He saved me.

di Belieberinfinity_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** Chapter four. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees. 
Gia', sono ancora io. hgkdf Ho scritto questa ff di getto,  e vi confesso che mi piace un casino com'e' venuta, ed e' la prima volta, quindi, trattemela bene. çwç Inizio col dirvi che avra' pochi capitoli,  e che aggiornero' in date precise,  perche' e' gia' tutto scritto. Non vi fermate al primo capitolo,  vi prego. çwç Mh, ho gia' detto troppo, me ne vado.
PS; inondatemi di recensioni, anche se sono negative, non importa.
Buona lettura. <3
Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3

 
1.
Camminava pensieroso per le strade del Canada, a Stratford, la sua citta' natale. Si era fermato li' per alcune tappe nelle vicinanze e ci sarebbe rimasto per le vacanze di Natale, come ogni anno. Non c'era nessuno quella sera, fortunatamente; era solo, aveva chiesto a Kenny e Moshe di farlo uscire da solo, non aveva voglia di stare con qualcuno, per una volta voleva restare in compagnia solo della sua mente, senza fan urlanti, giornalisti che facevano domande scontate o inappropriate e paparazzi che rompevano i coglioni con quel maledetto flash. Erano le quattro di mattino e faceva abbastanza freddo, cosa che non gli preouccapava affatto: era abituato alle basse temperature del Canada, e poi quelle non erano niente a confronto delle forti nevicate che facevano a Gennaio. A dirla tutta amava quel forte vento che gli tagliava la pelle,.gli ricordavano tanto le giornate passate con Ryan, Chaz e Christian, i suoi migliori amici. Gia', Butler, Sommers e Beadles, era da un po' che non li sentiva e si chiedeva cosa stessero combinado quelle tre teste di rapa. 


Senti' qualcunno singhiozzare e tirare su col naso; si guardava intorno cercando di percorrere le orme che il suono lasciva in aria, soffermandosi poi ad una sagoma accovacciata ai piedi di una panchina di marmo. Gli sembrava strano che non ci fosse nessuno, Stratford e' una piccola cittadina, e' vero, ma di notte non era cosi' morta, almeno per quanto se la ricordava.
Rimase impotente avanti a quella debole figura: non sapeva se andarle vicino e farle ritornare il sorriso o fare finta di niente e continuare a camminare, senza disturbare il legame che si era formato tra lui e la sua mente. Indeciso sul da farsi, rimase bloccato a guardarla, come se potesse dargli la risposta ai tormenti.


Continuava a versare lacrime amare, era convinta di aver sbagliato, di essere lei l'errore, ma tutti sentendo la storia si srebbero convinti del contrario. Non ne poteva piu', aveva gli occhi come due palle rosse del biliardo e la testa piu' confusa e contorta di un cubo di rubik. Voleva solo spaccare il mondo, schiaffeggiarsi fino alla morte, far uscire tutta la collerra e l'ira repressa dentro il suo corpo. Cosa poteva farci se non era abbastanza? Se preferiva il football al cheerleader, il celeste al rosa e un paio di supra a delle Chanel? Non era colpa sua se era bruna e non bionda, se spendeva i suoi soldi in CD musicali della sua fonte di ispirazione, piercing e non in trucchi e abiti? Era la mentalita' della gente ad essere sbagliata perche' lei era piu' che giusta; eppure la sua politica era totalmente diversa, si sentiva in colpa per quello che era, per chi era. Non aveva motivo per essere presa in giro, nessuno ce l'ha. Era una ragazza perfetta, nella giusta taglia e con la giusta mentalita', eppure le voci che giravano erano cosi' diffuse da farle credere il contrario.
Dimagri' 5 kg in una settimana, non toccava cibo, almenoche' non fosse insalata senza nemmeno un filo d'olio, odiava mangiare, non voleva farlo, voleva smettere; lascio' il suo ragazzo, il suo primo amore, quello vero, solo perche' la convinsero che fosse una puttana. A tante cose rinuncio', eppure continuava ad essere vittima di etichettature che non le si addicevano, cos' altro poteva fare? Era pronta a tutto, tranne a rinunciare ad ascoltare il suo idolo. Era l'unico che le dava forza, l'unico che riusciva a farla sorridere, l'unico che la colmava di apprezzamenti, di attenzioni, di emozioni. Non sarebbe riuscita ad andare avanti senza la sua voce, perche' ci si rifugiava, ci trovava speranza e tanta, troppa felicita'.


