Like diamonds in the sky

di Lily Juvenile
(/viewuser.php?uid=231893)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My special universe ***
Capitolo 2: *** Secrets ***
Capitolo 3: *** Revelations and departures ***
Capitolo 4: *** Genova ***
Capitolo 5: *** Train ***



Capitolo 1
*** My special universe ***


***La “copertina” della mia storia***
 
 
 
-Ecco qua.- dissi fra me e me. –L’ultima pallina è sistemata.-
Sorrisi.
Avevo fatto un lavoro perfetto.
L’enorme palma sulla spiaggia faceva da albero di natale: avevo attorcigliato intorno al ruvido tronco della palma le luci colorate ad energia solare.
Mi ero arrampicata su fino alle foglie per mettere le palline rosse, blu, oro e la stella argentata, che risplendeva, incontrando la luce del tramonto.
Avevo anche illuminato i Totem che noi avevamo accuratamente scolpito l’estate scorsa usando dei vecchi tronchi, che assunsero un’aria festosa.
Qualcuno mi mise una mano sulla spalla, facendomi prendere un leggero spavento.
-Bel lavoro.-
Mi misi di fronte a lei e le scostai una ciocca di capelli dal viso.
-Già…è rassicurante ricevere qualche complimento dopo che ho sgobbato tutto il giorno per rendere tutto così…e da sola.-
Lei ridacchiò.
-Ne è valsa la pena Court.-
Alzai le spalle, mentre il cielo iniziava a scurirsi.
-Credo di non riuscire ad arrivare a mezzanotte.-
-Mmm…no problem, non siamo a capodanno, è la Vigilia. Su, vieni- mi prese per un braccio. –le altre ci aspettano!-
-Aspetta, Bridgette! Il costume!-
Mi misi una mano sul petto per non far slacciare il costume viola che mi ero fatta.
Bridgette ed io raggiungemmo la spiaggia con le altre.
Stesi il mio telo per terra per terra vicino a Lindsay.
-Hai fatto un lavoro fantastico, Courtney. Adoro il modo in cui hai decorato la palma!-
-Visto che ho dovuto fare tutto da sola mi sono assicurata che fosse tutto perfetto, come di mia norma.-
Lindsay mi abbracciò con affetto.
La bionda estrasse un elastico dalla borsa bianca un elastico blu.
Il cumulo di sabbia mi arrivò addosso senza nessun preavviso.
-Ma che caz…-
-Ops…scusa Courtney. Temo che ti sia crollato mezzo Cody addosso.-
Sierra mi sorrise imbarazzata, mentre mi alzavo e cercavo di ripulirmi dalla sabbia.
-Che intendi dire con questo?-
Sierra indicò una montagna di sabbia che aveva le vaghe sembianze di Cody.
-La mia scultura. È crollata.-
Mi risedetti a terra e presi un mucchio di sabbia bagnata fra le mani.
-Beh, rimettiamolo in sesto.-
Sierra mi sorrise, con gratitudine.
Anche se, per sbaglio, Bridgette mi spinse e la sabbia che avevo in mano finì tra i capelli neri di Gwen.
La ragazza dalla pelle bianca mi fulminò con lo sguardo.
-Vi aiuto.- disse semplicemente.
-Dai, non lavorate a questi progetti da ragazzini.-
L’asiatica Heather si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Sei solo tu, Heathy, che non ti vuoi divertire!- ribatté Gwen, leggermente aspra.
-Ah sì, Gwen? La vedremo!-
Ma non fu Heather a parlare.
Da dietro arrivò un gavettone che colpì in piena faccia la povera Gwen.
Come un battaglione, armati fino ai denti e perfettamente forniti, avanzarono i ragazzi, provvisti di pistole d’acqua e gavettoni.
Arrivò anche il mio turno, ovviamente.
Infatti, mi beccai l’acqua salata in faccia per colpa di quel troglodita di Duncan, un ragazzo che era venuto da noi sull’isola qualche mese fa.
Era l’ultimo arrivato.
Gwen non era c’erto il tipo “no alla violenza”, quindi suppongo che Trent, il moro chitarrista, se la sia meritata quella doccia d’acqua fredda lanciata dalla gotica con il secchiello.
-No! Mi sono appena data l’auto-abbronzante!- gridò Lindsay, prima di essere colpita da un gavettone.
La bionda, infuriata, prese il mascara ed estrasse il pennellino nero e, con precisione millimetrica, centrò la fronte abbronzata di Alejandro, lasciandogli un segno nero.
I due si misero a ridere.
Li seguii con lo sguardo, mentre il latino e la bionda si rincorrevano per il bagnasciuga.
Duncan mi mise un braccio intorno alla spalla.
-Principessa, che c’è? Sei gelosa? Se hai bisogno di un po’ di zucchero sai che sono disponibile!-
Mi rivolse uno dei suoi classici sorrisi maliziosi che mi rivolgeva spesso.
Sbuffai.
-Levati di torno, troglodita.-
Cercai di togliere il braccio di Duncan, ma lui oppose resistenza.
-E smettiladi chiamarmi Principessa!-
Alla fine non mi opposi più.
Sentivo una strana sensazione ogni volta che Duncan mi abbracciava, qualcosa di caldo dentro.
Duncan mi sorrise.
Di fianco a me, trovai la pistola d’acqua che Duncan aveva lasciato per terra.
Con un movimento veloce, afferrai la pistola e spruzzai l’acqua dritta sul viso di Duncan, che si portò le mani al viso, per asciugarsi.
-Cavolo, Principessa.- fece. –Questa me la paghi.-
Dentro la sua borsa nera nascondeva un rifornimento enorme di gavettone e io ne beccai almeno un quarto per tutto il corpo.
Mi nascosi dietro la palma illuminata.
Un paio di gavettoni esplosero sul tronco ruvido della palma, dove la mia schiena era appoggiata dall’altra parte.
Mi voltai di scatto, sparando un altro po’ d’acqua a Duncan.
-Wow, sei veloce, Principessa.-
Ridacchiai.
Sierra, come sempre, era sempre pronta a interrompere i momenti romantici di ognuno di noi.
Non che quello fosse un momento romantico, sia chiaro.
Ci colpì tutti e due con un getto d’acqua, usando la pistola d’acqua rubata al povero Cody.
Scattai in piedi.
Non era tanto per Sierra, ma…sentivo che prima c’era una specie di connessione, non mi ero mai divertita così tanto.
-Stupido gioco.- sibilai.
Raccolsi il mio telo e mi diressi verso il capanno di legno che avevamo costruito come spogliatoio, perché facevamo spesso il bagno nel mare.
-Piano, Principessa, le tue non sono impronte, sono buche! Calmati!-
