You’ve gotta get up and try try try.. di I_can_do_it_baby (/viewuser.php?uid=238202)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2.- ***
Capitolo 1 *** Chapter 1. ***
chapter 1 (Nvu)
-You’ve gotta get up and try try try.-
Un taglio fitto. Fitto
come il buio di notte. Come un pugno in piena pancia. Come una
delusione. Il sangue scorreva limpido su tutto il braccio provocandole
dolore e goduria contemporaneamente. Quel sangue che poco prima
scorreva nelle vene del suo corpo, che scorreva da sempre. La morte dei
genitori era stata la goccia traboccata dal vaso. Clara aveva una bella
vita. Una vita piena di sorrisi e abbracci. Una vita da vivere, da
vivere in tutto per tutto. La lama sporca di sangue cadde a terra,
producendo un suono cristallino, come le lacrime che rigavano il suo
viso. Se le asciugò di fretta guardandosi dritta allo specchio.
Intravedeva un viso impallidito, pieno di lacrime lucide che scorrevano
lasciando una scia limpida e continua. Le labbra tremavano, quasi a
ritmo del suo cuore che in quel momento non smetteva di palpitare
violento nel petto. Mise una mano sul vetro di fronte a lei lasciandola
scorrere morbida su di esso. La strinse in un pugno abbassando la testa
impassibile. Guardò fuori dalla finestra intravedendo piccoli
fiocchi di neve cadere a terra, quasi a ritmo di una sola melodia, che
lei sentiva nella testa. Questa canzone gliela cantava la mamma quando
era ancora piccolina. Se la ricorda ancora. ‘ Piccola creatura,
dormi, dormi , che la felicità è nella tua testa. Dormi,
dormi , e felice tu sarai.’ Una lacrima le scese violenta lungo
la gota, andandosi ad unire alla macchia rossa sul pavimento.
Perché la vita era stata così ingiusta nei confronti dei
suoi genitori. Infondo erano sempre state persone fantastiche, piene di
vita, insomma da ammirare. Non lo capiva. Non lo accettava. Era
impossibile. Si alzò di scatto, pulì lo schifo, raccolse
il vetro, causa del suo dolore fisico, e uscì dal bagno. Lei
voleva essere forte. Forte come una normale ragazza della sua
età. Ma non ci riusciva. Era rinchiusa in
quell’orfanotrofio da otto anni. Otto stupidi anni, in cui il
grigio di quel posto si univa alla sua tristezza. Lo stesso giorno
sarebbe uscita da quell’edificio grigio. Ogni anno cercava di
essere adottata da qualche gentile famiglia, che sarebbe diventata la
sua nuova famiglia. Ma nessuno voleva una 17 enne depressa con una
storia difficile alle spalle. Sceglievano solo ragazzini di cinque e
sei anni. Per lei ogni anno era la stessa storia. Non si sarebbe mai
aspettata che qualcuno l’avrebbe scelta. Eppure si. Il suo
momento era arrivato. La sua possibilità di avere di nuovo una
vita perfetta, di ricominciare tutto da zero.. era arrivata. Era seduta
nel letto della sua camera a contemplare ogni minimo dettaglio. Sullo
stipite della porta c’erano ancora i segni che aveva fatto dal
momento in cui era arrivata qui, per vedere quanto era cresciuta. Ma
ormai quei segni non le sarebbero più appartenuti. La sua vita
stava per avere una nuova svolta. Una svolta che solo a pensarci le
piaceva di già. La distolse dai pensieri un battito sulla porta.
– Avanti.- disse alzandosi in piedi di scatto, scuotendo i
lunghi capelli color rame che aveva sciolto due secondi prima. –
Signorina Clara. Sono arrivati i signori Malik. Quando è pronta
scenda.- le disse una signora sulla sessantina, capelli corvini legati
rigorosamente in uno chignon ordinato, ed il viso appuntito. –
C-certo. Devo, devo solamente mettere apposto le ultime cose e scendo
signora.- rispose alla signora, prima che uscisse dalla stanza. Gli
occhi le se inumidirono. Non poteva credere che quel momento stesse
veramente arrivando. Corse verso il letto, tirandone fuori da sotto il
suo borsone. Mise dentro le ultime cose e lo chiuse decisa. Aprì
la porta di camera sua. Lì, avrebbe lasciato tanti momenti di
dolore. Lì, aveva imparato a farsi il letto la sera, aveva
capito il senso di responsabilità, ed era lì che piangeva
tutte le notti silenziosa stringendo a sé le coperte per zittire
i suoi pianti. Respirò quell’aria un’ultima volta, e
ne uscì definitivamente.
