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Non posso perdere anche lei...
Correva, correva a
perdifiato il giovane alchimista!
Non era vero, non poteva
essere vero! come? Come era potuto succedere? Lei cosa c’entrava? Eppure pareva
che fosse proprio così…la zia Pinako aveva telefonato appena pochi minuti prima.
Piangeva la vecchia donna. Nella mente di Edward rimbombavano le parole udite
poco prima dall’apparecchio telefonico…
“Erano in tre! Edward è
stato orribile! L’hanno presa! L’hanno portata via!
Winry! Non ho potuto fare
niente! Erano potenti! Immortali, erano…erano…”
Homunculus! Dannate
creature! Edward li maledisse con tutta la sua mente, la sua anima e il suo
corpo mutilato.
Perché lo avevano fatto?
Cosa volevano da lei?
Erano capaci di tutto quei
mostri…una terribile fitta di terrore gli inondava di continuo il cervello:
avevano freddato a sangue freddo Huges! Il caro vecchio Huges! Un padre di
famiglia, un militare, un rappresentante delle forze dell’ordine…in piena notte,
in un luogo pubblico…erano capaci di qualsiasi atrocità quei
mostri!
Oh Winry, no! L’avevano
presa, portata via…poteva già essere morta in questo momento! No! No! Se lei
fosse morta…se lei non fosse più tornata a stringergli le viti degli automail, a
rimbambirlo di chiacchiere su come dovesse curarli e non sforzarli troppo, a
sorridergli una volta finita la manutenzione, a piangere quando lui ed Alphonse
se ne andavano…come? Come avrebbe fatto? Come poteva tollerarlo?
Gli occhi dorati, stanchi
di piangere, punsero nuovamente di calde lacrime…Winry…no! Arrivo da te!
Aspettami ancora un poco…soltanto un poco.
“Acciaio!” la voce
insopportabile del tenente colonnello precedette l’arrivo di Roy Mustang che gli
si parò dinnanzi sbarrandogli l’uscita dalla
caserma.
“Si sposti! Si sposti
immediatamente dannazione!” lo minacciò il ragazzo senza rallentare la sua
corsa.
“Acciaio non è da te
perdere la calma in un momento simile! Fermati!” il comandante non si spostò di
un solo centimetro.
Edward rallentò la corsa
inchiodando dinnanzi al suo superiore: “La avverto se non si sposta lei dovrò
passare con la forza!”
“E provaci ragazzino! In
ogni caso non ti lascerò passare! Fermati e rifletti per una
volta!”
“Non posso fermarmi! Devo
andare! Lei…Winry è in pericolo!”
“Ragiona Acciaio! E’ una
trappola sei cieco?!?!” la voce adirata del comandante risuonò nel corridoio
deserto della caserma, mai Edward lo aveva visto adirato…sarcastico,
insopportabile, irritante, autoritario…ma in tutti i suoi anni di servizio mai
aveva visto il suo maggiore urlare in quel modo…e anche se era così? Che
importava? Nulla importava in quel momento.
“Lo so benissimo! Cosa
crede? Non sono uno sprovveduto comandante!” urlò Edward di
rimando.
“E allora non comportarti
come tale! Stai facendo il loro gioco cretino!”
“Se fare il loro gioco
significherà anche salvare Winry…”
Il comandante Mustang parve
quasi sorpreso da quell’affermazione.
“Quella ragazza…è così
importante per te?”
“Tenente. Beh…sa, io non
voglio perdere anche lei.” Rispose Edward, il suo cuore che già batteva
all’impazzata dall’agitazione e dalla paura accellerò ulteriormente i battiti
quando si scoprì a pronunciare quelle parole.
Roy Mustang sospirò
rassegnato: “Dammi almeno il tempo di raccogliere i
rinforzi.”
“Non c’è né di
tempo.”
“Non puoi andare da
solo!”
“Al è ancora da riparare
dall’ultimo scontro, non può venire con me.”
