volta il bambino, infilandosi
nuovamente nel ripiano della libreria. Aprì il libro che aveva scelto a una
pagina a caso, e incominciò ad esaminarne le figure con attenzione. Mase roteò
gli occhi, pur rimanendo immobile nella sua posizione, mentre Jasper si
accoccolava una seconda volta suoi piedi. Dopo qualche minuto di finta lettura,
Damian sgusciò fuori dalla libreria e si gettò sul letto del ragazzo. “Mase…”
incominciò, prendendo a saltellare sul materasso.
“Se non scendi subito di lì, tu e Buckster farete una brutta
fine" lo avvisò Mase.
Damian lo
ignorò.“…qual era il libro che ti
piaceva di più quando avevi così?” domandò, sollevando quattro dita e
sventolandogli la mano di fronte alla faccia. Il ragazzo incrociò le braccia
sul petto e accennò un lieve sorriso. “Te lo dico solo se la pianti di saltare
sul letto e scendi con me di sotto.” rispose. Damian tirò fuori la lingua e
prese a saltare ancora più in alto. “Nossignore!” strillò, prendendo a scuotere
il capo con decisione. Mason sbuffò. “Damian non hai scelta: o ti muovi, o ti
ci porto io di peso.” lo intimò, ben consapevole che non l’avrebbe fatto. Lui
stesso era il primo a detestare quel genere di imposizioni. E sapeva anche che
se avesse provato a prendere il bambino e a portarlo di sotto contro la sua
volontà, il cugino si sarebbe dimenato come un animaletto; e avrebbe fatto
bene. Per certi versi lui e Damian erano simili, in fondo. Twister spiccò un
salto e si lasciò cadere di sedere sul letto, per poi incrociare le gambe sulla
trapunta. “Ce la racconti una storia super?
A me, Jasper e Buckster?” domandò, afferrando Mason per la camicia e
costringendolo a sedere vicino a lui. “...una come quelle in cui non mi devo
sedere per forza e che mentre mi dici che ci sono i missili posso fare finta
che ci sono davvero e così striscio per terra!”
Mase
non rispose.. “Le persone al piano di sotto ti stanno aspettando per mangiare
la torta.” gli ricordò poi in tono di voce asciutto, alzandosi nuovamente in
piedi. Damian scosse cocciutamente il capo. “Non la voglio la torta!”gridò, tirando via le coperte dal letto e
rifugiandosi tra le lenzuola “E non voglio andare di sotto!”
Mason
ignorò la scenata, tornando a mettersi a braccia conserte. “Nemmeno io ci
voglio andare, Damian.” Gli fece notare, dando una scrollata di spalle. “Sta di
fatto che dobbiamo comunque scendere.” Damian rimase nascosto sotto le coperte
per un paio di minuti, prendendo a scalciare nemici invisibili. Dopo un po’,
spuntò fuori con la testa e rivolse al cugino un sorriso furbetto.
“Lo sai che di sotto c’è uno con i capelli strani?” spiegò, liberandosi
completamente delle lenzuola e tornando ad alzarsi in piedi sul letto ormai
completamente sfatto.Mase annuì.
“Sì, lo so…”
“Prima glieli ho tirati fortissimo!”
L’espressione
impassibile di Mase si allentò in un lieve sorriso divertito.
“Hai
fatto bene.”
“Vuoi
sapere se ha gridato?” esclamò ancora il bambino, notando il sorriso del
ragazzo. “Ha gridato un sacco! Tipo così: ahy!” strillò, mimando
un’espressione di dolore. “Posso tirarglieli di nuovo?”
Mason non riuscì a trattenere un sorriso.
“Fuori
di qui, Damian.” lo intimò, ridacchiando. Il piccolo scosse cocciutamente il capo per
l’ennesima volta.
“No! Non voglio!”
“Ti
faccio spegnere le candeline sulla torta…”
Twister
valutò la proposta con fare pensieroso. Infine, si diede lo slancio e si buttò
addosso al cugino, che lo afferrò al volo.
“Va bene!” acconsentì infine, allacciandogli
le braccia attorno al collo. “Ma voglio anche dei soldini, però!”Mason esibì un ghigno divertito.
“Lo
so bene, briccone: ci sto già lavorando.” lo informò, raggiungendo la porta
della camera. “Se non fai troppi casini, forse, riuscirò a farti guadagnare
qualcosa.”
“Che
vuol dire briccone?” domandò
incuriosito il bambino, lasciandosi trasportare al piano di sotto dal ragazzo;
Mase diede una seconda scrollata di spalle.
“Vuol
dire che forse un po’ mi somigli, straniero.” Ammise infine. Damian cercò di
imitarlo, facendo a sua volta spallucce. “Sono contento che un po’ ti
somiglio!” commentò, avviluppando al meglio le gambe attorno al torace del
cugino, per evitare di cadere. Mason fece una smorfia. “Fidati, sei l’unica persona che potrebbe mai
pensarlo…” rispose, fermandosi all’ultimo gradino, per far scendere il bambino
a terra. Prima di lasciarlo andare, Damian appoggiò le mani sul suo orecchio.
“Buckster
dice che sei il suo grande preferito.” gli sussurrò, facendo ben attenzione che
non ci fosse nessuno ad ascoltarli. Mason gli scoccò un'occhiata sorpresa, quasi disorientata.
Infine sorrise; era uno di quei sorrisi genuini che serbava per pochissime
occasioni. “Sei diventato un po’ rosso, sai?” lo informò a quel punto Damian,
punzecchiandogli una guancia con un dito. Mason sbuffò.
“Dì a Buckster che lo ringrazio.” concluse
infine con un’insolita delicatezza, prima che il suo tono di voce tornasse ad
assumere l’intonazione di sempre. “E adesso muoviti ad entrare, se vuoi che mi
impegni a farti avere quei soldi.” lo intimò, posandolo a terra e osservandolo
scorrazzare rapido verso la sala da pranzo. Se non altro, si trovò a pensare,
era contento che ci fosse suo cugino a movimentare un po’ le cose.
Punto 8: trionfano
gli innamorati… E le tasche dei pantaloni di qualcuno.
Tra
la scomparsa di Mason e quella di Damian, i presenti avevano incominciato a
mangiare il dolce che erano ormai quasi le dieci e mezza. Xander, che aveva
avuto parecchio tempo a sua disposizione per smaltire la cena, riuscì a
spazzolare due bei piatti dicrostata
senza alcuna fatica.
“Urca!”,
esclamò una volta terminato il secondo. “…adesso sì che sono pieno!” annunciò,
circondando le spalle di Caroline con un braccio e toccandosi lo stomaco con un
sorrisetto soddisfatto. Il padre gli diede un colpetto sulla spalla. “Era anche
ora, Xander bello!” lo punzecchiò, tornando a sedere tra Lex e la moglie. La
frenesia che aveva caratterizzato adulti e giovincelli all’inizio della serata
stava gradualmente scemando. Persino Damian e Ruby sembravano essersi tranquillizzati;
i due bambini, assieme a Vicki e Julian, avevano monopolizzato il divano di
fronte alla televisione. Tutti e quattro erano completamente assorti dalla
visione del cartone Disney in programmazione per quella sera. L’unico ad essere
ancora particolarmente brioso, forse anche per via di qualche bicchierino di
troppo, era Ricki. In quel momento stava girovagando per il salotto, facendosi
rimbalzare il pallone da calcio sul ginocchio e cercando di battere il suo
record personale di palleggi. Si stufò in fretta e finì per stravaccarsi sul
tappeto di fronte al televisore.
“Oh, andiamo, facciamo qualcosa!” si lamentò,
appoggiando la guancia sul pugno chiuso. “…Cos’è, siete diventati tutti dei
vecchietti? La notte è ancora giovane, compagni!” aggiunse, mentre anche
Xander,Caroline e Autumn prendevano
posto sul tappeto.
“Che
cosa vuoi fare?” domandò un impigrito Julian, mantenendo lo sguardo concentrato
sul televisore. Ricki si sfregò il capo con forza.
