Five Bets

di Birdie
(/viewuser.php?uid=273751)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due mesi. ***
Capitolo 2: *** Double or nothing ***
Capitolo 3: *** Regionali ***
Capitolo 4: *** Extra-long dorm sheets ***
Capitolo 5: *** Sorprese ***



Capitolo 1
*** Due mesi. ***


Riguardo agli spoiler: molte cose si basano sulla 4x10, la storia include alcuni spoiler resi noti riguardo gli episodi che usciranno dopo lo hiatus invernale e alcune cosette dal twitter di Ryan Murphy. ;)
Avvertimenti: Un cucchiaio di angst e uno di fluff.

La storia non è stata scritta da me, questo è il link di quella originale: http://luckie-dee.livejournal.com/6728.html che vi consiglio ovviamente di leggere se conoscete l'inglese, l'autrice scrive benissimo e spero vi piaccia la storia in italiano quanto a me è piaciuta in lingua originale. Mi farebbe un grandissimo piacere ricevere delle recensioni, ci ho messo tanto impegno nel tradurla e sopratutto è la prima volta che lo faccio, quindi consigli e critiche positive e negative sono più che ben accette! Buona lettura :) xx
- Bì

#1
 
Blaine si fermò al gradino della porta della casa di Burt e Carole, curvando saldamente le dita guantate attorno ai bordi della terza migliore casseruola di sua madre – quella con i fiori che non si sarebbe curata di rivedere – e inspirando una boccata di aria fredda. Quel momento era strano. Era strano, non è vero? Perché certamente non poteva dire di voler essere lì, ma voleva assicurarsi che Burt stesse bene, e in più, aveva fatto una promessa, una promessa che non aveva intenzione di rompere solo perché le cose erano diverse. Di nuovo.
 
Suonò il campanello.
 
