Speziell Ferien

di Daisy Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Speziell Ferien

 

Speziell Ferien

 

 

Un alto giorno come tanti in una piccola isola del Mediterraneo.

Per quattro ragazzi di una rock-band tedesca all’apice del loro successo è il primo giorno di meritato riposo.

Per una ragazza normale, fan di una rock-band tedesca di massimo successo, è invece un giorno speciale …

 

***

Prologo.

 

Un lussuoso yacht solca il mare con tranquillità, ondeggiando solo leggermente, ma quel tanto che basta perché un membro dell’equipaggio a bordo si precipiti verso poppa a riversare la colazione da poco mandata giù tra la spuma bianca della scia che l’imbarcazione si lascia alle spalle.

«Gustav, sei impossibile! Soffri il mal di mare con una calma piatta come questa?!» lo prende in giro un diciassettenne da sotto la visiera del suo cappellino che imprigiona una lunga coda di dread biondi. «Se fossimo nel mezzo di una tempesta cosa faresti??»

Il giovane non gli risponde, troppo impegnato a cercare di trattenere invano un secondo conato.

Il biondo ridacchia divertito, ma viene subito ripreso da un colpetto sul braccio da parte di una mano ben curata, dalle unghie nere con un’ impeccabile french.

«Piantala, Tom. Non è colpa sua se sta male.»

Bill, il gemello del rastaro, prende subito le parti del più debole, come al solito. Tom si limita a sbuffare, poi tira fuori da una delle tante tasche dei jeans extralarge l’ipod e si immerge in un mondo di hip-hop sconosciuto al fratello, che invece nasconde il viso dietro una rivista di gossip.

Georg, il più grande della compagnia, smette di sorseggiare un succo di frutta e gli chiede se ci sia scritto qualcosa di interessante.

«Bah! La solita robaccia.» risponde Bill con un’alzata di spalle. «Pensano che la sconosciuta con cui Tom si strusciava ubriaco fradicio alla festa dell’altra notte sia la sua nuova fiamma … che io sia gay - un po’ ripetitivi, non trovi? - … uhm, qui dicono perfino che il nostro gruppo si è sciolto … bah!» ripete, chiudendo con malagrazia la rivista e gettandola su un tavolino, per poi afferrarne un’altra.

«Oh, qui ci fanno i complimenti! Ci descrivono come la “miglior rock-band emergente degli ultimi anni, capace di trasmettere emozioni uniche e di affascinare milioni di fans, nonostante - o forse proprio per questo - la giovane età dei componenti”.» cita soddisfatto, recitando la voce di un cronista. Con un sorriso a trentadue denti, continua tra sé la lettura, commentando ogni tanto ad alta voce qualche passo. Ormai però l’attenzione di Georg è stata catturata da Tom, che con l’ipod in mano si è alzato e ha iniziato a ballare in modo decisamente buffo sul ponte dell’imbarcazione.

Il suo piccolo show personale viene interrotto da una voce che annuncia che sono quasi arrivati alla loro meta.

«Wow, quella è l’Isola d’Elba?» chiede Gustav, appena ripresosi dall’aver rigettato tutta la sua colazione, fissando il pezzo di terra che si vede all’orizzonte.

«Già. Però, sembra un bel posto!» commenta Bill.

«Vacanze mie, eccomi! Ci saranno discoteche su quell’isola??» è - ovviamente -la prima domanda di Tom. Suo fratello alza gli occhi al cielo, imitato da tutti gli altri, poi ognuno torna alla sua precedente occupazione, pensando già ai giorni di assoluto riposo che li aspettano.

 

hbag

 

Il vecchio traghetto della compagnia Moby Lines affronta rumorosamente il mare, sputacchiando fumo grigio in direzione dei poveri passeggeri che hanno trovato posto sulle panche di poppa.

In un angolino inondato dal sole, le cuffie dell’ipod ben assicurate alle orecchie, una ragazza dai lisci capelli castani canticchia tra sé una delle sue canzoni preferite.

«Ich schrei in die Nacht für Dich, lass mich nicht im Stich, spring nicht. Die lichter fangen Dich nicht, sie betrügen Dich. Spring nicht …»

D’un tratto, qualcosa si frappone tra lei e i raggi del sole, così apre gli occhi infastidita per vedere chi si sia permesso di interrompere il suo “bagno di luce”.

«Ehi!» esclama in direzione di sua madre, che per tutta risposta non si muove di un centimetro, ma invece la informa:

«Siamo quasi arrivati, Isabel. Preparati, che tra poco andiamo a recuperare l’auto di sotto.»

Detto questo, finalmente le permette di tornare a godersi il calore del sole. Finita la canzone, con un sospiro Isabel spegne l’ipod, vi avvolge le cuffie attorno, lo riposa nel suo zainetto e si alza. Dà un’occhiata all’isola a cui si stanno avvicinando, e trae un profondo respiro.

«Isola d’Elba, sto tornando.» mormora tra sé, poi, tirando giù la canotta nera che aveva sollevato per prendere il sole, copre il suo nuovo piercing all’ombelico e si volta, avviandosi verso l’interno del traghetto.

 

Terminate le manovre di attracco, il portellone di prua del traghetto si abbassa per permettere alle auto di uscire. Dopo un paio di furgoni da carico, una Volkswagen Golf nera posa finalmente le ruote sul molo di Portoferraio e si avvia verso il centro dell’isola. Isabel allunga una mano verso il cruscotto e accende la radio. Riconosce immediatamente il pezzo che stanno trasmettendo, e non può fare a meno di sorridere e cantare ad alta voce:

«I know I have to find you now, can hear your name, I don't know how. Why can't we make this darkness feel like home? ... Running through the monsoon, beyond the world, to the end of time, where the rain won't hurt …!»

«Ancora?!» esclama sua madre esasperata, riconoscendo il ritornello. «Ma non ti stancherai mai di ascoltare questa canzone?» le chiede, segretamente speranzosa. Isabel spalanca gli occhi incredula.

«Stai scherzando, vero? Non mi stancherò mai di una canzone dei Tokio Hotel!» e con questa risposta, alza ancora un po’ il volume e continua a cantare, incurante degli occhi della madre che si sono alzati al cielo.
Dopo nemmeno quaranta minuti, hanno raggiunto la loro piccola villetta, comprata qualche anno prima.

Scaricano i bagagli dall’auto, e Isabel porta la sua valigia nella sua camera. La lascia sul pavimento, vicino alla porta, poi si abbandona sul letto a braccia aperte.

Sospira.

«Prepariamoci a tre settimane di noia mortale …» commenta tra sé, poi volge lo sguardo alla parete alla sua destra.

«Fortuna che almeno ci siete voi.» sussurra, fissando un poster che ritrae quattro giovani ragazzi vicino ai loro strumenti, e un sorriso, seppur debole, le compare sulle labbra.

 

hbag

 

Lo yacht ha finalmente attraccato in una delle tante insenature dell’Isola. Un paio di guardie del corpo è già sceso a terra portando con sé i bagagli dei quattro giovani artisti, e sta aspettando che anche loro siano pronti per scortarli alla loro nuova villeggiatura.

Gustav è il primo a scendere dalla barca, e dalla sua faccia si direbbe ci manchi poco perché si pieghi a baciare il terreno. Bill e Tom lo seguono, quest’ultimo senza riuscire a trattenere le risate, e infine anche Georg sbarca, guardandosi intorno e ammirando il paesaggio.

Un’auto dai finestrini oscurati, arrivata da chissà dove, li sta attendendo a pochi metri da lì. Vi salgono, e in meno di mezz’ora eccoli di fronte ad una villa su un versante di una scogliera. Tom è il primo a lodarla:

«Wow! Adoro essere famoso!» esclama, fissando rapito la facciata bianca piena di ampie vetrate, tutte vista mare, e qualche metro di una piscina ben più grande nascosta nel giardinetto dietro l’angolo. Anche sul viso degli altri è comparso un sorriso soddisfatto, che si allarga una volta entrati in casa, alla vista dell’ampio salotto, delle comode poltrone, dell’impianto digitale da urlo, e di tutte le altre comodità che offre loro quell’abitazione.

«Sapete una cosa? Credo proprio che me la comprerò.» afferma Bill, fissando adorante la vasca idromassaggio al centro dell’immenso bagno.

«Ah, no, c’ero prima io!» protesta Tom, saltando addosso al fratello.

«Ehi, questa casa è mia! Me la prendo io!» esclama Gustav, unendosi alla lotta.

«Be’, tra i tre litiganti … il quarto gode!» afferma Georg, e con un’alzata di spalle si lancia nella mischia. I quattro ragazzi finiscono su un divano, fanno cadere i cuscini, ridono a crepapelle ingaggiando una lotta dove le piume iniziano a volare da ogni parte …

La loro vacanza è iniziata.