“Ma
che ne so, qualcosa…” rispose, guardandosi attorno, come alla ricerca di
ispirazione. “…una tombolata…obbligo o verità…strip poker…”
“Ti
ricordi che ci sono dei bambini qui?” gli ricordò la sorella, coprendo le
orecchie di Twister. Damian sollevò quattro dita e le mostrò al cugino più
grande. “Io ho quattro anni!” annunciò, orgoglioso, per poi infilarsi il
pollice in bocca e tornare a seguire il cartone animato. Ricki sospirò.
“Sì,
beh, allora alziamoci e andiamo di sopra.”borbottò, spostando distrattamente lo sguardo in direzione della
tavolata. Fece appena in tempo a notare suo fratello all’estremità opposta del
salotto, che quello eragià era sparito
oltre la porta.
“Eh,
no, questa volta non mi scappi!” dichiarò, sollevandosi in piedi e raggiungendo
il ragazzo in corridoio. Mason lo ignorò, continuando a salire le scale, un
sorriso appena accennato a increspargli le labbra. “Sto andando a prendere
qualche gioco di società.” lo informò con tranquillità, continuando a tenere le
mani in tasca. Ricki affrettò il passo per raggiungerlo. “Ah ah, non ti credo!”
ribatté, per poi voltarsi, notando che gli altri ragazzi li avevano seguiti in
corridoio. “Perché siamo tutti qui?” domandò, rivolgendo un’occhiata
interrogativa al migliore amico. Jeff si strinse nelle spalle. “Pensavo avessi
detto che ci stessimo spostando in un’altra stanza.”osservò.
“Ehy, Rick!” Mason richiamò l’attenzione del fratello. Aveva
ormai raggiunto la porta della sua stanza e attendeva con una spalla appoggiata
al muro. “Posso parlarti un attimo?”
Ricki
gli rivolse un’occhiata perplessa, aggrottando le sopracciglia. “Che c’è,
fratellino?”
Il
ragazzo diede una scrollata di spalle. “Se ti avvicini, magari, te lo dico…”
commentò con un accenno di sarcasmo, mantenendosi tuttavia impassibile. Xander
gli scoccò un’occhiata circospetta.
“Fossi
in te non andrei, secondo me è una trappola…” mise in guardia l’amico, pur
attraversando a sua volta il corridoio. Quando Ricki fu di fronte a suo
fratello, Mase si limitò ad indicare la porta della sua stanza con un cenno del
capo.
“Sei
sotto il vischio!” annunciò in quel momento Vicki, raggiungendoli tutta
contenta. Ricki sgranò gli occhi. “Cazzo!” sbottò, notando il rametto di
vischio che penzolava alla sua sinistra. Mase esibì un sorrisetto strafottente
e si spostò a raggiungere Oliver. Il fratello fece per dirgli qualcosa, ma
Vicki richiamò la sua attenzione schioccandogli le dita di fronte agli occhi.
“Lo
sai, poco fa mi sei sembrato un tantino geloso con Lex…” commentò,
mordicchiandosi il labbro e accennando un sorrisetto malizioso.
“…Seh, e poi?” Ricki fece una smorfia e si sfregò il capo con
forza, “Ma non dire fesserie!” la smentì prontamente, esibendo un’espressione
infastidita. “… E tra l’altro…Lex non ha nulla di più rispetto a me, quindi sai
che roba! Fa tanto il figo, ma anche io ho la mia buona dose di fascino e
carisma. E di muscoli!” commentò, passandosi orgoglioso le unghie sul petto.
Caroline gli rivolse un’occhiata sorpresa. “Strano che non abbia nuovamente
tirato in ballo il suo ‘super-culo’…” notò, mentre Vicki riprendeva a far schioccare
le dita.
“Allora,
questo bacio?” ricordò la ragazza, sfilandosi via la frangetta dagli occhi e
rivolgendogli un sorrisetto malandrino.Ricki scoccò un’ultima occhiata di traverso al vischio sgangherato
vicino a loro e sospirò. “Non l’hai nemmeno attaccato bene!” la rimbeccò, per
poi passarsi per l’ennesima volta una mano fra i capelli. “Dovrebbe starci in
testa, non all’altezza delle spalle.” Victoria sbuffò. “L’ho fatto per non
discriminare le persone più bassine, no?”ribatté, sbattendo le palpebre con insistenza. Caroline incrociò le
braccia sul petto e indietreggiò di poco a raggiungere Oliver.
“Mi sento un po’presa in causa, tu no?”
mormorò in tono di voce infantile e fingendo un accenno di broncio. Oliver
estese il suo sorriso. “Forse un pochino…”
Vicki
intrecciò le mani dietro la schiena. “Se vuoi puoi tirarti indietro…” propose.
Prese a oscillare a destra e a sinistra, ricordando una bimbetta che medita di
combinare una marachella. “Ma c’è sempre la mia piroetta rotante pronta ad
annientarti i cosiddetti…” annunciò, sorridendo candidamente.Ricki rabbrividì. “No…” sbottò, affrettandosi
a ripararsi con le mani, per precauzione. “…i cosiddetti no: mi servono!”
“Ricki,
ancora una volta, io ti consiglierei di non farlo…” esordì in quel momento
Xander, intrufolandosi nel discorso. Vicki gli rivolse un’occhiata stupida.
“Cuginetto, dovresti stare dalla mia parte!” lo rimbeccò, fingendosi offesa.
Xander sollevò le mani con fare difensivo. “Ma qui ci vanno di mezzo dei poveri
cosiddetti innocenti!” obiettò, coprendosi poi la bocca con una mano, per
mascherare uno sbadiglio. “Vanno…salvaguardati.” biascicò. Ricki fece una
smorfia. “Ma è ovvio che non lo faccio; per chi mi hai preso?” ribatté,
decidendosi finalmente a fare un passo indietro.
“Lex secondo me lo farebbe…” buttò li
tranquillamente Mase dal suo angolino, dando una scrollata di spalle. Ricki
smise all’stante di arretrare; rivolse al fratello un’occhiata allibita, e
infine, tornò a voltarsi in direzione di Vicki.“Maledizione, fratellino, faresti vendere l’anima al diavolo in persona,
te!” sbottò infine, appoggiando le mani sui fianchi della ragazza: pochi
secondi dopo, la stava baciando. Diverse espressioni stupefatte collimarono
poco distante da quel rametto di vischio sbilenco. Vicki ricambiò il bacio con
trasporto, una mano a sfiorare il collo del ragazzo e l’altra a cingergli la
spalla, quasi volesse assicurarsi che quella volta stesse accadendo per
davvero; che non le sarebbe più sfuggito.
“Beh,
è più o meno un miracolo!” commentò un allibito Jeffrey, voltandosi in
direzione dei due Morgan.“Controlliamo
se fuori nevica!” concordò con sarcasmo Autumn, non riuscendo, tuttavia, a
nascondere un sorriso intenerito.
“Urrà
per Vic!” dichiarò allegramente Caroline, incominciando a tirare la manica di
Oliver, in preda all’esaltazione. “Ce la faremo a diventare cognate, me lo
sento!”
Victoria
si separò da Ricki e rise, un insolito luccichio a ravvivare l’ esuberanza
tipica del suo sguardo.
“Perché
non esulti, tu?” mormorò in quel momento Caroline, dando di gomito a Xander. Il
ragazzo si accigliò. Volse lo sguardo in direzione del minore dei fratelli
Lockwood, che gli rivolse uno dei suoi tipici sorrisetti sghembi. “Perché devo
dieci dollari a tuo fratello, ecco perché.” sbottò, immusonito, recuperando il
portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans. Tirò fuori una banconota e la
schiaffò con riluttanza in mano all’altro ragazzo, che era già pronto a
intascarla.
“Cioè, fatemi capire… avete scommesso su di
me?” si introdusse nel discorso Ricki, impermalito da tutta quella faccenda.
Vicki, al contrario, estese ulteriormente il suo sorriso. “Solo io ho un cupido
personale!” dichiarò allegramente, schioccando a Mason un bacio sulla guancia.