Fu un sollievo quando Carole rispose, con il suo luminoso sorriso e la sua naturale e apparente abilità di sciogliere i suoi pensieri ingarbugliati. Ringraziò per la casseruola,
pose allegramente qualche domanda riguardo la scuola, e gli indicò la direzione del soggiorno. “Gli farà così piacere vederti, tesoro,” aggiunse, stringendo la sua spalla.
Trovò Burt, come al solito, accomodato sulla sua poltrona, che guardava un talk show sullo sport. La scena apparve a Blaine comune in modo rinfrescante, specialmente considerando che l’ultima volta che aveva visto Burt lui era ancora in ospedale intento a riprendersi dall’operazione alla prostata. Anche Kurt era lì, rivolgendo a Blaine un sorriso teso ma sincero dall’altra parte del letto.
Adesso, c’era solo Burt. La sua coperta colorata lavorata a maglia e sistemata sul suo grembo sembrava fuori posto, ma apparte questo, non appariva peggiorato. E, proprio come Carole aveva predetto, il suo viso si illuminò quando si accorse di Blaine. “Hey! Come stai, ragazzo? Siediti. Tra poco parlano della partita dei Buckeyes.”
“Sto bene,” rispose Blaine, appoggiandosi disagiatamente all’estremità del divano, con ancora indosso la sua giacca. “E tu? Sembri apposto!”
Burt accennò una risatina. “Ti risparmierò i dettagli spiacevoli, ma starò bene. Sono ancora in linea per essere di nuovo a Washington tra un paio di settimane.”
“Felice di sentirlo,” disse Blaine, il suo sorriso piccolo ma reale, perché lo era.
In quel momento, i giornalisti sportivi iniziarono a parlare della OSU, e Burt alzò il volume di una tacca o due. Non stava solo ascoltando – annuiva quando era d’accordo, sbuffava quando non lo era, commentando rivolto a Blaine: non conoscerebbero una buona difesa neanche se li mordesse nel sedere e ascolteresti mai questi clown? Blaine provò a seguire, ma lo sforzo fu lieve. Sfruttò gran parte della sua energia lasciando che i suoi occhi balzassero da un punto all’altro della stanza dove sapeva ci fossero foto di Kurt – sopra il televisore, le mensole nell’angolo, il tavolino.
Quando il segmento terminò, Burt abbassò nuovamente il volume e si voltò a guardarlo. “Bene, ragazzo, cosa c’è che non va?” domandò senza mezzi termini.
Blaine trasalì. “Cosa? Oh, niente. Ho solo … avuto una giornata molto stancante, e probabilmente dovrei…”
“Non me la racconti giusta,” interruppe Burt. “Sembra che qualcuno ti abbia investito il cane”
“Non è niente,” disse Blaine, lasciando cadere lo sguardo e torcendo le labbra nell’approssimazione di un sorriso. “Starò bene.”
“E’ la scuola?”
“No.”
“Amici?”
“No.”
La voce di Burt si ingentilì quando chiese “Kurt?” e Blaine ebbe la distinta impressione che l’avesse capito fin dal primo momento.
Sospirò e buttò fuori: “Tina mi ha detto che sta frequentando qualcuno di nuovo.”
“Già.”
Nonostante lo sapesse già, il cuore di Blaine precipitò ancora più in fondo. “Lo so di non avere alcun diritto ad esserne irritato,” disse. “Lo so. Non stiamo insieme, e non lo siamo stati per mesi ormai. Non sono arrabbiato. Penso che però ancora… bruci.”
Ci fu un attimo di silenzio, lungo abbastanza da far rendere conto a Blaine di quanto stupidamente stesse agendo. Lui e Kurt avevano appena ricominciato a parlarsi di nuovo; era ridicolo avere aspettative su un atteso futuro molto distante.
