You’ve gotta get up and try try try..

di I_can_do_it_baby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2.- ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


chapter 1 (Nvu)
-You’ve gotta get up and try try try.-





Un taglio fitto. Fitto come il buio di notte. Come un pugno in piena pancia. Come una delusione. Il sangue scorreva limpido su tutto il braccio provocandole dolore e goduria contemporaneamente. Quel sangue che poco prima scorreva nelle vene del suo corpo, che scorreva da sempre. La morte dei genitori era stata la goccia traboccata dal vaso. Clara aveva una bella vita. Una vita piena di sorrisi e abbracci. Una vita da vivere, da vivere in tutto per tutto. La lama sporca di sangue cadde a terra, producendo un suono cristallino, come le lacrime che rigavano il suo viso. Se le asciugò di fretta guardandosi dritta allo specchio. Intravedeva un viso impallidito, pieno di lacrime lucide che scorrevano lasciando una scia limpida e continua. Le labbra tremavano, quasi a ritmo del suo cuore che in quel momento non smetteva di palpitare violento nel petto. Mise una mano sul vetro di fronte a lei lasciandola scorrere morbida su di esso. La strinse in un pugno abbassando la testa impassibile. Guardò fuori dalla finestra intravedendo piccoli fiocchi di neve cadere a terra, quasi a ritmo di una sola melodia, che lei sentiva nella testa. Questa canzone gliela cantava la mamma quando era ancora piccolina. Se la ricorda ancora. ‘ Piccola creatura, dormi, dormi , che la felicità è nella tua testa. Dormi, dormi , e felice tu sarai.’ Una lacrima le scese violenta lungo la gota, andandosi ad unire alla macchia rossa sul pavimento. Perché la vita era stata così ingiusta nei confronti dei suoi genitori. Infondo erano sempre state persone fantastiche, piene di vita, insomma da ammirare. Non lo capiva. Non lo accettava. Era impossibile. Si alzò di scatto, pulì lo schifo, raccolse il vetro, causa del suo dolore fisico, e uscì dal bagno. Lei voleva essere forte. Forte come una normale ragazza della sua età. Ma non ci riusciva. Era rinchiusa in quell’orfanotrofio da otto anni. Otto stupidi anni, in cui il grigio di quel posto si univa alla sua tristezza. Lo stesso giorno sarebbe uscita da quell’edificio grigio. Ogni anno cercava di essere adottata da qualche gentile famiglia, che sarebbe diventata la sua nuova famiglia. Ma nessuno voleva una 17 enne depressa con una storia difficile alle spalle. Sceglievano solo ragazzini di cinque e sei anni. Per lei ogni anno era la stessa storia. Non si sarebbe mai aspettata che qualcuno l’avrebbe scelta. Eppure si. Il suo momento era arrivato. La sua possibilità di avere di nuovo una vita perfetta, di ricominciare tutto da zero.. era arrivata. Era seduta nel letto della sua camera a contemplare ogni minimo dettaglio. Sullo stipite della porta c’erano ancora i segni che aveva fatto dal momento in cui era arrivata qui, per vedere quanto era cresciuta. Ma ormai quei segni non le sarebbero più appartenuti. La sua vita stava per avere una nuova svolta. Una svolta che solo a pensarci le piaceva di già. La distolse dai pensieri un battito sulla porta. – Avanti.- disse alzandosi in piedi di scatto,  scuotendo i lunghi capelli color rame che aveva sciolto due secondi prima. – Signorina Clara. Sono arrivati i signori Malik. Quando è pronta scenda.- le disse una signora sulla sessantina, capelli corvini legati rigorosamente in uno chignon ordinato, ed il viso appuntito. – C-certo. Devo, devo solamente mettere apposto le ultime cose e scendo signora.- rispose alla signora, prima che uscisse dalla stanza. Gli occhi le se inumidirono. Non poteva credere che quel momento stesse veramente arrivando. Corse verso il letto, tirandone fuori da sotto il suo borsone. Mise dentro le ultime cose e lo chiuse decisa. Aprì la porta di camera sua. Lì, avrebbe lasciato tanti momenti di dolore. Lì, aveva imparato a farsi il letto la sera, aveva capito il senso di responsabilità, ed era lì che piangeva tutte le notti silenziosa stringendo a sé le coperte per zittire i suoi pianti. Respirò quell’aria un’ultima volta, e ne uscì definitivamente.