Sapeva che c'era qualcuno a guardarla da un bel po', ma non aveva voglia di alzare gli occhi, era super intimorita, non voleva incontrare lo sguardo divertito di qualcuno che godeva nel vederla ridotta in quello stato, non sarebbe stato d'aiuto.
Continuava a guardarla atterrato, non voleva intromettersi, e se si sarebbe trovato nel bel mezzo di un casino? No, non lo voleva; eppure i suoi piedi iniziarono a muoversi nella direzione tanto dubitata.
 

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees.  
Come sono andate le vacanze di Natale? A me uno schifo, ma dettagli. :')
Sono ancora io, LOL. Ho postato il secondo capitolo della mini, mini, mini, mini (?) ff.  La trama sarebbe stata leggermente piu' interessante, probabilmente sono io a non aver saputo stenderla bene. Mh, che ne dite di lasciare una minuscola recensione?  *sweeteyes*   çwç
Vi lascio al capitolo,  dai.
Buona lettura. <3

Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3
2.



"Hei." La voce gli usci' dalla gola naturlamente, senza farsi mie complessi sul cosa dire. Ebbe un'ennesima inondata di lacrime come risposta.
"Vuoi un fazzoletto?" Disse, progendole il suo fazzoletto di seta, l'unico che aveva con se' in quel momento; era una fissa portarli dietro, gli piacevano cosi' tanto.


Pur non alzando la testa, si rese conto di chi aveva vicino in quel momento, riconobbe il suo profumo, pur avendolo sentito sei mesi prima. Come avrebbe potuto dimenticarsi di quell'odore di menta cosi' dolciastra, impregnata di amore e senso di casa? Nessuno si sarebbe confuso nel sentire la sua voce, nessuno. Era unica, dava una forte sensazione si sicurezza. Era cosciente del fatto che avrebbe faticato ad alzare la testa, ma lui continuava a fissarla tenendo costantemente la mano tesa con quel fazzoletto viola di seta; poteva immaginare il suo volto preoccupato ma lo stesso sorridente, lui non rinunciava mai al suo sorriso, era il suo accessorio preferito.
"Non credi che si sciupera'?" Mugugno', con la voce incrinata di pianto e ancora singhiozzante, era gia' un passo.
Il ragazzo si senti' trafiggere il cuore nel sentire un tono di voce cosi' impregnato di dolore; si senti' come se tutte le preoccupazioni di quella ragazza lo assalissero. Degluti' e riprese a parlare.
"Tranquilla, ne avro' altri cento a casa. Dai, prendilo." Insisteva cosi' tanto che la costrinse a farla sciogliere da quella strana posizione in cui si era messa, attendeva tanto un sorriso da parte sua, avrebbe pagato milioni di dollari per vederla sorridere.


