Back to Lorien

di eleblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I parte ***
Capitolo 2: *** II parte ***



Capitolo 1
*** I parte ***


Il vento fa danzare i suoi capelli

Il vento fa danzare i suoi capelli.

Il sole li riscalda e li illumina coi suoi raggi.

E sua moglie, dietro di lui, ne riconosce la frangranza nell’aria che respira.

Una fragranza che ha tante volte assaporato da vicino, nei momenti più belli della loro storia, quando si accarezzavano a lungo e dolcemente, distesi sull’erba di Lorien, e in quelli più difficili, quando lui l’abbracciava protettivo e le regalava il suo calore.

Elanor ama Legolas più che mai, e lo seguirebbe ovunque.

L’ha capito dal primo giorno che si sono visti.

Legolas si gira e le sorride: “Tutto bene?”.

Ovunque.

 

Flashback

 

Anno 3008, Mese di Aprile, Terza Era – Terra di Mezzo, Lothlorien

 

“Elanor, aspetta! Non correre…”.

Ma mamma! Tu devi sbrigarti!”.

Elanor, giovane, capelli al vento, una leggera veste bianca di organza, corre verso la reggia di Lorien.

Poi si ferma, ansimante.

A lasciarla senza fiato, più che la corsa, è la maestosità del palazzo che ha davanti.

Nonostante le grida sue e della madre Anduya, tutto intorno a loro è silenzioso, come racchiuso dentro uno scrigno trasparente che ne attutisce i suoni e i rumori.

Il palazzo è illuminato, circondato da alberi dalle folte chiome, e visibilmente abitato.

Mille argentee figure si muovono lì dentro, laboriose, Elanor le vede salire le scale a chiocciola della reggia e passeggiare nei giardini sottostanti.

“Bene, finalmente ti sei fermata”.

Sua madre la raggiunge e le porge il braccio: “Avanti, entriamo. Ti chiedo il massimo silenzio”.

Elanor la guarda nei suoi occhi azzurri: sembra sua sorella, per quanto è giovane.

“Perché non mi hai portata qui prima di oggi?” chiede Elanor con disapprovazione, prendendola sottobraccio.

“Non credevo che fosse così importante per te”.

Invece sì, pensa Elanor, lo è.

E mentre varca la soglia della reggia – incorniciata da niphredil profumati – sente che quel giorno lo ricorderà per sempre.

 

*

 

Non riesce a tenere il conto di quante siano le scale che stanno salendo.

Un gradino dopo l’altro, le portano sempre più in alto, in cima alla grande torre nivea del palazzo.

Elanor, incantata da ciò che la circonda ed eccitata da ciò che sta per scoprire, non percepisce la stanchezza, ed anche sua madre conserva un sorriso composto e un certo contegno.

Com’è bella, sua madre: non sa se lo sarà mai tanto quanto lei, così elegante, così raffinata.

Così radiosa, pensa Elanor, mentre Anduya si accorge che sua figlia la sta fissando e ricambia con un sorriso.

“Benvenute” una voce echeggia intorno a loro.

Guardano in alto, in cima alle scale: la Dama del Bosco è lì che sorride.

Elanor la guarda ammirata, seguendo la madre per gli ultimi gradini.

“Galadriel” saluta Anduya profondendosi in un inchino.

Elanor fa altrettanto, ma senza staccare gli occhi di dosso dalla Signora di Lorien.

E come potrebbe mai?

Galadriel indossa un vestito più bianco della neve, e forse anche più luminoso di Eärendil la stella.

I suoi capelli sono biondi come il grano, lo sguardo profondo più di un abisso.

“Vieni avanti, Anduya” dice un’altra voce profonda.

Stavolta Elanor segue la madre con più sicurezza: conosce già la voce che ha udito.

Galadriel le guida nel salone argenteo fino al centro; poi raggiunge il baldacchino di fronte, costellato di elanor e vellutate foglie della Foresta di Lothlorien, sotto al quale siede già suo marito Celeborn.

“Benvenuta Elanor” dice lui, invitandola ad avvicinarsi con un cenno.

Lei s’inchina e bacia la guancia dello zio. Che è sempre molto austero e serio, ma comunque affezionato a  sua nipote.

“Il viaggio è andato bene?” chiede Celeborn, e Anduya annuisce.

“Lorien permetterà alla vostra mente di trovare riposo…e chissà, forse non solo questo” dice Galadriel, tradendo le aspettative di Elanor che la sapeva sempre molto silenziosa.

Lo dice mentre guarda il soffitto dorato, ma poi il suo sguardo si posa su Elanor.

