Nessun uomo è un'isola di Jessica Fletcher (/viewuser.php?uid=117300)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
nessun uomo è un'isola
Nessun uomo è un'isola
capitolo 1
L'ultima cosa che Monty
Romano vide,
quella mattina, furono le montagne innevate, all'orizzonte. Le
salutò, come aveva già fatto col cielo azzurro e
con i
grattacieli; rivolse un ultimo pensiero a sua madre che, quella stessa
mattina, gli aveva raccomandato di "stare attento" e di "non
fare
tardi"; si fece il segno della croce e si
lanciò
giù dal tetto della scuola.
Per l'ennesima volta Anna Alexander, insegnante di
letteratura
inglese alla Las Vegas High school, aveva tentato di portare
a
buon termine la spiegazione e la parafrasi della famosa poesia di John
Dunne "Nessun uomo è un'isola"; ma, vuoi perché
lei non
si sentiva affatto in forma, vuoi perché gli
alunni sembravano più irrequieti e nervosi del solito, anche
questo tentativo sembrava destinato all'insuccesso. Anna
sospirò, si voltò a guardare fuori dalla finestra
e.....vide qualcosa cadere giù, seguito da un tonfo
clamoroso.
Corse alla finestra, guardò giù e...."Dio mio!"
esclamò facendo alcuni passi indietro e coprendosi gli occhi
e
la bocca con le mani. D'improvviso tutti i ragazzi corsero alla
finestra, guardarono da basso, le ragazze cominciarono a gridare e i
ragazzi cominciarono ad imprecare.
Steso, sfracellato al suolo, c'era il corpo di un uomo, anzi di un
ragazzo.
Nella confusione generale qualcuno riuscì ad avvertire
la Preside, mentre qualcun altro chiamò il 911.
Non appena la notizia che era successo qualcosa alla Las Vegas High
School e che bisognava accorrere fece il giro della Centrale di
Polizia, Nick Stokes si allarmò immediatamente.
Pensò
subito ad Anna, la sua compagna, il grande amore della sua vita, che
insegnava proprio in quella scuola (Signore,
fa' che non le sia successo niente);
"Vado io, Catherine" disse alla collega e supervisore;
"Non da solo" fu la risposta "vengo con te, sono anch'io in pensiero";
Anna e Catherine Willows erano care amiche da tempo.
Il corpo del ragazzo giaceva al suolo, Anna era lì di
fianco,
pallidissima e con gli occhi gonfi e arrossati, non appena vide Nick
gli corse incontro piangendo.
"Lo conoscevi?" chiese lui
"Sì" fu la risposta. "Montgomery Romano,
quarto
anno, uno dei miei migliori alunni" uno dei pochi che la seguivano,
avrebbe voluto dire, ma preferì tacere questo particolare;
"Conosci i suoi genitori?" chiese ancora Nick ;
"Ha solo la madre,
Margareth, non ha fratelli. La madre è un
avvocato
piuttosto bravo. Montgomery, Monty, è un ragazzo tranquillo,
pacifico, molto studioso, nessuna bega, nessuna lite, nessun casino,
niente di niente. Mai avrei potuto immaginare......immaginare questo",
Anna indicò il corpo maciullato al suolo.
"Vi dobbiamo
interrogare" intervenne Catherine "C'è un posto
tranquillo, dove possiamo andare?";
"C'è la sala professori"
rispose Anna; "Non credo che la preside farà problemi, non
in
questo caso" Anna diede un'ultima occhiata al cadavere mentre David, il
medico legale, incominciava a fare i primi accertamenti.