Di nuovo Roy Mustang
sospirò indi si spostò dall’uscio e fece un piccolo cenno con il capo al
ragazzo: “Vedi di non morire prima del nostro arrivo…sai quanti grattacapi con i
superiori mi daresti?”
Un sorriso comparve sul
volto di Edward mentre correva fuori dalla caserma: “Se mi succede qualcosa farò
di tutto per metterla nei guai signore!” urlò mentre si allontanava di
corsa.
Winry! Devi resistere! Ti
scongiuro, ancora poco! Sto venendo da te…costi quel che costi ti porterò via di
lì! Non puoi mollare ora! Non puoi farmi questo!
Sapeva dove trovarla…gli
Homunculus avevano lasciato dietro di loro tracce così evidenti che solo un
cretino sarebbe cascato nel loro trabocchetto, ed Edward Elric promosso ad
alchimista di Stato a soli dodici anni, riconosciuto come uno dei massimi
esperti della materia esistenti a quindici, uno dei pochissimi sopravvissuti
alla trasmutazione umana e al collegamento di un anima ad un oggetto e con alle
spalle la storia vissuta di un reduce non era certo da classificare come un
cretino.
Eppure le sue gambe,
meccanica o meno, sfiorarono il terreno a tutta velocità diretti verso la
trappola più evidente che esistesse.
Non è nel loro stile, è una
provocazione…devo capire cosa c’è sotto e subito!
Giunse dinnanzi alla
casetta abbandonata in periferia di Central City, senza nemmeno rallentare la
corsa spiccò un salto e sfondò la porta con il ginocchio di
ferro.
Come una furia fece
irruzione nella stanza, le mani già con i palmi uniti pronte ad ogni evenienza,
i muscoli tesi, la mente attenta…nessuno.
Si guardò intorno
freneticamente: un armadio, un letto senza lenzuola…null’altro nella
stanza.
“Winry! Rispondimi Winry!”
urlò quasi disperato, una voce proveniente dall’altra stanza rispose alle sue
parole. La porta adiacente si spalancò e la ragazza che tanto lo aveva fatto
penare corse verso di lui tremando e piangendo di
paura.
“Edward! Oh Ed!” gli corse
incontro gettandosi contro il suo petto e affondando il viso tra la stoffa del
suo spolverino rosso. Il ragazzo non reagì, rimase fermo ed
impassibile.
“Non puoi sapere quanto ho
avuto paura! Pensavo di morire! E’ stato…è stato orribile…e…io ho tanto sperato
che venissi a salvarmi…” Winry singhiozzava sommessamente stringendo tra le mani
i vestiti di Edward e stringendosi a lui ancora
tremante.
“Winry…” disse lui
afferrandole le spalle e spingendola indietro, la fissò negli occhi per qualche
secondo e poi continuando a tenerla per le spalle: “Cosa c’è inciso nel mio
orologio?” le domandò con un tono di voce estremamente
serio.
“C-che dici Edward? Non
capisco!” domandò lei ancora singhiozzando “Cosa c’entra questo
ora?”
“Non fare domande e
rispondi! Devo sapere! Nel mio orologio da alchimista di Stato…cosa c’è
scritto?” rispose lui freddamente e con decisione.
“Io…io…suppongo che dovrei
saperlo…” disse lei abbassando lo sguardo a terra per poi rialzarlo nuovamente
su di lui…gli occhi scintillavano di malignità “e bravo il nostro Alchimista di
latta!”
Edward la spinse indietro
con forza, batté i palmi fra loro e trasmutò il suo automail facendo crescere
una lunga lama sul dorso della mano. La ragazza barcollò ma riprese subito
l’equilibrio, il corpo di lei scintillò di riflessi e giochi di luce azzurri
mentre cambiava forma e dimensione…
“Envy… bastardo!” mormorò
Edward a denti stretti una volta che l’Homunculus riacquistò la sua vera
forma.