Ci mancava solo Duncan a stressarmi, seguendomi.
-Vattene. Mi devo cambiare.-
“Ed ecco quel dannato sorriso.” pensai.
-Dai, puoi semplicemente metterti un vestito sopra, sai che fa caldo qui, anche di notte.-
Gli diedi le spalle, alzando gli occhi al cielo.
Fuori, riuscivo a sentire Izzy, la rossa, che tirava i gavettoni a Heather, e lei che le gridava di smetterla.
-Perché ti sei arrabbiata tanto? Fino a quel momento non ti dava fastidio essere bagnata.-
Duncan riusciva a irritarmi in una maniera allucinante.
-Niente.-
-Beh, qualcosa d’essere successo, non ti pare, chica?-
Era ancora più irritate, quando parlava la mia lingua madre.
-Smettila di parlare come Alejandro, la tua pronuncia è pessima.-
Duncan mi mise una mano sulla spalla.
-Beh, scusa se io lo spagnolo non l’ho mai studiato.-
-Certo, sai a malapena la tua lingua.-
Duncan mi fece il verso.
-Il russo è molto complicato, Printsessa.-
Soffia via dal viso una ciocca di capelli bagnata, mentre mi ostinavo a restare di spalle.
-E non parlare neanche il russo. Lo detesto.-
-Ok, io non voglio sprecare il mio tempo qui con qualcuno che non ha neanche intenzione di rivolgermi la parola. Do Svidanija, Courtney.-
Scoprii che non era piacevole essere piantata in asso.
Mi accovacciai in un angolo della stanza.
“Non avrei dovuto prendermela tanto.”pensai.
Accidenti a me e alla mia boccaccia.
Ma io non ero di certo il tipo che si faceva abbattere.
Precisamente non lo sapevo neanche io perché ero arrabbiata.
Sta di fatto che dopo mezzora Geoff mi venne a cercare.
-Courtney?-
Risposi con un “Mmm?”.
-Vieni, la festa sta per iniziare.-
Mi alzai e seguii Geoff senza dire una parola.
Gli altri mi aspettavano sulla spiaggia.
Il sole era ormai tramontato da un pezzo e ora la luna illuminava il mare con i suoi raggi argentati, facendolo sembrare uno specchio.
Il cielo metteva in mostra una miriade di stelle, galassie.
Era come se si potesse ammirare tutto l’universo da lì.
Ancora una volta Duncan provò a mettermi un braccio intorno alla spalla, ma lo scansai senza dire una parola e mi sistemai più in là.
Era la notte della Vigilia e ci sdraiammo tutti a guardare le stelle sulla spiaggia e a chiacchierare.
-Mi dispiace solo non poter festeggiare Natale con i miei come tutti gli anni.- disse Cody.
-Anche a me. Ma almeno tu sei fortunato, Cody.- ribatté Bridgette.
-Sono anni che non passo il Natale con i miei genitori.-
-Vale lo stesso per me.- dissi.
-L’unica cosa che non capisco è perché ci abbiano mandati qui. Certo, l’isola Wawanakwa è un vero paradiso, ma avremmo potuto benissimo restare a casa nostra.- Duncan lo disse continuando a guardare le stelle, impassibile.
-Amico- fece Trent. –tu sei l’ultimo arrivato. Io e Courtney viviamo qui da due anni.-
-E ce lo chiediamo spesso anche noi.- aggiunsi.
-Yo nocreo que tenga sentido.- disse Alejandro.
-Eh?-
-Duncan, Alejandro ha detto che crede che non abbia senso.- puntualizzai.
-Oh.-
-È bello che ci sia qualcuno che mi capisca, niña.-
Alejandro sfoderò uno dei suoi più abbaglianti sorrisi.
Dopo un’ora di chiacchiere, Duncan mi strisciò vicino.
-Hey, Printsessa.-
-Che vuoi?- sussurrai brusca.
-Vuoi vedere una cosa?-
Scossi la testa.
-Andiamo, Principessa. È una cosa che ho scoperto qualche giorno fa.-
L’unico motivo per cui accettai era perché non avevo mai esplorato l’isola veramente.
“Magari” pensai. “scoprirò qualcosa di nuovo.”
Duncan mi condusse oltre gli alti scogli che c’erano al confine fra la nostra spiaggia e mi aiutò a salire.
Dietro si nascondeva una bellissima spiaggia apparta.
Era tutto magnifico, un posto paradisiaco.
Anche la sabbia mi sembrò più bianca e fine.
-Perché mi hai portato qui?- cercai di mascherare il mio stupore, fingendomi seccata.
-Volevo farti vedere questo posto, zuccherino.-
Era ancora peggio di Principessa o Printsessa.
Sulla sabbia bianca, poco più in là, c’erano due salviettoni stesi, e un cestino.
-Vedo che hai preparato tutti. Sfortunatamente per te, genio, questo non è un picnic romantico.-
Duncan mi rivolse uno sguardo divertito.
-Sei sempre così acida, chica?-
-Ti ho detto di piantarla.- sibilai a denti stretti.
Duncan si sedette e mi fece cenno di accomodarmi accanto a lui.
-Yo soysólo porque yono voy aestar de pie.-
-Senti, bella- mi mise un braccio intorno alla spalla. –Se io non parlo russo, tu non parli spagnolo.-
Alzai gli occhi al cielo.
-Come mai sei così preparato?-
-Sapevo che ti avrei portata.-
Mi sentii arrossire, ma il buio mi coprì.
“Andiamo, Courtney. Piantala.”
-Hai sentito?-
In lontanaza udii uno strano suono e una luce.
-È una barca!-
Duncan si precipitò a vedere, seguito da me.
Da lì, un uomo e una donna ci salutavano.
Con il buio non riuscii a capire chi fossero.
Quando la nave attraccò, i due scesero e noi potemmo guardarli meglio.
L’uomo era sicuramente più grande di noi, aveva almeno vent’anni, tre più di noi.
Era alto e con il fisico tonico, i folti capelli neri e gli occhi profondi.
La donna sembrava avere anche la stessa età di lui.
Aveva lughi capelli biondi e occhi azzurro-cielo. Aveva un fisico da modella.
Indossava un vestito rosso cortissimo e portava con se innumerevoli valige.
Duncan corse incontro all’uomo.
-Chris!-
-Duncan!- e si strinsero.
Dopodichè Duncan si girò a guardarmi e indicò l’uomo che aveva il nome di Chris.
-Courtney, lui è mio fratello.-
Non sapevo che lui avesse un fratello. In effetti, ci aveva raccontato molto poco di lui.
-E lei?- indicai la donna bionda.
-Mi chiamo Blaineley. Sono la sorella di Lindsay.-
In effetti avevao subito notato la somiglianza fra le due.
Conducemmo Chris e Blaineley nella spiaggia affianco (cosa che risultò molto difficile per Blaineley, perchè portava tacchi vertiginosi), dove gli altri li accolsero con un gran saluto.
 
