Un amore inconfessato.

di Aiko Aislinn Jane
(/viewuser.php?uid=270132)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il peggior incubo ***
Capitolo 2: *** Un incontro tanto desiderato ***
Capitolo 3: *** Semplice dolcezza ***
Capitolo 4: *** Ma tu sei vivo. ***
Capitolo 5: *** Ora di partire. ***



Capitolo 1
*** Il peggior incubo ***


–Stai attento!– urlo con tutta l’aria che ho nei polmoni, una disperazione intensa che mi attraversa come una scarica elettrica, lasciandomi senza fiato e senza forza. Lui mi guarda, una profonda tristezza negli occhi, e cade all’indietro, solo il nulla ad accoglierlo sotto di sé. Non un urlo gli sfugge dalle labbra mentre cade. Arranco lungo la roccia ferendomi le mani e ne allungo una verso di lui, con la sciocca speranza di poter fermare la sua caduta. Mi guarda un’ultima volta, poi chiude gli occhi e le sue labbra si muovono a mormorare qualcosa che non capisco. Non ho la forza per restare a guardare quando le rocce sono ormai troppo vicine. Mi tiro indietro di scatto, ma non posso non sentire il tonfo sordo e distante del suo corpo che tocca il suolo con violenza.
Immagini del suo corpo trafitto dalle rocce, sanguinante, privo di vita, mi invadono la mente e una sofferenza lacerante mi perfora cuore e mente mentre mi allontano camminando all’indietro, scivolando sulle pietre bagnate. Infine cado in ginocchio e poi su un fianco, mi accascio a terra e sento la vita scorrere lontana dal mio corpo, le lacrime che si uniscono al sangue delle mie ferite sulla roccia sotto di me. E so che è finita, che non ci sarà mai più, e voglio solo che la mia vita finisca in quell’istante per poterlo raggiungere ovunque si trovi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incontro tanto desiderato ***


Guardo fuori dalla finestra, ricordando il sogno e il dolore che avevo provato, quasi fosse reale. La neve cade fitta e va ad aumentare lo strato che già si è posato sul davanzale. Nel silenzio che mi circonda sento i passi che si avvicinano nel corridoio e un fremito mi percorre le spalle, mentre il dubbio di aver commesso un grave errore invitandolo qui si fa largo nella mia mente. Ancora una volta richiamo a me le immagini della sua morte e so di star facendo la cosa giusta. Mi stringo nelle spalle e vado ad aprire la porta poco prima che bussi, sorprendendolo con il pugno alzato pronto a battere sul legno. Mi rivolge un sorriso disarmante. Dentro di me tiro un sospiro di sollievo, felice di vedere che è vivo, nonostante sapessi che quello era solo un sogno. Lo invito a sedersi sulla panca con un gesto silenzioso. Mi guarda interrogativo, attenendosi al mio silenzio, e mi limito a un sospiro mentre prendo posto di fronte a lui. Noto con piacere che ha aspettato che mi sedessi prima di sedersi a sua volta. Lascio passare un istante per trovare la forza e il coraggio di cominciare e non mi perdo in parole inutili, introduzioni di troppo, domande banali del tipo –come stai?–. Vado dritta al punto, sperando che capisca.

–È due anni che non ci vediamo. Non ci siamo più scritti, nessun contatto– sussurro. –Non ho scordato tutto quello che abbiamo passato insieme, per quanto mi sforzassi di segregare i miei ricordi in un angolo della mia mente. Mi sono lasciata alle spalle il villaggio e gli amici, la Foglia quasi non esisteva più per me, ma tra i miei pensieri confusi, ogni tanto si faceva largo il tuo volto…

–Potevi tornare. Ti ho aspettata, ma tu non sei mai ricomparsa– ribatte con un tono leggermente accusatorio.

–Umpf… come ti avrei trovato? Anche tu hai lasciato il villaggio. E poi non eri cambiato e non lo sei ora, non ho mai sopportato il tuo modo di fare con le donne, come strabuzzi gli occhi ogni volta che ne vedi una…– mi interrompo, maledicendomi per ciò che sto dicendo.

