Winter's Heart

di dragon_queen
(/viewuser.php?uid=122413)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Paura ***
Capitolo 3: *** Invito a restare ***
Capitolo 4: *** Parole ***
Capitolo 5: *** La Luna ***
Capitolo 6: *** Da lui non me lo sarei aspettato... ***
Capitolo 7: *** Manny ***
Capitolo 8: *** Il nostro mondo ***
Capitolo 9: *** Confusi ***
Capitolo 10: *** La scintilla ***
Capitolo 11: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





PROLOGO

 

Jack Frost era un guardiano, una leggenda, amato da quei bambini che un tempo non riuscivano neanche a vederlo.

 

Dopo quasi trecento anni aveva finalmente trovato il suo centro: mettere il divertimento alla base di qualunque cosa facesse.

Non era più solo, aveva trovato una scopo, la Luna gli aveva finalmente rivelato il perchè avesse scelto proprio lui.

C'era qualcosa però che non andava, sentiva come se un pezzo del puzzle che era la sua vita ancora non si fosse incastrato correttamente.

Erano passati gli anni e persino Jamie, il bambino che un tempo era riuscito con la sua fede a salvare tutti loro, adesso era adulto e aveva una famiglia, tramandando ai suoi figli le leggende sui guardiani che difendevano il mondo dall'oscurità.

Lui ancora andava a trovarlo, ma, con il passare degli anni, lo spirito di Jamie si spegneva sempre di più. Jack sapeva che per gli umani giungeva un momento in cui il divertimento veniva accantonato, nel quale le priorità diventavano altre, ma vederlo con i propri occhi era qualcosa che non poteva essere spiegato a parole.

L'età aveva segnato il volto di quel bambino al quale aveva fatto perdere un dente dopo una folle corsa in slitta e adesso aveva addirittura dei nipoti, o meglio, una nipote.

Una sera, mentre Jack stava affacciato alla finestra della stanza che un tempo era appartenuta al bambino, lo vide, ormai anziano, rimboccare le coperte ad una bambina di forse quattro o cinque anni, con folti capelli neri e occhi dello stesso colore del ghiaccio che tanto lo caratterizzava. Li chiuse in quel momento, addormentandosi dopo che il nonno gli aveva narrato l'ennesima storia.

Jamie, sentendo la leggera corrente di gelo che attraversava i vetri lasciati socchiusi, si voltò sorridendo in direzione del guardiano, per poi, zoppicando poggiato ad un bastone della stessa forma di quello di Jack, ma più massiccio e basso, avvicinarsi alla finestra e aprirla del tutto.

-E' tanto che non ci vediamo, Jack Frost- disse, la voce cambiata dagli anni.

Il ragazzo lo osservò per qualche secondo: anche lui era cambiato, adesso dimostrava quasi diciotto anni, ma aveva comunque l'aspetto di un giovane. I capelli leggermente più lunghi sulle orecchie, negli occhi una luce che dimostrava la sua maturazione grazie al tempo. Passò due dita fredde sulla guancia dell'anziano, il quale chiuse per un attimo gli occhi, divertito.

-Non sono più un bambino, caro Jack-

Di colpo però l'attenzione del ragazzo fu attirata dalla piccola creatura che dormiva nel lettino, beata e priva di ogni preoccupazione. Non riusciva a spiegarsi il perchè, ma ne era affascinato.

Leggero come il vento le si fece accanto, mentre Jamie continuava a sorridere.

-Lei è la mia nipotina, Kimberly. Le sto raccontando di te e gli altri prima di farla addormentare. Il suo preferito è il Calmoniglio-

-Ma davvero?- lo fissò storto Jack, poi, quasi inconsapevolmente, accarezzò un ciuffo di capelli neri, facendola rabbrividire.

Qualcosa in lui si accese all'improvviso, una sensazione che mai aveva vissuto nella sua lunga esistenza. Stette ad osservare i lineamenti infantili della piccola, attratto come una falena ad una candela.

Fu la voce dell'anziano a interromperlo:

-Promettimi Jack, che la proteggerai, veglierai su di lei quando non ci sarò più io a farlo. Sei la cosa più vicina ad un angelo custode che conosca e ti considero un po' come una guida. Ho una brutta sensazione, come se dovesse succedere qualcosa di brutto-

Il ragazzo alzò lo sguardo per incontrare quello del vecchio amico, vedendo in quegli occhi una profonda ansia e disperazione. Annuì con la testa, tornando poi a fissare la bambina.

Alzò una mano, dal cui palmo nacque un piccolo fiocco di neve che, leggero, si adagiò sulla fronte della piccola, lasciandovi una piccola traccia della stessa forma che sparì quasi subito.

-In questo modo saprò sempre se sta bene- disse piano, allontanandosi dal letto e fluttuando leggero verso la finestra.

Si voltò un'ultima volta a guardare l'amico e sorridendo disse:

-Ci vediamo, vecchio mio- e con un veloce segno di saluto sparì nella notte.

Sorvolò i tetti di quella piccola cittadina, mentre la Luna illuminava il suo cammino. Si sedette infine sulla sommità del campanile della chiesa, osservando le case ormai al buio per l'ora tarda. Si fissò la mano, come se sperasse di vedere una traccia per quando aveva toccato la bambina. Era stato strano, come se un'improvvisa scintilla si fosse riaccesa nel suo animo freddo e stanco. Sorrise, pensando che probabilmente la promessa che aveva fatto a Jamie si sarebbe rivelata una grande, ma in fondo piacevole, seccatura.

 

Jack Frost era un guardiano, una leggenda, un essere alla ricerca di quella parte che il suo animo andava cercando, considerandosi molto più umano di quanto agli altri appariva.

 

* * *

 

Kimberly, per gli amici Kim, aveva compiuto diciassette anni all'inizio di quell'inverno, forse il più freddo che avesse mai colpito la sua cittadina.

Odiava l'inverno, il freddo, il ghiaccio, ciò che quei mesi portavano nella sua vita. Aveva smesso di piangere da poco la morte di suo nonno, sparito l'inverno precedente, il quale si era semplicemente addormentato con un sorriso sulle labbra e un'ultima carezza sui suoi capelli corvini, sussurrandole che non sarebbe mai stata sola.

Certo, lui credeva nei cinque guardiani, protettori dei bambini. Aveva portato anche lei a fare lo stesso, ma sempre di più iniziava a dubitare.

Si sedette su di una fredda panchina nella piccola piazza vicino a casa sua. Poco più in là un gruppo di bambini si divertiva a giocare a lanciarsi palle di neve, passatempo che aveva abbandonato ormai da tempo. Alla sua età si cominciava a pensare ad altro, ad abbandonare l'infanzia ed entrare nella vita adulta.

Mentre guardava però la felicità sui volti di quei bambini mentre si divertivano qualcosa in lei le provocò una forte nostalgia, facendole temere di aver corso troppo.

La scomparsa del nonno era stato solo il culmine del suo malessere, in quanto, quando aveva sei anni, i suoi genitori erano venuti a mancare proprio durante un inverno simile a quello.

Lei si trovava già dai nonni per le feste natalizie e i suoi avrebbero dovuto raggiungerli dopo un paio di giorni, a causa di impegni lavorativi.

Mentre però percorrevano la strada per arrivare al paese aveva preso una lastra di ghiaccio con la macchina ed erano finiti nel lago ghiacciato.

Stranamente, saputa la notizia, la piccola Kim non aveva versato una lacrima, richiudendosi semplicemente nel suo dolore, innalzando una gelida muraglia attraverso la quale nessuno era più riuscito a passare.

Aveva paura di affezionarsi, di provare qualsiasi tipo di sentimento, paura di rimanere da sola. Paura degli altri, di soffrire di nuovo. Sentimenti normali per chi come lei aveva sofferto così tanto, ma pericolosi se significavano nutrimento per qualcuno che non sarebbe dovuto tornare.

 

* * *

 

Buio.

Aveva perso il conto del tempo durante il quale vi era stato immerso. Non che la cosa gli dispiacesse, dato che in fondo era il suo elemento naturale, la sua ninfa, la sua forza, se non fosse stato per il fatto che i suoi stessi incubi l'avevano provato di ogni potere.

Si aggirava solitario per la sua tana, le mani dietro la schiena leggermente ricurva, lo sguardo basso e colmo di odio e desiderio di vendetta. L'avrebbe ottenuta.

Ricordava le parole di quel matto di Nord poco prima di venir trascinato nell'oblio:

-Finchè un solo bambino crederà in noi, noi combatteremo per lui-

Con qualche variante, ma la stessa cosa valeva per lui. Sinchè solo una persona avesse provato paura, allora lui avrebbe continuato a risorgere, ogni volta, sempre più potente.

Per colpa però di quegli stupidi guardiani, i bambini non lo temevano più, non lo ricordavano neanche, l'avevano dimenticato.

Certo, la paura esisteva, era un sentimento originario e utile per sopravvivere, ma non era abbastanza intensa da riuscire a liberarlo da quella sua prigione.

Si fissò i polsi, osservando le due lunghe catene di fumo nero che lo imprigionavano, nate dai suoi stessi incubi. Dignignò i denti, tentando di spezzarle, ma le forze gli vnivano come risucchiate.

Imprecò contro coloro che avevano segnato la sua sconfitta, in particolare contro quel Jack Frost, l'unico in grado di fermare la sua sabbia nera. Se mai fosse riuscito a scappare, si sarebbe vendicato, lui per ultimo, colpendolo in quello che di più importante aveva per vederlo soffrire come stava accadendo a lui in quel momento.

D'improvviso, una piccola luce si accese sul globo nero.

-Che sia...- sospirò, avvicinandosi.

Si, era proprio una persona che provava una paura talmente intensa da venir captata dal suo radar. Era un terrore particolare, il quale possedeva un pizzico di maturità insito in sé. Ciò significava che a provarlo era qualcuno che era quasi adulto.

Strano, i grandi non avrebbero dovuto credere in nessuno dei guardiani, eppure quella piccola luce era stata captata.

Con un ghigno maligno vide le nere catene svanire, liberandolo. Forse era il momento di fare una visita a quell'interessante creatura.





NdA
Benvenuti nella mia nuova fan fiction. Ieri ho visto finalmente questo film, rimanendo completamente folgorata e affascinata, soprattutto dal personaggio di Jack Frost, tanto che ho deciso di scriverci una fan fiction che lo vede protagonista assieme ad un mio OC.
Abbiate pietà se la storia non dovesse piacere e da una parte prevedo di non scrivere neanche tanti capitoli, ma questo si vedrà.
Chiedo scusa anche per il fatto che l'inizio somiglia molto ad uno pseudo Peter Pan, ma l'idea mi piaceva quindi ho voluto inserircela.
Spero di leggere qualche recensione, positiva o negativa. Un saluto a presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Paura ***






CAPITOLO I

 

-Un altro inverno riuscito alla perfezione- ridacchiò Jack Frost mentre osservava un gruppo di ragazzini che esultavano per la chiusura della scuola a causa della neve.

Era ormai passato del tempo da quando era diventato un guardiano, ma quelle cose ancora lo divertivano e lo facevano sentire fiero del suo ruolo.

Adesso poteva anche divertirsi con quei bambini dato che, credendo nella sua esistenza, non era più qualcosa di incorporeo e lo doveva tutto a Jamie.

Erano anni che non andava a trovarlo, ma era stato impegnato. Nonostante quello, non aveva dimenticato la sua promessa.

Di colpo una palla di neve gli passò a pochi centimetri dal viso. Abbassò lo sguardo, notando gli occhi furbi di uno di quei ragazzini che tentava di nascondersi dietro un albero.

-Ah, la metti così?- disse divertito e, raccolta un po' di neve e fattane una palla, la lanciò contro il bambino, colpendolo in piena fronte.

Quello cadde a sedere a terra, stupito e spiazzato, poi, ridendo, rispose al colpo, beccando però un altro di quei ragazzini.

Così iniziò una vera e propria battaglia di neve, dalla quale Jack si tirò volentieri fuori.

All'improvviso una strana sensazione si impossessò di lui, una fitta al petto che non aveva mai provato. Pareva guidarlo da qualche parte.

Così, leggero come l'aria, prese il volo, atterrando a pochi passi dalla casa dove abitava Jamie.

