Non Cambieranno Mai

di Setry_USui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non posso perdere anche lei... ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Apri gli Occhi ***
Capitolo 4: *** Non Cambieranno Mai ***



Capitolo 1
*** Non posso perdere anche lei... ***


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Non posso perdere anche lei...

 

Correva, correva a perdifiato il giovane alchimista!

Non era vero, non poteva essere vero! come? Come era potuto succedere? Lei cosa c’entrava? Eppure pareva che fosse proprio così…la zia Pinako aveva telefonato appena pochi minuti prima. Piangeva la vecchia donna. Nella mente di Edward rimbombavano le parole udite poco prima dall’apparecchio telefonico…

“Erano in tre! Edward è stato orribile! L’hanno presa! L’hanno portata via!

Winry! Non ho potuto fare niente! Erano potenti! Immortali, erano…erano…”

Homunculus! Dannate creature! Edward li maledisse con tutta la sua mente, la sua anima e il suo corpo mutilato.

Perché lo avevano fatto? Cosa volevano da lei?

Erano capaci di tutto quei mostri…una terribile fitta di terrore gli inondava di continuo il cervello: avevano freddato a sangue freddo Huges! Il caro vecchio Huges! Un padre di famiglia, un militare, un rappresentante delle forze dell’ordine…in piena notte, in un luogo pubblico…erano capaci di qualsiasi atrocità quei mostri!

Oh Winry, no! L’avevano presa, portata via…poteva già essere morta in questo momento! No! No! Se lei fosse morta…se lei non fosse più tornata a stringergli le viti degli automail, a rimbambirlo di chiacchiere su come dovesse curarli e non sforzarli troppo, a sorridergli una volta finita la manutenzione, a piangere quando lui ed Alphonse se ne andavano…come? Come avrebbe fatto? Come poteva tollerarlo?

Gli occhi dorati, stanchi di piangere, punsero nuovamente di calde lacrime…Winry…no! Arrivo da te! Aspettami ancora un poco…soltanto un poco.

“Acciaio!” la voce insopportabile del tenente colonnello precedette l’arrivo di Roy Mustang che gli si parò dinnanzi sbarrandogli l’uscita dalla caserma.

“Si sposti! Si sposti immediatamente dannazione!” lo minacciò il ragazzo senza rallentare la sua corsa.

“Acciaio non è da te perdere la calma in un momento simile! Fermati!” il comandante non si spostò di un solo centimetro.

Edward rallentò la corsa inchiodando dinnanzi al suo superiore: “La avverto se non si sposta lei dovrò passare con la forza!”

“E provaci ragazzino! In ogni caso non ti lascerò passare! Fermati e rifletti per una volta!”

“Non posso fermarmi! Devo andare! Lei…Winry è in pericolo!”

“Ragiona Acciaio! E’ una trappola sei cieco?!?!” la voce adirata del comandante risuonò nel corridoio deserto della caserma, mai Edward lo aveva visto adirato…sarcastico, insopportabile, irritante, autoritario…ma in tutti i suoi anni di servizio mai aveva visto il suo maggiore urlare in quel modo…e anche se era così? Che importava? Nulla importava in quel momento.

“Lo so benissimo! Cosa crede? Non sono uno sprovveduto comandante!” urlò Edward di rimando.

“E allora non comportarti come tale! Stai facendo il loro gioco cretino!”

“Se fare il loro gioco significherà anche salvare Winry…”

Il comandante Mustang parve quasi sorpreso da quell’affermazione.

“Quella ragazza…è così importante per te?”

“Tenente. Beh…sa, io non voglio perdere anche lei.” Rispose Edward, il suo cuore che già batteva all’impazzata dall’agitazione e dalla paura accellerò ulteriormente i battiti quando si scoprì a pronunciare quelle parole.

Roy Mustang sospirò rassegnato: “Dammi almeno il tempo di raccogliere i rinforzi.”

“Non c’è né di tempo.”

“Non puoi andare da solo!”

“Al è ancora da riparare dall’ultimo scontro, non può venire con me.”

Di nuovo Roy Mustang sospirò indi si spostò dall’uscio e fece un piccolo cenno con il capo al ragazzo: “Vedi di non morire prima del nostro arrivo…sai quanti grattacapi con i superiori mi daresti?”

Un sorriso comparve sul volto di Edward mentre correva fuori dalla caserma: “Se mi succede qualcosa farò di tutto per metterla nei guai signore!” urlò mentre si allontanava di corsa.

Winry! Devi resistere! Ti scongiuro, ancora poco! Sto venendo da te…costi quel che costi ti porterò via di lì! Non puoi mollare ora! Non puoi farmi questo!