Continua a guardarmi curioso e serio.

–La verità è che mi da’ fastidio che guardi qualcun’altra e non me.

–Ma io ti guardo eccome! Eheh.

La sua risatina mi infastidisce.

–Non mi guardi come vorrei, mi guardi come tutte le altre!– blatero alzando la voce. –È questo il motivo per cui mi arrabbio tanto… Non sono niente più di tutte quelle sconosciute per te…

Mi guarda ancora, mi fissa e aggrotta le sopracciglia, sforzandosi di capire, iniziando a capire.

–Jiraiya, come puoi non averlo ancora capito?– sputo infine tra i denti.

–Non vorrai dire che…

Non so più se continuare, mi sono scoperta troppo, ho parlato di qualcosa che mi ero ripromessa di tener chiuso in me fino alla morte, ma alla morte mancava ancora –spero– molto tempo e io sono stanca di essere sola. Ormai ho parlato, tanto vale dire tutto.

–Sono sempre stata innamorata di te, ma tu ti comportavi da maniaco, il tuo sguardo mi passava sopra e passava da me a un’altra, così ho deciso di lasciarti perdere, ma le decisione della mente non hanno potere sul cuore…

Ora mi guarda e forse, per la prima volta, mi vede davvero.

–Alla morte di Nawaki… quando ero sconvolta, Orochimaru era così freddo e indifferente nel mostrarmi il ciondolo di mio nonno e nessuna emozione sul viso… la tua presenza ha mantenuto intatto il mio cuore, le tue braccia, le prime che mi abbracciarono, mi impedirono di morire con lui. Ma non sembrava essere cambiato niente in te, eri determinato a porre fine a tutto quello e basta, mentre Dan mi si è avvicinato, e avevamo così tanto in comune…

–Tu lo amavi, lo ami ancora.

–Io avevo bisogno di essere amata!

Sono disperata, alcune lacrime mi segnano il viso mentre parlo. Non posso crederci, sto piangendo davanti a qualcuno! Davanti a Jiraiya!

–Dan mi ha dato l’amore di cui avevo bisogno. Ma lui non era… non eri tu.

Mi fermo e asciugo le lacrime, cerco di ridarmi un contegno, cerco di non pentirmi di quello che sto dicendo. Lui mi guarda silenzioso, un po’ sconvolto forse.

–La sua morte mi ha straziata e stavolta non c’erano le tue braccia a sostenermi, solo il vuoto, il sangue, il buio, la morte…

I miei occhi non guardano più il suo viso, fissano la finestra scura e vedo la morte di Dan di nuovo, così vivida e dolorosa. Abbasso la testa, mi sento a pezzi.

–L’unica possibilità che avevo per non perdere altri pezzi di me stessa era andarmene e lasciarti a qualcun’altra, non vederti più e non pensare ogni volta a quanto ti amavo. E i tre ninja leggendari se ne andarono ognuno per la sua strada… Ma questo non fu sufficiente a cancellarti dalla mia mente…

Lo guardo muoversi sulla panca, una sfilza di emozioni passano nei suoi occhi fissi sul tavolo, poi non vi scorgo più niente. Si alza e penso che stia per andarsene, lo capirei. Chiudo gli occhi, sentendomi di mille anni più vecchia. Ho l’impressione di star galleggiando nel vuoto e attorno a me non percepisco più niente. Un tocco sulla spalla mi fa sobbalzare, credevo se ne fosse andato. La sua mano calda si posa sul mio braccio e quel calore mi trascina fuori dal vuoto ovattato in cui mi ero sentita precipitare. Giro appena la testa e lo vedo inginocchiato di fronte a me, gli occhi all’altezza dei miei, che mi guardano colmi di qualcosa che non so iinterpretare. Si fa avanti e mi posa un bacio sulla fronte. Mi scosto bruscamente, sorpresa, un po’ sconvolta, mille emozioni che sfrecciano avanti e indietro tra mente e cuore. Un lampo di delusa incomprensione guizza nei suoi occhi e qualcosa mi fa desiderare di non vedere più quella delusione mentre mi guarda. Mi faccio avanti e gli passo le braccia dietro il collo, baciandolo senza nemmeno pensarci. Le sue labbra sorridono contro le mie e le sue mani mi avvolgono i fianchi. Un bacio, due baci e ancora e ancora e ancora. È quello che ho desiderato per tanto tempo e mi chiedo se anche lui l’abbia desiderato. In un attimo di razionalità mi accorgo di quanta dolcezza mi sta donando, senza la benchè minima traccia della sua tipica perversione. 