-Che sia...?-

D'istinto raggiunse la stanza dove aveva incontrato l'ultima volta il vecchio amico, trovandola buia. Prima però che decidesse ad andarsene pensando si trattasse di un'allucinazione, una porta si spalancò e da quella ne uscì una ragazza dai lunghi capelli neri come la notte, avvolta solo in un semplice asciugamano.

Imbarazzato, il guardiano avvertì un singolare calore salirgli alle guance e d'istinto si nascoste ad un lato della finestra.

Quella doveva essere Kimberly, la nipotina di Jamie, la quale, di piccolo non aveva più nulla, anzi. Ma cos'era quell'imbarazzo che provava? Quella sensazione di pudicità che lo aveva avvolto quando l'aveva vista mezza nuda?

D'un tratto il suo orecchio captò delle voci provenienti dalla stanza. Assieme a Kimberly c'era un'altra persona, una donna. Sbirciò, notando un'anziana assieme alla ragazza, probabilmente la moglie di Jamie. Ma lui dov'era?

-Kim, non hai neanche mangiato. Sicura di stare bene?-

-Si nonna, è solo un po' di malinconia. Niente di preoccupante-

-Perchè qualche volta non provi ad uscire un po'? Non hai degli amici con cui farlo?-

-Nonna, ne abbiamo già parlato. Adesso scusa, ma devo cambiarmi-

Jack sentì la donna uscire, mentre dei passi leggeri percorrevano la stanza. Si affacciò ancora un po', trovando la ragazza in piedi di fronte ad un armadio aperto, intenta a scegliere i vestiti da indossare.

La vide mentre osservava attenta, il peso su di un piede solo, le mani poggiate ognuna su di un'anta. D'un tratto la vide allungare la mano destra verso l'interno, tirando fuori un vecchio peluche che ritraeva un coniglio grigio con un uovo colorato tra le zampe. Gli tastò le orecchie, come se stesse accarezzando un animale vero, poi fece qualcosa che lasciò Jack interdetto: lo annusò.

-Mi manchi tanto, nonno- disse a bassa voce, ma il guardiano la sentì ugualmente.

Capì immediatamente quello che era accaduto e, sconvolto, si scostò dalla finestra, poggiando la schiena contro il muro, freddo come il suo corpo.

La sentì mentre si avvicinava a quella stessa finestra e si sedeva delicatamente sul piccolo divanetto proprio sotto di essa. Furono le parole che disse poi a pietrificarlo sempre di più:

-Odio l'inverno-

 

Kimberly dormiva già da un paio d'ore, ma Jack non aveva avuto la forza di andarsene. Se ne stava appollaiato su uno dei rami dell'albero proprio davanti alla sua finestra, poggiato al suo bastone, e la guardava.

Come aveva potuto permettere che quella ragazza perdesse in quel modo ogni fiducia? Quando l'aveva vista la prima volta era una bambina così piena di speranze e di sogni. Adesso pareva vuota e priva di qualunque volontà. Cosa era mai successo nella sua vita per ridurla in quel modo?

Era come se si sentisse in dovere di allontanare da lei quell'apatia, ma chissà se credeva ancora nei guardiani. Se non fosse stato così, se la sua luce si fosse spenta sul grande globo, allora Nord l'avrebbe avvertito.

Mentre era ancora assorto in quei pensieri gli parve di scorgere un'ombra che voltava l'angolo della casa. Sospettoso scese leggero dall'albero, voltando appena l'angolo: niente.

Che se lo fosse immaginato?

-Ciao Jack-

Quella voce, quella sensazione che sortiva nel suo corpo, aveva imparato a conoscerla. Si voltò lentamente, il bastone in pugno, trovandoselo davanti.

-Cosa ci fai qui? Come hai fatto a liberarti?- chiese freddo, rivolto all'uomo che, alto di lui di almeno venti centimetri, incompeva come un'ombra spaventosa.

-Sai, dovresti chiederlo proprio alla ragazzina in questa casa. È stata una vera e propria luce nell'oscurità. La sua paura è la più potente che abbia mai sentito, mi sta donando vigore come nemmeno un centinaio di bambini sta facendo. Un toccasana dopo tutti questi anni di prigionia-

-Non osare toccarla- disse il guardiano tra i denti.

Pitch si allargò in uno sgangherato sorriso, abbassando un poco il volto.

-Voglio amplificare la sua paura fino a renderla pazzia, voglio che alimenti il mio corpo quel tanto per diventare talmente forte da distruggervi tutti-

In quel momento Jack sentì un grido provenire dalla casa. Lanciò un'occhiata a Pitch, il quale non accennava a muoversi. Così con un balzo lo superò, piombando in casa.

Vide Kimberly che gli dava le spalle, spaventata, mentre una nuvola nera aveva quasi del tutto inglobato sua nonna.

Mosse un passo, ma uno degli incubi di Pitch gli bloccò la strada.

-Dannazione- disse tra i denti, colpendolo con i suoi poteri.

Fu allora che la ragazza si voltò, fissandolo intensamente con quei suoi occhi color ghiaccio, colmi di lacrime.

-Aiutami...- sussurrò.

Stava parlando con lui, quindi poteva vederlo. Non aveva smesso di credere.

Jack colpì un altro degli incubi, ma che subito fu sostituito. Stava perdendo tempo, mentre la nonna di Kimberly veniva a poco a poco catturata dal fumo e dalla sabbia.

Avvertì un altro grido, vedendo la ragazza in ginocchio, sola.

-Non riuscirai ad aiutarla- disse la voce di Pitch all'orecchio di Jack, mentre quello, inerme, fissava la scena.

-Sei debole, inutile- continuò la voce.

-Taci!!- gridò il guardiano, sprigionando il suo potere, facendo sparire l'aura d'incubo.

Di colpo si ritrovarono soli, occhi negli occhi.

-Tu sei Jack Frost?- chiese inaspettatamente lei, ancora in ginocchio, le lacrime che le rigavano le guance.

Lui si limitò ad un cenno del capo.

-Devi aiutarmi...- continuò la ragazza.

Vide poi mentre chiudeva gli occhi, spossata, vinta dalla stanchezza e dall'incredulità. Prima però che toccasse il pavimento lui la prese tra le braccia.

In quel momento un rumore familiare giunse da fuori dalla casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Invito a restare ***






CAPITOLO II

 

Kim si svegliò, convinta che quello che le era capitato fosse unicamente frutto di un sogno. Poi, quando mise a fuoco la stanza nella quale si trovava, ma soprattutto l'enorme montagna di pelo che le voltava le spalle, si convinse di non star sognando.

Si alzò piano a sedere, massaggiandosi la fronte, mentre la testa le martellava. Cosa era successo esattamente?

Ricordava di essersi svegliata e aver sentito dei rumori dal piano di sotto. Era scesa per vedere, ma quasi immediatamente si era ritrovata circondata da una coltre nera che pareva avesse intenzione di inghiottirla.

Poi, quando ormai cominciava a mancarle l'aria, si sentì spingere e finire sul pavimento. Si era voltata, vedendo la nonna che veniva inghiottita al suo posto. Poi ricordava anche una massa di capelli bianchi e profondi occhi viola che la fissavano.

Quando riaprì gli occhi, tornando alla realtà, si trovò davanti la faccia simpatica e paffuta di quello che doveva essere uno yeti. Adesso aveva visto davvero tutto.

Spiazzata dalla presenza della leggendaria creatura, nonostante comparisse più volte nei racconti di suo nonno, Kim arretrò, sino a ritrovarsi schiacciata contro il muro.

-Buono cucciolone, non ti avvicinare...- disse, fissandolo intensamente.

-Tu, stupida palla di pelo, allontanati da ragazza. Già spaventata abbastanza direi. Noi non avere bisogno di altra paura-

Una voce profonda e cavernosa si propagò nella stanza. Lo yeti si allontanò da lei, mostrando una figura altrettanto imponente che a Kim toccò strizzare gli occhi per riconoscerne i contorni.

-Non è possibile...- disse poi.

Davanti ai suoi occhi stava niente popo di meno che Babbo Natale, anche se era una versione un po' diversa da come ci si aspettava o come lo ritraevano. A cominciare dalle due braccia tatuate piene di nomi e cognomi dei bambini buoni e cattivi.

-Allora ragazza, tu stare bene?- chiese l'omone, avvicinandosi e porgendole la sua grossa mano.

Lei, che ancora doveva rendersi conto se quello che stava vivendo fosse reale, spostò lo sguardo dalla mano al viso dell'uomo, il quale gli sorrideva sinceramente.

Così, senza stare altro a pensarci, prese la mano che le veniva porta e si alzò da quello che notò essere davvero un grande letto.

Per fortuna, quando era ancora a casa, alzandosi, si era messa degli stivaletti muniti di pelliccia che gli teneva molto caldo e una felpa pesante, un paio di taglie più grande e che quindi le arrivava quasi alle ginocchia. Pantaloni della tuta e sotto una maglia a maniche corte.

Una volta in piedi si guardò intorno, incredula.

-Come sono arrivata qui?- chiese poi.

-Jack ha portato tu qui. Lui aspettare te in altra stanza-

Kim ricordò di aver provato una sensazione di gelo poco prima di perdere i sensi, ma allo stesso tempo non aveva avvertito l'impatto con il pavimento. Inaspettatamente arrossì.

-Ho bisogno di qualche spiegazione- continuò poi, fissando con un sorriso il grande uomo.

-No problema. Noi ora aspettiamo altri guardiani, poi dare a te spiegazioni su ogni cosa- rispose quello di rimando.

Aveva un buffo modo di parlare, esattamente consono al suo eccentrico aspetto. Trovandosi a gongolare come una bambina di cinque anni, si dette subito un contegno.

Seguì Babbo Natale attraverso un'enorme sala, ricca di ogni tipo di fantasticheria, osservando durante il passaggio gli yeti che fabbricavano i giocattoli.

-Pensavo fossero gli elfi a fabbricare i giocattoli- disse lei.

-E' quello che facciamo credere loro- rispose l'altro, scoppiando in una sonora risata.

Kim non lo sapeva, ma quella stessa domanda era stata posta anni prima proprio da Jack.

Uscirono dalla stanza delle meraviglie per ritrovarsi in un'altra sala, anche quella molto grande, al centro della quale stava un enorme mappamondo percorso da tanti puntini luminosi.

-Che cos'è?- chiese Kim.

-Quello è grande globo, attraverso il quale noi guardiani proteggiamo bambini. Ogni luce è bambino che crede in noi. Ognuno di loro da a noi forza per combattere tenebre-

Di colpo la ragazza rivide davanti agli occhi sua nonna inghiottita da quella nube di buio, la quale le raccomandava di non cedere mai alla paura, ma vedere la luce in ogni cosa e in ogni luogo, anche dove sembrava che non esistesse.

Un brivido le percorse la schiena, facendola tremare.

-Nord, andiamo, non mi sembra il caso di rammentare il buio proprio con lei- disse una voce.

Sia l'uomo che Kim si voltarono, trovando un ragazzo, forse di qualche anno più grande di lei, dai capelli color della neve e gli occhi di un singolare viola, appollaiato sul parapetto di una strana postazione, proprio di fronte al globo. In mano, un bastone ricurvo, molto simile a quello che aveva suo nonno. Indosso un pesante maglione blu e attorno al collo una sciarpona color dell'avorio. I pantaloni erano marroni come i tronchi degli alberi della foresta, mentre i piedi erano nudi.

-Suvvia Jack, signorina ha chiesto spiegazione-

-Aspettiamo anche gli altri che è meglio. Così anche io racconterò una volta sola-

Kim non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal ragazzo. Così quello era il famoso Jack Frost, colui che popolava le storie che suo nonno le raccontava, il guardiano dell'inverno.

Senza rendersene conto aveva già mosso qualche passo verso di lui, guardandolo fisso e avendo in cambio lo stesso sguardo.

-Che succede?- chiese, quando ormai i loro volti erano a poca distanza l'uno dall'altro.

Kim notò un pallido rossore comparirgli sulle guance candide e avvertì la stessa reazione anche sulle sue.

-Così è colpa tua...- disse a mezza voce.

-Come?- chiese stupito lui, ma non ebbe tempo di aggiungere altro, in quanto, accompagnati dai loro suoni caratteristici, giunsero anche gli ultimi tre guardiani.