HI ! questa è la mia nuova storia, che spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate tramite recensione!! E niente... se vedo che almeno due o tre recensiscono, e capisco che a qualcuno interessa, posto il prossimo. :)))) Mi scuso se ci sono stati degli errori e.. ci vediamo, o almeno spero, al prossimo. #you'vegottagetupandtrytrytry

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Capitolo 2
*** Chapter 2.- ***


Chapter 2 (Nvu)

-You've gotta get up and try try try.-

.mi scuso per eventuali errori.






Scese le scalinate stringendo il suo borsone con una forza incredibile. Trascinò la mano lungo tutto lo scorri-mano, abbassando debolmente la testa. Le scale sembravano non finire, come i suoi continui pensieri. Sentiva solo i suoi passi nella testa. Uno dopo l’altro annunciavano quello che stava accadendo. Le scale finirono. Lei voleva.. ma non ne aveva il coraggio. Chiuse gli occhi, prese un bel respiro e alzò la testa. Voleva piangere, ma non poteva, lei…lei non poteva. Erano di fronte a lei. Due signori sulla quarantina sorridevano euforici. Abbassò la testa timida. Non sapeva come comportarsi, ma a questo ci pensarono loro. Le si avvicinarono lentamente seguiti dalla direttrice. – Ecco Clara. Loro saranno la tua nuova famiglia. Mostra loro un bel sorriso, avanti.- Spezzò quel silenzio la donna. Clara alzò la testa. Puntò i suoi occhi gelati in quelli dei due signori che le sorrisero confortanti. Perché erano così felici? Era davvero così importante per loro? L’uomo si avvicinò a lei. La guardò dritta negli occhi sorridendole teneramente subito dopo. Quello sguardo le era familiare. Lo aveva visto solo un’altra volta nella sua vita. Era quello sguardo che la faceva sorridere dalla mattina alla sera, quello sguardo che la faceva addormentare la notte insieme alla melodia della mamma. Era lo stesso di suo papà. – Benvenuta in famiglia, Clara.- le disse l’uomo abbracciandola di colpo. Quel calore le piaceva. Si sentiva amata, si sentiva.. a casa. Rimase un attimo sbalordita, poi chiuse gli occhi lucidi lasciandosi andare a quella dolcezza. Poteva sentire un sorriso da parte dell’uomo, che staccò quell’abbraccio. Subito dopo fu il turno della donna che con una lacrima in viso, l’abbracciò stringendola a sé. Un sorriso stavolta partì da Clara che godè di quel momento. La signora si staccò asciugandosi una lacrima. – Grazie.- uscì dalla bocca di Clara come un sussurro. L’uomo le prese il borsone, e dopo aver ringraziato la direttrice con una stretta di mano, si diresse verso l’uscita. Clara lo seguì a ruota fermandosi al portone dell’edificio. – Addio.- disse. Se lo chiuse alle spalle e si fermò ad osservare il letto di neve che ricopriva qualunque cosa. Il naso riprese il colore delle lentiggini che ricoprivano il suo viso candido. Alzò il viso verso il cielo, ed un fiocco di neve si appoggiò leggero sul suo naso. Era tutto uno spettacolo. – Clara, sei pronta?.- una voce candida tanto quanto quella scia di neve, interruppe i suoi pensieri. Rivolse subito lo sguardo verso la donna che l’aspettava nella macchina. Sorrise di rimando senza sapere il perché, e si diresse scattante verso l’auto. Guardò fuori dal finestrino. L’edificio scorreva sempre più lontano da lei, finchè man mano non sparì nel nulla. – Clara, Io e mia moglie siamo veramente felici di averti con noi. Il mio nome è Amid e mia moglie si chiama Elisabet. Spero vivamente ti piaccia la casa. Noi faremo di tutto per renderti felice, veramente.- disse Amid sorridendo ad Elisabet  che ricambiò amorevolmente. Clara se ne stette semplicemente in silenzio sorridendo una volta ogni tanto.