"Cosa c'e' che non va?" Chiese con tono dolce e scostandole i capelli.
Si decise finalmente ad alzare il capo e a guardarlo negli occhi con una tale profondita' da potervi affondare dentro.
" Gia', vorrei saperlo anche io. Cosa c'e' che non va in me?" Al sentirsi dire quelle parole voleva morire, e i suoi occhi puntati su di lui facevano anche un certo effetto, erano pieni di tristezza.
"Beh, i tuoi occhi ad esempio. Sono cosi' rossi e gonfi, non ti si addicono proprio, sai?" Le confesso' in tutta sincerita'. In effetti le davano un pessimo aspetto, cosa c'e' di piu' brutto di occhi bagnati da lacrime di dolore? Justin odiava vedere le persone in quello stato, specie se era qualcuno della sua famiglia o delle sue Beliebers; lei invece ci aveva fatto abitudine a vedersi in quel modo, era il suo aspetto costante negli ultimi tempi.
"Sai, e' l'unica cosa di cui non posso indossarmi ma colpa. Sono gli altri a ridurmi cosi', sono sempre pronti a sottolineare tutte le mie imperfezioni, e, credimi, io ne sono zeppa. L'unica mia parte perfetta sei tu." Ne rimase basito a quelle parole, come puo' una ragazza cosi' bella sentirsi cosi' insignificante? E poi, lui era la sua parte perfetta? Cosa stava dicendo? Assunse una strana espressione nel sentire quella frase. Certo, le Beliebers lo riempivano di complimenti, lo facevano sempre sentire speciale dicendo che le completava o che era la loro vita, ma mai si era sentito dire una cosa del genere, e mai avrebbe pensato che potesse essere cosi' importante per un'estranea.
"Ma cosa dici?" Domando' di cuore. Era davvero curioso di sentire cosa gli avrebbe risposto; per questo si torturava le mani nell'attesa che lei parlasse. 
"Sei l'unica mia parte perfetta, l'unico pregio che ho ma che non viene preso in considerazione. La mia fottuta parte migliore, quella che e' sempre felice e forte, senza paure. La sola e unica parte fantastica che e' in me, ed esce fuori solo quando sono da sola." Ora, poteva dire di essersi tolta un enorme sasso dal petto. Era finalmente riuscita a dire cio' che sei mesi prima non aveva il coraggio di trasformare in parole. Non poteva desiderare un secondo incontro migliore. Senza flash, senza urla assordanti, senza tempo limitato; e chi se ne fregava dell'aspetto che aveva, avrebbue pianto lo stesso nel vederlo. 
"In pratica se non fossi una Belieber, sarei gia' una cittadina del paradiso." Disse con tutta l'ironia di questo mondo. Tremava, ma non come una fan che incontra il suo idolo, bensi' come una ragazza avanti al suo punto di riferimento, spogliata da tutte le emozioni che prova ogni volta che sente pronunciare il suo nome.


Sul viso di Justin spunto' un'espressione triste, come poteva dire certe cose? Perche' si odiava cosi' tanto? E soprattutto, perche' aveva cosi' poca autostima di se' stessa? Lui davvero non riusciva a comprendere il significato delle sue parole mischiate a lacrime di forte dolore. Cosa poteva esserci di cosi' grave a turbare un viso cosi' angelico? D'istinto, le salto' addosso, tenendola prigioniera tra le sue braccia, offrendole calore e brividi lungo tutto il corpo.
Il ritmo del suo respiro, il suo profumo, le sue lacrime, era senza dubbio Abigail, la ragazza del meet and greet di qualche mese fa. 

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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees.  
Come state? spero bene. :') Ok, sono tornata col terzo capitolo di questa mini storia, vi informo che questo e' il penultimo. In realta' io potrei anche formare una ff con il continuo, ma dipende da voi, se volete che continuo, lo faccio, quiiindi, ditemi la vostra in una recensione. çwç

Vi lascio al capitolo,  dai.
Buona lettura. <3

Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3

3.