Kim si allontanò da Jack, il quale era rimasto impalato dove era. Cosa significavano quelle parole? Cosa era colpa sua?

-Bene Nord, perchè ci hai chiamati? Cosa sente stavolta la tua pancia?- rise il Calmoniglio.

Quello però non gli rispose, spostandosi per dare modo agli altri di vedere la ragazza alle sue spalle, le mani nascoste dietro la schiena, i lunghi capelli mori morbidi lasciati slegati sulle spalle ad eccezione di un'arrangiata mezzacoda.

-E questa sarebbe...- riprese Calmoniglio.

-Ricordate il piccolo Jamie? Questa è sua nipote- rispose Jack, saltellando di fronte agli altri e poggiandosi al suo bastone.

-Oh si, Jamie. Che caro bambino. Come sta?- chiese stavolta Dentolina con la sua solita aria eccentrica.

Sia Kim che Jack abbassarono lo sguardo, affranti.

-Oh, capisco- rispose la fatina dei denti in quanto quella reazione da parte di entrambi era stato più esauriente di mille parole.

-Dunque Jack, vuoi spiegare noi come mai lei qui?- chiese Nord, incrociando le braccia sul petto.

-Non so come, ma Pitch è riuscito a tornare e ha preso di mira Kimberly-

-Pitch? Tornato? Come?-

-Dice che è stata la paura di lei a farlo tornare e che non ne ha mai sentite di così potenti. Ha detto che le basterebbe solo quella per diventare più forte di tutti noi-

Calmoniglio si avvicinò a Kim, piegandosi per raggiungere la sua altezza e fissarla nei suoi occhi ghiaccio.

-E sentiamo ragazzina, quale sarebbe la tua paura?-

-Non credo che sia importante- rispose lei, distogliendo lo sguardo.

-Deve essere potente e radicata se Pitch l'ha sfruttata per tornare-

Kim abbassò lo sguardo, imbarazzata. Da quello che aveva capito la nube nera che aveva inghiottito la nonna aveva un nome e che era stata lei a liberarla.

-Dunque questo...Pitch...sfrutta la paura come fosse una forza? Ma cosa vuole esattamente da me?-

-Ancora non lo sappiamo, ma quando si convince di qualcosa è quasi inarrestabile. Per il momento è meglio se rimani qua- intervenne Jack.

-Si, Polo posto per il momento più sicuro. Rimane pure qui- rispose Nord, entusiasta.

Kim pensò che l'uomo non fosse abituato ad avere compagnia.







NdA
Mi scuso se non sono riuscita a dare molto l'idea del linguaggio di Nord, ma ammetto che non è affatto facile. Comunque ringrazio chi ha recensito fino ad ora e spero che anche questo capitolo piaccia e meriti qualche commento. Un saluto Marty.







                                ***KIMBERLY***



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parole ***






CAPITOLO III

 

Jack accompagnò Kim nella stanza che Nord le aveva dato. Quando entrò rimase letteralmente a bocca aperta: sulla parete opposta alla porta stava una grande vetrata, la quale si affacciava sul territorio innevato del Polo. Vallate e precipizzi, crepacci e monti, tutto di un candido colore bianco.

Alla sua destra stava un comodo letto a due piazze con pesanti coperte che dall'aspetto sembravano molto calde e morbide, mentre sulla parete di fronte un armadio di legno massiccio, più scuro rispetto al resto della stanza, e una piccola portava dava accesso ad un bagno privato.

Kim si fermò in mezzo alla stanza, continuando a girare su se stessa, eccitata come una bambina. Jack, dal canto suo, non le toglieva gli occhi di dosso.

Nonostante fosse cresciuta non poteva non ammettere che quei suoi occhi erano gli stessi che aveva visto quell'unica volta, l'ultima in cui aveva rivisto il suo amico Jamie.

-Cos'hai?- sentì chiedere dalla sua voce e se la ritrovò a pochi centimetri dalla faccia.

Fece uno scatto indietro, sorpreso, vedendola però sorridere. Quando però se ne rese conto tornò seria.

-Mi dispiace per tuo nonno- sospirò il ragazzo.

-Sai, non ha mai smesso di parlare di te fino all'ultimo. Certo, mi raccontava anche degli altri guardiani, ma per te aveva un vero e proprio occhio di riguardo, anche se ancora non capisco perchè-

-Lui è stato il primo a credere in me. È grazie a Jamie che la prima volta siamo riusciti a sconfiggere Pitch-

-Cosa accadrebbe se il buio si nutrisse della mia paura? Cosa ne sarebbe di me?- chiese seria la ragazza.

-Verresti annientata, prosciugata di ogni scintilla buona che esiste nel tuo animo, venendo inghiottita dall'oblio per non risalire più-

Fu franco con lei, non voleva mentirle. Non avrebbe comunque permesso che accadesse una cosa simile. Lo aveva promesso e un giuramento era sacro.

Poi aggiunse:

-Cosa volevi dire con le parole di poco fa? Di cosa mi accusi?-

-Tu sei il guardiano dell'inverno, del freddo e del ghiaccio. È a causa tua se i miei genitori sono morti. È colpa del tuo inverno se mio nonno se ne è andato- rispose lei senza remore.

Non era più una bambina, non si vergognava a dire le cose in faccia alle persone, anche se a volta la verità feriva.

-Sul serio?- chiese Jack sconvolto, andandosi a sedere sul letto, il bastone sempre in pugno.

Lei non lo seguì, né provò a consolarlo. In fondo non gli aveva detto una bugia.

Lo aveva odiato senza ripensamento e, nonostante adesso se lo trovasse davanti e pensasse che era solo un ragazzo dallo sguardo smarrito, non poteva fare a meno di incolparlo.

Si sedette sul balcone della finestra, fissando il precipizio sotto di loro. Nonostante i vetri fossero chiusi, avvertiva uno spiffero gelido penetrare, provocandole brividi in tutto il corpo.

-Mi dispiace- sentì dire alla sua voce e si voltò, confusa.

Perchè vedendolo in quello stato le impediva di essere arrabbiata? Perchè aveva la tentazione di ritirare ogni parola che aveva detto?

-Andiamo, sono cose passate ormai. Non sentirti in colpa, sono io che ho sempre avuto bisogno di responsabilizzare qualcuno per le mie perdite. L'episodio dei miei genitori è stata una fatalità, mio nonno si è spento perchè era vecchio e malato. Tutto qui. Ho sbagliato io a dirtele- sorrise poi, sforzandosi di far sembrare quelle parole verità.

Jack alzò il suo sguardo, incrociando quello di Kim e per un attimo il suo cuore perse un battito. Non aveva provato una simile sensazione a fissare un'altra persona. Forse era malato.

 

-Questa storia è strana, ve lo dico io- disse Calmoniglio agli altri mentre aspettavano il ritorno di Jack.

-Lo sento in mia pancia. Ragazza è speciale- rispose Nord, passandosi la sua manona sull'addome e dandogli un paio di colpetti.

-Se Pitch ha deciso di sfruttarla, allora non sarà al sicuro neanche qui- intervenne Dentolina.

Sandman, l'unico dei cinque che non parlava, tentava di dire comunque la sua attraverso la sabbia. Lui pensava che sarebbe stato meglio se uno di loro fosse rimasto con lei sempre, in modo da non venire colto impreparato.

-Jack è più adatto di noi- disse Nord.

-Direi che dopotutto ha già instaurato un legame con la nipote di Jamie- rispose Calmoniglio, incrociando le zampe sul petto e piegando un poco un orecchio con fare pensoso.

-Cosa ti preoccupa?- chiese Dentolina.

-E' proprio questo strano legame nato tra i due ragazzini. Jack è sempre stato un guardiano che si preoccupava del suo, senza interesse per altri e anche dopo la sua investitura ha continuato bene o male allo stesso modo. Allora cosa rende questa ragazza diversa?-

-Calmoniglio, stai dicendo che...-

-Non voglio fare congetture senza prove, ma credete a me: questa storia ci rivelerà tante sorprese-

 

Jack l'aveva lasciata sola già da qualche minuto e lei, nonostante la bellezza di quella stanza, si stava già annoiando. Così, in silenzio, si avvicinò alla porta e la schiuse lentamente. Si affacciò sul corridoio e per fortuna era deserto.

Così, in punti di piedi per non farsi scoprire, prese a camminare per i corridoio del palazzo di Babbo Natale. D'improvviso, alla fine dell'ennesimo corridoio, intravide l'uscita su di una larga terrazza che si affacciava proprio sulla vallata.

Aumentò il passo e uscì, respirando una boccata d'aria gelida, ma che la fece ricominciare a vivere. Poggiò entrambe le mani sulla balaustra e lasciò che il vento del Polo le pettinasse i lunghi capelli neri.

Si sentiva bene, come se d'improvviso ogni pensiero si fosse cancellato.

Di colpo però lo sguardo fu catturato da una strana ombra tra i suoi piedi. Spaventata arretrò, sino a toccare la parete alle sue spalle.

-E' un piacere rivederti, Kimberly- le sussurrò una voce nell'orecchio e lei bruscamente si staccò anche dalla parete, finendo nel centro del terrazzo.

Un'improvvisa oscurità la avvolse, prendendo poi la forma di un uomo che le andò silenziosamente incontro.

Gridò.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Luna ***






CAPITOLO IV

 

Socchiuse gli occhi per riuscire a vedere attraverso la nube nera che la circondava, vorticando con una tromba d'aria, quindi impossibile da attraversare.

D'improvviso un intenso bruciore al braccio sinistro. Si guardò, notando un taglio aperto quasi all'altezza della spalla. Dopodichè un altro bruciore alla guancia e poi alla coscia.

-Che cosa vuoi da me?!?- gridò, cercando di sovrastare il rumore di quel buio, il quale pareva nitrire come un branco di cavalli impazziti.

-Solo che tu abbia paura, ragazzina- sentì dire alla voce dello strano individuo.

Riusciva quasi ad intravederlo tra le spire di vento che sorrideva maligno, le mani nascoste dietro la schiena, gli occhi attenti ad osservarla.

-Io non ho paura...- sospirò lei, prima di gemere per l'ennesimo graffio.

-Oh, la tua non solo è paura, ma un terrore profondo, mai sentito. E sarà mio-

Scoppiò in una fragorosa risata, ma si accorse comunque in tempo di un boomerang che velocissimo stava per colpirlo alle spalle.

Come fosse fatto di solo vento, quello si spostò, finendo alle spalle di Kim, ancora imprigionata nel vortice di sabbia oscura.

-Siete prevedibili, miei cari guardiani- sghignazzò Pitch quando vide comparire i cinque protettori della luce.

-Canaglia, tu lascia andare Kim!!- esclamò Nord, estraendo le sue due spade.

L'avversario si limitò ad alzare una mano di fronte a sé e stringere un po' il palmo. Un grido di Kim riportò l'attenzione dei guardiani sulla prigione di sabbia, la quale si era stretta un po'.

-Voi mi attaccate, lei sparisce-

 

Sentì le pareti di vento stringersi intorno a se, costringendola ad accostare le braccia al corpo afferrandole con le mani per occupare meno spazio possibile. I granelli di quella sabbia nera che viaggiava veloce parevano tante lame pronte a farla a fettine.

I capelli mori le volavano attorno al volto, impedendole quasi di vedere quel poco che riusciva a scorgere. Aveva visto comparire i cinque guardiani, davanti a tutti proprio Jack. Una sensazione di sicurezza comparve per un attimo in lei vedendo il ragazzo, poi di nuovo scomparve, lasciando posto allo sconforto. Sentiva la presenza del nemico alle sue spalle adesso, ma non riusciva quasi a capire cosa stesse dicendo.

Provò a gridare il nome di Jack, ma la potenza del vortice faceva in modo che la sua voce non riuscisse ad uscire. Quando infatti aprì bocca, pareva quasi che le parole non lasciassero neanche le sue labbra.

Perse per un attimo l'equilibrio, riacquistandolo quasi all'istante quando sentì una mano bruciare a contatto con la sabbia.

D'istinto si accucciò come quando era piccola, la testa stretta tra le ginocchia, le mani che stringevano più forte le braccia.