E ora stava piangendo davanti al padre del suo ex ragazzo per il nuovo ragazzo del suo ex ragazzo? Quando Burt probabilmente era solo contento che Kurt fosse felice di nuovo?
Avrebbe dovuto solo…
“Scommetto che non dureranno due mesi,” disse Burt, la sua voce tagliò i pensieri spaventati di Blaine.
“Cosa?”
“Adam. Il nuovo ragazzo. Kurt mi ha detto tutto di lui, e scommetto che non dureranno due mesi.” Burt estese solennemente la mano.
Blaine lo guardò diffidente. “Ma…è più grande. Ed è…lì.”
Burt fece spallucce. “Se sei troppo impaurito per mettere dei soldi su quel che dice la tua bocca, basta dire no. O forse sei solo stanco di perdere.”
Blaine aggrottò le sopracciglia. Non scommettevano su cose del genere. Le loro scommesse erano frivole – quale broche avrebbe scelto Kurt o quanto ci avrebbe messo a scegliere, e se avesse capito se fosse la stagione del football o quella del baseball. Era iniziato tutto in modo abbastanza innocente una calda mattina di Giugno durante quella prima gloriosa estate, quando tutto era nuovo ed emozionante, vibrante sotto la luce del sole e vicino sotto le stelle di notte. Blaine si era fermato da loro nel primo pomeriggio per venire a prendere Kurt, e mentre aspettava, aveva fatto un casuale commento su come il tempo fosse così caldo che avrebbe finalmente potuto costringere Kurt a indossare un paio di pantaloncini. Burt aveva solamente ridacchiato ironicamente dicendo: “Scommetto che ancora mette la sciarpa.”
E aveva ragione. Si era messo una sciarpa leggera, e non era strettamente avvolta attorno al collo di Kurt, ma c’era.
Dopo quella volta, era diventato un gioco che tiravano fuori una volta ogni tanto. Non era il preferito di Kurt, ma partecipava girando gli occhi e con una smorfia perché capiva senza che gli fosse detto che familiarizzare con Burt intiepidiva un freddo angolo nel cuore di Blaine. Ma Kurt c’era sempre stato. Aveva sempre saputo. E le scommesse non avevano mai riguardato niente di serio.
Blaine guardò dritto nel volto di Burt, che era aperto e preoccupato e mostrava un’aria di sfida. Forse Burt stava solo cercando di farlo sentire meglio, ragionò, e l’ultima cosa che voleva era essere maleducato e petulante nel rifiutare la sua gentilezza. “Dieci dollari che dureranno più di due mesi,” disse lentamente, dando alla mano di Burt una stretta esitante.
“Okay,” disse Burt.
“Okay,” fece Blaine, sentendo un po’ della tensione scivolare dalle sue spalle.
“Stai sbagliando, ma okay.”
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Double or nothing ***


Ciao lettori, rieccomi con un’altra scommessa! :D Questo capitolo è personalmente il mio preferito ed è stato forse il più divertente da scrivere (li ho già tradotti tutti), spero piaccia anche a voi. Prima di lasciarvi alla lettura, volevo spiegarvi un attimo il titolo: “Double or nothing” in inglese è quando due persone fanno per la seconda volta una scommessa; se il perdente della prima (in questo caso Blaine) si ritrovasse a perdere anche la seconda volta, dovrebbe a Burt il doppio della cifra iniziale (quindi ecco perché double), se invece vincesse, Burt dovrebbe a Blaine quello che gli ha dato per la prima scommessa, cioè niente! Non so se esista una cosa così in italiano (magari me lo farete sapere in un commento), comunque l’ho tradotta molto letteralmente con “Doppia o niente”.
 