Xander roteò gli occhi.
“Ma
quale Cupido…Questo qui, per citare Capitan Uncino, è direttamente il figlio
del demonio. O suo nipote…” commentò, intascando rapidamente il portafoglio,
come se temesse di vedersi spillare altri soldi.Mason ghignò. “Mi spiace di averti rovinato
l’umore.” commentò, passandosi una mano sulla nuca.“Vedrai che troverò il modo di farti riavere
quei soldi indietro; nel frattempo però, forse avresti bisogno di un bacio
anche tu…” obiettò quasi distrattamente, lasciando ricadere lo sguardo su
Caroline. La ragazza gli rivolse un’occhiata interrogativa, ma cambiò
espressione quasi subito. Si accorse che per porgere i soldi a Mason, Xander si
era avvicinato a sua volta al vischio strategico di Vicki. Il fratello le fece
l’occhiolino e si allontanò dal gruppetto, la banconota da dieci dollari ancora
trattenuta tra l’indice e il medio. Xander non fece nemmeno in tempo a
interpretare quel gioco di sguardi fra fratelli, che Caroline si era già
avvicinata al vischio incriminato. Attirò a sé il ragazzo afferrandolo per la
maglietta, si issò leggermente sulle punte dei piedi e lo baciò. I presenti
batterono le mani, esultando, quasi stessero assistendo a una partita di
football. Quando si separarono, Caroline si accorse che le guance dell’amico
avevano assunto la stessa tonalità accesa della sua felpa rossa.
“Oh…”
borbottò semplicemente, un po’ impacciato per via della presenza degli altri
ragazzi. Caroline gli scoccò un’occhiata indispettita.“ ‘Oh’, cosa?” domandò,
incrociando le braccia sul petto.
“Oh…Niente!”
si corresse rapidamente, allarmato dall’espressione minacciosa della ragazza,
per paura che lo fraintendesse. “…Cioè era un ‘grazie’! Oh, come ‘grazie’!”
“Non
mi piace questa cosa…” annunciò in quel momento Ricki, mettendosi a sua volta a
braccia conserte.
“Mica avrai scommesso anche tu?” gli domandò
Autumn, inarcando un sopracciglio: il ragazzo scosse il capo.
“Ma che scommesso…” ribatté,raggiungendo Caroline e a Xander. “…è solo
che nessun maschietto deve avvicinarsi a più di un metro di distanza da mia
sorella.Xander bello…”aggiunse,puntandosi l’indice e il medio contro gli occhi, per poi fare la stessa
cosa con quelli dell’amico, “….Ti tengo d’occhio!”dichiarò, per poi dargli una pacca sulla
spalla, lasciandosi sfuggire un sorriso.
“Magari avessi scommesso con Ricki…” commentò insolitamente Jeffrey alle loro
spalle, catturando l’attenzione degli altri ragazzi. Lo videro allungare una
banconota da cinque dollari a Oliver. Il ragazzo la intascò con un sorriso,
arrossendo, sotto lo sguardo allibito del fratello maggiore. “…di sicuro sarei
riuscito a vincere!”
“Ollie!” lo richiamò Caroline, tanto stupita quanto
Xander. Oliver rise, arrossendo ulteriormente. “Da voi due non me lo sarei mai
aspettato!” annunciò poi la ragazza, indicando prima lui e poi Jeffrey.
“Guardate
che non siamo mica gli unici!” rivelò in quel momento il più grande dei due,
accennando con il capo alle scale che davano al piano di sotto. “Zio Jeremy e
Tyler fanno scommesse simili ogni anno. Per non parlare di Lex! Questa volta,
ero davvero sicuro che sarei riuscito a guadagnarci qualcosa.” dichiarò, pur
mantenendo un sorriso divertito.
Ancora
allibito, Alexander scosse più volte il capo.
“Da
non credere.” obiettò, sistemandosi la punta del crestino con la mano. “Sono
oggetto di scommesse da parte di mio fratello, mio cugino, mio padre e perfino
un mio omonimo. Se non altro, fino a un anno fa, avevo un fratellino docile e
innocente, ma adesso…” aggiunse poi, rivolgendosi a Oliver. “…io lo so chi è che
ti sta portando sulla cattiva strada a te….”
“Ah
si? E chi?” ribatté prontamente Caroline, scoccandogli un’occhiata di
sfida.“…forse il fratello maggiore che ha scommesso sul bacio di Vicki e
Ricki?…”
Xander
sospirò.
“Eh,
va bene, questa volta mi sono fregato da solo.” ammise, sollevando le mani in
cenno di resa. “Sei una nanetta malefica, però!” aggiunse poi in tono di voce
offeso, esibendo un accenno di broncio. Caroline rise. “Ma non è vero! Non ti
ho nemmeno scompigliato i capelli, come puoi dire una cosa simile?” si oppose,
tendendo la mano per arruffare il crestino del ragazzo. Xander tentò di
difendersi, bloccandola per i polsi. “Ahhhh ma lo
vedi che sei proprio malefica?” si lamentò, pur accogliendo l’abbraccio
dell’amica, quando la ragazza appoggiò il capo sul suo petto. “Adesso, però,
voglio un biscotto come premio di consolazione!….O due. O tre.”
“Pensa
quanti avresti potuto comprartene con dieci dollari!” esclamò qualcuno alle sue
spalle. Mason sorrise sghembo e si affrettò a scendere le scale, ignorando
l’occhiata di fuoco di Xander.
“Ma
lo vedi come fa?” si lamentò quello, indicandolo offeso con l’indice. Caroline
sospirò.
“Lascialo
stare e vedrai che lui lascerà stare te…” si limitò ad aggiungere, separandosi
dal ragazzo. “è ancora piccolino sotto certi aspetti, fa un po’ il dispettoso.”
“Chi gioca a pictionary?” cinguettò Vicki in
quel momento intrufolandosi nuovamente in corridoio. Oliver sollevò prontamente
la mano.
“Ehy, anche i miei capelli stanno alzando la mano!”
esclamò Xander, indicandosi il crestino. Vicki batté le mani entusiasta.
“Giochiamo a soldi?” domandò a quel punto, circondando le spalle del cugino più
piccolo con il braccio. “Oliver e lo zio Jeremy li voglio in squadra con me!”
“No, ehyehy , stanno in squadra con me!” ribatté subito
Xander,abbracciandosi il portafoglio
con fare protettivo. “Mi hanno già spillato abbastanza soldi, per oggi. E meno
male che a Natale si è tutti più comprensivi... Bah, io l’ho sempre detto che
sarei dovuto nascere ‘biscotto’. Loro sì, che sanno sempre essere buoni. 365
giorni l’anno!” concluse infine, seguendo il gruppetto giù per le scale.
*La
frase di Xander fa riferimento alPeter
Pan della Walt Disney, dove Uncino dice appunto a Peter “Ma questo non è un
ragazzo! È il figlio del demonio o suo nipote!” Da quando l’ho riletta, non
facevo altro che pensare che fosse azzeccatissima per Xander e Mase xD
Nota dell’autrice.
Ed
eccoci qui giunti alla terza parte di questa interminabile vigilia di Natale! (manca
solo più la quarta, non temete XD). In questa occasione i punti sono solo due,
ma visto che quello del vischio era abbastanza lunghetto e che non mi piaceva includere tutti e quattro i
punti rimanenti assieme, ho pensato di lasciare il capitolo così e di
pubblicare poi il resto (quando lo scriverò) come ultima parte.