Lo sento alzarsi in piedi e seguo i suoi movimenti senza allontanarmi da lui, che mi stringe con più forza. Tengo gli occhi chiusi, consapevole che i suoi passi all’indietro mi stanno portando verso il materasso della stanza, posato su un letto all’occidentale, rivestito da lenzuola morbide e una coperta calda e pesante. L’atmosfera è riscaldata e alla tenue luce delle candele mi scordo che fuori c’è un freddo tremendo. Scivolo sul letto seguita da lui, che continua a baciarmi e mi sfiora le braccia scoperte con delicatezza. Perdo la cognizione del tempo, non ricordo quando le sue mani sono passate oltre, quando ci siamo ritrovati sotto le coperte senza più i vestiti addosso. So di essermi addormentata ad un certo punto della notte perché nel dormiveglia ho avuto la sensazione di essere di nuovo sola in questo letto, ma quando mi sono riscossa l’ho trovato ancora lì, con le braccia a cingermi. Non voglio aprire gli occhi, temo di aver solo immaginato i gesti dolci che mi ha riservato, temo che l’abbia fatto solo per arrivare al punto in cui siamo arrivati. Le sue labbra che sfiorano piano la mia fronte in un bacio appena accennato allontanano immediatamente ogni dubbio e non posso far altro che voltarmi verso di lui e baciarlo, baciarlo di nuovo e non smettere più.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Semplice dolcezza ***


È mattina inoltrata quando infine mi sveglio. Mi volto verso Jiraiya, addormentato accanto a me, il petto che si alza e si abbassa seguendo il ritmo del suo respiro. Mi sollevo sul braccio destro e gli appoggio la mano sinistra sul cuore. Il sentirlo battere forte così vicino mi fa sentire più viva a mia volta. Inizio ad accarezzargli piano il petto con l’indice sinistro fino a quando non apre gli occhi, girandosi verso di me con un sorriso assonnato. Mi afferra la mano con un gesto lento e la stringe forte, poi mi sfiora i capelli, respirando a fondo. Mi appoggio al suo petto e le sue braccia robuste mi circondano, facendomi sentire protetta come non mai. Si solleva sui gomiti e si appoggia allo schienale del letto, sollevandomi con sé. Mi invita a sedermi sulle sue gambe e mi ci accomodo, appoggiandomi di nuovo a lui, la testa sulla sua spalla. Solleva il lenzuolo e me lo avvolge attorno. Passano interminabili momenti di infinita dolcezza, scanditi solo dai calmi battiti dei nostri cuori nel silenzio della stanza. Vorrei durassero per tutta un’eternità.

–Perché proprio ora mi hai cercato?– domanda d’un tratto, cogliendomi impreparata e scaraventandomi fuori dal mio dolce sogno. Il momento di tranquillità in cui mi trovo sembra svanire con un sonoro –puff!– e mi sento precipitare nuovamente in quel dannato sogno, che ormai mi sembra più una previsione del futuro che l’incubo di una sola notte. Sento le mie spalle che iniziano a tremare e non riesco a impedirlo. Dov’è finita la mia forza? Mi sembra di essere caduta in un circolo che non finisce più e non trovo la chiave che apre il luchetto della catena che mi imprigiona.

Mi mordo un labbro per evitare alle lacrime di cadere, ma a lui non sfuggono questi secondi di dolore. Mi afferra il mento e lo solleva perché possa guardarmi negli occhi e so che vi sta scorgendo il terrore che mi ha attanagliata per giorni. Non riesco ad interpretare le emozioni che gli passano sul viso, comparendo e poi svanendo nel giro di un secondo.