Sapeva dove trovarla…gli Homunculus avevano lasciato dietro di loro tracce così evidenti che solo un cretino sarebbe cascato nel loro trabocchetto, ed Edward Elric promosso ad alchimista di Stato a soli dodici anni, riconosciuto come uno dei massimi esperti della materia esistenti a quindici, uno dei pochissimi sopravvissuti alla trasmutazione umana e al collegamento di un anima ad un oggetto e con alle spalle la storia vissuta di un reduce non era certo da classificare come un cretino.

Eppure le sue gambe, meccanica o meno, sfiorarono il terreno a tutta velocità diretti verso la trappola più evidente che esistesse.

Non è nel loro stile, è una provocazione…devo capire cosa c’è sotto e subito!

Giunse dinnanzi alla casetta abbandonata in periferia di Central City, senza nemmeno rallentare la corsa spiccò un salto e sfondò la porta con il ginocchio di ferro.

Come una furia fece irruzione nella stanza, le mani già con i palmi uniti pronte ad ogni evenienza, i muscoli tesi, la mente attenta…nessuno.

Si guardò intorno freneticamente: un armadio, un letto senza lenzuola…null’altro nella stanza.

“Winry! Rispondimi Winry!” urlò quasi disperato, una voce proveniente dall’altra stanza rispose alle sue parole. La porta adiacente si spalancò e la ragazza che tanto lo aveva fatto penare corse verso di lui tremando e piangendo di paura.

“Edward! Oh Ed!” gli corse incontro gettandosi contro il suo petto e affondando il viso tra la stoffa del suo spolverino rosso. Il ragazzo non reagì, rimase fermo ed impassibile.

“Non puoi sapere quanto ho avuto paura! Pensavo di morire! E’ stato…è stato orribile…e…io ho tanto sperato che venissi a salvarmi…” Winry singhiozzava sommessamente stringendo tra le mani i vestiti di Edward e stringendosi a lui ancora tremante.

“Winry…” disse lui afferrandole le spalle e spingendola indietro, la fissò negli occhi per qualche secondo e poi continuando a tenerla per le spalle: “Cosa c’è inciso nel mio orologio?” le domandò con un tono di voce estremamente serio.

“C-che dici Edward? Non capisco!” domandò lei ancora singhiozzando “Cosa c’entra questo ora?”

“Non fare domande e rispondi! Devo sapere! Nel mio orologio da alchimista di Stato…cosa c’è scritto?” rispose lui freddamente e con decisione.

“Io…io…suppongo che dovrei saperlo…” disse lei abbassando lo sguardo a terra per poi rialzarlo nuovamente su di lui…gli occhi scintillavano di malignità “e bravo il nostro Alchimista di latta!”

Edward la spinse indietro con forza, batté i palmi fra loro e trasmutò il suo automail facendo crescere una lunga lama sul dorso della mano. La ragazza barcollò ma riprese subito l’equilibrio, il corpo di lei scintillò di riflessi e giochi di luce azzurri mentre cambiava forma e dimensione…

“Envy… bastardo!” mormorò Edward a denti stretti una volta che l’Homunculus riacquistò la sua vera forma.

“Impressionante! Potevi dirmelo subito che non c’eri cascato! Mi sarei risparmiato questa bella recitina, che c’era che non andava? Non ero abbastanza convincente?” domandò Envy sorridendogli malignamente.

“Sei un bravo attore…ma io non sono un deficiente!”

“Uhm già…oh? L’automail? Non avrai voglia di combattere? Spiacente mio caro ma non oggi! Piano fallito operazione annullata! Bye Bye!” così dicendo l’Homunculus si voltò di scattò e corse via con una rapidità impressionante dalla stessa porta dalla quale era entrato.

“Fermo bastardo!” Edward fece per iniziare a rincorrerlo ma Envy, senza nemmeno voltarsi, gli urlò: “Fossi in te tirerei fuori la ragazza da lì dentro! Non ho calcolato per quanto tempo avrebbe avuto ossigeno, scusa!”

Il ragazzo si bloccò di scatto, impallidì al sentire quelle parole…”Dove? Dove? Dov’è? Dimmelo stronzo o ti ammazzo!” urlò adirato.

“Questa volta hai vinto tu e ti meriti un premio! Io fossi in te guarderei sotto i miei piedi!” così dicendo sparì alla vista di Edward, ma a lui non importava! Si lasciò cadere in ginocchio, batté i palmi e con le mani toccò il pavimento della casa.

“Winry! Winry! Rispondimi Winry! Winry ti prego, ti prego! Dimmi che sei viva! Dammi un segno ti imploro!” la sua voce si spezzò dall’emozione e dalla paura.

Al suo tocco le travi del pavimento si dissolsero, c’era qualcosa sotto…una cassa! Silenziosa…troppo silenziosa.