Dunque, non penso ci sia molto da dire. Nella prima parte ho voluto dare un po’
di spazio all’ultimo bricconcello partorito dalla mia testolina bacata, perché mi
sono già incredibilmente affezionata sia a lui, sia al rapporto che ha con suo
cugino (ma questo già lo sapete e.e) e ci tenevo che
avesse uno spazietto tutto per sé. Damian, dal basso dei suoi quattro anni,
riesce a essere una di quelle poche persone in grado di far breccia nella
corazza caratteriale di Mase; e Mase, come si è potuto notare in quella prima
parte, ha un rapporto particolare sia con i bimbi che con gli animali. Non si
sente ‘pressato’ ed è più tranquillo; più a suo agio. Passando alla seconda
parte, …vischio and scommesse time B| Beh, non c’è molto da aggiungere nemmeno
qui! Vicki ha perseverato e finalmente è riuscita ad ottenere qualcosina. Più
scrivo e più mi rendo conto che le mie donnine hanno tutte il loro bel
caratterino…I maschietti sono un po’ dei tontoloni XD Massì,
si riprenderanno…Prima o poi. Diamogli tempo. Ok, a Xander Bello, forse, dovremo
dargliene un pochetto di più. Ma penso che a qualcuna di voi piaccia anche per
quello XD Per quanto riguarda le dinamiche Xander/Mason, che tra l’altro sono
state giusto appena accennate in un capitolo di HR, ci sono perché stanno
sondando il terreno per qualcosa a cui prima o poi arriveremo con la storia
principale. E niente, ho detto tutto!
Capitolo 4 *** 9; si aspettano le undici e un quarto 10; si consegnano i regali 11; (bonus) bricconi si nasce! ***
Punto 9: si aspetta (no) la
mezzanotte le 11 e un quarto.
“Il sole!” esclamò deciso
Ricki, puntando l’indice contro il foglio appeso al muro. Damian scosse
energicamente il capo, continuando a disegnare con espressione concentrata. “Ma da dove ti esce il sole? Non vedi che ha disegnato
una faccia?” lo canzonò la sorella, dandogli un colpetto sulla spalla. Quella
partita di Pictionarynon stava andando
affatto bene, per la famiglia Lockwood. Erano in svantaggio di diversi punti
rispetto alle altre squadre e i due competitivi di casa stavano incominciando a
farsi irrequieti.
“Ho capito!” esclamò Lydia
rivolta a Damian, facendo poi l’occhiolino alla cognata. “È la tua mamma con i
bigodini!”Nadia si mise a ridere.“Io sono più brutta di quell’opera d’arte
lì!” scherzò, dandole di gomito.
“Sba-glia-ti-ssi-mo*!” annunciò
Twister, continuando imperterrito a disegnare.
“Una stella marina.” azzardò
Tyler, analizzando il disegno del nipote con attenzione. Il bambino strabuzzò
gli occhi, indirizzandogli un’espressione indignata.
“Non è una stella marina!”
ribatté, prima di picchiettare con il pennarello sul cerchio frastagliato che
aveva disegnato. “è tanto facile, Buckster l’ha già indovinata!” “E non solo Buckster!” commentò Matt, intercettando lo
sguardo di Jeremy. “Le squadre Donovan e Gilbert sono già pronte a rubarvi il
punto!”
“Lo stesso vale per i Bennett-Morgan!” dichiarò Bonnie,
indicando i suoi figli.
“Chiunque ha capito!”diede loro man forte Lex, dando una pacca
sulla spalla a Jeremy. “Vecchio architetto, mi sa che sbagliavo. I tontoloni
sono quelli laggiù!” aggiunse, indicando il gruppetto dei Lockwood. Caroline si
inalberò ulteriormente.
“Un fiore con la bocca!” tentò,
realizzando che il cerchio di Damian somigliava a una corolla di petali.
Twister si mise a ridere, scuotendo il capo. Ricki indirizzò alla sorella
un’occhiata allibita.
“Ma che razza di risposta è un fiore con la bocca?”
Caroline sbuffò.
“Non lo so, magari
ha visto Alice nel Paese delle Meraviglie.” commentò, prima di afferrare
il fratello per la manica della camicia. “Svegliati, dobbiamo indovinare!”
“Ma perché te la prendi con me?
Ci sono altre tre persone in famiglia.” Le fece notare il ragazzo. Cercò con lo
sguardo il fratello minore, che, si accorse, stava sghignazzando tranquillo,
osservando le espressioni concitate dei due maggiori.
“Senti, piccoletto…” lo
apostrofò Ricki, dandogli uno schiaffetto sulla nuca. “…se sai la risposta,
daccela subito.” Mason esibì un sorrisetto sghembo.
“Non ci penso nemmeno.” dichiarò,
incrociando le braccia sul petto. “…mi sto divertendo troppo.”
“Ho capito, ho capito!” esultò in quel momento Caroline,
tirando Ricki per la manica. “è un leone! Vedi la criniera? E quella specie di
gambo non è un gambo ma una coda…La coda di un leone!”
Twister la indicò con il pennarello, assumendo
un’espressione furbetta. “Che leone?” la interrogò, incrociando le braccia al
petto, in una perfetta imitazione del cugino.
Sia Ricki e Caroline, che i due genitori, non esitarono a
rispondere al quesito.
“Simba!” risposero all’unisono,
esultando per il punto conquistato.
“Era ora!” dichiarò scherzosamente Jeremy, alzandosi per
prendere il posto del bambino. “Tocca ai professionisti del campo!” dichiarò,
mostrando orgoglioso il pennarello ai presenti. “Famiglia Gilbert-Davies: non
mi deludere!”
“Simba sono io!” annunciò
soddisfatto Twister, balzando in braccio al papà.Lydia gli sorrise.
“è vero; sei stato bravissimo
nella parte di Simba cucciolo alla recita dell’asilo. Sembravi un leoncino
vero!" si congratulò, facendogli una carezza sul capo.
“ROAR!” dichiarò il bambino in
risposta, arricciando le dita, a mimare deli artigli. Ricki sghignazzò,
assumendo un’ espressione sorniona.
“Anche il Simba grande è stato bravino…”commentò con un insolito sorriso, dando di
gomito al fratello minore.
Mason gli scoccó
un'occhiata incollerita, arrossendo violentemente.
“Ricki…” lo ammonì la madre nel
momento stesso in cui udirono il suono del campanello.
“Vado ad aprire.” si offrì
istantaneamente Mase, - non prima di aver superato con una spallata il fratello
maggiore.
“Non sapevo fosse un segreto.”
dichiarò candidamente l’altro, esibendo un sorrisetto sornione “Ma chi sarà a
quest’ora?” aggiunse poi, sbirciando con aria incuriosita oltre la porta.
Una volta in corridoio, Mason
scoccò un’occhiata al display del cellulare per controllare che ore fossero;
mancavano un paio di minuti alle undici:poco più di un quarto d’ora al suo sedicesimo compleanno. Normalmente,
in Casa Lockwood, si tenevano due conti alla rovescia la sera del ventiquattro
dicembre. Il primo alle undici e quindici in punto e il secondo, quello
classico, alla mezzanotte. Chiunque fosse arrivato in quel momento non era
riuscito a evitarne uno per un soffio. Mason aprì la porta, rabbrividendo per il
rivolo di freddo che si insinuò nella sua camicia. La persona che attendeva
sulla soglia gli sorrise, mentre il ragazzo aggrottava perplesso le
sopracciglia.
“Perché ogni volta che ti
incontro o sei tutto rosso o sei imbronciato?” domandò Caroline Forbes,
estendendo il suo sorriso di fronte alla sua reazione sorpresa. “E perché c’è
del vischio sulla porta di casa?” aggiunse, notando il rametto malamente
appiccicato sul legno.
“Avevo capito che non saresti
passata.” commentò asciutto Mase, mettendosi le mani in tasca.“A quanto ne so papà ti aveva invitata, ma ha
detto che saresti stata via per le feste.”
“Ero andata a trovare Stefan.” spiegò la
vampira, sistemandosi il berretto sulla testa. “New York sotto le feste è
meravigliosa…E poi mi mancava il mio migliore amico.” aggiunse con un accenno
di dolcezza nello sguardo, prima di rivolgergli un’occhiata di rimprovero. “Non
sapevo che oggi fosseil tuo
compleanno.”
Mase si strinse nelle spalle, ignorando la sua
costatazione.
“Non ti sei persa nulla.” dichiarò
invece, appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla. “A parte, forse,
la pallonata in pieno culo per Ricki, ma quella si presta facilmente ad un
replay.”
