Qualsiasi cosa accadrà noi ci ameremo.

di Eliessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Noi ***
Capitolo 3: *** Spesso le banalità possono essere la causa dei nostri problemi ***
Capitolo 4: *** L'infelicità degli altri ***
Capitolo 5: *** Se son rose fioriranno ***
Capitolo 6: *** Verità nascoste ***
Capitolo 7: *** Amori e non amori ***
Capitolo 8: *** Scappare dalla realtà ***
Capitolo 9: *** Pensieri e parole ***
Capitolo 10: *** Il mondo intorno a noi. Dentro di noi ***
Capitolo 11: *** Dopo la tempesta, il sole ***
Capitolo 12: *** Io sono qui ***
Capitolo 13: *** Colpa mia o colpa tua ***
Capitolo 14: *** Ti amo. Anche io. ***
Capitolo 15: *** Con tutto l'amore che posso ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.


L’amore è bello.
L’amore è tutto: è vita, è passione, è gioia, ma purtroppo è anche dolore e fa male.
Un male indescrivibile dove ti senti soffocare e non riesci a respirare perché ciò che prima ti faceva vivere ora ti fa soffrire e vorresti mettere la parola fine a tutto: alla tua vita in primis, ai tuoi progetti ed a tutto quello a cui tenevi al mondo.
Quando ti manca l’amore, ti manca anche quella piccola scintilla che ogni giorno ti dà la carica giusta per affrontare una nuova giornata con le sue paure e le sue gioie, la disperazione e la speranza che ogni giorno è diverso forse peggiore, forse migliore.
Ogni giorno è una storia a sé che non si ripeterà mai per questo è importante vivere ed altrettanto importante è saper spendere il proprio tempo con gli altri, perché ciò che vivi oggi non lo hai vissuto ieri e non lo vivrai domani.
E poi nell’amore ci sono anche gli errori.
Errori di un attimo. Errori di una notte. Errori di una vita.
Errori a cui non si ha il coraggio di rimediare.
Ma l’unica cosa che conta veramente è cercare di porre un rimedio in qualsiasi modo ed a qualunque costo.
La vita spesso ti mette davanti ad alcune scelte e molte volte per rendere felici gli altri ti sacrifichi non sapendo che nello stesso istante distruggi la vita di chi ti sta accanto.
E Marco questo lo sapeva molto bene…

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Capitolo 2
*** Noi ***


Noi.


Eva e Marco ormai felicemente fidanzati decidono di stabilirsi a Parigi, insieme alla loro piccola Marta.
Eva è una giornalista che lavora presso la redazione di un giornale locale.
Marco invece è un musicista conosciuto e le proposte per incidere un nuovo CD sono ottime.
Ma quando tutto sembrava andare per il meglio, Eva riceve una promozione, un salto di carriera, ovvero da semplice scrittrice per un piccolo giornale, le viene proposto di andare a Londra per lavorare per una redazione di un giornale a livello nazionale.
Un’occasione da prendere al volo sicuramente, ma non può non pensare al suo Marco. A Parigi oramai dopo tanti sacrifici ed impegni era riuscito a farsi conoscere, a farsi apprezzare ad amare dai suoi fan, a Londra non sarebbe nessuno.
Dopo vari ripensamenti e nottate intere a parlare, ecco la scelta definitiva: decidono di trasferirsi a Londra con tutti i rischi e le paure di iniziare per l’ennesima volta una nuova vita.
E così in poco meno di due settimane si trasferirono a Londra.
Una volta arrivati all’aeroporto, aspettarono l’arrivo dei loro bagagli ed uscirono fuori in cerca di un taxi.
Appena lo video Marco lo fermò ed una volta entrati disse all’autista: “Good evening. Can lead to this address?” Marco diede un bigliettino all’autista con scritto sopra l’indirizzo.
“Ok.” Rispose l’autista.
Dopo appena una mezz’ora la famiglia Cesaroni arrivò a destinazione.
La redazione del giornale aveva messo a disposizione ad Eva una stanza in un albergo a 4 stelle.
Non era un albergo di extra lusso, ma era molto accogliente.
Si trovava nel pieno centro di Londra e Marco quella città la conosceva bene e ritornare lì non pensava che potesse fargli un certo effetto.
Per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro, quando qualche anno prima si era rifugiato per cercare di capire se la sua storia con Eva potesse avere un seguito […].
Marta era crollata, il viaggio l’aveva stancata molto, così Marco la portò a dormire nel suo letto per poi tornare a sedersi sul piccolo divano, accanto alla fidanzata.
Eva notò lo sguardo di Marco. Non era più felice ed allegro. Era diventato cupo, triste e pensieroso.
-Ehi, mi vuoi dire cos’hai?- chiese Eva, con la sua voce così bella e dolce come quella dei bambini, sdraiandosi sulle gambe dell’uomo
-Niente perché?- rispose l’uomo cercando di mascherare il suo stato d’animo.
-Non mentirmi, sei diverso. Vuoi parlarne?-
-Va tutto bene, è solo che… Non pesavo che questa città potesse starmi così stretta. Conosco troppo bene Londra e mi fa male pensare al perché la conosco così bene. Qui ci ho passato i due mesi più lunghi e strazianti della mia vita. Solo Londra sa il dolore che ho provato nel stare lontano dalla mia famiglia, dalla Garbatella. Da te.- aggiunse alla fine. –È vero, sono stato un egoista lo ammetto. Ho reagito d’impulso e non me lo sono mai perdonato. Ho cercato di pensare solo a me, lasciandoti da sola e soprattutto ti ho fatto credere di essere la responsabile di tutto ciò che stava accadendo.-
-Marco, ti prego, basta.- lo interruppe Eva. –Pensa a Londra come un ricordo. Pensa che tutto questo è ormai superato e che ora siamo insieme. Pensa che sei ritornato con la tua famiglia e proprio da qui, dal punto in cui il nostro amore è finito può rinascere.-
-Ma come fai a trovare sempre le parole giuste?- rispose Marco baciandola.
- Forse perché non sopporto di vederti triste, perché quello che fa male a te, fa male anche a me.-
-Che dici se andiamo a dormire? È stata una giornata un po’ pesante.-
-Si, però prima chiamo casa. Sono due giorni che per via del trasloco non li sentiamo.- Marco annuì. Eva si alzò dal divano, prese il suo telefonino e chiamò la madre. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli ed ecco che Lucia rispose alla chiamata.
-Ehi mamma. Tutto bene,siamo  in albergo ed è anche molto bello qui. Si, Marco è vicino a me, ti saluta, anzi saluta tutti e dai un bacio ad Alice. Ok, si, ciao mamma.- Eva spense la chiamata.
-Allora a casa?- chiese Marco.
-Tutto come sempre, anche se c’era un casino tremendo, si sentivano solo urla.-
-E te credo, sta giocando la Roma.-
-Ecco svelato il mistero allora.- risero insieme. –Senti, io vado a letto, tu che fai? Rimani sveglio e controlli su Internet i risultati della partita?-
-Errato. Stasera sono tutto per te. Con la scusa del trasferimento ti ho trascurato.- Così Marco prese in braccio Eva ed insieme andarono a riposare.
Il mattino seguente, dopo una notte di passione, Marco si alzò per primo. Aveva sentito qualcuno bussare alla porta, così si vestì velocemente con i primi vestiti che trovò e aprì la porta: era il cameriere con il carrello della colazione, uova e backon, fette biscottate e marmellata.
-Ehi amore, è ora di svegliarsi.- sussurrò dolcemente Marco all’orecchio di Eva.
-Colazione a letto? Grazie.- rispose con un bacio.
-Mamma! Papà!- una bambina dai capelli castani e ondulati, con un pigiama di Winnie the Pooh, si alzò dal lettino. –Pure io sul letto.-
-Ma certo amore di papà.- rispose Marco prendendo in braccio la figlia per poi avvicinarla alla madre sul letto.
-Hai fame? Ci beviamo un bel biberon pieno di latte?- chiese Eva rivolta a Marta che annuì sorridendole.
-Ci penso io, torno subito.- Marco andò al bar dell’albergo per far riscaldare il latte alla figlia, mentre Eva e Marta iniziarono a giocare sul letto. Qualche minuto e Marco ritornò dalle sue donne.
-Marco, io devo passare in redazione andiamo insieme?- l’uomo annuì. –Bene, allora inizio a prepararmi.-
-D’accordo, io aspetto che questa bambina finisca di bere.- rispose abbracciando la figlia facendo attenzione a non farle rovesciare addosso il biberon
Alle otto la famiglia uscì dell’albergo. Londra quella mattina era particolarmente fredda, ma a loro non importava.
Eva rimase un’ora dal suo nuovo capo per discutere le sue nuove mansioni ed in cosa consistevano i suoi articoli. Ora iniziava a fare sul serio, i suoi articoli sarebbero stati in prima pagina, poiché Eva aveva la possibilità di scrivere fatti di cronaca.
Dopo una buon’ora, ritornò da Marco e Marta. Passeggiarono a lungo fino a quando non arrivarono davanti il pub dove Marco qualche anno prima aveva lavorato come cameriere.
-Amore di mamma, ma tu lo sai che qui papà ci ha lavorato?!- disse Eva sorridendo a Marco.
-Ti ricordi quando sono ritornato a casa?- Eva annuì. –Quando abbiamo litigato tra le tante cose mi hai detto che io non mi ero preoccupato per te, che non ti avevo chiesto di venire a dormire da me per la notte…-
-Si Marco, mi ricordo la scenata, ma non capisco cosa vuoi dirmi ora.-
-Vedi quella casa? Mentre tu eri in redazione ci sono passato ed ho visto che è sfitta, così ho pensato che… che se vuoi possiamo iniziare la nostra nuova vita da lì, da dove ho fatto finire tutto. Quella è la casa testimone di quanto anche essendo lontano ti ho amato.-
-Non sei stato tu che ha messo la parola fine alla nostra storia, ma sono stati i fatti, la nostra famiglia, tutto ciò che è successo ha fatto in modo che noi ci lasciassimo. Noi abbiamo la colpa di non essere stati più forti di ciò che ci stava distruggendo.-
-Hai ragione. Perdonami.-
-Non hai nulla da farti perdonare. Ora che dici? Andiamo a vedere la nostra nuova casa?- Marco annuì.
Sulla porta di quella casa c’era scritto “RENT” e sotto un numero di telefono, così Marco prese il telefono, compose il numero e chiamò. La signora che rispose, aveva riconosciuto subito la voce dell’uomo e quando gli chiese di poter affittare di nuovo quella casa fu felice di poterlo accontentare. Era rimasta affezionata a quel giovane ragazzo italiano.
Aspettarono qualche minuto e la signora, che abitava lì vicino, arrivò da loro.
Tutti insieme videro la casa e firmarono il contratto d’affitto.
Ora non restava che trasferirsi lì e pian piano sarebbero tornati alla vita che erano abituati a vivere a Parigi.

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Capitolo 3
*** Spesso le banalità possono essere la causa dei nostri problemi ***


Spesso le banalità possono essere la causa dei nostri problemi.



Londra pian piano non era più per Marco ed Eva quella città che un tempo aveva visto il loro amore andare in pezzi, ma era la città dell’amore romantico e passionale.
Eppure si dice che Parigi è la città degli innamorati, ma per loro no.
Per Eva e Marco quella città grigia, cupa ed umida si era rivelata un mix di emozioni, di cambiamenti e di crescita sia in ambito personale che professionale.
C’è una legge che afferma: “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, e Londra aveva trasformato il loro odio in amore, in vero e puro amore.
Non avrebbero mai pensato che insieme sarebbero stati così forti da affrontare tutto e tutti pur di dimostrare che quando t’innamori di qualcuno, non c’è persona e non c’è luogo che possa farti dimenticare la persona a cui hai affidato il tuo cuore.
Era passato ormai un mese esatto da quando la famiglia Cesaroni aveva fatto il suo arrivo a Londra.
Fu un mese pieno: Eva era già una giornalista molto conosciuta ed i suoi articoli avevano riscosso molto successo. D’altronde questo era il suo sogno, diventare una giornalista.
Ma anche per Marco le cose andavano bene. Aveva iniziato a suonare di sera nel pub vicino casa che qualche tempo prima l’aveva visto lavorare come cameriere. Era molto apprezzato dal pubblico inglese, e soprattutto dai giovani; ma famoso già lo era perché lì compose una delle sue canzoni più tristi: “Tutto quello che ho”; ed è sempre lì che questa ebbe successo.
Ora invece stava lavorando ad un nuovo brano, dedicato alla sua Eva “Oro Trasparente”.
Del titolo era sicuro, delle parole un po’ meno, ma presto o tardi avrebbe sicuramente trovato l’ispirazione giusta per correggere ciò che non andava nelle parole.
[…]
Un sabato come un altro, Marco aveva la serata nel locale, così per la quarta volta consecutiva aveva dato buca ad Eva per un’uscita romantica, ma questo non era motivo di litigio, anzi, era contenta che il suo uomo stesse intraprendendo una carriera musicale anche in quella città, proprio come lei.
MrsMiller, la proprietaria di casa di Marco ed Eva, aveva preso a frequentare i due ragazzi.
Lei era una donna di circa 60 anni, con molto fascino ed una voglia di vivere immensa. Dopo la morte del marito non si è gettata nella depressione come molte altre donne avrebbero fatto, ma ha continuato a vivere proprio come piaceva fare al suo defunto coniuge.
E poi si era rivelata anche una buona baby-sitter. Essendo sola non aveva nessuno con cui passare il tempo, lo passava con Marta, soprattutto quando Eva era in redazione e Marco aveva le prove al locale. […]
La famiglia Cesaroni insieme a Mrs Miller era nel soggiorno, così Marco decise di chiedere alla signora un piccolo favore.
-Signora Miller, questa sera ha degli impegni?-
-Che impegni vuoi che abbia io alla mia età, perché?-
-Perché mi stavo chiedendo se poteva guardare Marta. Questa sera suono al pub e volevo portare Eva con me.-
-Per me sarà un piacere stare con questa bambina.- rispose la donna.
-Allora noi andiamo a prepararci.- La signora annuì alle parole di Marco.
Dopo una buona mezz’ora Eva e Marco erano pronti. Non erano vestiti in modo elegante, Marco aveva un jeans, una camicia bianca ed un maglioncino blu; mentre Eva aveva un jeans, una maglione a collo alto marrone e degli stivaletti marroni con il tacco alto.
Un look misto tra l’eleganza ed il casual, niente di particolarmente appariscente.
Alle otto, dopo aver salutato la loro bimba con almeno dieci mila baci a testa com’era solito fare, uscirono di casa.
Arrivati al locale, Marco andò subito sul mini palco che il proprietario del pub aveva fatto allestire appositamente per lui, mentre Eva gli stava accanto fino a quando non sarebbe iniziato il concerto; dopodichè si sarebbe fatta da parte, avrebbe fatto parte del pubblico, sarebbe stata in prima fila, pronta ad applaudire il suo fidanzato, per ogni singola parola cantata, per ogni singola emozione che era in grado di fargli provare con le sue canzoni.
Eva sentiva quelle canzoni… vere.
Forse perché in un modo o nell’altro Marco le aveva scritte per lei. In tutte le canzoni c’è un ricordo di Eva. […]
Le otto precise. Il concerto ha inizio.
Eva è sotto il palco, ansiosa di veder cantare per la prima volta il suo Marco in quel locale.
Le persone che riempiono il pub urlano il nome di Marco. Sono ansiosi di sentirlo cantare.
Una birra in mano, due salatini, ed un po’ di musica dal vivo: questo è il modo migliore per passare il sabato sera.
Le otto e cinque. Marco fa il suo ingresso con la chitarra. Si avvicina al microfono e saluta le persone lì presenti, dedicando quella serata alla sua fidanzata.
-[…]But tonight I dedicate this concert to my girlfriend Eva, who is there between you*.- Disse Marco al microfono facendo arrossire Eva in silenzio. Il pubblico invece l’acclamava, voleva vederla, così Marco si avvicinò al bordo del palco e tese la sua mano, invitando Eva a salire ed a stare accanto a lui. Cantando con lui.
Il pubblico quella sera era più scatenato che mai e Marco aveva ritrovato la gioia di cantare di nuovo per il suo pubblico.
Tre ore di concerto come sempre. Tre ore tra canzoni, bis e brevi attimi di pausa.
Una serata indimenticabile come le altre del resto. Le serate sembravano uguali ma ognuna aveva un ricordo che le distingueva.
Alla fine del concerto i due innamorati andarono al bancone del pub per ordinare due birre.
Accanto a loro una ragazza li fissava.
Poteva avere circa vent’anni non di più. Era bionda, occhi chiari ed un viso dove si poteva leggere che non era felice. Le mancava qualcosa.
Eva, notando lo sguardo insistente della ragazza pensava che si vergognasse troppo per chiedere un autografo a Marco, così fu lei che le parlò per prima.
-Ehi, guarda che se vuoi te lo firma un autografo.- disse Eva rivolta alla ragazza.
-Eh?- rispose la ragazza incredula. –Davvero lo farebbe?- Eva annuì sorridendole. Marco invece, non avendo un pezzo di carta con sé, prese un tovagliolo dal bancone del bar.
-Come ti chiami?- chiese Marco.
-Maya. Mi chiamo Maya.- Dopo aver ricevuto la risposta Marco scrisse la dedica “A Maya, la ragazza dagli occhi teneri e lo sguardo pulito. Con affetto. Marco Cesaroni”. L’uomo prese il foglietto e lo diede alla ragazza.
-Senti Marco è tardi, io inizio ad andare a casa.- disse Eva.
-No dai, aspetta, vengo con te. Non ti lascio girare da sola a quest’ora.-
-Guarda Marco che so badare a me stessa. Non sono io che vengo assalita dai fan.- disse Eva facendo l’occhialino.
-Sicura?- Eva annuì. –Allora massimo mezz’ora e vengo. Il tempo di sistemare la chitarra, salutare Micheal e ti raggiungo.-
-Ok, a dopo.- disse Eva per poi baciare Marco. –Ciao Maya.- continuò Eva rivolta alla ragazza stingendole la mano.
Una volta andata via Eva, Marco prese la sua birra e finì quel poco che era rimasto in una volta sola.
Ma un attimo prima che andasse via, Maya lo fermò.
-Comunque è molto carina la tua fidanzata; è da molto che state insieme?-
-Beh, diciamo di si.-
-Sono contenta per te. Sai, al giorno d’oggi è difficile trovare una coppia che si ami come voi. Si vede che il vostro amore è forte dagli sguardi che vi scambiate.-
-Ne abbiamo passate tante insieme, ed insieme abbiamo anche una bambina.-
-Ah, allora immagino che sarà bella come te.-
-Io preferisco che assomigli alla madre. Infondo io non ho niente di così bello, Eva invece è diversa. Vorrei tanto che prendesse le sue forme fisicamente, e poi vorrei che avesse la sua dolcezza, la sua intelligenza, il suo modo di vedere il mondo.-
-Come sei romantico. Ecco cosa può ereditare da te tua figlia, il tuo romanticismo.- risero insieme.
-Senti, ti offro da bere, ti va?- Maya guardò l’orologio che aveva al polso.
-No, scusami ma è tardissimo. Dovevo essere a casa alle undici e mezza ed mezza notte meno un quarto.-
-Vabbeh, dai non sei poi tanto in ritardo.-
-Non conosci i miei genitori. Ci vediamo al prossimo concerto. Sarò in prima fila per te.- Detto questo, Maya si alzò dallo sgabello, diede un bacio sulla guancia a Marco ed andò via; e tutto questo alla velocità della luce, tanto da lasciare l’uomo immobile e senza parole.
Marco, rimasto solo, prese la sua chitarra, salutò il proprietario del pub ed andò a casa.
Mentre camminava pensava a quella ragazza Maya. Il suo comportamento fu molto strano e questo l’incuriosì.
Gli aveva fatto troppe domande per i suoi gusti, che ci stesse provando pensò.
Ma tanto cascava male.
Eva non l’avrebbe più lasciata per nessuna ragione al mondo. Non avrebbe permesso a niente e nessuno di mettersi tra loro.
Arrivato sotto casa vide le luci spente. Quasi silenziosamente entrò in casa e si diresse subito nella camera da letto dove vide Marta dormire sul letto accanto ad Eva.
Entrambe erano state vittime delle braccia di Morfeo.
Marco prese delicatamente la figlia in braccio, le diede un bacio e la portò a dormire nel suo lettino, poi tornò in camera da letto e si avvicinò ad Eva.
Le diede piccoli, impercettibili ed intensi baci, fino a quando lei non aprì gli occhi e non si baciarono con passione.
E bacio dopo bacio, senza dirsi una parola, si trovarono a fare l’amore.
 
 
 
*Ma questa sera dedico questo concerto alla mia fidanzata Eva che è li tra voi
Traduzione della frase pronunciata da Marco in inglese.



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P.S. Grazie a tutti coloro che hanno iniziato a leggere questa storia.
Volevo informarvi che non so ogni quanto aggiornerò, ma presto o tardi che sia, un capitolo lo troverete sempre =D
Grazie a tutti! Eliessa!

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Capitolo 4
*** L'infelicità degli altri ***


L'infelicità degli altri.




A svegliare Marco ed Eva fu il temporale. Una giornata cupa e grigia, come molte a Londra.
L’unico lato negativo di quella città: raramente c’erano le belle giornate. Ma a loro non importava.
A spendere per loro era l’amore. E questo era l’importante.
Un fulmine doveva essere caduto a pochi metri dalla casa dei due ragazzi, poiché il boato che si sentì dopo la vista del fulmine fu incredibile.
A quel rumore, Marta si svegliò spaventata, con le lacrime agli occhi ed un orsetto di nome Teddy tra le mani, e fece il suo ingresso nella camera dei genitori.
-Mamma! Papà! Ho paura.-Disse Marta spaventata
-Amore mio.-rispose Marco alzandosi dal letto per raggiungere la figlia. –Vieni, stai nel lettone con noi.- Marta abbracciò forte il padre. Quelle braccia la facevano sentire protetta da qualsiasi cosa. Le braccia del padre erano il luogo più sicuro al mondo.
Marco e Marta s’infilarono nel letto.
-Ma buongiorno tesoro mio.-disse Eva dando il bacio del buongiorno alla figlia.-
-Mamma!-esclamò la bambina. –Il tuono mi ha spaventato. È cattivo.-
-No amore mio, non è cattivo. Quel rumore era la risposta che il tuono ha dato al fulmine. Non è cattivo.-
Era una domenica mattina e quella famiglia Cesaroni se la prese con calma. Non aveva nessun impegno, nessun articolo da finire, nessuna serata al locale, ma solo la gioia di passare una domenica in famiglia.
Non era una giornata da andare al parco o fare una passeggiata, ma non si persero d’animo i due giovani poichè al ritmo di musica con la voce di Marco, decisero di cucinare tutti insieme: una bella lasagna fatta in casa, così da poter dare anche a Marta spazio alla sua creatività con l’impasto ottenuto, e poi un bel dolce come dessert. Nulla di estremamente particolare, ma sicuramente molto importante per poter stare insieme.
 
A Roma invece, la famiglia Cesaroni aveva persone a pranzo.
Persone come Ezio, Stefania, Cesare, Pamela, Matilde. Insomma sempre i soliti, ma con una sorpresa.
I soli a sapere di questa erano Giulio e Lucia. Lo sapevano da tempo eppure erano riusciti a non farsi mai scappare nulla.
Erano le 13 quando tutti quanti erano seduti a tavolo da almeno un quarto d’ora e si sentì suonare il campanello. Lucia e Giulio corsero insieme verso la porta.
Aprirono e non dissero nulla.
Quando arrivarono nel salone tutti rimasero sorpresi.
Dopo mesi di lontananza, Walter e Carlotta avevano fatto il loro rientro a Roma.
Avevano lasciato Barcellona, dove avevano entrambi un buon lavoro, una casa, una nuova vita.
Ma quella per loro non era stata una scelta sofferta, anzi, per quanto gli costò dire addio per un bel po’ di tempo a quella città erano molto soddisfatti della scelta fatta.
-Walterì sei proprio tu?!-esclamò Ezio.
-Si papà, a meno che tu non abbia avuto due gemelli!-
-Ma che ci fate qua? E perché non ci avete detto nulla?-chiese Stefania.
-Volevamo farvi una sorpresa. Il pranzo organizzato da Giulio e Lucia era proprio per questo. Per il nostro ritorno.-rispose Carlotta.
-Ma fatevi abbracciare.-disse Ezio andando dai due ragazzi insieme alla moglie.
-Ma Giulio mo potevi pure dì! Torna Walterino mio figlio e non me stai a di niente, bell’amico.-
-Se te l’avessi detto non sarebbe stata una sorpresa.-  disse Giulio
-E c’aevete ragione. Scusate ma è l’emozione.-disse Ezio ancora incredulo per essere davanti a suo figlio che non vedeva da mesi.
-Eh, ma non è finita qua la sorpresa.-esclamò Walter.
-Che altro c’è?-chiese Stefania.
-Se siamo tornati non è per una visita di passaggio.- iniziò Walter.
-Si, siamo tornati per restare. Sapete, da soli a Barcellona non ci sembrava il caso di restare, anche perché nostro figlio non avrebbe mai conosciuto i suoi nonni ed gli amici dei nonni.-continuò Carlotta attirando su di se gli sguardi delle persone presenti.
-Eh già. Mamma, papà vi comunico ufficialmente che Carlotta aspetta un bambino. O una bambina. Ma che me frega, basta che sta bene.-
-Non potevate farci regalo più bello!- esclamò Stefania. –Auguri.- disse baciando Walter e Carlotta.
-Walterì statte attendo da ora la vita del giovane ragazzo t’a sogni.-
-Papà, sta tranquillo, quella vita l’ho abbandonata appena siamo arrivati a Barcellona.-
-Senti, futuro nonno.-disse Cesare. –Possiamo fare anche noi gli auguri ai futuri genitori o noi siamo esclusi dai festeggiamenti?- chiese ironico.
-No, anzi. Vai, vai che io intanto riempio i bicchieri.- disse Ezio, mentre Cesare, Pamela, Matilde e Mimmo davano gli auguri ai due ragazzi.
-Noi gli auguri ve li abbiamo fatti, ma farveli di persona è tutta un’altra cosa.-disse Lucia. Auguri.-
-Grazie.-risposero Carlotta e Walter.
-Ma come, voi sapevate anche questo?-chiese Stefania.
-Si, beh veramente avevamo chiamato Eva. Sapevamo che doveva venire a Roma, invece poi è arrivato il trasferimento a Londra, così hanno organizzato loro questo pranzo.- disse Carlotta per giustificarsi.
-Allora.-iniziò a dire Ezio. –Vorrei fare un brindisi a mio figlio Walter ed a Carlotta che da oggi, inizieranno una nuova vita e gli auguro tutto il bene del mondo. E spero anche che Walter finalmente abbia messo la testa a posto.-
-Sta tranquillo che s’a preso dal padre ‘a testa non la cambia. Alcuni geni so ereditari.-disse Cesare.
-Daje Cè.-disse Giulio. –Auguri!-
-Senti mà.-disse Walter. –Non è che per qualche giorno possiamo venire a stare a casa vostra? Avremo la casa sul Tevere ma non credo sia il caso di andare lì ora. Dovremo dare una sistemata prima.-
-Ma che scherzi? Ma state tutto il tempo che volete. Ricorda che quella è ancora casa tua, anzi vostra e lo sarà per sempre.-
-Grazie mà.-rispose il figlio commosso, abbracciando prima la donna e poi il padre.
E così, in casa Cesaroni, si brindava per l’arrivo di questa nuova famiglia. Insomma, non era poi cambiato molto alla Garbatella.
C’era sempre la solita routine, ed ora con Walter e Carlotta non mancava più nessuno all’appello.
Quella domenica era l’inizio di una nuova vita in quel quartiere.
[…]

