Tra le piume di un ventaglio di Ailis_ (/viewuser.php?uid=42715)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutti sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo ***
Capitolo 2: *** La sua persona illuminò la giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che fosse arrivata la primavera ***
Capitolo 3: *** The day I first met you, you told me you never fall in love ***
Capitolo 4: *** Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti ***
Capitolo 5: *** Scommettere dipende solo da quanto sei disposto a rischiare ***
Capitolo 6: *** L'altra faccia dell'amore è solo la gelosia ***
Capitolo 7: *** Il balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio ***
Capitolo 8: *** Nascondi chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni ***
Capitolo 9: *** Dichiarato o taciuto, esiste in ogni cuore una meta ***
Capitolo 10: *** Quando saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci ***
Capitolo 11: *** Il segreto non è correre dietro alle farfalle, ma curare il giardino in modo che vengano da te ***
Capitolo 12: *** Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli ***
Capitolo 13: *** Conosci le regole e poi gioca meglio di chiunque altro ***
Capitolo 14: *** La speranza non è che un sogno fatto ad occhi aperti ***
Capitolo 15: *** Chi ama non perdona facilmente ***
Capitolo 16: *** Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è segno di debolezza ***
Capitolo 17: *** Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri ***
Capitolo 18: *** Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potessi volere ***
Capitolo 19: *** Quando ci incontreremo, la morte non sarà stata nulla più di un inizio ***
Capitolo 20: *** Muore ***
Capitolo 1 *** Tutti sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo ***
Buongiorno!
Questa
è la prima volta che scrivo su questo fandom, al quale mi
sono
appassionata grazie alle puntate trasmesse su la5.
Poche
parole sulla raccolta.
Saranno
per lo più drabble, con qualche flash e one-shot inserita
qua e là.
Il filo conduttore della raccolta sarà la storia d'amore tra
il mio
OC e Charles Brandon, duca di Suffolk.
Il
nome della ragazza è Anne, ma non sarà una dama
né una nobile
qualunque. Anne è niente meno che la nipote del re di
Francia, una
principessa del sangue.
Viene
mandata in Inghilterra come “ostaggio”, se
così la vogliamo
definire. L'inizio della storia è idealmente collocato tra
l'ultimo
episodio della prima stagione e la prima puntata della seconda e poi
va avanti fino alla quarta stagione, fino agli ultimi episodi.
Ultima
cosa, poi giuro che taccio.
Il
banner è opera di Lights e io trovo che sia stupendo. La lei
in
questione è Kate Mcgrath, un'attrice inglese che io trovo
bellissima.
Buona
lettura^^
Tra
le piume di un ventaglio
"L'absence
diminue les médiocres passions et augmente les grandes,
comme
le vent éteint les bougies et allume le feu”
François
de la Rochefocauld
Tutti
sono architetti del destino che vivono in queste mura del tempo-H.W.
Longfelllow
{1.
Destino}
"A
garanzia della nostra buona fede e amicizia, manderò una
delle
principesse di Francia che sarà ospite di Sua
Maestà fino a quando
lo vorrete"
Rimase
in piedi mentre il re -solo quando erano in famiglia osava chiamarlo
“zio”- camminava avanti e indietro per lo studio,
dettando la
lettera al suo segretario.
La
principessa Anne dovette fare buon viso a cattivo gioco nel sentire
quella lettera e fu solo con un grande sforzo che riuscì a
rimanere
impassibile.
"Chi
manderete, Maestà?"
Suo
zio la guardò con quel cipiglio ironico e malizioso che la
divertiva
e la faceva arrabbiare allo stesso tempo e Anne immaginò che
si
stesse chiedendo dove fosse finito tutto il suo acume.
"Andrete
voi, Anne"
"Ma
permettetemi di farvi notare che ci sono molte altre persone in grado
di adempiere perfettamente a..." tentò, ma sapeva
perfettamente che quando Francesco prendeva una decisione, quella
era.
"No,
andrete voi. Nessuno è più adatto per questo
compito e io ho
bisogno di qualcuno di furbo, ma abbastanza leale da non insospettire
Enrico"
"Ma..."
"Andate
a fare i bagagli: partirete tra una mese" detto ciò, le
diede
le spalle e Anne capì che la conversazione era finita.
Uscì
dalla stanza sbattendo la porta. Si sentiva tradita a morte dalla
propria famiglia, coloro che avrebbero dovuto mostrarsi leali con lei
proprio come Anne faceva con loro.
Pure,
non avevano esitato a sacrificarla sull'altare delle loro ambizioni,
senza curarsi di ciò che voleva lei.
Non
avrebbe dovuto aspettarselo: essere una principessa voleva dire anche
inchinarsi alla ragion di stato, ma Anne non era sicura di poterlo
fare.
Mentre
percorreva i corridoi a passo di marcia verso le proprie stanze, si
disse che quella sarebbe stata l'ultima volta: da quel momento in
poi, nessuno avrebbe scelto al posto suo.
Sarebbe
stata l'artefice del proprio destino.
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Capitolo 2 *** La sua persona illuminò la giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che fosse arrivata la primavera ***
Capitolo 2-Tudors
Buongiorno!
Non
so se sono riuscita a rimanere fedele al progetto di un aggiornamento
a settimana, ma comunque...
Secondo capitolo della raccolta.
Spero
che vi piaccia. La frase del titolo non è mia, ma l'ho
trovata su
Aforismario, ma non ricordo l'autore e stupidamente non me lo sono
segnata.
L'ho leggermente modificata, questo sì, ma resta il
fatto che non sia mia e lungi da me prendermene il merito.
Detto
ciò, vi auguro una buona lettura.
La
sua persona illuminò la
giornata fredda e grigia, al punto che un uccello pensò che
fosse
arrivata la primavera
{2.Autunno}
La
prima volta che l'aveva vista era una fredda giornata d'autunno.