HI ! questa
è la mia nuova storia, che spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa
ne pensate tramite recensione!! E niente... se vedo che almeno due o
tre recensiscono, e capisco che a qualcuno interessa, posto il
prossimo. :)))) Mi scuso se ci sono stati degli errori e.. ci vediamo,
o almeno spero, al prossimo. #you'vegottagetupandtrytrytry
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Capitolo 2 *** Chapter 2.- ***
Chapter 2 (Nvu)
-You've gotta get up and try try try.-
.mi scuso per eventuali errori.
Scese le scalinate
stringendo il suo borsone con una forza incredibile. Trascinò la
mano lungo tutto lo scorri-mano, abbassando debolmente la testa. Le
scale sembravano non finire, come i suoi continui pensieri. Sentiva
solo i suoi passi nella testa. Uno dopo l’altro annunciavano
quello che stava accadendo. Le scale finirono. Lei voleva.. ma non ne
aveva il coraggio. Chiuse gli occhi, prese un bel respiro e alzò
la testa. Voleva piangere, ma non poteva, lei…lei non poteva.
Erano di fronte a lei. Due signori sulla quarantina sorridevano
euforici. Abbassò la testa timida. Non sapeva come comportarsi,
ma a questo ci pensarono loro. Le si avvicinarono lentamente seguiti
dalla direttrice. – Ecco Clara. Loro saranno la tua nuova
famiglia. Mostra loro un bel sorriso, avanti.- Spezzò quel
silenzio la donna. Clara alzò la testa. Puntò i suoi
occhi gelati in quelli dei due signori che le sorrisero confortanti.
Perché erano così felici? Era davvero così
importante per loro? L’uomo si avvicinò a lei. La
guardò dritta negli occhi sorridendole teneramente subito dopo.
Quello sguardo le era familiare. Lo aveva visto solo un’altra
volta nella sua vita. Era quello sguardo che la faceva sorridere dalla
mattina alla sera, quello sguardo che la faceva addormentare la notte
insieme alla melodia della mamma. Era lo stesso di suo papà.
– Benvenuta in famiglia, Clara.- le disse l’uomo
abbracciandola di colpo. Quel calore le piaceva. Si sentiva amata, si
sentiva.. a casa. Rimase un attimo sbalordita, poi chiuse gli occhi
lucidi lasciandosi andare a quella dolcezza. Poteva sentire un sorriso
da parte dell’uomo, che staccò quell’abbraccio.
Subito dopo fu il turno della donna che con una lacrima in viso,
l’abbracciò stringendola a sé. Un sorriso stavolta
partì da Clara che godè di quel momento. La signora si
staccò asciugandosi una lacrima. – Grazie.- uscì
dalla bocca di Clara come un sussurro. L’uomo le prese il
borsone, e dopo aver ringraziato la direttrice con una stretta di mano,
si diresse verso l’uscita. Clara lo seguì a ruota
fermandosi al portone dell’edificio. – Addio.- disse. Se lo
chiuse alle spalle e si fermò ad osservare il letto di neve che
ricopriva qualunque cosa. Il naso riprese il colore delle lentiggini
che ricoprivano il suo viso candido. Alzò il viso verso il
cielo, ed un fiocco di neve si appoggiò leggero sul suo naso.
Era tutto uno spettacolo. – Clara, sei pronta?.- una voce candida
tanto quanto quella scia di neve, interruppe i suoi pensieri. Rivolse
subito lo sguardo verso la donna che l’aspettava nella macchina.
Sorrise di rimando senza sapere il perché, e si diresse
scattante verso l’auto. Guardò fuori dal finestrino.
L’edificio scorreva sempre più lontano da lei,
finchè man mano non sparì nel nulla. – Clara, Io e
mia moglie siamo veramente felici di averti con noi. Il mio nome
è Amid e mia moglie si chiama Elisabet. Spero vivamente ti
piaccia la casa. Noi faremo di tutto per renderti felice, veramente.-
disse Amid sorridendo ad Elisabet che ricambiò
amorevolmente. Clara se ne stette semplicemente in silenzio sorridendo
una volta ogni tanto.