Il suo viso è puro e incontaminato, così come la sua anima; i suoi lineamenti e le curve ancora innocenti, così come i pensieri…ma Elanor non è ingenua, e sa che quelle parole sono per lei.

“Permettetemi di salutarvi, Anduya”.

Un’altra figura entra nel salone da un corridoio secondario, seguita da un’altra più esile.

Sono due Elfi dai lunghi mantelli verdi: il primo è visibilmente più anziano del secondo, un ragazzo che cammina svelto e porta in spalla una faretra.

Il secondo, che ha lunghi capelli biondo pallido, del colore della luna, che si guarda intorno con brillanti occhi verdi.

Il secondo, che si accorge di Elanor e la fissa fulminato.

“Bentrovato, Re Thranduil. Non ti sapevo qui” sua madre Anduya s’inchina di fronte all’Elfo appena arrivato, che fa lo stesso.

“Benvenuta, Dama Anduya” dice il secondo elfo inchinandosi con scioltezza. La sua voce è per Elanor la melodia più dolce mai ascoltata.

“Tu devi essere il giovane Legolas” saluta Anduya con un sorriso; improvvisamente, spinge avanti Elanor, facendole fare un passo avanti, e dice: “Lei è mia figlia Elanor. Credo abbiate la stessa età, all’incirca”.

Non riesce a non arrossire, Elanor, quando incontra lo sguardo di Legolas, e potrebbe giurare che per un attimo, solo per un secondo, anche le guance dell’elfo si siano accese.

Lui le bacia la candida mano, dolcemente, mentre lei lo fissa estasiata, e sorride.

Tutto sembra fermarsi attorno a loro, tutti sembrano rimanere a guardarli, nel più assoluto silenzio, quasi in contemplazione.

Legolas, anche dopo il baciamano, non smette di guardarla. Fisso, dritto negli occhi.

“Coraggio, andiamo. Sarai stanca, Elanor”.

La voce di sua madre la riporta alla realtà. La stessa mano che, posatasi sulla sua spalla, l’ha presentata ad una simile meraviglia vivente, ora la spinge indietro, nella direzione opposta in cui Elanor vorrebbe davvero andare.

“Spero di rivedervi a cena, sorella mia” dice Celeborn, congedandole.

“E’ stato un piacere, Anduya” dice Thranduil.

“Non vi fermate, Thranduil?” domanda Anduya.

“Io no, mio figlio Legolas sì. Ritengo che la tranquillità di Caras Galadhon faccia bene anche ad un Elfo dallo spirito combattivo quanto il suo”.

Anduya annuisce, e con un ultimo inchino volta loro le spalle.

Elanor abbozza un sorriso timido e fa per girarsi, quando di nuovo il suo sguardo cade su Legolas.

Se posso consigliarvi, Elanor” dice lui inaspettatamente “I giardini di Caras Galadhon sono incantevoli da visitare, così come le foreste circostanti. Soprattutto al tramonto”.

Elanor sorride ancora, stavolta più sicura, e s’incammina dietro alla madre.

Ci sarò, Legolas. Stasera, al tramonto.

 

Fine Flashback

 

“Certo, tesoro, è tutto a posto”.

Se hai fame, ricordati che abbiamo…”.

Pan di via, certo. Legolas, non ricordi che ho preparato io il nostro bagaglio?”.

“Sì, amore, ma ogni tanto mi fa ancora piacere preoccuparmi per te”.

Elanor ride; la loro barca scorre libera sopra le acque dell’Anduin, leggera, quasi sospesa in aria.

“C’è abbastanza vento, e facilita la nostra navigazione…tra qualche ora saremo all’altezza di Lorien” aggiunge Legolas, guardandosi intorno.

Entrambi si rendono conto che è davvero così: la vegetazione si fa sempre più fitta, e nel contempo sempre meno florida.

La traversata dell’Anduin si sta rivelando piacevole, soprattutto perché a sostenerli è il pensiero di ciò che troveranno aldilà della Terra di Mezzo; ma navigare l’Anduin si rivela anche un’esperienza dolorosa, poichè Elanor e Legolas rivedono un’ultima volta tutti i luoghi che hanno caratterizzato la loro vita, e in particolare la loro adolescenza.

Tra questi c’è anche Lorien.

Il loro cuore s’incrina a vedere ciò che ne rimane: alberi tagliati e senza vita, privi di foglie anche se è quasi estate.

Niente più fiori, sui prati, solo erba ingiallita e foglie secche, a creare un nuovo tappeto che soffoca la vecchia Lorien e, senza lasciare scampo, preannuncia la sua fine.

“Ti ricordi, il giorno che ci siamo conosciuti?” dice Legolas.