 

 

NdA. Nuova ff a più capitoli sui Tokio Hotel! Ho scelto l’Isola d’Elba come meta dei nostri idoli perchè adoro quel posto, e perché è spesso visitato da personaggi famosi, quindi mi sembrava appropriato …

Detto  questo, lascio la parola a voi, sperando che commentiate in molti!

Daisy (ora FedyKaulitz!^_*)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Capitolo 1.

 

Il sole è sorto già da ore, ma la grande villa è ancora silenziosa. Dalle quattro camere da letto non proviene alcun rumore, se non il leggero russare dei quattro ragazzi che sembrano non avere alcuna intenzione di alzarsi prima di mezzogiorno.

All’improvviso, però, un grido rompe il silenzio. È un verso strano, decisamente non umano. Ancora una volta risuona insistente, e un ragazzo si muove innervosito nel letto. Quel suono non è deciso a lasciarlo in pace, e dopo l’ennesimo verso una capigliatura nera scompigliata, con le punte tinte di biondo sparate disordinatamente in aria, fa la sua comparsa da sotto il lenzuolo, accompagnata da un mugolio di protesta. Per qualche istante l’aria sembra tornata immobile, ma come quei capelli tornano al sicuro sotto le comode coperte, il verso si fa risentire, dispettoso. A quel punto il ragazzo scalcia con stizza il lenzuolo scoprendosi e mettendosi a sedere. Ancora assonnato e disorientato, guarda fuori dalla finestra, e si trova così faccia a faccia con un gabbiano, che lo fissa con sguardo innocente, inclinando di lato la testa e aprendo il becco emettendo ancora una volta il suo richiamo.

Bill alza gli occhi al cielo e sospira. Con un gridolino nervoso si rituffa sul proprio letto, affondando il viso nel cuscino, ma l’uccello, indispettito per essere stato ignorato, lo chiama con un verso ancora più stridulo.

Sconfitto, il ragazzo si alza e, un po’ barcollante, va ad aprire la finestra.

«Sono sveglio, va bene?!» biascica verso il gabbiano, che rimane a fissarlo immobile per qualche istante, poi apre le ali e con un ultimo verso, che - Bill ci avrebbe giurato - sembra soddisfatto, vola via verso il mare.

Il giovane sbuffa. Finalmente non c’è David a svegliarmi, e devo trovare un gabbiano che lo fa al posto suo?! Pensa irritato. Sarà mica la sua reincarnazione??

Poi, rendendosi conto della stupidità di quel pensiero, scuote la testa per cercare di svegliarsi del tutto e si dirige verso il bagno. Lo specchio gli restituisce l’immagine di un bel ragazzo a torso nudo, l’acconciatura bizzarra ancora più stravagante del solito, e due paia di occhi gonfi di sonno, non più cerchiati dal solito trucco pesante.

Apre il rubinetto e si lascia scorrere l’acqua fresca sulle mani, poi vi immerge il viso. Finalmente un po’ più lucido, torna in camera e apre l’armadio, scegliendo gli abiti da indossare, poi afferra eyeliner, mascara e spray per i capelli e torna davanti allo specchio. Compie la sua routine in poco più di mezz’ora, dopodichè scende al piano di sotto. La casa è deserta, tutti sono ancora a letto, e conoscendo i suoi amici sa che - salvo gabbiani inopportuni, che però sembra abbiano preso di mira solo lui - non si alzeranno molto presto. Rimane quindi qualche istante a pensare al da farsi, poi opta per un giro fuori, magari con colazione in un piccolo bar poco affollato.

E così, dopo una passeggiata su un sentiero nascosto in una pineta dal quale si intravede uno scorcio di mare, eccolo sbucare a Capoliveri, il paese al quale sono più vicini. Sorridendo alla vista delle stradine accoglienti e al dialetto italiano delle persone che gli passano accanto, inizia la sua esplorazione, calando sul viso una paio di occhiali da sole per proteggersi dai raggi accecanti che battono instancabili sull’Isola.

 

hbag

 

Un altro Bill, fatto di carta e affisso al muro di una camera da letto, fissa con aria ammiccante il materasso sul quale una figura si rigira tra le coperte. Il sole che entra dalla finestra non sembra disturbarla più di tanto, ma all’improvviso uno sbattere di ali la riscuote dal suo sonno. Ancora nel dormiveglia, Isabel si gira verso la finestra, gli occhi ancora chiusi, ma uno strano verso, come quello di un uccello, la disturba. Solleva lentamente una palpebra, e in controluce distingue la sagoma di un gabbiano, fermo proprio sul suo davanzale, che emette un altro richiamo.

«Vattene.» sbuffa la ragazza, la voce ancora impastata, mentre nasconde la testa sotto il cuscino. Il gabbiano però si fa sempre più insistente, finché Isabel non decide di riemergere e lanciare il suo “nascondiglio” contro il vetro, facendo fuggire l’animale. Soddisfatta, torna sotto le lenzuola, ma ormai non riesce più a prendere sonno. Con un grugnito di disapprovazione e qualche maledizione mormorata tra i denti verso il mondo dei volatili, decide di alzarsi e andarsi a fare una doccia per svegliarsi completamente.

Una volta uscita dal bagno, indossa un costume, una canotta e un paio di pantaloncini e va in cucina. Qui trova la madre, già sveglia da un po’, che sorseggia una tazza di caffé.

«Ciao, Isy. Ne vuoi un po’?» le chiede, sollevando la moka. La ragazza annuisce, ed esce a prendere posto al tavolino sulla terrazza.

«Ma perché i gabbiani non possono starsene al porto?» si lamenta, mentre aggiunge un zolletta di zucchero al suo caffé. «Stamattina me ne sono ritrovata uno sul davanzale a rompermi le scatole!»

Sua madre ride, poi le viene in mente una cosa.

«Questa mattina potresti andare tu a fare la spesa? Essendo appena arrivate, ci sono un po’ di pulizie da fare, e non credo di riuscire a fare tutto»

«Ok.» risponde la figlia senza entusiasmo. Finisce la sua colazione, poi si fa dare una lista dalla madre ed esce.

Appena fuori dalla porta, inspira a pieni polmoni l’aria di mare, poi si volta e inizia a percorrere uno dei tanti vialetti caratteristici di Capoliveri, diretta al piccolo supermercato del paese.

 

È già quasi mezzogiorno quando finalmente ha comprato tutto ciò che serve. Carica di buste, esce dall’ultimo negozio di alimentari e inizia a salire i gradini di una delle stradine che portano verso casa sua. Mentre cerca di passare i sacchetti da una mano all’altra per equilibrare i pesi, urta contro qualcosa e la spesa finisce a terra. «Cavolo!» sbuffa. Chinandosi a raccogliere il tutto, nota un paio di scarpe da ginnastica di fronte a sé e mormora qualche scusa.

«Non ti avevo visto, mi dispiace.» dice, e una volta ripresi tutti i sacchetti, alza lo sguardo verso il giovane per scusarsi un’ultima volta, ma la spesa finisce di nuovo a terra, questa volta per la sorpresa.

«BILL KAULITZ?!??»

La sua esclamazione incredula rimbalza contro le pareti in roccia delle case. Lì, di fronte a lei, nel centro di un paesino su una piccola isola nel Mediterraneo, c’è proprio la rock-star internazionale che adora.

La bocca del ragazzo si piega in uno dei suoi incantevoli sorrisi.

«Hallo!» le dice allegramente. «Scusa, anch’io ho fatto poca attenzione.»

Isabel rimane immobile a fissarlo a bocca aperta.

«Ok, sei un sogno.» borbotta infine. Lui piega leggermente la testa guardandola interrogativo. «Be’, meno male, vuol dire che sto ancora dormendo, quindi non mi sono dovuta alzare così presto! Be’, è stato un piacere. Scusa, ma devo proprio svegliarmi, altrimenti ci rimarrò troppo male quando mi ritroverò da sola nella mia stanza …» continua, parlando più che altro a se stessa, poi chiude gli occhi, strizzandoli con forza. Rimane così per qualche istante, prima che la risata cristallina di Bill le risuoni nelle orecchie. A quel suono, apre titubante un occhio, e si trova davanti il ragazzo, piegato su se stesso, che ride di gusto, divertito da quel buffo spettacolo.

«Be’? Pure i sogni si prendono gioco di me, ora?!» sbuffa, irritata.

«Scusami.» ansima Bill, ancora scosso da qualche risata. «È che sei davvero buffa.»

Un’altra risata lo scuote, dopodichè riesce finalmente a riprendersi e allunga la mano verso la ragazza.

«Bill Kaulitz - come già sai - e mi dispiace deluderti, ma non sono un sogno.» proclama con un altro grande sorriso.