Charles
faceva parte del piccolo seguito che re Enrico aveva scelto per
accogliere la principessa di Francia.
Nelle
lettere si era parlato di “ospite”, ma Charles
sapeva che la
fanciulla sarebbe stata più che altro un ostaggio, una
garanzia che
avrebbe assicurato lo stato di non-belligeranza da parte della
Francia.
Attendevano
pazientemente in un piccolo spiazzo.
Il
sole filtrava tra le chiome oramai rosse, segno che sarebbe presto
cadute sulla terra umida.
Si
era sentito il rumore di ruote e di cavalli al galoppo e poi una
carrozza era comparsa all'orizzonte. Sullo sportello c'era lo stemma
di Francia e l'intera corte fu attraversata da un mormorio.
Ricordava
di aver aver visto lo sportello aprirsi, ma poi non avrebbe saputo
dire cosa fosse successo.
Di
fronte a lui c'era la creatura più bella che avesse mai
visto.
Anche
a distanza di tempo, Charles ricordava perfettamente l'abito rosso e
la pelliccia bianca, il cappellino e i gioielli d'oro a contornare
quel viso d'alabastro finissimo.
Era
un giorno d'autunno quando Sua Altezza reale la principessa Anne era
entrata nella sua vita, ma a Charles era sembrato che fosse appena
arrivata la Primavera.
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Capitolo 3 *** The day I first met you, you told me you never fall in love ***
Capitolo 2- Tudors
Buonasera!
Avrei
voluto evitare di pubblicare la sera, ma visto che di giorno ho poco
tempo libero ne approfitto ora.
Lo
studio mi sta sommergendo completamente e questo è l'unico
“buco”
che ho trovato fino ad ora.
Non
c'è molto da dire su questa terza drabble, credo che parli
da sé,
perciò vi lascio alla storia e basta.
Ah,
ultima cosa: il titolo è tratto da una canzone di Demi
Lovato, se
non sbaglio, che ho sentito a Glee, cantata da Lea Michele e Dean
Geyer (Rachel Berry e Brody Weston nel telefilm).
Un
bacio a tutti.
The
day I first met you, you told me you never fall in love
{3.Innamorarsi}
Anne
ricordava perfettamente la prima volta che aveva parlato con Charles
Brandon.
Le
sue dame avevano già avuto modo di metterla in guardia sul
favorito
del re, un uomo che era stato nominato Duca per l'affetto che il re
gli portava. Le
avevano detto che era un donnaiolo incallito, ma ad Anne non era
importato. A dire il vero a lei non importava nulla di quella corte:
era lì per il suo paese, per la sua famiglia, per fare
ciò che
doveva essere fatto.
Non
ricordava come fossero arrivati a parlare d'amore, forse era stato il
re a tirare in ballo l'argomento mentre cenavano.
"Io
non mi innamoro mai" questo aveva asserito Charles.
"Non
è triste?" gli aveva domandato e lui e il re erano scoppiati
a ridere. Anne sapeva che per loro l'amore era solo un'utopia,
l'irraggiungibile meta a cui tutti cercavano vanamente di arrivare.
Il
re si era alzato e aveva iniziato a danzare con la regina; erano
rimasti lei e Charles al tavolo, l'uno di fronte all'altro.
"Davvero
non avete mai amato una donna?"
"Non
ho detto questo. Ho amato molte donne per un breve momento, ma non
credo che fosse l'amore che intendete voi"
"Capisco"
"E
voi? Avete mai amato?"
"Pensavo di sì, ma mi
sbagliavo" ammise sinceramente "ma mi piacerebbe
scoprire come ci si sente ad essere amati davvero"
Charles
afferrò il calice di fronte a sé e lo
alzò nella sua direzione.
"Brindiamo
a questo, dunque. A voi e alle vostre speranze, affinché si
realizzino"
"Direi
che potremmo brindare anche a voi. Sapete come si dice, no? Mai dire
mai"
Charles
rise e bevvero a quello senza staccare gli occhi l'uno dall'altro.
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Capitolo 4 *** Bisogna giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti ***
Sfida- Tudors
Buongiorno
a tutti!
Ora,
questo capitolo doveva uscire qualcosa come due settimane fa, ma sono
stata sommersa dalle interrogazioni e poi, diciamocelo, quando avevo
un momento libero crollavo stremata oppure scappavo di qua e di
là
per un motivo o per l'altro.
Insomma,
tra le guide per cercare di patentarmi, i regali di Natale e i gatti
dal veterinario, sono state due settimane intense.
Ma
ora sono arrivate le vacanze e cercherò di pubblicare di
più perché
ho l'impressione che da gennaio in poi, fino a Giugno, avrò
ben poco
tempo.
Però
ora vi lascio al capitolo; una cosa: la frase del titolo è
di
OscarWilde.
Fine.
Buona
lettura!
Bisogna
giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti
{4.Sfida}
La
bravura nel giocare a carte della principessa Anne fu una sorpresa
per Charles.
Lo
guardava con un mezzo sorriso e gli occhi le brillavano di un
luccichio divertito da dietro le carte aperte a ventaglio.
"Avete
deciso quale sarà la vostra prossima mossa?" lo
punzecchiò
lei nel vederlo così titubante. La verità era che
Charles non
voleva perdere l'occasione di poterla osservare così da
vicino.
Gettò
la carta e Anne accennò a una specie di smorfia ammirata che
fece
sembrare il suo viso ancora più bello.
"Cosa
ne dite?"
"Una
bella mossa" ammise con noncuranza, nascondendo la voglia di
ridere "ma non sufficiente per vincere"
Posò
le carte sul tavolo con un gesto elegante e un sorriso soddisfatto
che fece sorridere anche Charles.
"Avete
barato, ammettetelo" rise e Anne si sporse oltre il tavolo,
fintamente indignata.