Sentiva gli occhi inumidirsi, mentre avvertiva distintamente il vortice attorno a lei che si stringeva. Rialzò gli occhi verso quell'unico sprazzo di cielo che ancora riusciva a scorgere.

Stranamente, nonostante il sole non fosse ancora tramontato, la luna già svettava alta nel cielo ed era così grande e piena che mai l'aveva vista in tale modo.

Era come se improvvisamente dentro di lei stesse nascendo una grande pace, come se si fosse completamente dimenticata di quello che le stava succedendo.

Poi sentì il suo corpo esplodere.

 

-Pitch, maledetto, lascia andare la ragazza!!- disse stavolta il Calmoniglio.

-Amici, cambiate un po' il disco. Comunque è qualcosa che non posso fare, mi spiace. Lei mi serve-

-Se la ucciderai la sua paura finirà con lei- intervenne Jack.

-Oh Frost, non ne ho l'intensione. Ti vedo preoccupato. C'è forse qualcosa che vuoi dirci?-

Il ragazzo non gli rispose, in quanto non avrebbe saputo neanche che parole usare. Non sapeva neanche lui con esattezza cosa stesse accadendo dentro il suo corpo. L'unica cosa di cui era certo era che aveva promesso di proteggere Kim ed è ciò che avrebbe fatto.

Finchè però lei rimaneva in quel vortice nero, loro non potevano fare un bel niente. Spostò lo sguardo per osservare i suoi compagni e da quello che vide nei loro occhi pareva che anche gli altri non sapessero come muoversi.

-Pitch, che cosa vuoi?-

L'uomo sorrise divertito, senza però togliere il potere che stava esercitando sul vortice.

-Sai Jack, sono uno di poche pretese e con le idee ben chiare. Voglio tornare, spaventare i bambini e anche gli adulti, far cadere il mondo in uno stato di terrore. Spazzare via voi guardiani. E per farlo mi occorre la piccola Kim-

-Non ce la farai. Te lo impediremo- intervenne Dentolina, mentre Sandman, al suo fianco, aveva già pronte le sue fruste di sabbia dorata.

D'un tratto però la terra prese a tremare e, inconsapevolmente, tutti furono portati ad alzare gli occhi al cielo, attratti da un evento al quale non avevano mai assistito: la Luna stava brillando di una strana luce, come quando voleva comunicare con i suoi guardiani. Poi però un picco più intenso ne fece tremare i contorni e un fascio di luce investì in pieno il vortice di sabbia nera, facendolo letteralmente esplodere.

I presenti si coprirono il viso con un braccio, arretrando di un passo. Una grande quantità di energia si propagò dall'impatto, disperdendosi attraverso la pietra del terrazzo. Poi fu il silenzio.

Jack fu il primo a riaprire gli occhi, preoccupato in principal modo per le condizioni della ragazza. Quella luce l'aveva colpita in pieno e non sapeva se fosse riuscita a salvarsi. Non voleva prendere in considerazione quella possibilità, anche per il fatto che la luce che l'aveva investita proveniva dalla Luna, il loro protettore.

Una leggera nuvola di polvere si era alzata a causa dell'impatto e a poco a poco, aiutata dalla fredda brezza del Polo, si stava diradando. Strizzò gli occhi, notando l'ombra di qualcuno ancora nascosto dalla foschia.

Quella che gli si parò davanti era una Kim completamente diversa: i lunghi capelli mori, i quali le fluttuavano attorno al viso in maniera quasi innaturale, avevano assunto dei riflessi color della neve. Gli occhi erano chiusi, quasi stesse dormendo, i tratti del viso rilassati, mentre un piccolo rivolo di sangue le scendeva da una guancia. Gli abiti che aveva addosso erano cambiati di colore, adesso un bianco candido come la neve.

Le braccia erano alzate sopra la testa e tra le mani stava sospesa a mezz'aria quella che pareva una pietra bianca che brillava, grande poco meno di un pugno. Il suo corpo era circondato di un bagliore bianco.

Il guardiano dell'inverno le andò incontro, ma lei non parve accorgersi di lui.

-Kim...- la chiamò, allungando una mano per toccarla.

Nemmeno ebbe il tempo di sfiorarla che d'un tratto il bagliore si affievolì e la ragazza si accasciò a terra, priva di sensi. Jack la sorresse dolcemente, scostandole i ciuffi mori che le nascondevano il viso, scoprendo che sulla fronte, al posto del piccolo fiocco di neve che le aveva lasciato qualche anno prima, adesso stava, incastonato con il suo, il marchio di una piccola luna crescente.

-Ma cosa significa?- sospirò, mentre nella mano destra stringeva la strana pietra apparsa dal nulla e portava lo sguardo in direzione della Luna.

Con la coda dell'occhio vide una figura in nero che si rialzava faticosamente e osservava i due ragazzi con occhi sgranati. Per puro caso Pitch, ancora in ginocchio, aveva notato il simbolo sulla fronte di lei e, inaspettatamente, si schiuse in uno strano sorriso.

-Questo è un risvolto inaspettato- disse, rialzandosi finalmente in piedi.

Jack lo fissava, indeciso su come agire, dato che con Kim ancora priva di sensi non poteva certo intraprendere un combattimento.

Quando però l'uomo mosse qualche passo verso di loro, arrivando quasi a sfiorarli, venne fermato da una sorta di strana barriera, rimasta invisibile sino a quel momento. Fu come se pura elettricità passasse attraverso il suo corpo, facendolo arretrare, ma scatenando in lui solo un gelido ghigno.

Si guardò per un attimo intorno, tastando con mano il muro invisibile, per poi puntare i suoi occhi scuri in quelli ametista di Jack.

-D'accordo, ammetto la sconfitta e me ne vado. Ma faccio una promessa: quella ragazza, ora più che mai, deve essere mia- e, accompagnato da una gelida risata, si dissolse in una nuvola di buio.

Il guardiano, rimasto a fissare per qualche secondo il punto dal quale Pitch era sparito, tornò a guardare Kim, ancora tra le sue braccia, addormentata.

Le sfiorò una guancia delicatamente, per poi ritirare immediatamente la mano. La sua pelle, al contrario di prima, era fredda come il ghiaccio. Era viva però, vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente. Allora cosa era accaduto?




NdA 
Un piccolo regalo per l'inizio del nuovo anno. Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Tanti auguri a tutti quanti. Un saluto

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Da lui non me lo sarei aspettato... ***






Kim si risvegliò nella sua stanza al palazzo di Nord, stesa nel letto,coperta fin sotto al mento. Nonostante quell'accortezza, però, sentiva il suo corpo freddo come il ghiaccio. Lentamente si tolse la pesante trapunta di dosso, mettendo entrambe le gambe fuori dal letto. Era sola.

Ricordava ciò che era accaduto, anche se l'ultima parte delle immagini erano circondate da una strana nebbia.

Si alzò, barcollando per un attimo. Poi, con passo malfermo, si affacciò sul piccolo bagno comunicante e si poggiò al lavandino con entrambe le mani, il respiro corto, lo sguardo basso e una strana nausea ad attorcigliargli lo stomaco.

Quando finalmente si guardò nello specchio, per poco non rischiò il collasso. Alzò una mano, sfiorandosi il viso, la cui pelle era quasi del colore dell'avorio. I suoi occhi parevano scintillare di una strana luce, mentre i capelli avevano assunto dei riflessi chiaramente argentei. Spostò un paio di ciuffi che gli ricadevano sulla fronte, scoprendo un singolare disegno, il quale brillava come se emanasse luce.

-Che cosa mi è successo?- balbettò, più a se stessa che a qualcun altro, mentre gli occhi le si facevano lucidi.

-Ti sei svegliata- disse una voce alle sue spalle, la quale la fece sobbalzare.

Si voltò, incrociando lo sguardo di Jack, il quale se ne stava sulla soglia del bagno con una mano poggiata allo stipite e l'altra nella tasca della felpa blu. Per la prima volta, da quando l'aveva conosciuto, non aveva tra le mani il suo bastone ricurvo.

-Che cosa significa?- chiese ancora Kim, afferrandosi una ciocca di capelli quasi completamente d'argento, fissandolo smarrita.

-Gli altri ci stanno lavorando. Nemmeno noi guardiani abbiamo mai visto una cosa simile- rispose semplicemente lui, allungando una mano e sfiorandole un paio di ciuffi che le ricadevano sul viso, lo sguardo preoccupato.

Quel gesto la lasciò alquanto interdetta, facendola inevitabilmente arrossire.

D'un tratto iniziò ad avvertire i brividi di freddo che le scuotevano il corpo aumentare, quindi rientrò nella stanza e cercò qualcosa per coprirsi. Sentiva i passi di Jack seguirla in ogni movimento. Si guardava intorno come un'invasata, quasi come se il freddo stesse a poco a poco raggiungendole il cuore, rischiando di farlo fermare da un momento all'altro.

-Che succede?- le chiese.

-Ho freddo e non riesco a smettere di tremare-

-Tieni- disse lui, porgendole una sciarpa del colore della neve.

Lei la prese dalla mano tesa del guardiano, chiedendosi da dove mai l'avesse tirata fuori, e se la mise al collo, assicurandosi di essere ben riparata e di non correre il rischio di perderla.

-Va meglio?-

-Grazie- rispose Kim, arrossendo e nascondendo lo sguardo.

-Vieni. Gli altri hanno detto di raggiungerli non appena ti fossi svegliata- concluse il guardiano e si diresse verso la porta.

Senza fiatare la ragazza lo seguì per i corridoio della residenza di Nord. Lanciava occhiate lasciva alla sua schiena, leggermente ricurva, entrambe le mani di lui nascoste nella felpa. Il passo era svelto e leggero, come se Jack stesse camminando sull'aria. Rimasero in silenzio, non dissero più una parola, sino a rispuntare nella stanza dove si trovava il globo ricoperto di luci.

Al loro ingresso, i quattro guardiani, riuniti attorno ad un grande libro, si voltarono a guardarli.

Non appena Nord fece qualche passo verso di loro, Jack lasciò il posto al suo fianco per planare leggero sul parapetto di legno poco lontano.

Kim lo osservò per un attimo, non riuscendo a capire il perchè del suo strano atteggiamento, ma fu distratta dalla risata di Babbo Natale che la stava raggiungendo a braccia aperte.

-Tu stare bene, ragazza. Io contento di questo!!- e la afferrò, stringendola in un caldo abbraccio.

-Grazie Nord, ma adesso lasciami, altrimenti mi soffochi- disse lei sorridendo, ritrovando un po' di allegria per l'eccentrico comportamento dell'omone.

-Oh, scusa-

Una volta a terra, la ragazza fu raggiunta anche dagli altri. Dentolina, apprensiva come al solito, iniziò a svolazzarle attorno, chiedendole come si sentisse. Lei, sorridendo, rispose che nel complesso si sentiva bene, a parte il freddo che le invadeva il corpo.

Una volta rassicurati i guardiani, Kim azzardò con la domanda che dal suo risveglio le ronzava in testa.

-Voi sapete cosa mi è capitato?-

Il gruppo si fece serio di colpo, allontanandosi un poco da lei.

-Pensiamo di averne un'idea, ma non riusciamo a crederci neanche noi- intervenne Calmoniglio, mentre Nord si avvicinava con il grosso libro che poco prima stavano osservando.

La ragazza si avvicinò, leggendo ciò che la pagina aperta riportava. Un tuffo al cuore.

-Figli della Luna?!?-

 

Il silenzio calò nella stanza, nessuno osava muovere un solo muscolo, a malapena si sentiva il suono del respiro.

-Una volta ogni mille anni, l'Uomo della Luna sceglie una persona, maschio o femmina, al quale dona una parte dei suoi poteri tramite una pietra di luna. Il prescelto è destinato a grandi cose e pare che Manny stavolta abbia scelto te, Kimberly- disse Dentolina.

-Ma perchè?-

-Non c'è una ragione per il quale la Luna sceglie qualcuno. Quando una grande minaccia scuote la terra, la quale neanche i guardiani sono in grado di sconfiggere definitivamente, allora appare un Figlio della Luna, in questo caso tu, il quale ha il compito di riportare l'ordine-

Non poteva crederci. Era tutto incredibilmente assurdo che a malapena sembrava vero. Arretrò di qualche passo, talmente sconvolta che per poco non travolse il povere Sandman.