“Impressionante! Potevi
dirmelo subito che non c’eri cascato! Mi sarei risparmiato questa bella
recitina, che c’era che non andava? Non ero abbastanza convincente?” domandò
Envy sorridendogli malignamente.
“Sei un bravo attore…ma io
non sono un deficiente!”
“Uhm già…oh? L’automail?
Non avrai voglia di combattere? Spiacente mio caro ma non oggi! Piano fallito
operazione annullata! Bye Bye!” così dicendo l’Homunculus si voltò di scattò e
corse via con una rapidità impressionante dalla stessa porta dalla quale era
entrato.
“Fermo bastardo!” Edward
fece per iniziare a rincorrerlo ma Envy, senza nemmeno voltarsi, gli urlò:
“Fossi in te tirerei fuori la ragazza da lì dentro! Non ho calcolato per quanto
tempo avrebbe avuto ossigeno, scusa!”
Il ragazzo si bloccò di
scatto, impallidì al sentire quelle parole…”Dove? Dove? Dov’è? Dimmelo stronzo o
ti ammazzo!” urlò adirato.
“Questa volta hai vinto tu
e ti meriti un premio! Io fossi in te guarderei sotto i miei piedi!” così
dicendo sparì alla vista di Edward, ma a lui non importava! Si lasciò cadere in
ginocchio, batté i palmi e con le mani toccò il pavimento della
casa.
“Winry! Winry! Rispondimi
Winry! Winry ti prego, ti prego! Dimmi che sei viva! Dammi un segno ti imploro!”
la sua voce si spezzò dall’emozione e dalla paura.
Al suo tocco le travi del
pavimento si dissolsero, c’era qualcosa sotto…una cassa! Silenziosa…troppo
silenziosa.
“Winry!” senza indugiare un
solo istante il ragazzo sollevò il coperchio, al suo interno la ragazza era
distesa supina, con gli occhi chiusi, il respiro fermo, la pelle
pallida.
“NO!!!!!!” Edward si chinò,
la prese tra le braccia e la adagiò sul pavimento “Winry! Non morire così! Non
puoi morire così!” dal contorno occhi calde goccie salate gli rigarono il viso,
le sue mani tremarono…in un impeto disperato chinò il capo sul petto di lei e
poggiò l’orecchio ad altezza del cuore…attese con il respiro in
gola.
Un battito! Batteva! C’era
ancora speranza!
Le toccò un polso, la
pressione era appena percettibile…non pulsava e il respiro era praticamente
inesistente…se il cervello non avesse ricevuto ossigeno e sangue entro pochi
secondi sarebbe stata la fine per lei!
Doveva gonfiarle i polmoni
e doveva farlo subito! Non ci pensò due volte. Si inginocchiò accanto a lei
avvicinando il viso a quello della ragazza incosciente, le prese le guance tra
le mani per tenerlo ritto e poggiò le sue labbra su quelle fredde di Winry che
non reagirono minimamente al contatto.
Edward soffiò tutta l’aria
che riuscì a tirare fuori dai suoi polmoni e dal suo fiato corto per la paura…si
staccò prese aria, poi ricominciò a soffiare, prese aria e soffiò, prese aria e
soffiò…sempre più velocemente e sempre con impeto
maggiore.
La testa iniziò a girargli
per il dispendio di ossigeno ma non ci diede peso…
Forza Winry ti prego!
Coraggio respira! Respira! Reagisci!
Quando poggiò le sue labbra
sulla bocca della ragazza per l’ennesima volta avvertì un leggero tremolio, un
debole rantolo soffocato precedette la sua immissione di aria…il petto della
ragazza si gonfiò spontaneamente.
Edward si lasciò cadere
indietro tremante…salva per un pelo…ce l’aveva
fatta.
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Rivelazioni
Un caldo rantolo di vita
che scendeva giù dalla trachea, labbra sottili e morbide che poggiavano sulle
sue, un tiepido abbraccio che rompeva così il freddo oblio privo di aria vitale
dentro alla quale stava scivolando…ebbe un fremito…voleva aprire gli occhi!