“Winry!” senza indugiare un solo istante il ragazzo sollevò il coperchio, al suo interno la ragazza era distesa supina, con gli occhi chiusi, il respiro fermo, la pelle pallida.

“NO!!!!!!” Edward si chinò, la prese tra le braccia e la adagiò sul pavimento “Winry! Non morire così! Non puoi morire così!” dal contorno occhi calde goccie salate gli rigarono il viso, le sue mani tremarono…in un impeto disperato chinò il capo sul petto di lei e poggiò l’orecchio ad altezza del cuore…attese con il respiro in gola.

Un battito! Batteva! C’era ancora speranza!

Le toccò un polso, la pressione era appena percettibile…non pulsava e il respiro era praticamente inesistente…se il cervello non avesse ricevuto ossigeno e sangue entro pochi secondi sarebbe stata la fine per lei!

Doveva gonfiarle i polmoni e doveva farlo subito! Non ci pensò due volte. Si inginocchiò accanto a lei avvicinando il viso a quello della ragazza incosciente, le prese le guance tra le mani per tenerlo ritto e poggiò le sue labbra su quelle fredde di Winry che non reagirono minimamente al contatto.

Edward soffiò tutta l’aria che riuscì a tirare fuori dai suoi polmoni e dal suo fiato corto per la paura…si staccò prese aria, poi ricominciò a soffiare, prese aria e soffiò, prese aria e soffiò…sempre più velocemente e sempre con impeto maggiore.

La testa iniziò a girargli per il dispendio di ossigeno ma non ci diede peso…

Forza Winry ti prego! Coraggio respira! Respira! Reagisci!

Quando poggiò le sue labbra sulla bocca della ragazza per l’ennesima volta avvertì un leggero tremolio, un debole rantolo soffocato precedette la sua immissione di aria…il petto della ragazza si gonfiò spontaneamente.

Edward si lasciò cadere indietro tremante…salva per un pelo…ce l’aveva fatta.

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


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Rivelazioni

 

Un caldo rantolo di vita che scendeva giù dalla trachea, labbra sottili e morbide che poggiavano sulle sue, un tiepido abbraccio che rompeva così il freddo oblio privo di aria vitale dentro alla quale stava scivolando…ebbe un fremito…voleva aprire gli occhi! Voleva vedere in viso colui che le ridava vita, e lo faceva in modo così…così…Winry aprì gli occhi scattando seduta e si ritrovò immersa nella completa penombra. Qualcosa soffiava aria dentro di lei aiutandola a respirare e quindi a rimanere in vita: una mascherina d’ossigeno che le premeva sul volto.

Non poteva essere stato ciò che aveva sentito.

Ebbe un giramento di testa causato dal movimento improvviso e dalla sua debolezza. Si lasciò ricadere sul cuscino del letto d’ospedale. Come era finita in quel posto? Come…come era uscita dalla cassa? Come poteva essere salva?

Un leggero formicolio al piede destro, un peso sulla gamba la disturbava…mosse le chiare iridi in quella direzione. Una fioca luce illuminò una figura seduta al suo capezzale appoggiata con il busto sul letto ed immersa in un sottile ed esausto sonno costretto.

Edward? Sì, era lui. Il ragazzino biondo con i capelli lunghi e la solita treccia, l’inconfondibile figura del braccio meccanico che scintillava appena, gli occhi chiusi e il respiro accennato.

Edward…Winry sorrise dolcemente a quella visione. Fu quasi commossa dalla sua presenza tanto apprensiva. A giudicare dal suo viso doveva essere molto stanco…eppure era lì: al suo capezzale caduto in un sonno esausto.

Ebbe un fremito e in un istante le venne alla mente la sensazione che aveva provato poco prima di svegliarsi…quelle labbra…le sue labbra?

Ma no! Era stato un sogno, solo un sogno…strani giochi celebrali dell’inconscio, e che sarà mai? Inutile darci tanto peso.

Edward mormorò nel sonno, quindi mosse debolmente il braccio sinistro (l’unico che gli era rimasto) ed aprì gli occhi.

Winry alzò una mano e la poggiò sul suo braccio piegato sotto il viso per darle un segno della sua coscienza, avrebbe voluto parlare…ma non si sentiva abbastanza in forze per riuscirci.

Il ragazzo sgranò gli occhi e si alzò in piedi di scatto.

“Dottore! Dottore! Ha ripreso conoscenza!” chiamò a gran voce.

Winry sorrise soddisfatta e respirando a fondo si lasciò vincere dalla debolezza cadendo in un mite sonno ristoratore.

 

"Permesso?" una voce metallica ed infantile proruppe nel silenzio ospedaliero del primo pomeriggio.