-Ma se davvero è come dite, dov'è la pietra di Luna?-

-Eccola-

Tutti si voltarono verso Jack, rimasto fino a quel momento in disparte, il quale mostrava un piccolo sasso luminoso poco più piccolo di un pugno.

-Questo confermare nostra teoria-

-Forse stavolta riusciremo a sconfiggere definitivamente Pitch-

I guardiani stavano già esultando, congratulandosi tra loro per la fortuna che avevano avuto, quando Kim esclamò:

-Scusate, ma io non ci sto!!-

Tutti si ammutolirono, guardandola.

-Non sono pronta a tutto questo- rispose lei, abbassando lo sguardo verso i suoi piedi e stringendo i pugni.

Dei passi leggeri le si avvicinarono, seguiti da una ventata di gelo, costringendola a tornare a fissare di fronte a sé. Jack le si fermò a pochi centimetri, fissandola serio.

-Sai, quello che non ti hanno detto è che gli effetti dell'incantesimo della Luna finiranno solo quando il prescelto avrà portato a termine il suo compito. Se tu non vuoi aiutarci, sono solo affari tuoi. Noi combatteremo comunque Pitch, con o senza di te. Tu però non pensare di potertene fregare e tornare alla vita di tutti i giorni: per quel che ne sappiamo, adesso sei una creatura proprio come noi che esiste solo nelle immaginazioni dei bambini. In altre parole, sei del tutto invisibile al resto del mondo-

Kim rimase impietrita da quelle parole, dal disprezzo insito in ogni sillaba, impossibile da pensare che potessero uscire dalla bocca di uno come Jack. Ma poi come si permetteva? Non la conosceva neanche e si permetteva di giudicarla?

Sentì le lacrime salirle agli occhi, mentre la mascella si serrava. Per puro istinto caricò la mano e mollò un sonoro ceffone al guardiano.

-Non provare a farmi la paternale. Da te non la accetto- gli ringhiai tra i denti.

Poi, senza guardare in faccia nessuno, scappò via.

 

-Jack, ma sei impazzito? Perchè le hai detto quelle cose?- gli chiese Dentolina, non appena Kim fu sparita dalla stanza.

-Ragazzo, tu avere esagerato stavolta- lo rimproverò invece Nord, incrociando le muscolose braccia sul petto.

-Non me lo sarei aspettato da te, amico- rincarò Calmoniglio.

Il guardiano dell'inverno non rispose a nessuno dei tre. Aveva ancora il viso voltato con la guancia lesa lasciata scoperta. Lentamente vi portò sopra una mano, cancellando il rossore provocato dallo schiaffo.

-L'ho fatto solo per motivarla. Abbiamo bisogno di lei e lo sapete anche voi-

-Ma non era necessario trattarla in quel modo-

-Se lei non combatterà con noi, stavolta credo che saremo noi a venire spediti in una fossa buia dai suoi incubi-

In quel momento Calmoniglio lo interruppe, dicendo:

-Ragazzi, dov'è Sandman?-

 

Avvertiva le lacrime scivolarle leggere sulle guance pallide, mentre un peso sul petto quasi la soffocava. Ciò che le aveva detto Jack le aveva fatto davvero male, più di quanto si aspettasse.

Prima si comportava bene con lei, ascoltava tutto ciò che aveva da dire, la consolava, si preoccupava, poi diventava arrogante e burbero, trattandola come una stupida.

Come poteva pretendere che quello che le era appena stato raccontato fosse facile da digerire? Figlia della Luna. Che assurdità.

Si era rifugiata sulla stessa terrazza dove avevano subito l'attacco di Pitch. Non conosceva altro posto e quello le sembrava il più adatto per stare da soli a pensare.

D'un tratto, davanti ai suoi occhi, una piccola pallina dorata prese a volteggiare leggera, per poi fermarsi all'altezza del suo viso, prendendo le sembianze di nonno Jamie.

Quanto le mancava...

Stupita, Kim tentò di toccarla, ma quella sfumò. La ragazza la seguì con lo sguardo, incrociando poi il viso tondo del piccolo Sandman.

-Hanno mandato te a convincermi?- chiese lei, sorridendo, ma allo stesso tempo sentendosi ancora più male.

Il guardiano sorrise a sua volta, avvicinandosi e mettendosi seduto accanto a lei.

In quel momento, un po' della sua sabbia dorata andò a formare stavolta il volto di Jack con un punto interrogativo.

-Si, è per lui che sto così. Perchè mi ha trattato in quel modo? Lo credevo diverso-

La figura del ragazzo fu affiancata da un piccolo cuoricino.

-Dici che l'ha fatto per il mio bene? Non ci credo. In questo momento vorrei tanto...-

Il cuore fu sostituito da un guantone da box che colpì il Jack in miniatura. Kim scoppiò a ridere.

-Esatto, proprio così-

Lo sguardo di Sandman allora cambiò e la sabbia dorata formò le parole BLA BLA BLA, come a voler intendere l'atto di parlare.

-Con Jack?- chiese lei, colpita.

Un cenno di assenso.

-Non credo che ora sia il momento. Anche se lo avesse fatto per il mio bene, ha usato il modo sbagliato-

La parola “STUPID” apparve sulla testa di Sandman.

-Hai ragione, lo è davvero. È proprio un ragazzino- e rise ancora.

Non sapeva spiegarsi bene il perchè, ma Sandman aveva avuto la capacità di farle momentaneamente dimenticare della lite di poco prima, lasciandole dentro un gran desiderio di parlare con Jack.

Così si alzò e sorridendo al guardiano dei sogni disse:

-Grazie. Il tuo non usare le parole è servito molto. A volte stare in silenzio è il miglior modo per dire tante cose- e d'impeto lo abbracciò, provocando un colorito ancora più dorato sulle guance del piccoletto.

Detto questo se ne andò, lasciandolo solo. Non avrebbe immediatamente parlato con Jack, forse ignorandolo per un po'. In fondo non era più realmente arrabbiata, ma aveva appena trovato un modo alquanto subdolo per farlo sentire terribilmente in colpa.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Manny ***






Chiedo immenso perdono per la lunga pausa, ma giuro che mi impegnerò da ora in avanti per aggiornare il più frequentemente possibile. Spero che chiunque abbia seguito fino ad ora la storia continuerà a farlo, magari anche facendomi sapere il suo parere. Un saluto. Grazie.
Marty





Dopo la loro accesa discussione, Jack aveva deciso di lasciare il palazzo di Nord per un po'. Se avesse incontrato Kim non avrebbe saputo cosa dirle, nonostante dentro di lui sentisse di aver terribilmente sbagliato.

Trasportato dal freddo vento dell'inverno, suo inseparabile compagno da quella notte in cui era divenuto guardiano, si accorse di essere giunto a Burgess solo quando si trovò a sorvolare l'alto campanile della chiesa.

Inconsciamente era tornato dove tutto aveva avuto inizio. Evitò di proposito le strade affollate di bambini, in quanto, per la prima volta in vita sua, non aveva voglia di intrattenersi con loro. Sentiva il bisogno di stare solo e trovò un luogo adatto per farlo.

Là c'era silenzio, nessuno lo avrebbe disturbato. Inoltre era il posto in cui avrebbe rincontrato il suo vecchio compagno, il bambino ormai adulto che aveva continuato a tenere accesa la scintilla di fede nei guardiani e quindi vivi i loro poteri.

Nonostante non sapesse dove cercare, trovò quasi subito ciò che gli interessava. Planò leggero come una piuma sulla terra smossa ricoperta da uno strato di neve, sedendosi a gambe incrociate, il suo inseparabile bastone ricurvo in grembo.

-Ciao Jamie...- sospirò, fissando la fredda e triste lastra di pietra sul quale era riportato il nome del suo vecchio amico.

Sorrise appena il guardiano dell'inverno, sentendosi improvvisamente stupido e infantile, in quanto sapeva benissimo che quello non gli avrebbe mai risposto. Ma qualcosa dentro di lui l'aveva spinto fino a quel luogo, un bisogno di certezze, di ritorno alle origini, di sentirsi nuovamente come quella notte in cui il bambino l'aveva visto per la prima volta, credendo in lui.

-Se solo sapessi in che guaio mi hai cacciato strappandomi quella promessa. Tua nipote è una tipa tosta, forse più testarda di me- disse ancora, continuando a sorridere, poggiando il peso al bastone.

-Ma nonostante mi abbia fatto arrabbiare con il suo rifiuto di aiutarci, non posso darle completamente torto. Io per primo, quando mi dissero che sarei divenuto un guardiano, non volli partecipare a quella buffonata. Ma poi qualcuno mi fece cambiare idea, aiutandomi a trovare il mio centro e far di me un protettore-

Una lacrima di ghiaccio scivolò sulla pallida guancia dell'albino, per poi cristallizzarsi ancora prima di toccare terra.

-Mi spiace non essermi più fatto vivo da quella notte, non aver potuto fare qualcosa perchè non te ne andassi. Sai, negli occhi di quella ragazza rivedo la tua stessa scintilla, nonostante quella di lei sia come sopita. C'è qualcosa in Kim che mi spiazza, qualcosa che non riesco a capire fino in fondo-

Con passo lento si avvicinò alla lapide e gli parve quasi di sentire una risata familiare, come se quel bambino fosse improvvisamente tornato. Si voltò, intravedendo una piccola figura eterea che si avvicinava. Socchiuse gli occhi, credendo che quella visione fosse solo frutto della sua mente.

-Non è possibile...- sospirò il guardiano, arretrando sino a quando la schiena con premette contro la pietra fredda.

-Non aver paura Jack, sono solo il frutto di un tuo ricordo. Ho sentito che aveva bisogno del mio aiuto e quindi...eccomi qua-

Quello davanti a lui era un Jamie bambino, sorridente, con quel buffo spazio in bocca a causa della caduta del dente che lui gli aveva fatto perdere, indosso lo stesso pigiama della notte in cui avevano sconfitto Pitch la prima volta.

L'albino cadde in ginocchio, incredulo, mentre la figura del bambino gli si avvicinasse.

-Devi avere pazienza con Kim. È stata dura per lei in questi anni ed è dovuta crescere in fretta, fin troppo. Ha dimenticato come è essere bambini ancora prima di oltrepassare la soglia dell'infanzia. Sii cauto, aiutala a ritrovare il piacere di un'esistenza senza preoccupazioni. In questo modo anche la paura che sente, quella stessa che alimenta Pitch, sparirà-

-Ma come posso farlo?-

-Nel modo che ti riesce meglio, mio caro Jack- e detto questo la figura del bambino scomparve in uno spiro di vento, lasciando dietro di sé solo piccole scintille che salirono verso la Luna.

 

Kim si aggirava per il palazzo di Nord. Aveva cercato Jack dopo aver lasciato Sandy sul terrazzo, ma non era riuscita a trovarlo. Aveva incontrato per caso Calmoniglio, il quale le aveva detto che il ghiacciolo se ne era andato poco dopo la loro discussione.

Dove poteva essere scappato? In fondo quella arrabbiata avrebbe dovuto essere lei. Ma poi perchè le interessava?

Inconsapevolemente portò entrambe le mani sulla grossa sciarpa color avorio che lui le aveva regalato dopo la sua trasformazione e, quasi fosse guidata dall'istinto, la annusò. Il suo odore ebbe quasi la capacità di calmarla, facendole dimenticare la precedente discussione.

Poi però si riprese. Ma cosa le prendeva? Aveva cose più importanti a cui pensare, come per esempio scoprire come fare a tornare quella di prima e riprendere la sua vita di sempre.

Di colpo si ricordò della nonna. L'aveva vista sparire tra le ombre di quel Pitch, mentre le gridava di non arrendersi alla paura. Ma come poteva chiederglielo?

Lei provava paura, era inevitabile. Le partiva dallo stomaco e le risaliva sino al petto, mozzandole quasi il respiro.

Poi dovette ammetterlo: l'unica cosa che la faceva calmare e tornare quasi totalmente serena era la presenza dei guardiani al suo fianco, ma soprattutto di Jack. Si sentì improvvisamente avvampare, come se il calore fosse tornato nel suo corpo all'improvviso, arrivandole dritto al cervello.