Erano in corso gli interrogatori già da un po',
Anna aveva
aspettato a lungo il suo turno, dapprima sostando in piedi nel
corridoio, poi era stata ammessa nella stanzetta dove Jim Brass,
Catherine e Nick menavano le danze interrogando un
po'
tutti: alunni, docenti, personale tecnico. Ad un certo punto
Anna sentì mancarle l'aria, respirò a fondo ma
sentì una sensazione come di compressione fra la pancia e lo
stomaco. Fece appena in tempo a dire "Scusate, non mi sento tanto bene,
dovrei andare in bagno" che una forte nausea la invase. Si diresse
verso la porta e fu lasciata uscire. Mentre Brass diceva un qualcosa
come "Non lasci l'edificio e torni subito!" e poi, più
piano,
"non possiamo lasciarla andare da sola", Nick se ne venne fuori
con un "Ci penso io" e fece per seguirla in corridoio, ma
già Anna non si vedeva più.
Inginocchiata davanti al water, nel gabinetto dei professori, Anna
Alexander stava vomitando anche l'anima senza riuscire a fermarsi, anzi
i conati diventavano sempre più forti mescolandosi ai suoi
singhiozzi, togliendole il fiato, distruggendole le gola.
All'improvviso sentì una mano posarsi lieve sulla sua fronte
e
qualcuno cingerle le spalle "Ssshh, tranquilla, ci sono io. Tranquilla,
ssshh!". Nick l'aveva raggiunta, era riuscito a trovarla ed ora era
lì, in ginocchio di fianco a lei, a consolarla, ad
aiutarla. Anna ebbe appena il tempo di
dire "Nicky, che cosa è successo? che cosa diavolo
è
successo?" che i conati di vomito ripresero ancora più forti
e
lei pensò di stare per morire. Lui continuava a
tenerle
una mano sulla fronte mentre con l'altra mano le massaggiava la schiena
e questo, dopo un po', servì a calmarla. Anna
cessò di
vomitare, anche perché non avrebbe avuto più
niente da
buttare fuori e si accasciò su se stessa, spossata e senza
più forze. Nick la prese fra le braccia, se la
strinse al
petto e appoggiò le labbra sul capo di lei "Va tutto bene"
le
sussurrava "va tutto bene"
"No che non va bene!" fu la risposta, "Non va bene affatto! Io l'ho
visto, Nicky, l'ho visto cadere giù! L'ho visto sfracellato
al
suolo! E non era una persona qualsiasi. Io lo conoscevo, lo apprezzavo!
Conosco sua madre, so i sacrifici che ha fatto per tirarlo su da sola,
so che per lei Monty era il mondo intero. Ed ora è morto!
e ora non c'è più e......" un
singhiozzo interruppe
le parole di Anna ed ella cominciò a piangere, piangere
intensamente, il corpo squassato dai singhiozzi, le lacrime che
scendevano copiose sul suo viso. Nick la teneva stretta, cullandola;
provava una grande pena a vederla così disperata e
avrebbe
dato la vita per poterle alleviare almeno un pochino il dolore.
Lasciò che le lacrime si esaurissero, poi la
aiutò ad alzarsi, la portò davanti al
lavabo, la
aiutò a sciacquarsi il viso, la bocca, le
accarezzò la guancia e le chiese "Va un po' meglio?"
"Sì" fu la poco convinta risposta.
"Te la senti di continuare?"
"Ci provo; però, una volta finito, ti prego, portami a casa"
"Va bene"
L'interrogatorio non durò troppo, si vedeva che Anna non
stava
bene, e più di una volta, mentre parlava, si era fermata per
deglutire, quando la nausea tornava, di tanto in tanto, a fare
capolino.
"Basta così, Anna" disse Catherine ad un certo punto notando
il
viso pallido e gli occhi gonfi dell'amica, e poi, rivolta a Nick
"Portala a casa e prenditi cura di lei; ci rivediamo domani in
centrale".
Mentre Nick e Anna uscivano, Jim si rivolse a Catherine "Ma
è
lei?" le chiese "E' la ragazza di Nick?"; la Willows
annuì; "Mmmhh, mica male, ha del buon gusto il texano!" e
Brass
ridacchiò appena.