–Tsunade, dimmi cosa è successo. Per due anni non ti sei fatta sentire e mai avrei immaginato che tu provassi questi sentimenti per me. Voglio sapere perché mi hai fatto venire qui e cosa ti ha spinto a scoprirti così tanto senza sapere cosa io potevo darti in cambio.

Abbasso gli occhi, non riesco a reggere il suo sguardo. Abbasso con forza le palpebre, cerco di allontanare quelle scene, ma la sua morte è ancora lì, così nitida e tremenda, che mi pungola la mente. Eppure non è reale, ma ricordarmelo non serve e non capisco perché la mia mente non voglia essere razionale.

E allora, mentre scuoto con forza la testa nel tentativo di scacciare quelle immagini, torna a stringermi a sé con forza, cullandomi piano, accarezzandomi il viso e le spalle scoperte con gentile comprensione, e questo riesce a strapparmi dall’incubo, a riportarmi nella stanza in cui mi trovo.

Con lui.

Che è vivo e mi ama.

Ora so che Jiraiya stesso è la chiave.


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ma tu sei vivo. ***


 

Sento l’acqua della doccia scorrere nella stanza accanto mentre mi cambio d’abito. Mi dirigo verso la finestra, oltre la quale la neve ha smesso di cadere, lasciando un candido velo bianco su ogni cosa. Il mondo sembra più bello così. Mi preparo a parlare, ancora incerta su cosa dire. Non ho voluto prepararmi il discorso in anticipo.

Il silenzio totale mi dice che l’acqua è stata chiusa e che mi restano pochi minuti di tempo. So che ha deciso di non dirmi più niente per non farmi stare male nuovamente, ma sono consapevole del fatto che si starà ancora chiedendo perché ora. Forse se gliene parlerò lui saprà rassicurarmi e la paura che non se n’è ancora andata mi lascerà finalmente in pace. Sento la maniglia abbassarsi e i suoi passi sulla moquette mentre va ad appoggiare i vestiti sulla panca. Aspetto che vada a sedersi sul letto e poi mi avvicino a mia volta, sedendomi sul bordo del materasso, accanto a lui. Mi guarda con la stessa espressione curiosa che aveva alcune sere prima, quando cercava di capire cosa volessi dirgli. Allungo una mano verso le sue e lui la prende. Mentre cerco le parole giuste per cominciare e il coraggio per farle uscire dalla mia mente, lui inizia a disegnare dei cerchi sul dorso della mia mano.

–Ho fatto un sogno, due giorni prima di contattarti.

Mi guarda in silenzio attendendo che prosegua.

–Non so il perché, ma eravamo in cima a un dirupo roccioso. E tu sei… caduto. Non so se qualcuno ti abbia spinto o se fossi ferito. Il sogno iniziava mentre tu cadevi all’indietro. E io desideravo solo salvarti, ma non potevo raggiungerti, eri già troppo lontano.

La voce mi muore in gola e brividi ghiacciati tornano a scuotermi le spalle.

Jiraiya si sposta in mezzo al letto e mi fa accomodare vicino a lui. Si appoggia allo schienale e mi cinge le spalle con un braccio, sollevando le lenzuola per coprirci entrambi.

–Non potevo salvarti e non potevo sopportare di vederti cadere su quelle rocce, ma il rumore del tuo corpo che crollava al suolo, infilzato sugli spuntoni aguzzi…

Di nuovo mi interrompo, la voce si rifiuta di uscire e le lacrime prendono a scorrere lungo il mio viso, cadendo sulla mia maglia. Mi sento così incredibilmente stanca, proprio come la sera in cui lo aspettavo in questa stessa stanza. Ma ora lui è qui, sa già quello che provo e non esita a stringermi a sé e cullarmi ancora fino a quando il mio respiro si calma e riesco a riprendermi.