Tardo pomeriggio.
A Londra qualcuno sta litigando nella sua casa. Anzi nella sua villa.
Quel qualcuno è Maya. O per meglio dire la Principessa Maya D’Oil Aldemburger.
L’etichetta non l’ha mai sopportata. Aveva fatto sempre tutto quello che il padre le ordinava: aveva studiato sette lingue, aveva appreso la storia del suo Paese, le scienze politiche, e tutto ciò che l’etichetta prevedeva. Aveva imparato a non dire mai cosa pensava, aveva imparato a stare seduta a tavola composta, aveva imparato a vivere in un modo apparentemente perfetto e felice, ma alla fine triste.
Una sola cosa la consolava in quella vita: i soldi.
Quando le prendeva la malinconia, oppure quella voglia di evadere dalla realtà, insieme al suo autista personale andava a fare shopping. Vestiti, accessori per la macchina fotografica e libri, le cose che amava di più.
Quello era il su modo di reagire alla vita infelice che aveva.
Quella sera però aveva litigato violentemente con il padre. Aveva accettato tutto ciò che la corte prevedeva, ma non poteva accettare di sposare una persona che non amava, anche se fosse stata un principe; così prese le sue cose ed andò via.
Girovagò per Londra a piedi, da sola, senza una meta, fino a quando a sua insaputa si ritrovò sotto casa del cantante che le aveva fatto l’autografo la sera prima.
Eva e Marta che erano uscite di casa per andare a comprare il pane la videro piangere, con gli occhi gonfi, il rimmel tutto sbavato sulle guance ed il cappuccio enorme del suo giubbino nero alzato per non farsi riconoscere.
-Ma tu sei Maya!.-esclamò Eva riconoscendola. Lei annuì.  –Che hai? È successo qualcosa? Posso aiutarti?- chiese Eva per essere gentile con lei.
-Nessuno mi può aiutare in questo momento.-rispose Maya asciugandosi con la mano destra le lacrime.
-Almeno posso offrirti una tazza di te? Dai, su c’è anche Marco, ti rilassi un po’ e poi te ne vai.-
-Va bene, grazie.- disse accennando un sorriso.
-Ecco, vedi, già va meglio. Un sorriso può far miracoli.-disse Eva rivolta a Maya mentre infilava la chiave nella toppa di casa per aprire la porta.
-Ehi Marco, dove sei?-chiese Eva.
-Sono qui.-rispose lui, uscendo dal bagno della camera da letto con solo un asciugamano addosso che lo ricopriva dalla vita in già, ed un’altra che teneva nella mano destra, mentre cercava di togliete l’acqua in eccesso dai capelli. –Forse è meglio se torno in camera.-
-Si, è decisamente meglio.-rispose Eva, mentre Maya imbarazzata abbassò lo sguardo.
Marco quasi nudo appena uscito dalla doccia, beh a Maya fece proprio un bel effetto. “Che bel pezzo di ragazzo pesò. Già la sua voce mi trasmette qualcosa di particolare, ma anche fisicamente non è a fatto niente male, anzi.” Penso la ragazza
Dopo cinque minuti l’uomo entrò in cucina, dove ad attenderlo c’erano le due donne che stavano assaporando un te e la figlia che era intenta a disegnare sul tavolo accanto a loro.
-Maya, scusami per prima.-disse Marco dopo aver salutato la fidanzata con un dolce bacio sulle labbra.
-No, tranquillo.-
-Allora, come mai qui?-chiese sedendosi al tavolo assaporando i biscotti che Eva aveva appena messo lì.
-L’ho invitata io. Non è un bel periodo per lei.-rispose Eva
-Ah mi spiace, e cosa ti è successo se posso saperlo?-chiese Marco.
-Non mi va di parlarne. Scusatemi.-
-No, tranquilla, anzi scusami di nuovo, sono stato troppo invadente. Fa parte di me.-disse sorridendole.
-Certo, la delicatezza non sai neanche dove sta di casa.-rispose Eva scherzando.
-Eva, amore, devo ricordarti quante canzoni ti ho dedicato? Stai attenta perché la prossima la scriverò per un’altra persona, anzi per un’altra donna.-
-Ah si? E chi sarebbe questa donna?-
-Marta!-esclamò l’uomo quando la figlia le si avvicinò portandogli il disegno che aveva appena fatto: Marco, Marta ed Eva insieme in una specie di parco.
-Sapete, un giorno mi piacerebbe avere una famiglia come la vostra.-disse Maya. –Mi piacerebbe essere così uniti come voi. Siete… speciali.-
-Non so quanto ti convenga. Non abbiamo avuto una vita facile, ma ne è valsa la pena.-
-Perché?-chiese Maya curiosa.
-Perché noi in realtà siamo fratellastri. I nostri genitori non hanno accettato la nostra storia ed abbiamo dovuto lottare per stare insieme. Sono anni che ci amiamo, ma solo da un paio d’anni ci siamo potuti amare alla luce del sole. Prima siamo stati insieme un paio di mesi, senza dire niente a nessuno, poi mio padre e sua madre ci hanno beccato. Quello è stato un periodo particolare ed io sono venuto a Londra per fuggire dalla realtà; ma quando sono tornato da Eva era troppo tardi perché stava già con un altro. Ero a pezzi, perché pensavo che la donna che amavo l’avevo persa per sempre. Poi la notte prima che lei partisse per l’America con il suo fidanzato siamo stati insieme ed abbiamo concepito Marta, e dopo 9 mesi abbiamo scoperto che io ero il padre e che infondo ci siamo sempre amati.-
-Vabbeh Marco, credo che a Maya la nostra storia non interessi.- rispose Eva un po’ irritata. Quella era la sua storia d’amore e non poteva condividerla con una persona appena conosciuta.-
-Forse non le interessa, ma è riuscita a farla sorridere.-rispose Marco.
-Si, è vero. Sorrido perché mi fa capire quanto sia stupendo l’amore e quanto dev’essere bello poter stare con la persona che ami. Il tuo racconto mi ha fatto capire quanto sia così forte il vostro amore, non è da tutti saper rimediare ai propri errori.-
-L’unico errore nostro è stato quello che ci siamo arresi troppo facilmente davanti le difficoltà.-
-Ci siamo? Mi sono arreso, perché è colpa mia se ci siamo lasciati Eva, anche se non l’ho subito ammesso.-
-Ma se tu non fossi partito forse ora le cose sarebbero andate in modo diverso, e chissà, forse Marta non sarebbe mai nata.-
-Beh, almeno l’amore ha vinto su tutto ed ora siete una famiglia felice. Non importa di chi è la colpa per gli errori passati se ora state insieme. Pensate ad esempio che io non potrò mai essere  felice come voi.-
-Perché Maya? Sei una bella ragazza, sei giovane, hai tutta la vita davanti per trovare la persona giusta, quella persona che farà breccia nel tuo cuore.-
-No Marco. Quando sei promessa sposa ad un altro le cose sono diverse.-
-Ma come promessa sposa ad un altro?-chiese Marco incredulo.
-Perché funziona così per le principesse. Io non sono una ragazza libera, sono la principessa Maya D’Oil Aldemburger. Nelle favole le principesse incontrano sempre il loro principe azzurro che li salva, mentre nella realtà il principe azzurro è solo una persona qualsiasi, con qualche titolo nobiliare ma nulla di più, perché per te resterà sempre e solo un perfetto estraneo. Un estraneo però con cui dovrai cercare di conviverci tutta la vita dandogli anche degli eredi.-
-Non pensavo esistessero ancora principesse promesse spose ad altri.-disse Eva.
-E invece si, ed è per questo che sono scappata di casa, per non vedere mio padre che ogni istante mi rimprovera di non essere mai all’altezza di nulla. Comunque ora si è fatto tardi, vi ringrazio per il te e per la vostra compagnia. Grazie di tutto.- disse Maya alzandosi dalla sedia e mettendosi il giubbino.
-Vuoi che ti accompagni?-
-No Marco, grazie ma preferisco fare due passi da sola. Devo prendere una decisione molto importante e vorrei rimanere sola.-Marco annuì. –Allora grazie per la vostra compagnia. A presto.- Eva con un ceno di mano salutò la ragazza, mentre Marco l’accompagnò alla porta.
-Però che vita triste che fanno le principesse.-disse Marco.
-Ora hai capito perché io preferisco il figlio dell’oste della Garbatella?-risero insieme.
Intanto Maya, una volta uscita da quella casa, aveva un pensiero fisso: Marco.
Continuava a ripetersi che era un bel ragazzo, e quando l’aveva visto quasi nudo aveva sentito qualcosa dentro.
Bellezza? Attrazione? Amore? Passione?
Ma nello stesso istante pensava che Marco non era l’uomo giusto per lei.
Marco è un uomo felicemente fidanzato e con una figlia, ma il suo fascino era ben evidente.
Non era un principe per discendenza, ma poteva diventarlo per matrimonio pensò.
E così dopo tanti ripensamenti si era messa in testa di conquistarlo, in qualsiasi modo ed a qualsiasi costo. Non avrebbe rinunciato tanto facilmente a lui.
Non aveva capito se faceva ciò per amore o per ripicca nei confronti del padre, ma voleva Marco tutto per sé.
Dopo aver preso la sua decisione, la ragazza entrò nel pub della sera prima.
Ordinò una birra, un’altra ed ancora un’altra fino a diventare brilla.
Intanto Micheal, aveva chiamato Marco per raggiungerlo al locale: aveva in mente di organizzare due concerti a settimana, oltre il sabato, anche il venerdì sera.
Arrivato al pub, Marco chiacchierò con i proprietario e dopo vide Maya, ormai sbronza.
-Ehi, ma che hai fatto?-
-Bevo. Bevo per dimenticare chi sono.-
-Dai vieni, ti porto a casa. In queste condizioni non puoi tornare da sola.-
-No, a casa no. Andiamo all’appartamento del quartiere di Chelsea. Nella mia borsa ci sono le chiavi.-
-Ok.-rispose Marco cercando di prendere in braccio Maya. Una volta arrivati in macchina l’uomo chiamò Eva. –Tesoro scusami, ma ho un contrattempo, appena arrivo a casa ti spiego. Tu cena con Marta, ci vediamo dopo.- Chiusa la telefonata, si precipitò all’appartamento della principessa. Una volta entrato rimase esterrefatto.
Una persona normale non si sarebbe mai potuta permettere una cosa del genere.
Superato la visione del lusso che aveva davanti, con in braccio la ragazza cercò la camera da letto.
Stese Maya sul letto matrimoniale e la coprì con un lenzuolo.
-Ehi, non mi lasci sola vero?-chiese Maya.
-Si. Io devo tornare a casa, mi stanno aspettando.-
-Per favore, non lasciarmi.-
-Mi spiace, non posso.-
“Marco, non fare cavolate, non farti impressionare dalle parole, il tuo posto è a casa con Eva e Marta e non qui. La tua principessa non è Maya, ma Eva quindi il tuo posto non è qui”pensava Marco tra sé e sé.
-Per favore.-disse la ragazza con aria dolorante.
-E va bene, ma solo finché non ti sarai ripresa un po’.-Data la sua risposta, Marco si sedette su una poltrona di fronte il letto.
-No, ti prego, stammi vicino.-
-Sono qui Maya, non ti lascio.-
-Ti prego.-e così Marco esaudendo quella preghiera si avvicinò alla principessa, tenendole la mano, fino a quando entrambi non si addormentarono.
Alle 4 Marco si svegliò.
-Cavolo! Eva mi uccide!-esclamò l’uomo. Così si alzò delicatamente dal letto e corse dalla sua fidanzata.
Arrivato a casa, la vide sdraiata sul divano addormentata con un libro in mano. Le diede un bacio e lei si svegliò.
-Sei ritornato. Dove sei stato?-Eva guardò l’orologio di Marco. –Sono le quattro, che hai fatto tutto questo tempo?-

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Capitolo 5
*** Se son rose fioriranno ***


Se son rose fioriranno.



-Eva amore.-esclamò Marco accarezzandole dolcemente il viso.
-Ehi!-rispose lei mettendosi seduta sul divano. –Quando inizi un discordo così c’è da preoccuparsi.-
-Dai, fammi spazio che ti racconto.-Eva annuì.
-Allora?-
-Beh, quando ho raggiunto Micheal al locale ho visto Maya. Era sbronza, non si reggeva in piedi, così l’ho accompagnata a casa, e che casa! Ti dico solo che l’oggetto meno elegante presente lì dentro era un vaso in cristallo di Boemia. Comunque, una volta arrivati, ho aspettato che stesse meglio, visto le sue pessime condizioni, ed alla fine mi sono addormentato con lei.-
-Avete dormito nello stesso letto?-chiese Eva agitata.
-Parla piano che Marta dorme. Se mi fai finire magari. Io ho dormito su una poltrona, Maya nel suo letto. Non mi è neanche passato minimamente per la testa di infilarmi nel letto con lei.-
-Mi stai dicendo la verità Marco? No, perché un’altra volta la storia dell’anno scorso non riuscirei a sopportarla.-disse Eva con le lacrime che a stento riusciva a trattenere.
-Eva, io ti amo. Ho scelto te. So di aver fatto una stronzata l’anno scorso e forse non ti ho raccontato mai del tutto com’è andata.-
-Perché, cosa c’è che io non so? Cos’altro dovrei sapere?- chiese terrorizzata.
-Quel pomeriggio ero sbronzo. Mi ero fatto fuori quasi due bottiglie di vodka e tu sai bene che io l’alcool non l’ho mai retto. Ovviamente non mi sto giustificando, ci mancherebbe, sono stato uno stronzo e non lo metto in dubbio, mi faccio schifo da solo per quello che ho fatto, ma se fossi stato sobrio puoi stare tranquilla che non sarebbe successo nulla, perché io amo te. Non ho mai amato nessuna come te. Tu sei l’unica che mi fa sentire vivo, mi fa sentire me stesso. Con te non ho bisogno di fingere ciò che non sono. Tu mi ami per quello che sono, potrei essere un musicista o un oste come mio padre e zio Cesare, tu mi avresti amato lo stesso.-
-Anche io ti amo Marco. Ed hai ragione, ti amo per quello che sei. Che tu sia ricco o povero, alto o basso, grasso o magro, io amo quello che tu hai qui dentro.- disse Eva mettendogli una mano sul cuore. –E poi dovrei anche chiederti scusa, io invece di perdonarti quella volta sono scappata a Milano da mio padre, non facendo altro che rovinare tutto.- concluse Eva baciando il suo uomo.
-Senti, che dici se andiamo a dormire giusto un paio d’ore?-chiese Marco.
-Direi che non è affatto una cattiva idea. Il divano è comodo, ma per dormire proprio no, ho il collo a pezzi.-
-Non dirlo a me che no passato la serata su una poltrona.- risero insieme; ed insieme si alzarono dirigendosi in camera da letto, con Marco che teneva sottobraccio la sua Eva.
-Come siamo possessivi!- esclamò Eva divertita.
-Perché, ti dispiace l’idea?-
-No, per niente, anzi mi piace l’idea di essere solo e soltanto tua.-
 
A Roma però, due ragazzi non riuscivano a dormire. Si giravano e si voltavano nel letto, ma non riuscivano a dormire. La loro testa era piena di pensieri, e non soltanto per l’esame di maturità che era quasi alle porte, ma anche perché avevano scoperto che i sentimenti non sempre si possono controllare.
E quando non si è padroni dei propri sentimenti, il caos prende vita dentro di te e non sai più che cosa fare.
Quei due ragazzi erano Rudy e Alice.
Anche loro fratellastri. Anche loro innamorati.
Alice non ne poteva più di quel tormentarsi nel letto, così si alzò per andare in camera del fratellastro.
Entrò nella stanza e si avvicinò piano al suo letto.
-Dormi?-chiese la ragazza con un filo di voce.
-No.-rispose secco lui.
-Bene, perché dobbiamo parlare.-
-Qui? Ora?-
-Se vuoi andiamo in camera mia, ma non aspetterò altro tempo per parlarti.-
-No, va bene. Ti ascolto, parla.-
-Rudy, io non so cosa fare. Prima m’innamoro di te, ma tu sei completamente pazzo di Miriam, poi vi lasciate e parti. Torni e sembra che di me non vuoi sapere niente, così mi faccio da parte. Pensavo davvero che quella notte alle terme fosse stato un errore, ma dopo aver trovato questo.- disse Alice passandogli un post-it con su scritto “Alice ti amo”. –Sono andata nel pallone più totale. Non so più che fare, non…-
-Alice, io non ho mai pensato a noi due come una coppia. Si, il nostro rapporto negli anni è cambiato, maturato direi, ma devo capire se è maturato a tal punto da poterci definire “noi”. Anche io sono confuso.-
-E allora che si fa?- Ci teniamo la nostra confusione in testa o cerchiamo di dargli un nome?-
-Tu sai come si chiama? Alice, tu sei sicura di poter dargli un nome?-
-Io si. Si chiama amore.-rispose Alice avvicinandosi a Rudy per baciarlo.
-Sarà tutto un casino con mio padre, tua madre.-disse lui staccandosi dal bacio.
-Capiranno. Come hanno capito che Marco ed Eva facevano sul serio, capiranno anche per noi.-
-Ti amo.-disse secco Rudy.
-Scc, non gridare. Mimmo potrebbe sentirci.-
-Non ti sei accorta che non c’è? Ieri ha studiato con Matilde ed è rimasto a dormire da zio Cesare.-
-Allora potremmo…-
-Che hai in mente Aly?-le chiese Rudy vedendo la ragazza chiudere la porta a chiave per poi riavvicinarsi a lui.
-Non saremo alle terme, però credo che il letto sia molto più comodo del pavimento.-
-Beh, se vuoi possiamo fare la prova, nella speranza che non ci sia nessun custode in giro.-aggiunse ridendo Rudy, attirando a sé Alice coinvolgendola in un bacio lungo ad appassionato, vivendo insieme la loro seconda notte d’amore.
Alle sette il suono della sveglia li riportò alla realtà.
Una nuova giornata aveva inizio e questa volta era diverso. Speciale.
Erano una coppia, finalmente erano riusciti a dichiararsi senza imbarazzo e senza giri di parole.
Ora non restava che dirlo al resto della famiglia, quella si che era la parte più difficile, e chi poteva consigliarli meglio di Eva e Marco che i erano già passati?
-Ehi, buongiorno.-disse Rudy baciando la sua ragazza.
-Ma dobbiamo proprio alzarci? Perché non rimaniamo così ancora un po’?-Rispose Alice abbracciata a Rudy.
-Hai una minima idea di cosa può succedere se mio padre ci trova così?-
-Beh, effettivamente hai ragione. Torno in camera.-Rudy annuì. –Ci vediamo dopo sotto.- finì di dire la ragazza dando l’ultimo bacio a Rudy.
Alice uscì dalla stanza, facendo attenzione che in giro non ci fossero Giulio e Lucia.
Arrivata in camera aveva bisogno di parlare con qualcuno; così decise di mandare un’e-mail alla sorella.
 
“Ciao sorellona!
Come vanno le cose a Londra? Spero bene. Ho letto gli articoli che mi hai inviato e sono stupendi.

 Spero che tutto continui per il meglio! Stai iniziando a fare carriera, chissà se anche io riuscirò ad avere la tua stessa fortuna. Fino a ieri pensavo che la moda fosse tutto per me, ma ho capito che al mondo esistono altre cose, molto più belle ed importanti.
Eva, sai che ti vorrei avere qui per raccontarti tutto ciò che mi sta accadendo? Sei l’unica che mi può capire!
Vabbeh, ora ti lascio, devo prepararmi per andare a scuola altrimenti faccio tardi. Dai un bacio alla mia nipotina ed a Marco. Ci sentiamo.
Alice.”

 
Dopo aver riletto l’e-mail, l’inviò alla sorella, e lei iniziò a preparasi per una nuova giornata.
Dopo un quarto d’ora il suo computer emise un suono.
Era l’arrivo di un’e-mail, la risposa da parte di Eva.
 
“Ehi sorellina,
mi sono alzata per fare il latte a Marta ed ho trovato il tuo messaggio.
Qui tutto bene, ma tu? Cos’è che è cambiato da ieri ad oggi? Qual è questo segreto inconfessabile da non poter dire neanche a mamma? Mi manchi tanto anche tu tesoro!”
 
Come sempre Eva aveva risposto subito alla sorella.
Ma Alice non era del tutto convinta che la novità dovesse saperla tramite un banale messaggio, e mentre rifletteva se rispondergli, entrò Rudy.
-Ehi, che fai? Non vieni a fare colazione?-
-Si, ora arrivo, stavo parlando con Eva.-
-E cosa dice di bello? Ci sono novità?-
-Veramente sono io che volevo dirle della novità. Chi più di lei e Marco possono consigliarci come comportarci?-
-Effettivamente hai ragione. E allora che aspetti? Scrivile, dai.- Alice annuì.
 
“Cos’è cambiato? Tutto. Sai, non pensavo che un essere come Rudy potesse provare dei sentimenti così profondi e puri verso un’altra persona. Verso una ragazza. Per me.
Eva, io e Rudy ci siamo fidanzati, e non lo sa nessuno.
Vorrei raccontarti tutto, vorrei parlarti come facevamo un tempo davanti una vaschetta di gelato in piena estate, o davanti un bel tè caldo d’inverno.
Vorrei raccontarti tutto nei minimi dettagli, ma scrivendoti sono sicura che non riuscirei a trasmetterti tutte le emozioni che sto provando. Che stiamo provando, visto che, mentre ti scrivo Rudy è accanto a me, per questo ti voglio fare una domanda: Secondo te, mamma e Giulio sarebbero contro di noi? Cosa possiamo fare?”
 
Alice inviò il messaggio.
Intanto nell’atrio Giulio cercava i due ragazzi.
-Ma siete qui, forza dai che fate tardi a scuola e dovete ancora fare colazione.-disse Giulio rimanendo sulla porta.
-Eh si, ma ho ricevuto una mail da Eva e sto aspettando la risposta. Tranquillo, tutta al più noi facciamo colazione al bar.-
-Ah, una mail, e cosa dice? Stanno bene? Marta?-
-Ma non eravamo in ritardo?-chiese Rudy in tono scherzoso verso il padre.
-Si, ma possiamo fare un’eccezione.-rispose Giulio avvicinandosi ai ragazzi.
-Comunque stanno tutti bene.-
-Cioè fammi capire Rudy, hanno mandato un messaggio con scritto solo stiamo bene?-
-No.-rispose Alce –In realtà io ed Eva stiamo spesso in contatto, quindi era più una conversazione tra me e lei.-
-D’accordo, non chiedo altro, non voglio sapere. Mi basta che stiano bene.-Un suono proveniente dal pc portò Alice a voltarsi verso il monitor. –Vabbeh, ho capito. Vi lascio da soli, ma non fate tardi.-
-Ok papà, a dopo.-
 
“Stai scherzando Aly?
No ok. Scusa ma neanche io credevo che Rudy avesse un cuore. Ahahahah.
Ma tornando seria, posso dirti che non dovrebbero esserci problemi. Se mamma e Giulio hanno ceduto con noi, non vedo cosa ci sia di diverso con voi.
Si, noi abbiamo una figlia insieme, ma il sentimento non cambia. Non saranno loro ad impedirvi di amarvi, anche se dovessero fare di tutto per reprimere questo sentimento che provate l’uno per l’altro.
Io e Marco non possiamo non essere felici per voi e sono sicura che vi aspetteranno dei bei momenti per voi, e se ci ripensiamo ci prende la malinconia nel ricordare l’adrenalina che provavamo nello stare attenti a non farci scoprire.
Ma se vuoi un consiglio da sorella maggiore, riunitevi tu, Rudy, Mamma e Giulio e parlate da persone adulte. Non fate come noi, non scappate dalla realtà.
Vi facciamo un grande in bocca al lupo e con la scusa vi mandiamo questa foto appena fatta. Ora andate a scuola, sarà lì che passerete le 5 ore più belle di tutta la giornata. Delle vostre giornate.
Un bacione.
Eva, Marco e Marta.”
 
-Guarda che bella Marta mentre cerca di bere il latte da sola!-esclamò Rudy guardando la foto.
-Eh già. La stampo così la faccio vedere agli altri in cucina.-rispose Alice mettendo i fogli nella stampante.
-Sai però che Eva ha avuto una bella idea? Ora che scendiamo potrei chiedere a papà di non andare in bottiglieria pomeriggio così possiamo spiegargli la situazione.-
-Rudy, mi credi se ti dico che non ho il coraggio di confessare tutto?-
-Ti ricordi quando papà ha avuto l’infarto?- Alice annuì. –Credevamo fosse colpa nostra, invece involontariamente è stata di Eva e Marco. Loro non hanno avuto il coraggio di parlare, mentre noi possiamo farlo; e se vuoi prima ti porto in un posto dove potremo pensare alle parole giuste da usare.-
-Ma lo sai che ti amo!-esclamò la ragazza.
-Anche io.-rispose Rudy baciandola. –Sai scendiamo.-
Una volta scesi in cucina, la famiglia era al completo.
-Questa è per voi.-disse Alice dando la foto appena stampata alla madre. –Me l’ha appena inviata.-
-Guarda Marta com’è bella.-disse Lucia rivolta a Giulio.-
-Eh già è un incanto.-
-Eh senti papà, non è che questo pomeriggio potresti andare più tardi in bottiglieria?-
-Perché è successo qualcosa Rudy?-
-No no, ma dovrei parlarti.-
-Si, infatti.- aggiunse subito Alice. –Mamma, se anche tu non prendi impegni è meglio.-
-Ragazzi, ma siete sicuri di stare bene?-I ragazzi annuirono sorridendo dopo essersi scambiati uno sguardo.
-Ora scappiamo. Ciao a tutti.-disse Alice, seguita da Rudy.
-Ma che c’hanno?-chiese Giulio rivolto a Lucia.
-Boh, sperando che non abbiano combinato niente. Cconoscendoli c’è da aspettarsi di tutto.-
-Effettivamente c’hai ragione.-
 
Londra
 
-E anche Rudy ed Alice si sono innamorati.  Ora manca Mimmo e… Matilde e siamo apposto.-disse allegro
-Maddai, Marco. Però sono felice per loro e spero anche che Rudy non dovrà partire per Londra per due mesi.-
-No, questa volta sarà diverso, e se papà non capirà, scenderò a Roma per fargli capire che arrabbiarsi non serve a niente. Possono passare anche anni, ma se sei innamorato perdutamente di una persona non c’è niente da fare. L’amore è una forza che vince su tutto.-
-E per questo che nel bel mezzo della diretta dell’X-Tour hai preso l’aereo per venire da me?-
-Hai capito tutto.-rispose Marco dando un bacio alla fronte ad Eva.
-Però non ti ho mai detto che io a Milano sono venuta. Ero venuta per te, per dirti che ti amavo, ma non c’è l’ho fatta. Quel pomeriggio ho confessato tutto a Walter e gli ho chiesto anche di non dirti niente.-
-Hai capito? Bell’amico Walter.-
-Lui non centra, sono stata io a costringerlo di non dirti niente. Quando ti ho visto ho capito che non potevo manovrare la tua vita, non sei un burattino ed io non potevo usarti a mio piacimento. Ero disposta a sposare un altro pur di non confessarti il mio amore per te. Mi ero convinta che sposare Alex era il modo migliore per non farti soffrire più per me.-
-Eva, facciamo un giramento.-lei annuì. –Qualsiasi cosa accada a noi, bella, brutta, quando abbiamo un segreto inconfessabile che ci fanno gli amici, giuriamo che tra noi non ci sarà nulla di nascosto? Se non ci confidiamo tra noi, con chi dovremo farlo?
-Lo giuro.-rispose secca Eva
-Lo giuro.-rispose Marco.
 