Voleva vedere in viso colui che le ridava vita, e lo faceva in modo
così…così…Winry aprì gli occhi scattando seduta e si ritrovò immersa nella
completa penombra. Qualcosa soffiava aria dentro di lei aiutandola a respirare e
quindi a rimanere in vita: una mascherina d’ossigeno che le premeva sul
volto.
Non poteva essere stato ciò
che aveva sentito.
Ebbe un giramento di testa
causato dal movimento improvviso e dalla sua debolezza. Si lasciò ricadere sul
cuscino del letto d’ospedale. Come era finita in quel posto? Come…come era
uscita dalla cassa? Come poteva essere salva?
Un leggero formicolio al
piede destro, un peso sulla gamba la disturbava…mosse le chiare iridi in quella
direzione. Una fioca luce illuminò una figura seduta al suo capezzale appoggiata
con il busto sul letto ed immersa in un sottile ed esausto sonno
costretto.
Edward? Sì, era lui. Il
ragazzino biondo con i capelli lunghi e la solita treccia, l’inconfondibile
figura del braccio meccanico che scintillava appena, gli occhi chiusi e il
respiro accennato.
Edward…Winry sorrise
dolcemente a quella visione. Fu quasi commossa dalla sua presenza tanto
apprensiva. A giudicare dal suo viso doveva essere molto stanco…eppure era lì:
al suo capezzale caduto in un sonno esausto.
Ebbe un fremito e in un
istante le venne alla mente la sensazione che aveva provato poco prima di
svegliarsi…quelle labbra…le sue labbra?
Ma no! Era stato un sogno,
solo un sogno…strani giochi celebrali dell’inconscio, e che sarà mai? Inutile
darci tanto peso.
Edward mormorò nel sonno,
quindi mosse debolmente il braccio sinistro (l’unico che gli era rimasto) ed
aprì gli occhi.
Winry alzò una mano e la
poggiò sul suo braccio piegato sotto il viso per darle un segno della sua
coscienza, avrebbe voluto parlare…ma non si sentiva abbastanza in forze per
riuscirci.
Il ragazzo sgranò gli occhi
e si alzò in piedi di scatto.
“Dottore! Dottore! Ha
ripreso conoscenza!” chiamò a gran voce.
Winry sorrise soddisfatta e
respirando a fondo si lasciò vincere dalla debolezza cadendo in un mite sonno
ristoratore.
"Permesso?" una voce
metallica ed infantile proruppe nel silenzio ospedaliero del primo
pomeriggio.
"Oh Al!" Winry volse un
gran sorriso radioso all'amico che stava entrando, si sistemò meglio tra le viti
e i pezzi di metallo che aveva accatastato sul letto assieme a lei, la ragazzina
brandiva un grande cacciavite e pareva concentrata in qualche minuzioso lavoro
di meccanica.
Nonostante la
riabilitazione durasse pochi giorni Winry non era disposta ad aspettare tanto,
senza contare la noia mortale degli ospedali militari...così aveva deciso di
portarsi avanti con il lavoro.
"Ma che fai? dovresti
riposarti!" la rimproverò dolcemente l'armatura mentre afferrava una sedia e si
sedeva accanto al suo letto.
"Oh ma mi sto riposando!
sono solo passatempi!" rispose la ragazza
sorridendogli.
"Mah! Sarà! come ti senti
oggi?"
"Bene
grazie..."
Un lieve silenzio scese
sulla stanza...sapeva molto di un pesante silenzio imbarazzante...carico di
pensieri palpabili eppure semi nascosti...fu Winry a
romperlo.
"Non è stata colpa
vostra."
"Uhm..."
"Al! Non devi pensarlo
minimamente!"
"E invece sì! Non so cosa
avessero in mente quei dannati mostri...però...se non fosse stato per noi tu non
saresti mai stata coinvolta!"