 
 
***Le immagini da cui ho preso spunto per questo capitolo e per il prossimo:
y como pasas la navidad? by ~valeriasanmartin on deviantART
y como es santa en tu navidad??? by ~valeriasanmartin on deviantART***
 
 
Angolo Autrice
 
Salveee!!
Ecco la mia nuova fanfic.
Vi dico che è il mio progetto più importante fin ora, quindi ve ne sarei grata se lasciaste una recensione.
Lo so che questo capitolo è brutto, perchè poi c’è solo la DxC, ma avanti la storia diventerà interessante, già a partire dal prossimo capitolo.
Ah, e nel prossimo ci saranno altre coppie, soprattutto l’AxH e BxG.
Informatemi di tutti gli errori che trovate (spero nessuno!) e mi farebbe piacere  un parere. Ditemi anche se i personaggi sono troppo OOC!
Buon Natale a tutti voi!
Lily 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secrets ***


A lale99
 

***La “copertina” della mia storia***
 
 
 
Appena scesa dalla barca, non mi aspettavo di sorprendere mio fratello, Duncan, con una ragazza, quella Courtney.
Lei si dimostrò subito molto imbarazzata dalla nostra presenza, si vedeva.
Io, che li aveva scorti dalla barca, avevo sfoderato un sorrisetto malizioso e avevo detto al capitano di aumentare la velocità.
Poverini, anche loro avevano diritto ad un po’ di privacy, no? No.
Ammetto che adoravo rovinare la festa al mio fratellino.
Duncan e Courtney ci avevano condotto alla spiaggia dove alloggiavano gli altri.
Presi la mano di Blaineley e cercai di farla passare oltre gli scogli, mentre lei imprecava in francese.
-Maisbordel de merde, je devais choisir seulement ces talons? Damna!-
Non capii un accidente, ma, fidatevi, quando la sventola parlava francese anziché inglese, vuol dire che era proprio arrabbiata.
Dopo una settimana con lei su quella barca, appresi molte cose su di lei.
Arrivati alla spiaggia bianca, tutti si voltarono verso di noi.
Riconobbi una ragazza bionda che le corse incontro, con un acutissimo “Iiiiiiiiiih!!!”.
-Oh, Barbara, sono così felice di vederti!- strillò Lindsay.
La sorella alzò gli occhi al cielo.
-Stupida, mi chimo Blaineley! Non sono la cugina Barbara, quella di Los Angeles!-
-Ah, davvero? Ops, scusa Beatrice, ti avevo scambiato per mia cugina Barbara!-
Lindsay sorrise ingenua.
-Lascia stare.- fece una ragazza asiatica dai lunghi capelli neri. -È già un gran progresso che si ricordi la lettera iniziale del nome. A proposito: sono Heather.-
Sorrisi al commento dell’asiatica.
-Ok!- Duncan batté le mani. –Loro sono Geoff, Courtney, Justin, Alejandro, Trent, Gwen, Izzy, Sierra, Cody e Bridgette.-
Disse il ragazzo, indicando ognuno di loro.
-Courtney?- la mora si voltò verso di me. –Sei per caso spagnola?-
Lei annuì.
-Sì, perché?-
-Ho conosciuto tuo padre.- spiegai. Il suo sguardo si accese. –Mi ha detto di salutarti.-
-E anche il tuo, Alejandro.-
Lui si voltò, togliendosi una ciocca castana dal viso.
-Sai, mia ha detto che pensa di mandare Josè qui.-
L’argentino scattò in piedi.
-Josè?Ese hijo de putamaldito? No, no puedes! Te voy a mostrar si trato de enviarlo aquí! Prefiero Carlos a él!-
Si voltarono tutti verso Courtney che scosse la testa.
-Meglio non saperlo.-
Mi spiegarono che Courtney e Alejandro eran gli unici ad avere una lingua in comune, quindi potevano capirsi benissimo.
-Lindsya, accompagna Blaineley e Chris alla villa.- disse Heather.
La bionda alzò un sopracciglio.
-Ma come...non era Beatrice?-
L’asiatica sbuffò e fece un gesto con la mano per dirle di andare.
Lindsay ci condusse sù per il sentiero in salita che portava alla villa, situata in cima alla collina.
Per poco non inciampai due volte a causa dei ciottoli bianchi che ricoprivano il sentiero.
-Ecco, questa è la villa. Chip, le camere da letto sono al secondo piano, ma quelle dei ragazzi sono dal lato opposto, invece quelle delle ragazze sono lì, proprio all’inizio, quando sali le scale.-
Concluse dicendo che potevamo benissimo sistemare le cose da soli e con un acuto “Ciaooooo!”
-Grazie, bellezza. E comunque, è Chris!-
Lindsay ci lasciò soli.
-Quella ragazza è proprio strana.- osservai.
Blaineley mi lanciò una stilettata, ma annuì.
-Stupida, vuoi dire. Non sperare che ti chiami Chris. Non ha neanche imparato il mio nome, figuriamoci.-
Concordai.
-Così…siete francesi?-
La bionda annuì.
-Sì, mio padre è l’Imperatore di Francia. Ma non immaginarti chissà cosa, Chris: non sono fiera di lui.-
-Dicono che la Francia voglia fare guerra all’Italia.-
-Sì. Ho tanti amici in Italia. Scommetto che non saranno contenti, ma il mio Paese è ancora economicamente troppo debole per affrontare una guerra, meglio così. Invece la Russia se la sta passando alla grande.-
Mi sorrise.
È un Paese enorme, ma non forte come credi. La Cina ci minaccia, ha stretto un patto con il Giappone.-
-Credo che tu ed Heather non andrete molto d’accordo.-
Chinai il capo, rassegnato.
-Meglio che non lo sappia, e non deve saperlo neanche Duncan. L’hanno deciso poco prima che partissi.-
Blaineley prese il suo bagaglio.
-Meglio che vada a preparare le cose.-
Annuii.
Cinque minuti dopo era già da me, nel salotto.
-Fatto?-
-Fatto.-
Mentre stavo seduto sul divano, lei passò da dietro e mi accarezzò i capelli dolcemente.
-Credi che dovremo dirglielo, Chris?-
Mi feci cupo.
-Sì, devono sapere.-
-Non so se saranno pronti.-
-È giusto che sappiano perché sono qui.-
La donna scavalcò il divano e mi si sedette accanto.
-Non sappiamo come reagiranno.-
-È giusto comunque.-
 
ooO0Ooo


***http://giusy96.deviantart.com/art/AxH-Nuestro-verano-chica-227496182***
 
-Cretinandro, levati dai piedi!-
Quello stupido di un argentino mi aveva seguita fino al bungalow poco più lontano dalla spiaggia, solo perché “voleva accompagnarmi”.
-Vattene, devo solo prendere il mio pareo!- gridai, mentre frugavo nella mia borsa.
-Qualcuno potrebbe aggredirti, heather. E, sarebbe un peccato per tutti.-
Chiusi i pugni e mi rimisi dritta.
-Qui ci siamo solo noi, idiota! Perfino quel pervertito di Duncan saprebbe inventare una scusa migliore per avere l’occasione di guardare il culo di Courtney…-
-Beh…-
Lo schiaffo non se l’aspettava.
Presto, sulla pelle ambrata del latino comparve la sagoma della mia mano.
-Ed ora- sibilai. –sparisci.-
Alejandro si massaggiò la guancia.
-Andiamo, chica. Se vuoi che me ne vada, basta dirlo-
Mi trattenei dal dargli un calcio in un posto molto, molto doloroso.
-ma dovresti goderti questa magnifica notte, chica.-
-Potrei anche godermela se tu non mi stessi tra i piedi.- ribattei.
Lui mi prese per mano e con un gesto delicato mi portò fuori dal bungalow, facendomi fare una piroetta.
Fuori la luna brillava, come di luce propria, rendendo superflue le torce di fuoco.
Ci accomodammo fuori sulla sabbia fredda, che sembrava brillare.
Raccolsi una conchiglia.
Alejandro indicò la luna.
-Nel mio paese c’è una leggenda che cerca di spiegare perché la luna diventa piena e poi a spicchio.-
 