"Oh Al!" Winry volse un gran sorriso radioso all'amico che stava entrando, si sistemò meglio tra le viti e i pezzi di metallo che aveva accatastato sul letto assieme a lei, la ragazzina brandiva un grande cacciavite e pareva concentrata in qualche minuzioso lavoro di meccanica.

Nonostante la riabilitazione durasse pochi giorni Winry non era disposta ad aspettare tanto, senza contare la noia mortale degli ospedali militari...così aveva deciso di portarsi avanti con il lavoro.

"Ma che fai? dovresti riposarti!" la rimproverò dolcemente l'armatura mentre afferrava una sedia e si sedeva accanto al suo letto.

"Oh ma mi sto riposando! sono solo passatempi!" rispose la ragazza sorridendogli.

"Mah! Sarà! come ti senti oggi?"

"Bene grazie..."

Un lieve silenzio scese sulla stanza...sapeva molto di un pesante silenzio imbarazzante...carico di pensieri palpabili eppure semi nascosti...fu Winry a romperlo.

"Non è stata colpa vostra."

"Uhm..."

"Al! Non devi pensarlo minimamente!"

"E invece sì! Non so cosa avessero in mente quei dannati mostri...però...se non fosse stato per noi tu non saresti mai stata coinvolta!"

"Beh...ecco...voi, non potete addossarvi così la responsabilità dell'accaduto! Voi..."la sua frase venne bruscamente interrotta da un rumore, qualcuno bussava alla porta.

"Avanti!"

L'uscio si aprì ed un uomo in alta uniforme dai capelli neri e corti, lo sguardo fiero e l'atteggiamento spavaldo fece il suo ingresso nella stanza.

Winry si ricordava di lui, nonostante l'ultima volta che lo aveva visto era stata anni ed anni prima ricordava perfettamente il volto dell'uomo che aveva convinto i fratelli Elric a lasciare il loro paese, la loro casa e ciò che rimaneva della loro famiglia per intraprendere il pericoloso cammino che tutt'ora seguivano.

Al a quella vista scatto in piedi: "Tenente Colonnello!"

"Rilassati Alphonse." lo tranquillizzò Roy Mustang.

"Salve!" Salutò quindi la ragazza chinando appena il capo "a cosa devo la visita?"

Mustang sospirò e una volta presa una seconda sedia presente nella stanza ci prese posto: "Sono voluto venire di persona. Per parlarti Winry Rockbeel."

"Sono già stata interrogata, ho raccontato tutto quello che sapevo al sottotenente Havoc."

"Lo so, ho già letto il suo verbale del vostro discorso...ma non volevo interrogarti o parlarti del rapimento, anche se indirettamente lo riguarda."

Winry rimase qualche secondo in silenzio...poi visto che il tenente non continuava domandò: "E allora di cosa si tratta?"

Roy fece un mezzo sorriso compiaciuto, indi si voltò verso Al: "Alphonse...devo chiederti di uscire."

"Come?" il ragazzino rimase alquanto sorpreso da quella strana richiesta.

"Sì...per favore lasciaci da soli."

"Ma tenente io..."

"Al...fai come dice!" lo pregò Winry che iniziava a preoccuparsi per la natura dell'argomento al quale Roy aveva intenzione di sottoporla.

"Uhm...d'accordo...allora ci vediamo più tardi Winry!" anche se a malincuore il ragazzo si diresse all'uscio, varcò la soglia e si richiuse la porta alle spalle.

"Bene! Ora non ci sente nessuno." Mustang tirò un sospiro di sollievo e si rilassò sulla sedia. "Sai tu sei davvero una ragazza carina, e mi sembra strano che io stia per fare quello che sto per fare...ma in fondo, cosa vuoi? Forse sono troppo buono o forse queste cose mi divertono troppo! In ogni caso..."

"Colonnello! la prego di arrivare al dunque!"

"Uhm...hai ragione..." ammise Roy Mustang distendendo le gambe e sporgendosi leggermente avanti per guardarla bene in volto. "Tu sai come sei stata salvata?"

La domanda lasciò Winry leggermente spiazzata, certo che lo sapeva!

"Beh...una squadra dell'esercito ha fatto irruzione nel laboratorio e sono riusciti a trovarmi prima che finisse l'ossigeno, ma i rapitori sono fuggiti..."

"Ah!" una specie di verso simile ad una risata soddisfatta venne emesso dall'uomo "Sì certo! Tu hai appena raccontato la versione ufficiale! Quella che ho dovuto render nota per non mettere nei guai me e Acciaio. E anche per stretto volere di quest'ultimo, che non ha assolutamente voluto che si sapesse la verità...sopratutto che non la sapessi tu."