Non appena entrata in casa, Anna si lasciò cadere
sul
divano, posò le braccia sulle ginocchia e affondò
il viso
fra le mani, il suo uomo le si sedette accanto, si
appoggiò contro lo schienale e fece
come per
portarsela in grembo; ma il movimento troppo improvviso le
causò
un capogiro mentre le budella cominciavano a torcersi di nuovo.
"Fermo Nicky, fermo! Devo andare di nuovo in bagno".
Anche questa volta lui la seguì e anche questa volta le mise
una
mano sulla fronte e le accarezzò la schiena, poi, passato il
malessere, le disse, piano, "Ti porto al Pronto Soccorso. Non puoi
andare avanti così"
Ella non replicò, non aveva nemmeno la forza di dire
qualcosa.
Si lasciò prendere, portare verso la macchina, condurre al
Pronto Soccorso senza dire parola.
Li fecero aspettare parecchio, poi arrivò un infermiere, le
fece
un prelievo, le diede qualcosa contro la nausea e fece
accomodare entrambi in una stanzetta spoglia ad
aspettare l'esito delle analisi.
Dopo quella che a loro parve un'eternità arrivò
un giovane medico "La signora Alexander?" chiese
"Sono io" fu la risposta
"E lui chi è?"
"E' il mio compagno"
"Allora state insieme, suppongo"
(Ma che? è
scemo questo?) pensò Nick, già
pronto a chiarire le cose a modo suo;
"Beh, sì" rispose, invece Anna
"E da quanto tempo?" proseguì il medico;
"E, scusi, a lei cosa cavolo gliene frega?" sbottò Nick ,
alquanto esasperato;
"Me ne frega eccome! Perché dalle analisi del sangue risulta
che
la signora è incinta, di qualche settimana presumo. E mi
sa tanto che lei è il padre"
Incinta? Il padre? il
padre....la madre! Oddio, aspettiamo un bambino!!!
Anna lasciò uscire un piccolo strillo di
sorpresa poi
guardò Nick. Lui, gli occhi sbarrati, il respiro corto,
sgranò tanto di occhi: "Sarò padre"
riuscì appena
a sussurrare, la voce rotta dell'emozione "Mio Dio! è una
cosa
stupenda!"
Si voltò verso Anna, lei aveva gli occhi pieni di lacrime ma
un'espressione dolcissima, mentre si portava la mano sul
ventre,
....."non ci posso credere!" fu tutto quello che ella fu in
grado di dire.
Ed eccomi qui di nuovo!!!
Dopo le tre recensioni tre tutte positive (grazie ragazze) e
il desiderio espresso da Annamarielurd di leggere un seguito,
ecco appunto il seguito di La Cura in una fanfic con ben due capitoli.
Attenzione ragazze (e ragazzi) perché è
una storia molto "forte" soprattutto nel secondo capitolo, quindi non
leggetela se siete particolarmente sensibili. Anche se chi segue le
serie di CSI è abituato un po' a tutto, ormai. Non
so da quale strano anfratto della mia mente sia uscita una storia tanto
violenta ma era un po' che mi frullava per la tesa. Ah, mi sono
permessa di mettere Nick, Catherine e Jim Brass al turno di giorno
perché mi tornava meglio; del resto anche nei telefilm
capita che lavorino di giorno. La storia è comunque (come la
precedente) ambientata nella decima/undicesima stagione.
Buona lettura e recensite, prego.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
L'indomani mattina Nick arrivò quasi volando alla Centrale
di
Polizia, era tanto felice da scoppiare e non vedeva l'ora di
condividere con i suoi colleghi la bella notizia. Entrò
dentro
all'edificio con il più smagliante dei suoi sorrisi ma la
prima
persona che incontrò fu il medico legale, David, che aveva
l'aria seria e professionale di chi porta brutte notizie:
"Ti devo parlare, Nick"
"Cosa c'è?"
"C'è che, dall'autopsia, è risultato che Monty
Romano è morto per i traumi riportati nella caduta"
(Che scoperta!)