"Beh...ecco...voi, non
potete addossarvi così la responsabilità dell'accaduto! Voi..."la sua frase
venne bruscamente interrotta da un rumore, qualcuno bussava alla
porta.
"Avanti!"
L'uscio si aprì ed un uomo
in alta uniforme dai capelli neri e corti, lo sguardo fiero e l'atteggiamento
spavaldo fece il suo ingresso nella stanza.
Winry si ricordava di lui,
nonostante l'ultima volta che lo aveva visto era stata anni ed anni prima
ricordava perfettamente il volto dell'uomo che aveva convinto i fratelli Elric a
lasciare il loro paese, la loro casa e ciò che rimaneva della loro famiglia per
intraprendere il pericoloso cammino che tutt'ora
seguivano.
Al a quella vista scatto in
piedi: "Tenente Colonnello!"
"Rilassati Alphonse." lo
tranquillizzò Roy Mustang.
"Salve!" Salutò quindi la
ragazza chinando appena il capo "a cosa devo la
visita?"
Mustang sospirò e una volta
presa una seconda sedia presente nella stanza ci prese posto: "Sono voluto
venire di persona. Per parlarti Winry Rockbeel."
"Sono già stata
interrogata, ho raccontato tutto quello che sapevo al sottotenente
Havoc."
"Lo so, ho già letto il suo
verbale del vostro discorso...ma non volevo interrogarti o parlarti del
rapimento, anche se indirettamente lo riguarda."
Winry rimase qualche
secondo in silenzio...poi visto che il tenente non continuava domandò: "E allora
di cosa si tratta?"
Roy fece un mezzo sorriso
compiaciuto, indi si voltò verso Al: "Alphonse...devo chiederti di
uscire."
"Come?" il ragazzino rimase
alquanto sorpreso da quella strana richiesta.
"Sì...per favore lasciaci
da soli."
"Ma tenente
io..."
"Al...fai come dice!" lo
pregò Winry che iniziava a preoccuparsi per la natura dell'argomento al quale
Roy aveva intenzione di sottoporla.
"Uhm...d'accordo...allora
ci vediamo più tardi Winry!" anche se a malincuore il ragazzo si diresse
all'uscio, varcò la soglia e si richiuse la porta alle
spalle.
"Bene! Ora non ci sente
nessuno." Mustang tirò un sospiro di sollievo e si rilassò sulla sedia. "Sai tu
sei davvero una ragazza carina, e mi sembra strano che io stia per fare quello
che sto per fare...ma in fondo, cosa vuoi? Forse sono troppo buono o forse
queste cose mi divertono troppo! In ogni caso..."
"Colonnello! la prego di
arrivare al dunque!"
"Uhm...hai ragione..."
ammise Roy Mustang distendendo le gambe e sporgendosi leggermente avanti per
guardarla bene in volto. "Tu sai come sei stata
salvata?"
La domanda lasciò Winry
leggermente spiazzata, certo che lo sapeva!
"Beh...una squadra
dell'esercito ha fatto irruzione nel laboratorio e sono riusciti a trovarmi
prima che finisse l'ossigeno, ma i rapitori sono
fuggiti..."
"Ah!" una specie di verso
simile ad una risata soddisfatta venne emesso dall'uomo "Sì certo! Tu hai appena
raccontato la versione ufficiale! Quella che ho dovuto render nota per non
mettere nei guai me e Acciaio. E anche per stretto volere di quest'ultimo, che
non ha assolutamente voluto che si sapesse la verità...sopratutto che non la
sapessi tu."
Winry rimase stupita di
quelle parole! e questo cosa significava: "Cosa c'entra Ed in tutto questo? Al
mi ha detto che la zia Pinako ha telefonato e li ha avvertiti, ma che lui era
ancora da riparare e che a Ed non è stato dato il permesso di partecipare
all'operazione."
"Nulla di più vero! Infatti
è andata proprio così...ma come avresti dovuto immaginare Acciaio non è uno che
si piega facilmente agli ordini..."