Winry rimase stupita di quelle parole! e questo cosa significava: "Cosa c'entra Ed in tutto questo? Al mi ha detto che la zia Pinako ha telefonato e li ha avvertiti, ma che lui era ancora da riparare e che a Ed non è stato dato il permesso di partecipare all'operazione."

"Nulla di più vero! Infatti è andata proprio così...ma come avresti dovuto immaginare Acciaio non è uno che si piega facilmente agli ordini..."

Winry si fece attenta: "Continui..."

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Capitolo 3
*** Apri gli Occhi ***


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Apri gli occhi

 

Alphonse Elric aprì la porta della stanza...Edward se ne stava sdraiato a pancia in giù sul suo letto e sorreggeva il capo con la mano sinistra, sotto i suoi occhi scorrevano le righe di un grande e spesso tomo, probabilmente di Alchimia. Ed alzò a mala pena gli occhi dalla sua lettura, per constatare l'arrivo del fratello.

"Già di ritorno? come sta Winry?"

"Lo Sapresti anche tu se la andassi a trovare." ribatté Al leggermente acido.

"Uhmpf...ho tante cose da fare ora..." rispose vacuamente Edward tornando alla sua lettura "Allora? come sta?" domandò nuovamente senza però guardarlo.

"Bene..." rispose infine Alphonse rassegnato "anche se..."

"Cosa?"

"Beh...mentre ero lì...è arrivato Mustang."

Ed alzò di scatto gli occhi dorati dallo scritto e li portò sul fratello: "Cosa voleva?"

Al rimase leggermente stupito da quell'improvviso interessamento: "Non lo so fratellone, voleva parlare da solo con Winry..."

A quelle parole il giovane alchimista scattò in piedi: "E tu li hai lasciati da soli????"

"Calmati fratellone! che male può accadere?"

"Al! c'è bisogno che ti ricordi di chi stiamo parlando?" con quelle ultime parole spalancò la porta e corse fuori dalla stanza.

Correndo a tutta velocità uscì presto dall'albergo militare i cui alloggiava, passò in pochi istanti le trafficate vie di Central City e poco dopo solcava a grandi falcate i corridoi dell'ospedale; senza pensare a nulla, senza sapere...a mente vuota raggiunse la stanza e aprì la porta di scatto: "Winry!"

La ragazza dormiva...voltata di lato dava la schiena alla porta, le imposte erano state chiuse per fare oscurità e il silenzio appena rotto dal suo ingresso tornò ad aleggiare nella stanza...

"Oh..." Ed si sentì quasi in colpa per la brusca irruzione...da subito fece per voltarsi ed uscire in silenzio...

Ma poi...beh tanto...già che era lì.

Fece invece qualche passo in avanti e si chiuse la porta alle spalle più silenziosamente possibile.

Fece il giro del letto per ritrovarsi viso in fronte a Winry...sprofondata nello spesso cuscino dormiva tranquilla e serena respirando leggermente...

Edward sospirò ed un lieve sorriso addolcito gli allungò le labbra. Si sedette al bordo del letto prendendo a fissare la penombra, pensando a tutto e a niente.

"...Ed..."la sottile voce tipica di un risveglio lo distolse dai suoi pensieri, volse lo sguardo verso il basso e vide che la ragazza stava lentamente aprendo gli occhi.

"Oh...ben svegliata."gli disse semplicemente osservandola dall'alto verso il basso.

"Sono felice che tu sia qui." gli disse Winry stropicciandosi gli occhi; quella frase lo lasciò un pochino perplesso.

"Come mai?"

"Volevo ringraziarti...ringraziarti per avermi salvata."

Era chiaro...Roy le aveva detto tutto. Fortuna solo che il tenente non fosse stato presente al momento del suo ritrovamento.

"Beh...sai...era sopratutto colpa mia se..." iniziò il giovane alchimista cercando quasi una buona scusante per il suo gesto, ma Winry non lo lasciò finire.

"E poi...dovevo chiederti una cosa.."la sua voce tentennò appena, come se non fosse convinta della domanda che voleva fare.

“Chiedermi…beh dimmi…” esclamò Edward con un nodo alla gola.

Winry si tirò a sedere appoggiando la schiena al cuscino così da arrivare più o meno alla sua altezza.

“Ecco…più che domandartelo, devo capirlo da sola…” Winry abbassò lo sguardo, le sue gote si colorarono di un vago rossore…

Ed percepiva i battiti del proprio cuore distintamente, uno per uno…attese in silenzio qualche istante: “Capire…cosa?”

“Ecco io…” Winry alzò gli occhi verso Edward. Lo osservò con le iridi limpide e chiare qualche istante. Alzò una mano e lo afferrò per il colletto della canotta nera.