Roma
 
Rudy ed Alice erano appena arrivati a scuola.
Rudy stava con Lorenzo, Budino e Diego, ritornato quella mattina stessa dalla comunità dov’era la sorella e ancora non sapeva della novità in casa Masetti; ed accanto a loro Alice parlava con Miriam, Regina e Jole.
Entrambi avevano confessato agli amici cos’era successo tra loro, e tutti erano felici per la nuova coppia appena nata.
-Finalemente siete riusciti a dichiararvi.-disse Jole.
-Non è stato semplice, conosci Rudy ed il suo modo di tenere ben nascosti i suoi sentimenti.-
-Perché tu hai fatto di tutto per dimostrargli  quanto l’amassi, vero?-  chiese divertita Miriam.
-Ora però andiamo in classe.-disse Jole. -Abbiamo compito alla prima ora e sapete quanto rompe la prof di latino se non ci trova dentro.-
-Si entrate, così io passo in Presidenza da Stefania e poi vado a casa a recuperare un po’ di sonno.- disse Diego
-Si, e così magari trovi anche la sorpresa.- disse Rudy
-Che sorpresa?- chiese l’amico.
-Sono tornati Walter e Carlotta da Barcellona. Si stabiliranno a Roma, anche perché aspettano un bambino.- continuò Rudy.
-E allora sapete che ve dico? Che torno subito a casa. C’ho sempre avuto voglia di conoscerli.-
-Allora a dopo.-disse Miriam.
-Buona scuola, e in bocca a lupo per il compito.-
-Crepi.-risposero gli amici all’unisono.
 
Era l’una e mezza. La mattinata era passata. Qualche bacio al volo, quando per i corridoi non c’era la presenza di Stefania e qualche sguardo pieno d’amore.
Questa era stata la giornata per Rudy e Alice.
Al suono dell’ultima campanella, quella che tutti gli studenti amano perché finalmente sono liberi dalle mura di scuola, Rudy portò Alice nel suo posto.
Era un luogo che gli aveva consigliato il fratello qualche tempo prima“Quando ti sentirai perso e triste, va sul tetto della scuola, quello è il luogo migliore per pensare cosa vuoi farne della tua vita”.
-Ma dove mi porti?-chiese Alice, mentre Rudy la teneva stretta dalla mano per salire le scale della scuola che portavano al tetto.
-Ecco, questo è il luogo che ti dicevo questa mattina. Qui sono rinchiusi tutti i miei pensieri e le mie emozioni. A Marco ha portato fortuna questo posto, alla fine il suo amore è trionfato e chissà, magari porterà fortuna anche a noi. Vieni.-disse Rudy sedendosi sul pavimento, invitando Alice a sederti tra le sue gambe, così da poterla abbracciare e tenerla al sicuro dal resto del mondo.
-E’ bellissimo qui.-esclamò Alice.
-Lo so. Ho portato anche i viveri. Focaccia al gusto margherita, patatine fritte e coca-cola. - Alice guardò meravigliata Rudy. –Ho ricattato Son Sei per farci trovare tutto.- risero insieme. –E poi quando sei pronta, torneremo a casa.- Ed a queste parole Alice riprese a baciare il suo fidanzato.
Passarono insieme un paio d’ore. Parlarono di tutto, ma non del discordo che dovevano fare ai loro genitori. Era uno dei loro momenti per stare insieme e soprattutto da soli. Era un momento speciale.
Alle tre e mezza andarono via, per poi arrivare a casa una decina di minuti dopo.
Una volta entrati trovarono Giulio e Lucia seduti in cucina.
Era arrivato il momento di parlare, dovevano trovare il coraggio, così mano nella mano entrarono in quella stanza.
-Mamma!-esclamò Alice.
-Papà!- continuò Rudy. –Dobbiamo parlare.-

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Capitolo 6
*** Verità nascoste ***


Verità nascoste.
 

 
Rudy ed Alice erano in cucina. Erano spaventati, confusi, persi.
Pensavano di essere forti insieme, ma invece non erano niente e la paura e la vergogna di dire ai loro cosa gli stesse succedendo li faceva da padrone.
Ma dovevano pur sempre provare. Si definivano maturi, e la maturità consiste anche nel sapersi prendere le proprie responsabilità e dire a tutti la verità dei fatti.
In fondo cosa facevano di male? L’amore non è un male e continuavano a ripetersi che se si sono ritrovati ad abitare sotto lo stesso tetto di certo non era perché lo avevano scelto loro. Hanno solo dovuto rispettare le volontà dei loro genitori.
Qualche anno fa erano semplici estranei, ora invece sono innamorati.
-Allora, che succede? Volete continuare a stare come statue oppure ci dite qual è il vostro problema?-chiese Giulio.
-Sediamoci, è meglio.-rispose Alice.
-E sediamoci.- rispose la madre guardandosi negli occhi con Giulio. –Allora?-
-Eh… qui viene il bello, da dove iniziamo?-chiese Rudy incrociando gli occhi spaesati di Alice.
-Inizio io.-disse Alice. –Sentite, non credo ci siano parole adatte per dirvelo, anche perché cambia il modo ma la sostanza è la stessa, quindi come dire… In casa avete i nuovi Marco ed Eva.-
-Che vorresti dire?-chiese Giulio meravigliato.
-Papà, sveglia. Io amo Alice, lei ama me, quindi che vogliamo fare?-
-Facciamo che prima ti strozzo e poi ti porto in bagno e riusiamo il metodo che tu conosci benissimo per rinfrescarti un po’ le idee.-
-No Giulio, calmati.-rispose Lucia. –Da quanto tempo andrebbe avanti questa storia?-
-Non da molto. È un anno che cerchiamo di capire i nostri sentimenti, ma solo qualche giorno fa siamo riusciti a… parlarci.-rispose Alice.
-Rudy io giuro che t’ammazzo se…-
-Papà mi spieghi dov’è il problema? Sai perché abbiamo deciso di parlarvene? Perché non volevamo fare la fine di Eva e Marco. Quanto hanno dovuto soffrire? Quante ne hanno passate insieme? Eppure il loro è amore. Non avrebbero avuto Marta se non si fossero amati, o mi sbaglio?.-
-Rudy, non vorrai mica dirmi che Alice è incinta?-chiese Lucia.
-No, potete stare tranquilli, non siamo incoscienti.-rispose il ragazzo.
-Mo pure a letto siete stati!-esclamò Giulio arrabbiato.
-Perché, dovevamo chiedervi il permesso?-rispose Alice a sfottò.
-Calmati Giulio e ragioniamo.-rispose Lucia.
-Non credo ci sia molto da ragionare.-
-E invece si Giulio. Loro hanno ragione, com’è andata a finire con Eva e Marco? Lui è finito a Londra ed Eva si è consolata tra le braccia di Alex. Il risultato? Non hanno mai smesso di amarsi. Loro hanno avuto il coraggio di mettersi contro di noi e in fin dei conti non hanno fatto male. In fondo se si amano noi non possiamo impedirglielo. I sentimenti non possono essere programmati.-
-Forse c’hai ragione Lucì.-
-E c’ho ragione si.-
-Anche Eva e Marco la pensano così, e se stiamo parlando è anche perché loro ci hanno dato un grande incoraggiamento. Per quanto ci eccitasse l’idea, non volevamo vivere nel sotto e fugi, riempiendovi di bugie. Siamo stati leali.- continuò Alice.
-E se dovesse andare male?-chiese Giulio. –Andrete via? Fuggirete?-
-Forse, papà. Ma non vogliamo pensare al domani. Oggi è il giorno più bello. Oggi siamo innamorati, domani chissà.-
-E va bene, che vi devo dire, ci avete convinti. Ma sia chiaro, ognuno continuerà a dormire nella propria stanza.-
-Si, si, grazie papà. Sei il migliore, papà! Lo sapevo papà!- esclamò Rudy, esultando per tutta la stanza; mentre Alice abbracciò la madre sussurrandole all’orecchio –Lo sapevo che avresti capito. Ti voglio bene.-
-Anche io.-rispose la madre.
-Alice.-la chiamò Giulio. –Mi spieghi come fai a stare con uno come mio figlio?- chiese divertito, ammirando il figlio che a modo suo gioiva ancora.
-Perché in fondo anche Rudy ha un cuore. Lo tiene ben nascosto ed io ci ho messo un po’ a scoprirlo. Anche lui è un romanticone e fa fatica a far uscire fuori i propri sentimenti perché crede che così facendo diventi un debole, invece è il contrario.-
-Si, si, hai fatto il tuo bel discorsino, ma ora dobbiamo andare a studiare.-disse Rudy tirando a sé Alice per dirigersi nella sua stanza a studiare.
-Mo sta a vedè che grazie a tua figlia c’avemo l’Einstein della Garbatella.-
-Vabbeh, meglio così. Vorrà dire che se s’impegna all’80 ci arriva all’esame.-
-Speriamo. Lucì.-aggiunse Giulio dopo un breve attimo di silenzio, ma lei avendo capito la domanda che voleva porle lo fermò.-
-Abbiamo fatto bene. Hanno ragione, sono stati sinceri e ci hanno raccontato tutto. Non ci hanno neanche fatto mistero del fatto che hanno fatto l’amore, che vuoi di più?-
-Te.-rispose secco Giulio baciandola appassionatamente.
 
Intanto a Londra, Marco continuava a lavorare al suo nuovo pezzo. Era stanco, arrabbiato, nervoso, deluso per il semplice fatto di non riuscire a far andare d’accordo le parole del pezzo con la base. Si era rinchiuso in camera da letto da almeno due ore ed Eva ogni tanto lo sentiva gridare, ma non si meravigliava. Lo sapeva bene che in questi casi era meglio lasciarlo da solo con la sua confusione e raggiungerlo quando si fosse calmato.
Ma d’un tratto il telefonino di Marco vibrò. Era un sms.
 

“Ti va di offrirmi da bere? Non credo di averti ringraziato per l’altra sera. M.”
“Non devi ringraziarmi e comunque non potrei uscire.” Rispose Marco.
“Cos’è sei troppo impegnato al locale oppure la tua ragazza è una di quelle ragazze gelose e possessive?”
“Non ti sembra di fare un po’ troppe domande?”
“Hai paura della verità?!”
“Perché rispondi con un’altra domanda?”
“Sono stata io la prima a farti una domanda, quindi? Eva è gelosa se esci con me?”
“Sono io che non voglio uscire con te. Eva non è gelosa di me, semmai il contrario.”
“E allora raccontale una balla ed esci con me.”
“No.”
“Ti farò vedere Londra sotto altri occhi. Alle 20 al mio appartamento. Non mancare.”

 
Marco non scrisse nessuna risposta. Eliminò gli ultimi 6 messaggi ricevuti ed i 5 inviati.
Quella proposta l’intrigava. Sarebbe uscito da quelle quattro mura che iniziavano a stargli strette e soprattutto lo soffocavano.
Certo, poteva sempre uscire con Eva, ma aveva bisogno di cambiare aria. Aveva bisogno di… non sapeva neanche lui di cos’avesse bisogno, così ripose la chitarra nella custodia e poi raggiunse la sua fidanzata.
-Eva tesoro, mi dispiace ma questa sera devo andare al locale. Pare si sia rotto un mixer e forse il concerto di domani è annullato, quindi devo andare a vedere.-
-Ah, va bene tranquillo. Allora vado di là e chiamo la signora Miller e vediamo se tiene Marta un paio d’ore perché devo passare in redazione.-
-Ok. Allora se la signora è disponibile la porto io Marta e tu ti occupi delle tue cose senza preoccuparti di nulla.-
-Ma sei un tesoro, ora hai capito perché ti amo?-
-Uhm, fammi indovinare… Perché realizzo ogni tuo desiderio?-
-No. Tu riesci a rendermi felice anche nelle piccole cose, in quelle banali e futili. Non ho bisogno di diamanti per essere felice e tu lo sai. Sai che tra un diamante ed una cena a casa, tra me, te e Marta preferirei la cena. Anche se una cena senza Marta dovrai pur concedermela prima o poi.-aggiunse facendogli l’occhialino.
-Allora domani sera non prendere impegni.-
-Errato. Domani sera ho la diretta di un concerto, e come al solito te ne sei dimenticato.-
-Chiedo umilmente perdono mia signora.-disse Marco inginocchiandosi.
-Dai, non fare il cretino. Anzi, fammi passare così chiamo la signora.-Marco annuì.
Un’ora dopo la famiglia Cesaroni era pronta. Marco e Marta andarono dalla baby-sitter ed Eva andò in redazione, dove fu costretta a rimanere per un turno di notte. Marco invece andò all’appartamento dove si era stabilita Maya. Le citofonò.
-Chi è?-chiese lei.
-Se la tua proposta è ancora valida, vorrei essere ringraziato.-Dall’altra parte non ci fu risposta. Maya gli aprì il portone, lui fece le scale di corsa ed arrivò dalla principessina.
-Alla fine sei venuto.-disse Maya.
-Sai.-rispose lui entrando. –Fino a qualche secondo fa ero venuto perché credevo di gradire la tua compagnia; però mentre salivo le scale ho capito che sono venuto da te solo per farti capire che io non sono il prigioniero di Eva. Io sono libero ed ora se permetti vorrei tornare da mia figlia.-
-Dai ti offro da bere. Non andartene a vuoto. Un drink, nulla di più, promesso.-Marco annuì silenziosamente mentre si sedeva sulla poltrona che l’aveva visto dormire la notte prima e Maya preparava da bere.
Lui non era in grado di definire ciò che provava stando accanto a quella ragazza. Non riusciva a dare un nome a quel sentimento, sempre se di sentimento si può parlare.
 Non era amore, ne era certo. Ma qualcosa provava. Doveva solo capire cosa.
-Tieni, è per te.-disse Maya passandogli un bicchiere con il drink. –A cosa brindiamo?-
-Alla felicità?-
-No, io proporrei di brindare a noi.-
-A noi.-continuò Marco brindando con Maya. Iniziarono a parlare del più e del meno, quando all’improvviso iniziò a piovere. Marco si avvicinò alla finestra per vedere come la pioggia scendeva giù e Maya gli si avvicinò. Lo abbracciò e subito partì un bacio.
Un bacio voluto da entrambi. Un bacio di fuoco, ma anche di tradimento nei confronti di Eva.
Marco si liberò subito da quelle labbra e senza dire una parola andò via.
Andò a prendere la sua bambina dalla baby-sitter ed insieme tornarono a casa.
Quando Marco arrivò, controllò il suo telefono: 2 chiamate perse ed 1 sms, era Eva.
 
“Devo fare la notte in redazione, o almeno devo fermarmi un bel po’. Ci sentiamo domani. Dai una bacio a Marta. Buona notte <3”
 
Ok, Marco era solo a casa, così decise di dormire nel letto matrimoniale insieme alla figlia.
Verso le quattro e mezza Eva finì il suo articolo al giornale, e mentre stava tornando a casa vide una persona familiare. Una persona che conosceva molto bene e che pensava di non vedere più.
O almeno non da sola per non sentirsi in imbarazzo. Quella persona era Alex, il suo ex.
Lei fece di tutto pur di non vederlo, ma Alex la bloccò.
-Eva, anche tu a Londra. Che sorpresa!- esclamò Alex andandole incontro.
-Alex.-Eva cercò di tenere il suo tono di voce molto calmo e carino. –Veramente io ci abito con Marco e Marta qui e tu?-
-Un corso di aggiornamento se così lo vogliamo definire. Allora mi sa che c’incontreremo spesso.-
-Già.-ripose lei imbarazzata.
-Sai che ti vedo diversa, più matura.-
-Lo prendo come un complimento.-
-Si, direi proprio di si.-
-Ora scusami, ma vorrei tornare a casa.-
-Ok, tranquilla. Ci vediamo presto.-Ma… Alex senza pensarci su due volte baciò Eva.
-Non ti permettere più, stronzo!-
-Non dirmi che non ti è piaciuto.-
-Sei tu che mi fai schifo Alex. Che credi? Cosa pensi di fare? Mi fai schifo.-disse Eva tirandogli uno schiaffo per poi dirigersi verso casa.
-Io ti amo Eva.-lei a quelle parole si voltò
-Ma vallo a raccontare a qualcun’altra.-
-No, lo dico a te perché sei la diretta interessata.-
-E sai che c’è? Che sono io a non amarti, quindi addio Alex!-Eva questa volta se ne andò lasciando Alex che parlava da solo. Aveva tradito Marco. Si, era stato Alex a tirarla a sé, ma c’era stato pur sempre un bacio. Era indecisa se raccontare tutto a Marco. Ma alla fine decise di non dire niente. Conoscendo il suo fidanzato avrebbe fatto a cazzotti con il suo rivale e lei voleva evitare.
In fondo se il bacio non ha significato niente per lei, perché doveva dirglielo?

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Capitolo 7
*** Amori e non amori ***


Amori e non amori.


Una volta arrivata a casa Eva, vide sua figlia e Marco dormire beatamente nel letto; così si sistemò per la notte ed anche lei s’infilò nel letto, svegliando il suo uomo.
-Ehi.-sussurrò Marco.
-Marco! Scusami, non volevo svegliarti.- continuò Eva sempre sussurrando per non svegliare la piccola.
-Tranquilla, tanto non dormivo, aspettavo te. Com’è andata al giornale?-
-Tutto bene, ho dovuto scrivere un articolo che va in stampa domani mattina, o meglio tra qualche ora, perché la mia collega è andata in malattia.-
-Allora devi riposarti.-
-Effettivamente sono un po’ stanca. E tu? Hai risolto per la serata?-
-Certo. Il mix non era rotto e quindi il concerto si fa.-
-Beh, meglio così. Che dici, riposiamo qualche ora?-
-Si. Buonanotte.-
-Buonanotte.-rispose Marco. Ovviamente nessuno dei due dormiva. Tutti e due ripensavano a quello che era successo.
Entrambi erano stati traditi. Entrambi avevano tradito.
E cosa fare? Raccontare la verità e sentirsi meglio, rispettando anche un giuramento o non dire nulla, fare finta di niente, stare male e sentirsi in colpa soprattutto con se stessi?
Decisione difficile da prendere.
Per il momento nessuno dei due se la sentiva, ma si sa, in alcuni casi la notte porta consiglio, quindi con il sorgere del sole forse avrebbero confessato tutto.
 
Roma. Le sette di mattina.
Erano tutti svegli, perfino Rudy che la mattina era sempre ritardo, visto che era il padre a strattonarlo dal letto.
Una volta finito di preparasi entrò nella camera della fidanzata.
-Buongiorno.-disse Rudy
-Ehi!-
-Sei pronta?-  chiese Rudy ed Alice annuì. –Allora, oggi che si fa?-
-Mah, non lo so. Io volevo mettermi e fare un abbozzo della tesina. Ho varie idee, ma non so che scegliere.-
-Ma Aly, mancano due mesi!-
-Lo so, però meglio iniziare ora e fare tutto con calma, che affrettarsi all’ultimo secondo.-
-D’accordo, hai vinto a patto che mi dai una mano. Io non so proprio da dove iniziare.-
-Ci sto.-rispose la ragazza baciandolo. –Andiamo a colazione?- Rudy annuì.
Arrivati in cucina, Giulio e Lucia erano già lì.
-Rudy, stavo giusto dicendo a Lucia che ti davo altri cinque minuti e poi sarei venuto a svegliarti delicatamente come ogni mattina.-
-Tranquillo, c’ha pensato Alice con un sms.-
-Ammazza però!-esclamò Lucia. –Stai proprio cambiando.-
-No no, alt, se continuate così torno ad essere il solito Rudy, quello casinaro e che combina un guaio dietro l’altro.-
-No, per carità.-rispose il padre. –Voglio godermi per un po’ il nuovo Rudy.-
-Ma zio Cesare come mai non è qui? Se non ci sono i cornetti non si può fare colazione.-neanche il tempo di pronunciare la frase che Cesare arrivò.
-Stavate aspettando me?-chiese Cesare entrando con Pamela e Matilde.
-Più che altro Rudy stava aspettando i tuoi cornetti.-precisò Alice, mentre Cesare lasciava i cornetti sul tavolo.  -Guardatelo, sembra che non mangia da settimane.-
-Sarà l’ansia per la maturità.- disse a bocca piena.
-Mastica e poi parla. Un se capisce nulla.-rispose Gilio
-Ha detto che mangia perché è ansioso per gli esami.-Giulio sorrise.
-Vabbeh, ora andiamo.-disse Alice, prendendo l’ultimo cucchiaio di yogurt al cocco. –Jole e gli atri ci aspettano. Buona giornata.-
-Ciao.-rispose Rudy.
-A Giulio, ma che c’hanno sti due?-chiese Cesare.  -Troppo mattinieri.-
-Sono innamorati.-rispose Lucia.
-E de chi? Li conoscete?-
-Veramente li conosci anche tu.- Cesare guardò Lucia spaesato per quella affermazione.
-A Cè.-rispose Giulio. –Rudy e Alice stanno insieme. Mo l’hai capito o devo farti i disegnini come i bambini dell’asilo.-
-E tu? Non dici niente?-
-Ti devo ricordare cos’è successo quando ho parlato per Eva e Marco?-Cesare ricordò l’infarto di Giulio e la paura che aveva provato in quel momento di perdere il fratello. –No. Me lo ricordo molto bene.- rispose secco.
-Ecco, quindi meglio non parlare, ma essere felici.-
-C’hai ragione.-rispose Cesare dando l’ennesimo morso al suo cornetto.
 
Londra.
Marco si era alzato per primo.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte. S’addormentava e si svegliava in continuazione, ma almeno quel tormento era servito per fare chiarezza: aveva deciso di raccontare tutto ad Eva.
Voleva essere sincero, nella speranza che questa sincerità non l’avrebbe dovuta pagare molto cara.
Lui era in cucina, a preparare la colazione, mentre Eva era ancora nel letto ed appena decise di alzarsi le arrivò un sms al telefonino.
 
“Sono sicuro che tu il numero non l’ha cambiato. Ho visto quel mezzo sorriso che ti ho strappato dopo il bacio. Che dici di vederci?”
“Stronzo eri e stronzo sei rimsto.”
“Lo prendo per un si.”
“Errato. Alex, ci abbiamo provato in passato, ma non ti amo. Basta.”
“Allora che dici di riprovare da amici?”
“…”
“Alle otto a casa mia?”
“Non posso, ho la diretta di un concerto da seguire.”
“Allora ti aspetto quando finisci. Non mancare.”
 
Aveva fatto bene ad accettare l’invito di un amico? O meglio del suo ex fidanzato?
No, sapeva che non era la cosa giusta da fare, ma per un attimo ha voluto liberarsi della ragazza che è in grado di controllare tutto e tutti soprattutto la sua vita.
Quante volte si era proposta di cambiare? Tante.
Ed ora voleva iniziare a farlo, forse in modo errato, ma voleva provarci.
Eva raggiunse il fidanzato in cucina. Si baciarono, il modo migliore per iniziare la giornata.
-Ehi, ti ricordi che stasera non ci sono?- chiese Eva.
-Si, me lo ricordo. E immagino già il programma della giornata: colazione insieme, tu chiusa in camera a decidere sull’abbigliamento da indossare ed io nel salone a provare la scaletta di stasera; poi tu andrai a fare un riposino e verso le cinque porto Marta dalla baby-sitter. Andrai al concerto ed io starò solo a casa, fino alle 19 e 30, per poi andare al pub.-
-Ti secca?-
-No. In fondo è il nostro lavoro, quello che desideriamo di più al mondo.-
-Lo so, ma non vorrei che pensassi che tu per me se meno importante del lavoro. Tu sei tutto per me.-
-Anche tu lo sei.-rispose Marco baciando la sua donna.
-Mamma, dove sei?-chiese una bambina coi capelli castani e mossi.
-Si è svegliata l’amore mio.- rispose Eva camuffando la voce. –Facciamo colazione?-
-Si, voglio il latte.-
-E papà te lo prepara subito.-rispose Marco. Mentre preparava il latte pensava a come dire alla fidanzata del bacio, ma all’improvviso non ne aveva più il coraggio, così decise di rinviare al giorno seguente.
 
[…]
 
Le cinque. Eva va via di casa per dirigersi prima in redazione e poi al concerto di questo gruppo.
Marco invece accompagnò Marta dalla baby-sitter.
Tornato a casa, aspettò l’orario per andare al pub, prese la sua chitarra e s’avvio al locale.
Lì però trovò una sorpresa. Bella o brutta non riusciva ancora a capirlo.
Quella sorpresa era una persona. Era Maya.
-Sono venuta a sentirti cantare.-rispose vanitosa lei.
-Trova una scusa migliore.-rispose Marco.
-Ok, credo che noi due dobbiamo parlare, dopo il concerto a casa mia? Che dici?-Marco annuì.
-Ora scusami, ma inizio ad andare sul palco.-
-Ok.-rispose la principessina. Il concerto di Marco suscitò anche questa volta un gran successo tra la folla che riempiva il locale. Tutti lo acclamavano. Per tutti era un mito. Il nuovo idolo, di piccoli e grandi e questo perché le sue canzoni sono vere.
Alle undici e mezza Marco finì di cantare e raggiunse la ragazza.
-Vogliamo andare?!-disse lui.
-E andiamo.- ripose Maya. Dopo circa venti minuti arrivarono a casa sua.
-E allora? Dove l’hai lasciata la tua fidanzata?-
-Sta lavorando.-
-E cosa le hai detto per venire qui? Quale scusa hai tirato fuori?- disse Maya abbracciando calorosamente Marco.
-Non le ho detto niente.-
-Allora puoi passare la notte qui.-disse la ragazza sussurrando nell’orecchio di Marco ed iniziando a sbottonargli lentamente la camicia. Marco che dapprima era un po’ restio, inziò a sciogliersi, iniziando a stringersi più di alla al ragazza.
-Beh, credo proprio di si.-A queste parole Marco prese la ragazza tra le sue braccia ed insieme andarono nella camera da letto e presi dall’euforia del momento finirono per fare l’amore.
Marco aveva tradito Eva. L’ennesimo tradimento.
Le tre del mattino. Eva aveva finito il suo lavoro al concerto, prese il suo cellulare ed invio un sms.
 