“Non potrei dimenticarlo” risponde Elanor con sincerità, piacevolmente sorpresa che anche suo marito stia riassaporando quel ricordo.

“Quei prati in fiore che osservavi incantata…che rapivano il tuo sguardo…e io che ero geloso perché volevo che guardassi me”.

Ma io guardavo te!” esclamò Elanor, prorompendo in una risata cristallina come l’acqua del fiume.

“Davvero?” chiede Legolas sbalordito.

“Certo che sì! E anche tu non mi toglievi gli occhi di dosso!”.

“E’ la verità”.

Stavolta Elanor non risponde. Galadriel aveva ragione, quel giorno: a Lorien non aveva trovato solo riposo e quiete, ma anche l’amore.

Per un po’ rimangono in silenzio, persi ognuno nei propri pensieri.

Poi Legolas smette di remare con la solita regolarità, e si volta verso la moglie, faccia a faccia.

“Vorresti tornarci, vero?”.

 

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Capitolo 2
*** II parte ***


Un passo dopo l’altro, calpestano le foglie sul terreno, sotto di loro

Un passo dopo l’altro, calpestano le foglie sul terreno, sotto di loro.

Così soffici, e così fragili.

Guardano a terra, conoscono la strada e non indugeranno.

Solo il suono delle foglie secche e infrante li accompagna.

Sono approdati alla scoperta di terre conosciute, cercando solo un po’ di pace per le loro anime; faranno solo una pausa e poi continueranno il viaggio senza più alcuna sosta.

Sono queste le condizioni che Elanor e Legolas si sono dati prima di ormeggiare la barca e visitare un’ultima volta l’adorata Lorien.

La Lorien che non si dimentica, che si ama per sempre, perché è quella che li ha cresciuti.

“Non sento più il profumo degli alberi. E’ così…strano”. Legolas sente il dovere di interrompere il silenzio che li circonda.

E’ una situazione difficile da affrontare da solo, e forse parlando con la moglie riuscirà a farsi forza.

“Già” mormora Elanor. Che certo non gli è di aiuto, più di tanto.

Si fa strada tra gli alberi inariditi appoggiandosi sugli stessi, Elanor, cercando di percepire anche solo un po’ di calore, o di trasmetterlo, se possibile, ma sa che non basterebbe.

La radura è scura, il sole sembra scomparso da quando sono in cammino.

Nuvole inaspettate l’hanno nascosto alla loro vista, e Legolas sa che il vento non giungerà a cacciarle.

Sa che il destino vuole che Lorien rimanga in ombra per sempre, che l’oblio in cui è caduta si conservi in eterno, e nessun visitatore che verrà potrà vantarsi di riconoscere la Lorien dei tempi antichi.

Un nuovo rumoreggiare giunge alle loro orecchie.

Forse è l’unica altra cosa che si muove, oltre a loro, in quel luogo.

Elanor accelera il passo e Legolas avanza al suo fianco: ad interrompere la distesa di erba ingiallita, un tempo dorata, l’Argentaroggia.

“La sua acqua è fredda come il ghiaccio” ricorda Elanor.

“Chissà se è ancora così” mormora Legolas.

I due si guardano. Si specchiano nell’acqua turbinosa del torrente, cercando di non notare i loro visi abbattuti confondersi tra i flutti.

Elanor vorrebbe allungare una mano, sentirla tremare per il freddo, quasi bruciante.

Si è chinata sull’acqua, guardandola come ipnotizzata. Legolas, in piedi dietro di lei, la guarda in silenzio, osservando ogni sua mossa.

E sussulta quando lei si alza improvvisamente e, voltatasi, lo guarda con le lacrime agli occhi.

“Procediamo” dice solo Elanor.

Lui vorrebbe chiedere “Che c’è? Perché ti sei alzata così, senza preavviso, piangendo?”.

Ma è lei a spiegare, subito, senza possibilità per Legolas di ribattere: “Ho solo paura che non sia più fredda come una volta. Che anche l’Argentaroggia, come tutta Lorien, sia cambiato irreversibilmente. Sarebbe troppo duro per me non trovare tracce della Lorien che amo neanche nel fiume”.

Lui le passa un braccio attorno alle spalle e insieme proseguono.

 

*

 

Flashback

 

Incantevoli da visitare, ha detto. E ha ragione.

Elanor osserva i prati in fiore con gli occhi che le brillano: da quando è uscita, al tramonto, per passeggiare, non ha fatto altro che spalancare gli occhi per la bellezza dei giardini di Lorien.

Il principe del Bosco Atro aveva ragione: peccato che lui non si sia ancora fatto vedere.