Ed la osservò stupito e confuso: “Cos…” non ebbe il tempo di finire la frase.

Winry lo tirò a sé e le loro labbra si incontrarono prima che lui potesse essersene reso conto. Un tocco tiepido che lo fece avvampare di emozione.

Durò solo pochi secondi, le labbra della ragazza si allontanarono dalle sue…rimanendo con il volto vicino a quello di Edward Winry socchiuse gli occhi e sussurrò…

“E così…eri davvero tu…”

Edward non rispose nulla, il suo cuore galoppava a una velocità impressionante e i pensieri che prima erano confusi e contrastanti parvero d’un tratto incastrarsi perfettamente tra di loro.

Winry appoggiò nuovamente il capo indietro allentandosi un po’ e sprofondando nel cuscino…quando fece per rialzare lo sguardo su di lui…sentì il tocco morbido di una mano sulla sua. Sgranò gli occhi arrossendo e guardando Ed che la fissava senza espressione. Il braccio destro del ragazzo andò a sfiorarle i capelli, le contornò dolcemente la testa mentre lui si chinava su di lei e le accarezzava nuovamente le labbra con le sue…sfiorandole solo…come se non osasse andare oltre o ne avesse paura.

“Ed…” Winry sussultò di quel tocco e trasformò il contatto in un profondo bacio invasivo ma dolce. Il ragazzo avvertì la sua lingua sfiorargli la bocca e quasi senza accorgersene fece altrettanto. Le mani della ragazza sfiorarono il volto di Ed come se non volesse…non volesse lasciarlo andare. Edward si abbandonò completamente a quel dolce sentore, chiuse gli occhi e si perse. Quasi involontariamente il corpo del ragazzo era scivolato sempre di più verso quello di Winry. Ora il suo braccio meccanico le contornava le spalle in un tenero abbraccio e la mano sinistra si intrecciava tra le sue dita.

Ma d’un tratto…così come era iniziata la magia svanì. Winry avvertì il corpo e le labbra del ragazzo scivolarle via con irruenza e distacco. Aprì gli occhi e vide che Edward era scattato in piedi allontanandosi dal lei e guardandola con occhi sgranati come se vedesse chissà cos’altro.

“Wi-Winry io….perdonami!” esclamò il ragazzo con voce tremante e guardandola come terrorizzato.

Lei restituì uno sguardo quasi deluso, triste: “Perdonarti…per cosa? Per avermi dato la vita una seconda volta con un bacio?” domandò lei.

“No! Io…ecco…è stato un errore! Non avrei dovuto, ti prego, fai come se non fosse successo!” esclamò lui come se fosse stato in preda al panico.

Winry sussultò a quelle fredde parole: “come? Come fai a chiedermi una cosa del genere?? Edward io…io ti…”

Edward la guardò…come terrorizzato: “NO! Non lo dire! Ti prego!” ormai quasi urlava…era disperato…non voleva sentirlo, lei non doveva provare questo per lui! Non poteva essere.

Winry scattò a sedere quasi adirata da quelle parole: “E’ sempre stato così! Lo sai…non posso continuare a trattarti come un fratello, un profondo amico e basta…io…” la rabbia si trasformò in pianto, e la voce della ragazza si spezzò in singhiozzi. “Io pensavo che tu…quasi non mi considerassi come una ragazza…pensavo che…mi vedessi come una sorella…e mi sono obbligata a fare lo stesso. Ma da quel giorno…da quando le tue labbra mi toccarono per la prima volta, io…io ho capito che era un castello di carte…” Calde lacrime ora le rigavano il volto. Edward fissava ostinatamente il pavimento obbligandosi a non guardarla, a tenere uno sguardo neutrale, quasi freddo: “Smettila Winry…”

“No che non la smetto! Lo vuoi capire che ti amo razza di idiota??? Vuoi capire che io muoio ogni volta che parti per tornare tra i militari? Che piango quando mi porti l’automail da riparare non per l’oggetto…ma perché indica che ogni volta tu sei andato a un passo dalla morte! Che ricomincio a vivere quando…quando torni a casa…”

Edward sospirò guardando il pavimento…tremava di emozione…cosa aveva fatto? Non poteva permetterlo…lei…non poteva amarlo…non poteva…

“Dì qualcosa! Ti prego! Qualsiasi cosa! Tu…tu provi qualcosa per me? Devo saperlo!”

Edward quasi sentì una voce urlare dentro di lui…ma la mise a tacere…alzò lo sguardo su di lei…lei…i suoi capelli d’oro, quegli occhi azzurri ora umidi di lacrime…e le sue labbra che tremavano nell’attesa di una risposta…le sue labbra…per un istante così dolci, ed ora così lontane…

“No…mi dispiace Winry….ma per me non è così.” Poche parole vennero dette, con un tono che non ammetteva repliche. Freddo e impassibile.