"Bisogna
giocare onestamente quando si hanno le carte vincenti, non
credete?"
Charles
rise, ma avrebbe preferito poter assaggiare quelle labbra rosse e
sottili, tentatrici come mele mature.
[164
parole]
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Capitolo 5 *** Scommettere dipende solo da quanto sei disposto a rischiare ***
Tudors 5
Buondì!
Come
promesso, ecco un nuovo aggiornamento e a breve distanza.
Lo
so, sto migliorando.
Spero
di riuscire a portarmi il più avanti possibile con le
pubblicazioni
così quando riprenderà la scuola -e di
conseguenza un periodo super
incasinato- sarò avanti con le storie.
Perciò,
a sorpresa, oggi pubblico due flash e, forse, oggi pomeriggio ne
potrei mettere ancora una.
Detto
questo, vi lascio alla lettura.
Scommettere
dipende solo da quanto sei disposto a rischiare
{5.Cavallo
sauro}
"Davvero
siete convinti che non ci sia donna in grado di tenervi testa a
cavallo?"
Anne
sembrava davvero stupita, con gli occhi sgranati mentre la smorfia
sul suo viso dava l'impressione di essere indecisa tra
l'incredulità
e il divertimento.
"In
Inghilterra abbiamo ottime cavallerizze, ma non ho ancora avuto il
piacere di conoscere una donna che sapesse spingere il cavallo a
starci dietro"
Enrico
rise e Charles gli diede man forte mentre entrambi trattenevano i
cavalli e li facevano girare in tondo.
Anne
sentì che sotto di lei Zefiro scalpitava nervoso e batteva
gli
zoccoli a terra. Sorrise, mentre un'idea le balenava in testa e
prendeva forma.
"Quindi
potrei proporvi una scommessa?"
"Cosa
avete in mente?" le domandò Enrico con un sorriso curioso e
divertito.
"Una
gara di velocità. Se vincerà uno di voi,
avrà cento sterline. Se
vincerò io, mi concederete un ducato o un marchesato"
Enrico
rise e Anne capì che andava bene, che era sicuro di vincere
e
pensava che fosse un modo stupido, ma divertente, di sperperare i
propri soldi.
Si
disposero l'uno accanto all'altro e Anne si chinò appena per
accarezzare il collo di Zefiro. Era un bell'animale, una miscela di
grazia e potenza con quei muscoli flessuosi e frementi. Un regalo di
suo padre.
“Questo
cavallo è come voi. All'inizio vi sembrerà
difficile e ribelle, ma
quando ne avrete conquistato la fiducia diventerà il
compagno più
leale che abbiate mai avuto e vi amerà”
Era
vero e Anne amava Zefiro perché era come lei e
perché lui le voleva
bene allo stesso modo: sapeva che avrebbe dato il massimo per lei.
"Avanti
bello, facciamogli vedere di che pasta siamo fatti"
Il
cavallo nitrì e sembrò quasi darle la sua
conferma e poi partì,
più veloce del vento di cui portava il nome. Già
al via, Anne
sapeva che avrebbero vinto.
Trenta
minuti e parecchi chilometri dopo, Anne divenne duchessa di Twiford.
[318
parole]
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Capitolo 6 *** L'altra faccia dell'amore è solo la gelosia ***
Tudors 6
Come
promesso, ecco la seconda pubblicazione di oggi!
L'altra
faccia dell'amore è solo la gelosia
{6.Gelosia}
Accanto
al trono del re, Charles guardava la sala gremita di nobili. Le
coppie danzavano di fronte al trono del sovrano e lì, al centro
della piccola folla di ballerini, c'era la principessa di Francia.
Danzava
con grazia e rideva con il suo accompagnatore: sembrava divertirsi
davvero e il suo compagno la guardava come se non avesse mai visto
creatura più graziosa.
Charles
non poteva dargli torto: con quell'abito verde era
bella come la luna che illuminava il cielo.
"La
principessa Anne e Lord Cumberbach sono una bella coppia, non
pensate?" chiese il re senza staccare gli occhi dalla coppia
in questione.
"Non
credo che Lord Cumberbach sia il candidato ideale per Lady Anne"
asserì Charles, cercando di sembrare il più distaccato possibile.
Forse
non riuscì bene nel suo intento perché Enrico lo guardò come se
avesse capito e accennò a un sorriso, ma non disse nulla e neanche
Charles lo fece.
Intanto,
Anne gli scoccò un'occhiata e poi continuò a ballare nel suo abito
verde come la speranza, l'invidia e la gelosia.
[173
parole]
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Capitolo 7 *** Il balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio ***
Tudors- Sorriso
Buongiorno!
Oramai
non c'è neanche più bisogno che vi dica che sicuramente i miei
aggiornamenti non sono regolari: direi che ci siete arrivati
benissimo tutti da soli.
In
ogni caso, visto che sono così saltuari, pubblicherò anche stavolta
due flash, come “risarcimento”
Il
titolo è preso da un aforisma trovato su internet, ma giustamente
non ricordo chi sia il l'autore perciò... accontentatevi di sapere
che non è farina del mio sacco :)
Spero
che vi piacciano e ringrazio chi legge, commenta e tutto il resto.
Buona
lettura.
Il
balen d'un sorriso, d'una stella vince il raggio
{7.Sorriso}
"Altra
birra"
Era
da tempo che non beveva così tanto, ma ne aveva bisogno se voleva
cercare di dimenticare il sorriso della principessa Anne.
Era
mai possibile che una donna lo stregasse a tal punto? E per di più
con un semplice mezzo sorriso.
Doveva
togliersela dalla testa per un milione di motivo.
Era
sposato e lei era una principessa francese, un gradino troppo alto
perché lui la raggiungesse.
Se
qualcuno avesse saputo dei pensieri che si era ritrovato a fare di
fronte a quel sorriso malandrino e un po' sfacciato, forse avrebbe
rischiato la galera.