Isabel lo fissa scettica per qualche istante, poi, con mano tremante, ricambia la stretta.

«Isabel Leeren.» si presenta. «Dimmi che non ho fatto davvero la figuraccia che temo.» mormora imbarazzata. Ciò lascia sfuggire un’altra leggera risata al ragazzo.

«Tranquilla, era piuttosto divertente!» cerca di rassicurarla lui.

«Uhmpf.» sbuffa lei, arrossendo. Poi recupera per l’ennesima volta la spesa e fissa il suo sguardo in quello nocciola del ragazzo, rischiando di perdersi nelle sue iridi intense.

«Scusa, non voglio trattenerti.» dice, abbassando timida lo sguardo. «È stato davvero un piacere: non capita tutti i giorni di incrociare per strada il tuo idolo … be’, continua a scrivere canzoni, le adoro! Siete davvero bravissimi! Ora torno a casa … ciao.» e con un debole sorriso imbarazzato si incammina lungo la stradina. Sente che il cuore le sta per scoppiare nel petto, fa persino fatica a concentrarsi sui suoi passi, ma sente di voler fuggire lontano, prima di fare altre figure poco convenienti. Una voce però la blocca.

«Vuoi una mano con le borse?»

Si è immaginata quel canto d’angelo? Si volta lentamente, e vede Bill ancora fermo dove l’ha lasciato, che la guarda sempre con quel perfetto sorriso gentile sulle labbra.

«Oh … non importa, grazie …» balbetta.

«Sicura? Non ho di meglio da fare, e ti vedo un po’ in difficoltà con tutti quei sacchetti. Davvero non vuoi che ti aiuti?» dice, avvicinandosi.

«Be’, se insisti …» cede lei, e così si dividono la spesa e salgono assieme gli scalini del vicolo.

Isabel è ancora troppo imbarazzata per trovare qualcosa da dire, e la sua mente sta ancora faticando a convincersi di essere realmente sveglia, ma Bill rimedia spezzando con la sua voce allegra il silenzio.

«Allora, sei una nostra fan, eh? Ti piacciono davvero le nostre canzoni?» chiede.

La ragazza sorride.

«Scherzi? Certo che mi piacciono! Mia madre non ne può più di sentire il vostro cd, lo ascolto da mattina a sera. Credo che prima o poi mi insonorizzerà la camera …»

Di nuovo ha l’occasione di ascoltare la risata di Bill, e si riempie le orecchie di quel suono genuino.

«E qual è la tua canzone preferita?» indaga curioso.

«Uhm … impossibile scegliere. Sai, non mi è mai capitato con nessuna band, ma non c’è un solo brano che non mi piaccia, e li trovo tutti unici, per motivi diversi, ma allo stesso livello. E poi, dipende dal mio umore: alcuni giorni preferisco alcune canzoni, altri giorni melodie completamente diverse.»

«Dai, ci sarà una canzone che ti piace un po’ più delle altre! Per il significato, la musica, le emozioni, qualcosa …?» insiste Bill.

«Be’, se proprio fossi costretta  a scegliere, probabilmente direi By your side.» sceglie infine la ragazza. «Mi ha aiutata spesso, nei momenti no.» confessa.

«Mi fa piacere.» ribatte lui. «Davvero. Non sai quanto sia bello sentirsi dire che le tue canzoni hanno qualche effetto sulla gente, persino che possano aiutarla.»

«È per questo che hai iniziato a fare musica?» chiede Isabel.

«No, in realtà è stata la combinazione di più cose. Be’, una parte l’ha sicuramente avuta il mio patrigno, che ha avvicinato me e mio fratello al mondo musicale. Ma in realtà è iniziato tutto per passione, sfogo e divertimento; poi la cosa si è evoluta e quasi senza che ce ne rendessimo conto eccoci qua.» allarga le braccia, facendo spallucce.

«Be’, sai una cosa?» dice la ragazza, fermandosi davanti al cancello di casa sua, che hanno appena raggiunto. «Sono contenta che vi steste annoiando, anni fa! Altrimenti forse non avrei mai ascoltato la vostra musica.»

Bill le sorride, passandole il resto della spesa, poi rimane qualche istante a guardarla armeggiare con le chiavi.

«Ehi, vuoi che ti lasci un autografo?» le chiede. «Così ci crederanno quando racconterai di avermi incontrato.» sorride, ammiccando.

Anche Isabel sorride, ma scuote la testa.

«No, non preoccuparti. Mi basta sapere di non aver sognato tutto! Anzi, ti prego, dammi un pizzicotto, così la faccio finita e mi sveglio una volta per tutte.» lo supplica allungando un braccio.

Bill si fa avanti sorridendo e le pizzica leggermente il braccio.

«Ahi!»

«Allora, ci credi che esisto davvero?» chiede il ragazzo divertito.

«Ok, penso di averle provate tutte. Devo arrendermi all’evidenza.» cede Isabel, poi scoppiano a ridere. «E dovrò anche ringraziare quel dannato gabbiano che mi ha svegliato tre ore prima.» aggiunge tra sé, ma il ragazzo la sente.

«Pure tu sei stata svegliata da un gabbiano stamattina? Sai, ce n’era uno anche davanti alla mia finestra, ed era decisamente insistente! Non fosse stato per lui, sarei ancora a letto.»

«Idem! Be’, sinceramente in questo momento mi sento un po’ meno ostile nei suoi confronti.» abbozza Isabel, con un timido sorriso.

«Già! Mi ha fatto piacere conoscerti.» dice il giovane cantante.

«Anche a me.» replica lei, arrossendo. «Be’, c’è il vostro disco di sopra ad attendermi!» esclama poi. «Sai, non lo ascolto da ieri sera, e rischio di andare in crisi d’astinenza.»

Riesce a strappare l’ennesima risata a Bill, che poi la saluta e si allontana, ripercorrendo la strada al contrario. Isabel si lascia andare contro lo stipite della porta, una mano premuta sul cuore. Sì, decisamente sta per esploderle! Trae un paio di respiri profondi, poi entra in casa.

«Oh, eccoti finalmente!» l’accoglie la madre. «Che hai fatto finora? Non arrivavi più.» la interroga mentre le prende i sacchetti dalle sue mani per sistemare la roba nella dispensa.

«Se te lo dico non ci credi.» risponde lei in un soffio.

 

hbag

 

Bill sta tornando lentamente verso la villa del gruppo. Una volta avvicinatosi alla proprietà, sente uno strano trambusto provenire dalla casa e, curioso, si affretta ad entrare.

«Ehi, ma che succede?» chiede, trovandosi davanti i suoi tre compagni, tutti con l’aria di chi si è appena svegliato e ancora non ha le idee chiare. Stanno tutti vagando per la casa come se cercassero qualcosa. Non appena Tom si accorge della sua presenza, si blocca di colpo e avverte gli altri:

«Ehi, ragazzi, la polizia non serve più!»

Bill lo guarda aggrottando le sopracciglia.

«La polizia? Ma che succede?» chiede confuso e allarmato. Suo fratello, a quanto pare quello più sveglio di tutti, gli si fa incontro con aria minacciosa.

«Che succede?! Tu chiedi a noi che succede?!? Pensavamo ti avessero rapito!» esclama, puntandogli un indice contro il petto e dandogli qualche colpetto. Bill continua a guardarlo interrogativo, e il ragazzo prosegue. «Mi sono svegliato mezz’ora fa, sono venuto nella tua camera, e tu non c’eri! Eri sparito! Cosa dovevamo pensare?» strepita gesticolando.

«Che mi fossi già alzato e fossi andato a fare una passeggiata?» suggerisce il fratello con aria innocente, e fa un balzo indietro quando Tom lo aggredisce con una nuova sequela di grida.

«Tu già alzato prima di mezzogiorno?! E da quando, di grazia?? Ti lamenti sempre di non essere svegliato prima dell’ora di pranzo, e ora mi vieni a dire che più di un’ora fa tu eri in piedi e stavi facendo una passeggiata??!»

«Sì, be’ … avrei dormito volentieri, ma un gabbiano ha deciso di mettersi a cantare proprio davanti alla mia finestra, così mi sono svegliato e già che c’ero ho deciso di andare a fare colazione in paese.» prova a giustificarsi lui, e riesce a placare suo fratello solo grazie alla strategia degli occhioni da cucciolo innocente.

«Uhmpf… ti sei divertito, almeno?» gli chiede il rastaro, ancora un po’ imbronciato per il brusco risveglio.

«Sì, e ho anche incontrato una nostra fan.»

«E sei ancora vivo? Nemmeno un graffio?! Wow.» commenta Georg ammirato.

«Non mi è saltata addosso, era diversa dalle altre ammiratrici. E anche molto simpatica.»

«Ehi, frena, fratello! Per caso era anche carina?» si intromette Tom, gli occhi accesi di interesse.