Cosa le prendeva? Non poteva certo cedere ad una cotta da ragazzina, dato che non lo era più.

-Tu stare male, piccola Kim?-

La voce di Nord la riscosse dai suoi pensieri, facendola voltare e temendo che l'uomo potesse vedere l'imbarazzo sul suo viso.

-No. Perchè me lo chiedi?-

-Io vedere te strana. Da quando Jack ha parlato a te in quel modo, tu tesa e silenziosa. Quindi io ho pensato che tu stare male-

-Jack non c'entra niente. Sono ancora arrabbiata con lui, se è questo che vuoi sapere, ma le mie preoccupazioni vanno ben oltre al modo in cui quello sciocco ragazzino mi ha trattato-

-Davvero? Allora perchè tu arrossire appena si parla di lui?-

Colta in fallo, accidenti!!

-Sento caldo, tutto qui. Vado a prendere un po' d'aria- fu veloce a dire la ragazza, lasciando Nord solo nel corridoio.

Alle spalle dell'uomo giunse uno degli yeti.

-Credo che quella ragazza nasconda qualcosa. Lo sento in mia pancia-

 

Kim camminava a passo svelto per il corridoio che aveva attraversato una volta uscita dalla sua stanza, o almeno pensava fosse quello, dato che quel palazzo era un vero e proprio labirinto. Infatti, invece di arrivare alla sua camera, si trovò di nuovo sullo stesso terrazzo in cui aveva avuto la “chiacchierata” con Sandy.

La luce stava calando, segno che la notte stava avanzando. Lei respirò l'aria fredda del Polo a pieni polmoni, sentendoli quasi bruciare. Si poggiò alla balaustra, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare. Aveva la necessità di svuotare il cervello, smettere di pensare per un attimo.

D'un tratto però una strana sensazione prese possesso di lei. Nella tasca della felpa qualcosa stava bruciando.

Infilò una mano, recuperando la pietra di Luna che Jack le aveva consegnato. Era incandescente.

Poi all'improvviso fu come se fosse investita da una strana energia, come se una forza sconosciuta la stesse risucchiando verso il cielo. Chiuse di nuovo gli occhi.

-Che succede?- pensò, impaurita.

-Non aver timore di me, piccola Kim. Io ti sono amico-

-Chi è? Chi ha parlato?-

-Tu non mi conosci, ma io conosco te. Sono io che ti ho reso quella che sei-

-Quindi è colpa tua se sono in questa situazione? Dimmi chi sei-

-Io sono l'Uomo della Luna-

Kim rimase spiazzata dalla risposta.

-Perchè mi hai fatto questo?-

-I miei guardiani non sono in grado stavolta di battere Pitch Black. L'uomo nero deve essere eliminato, una volta per tutte. Speravo che rispedendolo nella sua tana non si sarebbe più fatto vedere, ma mi sono sbagliato. Il tuo aiuto quindi è fondamentale-

-Il mio aiuto? Cosa posso fare io in più dei guardiani?-

-Tu puoi dare loro il potere di battere le tenebre in modo definitivo. Puoi aiutarli a salvare il mondo-

-Come?-

-A te ho donato parte dei miei poteri, ma non sei ancora pronta ad utilizzarli. Dovrai conquistarli, a poco a poco. Per questo dovrai intraprendere un viaggio, recuperare tre elisir nei quali dovrai immergere la pietra di Luna: speranza, coraggio e amore. A custodirli tre spiriti, guardiani antichi, anche più di me. Loro ti chiederanno una prova e tu dovrai affrontarla-

-E come trovo questi guardiani?-

-La strada ti sarà indicata. Prima però dovrai mettere pace nel tuo animo, in quanto, finchè il caos regnerà in te, i miei doni non potranno avere libero accesso. Una volta conclusa la tua missione, ti sarà proposta una scelta-

Kim rimase in silenzio, riflettendo su quello che la Luna le stava dicendo.

-Non credo di essere all'altezza- disse poi.

-Non ti avrei scelta se non sapessi che invece lo sei. Inoltre avrai i guardiani al tuo fianco. Stai attenta però: Pitch conosce la leggenda della pietra di Luna e farà di tutto per impossessarsene. Sa anche però che la pietra non funziona senza di te, quindi tenterà ogni inganno e sotterfugio per farti cedere e portarti dalla sua parte. Tu però resta nella luce e diffida delle tenebre. In questo modo saprai sempre quale è la verità. Buona fortuna-

 

Kim si ritrovò seduta sul pavimento del terrazzo, la schiena poggiata alla balaustra, in mano la pietra di Luna tornata fredda. Fissò il cielo, incontrando la figura eterea del disco lunare.

-Accidenti, mi hai messo proprio in un bel pasticcio- disse tra i denti.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il nostro mondo ***





CAPITOLO VII

 

Kim era rimasta seduta sul terrazzo, le spalle al profondo strapiombo, mentre tra le mani teneva ancora la pietra di Luna, la quale aveva smesso di brillare. Continuava a riflettere sulle parole dell'Uomo della Luna, sulla sua ipotetica missione, sui tre elisir.

Ma se i suoi poteri erano stati concepiti a fin di bene, come potevano far gola a Pitch? Lui era il male, l'oscurità, e non avrebbe per caso sperato in una sua collaborazione? Se era così se lo poteva anche scordare.

La ragazza aveva appena preso una decisione: avrebbe combattuto, avrebbe smesso di comportarsi come una persona dal cuore di pietra. In fondo, ne valeva della sua stessa vita, di quella dei guardiani e dell'intero pianeta.

Si disse quindi che era giunto il momento di tirare fuori la grinta e la prima cosa da fare era comunicare agli altri la sua decisione. Probabilmente, con il loro aiuto, avrebbe potuto scoprire più velocemente quali erano le capacità donatale dalla Luna e come poteva sfruttarle al meglio.

D'un tratto dei passi vicini la costrinsero ad alzare la testa. I suoi occhi furono catturati da due fanali ametista che la fissavano, colpevoli.

Jack era tornato e non sembrava odioso e antipatico come qualche ora prima, anzi. Aveva l'aspetto di un povero cucciolo smarrito e bastonato, bisognoso di coccole e attenzioni.

Kim sorrise appena, nascondendo metà del volto nella grossa sciarpa avorio che il guardiano le aveva regalato.

-Ciao- disse lui, distogliendo lo sguardo.

-Ciao- rispose lei, cercando di apparire fredda e distaccata.

In fondo, doveva sembrare ancora arrabbiata con lui, altrimenti si sarebbe persa ogni sapore della vendetta che aveva preparato. Non aveva mai permesso a nessuno di trattarla come una stupida o una bambina e Jack Frost non sarebbe stato certo il primo. Sorrise segretamente.

-Come ti senti?- chiese ancora lui, senza tornare a guardarla.

-Meglio, anche se sono ancora arrabbiata con te per come mi hai trattata- rispose Kim risoluta, incrociando le braccia sul petto.

-Mi dispiace, d'accordo? Non posso darti torto se tu non vuoi entrare in tutta questa storia dei guardiani e il resto-

-Allora perchè sei qui?-

-Voglio provare a farti cambiare idea-

Finalmente lui era tornato a guardarla negli occhi e quello sguardo così intenso fece tremare la ragazza. Sentì un'insolito calore salire alle guance e il cuore cominciare a battere più che mai.

Stavolta fu lei ad allontanare lo sguardo.

-Cosa hai in mente?- domandò allora, mostrando un profilo per niente interessato.

-Voglio farti visitare il nostro mondo, come viviamo noi guardiani, per cosa ci adoperiamo. Se riuscirò a farti cambiare idea allora ci aiuterai, altrimenti troveremo un modo per farti tornare normale e non sentirai più parlare di noi. Ci stai?-

Kim alzò allora il viso, incontrando nuovamente gli occhi ametista di Jack, il quale gli stava tendendo una mano per suggellare l'accordo. Spostò quindi lo sguardo dalla sua mano al viso di lui, per poi afferrarla e usarla per rialzarsi in piedi.

-Fammi strada- disse, simulando poco entusiasmo.

Senza che se lo aspettasse, Jack le circondò la vita con un braccio.

-Ma cosa...- tentò di dire lei, facendo uscire dalla sua bocca solo un balbettìo imbarazzante.

-Reggiti-

-Come?-

Non fece però in tempo a rendersi conto di niente che il guardiano dell'inverno aveva già preso il volo. D'istinto lei gli circondò il collo con entrambe le braccia, nascondendo poi il viso nel suo petto. Non potè per questo scorgere la dolce occhiata che lui le rivolse, sorridendo appena.

Nel giro di qualche minuto i due si trovarono in vista di un enorme palazzo dorato, niente in confronto a quello di Nord, ma comunque da mozzare il fiato.

Kim, quasi dimentica del fatto che stava letteralmente volando a molti metri d'altezza, si allontanò appena dal guardiano, sospirando, incantata.

-Dove siamo?- chiese lei, non appena entrambi misero piede su di un'ampia piattaforma.

Quando Kim si staccò da Jack, lui avvertì un improvviso e inspiegabile senso di abbandono, come se il contatto con la ragazza lo avesse inaspettatamente riportato indietro nel tempo, ai giorni in cui era ancora un essere umano. La fissò attentamente mentre lei si guardava intorno, affascinata, vedendola per la prima volta simile a quella piccola creatura che aveva incontrato anni prima.

In quel momento lei si voltò, cogliendolo in fallo. Jack vide Kim ricambiare il suo sguardo, confusa, piegando leggermente la testa di lato.

-Che c'è?- chiese la ragazza.

-Niente. Dunque questo è il palazzo di Dentolina, il luogo dove lei e le sue fate raccolgono i dentini dei bambini di tutto il mondo e li conservano come se fossero un grande tesoro-

-Davvero? Posso vedere le fate?- chiese inaspettatamente Kim, comportandosi proprio come una bambina che scopre per la prima volta qualcosa di impossibile e fantastico.

Il guardiano sorrise appena, mentre lei si sentì improvvisamente avvampare.

-Ecco...insomma...mi piacerebbe- si riprese poi, riassumendo un'aria da adulta, cosa che turbò un poco Jack.

Non ebbero però il tempo di dire niente, in quanto un rumore di ali li distrasse entrambi.

-Ehi ragazzi, ero sicura che foste voi. Ho sentito il gelo del tuo vento, caro Jack- disse la voce di Dentolina, giunta in volo da quello che pareva il centro del palazzo.

-Allora Kim, ti piace il mio regno?- chiese la fata, svolazzando intorno alla ragazza.

-E' bellissimo-

-Sai, qui sono conservati anche i tuoi dentini. Sono tra quelli che più preferisco, se posso dirtelo-

-Perchè?- chiese stupita Kim.

-Ecco, vedi, sono diversi da quello di qualunque bambino. Devi sapere che non è un caso che io e le mie fate conserviamo ogni molare o incisivo che i bambini perdono. I denti conservano i ricordi della persona. I tuoi però, prima di chiunque altro, avevano assunto un'aura diversa, più seria, adulta, come se lo spirito fanciullesco si fosse improvvisamente spento-

A quelle parole la ragazza si fece di colpo seria. Sapeva di cosa stava parlando Dentolina, ricordava il momento in cui aveva deciso di abbandonare la sua parte spensierata e infantile, solo per dare a sua nonna meno preoccupazione e dimostrarsi matura e affidabile.

-Posso vederli?- chiese all'improvviso.

-Certamente- rispose la fata.

Fischiò sonoramente e una piccola fatina le si avvicinò subito. La guardiana le sussurrò qualcosa e la piccola creatura si allontanò, per fare ritorno dopo qualche secondo con tra le manine un cilindro dorato.

-Ecco a te- disse la fata, porgendolo poi a Kim, la quale lo accettò con mano tremante.

Lo fissò per qualche attimo, sentendo distintamente gli sguardi di Jack e Dentolina che la guardavano, attenti. Poi, d'un tratto, dal cilindro si sprigionò un'intensa luce che fece piombare la ragazza nel bel mezzo dei suoi ricordi.