“Non sembri molto entusiasta della serata.” obiettò la
ragazza, “Fammi indovinare: troppa gente, troppe smancerie e sono già riusciti
tutti a farti innervosire.”
Ancora una volta, il ragazzo
diede una scrollata di spalle.
“Beh, è così che funzionano le
vigilie di Natale.” giustificò, mettendosi a braccia conserte.
“Ma non i compleanni…” gli fece
notare la ragazza, “Perché li non festeggi nel modo che preferisci?”
Mase inarcò scettico un
sopracciglio.
“Impossibile.” dichiarò con
tranquillità,“La mia serata ideale e
quelle del resto della mia famiglia sarebbero totalmente incompatibili.”
“Che cosa faresti se potessi
scegliere tu?”
Il ragazzo assunse
un’espressione pensosa.
“Mi piacerebbe qualcosa di tranquillo…” rivelò
infine, passandosi una mano dietro la nuca. “…poche persone…qualche film…Magari la compagnia di una bella ragazza...” aggiunse, abbozzando un sorrisetto sghembo.“Non è esattamente il genere di
cose che ti aspetti la vigilia di Natale…specialmente se si ha una famiglia a
cui piace fare casino.” concluse il ragazzo, tornando ad appoggiarsi allo
stipite.“Puoi entrare, se vuoi.”
propose infine, incominciando ad avvertire freddo.“Dentro ci sono tutti.”
La vampira esitò.
“Mi piacerebbe, ma ci tengo a
trascorrere il resto della serata con mia madre.” declinò infine l’offerta,
sorridendo a mo’ di scusa.“Non voglio
che rimanga sola la vigilia di Natale.”
“Mi sembra giusto.” commentò
Mase, tornando a infilarsi le mani in tasca. “Beh, allora buon Natale.”
dichiarò infine, voltandosi per rientrare in casa. Caroline gli rivolse
un’occhiata sorpresa.
“Ehi, dove scappi così di fretta?” lo richiamò,
trattenendolo per la spalla. “Non ho detto che stavo andando via!”
Masesbuffò, pur acconsentendo a fermarsi;
capitava di rado che qualcuno lo trattenesse quando decideva che era giunto il
momento di allontanarsi. Le sue conversazioni avevano spesso un andamento
insolito: incominciavano in ritardo, sfiorivano in mille pause e, una volta
riprese, si concludevano bruscamente, talvolta nel bel mezzo di un discorso
altrui. Rispettava dei ritmi solo suoi, che non sempre seguivano una
giustificazione logica e di rado si soffermava a spiegare quei silenzi
repentini, che prendevano ad arrampicarsi fra lui e il suo interlocutore.
“Non c’era più niente da dire.”
si limitò a commentare il ragazzo, tornando a voltarsi in direzione di
Caroline. La vampira sembrò sul punto di dire qualcosa di pungente, ma cambiò
quasi subito espressione.
“Non lo vuoi il tuo regalo di
compleanno?” chiese infine con fare quasi infantile, esibendo un sorrisetto
sbarazzino. La domanda colse di sorpresa il ragazzo, che sembrò improvvisamente
a disagio; arrossì, aggrottando leggermente le sopracciglia.
“Non ce n’è bisogno.” commentò
spiccio, scuotendo il capo. Caroline lo squadrò con attenzione.
“Questo lo decido io.”
dichiarò, decisa. Il ragazzo sbuffò, tornando a passarsi una mano sulla nuca.
“è solo che non mi piacciono i
regali, ok?” sbottò, mentre il rossore sulle sue guance si accentuava. La
ragazza inarcò un sopracciglio.
“E ti aspetti che io ci creda?”
“Sì, perché è la verità.” ribatté asciutto il giovane.
Caroline gli rivolse un’occhiata poco convinta, prima di avvicinarsi di poco a
Mason,lasciando affiorare il sorrisetto
di poco prima. “A tutti piacciono i regali.” mormorò infine, stringendogli con
affetto una spalla. Non si sorprese nel vedersi indirizzare un’occhiata a metà
tra lo sconcertato e l’offeso, preoccupandosi piuttosto dell’aspetto
intirizzito del ragazzo.“Hai freddo?”
Mase si sforzò di rimanere
impassibile, mentre la mano di Caroline scorreva con delicatezza lungo il suo
braccio. La dita della vampira risalirono a sfiorargli il collo, incoraggiate
dall’assenza di proteste da parte del ragazzo. L’espressione del giovane venne
improvvisamente attraversata da una punta di nervosismo.
“N-non ho preso niente, per
te.” farfugliò infine Mase, distogliendo a disagio lo sguardo. Sembrava
sinceramente dispiaciuto e, per assurdo, a Caroline ricordò un bambino che
ammette una sua dimenticanza alla mamma. Dovette sforzarsi, per non lasciarsi sfuggire
un risolino. “Sono sicura che il mio regalo andrà bene per tutti e due.” lo
rassicurò con un sorriso, prima di tendersi in avanti per baciarlo.
L’irrigidimento iniziale di Mase fu appena percettibile, mascherato dalla
risolutezza con cui si affrettò a ricambiare il bacio, permettendo alle proprie
dita scorrere le mani lungo i fianchi della giovane. Si separarono dopo poco,
pur mantenendo le fronti vicine.
“Allora…” lo interrogò infine
Caroline, indicando il rimetto di vischio sopra le loro teste. “Andava bene
come regalo?”Mason distolse per un
attimo lo sguardo, prima di tornare ad osservarla, esordendo in un sorrisetto
beffardo.
“Per niente…”commentò deciso, ridendo dell’espressione
stizzita della ragazza.“In effetti,
forse, è il caso che te lo restituisca…” concluse infine, accennando un secondo
sorriso sghembo. Caroline rise.
“Magari un giorno verrò a riprendermelo,
allora.” rispose, appoggiando la fronte a quella di Mase. “Ma non ti conviene
farci troppo affidamento.” lo stuzzicò, riuscendo a strappargli uno di quei
sorrisi genuini che lo sorprendevano di rado. “Buon compleanno, Mase.” gli
sussurrò infine, prima di scendere i gradini d’ingresso. Mason rimase ad
osservarla allontanarsi per qualche istante, un accenno di sorriso ancora impegnato
ad arricciargli le labbra. Infine rabbrividì, punzecchiato dal freddo che stava
incominciando a penetrargli le ossa. Tirò fuori le mani dalle tasche e
controllò per la seconda volta in un’ora il display del suo orologio; il suo
sorriso si estese: erano le undici e un quarto precise.
Punto 10: si consegnano i regali
Quando si trascorrevano le
vigilie di Natale in casa Lockwood non accadeva sovente che i presenti
riuscissero a pazientare fino alla mezzanotte, prima di aprire i regali. C’era
sempre qualcuno che si faceva beccare a tormentare la carta confezione di uno
dei suoi pacchetti per indovinarne il contenuto. Di conseguenza, anche gli
altri prendevano a fare altrettanto.
In quell’occasione, l’apertura
dei regali anticipata avvenne per colpa di Ruby, che era riuscita a rubacchiare
due dei suoi pacchetti più grandi e a portarli in camera di Caroline, senza che
nessuno se ne accorgesse. Venne comunque colta con le mani nel sacco dalla
mamma e, in seguito a quell’episodio, ebbe ufficialmente inizio la consegna dei
regali.
Un esplosione di libri, capi
d’abbigliamento vari, bigliettini d’auguri e disegni, si riversò nel soggiorno,
mentre grandi e piccini prendevano a scambiarsi i doni.
“Questa la metterò di sicuro al
lavoro, architetto!” dichiarò un divertito Lex, contemplando la cravatta
che aveva appena scartato dal suo primo pacchetto; era bianca, decorata da
bozzetti di piramide nere. “Ma da dove l’hai recuperata?”
Jeremy ridacchiò, dandogli una
pacca sulla spalla.
“Devi ringraziare la moglie
dell’architetto.” spiegò, ripiegandosi sul braccio la camicia che aveva
ricevuto in regalo da Elena. “L’ha trovata Haze in un negozio, qui a Mystic
Falls.”