Durante tutto il viaggio, Amid e sua moglie cercavano di creare
discorsi con Clara, che timidamente rispondeva a tutte le domande le
facessero. La macchina si fermò accanto ad una villa enorme
decorata da migliaia e migliaia di lucine colorate. Tra poco sarebbe
stato Natale, e all’idea di festeggiarlo insieme alla sua nuova
famiglia la terrorizzava un po’. Percorsero un intero vialetto
innevato e arrivarono finalmente al portone di casa Malik. Era
veramente una famiglia benestante data l’enorme casa in cui
abitavano. Amid aprì la porta di casa e un getto di aria calda
le riempì i vestiti. Al lato del salotto, c’era un grande
caminetto che lo riscaldava. Quella sì che era una casa. Clara
si guardò intorno e non vedeva altro che stupendi mobili. Un
divano di pelle faceva capolino al centro della stanza ed una
televisione enorme ergeva dal muro. Il parquet si estendeva fino alla
cucina lasciando che i piedi non si raffreddassero nuovamente. Rimase
immobile, senza parole, ad osservare ogni minimo particolare, non
rendendosi conto che teneva addosso ancora il giubbotto. – Clara,
tesoro, togli pure il giubbotto. Sentiti a casa tua.- Le sorrise
Elisabet prima di sparire in cucina. Ok. Adesso toccava proprio a lei.
Si fece coraggio e salì le scale portandosi dietro il borsone.
Pesava molto, quindi ci mise il triplo a farle. Arrivò
finalmente ad un lungo corridoio riempito da un’infinità
di porte. Quale era la sua stanza? Due avevano su scritto ‘
Bathroom’, un’altra
ancora ‘ Mum and
Dad’ , un’altra ‘ Don’t enter, danger’
non capiva perché ci fosse un pericolo in quella stanza.
Lasciò stare senza riflettere troppo, finchè non ne vide
una con su scritto ‘ Guest Room’. Probabilmente era la sua.
Non aspettò nessuno ed entrò spalancando la porta.
Un’aria gelida si scontrò contro il suo viso. Si accorse
che era rimasta aperta la finestra e la chiuse immediatamente. Accese
la luce presente su un comodino, e si guardò attorno. Era una
bellissima stanza. Al centro c’era un letto matrimoniale con
coperte di seta. Il pavimento era anche questo in parquet e le
pareti avevano dei motivi floreali stupendi. Mise il borsone sotto il
letto, e si sedette comodamente sopra di esso. Guardò al di
fuori della finestra, osservando i fiocchi, che lenti formavano letti
di neve. Iniziò a pensare. Il pensiero era stato il suo unico
compagno in questi ultimi anni. Non aveva mai avuto nessuno al suo
fianco dopo la morte dei suoi genitori, e tutto questo le era mancato
molto. Iniziò a ripercorrere tutta la situazione che viveva
dentro quell’orfanotrofio. Non aveva nessun amico lì
dentro. Tutti si guardavano dalla testa ai piedi con malinconia e
disprezzo, e nessuno di loro teneva a diventare suo amico. Passava le
sue giornate a scrivere sopra ad un diario. Quel diario le era stato
regalato all’età di sette anni dai suoi genitori. Non
aveva mai riempito quelle pagine bianche, finchè, non
iniziò dopo la scomparsa dei suoi. Lì sopra, ci scriveva
tutto il suo dolore, tutta la tristezza che l’accompagnava in
quel tremendo viaggio. Passava le giornate rinchiusa in camera, visto
che in quella scuola, se così si poteva chiamare, non si
studiava, ne tantomeno si giocava. Adesso invece era riuscita ad uscire
da lì, e l’aria aperta le piaceva molto. Iniziò a
pensare a tutte le volte che di nascosto si tagliava, dimenticandosi
così di tutto quel dolore. si prese il braccio fra le mani
osservando i tagli che lo riempivano. Una sensazione di delusione le
invase il corpo, e con uno scatto se lo coprì con la manica
della felpa. Si alzò dal letto e uscì dalla camera.
Camminava lungo il corridoio cercando il bagno, quando finalmente lo
trovò. Mise la mano sopra la maniglia, ma qualcuno la
precedette. Un ragazzo dai capelli corvini, labbra morbide a prima
vista, occhi color ambra le si presentò davanti. Quindi i
signori Malik avevano un figlio?
Eccomi qui con il secondo capitolo. E' un pò insignificante, ma...siamo agli inizi, poi la storia diventerà più... storia ecco... :D Ringrazio tutti quelli che la stanno seguendo # muchlove , e per Alexia_Malik che ha recensito lo scorso capitolo! Scusatemi tantissimo, ma premetto subito che continuo solo con almeeeno 3 recensioni ecco. Un bacio enorme e...alla prossima ;)
#you'vegottagetupandtrytrytry
<3
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