Nick fece un strana smorfia;
"Ma non è tutto: il ragazzo aveva.....aveva" David cercava
le
parole adatte per dire una cosa terribile "aveva dei segni di
lacerazione nella zona perianale....è stato....è
stato
violentato, da più persone, ripetutamente"
Nick sentì gelarsi il sangue nelle vene "Mio, Dio" disse in
un sussurro
"Da come appaiono le lesioni, è accaduto poche ore prima
della morte"
"Tracce di liquido seminale?" la voce di Nick era stranamente stridula
"Nessuna, probabilmente hanno usato dei preservativi e li hanno
buttati.....chissà dove"
(E adesso chi glielo
dice ad Anna?); Nick
pensò alla propria compagna, che era così
fragile,
così emotiva e delicata in quel momento, e poi
pensò alla
madre del ragazzo; si domandò dove avrebbe trovato la forza
di
affrontare tanto dolore. Pensò al proprio figlio che doveva
nascere e si chiese se sarebbe stato in grado di difenderlo dalla
cattiveria del prossimo e dalle cose brutte della vita,
sentì un
nodo alla gola. Sospirò, guardò David che aveva
l'aria
affranta davanti a lui, poi lo scartò e si diresse verso
l'uscita; aveva bisogno di prendere una boccata d'aria.
Aveva appena imboccato il corridoio quando vide Anna entrare e avanzare
verso di lui "Nicky, tesoro! Il dottore ha detto che sto benissimo.
Sono
incinta di tre settimane quindi il bambino dovrebbe nascere fra
poco più di otto mesi, mi ha dato le vitamine
e...." Nick
la fermò, mise le proprie mani sulle spalle della
sua
ragazza e le disse "Ti devo dire una cosa, Annie, una cosa che non ti
piacerà" e le raccontò tutto quello che David
aveva
scoperto.
"Non può essere stata una cosa consensuale?" chiese la donna
"Non con quel tipo di lesioni; è stato forzato a fare sesso"
fu la risposta del medico
"Intendi dire che era gay?" le chiese Nick, intervenendo nel discorso
"Pare di sì, era una voce che girava nei corridoi della
scuola"
"Ma, caspita Annie, perché non me lo hai detto prima?"
"Perché non mi è venuto in mente. Ieri stavo
piuttosto male, ricordi?"
"Ricordo benissimo" il giovane poliziotto non poté fare a
meno
di sorridere; poi ritornò serio "Annie, ascoltami bene.
C'è qualche altra cosa che ti ricordi, che sai o che hai
visto
ieri mattina; soprattutto che hai visto ieri mattina, e che ancora non
ci hai detto?"
"Fammi, pensare....." la ragazza rimase un attimo in silenzio e poi
"eh, beh, sì una cosa ci sarebbe: quando....quando ho
guardato fuori dalla
finestra e ho visto.....ho visto Monty, dannazione, ho anche scorto,
con la coda dell'occhio, la figura di un ragazzo che correva nel
cortile, allontanandosi dalla scuola verso la pista di atletica."
"Sai chi possa essere?"
"Capelli biondi. Indossava una polo rosa pallido sui jeans.
C'è
solo una persona che indossa quel genere di maglietta in tutta la
scuola. E' Wally
Johnson, il migliore amico, a detta di alcuni il ragazzo, di
Monty......Oh, Mio Dio, Monty......che cosa ti hanno fatto!"
solo
allora Anna ebbe modo di realizzare che cosa terribile era
accaduta al povero studente: si portò la mano alla bocca
mentre
gli occhi le si riempivano di lacrime e le mani le incominciavano a
tremare.
Walter "Wally" Johnson, polo giallina sui jeans neri aderentissimi e
occhiali da sole,
entrò un po' intimidito nella centrale di Polizia scortato
da
due agenti. Si tolse gli occhiali scoprendo un grosso ematoma
sullo zigomo sinistro e l'occhio sinistro gonfio e livido; Nick e
Catherine avevano deciso che non avrebbero condotto un vero e proprio
interrogatorio e che avrebbero fatto in modo che il tutto sembrasse
più che altro un'amichevole chiacchierata. Il ragazzino,
diciassettenne, piccolino e magro guardò con deferenza il
poliziotto, poi chiese "Perché mi avete chiamato?"