***Salutai la Belieber che aveva appena fatto la foto con me, sarebbe dovuta essere l'ultima, come mio solito le avevo contate, quando un altro splendore di ragazza varco' la tenda rosso fuoco, passando sotto gli occhi dei tanti flash dei paparazzi, intimidita e col volto inzuppato. Mi si inteneri' il cuore alla vista di una ragazza cosi' dolce, nonostante avesse un felpone con la mia faccia stampata sopra. Ne avevo viste di ragazze carine, ma aveva un qualcosa di speciale, che la rendeva particolare, diversa da tutte le altre. Forse era il suo modo di camminare, o anche il suo tentativo di cercare di opprimere le sue emozioni per non sembrare esaltata. 
"Ciao bellissima." La salutai, regalandole uno dei miei sorrisi piu' sinceri e naturali. "Ciao Justin." Mi rispose intimidita, avvicinandosi a me lentamente, quasi avesse paura che la mangiassi. Era questo che mi piaceva di lei. "Allora, come ti chiami?" Le chiesi simpaticamente e poggiandole il mio braccio sulla sua spalla, cercando di farla sentire a suo agio. "Mi chiamo Abby." Rispose con un piccolo sorriso. La sentii rabbrividere nonappena la abbracciai per la foto, sentii i suoi peli alzarsi, il suo cuore fermarsi, le sue lacrime che protestavano di scendere, le sue gambe che volevano smettere di reggerla in piedi e lo stomaco contrarsi.
"Non vergognarti delle tue emozioni, se hai bisogno di piangere o urlare, farlo." Le sussurrai, era una cosa che mio nonno diceva sempre. Una lacrima le affogo' gli occhi, indugiando altre cento a cadere e rigarle quel magnifico viso, come se avessero sentito cio' che avevo detto, come se stessero aspettando che io gli dessi il via. La strinsi a me, facendo battere la sua testa sul mio caldo petto, amo sentire le mie Beliebers cosi' vicine, e non c'e' cosa piu' bella che incontrarle nel meet and greet. "Grazie Justin, ne avevo bisogno." Mi confido', facendo parlare il cuore, bagnando la mia maglia con le sue lacrime, sniffando il mio profumo e respirando ansiosamente.***


Gia', era quella Belieber diversa, talmente diversa da rimanergli impressa nella mente. 
"Abby, sei tu?" Chiese balbettando, non poteva crederci, non avrebbe mai pensato di incontrarla di nuovo.
La ragazza sorrise, lui se n'era ricordato, aveva in mente quel giorno proprio come lei, l'aveva riconosciuta. 
Non disse niente, lascio' solo che altre lacrime le rigassero il viso, ma questa volta erano lacrime felici. Gia', calde lacrime che finiro sul petto di Justin, facendogli riprovare la forte emozione che provo' quel giorno, mentre teneva fra le sue calde braccia Abby, proprio come in quel momento.
Si sentiva completa, di nuovo. Non aveva mai dimenticato il suo profumo o i brividi che quel giorno si impossessarono del suo corpo, ma risentirli concretamente sulla pelle fu d'aiuto.
"Mi mancava il tuo calore." Le disse, arrossendo subito dopo aver aperto bocca. Aveva abbracciato migliaia di persone diverse, era stato avvolto da braccia diverse e bagnato da lacrime ancora piu' diverse, eppure solo di lei se n'era ricordato, e si sentiva appagato solo tra le sue braccia e con un suo sorriso.
Si allontanarono entrambi, e fu solo quando Abby si rimbocco' le maniche per il forte calore che improvvisamente le invase il corpo che Justin si ricordo' il motivo per cui erano li'. Le cicatrici sporche ancora di sangue colpirono gli occhi di Justin, facendogli cambiare immediatamente espressione. Lei soffriva, soffriva cosi' tanto da odiarsi a morte, sentirsi in colpa e tagliarsi. Il cantante avvicino' la mano destra sul polso solcato della ragazza, con un gesto lento e impaurito le sfioro' le cicratici. All'inizio, doveva ammatterlo, gli fece un po' strano, ma subito dopo ci prese gusto, accarezzando piu' volte quei tagli che proprio non le si addicevano. Piu' la sua pelle entrava in cottatto con quei graffi profondi, piu' si chiedeva cosa la facesse stare cosi' male. 

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Capitolo 4
*** Chapter four. ***


Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees.  
stasera sono tornata con due capitoli, uno di questa ff e l'altro di "Ganja e Chanel" mh.
Ok, che cosa inutile. Comunque, questo e' il quarto capitolo della mini storia, nonche' l'ultimo. Nel capitolo precedente, vi avevo chiesto se volevate che continuassi, ma non avete risposto, quindi, la ff e' finita ragazzi. :') -se volete il contrario non esistate a dirmelo-



Vi lascio al capitolo,  dai.
Buona lettura. <3



Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3

4.