Vi lascio anche la canzone che canta Blaine all’audizione per la NYADA, che è molto bella: http://www.youtube.com/watch?v=ejkgrOmJTA8:)
PS: grazie mille agli angeli che hanno messo la storia fra le seguite e le preferite, mi fate felice çwç xx
- Bì
 
 
#2
 
“Paga, Anderson.”
Le parole – che sarebbero dovute essere familiari – fecero saltare Blaine per la sorpresa e si drizzò da dove stava cercando di rimescolare i suoi libri nella cartella. “Burt! Cosa fai qui? Pensavo fossi a Washington.”
“Settimana del lavoro costituente,” rispose Burt, dondolandosi e alzando leggermente la visiera del capello.
“Cos’è?” chiese Blaine, applicandosi in faccia un sorriso cordiale e girandosi per mettere il quaderno di matematica dentro la borsa, determinato a non far trasparire quanto fosse abbattuto. Si era ricomposto il più velocemente possibile dall’ultima volta che aveva visto Burt, trascinandosi a scuola e nei Cheerios e nel tempo libero con gli amici fino a quando, all’improvviso, aveva capito che si stava davvero rilassando e divertendo.
Sfortunatamente, non era stato così facile fare lo stesso il giorno di san Valentino, e vedere il padre di Kurt portava solo in primo piano i ricordi.
“Un’elegante parola del Congresso per dire che mi prendo una settimana e vado a casa.” sogghignò Burt. “Ma abbiamo comunque appuntamenti e parliamo alle persone riguardo cosa sta succedendo.”
Blaine si mise in spalla lo zaino. “Ma cosa fai qui?” chiese, occhieggiando l’area del backstage dell’auditorium del McKinley, dove i membri delle Nuove Direzioni si stavano mettendo le giacche e risistemando dopo una lunga prova. Erano stati reintegrati nella gara delle Regionali la settimana prima, cosa che gli aveva lasciato appena un mese per prepararsi – e grazie al cielo, diversamente da altri precedenti direttori del glee club, Finn era determinato ad essere preparato prima del dovuto.
“Sto solo lasciando le chiavi della macchina di Finn. Aveva dei problemi al radiatore così l’ho avuta all’officina oggi.”
“Ah,” disse Blaine, girando le bretelle dello zaino.
“E poi ti ho visto qui, e ho pensato che fosse probabilmente un buon momento per raccattare i miei debiti.”
Blaine aguzzò un sopracciglio. “I tuoi debiti?”
Burt annuì, apparendo nel complesso troppo compiaciuto di sé. “L’ultima volta che ero a casa, mi sembra di ricordare di aver fatto una piccola scommessa riguardo ad un certo nuovo ragazzo a New York. Che ora è roba vecchia.”
Il cuore di Blaine gli balzò allegramente nel petto, ma lo compresse tutto d’un colpo. “Si sono lasciati?”
“Mmhmm. Kurt non tel’ha detto?”
“Io, uh – penso di non avergli parlato molto ultimamente. Solo qualche messaggio,” ammise. “Ho sentito Tina parlargli al telefono un paio di giorni fa, e ho pensato forse… ma non ero sicuro.”
“Beh, stanne certo. Sembra che Kurt stia avendo un piccolo cambiamento interiore… a partire dalle scorse settimane?” Burt diede a Blaine un’occhiata penetrante, e Blaine si contorse, pensando al matrimonio del signor Schuester – a un lento ballo e una lite e un miracoloso bacio, prima che iniziasse. Ricordò Kurt che teneva di proposito le distanze da lui (di nuovo), e si domandò, non per la prima volta, quanto sapeva veramente Burt.
“Beh, prendila per com’è, ma non mel’ha detto,” disse Blaine, serrando la mascella non appena l’intuizione lo colpì: malgrado quanto successo il giorno di san Valentino, Kurt non aveva avuto nessuna buona ragione per mettere al corrente Blaine della sua nuova disponibilità. Evidentemente, era stato solamente tutto uno sbaglio.
Burt lo stava ancora fissando. “Scommetto che lo sentirai prima che tu creda.”
“Oh, ci scommetti?” chiese Blaine, forzando una risatina.
“Doppia o niente?”
“L’ho sentito ieri,” fece notare Blaine. Era il terzo corto, frettoloso messaggio ricevuto dal matrimonio: Finn mi ha detto che hai avuto un assolo per le Regionali. Congratulazioni. Era solo servito a confondere di più Blaine. Voleva dire che Kurt non stava evitando di parlargli, ma non gli stava neanche parlando. O Almeno, non stava parlando con lui in modo diverso da come avrebbe fatto con Brittany o Artie.
Burt sbuffò. “Sai che intendo.”
Blaine lo sapeva, ma questa volta, non era per niente sicuro che Burt avesse ragione.
Inoltre, non era sicuro di volere che Burt avesse ragione. Logicamente, doveva ammettere che poteva essere il momento giusto per entrambi per andare avanti – ma nel profondo del suo cuore, sapeva che avrebbe sempre voluto sentire Kurt.
“Okay, okay. Beh, penso che forse Kurt e io potremmo ricominciare a parlarci di nuovo in estate, se proprio è a casa. Ma non ci sarà, quindi forse il prossimo anno? Quando sarò lì?”
Ridacchiando, Burt allungò la mano. “Rendi tutto così semplice, ragazzo.”
“Lo vedremo,” disse Blaine, stringendola fermamente.
“Quindi, ho sentito che presto ci sarà la tua audizione per la NYADA,” commentò Burt.
Blaine inalò un lungo respiro dal naso, il suo sorriso che si allargava ulteriormente. Era stato vicino al cancellare la sua audizione tutto insieme più di una volta da Gennaio. I suoi sogni di un futuro alla NYADA erano troppo ingarbugliati con i suoi sogni di un futuro con Kurt, e stava avendo un brutto periodo nel cercare di sciogliere i nodi per comprendere se fosse qualcosa che voleva per sé stesso. Alla fine, aveva deciso di tenere l’appuntamento, almeno nella speranza di lasciare le sue opzioni più aperte possibili. “Sì. La prossima settimana,” disse.
“Finn mi ha detto che canterai…I Pink Floyd?” chiese scettico Burt, squadrandolo.
Blaine sospirò. “No. Canterò una canzone chiamata Wish You Were Here. E’ in un musical del 1952 con lo stesso titolo. Non è la canzone dei Pink Floyd.” Non che fosse stato facile convincere Finn al riguardo. O Sam, che si era complimentato per la sua “scelta con le palle, bello.”
Burt rise. “Infatti mi sembrava…strano. Beh, in bocca al lupo. Sono sicuro che andrà benissimo.”
“Grazie,” disse Blaine con un sorriso sottile.
“Oh, hey, ecco Finn. Davvero, buona fortuna. Facci sapere come va!”
“Certo.”
Blaine digrignò i denti. Se la sua scelta era di riuscire o deludere Burt e Carole, doveva riuscire.
 