"Per scambiare due parole, figliolo" rispose Nick
"Cosa volete sapere?"
"Ci sarebbero giusto un paio di cosucce; la prima è dove
scappavi la mattina in cui Monty è caduto giù dal
tetto della scuola, la seconda è dove ti sei
procurato
quei lividi"
Il ragazzo rimase qualche secondo pensieroso, poi, quasi senza prendere
fiato: "okay, vi dico tutto. Voi però mi promettete che
sarò al
sicuro e che li prenderete quei bastardi e che li metterete a marcire
in galera?"
"Ti prometto che sarai al sicuro, quanto al resto ....prima ci devi
dire chi sono e che cosa hanno fatto per meritare la galera"
"Va bene" Walter sospirò, un lungo sospiro quasi a farsi
forza,
poi incominciò a parlare "Monty e io, noi....beh, noi ci
amavamo; stavamo insieme da alcuni mesi. Monty era....era il mio sole,
la mia vita, era tutto per me e ora......" il ragazzo tacque per
qualche istante mentre una lacrima faceva capolino fra le sue ciglia,
poi continuò "eravamo soliti incontraci un pochino prima
delle
lezioni, ci vedevamo nei bagni, nello spogliatoio della palestra. A
quell'ora non c'è quasi nessuno, stavamo insieme
ma non
facevamo niente di strano, tutt'al più ci davamo qualche
bacio,
qualche carezza. Ieri mattina...... ieri mattina ci stavamo baciando
quando sono entrati in quattro nel bagno e ci hanno visto.
Senza
ragione ci hanno aggredito, prima ci hanno preso a sputi, poi a pugni e
a calci. Io sono caduto a terra quasi subito, Monty ha reagito, ha
iniziato a gridare e ha detto che li avrebbe denunciati per omofobia.
Ed è stato allora che si sono accaniti in tre
contro di
lui, lo hanno buttato in terra, due lo tenevano fermo e il terzo, il
terzo.....oddio....abusava di lui " le ultime parole erano state dette
pianissimo, quasi sottovoce "mentre uno di loro mi teneva fermo, e mi
costringeva a guardare, se lo sono fatto tutti a turno, sghignazzando,
chiedendogli se gli piacesse. Monty cercava di urlare ma gli tenevano
la bocca tappata con la mano. Quando, quando hanno finito, si
sono rivolti a me e mi hanno detto che se avessi parlato mi avrebbero
fatto la
stessa cosa che avevano fatto a Monty, se non di peggio. Poi se ne sono
andati, non prima di avermi sputato di nuovo in faccia. Sono corso
verso Monty, l'ho soccorso, come ho potuto, l'ho aiutato a pulirsi, a
rivestirsi, gli ho detto di andare a denunciarli. Ma lui mi ha risposto
che dovevo lasciarlo solo e mi ha detto di andarmene. L'ho visto uscire
zoppicando dal bagno, ho provato a seguirlo, ma si è voltato
e
mi ha gridato contro di lasciarlo in pace. Sembrava impazzito...io me
ne sono andato. Vorrei non averlo fatto....Sono uscito a prendere una
boccata d'aria e l'ho visto lanciarsi giù dal tetto, l'ho
visto schiantarsi al suolo; ho
incominciato a correre via, spaventato, disperato, mi sentivo in colpa.
Mi sento ancora in colpa per averlo lasciato da solo, per non
avere provato a convincerlo ad andare al Pronto Soccorso, alla
Polizia......se lo avessi fatto, forse, sarebbe ancora vivo" adesso
Walter piangeva, disperato, senza ritegno, senza più
controllo.
Catherine gli andò vicino e lo abbracciò mentre
Nick si
rese conto di avere le mani strette a pugno e le nocche sbiancate.