«Sì, decisamente. Alta, snella, capelli castani, lisci, lunghi fin sotto le spalle, occhi verdi …» descrive Bill.

«Fammela conoscere subito!» esclama il suo gemello.

«Ma smettila!» con una piccola spinta, Bill lo fa finire nella piscina. Peccato che Tom gli abbia afferrato il polso, così si trovano entrambi in acqua.

«Me la paghi!» esclama, tentando di affogare il fratello. Georg e Gustav si lanciano un’occhiata, poi fanno spallucce e insieme si tuffano a loro volta: come resistere ad una lotta tra fratelli?!

 

 

NdA. Ecco il primo capitolo, siamo entrati nella storia.

Grazie x i commenti!! Fanno sempre molto piacere, e mi aiutano a capire se devo proseguire, o cambiare qualcosa, o lasciare perdere tutto! Ne attendo altri, mi raccomando! ^_-

 

X SonSara e chiunque altro se lo fosse chiesto: sinceramente, ero indecisa se Isabel dovesse essere italiana o meno. Alla fine ho deciso di non scriverlo, così potete interpretare come preferite: può essere italiana, e conoscere il tedesco in modo da riuscire a comunicare con Bill, oppure essere straniera. ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Capitolo 2.

 

Il sole, alto nel cielo, promette una buona abbronzatura. Asciugamano in spalla, crema abbronzante e ipod al sicuro nella borsa da spiaggia, infradito ai piedi e occhiali da sole posati sulla testa ad intrappolare la frangetta, Isabel si incammina su un sentiero poco distante da casa che porta alla scogliera. Passeggia per alcuni minuti all’ombra di qualche pino marittimo, osservando la costa sotto di sé. Da quel sentiero si intravede la spiaggia pubblica, affollata di gente, chiassosa e decisamente non adatta a lei: preferisce un’insenatura nascosta dove la spiaggia sia tutta per lei, senza bambini che urlano o ragazzi che cercano di farsi vedere. Le bastano un angolo di sabbia, un pezzo di mare dove potersi bagnare, la musica nelle orecchie e il sole.

Finalmente raggiunge il suo posto segreto, dove va tutti gli anni. L’ha scoperto una volta per caso, e da allora ci è sempre tornata: lì non va mai nessuno.

Quel giorno, però, sembra che le cose siano diverse …

Si insospettisce subito quando sente delle voci provenire da dietro l’angolo: strano, di solito non passa quasi nessuno di lì, è un sentiero sconosciuto e anonimo, e non ci sono case. Incuriosita, affretta il passo e inizia a scendere sugli scogli, cercando l’accesso alla sua piccola spiaggetta privata. Si immobilizza subito, però, quando scopre chi sia stato a violare la sua proprietà: a bocca aperta, rimane a fissare quei quattro ragazzi più o meno della sua età che si rincorrono sulla spiaggia e, ancora una volta quel giorno, si chiede se sia davvero sveglia.

Non è possibile. si dice, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. D’un tratto, uno dei ragazzi si volta verso di lei e la scorge. Rimane per qualche istante a fissarla, poi sorride.

«Isabel?» chiede, piacevolmente sorpreso.

La ragazza apre e chiude la bocca ancora un paio di volte, poi si decide a scendere sulla spiaggia.

«Bill?» riesce ad articolare, quando il ragazzo le si fa incontro.

«Ciao! Che ci fai qua?» la saluta lui. Isabel, finalmente ripresasi dalla sorpresa, gli risponde:

«Stavo per chiederti la stessa cosa. Fino all’estate scorsa questa era la mia spiaggetta privata, ma ora sembra che qualcun altro l’abbia scoperta …»

«Be’, non potevamo andare nella spiaggia pubblica, sai com’è … ci siamo avventurati su questo sentiero e così abbiamo trovato questa insenatura.» spiega semplicemente lui, poi viene interrotto da suo fratello.

«Ehi, Bill! Non ci presenti questa bella ragazza?» esclama dall’altra parte della spiaggia.

Isabel arrossisce lievemente, mentre Bill alza gli occhi al cielo, poi le fa strada verso il resto del gruppo.

«Lei è Isabel.» dice indicandola. «È la fan di cui vi parlavo prima.»

Tutti, a turno, le stringono la mano. Le presentazioni, ovviamente, sono inutili, da parte loro.

«Avevi detto bene, è davvero carina!» afferma Tom, dopo un fischio di approvazione.

«Ma la vuoi piantare, maleducato?!» si infervora il fratello, dandogli uno scappellotto. Isabel scoppia a ridere, divertita.

«Siete proprio come vi immaginavo.» confessa. I due le sorridono, poi Georg si fa avanti.

«Be’, se questa era la tua spiaggia, resta qui con noi, no?»

«Giusto. Tienici compagnia!» concorda Tom, forse un po’ troppo entusiasta.

«Ok.» accetta lei, e va a stendere l’asciugamano vicino a quello degli altri.

«Partita a beach-volley?» suggerisce Gustav, passandosi il pallone da una mano all’altra.

«Io ci sto.» afferma il bassista del gruppo.

«Arrivo!» esclama Tom.

«Giochi con noi?» propone Bill. Isabel accetta, e i cinque ragazzi si dispongono sulla spiaggia.

Passano più di un’ora a divertirsi, tra schiacciate, passaggi troppo lunghi e cadute sulla sabbia. Alla fine della partita, Isabel si lascia cadere stanca sull’asciugamano.

«Abbiamo vinto!» esulta Tom dando il cinque a suo fratello e avvicinandosi a lei per fare altrettanto.

«Ci credo! Eravate tre contro due, e per di più con la coppia imbattibile dei gemelli Kaulitz!» si lamenta Gustav.

«Già, siete troppo forti insieme. La prossima volta, voi due state divisi!» li avverte Georg.

I due fratelli si lanciano uno sguardo d’intesa e ridacchiano soddisfatti.

Isabel si alza, e si avvia verso il bagnasciuga.

«Io vado a fare un bagno, fa un caldo assurdo.» annuncia. Cammina lungo il litorale fin quando l’acqua non le raggiunge la vita, poi si immerge completamente, risalendo qualche metro più avanti. Dà qualche bracciata, infine si lascia andare sul dorso e rimane immobile sulla superficie del mare, a farsi cullare dalle onde, rimuginando sull’incredibile dose di fortuna che ha avuto quel giorno. Ha conosciuto l’intera band dei Tokio Hotel! E ha pure giocato a beach-volley con loro! Sono proprio come li ha sempre immaginati: quattro ragazzi come tanti altri, adolescenti in cerca di divertimento, simpatici, allegri, carichi di energia.

I suoi pensieri vengono interrotti da uno schizzo d’acqua che la centra in pieno viso.

«Ehi, ma che …?»

Voltandosi, si ritrova circondata dai quattro ragazzi, tutti con la mano alzata pronta ad attaccare con un altro getto e un sorrisetto di sfida sulle labbra.

«No … dai ragazzi, non …»

Ma non riesce nemmeno a finire la frase, perché la giovane band si allea contro di lei e inizia a schizzarla. Isabel prova a difendersi come può, ma la sua sembra una battaglia persa. Tra le risate, continuano a combattere, finché Bill non le nuota affianco e decide di schierarsi con lei, iniziando a schizzare i suoi amici. Un’occhiata di intesa, e in un attimo anche Tom è al loro fianco. Georg e Gustav impallidiscono, cercano di difendersi, ma alla fine si danno alla fuga, nuotando fuori dalla portata dei getti d’acqua dei tre ragazzi, maledicendo ancora una volta il duo infallibile e la maggioranza numerica degli avversari.

Continuando a ridere, divertendosi tra gare di nuoto, scherzi in acqua e tintarella sotto il sole, i cinque ragazzi trascorrono insieme il resto del pomeriggio, fino a quando il sole non inizia a calare.

Isabel si mette a sedere sul suo asciugamano e cerca l’orologio nella sua borsa, sbuffando.

«Devi andare?» le chiede Gustav.

«Già.» annuisce lei, e si alza, scrollando la sabbia dal telo e ripiegandolo.

«Grazie, ragazzi. Mi sono divertita davvero un mondo con voi, siete simpaticissimi!»

Li abbraccia tutti, a turno, poi abbassa lo sguardo, si sistema il pareo e prende la borsa.

«Ehi, Isabel.»

Incrocia lo sguardo di Bill, in attesa.

«Se ti va, puoi venirci a trovare, uno di questi giorni. Anche domani! Ci farebbe piacere.» le propone, lanciando poi uno sguardo ai suoi compagni.

«Certo! Figo! Sei la benvenuta!» approva entusiasta Tom.