"Lo so che sei deluso, e non sai quanto mi fa male pensarlo, ti chiedo scusa, ma io davvero non posso smettere." Gli disse, capendo cosa stava per dirle. Non dipendevano da lei, erano le persone a farla stare male, era quel taglierino che la chiamava ogni giorno ed erano gli specchi a disprezzarla.
Sapeva che non le avrebbero fatto bene quei tagli, che non erano la cura adatta alle ferite che costantemente gli altri le procuravano, ed era proprio questo il solo e unico motivo per cui continuava a farlo e a riempirsi lo stomaco di pillole e insalata: erano cose nocive per lei, e sperava che un giorno sarebbero state cosi' potenti da farla smettere di respirare, perche' sentiva di trasformare l'anidride carbonica in ossigeno inquinato, si sentiva la sabbia sui piedi bagnati dei bambini, si sentiva piu' inutile della forchetta nel brodo.
 
 
"Tu non lo meriti." Justin le stringeva forte il braccio, eppure lei non sentiva niente, quella parte del corpo aveva subito martiri su martiri al tal punto da essere insensibile.
"E invece si. Io sono un errore, capisci?" Le lacrime rigarono, questa volta, il viso pallido di Justin. Si odiava, non riusciva a fare niente per aiutare una sua Belieber, una delle piu' importanti. Si sentiva morire dentro, voleva scomparire, sotterrarsi, cosi' decise di gettar via la maschera e parlarle.
"Nessuno e' un errore. Le persone aprono bocca solo per farci entrare aria e farla arrivare al cervello, credi che ci possano essere dei neuroni? Tu non sei un errore, sei il sorriso dei tuoi genitori appena tornano da una pesante giornata di lavoro, sei la mia forza, Abby. Riesci a farmi sentire vivo con un tuo abbraccio, a colmarmi di felicita' con tuo sorriso, sconvolgermi lo stomaco con un tuo sguardo timido e impaurito, ma riesci anche a distruggermi con ogni lacrima e ogni cicatrice.
Sei cosi' potente da crearmi e distruggermi, cosi' importante da far parlare tutta la scuola di te, occupi la loro mente 24 ore su 24, capisci? Hai sedici anni e io quasi diciannove, eppure riesci a portarti un peso enorme sulle spalle, senza mai parlarne con nessuno, credi sia cosa da poco? Io sarei crollato il secondo giorno; e se supererai tutto questo senza usare taglierini o pillole, allora sarai la mia eroina." Concluse quel discorso con gli occhi che gli pizzicavano, sperava veramente che lei avrebbe smesso di maltrattarsi.
 
 
"Ti prego, provaci almeno per trenta giorni."
Abby non apri' bocca, rimase a guardarlo secca, priva di espressioni o luccichii negli occhi, aveva solo quache battito irregolare nel sentire il suo sguardo addosso, niente di piu'. "Sarai la mia eroina." quelle parole le rimbombarono nella testa, accompagnate da "sei cosi' potente da crearmi e distruggermi.". Ancora una volta era colpa sua, Justin stava male e il motivo erano i suoi tagli, fu questo il motivo che la porto' ad accettare la proposta, avendo poca austima sul fatto di potercela fare.
"Lo faccio solo perche' non voglio che tu stia male." Justin a quelle parole sorrise e, in lacrime, la tenne prigioneria tra le sue braccia.
 
 
Con un movimento nascosto, tiro' fuori il coltello affilato che aveva nella tasca della felpa, lasciadolo cadere a terra, mentre la neve attutiva il rumore e collaborava nel nasconderlo. Aveva programmato di uccidersi quella sera, non reggeva altre colpe, altri insulti.
Aveva terminato le lacrime, e il taglierino aveva quasi consumato le lame, cosi' aveva deciso di prendere le valigie e abbandonare tutto, ma lui, con fare di padre/fratello/amico, quella sera, l'aveva salvata. 

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


 
Writer's corner.
Heyeeeeeeeeee beautiful ladieeeeeeeees.  
Gia' gia' gia', sono qui con il continuo della storia. :')
Innanzitutto, vi dico che il capitolo fa letteralmente cagare. 
No, sul serio, a me non piace.
Ah e, so che "Be alright" e' una canzone di Believe, ma sembrava quella piu' adatta alla faccenda, e sicuramente non posso scriverne una io. çwç

Vi lascio al capitolo,  dai.
Buona lettura. <3



Ale'.
@aleeessia_JJJJJ on twittah. :3


 
5.