“Ho finito ora. Passo da te?”
“Ok. 38, Flower rue. Ti aspetto.”
Eva arrivò sotto casa di Alex in cinque minuti. Casa sua era molto vicina.
-Vedi che ho fatto bene ad insistere!-disse Alex non appena aprì la porta.
-Alex, se io sono qui è per spiegarti che io non ti amo.-
-Si, questa me la spieghi un’altra volta. Ora entra e basta.-
-Però.-disse Eva guardandosi intorno. –Niente male qui.-
-Si, è una casa in affitto. L’ho presa perché non conto di rimanerci molto tempo qui in questa città.-
-Quindi sei qui solo per il corso?-
-Già. Ma vieni, siediti e dimmi di te. Come va?-
-Beh bene, molto bene direi. Da Parigi sono finita a Londra e qui sto iniziando a fare carriera sul serio. Londra mi sta dando un sacco di opportunità, e poi c’è Marco che mi aiuta e mi sostiene sempre.-
-È sempre il cantante in carriera?-
-Si, e dovunque vada riesce sempre a farsi conoscere ed apprezzare. Ha un gran talento.-
-E… Marta?-
-E Marta cresce… A volte mi sembra che cresca anche troppo in fretta ed io mi sono persa qualcosa della sua vita.-
-Scommetto che sarai una mamma fantastica.-
-No, sono solo una madre e basta. Non voglio definirmi né, brava né eccellente.-
-Che scemo che sono stato, non ti ho neanche chiesto se vuoi qualcosa. Ti posso offrire qualcosa da bere?-
-No, grazie. Anzi, mi sa che torno a casa.-disse Eva alzandosi, ma Alex le si avvicinò.
-Sei sicura di non voler rimanere ancora un po’?-Alex era talmente vicino ad Eva che riusciva a sentire il suo profumo, quello di sempre, che l’ha sempre fatto uscire pazzo. Quel profumo che solo 4 anni prima l’aveva fatto innamorare di lei, ed in fondo non l’aveva mai dimenticata.
Eva invece, non sapeva resistere a quelle braccia che la circondano.
Doveva ammetterlo, cadeva troppo facilmente in tentazione. E quella tentazione forse avrebbe ricambiato la sua vita nuovamente.
Così, rinchiusa tra le braccia di Alex, si ritrovò a baciarlo fino a che quei baci non scoppiareono in una passione improvvisa, ritrovandosi a fare l’amore sul divano di quel salone.
Anche Eva stava tradendo Marco. Anche Eva stava sbagliando come più volte aveva fatto ilo suo fidanzato. […]
Le sei.
Marco si svegliò e si rivestì velocemente. Maya lo aveva sentito alzarsi.
-Che fai, vai via senza salutarmi?-Marco baciò Maya. –Quello che è successo stanotte può avere un seguito?-
-Sei molto diretta. Beh, non lo so.-
-Allora facciamo così, io ti aspetto fino alle 10 di questa sera, dopodichè sparirò dalla tua vita e non mi vedrai più.- Marco annuì silenziosamente ed uscì da quella casa.
Appena uscito andò a prendere Marta a casa della baby-sitter e quando tornò a casa vide che Eva non c’era. O meglio, non era proprio rientrata a casa quella notte.
Nel frattempo, mentre Marco pensava a cosa potesse essere successo, Eva era ancora nel letto, circondata dalle braccia di Alex.
-Buongiorno.-disse Eva.
-Ma buongiorno a te, amore mio.-a quelle parole Eva sussultò. Solo Marco poteva chiamarla così, o al massimo il padre e sentire quelle parole provenire da un’altra persona le fece venire un brivido. –Allora, vogliamo riparlare di quella storia che non mi ami? Perché non avresti fatto l’amore con me se tu non avessi provato un minimo di amore nei miei confronti.-
-Alex, è così complicato. Appena ti ho rivisto… no so. Improvvisamente mi sono ricordata che si, sono stata innamorata di te, ma ora amo Marco, il padre di mia figlia.-
-Eva, non mentire.-
-Non lo so Alex.-
-Almeno dimmi se questa notte ti è piaciuto.-Eva sorrise ed annuì. -Pperché non ci riproviamo?- Eva rimase imbambolata da quelle parole. D’altronde sapeva farsi convincere da Alex. Sapeva che per dirle una cosa non bisognava fare un lungo giro di parole, ma bastava semplicemente buttargliela lì, e lui in quel momento era stato molto diretto. –Vieni a vivere con me.-
-No Alex. Un conto è la storia di una notte, un conto è mettermi di nuovo con te.-
-Perchè, cos’ho che non va? Dimmelo ed io mi darò da fare, ma dammi un’altra opportunità.-Alex cinse Eva alla vita e iniziò a baciarla.
-No. Ho fatto una cazzata a venire a letto con te, ora scusami, ma devo andarmene.-disse Eva alzandosi.
-Eva, ti prego, dammi una possibilità.-Eva fece cenno di no con la testa.
-Bene, allora mi hai costretto tu.-
-A fare cosa?-
-A dire a Marco di questa notte.-
-Non è necessario, lo farò io stessa. Cos’è, sei rimasto senza parole? Credi che Marco non mi perdonerebbe mai un errore del genere? Beh caro mio, ti sbagli. Addio Alex.-Detto questo Eva si rivestì velocemente e lasciò l’uomo. Corse per le strade di Londra fino ad arrivare a casa sua senza fiato. Appena aprì la porta si ritrovò Marco davanti.
-Pensavo ti fosse successo qualcosa!-esclamò Marco vedendola.
-Siediti.-rispose lei senza fiato.
-Eva, mi spaventi.-
-Fai bene, perché…-
-Eva, vuoi parlare, vuoi dirmi cos’hai? Ti prego.-
-Sono stata da Alex!-
-Alex… Alex?-
-Quanti altri Alex conosci?-
-E con questo che vorresti dirmi?-  Chiese Marco quasi sicuro di conoscere la risposta.
-Beh, ecco…- Eva non riusciva a parlare, anche se confessargli quello che aveva fatto era quello che voleva di più.
-Eva, non dire niente.-
-No, Marco, fammi spigare.-
-Eva.-disse Marco azzardando un sorriso. –Anche io sono stato da Maya. Anzi con Maya.- Eva e Marco continuavano a fissarsi negli occhi, senza essere capaci di dirsi qualcosa. Alla fine Marco prese la parola.
-Siamo stati stronzi entrambi, che dici?-
-Si. Marco, per te è significato qualcosa quello che è successo con Maya?-
-No. E per te, quello che c’è stato con Alex?-
-No.- rispose la ragazza.
-Eva, posso farti una domanda?- Lei annuì. –Ma tu provi ancora qualcosa per Alex? Perché se è così, basta dirmelo, io mi farò da parte. Se ami un altro non posso fare nulla io. Amare una persona vuol dire anche lasciarla libera di scegliere un altro anche se fa male.-
-Sono confusa, questo si, ma io ti amo.-
-Finchè sarai confusa non potrai mai sapere se mi ami con certezza o meno.-
-Marco, è stato solo l’errore di una notte, e ti chiedo scusa.-
-Ma non sono le tue scuse che voglio, Eva.- cercava di farla ragionare Marco. –Sto dicendo che è bastata una notte… e la tua vista si è sconvolta. Te lo leggo negli occhi.- Eva abbassò lo sguardo. –Senti, io esco. Non mi aspettare, non so cosa farò, ma voglio stare un solo.- Eva annuì alle parole di Marco e con lacrime agli occhi lo vide uscire e chiudersi la porta alle spalle senza neanche voltarsi.
Appena uscito, Eva iniziò a piangere disperatamente.  Amava Marco, ma aveva ragione lui, la confusione che era riuscita a creargli Alex era talmente grande che non sapeva cosa fare, come comportarsi.
Dopo un paio d’ore, Marco incontro Alex.
-Dal tuo viso posso dedurre che Eva ti ha raccontato tutto.-
-Senti, quello che succede tra me ed Eva a te non deve riguardare, ma sono un uomo sincero ed onesto, per questo ti dico che in questo momento sei l’unico che può far chiarezza alla confusione di Eva.-
-Lei mi ha sempre amato.-affermò Alex.
-Errato. Ti avrà anche amato, questo è certo, ma sai anche quanto sia fragile Eva. Hai saputo giocare bene le tue carte, te lo riconosco. Ma non ti ama. Potrete passare numerose notti di sesso, ma non sarà mai amore, ricordalo.-detto questo Marco si allontanò, continuando a pensare su cosa fare.
Aveva troppo pensieri per la testa, e se quattro anni fa Londra l’aveva aiutato a capire che nonostante tutto e tutti amava ancora Eva, questa vota non poteva essere lo stesso, così decise di ripartire per Roma, senza dire nulla ad Eva.
Sapeva bene che quel pomeriggio Eva sarebbe dovuta andare in redazione a stilare l’articolo per il giornale, così approfittò di quell’assenza della donna per andare a casa, preparare le valige con le sue cose, lasciare una lettera ad Eva per poi abbandonare quella casa per la seconda volta.


 
Cara Eva,
anche questa volta ho deciso di lasciarti, ma questa volta l’ho fatto per te.
La tua confusione è così grande che io ti sarei soltanto un problema in più.
Se non fai ordine tra le tue idee, io non so cosa fare con te.
Lo sai che ti amo, ma non riesco a vederti così. Preferisco farmi da parte e tornare da te solo quando sarai convinta della tua scelta. Tornerò solo se mi amerai veramente.
Mi dispiace se per la seconda volta ti lascio così, senza una parola, uno sguardo, un addio, ma non riesco a guardarti negli occhi sapendo che per te in questo momento non valgo niente.
Perdonami, ma non ho il coraggio di rimanere accanto a te se guardandoti negli occhi vedo solo l’incertezza del tuo amore per me.
Bacia Marta da parte mia, sempre, in ogni momento. Lei è l’unica cosa che mi rimane.
 

 Marco.

 
Una volta scritta la lettera, Marco prese il foglio, lo piegò a quattro e lo lasciò sul tavolino del salone, quello, ogni sera rientrando a casa, entrambi posavano le loro chiavi di casa.
Tirò un ultimo sospiro appena arrivato alla porta di casa, si guardò dietro per l’ultima volta e poi uscì per dirigersi all’aeroporto e tornare a Roma.

 
 

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Capitolo 8
*** Scappare dalla realtà ***


SCAPPARE DALLA REALTA’.



 
Marco arrivato all’aeroporto riuscì a trovare un volo disponibile e in meno di un’ora era già sull’aereo diretto a Roma.
Sarebbe stata dura ritornare a casa e dover raccontare a tutti il motivo perché si trovava lì e soprattutto da solo, ma prima o poi avrebbe dovuto confessare.
Mentre Marco era in volo verso la capitale italiana, Eva fece il suo rientro a casa con Marta in braccio.
Un silenzio stravo coinvolgeva le mura di quella casa.
Un silenzio troppo forte, assordante e fastidioso la circondava. Ma quello che la preoccupò di più era il vuoto.
Il vuoto che partiva dalla mancanza di una foto appesa allo specchio dell’entrata di quella casa.
Era una foto che ritraeva lei, Marta e Marco nel parco di Roma. Non era una ricorrenza particolare, era solo una di quelle foto fatte così, per immortalare un momento tutti insieme, nulla di più.
Arrivata nel salone, tutte le sue perplessità diventarono realtà vedendo quel pezzo di carta con la scritta “Per Eva”. Aveva paura a leggere, aveva paura delle righe scritte su quel foglio e pur sapendo che avrebbe sofferto, lasciò scendere Marta dalle sue braccia e prese la lettera.
Mentre Marta a terra giocava con le costruzioni, Eva leggeva quelle parole incise con una penna blu e gocce di acqua salata scendevano dai suoi occhi.
Marco era andato via, ma aveva ragione, l’aveva fatto per lei. Questa volta era stata lei ad allontanarlo e se ne assumeva la colpa.
Aveva ragione, era troppo confusa, ma ora più che mai, con la sua assenza era convinta che amasse Marco più della sua stessa vita, ma forse per orgoglio non voleva ammetterlo né a se stessa, né agli altri.
Marta, che per un momento era rimasta a fissare la madre le chiese:
-Mamma, perché piangi?-
-Non è niente amore, continua pure a giocare.-rispose Eva accarezzando i capelli della piccola.
-Papà dov’è?-
-Amore papà… Papà è dovuto andare dai nonni. Tra qualche giorno tornerà.-
-E perché non siamo andati anche noi dai nonni?-
-Perché mamma deve lavorare, ma vedrai che presto andremo anche noi. Ora continua a fare la tua torre.-Marta annuì alle parole della madre e continuò a giocare, mentre Eva corse in cucina per non far vedere alla figlia il dolore che in quel momento stata provando.
Aveva fatto una cazzata ad andare a letto con Alex.
In quel momento avrebbe preferito essere tradita che aver tradito. Ma oramai era fatta, ed ora non restava che vivere, o almeno cercare di sopravvivere alla vita.
Le otto di sera.
Marco è atterrato all’aeroporto di Fiumicino.
Uscito da lì, trovo un taxi ed in mezz’ora arrivò alla Garbatella.
Il tassista lo lasciò davanti il cancello di casa e Marco dopo aver pagato il conto scese dal taxi, prese le sue valige e rimase a fissare quel cancello nero, indeciso se entrare o meno.
Mentre fissava il cancello, o forse il vuoto, perché alla fine il suo era solo uno sguardo perso nel vuoto, comparve il padre, di ritorno dalla bottiglieria.
-Marco!-esclamò subito.
-Papà!-rispose il figlio abbracciandolo.
-Eva e Marta? Dove sono? Sono già dentro?-chiese dapprima euforico, ma cambiando espressione nel vedere che il figlio tentennava a rispondere.
-Papà, Eva e Marta non ci sono.-
-Che hai? Vi siete lasciati?-
-Papà, non mi va di parlare, ti spiace? E vorrei che anche a casa fosse così, altrimenti andrò a dormire in un albergo.-
-Marco, non dirlo neanche per scherzo. Questa è casa tua e se non vuoi che ti siano fatte delle domande, non ci saranno problemi, quando vorrai, sarai tu a parlare. Ma ti prego torna a casa.- Il figlio annuì e riabbracciò il padre. –Dai, aiuto con le valigie. Però Marco, posso almeno chiederti di Marta?-
-Si, certo che si. Lei sta benone, dovresti vederla. Dovresti vedere parlantina che ha, da quando va all’asilo e poi come canta… Mi sa che avremo un’alta cantante in famiglia.-
-Beh, prima lo studio, mi raccomando.-
-Si, lo so, tranquillo.-rispose Marco aprendo la porta di casa. –Anche se mi sembra un po’ presto per discuterne, no?-
-Ma questa è la voce di Marco!-esclamò Alice dalla cucina, dove si trovava insieme a Rudy, Mimmo ed alla madre.
-Si, infatti è lui.-rispose Giulio entrando con il figlio.
-Ed Eva?-chiese Lucia, mentre Marco veniva soffocato dagli abbracci dei fratelli.
-Eva e Marta non ci sono.-Lucia rimase sorpresa, per la seconda volta in trenta secondi e Giulio le fece cenno di non aggiungere altro.
-Beh, se non vi dispiace salgo in camera.-
-Non vuoi cenare?-chiese Lucia.
-No, non ho fame, grazie.-Data la risposta, Marco prese le sue cose e salì in mansarda.
-Ma che succede?-chiese Lucia a Giulio.
-Non lo so, credo abbia problemi con Eva, ma non vuole parlarne. Ragazzi, mi raccomando, ho fatto un patto con Marco, ha deciso di restare a casa ma nessuno deve chiedergli di Eva, mi sono spiegato?-tutti annuirono.
-Forse è il caso che chiami Eva.-
-No, Lucia, aspetta. Non sappiamo cosa sia successo. Hai la pazienza di aspettare almeno fino a domani mattina? Ti chiedo solo qualche ora.-La donna rassegnata acconsentì.
-Papà, sai che ti dico? Io mangio in camera e prepara un piatto di pasta anche per Marco che glielo salgo.-
-Allora non ci siamo capiti Rudy!-
-È proprio perché ti ho capito che vado da Marco, fidati.-
-E… ‘na parola. Comunque me fido.-
-Grazie papà. Buon appetito a tutti.-Rudy uscì dalla cucina e salì in camera da Marco. Bussò e dopo aver avuto il consenso del fratello entrò. Marco era sdraiato sul letto, con e lacrime che gli rigavano il viso. Appena vide il fratello asciugò il tutto con le mani.
-Rudy, ho detto che non ho fame.-
-La pasta era un preteso.-
-E allora ti prego vai via. Non ho voglia di parlare.-
-Vorrà dire che ascolterai. Anzi, mi accontento anche di vederti piangere, ma da qua non schiodo.-Marco sapeva bene che quando il fratello si metteva in testa una cosa, nessuno poteva fargli cambiare idea.
-D’accordo. Avanti, cosa c’è che devi dirmi?-chiese arreso il fratello.
-Perché ti sei lasciato con Eva? Sembrava che andasse tutto bene.-
-E infatti andava tutto bene, molto bene, ma…-
-Ma? Marco avanti parla, non puoi tenerti tutto e scoppiare.-Rudy era proprio cresciuto, non era più il casinaro che combinava guai, ma era un ragazzo maturo, così Marco decise di aprirsi con lui.
-Io ed Eva ci siamo traditi ieri notte.-
-Come, e con chi?-
-Non ha importanza Rudy, quello che conta è che entrambi abbiamo ammesso di aver sbagliato, ma nonostante tutto Eva non è convinta di amarmi.-
-E chi ama allora?-
-Forse la persona con cui è stata, Rudy?!-
-E mi dici chi è, lo sai?-
-È Alex. Anche stavolta è tornato per rovinarmi tutti i piani.-
-Ma perché non l’hai preso a pugni allora. Sapevi anche chi è stato.-
-Rudy, anche io ho sbagliato, ed Eva non ha detto nulla. Se anche io avessi spaccato la faccia ad Alex, non sarebbe servito ad Eva a mettere a posto le sue idee, i suoi dubbi, le incertezze, le paure.-
-E perché l’avete fatto allora? Perché se vi amate vi siete traditi?-
-Non lo so. Forse… forse perché la nostra vita era troppo perfetta, stava andando tutto così bene, che quasi la normalità ci sembrava una noia.-Rudy lo guardò perplesso.
-Cioè, fammi capire. Non litigate perché vi amate e quindi l’amore vi annoiava?-
-Boh si, in un certo senso. Forse non so neanche quello che dico.-aggiunse Marco dopo un breve attimo di pausa.
-E mi sa che tu sei più confuso di Eva.-
-No Rudy. Io ho la certezza di amare Eva, anche se dovesse rifarsi una vita con Alex, io l’amerò e se non potrò più averla, con l’amore ho chiuso. Maya è stata l’ennesimo errore. Tutto qui.-
-E forse invece di scappare potevi parlare con Eva.-
-Ma io con Eva c’ho parlato e nei suoi occhi ho solo letto l’incertezza di un amore che forse da parte sua per me non c’è. Non potevo rimare sapendo che io sarei stato solo un peso. Ho deciso di allontanarmi, ma l’ho fatto per lei e spero l’abbia capito che il mio è stato solo un gesto d’amore, perché è libera di scegliere.-
-Marco, secondo me, hai fatto una stronzata. Dovevi restare lì. Dovevate passare se era necessario, anche tutta la notte per capire se… se siete ancora innamorati.-
-Grazie Rudy.-
-E di cosa?-
-Di avermi ascoltato. Sei cambiato, davvero.-
-Non potevo restare un bambino immaturo. Ho detto addio a quella vita.-
-Beh, fai bene, anche perché Alice ti avrebbe fatto passare la voglia di fare scherzi cretini.-
-Ah beh, su questo c’hai ragione. Ora però mangia che la pasta fredda non mi piace.-E così i due fratelli dopo la piccola ma intensa chiacchierata che avevano avuto, presero a cenare insieme.
Intanto a Londra Eva era ancora in lacrime. Voleva Marco ma nello stesso tempo non aveva la forza di cercarlo. L’aveva lasciata, ma la sua mente era piena di domande del tipo: E se mi avesse scritto questa lettera solo per stare con Maya? E se di me non gliene importa più nulla? E se mi nascondesse altro?
Troppe domande, ma nessuna risposta o forse nessuna voglia di vederla quella risposta, così preferiva lacerarsi l’animo, preferiva farsi del male da sola, ascoltando le canzoni di Marco, piuttosto che chiamarlo e parlargli. O prendere un volo per Roma, perché era sicura come l’amore che prova Marco per la figlia, che lui si trovasse alla Garbatella.
E mentre continuava a pensare ed a torturarsi, Alex bussò alla porta.
-Ehi, ti va di cenare insieme?- Preso dalla voglia che aveva di stare con lei, l’uomo non aveva fatto conto delle lacrime che rigavano il volto della ragazza.
-Alex, perdonami se sarò brutale, ma sparisci dalla mia vita per sempre.-
-Stanotte non la pensavi così.-
-Alex, basta. Vai via, tra noi non ci sarà mai niente. Non ti amo perché amo Marco.-
-Eppure quando ci siamo incontrati è stato lui ad incoraggiarmi a venire da te.-
-Perché mi ama ma nello stesso tempo è convinto che io ami te. Ma non è così, quindi dimenticati di me.-E così, senza poter dare tempo di replicare ad Alex, lo accompagnò alla porta e lo mandò fuori,  nella speranza di aver chiuso il capitolo Alex una volta per tutte.
Ora doveva riconquistare Marco, ma non ne aveva la forza.
E il brutto era che non voleva quella forza per poter andare avanti.

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Capitolo 9
*** Pensieri e parole ***


Pensieri e parole
 
 

L’alba era appena spuntata su Roma e Marco non aveva chiuso occhio.
Era rimasto sul letto, con il telefono tra le mani e la voglia di chiamare Eva, ma pentendosene ogni qual volta gli tornavano in mente le sue stesse parole “Finché sarai confusa non potrai mai sapere se mi ami con certezza o meno. È bastata una notte e la tua vita si è sconvolta, te lo leggo negli occhi. Preferisco farmi da parte e tornare da te solo quando sarai convinta della tua scelta.”
Preso dall’insonnia, Marco camminava per la stanza, nella speranza di trovare pace al caos che aveva dentro, ogni tanto si affacciava alla finestra per guardare fuori nella speranza di vedere qualche passante e poter trovare conforto in un semplice sorriso, ma dalla finestra poteva solo osservare il vuoto della notte; mentre il suo quartiere dormiva, lui era sveglio.
Marco si sentiva diviso in due: una parte desiderava più di qualsiasi alta cosa al mondo di tornare da Eva, senza di lei si sentiva semplicemente morire. Necessitava di Eva più dell’aria che respirava, ma preferiva star male piuttosto che far soffrire ancora Eva. Aveva imparato a tenersi tutto dentro e sapeva bene cosa volesse dire soffrire per amore e non poterne parlare con nessuno; mentre l’altra parte lo teneva fermo a Roma, sul suo letto, incapace di fare qualcosa. Era diventato apatico e neanche la chitarra poteva essere il suo sfogo. Non aveva voglia di suonare, né di stare con la famiglia, né di uscire per farsi due passi. Non voleva fare niente. Voleva stare nell’oscurità, da solo, senza fare nulla, senza vedere nessuno.
Lui ed il suo dolore.
Lui e nessun’altro.
Rudy aveva sentito per tutta la notte rumori provenienti dalla mansarda. Aveva capito che Marco non aveva chiuso occhio, così prima di andare a fare colazione salì dal fratello.
-Marco, posso entrare?-chiese Rudy.
-Anche se ti dico di no, entri lo stesso, tanto vale.-rispose Marco rassegnato.
-Ti sbagli Marco.-ribadì il fratello entrando. –Sono solo venuto a chiederti se ti va di andare a fare colazione fuori, solo io e te.-
-No, ti ringrazio, ma non ho voglia di uscire, né di scendere sotto.-
-Prima o poi dovrai uscire da queste quattro mura, e tu lo sai, i problemi non si risolvono stando imprigionati nella propria stanza.-Rudy stava per andare via, ma Marco lo bloccò.
-Scusami Rudy, so che tu fai tutto questo per me, ma ciò che desidero ora non si trova né in casa, né alla Garbatella, né puoi darmela tu. Uscire non mi sembra la soluzione migliore.-
-Allora prendi un cavolo di aereo e vai da chi ha la risposta al tuo problema.- Marco annuì e Rudì lasciò la stanza. Una volta uscito andò in cucina a fare  colazione con il resto della famiglia.
-Rudy… e Marco?-chiese Giulio.
-Non scende.-
-Io vorrei sapere che è successo.-disse Lucia. –Eva non chiama, Marco non parla, che situazione!-
-Io veramente con Marco ci ho parlato.-
-E che t’ha detto Rudy? Avanti parla.-
-Papà, se veramente vuoi aiutare Marco non fare nulla, lascialo riflettere. Ha bisogno di stare da solo.-
-Si, come no, mio figlio sta male ed io non faccio nulla per aiutarlo.-
-Lo conosci com’è, no? Se ora vai a parlargli è capace che ti vada contro e non ti dirà nulla. Nessuno può aiutalo, a meno che…-
-Che hai in mente?-chiese Alice.
-Mando un messaggio a Walter.-
-Ma almeno il motivo di questo suo rientro a casa si può sapere o è un segreto di stato?- Chiese Giulio
-Si sono traditi.-Tutti rimasero stupiti. –I dettagli ve li risparmio, non occorre spiegare. Ah, io non vi ho detto niente.- Rudy guardò l’orologio.–È tardi, forza muoviamoci.- disse Rudy rivolto ad Alice.
-Si, arrivo, calmati. Buona giornata a tutti.-Rudy corse via con Alice e mentre si dirigevano a scuola, Rudy continuò a massaggiare con Walter che alla fine decise di andare dall’amico.
-Almeno a me, puoi raccontare quello che è realmente successo?-Chiese Alice non appena entrambi arrivarono vicino scuola.
-Non c’è nulla da raccontare. Eva ha tradito Marco con Alex e Marco ha tradito Eva con una certa Maya e nonostante avessero ammesso di aver sbagliato, Eva per un momento ha dubitato dell’amore per Marco e lui l’ha lasciata da sola per farla riflettere. Lui la ama ancora e non sai quanto vorrebbe ritornare a Londra, ma…-
-Che situazione!-esclamò Alice.
-Eh già…-
 
Intanto a Londra anche Eva aveva passato la notte sveglia a rileggere il suo diario, testimone dell’amore, dell’odio, della paura, dell’insicurezza del suo sentimento per Marco.
Il suo diario era l’esatta fotocopia di Eva, con la differenza che la Eva in carne ed ossa non era in grado di esprimere i suoi sentimenti, qualsiasi essi siano perché aveva paura di sembrare ridicola o pensava che nessuno potesse capirla e la giudicasse a priori; mentre l’Eva cartacea era una ragazza perfetta. Sapeva esprimersi, sapeva darsi delle rispose certe, ma soprattutto nessuno avrebbe mai riso di lei.
Aveva passato tutta la notte a rileggete pagine su pagine, a vedere foto ed a rileggere la lettera che quattro anni prima gli aveva lasciato per andare nella stessa città in cui ora lei si trovava.
La sapeva a memoria e quella lettera era solo uno dei tanti testimoni del loro vero amore.
 
- Caro Marco, sono sola.
- Caro Marco, mi manchi.
- Caro Marco, ti amo.
- Caro Marco, senza di te muoio.
- Caro Marco, non so che fare.
- Caro Marco, non ho il coraggio di guardati negli occhi dopo quello che ti ho fatto.
 