* * *
 
Il pomeriggio dopo la sua audizione, Blaine si ritrovò stravaccato sul suo letto, a guardare il soffitto, il silenzio della casa vuota cosparso tutt’intorno a lui.
Niente era andato come aveva previsto.
Aveva iniziato la sua ricerca per una canzone con la quale andare all’audizione appena tornato dal suo Natale a New York , quando era sembrata improvvisamente la cosa più importante nel mondo trovare il pezzo perfetto.
Kurt non si era opposto all’idea di averlo lì, e aveva pensato che forse una volta arrivato…
Quando scoprì Wish You Were Here, fu preso immediatamente – avrebbe potuto cantarla in modo affascinante, come Something’s Coming ma con un tocco malinconico. Aveva iniziato a provare giusto dopo Capodanno, perfezionando ogni nuanche, facendo del suo meglio per infondere nelle parole un certo bramoso ottimismo (forse, forse, forse), e aveva arruolato Tina per aiutarlo nella pratica.
 
Scoprire che Kurt frequentava un altro aveva prosciugato il vento che teneva gonfie le sue vele, e aveva iniziato a smettere di provare con Tina, scusandosi dicendo che gli serviva del tempo extra per lavorare a un progetto di storia, cosa che non era del tutto una bugia. Aveva tutto ma ignorò l’audizione fin quando non fu a dieci giorni di distanza, e non c’era tempo di preparare nient’altro. Attraversando la canzone con Tina, lei si trovò costretta a dirgli che era piatta e priva di ispirazione. La provò finchè riuscì a fingere abbastanza bene da riconquistarsi l’entusiasmo della ragazza.
Poi aveva solcato la scena davanti a Carmen Thibideaux. Le cose erano iniziate bene, esattamente come da provate. Sapeva, però, che le sarebbe servito vederlo più che okay, e nel momento in cui si erano allentate le sue emozioni, la canzone aveva cominciato a sfuggirgli di mano, facendolo morire sul palco. Era troppo cruda, quasi oltrepassava il confine con la rabbia. Era tutto sbagliato. Aveva finito il numero ansimando, ritornando a sé esausto, con uno strano peso sul petto, senza nessun’altra scelta che quella di attendere la Thibideaux con un’espressione coraggiosa.
E tutto ciò che disse fu che sarebbe stato perfetto per un revival di Rodgers e Hammerstein. Blaine aveva cercato duramente di trovarci un complimento, ma era sicuro che volesse solo dire che era troppo vecchio-stile.
Quindi probabilmente non cel’avrebbe fatta, ecco cosa. Si sarebbe focalizzato su una delle sue scuole di rimpiazzo – la UCLA forse, o la Ohio State se qualsiasi altra cosa fosse andata male.
Il suo telefono suonò squillante, sospendendo i suoi pensieri. Allungò una mano per guardare lo schermo, e non ci fu niente che potesse controllare il ribelle balbettio del suo cuore quando vide chi stava chiamando.
Rispose. “…Kurt?”
“Ciao,” disse Kurt, esitante.
“Ciao.”
Blaine cercò qualcos’altro da dire ma trovò il vuoto. “Quindi, ehm…”
“C’era la tua audizione per la NYADA oggi,” sparò Kurt.
“Oh, sì. C’era. E’ stata…”
“E’ stata fantastica.”
Blaine sbattè le ciglia. “Come fai a…?”
“Oh.” La voce di Kurt si abbassò ancora. “Io…diciamo che ho chiesto a Tina di registrarla per me.”
“Oh,” echeggiò Blaine.
Un breve silenzio di fece strada fra di loro, rompendosi quando Kurt domandò: “Dicevi davvero?”
“Cosa?”
“Nella canzone.”
Il testo gli riecheggiò in testa: E le mattine non sembrano così nuove, nuovissime come lo erano con te, vorrei che fossi qui, vorrei che fossi qui, vorrei che fossi qui. “Sono sentimenti  che conosco da un paio di mesi,” disse attentamente, difendendo l’intera verità nel suo cuore.
“Sì.” Kurt fece una pausa. “Vale lo stesso per me.”
“Oh,” disse Blaine. “Sul serio?” voleva chiedere di più, magari chiedere a Kurt il perché, perché, perché di tutto questo, ma sentì la sua lingua come incollarsi al palato.
“Sì, sul serio,” disse Kurt, ancora a bassa voce ma con un’aria di non dovresti neanche chiederlo e Blaine sentì qualcosa snodarsi dentro di lui. “Quindi,” continuò Kurt, e d’un tratto la sua voce suonò come aveva sempre fatto, “Finn mi ha detto che c’è stata una bella zuffa al glee questa settimana? Proprio come ai vecchi tempi?”
 
Blaine rise. “Oddio. Penso che avesse il beat delle vecchie zuffe.”
“Difficile a credersi, specialmente da quando Santana vive qua.”
Con una risata vera, Blaine si posizionò sul cuscino per stare più comodo. Sentì una repentina ondata di sollievo, come se un sasso si fosse tuffato in delle acque fresche e rigeneranti. “Beh, niente sarebbe successo se Kitty non avesse – no, questo lo sai, è iniziato tutto prima. E’ una lunga storia.”
“Ho tempo.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Regionali ***


Buondì, lettori! Questo capitolo è un’esplosione di tenerezza, leggete e capirete :3 colgo l’occasione per ringraziare nuovamente le persone che stanno seguendo la storia e anche chi la segue in silenzio. Vi invierò una fetta di torta virtuale (glassata per chi recensisce :D) xx
- Bì
 
#3
 
Tempo di Regionali, e Kurt c’era.
Non proprio lì, nella stanza del coro dove erano tutti intenti a prepararsi per una competizione burrascosa, ma Finn li aveva salutati con il felice annuncio che Kurt era in auditorium, tornato da New York per una sorpresa. Tutto ciò avviò un emozionato mormorio nel gruppo e la prima vera fitta di nervosismo lungo lo stomaco di Blaine. Dalla telefonata dopo la sua audizione, avevano parlato in diverse occasioni, e tre volte, per tutta la notte. Era una cosa familiare e nuova allo stesso tempo, delicata nella presa di Blaine come le ali di una falena o del vetro soffiato. Si sentiva come se fosse ancora in tempo per dire qualcosa di sbagliato abbastanza da distruggere di nuovo tutto. Probabilmente sarebbe potuto accadere.
 