Vide i volti sorridenti dei suoi genitori, sostituiti poi dalle immagini di lei, piccolina, che ascoltava affascinata le storie che suo nonno Jamie le raccontava, mentre stringeva al petto il suo coniglietto di peluche. Poi, di colpo, i bei ricordi furono sostituiti da quelli brutti: la morte dei suoi genitori e la scomparsa di suo nonno. Vide se stessa, sola, mentre guardava gli altri bambini giocare e divertirsi, considerandoli solo degli infantili. In quel momento aveva deciso di abbandonare la sua fanciullezza e diventare un'adulta responsabile.

Mentre avvertiva le lacrime che scendevano lungo le guance, le visioni scomparvero, riportandola alla realtà. Avvertì una mano che le si posava sulla spalla e, voltandosi, incrociò lo sguardo con quello di Jack, il quale pareva preoccupato.

-Tutto bene?- le chiese.

Lei, con un colpo secco, si asciugò le lacrime e, inaspettatamente, sorrise.

-Si, tutto bene. Ne avevo bisogno. Grazie Dentolina- concluse poi, rivolta alla fata.

-Nessun problema. Torna pure a trovarmi quando vuoi- squittì l'altra e si allontanò veloce.

Jack rimase in silenzio, aspettando una reazione da parte di Kim. All'improvviso non era più sicuro che il suo metodo fosse quello giusto. Poi però la ragazza si voltò verso di lui e sorridendo, disse:

-Adesso dove mi porti?-

Lui fece per avvicinarsi, ma inaspettatamente lei fece un passo indietro.

-Ti dispiace se ti salgo sulle spalle, stavolta?-

Il guardiano, confuso, si limitò solo ad un segno di assenso. Così la ragazza lo raggiunse alle spalle, aggrappandosi poi saldamente.

-Pronta?- chiese allora Jack prima di spiccare il volo.

-Andiamo-

 

I due raggiunsero una verdeggiante radura, la quale era invasa da fiori e strane pietre. Quando Kim toccò terra, sentì distintamente qualcosa che le si muoveva tra i piedi. Abbassò lo sguardo, stupendosi nel vedere una moltitudine di piccole uova colorate che correvano su delle piccole gambe. Si inginocchiò, facendone salire una sul palmo della sua mano.

-Sono adorabile- disse poi, sorridendo sinceramente.

-Dunque, a cosa devo l'onore?- risuonò una voce dietro di loro ed entrambi si voltarono, trovando ad osservarli Calmoniglio, le braccia incrociate sul petto.

-Non ti fa piacere una visita?- chiese allora Jack, svolazzando attorno al guardiano.

-Le tue, mio caro Frost, non sono mai disinteressate-

-Voglio mostrare a Kim quello che comporta essere un guardiano- rispose l'albino, appollaiandosi poi su una delle roccie a forma di uovo.

-Sono nel pieno dei preparativi. Sai quanto è importante la Pasqua?-

-Mai quanto il Natale, a detta di Nord-

-Ehi ghiacciolo, cerchi guai?-

-Io la trovo fantastica. Ricordo mio nonno che mi portava alla caccia delle uova ogni anno- li interruppe Kim, mentre, delicatamente, poggiava il piccolo uovo colorato a terra, assieme ai compagni.

Sorrise teneramente, tanto che si imbarazzò addirittura Calmoniglio, il quale, schiarendosi la voce, disse:

-Lo credo bene. Al contrario di quello che afferma lo sbarbatello, la Pasqua è una festa importante, in quanto segna un passaggio tra l'inverno e la primavera. È come una...-

-Rinascita- concluse Kim, voltandosi per guardare nella sua interezza il regno del guardiano.

-Era così che il nonno me la raccontava e spesso ricordava di quando le uova non vennero trovate a causa di Pitch e i bambini smisero di credere in te- aggiunse poi.

-E come dimenticarlo? Il coniglio qui si rimpicciolì a grandezza di un qualunque animaletto con la coda a sbuffo-

-Frost, io ti ammazzo!!-

Ridendo l'albino si avvicinò velocemente a Kim e, nonostante le sue precedenti proteste, la afferrò nuovamente per la vita, stringendola a sé e prese il volo.

-Grazie Calmoniglio, mi sei stato molto utile- gridò il guardiano, mentre l'altro lo minacciava di fargli molto male.

Kim non potè fare a meno di sorridere. Nonostante avesse già in precedenza deciso di aiutare i guardiani, vedere con i propri occhi cosa loro facevano per i bambini del mondo non poteva essere comparato a niente di reale.

-E adesso dove andiamo?- domandò poi, rivolta a Jack.

-Adesso aspettiamo la notte-

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Confusi ***





CAPITOLO VIII

 

La luna galleggiava leggera nel cielo notturno, circondata da tante piccole stelle, le quali costellavano la coltre scura quasi come un dipinto. Kim sospirò, stringendosi nelle spalle e rabbrividendo per un attimo.

Jack, al suo fianco, fissava anch'egli il cielo, sorridendo lievemente.

-A cosa pensi?- gli chiese la ragazza, distraendolo per un attimo dai suoi pensieri.

-A niente in particolare. Mi tornava in mente il periodo in cui ancora non ero un guardiano, quando faceva divertire i bambini, ma loro non potevano vedermi. Fingevo di essere soddisfatto di quello che ero, ma in realtà mi sentivo terribilmente vuoto-

-Il nonno mi raccontava spesso di come voi vi siete conosciuti. All'epoca, nonostante sapessi che erano solo storie, dentro di me speravo di incontrarvi tutti, prima o poi-

-Allora ringraziamo Jamie se adesso tu sei qui-

-A dir la verità dovremo ringraziare Pitch. Se lui non mi avesse attaccata, probabilmente non ci saremo mai incontrati-

L'albino si rabbuiò per un secondo. Poi disse:

-Sai, la prima volta che ti ho vista avevi forse quattro anni. Ero andato a trovare Jamie, non immaginando di trovarlo vecchio e stanco. Volevo divertirmi ancora con lui come facevamo un tempo, ma non avevo mai pensato che gli umani crescono e invecchiano, accantonando a poco a poco tutto ciò che sono stati. Quando però ti vidi e Jamie mi chiese di prendermi cura di te come un angelo custode, per un solo ed egoistico momento non mi importò più del mio amico ormai vecchio-

Kim fissava il guardiano senza sapere esattamente cosa pensare. Era stupita da quella novità, ma al tempo stesso era arrabbiata. Il nonno aveva sempre considerato Jack alla pari di un migliore amico, un fratello, e a lui era bastato poco per dimenticarselo.

Decise comunque di cambiare discorso. Non le andava di tornare a litigare con lui, dato che in quel momento si sentiva davvero bene.

-Cosa ci facciamo qui, dunque?- chiese.

-Attendiamo la magia- sorrise l'albino e Kim si sentì arrossire.

Perchè gli occhi di Jack le facevano quell'effetto? Quando il guardiano la guardava in quel modo, così sbagliato secondo lei, non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente fragile di fronte a lui, come se improvvisamente fosse tornata bambina. Eppure per lui era tutto così naturale, automatico, mentre per la ragazza era difficile e complicato. Il solo pensare di lasciarsi andare all'ondata di innocenza e svago che Jack si portava dietro la faceva sentire come se in qualche modo stesse tradendo tutto ciò che era sempre stata. Doveva però ammettere che ad una parte di lei quella sensazione piaceva e molto anche.

Mentre continuava a fissare il guardiano, il quale le rilanciava uno sguardo all'apparenza confuso, una scia dorata le passò veloce davanti agli occhi.

Kim si distrasse, seguendo quella polvere luminosa e vedendola volare rapida in direzione di una delle abitazioni buie, la quale aveva stranamente le finestre aperte nonostante il pungente clima invernale.

-Ma che...- sospirò lei, mentre miriade di scie dorate di dirigevano svelte verso ogni casa che trovavano.

La ragazza riusciva quasi a sentire la felicità che impregnava l'aria, la spensieratezza fanciullesca che si dilatava a macchia d'olio.

-Vieni- sentì dire alla voce di Jack.

Lei, ancora distratta, gli porse distrattamente la mano, in modo che lui l'aiutasse ad alzarsi. Così, una volta in piedi e ben stretta la mano in quella dell'albino, entrambi planarono su uno dei davanzali vicini.

Si affacciarono curiosi dalla finestra e Kim potè finalmente scoprire a cosa serviva quella strana sabbia dorata. Nel piccolo letto, immerso nella stanza buia, un ragazzino stava sognando. Draghi e cavalieri a quanto pareva.

Lei sorrise, affascinata, mentre Jack, ormai abituato allo stupefante potere di Sandy, rimase ad osservare Kim. Pensò che con molta probabilità il suo piano stava funzionando, in quanto in quegli occhi così vitrei riuscì per un attimo a scorgere una scintilla di infantile emozione.

-E' bellissimo- disse allora lei, tornando a guardarlo e trovandolo per la seconda volta mentre la fissava.

Distolse immediatamente lo sguardo, nascondendo metà del volto all'interno dell'ampia sciarpa. Una sensazione di gelo la invase non appena il tocco leggero della mano di Jack le sfiorò una guancia, portandole delicatamente un ciuffo dietro un orecchio.

Lei, il respiro stranamente corto, si voltò, vedendo un sorriso sincero solcare le labbra del guardiano, mentre la sua mano si chiudeva a coppa attorno al suo viso. Un insolito calore le invase il petto e la cosa non le piacque, stavolta.

-Ecco...io...penso che andrò a fare un giro- disse allora e, senza sapere come, fluttuò leggera giù dal tetto, lasciando solo l'albino.

Senza voltarsi indietro, si inoltrò nel bosco.

 

D'improvviso l'atmosfera calma e trasognante che invadeva la piccola città di Burgess era come sparita. Il leggero frusciare della polvere dorata e il respiro tranquillo dei bambini che sognavano era stato sostituito dal verso ripetitivo e inquietante di un uccello notturno e il frusciare del sottobosco fece sobbalzare Kim per un paio di volte.

Aveva fatto bene ad allontanarsi da Jack? Era sicuro per lei stare da sola?

Ad un tratto si voltò, spaventata da un rumore improvviso alle sue spalle, ma non vide nessuno.

-Jack, sei tu?- chiese con voce strozzata, sperando vivamente che fosse il guardiano che la stava seguendo.

Un altro rumore la costrinse a voltarsi e nuovamente non vide nessuno.

-Jack, se sei tu sappi che non è divertente- disse Kim, cominciando ad arrabbiarsi, ma allo stesso tempo con la paura che stava salendo.

In quel momento le parve di avvertire qualcosa che assomigliava ad un nitrito provenire dai cespugli. Arretrò di un passo, urtando un sasso che la fece sobbalzare.

-Non mi piace questa situazione. Meglio se torno indietro- si disse e si voltò per tornare in città.

Quando però lo fece, urtò contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Una figura nera si stagliava di fronte a lei e la ragazza lentamente alzò la testa per poterne scorgere il volto, anche se in lei stava nascendo la convinzione di sapere di chi si trattava.

La pelle cenerea, due scintillanti occhi gialli e profondi, i capelli neri come la notte che parevano quasi incorporei: Pitch.

Kim, spaventata, arretrò di un passo, incampando però nei suoi stessi piedi.

-Ben trovata, raggio di luna. Credo che noi due dobbiamo parlare...-

 

Jack era planato leggero su uno dei tetti scuri. Fino all'ultimo aveva seguito con lo sguardo Kim che si allontanava tra gli alberi, combattuto sul seguirla o lasciarla in pace. Alla fine aveva optato per la seconda opzione.

Aveva agito in modo insensato, senza sapere realmente cosa stava facendo. Guardare quella ragazza risvegliava in lui una strana agitazione all'altezza dello stomaco, cosa che non aveva mai provato. Riusciva in qualche modo a scaldare il cuore che quasi trecento anni prima aveva smesso di battere. Gli faceva ricordare come era essere umano.

Al tempo stesso però lo spiazzava, facendolo giudicare di tutto, anche di se stesso. Sentiva la necessità di toccarla, accarezzarla, farla sentire al sicuro, darle un vero motivo per continuare a sperare. Non le avrebbe permesso di abbandonarsi alle ombre.

In quel momento i suoi pensieri furono interrotti da piccoli passi al suo fianco. Si voltò, trovando Sandy che lo fissava con il suo viso tondo e carino. Sulla sua testa apparve l'immagine di Kim e un punto interrogativo.