Queste erano le frasi che Eva compose durante la notte insonne sul suo diario. Lì per lì potevano sembrare delle frasi senza alcun senso logico, ma leggendo tra le righe si poteva capire una triste verità: “Caro Marco, sono sola e mi manchi. Ti amo e senza di te morire. Da sola non so cosa fare e non ho il coraggio di venire da te perché non potrei guardati negli occhi dopo quello che ti ho fatto anche se ti amo.”
Erano le 8 ed Eva era ancora nel letto con il pc sulle gambe ed i video del concerto di Marco riprodotti sullo schermo, mentre Marta era accanto a lei.
-Mamma!-esclamò la piccola.
-Ehi, buongiorno. Guarda papà com’è bello.-
-Si.-rispose Marta. –Mamma voglio parlare con papà.-
-Ma certo.-rispose Eva. Marta non doveva pagare per gli errori commessi dai genitori, così, con una chiamata anonima, Eva compose il numero di Marco e passò il telefonino alla figlia.
-Papà, dove sei?-
“Amore mio, sono dai nonni. Come stai?”
-Mi sono appena svegliata. Sono nel letto con mamma. Quando torni?-
“Presto, te lo prometto. Che stai facendo?”
-Sto guardando con mamma un film dove tu canti.-
“Si chiamano concerti non film, Marta. E mamma come sta?”
-Sta bene. Te la passo?-
“No, salutamela tu, ok? Ora chiudo, ti chiamo questa sera.”
-Promesso?-
“Si Marta, promesso. Ciao amore mio.”
-Ciao papà.-Marco chiuse la chiamata e Marta diede il telefonino alla madre.
-Allora, che ha detto papà?-
-Che è dai nonni e stasera richiama. Quando andiamo noi?-
-Appena vado in vacanza dal lavoro ti ci porto, promesso. Vado a farti il latte, tu vuoi guardarti i cartoni animati?- Marta annuì sorridendole. Eva dopo averle dato un bacio si alzò dal letto, aprì la televisione e inserì un dvd con il cartone del Re Leone. Mentre andava in cucina qualcuno bussò alla porta. Era Alex. Eva non voleva aprire, non voleva vederlo.
-Senti, lo so che sei in casa.-iniziò a dire Alex. –Non sono qui per cercare di convincerti ancora a stare con me. L’ho capito che ami Marco.-
-E allora cosa vuoi?-chiese Eva aprendo la porta.-
-Mi fai entrare almeno?-Eva annuì.
-Vieni, andiamo in cucina, devo preparare la colazione a Marta.-
-Ok.-
-Allora?-chiese Eva.
-Sono venuto a chiederti se ti serve un amico in questo momento.-
-Guarda che non attacca Alex.-
-Mi credi se ti dico che non ci sto provando?! Voglio solo esserti amico. Se hai bisogno di una spalla su cui piangere, io ci sono. Se vuoi un consiglio, io sono qui.-
-Allora Alex, se davvero vuoi essermi amico, dimmi cosa devo fare, perché sento che sto per mollare tutto.-
-Non sono io che devo dirti quello che devi fare, solo tu sai quello che realmente vuoi.-
-Sento di amare Marco, ma se è andato via, forse la mia assenza lo fa stare bene.-
-Lui è andato via perché ti ama.-
-No, il Marco che conosco io non mi avrebbe mai lasciato da sola.-
-Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta? Marco era partito, e ti aveva lasciato una lettera. Sono convinto che ancora la tieni nel tuo diario, eh beh… quando eravamo a New York, tu eri alla Columbia mentre io a casa a mettere ordine. Stavo sistemando la nostra camera, e nel letto avevo trovato il tuo diario e nel riporlo nel tuo cassetto mi è caduto e con lui la lettera. Non ho resistito e l’ho letta. Eva, quelle parole poteva scriverle solo una persona innamorata… “[…] Sono troppo incerto e confuso per valere quanto il tuo futuro; è meglio che mi faccia un po' da parte perchè tu possa accostare il mio ricordo ai tuoi progetti e valutare seriamente quale delle due cose ti somigli di più, sia piu tua e meriti di più la tua energia e la tua attenzione. La mia paura è che un giorno tu possa identificarmi come i tuoi rimpianti, paura che tu non me lo dica e che lasci a me la responsabilità di leggertelo negli occhi. Tra oggi e quel giorno preferisco partire oggi, perchè oggi parto con la certezza che mi ami ancora e ti lascio con la certezza che nonostante tutto e nonostante tutti ti amo anch'io” Diceva così, non è vero?-
-Si, diceva proprio così.-
-Sono sempre stato geloso di Marco. Sono stato geloso perché io potevo avere tutto ciò che materialmente potessi desiderare, ma lui aveva te, e tu non puoi essere comprata, tu puoi essere solo amata. Torna da Marco.-
-Non mi sento pronta per tornare da lui. Finchè non riesco a perdonare me stessa per quello che ho gli ho fatto, non posso tornare.-
-Ed a te non importa che t’abbia tradito?-
-No, perché lui, anche se mi ha tradito non ha avuto dubbi sull’amore per me, io invece si.-
-E sono indiscreto se ti chiedo di poter rimanere accanto a te fino a quando non trovi il coraggio di andare da lui?-
-No, anzi. Grazie Alex.-ed Eva lo abbracciò.
-Tutto andrà bene, ne sono sicuro.-
 
A Roma invece Marco aveva deciso di scendere a fare colazione, ma solo perché era digiuno da quasi 24 ore.
In cucina erano rimasti solo Giulio e Lucia.
-Ehi Marco.-
-Ciao papà. Lucia.-rispose Marco. Diede un’occhiata veloce sulla tavola e vide che il caffé non c’era. –Il caffé è finito?-
-Si, ma te lo rifaccio subito.-rispose Lucia.
-No prendo latte e cereali è lo stesso.-
-Sicuro, perché veramente non mi costa nulla farlo.-Si guardarono negli occhi. –Te lo rifaccio, ne hai bisogno.-
-Grazie, stanotte non ho dormito granchè.-
-Non sei più abituato a sentire i tuoi fratelli fare casino, eh!-
-No, più che altro mi dava fastidio il silenzio.-Nessuno replicò, ma qualcuno bussò alla porta.
-Vado io.-rispose Giulio. –Walter.-
-Ciao Giù. Do sta il depresso?-
-In cucina, c’ha ‘na faccia.-
-E vedemo che se po’ fa.-
-Buongiorno!-esclamò esaltato Walter.
-Walter.-rispose Marco abbracciandolo.
-Sapete, una volta avevo un amico, ora invece ritorna e non mi dice nulla.-
-Sarei passato dopo da te.-
-E ti devo credere?-Marco fece cenno di no. –Appunto. Allora, che si dice nel campo della musica?- Walter cercò di rimanere sul vago. –Ci sarebbero buone probabilità di incidere un nuovo cd ma è tutto da vedere. Devo finire alcune canzoni.-
-Almeno le finirai prima del mio matrimonio?-
-Perché te sposi?- chiese Giulio.
-Dopo la nascita nel nuovo Masetti è molto probabile di si.-
-Hai proprio messo la testa a posto eh Walter.-
-Ho cercato di imitarti.-
-Allora bell’esempio che hai preso in considerazione.-
-Lucì, il caffè è uscito?-
-Si, ora Walter.-
-Bene, allora prendiamo un vassoio e mettiamo il caffè, le tazzine, i cornetti, fette biscottate e nutella.-
-Ma che stai facendo?-chiese Marco.
-Andiamo a fare colazione in mansarda.-rispose iniziando ad incamminarsi. –Ancora seduto stai, muoviti.-
-E muoviamoci.-rispose Marco.
-Speriamo che almeno Walter lo aiuti.-disse Lucia.
-Speriamo, altrimenti vado io in mansarda e lo faccio parlare a modo mio.-
Intanto in mansarda, dopo che Walter sistemò tutto sul letto, Marco iniziò a parlargli.
-Era proprio necessario tutto questo?-
-Si Marco è necessario. E’ necessario per farti capire che non puoi stare chiuso in casa. Devi riprenderti. Hai deciso di separarti da Eva? Va bene, ma non tormentati. Esci, suona, vivi, ma fa qualcosa. Alla fine non vi siete detti addio per sempre.-
-A me invece è sembrato di si.-
-Perché tu hai voluto mettere la parola fine. Se non fossi andato via ora invece di piangere saresti con la tua fidanzata e tua figlia.-
-Ma tu come fai a sapere….?-
-Rudy, me lo ha raccontato poco fa e mi sono precipitato.-
-Io lo ammazzo quando torna.-
-No, ha fatto bene, perché se on mi avesse detto lui di cosa ti fosse successo, tu avresti fatto finta di niente con tutti e soprattutto con me che sono il tuo migliore amico.-
-Hai ragione.-
-Senti, questa sera ti va di venire a cena da noi?-
-No, che ne dici invece di uscire io, te e Carlotta?-
-Solita pizzeria?-
-E vada per a solita pizzeria.-
-Senti, ma Eva l’hai sentita?-
-No, ho solo parlato con Marta poco fa. Stavano guardando insieme uno dei miei tanti concerti, ma non so altro di Eva.—
-Vabbeh, prima o poi dovrete sentirvi.-
Intanto i minuti passarono e ne passarono ben 90, ovvero un’ora e mezza.
Un’ora e mezza di risate, spensieratezza, di gioia, di vita.
Quando Walter andò via, Marco lo accompagno all’entrata.
-Mi raccomando, passiamo alle otto, sii puntuale almeno una volta nella tua vita.-
-D’accordo, farò del mio meglio.-
-Ciao Marco.-
-Walter!-Walter era andato via e Marco andò in cucina dove per la seconda volta trovò il padre e Lucia.
-Senti papà, so che se non sei in bottiglieria è colpa mia, perché vorresti aiutarmi, ma qui l’unica cosa che può farlo è il tempo. Io ed Eva ci siamo traditi.-aggiunse dopo un breve attimo di pausa. –Non ne abbiamo fatto mistero, ma ho deciso di allontanarmi un po’ da lei per capire se il nostro amore è in grado di superare anche questo.-
-Ed ora?-
-Ed ora niente papà. Non so cosa stia facendo Eva, so solo che apparentemente sta bene, poco fa ho sentito Marta, ma Eva è brava a tenersi tutto dentro, quindi non è facile capire cosa stia provando, soprattutto se è Marta a dover fare da spia.-disse accennando un sorriso. -Se volete parlarle ovviamente, non dovete rendermene conto, in fondo è tua figlia Lucia e se la conosco bene non ti chiamerà mai per dirti che sta male, è orgogliosa, ma sono sicuro che la tua voce le sarà d’aiuto in questo momento.-
-Marco, c’è qualcosa che possiamo fare per te?-chiese Giulio.
-Si, fate come se non fosse successo nulla e qualsiasi notizia avete che riguarda Marta voglio saperla. Anche se Eva dovesse chiamarvi di notte per dirvi semplicemente che ha qualche linea di febbre, io voglio essere informato subito.
-D’accordo.-
-Ora vado sopra, magari riesco a suonare un po’ e tu papà vai in bottiglieria, non vorrai che zio Cesare s’arrabbi.-disse ridendo.
-Mi hai convinto, ci vediamo dopo.-
-Ciao Giulio.-disse Lucia.
-A dopo.-rispose Marco per poi tornare in mansarda, pretendere la chitarra e cantare, cercando di esprimere quello che parlando non riusciva a dire. E le parole gli uscirono.
 

Piove anche qui
E aspetto che
Passi un pensiero diverso da te.
Uno sguardo per
Rendermi conto che
Che mi intristisco un po’.
È una fotografia,
rubata a casa ta,
quand’eri con me
Per me
Con me.
Pensieri di te
Di tutti quei piccoli momenti
Che fan grande un giorno con te.
Lo pagherei oro e argento
Riso e pianto
Tutto quello che ho.
In fondo sai
Gli errori mie
Io li ho commessi inseguendo un se poi
Chiuso dentro di me
Senza un vero perché
Io non ne esco mai
Basta fotografie
Appese a nostalgie
Ti voglio per me
Con me
Per me
Ritorno da te
Da tutti quei piccoli momenti
Che fan grande un giorno con te
Lo pagherei oro e argento
Riso e pianto
Tutto quello che ho.

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Capitolo 10
*** Il mondo intorno a noi. Dentro di noi ***


Il mondo intorno a noi.
Dentro di noi.
 



Marco riuscì a fare i primi passi per uscire dal tunnel della depressione in cui si era voluto infilare da solo.
Aveva iniziato a suonare, e questo era un buon segno; aveva accettato l’invito di Walter di uscire in modo tale da potere distrarsi; e soprattutto era riuscito ad aprirsi con suo padre e Lucia, raccontando il motivo del suo ritorno a casa.
Un ritorno doloroso; ma necessario per far maturare il suo rapporto con Eva, ma più che una pausa di riflessione sembrava una rottura in piena regola.
Marco stava cercando davvero di mettercela tutta per stare bene, anche se continuava a pensare alla figlia soprattutto, e poi ad Eva. Continuava ad amarla ed ogni minuto senza di lei, era un minuto in meno per la sua vita che sentiva durare sempre meno.
Forse ora iniziava a capire cosa aveva provato il padre, quando Lucia l’aveva lasciato ed arano arrivati al divorzio.
Certo, in quel caso Giulio era stato lasciato, mentre qui era stato Marco a lasciare Eva, ma entrambi erano pur sempre innamorati e non c’è male più brutto dell’amore.
Un male che non passa con niente, non esiste una cura al mondo per poter guarire da questo.
Solo il tempo può aiutarti ma non guarirti. Quando ami all’improvviso il mondo intorno a te non esiste più, il tempo di ferma ed in quel momento sei sicuro che il per sempre e il lieto fine esiste non solo nelle favole, ma anche nella vita reale.
Quando sei innamorato il tuo modo di vedere il mondo cambia.
Passi quanto più tempo possibile con la tua ragazza, la riempi di attenzioni, le fai regali inaspettati, e l’abbracci quando sai che ha un momento no, la consoli, non la contraddici se sai che è arrabbiata per qualcosa o qualcuno e ti sta dando contro perché sai che è solo un momento… ma non pensi che un giorno tutta questa magia potrebbe finire.
E Marco, purtroppo, non l’aveva messo in conto. Non aveva mai pensato che la parola fine l’avrebbe conosciuta in prima persona.
La sua storia con Eva era finita, ma una cosa era riuscito a capirla: se voleva stare meglio, doveva fare qualcosa, non poteva rimanere chiuso in mansarda a deprimersi guardando il soffitto. Non avrebbe cambiato le cose.
Così aveva deciso di lavorare e sapeva anche da dove iniziare.
Voleva iniziare dal luogo che da 25 anni a questa parte l’aveva visto crescere: la Bottiglieria.
-Ehi Marco, è successo qualcosa a casa?-chiese Giulio, mentre spillava una birra vedendo il figlio entrare e dirigersi di fronte  a lui.
-No, sono venuto perché dovevo chiederti una cosa.-
-Potevi aspettare che rientrassi, sono le dodici e tra poco chiudiamo.-
-Si, ma sai com’è, alcune cose devi farle subito perché dopo perdono importanza e non servono a nulla.-
-Se posso essere sincero, mi spaventi.-
-No papà, tranquillo, ma volevo chiederti se tu e zio Cesare avete bisogno di una mano in bottiglieria, ovviamente gratis così zio è anche contento, conoscendolo.-
-Marco, qui ‘na mano serve sempre, ma... sei sicuro? Per anni t’ho supplicato per venire a lavorà qua, ma non ne hai mai voluto sapere de ‘sta Bottiglieria.-
-Lo so, ma ho bisogno di fare qualcosa.-disse annuendo Marco cercando di far capire al padre quanto fosse importante per lui lavorare lì in quel momento.
-Va bene Marco. Se può esserti t’aiuto e ti fa stare bene, puoi lavorare qui un giorno, un anno, un vita…-
-Papà, non esageriamo. D’altronde spero che con Eva le cose si sistemino il prima possibile. Non sai quanto mi fa male stare lontano da lei.-
-Marco, ma tu sei sicuro di quello che mi hai detto questa mattina? Non è che è successo come l’altra volta con Sofia?-
-No papà, credimi, questa volta le cose sono un po’ diverse. Io sono andata a letto con Maya, credo anche che sia una principessa o comunque una persona importante, mentre Eva è stata con Alex. Ma sai perché ho deciso di andar via?- il padre fece cenno di no con il capo. –Perché Eva non è sicura di amarmi. Quando abbiamo discusso l’ho guardata negli occhi e ci leggevo solo tanta confusione. Forse non è più innamorata di me; non lo so. So solo che deve capirlo e standole accanto non l’aiuto per niente.-
-Io pensavo che le cose ora andassero bene, dopo quello che soprattutto io e Lucia vi abbiamo fatto passare, non posso credere che tra voi sia finita.-
-Forse il nostro non era un amore così forte come credevamo.-
-Quando dici ‘ste stronzate me sembri figlio di Ezio, non il mio. Marco se il vostro non era amore, Marta non ci sarebbe stata.-
-Non lo so. So solo che io amo Eva e so già come andrà a finire. Il finale per la nostra storia è stato già deciso, ma voglio continuare a sperare che le cose cambino.-
-Con la speranza non si risolve nulla, devi essere tu a fare qualcosa. Se veramente ami Eva, dovresti stare su un aereo per Londra, non qui con me.-
-Beh, io sembrerò figlio di Ezio, ma Rudy si vede che è tuo figlio. Mi ha detto le stesse cose.-
-Allora vedi che solo tu non vuoi vedere la realtà?-
-Ora non ho la forza di vederla, non mi sento pronto.-
-Almeno sarai pronto per prenderti la parannanza e darmi una mano qui? Zio è andato alla vigna e so’ solo.- Marco sorrise al padre, gli si avvicinò per abbracciarlo, poi prese il grembiule e iniziò a servire ai tavoli.
Ma d’un tratto l’arrivò una nuova cliente alla bottiglieria. Una cliente mai vista poiché non era residente né alla Garbatella, né a Roma.
Quella persona era Maya.
Maya D’Oil Aldemburger, la principessina.
-Ma non suonavi al pub di Micheal?-
-E tu perché sei qui?-chiese Marco arrogante nei confronti di Maya.
-Sono qui per una cerimonia che si terrà nella villa di mia nonna. Vedo che da musicista sei diventato oste, cos’è t’hanno licenziato?-
-Sai, più che ricevimento mi sembra che tu sia qui per me.-
-Guarda che tu non sei nessuno e forse mai lo sarai.-
-A Londra eri più carina, ora sei solo una principessina ricca, viziosa ma triste; e siccome io non ho alcuna intenzione di vederti, ora mi fai il favore di uscire da qui, grazie.-
-Fino a prova contraria questo locale è aperto il pubblico, quindi ti tocca servirmi immediatamente.-
-Certo, ti servirò, ma dopo aver preso le ordinazioni dei clienti che sono arrivati qui prima di te.- detto questo Marco ritornò al bancone ed il padre lo fermò mentre preparava del vino.
-Marco, che succede?-
-Succede che lei è quella Maya.-
-Ah.-Giulio rimase senza parole. –Vuoi che ci pensi io a lei?-
-Non sai che favore mi faresti. Con tutto quello che ho per la testa non ho proprio voglia di parlare con lei.-
-Tranquillo.-Marco continuò a versare del vino; mentre il padre si avvicinò alla ragazza e cercando di essere il più gentile possibile le chiese –Cosa posso portarle?-
-Un antipasto misto, grazie.-
-E da bere?-
-Acqua, grazie.-
-D’accordo, arrivo subito.-Giulio lasciò la ragazza, preparò il pasto che aveva ordinato e glielo portò subito, in modo tale che prima consumasse e prima a Marco sarebbe tornato quel finto sorriso che aveva fino a qualche minuto prima che arrivasse quella ragazza.
Dopo pochi minuti ad aiutare Giulio e Marco arrivò anche Cesare.
-Eh beh, che è ‘sta novità?-chiese Cesare entrando vedendo Marco dietro il bancone.
-Avete sempre da fare in bottiglieria, così ho chiesto a papà se vi potesse interessare un nuovo cameriere, rigorosamente gratis.-
-Ma spiegami una cosa a zio tuo. ‘Sto posto non t’è mai piaciuto pe lavorà, ora come mai tutto questo amore per il vino e il formaggio?-
-Ah Cè, basta no. Ringrazia che c’è da ‘na mano.-
-Grazie.-ripose Cesare rivolto a Marco. –Volevo solo capire, tutto qui, ma… Marco mio so’ orgoglioso de te che non rinneghi le tue origini. Questa bottiglieria che era del padre…- Marcò lo fermò.
-Del padre di mio padre di mio padre… Lo so zio. Ma se risento un’altra volta questa storia me ne vado subito.- rispose ridendo. –Senti, vedo che ha finito, magari se ne va se le tolgo il piatto.- Continuò Marco rivolto al padre che rispose facendogli l’occhialino.
-Senti Giù, prima o poi dovrai spiegarmi che succede tra te e Marco.-
-Si, ma non qui e soprattutto ora.-
-E allora quando?-
-Quando semo soli Cè!-Intanto Marco si avvicinò a Maya.
-Posso?-chiese Marco nel tentativo di levare il piatto di Maya.
-Si si, certo fai pure. Senti che dici di vederci domani mattina?-
-Dico che avevano un patto, io non sono venuto e quindi io per te non esisto più.-
-Dai Marco, una colazione insieme.-
-No, mi dispiace e poi io lavoro. Fammi un favore, non cercarmi, ed ora che sai dove lavoro non presentarti più qui.-disse Marco mentre si stava allontanando dalla ragazza.
-Questo vuol dire che ti sei lasciato con la tua ragazza, Eva giusto?!-A questo punto Marco irritato dal comportamento a sfottò  della ragazza le rispose in modo brutale.
-Mi dici che vuoi da me? Siamo solo andati a letto insieme e questo non ti permette di fare di me un burattino. Io non sono al tuo servizio e sei pregata di non nominare più Eva, non ne sei degna. Credevi che solo perché tu avessi un titolo nobiliare l’avrei lasciata per te e invece no, e sai perché? Perché a me della vita di corte non mi importa nulla. Io sono cresciuto per strada non con il cerimoniale. E soprattutto amo le ragazze semplici che dimostrano di essere se stesse senza doversi nascondere dietro i titoli nobiliari che ha. Io amo solo la persona che è riuscita a rendermi padre di mia figlia.-I pochi presenti in bottiglieria rimasero scioccati dal battibecco tra Marco e Maya. –Ora se esci mi faresti un enorme favore, perché a costo di farmi venire a prendere dalla polizia sono capace di metterti le mani addosso.-
-Io vado via, ma non prendertela con me se tu ed Eva vi siete lasciati.-detto questo Maya lasciò una banconota da 50€ sul tavolo e poi andò.
-Marco!-esclamò il padre avvicinandosi a lui.
-Papà scusami, ma…-
-Perché non ti apri con me?-chiese Giulio, ma vedendo che il figlio non accennava ad alcuna risposa lo portò in ufficio. –A Cè pensace tu qui.- disse Giulio chiudendosi la porta alle spalle. –Marc0, se vuoi parlare, io sono qui. Apriti con me, non ti giudico e non ti andrò contro, ma parla.- Marco annuì. -Adesso esce fuori che avevi un patto con questa ragazza. Cos’altro c’è che non so? Se non parli io non so come aiutarti.-
-Cercherò di raccontarti la storia dall’inizio, ok?-
-Solo se tu vuoi e se sei pronto, non deve essere una costrizione.- Marco annuì.
-Quando Eva ha ricevuto il trasferimento da Parigi a Londra era felice, un salto di carriera del genere ad una ragazza della sua età non è da poco, infatti ha accettato anche perché l’ho sostenuta e convinta soprattutto. Inizialmente non voleva trasferirsi perché io a Parigi avevo un mio pubblico mentre a Londra non sarei stato nessuno. Per fortuna le cose sono andate diversamente, io sono riuscito a conquistare il pubblico di Londra ed Eva è diventata una giornalista oramai, anche senza laurea.
Stava andando tutto così bene papà, eravamo una bella famiglia, ci amavano, facevamo quello che più ci piaceva, lei scriveva articoli ed io cantavo, ma… credimi se ti dico che non so cos’è che ha fatto andare a rotoli la nostra storia per la seconda volta. Anzi la terza, considerando che dopo il tuo infarto ci siamo lasciati.-
-La voglia di evadere dalla normalità, questo vi è successo. Siete ancora giovani ed è facile per voi scambiare l’amore con l’attrazione. Io sono sicuro che negli occhi di Eva tutto hai letto, ma no che lei ami Alex. Quanto avete lottato per stare insieme? Eva non è una ragazza… facile, ne sono più che certo. Avete solo sbagliato entrambi.-
-Lo so che abbiamo sbagliato, ma non siamo stati in grado di andare oltre l’errore. Dovevi vedere Eva come stava quando abbiamo parlato. Per non avere il terrore di sentirmi dire “amo Alex” sono scappato. Un'altra volta. Papà, ti prego non lasciarmi solo.-disse Marco abbracciando il padre e piangendo.
-No, Marco non ti lascio.-Appena Giulio finì di parlare Marco cercò di smettere di piangere.
-Grazie.-
-No Marco, non trattenere il pianto. Non sai quanto ti aiuta a liberarti, io ne so qualcosa. Piangi, picchiami se vuoi, ma fa qualcosa per scaricare tutta questa tensione e soprattutto il dolore che hai dentro.-Marco alla fine non riuscì a trattenere più a trattenere le lacrime e iniziò a sfogarsi piangendo sulla spalla del padre per la prima volta. Dopo dieci minuti il padre riprese a parlare.
-Nenache al funerale di mamma ti ho visto piangere, mi fa strano, sai?-
-Tu non mi hai visto papà, ma il mio cuscino sa bene quanto ho pianto per anni, di nascosto al buio. Tu avevi tre figli da crescere, il negozio da mandare avanti, zio Cesare che non ti dava tregua, Rudy che iniziava a combinare casini, Mimmo che chiedeva sempre della mamma e dovevamo inventare sempre una bugia… Insomma, ho preferito tenermi tutto dentro, non volevo essere un altro peso inutile per te.-
-Marco, Marco. Sei cresciuto tropo in fretta. Sei diventato responsabile quando ancora forse, potevi pensare a divertirti.-
-Forse, ma quando mai non ho pensato a divertirmi?-chiese Marco ironico ed entrambi iniziarono a ridere.
–Che dici se andiamo, così chiudiamo e torniamo a casa?-Marco annuì.
Marco era riuscito a confessare tutto quello che aveva dentro al padre, ormai con lui non c’erano più segreti. Sapeva tutto, e si sentiva svuotato.
Si sentiva più leggero, con un peso in meno che lo opprimeva e questo lo faceva stare meglio.
In fondo anche i genitori possono darti una mano.
Tornati a casa, Giulio e Marco fecero come se nulla fosse, ma Lucia notò che qualcosa in lui era cambiato. Non aveva più gli occhi spenti della sera prima; ma aveva solo voglia di stare bene.
Alle quattro, insieme al padre si recò in bottiglieria, ma verso le sette Walter tutto agitato lo chiamò sul telefonino.
-Pronto. Walter calmati, respira perché non capisco nulla. Quando? Arrivo subito. Sto arrivando, calmati.-Marco chiuse la chiamatà.
-Che succede?- chiese Giulio.
-Carlotta è in ospedale e sta rischiando di perdere il bambino, devo andare. Posso prendere il furgoncino?-
-Certo, tieni le chiavi e fammi sapere.-
-Si si, d’accordo.-
Marco si precipitò in ospedale cercando di arrivare il prima possibile. Arrivato al pronto soccorso trovò Stefania, Ezio e Walter.
-Allora, v’hanno detto qualcosa?-
-Non lo so Marco, ma c’ho una paura che non ti sto a spiegà. Hanno solo detto che c’è il rischio che Carlotta perda il bambino e se perde il bambino…-
-Ehi, non succederà. Cerca di calmarti, dai. Se ora uscisse un medico perché Carlotta chiede di te, non vorrebbe vederti così.-
-Hai ragione.-Walter abbracciò Marco e tutti insieme aspettarono che un qualsiasi medico uscisse per dare notizie su Carlotta.
Due ore passarono prima che una persona con il camice bianco si avvcinò ai quattro.
-I parenti della signorina Alberti?-chiese il medico.
-Sono il fidanzato, futuro marito, come sta?-
-Ora sta bene. Ha rischiato di perdere il bambino ed ora deve stare completamente a letto altrimenti rischia di perdere il bambino.-
-Ma sta bene, si?-chiese preoccupato Walter.
-Sta bene, anzi se volete potete entrare, ma solo uno di voi.-
-Vai Water, Carlotta ha bisogno di te.-disse Stefania.
-Voi non andate via però.-disse Walter per poi seguire il medico che lo condusse dalla fidanzata.
 