«Sicuro. Non conosciamo nessuno qui, e non possiamo nemmeno andare in giro per il paese tranquillamente. Sarebbe bello se passassi un po’ di tempo con noi.» affermano Georg e Gustav.

Le labbra di Isabel si tendono in un grande sorriso, che le illumina anche gli occhi.

«Dite sul serio?» mormora, quasi senza fiato.

«Ma certo. Anzi, ti vogliamo con noi anche domani! Giusto, ragazzi?»

Bassista e batterista si scambiano un’occhiata, con uno strano sorrisetto sulle labbra, mentre Tom osserva con attenzione il fratello, come se stesse leggendo nel suo pensiero per cercare la risposta ad una tacita domanda. Alla fine tutti annuiscono, sorridenti, e la ragazza li ringrazia, felice, promettendo di passare un altro pomeriggio con loro il giorno dopo, prima di allontanarsi a passi leggeri lungo il sentiero che la riporterà a casa.

 

hbag

 

Mentre gli altri raccolgono le loro cose, Tom continua a fissare con sguardo indagatore suo fratello. Bill se ne accorge e si gira verso di lui, alzando un sopracciglio, in attesa di una spiegazione.

«Be’?»

«Mmh … no, nulla …» alza le spalle il rastaro, e si infila la sua maglietta. Bill fa spallucce e ritorna alla sua roba, cercando di scrollare via la sabbia dall’asciugamano, ma stavolta è una gomitata amichevole di Gustav nelle costole a interromperlo.

«E allora, il nostro front-man si è preso una cotta?!» gli chiede ammiccante.

«Eh??»

«Ma sì, dai, si vede lontano un miglio!» si aggiunge Georg. «”Noi ti vogliamo anche domani!”» gli fa il verso, scoppiando poi a ridere insieme agli altri.

«Che c’è di male?» si difende il ragazzo. «No è forse vero che ci fa piacere stare in compagnia di qualcuno, invece che passare la vacanza da soli?»

«Oh, sì. Sicuro.» dicono loro con leggerezza, continuando a sghignazzare.

«Ma smettetela!» esclama lui, non riuscendo però a trattenere un sorriso, che, al parere dei suoi amici, la dice lunga.

 

 

Il pomeriggio seguente, appena dopo pranzo, il cantante della famosa rock-band è già davanti al portone della casa di Isabel. Mentre attende che la ragazza scenda, si appoggia al muro accanto alla porta, sicuro che ci vorrà un po’, ma si deve ricredere quando, meno di un minuto dopo, la vede uscire.

«Ciao!» lo saluta lei, allegra.

«Ehilà! Hai fatto presto.» osserva Bill, piacevolmente sorpreso.

«Detesto far aspettare la gente.» replica lei con un’alzata di spalle, guadagnandosi un sorriso da parte del ragazzo, e insieme si avviano verso il sentiero che conduce alla villa.

Attraversano la pineta ridendo e scherzando, raccontandosi aneddoti divertenti della propria vita.

«Ti giuro, quel giorno David mi ha davvero messo paura!» assicura Bill. «Appena starnutivo, mi lanciava un’occhiata di fuoco e mi intimava di filare a letto e rimanere chiuso in casa finché non mi fosse passata!»

Isabel rideva, pensando al povero ragazzo costretto a letto per un semplice raffreddore.

«Ed è stato poco prima del concerto a Londra? Sappi che se non ti fossi ripreso in tempo, mi sarei alleata al vostro manager per farti una bella predica!» lo minaccia scherzosa.

«C’eri anche tu, al concerto?» chiede allora lui.

«Certo! Terza fila, sulla destra del palco. Siete stati unici, come al solito.» assicura lei.

«Danke!»

«Bitte!»

Scoppiano in un’altra risata, ma quella di Isabel le muore in gola non appena scorge la casa dei ragazzi. Improvvisamente, davanti all’immensità di quella proprietà si sente piccola e insignificante.

«Benvenuta all’umile residenza estiva dei Tokio Hotel.» annuncia scherzosamente Bill, e le apre il cancello, permettendole l’accesso al vasto giardino.

«Siete solo voi quattro, qui?» chiede la ragazza in un soffio, ancora incredula.

«Noi, e un paio di guardie del corpo, ma quelle stanno nella casetta là in fondo al giardino.»

Indica una costruzione decisamente più piccola della villa, nell’angolo sud del giardino, poi l’accompagna in casa, nell’ampio salotto con divani banchi in pelle, megaschermo al plasma, decoder digitali, ultimo modello di playstation e simili.

La sua contemplazione della casa viene interrotta dall’arrivo degli altri tre componenti del gruppo, che la salutano allegramente e la invitano subito fuori, vicino alla piscina.

«Guarda e stupisciti: cuba libre!» dice soddisfatto Tom porgendole un bicchiere. «L’ho preparato io.» rivela, strizzando un occhio. Isabel ne prende un sorso, assaggiandolo.

«Mmh, buono!» si complimenta. Tom, soddisfatto, finisce in un sorso il suo bicchiere e se ne versa un altro, poi si siede sul suo lettino come gli altri e iniziano a chiacchierare.

Dopo qualche ora, quando il sole si fa sempre più caldo, i ragazzi iniziano a tuffarsi in piscina.

«Ce l’hai il costume, vero?» si informa Bill.

«Ehm … veramente no.» confessa Isabel.

«Vabbè, dovrai  accontentarti, allora …» e la spinge improvvisamente in acqua, aiutata dal fratello, poi entrambi si tuffano dietro di lei.

«Scemi!» esclama la ragazza riemergendo, ma poi ride, e ingaggia una lotta insieme agli altri. Una volta fuori dall’acqua, Bill va a prenderle un accappatoio, così che possa lasciare asciugare i suoi vestiti fuori, poi entrano tutti in casa.

I ragazzi decidono di tirare fuori i loro strumenti, e Isabel ha un’improvvisa folgorazione.

«Ehi, Tom, è vero che c’è una canzone che hai scritto e cantato tu?»

Lui la guarda stupito e incerto.

«Ehm, sì … più o meno … cioè …»

«Oh, dai, me la fai sentire?» chiede Isabel implorando con i suoi occhioni verdi smeraldo.

«Veramente …» prova a declinare lui, grattandosi la nuca con una mano in un gesto imbarazzato, ma i suoi amici sono contro di lui e si uniscono in un coro di incitamento.

«Oh, va bene.» acconsente infine. Accorda la chitarra, dà un colpetto di tosse, poi inizia a suonare.

«Ich mag alles wie du gehst
und wie du mich verstehst
und wie du mir dann immer wieder meinen Kopf
verdrehst und es bleibt spannend,
Du hast diesen Respekt.

Für dich geh ich durch die Wand,
Du behandelst mich perfekt,
und es geht im Endeffekt nicht einfach nur um Sex.

 

Na nana na na na

Na nana na na na»

 

«Na nana na na na» si uniscono gli amici, sorridendo, poi parte l’applauso generale. Tom si sfila la chitarra dal collo e si inchina, come se fosse davvero su un palco, e Isabel imita una fan scatenata, gridando a squarciagola, mandandogli baci, fingendo di svenire dall’emozione.

«Eh, fratellone … mi dispiace rovinarti la festa, ma non mi batterai mai, nel canto!» esclama Bill convinto, dandosi finte arie da snob. Tom si limita a ribattere con una linguaccia; infine, i cinque giovani decidono di fare una sfida alla playstation. Ovviamente i ragazzi litigano su quale gioco usare, ma alla fine si mettono d’accordo su una gara di automobili, e si stupiscono dell’abilità di Isabel.

«Be’, che c’è di strano? Anche a me piace giocare alla play, e ho anche questo gioco a casa.» dice con un’alzata di spalle. Dopo un po’, gli altri si stufano, e si sdraiano scompostamente sui divani, mentre Tom e Isabel continuano accanitamente il loro testa a testa.

Alla fine della giornata, Isabel recupera i suoi abiti e ringrazia del pomeriggio, salutando tutti, e programmano già di vedersi il giorno dopo.

Quella sera, ognuno si addormenta con il sorriso sulle labbra, felice della giornata passata in compagnia e di aver trovato una nuova amicizia.

 

 

NdA. Ecco il secondo capitolo! È vero, non succede molto, ma vi assicuro che il prossimo sarà decisamente più interessante!

Avevo bisogno di questo capitolo di transizione per far conoscere meglio i ragazzi …

Ringrazio tutti per le recensioni, mi fate davvero felice!!! Continuate a commentare!

 

Per quanto riguarda la canzone che ha scritto Tom, il titolo è Sex, e in realtà ancora non si è certi che sia davvero sua. Molti dicono che in realtà non abbia nulla a che vedere con lui. In ogni caso, la canzone esiste, e a me piace pensare che sia davvero di Tom! ^_^

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Capitolo 3.