Per
sua fortuna la testa era ancora la sua e nessuno vi aveva accesso.
O
meglio, quasi nessuno. In realtà, la principessa Anne era
sempre lì, con i suoi occhi e il suo sorriso che sembrava quasi
ridere di lui.
Aveva
davvero bisogno di altra birra.
[142
parole]
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Capitolo 8 *** Nascondi chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni ***
Tudors 7- Ballo in maschera
Come
promesso, la seconda pubblicazione è tra voi.
Anche
qui, il titolo è una frase d'autore ma, indovinate un po'?,
non
ricordo l'autore. Giuro che un giorno comincerò a segnarmeli.
In
attesa di quei giorno, prendetemi così come sono.
Buona
lettura.
Nascondi
chi sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie
intenzioni
{8.Ballo
in maschera}
Danzare
era una delle passioni di Anne. Quella sera, avvolta nel suo abito
fluttuante, si muoveva al suono della musica insieme alla folla di
ballerini.
Una
piroetta, un piccolo passo e si trovò a fronteggiare il duca
di
Suffolk. Nonostante la maschera, Anne lo avrebbe riconosciuto sempre.
Non c'era nessun altro alla corte di re Enrico in grado di provocarle
quelle sensazioni che mai aveva provato prima.
Con
un sorriso misterioso, afferrò la mano che le porgeva e
volteggiò
con lui per la sala.
Ne
incontrò lo sguardo e non riuscì più a
smettere di guardarlo. Ma
non era la prima volta: da quando era arrivata in Inghilterra non
faceva altro, anche se era brava a nasconderlo.
Non
abbandonò mai il contatto con il viso e lo sguardo di
Charles era
così intenso che se non avesse avuto la maschera a
nasconderla
sarebbe arrossita.
Ad
un tratto, la musica cessò e i ballerini si inchinarono.
"Chi
siete?" sussurrò Lord Suffolk al suo orecchio
Dal
canto suo, Anne si limitò a un sorriso misterioso e non
disse
niente: non era ancora il momento di svelargli la propria
identità.
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Capitolo 9 *** Dichiarato o taciuto, esiste in ogni cuore una meta ***
Cuore
Buongiorno!
Non
vi sto neanche ad annoiare con la questione degli aggiornamenti
irregolari: accontentatevi di sapere che cercherò di essere
il
più regolare possibile.
In
ogni caso, visto che sono così saltuari, cercherò
di pubblicarne due per volta.
Il
titolo è preso da una poesia di Emily Dickinson, autrice che
amo molto e reputo strepitosa.
Spero
che vi piacciano e ringrazio chi legge, commenta e tutto il resto.
Buona
lettura.
Dichiarato
o taciuto, esiste in ogni cuore una meta
{9.Cuore}
"Il
duca vi piace"
Anne
si voltò a malapena verso Lady Sheldon. Era una donna poco
più
grande di lei, di buon carattere e riservata. Era ciò che le
piaceva
di lei e il motivo per cui l'aveva chiesta al re come dama di
compagnia.
Ovviamente
parlava di Suffolk. Lady Sheldon aveva una strana teoria secondo la
quale tra Anne e il duca stesse succedendo qualcosa.
Anne
sbuffò poco elegantemente e abbandonò il libro
sul tavolo per
voltarsi verso la donna, impegnata a cucire perle su un velo.
"Non
dite sciocchezze. Il duca non mi piace affatto né apprezzo
la sua
compagnia più di quanto non apprezzi quella di qualunque
altro
gentiluomo del re"
Lady
Sheldon nascose il proprio pensiero -e il fatto che non credesse
minimamente al disinteresse della principessa- dietro un sorriso
diplomatico.
Anne
lasciò cadere l'argomento. Non aveva affatto mentito quando
aveva
negato che le piacesse il duca.
Charles
Brandon le aveva letteralmente rubato il cuore.
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Capitolo 10 *** Quando saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci ***
Primo bacio
Quando
saremo stanchi di contarli, continueremo a baciarci senza pensarci
{11.Primo
bacio}
Si
era trovata con le spalle al muro, il volto nascosto dietro il
ventaglio che le copriva le labbra e una maschera nera tempestata di
diamanti come un cielo notturno trapunto di stelle che le lasciava
scoperti solo gli occhi, verdi come l'erba della brughiera a maggio.
Charles
era pericolosamente vicino a lei, con le mani appoggiate sul muro ai
lati del suo viso. La sua espressione e il suo sguardo erano
così
intensi da farle palpitare il cuore e mozzarle il respiro.
Lasciò
scivolare il ventaglio e socchiuse le labbra per respirare meglio:
ogni boccata d'aria era piena del profumo di Charles.
"Se
non farete nulla per impedirmelo, vi bacerò"
"Bacereste
una sconosciuta in un corridoio, Vostra Grazia?"
Charles
si aprì in un sorriso appena accennato, poi la
baciò.
Il
petto le si sollevò e poi sprofondò di nuovo.
Anne aveva già
baciato più di un uomo, ma nessuno era riuscito a farle
provare
l'emozione giusta. Non sapeva esattamente quale fosse, ma era certa
che dovesse essere qualcosa di misterioso e potente, una sorta di
fuoco in grado di propagarsi fino alla punta dei piedi.
"Vostra
moglie..." riuscì solo a sussurrare dopo, incapace
di
costruire un pensiero coerente nella sua testa.
"L'ho
amata, prima che arrivaste. Voi siete voi, Altezza, e non posso fare
a meno di amarvi ora"
"Come
avete capito chi sono?"
Le
sfiorò una scapola con le dita "Questa piccola
voglia"
le rispose semplicemente, sfiorandola con le labbra.
Poi
la baciò una volta, due, tre, quattro, cinque, fino a quando
la sua
bocca non fu rossa e gonfia.