Winry credette di precipitare….

“Allora…quel bacio. Non significava nulla per te?”

“Sei stata tu a baciarmi!”

“Non mi è sembrato però che tu…”

“Te l’ho detto…è stato un errore.”

Nuove calde lacrime bagnarono il volto della ragazza “Sei…sei…”

Le parole della ragazza vennero interrotte dal suono della porta che si apriva. A fare capolino nella stanza nel momento meno opportuno furono Al e il tenente colonnello Mustang.

Al sussultò al vedere Winry in lacrime e con la voce tremante. Si voltò verso Ed, ma lui appena vide che stava per dire qualcosa guardò da un’altra parte.

“Fratellone! Cosa le hai fatto???” domandò Al con voce di rimprovero indicando Winry. “Cosa le hai detto?”

“Al…” fu la ragazza stessa a interrompere l’amico che era corso in sua difesa. “Lascia perdere…” mormorò affondando il volto nel cuscino per soffocare i singhiozzi.

Edward con espressione contratta si volse e si diresse verso l’uscita della stanza. Prima di varcarne l’uscio incrociò lo sguardo di Roy che inaspettatamente gli sorrise. Il ragazzino lo fulminò con lo sguardo.

“Posso parlarle?” domandò con tono incredibilmente formale senza aspettare risposta imboccò l’uscita proseguendo nel corridoio.

“Quando vuoi acciaio…” fu la semplice risposta del tenente prima di voltarsi e seguirlo.

 

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Capitolo 4
*** Non Cambieranno Mai ***


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Non cambieranno mai…

 

“Perché ha raccontato tutto a Winry?” domandò cercando di trattenersi dall’urlare contro il suo superiore…erano nel cortile dell’ospedale e il sole del tardo pomeriggio iniziava a svanire.

“E’questo il problema acciaio?”

“Certo che lo è! Insomma le aveva detto di tenere la bocca chiusa!”

“E’ inutile che te la prendi con me…prima o poi lo avrebbe saputo.”

Edward sospirò esasperato: “Non dica cavolate…come avrebbe potuto?”

“Lo avrebbe capito da sola…oppure glielo avresti raccontato tu.”

“Ma cosa dice?”

“E Perché non volevi che lo sapesse?” domandò il colonnello con il suo solito sorrisetto divertito e sarcastico.

“Non…” Ed cercò di iniziare la frase…perché non voleva che lo sapesse? In quel momento gli pareva chiaro come il sole…ma doveva negarlo perfino a sé stesso, con gli altri non doveva essere da meno “Lei…non deve pensare che l’ho fatto perché…io…”

Mustang rise appena: “Se così non fosse perché avrebbe dovuto pensarlo? Siete amici no? È normale che tu ti precipiti a salvarla se è in pericolo…”

Edward trattenne un mezzo sorriso triste: “Sì è così…però…”

“Però le cose cambierebbero se di amicizia non si trattasse.”

Ma quanto parlava?? E perché ci azzeccava sempre?

Ed rimase in silenzio fissando il terreno.

“Fammi indovinare cosa è successo poco fa…” Riprese Mustang con un tono quasi canzonatore.

Ed tremò appena e sentiva che aveva voglia di piangere: “…Winry non può amarmi…non può…avevo promesso che non l’avrei più fatta piangere!”

“Tsk…non capisco come mai una ragazzina così carina si interessi a uno come te.” Sdrammatizzò ironico il colonnello. Ma Ed non rispose, continuò nel suo discorso: “E allora…perché qualsiasi cosa faccia finisco per farla piangere?”

Mustang sospirò esasperato si avvicinò a Edward e gli mise una mano sulla spalla: “Lo sai Acciaio qual è il vero problema?”

Edward alzò lo sguardo e attese la risposta: “E’ che anche tu ne sei innamorato.”

Il suo cuore si fermò di colpo…la tensione svanì e anche quella vaga emozione indefinita…già…era così.

Edward annuì lentamente…era così, era sempre stato così…

“Mi sento quasi stupido a fare questa domanda ma…quale sarebbe il problema allora?”

Edward si allontanò di un passo e lo guardò quasi adirato…dannazione era ovvio quale fosse il problema!

“Colonnello! Non posso farla soffrire! Io e Al ci siamo fatti una promessa che per me ha la priorità assoluta su tutto! L’unica cosa che devo fare e ridargli il suo corpo! In questi anni ha visto che vita facciamo! I rischi, le separazioni, i viaggi…mi sembrava di averglielo già detto no? Non posso perdere anche lei!”