“Oh, ma grazie signora architetto!”
esclamò affabile Lex, facendo l’occhiolino alla donna.
“Lex, a cuccia!” lo ammonì decisa Hazel,
dandogli uno schiaffetto sul braccio.
“A proposito di cucce…” Tyler
abbassò il tono di voce,bussando sulle
spalle di Matt e Jeremy. “…Mia moglie crede di essere simpatica!” dichiarò,
mostrando ai due uomini il guinzaglio per cani che aveva appena trovato in un
pacchetto. Lydia, che se ne accorse, raggiunse ridendo i tre uomini. “è per
Silver, non per te!” lo rimbeccò, mentre Matt e Jeremy sghignazzavano. “Non
mettere in testa pensieri strani ai tuoi amici!”
Gli adulti vennero distratti da
un gridolino di Vicki, che stava ammirando con entusiasmo il regalo di Autumn e
Caroline: sembrava essere un calendario.
“Voi due siete folli!”
strepitò, ridacchiando ogni volta che voltava pagina. Autumn inarcò un
sopracciglio.
“Detto da te, Vic, devo
ammettere che fa uno strano effetto!” ribatté, prima di sorridere a Caroline,
che le diede il cinque.
“Ehi!” esclamò in quel momento
Ricki, adagiando sul tavolo il regalo che stava scartando.“Perché c’è la mia faccia su quel
calendario?” domandò, indicando il regalo di Vicki.
Caroline saltellò fino a
raggiungere il fratello e gli gettò le braccia al collo. “Perché è un
calendario tutto su di te!” cinguettò allegramente,“Ti abbiamo fatto delle foto di nascosto e
hai un’espressione esilarante dappertutto!”
“Scusate, ma questa?” catturò
la loro attenzione Vicki, mostrando una delle ultime fotografie. Ricki era in
boxer egirato di schiena, esibendo in
bella mostra il suo lato B. Matt si fece passare il calendario dalla figlia e
ridacchiò.
“Finalmente una foto del mio
figlioccio visto di faccia!” dichiarò candidamente, mentre Ricki si appropriava
dell’oggetto con espressione allibita.
“Quella è opera di Mase” rivelò Caroline,
chinandosi in avanti per abbracciare il fratello minore. “A proposito, buon
compleanno, fighetto!” dichiarò, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Mason la lasciò fare, completamente concentrato sulla copertina di uno degli
ultimi libri ricevuti. Nel frattempo, il divano su cui erano seduti Xander,
Julian e Jeffrey sembrava essere diventato l’esposizione del contenuto di una
calza della befana. Sacchetti di biscotti e pacchi di caramelle circondavano il
maggiore dei fratelli Gilbert, assieme a qualche regalo ancora da scartare e a
oggetti abbandonati alla rinfusa sulle carte spiegazzate. “Urca!” esclamò
Xander, tirando fuori da un pacchetto dei nuovi pattini da ghiaccio. “Grashie, m-mma e p-p-!”
biascicò, masticando il pugno di marshmallows che si
era infilato in bocca. Appoggiò il pacco fra l’ultimo libro di Stephen King che
aveva regalato a Jeff e una scatola di cioccolatini e prese il regalo
successivo. Un paio di minuti dopo Caroline arrivò ad accoccolarsi sulle sue
ginocchia, sfoggiando un braccialetto con due pattini in miniatura a mo’ di
ciondolo.
“è bellissimo, X.B.**”
dichiarò, accoccolandosi sul suo petto. “Grazie”. Il ragazzo le accarezzò il
capo con un sorriso. “Non c’è di che. E, comunque, tu hai avuto un’idea geniale,
biondina!” commentò, legandole attorno al collo la sciarpa che le aveva
regalato la ragazza. “Guantini, sciarpetta e scalda-collo del mio colore
preferito: belli e morbidosi. Così me ne sto al caldo
durante gli allenamenti e Tino il crestino non si rovina!”
“Questo, perché a rovinare Tino
già ci penso io!” dichiarò candidamente la ragazza, prima di mettersi
arruffargli i capelli.
“Ahhh
quanto sei birbantella, certe volte!” la sgridò l’amico, cercando di sfuggire
alla sua presa.
Oltre ai pacchetti, i presenti
vennero sommersi anche di disegni e bigliettini da parte dei più piccoli del
gruppetto. Ruby distribuì ritratti a pennarello di un ipotetico principe
azzurro a tutte le ragazze e fece trovare bigliettini personalizzati ai sue due
“fidanzati” preferiti.
“Sei bellissimo.” lesse Jeffrey
nel suo, sorridendo delle letterine traballanti scritte con una penna
stilografica. “Baci baci, Ruby. Grazie, principessa!”
“Aspetta, ha scritto la stessa
cosa anche a me.”si accorse Julian,
leggendo il suo bigliettino. Jeff si mise a ridere. “Mi sa che siamo incappati
in qualche strana relazione a tre.” commentò, accarezzando il capo della
bambina.
Nel frattempo, anche Damian
aveva preso a distribuire disegni come la sorella. Aveva scarabocchiato dei
missili praticamente a tutti, ma con il disegno di Oliver si era impegnato
particolarmente. Twister balzò sul divano di fianco al ragazzo e gli indicò con
il dito ogni singolo dettaglio del suo disegno.
“Questo è un aereo. Questo sei
tu che lo guidi. E questo sono io sul mio missile!” stava spiegando concitato,
sorridendo tutto orgoglioso. “Sono bravo quasi come te, vero?” Oliver gli sorrise.
“Sei anche più bravo di me!”
rivelò, arruffandogli con dolcezza i capelli. Twister ricambiò il sorriso e
prese ad attraversare il divano gattonando, fino a raggiungere Mase. Gli sfilò
bruscamente il libro di mano e lo gettò su un cuscino, sistemandosi sulle sue
ginocchia. “Questo è per te!” dichiarò infine, porgendogli un foglio piegato in
quattro.“Te l’ho fatto diverso, perché
a te i missili te li disegna già quello degli aerei!”
“Si chiama Oliver.” lo corresse
il ragazzo, spiegando il disegno del cugino. Damian fece spallucce.
“Lo so, ma ‘quello degli
aerei’ mi piace di più. Ti piace il mio disegno?” insistette poi,
sollevando il capo per osservare la reazione del ragazzo; Mason arrossì,
intuendo all’istante quale fosse il soggetto del disegno. Era lo stesso che
aveva fatto durante la partita di pictionary,
solo riprodotto più volte e in formato ridotto.
“Siamo io e te?” domandò,
indicando i due leoni: uno era decisamente più grande dell’altro.
“Proprio così!” Damian annuì
energicamente, prendendo a giocherellare con le mani del cugino. “Simba grande
e Simba piccolo.”
“E quest’altro Simba qui chi
è?” domandò a quel punto Mason, notando un terzo leone di dimensioni medie,
vicino a quello più piccolino. Il sorriso di Twister si estese.
“Lui è Buckster!” dichiarò,
tornando a chinare il capo all’indietro, per poter guardare il ragazzo negli
occhi. “Allora ti piace?”
Il cugino annuì.
“Sì, molto.” ammise, appoggiandouna mano sul capo del bambino. “Ha ragione
Oliver: ormai sei anche più bravo di lui.”
In quel momento, Mase si sentì
accarezzare a sua volta i capelli: Lydia si chinò in avanti per sussurragli
qualcosa all’orecchio.
“Non ti sembra che manchi
qualcosa tra tutti questi pacchetti?” domandòla donna. Mason annuì.
“Il regalo tuo e di papà.”
costatò, ripiegando con cura il disegno di Damian. La madre sorrise.
“è in camera tua. Vai di sopra
con Oliver, io e Twister pensiamo agli ospiti. Vero, tesoro?”
“Sì, zia!” si trovò d’accordo
il bimbo, annuendo con decisione.
Mentre Oliver e Mason
abbandonavano indisturbati il soggiorno, Ricki stava leggendo a gran voce il
biglietto d’auguri di Vicki.