–Non devi continuare– mormora scostandomi i capelli dal viso, il suo vicino al mio. Scuoto la testa e mi preparo a finire di parlare.

–Mi sono allontanata dal bordo del burrone e mi sono lasciata andare sulle pietre, e non desideravo altro che poter morire anche io per raggiungerti. E il sogno è finito– concludo, consapevole che le mie parole non hanno espresso affatto lo strazio che ho provato. Eppure so che lui ha capito, che la mia voce e le mie lacrime, nonché i singhiozzi e i tremiti, gliel’hanno trasmesso. –Ma tu sei vivo, sei qui a stringermi come non avevi mai fatto, e forse quell’incubo era proprio quello di cui avevo bisogno per prendere una decisione e parlarti– aggiungo con un sorriso appena accennato.

Mi scosta da sé per guardarmi con quella sua espressione così colma d’amore e di dolce comprensione che mi da’ la sensazione di avere un caldo fuocherello che mi riscalda nel profondo. Torna ad abbracciarmi, mi stringe e mi bacia; il mio mondo ruota dalla parte giusta ora.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ora di partire. ***


Non voglio pensare a come potrebbe concludersi questa giornata. Non voglio parlare di ciò che entrambi sappiamo di dover affrontare. Potrebbe essere l’ultima giornata che passeremo insieme o la prima di molte altre, e non so come comportarmi, ma inconsciamente mantengo un po’ le distanze dal momento in cui mi sono svegliata. Pagata la stanza in cui abbiamo alloggiato, ci dirigiamo a un locale all’aperto per consumare una breve colazione. Resto in silenzio ma dentro di me combatto una battaglia estenuante, rimproverandomi un po’ per il star sprecando così il tempo che ho a disposizione. Nel villaggio in cui ci troviamo c’è un piccolo mercato e ci fermiamo a prendere qualcosina da mangiare, percorriamo le strade, passo dopo passo, e lui non mi forza a parlare, mi resta accanto in silenzio. Lasciamo la strada del mercato e allora mi prende la mano. Credo che un fulmine mi abbia colpita, riportandomi nel mio corpo, del tutto presente. Mi fermo e lo guardo, confusa, un po’ alienata, e il suo sorriso mi fa scogliere come il sole fa con la neve. E mi fa crollare. Faccio un passo e mi appoggio a lui, gli passo le braccia dietro la schiena, cerco di godermi ogni momento di quel contatto e decido di non sprecare più nemmeno un secondo del nostro tempo. La giornata va migliorando, un’altra spolverata di neve cade sul villaggio. La sua mano non lascia più la mia, chiacchieriamo di cose senza alcuna importanza ma anche di noi due; mi dice di amarmi e che non smetterà di farlo e io non posso far altro che replicare, leggermente imbarazzata, che per me è lo stesso, e lo è davvero.

La sera arriva troppo presto e dopo una cena in un altro locale usciamo per sederci su una panchina riparata dalla neve, dove ho dato appuntamento a Shizune. Alcune gocce di pioggia iniziano a cadere, bucherellando la neve qua e là. A breve dovrò prendere una decisione e in ogni caso la mia vita cambierà.  L’idea di un cambiamento così grande non mi attrae troppo.

Tsunade… so cosa sceglierai, o almeno penso di saperlo. In ogni caso accetterò la tua scelta senza darti problemi.–

Le sue parole mi giungono accompagnate dal suo tono di voce forte e sicuro, ma con un retrofondo di tristezza.

Non posso rispondere con qualcosa del tipo “perché dici così?”, mi aspettavo che dicesse qualcosa del genere. Lui sa cosa ho deciderò quando nemmeno io lo so ancora. Da tutta la giornata ha capito cosa mi passava per la testa e non mi ha mai fatto pressione affinchè gliene parlassi. Guardo altre gocce di pioggia cadere dal cielo scuro e bucare la neve, mancanti di delicatezza così come lo sono gli aghi che mi stanno infilzando il cuore.  Mi stringo a lui nel suo dolce abbraccio. Sa di casa e di qualcosa che non voglio lasciare.