C'era una volta una donna che desiderava ardentemente aver un marito e dei figli.
Così tutte le notti saliva su una collina e implorava la luna di darle una famiglia, dell'amore con cui riempire la sua vita, e la luna l'accontentò...
'Ti darò un uomo e dei figli, tutto l'amore che vuoi, patto che il primo figlio che avrete sarà mio.
La donna trasalì ma accetto.
-In fondo - disse la luna - ti sto chiedendo poco per aver ciò che desideri...-Così finalmente la donna ebbe un marito, un gitano dal cuore e sangue caldo, e ben presto era incinta...Chi era più felice di lei? Aveva ciò che desiderava...
Fino a che non nacque il piccino.
Capelli d'argento, occhi quasi trasparenti e grigi, pelle pallida, lunare...Era il figlio della luna.
La donna le disse:-Luna vuoi essere madre? Ma non c'è nulla che ti faccia donna...Dimmi luna d'argento, che pretendi di fare con un bimbo umano? Si, questo è il figlio della luna...-
La luna non rispose, aspettava di aver il bimbo..
Ma il gitano, all'oscuro del patto segreto di sua moglie con la luna, pensò che la moglie avesse tradito il suo onore andando a letto con un altro uomo.
Quel figlio così chiaro e delicato non poteva essere sangue del suo sangue!
Così fece ciò che da generazioni insegnavano alla sua gente: tenere alto l'orgoglio, a tutti i costi.
Andò da sua moglie con il coltello in mano e le domandò di chi fosse quel bimbo, la madre non rispose, per mantenere fede al suo patto, così il gitano non diede retta al cuore ma all'orgoglio e uccise sua moglie...
Il gitano osservo la moglie riversa che ancora cercava di proteggere il piccolino e quel bimbo odiato che non era suo...
Non ebbe il coraggio di ucciderlo...Ci sarebbe stato chi lo avrebbe fatto per lui...
Così corse sulla collina e sotto una luna immensa nel cielo abbandonò il bimbo...
La luna scese dal cielo, lenta e maestosa, e prese il bimbo, il suo bambino, suo figlio...
E se lo portò su nel cielo...Così ogni volta che la luna è piena, il bimbo dorme ed è sereno...Ma se è agitato e piange, la luna si farà a spicchio,
per fagli una culla col suo corpo e farlo dormire...”*
 
-Wow.- dissi. –È piuttosto macabra.-
Alejandro guardava la luna.
-Sì, ma una volta ci doveva essere per forza qualcuno morto nelle storie. Me la raccontò mia nonna Camilla, quando le chiesi come faceva la luna a diventare piena. Mi spaventai così tanto che piansi per tutto il giorno.-
Quell’aneddoto mi fece scappare un sorriso.
Alejandro non mi aveva mai raccontato niente si sé.
-Che bambino, piangere per una stupida storia!-
-Avevo solo tre anni. E tu, non mi dire che non hai mai pianto!-
Scossi la testa.
-Non so neanche cosa voglia dire “piangere”.-
Alejandro mi guardò con un’espressione divertita.
-Sei troppo orgogliosa, chica.-
-E tu troppo piagnucolone.- lo stuzzicai.
Restammo zitti per un po’. Il vento soffiava una delicata brezza marina sull’isola Wawanakwa.
Sapeva di sale.
Il vanto soffiò un i fiori delle piante su di noi.
Alejandro afferrò al volo uno di loro e me lo porse.
-È bello come te, chica.-
Sbuffai.
-Smettila di fare il romanticone, Cretinandro. Andiamo ora, gli altri ci aspettano.-
Cercò di prendermi per mano, ma io lo scansai.
Passando per il sentiero, scorgemmo le ombre di Chris e Blaineley, che discutevano.
Io e Alejandro ci nascondemmo dietro una pianta di gigli.
-Chris, non credo che sia giusto dirglielo oggi. Aspettiamo domani mattina, o la fine delle feste. Devono godersi il Natale in santa pace e senza preoccupazioni.-
-No, Blaineley, lo dirò oggi.-
-Sai che non sarebbe giusto. Devi aspettare. Almeno dopo Capodanno.-
Chris non rispose.
-D’accordo.- affermò. –Ma dopo niente più balle.-
Si allontanarono.
Io e il latino ci guardammo, perplessi.
Cosa ci avrebbero dovuto dire?
 
 
*La storia l’ho presa da un sito e è stata fatta anche una canzone, “Figlio della Luna”.
 
 
Angolo Autrice
 
Sono tornata!!! Vi è piaciuto?
Un piccolo regalo per i fan dell’AxH, che pucciosi loro due :D
Spero di non essere caduta nell’OOC, soprattutto con Blaineley e Chris, sto cercando di farli più IC possibile!
Grazie a tutti quelli che hanno recensito la scorsa volta, e un particolare ringraziamento a _Moonbeam_ che ha messo la storia nelle Preferite ;)
Come sempre segnalatemi eventuali errori.
Grazie anche a solo chi ha letto, a presto!
Lily 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Revelations and departures ***


***La “copertina” della mia storia***
 
 
 
Non riuscivo a smettere di pensare a cosa Blaineley e Chris nascondessero.
Prima di tornare in spiaggia, io e Alejandro ritornammo alla villa per discutere.
-Secondo te, cosa nascondo quei due?-
-Non so- risposi. –ma deve essere sicuramente qualcosa di orribile, sconvolgente o non so che.-
Alejandro concordò.
-In ogni caso, dobbiamo saperlo. Se qui due nascondo qualcosa…-
Alejandro strinse i pugni.
-Fermo. Prima dobbiamo costringerli a dirlo a noi e poi lo diremo agli altri.-
-Però, se hanno deciso che è meglio non dirlo, una ragione ci sarà, Heather.-
Annuii.
-Non mi importa.-
Mi alzai decisa. Se era qualcosa di terribile, tanto vale saperlo subito.
Alejandro mi seguì senza parlare.
Là alla spiaggia, Blaineley mi guardò.
Non era nulla di buono.
 
 
 
Mentre Geoff mi accarezzava i capelli dolcemente, vedevo che nello sguardo di Blaineley c’era inquietudine.
Da come si comportava, si notava che qualcosa non andava.
Mi liberai dalla stretta di Geoff e andai da lei.
Supina, guardava le stelle.
-Blaineley?- la bionda si voltò, tentando di nascondere il suo stato d’animo.
Ma era così trasparente…
-Cos’hai?-
Lei tornò a fissare il buio.
-Niente.-
-Quando qualcuno dice “niente”, vuol dire che c’è sempre qualcosa che non va.-
L’avevo imparato da Geoff, è quello che mi diceva sempre quando ero giù.
-Davvero Bridgette. È tutto ok.-
-Allora vieni con noi! Stiamo mangiando qualcosa.-
Alzandomi, le porsi la mano e lei la prese.
-Allora vieni?-
Blaineley aprì la bocca per parlare, ma, prima che potesse rispondermi, Heather si intromise fra di noi.
-Non può, Bridgette. Deve parlare con me.-
La bionda alzò un sopracciglio, inquieta, ma la seguì.
Questa faccenda non mi piaceva.
 