 
Intanto a Londra Alex era andato a casa di Eva, ma non rispose. Iniziava ad essere preoccupato. Aspettò mezz’ora sotto casa sua fino a quando non la vide arrivare con Marta in braccio.
-Ehi, iniziamo a preoccuparmi.-disse sorridendole Alex.
-Si, sono uscita per comprare il latte.-
-Latte?!- chiese meravigliato non vedendo il brik. –Cos’è Marta non ha resistito e l’ha bevuto tutto e subito?-
-Eh…-
-Mi nascondi qualcosa?-
-Ti fermi a cena?-Eva cercò di cambiare argomento.
-Che mi nascondi?-
-Entriamo.-Eva aprì la porta di casa, lasciò andare Marta nel salone a giocare e lei insieme ad Alex andò in cucina.
-Allora? Posso saperlo? Abbiamo deciso di essere amici.-
-Mi sono accorta di avere un ritardo.-Lo fermò Eva. -Sono uscita per andare a comprare un test di gravidanza.-
-E che aspetti, fallo subito.-l’incitò Alex. Eva si lasciò convincere e fece il test. Risultato? Positivo.
Eva uscì dal bagno con il test in mano. –Allora?-
-Positivo. Sono incita di Marco.-

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Capitolo 11
*** Dopo la tempesta, il sole ***


Dopo la tempesta, il sole.
 

 
 
-Alex, sono incinta. Sono incinta!.- continuava a dire Eva ancora confusa e felice allo stesso tempo.
-Beh, è una bella notizia, no?-
-Lo fosse se solo Marco fosse qui con me e non a Roma.-disse Eva sedendosi su una sedia. –Questo bambino è come un fulmine a ciel sereno.-
-Anche questo aspettavi Marta è stato così, poi però le cose sono andate diversamente.-
-Ma quella è una storia a sé. Lì credevo che Marta fosse tua figlia, mi avevi lasciato ed io non ero più innamorata di te, ora è diverso. Io amo Marco è questo bambino è figlio suo. Tu non hai idea di come sto in questo momento.-
-Ma tu questo bambino lo vuoi o no?-le chiese Alex inginocchiandosi davanti a lei.
-Ti deludo se ti rispondo con un non lo so?-
-No Eva, non mi deludi. Ti capisco. Sei confusa e sarebbe tutto più semplice se Marco fosse con te, ma io ti invito a riflettere. Forse con questo bambino le cose tra te e Marco si sistemeranno per sempre.-
-Ma io non voglio che questo figlio ci faccia da collante! Se voglio tornare con Marco e lui con me deve essere per amore, non per dovere. Pensa che ancora non ci siamo neanche sentiti, l’ho dovuto chiamare io perché Marta ha chiesto del padre.-
-E che ti ha detto?-
-A me personalmente nulla, ha parlato solo con Marta. Ora, non solo ci siamo allontanati, devo anche dirgli che sono incinta. Io non ci riesco, come faccio? Ma soprattutto che devo fare?-
-Perché non provi a prendere tu l’iniziativa? Vai a Roma.-
-Alex, in questo momento mentre desidero si fare qualcosa, immediatamente dopo voglio l’esatto contrario. Non sono più sicura di niente, non so più chi sono diventata, non ci sto capendo nulla della mia vita in questo periodo. Forse… Forse ha ragione Marco, lui ha capito prima di me che io non ero più me stessa, che qualcosa in me non andata ed è voluto andare via perché cercassi di capire cosa voglio veramente dalla vita.-
-Finalmente sei arrivata alla giusta conclusione, con un po’ di ritardo, ma ci sei arrivata. Tu non hai idea di quanto sia grande, immenso e puro l’amore che prova Marco per te.-
-Anche se ci siamo traditi? Se due persone si amano non dovrebbero tradirsi.-
-Non dovrebbero, hai ragione, ma può succedere e questo non vuol dire che tu ami meno Marco o lui ami meno te. Sarebbe tutto più semplice se tu ammettesti a te stessa che si, hai tradito Marco, ma lo ami e continuerà ad essere così per sempre. Si vede che tra voi due c’è un legame speciale.-
-Ma come fai a starmi vicino dopo quello che ti ho fatto? Non merito di averti accanto.-
-Beh, gli amici servono a questo. Servono ad aiutare, comprendere, consigliare e per te farei anche l’impossibile perché meriti questo ed altro.-
-Ti sembra superficiale se ti rispondo con un grazie?-
-No, perché è quello che volevo sentirmi dire.-rispose Alex abbracciandola. Ma l’abbracciò fu interrotto dal telefonino di Eva. Era una chiamata da parte di Marco. Lei sapeva benissimo che aveva chiamato per la figlia, così fece rispondere direttamente lei, ma non sapeva che il suo uomo doveva parlare anche con lei.
-Mamma, papà ti vuole.-disse Marta passando il telefonino alla madre.
-Cosa vuole papà?-chiese facendo finta di niente Eva.
-Non lo so.- ripose con un sorriso la piccola.
“Pronto Eva”disse Marco.
-Marco, cosa succede?-
“Ti chiamo per una cosa che è successa a Carlotta.”
-Che le è successo?-chiese preoccupata Eva.
“Volevo essere io a dirtelo. Oggi ha rischiato di perdere il bambino e per questa notte rimane sotto osservazione in ospedale.”
-Ma ora come sta, tutto apposto?-
“Si, sia lei che il bambino sono fuori pericolo. Ora con Carlotta c’è Walter ed io sono fuori il reparto con Stefania ed Ezio.”
-Magari domani la chiamo, ora non vorrà sentire nessuno.-
“Si, forse si. Ha bisogno di un’amica.” Silenzio. Passarono solo alcuni secondi di silenzio tra Eva e Marco. Silenzi che sembravano interminabili fino a quando Marco non riprese la parola. “Eh allora ci sentiamo, domani mattina ti chiamo per sentire Marta”

“Diglielo Eva, digli che sei incinta di lui e che ancora lo ami. Diglielo. Digli che hai solo fatto un errore, lo stesso suo errore. Diglielo che lo ami.” Continuava a ripetersi Eva.

-No.-rispose Eva. Voleva sentire ancora la voce del suo Marco. Voleva Marco, lo voleva più di ogni altra cosa al mondo.
“Eva, tutto bene?”
-Si… eh volevo dirti se potevo chiamarti più tardi così cantavi per Marta la ninnananna, sai quanto fatica ad addormentarsi se non gliela canti, infondo è per lei la tua canzone.-
“Va bene, quando vuoi chiamami. Allora ciao.”
-Ciao Marco.-rispose Eva per poi chiudere la chiamata.
-Diglielo Eva.-disse Alex guardando Eva dritta negli occhi.
-Appena trovo un po’ di sicurezza in me stessa e ritorno l’Eva Cudicini di sempre glielo dirò. Lo giuro.-
 
Intanto nell’ospedale romano, Marco era tornato da Ezio e Stefania e dopo una manciata di minuti ritornò anche Walter.
-Allora?-chiese Marco.
-Sta bene, anche se è ancora molto scossa. L’ho vista spaventata ed impaurita come non mai, solo che devono tenerla sotto osservazione questa notte e serve qualcuno per la notte, ma io non posso rimanere, ci vuole una donna.-
-E vabbeh, dov’è il problema? Rimango io.-disse Stefania.
-Davvero mà?!-
-Ma certo Walter, non ti preoccupare, con Carlotta ci resto io.-
-Grazie mamma.-ripose il figlio con le lacrime agli occhi abbracciando la madre.
-Ora però calmati, Carlotta ed il bambino sono fuori pericolo, tornatene a casa con tuo padre e vedrai che domani le cose andranno meglio.-Walter annuì.
-Ma se vi fermaste a cena da me insieme a Diego?-
-Perfetto.-rispose Ezio. –Lo chiamo subito.-
-Allora ci vediamo domani. Buona notte a tutti.- continuò Stefania.
-Notte mà.-rispose il figio.
E così Marco e Walter iniziarono ad andare a casa, Ezio passò prima da casa per prendere Diego e dirigersi dagli amici e Stefania andò nella degenza dove c’era Carlotta.
-Ehi Carlotta, posso entrare?-chiese Stefania dall’uscio della porta.
-Si, certo.-rispose la ragazza con un falso sorriso.
-Senti, qualcuno doveva rimanere per la notte, ma se non gradisci la mia compagnia io posso andare.-
-No, no anzi, mi fa piacere. Almeno passiamo un po’ di tempo da sole.-
-Beh, mi fa piacere, anche se rimanere da sole in questo contesto non è dei migliori. Come ti senti?-aggiunse Stefania dopo un breve attimo di silenzio.
-Se penso che poteva andare peggio, sto bene.-
-E il medico che dice?-
-Mi ha detto di stare un mese totalmente a riposo. Walter non lo sa, l’ho visto preoccupato come non mai e non ho avuto il coraggio di dirgli tutta la verità.-
-Quale verità?-chiese preoccupata Stefania.
-Posso perdere il bambino in qualsiasi momento se non sto a riposo questo mese. Lui sa che sia io che il bambino siamo fuori pericolo, ma non è così.-
-C’è il rischio del distacco della placenta?-Carlotta annuì. –Allora vedrai che se stai a riposo tutto andrà bene.-
-Stefania, io ho paura di perdere questo bambino, non voglio.-disse Carlotta abbracciando la donna liberandosi dalle lacrime che ha dovuto trattenere davanti il fidanzato.
-Dai Carlotta, ti starò vicino e come me anche Walter, Ezio, Marco, Lucia, Giulio e tutti gli altri. A proposito, vuoi che avverta i tuoi genitori?-
-No no, non voglio allarmarli, staranno via ancora un paio di mesi quindi per il momento posso evitare di chiamarli.-
-D’accordo, come vuoi tu; ora però cerca di calmarti e vedrai che tutto si sistemerà.-Carlotta annuì e tornò ad abbracciare Stefania che non si sa come, riusciva a tranquillizzarla.
 
Intanto a casa Cesaroni, dopo aver cenato Rudy, Alice e Diego andarono in camera di Alice, Mimmo e Matilde che era rimasta a cenare lì insieme a suo zio, andò in camera di Mimmo, gli adulti rimasero in salone per continuare a chiacchierare, mentre Marco e Walter salirono in mansarda.
 
-Perché non chiami Carlotta?-chiese Marco vedendo il suo amico triste come non mai.
-Magari sta dormendo, non mi va di disturbarla.-
-Secondo me, invece, le farebbe piacere sentirti. Chi più di te può starle accanto?-
-No, dai. Fidati, meglio se la lascio da sola e tu dimmi piuttosto se sai qualcosa di Eva.-
-L’ho chiamata prima quando eravamo in ospedale e le ho detto di Carlotta, nulla di più.-
-Come nulla di più? E come l’hai sentita? Non ti ha detto altro?-
-Walter, che mi doveva dire? Magari si sarà anche irritata per la mia chiamata, forse stava pure con Alex.-
-Ma come fai dico io. Come? Sai che la donna che ami magari è nelle braccia di un altro e tu non fai niente, fai come se nulla fosse.-
-Forse perché solo da parte mia c’è interesse, mentre in amore l’interesse deve esserci da entrambi.-
-Chiamala.-
-Eh?!- rispose stranito Marco.
-Giuro che se non la chiami tu per dirgli che hai sbagliato a lasciarla, lo farò io.- Marco non rispose, così Walter prese l’iniziativa. –Uno. Due. Tre.-
-Ok, ok. La chiamo va bene?-
-Non basta che la chiami, sai cosa devi dirle.- E così Marco decise di chiamarla, prese il telefonino e compose il numero di Eva, ma il suo più grande incubo si era realizzato: a rispondere alla chiamata fu Alex
“Pronto, Marco”
-Alex!-esclamò Marco. –Cercavo Eva, può rispondere?-
“È in bagno, ti faccio richiamare?”
-No, magari la chiamo domani mattina.-
“Anzi, aspetta è appena uscita te la passo.”
Marco però non aveva più la forza di sentirla dopo aver parlato con Alex, così anche facendo la figura del vigliacco, chiuse la chiamata.
-Perché hai chiuso?-chiese arrabbiato Walter.
-Per sentire te che m’incoraggi a chiamarla. Sai con chi era? Con Alex. Stanno insieme Walter, non c’è più nulla da fare. Ho perso. Ora sono solo un ex di Eva ed il padre di sua figlia, per il resto non sono più nessuno.-
-Marco, ma insomma. Possibile che non hai le palle per dire ad Eva che la ami? Io non ti riconosco più, cedimi. Il Marco di qualche anno fa avrebbe lottato a qualsiasi costo per stare con Eva, ora mi spiace ma non ti riconosco.-
-Walter, tu pensi che sia sempre tutto così facile? Pensi che mi sia stato facile lasciare Eva e Marta? Pensi che non ci soffra? Waler, io sento di morire e credimi che ogni tanto mi prende quella voglia di farla finita sul serio. Avevo anche valutato l’idea di ammazzarmi, se proprio lo vuoi sapere, ma poi ho pensato a Marta e al fatto che sarebbe cresciuta senza un padre. Io sono cresciuto senza madre e so cosa voglia dire avere un solo genitore. Per Marta voglio il meglio e senza uno dei suoi punti di riferimento non avrà mai il meglio.-
-Neanche ora ha il meglio se tu sei qui e lei a Londra.-
-Però sono pur sempre vivo e posso vederla quando voglio.-
-Non ho parole.-
-Tranquillo, a volte non servono le parole, ma i fatti… e di fatti ne ho visti abbastanza. E se vogliamo anche sentiti, dopo la chiamata di due minuti fa.-Squilla il telefonino di Marco. –È Eva.-
-E rispondi coglione. Fallo perché altrimenti lo farò io.-Marco rispose.
-Eva.-tentennò Marco.
“Mi cercavi?”
-Si, ma non è nulla di importante insomma. Non volevo disturbarti.-
“Nessun disturbo Marco. Dimmi.”
-Volevo sentirti.- Silenzio. Un’altra chiamata. Ancora attimi di silenzio. –Ma forse ho sbagliato momento.- continuò Marco riprendendo un po’ di coraggio.
“Marco, io dovrei parlarti.”
-Tranquilla, l’ho capito che per te non sono più nessuno e ti capisco. Quando penso di rimediare ai miei errori puntualmente ne commetto altri.-
“No, ti sbagli, credimi.”
-E allora cos’altro d’importante devi dirmi?-
“Non è facile per telefono.”
-Allora quando trovi le parole poi me lo dici.-rispose irritato Marco.
“Si, hai ragione. Hai perfettamente ragione. Ti passo Marta.”
“Papà.”Gridò la piccola.
-Amore mio, che stai facendo?-
“Sono nel letto tuo.”
-Brava, così fai compagnia alla mamma.-
“Papà, mi canti la ninnananna?-
-Certo piccola mia.-rispose Marco. Dopo un breve attimo di pausa iniziò a cantare cercando di trattenere le lacrime che volevano uscire dai suoi occhi

-[…]
Sarete voi la vostra storia.
Sarete voi due sguardi in aria.
Sarete voi la mia memoria.
Sarete voi il mondo intorno a me.
Pigiami, moine, la culla con le apine, triciclo, girello, il mondo sembra bello.
Le scarpe che indossi per fare i primi passi, il mare, gli abbagli, i granchi tra gli scogli.
Cortili, bambine col fiocco e le treccine, problema, sei meno, ma sempre in due per mano.
Regali, Natale, la neve sotto il sole, playstation ma quando, ti giuro sto studiando.
Ritardi, promesse, duecento sms, ti chiamo, c’hai un casco? Neanche ti conosco.
Chitarre, distorte, dalle finestre aperte, ballare, da solo, alzando gli occhi al cielo.
Campeggio, concerto, il primo bacio storto, mi guardi, ti amo, domani autogestiamo.
Silenzio, sai cosa? Noi siamo soli in casa. Poi scosti le tende, sei diventato grande.-

 
“Ehi Marco.”Riprese il telefonino Eva. “Si è addormentata”
-Come sempre. Vabbeh, allora ci sentiamo.-
“Quando vuoi, ciao Marco.”
-Ciao Eva.-Marco chiuse la chiamata.
-Allora?-chiese Walter.
-Allora nulla rispose Marco.-
-Ma come, mi sembra di aver capito che deve parlarti.-
-Appunto, sembrerebbe, ma non mi ha detto nulla.-
-Allora prendi l’aereo e va da lei.-
-Si, e che le dico? Cos’è che dovevi dirmi Eva?-
-Si, bravo. Hai capito in pieno le mie parole.-
-No, non mi sembra una buona idea, a meno che…-
-Che hai in mente?- chiese Walter preoccupato.
-Rudy può aiutarmi.-Marco si alzò dal letto e corse verso la porta, gridando il nome del fratello che lo raggiunse subito.
-Ehi Marco, che ti succede?-rispose il fratello appena se lo ritrovò davanti.
-Ho bisogno di te come non mai, sei disposto ad aiutarmi?-
-In che modo dovrei contribuire?-
-Hai presente la tua canzone per Alice?- Rudy annuì. –Dovresti prestarmela. È l’unica cosa che possa far ritornare insieme me ed Eva. E poi, se vorrai, questa canzone la canterai nel mio nuovo disco.-
-Senti, a me del disco non m’importa nulla, ma se può esserti d’aiuto con Eva, va bene.-
-Ti sarò riconoscente per tutta la vita.-
-Attento a quello che dici.- rispose Rudy abbracciando il fratello.
-Dobbiamo registrare subito. Questa stanza non è il miglior luogo, ma è l’unico posto che abbiamo. Il tempo di collegare l’attrezzatura e iniziamo. Te la senti?-Rudy annì.
-Magari io scendo sotto ad avvertire Alice e Diego.-disse Walter.
-D’accordo.-rispose Marco.
-Finalmente è tornato Marco, complimenti.-disse Walter dando una pacca sulla spalla all’amico, prima di andar via.
-Prendi la chitarra dalla custodia intanto. Rudy grazie.-
-Per una volta li aggiusto i casini, invece di combinarli.-
-C’hai ragione.-risero insieme. –Pronto?- Rudy annuì. –Vai.- E così Rudi iniziò a cantare
 
 

Ma come fai,
sai dei miei guai anche se non mi vedi.
Ma come fai,
non manchi mai quando non sto più in piedi.
Se cado giù ci pensi tu
Mi spieghi come fai.
A sopportare tutti i mie perché,
a non urlare se ce l’ho con te
combinazione senza nome
come due anelli, quasi fratelli.
A realizzare tutti i miei farò
A non mollare quando me ne andrò,
un’emozione senza nome,
come due aneli, più che fratelli.
Ma come fai,
risolvi i guai, anche se poi lo neghi.
Ma come fai,
non dormi mai, forse è per me che preghi.
Se volo su, ci pensi tu,
mi spieghi come fai.
A sopportare tutti i miei perché,
a non urlare se ce l’ho con te,
combinazione senza nome
come due anelli, quasi fratelli.
A realizzare tutti i miei farò,
a non mollare quando me ne andrò,
un’emozione senza nome,
come due anelli, più che fratelli.
Grazie perché se stai con me, io crescerò.
Resta con me o senza di te come farò.
A sopportare tutti i miei perché,
a non urlare se ce l’ho con te,
combinazione senza nome,
come due anelli, quasi fratelli.
A realizzare tutti i miei farò,
a non mollare quando me ne andrò,
un’emozione senza nome,
come due anelli, più che fratelli.

 
-La base è pronta, ma la registrazione lascia a desiderare.-iniziò a dire Marco.
-A me sembra ottima.-
-Fidati, questa qualità è pessima, ma d’altronde è tutto ciò che abbiamo. Domani pomeriggio parto per Londra. Torno da Eva.-
-Marco mio, siamo tutti con te.-
-Mi dispiace solo di non poter stare vicino a Walter in questo momento, ma non posso aspettare.-
-Walter capirà e sarà più felice se tornerai da Eva.-
-Però mi raccomando, non dirlo a nessuno, voglio che sia una sorpresa. Magari se tu lo dici a Mimmo, lui si fa scappare qualcosa con papà, che sua volta andrà a dirlo a Lucia e lei ad Eva e la sorpresa è andata.-
-Tranquillo, sarò muto.-
 
Intanto a Londra Eva stava ancora parlando con Alex.
-Sai, la chiamata di prima mi ha fatto riflettere.-iniziò Eva.
-In che senso?- rispose Alex
-Nel senso che… io amo Marco e non posso continuare a stare senza di lui. Ci siamo traditi, va bene, ma l’amore tra noi è rimasto. Basta Alex, ho deciso.-
-Deciso? Cosa?-
-Torno a Roma. Non m’importa nulla della carriera, Marco è più importante di qualsiasi altra cosa. Faccio le valige e domani mattina parto. Anzi prima passo in redazione a dare le dimissioni e poi prendo il volo per Roma.-
-Quindi questo è un addio?-
-Credo proprio di si. Grazie per essermi stato accanto.-
-Quando hai bisogno di un amico chiama, ok?- Eva annuì.
-Vuoi aiutarmi con le valige?-
-D’accordo. Ah, e se un giorno o l’altro tu e Marco decideste di sposarvi, tieni presente che io so ancora cucinare.-risero insieme.
-Sarai il primo a saperlo se mi sposerò, promesso.-Alex diede un bacio sulla guancia ad Eva. –Dai, ci aspetta un lungo lavoro. Devo sistemare anche le cose che Marco ha lasciato qui. La nostra città e Roma, e da lì mi sa che non ci sposteremo più.-

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Capitolo 12
*** Io sono qui ***


Io sono qui

 
 
Il mattino seguente Marco andò a svegliare il padre all’alba, lasciandolo sorpreso per quel gesto, ma sentiva veramente la necessità di parlargli e di dirgli che era deciso più che mai di tornare da Eva. L’amava.
Erano stati distati solo pochi giorni, e lui non aveva mai sentito così forte la sua mancanza.
Pensava di essere più forte, d’altronde lo era stato quando era partito per Londra, quando ha dovuto vedere per mesi Eva accanto ad un altro uomo, quando ha visto la donna che amava convivere in America con Alex, e poi era stato forte quando dopo il suo tradimento Eva era scappata prima a Venezia dalla madre e poi a Milano dal padre.
Ma questa volta era tutto diverso. Era come se una forza maggiore proveniente da chissà quale parte sconosciuta del suo corpo lo costringesse a fare quel passo, a prendere l’aereo per andare dalla sua donna, e per una volta voleva provarci, non si sarebbe tirato indietro, qualsiasi cosa sarebbe successa, avrebbe lottato fino alla fine per riprendersi Eva.
 
-Beh Marco, io sono tuo padre e ti appoggio, ricordati che sono sempre dalla tua parte.-disse Giulio in cucina insieme al figlio mentre prendevano un caffé.
-Non sai quanto mi sia d’incoraggiamento. Lo so che il nostro rapporto padre-figlio forse non è mai stato dei migliori, molte volte invece di discutere come persone civili ci siamo dati addosso, ma non è mai troppo tardi per iniziare, no?-
-No, non è tardi per riprendere il nostro rapporto come non è tardi per andare da Eva e dirle quello che mi hai appena detto.-
-Ho un po’ paura, in fondo potrebbe anche non volerne sapere niente di me.-
-Marco, tu sei un Cesaroni, ed i Cesaroni non hanno paura di una cosa del genere.-
-Allora vado.-disse Marzo alzandosi.
-Vuoi un passaggio?-
-No, preferisco andare da solo.-Il padre gli diede una pacca sulla spalla. –Ciao pà.-
-Ciao Marco.-E così Marco prese la sua valigia e la sua chitarra ed uscì di casa. Nello stesso istante in cui lui uscì, Lucia arrivò in cucina.
-Chi è uscito?-
-Marco.- Lucia rimase senza parole. –Sta andando da Eva. Speriamo bene.-
-Ma perché combinano sempre casini i nostri figli?-
-Ma tutti questi casini hanno portato almeno una cosa positiva-
-Sarebbe?-chiese Lucia perplessa.
-Marta!-esclamò Giulio.
-Ah beh, c’ha ragione. Quel casino gli è riuscito bene a quei due.-risero insieme.
 
Intanto a Londra Eva aveva preparato tutte le valige ed Alex era andato a casa sua presto per prenderla ed accompagnarla all’aeroporto insieme alla figlia.
Prima di arrivare all’aeroporto fecero alcuni giri, passarono dal pub dove Marco suonava, dalla redazione del giornale dove lavorava Eva per dare le dimissioni ed infine dalla proprietaria di casa, la signora che li aveva aiutarti, che era stata per loro quasi come una madre ed una nonna acquisita per Marta. Una signora su cui fare riferimento in qualsiasi momento.
Dopo il tour turistico Alex, Eva e Marta arrivarono a destinazione.
-Questa volta è un addio davvero.-
-No, non è un addio Alex. In fondo abbiamo promesso di rimanere amici.-
-Mi chiamerai?-chiese Alex.
-I rapporti a distanza non funzionano mai, ma per gli amici è diverso.-
-È un no?-
-È un vedremo, ma di certo non è un addio, puoi starne certo.-lo rassicurò Eva.
-Beh, ora ti conviene andare a fare il biglietto.-
-Si, vado subito.-
-Perdonami se non ti accompagno, ma non ci riesco. Lo sai perché te l’ho detto, io sono stato profondamente innamorato di te, e non mi va di…-
-Tranquillo Alex, però una cosa te la voglio dire: in questi giorni ti sei rivelato un amico e credimi che mai come in questi giorni ti ho sentito così vicino a me. Nonostante io ti abbia fatto soffrire mi sei stato accanto, consigliandomi sempre la via giusta. Grazie.-
-È stato bello starti accanto.-
-Amore, saluti Alex che va via?-chiese Eva rivolta alla figlia che teneva in braccio.
-Ciao Alex.-
-Ciao bimba bella.-rispose lui.
-Allora ciao Alex.-rispose Eva per poi allontanarsi.
-Addio Eva.-disse Alex con un filo di voce quando oramai la donna era lontano da lui.
Dopo aver fatto la fila per il biglietto Eva scoprì che era tutto inutile: non c’era una aero con tratta diretta Londra – Roma a causa di una perturbazione nel nord Italia.
-Signorina io devo assolutamente arrivare a Roma entro questa sera.-
-Mi dispiace, ma tutti i voli diretti a Roma sono stati annullati.- rispose la donna del chek-in.
-E non c’è altro modo per arrivarci? La prego, sono così disperata da accettare qualsiasi soluzione.-
-Beh, una soluzione forse ci sarebbe.-
-Ci sarebbe al condizionale o c’è al presente?-
-C’è. Invece di prendere un volo diretto, potrebbe fare due o tre scali in più in alcune città Europee per arrivare a Fiumicino questa sera alle 22. È l’unico modo che ha per raggiungere la capitale italiana.-
-D’accordo, mi va bene. Grazie per la sua gentilezza.-
-Beh, ho capito che è qualcosa di urgente e particolare se non può aspettare domani.-
-Si, ha proprio ragione.-E così Eva decisa più che mai ad andare a Roma, accettò di fare scalo prima a a Berlino, poi Vienna e da lì avrebbe preso quel volo tanto atteso per Roma.
Era disposta a tutto per tornare dal suo Marco, e ci stava riuscendo.
 