 

Una settimana è trascorsa veloce e serena. I cinque ragazzi hanno stretto una buona amicizia, si sono visti ogni giorno, un po’ sulla spiaggia, un po’ a casa della band, divertendosi insieme.

Durante uno dei tanti pomeriggi trascorsi nella grande villa, Gustav e Tom erano seduti davanti allo schermo della tv, rapiti da un accanito duello virtuale, mentre Georg si era addormentato su un lettino al sole a bordo piscina.

Bill e Isabel avevano preso possesso di altre due sdraio, e uno si era immerso nella lettura di qualche rivista, mentre l’altra si godeva i raggi del sole sorseggiando ogni tanto una bibita ghiacciata.

«Eccone un altro …» sbuffa improvvisamente Bill, rassegnato, alzando gli occhi al cielo e mettendo da parte la rivista con fare un po’ scocciato. Isabel gli lancia uno sguardo interrogativo.

«Cosa?» chiede.

«Nulla, il solito pettegolezzo sul mio conto …» dice lui, e all’alzata di un sopracciglio da parte della ragazza spiega con un sospiro:

«Come al solito, si chiedono se sono gay.»

«Oh.» è l’unico commento della ragazza. Bill la fissa per qualche istante, poi si mette a sedere, e studiando attentamente la sua espressione, trae un profondo respiro prima di chiederle:

«E se … se ti dicessi che è vero? Se dovessi confermare quelle voci … tu cosa diresti?»

Fissa con intensità lo sguardo nel suo, cercando la risposta, e la ragazza, dopo qualche istante di silenzio, poiché spiazzata dalla domanda, alla fine fa spallucce e replica:

«Be’, cosa dovrei dire? Nulla. Certo, forse infrangeresti il cuore di qualche migliaio di fan …» aggiunge con un timido sorriso. «Ma non vedo dove sarebbe il vero problema. Saresti sempre Bill Kaulitz, no? Quello che scrive i testi di canzoni dolcissime, che esprime i suoi sentimenti nella musica, che fa emozionare i fan … almeno, io la penserei così.» conclude, ricambiando lo sguardo con uguale intensità e sincerità.

Bill sente un sorriso comparirgli sulle labbra, così dolce da sciogliere il cuore della ragazza. Lentamente, si alza dal lettino e si avvicina a quello di Isabel, poggiando le mani ai due braccioli e piegandosi in avanti.

«Ne sono felice.» dice a voce bassa, guardandola negli occhi. «In ogni caso, si sbagliano. E posso dimostrarlo …» sussurra, avvicinandosi sempre di più, finché la sua bocca non sfiora quella di Isabel, dischiusa per lo stupore. La ragazza sente il suo cuore accelerare i battiti quando avverte il freddo metallo del piercing di Bill venire a contatto con le sue labbra, e dopo una breve esitazione gli permette di incontrare la sua lingua, saggiandone il dolce sapore con timidezza. Chiude gli occhi, lasciandosi rapire da quel bacio. Quante volte l’ha sognato ad occhi aperti, o la notte? Ma mai, mai uno di quei sogni si è avvicinato alla realtà. È qualcosa di indescrivibile, una sensazione di dolcezza e un’emozione più grande di qualsiasi immagine abbia mai potuto averne avuto.

Quando il cantante si allontana da lei, i suoi occhi nocciola non si staccano dallo smeraldo di quelli di Isabel, sorridendole con un battito di ciglia, mentre una tenue sfumatura di rosso le colora le guance.

Il grido di vittoria di Tom li riscuote, e quando il gemello fa la sua comparsa in giardino con alle spalle un Gustav decisamente contrariato, Bill ha già ripreso il suo posto sulla sua sdraio, un sorriso soddisfatto dipinto sulle labbra nascosto dietro una nuova rivista.

I due ragazzi prendono posto a bordo piscina, immergendo i piedi in acqua, e iniziano a discutere della loro sfida.

«Ehi, fa così caldo, qui fuori?» chiede Tom, notando il colorito di Isabel. Lei abbozza un sorriso, imbarazzata ed esclama all’improvviso:

«Ehm … ragazzi, oggi devo rientrare prima!»

Si alza, lanciando un’occhiata nervosa a Bill.

«Ti accompagno?» le chiede lui, posando la rivista che stava solo fingendo di leggere.

«Se vuoi …» acconsente lei, mentre si infila la canotta e la gonna. Saluta con la mano gli altri, raccomandandoli di dire ‘ciao’ anche a Georg da parte sua quando si fosse svegliato, ed esce, affiancata da Bill che ha già indossato i suoi jeans e una t-shirt.

Passeggiano in silenzio per qualche metro, addentrandosi sempre di più nella pineta, finché Bill non afferra la mano di Isabel e la ferma, attirandola dolcemente a sé e dandole un altro bacio.

«Mi piace stare con te.» le mormora all’orecchio una volta che si sono divisi. Lei lo guarda imbarazzata e un po’ sorpresa, poi le sue labbra si tendono in un sorriso.

«Anche a me.»

Facendosi coraggio, si alza in punta di piedi e avvicina il viso a quello del ragazzo, che assecondandola alza una mano a sfiorare i suoi capelli e fa incontrare di nuovo le loro bocche.

 

Quando arrivano in paese, si stanno tenendo per mano. Sciolgono di malavoglia la presa, e Isabel recupera le chiavi. Mentre sta aprendo, a Bill viene in mente una cosa.

«Ma domani è già sabato?» le chiede, pensieroso.

«Sì, perché?»

«Indovina … mio fratello non vede l’ora di andare in discoteca! Ti va di venire con noi?» le propone.

Isabel lo fissa sorridente.

«Pass vip e alcolici gratis?» scherza.

«Certo, siamo star, noi!» ridacchia lui, poi torna serio. «Allora, ci sarai?»

«Sicuro! Ci vediamo domani mattina?» chiede poi.

«Ovvio.» sorride Bill, e le dà un ultimo, leggero, bacio a fior di labbra. «Ciao.»

«Ciao.» mormora lei, e lo guarda allontanarsi, mentre sente il suo cuore fare lo stesso, volando verso l’alto con un paio di ali appena nate.

 

hbag

 

La mattina seguente, quando raggiunge la spiaggia, Isabel ha quasi l’istinto di provare a darsi un altro pizzicotto vedendo Bill venirle incontro sorridendo e baciarla sulle labbra. Viene però distratta dal suo intento dal grido di Tom, che si è pietrificato a metà di un passo, rimanendo con una gamba ancora alzata in maniera buffa.

«Ehi, ehi, ehi! Fermi tutti, che nessuno si muova!» esclama, gli occhi sgranati e un’espressione sbalordita sul viso, esattamente come quella degli altri due ragazzi. «Scusate, potreste ripetere quello che è appena successo?? Non vorrei avere le allucinazioni …»

Bill scoppia a ridere, mentre Isabel sorride timidamente, imbarazzata, ma anche divertita. Il ragazzo la prende per mano e si avvicinano al gruppo.

«Dobbiamo ripetere?» chiede Bill, guardando prima la ragazza, poi i tre amici. Tutti annuiscono, gli occhi ben aperti, e lui si limita ad alzare le spalle, posare le mani sui fianchi di Isabel e darle un altro bacio, più profondo di quello di prima. Gli sembra quasi di sentire le mascelle dei loro amici toccare terra, e non riesce a trattenere un sorriso. Quando si separano, leccandosi le labbra e guardandosi negli occhi, Tom, Georg e Gustav iniziano a urlare versi e fischi di approvazione, battendo le mani, agitandosi e facendo casino come bambini.

«E basta!» esclama Bill, ridendo a sua volta e buttandosi nella mischia, iniziando una delle loro tante battaglie, che Isabel rimane a guardare divertita. Sono proprio quattro bambinoni, altro che “ragazzi maturi”, come li descrivono i giornali!

Ovviamente, i quattro musicisti non la risparmiano, e Bill torna a prenderla in braccio e, senza stare a sentire le sue proteste, la butta in mare, tuffandosi subito dopo.

«Ora ti faccio vedere io …» si ribella Isabel, e cerca di affogarlo, ma il suo tentativo è bloccato da uno schizzo d’acqua di Tom, arrivato in soccorso del gemello.

Solo quando si sono stancati tornano a riva ad asciugarsi sotto i raggi del sole, sdraiati sui loro asciugamani uniti a formare un unico, grande telo.

Quando è poi ora di pranzo, si separano.

«Ci vediamo stasera, allora.» si danno appuntamento, e ognuno torna alla sua residenza.

 

hbag

 

Sono da poco passate le dieci quando Bill citofona a casa di Isabel. Dopo qualche istante, la ragazza risponde:

«Ciao. Scusate, non sono ancora pronta! Volete salire, così non aspettate lì?»