Anne
sapeva che quei baci le avrebbero cambiato la vita. Il tempo le
avrebbe dato ragione.
[278
parole]
|
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Capitolo 11 *** Il segreto non è correre dietro alle farfalle, ma curare il giardino in modo che vengano da te ***
Il segreto non è correre dietro alle farfalle. E' curare il giardino perché vengano da te
Il segreto è non correre dietro alle farfalle. È curare il giardino perché esse vengano da te.
{12. Pic nic}
"Smettetela
di prendermi in giro!" si indignò Anne con un'espressione fintamente
risentita.
L'aria
di maggio era mite e c'erano solo lei e Chales in quella landa sconfinata,
seduti su un ampia coperta a godersi un pic nic con vino, carne fredda e dolci
a volontà.
"Perdonatemi,
amore mio, ma vi siete innamorata davvero molte volte"
Charles
rise e Anne decise che era davvero l'essere più spregevole sulla faccia della
Terra.
"D'ora
in poi non vi racconterò più nulla" si indignò e Charles decise che era
giunto il momento di farsi perdonare.
Si
mise a sedere e le carezzò il viso.
"Amo
il fatto che mi parliate di voi e vi chiedo scusa se vi ho ferito"
Lo
disse con un tono così serio e convinto, con una tale contrizione che Anne
scoppiò a ridere e lo spinse a terra con un balzo.
"Le
vostre parole sono molto dolci, Vostra Grazia, ma credo che ci vorrà un po' di
più per farvi perdonare" sussurrò avvicinandosi alle sua labbra e
posandovi soffici baci, delicati come gocce di pioggia.
Non
appena sentì che cercava di approfondire il bacio, sgattaiolò via prima che
potesse abbracciarla e si allontanò.
"Che
cosa state facendo?" le chiese "Venite qui!"
"Se
mi volete, Vostra Grazia, dovrete prendermi" lo invitò con un sorriso e
l'espressione malandrina che a Charles tanto piaceva. Si alzò e stava per
afferrarla quando lei corse via ridendo.
Non
sarebbe stato troppo difficile prenderla, ma Charles preferì continuare a
correre e afferrarla per poi lasciarla di nuovo libera di correre, proprio come
una meravigliosa farfalla.
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Capitolo 12 *** Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli ***
Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli
So
che sembra strano, ma ho aggiornato.
Dopo
decenni, è vero, ma ho deciso di pubblicare in un’unica tranche tutte le drabble restanti. Il fatto è che sto progettando
un sacco di nuove storie, tra cui un’originale piuttosto complessa.
Dunque,
vorrei concludere in fretta le storie ancora in corso e dedicarmi alle long in
corso.
Bene,
buona lettura dunque.
Grazie a chi ha letto e
recensito.
Questa storia è dedicata
a voi.
Gli incubi
peggiori sono quelli che si fanno da svegli
{13. Incubi}
Charles
si svegliò all'improvviso e nel cuore della notte. Aveva avuto un incubo: aveva
rivisto i volti di quegli innocenti che aveva fatto impiccare al nord e
sembrava che lo stessero guardando con i loro occhi oramai vuoti.
Era
sembrato tutto così reale, dal rumore del vento tra gli alberi alle loro grida
di disperazione.
Ma
era tutto un sogno e loro appartenevano al passato, oramai, anche se
continuavano a tormentarlo.
Accanto
a lui, Anne si agitò appena e aprì gli occhi.
“Un
altro incubo?” domandò con la voce impastata dal sonno.
“Sì”
La
donna si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.
“Tornate
a dormire, Anne. Io aspetterò l'alba, oramai nulla potrà più farmi addormentare”
Ma
Anne lo sorprese.
Lo
costrinse a coricarsi e poi gli passò le braccia intorno alle spalle,
attirandolo a sé. Gli carezzò dolcemente i capelli.
“Chiudete
gli occhi e dormite, Charles. La notte è ancora lunga e vi prometto che per
oggi non avrete altri incubi”
“Pensate
di poterli scacciare con la vostra presenza?” le domandò, scettico, anche se
sentiva un delizioso torpore spandersi per tutto il corpo e sentiva di essere
prossimo al sonno.
Anne
ridacchiò e il suo corpo vibrò contro quello di Charles. Vide che si era
addormentato di nuovo perciò chiuse gli occhi.
“Vi
stupiresti nel sapere quante cose farei per voi” sussurrò.
Quella
notte non ci furono altri incubi per Charles.
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Capitolo 13 *** Conosci le regole e poi gioca meglio di chiunque altro ***
Conosci le regole poi gioca meglio di tutti gli altri
Conosci le
regole e poi gioca meglio di tutti gli altri
{14.Tiro con l'arco}
Anne
aveva una gran voglia di ridere mentre guardava Charles che si dilettava con il
tiro con l'arco: chissà perché gli era venuta una gran voglia di insegnarle tutto
ciò che sapeva di quell'arte.
Si
sforzò di non ridere e compose il volto nell'espressione più concentrata che
potesse mettere insieme mentre le spiegava.
“Quando
incoccate la freccia, non trattenetela con le dita: tendete semplicemente
l'arco, prendete la mira e lasciate andare”
Lasciò
la freccia e questa si conficcò a due cerchi di distanza dal centro: non male,
Anne dovette ammetterlo.
“Provate
voi”
Prese
l'arco che un servitore le porgeva e si sistemò proprio accanto a Charles.
“Non
preoccupatevi se non farete centro subito”
Anne
avrebbe voluto ridere, ma sapeva di doversi concentrare. Chiuse gli occhi un
attimo e ascoltò il sibilo del vento. Soppesò l'attimo, proprio come le aveva
insegnato il suo precettore in Francia e poi lasciò andare.
Aprì
gli occhi e con un sorriso trionfante si trovò di fronte a un centro perfetto e
all'espressione stupita di Charles.
“Non
avevate detto di non saper tirare con l'arco?”