“Questo è ciò che dovrai
indossare il giorno del nostro primo appuntamento.” Scandì con chiarezza il
ragazzo, prima di fare una smorfia. “Che, per la cronaca, non si terrà mai.”
aggiunse, voltandosi in direzione della ragazza. Vicki accavallò le gambe
sistemandosi sul tavolo di fianco a Caroline.
“Esatto, perché passeremo
direttamente al matrimonio!” dichiarò entusiasta, mentre il ragazzo apriva la
bustina. Ci sbirciò dentro e tornò a voltarsi in direzione della giovane,
visibilmente perplesso.
“Vic, ma non c’è niente qui
dentro.”
La ragazza esibì un sorrisetto
malizioso.
“Esatto!” cinguettò entusiasta,
facendogli l'occhiolino. Il ragazzo sbuffò .
“Beh, molto carina l’allusione,
io però volevo un regalo!” si lamentò, mettendo il broncio. Vicki prese Autumn
a braccetto e si mise a saltellare per la casa con il cappello da Babbo Natale
nuovamente in testa.
“Il regalo c’è, ma te l’ho
nascosto, altrimenti che divertimento c’era?” cinguettò, prendendo a
salirele scale.
“Ma perché?” Ricki le andò
dietro roteando gli occhi, seguito dal gruppetto di coetanei.
Passarono di fronte alla stanza
di Mase, ma non si accorsero che il proprietario era rientrato da poco nella
camera.
“Chi era prima alla porta,
comunque?”gli stava domando in quel
momento Oliver, esaminando con interesse il nuovo modellino di aereo da collezione che gli aveva regalato Mase. L'amico sistemò il disegno di Damian nel cassetto della scrivania. “La
Forbes.” rispose, evitando di soffermarsi su ciò che era successo sotto il
vischio. "é passata solo per un salu…”
Si interruppe, soffermandosi a osservare con più
attenzione la parete. Qualcosa era completamente fuori posto rispetto al
solito, ma nonostante l’avesse proprio di fronte a sé, ci impiegò un po’ a
realizzare cosa fosse.
“La libreria…” mormorò infine,
passandosi sorpreso una mano dietro la nuca. Oliver sorrise, raggiungendolo al
fondo della stanza. I libri che Damian aveva ammonticchiato per terra meno di
qualche ora prima erano stati nuovamente riposti con cura negli scaffali più
bassi, ma lo sconcerto di Mase era dettato da qualcos’altro: quella non era
affatto la sua libreria. Sì, c’erano tutti i suoi libri, ma la struttura era
cambiata. Era più grande e c’erano nuovi scaffali pronti ad essere riempiti, al
contrario della vecchia, stipata di volumi. Tuttavia non fu la grandezza del
nuovo mobile a destare lo stupore del ragazzo. Ciò che lo colpì maggiormente di
quella nuova libreria fu il modo in cui era stata decorata. Si avvicinò di
qualche passo, incapace di aprire bocca, e tastò con una mano il legno
verniciato. L’intera superficie della struttura era intarsiata di disegni che
partivano dal basso e si estendevano fino ai ripiani più alti; quei disegni non
raffiguravano immagini qualunque. Mason si chinò ad analizzare le decorazioni
dello scaffale più basso, quello dedicato ai libri di quando era piccolo. La
parte destra faceva da sfondo a uno stormo di corvi neri dipinti e, poco più in
alto, al volo solitario di un aquila e un secondo piccolo corvo. Sulla sinistra
spiccava la riproduzione perfetta dell’aeroplanino telecomandato giallo di
Oliver - quello che avevano pilotato assieme il giorno in cui erano diventati
amici. Salendo di uno scaffale, fecero comparsa altre immagini; le riconobbe
tutte, una per una. C’erano i cavalli del maneggio di suo nonno Aaron. C’erano
le pedine di una scacchiera che si arrampicava fino ai ripiani più alti della
libreria; pedine nere a destra, pedine bianche a sinistra. E in ognuna di esse
Mase riuscì a riconoscere un particolare che riportava a se stesso, alla sua
famiglia, ai suoi amici. Lui stesso era presente in quel campo di battaglia, e
sapeva di essere il cavallo, la pedina che si muove in maniera bizzarra,
rispetto alle altre. Quella che arrancava in avanti, per poi sfuggire di lato,
schivando chi gli andava incontro. Solo Oliver avrebbe potuto considerare e
comprendere un dettaglio del genere e ora figurava lì, indelebile sulla sua
libreria. E, infine, c’erano i lupi. Ce n’erano diversi, sparsi per l’ultimo
ripiano, ma non c’era alcuna luna, da nessuna parte.
“L’hai, l’hai fatto tu?” si
costrinse a domandare infine, nonostante conoscesse già la risposta. C’erano
loro, in quella libreria. C’era Mase, in ogni suo dettaglio. C’erano tutti gli
elementi che avrebbero potuto venirgli in mente per descriversi, nel caso
avesse avuto voglia di smettere di nascondersi. E c’era Oliver. C’era il suo
migliore amico. Quell’unica persona a cui sembrava non sfuggire mai nulla di
lui e che riusciva a farsi andare bene tutto, inclusi gli aspetti più
fastidiosi e negativi della sua personalità.
L’amico annuì, sorridendo della
sua espressione stupefatta.
“La libreria è da parte dei
tuoi; io l’ho solo decorata.” spiegò, appoggiando una mano sul legno,
attendendo con pazienza che Mase riprendesse a parlare.
“Quanto ci hai messo?” domandò
dopo un po’ l’altra ragazzo, voltandosi verso di lui. Oliver fece spallucce.
“Un po’.” rispose con fare
vago, estendendo il suo sorriso. “Il giusto, diciamo. Ti piace?”
Mason tornò a voltarsi in
direzione della libreria, prima di annuire.
“Ol,
io…”incominciò, prima dibloccarsi, indeciso su come proseguire.“…è bellissima. Grazie.” rispose infine, ben
sapendo che quelle parole non fossero sufficienti per descrivere ciò che gli
ronzava per la testa. “I-io non so cosa dire.” ammise poi, tornando a voltarsi
in direzione dell’amico. Sembrava sopraffatto, ma in positivo. Oliver non se ne
sorprese. Sapeva che Mason aveva sempre avuto un rapporto un po’ conflittuale
con i regali. Non riusciva a darli per scontati, nemmeno il giorno del suo
compleanno, e pretendeva sempre di sentirsi come se dovesse rendere qualcosa in
cambio. Un regalo, ai suoi occhi, rappresentava il pensiero di qualcuno rivolto
a lui. E quando riconosceva l’impegno di una persona nel cercare di renderlo
felice rimaneva sempre spiazzato.
Oliver gli diede una pacca
sulla spalla. “Sai, credo di meritarmi almeno un abbraccio.” valutò infine con
un sorriso, sopperendo all’assenza di parole dell’amico. Mason scosse il capo,
fingendosi rassegnato;diede a Oliver
una spallata scherzosa, prima di attirarlo a sé per la manica della felpa e
abbracciarlo. “Grazie…” ripeté a bassa voce, prima di separarsi da lui.
“Di niente.” Oliver gli
sorrise. “Wow, questo era un abbraccio praticamentespontaneo!” commentò in tono di voce
scherzoso, fingendosi stupito. “Stai proprio diventando grande, eh?”
Mason gli diede una seconda
spallata, ma non riuscì a non sorridere.
“Buon Natale, comunque.”
concluse infine, lasciandosi cadere sul letto. Oliver lo spinse di lato e si sedette accanto a lui. Sorrise,
portandosi sulle ginocchia l’inseparabile album da disegno. “Buon Natale anche
a te, Mase.”
Nel frattempo, dal piano di
sotto, continuavano ad echeggiare le voci concitati dei loro familiari.
“Se resto a dormire qui, posso
mangiare quella fetta di torta che è avanzata?” stava esclamando in quel
momento Xander, picchiettandosi la pancia con le mani, come se fosse un
tamburo. “Sarebbe un perfetto spuntino di mezzanotte.”
“Pure io voglio restare a
dormire dagli zii!” annunciò un mezzo addormentato Twister, appoggiando il capo
sulla spalla del papà. “Posso?”