«Come vuoi, non è un problema …»

«Dai, venite su!» li incita lei, aprendo il portone, e così i quattro ragazzi entrano in casa. Salutano la madre di Isabel, che hanno già incontrato un paio di volte nei giorni precedenti, e questa indica loro la camera della figlia. Bill bussa alla porta, e in un attimo Isabel gli apre, lasciandoli entrare nella piccola stanza.

«Ci metto due minuti, promesso! Devo solo trovare il mio orecchino …» avvisa, andando a rovistare in un portagioie sul comodino. Intanto i quattro ragazzi si accomodano, sedendosi qualcuno sul letto e qualcuno su un pouf blu abbandonato sul pavimento.

«Stai benissimo.» sussurra Bill avvicinandosi alla ragazza e ammirando i suoi pantaloncini di raso neri e dorati e il top che lascia scoperta la schiena. Le avvolge la vita incrociando le mani poco sotto il suo piercing e le bacia dolcemente il collo, strappandole un brivido e un risolino.

«Ehi, quelli siamo noi!» esclama Tom, saltando giù dal letto e avvicinandosi alla parete dove è appeso uno dei poster della band. «Caspita, qui sì che sono venuto bene!» aggiunge modestamente, beccandosi uno scappellotto da Georg.

«Te lo autografiamo?» propone Gustav, guardandosi attorno in cerca di qualcosa con cui scrivere.

«Non serve, non importa …» cerca di dire Isabel, ma viene interrotta da Bill:

«E dai, lasciaci fare le star almeno una volta!» l’ammonisce scherzosamente, poi si unisce agli altri, che hanno finalmente trovato un pennarello, e mette la sua firma in uno spazio vuoto accanto alla sua foto, guardandola poi soddisfatto.

«Fatto!» esclama, fiero di sé, e Isabel non trattiene una risata di fronte a quel suo lato un po’ narcisista.

«Ehi, trovato!» esclama poi, tirando fuori dal portagioie un orecchino con tre pendenti terminanti ognuno in una stella. Lo assicura all’orecchio sinistro, cosicché finalmente sono entrambi al loro posto, poi si volta, afferra la giacchetta bianca che ha lasciato su una sedia e calza i sandali neri vicino alla porta.

«Pronta!» annuncia, e insieme ai ragazzi va nell’ingresso. «Ciao, ‘ma. Non aspettarmi in piedi, faremo tardi. E non preoccuparti, sono in buone mani!» rassicura la madre con un sorriso; infine escono.

L’auto della band con i finestrini oscurati li sta attendendo poco distante. Salgono tutti e cinque a bordo e si dirigono verso la discoteca subito fuori dal paese.

Una volta qui, Isabel rimane a bocca aperta: il piazzale fuori dal locale è pieno di fotografi e giornalisti, che non appena scorgono la macchina iniziano a far rimbalzare i flash sulla carrozzeria lucida dell’auto e a strepitare, chiamando i Tokio Hotel con la speranza di qualche dichiarazione.

«Scheisse!» impreca Bill tra i denti, poi si toglie la giacca di pelle e la passa a Isabel. Lei lo guarda confusa.

«Copriti con questa; tieni nascosto il viso dagli obiettivi, altrimenti domani ti ritroverai un’orda di giornalisti sotto casa …» spiega lui contrariato. Intanto la macchina ha posteggiato di fronte all’ingresso, dove un paio di guardie del corpo sta attendendo i ragazzi per scortarli dentro e almeno una decina è già impegnato a tenere a bada la folla di giornalisti e fans scatenate. Isabel è sempre più impressionata da tutto ciò.

«Sei pronta?» le chiede Bill, prendendole una mano. Lei deglutisce a fatica, fissando inorridita il mare di flash impazziti.

«No.» confessa. «Ma andiamo.»

Appena le porte dell’auto vengono aperte, i click delle macchine fotografiche si fanno più insistenti, i flash sono accecanti, le grida delle fan e dei giornalisti si fanno più forti. Ma non è niente in confronto a quando si rendono conto della presenza di Isabel. L’odore di uno scoop è inebriante, per i reporter, che si affannano a cercare di immortalare la ragazza, o di chiedere a Bill chi sia la nuova fiamma che sta tenendo per mano, trattenuti a fatica dai bodyguard.

Isabel, leggermente intimorita da tanto clamore, segue il consiglio di Bill e si rifugia sotto la sua giacca, coprendosi la testa, mentre quasi di corsa raggiunge l’ingresso al suo fianco, la mano sempre stretta in quella di lui, i loro amici a loro fianco. Una volta dentro, tira un sospiro di sollievo. Fa per restituire il giubbotto a Bill, ma lui la ferma prima che possa toglierlo, indicandole il gruppo di fan che già si è affacciato dalla sala da ballo.

«Tranquilla, noi andiamo nel privée al piano di sopra.» la rassicura, e sempre scortati dalle due guardie, iniziano a salire una rampa di scale.

Giunti sul pianerottolo, una delle guardie estrae una carta magnetica dalla giacca e la fa passare in una fessura accanto alla porta di fronte alla quale si sono fermati.

Finalmente sono liberi di gustarsi la serata.

Entrano in una sala illuminata solo dai fari colorati della pista da ballo, che si estende per diversi metri al centro, circondata da decine di comodi divanetti rossi e tavolini. Il lungo bancone del bar in fondo è già affollato di clienti, tutte persone distinte e indubbiamente ricche, e probabilmente di una certa fama, anche se Isabel non riconosce nessuno. Le età sono le più varie, dagli adolescenti, a chi ha già raggiunto e superato la trentina.

I cinque ragazzi della band si dirigono verso uno dei tavolini, e si lasciano cadere sui divanetti, mentalmente spossati per il precedente ‘bagno di folla’.

«Wow.» sospira Isabel, lasciandosi cadere con un tonfo sordo accanto a Bill e posando sullo schienale la sua giacchetta insieme al giubbotto del ragazzo.

«Mi dispiace.» si scusa lui. «Non pensavo ci avrebbero trovati anche qui, perlomeno non così in tanti!»

Si legge nei suoi occhi una scintilla di irritazione, e Isabel gli accarezza teneramente una guancia.

«Non preoccuparti, siamo dentro sani e salvi.»

Gli sorride, per poi perdersi sulla sua bocca.

«Ehi, ma ci sentite?!» è la voce di Georg, che li riporta alla realtà dopo pochi istanti … o forse di più?

«Alleluja, è un’ora che vi chiamiamo! Allora, che volete da bere?» chiede loro il bassista.

«Uhm … gin lemon.» dicono insieme. Si scambiano uno sguardo.

«Piace anche a te? Questo non l’avevo trovato sulle riviste …» ride Isabel. Una volta liquidati i loro amici, tornano a coccolarsi sul divanetto, finché una melodia non distrae la ragazza, che si raddrizza ascoltando le note che escono dalle casse.

«David Guetta!?» esclama, sorridendo. «Oh, devo assolutamente ballarla, questa! Dai, andiamo!» lo prega, prendendo Bill per mano e provando a trascinarlo in pista.

«Nononono! Io non ballo … non ne sono capace …» si ribella lui, rimanendo piantato sul divano.«Uffi, pensavo che quel giornale scherzasse quando l’ha detto! Ma nemmeno un po’? Sicuro sicuro??» lo implora lei allargando gli occhi verdi e rivolgendogli uno sguardo da cucciolo. Vedendo però che il ragazzo non sembra intenzionato ad assecondarla, gli fa una linguaccia e si allontana sulla pista da sola.

«Be’, la lasci ballare da sola?» indaga la voce di suo fratello, alle sue spalle. Gli passa il suo bicchiere di gin e rimane a guardare Isabel muoversi a ritmo di musica sulla pista.

«Sai che non so ballare.» sospira Bill, dando un sorso alla bevanda e sistemandosi sul divanetto. Tom alza le spalle.

«Vabbè, le tengo compagnia io. Pistaaaa!» esclama allegro, mandando giù in una volta sola il bicchierino di rum che aveva portato al tavolo - dimenticandosi completamente di quello con la pera - e immergendosi nella folla con in mano il gin lemon di Isabel.

«Ehi, bella.» la saluta, porgendoglielo e iniziando a ballare accanto a lei. Isabel gli sorride e trae un sorso dal suo bicchiere.

«Mmmh, fantastico! Meglio di come lo fanno al pub dove vado di solito!» apprezza, e continua a ballare. Poco dopo, anche Georg e Gustav li raggiungono, tuffandosi in un buffo ballo di gruppo, ma poi sia il bassista che il batterista adocchiano un paio di ragazze che scuotono lentamente i fianchi poco più in là, e si allontanano con dei sorrisetti maliziosi sulle labbra.