“Questo
lo avete pensato voi. In realtà” la sua
voce si abbassò mentre appoggiava le mani sul petto di Charles e lo guardava da
sotto le ciglia “sono molto brava con l'arco, ma posso far finta di non saperlo
usare se vi farà sentire meglio”
Charles
non disse nulla: consegnò l'arco a un servitore e si allontanò. Quella era
l'unica reazione che Anne non si sarebbe mai aspettata perciò sollevò le gonne
e lo rincorse.
“Charles!
Charles, per favore! Non ve la sarete presa per quello che ho detto, vero?”
Si
scontrò con la sua schiena e barcollò, ma non cadde: Charles la afferrò appena
in tempo e in un attimo fu intrappolata tra le sue braccia. Quando scoppiò a
ridere le venne voglia di schiaffeggiarlo e di ridere allo stesso tempo.
“Non
è stato divertente”
“Vi
siete divertita con lo scherzo del tiro con l'arco; non spetta anche a me un po'
di divertimento?”
Anne
storse il naso e gli diede le spalle, sdegnata.
“Dovrete
fare qualcosa per farvi perdonare”
Non
ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che si ritrovò sollevata da terra, tra
le braccia di Charles che le copriva il volto di baci dolci come il miele.
“Questo
è un buon inizio” sussurrò prima di essere coinvolta in un bacio mozzafiato.
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Capitolo 14 *** La speranza non è che un sogno fatto ad occhi aperti ***
La speranza non è che un sogno fatto da svegli
La speranza non è che un sogno fatto da svegli
{15.Speranza}
Anne
aveva cominciato a sospettare qualcosa quando Edward Seymor aveva iniziato a
fare visita a Charles anche nei suoi appartamenti.
Anche
se cercava di restar fuori da ciò che stava accadendo, Anne non era stupida e
aveva intuito che stavano iniziando a tramare qualcosa contro lord Cromwell.
Tuttavia,
aveva sperato con tutta se stessa di essersi sbagliata e si era obbligata ad
avere fiducia in Charles.
Aveva
preferito ignorare la voce nella sua testa che le diceva che se doveva imporsi
la fiducia nell'uomo che amava allora forse c'era davvero qualcosa che non
andava.
Aveva
guardato Lord Cromwell mentre veniva incarcerato, processato e condannato a
morte e aveva capito, ma non aveva detto nulla.
Seduta
davanti alla finestra, si era rifiutata di vedere chiunque e non aveva fatto
altro che pensare. Era una principessa, sapeva come andavano le cose a corte e
gli intrighi erano parte integrante di quel mondo.
Pure,
era sicura che mai il suo smisurato senso della giustizia le avrebbe permesso
di accettare ciò che stava succedendo.
Dio
solo sapeva quando avrebbe voluto, per una sola volta, poterlo mettere da parte
e fingere che andasse tutto bene, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita.
Lo
seppe quando si trovò di fronte al patibolo e vide l'espressione sul volto del
figlio di Lord Cromwell.
La
verità, la crudele e immutabile verità, era che non poteva soprassedere, non
mentre quell'uomo veniva martoriato a colpi d'ascia come ennesimo gesto di
disprezzo.
“Ditemi
che non avete nulla a che fare con tutto questo”
Il
silenzio di Charles fu l'ultimo colpo al fragile mondo di speranza che aveva
costruito e lo sentì distintamente andare in frantumi. Aveva sperato, con ogni
fibra del proprio essere, ma alla fine aveva dovuto scendere a patti con la
dura realtà.
“Capisco”
Cadde
il silenzio tra loro.
“Dite
qualcosa” la supplicò.
“Sono
sempre stata fiera del mio senso della giustizia: è ciò che mi rende una buona
principessa e aiuta a dimenticare la mia intransigenza e la mia testardaggine.
Non pensavo che avrei mai desiderato non possederlo, Charles. Dio solo sa
quando vorrei poter far finta che vada bene quel che avete fatto. Ma non posso.”
“L'ho
fatto per l'Inghilterra. Voi più di chiunque altro dovreste capire il sacrificio
per qualcosa di più grande”
“Non
c'è paragone. Amavo l'uomo onesto e sincero che eravate, ero fiera di amarvi,
ma ora...”
Anne
scosse il capo. Le sarebbe davvero piaciuto avere fiducia nelle sue parole e
nelle sue buone intenzioni, ma non poteva.
Non
disse altro, ma Charles preferì vederla andarsene in silenzio: poteva almeno
sperare che non fosse un addio e che per lui ci fosse la possibilità di
redimersi.
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Capitolo 15 *** Chi ama non perdona facilmente ***
Chi ama non perdona facilmente
Chi ama
non perdona facilmente
{16.Perdono}
Come
ogni giorno, Charles entrò nell'appartamento di Anne sperando che qualcosa
fosse cambiato.
In
cuor suo, sapeva che nulla sarebbe mutato, non dopo appena un mese
dall'esecuzione di Cromwell.
Anne,
la giusta e a volte inflessibile Anne, non avrebbe dimenticato in così poco
tempo.
Sapeva
già cosa avrebbe visto una volta entrato, mentre varcava la soglia della
stanza.
L'avrebbe
trovata intenta alla lettura di un libro, seduta sul divanetto proprio sotto la
finestra. Non avrebbe alzato nemmeno lo sguardo per vedere chi fosse e lui si
sarebbe seduto su una poltroncina.
Poi,
avrebbero passato il pomeriggio in perfetto silenzio, lei a leggere, lui a
guardarla.
Ma
quel giorno accadde qualcosa di diverso.
Anne
voltò appena il capo e nei suoi occhi Charles poté vedere un guizzo, un lampo
di tristezza che lo spinse ad avvicinarsi.
Si
inginocchiò di fronte a lei e riuscì a incontrare ancora il suo sguardo. Per un
attimo, capì perché lei non poteva perdonarlo.