Dorian non fece in tempo a rispondere, perché
l’esclamazione di Ricki li mise tutti sull’attenti. “Venti secondi alla
mezzanotte!” annunciò a gran voce, mettendosi in piedi sulla sedia e tenendo
d’occhio le lancette del suo orologio. “Diciannove! Diciotto, diciassett…”
“Giù da quella sedia.”
Il conto alla rovescia venne
interrotto da Tyler, che fece balzare il figlio a terra con una poderosa pacca
sulla schiena. Ricki sbuffò, massaggiandosi le scapole.
“Papà, guarda che fai male!”
Il padre accenno un sorrisetto
beffardo.
“Se non facessero male, non te
le tirerei! Ahi!” gemette infine, avvertendo un dolore improvviso alla testa:
Lydia gli sventolò il guinzaglio di Silver di fronte agli occhi.
“Ho trovato un nuovo modo per
sfruttare questo affare.” commentò con un sorrisetto malandrino, prima di
chinarsi in avanti per baciare il marito.
“Quanto manca?” domandò in quel
momento Jeffrey, sbirciando sul display del cellulare di Julian. Il ragazzo
diede una scrollata di spalle “Qui segna già mezzanotte.” rivelò.
“Ho perso il conto!” si lamentò
Ricki,rivolgendo un’occhiata sconsolata
al suo orologio.
“Buon Natale!” decise di
tagliare corto Damian, balzando a terra e correndo a tendere la mano a
chiunque, per farsi dare il cinque.
“Buon Natale!” lo imitarono a
gran voce i presenti, scambiandosi abbracci e strette di mano. Come ogni anno
in casa Lockwood, la vigilia di Natale era cominciata e si era conclusa allo
stesso modo: nel congiungersi di voci concitate, in pacche sulla spalla e
bicchierini di plastica portati alle labbra.
Anche se la serata terminò ad
un orario diverso per i diversi gruppi di presenti, ognuno di loro tornò a casa
esausto, ma soddisfatto di quell’ultima vigilia di Natale trascorsa in perfetto
stile Lockwood.
L’ennesima.
Ma, di sicuro, non l’ultima.
Punto Bonus (aggiunto da
Twister & Buckster): bricconi si
nasce!
Erano poco più che le tre del mattino, quando il silenzio
di casa Lockwood venne troncato da un urlo improvviso. Xander scattò a sedere
con fare brusco, schiudendo le cerniere del suo sacco a pelo
“Che cosa succede?” farfugliò un’insonnolita Caroline,
cercando a tentoni l’interruttore della lampada. Quando riuscì ad accendere la
luce, scese dal letto per raggiungere Xander, che stava imprecando a bassa
voce, passandosi le mani fra i capelli: metà del contenuto del suo barattolo di
gel nuovo di zecca era spiaccicato sul suo cuscino e una buona porzione gli
penzolava dal crestino appiccicoso, grondandogli sulla fronte.
“Chi cavolo è stato?” esclamò, fulminando con lo sguardo
Caroline, che aveva preso a ridere in maniera irrefrenabile. “Non c’è niente da
ridere!” la rimbeccò, mettendo il broncio. "Qui c'è lo zampino di quel
teppista di tuo fratello! Domani mi sente!” si lamentò, gettando il cuscino in
testa all’amica.
A appena una stanza di distanza, i piedini veloci di un
bimbo di quattro anni saettarono ad arrampicarsi nel letto del proprietario
della camera. Damian si affrettò a infilarsi sotto le coperte, passandosi sul
pigiama le mani appiccicaticce di gel. Incominciò a ridacchiare con fare
incontrollabile, aggrappandosi al braccio del cugino.
“Shhh!” lo zittì in un
bisbiglio Mase, pur trovando a sua volta difficile riuscire a trattenersi.
“Facciamo finta di dormire.” gli sussurrò all’orecchio, prima di allungare al
bambino la stessa banconota che aveva vinto nella scommessa contro Xander la
sera precedente: in fondo, l’aveva avvertito che quei soldi gli sarebbero
tornati indietro. Solo, non aveva specificato il modo.
Damian esibì un sorriso luminoso, sventolando ilbottino con aria da birbante.
“Siamo proprio due bricconi, vero?” domandò, prima di
sbadigliare e socchiudere gli occhi, accucciandosi di fianco al ragazzo. Mase
gli sfilò con delicatezza la banconota dalle dita e la sistemò sul comodino.
Sorrise, sentendo la porta aprirsinella
stanza adiacente e il susseguirsi delle imprecazioni di Xander che si
spostarono in direzione del bagno.
Quelli sul suo
comodino erano di sicuro i dieci dollari meglio spesi in tutta la sua carriera
da teppista.
Nota dell’autrice. * “sbagliatissimo” è sillabato male, perché dubito che
Twister sappia già sillabare a correttamente a quattro anni!
** X.B. : sta per Xander Bello.
No, vabbè, che imbarazzo: solo
io posso concludere una storia ambientata la vigilia di Natale a metà marzo! Emh…Buona Pasqua?
Ad ogni modo, l’importante è
che sia conclusa! Questi ultimi mesi sono stati davvero difficili e tornare a
scrivere sui pargoli mi ha tirato davvero su di morale. Che cosa aggiungere su
questo ultimo pezzo?
1.Il Pictionary! L’ho
sempre immaginato come una tradizione di famiglia in casa Gilbert, visto il
talento e la passione per il disegno di Jeremy e Oliver. In questa occasione la tradizione si è estesa all’intero
gruppetto LockwoodGilbertDonovanBennettMorganDaviesBlackwell
(woah, quanti cognomi *O*). I Lockwood hanno avuto la
peggio, ma la colpa è anche di mamma, papa e Mase, che – mi sa – si divertivano
proprio a vedere Ricki e Caroline in difficoltà e non
collaboravano XD Oh! E Mase ha fatto
Simba grande alla recita dell’asilo di Damian.
È una cosa che fa parte del canon dei personaggi
nella mia testolina bacata e ho pensato di inserirla anche qui, perché rende
l’idea delle cose che Mase è disposto a fare per quel bricconcello di suo
cugino. E ovviamente doveva essere una cosa segretissima, perché si vergogna da
morire.
2.Il Masoline; credo che sia la prima volta
chequesti due compaiono in vesti
‘romantiche’ su Efp. Ma è Natale (era Natale .-.) e
ci tenevo a fluffeggiare un po’ anche su questa
accoppiata che in HR, per il momento, esiste solo in termini di amicizia. Caroline, qui, menziona Stefan e New York, dove viveva prima
di tornare a Mystic Falls. Stefan, secondo il canon
personale di HR in
questo momento è teoricamente a New Orleans con Damon, ma questa shot natalizia si stacca
abbastanza dalla storia vera e propria, perché è ambientata un anno dopo (Mase
compie sedici anni, in HR ne ha
ancora 15), ma le varie coppie sono ancora bene a male al punto di partenza o
poco più.
3.Durante la consegna
dei regali spiccano vari riferimenti ad altri racconti: Pyramid, per quanto riguarda la cravatta che Jeremy
regala all’ormai ex Tutankhamon Lex.
La libreria di Mase è una costellazione di menzioni ad altre one-shot: Blackbirdper quanto riguarda sia la figura del corvo, che l’aeroplanino giocattolo
giallo grazie al quale Mase e Oliver hanno fatto amicizia. Poi c’è la più
recente We can be Heroes, che si
lega all’immagine del piccolo corvo e della piccola aquila, per via del gioco
inventato da Oliver per far superare a Mase le sue insicurezza. Infine, c’è un
riferimento a Havenill,
quando si parla dei cavalli e del maneggio di nonno Aaron.
4.Non penso di avere
altro da aggiungere, ho già detto tanto .-. Appena mi sarà possibile proseguirò
con HR: siamo arrivati al fatidico capitolo della luna piena. Prima o poi
porterò avanti anche Pyramid.
Un abbraccio e grazie di cuore
a chi festeggerà il Natale a Marzo assieme a questo manipolo di bricconi!