Appena ne ebbe la possibilità, Blaine corse nel corridoio, tentando di trovare un posto per dei lunghi respiri lontano dai rumori confusionari prodotti dai compagni di squadra. Non è che non volesse vedere Kurt (solo Dio sapeva quanto volesse), ma la mancanza di un avviso anticipato lo rese ansioso proprio quando i suoi compagni volevano che fosse al top del suo potenziale. Arrivò alla fine del corridoio, perlopiù deserto dato che la gara era iniziata, e girò l’angolo, verso i bagni.
Blaine provò a calmarsi con qualche sorso d’acqua dalla fontanella e ritornò nell’atrio appoggiandosi contro gli armadietti. Dimenticalo per adesso, si disse. Potrai curartene quando avrai finito di cantare. Contano tutti su di te.
Era così preso dal suo discorso di preparazione a sé stesso che udì appena una porta aprirsi diversi metri più in là, alzando il capo quando qualcuno chiamò il suo nome.
Quando vide Burt Hummel emergere dalla sala degli uomini, tutto il lavoro degli ultimi minuti andò perduto.
“Ciao,” disse, drizzandosi cortesemente.
“Stai meditando o cosa?” chiese Burt, avvicinandosi un po’.
“Sto solo… mi sto preparando per andare là fuori. Ho un assolo, quindi volevo chiarirmi un attimo le idee.”
“Ho sentito. Congratulazioni, ragazzo. Andrai alla grande.”
Blaine chinò leggermente la testa, sentendosi confortato dalle lusinghe nonostante tutto quello che stava passando. “Grazie.”
“Sai che Kurt è qui?”
“Sì,” disse Blaine, continuando a tenere bassa la testa. “Finn ha menzionato che è venuto per vederci.”
Burt ridacchiò. “Intendi, per vederti.”
“Vedermi?” chiese Blaine, cercando il volto di Burt.
“Sì. E’ qui per vederti.”
“L’ha detto lui?”
“No,” disse Burt facendo spallucce, “ma non importa. Gli piace anche tutto il resto del gruppo, certo, ma non verrebbe da New York solo per questo. Infatti, ci scommetterei.”
 
Blaine inspirò con forza. “Ti ho dato venti dollari appena un paio di giorni fa.”
“Te li ridarò, se hai voglia di rimetterceli.”
Prima che Blaine potesse dire altro, Tina apparve da dietro l’angolo, quasi collidendo con il padre di Kurt nella fretta. “Oh, salve, signor Hummel! Grazie di essere venuto. Blaine, ci servi. Ci esibiamo fra cinque minuti.”
“Arrivo,” disse, allontanandosi dal muro. Lanciò un sorriso trattenuto a Burt. “Ti vedrò là fuori.”
“Auguri, ragazzo.”
 