 
-Ok, dicci tutto!- la minacciai.
Avevo portato Blaineley nella villa per parlarle.
Là, ci aspettava anche Alejandro con Chris, che se ne stava seduto sul divano, pensieroso.
-Senti, Heather, io non so di cosa stai parlando. Sputa il rospo e poi possiamo parlarne.-
Blaineley si mise sulla difensiva.
Non mi era sembrata così aggressiva la prima volta che l’avevo vista.
Tanto meglio, mi sarei divertita.
-Sappiamo che avete qualcosa da dirci, non solo a noi, ma a tutti gli altri. vi abbiamo sentiti.-
Chris, con uno scatto, si alzò dal divano.
Blaineley, invece, sgranò gli occhi per un secondo, ma cercò di mantenere la calma.
-Allora?- chiesi, impaziente.
Lo sguardo cattivo di Blaineley mi faceva saltare i nervi.
-Non sono affari tuoi, Heather.-
-Oh sì che lo sono! Riguarda tutti noi, e lo vogliamo sapere.-
Alejandro e Chris erano in piedi accanto al divano e ci guardavano.
-Non vuoi parlare?-
Scosse la testa.
-Allora sarò costretta ad andare giù in spiaggia e dire a tutti che hai qualcosa da dirci. E sarai tu a doverti inventare una scusa.-
Scappai.
Veloce come un fulmine, uscii dalla villa e percorsi il sentiero.
-NO!- Blaineley urlava alle mie spalle, ma era troppo lontana.
Ormai avevo già raggiunto la spiaggia.
Gli altri si ingozzavano di patatine, mentre Izzy lanciava di nascosto i popcorn a Courtney, che ormai aveva perso le staffe.
Salii su uno scoglio in riva al mare.
Battei le mani.
Gli altri si voltarono.
-Attenzione, grazie! Blaineley e Chris hanno qualcosa da dirci.-
Era il momento perfetto, perché, quando lo dissi, Blaineley e Chris erano appena arrivati in spiaggia, seguiti da Alejandro.
Gli altri si voltarono verso i nuovi arrivati, che sgranarono gli occhi.
-Strega!- sibilò Blaineley a denti stretti.
-Cosa dovete dirci?- domandò Courtney, con aria impaziente.
-Noi…- il fratello di Duncan cercò di dire qualcosa, ma la bionda vicino a lui gli tappò la bocca.
-…dobbiamo dirvi la verità.-
-Su cosa?- domandò Justin, che si stava spalmando la crema sul petto.
-Sul perché siamo qui.-
Ci fu un momento di silenzio. Tutti avevano gli occhi puntati su i due.
Sapevo di aver fatto un ottimo lavoro.
Ghignai.
Blaineley chinò il capo e parlò.
-Vedete, l’isola, dopo l’inserimento di Duncan, era stata blindata, chiusa. Nessuno avrebbe più potuto entrare e voi, ovviamente, non potevate certo allontanarvi. Non erano state installate telecamere o cose simili, non avevate i cellulari o computer, niente che vi avrebbe permesso di contattare il mondo esterno. Così, per controllare che tutto sia andato per il verso giusto, hanno mandato noi.-
-Perché non abbiamo il permesso di contattare il mondo esterno?- chiese Trent.
-Perché quest’isola è top secret! Qui, sono stati mandati i figli dei governatori dei più potenti stati: Texas, Spagna, California, Florida,
Argentina, Austria, Russia, Scozia, Italia e Marocco
*. Se voi avreste anche solo andato un messaggio avrebbero potuto intercettarvi e, di conseguenza, scoprire l’isola. Molti di voi, all’arrivo probabilmente  si conoscevano già, come Duncan e Gwen che sono tutti e sue russi, Courtney e Alejandro, di cui le nazioni sono alleate da tempo.-
-Come mai non ci hanno detto il motivo per cui siamo venuti qui?- chiese ancora il chitarrista.
-Era per la vostra sicurezza. Se avreste saputo il vero motivo non avreste mai abbandonato il vostro Paese e vi sareste uniti alla guerra, insomma…vi sareste esposti, e, un giorno, sarete voi a dover mandare avanti il Paese. Non avreste potuto farlo da morti.-
Sentii Gwen sussurrare qualcosa.
-Ublyudki **.-
In qualche modo sapevo che era riferito ai suoi genitori.
 
 
Abbassai il capo.
Non potevo fare altro che imprecare mentalmente contro i miei genitori.
Erano stati bravi: sapevano che mi sarei unita alla guerra.
Ma non mi sarei mai aspettata che mi imprigionassero in quell’isola.
Quella che prima mi sembrava un paradiso, ora sapeva tanto di prigione.
“Nessuno può imprigionarmi…”pensai affranta.
L’avrebbero pagata cara.
-Su, Printsessa.-
Ed ecco che quel maledetto braccio di Duncan mi cingeva i fianchi.
-Vse budet khorosho.-
Digrignai i denti.
-Ti ho detto di non parlare russo, non capisco un accidente.-
-Ok, Printsessa. Ho detto che andrà tutto bene. Ritorneremo.-
Duncan era stranamente dolce, in quel momento. Di solito si limitava a stuzzicarmi.
Lì, invece, era come un fratello maggiore che cerca di rassicurare la sorellina.
-Quindi…perché ci avete detto tutto?- domandò Lindsay.
Blaineley stette zitta.
Ero certa che non avremmo dovuto sapere niente di quello che ci aveva raccontato.
Fu Chris a raccontarci tutto il resto.
-Gli altri stati, quelli più deboli, vogliono formare un’alleanza per distruggere i più potenti. Anche se le vostre nazione dispongono di un esercito forte, l’insieme di tutti i soldati di questi altri Paesi potrebbe devastarli. Vogliono tenervi all’oscuro. Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio se voi foste stati consapevoli di ciò che vi aspetta. Il mondo fuori è distrutto, ragazzi.-
Nessuno fece più domande.
Alcuni si alzarono e se ne andarono nella villa, altri chinarono il capo ed erano cupi in volto. Altri, come me, si stesero sul telo, in attesa.
Precisamente, però, non sapevo cosa stessi aspettando.
Duncan si stese accanto a me e i guardò.
A lungo.
Stranamente non mi diede fastidio.
Con le palpebre che si facevano sempre più pesanti, mi accoccolai accanto a lui. E sistemai la mia testa sul suo petto.
Era così…rassicurante.
Duncan iniziò a giocherellare con una mia ciocca di capelli, e mi accarezzò la guancia.
- Vse budet khorosho, Printsessa.-
Sapevo esattamente cosa voleva dire, ‘sta volta.
E, mentre lui mi baciava sulla fronte dolcemente, mi addormentai.
 
 
Decidemmo di partire.
Ringraziai mentalmente Heather per aver costretto quei due a dirci tutto, anche se in modo scorretto.
Il piano era questo: il primo gennaio, alle sette di mattina, sarebbe arrivata la barca che avrebbe dovuto portare Chris e Blaineley indietro.
Chris avrebbe steso il conducente e corrotto il maggiordomo, poi ci avrebbe fatto salire tutti.
Senza contare imprevisti, avremmo dovuto impiegare un paio di giorni per arrivare a destinazione, cioè al porto di Genova.
Sarebbe stato fondamentale non farci vedere.
Da lì, avremmo preso il treno e avremmo raggiunto la Francia, dove Blaineley ci avrebbe portato al quartier *** generale della Resistenza.
Mi sembrava un piano un po’ azzardato, ma non obbiettai.
In fondo, non avevo un’idea migliore.
Chris aveva passato l’intera notte per pianificare tutto, e mi dicevo che non dovevo preoccuparmi.
Ma, nei film, quando si pensa “va tutto bene” succede sempre qualcosa. Qualcosa di brutto.
Preparai la valigia alla svelta, dopotutto non mi ero portata molte cose, la maggior parte erano vestiti.
Vidi Lindsay con almeno cinque valige e scossi la testa, alzando gli occhi al cielo.
-Gwen!-
Qualcuno da dietro mi chiamò.
Sorrisi a Trent, che stava lottando con la sua enorme valigia per venirmi incontro.
-Ti aiuto.-
Trent cercò di prendere la valigia, ma io rifiutai.
-Grazie Trent, ma ce la faccio.-
Ci nascondemmo tutti, con le nostre valigie, dietro alcuni enormi scogli in riva al mare.
La nave attraccò e, come da programma, Chris e Blaineley salirono tranquillamente sulla nave.
Passarono alcuni minuti.
Finalmente, Chris ci fece segno di venire e ci dirigemmo verso la barca.
-Salite, dai!- gridò la bionda, per metterci fretta.
Corsi sul ponte che portava alla barca e aspettai Trent.
Insieme, posammo le valigie nelle camere.
C’erano solo due camere, una per noi e una per i ragazzi.
Mi caddero le braccia.
-Dovrei dormire…per terra?!- sbraitò Heather, indignata.
-Certo, Heather. A meno che tu non voglia condividere il letto con me.- la stuzzicò Blaineley.
-Scusa, ma chi ha detto che sarai tu a dormire sul letto?-
-Già!- fece Courtney.
-Perché se non fosse stato per me, voi sareste marcite su quell’isola!-
-Non ha importanza!- obbiettò Courtney.
-Dai ragazze- dissi seccata. –piantatela. Non aspettatevi di dormire su comodi letti quando faremo parte della Resistenza. Meglio che vi abituate.-
Detto questo, posai una coperta a terra e mi sedetti.
Alla fine, Courtney e Heather non si rassegnarono, dicendo che avrebbero discusso dopo.
Sospirai.
Non mi entusiasmava l’idea di dover dormire per terra, ma non avevo scelta.
Non avrei neanche voluto partire.
 