Sono forse le dieci di sera e la luna ci guarda gelida dal cielo quando arriva Shizune. Assieme a lei tornano i ricordi della vita che vivevo fino a una settimana fa. Seria e composta, si avvicina e saluta rispettosa Jiraiya mentre io mi sciolgo dal suo abbraccio. È ora. Seguita da Jiraiya, mi alzo e so cosa devo fare, per quanto doloroso possa essere.

Ripartiamo, Shizune– dico rivolta a lei, cercando di non far uscire le parole in un vago e tremante sussurro. Sento già le lacrime bruciarmi gli occhi, ma la decisione è venuta da sé e sento che è la cosa giusta da fare, anche se il motivo mi è sconosciuto e vorrei non star facendo davvero ciò che mi porterà su una strada del tutto diversa da quella che ho desiderato e abbracciato negli ultimi giorni.

Sento lo sguardo di Jiraiya su di me e mi costringo a voltarmi, ad avvicinarmi a lui. Gli poso le mani sul petto, vedo la tristezza nei suoi occhi nonostante cerchi di mascherarla. Provo lo struggente desiderio di baciarlo e di andarmene con lui, ma pur non essendo possibile realizzare la seconda idea, nemmeno la prima sarebbe corretta, provocherebbe solo inutile dolore a entrambi. Ancora una volta sembra capire quello che mi passa per la mente e mi abbraccia, tenendomi stretta a lungo. Quando mi lascia andare mi posa un bacio sulla fronte.

Ci rivedremo alla Foglia, prima o poi, lo sai.–

Ed è vero, lo so, so che tornerò presto o tardi, ma dopo questo addio so anche che le cose non torneranno ad essere come lo sono state in questi pochi giorni rubati alla mia vera vita. –Addio, Jiraiya– mormoro appena, arretrando di qualche passo senza smettere di guardarlo negli occhi. Voglio ricordare il suo sguardo, voglio ricordarmi ancora più chiaramente tutto di lui. Alcuni altri passi all’indietro e poi mi volto e mi allontano seguita da Shizune, l’unico legame che ho con Dan. Sembra che alla fine debba perdere chiunque ami nella mia vita, e stavolta per mia scelta. La pioggia cade sottile e fitta, inzuppando gli abiti con la sua gelida consistenza. Mi impongo di non girarmi e ce l’ho quasi fatta, ma prima della curva che mi separerà del tutto da lui non riesco a resistere e mi volto. Jiraiya è ancora lì, immobile sotto la pioggia, che mi guarda andarmene dalla sua vita. Mi rivolge un dolce sorriso e mi saluta con un cenno della testa. Ed è finita davvero, per sempre.


 

Nota personale di fine storia.

Il per sempre non ha sempre un dolce sapore, quello che sa di miele del “ti amerò per sempre” o “staremo insieme per sempre”. A volta è amaro e sa di lacrime. E con questo capitolo si conclude la mia prima fan–fiction, che forse non sarà l’ultima su questa coppia che tanto mi piace, ma credo fosse giusto non farla finire con loro due che se ne stanno tutti belli innamorati, primo perché non è così che va nella storia vera di Kishimoto–sensei, secondo perché in questo modo potrebbe essere una cosa successa davvero, molti anni prima che Tsunade diventasse Hokage e che il nostro Jiraiya perdesse davvero la vita ( ç____ç ). E mettiamo anche un terzo punto: non sono una persona troppo romantica (vado a momenti) e mi piacciono le storie tristi piuttosto. Ho sempre desiderato vederli insieme, ma ad un certo punto, non so perché, sono giunta a pensare che è giusto che il suo ultimo vero amore fosse Dan. Credo che un po’ si amassero comunque, magari lei ne era inconsapevole, ma credo che Jiraiya–sama provasse davvero qualcosa per nonna Tsunade, no? Oh beh, forse me lo sogno soltanto xD Va bene, chiudo qui. Presto pubblicherò una nuova storia comunque, dopo le vacanze credo, nel frattempo metterò magari qualcos'altro. Bye bye.

Aiko 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1418579