* * *
 
Il caos regnava nell’aula canto dopo che la loro vittoria fu annunciata, ma Blaine lasciò che scivolasse nello sfondo quando Kurt apparve alla porta. Cercò Blaine con lo sguardo come prima cosa, ma fu circondato altrettanto velocemente da Brittany, Sam, Artie, e Sugar, e anche membri del coro che lo conoscevano appena. Blaine provò ad approcciare, ma si ritrovò in fondo alla folla mentre Kurt offriva brevi abbracci e parole per congratularsi a tutte le persone fra di loro.
Poi, finalmente, furono faccia a faccia. “Ciao,” fece Blaine, assicurando i suoi occhi a Kurt.
“Ciao,” rispose Kurt, scrutandolo di rimando. “Congratulazioni.”
Blaine sentì un angolo della sua bocca stirarsi. “Grazie.”
Kurt interruppe l’idillio per primo, dando un’occhiata agli altri, che, sebbene fossero adesso occupati in altre faccende, erano ancora vicino e terribilmente silenziosi. “Posso parlarti? Um, da qualche altra parte?”
“Certo,” disse Blaine. “Seguimi.”
Portò Kurt nella stessa sezione deserta dell’atrio dove si era ritrovata precedentemente con Burt. Si fermarono imbarazzati, dopo diversi metri di armadietti e piastrelle.
Kurt ruppe il silenzio. “Complimenti. Di nuovo. Sei stato magico,” disse con calma. Sembrava diverso. O forse, pensò Blaine, era esattamente lo stesso di com’era prima, le sue spalle rilassate e il suo viso addolcito.
Blaine gli accennò un sorriso. “Grazie. E’ fantastico come un gruppo possa unirsi avendo qualche giorno e poco più per preparsi.”
Lo sguardo di Kurt era fermo. “Sono stati bravi anche loro. Ma io parlavo di te.”
“Kurt…” tagliò corto Blaine, sentendo già un groppo in gola.
“Blaine.” Disse Kurt, i suoi occhi luccicanti sotto le luci fluorescenti. “qualcuno una volta mi ha detto…che c’è un momento…” il cuore di Blaine iniziò a balzargli in gola appena Kurt avanzò tremante di un passo. “Io non l’ho avuto.”
Velocemente come pensava di aver preso il volo, Blaine crollò, il suo corpo che iniziava a gelarsi.
Non sfuggì all’attenzione di Kurt. “No, Blaine. Ho avuto…milioni di piccoli momenti. Per tre anni ormai. Anche ora. Anche…anche prima.”
Blaine lasciò andare piano un respiro, che portò nuovamente il nome di Kurt con sé.
Si avvicinò.
“Come la settimana scorsa, sapevi esattamente cosa dire quando ebbi quell’orribile audizione. E tutto ciò che volevo fare quando finì era parlarti, perché sapevo che lo avresti saputo. Tu mi conosci.” Kurt fece un altro passo, era abbastanza vicino da toccarlo, ma non si allungò. “Ti amo.”
“Ti amo anch’io.” La voce di Blaine era silenziosa, ma forte. “Non ho mai smesso.”
“Nemmeno io. E credimi, ci ho provato.” Le labbra di Kurt si incurvarono in un ironico sorriso, ma Blaine strinse le sue guardando in basso. “Blaine,” disse Kurt. “Non ho mai smesso.” Alzò una mano come se stesse cercando di toccare il braccio di Blaine, ma la lasciò cadere, e Blaine seguì il movimento con gli occhi.
“Voglio ricominciare da capo” fece Kurt nel teso silenzio. “Voglio provare ancora. Ora, o in autunno, o … quando sarai pronto. Voglio altri milioni di momenti. Con te.” Deglutì. “A patto che sia ciò che vuoi anche tu! Se hai deciso di andare a scuola da qualche altra parte. Non voglio dare per scontato che…”
Blaine allora avanzò ulteriormente, accarezzando leggermente con le sue dita la pelle liscia della mano di Kurt. “Kurt.”
“Sì?” L’esitazione nella voce di Kurt era inconfondibile.
“Se entro alla NYADA, ci andrò. Ma non per te,” disse Blaine, trattenendo lo sguardo di Kurt, pregandolo con i suoi occhi di capire. “Voglio che sia per me. E…per noi. Perché se vuoi tutto questo…anche io lo voglio. Voglio provare di nuovo. E lo so che non ci sono garanzie, ma se abbiamo la possibilità, non voglio fermarmi a un milione di momenti,” terminò con un sorriso commosso.
Kurt lo osservò per un momento, i suoi occhi lucidi, e poi disse, “Questo era il primo.” e afferrò Blaine per portarlo a sé.
Si scontrarono con forza, e Kurt avvolse le sue braccia saldamente attorno alla schiena di Blaine. Blaine riuscì a portare uno dei suoi attorno a Kurt stringendo la sua camicia con la mano nel mezzo. Nascose il suo viso nel collo di Kurt, inalando deboli, profumatissimi respiri. “Questo era il secondo” sussurrò contro la clavicola di Kurt, mentre lui lo rispingeva indietro.
Ma non lontano. Solo lontano abbastanza da poter portare le sue mani lungo la mascella di Blaine, per accarezzare dolcemente con il pollice la sua guancia inumidita. “Numero tre?” chiese piano, la sua faccia bagnata e piena di speranza.
“Numero tre.” echeggiò Blaine, ma la seconda parola riuscì a malapena a venir fuori quando le labbra di Kurt si poggiarono sulle sue, non proprio al posto giusto all’inizio, come se avessero dimenticato dove si trovasse, ma in modo perfetto come avevano sempre fatto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Extra-long dorm sheets ***



Salve scommettitori! Mi dispiace che questo “capitolo” sia così corto ma, hey, incolpate l’autrice :)) e state sereni, che il prossimo è di 1618 parole. xx
- Birdie
 