 
* Sono i Paesi di provenienza dei ragazzi. Elencherò l’appartenenza dopo.
 
** Significa “bastardi”, e, come dice Heather, è riferito hai genitori di Gwen.
 
*** Non so se è scritto giusto, ditemi voi!
 
 
 
Angolo Autrice
 
Sono tornata e…BUON ANNO A TUTTI!!!
Un piccolo regalo per l’anno nuovo.
Ma quante rivelazioni, in questo cappy!
Si dice praticamente tutto! Mmm…le avventure non sono di certo finite!
Altre cose si scopriranno nel prossimo capitolo.
Ditemi per favore se ho fatto qualche errore e invito tutti quelli che recensiranno a dirmi se i personaggi sono abbastanza IC o no.
Vi prego!!!
Come promesso, ecco la provenienza dei ragazzi:
Geoff: Texas.
Courtney: Spagna.
Justin: California.
Alejandro: Argentina.
Trent: Austria.
Gwen: Russia. La sua famiglia e quella di Duncan regnano alleate sulla Russia, ma non sono imparentate.
Izzy: Scozia.
Sierra: Marocco.
Cody (il suo è un soprannome. Visto che è italiano, il suo vero nome è Corrado): Italia.
Bridgette: Florida.
Duncan: Russia.
Lindsay: Francia.
Blaineley: Francia.
Chris: Russia.
Spero che la storia vi incuriosisca :)
A presto e auguri! 
Lily
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Genova ***


***La “copertina” della mia storia***
 
 
 
La mattina, mi svegliai prima delle altre, all’alba.
Courtney, Heather e Blaineley litigarono per gran parte della notte, non chiusi praticamente occhio.
Alla fine, verso le tre del mattino, Courtney, evidentemente la più matura, aveva proposto di fare a turni e le altre due accettarono, un po’ costrette, ma anche per la stanchezza.
Anche se, alla fine, ci dormì solo Courtney.
Senza fare rumore, scavalcai il corpo disteso di Lindsay, mi infilai le scarpe e, ancora in pigiama, uscii all’aperto.
La luce del sole, dai colori caldi e sfumati, dipingeva le nuvole di un colore rosso-arancio, mentre il cielo era ancora blu chiaro, quasi grigio.
Fuori tirava un vento freddo, ma sopportabile.
Volsi lo sguardo al cielo, ancora parzialmente buio, per vedere le ultime stelle rimaste, che si spegnevano all’avanzare del giorno.
Appoggiai le mani alla ringhiera fredda, respirando l’aria del mattino.
-Bella, l’alba.-
Ad un tratto, Trent afferrò la ringhiera e si posizionò accanto a me.
-Come mai sveglio così presto?-
-Duncan non la smetteva di russare, e comunque le urla di quelle tre psicopatiche si sentivano fin da noi.-
Sorrisi un po’.
-Mi dispiace che Courtney, Heather e Blaineley ti abbiano tenuto sveglio. Hanno litigato solo per un posto letto…non sono normali.-
Trent scosse la testa.
-No, sono solo determinate. Questa sarà una qualità molto apprezzata nella Resistenza, sappilo Gwen. Se non molleranno mai, ci saranno meno possibilità di morire, per loro. Anche se verranno torturate, penso non direbbero mai niente, ma non possiamo contare su Heather. È meschina.-
-Credo che, piuttosto di far distruggere la Cina, ammetterebbe che è innamorata persa di Alejandro.- osservai.
Lui ridacchiò, mentre il vento gli scompigliava i capelli corvini.
-Gwen?-
-Sì?-
C’era inquietudine nella sua voce.
-Non sappiamo cosa ci aspetta. Potremmo anche morire.-
“Perché ha affrontato proprio questo argomento, proklinat’*!”
Sapere che sarei anche potuta morire non mi rassicurava, anzi.
Accidenti.
Ma intuivo che Trent voleva arrivare da un’altra parte.
-Arriva al punto, Trent. Senza giri di parole.-
Ma lui non parlò.
Voltò la testa di lato.
Credo volesse dirmi qualcosa di importante.
Sospirò.
-Visto che probabilmente le cose si metteranno male io…-
Fermò la frase a mezz’aria.
Questa cosa mi aveva sempre dato sui nervi, ma non dissi nulla.
Sapevo benissimo com’era fatto Trent, quindi gli diedi il suo tempo.
Doveva prendere coraggio.
Fece un lungo respiro.
-…volevo solo dirti che…-
Non ce la faceva.
Avrei dovuto aiutarlo. Avevo quello che voleva dirmi e…ne ero felice.
Ma se non si sarebbe dato una mossa, gli altri si sarebbero svegliati e non saremmo stati più da soli.
Prima che Trent potesse dire altro, con le mani lo afferrai per le spalle e lo strascinai verso di me.
Posai lentamente la mie labbra sulle sue, delicatamente.
Chiusi gli occhi prima, ma avrei voluto vedere l’espressione del chitarrista. 
Gli misi le braccia intorno al collo e lui mi cinse i fianchi, baciandomi dolcemente.
Non so dire per quanto tempo passò prima che ci separammo, ma pensai che non avrei voluto mai farlo.
Trent sorrise.
-A volte non c’è bisogno di parole.- e mi baciò.
 