«E tu, donnaiolo? Che ci fai ancora qui?» scherza Isabel. Tom le prende il bicchiere, bevendo un po’ di quello che è rimasto, incurante delle sue proteste.

«Aspetto la donna che mi ispiri.» sorride. Poi sposta lo sguardo alle sue spalle e sembra illuminarsi. «E credo di averla trovata! A dopo!» le strizza l’occhio, dopodichè si allontana, puntando verso una bionda che balla a qualche metro da loro. Isabel scuote la testa divertita, prima di finire il poco gin che le ha lasciato il ragazzo. D’improvviso si sente stringere da dietro, e si volta trovandosi davanti al viso di Bill, ormai stufo di starsene da solo a guardare suo fratello ballare con la sua ragazza. Sorride.

«Che ci fai qui?»

«Pensavo che magari potresti insegnarmi tu, a ballare.» le sussurra lui all’orecchio, avvicinandosi al suo viso, e cogliendo l’occasione per baciarla.

«È facile.» sorride maliziosa lei, poi si volta, dandogli la schiena. Gli prende le mani, posandosele sui fianchi, poi inizia ad ondeggiare lentamente il bacino, seguita dal ragazzo.

«Visto? Sei capace.»

«Così?» chiede a bassa voce lui, avvicinandosi ancora di più, stringendola a sé e posando le labbra sul suo collo. Isabel si sente sciogliere, quasi non si regge più in piedi. Fortuna che c’è la presa di Bill sui suoi fianchi a sostenerla, e le ali del suo cuore che battono sempre più forte, spingendola verso l’alto.

Ballano insieme per quelle che sembrano ore, prima di abbandonarsi sul divanetto e baciarsi tutta la notte, intrecciando le mani, accarezzando le labbra, scontrando le lingue. Carezze, baci, morsi. In quel momento non pensa più che a tenerla tra le braccia sia proprio Bill Kaulitz, la famosa rock-star che sogna ogni notte. È solo il ragazzo più dolce che abbia mai conosciuto, un adolescente pieno di energia, sensibilità, e gentilezza. Proprio come l’idolo delle sue visioni, ma più reale di quanto avrebbe mai immaginato, e finalmente, almeno in quegli attimi, davvero suo.

 

*

 

«BIILLL!»

Una voce esplode nell’orecchio del ragazzo, facendolo sobbalzare e allontanare dalle labbra di Isabel.

«Tom, ma che diamine …?»

Suo fratello crolla sul divanetto ridendo come un ossesso, afferrando il primo bicchiere che trova sul tavolino, senza rendersi conto che è vuoto.

«Che bella feshtaaaa!» ridacchia, cercando invano di bere qualcosa dalle ultime gocce del gin di Bill.

«Oh no …» mugugna il ragazzo, roteando gli occhi e abbandonandosi contro lo schienale del divano.

«È un po’ brillo?» chiede Isabel con un sopracciglio alzato, osservando divertita la faccia stralunata del giovane.

«È un eufemismo …» commenta Bill, lanciando un’occhiataccia al gemello. «Ma perché finisce sempre così?!» si lamenta.

«Non sarebbe meglio se lo portassimo a casa?» si preoccupa la ragazza, mentre lo vede tentare di rialzarsi e inciampare nei suoi stessi piedi, ricadendo con un tonfo sul divano proprio addosso al fratello. «Tanto sono già le tre passate.» aggiunge, controllando l’orologio.

«Va bene.» sbuffa lui. «Dobbiamo cercare gli altri due, però.»

Mentre Bill rimane con il fratello, a controllare che non crolli addormentato sul divano o che non gli venga la brillante idea di andare a spasso per il locale, magari a scolarsi qualche altra bottiglia di birra, vodka, whisky o cos’altro abbia bevuto, Isabel fa un giro della pista da ballo cercando Georg e Gustav. Trova il primo impegnato in un bacio degno di un polipo con una brunetta i cui tacchi le regalano almeno dieci centimetri della sua altezza, e si guadagna un’occhiataccia da parte di quest’ultima quando si intromette per ‘rubarle’ il ragazzo. Gustav invece è da solo al bancone del bar, così recuperarlo risulta più facile. Infine tutti e cinque si dirigono verso l’uscita, Bill e Georg trattenendo Tom per le braccia, le guardie del corpo nuovamente al loro fianco.

Per fortuna riescono ad evitare l’orda di giornalisti, che non si aspettava di vederli uscire dal retro e a quell’ora, e dopo una ventina di minuti sono a casa sani e salvi. Con non poca fatica, riescono a trascinare Tom fino nella sua camera da letto, e non appena il suo corpo sfiora il materasso si addormenta di botto.

Bill trae un ennesimo sospiro esasperato, guardando la figura del fratello che russa beato, sdraiato a pancia in giù con un braccio penzoloni e il cappellino storto. Glielo leva, insieme alla fascia, poi esce dalla stanza. Dà la buonanotte a Georg e Gustav, che già si stanno trascinando nelle loro camere, poi rivolge la sua attenzione a Isabel.

«E così, hai visto anche i retroscena dei Tokio Hotel, eh?»

Isabel ride.

«Be’, dai, è stata comunque una bella serata, no?» sorride, vagamente maliziosa.

«Stupenda.» commenta lui, incatenando gli occhi della ragazza con il suo sguardo intenso. Si avvicina di più, le accarezza il viso, poi si piega a baciare le sue labbra. Lo fa con tenerezza, le sfiora appena, poi vi indugia un istante, dischiude la bocca, lascia che il suo piercing accarezzi la lingua di Isabel, stuzzicandola con il suo sapore metallico e la sua freddezza. Le sue mani scorrono lungo le spalle della ragazza, scendono lungo le braccia, arrivano ai fianchi morbidi, avvolgendoli. Stringendola a sé, senza lasciare nemmeno per un istante le sue labbra, inizia a muoversi, raggiungendo lentamente la porta della sua camera, riuscendo ad aprirla di schiena. Entra, si volta, la chiude con un calcio e vi si appoggia, tirando con sé Isabel e continuando a baciarla con passione. Quando ormai sembra che non ci sia più aria per respirare si separano, ma subito Bill si tuffa sul collo della ragazza, baciandolo leggero, lasciando scorrere la lingua sulla sua pelle, assaggiandola con piccoli morsi.

«Resti con me stanotte?» le sussurra rocamente avvicinandosi al suo orecchio, torturandone dolcemente il lobo. Isabel si morde un labbro, quasi indecisa, ma l’ombra del dubbio svanisce in un attimo, come una nuvola spazzata via da una raffica di vento, e con un debole sì si lascia andare completamente.

Le mani di Bill, che finora hanno accarezzato i suoi fianchi, scendono sempre di più, fermandosi poco prima delle cosce e stringendo la presa, sollevando la ragazza da terra. Isabel incrocia le gambe dietro la sua schiena, e si lascia trasportare attraverso la stanza, fino ad arrivare al letto, dove lui la fa sdraiare, sovrastandola poi con il suo corpo. Si sfila rapidamente il giubbotto di pelle, mentre le mani di Isabel pensano a sollevare la stretta t-shirt, facendola scivolare oltre la sua acconciatura ormai disordinata e gettandola di lato, per concentrarsi ad accarezzare la pelle liscia del suo petto.

Bill passa una mano sulla sua schiena seminuda, iniziando a sciogliere i lacci del top, mentre con la lingua traccia disegni immaginari sul suo collo, scendendo lentamente sul seno, liberandolo dalla stoffa dell’indumento e avvolgendolo con le labbra.

Le sue carezze portano Isabel in Paradiso, e allo stesso tempo si sente avvampare come nelle fiamme dell’Inferno. Per un brevissimo istante, prima che la sua mente vada in blackout, le torna in mente una frase di una canzone che ha scritto Bill … “Lass mich wenigstens der Engel in der Hölle sein”  … è proprio così, quel ragazzo è davvero un Angelo dell’Inferno …

Non riesce  a pensare ad altro perché la lingua di Bill si sta facendo lentamente strada lungo il suo ventre, fino a fermarsi e girare in piccoli cerchi attorno al suo ombelico, sfiorando e a volte tirando con delicatezza il suo piercing, lasciandole sfuggire dei piccoli gemiti di piacere.

Continua a stuzzicarla a lungo, le sue carezze si perdono nella notte, mentre gli abiti finiscono disordinatamente a terra, finché non scivola in lei e la fa sua, con dolcezza e lentezza, passione e forza, un’altalena di emozioni che si ferma solo poche ore prima del mattino, quando le fiamme sembrano spegnersi e lasciare spazio al velo della stanchezza, che li culla nel silenzio dell’oscurità.

 

 

 

 

 

Spero sia piaciuto!

Ora parto per una settimana in vacanza con gli amici, chissà che non porti un po’ di ispirazione??^_^

Baci

FedyKaulitz

 

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