Comprese
quanto fosse rimasta delusa e la consapevolezza di averla ferita gli fece
venire voglia di abbassare il capo per la vergogna.
Anne
non era brava a perdonare, Charles lo sapeva. Lei era granitica, asserragliata
sulle proprie convinzioni quando sapeva che esse erano giuste.
E
la giustizia era per lei fondamentale, una di quelle caratteristiche che la
contraddistinguevano e la rendevano una principessa leale e corretta.
Prese
il coraggio a due mani e posò il capo sul suo grembo, abbandonandosi contro il
morbido velluto.
Non
lo scacciò e questo gli fece palpitare il cuore. Capì che non era un perdono,
ma dunque di cosa si trattava?
Fu
solo quando sentì le dita di Anne sfiorargli la nuca e giocherellare con i
capelli che comprese che era il suo modo per dirgli che c'era ancora speranza.
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Capitolo 16 *** Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è segno di debolezza ***
Chiedere scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l'odio ma non è mai segno di debolezza
Chiedere
scusa chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l’odio, ma non è mai segno di
debolezza
{17.Scusa}
Anche
se Anne non gli rivolgeva ancora la parola, si lasciò condurre in una delle
residenze di campagna di Charles.
Si
disse che lo faceva per sfuggire dal caldo asfissiante che attanagliava Londra,
ma non poteva ingannare se stessa e dovette ammettere che sarebbe andata anche
se la città non fosse stata coperta da una cappa di calore.
Charles
le mancava e a volte pensava che avrebbe potuto perdonarlo. Erano passati due
mesi e lei, dopotutto, non era mai stata così legata a Cromwell.
Eppure,
c'era sempre il problema di ciò che era giusto. Come poteva negare
l'ingiustizia commessa da Charles quando era così palese? Come poteva perdonarlo
senza sentirsi sporca?
L'uomo
la colse di sorpresa quando, dopo averla fatta smontare da cavallo in una
radura ombreggiata, le prese le mani.
“Perdonatemi”
la scongiurò con l'intensità di un supplice, portandosele alla fronte con gli
occhi chiusi e la testa piegata.
“Vorrei
averne la capacità” ammise sinceramente.
“Voi
siete per i sentimenti assoluti: o tutto o niente. Se non potrete perdonarmi,
mi priverete anche del vostro amore?”
“Sarebbe
sicuramente più facile per tutti se lo facessi” iniziò e Charles sentì che una
voragine si stava aprendo sotto i suoi piedi, pronto a risucchiarlo se lei lo
avesse scacciato.
Anne
sapeva che niente sarebbe stato come un tempo. Scoprì per la prima volta che il
sentimento più puro che avesse mai provato -la giustizia- aveva un limite e che
doveva cedere il passo a un altro sentimento. Fu una sorpresa comprendere che
l'amore per Charles poteva competere con una cosa che era stata parte di lei da
sempre.
Quando
la consapevolezza la colmò di sé, seppe cosa doveva fare. Non sarebbe stato
facile, ma quello le diede la certezza che era la cosa giusta da fare.
“Vorrei
essere capace di dirvi di andarvene e non tornare, ma non posso. Per quanto non
riesca a perdonarvi, non riesco nemmeno a smettere di amarvi e questo mi
strazia”
Charles
decise di osare: la baciò con la disperazione del condannato a morte. Non si
allontanò, ma anche quando si lasciò andare nel suo abbraccio, Charles seppe
che tutto era cambiato.
Bene,
si disse, quella sarebbe stata la sua seconda occasione per dimostrarsi un
degno compagno.
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Capitolo 17 *** Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri ***
Dissi che la mia casa era dov'erano i miei libri
Dissi che la mia casa era dov’erano i miei libri
{18.Scelta}
Si
era sempre chiesta cosa avrebbe provato se suo zio l'avesse richiamata in
Francia.
Nel
primo periodo in Inghilterra aveva aspettato con ansia l'arrivo di quella
lettera, ma ora che la stringeva tra le mani erano passati anni e lei era una
persona diversa.
Ricordava
ancora il Louvre dove aveva passato metà della sua vita, i giardini Reali e le
campagne francesi, che erano quanto di più bello avesse mai visto.
Provava
un vago senso di calore quando pensava a quei luoghi che rivedeva nella sua
mente vagamente sfuocati, come appartenessero a un passato lontano.
Sarebbe
stato facile tornare: sarebbe bastato scrivere una lettera e re Francesco
l'avrebbe accolta a braccia aperte.
“Avete
deciso cosa fare?”
Charles
aveva detto che non si sarebbe intromesso: era una sua scelta. L'avrebbe
lasciata libera di andare, se era ciò che voleva: desiderava solo che fosse
felice e Anne lo sapeva.
Lo
guardò. Provò a immaginare come sarebbe stato cavalcare di nuovo tra i prati
francesi, accarezzare le spighe di grano e godere del cielo azzurro della
propria patria. Poi pensò al risvolto della medaglia: fare tutte quelle cose
senza Charles.
“Avete
scelto se tornare a casa o restare qui?”
“Sapete
una cosa, Charles? La mia casa è dove sono i miei libri”
Charles
non comprendeva, glielo leggeva in faccia. Sapeva che amava alla follia i suoi
libri, più dei gioielli e dei bei vestiti, ma non riusciva a capire che nesso
avesse con quella discussione. Anne fece un passo avanti con un sorriso
disteso.
“E
se non sbaglio voi avete ancora il mio libro di poesie di Saffo, nel vostro
palazzo”
Fu
allora che Charles comprese e con un sorriso la strinse a sé.
“Credo
tuttavia di averlo perso”
“Possiamo
cercarlo. Resterò per tutto il tempo necessario a trovarlo”
Quella
sera, Charles nascose il volume in fondo a un baule, laddove sapeva che nessuno
sarebbe mai andato a cercarlo.