 
Mi ero sempre chiesta cosa fosse un bacio per una ragazza.
Gwen ora lo sapeva.
Sapevo perfettamente che non avrei dovuto essere lì, ma era successo per puro caso.
Mi nascosi dietro una pila di lettini.
Li osservai per qualche secondo.
Continuavo a dirmi che avrei dovuto andarmene, che non erano affari miei, ma non avevo mai provato quella sensazione, quindi provai a immedesimarmi in lei.
Loro non mi videro.
Però, destino crudele, non potevo certo evitare una figuraccia.
Ero stata sorpresa, ma non da Gwen o da Trent.
-Che fai qui, Printsessa?-
Avvampai.
“Accidenti a me!” mi maledissi mentalmente.
Gli davo le spalle, inginocchiata a terra.
-Ho perso una cosa…-
Mi maledissi di nuovo.
-Printsessa, cosa succede? Ooooh…-
Duncan aveva notato i due sul ponte.
Lo afferrai per la maglietta e lo tirai giù dietro una pila di lettini.
-Zitto!- sussurrai. –Non facciamoci vedere.-
Un sorriso malizioso gli incurvò gli angoli della bocca.
Dio, quanto lo odiavo!
Appoggiai la schiena contro la pila di lettini.
-Andiamocene.-
Feci per alzarmi, ma Duncan mi trattenne.
-Prima voglio sapere perché eri qui, Courtney.-
La tentazione di schiaffeggiarlo era forte, ma mi trattenei.
-Non stavo facendo niente di che, stavo solo passeggiando.-
In parte era vero.
-Certo, passeggiavi dietro i lettini?-
Questa volta, lo schiaffo glielo diedi.
-Lasciami in pace e andiamocene.-
Lo afferrai per un braccio e corsi verso la porta da cui ero passata per arrivare sul ponte.
-Hey, non dirmi che hai una cotta per Trent!-
-No, idiota! Ma come ti viene in mente?! Passeggiavo sul ponte e basta.-
-Ma li stavi osservando.-
-No! Sono passata e li ho visti, punto.- sospirai esasperata. –Ma che ci parlo a fare con te!-
Mi voltai e, senza nemmeno dire una parola, mi diressi verso la sala dove avremmo fatto colazione.
Duncan mi seguì.
Scostai una sedia e mi sedetti vicino a Bridgette, che stava bevendo il latte al cioccolato con una cannuccia.
-Dove sei stata?- chiese la bionda, bevendo ancora un po’.
-Sul ponte. A fare una passeggiata.-
Il mio sguardo volò subito dritto su Gwen e Trent, che sedevano vicini, ma evidentemente non avevano detto niente a nessuno.
Inevitabilmente, sorrisi appena.
-Sai quando arriveremo al porto?- domandai, spostando lo sguardo sulle cialde fumanti, impilate su un piatto di fronte a me.
-Penso verso le undici di sera. Ovviamente se tutto va bene.-
Sperai che andasse tutto bene.
Avrei tanto voluto scendere all’istante da quella barca…
 
*****
 
Il viaggio era andato liscio come l’olio.
Alle undici precise, Chris ci volle tutti sul ponte.
-Dovrete semplicemente seguire me e Blaineley, ho contattato un amico che lavora al porto e che ci farà passare. Se tutto va bene, non correremo nessun pericolo.-
Certo, come no. Quando nei film si dice “Non c’è nessun pericolo”, c’è sempre un pericolo.
Ma non dissi a nessuno che avevo un pessimo presentimento.
Attraccammo poco dopo.
Ci vestimmo tutti di scuro, per cercare di passare inosservati.
Izzy, dietro di me, lanciava gridolini acuti.
-Courtney- la rossa si voltò verso di me. –spero di fregare qualche arma qui al porto, dimmi: non sarebbe fico sgozzare chiunque ci venga davanti?-
Izzy rise ancora.
-Zitta, pazzoide!- mormorai. –O ci farai scoprire.-
Izzy si allontanò per torturare Lindsay.
Non l’invidiavo per niente.
Mentre camminavo di fianco a una Heather nerovestita, mentre ci nascondevamo a gruppi dietro gradi macchinari, attendendo che Blaineley e Chris ci lasciassero passare.
Vidi un uomo vestito da maggiordomo che faceva il baciamano a Blaineley, mentre scendevano.
La donna lo liquidò con la mano.
Chris si guardò intorno.
Dopo qualche secondo emerse dal buio un ragazzo, di circa diciotto anni, dai capelli neri sparati in testa.
Aveva la pelle molto chiara ed era vestito anche lui di nero, con un lungo cappotto.
I due si abbracciarono, mentre Blaineley gli dava la mano.
A quel punto, Chris ci fece segno di uscire.
Il moro ci guardò tutti con un sorriso furbo.
-Bene, Josh- Chris indicò il ragazzo. –ci aiuterà ad arrivare in Francia con il primo treno disponibile, cioè fra dieci minuti, riservato a noi. Arriveremo a Parigi sani e salvi e ci dirigeremo verso il quartier generale.-
Annuii.
Josh ci condusse alla stazione ferroviaria di Genova.
Correndo, ci mettemmo poco.
Arrivammo appena in tempo prima che il treno partisse.
Le porte si aprirono e il conducente uscì, per lasciare il posto a Josh, che si mise alla guida.
-Dai ragazzi, in carrozza!-
La classica frase.
Alzai gli occhi al cielo.
Tenendo il mio cappotto ben abbottonato per il gran freddo salii sul treno.
Sentii Josh sussurrare qualcosa a Cody.
Intravidi Cody sorridere e salire.
Attraversai i vagoni e mi sedetti in uno completamente vuoto, guardandomi intorno.
Non era certo la prima classe, le pareti erano sporche e la moquette consumata.
Ma del resto dovevamo restarci per poco.
Forse il più era riuscire ad oltrepassare il confine.
 
 
*****
 
Mi addormentai seduta in quel vagone, ma venni svegliata da un violento scossone.
Il mondo parve capovolgersi e sentii il treno fermarsi bruscamente, uscendo dai binari.
Intontita, venni sbattuta fuori attraverso la finestra aperta del vagone e caddi sulla terra dura.
Mi faceva male la testa, ma cercai comunque di alzarmi, accorgendomi che il treno era realmente uscito dai binari.
Tutti i vagoni si erano rivoltai.
Mi tastai la nuca, sentendo i miei capelli bagnati dal sangue caldo e volsi lo sguardo accanto a me, dove Lindsay giaceva svenuta.
Aveva un profondo taglio sul collo e i vestiti si erano squarciati, lacerandole gran parte della pelle.
Non sapevo cosa fare.
Trent mi raggiunse a gattoni. Aveva il braccio completamente ricoperto di sangue e la gamba dolorante.
-Courtney ma che…?-
Scossi la testa.
-Non lo so.-
Lui si avvicinò a Lindsay, guardandola.
-Dobbiamo portarla da qualche parte, prima che muoia assiderata qui fuori o che muoia dissanguata.-
-Sì, ma dove?-
-Vedi quel vagone laggiù?- Trent indicò un vagone ancora in piedi, l’ultimo.
-Lì dentro.-
Insieme trasportammo la bionda dentro, ma avevo un pessimo presentimento.
 