Una volta ripresosi, Walter, aveva fatto i nomi dei quattro "bastardi",
come lui li chiamava; erano tutti "bravi ragazzi" di buona famiglia i
quali,
una volta presi, avevano dato prova di quello che erano accusandosi a
vicenda e, comunque, crollando abbastanza presto durante
l'interrogatorio (troppo
presto,
aveva pensato Nick, avrei voluto che durasse di più; mi
sarei
proprio divertito a prenderli tutti a calci nel culo e, non solo!).
Ovviamente erano finiti "dentro", dove avrebbero
avuto modo di pentirsi, amaramente peraltro, per quello che avevano
fatto.
Uscito dalla doccia, quella sera, con solo un asciugamano
a
cingergli i fianchi, Nick si sorprese nel vedere Anna, seduta sul
divano del soggiorno, immersa nei suoi pensieri e con uno sguardo
malinconico perso chissà dove..."Tutto bene?" le chiese. Lei
annuì silenziosamente.
"A cosa stai pensando, Annie?" Nick si sedette sul divano di fianco
alla propria donna
"A tante cose, a quello che è accaduto a scuola, a noi e,
soprattutto al nostro bambino. Mi sto chiedendo se sia giusto mettere
una
creatura indifesa in un mondo cattivo e crudele come quello in cui
viviamo, mi sto domandando che cosa farei se gli succedesse qualcosa di
brutto e se riuscirei a farlo sentire amato a tal punto da fidarsi
completamente di me e da non sentirsi mai solo, qualsiasi
cosa
gli accada"
"Senti, Annie, io ne vado tante di cose brutte col lavoro che faccio.
Ho i tuoi stessi dubbi, le tue stesse paure, ma credo anche, lo credo
fermamente, che nostro figlio, come tutti i bambini, abbia il diritto
di nascere e che noi abbiamo il dovere di fare del nostro meglio per
proteggerlo e farlo sentire sempre amato e al sicuro. Questo
è
quello che credo" Nick allungò un braccio a cingere le
spalle
della sua compagna.
"Ti ho mai detto che ti amo?" chiese lei
"Eh, sì; un migliaio di volte. Ma fa sempre piacere
sentirselo
dire", così dicendo si chinò un pochino per
baciarla, poi
continuò "ho voglia di fare l'amore con te"
"Anch'io" fu la risposta
"Ma non farà male al bambino?"
"Assolutamente no, anzi sarà contento di sapere che i suoi
genitori si amano tanto"
"Vieni qui, allora" Nick sorrise maliziosamente, sciolse il
nodo
all'asciugamano e cominciò a coprire Anna di baci mentre la
sdraiava sul divano.
Nessun uomo è
un'isola, completo in se stesso
ogni uomo è un frammento di un continente, una
parte del tutto.
Se un sassolino viene portato via dal mare
l'intera Europa ne è diminuita
allo stesso modo che se si trattasse di un promontorio
o la casa di un tuo amico, o la tua stessa casa.
La morte di ogni uomo mi diminuisce perché io sono parte
dell'Umanità
Pertanto, non domandarti mai per chi suona la campana
Essa suona per te
(John Donne)
E li lasciamo a fare
quello che devono
fare, del resto io non penso proprio di avere la capacità di
scrivere bene una scena "lemon". Lo avevo detto che il secondo capitolo
era parecchio violento e penso che la storia lo confermi in pieno. Ho
fatto una certa fatica anche a scriverla, questa
parte, è
un argomento piuttosto delicato e spero di averlo reso bene, senza
voyeurismo e senza indugiare troppo ma anche edulcorare troppo la
questione.
Alla fine ho pensato bene di mettere la poesia che stava spiegando Anna
in classe, quella mattina, perché la ritengo, oltre che
bellissima, significativa per tutta la storia; la traduzione l'ho fatta
io quindi non troverete questo testo in nessun libro di scuola. Il
fatto è che non mi piacciono la traduzioni che ci sono in
giro,
le trovo antiquate.
Spero che non vi abbia disturbato troppo, vi saluto e recensite, mi
raccomando.
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