Elanor coglie dei fiori e li annusa: quando era piccola e suo padre era ancora in vita, la portava sempre a passeggiare per i prati, raccontandole storie meravigliose sulle ninfe del bosco.

Le è stato sempre accanto, finché ha potuto.

Gli occhi di Elanor adesso luccicano per un altro motivo. Abbassa il capo sul suo mazzo di niphredil e lascia che una lacrima le solchi il viso.

“Non credevo che Lorien potesse fare quest’effetto” dice una voce con tono d’invidia.

Elanor si gira. Legolas le porge una mano e la fa alzare.

“Il Cerin Amroth è fantastico, non trovate?” le dice.

Lei sorride e annuisce.

“Allora, cos’è quella lacrima?!” lui la asciuga passando una mano sulla guancia della ragazza.

“Un momento di debolezza, principe, vogliate perdonarmi”.

“Mmh…d’accordo, perdonata” la rassicura Legolas, fissando gli occhi color del cielo di lei.

“Avevate ragione, il tramonto è stupendo” aggiunge Elanor, mentre la luce rossastra del sole le illumina il viso.

Anche voi lo siete” dice Legolas, soffermandosi su quel particolare.

Elanor prende ancora la mano di Legolas e lo fa sedere accanto a lei.

E anche il Cerin Amroth, è straordinario…ma ora non dite che anche io lo sono, per favore” riprese subito Elanor “O mi farete arrossire”.

Legolas ride e coglie un niphredil: “Per il vostro mazzo”.

“Grazie. Per quanto tempo rimarrete qui?”.

“Spero a lungo. Credo che questa volta il mio soggiorno a Lorien sarà parecchio interessante”.

Anche il mio, credo” dice Elanor ridendo, osservando il volto di Legolas. E’ ancora più bello di quanto gli sia sembrato quella mattina.

“I boschi sono bellissimi, spesso passeggio a cavallo per cercare un po’ d’armonia…l’avete mai fatto?”.

Elanor scuote la testa e sbuffa: “Mai. E’ la prima volta che mia madre mi porta qui…lo sai?”.

Il principe biondo la guarda, un mezzo sorriso sulle labbra, e le dice: “Se me lo permetti, ti farò recuperare il tempo perduto”.

“Certo che sì” risponde Elanor entusiasta. Lo sa già, con lui andrebbe ovunque.

Ma non vuole dirglielo, ha paura che Legolas si monti la testa.

“Credo che ora dovrei andare. Mia madre sa che non sono nella mia stanza” dice lei.

“Di già?” ripete Legolas dispiaciuto “Se vuoi posso accompagnarti…almeno saprà che sei in buone mani”.

“Davvero verresti?” chiede Elanor stupita “Tuo padre non si arrabbierà?”.

“Sa che mi assento solo per buoni motivi…”.

La ragazza arrossisce vistosamente e lui, alzandosi, le porge la mano e dice: “Andiamo”.

Raggiungono il cavallo bianco di Legolas, che bruca l’erba vicino a loro.

Elanor lo monta e dietro di lei siede il ragazzo.

Salgono fino in cima al colle e osservano la vista che c’è da lassù.

“…Meravigliosa” commenta Elanor incantata.

Un’enorme distesa di alberi li circonda, illuminata dalla luce rossastra e sovrastata da nubi color porpora.

Alla loro destra, Elanor riconosce le Montagne Nebbiose, che solitamente risvegliano in lei una certa inquietudine, ma che ora osserva placidamente, al sicuro.

Dalla parte opposta, Legolas le indica il corso del Grande Fiume.

“E’ davvero immenso” dice Elanor, godendosi i riflessi della luce del sole che giocano sull’acqua.

“Beh, no” la riprende Legolas, guidando il suo sguardo “Quello è immenso”.

Il suo braccio si sposta verso sud e si ferma in corrispondenza di una sottilissima striscia blu, appena visibile dietro la catena dell’Anorien.

Il suo respiro si mozza. Sa che cos’è, e sa anche che sua madre,  a casa, ne parla il meno possibile.

Sa che non dovrebbe fissarlo, ma sembra impossibile smettere di farlo, ora.

“Forse un giorno ci andrò, al Mare, e tu?” dice Legolas, che invece pare prendere forza e vigore dalla visione, osservandola con i grandi occhi verdi.

“Sì, forse anch’io” mormora Elanor, rendendosi conto di volere che sia così per davvero.

E se lo facessimo insieme?” domanda Legolas illuminato, passando ad osservare il viso della sua principessa.

“Sì, Legolas, quando sarà ora”.

“Hai ragione, Elanor” riprende lui, oscurandosi leggermente “Non è ancora ora”.

 

Fine flashback

 

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