Mustang alzò le spalle e si voltò per allontanarsi: “Fai come credi acciaio…ma così non solo la perderai…ma la farai anche soffrire più di quanto immagini…e lo stesso vale per te.”

Edward lo osservò allontanarsi piantato dove era….voleva dirgliene quattro….e invece alla fine quello che aveva incassato era stato lui.

La voce sottile del fratellino lo sorprese alle spalle: “Fratellone…”

Ed sospirò e si volse verso l’armatura che era appena entrata nel cortile…Alphonse trasalì quando vide lo sguardo spento e triste del fratello.

“M-ma che cosa è successo?” domandò l’armatura seriamente preoccupata.

Edward sospirò, si mise le mani in tasca e si diresse verso l’uscita dell’ospedale passando accanto al fratello gli sorrise ed esclamò: “Andiamo Al…si è fatto tardi…”

“No fratellone!! Non è giusto!! Tu sei mio fratello e Winry è la persona più vicina ad una sorella che io abbia!! Non posso vedervi in questo stato! Non posso! Ti prego! Dimmi cosa succede!”

“Giusto Ed! Perché non glielo dici?” la voce fredda di Winry quasi interruppe Alphonse.

Un brivido scosse la schiena di Edward che si voltò ad osservare la ragazza. Era appena entrata nel cortile che era ormai deserto fatta eccezione di loro tre, indossava ancora la tunica dell’ospedale ma si vedeva perfettamente che si era ristabilita…infatti entro il giorno dopo l’avrebbero dimessa.

Ed portò lo sguardo verso il terreno e strinse i pugni…

Al lo guardò con compassione: “Fratellone…”

“Non parli eh? Allora parlerò io!” Winry era effettivamente su tutte le furie gesticolava ampiamente e il suo tono di voce era stretto e accusatorio.

“Mi ha deluso profondamente…non pensavo potesse approfittarsi così delle persone…”Tuo fratello Al, è la persona più insensibile, egoista, testarda e stupida che ci sia al mondo!

“Ma cosa significa?” Domandò Al spiazzato…Winry intanto si stava avvicinando ai due fratelli.

“E non è finita qui…”

Ed strinse gli occhi…non sopportava quelle parole.

“E quanto…”la voce della ragazza si spezzò dall’emozione e tremò inaspettatamente…Ed sgranò gli occhi e li portò su Winry…piangeva…di nuovo…

“Quanto lo amo…”mormorò infine coprendosi il volto con le mani…

Alphonse sospirò, non sembrò minimamente sorpreso…si volse a guardare Edward.

“Fratellone…avevi promesso che non l’avresti più fatta piangere…”

Edward guardò il fratellino sconcertato…poi sorrise appena…”Hai ragione Al…” annuì e si avvicinò alla ragazza…dolcemente prese le sue mani bagnate di lacrime tra le proprie scoprendole il volto. Poi la mano sinistra andò ad accarezzarle il viso asciugandole le lacrime: “Perdonami Winry…sono stato un cretino …pensavo che facendo così ti avrei protetta…”

Winry percepì i battiti del suo cuore aumentare a dismisura…il suo dolce tocco caldo…il suo corpo e il suo viso così vicino…e poi, le sue parole…

“Ma…” Edward la guardò dritto negli occhi senza abbassare lo sguardo come faceva prima “Se vuoi posso risponderti alla domanda di prima, e stavolta posso farlo sul serio…io sì! Con tutto me stesso, ti amo…”

La ragazza si sentì venir meno, non poté fare altro che sorridere, in così poco tempo aveva toccato inferno e paradiso…Edward…il suo Edward!

Prese il volto del ragazzo tra le mani e singhiozzò ancora ma stavolta era felice, e anche lui non poté fare a meno di sorridere entusiasta.

Le mani del ragazzo le strinsero i fianchi dolcemente abbracciandola e avvicinandola a sé e Winry fece il giro delle sue spalle con le sue. I giovani stretti nel loro dolce abbraccio ancora si guardavano come se si vedessero per la prima volta eppure fosse lo sguardo di sempre.

“Ed?” sussurrò Winry.

“Cosa?”

La ragazza si volse e guardò Alphonse che era rimasto a pochi passi dai due…Edward quasi si era dimenticato della sua presenza…in due istanti cambiò colore e divenne rosso come un pomodoro maturo, i due istanti che seguirono lui già si trovava a un metro e mezzo dalla ragazza.

Winry scoppiò a ridere e lo canzonò con malvagia ironia: “Lo sapevo! In fondo sei solo un ragazzino!”

“Ma stai zitta bimbetta petulante! Sei stata tu a fare storie!” Rispose lui urlando…

Alphonse scosse il capo sconsolato…ma possibile che non cambieranno mai?

No…non cambieranno…mai…

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