* "Maledizione" in russo
 


Angolo Autrice
 
Ok, forse questo cappy è un po’ deludente, ma spero lo apprezzerete comunque.
Serve come introduzione per il prossimo capitolo.
Con la TrentxGwen ho voluto portarmi avanti, visto che questa è una delle coppie che si formano presto nel reality, ma con la DuncanxCourtney sono in alto mare.
Le DxC dovranno aspettare un po’ ^^” ma vi prego di dirmi cosa pensate del momento TxG :)
Allora…il treno sbanda. Che succederà?
Visto che ci sono voglio ringraziare tutti quelli che fino ad ora hanno messo la mia fic nelle preferite/seguite/ricordate:
 
Preferite:
Chica_Dance
Dacky_93
gemitaiz
Lady LaLa
lale99
Le_Emilette
Whiteney Black
_Moonbeam_
 
Seguite:
BlackRing
Finchel Klaine
Harley Dell Clarence
lale99
Le_Emilette
NewMoon4ever
_Moonbeam_
 
Ricordate:
lale99
 
A presto ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Train ***


***La “copertina” della mia storia***
 
 
Mi svegliai di soprassalto. Con una mano mi asciugai la fronte imperlata di sudore mentre riprendevo fiato.
Ero ancora sul vagone deserto, coricata sul pavimento.
Supina, fissai il soffitto con i capelli sparpagliati sul pavimento di legno consumato.
Un sogno. Solo un sogno.
Niente sbando, niente morti.
Solo un sogno.
Perché avevo ancora così paura, allora?
Non avevo mai avuto paura nella mia vita. Non per me stessa, almeno.
Grazie a quel sogno, avevo finalmente capito i reali rischi che avrebbe comportato quell’impresa.
Io, Courtney, avevo paura.
Ero ancora immersa nei miei pensieri, quando qualcuno entrò nella porta.
Era Justin.
-Courtney? Stiamo per mangiare.- mi disse.
Per poco non svenni.
Mangiare?
Impossibile. Non potevo aver dormito così tanto!
Nonostante tutto, risposi a Justin con tranquillità.
-Certo, belloccio.- il mio solito umore appena sveglia.
-Dai sbrigati, devo ancora darmi la crema idratante.-
“Come è possibile che uno scemo del genere possa essere il prossimo governatore?” pensai. “Ah, giusto, qui con noi c’è anche Duncan.”  Ripensare al moicano mi diede il voltastomaco.
Mi alzai di malavoglia, precedendo Justin nell’uscire.
-Senti…- gli feci appena usciti. Ci dirigemmo verso la locomotiva.
–Abbiamo già lasciato Genova?-
Justin scosse la testa.
-No, ci sono stati dei problemi di sicurezza e cose così. Siamo partiti pochi minuti fa.- rispose, guardando avanti.
-Grazie Justin.- gli dissi in tono acido.
Varcai la soglia del vagone e tutti mi guardarono con aria strana.
Blaineley mi rivolse uno sguardo altezzoso.
Stanca di tutta quell’attenzione, cercai nervosamente un posto dove sedermi. I miei occhi saettarono fino a Bridgette, che per fortuna, mi aveva tenuto il posto.
-Grazie Bridgette.- le dissi, appena seduta.
-Ma dove sei stata?- chiede, addentando un pezzo di carne dal pessimo aspetto.
-Ho fatto una dormitina nell’ultimo vagone…piuttosto: qui tutto bene?-
Annuì.
-Sì, perché?-
-Così.-
Decisi che il sogno sarebbe stato il mio segreto. Il mio tormento sparì appena vidi Lindsay nel tavolo di fronte, che parlottava con Justin e gli lanciava occhiatine provocanti.
Nonostante il comportamento da gattamorta di Lindsay mi faceva proprio schifo, lasciai correre e decisi che i sogni sono sogni. Niente di più.
 
Guardare i profili di Genova mi rattristava. Mi ricordava ciò che alla fine stavamo lasciando. Unirci alla Resistenza, ma per resistere a che cosa? Ai nostri genitori, che ci avevano mandato in quell’isola maledetta tenendoci all’oscuro di tutto? Agli stati più deboli, che volevano un’alleanza per distruggere le nostre nazioni?
Non m’importava. Di solito avrei obbiettato, avrei detto che il piano non avrebbe funzionato, che ero io la migliore in queste cose, io ero la migliore in tutto. Ma tacqui. Volevo solo andarmene, a qualsiasi costo. Non mi importava dove sarei andata poi, me ne sarei andata, punto.
Da sola, possibilmente. Non volevo nessuno che potesse intralciarmi. Ma poi, cosa avrei fatto? Sarei tornata in Spagna, reclamando la corona? Sarei rimasta lì, con gli altri, a difendere qualcosa di cui non ero nemmeno certa? O avrei vissuto in uno stato qualsiasi, sotto falsa identità, rinunciando alla mia vita passata?
-Non pensi mai- Bridgette era accanto a me ora, a guardare fuori dal finestrino del treno le colline italiane che si allontanavano. –che tutto ciò che stiamo facendo sia insensato?-
Guardava i prati innevati con lo sguardo assente di chi sta ricordando qualcosa che fa male, che in realtà non vuole ricordare. Che manca.
I suoi occhi erano velati e sapevo in qualche modo che Bridgette non era lì con me sul treno, ma era in Florida, fra le onde, fra il mare. Per un attimo, se ne era andata.
-Perché, tu ci pensi mai?- il mio era un sussurro.
La bionda scosse la testa e qualche ciocca biondissima le ricadde sul viso, sfuggita dalla coda di cavallo. Alla fine se li sciolse e i capelli le ricaddero sul viso disordinati e spettinati. Sembrò per un momento più giovane, più fragile. Mi dissi che non avevo mai visto Bridgette con i capelli sciolti.
-Stiamo andando incontro a qualcosa che è più forte di noi, Court. E so che lo sai. So che, sotto quel tuo sguardo forte, deciso, sotto la tua determinazione, lo sai che stiamo andando incontro a qualcosa che ci potrebbe uccidere.-
Distolse lo sguardo dal mio, gli occhi verdi socchiusi. Poi tornò a parlarmi:-Vorrei solo avere delle certezze.- mi rivolse un sorriso stanco. –E se tornassi in Florida, i miei come la prenderebbero sapendo che la loro figlia e gli altri sono scappati, rincorrendo una missione forse suicida? Non posso tornare a casa, e allora dove andrò? Dove andremo? Non so se resterò con la Resistenza.-
-Di cosa si occupa la Resistenza?- chiesi, visto che Chris non aveva ben definito quel dettaglio.
-La Resistenza- mi rispose lei -è un’associazione segreta fondata dalle Nazioni più potenti. Ne fanno parte tutti i nostri genitori, più qualche altro stato. Si occupano di organizzare la controffensiva, di spiare i piani degli altri Stati, eccetera.-
-Non vuoi combattere?-
La domanda mi uscì di getto. Bridgette mi rivolse uno sguardo preoccupato.
-Combattere? Forse. Voglio combattere, ma io odio la violenza. Non potrei mai uccidere qualcuno. Voglio unirmi alla diplomazia.- fece una lunga pausa, ma poi riprese:-Tu vuoi combattere, vero Courtney?-
-Certo che voglio combattere. Ma odierei doverlo fare per qualcuno che lavora per i miei genitori, che mi hanno rinchiusa in quell’isola.-
Sapevo di essere un po’ incoerente, ma che scelte avevo?
-Allora farai meglio che tu decida cosa fare- mi disse. –come tutti noi.-
E se ne andò, lasciandomi di nuovo sola.

 

Angolo Autrice
 
Sono tornata! In realtà non so da dove cominciare, visto che non mi faccio vedere da molto e non aggiorno ‘sta storia da più di un anno. Ma…mi mancava EFP e tutto ad un tratto mi è venuta voglia di scrivere, scrivere e scrivere come non facevo da tempo. Cooomunque…forse nessuno si ricorderà di questa storia, chiedo solo un momento per rileggere tutto se vi va, o altrimenti lasciate perdere, ma ci tengo a questa fic J
Bene, ecco, scusate il capitolo corto ma mi serviva da “ponte”. Prometto che aggiornerò presto, davvero J sempre se qualcuno mi rivolgerà la sua attenzione…e voglio ritornare attiva come un tempo.
Grazie a chi è arrivato in fondo al capitolo, vi voglio bene <3
Lily

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1479368