Era passata una settimana dall'incontro che le cambio', o meglio le salvo', la vita; lei, come promesso, non tocco' alcun oggetto affilato, perche' anche un'innocente forbicina le faceva venire voglia di sprofondare la lama nella carne, lacerandola per bene. Aveva anche ridotto il numero di pillole giornaliero, ma continuava a mangiare solo insalata. Beveva ancora poco, quasi niente, per questo la sua pelle era visibilmente disidratata, e aveva sempre il volto bianco e poche forze. Aveva paura d'ingrassare, ne aveva cosi' tanta da avere dubbi sul fatto che l'acqua non ingrassasse, allora cercava di evitare di ingerirla. Non pativa ne la fame ne la sete, ci aveva fatto abitudine, come altre cose, d'altronde. 
 
Intanto, Justin, era impegnato con il tour e metteva sulle spine le sue amate Beliebers, scrivendo continuamente tweet sul countdown dei giorni all'uscita dell'album Believe Acoustic. Continuava a parlare di nuove canzoni, dicendo di quanto gli piacevano e di quanto fosse fiero del lavoro svolto; di certo non lo faceva per vantarsi, semplicemente amava leggere la reazione delle fan. 
"E' scritta per qualcuno in particolare?" Le domando' una ragazza, facendogli spuntare un sorriso quasi malinconico sul suo roseo viso.
"Non dico niente, dovete aspettare un altro paio di giorni. " Rispose, quasi evitando di proposito la domanda che gli era stata posta. Non aveva voglia di parlarne, la questione gli avrebbe solo portato tristezza. La faccenda di Abby lo aveva ispirato a tal punto da scrivere una canzone, "Be alright". Ogni volta che l'ascoltava delle lacrime calde gli solcavano le guance, aveva visto davvero quei tagli e l'immagine di quella ragazzina accovacciata ai piedi di una panchina e affogata dalle lacrime, cosi' indifesa e debole, sembrava non voler abbandonare il suo cervello.
 
L'uno sentiva la mancanza dell'altro, e in quel preciso momento erano con il proprio cellulare tra le dita, indecisi se scriversi o meno. Entrambi pensavo di dare fastidio, ma se nessuno avesse preso l'iniziativa avrebbero finito col non sentirsi piu'. Eppure, la paura di separarsi, non era riuscita a sconfiggere l'orgoglio che avevano, posando immediatamente i cellulari sulla scrivania, abbandonando la stupida idea di cercarsi. Ma si mancavano, aveva bisogno l'uno dell'altro, e Abby sentiva che stava per riprendere le sue cose abitudinali, perche' senza il suo supporto non ce l'avrebbe mai fatta.
"Sarai la mia eroina." L'eco della sua voce continuava a rimombare forte nella mente, ma quasi se ne fregava, aveva bisogno di lui quanto ne aveva di un oggetto tagliente, e se non c'era lui a sfamarla, allora il lavoro sporco toccava al taglierino.
Non avrebbe dovuto fare tanti sforzi, la lama era li' che la chiamava da giorni, e finalmente avrebbe risposto. Continuava a guardarla, avvicinandosi con paura, con la mano tremante e il sorriso di Justin avanti agli occhi umidi, come il primo giorno. Voleva allontanarsi, il cervello protestava, ma stava cadendo a pezzi, era inevitabile. Prima che potesse cambiare idea e di annegare nelle sue stesse lacrime, si avvicino' velocemente all'oggetto, prendendolo con furia. Con un gesto lento e doloroso, incise una lunga e perfetta linea, facendo fuoriuscire il liquido rosso. 
"Scusami, Justin." Disse sottovoce, guardando la sostanza colorare il suo braccio, gia' pieno di cicatrici. Avrebbe aggiunto l'ennesimo taglio alla sua collezione, ma questo, lo avrebbe ricordato per la vita. 

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