A Roma, o meglio all’aeroporto di Fiumicino le cose erano andate in modo diverso: Per Marco non c’era nessuna seconda possibilità, così ormai rassegnato uscì dall’aeroporto e prese un taxi che lo portò in Bottiglieria.
-Ah Marco, che ci fai qui?-chiese il padre vedendolo entrare.
-Tutti i voli per Londra sono cancellati per una perturbazione nel nord Italia. Ma perché deve essere tutto così complicato? Spiegamelo davvero, perché io non capisco.-
-Marco, fosse per me ti ci porterei ora. Ma alla fine un giorno in più o in meno cosa cambia?-
-Cambia tutto.-rispose Marco rassegnato.
-E invece non cambia niente perché quello che tu provi ora lo proverai anche domani per Eva. Quando ami una persona, la ami sempre per tutta la vita, non a giorni alterni.-
-C’ha sempre ragione.-
-So tuo padre e se permetti avendo qualche anno in più di te, ho fatto più esperienze. Mo che fai, resti seduto sullo sgabello de Ezio tra l’altro ed aspetti la solita birretta oppure me dai una mano coi clienti?-
-Ti do una mano, ma un caffè, anzi un cappuccino me lo prendo molto volentieri.-
-E comincia ad alzarti. Tuo zio è alla vigna e torna tra un paio d’ore.-
E così Marco era tornato a lavorare in bottiglieria, tanto non aveva nulla da fare, anche perché Walter voleva stare vicino a Carlotta e lui capiva che in questo momento la sua ragazza aveva più bisogno di lui.
Tra un cliente e l’altro da servire, Marco continuava a parlare con il padre. Finalmente entrambi stavano conoscendo davvero il rapporto padre-figlio, anche se con qualche anno di ritardo.
Ma ovviamente, niente può andare per il verso giusto, soprattutto quel giorno che le cose erano iniziate male.
In bottiglieria arrivò Maya. Appena entrata si accomodò su uno sgabello di fronte il bancone ed aspettò che Marco si girasse verso di lei per parlargli.
-Forse non sono stato chiaro.-
-Tu sei stato chiarissimo, ma volevo chiederti una cosa.-
-Io e te non abbiamo nulla di cui parlare.-
-Ancora non ti ho detto nulla.-rispose Maya.
-Ecco brava, è esattamente quello che devi fare.-
-Ti rubo solo un minuto, ok?-Marco annuì rassegnato, convito che se l’assecondava, l’avrebbe lasciato in pace. –Ti piacerebbe guadagnare 10 mila € con una serata?- Marco rimase senza parole ed il padre fissò Maya dopo aver pronunciato quella frase. –Nella villa di mia nonna si terrà una festa riservata, giusto pochi intimi e mi chiedevo se ti andasse di animare la serata.-
-No grazie. Puoi permetterti dozzine di cantanti.-
-Ma io voglio che ci sia tu.-
-Io voglio non esiste, caso mai vorresti. Ma il problema comunque non sussiste perché io non accetto l’offerta.-
-Vuoi di più? Venti mila ti vanno bene?-
-Neanche per 100 mila € verrei da te.-Maya prese dalla sua pochette il libretto degli assegni ed una penna per compilare l’assegno con la cifra suggerita da Marco: cento mila euro. Tanto per Maya erano solo pochi spiccioli. Dopo aver compilato quel pezzo di carta lo diede a Marco.
-Cos’è?-
-L’assegno con la cifra che mi hai chiesto.-
-Io non sono in vendita e soprattutto non ti ho chiesto nulla.-
-Dai, che in fondo ti fanno comodo. Mai nessuno scommetto che ti ha pagato così tanto in vita tua. Accetti allora? La serata si terrà lunedì prossimo.-
-No Maya e riprenditi quest’assegno.-
-Marco, io non te lo sto chiedendo da ragazzina viziata e capricciosa. Fai conto che io sono solo una ragazza che ti sta offrendo l’opportunità di farti conoscere da persone importanti. E chissà, magari tra gli invitati può esserci anche qualche produttore musicale.-
-Beh, se la mettiamo così potrebbe andare bene, no?.-s’intromise il padre.
-No papà, non va bene. Ti ricordi io domani dove sono?-
-Giusto, non va più bene.-
-Hai impegni che non possono essere rimandati?-
-Già.-rispose secco Marco. –Domani parto per Londra.-
-Allora facciamo così, io l’assegno te lo lascio comunque, magari mi fai sapere quanto torni, così in base alla tua disponibilità organizziamo l’evento, anche se bisogna rimandarlo.-
-Ma perché hai scelto proprio me?-
-Perché di te mi fido. Perché sei bravo, hai talento e sei libero di fare quello che vuoi nella vita, non hai obblighi da seguire e sogni a cui devi rinunciare.-
-Va bene, accetto, ma non ti garantisco nulla su quando sono disponibile.-
-Tranquillo. Se poi pomeriggio hai un po’ di tempo possiamo discutere su quello che dovrai fare.-
-Pomeriggio devo lavorare, ma se vuoi possiamo andare a cena insieme.-
-Perfetto.-
-Passo alla villa di tua nonna per le 20?- Maya annuì.
-A stasera.-Dopo aver salutato Maya andò via.
-Marco mio, ti rendi conto di quanti soldi hai in mano?-
-Si, ma non li terrò per me. Una parte li conserverò per il futuro di Marta. Devo pensare al suo futuro e se non lo faccio io che sono il padre, chi dovrebbe farlo?-
-Saggia scelta.-
 
Intanto la giornata passava: Marco sempre in bottiglieria ed Eva in giro per l’Europa scendendo e salendo da un’aero all’altro per arrivare nella sua Roma.
Alle venti Marco andò a prendere Maya. Andarono a cena fuori e lei gli spiegò in cosa consisteva il suo lavoro per quella famosa serata: doveva cantare, canzoni sue o cover e doveva invogliare gli invitati a ballare ed a cantare.
-Ma si può sapere in cosa consiste questa serata? Insomma, cosa si festeggia?-
-Il mio matrimonio con Jay. Alla fine ho deciso di sposarlo, sono una principessa e come tale ho degli obblighi, ma almeno sono riuscita a convincere mio padre di fare tenere il ricevimento qui a Roma e non a Londra.-
-Dopo quello che mi hai detto non so se essere felice per te o il contrario.-
-Tranquillo, questo ancora devo capirlo anche io. Anche mia nonna ha avuto delle nozze combinate, dapprima era infelice perché era innamorata di un altro uomo, poi ha imparato a conoscere il suo consorte, sono diventati amici, complici ed infine si sono innamorati; ed a me piace pensare che un giorno mi accadrà la stessa cosa.-
-Beh, lo spero per te. Spero che tutto ti possa andare per il meglio.-
 
Ore 22.00. Eva finalmente è scesa dall’aereo. Questo voleva dire che finalmente era a Roma.
Marta, stanca del viaggio, si addormentò tra le braccia di Eva mentre aspettavano l’arrivo delle valige.
Ritardarono di mezz’ora, ma non le importava, oramai era a Roma. Il più era fatto.
Appena uscita dall’aeroporto, anche se con qualche difficoltà visto le due valige e la figlia che si era svegliata e piangeva perché non voleva camminare data la sua stanchezza, trovò un taxi e in tre quarti d’ora arrivò alla Garbatella.
Appena arrivata davanti il cancello di casa vide Mimmo, che come sempre portava fuori l’immondizia.
-Eva!-
-Mimmo!-
-Dai, ti aiuto. Ma perché non hai avvertito che saresti arrivata? Ti saremo venuti a prendere, guarda come stai combinata.-
-Grazie Mimmo. Volevo fare una sorpresa  voi, ma soprattutto a…-
-A Marco, ho capito. Comunque non c’è è uscito.-
-Ah vabbeh, non importa lo aspetterò.-
Intanto i due fratellastri entrarono in casa. Eva con Maya in braccio fu assalita da tutti i presenti in quella casa, ma preferì prima portare la piccola a letto, stremata dal viaggio e poi scese per riabbracciare tutti.
-Finalmente a casa amore mio!- disseLucia abbracciando la figlia.
-Si, sono venuta più che per voi, per Marco.-
-Beh, sai che anche Marco voleva raggiungerti oggi? Ma non partivano gli aerei per Londra.-
-Lasciamo stare, per venire ho dovuto fare il giro d’Europa. Sono partita da Londra, per scendere poi a Berlino, Vienna e finalmente Roma. Comunque, sapete a che ora torna Marco?-
-No, è uscito a cena, ma non ho idea di che ora si farà.-rispose Giulio.
-Vabbeh, allora lo aspetto fuori, vi dispiace?- Tutti fecero ceno di no e così Eva uscì e si andò a sedersi sul dondolo in giardino.
-Forse dovevamo dirglielo che Marco è uscito a cena con Maya.-disse Lucia
-No, facciamoci i fatti nostri, è meglio Lucì. Hai visto com’era felice? Se sentiva il nome della ragazza con cui Marco l’ha tradita, non oso pensare a cosa sarebbe successo.-
-C’hai ragione. Andiamo a dormire?-
-Ottima idea. Beh ragazzi, tutti a dormire.-disse Giulio.
Intanto Eva era ancora nel giardino. Dopo una buona ora sentì l’arrivo di un taxi. Si scostò dal muretto per vedere chi era, e vide Marco. Ma non era solo, era con Maya.
Erano distanti, e si stavano salutando con un cenno di mano.
Fin qui tutto bene, ma d’un tratto Maya si avvicinò a Marco e lo baciò.
Dopo il bacio d’infilò velocemente nel taxi e scappò nel buio della notte.
Marco intanto rimase lì con le chiavi di casa in mano, immobile incapace di dire o fare qualcosa; ma alzò gli occhi e vide Eva in lacrime.
A quel punto reagì e corse velocemente per andare da lei.

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Capitolo 13
*** Colpa mia o colpa tua ***


COLPA MIA O COLPA TUA.
 


 
-Eva!-esclamò Marco. All’improvviso si dimenticò del bacio e soprattutto delle labbra che un istante prima l’avevano sfiorato. Davanti a se aveva Eva e lei era tutto ciò che conta realmente nella sua vita. Marco aprì il cancello, salì velocemente il viale di casa e si avvicinò ad Eva ancora in lacrime. –Sei qui!-
-Lasciami Marco!-esclamò Eva arrabbiata.-
-Eva! Ma…-
-Ti ho detto di lasciarmi stare.- gridò Eva in lacrime.–Io sono qui per te, sono tornata per te, ho mollato Londra e tutte le mie certezze che avevo per te, perché pensavo mi volessi ancora. Pensavo che stessi soffrendo come me, evidentemente mi sbagliavo. Si vede che quella principessa è in grado di darti molto più di quanto possa offrirti io.-
-Ma non è vero!-
-Certo, come no. Il bacio è stato un incidente.-
-È stata lei a baciarmi. Se hai visto bene la cena, perché tu l’hai vista eccome, hai potuto notare bene che è stata Maya ad avvicinarsi a me, è lei che ha preso l’iniziativa.-
-E mi pare anche che non t’abbia fatto schifo il bacio. Ma tranquillo, sono solo io quella che sta male. Pensavo che soffrissi, ma va bene così. Ora Marco, ti chiedo solo di non rivolgermi più la parola, con me hai chiuso. Ovviamente Marta è anche tua figlia quindi puoi stare con lei quanto e quando vuoi.-Eva, ancora in lacrime, stava per rientrare in casa, quando Marco la fermò tirandole il braccio destro.
-Vuoi sapere perché sono andato a cena con lei?-
-Lasciami stare!-rispose arrabbiata.
-No, tu ora mi ascolti. Sono uscita con Maya perché mi ha chiesto di suonare al suo matrimonio con Jay. Alla fine si è deciso a sposarlo quell’uomo, ed ha chiamato me perché si fida, perchè per questo matrimonio che per lei non sarà il massimo nella vita, vuole un ricordo indimenticabile con le mie canzoni. Tutto qui.-
-Allora dalle un figlio se vuole un ricordo indimenticabile. Tanto a letto ci siete già stati una volta, potete anche ripetere.-
-Mi ha offerto centro mila euro, capisci ora? Eva, tra me e te in fondo quella che ha sempre portato i soldi a casa sei stata tu. Tu sei la ragazza responsabile e con un buon lavoro, tu sei quella che fa carriera. Io sono il padre di Marta ed ho solo la musica. Ti ricordi cosa dice il film di Sister Act? La parte in cui la madre di Rita scopre che la figlia fa parte del coro di Suor Maria Claretta? Dice “Cantare non mette il pane sulla tavola. Cantare non fa pagare le bollette”. Io non ci ho mai voluto credere, ma ora a 25 anni ho capito che forse aveva ragione. Guada, questo è l’assegno, prendilo e facci quello che vuoi. Avevo pensato di conservare una parte di soli per Marta, in modo tale che oggi o domani avesse qualcosa, ma ora puoi farne cosa vuoi di questi soldi, sono i tuoi.-Detto questo Marco entrò in casa lasciando Eva ancora confusa per la discussione appena avuta. Una volta dentro Marco vide il padre scendere le scale.
-Avete litigato?-
-A quanto pare.-Eva entrò dentro.
-Scusate. Tolgo subito il disturbo. Vado in mansarda.-Giulio e Marco aspettassero che salisse le scale per iniziare a parlare.
-Che cosa è successo questa volta?-
-Maya mi ha baciato ed Eva l’ha visto. È stata lei baciarmi ed io non capisco il motivo della rabbia di Eva, ma…-
-Vedrai che domani si sistemerà tutto.-
-No papà, domani sarà peggio.Vabbeh, vado in bagno e poi scendo a dormire sul divano.-
-T’accompagno.-Arrivati al piano superiore videro Eva chiudere la porta del bagno. –Vieni dai, usi il mio.-
-A quest’ora di notte? Sei sicuro?-
-Si certo, dai. Non potevi usarlo se io invece di essere qui ero in camera mia con la porta chiusa.-ripose il padre facendogli l’occhialino.
Il girono seguente Rudy scese per primo a colazione e dopo aver posato il suo zaino sulla sedia in salone, vide Marco dormire sul divano così gli si avvicinò.
-Non è andata bene con Eva a quanto pare.-
-Vedo che ogni tanto ci predi.-rispose il fratello ancora assonnato.
-Sembravi convinto che tu ed Eva potevate formare di nuovo una famiglia.-
-Rudy, sono un cazzone. Sai qual è stato l’errore più grande che ho fatto?-Rudy fece cenno di no con il capo. –Aver lasciato sola Eva per l’ennesima volta. Sembra che io sappia solo scappare.- rispose mentre Eva era appena scesa con la figlia e sentendo la conversazione di Rudy con il fratello decise di rimanere lì in silenzio ad ascoltare senza farsi vedere.  –Tu lo sai che cosa è successo a Londra, sei stato il primo a saperlo, ma solo ora ho capito che dovevo rimanere lì a lottare per lei, dovevo esserle io a farle capire che senza di lei non so stare. Evidentemente per riesce a fare a meno di me, io no e non ci riuscirò mai.-
-Ma quanto ieri è tornata, ha detto di averlo fatto per te. Quello che non capisco è che se lei vuole te e tu vuoi lei così che v’impedisce di stare insieme?-
-Il fatto che ieri notte Maya mi abbia baciato! Questo ci impedisce di stare insieme.-
-Ah!-rispose il fratello.
-Forse tra me ed Eva è finita davvero per sempre.-
-Non dirlo neanche per scherzo. Avete passato momenti difficili insieme e ne siete sempre usciti fuori in un modo o nell’altro. Vedrai che tutto questo un giorno sarà solo un ricordo triste.-
-Rudy guarda in faccia la realtà: Eva non mi vuole più. Ah, questo è il tuo.-continuò Marco prendendo dal tavolino un CD. –Non provo neanche a fargliela sentire ad Eva, ora non ne vale più la pena, però se vuoi oggi invece di andare a scuola ti porto da Franco. Lui o qualche suo amico può darti una qualche possibilità. Il demo è buono.-
-No, ti ringrazio ma preferisco di no. Non me la sento di impegnarmi in qualcosa di così importante ora che ci sono gli esami. Appena chiudo con la scuola si, ci farò un pensierino. Però questo tienilo tu.-continuò Rudy ritornandogli in CD. –Magari potrebbe servirti.-
-Grazie Rudy, ora andiamo a fare colazione.-
-Concordo, ho fame.-
-Come sempre.-rispose Marco sorridendogli. Intanto Eva aveva sentito tutta la discussione e stava per piangere, ma per non farsi vedere dagli alti si portò una mano al viso per levare le lacrime e si diresse in cucina, ma non volendo urtò con Rudy.
-Eva!- esclamò Rudy. –Marta, bello di zio, vuoi venire in braccio?-
-Si zio.-rispose Marta tutta contenta saltandogli addosso. Intanto tutti e quattro entrarono in cucina, ma i rapporti tra Marco ed Eva erano freddi. Si fissavano negli occhi, ma non si parlavano. I loro sguardi erano pieni d’amore, ma da parte di Eva c’era anche l’odio verso Maya perché pensava che gli stesse portando via la persona più importante della sua vita dopo Marta, e la rabbia per essere stata da sola un’altra volta senza Marco.
Dopo cinque lunghi minuti in cucina arrivò il resto della famiglia a fare colazione. Marco, stanco di quell’aria pesante decise di andar via.
-Papà io vado a vestirmi e poi corro in bottiglieria. Faccio colazione lì. Buona giornata a tutti.-Detto questo Marco scappò.
-Eva tesoro come va? Dormito bene?-chiese la madre.
-Bene, che non si vede?-rispose irritata la figlia.
-Eva, io non voglio intromettermi nel rapporto con che tu hai con mio figlio, però una cosa te la devo dire: io a lui ci credo, ho visto come ha trattato Maya quando è arrivata in bottiglieria. Era l’ultima persona al mondo che volesse incontrare; e poi Eva io ho visto come guarda lei e come guarda te. Credimi se ti dico che ancora vuole te.-
-Giulio, io adesso ho bisogno di stare da sola. Anzi mamma, non è che questa mattina puoi tenermi Marta? Ho una commissione da fare e poi voglio passare da Carlotta.-
-Certo, la tengo io, vai tranquilla. Ma sei sicura che non vuoi che t’accompagni?-
-No, grazie. Preferisco andare da sola.-
-Come vuoi.-rispose Lucia.
-Allora vado, ciao a tutti.-Dopo aver salutato tutti, Eva uscì di casa per andare dal ginecologo: questa era l’impegno a cui voleva andare da sola. Ancora nessuno sapeva della sua nuova gravidanza. Di certo non avrebbe aspettato il settimo mese come aveva fatto con la gravidanza precedente, ,a prima voleva essere sicura che prima di tutto era lei a volere questo figlio dopo quello che aveva dovuto vedere: il bacio di Marco e Maya.
Dopo aver attraversato le strade di Roma in taxi, Eva si ritrovò davanti lo studio della ginecologa.
Lui accertò la sua gravidanza, ed i calcoli di Eva erano giusti, d’altronde il bambino poteva essere solo di Marco.
La gravidanza procedeva bene, ovviamente la dottoressa le rifece tutte le raccomandazioni che in questi casi si fanno e poi andò via con la sua prima ecografia di questo piccolo essere dentro di lei e qualche ricetta che implicava qualche analisi del sangue, ovvero normale routine per una donna incinta.
Uscita da lì andò a casa di Walter.
Lui e Carlotta erano soli in casa.
-Eva, tesoro!-esclamò Walter appena la vide. –Quando sei arrivata?-
-Ieri sera. Dov’è Carlotta?-
-In camera, vieni che t’accompagno.-Entrati nella stanza di Waler, Eva corse ad abbracciare l’amica.
-Carlotta!-L’amica non rispose, si limitò solo a stringere a sé l’amica.
-Vabbeh, chissà quante cose avrete da dirvi ora. Carlotta, ti dispiace se esco, così vado a fare un po’ di spesa?-
-No vai pure, tanto non sono sola.-Walter baciò la sua ragazza e poi accarezzò il suo ventre.
-Mi raccomando, che da sole siete pericolose voi. Ciao.-e Walter si volatilizzò.
-Allora, come stai? Marco mi ha detto che sei stata in ospedale.-
-Si, mi hanno dato le vacanze forzate.-
-Chi ti ha visitato?-
-La dottoressa Giacobelli.-
-Allora sei in buone mani, lei mi ha seguito sia quando aspettavo Marta, sia…-Eva si era tradita da sola con le parole e Carlotta aveva capito cosa intendesse dire.
-Sia ora. Eva, sei incinta di nuovo?-
-Si.-rispose lei come se nulla fosse.
-Ma è bellissimo. E Marco che dice?-
-Marco non dice nulla perché non sa niente, ci siamo lasciati. Ma dimmi di te.-
-C’è il rischio del distacco della placenta, quindi devo stare a riposo.-
-Se segui le indicazioni della dottoressa vedrai che andrà tutto bene. Guarda Marta com’è cresciuta.-
-Beh, hai ragione. Quindi, assodato che io devo rimanere a riposo, ora mi dici come vanno le cose tra te e Marco?-
-Beh dopo il tradimento lui è scappato, poi ieri sera sono ritornata per lui, e mentre lo aspettavo fuori nel giardino di casa l’ho visto arrivare con Maya. Lì per lì neanche m’importava, ma poi le sue labbra si sono buttate su quelle di Marco e di nuovo mi sono cadute tutte le certezze che avevo. Mi è crollato il mondo addosso, di nuovo.-
-E Marco?-
-E Marco, prima è rimasto impalato davanti a Maya, incapace di reagire, poi come mi ha visto si è precipitato da me. Era contento, l’ho guardato negli occhi ed ho visto che era innamorato di me, ma quel bacio è stato come un secondo tradimento.-
-Però, da quello che mi dici è stata Maya a baciare Marco, non viceversa.-
-Lo so Carlotta. Mi credi che non so che fare?-
-Va da lui. Digli che lo ami e che anche questa volta il vostro amore è stato coronato dall’arrivo di un bambino. Dimenticate quello che è già successo, metteteci una pietra sopra e iniziate di nuovo.-
-E se dovesse tradirmi di nuovo?-
-E se invece dovessi essere tu a tradirlo? Eva, se tu ami Marco fregatene di tutto il resto. Torna da lui, smettetela di alzare su muri e di darvi addosso.-Eva era perplessa. –Rispondi alla mia domanda con un si o con un no, ok?- Eva annuì. –Ami Marco?-
-Si. Marco è… è tutto quello che mi fa sentire davvero viva. Marco è il mio primo grande amore, è il mio tutto, è la persona che mi fa fatto diventare donna, che mi ha fatto scoprire davvero cos’è l’amore. Marco è tutto per me, il mio fratellastro, il mio migliore amico, il mio confidente, ma soprattutto il mio amore.-
-E allora vedi che ho ragione? Torna da lui.-
-Si. Torno da lui.- Carlotta abbracciò l’amica. –Però prima ci spaparanziamo sul letto e ci vediamo un film insieme, come facevamo un tempo.-
-Bene, la scelta è tra: “Le finte Bionde”, “La morte ti fa bella” e “Il ciclone”.- rispose Carlotta.
-Scelgo a caso.-ripose Eva avvicinandosi ai Dvd. Ne prese uno. –Il ciclone.-
-Bene, mettilo e vieni qui.-E così le due amiche iniziarono a vedersi il film, ma appena iniziò Eva mise pausa. –Ed ora che succede?-
-Mando un messaggio a Marco: “Ci vediamo a pranzo al ristorante del nostro primo appuntamento. Alle 12.30, non mancare”.-
-Brava!-rispose Carlotta dandole un bacio. –Ora possiamo iniziare a vederci questo film?- e senza dire nulla Eva prese il telecomando e pigiò play.
Intanto Marco, che era in bottiglieria a lavorare sentì il suo telefonino squillare, lesse il messaggio da parte di Eva ed un sorriso a 32 denti era visibile sul volto di Marco. Forse non tutto era perduto.

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Capitolo 14
*** Ti amo. Anche io. ***


Ti amo. Anche io.
 
 
 