Durante tutto il viaggio,  Amid e sua moglie cercavano di creare discorsi con Clara, che timidamente rispondeva a tutte le domande le facessero. La macchina si fermò accanto ad una villa enorme decorata da migliaia e migliaia di lucine colorate. Tra poco sarebbe stato Natale, e all’idea di festeggiarlo insieme alla sua nuova famiglia la terrorizzava un po’. Percorsero un intero vialetto innevato e arrivarono finalmente al portone di casa Malik. Era veramente una famiglia benestante data l’enorme casa in cui abitavano. Amid aprì la porta di casa e un getto di aria calda le riempì i vestiti. Al lato del salotto, c’era un grande caminetto che lo riscaldava. Quella sì che era una casa. Clara si guardò intorno e non vedeva altro che stupendi mobili. Un divano di pelle faceva capolino al centro della stanza ed una televisione enorme ergeva dal muro. Il parquet si estendeva fino alla cucina lasciando che i piedi non si raffreddassero nuovamente. Rimase immobile, senza parole, ad osservare ogni minimo particolare, non rendendosi conto che teneva addosso ancora il giubbotto. – Clara, tesoro, togli pure il giubbotto. Sentiti a casa tua.- Le sorrise Elisabet prima di sparire in cucina. Ok. Adesso toccava proprio a lei. Si fece coraggio e salì le scale portandosi dietro il borsone. Pesava molto, quindi ci mise il triplo a farle. Arrivò finalmente ad un lungo corridoio riempito da un’infinità di porte. Quale era la sua stanza? Due avevano su scritto ‘ Bathroom’, un’altra ancora         ‘ Mum and Dad’ , un’altra ‘ Don’t enter, danger’ non capiva perché ci fosse un pericolo in quella stanza. Lasciò stare senza riflettere troppo, finchè non ne vide una con su scritto ‘ Guest Room’. Probabilmente era la sua. Non aspettò nessuno ed entrò spalancando la porta. Un’aria gelida si scontrò contro il suo viso. Si accorse che era rimasta aperta la finestra e la chiuse immediatamente. Accese la luce presente su un comodino, e si guardò attorno. Era una bellissima stanza. Al centro c’era un letto matrimoniale con coperte di seta.  Il pavimento era anche questo in parquet e le pareti avevano dei motivi floreali stupendi. Mise il borsone sotto il letto, e si sedette comodamente sopra di esso. Guardò al di fuori della finestra, osservando i fiocchi, che lenti formavano letti di neve. Iniziò a pensare. Il pensiero era stato il suo unico compagno in questi ultimi anni. Non aveva mai avuto nessuno al suo fianco dopo la morte dei suoi genitori, e tutto questo le era mancato molto. Iniziò a ripercorrere tutta la situazione che viveva dentro quell’orfanotrofio. Non aveva nessun amico lì dentro. Tutti si guardavano dalla testa ai piedi con malinconia e disprezzo, e nessuno di loro teneva a diventare suo amico. Passava le sue giornate a scrivere sopra ad un diario. Quel diario le era stato regalato all’età di sette anni dai suoi genitori. Non aveva mai riempito quelle pagine bianche, finchè, non iniziò dopo la scomparsa dei suoi. Lì sopra, ci scriveva tutto il suo dolore, tutta la tristezza che l’accompagnava in quel tremendo viaggio. Passava le giornate rinchiusa in camera, visto che in quella scuola, se così si poteva chiamare, non si studiava, ne tantomeno si giocava. Adesso invece era riuscita ad uscire da lì, e l’aria aperta le piaceva molto. Iniziò a pensare a tutte le volte che di nascosto si tagliava, dimenticandosi così di tutto quel dolore. si prese il braccio fra le mani osservando i tagli che lo riempivano. Una sensazione di delusione le invase il corpo, e con uno scatto se lo coprì con la manica della felpa. Si alzò dal letto e uscì dalla camera. Camminava lungo il corridoio cercando il bagno, quando finalmente lo trovò. Mise la mano sopra la maniglia, ma qualcuno la precedette. Un ragazzo dai capelli corvini, labbra morbide a prima vista, occhi color ambra le si presentò davanti. Quindi i signori Malik avevano un figlio?




Eccomi qui con il secondo capitolo. E' un pò insignificante, ma...siamo agli inizi, poi la storia diventerà più... storia ecco... :D Ringrazio tutti quelli che la stanno seguendo # muchlove , e per Alexia_Malik che ha recensito lo scorso capitolo! Scusatemi tantissimo, ma premetto subito che continuo solo con almeeeno 3 recensioni ecco. Un bacio enorme e...alla prossima ;)
#you'vegottagetupandtrytrytry
<3

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