-Credo di aver fatto una sciocchezza, amico mio- rispose il guardiano dell'inverno, allontanando nuovamente lo sguardo dal suo compagno.

La mano dell'uomo dei sogni si posò sulla sua spalla.

-Non so come comportarmi con lei. Scatena in me sentimenti che mai in vita mia avevo provato. Sento di volerla tenere al sicuro. Sento di volerla con me per sempre-

Incontrò il sorriso spontaneo dell'amico, il quale gli fece capire che probabilmente sarebbe stato meglio seguirla.

In quel momento, mentre Jack si alzava per seguire il consiglio ricevuto, intravide qualcosa che si nascondeva sfuggevole in un vicolo, per poi sparire nel bosco e la cosa non gli piacque per niente.

Quella che aveva visto era un'ombra, o meglio, un purosangue. Ciò significava solo una cosa: Pitch non era lontano e quando l'uomo nero era nei paraggi, le cose andavano drasticamente a peggiorare.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La scintilla ***





CAPITOLO IX

 

Kim fissava con terrore la nera sagoma di Pitch Black che si avvicinava a lei, ondeggiando leggermente nella sua passeggiata cadenzata, come se avesse intuito cosa realmente la spaventasse.

La calma e la spavalderia dell'uomo nero, convinto di averla ormai in pugno senza possibilità di scappatoia, la facevano allo stesso tempo sentire impotente e terribilmente arrabbiata.

Per la sorpresa di esserselo ritrovato inaspettatamente davanti, le gambe non avevano retto e lei era finita a terra, trascinandosi indietro con il solo uso del palmo delle mani.

Sentiva la terra fredda che le entrava sotto le unghie, mentre il cuore aveva accelerato il suo battito. Se non fosse parso impossibile, pensò che probabilmente il sorriso strafottente e poco raccomandabile di Pitch fosse provocato proprio da quell'interminabile e irregolare battito.

Finalmente l'uomo parlò:

-Finalmente ci rivediamo, cara Kim, e stavolta da soli. Sento la tua paura che aumento ogni passo che io muovo verso di te-

-Jack mi starà già cercando. Non ti conviene farti trovare qui-

-Quale onore. Una Figlia della Luna che si preoccupa di un povero ed insignificante spirito quale io sono. Ma non temere, bambina. Grazie alla tua paura che tu stai sprigionando, le mie ombre sono molto più potenti di un tempo e il caro Jack, per il momento, non costituisce certo un problema-

A quelle parole, dal folto degli alberi, Kim vide comparire una miriade di occhi gialli incandescenti, mentre numerosi nitriti si propagavano nell'aria.

Mentre però la ragazza si guardava intorno, qualcosa in lei sembrò scattare. Abbassò lo sguardo, prendendo a respirare a pieni polmoni per tentare di ripristinare un respiro regolare. Dopodichè si piegò sulle ginocchia, riuscendo finalmente a rialzarsi in piedi.

Certo, aveva ancora paura, ma in quel modo era come se si fosse portata almeno un gradino più in alto nel suo tentativo di affrontare Pitch.

-Che cosa vuoi?- chiese allora, mostrando uno sguardo deciso al nemico.

Quello, di tutta risposta, allargò ulteriormente il suo maligno ghigno. Nascose le mani dietro la schiena, per poi muovere l'ennesimo passo verso di lei.

-Voglio i poteri che la Luna ti ha donato-

Stavolta fu il turno di Kim di sorridere.

-Sei davvero così stupido, Pitch? Pensi davvero che ti aiuterò?-

Lo sguardo dell'uomo nero si indurì appena, mentre la mascella si contraeva in una smorfia di fastidio.

-Io ho qualcosa che tu vuoi, ragazzina. Sono disposto a restituirtela-

Kim impietrì, mentre quello alzava una mano e, in una palla di fumo nero, compariva il volto di sua nonna. Teneva gli occhi chiusa e la pelle era di un candore innaturale.

Le pupille di lei si dilatarono in un'espressione di rinnovato terrore. Si era completamente dimenticata di lei. Come aveva potuto?

In quel momento la voce tentatrice di Pitch le sfiorò l'orecchio, facendola rabbrividire. Quando le era arrivato alle spalle?

Una mano fredda le si poggiò su di una spalla, mentre due dita le spostavano un ciuffo di capelli castani, carezzandole la pelle del viso.

-Io posso ridarti la spensieratezza di una vita senza guardiani, posso donarti nuovamente la tua indipendenza da questo mondo senza futuro. Devi solo dirmi di si-

Kim, come colta da una sorta di strana spossatezza, alzò lentamente il viso verso la volta stellata che si intravedeva dalle chiome degli alberi e sospirò.

 

-Nonno, ho paura. Non voglio-

-Piccola Kim, la paura è solo un'illusione, non esiste-

-E' inutile che lo dici. Continuerò a provarla-

Il nonno si avvicinò alla piccola bambina e le puntò un dito al petto, proprio dove si trovava il suo piccolo e innocente cuore.

-Piccola mia, finchè continuerai a credere che la paura esiste, allora essa esisterà. Quando invece il tuo cuore riuscirà a trovare anche solo uno sprazzo di luce nell'oscurità, allora ogni cosa ti sarà possibile, anche sconfiggere le ombre...-

 

Si, suo nonno aveva ragione. Peccato però che, nonostante fosse cresciuta, avesse imparato molte cose dalla vita, ancora non era riuscita a trovare un modo per sconfiggere la paura.

Mentre quei pensieri le invadevano la mente, una voce le giunse in lontananza, come ovattata. La stava chiamando, cercava proprio lei.

-Jack...- sospirò, quasi impercettibilmente.

Riabbassò lo sguardo, proprio nel momento in cui il guardiano giungeva nella radura. Lo vedeva, ma era come se si trovasse in un piano sbagliato, come se Jack fosse lontano anni luce da lei. Tentò di alzare una mano come per raggiungerlo, ma le sembrava di avere gli arti pesanti come macigni.

Una mano fredda le scivolò lentamente intorno al collo, mentre il respiro di Pitch le si fece sempre più vicino.

-Caro Jack, è un piacere rivederti...-

 

Il guardiano aveva seguiro il purosangue attraverso il bosco, mentre dentro di lui si stava scatenando un vero e proprio turbinìo di sensazioni. Sentiva che Kim era in pericolo grazie al marchio che le aveva lasciato anni prima sulla fronte, ma era come se qualcosa gli impedisse di raggiungerla più velocemente di quanto stava facendo.

Volava trasportato dal suo amico vento, non lasciando neanche che i piedi toccassero terra. Nella sua mente c'era solo lei.

Finalmente mise piede in una radura, mentre con insistenza continuava ad invocare il suo nome. Fu allora che la vide, non molto distante, Pitch alle sue spalle, mentre una mano le circondava il collo lungo ed esile, spostando la pesante sciarpa avorio che lui le aveva regalato.

L'uomo nero puntò allora i suoi occhi gialli in quelli ametista del guardiano, schiudendosi in uno dei suoi soliti sorrisi maligni.

-Caro Jack, è un piacere rivederti...-

L'albino sentì come se il fiato gli si fosse mozzato in gola, mentre cercava con gli occhi quelli di lei. Kim lo stava guardando, ma era come se quelle due macchie color del ghiaccio fossero da un'altra parte, come se la volontà della ragazza avesse abbandonato il suo corpo.

Mentre vedeva un braccio di Pitch stringersi attorno alla vita di lei, portandola ancora di più contro di sé come se fosse una sorta di bambola, lo stomaco di Jack si contrasse come se avesse ricevuto un diretto. Come osava quel vile toccarla?

-Pitch, maledetto, togliele le mani di dosso...- ringhiò il guardiano, imbracciando con entrambe le mani il suo bastone, il quale prese a circondarsi dell'ormai familiare aura di gelo.

L'altro scoppiò in una risata.

-Sei arrivato nel momento sbagliato, ragazzo, lo ammetto, ma ormai il più è fatto. Le sono entrato nella mente, ho scavato nella sua anima, ben presto sarà totalmente mia-

Mentre i due parlavano, Kim ascoltava ogni parola come se si fosse trovata in un altro luogo. Poi, improvvisamente, fu come se qualcosa in lei stesse a poco a poco crescendo, mentre una voce si faceva largo nella sua mente:

Usa ciò che ti ho donato. Ricorda Kim: dove l'oscurità è profonda e potente, tanto la luce sarà immensa e accecante

Kim allora abbassò il viso, mentre le labbra si inarcavano in un sorriso spontaneo. Lentamente una mano raggiunse quella che Pitch le teneva ancora intorno alla gola. Sentì l'uomo nero sussultare a quel contatto. Come guidata da una strana esperienza, la ragazza si concentrò, andando a scavare nel profondo di se stessa e trovando finalmente quella scintilla.

A poco a poco la sua mano fu circondata da un alone tenue, il quale però divenne sempre più intenso. Mentre l'energia cresceva, nelle orecchie il grido di Pitch risuonò come le unghie sulla lavagna.

Come scottato, la lasciò andare malamente e Jack fu pronto ad afferrarla.

Il corpo di Kim era in quel momento circondato da un unico alone luminoso, il quale la fece apparire quasi una creatura eterea.

Mentre si teneva la mano ferita, Pitch osservava i due ragazzi con odio, ma anche con una celata ammirazione. Più vedeva quei poteri all'opera più bramava il possesso di quella ragazzina.

Lanciò una rapida occhiata ai suoi incubi purosangue, i quali si prepararono ad attaccare. Jack lo notò, lasciando per un attimo Kim e parandosi davanti a lei.

-Sei uno sciocco, Jack Frost. Ora come ora non hai possibilità-

-Non importa. Non permetterò che tu la porti via-

La determinazione che vide negli occhi ametista del guardiano fece sorridere Pitch.

-Peggio per te-

Quando però gli incubi stavano per raggiungere l'albino, un'esplosione di luce si propagò nella radura, facendoli sparire. Sia Pitch che Jack si voltarono verso Kim, i suoi occhi spalancati e luminosi, mentre le braccia, tese dinnanzi a sé, brillavano come stelle.

-D'accordo, mi ritengo sconfitto. Ma non cantate vittoria troppo presto. Ho già cominciato a scavare nel suo animo, caro Jack, e quando l'oscurità sarà divenuta abbastanza forte, io sarò lì per riscuotere il mio premio- e detto questo scomparve in una nuvola di fumo nero.

L'albino si precipitò da Kim, la quale si era nel frattempo accasciata a terra, prosciugata di ogni energia. La luce che circondava il suo corpo era scomparsa. Quando vide Jack, la ragazza sorrise:

-L'ho trovata Jack. Mio nonno lo sapeva, sapeva che sarei riuscita a trovare la scintilla...-

Detto questo cadde in un sonno ristoratore.




NDA
Capitolo breve, chiedo venia.
Mi spiace però ammettere che questa storia non sta avendo lo stesso successo che si prospettava all'inizio e ho quasi preso la decisione di sospenderla, concentrandomi magari su altro.
Mi chiedo solo se, chiunque la segue, sia disposto a farmi cambiare idea XD
Comunque ringrazio tutti coloro che la leggono e anche chi recensisce.
Un saluto e "forse" al prossimo capitolo.
Marty.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** AVVISO ***


Bene, forse è giunto il momento di farlo. Ho riflettuto a lungo prima di pubblicare queste parole, ho cercato modi per evitare di dare tale notizia, ma alla fine mi vedo costretta. Sono spiacente di comunicare che per quanto riguarda questa fan fiction non ho realmente più idee riguardo ad un seguito, almeno per il momento. Mi sono sempre imposta quando comincio una storia di portarla sempre a termine, ma stavolta mi vedo costretta a rinunciare, almeno per il momento.
Quando scrissi le prime parole pensavo già ad un possibile finale, ma purtroppo mi manca tutta la parte per giungere a tale conclusione :)
Quindi mi scuso tantissimo con tutti quelli che nonostante le lunghe attese mi hanno seguito e recensito, ma per il momento mi trovo costretta a mettere IN SOSPESO questa storia. Non sono sicura che sia una cosa definitiva, ma penso che passerà del tempo prima di un'altra pubblicazione. 
Per il momento vi lascio con un rinnovato GRAZIE al vostro sostegno. Alla prossima
dragon_queen 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1476932