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Capitolo 18 *** Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potessi volere ***
Ed era mia, semplicemente mia ed era tutto ciò che potevo volere
Ed era mia,
semplicemente mia ed era tutto ciò che potevo volere
{19. Tesoro prezioso}
Anne
si nascose dietro un albero del grande parco del castello di Charles e cercò di
non scoppiare a ridere.
Era
da tanto tempo che non si divertiva tanto e aveva dimenticato cosa volesse dire
essere tanto spensierati.
Sentì
passi leggeri, probabilmente attutiti dall'erba, così si acquattò e si preparò
a saltare addosso al suo inseguitore.
Ne
contò i passi e quando decise che era oramai abbastanza vicino, saltò fuori dal
suo nascondiglio.
“Presa!”
Charlotte,
la sua piccola e bellissima Charlotte, scoppiò a ridere e si lasciò carpire
volentieri dall'abbraccio della madre. Anne la sollevò e la fece volteggiare
per poi baciarle la fronte.
Credeva
che essere madre non facesse al caso suo, ma da quando era nata lei non avrebbe
potuto immaginare come avesse fatto fino ad allora senza la sua
Charlotte.
“Sei
mia prigioniera, ma cherie”
Charlotte
rise: le piaceva quando la madre le parlava in francese e l'avrebbe ascoltata
discorrere con suo padre in quella lingua per ora. Peccato non lo facessero più
spesso.
Charlotte
si agitò nell'abbraccio della madre.
Anne
la lasciò andare e con gli occhi colmi di tenerezza la guardò inseguire una
libellula. Le sue cameriere dicevano che era uguale a lei, ma Anne sapeva che
non era vero: i riccioli, le labbra e qualcosa nel sorriso le ricordavano
lui. E Anne la amava perché era parte di
lei, ma soprattutto perché era anche parte di Charles.
Solo
quando la figlia fu abbastanza lontana si mosse per correrle dietro e la sentì
ridere. Non c'era suono più delizioso per le sue orecchie.
Dall'alto
del suo cavallo, appena tornato da Londra, Charles guardò le sue due donne che
tentavano di acchiappare una libellula e sorrise.
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Capitolo 19 *** Quando ci incontreremo, la morte non sarà stata nulla più di un inizio ***
Quando ci rivedremo, la morte non sarà
Quando ci
rivedremo, la morte non sarà stata altro che un nuovo inizio
{20.Addio}
Aveva
raggiunto la residenza di Charles proprio mentre la duchessa se ne andava, ma
per Anne era stato un sollievo non incontrarla.
Voleva
poter dare l'ultimo addio a Charles da sola, senza doversi dimostrare forte
come, probabilmente, qualcuno si sarebbe aspettato.
Si
lasciò condurre verso la stanza dove il duca riposava in attesa di essere
seppellito e poi fu lasciata sola. Anne non sapeva neanche chi l'avesse
scortata, ma d'altronde non era nemmeno pienamente sicura di sapere come fosse
vestita e che gioielli avesse addosso.
Quando
le era arrivata la notizia della morte di Charles era crollata. Era stata una
sensazione strana, come se qualcuno si fosse divertito a mandare in frantumi il
suo mondo e lei lo avesse guardato farlo.
Non
aveva avuto il tempo di provare dolore perché tutte le sue emozioni erano state
spazzate via dal vuoto.
All'improvviso,
il suo universo era collassato su se stesso ed era un pensiero inquietante, ma
mai quanto guardare il volto senza vita dell'uomo che aveva amato per metà della sua vita.
Fu
come un pugno nello stomaco la sensazione di assenza che la colpì e gli
afferrò con più determinazione gli abiti eleganti, come a volerlo trattenere lì
con lei.
Vorrebbe
poterlo stringere un'ultima volta, anche solo per una manciata di secondi.
Altri secondi per abbracciarlo, erano chiedere troppo?
Ma sapeva che non sarebbe stato possibile e non sarebbe successo. Ingoiò i
singhiozzi e si costrinse ad accennare un sorriso tremulo prima di carezzargli
il viso.
Non
lo avrebbe baciato perché farlo le avrebbe ricordato inevitabilmente che lui
era davvero morto e lei voleva ricordare i suoi baci come erano quando
era vivo: caldi, appassionati e pieni di dichiarazioni d'amore.
Si
sarebbe incontrati di nuovo, un giorno, ma per ora Anne poteva farselo mancare
e basta.
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Capitolo 20 *** Muore ***
Muore
Muore
{21.Fine}
Quando
Anne si rese conto che stava per morire provò una curiosa sequenza di
sensazioni.
Dapprima
fu la paura a farla da padrone, ma con l'avvicinarsi della fine la sua mente si
fece più sgombra e riuscì a provare altre sensazioni.
Alla
fine, sentì che da qualche parte c'era il sollievo. Le dispiaceva abbandonare
sua figlia -che era poco più di una bambina, dannazione!- e sapere che non l'avrebbe
mai vista diventare una donna le riempiva il cuore di dispiacere.
Eppure,
quando la sua vista si fece più offuscata, le venne in mente che morire
l'avrebbe riportata da Charles e fu felice.
Non
era sempre stata una buona cristiana e a volte aveva dubitato dell'esistenza
del paradiso, ma in quel momento sperò che ci fosse qualcosa dall'altra
parte per portare stare ancora con Charles.
Guardò
un'ultima volta sua figlia e vide nei suoi lineamenti se stessa -l'incarnato
pallido e gli occhi verdi- e anche
Charles, in quel sorriso stentato e lacrimoso e nei riccioli che le ricadevano,
castani, intorno al viso.
Le
carezzò il voltò e poi chiuse gli occhi. Pensò al primo Natale di Charlotte,
mentre la teneva in braccio e Charles la baciava dolcemente davanti al fuoco.
E
con quell'immagine si accomiatò dal mondo.
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