Si dice spesso che: “Un messaggio ti cambia la vita” e per Marco fu così.
Quel messaggio di Eva lo cambiò totalmente. Era sicuro che volesse vederlo per chiarire il loro futuro.
Così Marco continuò a lavorare aspettando sia la fatidica ora per uscire dalla bottiglieria ed andare al ristorante, sia aspettava il padre o suo zio Cesare che lo sostituissero per aspettare un amico che gli portasse il vino.
Ma con il passare delle ore nessuno dei tre si vide arrivare. Marco era solo in bottiglieria.
Erano le 12 e nella bottiglieria Cesaroni erano presenti solo lui ed i clienti.
Non sarebbe potuto andare al ristorante. Quella era la sua ultima occasione per chiarire con Eva e lui stava rischiando di perderla.
Le 12.15. La situazione era rimasta invariata, anzi quel giorno sembrava che gli abitanti della Garbatella ce l’avessero con Marco perché andarono tutti in Bottiglieria, chi a chiedere un po’ di vino, chi a mangiare.
Le 12.20. Marco inviò un messaggio ad Eva: “Sono solo in Bottiglieria ed è piena, perché non vieni tu da me? Perdonami.”
Le 12.22. Eva rispose al messaggio: “No, preferisco a questo punto rimanere da Carlotta, anche perché mamma mi sta portando Marta qui. “Ci vediamo dopo a casa, al massimo andiamo a cena insieme. Il ristorante non scappa.”
Dalla sua risposta Marco capì che Eva non era arrabbiata. Forse per l’ennesima volta non tutto era perso, bisognava solo aspettare.
Verso l’una e mezza la bottiglieria era vuota e Marco tornò a casa.
-Water, ma che ci fai qui?-chiese Marco all’amico non appena aprì la porta
-Sono venuto a prendere questi-rispose Walter facendo una delle sue tante buffe smorfie. -Marta è a casa con noi insieme ad Eva e si è rovesciata del succo addosso, così sono venuto a prenderle il cambio. Piuttosto, so che dovevate andare a ristornate.-
-Già, lasciamo perdere. Oggi che dovevo uscire con Eva ero solo in bottiglieria e per di più era anche piena di gente.-
-E perché non vieni con me a casa?-
-No, facciamo una cosa, tu ritorna a casa e non dire ad Eva che mi hai incontrato. Io nel frattempo vado a farmi una bella doccia e magari a ristorante con Eva ci vado questa sera.-
-D’accordo, a patto che mi prometti che questa sera dirai ad Eva di quanto sei stato…-
-Coglione?-aggiunse Marco.
-Ecco, bravo.-
-Va bene, ora torna a casa. Non vorrai che Marta rimanga ancora con i vestiti sporchi.-
-Tranquillo, le abbiamo adattato una maglia di Carlotta nell’urgenza. Ci sentiamo domani, e mi raccomando, voglio i dettagli su tutto.-
-Ok.-rispose Marco.
-Ciao pisellone.-rispose Walter, facendo il solito gesto che quasi rappresentava la loro amicizia. Venticinque lunghi anni che si conoscevano ed a momenti quasi vent’anni che si salutavano in quel modo.
-E ‘ste mani. T’e taglio qualche giorno.-
-Ci ma prima dovrai prendermi.-Finita la frase Walter uscì di casa, sotto lo sguardo di Marco. Senza rendersene conto sorrise ripensando all’amicizia con Walter e dopo averlo visto chiudere il cancello di casa, chiuse la porta e salì in camera a farsi una doccia e intanto mandò anche un messaggio ad Eva: “Ci ho ripensato, il nostro pranzo saltato diventa una cena. Ti aspetto.”
Sulle scale però, vide una calzina rosa. Era di Marta e sicuramente Walter l’aveva seminata durante la sua corsa. Marco la raccolse ed andò in mansarda a riporla nell’armadio.
Arrivato lì, vide sulla scrivania il diario di Eva.
Non l’aveva mai letto, ma in quel momento decise di farlo.
Prese quel diario nero tra le mani ed iniziò a leggerlo.
In alcuni momenti della sua vita, Eva aveva scritto molto, in altri invece no.
 La lettura di Marco passava tra i ricordi della gravidanza di Eva quando era incinta di Marta ed a starle vicino ci furono solo lui ed il suo amico Walter, alla nascita della bambina e l’inizio di una nuova vita che coincideva con le tappe dell’X-Tour. Poi il silenzio. Per alcuni mesi Eva non toccò il diario, se non per sfogarsi per il tradimento che aveva subito da parte di Marco.
In un primo momento non voleva più sentirlo, né vederlo, proprio come gli disse per telefono quando era a Venezia, ma finita la rabbia sentiva la mancanza del suo uomo ma non voleva ammetterlo, pensava di essere forte, ma invece cercava solo di apparire quello che non era, infatti appena lo vide in stazione cadde subito tra le sue braccia.
E poi di nuovo nulla fino al giorno in cui lui non l’aveva lasciata da sola a Londra.
Quella parte fu la più lunga e la più dolorosa da leggere.
Marco s’incanto su quelle pagine quasi fosse un droga. Restò a leggerle mezz’ora, perché da lì capiva la sofferenza di Eva. Non era vero che con Alex ci stava bene, non era vero che Alex era il suo compagno o che voleva rifarsi una vita con lui, no.
Eva ha visto in Alex solo un amico che nonostante tutto è riuscito a starle accanto, solo questo.
Tra le tante cose che c’erano scritte sul diario, una frase risaltò agli occhi di Marco:
“Ho bisogno di capire se sono ancora in grado di poter amare Marco, come una donna è in grado di amare il suo unico amore”.
Mentre continuava a leggere però, Eva fece ritorno con la sua piccola e si fermò in cucina.
Marco l’aveva sentita rientrare, così rispose il diario di Eva accuratamente sulla scrivania proprio come l’aveva trovato e scese subito da lei.
Arrivato in cucina vide Marta mangiare una merendina ed Eva davanti al frigo indecisa su cosa prendere per fare merenda.
-Fossi in te prenderei uno yogurt. È anche l’ultimo, non vorrei che Rudy domani sia più veloce di te.-
-Marco!-esclamò Eva incapace di dire altro.
-Ti va di parlare?-Eva annuì. Non aveva più voglia di tenergli muso. In fondo se Marco aveva le sue colpe, lei aveva le sue.- Siediamoci. Vvolevo parlare di noi. Noi inteso come coppia.-
-Io e te non siamo più una coppia.-
-Lo so. Non siamo una coppia perché anche questa volta sono scappato, ma se c’è anche una piccolissima possibilità che io posso far ancora parte della tua vita, aspetterò. Non m’importa quanto, aspetterò anche tutta la vita se serve, ma voglio saperlo.-
-Quando tu sei partito, ho capito ancora di più quanto sono stata cretina a tradirti quella notte, e quel giorno stesso ho scoperto che la tua assenza mi faceva male. Io non ce l’ho con te perché sei stata con Maya, o perché ti ha baciato quella notte davanti casa, io ce l’ho con me perché non ti ho cercato, perché ti ho lasciato andare via, e non avevo la forza di cercarti perché nel dolore ci stavo bene. Il bacio è stato solo la goccia che ha fatto cadere il vaso e tutta la ira è uscita fuori il quel momento.-
-Ed ora?-
-Ora non voglio più farmi del male da sola.-
-E posso essere io la tua salvezza?-Eva senza rispondere alla domanda, si ritrovò sulle labbra di Marco. –Riusciremo questa volta a non commettere nessun errore?-
-Sarei bugiardo se ti dicessi di no, però possiamo provarci.-Eva annuì. –Senti, io devo raggiungere mio padre in bottiglieria, ci vediamo dopo.-
-A dopo.-disse Eva per poi baciarlo di nuovo. Quello sembrava il momento giusto per dirgli della sua gravidanza, ma voleva aspettare. Quando gli ha detto di aspettare Marta i rapporti tra loro non erano dei migliori, per questo per dirgli di questa seconda gravidanza voleva che fosse tutto perfetto. Intanto Marco. Era un caldo pomeriggio di fine giugno e l’estate si stava facendo sentire in quella città. Una volta arrivato sulle scale che portavano alla bottiglieria, Marco ebbe un ripensamento.
Voleva parlare con il padre, voleva dirgli della decisione che avevano preso lui ed Eva, ma dentro di se aveva anche una grande paura, che non riusciva a confessare neanche a se stesso ed era convinto che l’unica persona che potesse aiutarlo era il padre.
Ma alla fine, senza neanche accorgersene, scese le scale, ed una volta trovatosi davanti la porta della bottiglieria, entrò senza problemi.
-Zio, c’è papà?-chiese Marco appena entrato.
-È in ufficio ora arriva.-
-Questa mattina niente colazione al castello reale? Non t’ha invitato la tua amica?-chiese Ezio a sfottò.
-Dai Ezio, oggi non è proprio giornata.-
-Marcolì-disse Giulio uscendo dall’ufficio. –Che succede?-
-Devo parlarti.  Hai un po’ di tempo?-
-Si certo, vieni sediamoci.-
-Qui? Non potremo andare in un altro posto?-chiese Marco con un viso in preda alla disperazione.
-Va bene. Cè, ce pensi tu alla bottiglieria?-
-Va tranquillo.-rispose Cesare, mentre Giulio prendeva il suo giubbino per poi uscire con il figlio.
Intanto per le vie dalla Garbatella Marco e Giulio camminavano e discutevano.
-Che dici se ci fermiamo qui e ci prendiamo un aperitivo?-il padre annuì. Si sedettero, aspettarono il cameriere, ordinarono e poi Marco iniziò a parlargli.
-Papà, ho bisogno di te.- iniziò Marco.
-Che succede Marco, mi spaventi.-
-Oggi quando sono rientrato a casa sono andato in mansarda e c’era il diario di Eva sulla scrivania. È stato più forte di me, così l’ho letto, anche se so di aver fatto una cazzata. Il suo diario non mi sono mai permesso di sfiorarlo, eppure oggi l’ho fatto e l’ultima pagina risaliva al giorno in cui ho lasciato lei e Marta a Londra da sole.-  Marco faceva fatica a parlare.
-E cosa c’era scritto?-
-Che ha sbagliato a lasciarmi, che quella notte con Alex è stato un errore. Quando l’ho lasciata hanno passato insieme qualche giorno, ma solo perchè lui le è stato accanto come amico. Lei voleva me.-
-E tu le hai parlato?-
-Si, anzi, abbiamo anche deciso di riprovarci, ma…-
-Cosa c’è che non va Marco? Mi sembra una bella notizia questa.-
-E lo è papà, credimi. Solo che mi chiedo se io saprò mai amare come… come tu ami Lucia. Si, ogni tanto litigate, ma almeno non vi siete mai fatti le corna a vicenda.-
-Ognuno ama a modo suo. L’amore non è uguale per tutti. Io amo Lucia immensamente, come tu ami Eva è questo è certo, ma magari quello che io faccio per Lucia ad Eva potrebbe non andare bene. Non c’è un manuale del perfetto amore, la vita di coppia non è facile come si pensa, bisogna essere complici, uniti ma soprattutto innamorati e se tradisci è perché tu lo vuoi. E questo lo so per esperienza personale, credimi. Ma soprattutto, sai perché io e Lucia dopo tutte le volte che abbiamo litigato siamo tornati insieme? Perché l’amore vince su tutto.-
-Papà, qual è il modo migliore per non commettere errori? O almeno riuscire ad essere come te.-
-Guarda che ala fine non sono un buon modello da seguire. Guarda i casini che combino con Ezio e zio Cesare e le litigate con Lucia. E poi neanche come padre sono un modello da seguire. Prendi Lucia con le figlie, lei ha basato il loro rapporto sul dialogo, io vi prendevo a cazzotti e basta.-
-Papà, tu non hai idea di quanto sei stato importante, anche e soprattutto dopo la morte di mamma. Non ti cambierei con il miglior padre del mondo papà, perché per me sei unico, speciale anche se spesso non te lo faccio capire.-
-Ma tu proprio oggi vuoi farmi piangere.- disse Giulio emozionato e con le lacrime agli occhi. –Senti, sai che facciamo? Chiama Eva, stasera ve ne andate a cena fuori o meglio, vi prendete qualche giorno tutto per voi. Aa Marta ci pensiamo io e Lucia.-
-Grazie papà.-rispose Marco. –Io ed Eva abbiamo proprio bisogno di qualche giorno tutto per noi.-
-Ma non ti ci abituare, mi raccomando.-risero insieme.



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Voglio fare un ringraziamento speciale a Chiaramad e minda92 che seguono da sempre questa mia storia.
Grazie di cuore!
Eliessa <3

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Capitolo 15
*** Con tutto l'amore che posso ***


CON TUTTO L’AMORE CHE POSSO

 
 
La chiacchierata che Marco aveva avuto con il padre era servita.
Ogni qual volta che parlava con il padre, Marco sentiva che qualcosa dentro di sé cambiava, si sentiva diverto, cresciuto, maturato.
A 25 anni si dovrebbe essere abbastanza maturi, si è uomini veri, eppure Marco quando parlava con Giulio conosceva una parte di mondo che non aveva mai esplorato.
Si sentiva come sua figlia, che giorno dopo giorno scopriva qualcosa di nuovo nel mondo.
Un po’ come il suo telefilm di fantascienza preferito “Star Trek Voyager” anche l’equipaggio della Voyager esplorava spazi dell’universo mai visti primi […]
Dopo aver preso l’aperitivo, Marco tornò a casa e una volta entrato vide in cucina Lucia che preparava la cena sotto lo sguardo felice di Marta.
-E tu non ti prepari?-chiese Lucia vedendo Marco.
-Si, sto giusto andando.-
-E allora sbrigati perché Eva sarà quasi pronta.-
-Papino!-esclamò Marta.
-Dimmi tutto tesoro.-
-Questo è per te. L’ho fatto con nonna.-Marta diede al padre un foglio d’album con un disegno che rappresentava la sua famiglia e qualche lettera un po’ storta, un po’ fatta male che messe insieme voleva dire “Mamma e Papà”.
-È stupendo.-disse Marco vedendo quel disegno semplice ma pieno di significato per lui. –Vuoi venire con me in mansarda così tu lo appendi al muro con lo scotch ed io mi cambio per uscire con mamma?-
-Si!- esclamò Marta entusiasta.
-E allora andiamo così lasciamo cucinare nonna in pace.-Intanto Marta andò in braccio al padre e mentre andavano via Marta salutò la nonna.
-Ciao nonna.-disse Marta con uno dei suoi migliori sorrisi. Intanto entrambi andarono in mansarda e passando dal bagno si poteva sentire un odore di pesca, quindi era evidente che Eva era ancora chiusa in bagno. In casa era l’unica ad amare quella fragranza e tutto ciò che sapesse di pesca.
Salendo Marco sorrise pensando alla sua Eva e a quell’incontro che tra poco avrebbe avuto.
Ovviamente quello non era il primo “incontro” con Eva, ma si sentiva emozionato o stesso.
Dopo tutto quello che era successo per lui sembrava il loro primo appuntamento, il che voleva dire: ansia, paura, eccitazione.
-Amore che dici, quale maglietta indosso tra la bianca e la nera?-
-No, metti questa.- rispose la figlia indicando una felpa blu con il disegno di paperino. Quella felpa è l’ultimo ricordo che Marco ha di Parigi insieme alla sua famiglia. L’aveva comprata a Disneyland, il penultimo giorno che passò il quella città ed a convincerlo fu proprio Marta.
-Ma no tesoro, per quello che devo fare questa non va bene.-
-Uffa papà. Paperino è come te. È felice. Metti questa, dai, dai.-disse con il broncio.
-E se invece questa la metto domani per portarti al parco ed ora metto la camicia bianca?- Eva, che aveva finito di prepararsi salì in mansarda e senza farsi vedere aveva iniziato ad origliare, fino a quando i tacchi troppo alti non le fecero perdere l’equilibrio e per non cadere a provò a tenersi dalla porta che però si aprì.
-Marta, hai visto la mamma come ci spia?-
-È buffa.- rispose la piccola.
-E così io sarei buffa?-chiede scherzando Eva avvicinandosi alla figlia e sedendosi accanto a lei su lettone.
Marco però rimase incantato a fissare Eva. Era semplicemente stupenda, eppure non era vestita in modo molto elegante o vistosa. Aveva un semplice abitino marrone con uno scollo a V e lungo fin sopra le ginocchia, un paio di scarpe marroni a punta con il tacco da 10 cm, una porshettina argentata ed un maglioncino di cotone marrone che richiamava il colore del vestito a maniche lunghe.
-Posso dirti che sei bellissima?- disse Marco guardando Eva fissa negli occhi.
-Devi.-rispose lei sorridendogli.
-Mamma, perché non dici a papà di mettersi questa?-chiese la piccola indicando la felpa.
-Marta, dai.-continuò Marco.
-E perché no?! In fondo ti sta anche bene.-rispose Eva.
-Eva, non posso presentarmi al ristorante così, mi manderebbero via a calci.-
-E chi ha parlato di ristorante? Eravamo rimasti che andavamo a cena, ma il posto lo scelgo io.-Era quasi un’aria di sfida, tant’è che Maro alla fine indossò quella felpa e si cambiò i pantaloni a taglio elegante che aveva con un paio di jeans. Era vestito sportivo, rimanendo però, sempre nell’eleganze.
-Ora sono pronto, possiamo andare.-disse Marco.
-Si, Marta vieni ti prendo in braccio.-disse Eva.
-No, la porto io. Tu hai già rischiato prima con i tacchi.-
-Ed in questo momento è l’unica cosa che non deve accadere.-aggiunse Eva sussurrando.
-Che hai detto?-chiese Marco.
-Niente, che hai ragione. Scendiamo.-Marco ed Eva scesero in cucina. Eva entrò per prima.
-Ehi, che eleganza!-esclamò Lucia vedendo la figlia.
-Grazie, grazie.-rispose un po’ imbarazzata Eva.
-Tu Marco me pari er solito. Ma un vestito decente no, eh?-chiese Giulio.
-Beh, a Marta piaccio così e sai che ti dico? Preferisco dar ragione al mio amore, vero tesoro di papà?- continuò Marco rivolto alla figlia che annuì sorridendogli.
-Beh, noi andiamo.-disse Eva.
-Amore di nonno, vuoi venire in braccio a me, così lasciamo uscire mamma e papà?-
-Si.-rispose Marta. Giulio si avvicinò al figlio per prendere in braccio la nipotina.
-E dopo cena, insieme a nonna ci guardiamo i cartoni animati, ma non dire niente a papà e mamma.- disse Giulio a Marta, facendosi però sentire da Marco.
-Ciao Marta, ciao a tutti.-continuò Eva, dopodichè uscì con Marco.
-Speriamo bene!- esclamò Giulio rivolto a Lucia.
-Allora, dove andiamo?-chiese Marco rivolto ad Eva mentre apriva il cancello all’esterno della villa per farla passare come da galant’uomo.
-Tu sali in macchina e guida.- Mentre andiamo ti indico la strada.-Marco annuì, salì in macchina, mise in moto e partì.
-Allora, dove stiamo andando?- chiese Marco dopo venti minuti di guida.
-Alla prossima gira a destra, a sinistra dovrebbe esserci una villa isolata.-
-È questa.- rispose Marco arrivato lì davanti.
-Già.-rispose Eva.
-Ma vuoi spiegarmi? Io non ci capisco niente.-
-Ecco vedi, oggi sono stata con Carlotta. Le avevo detto di non fare nulla ma come al solito non mi ha dato retta. Questa è una delle tante ville che possiede la madre e Carlotta, facendo qualche telefonata qua e là ha organizzato tutto questo. Una cenetta a lune di candela, con una villa tuta per noi.-
-Carlotta sarà anche una pazza, ma è anche una grande amica!-
-Già. Scendiamo?-Marco annuì, scese dall’auto ed aprì la portiera alla sua donna.
Insieme a braccetto entrarono dentro. Quella villa sembrava uscita dal mondo delle favole. Era la stessa villa che ogni bambina sogna di avere un giorno, era tutto così perfetto. Perfetto per Marco ed Eva.
Arrivati nel gran salone, ad aspettarli c’era un cameriere con la cena.
Marco fece accomodare Eva e poi si accomodò lui.
Il cameriere iniziò a servire la cena.
-Mi fa strano tutto questo.-iniziò a dire Marco.
-Perché?-rispose Eva sorseggiando un po’ di champagne.
-Perché a noi bastano cose semplici, non abbiamo bisogno di tutto questo per…-
-Per essere una coppia innamorata e felice?-
-Già.- rispose Marco. –Dov’è che abbiamo sbagliato?-
-A volere troppe cose e subito. Secondo me, se noi avessimo avuto la nostra vita a Roma con Marta, tutto sarebbe andato in modo diverso. Invece tu hai avuto il coraggio, la voglia e la forza di seguirmi a Parigi, nonostante tu l’ non avessi neanche un lavoro, ed hai accettato di starmi accano quando la mia carriera ha fatto un passo importante. Mi sei sempre stato accanto e se ripenso all’amore che tu provi per me, mi fa dimenticare qualsiasi tradimento.-
-Come fai ad amarmi ancora? Come fai a sopportarmi con tutti i miei difetti?-
-Ti amo e basta. Ti amo perché… perché forse non c’è una risposta all’amore, si ama e basta.-
-Come sempre, hai ragione. Facciamo un gioco?-
-Si.-rispose Eva con un po’ d’incertezza.
-Ti mi dici un segreto inconfessabile, perché sono sicuro che almeno uno lo sai, ed io ti confesso un ,mio segreto.-
-E tu come fai a sapere che io ti ho nascosto qualcosa?-
-È un modo per dire che non accetti questo mio gioco?-
-No.-rispose Eva. –Però inizi tu, ci stai?-
-Perfetto.-rispose Marco.
-Allora, cosa mi nascondi?-
-Io sono sempre stato sincero con te, ma oggi è successa una cosa. Oggi ho letto il tuo diario. L’ho fatto solo questo pomeriggio, non l’ho mai fatto prima e giuro che non lo farò mai più.-
-Perché l’hai fatto?-
-Ero in mansarda, l’ho visto aperto e c’era una frase grande quanto il foglio. Quella ha richiamato la mia attenzione. Ma ho letto solo quello e nient’altro.-
-“Ho bisogno di capire se sono ancora in grado di poter amare Marco, come una donna è in grado di amare il suo unico amore”. È questo che hai letto, vero?-
-Già. Sei riuscita a darti una risposta?-chiese Marco dopo un breve attimo di silenzio.
-Si, mi sono data una risposta e sai qual è? Che io ti amo e come ti amo io non potrà mai amarti nessuno né un’altra coppia riuscirà ad amarsi come noi. Ogni amore è unico.-
-Ed io ti amo.- rispose Marco. –Ora dimmi cos’è che mi nascondi tu.-
-Un figlio.-Marco rimase senza parole.
-Un figlio?-
-Già, sono di nuovo incinta. Il figlio è tuo, anche perché non credo che l’avventura che ho avuto con Alex solo qualche giorno fa possa...-
-No beh, hai ragione.- sorrise.
-E quindi io, Marco Cesaroni, sarò di nuovo padre di mia figlia. Di nostra figlia.-
-Si.- rispose Eva mentre Marco si alzò dal tavolo, si avvicinò allo stereo per mettere un disco dove sopra c’era scritto “Il tempo delle mele” e questo voleva dire che automaticamente conteneva la canzone “Reality”,  una volta messo in CD si avvicinò alla sua Eva e iniziarono a ballare.
-Mi concede questo ballo, signorina?-
-Ma certamente signore.-Ad un tratto arrivati al centro del salone e nel bel mezzo della canzone, quando entrambi erano stretti uno forte all’altro, tanto da essere in grado di sentire i propri respiri, i proprio battiti del cuore, Marco sussurrò qualcosa all’orecchio di Eva.
-Tu Eva Cudicini, vuoi sposarmi?-Eva fissò dritto negli occhi Marco e poi rispose con un bel “SI”
A quella risposta Marco alzò la sua Eva.
-Ehi, fai piano. Ora c’è un bambino dentro di me.-E Marco senza dire nulla, prese il volto della sua Eva tra le mani e iniziò a baciarla.

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Buonasera, scusate i ritardo nell’aggiornare (Chiaramad e minda92 scusatemi!!!) ma il tempo a mia disposizione in queste due settimane è stato praticamente pari a zero.
Qui vi lascio anche il link della canzone che ascoltano Marco ed Eva.
---> http://www.youtube.com/watch?v=w1xMq-79O3Y
Scusate ancora, ci sentiamo presto.
Eliii <3

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


EPILOGO


 
Marco ed Eva passarono la notte alla villa.
Una notte svegli per parlare del loro futuro e del fatto che non erano più semplici ragazzi, nonostante la loro età, ma era anche arrivato il momento di fare sul serio.
Era arrivato il momento di essere una famiglia a tutti gli effetti. Casa Cesaroni per quanto potesse essere accogliente non era più un luogo adatto per loro, dovevano trovarsi una casa.
Il loro amore sarebbe maturato stando da soli, ora dovevano farcela con le proprie forze, non potevano ancora contare sul’aiuto di mamma e papà.
Il mattino seguente, i due ragazzi si svegliarono presto. La sveglia segnava le sei. Eva era piegata su un fianco con la testa poggiata sul braccio sinistro di Marco ed il corpo attaccato a quello del fidanzato, mentre Marco era a pancia in su sul letto, con un braccio coperto dalla testa di Eva, ed il destro piegato sotto la sua testa.
Appena si svegliarono, dopo essersi scambiato qualche dolce ed appassionante bacio, iniziarono a parlare
-Sai.- disse Marco. –Forse è il caso che noi ci troviamo un appartamento per stare da soli. Casa nostra non va bene per iniziare ad essere di nuovo felice, dobbiamo darci un taglio, tu che dici?-
-Sono d’accordo, anche perché ora la famiglia si allarga e la mansarda non va più bene. E poi anche io ho voglia ogni tanto di stare da sola con te e con la nostra Marta. Soli, proprio come lo eravamo a Parigi o a Londra.-
-Allora dobbiamo cercare al più presto casa.-
-Non ce ne sarà bisogno.- continuò Eva.- Questa villa è un regalo di Carlotta, per noi.-
-Ma lei è pazza. Non possiamo accettare, perlomeno io.-
-Amore, ma tu la conosci, sai quant’è esuberante, quando fa una cosa, deve farla in grande. Io credo, anzi sono sicura che qui noi possiamo tornare ad essere Marco ed Eva. E poi guarda il lato positivo, è ad un quarto d’ora dalla Garbatella, non è lontana da casa dei nostri e per qualsiasi problema…-
-Come sei intelligente.- rispose Marco baciandola.
-Che dici, ci prepariamo ed andiamo a dare a casa le belle notizie?- chiese Eva.
-Un bambino, un matrimonio, una casa… non saranno troppe emozioni insieme per papà e Lucia?-
-Dovranno accettarlo, dai alziamoci. E poi credo che ‘sta mattina a colazione ci siano anche Walter e Carlotta.-
-Ma non doveva stare a riposo?- chiese Marco.
-Perché, secondo te, lei è capace di stare nel letto?-
-Effettivamente no.- risero insieme.
Dopo esserci preparati uscirono dalla villa ed andarono in macchina
-Però.- iniziò Marco. –Non sarà la villa dell’imperatore, ma comunque è stupenda. Un po’ più grande della mia, ma tanto non ci mettiamo nulla a riempirla con amici e parenti che entreranno ed usciranno come niente.-
-Loro potranno fare quello che vogliono, ma avere una casa insieme è… è importante, sarà un po’ come quando siamo tornati dall’X Tour. Nonostante tutto eravamo felici.-
-E questo è l’importante Eva.-
Arrivati a casa, Marco ed Eva trovarono tutta la famiglia seduta a fare colazione: Rudi, Mimmo, Alice, Giulio, Lucia, Gabriella, Cesare, Ezio, Stefania, Walter, Carlotta e la piccola Marta che appena vide i genitori saltò in braccio a loro.
-Papà, Lucia.- iniziò Marco. –Io ed Eva ci sposiamo.-
-Bello de papà!- iniziò ad esclamare Giulio alzandosi ma Eva lo fermò.
-Aspettate ad esultare perché non è finita. Io e Marco, grazie a Carlotta, la nostra amica che quando hai bisogno lei c’è sempre, è sempre disponibile sia per ridere con te che per piangere…-
-Ah, ed io che sarei, la ruota di scorta?!- chiese Walter facendo il finto offeso.
-Come sei suscettibile Walter. Tu sei il mio miglior amico. Come farei senza di te?- continuò a dire Marco, posandogli la mano sinistra sulla spalla mentre con la destra teneva in braccio la figlia.
-Si, il succo della storia qual è?- chiese Lucia vogliosa di sapere cosa aveva da dire Eva.
-Io e Marco andiamo a vivere insieme.- continuò la figlia. –Questa volta sarà davvero una nuova vita.-
-Sono felice per voi ragazzi.- continuò Eva.
-Mamma aspetta, c’è l’ultima notizia, dopo possiamo dichiarare aperti i festeggiamenti?-
-Cos’altro dovete dirci?- chiese Giulio.
-Marta, amore di papà a te piacerebbe avere un fratellino o una sorellina?-
-Solo che posso raccontargli le storie buffe che racconti tu.- disse Marta.
-Ma certo che puoi.- continuò il padre.
-Allora si.- disse Marta felice.
-E allora amore mio sai che ti dico?- disse Eva alla figlia. –Che presto avrai un fratellino. Ora è qui, nella pancia della mamma.- disse Eva portandosi una mano sul ventre, mentre Marco fece scendere a terra Marta, le prese una mano ed insieme alla sua la portarono sul ventre di Eva.
-Un altro nipote!- esclamò Giulio.
-Un altro figlio!- esclamò Lucia.
-Una altro Cesaroni.- esclamò entusiasto Cesare.
-Ma possiamo fare gli auguri ai futuri genitori?- chiese Stefania.
-E genitori.- rispose Ezio.
E così, tutti i presenti si congratularono con Eva e Marco, ma dopo qualche minuto insieme a Walter e Carlotta si appartarono nel soggiorno.
-Carlotta, ma tu sei sicura? Voglio dire quella villa…-
-Marco mio, di certo al vostro matrimonio non mi sarei potuta presentare con una pentola a pressione. Ma se la vuoi, vado a comprartela lo stesso.- disse sorridendo. –Penso che abbiate più bisogno di una casa che di un elettrodomestico.-
-Non smetterò mai di ringraziarti per questo regalo.- continuò Eva.
-Beh pisellone mio.- disse Walter. –È arrivato il momento di crescere, ma sul serio e certe cose possiamo anche dimenticarcele.-
-Tipo…- entrambi si guardarono negli occhi e poi fecero il loro gesto di amicizia profonda.
-Bello pisellone!- fecero entrambi con tanto di gesto.
-No Walter, alcune cose non passano, i gesti come anche la nostra amicizia. Sarà per sempre.- Marco allungò la sua mano nel centro di quella specie di cerchio che in quattro avevano formato.
-Per sempre!- esclamò Eva mettendo la mano su quella di Marco.
-Per sempre.- continuò Carlotta allungando anche lei la mano.
-Per sempre.- finì di dire Walter facendo lo stesso gesto degli altri.
 
E così, con una nuova casa, un altro figlio e un matrimonio, erano nati di nuovo Marco ed Eva.
Ora entrambi, avevano capito di essere più innamorati di prima e che la loro vita era alla Garbatella, a Roma, dai Cesaroni.
La loro vita era già stata segnata dal destino, ed ora avevano capito che il loro posto nel mondo era lì, per sempre.




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Buon pomeriggio a tutti!
Scusate se ci ho messo molto ad aggiornare/concludere la storia ma ho avuto impegni che purtroppo mi hanno impedito di finirla.
Spero comunque che sia stata di vostro gradimento.
Io ringrazio le persone che hanno letto, recensito e che mi hanno fatto compagnia per tutta la durata della storia: semplicemente grazie.
Che dire di più? Potrebbe esserci un seguito, ma ancora è tutto da vedere.
Per il momento vi lascio, con la speranza che un giorno possiate leggere una continuazione :D
Eliessa.

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