 
#4
 
“Blaine? Pensavo fossi tu.”
Blaine rimise a posto sullo scaffale il pacchetto che stava esaminando e si girò per guardare Burt venire verso di lui in fondo al corridoio di Sheets ‘N Things.
“Hey! Per favore non dire a Kurt che stavo guardando delle lenzuola di così bassa qualità.” supplicò, scherzando solo per metà. “Sono sicuro che direbbe che sono terribili per la mia pelle, o qualcosa del genere. Non c’è molta selezione con le lenzuola da dormitorio.”
“Lenzuola da dormitorio?” chiese Burt, apparendo confuso.
“Sì,” disse Blaine assente, ritornando ad analizzare lo scaffale. “Penso che sia una cospirazione, personalmente. Perché i letti dei dormitori non posso avere materassi di dimensioni normali? A meno che non vogliano spremere più soldi dalla gente facendogli comprare lenzuola stralunghe.”
“Pensi che andrai a vivere nei dormitori?”
Blaine prese un altro set di lenzuola girandolo per guardare l’etichetta. “Ovvio. Non ho ancora inviato la mia applicazione per l’alloggio, ma non so perché non me lo permetterebbero.”
“Non starai al loft?”
Blaine fissò l’espressione perplessa di Burt. “Oh. Um. Kurt e io non ne abbiamo proprio parlato, forse è ancora troppo presto, e non voglio farlo sentire costretto ad avermi lì. Quindi, magari il prossimo anno? Se le cose andranno ancora bene, sì. O magari mi faranno sloggiare alla fine del semestre.”
Burt borbottò qualcosa, sembrando poco impressionato.
“Tu…pensi che io finirò per vivere nel loft in autunno.” previde Blaine.
“Penso che sia meglio che rimetti quelle lenzuola al loro posto per il momento. Puoi sempre comprarle dopo. Hai tutta l’estate davanti.”
Blaine guardò giù verso la scatola nelle sue mani e poi di nuovo su. “Kurt ha detto qualcosa riguardo a me, sul farmi vivere lì?”
“Nah. Non con così tante parole. E’ solo un’impressione.”
“Stai dicendo che tu…scommetti che mi trasferirò al loft in autunno?”
Burt fece spallucce. “Non volevo scommettere, ma lo farei.”
Blaine ripose lentamente il pacco di lenzuola sulla mensola. “Bene. Ed io scommetto che vivrò nei dormitori, per il prossimo anno.”
“Ci sto.”
 
* * *
 
Tre settimane dopo, ricevette un voluminoso involucro nella posta da Kurt, che ci aveva scarabocchiato DA NON APRIRE FINCHE’ NON SIAMO SU SKYPE dietro.
Più tardi quella notte, scartò un infagottato pezzo di tessuto contenente una lucente chiave argentata all’interno, spiando il nervoso sorriso di Kurt sullo schermo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sorprese ***


#5
 
Blaine riusciva a sentire gli occhi di Kurt su di lui mentre osservava ciecamente fuori dalla piccola finestra dell’aereo arrotolando ripetutamente la coda della cintura del sedile in una stretta bobina. “Stai bene?” domandò alla fine Kurt. “Non sei mai stato un viaggiatore nervoso.”
“Sto bene” disse Blaine, distendendo la striscia di tessuto e forzando le sue mani a stare ferme.
“Sei pallido. Soffri il mal d’aria?”
Blaine rise. Il volo stava andando liscio come l’olio. Era come se fossero seduti sull’asfalto. “No, tutto bene. Davvero. E’ solo che non vedo l’ora di essere a casa, penso. Magari leggo un po’.” Se non avesse messo qualcosa fra le mani avrebbe ricominciato ad agitarsi, quindi prese e aprì la rivista dell’agenzia dal taschino del sedile.
“Posso prendere il bagaglio se vuoi il tuo libro” propose Kurt, facendo per alzarsi.
 “No, grazie. E’ apposto anche così.” voltò la pagina guardando in modo assente la mappa delle linee di volo che si spiralizzavano per il globo.
“Okay” disse Kurt dubbioso. Allungò il braccio per stringere velocemente la gamba di Blaine, tornando poi alla sua rivista. Blaine non si perse la più minima occhiata apprensiva che Kurt gli rivolse il resto del volo.
 
* * *
 
Pianificare ti tornare a casa per Natale quell’anno fece sentire Blaine più adulto che lasciarla per l’estate. Sospettava che fosse perché avrebbe passato i primi giorni – fino a quando non se ne sarebbero andati il pomeriggio di Natale per andare a casa degli Anderson e assistere al loro annuale show della bizzarria – a casa di Kurt. Gli apparve strano che stare in un posto nel quale era sempre stato a suo agio per anni sembrasse più adulto e serio che vivere insieme per mesi a New York City. Forse era il fatto che gli era permesso stare nella stessa stanza con Kurt senza troppe domande o sopracciglia corrugate.
Forse era il discorso che aveva pensato di fare con il padre di Kurt.
Blaine riuscì a progettarlo durante la cena dopo il loro arrivo senza destare sospetti. Persino Kurt sembrava pensare che stesse tornando normale, anche se mangiava un po’ meno di quanto avrebbe fatto altri giorni. Scoprì che era difficile mandar giù molto cibo accanto alla dolorosa preoccupazione nel suo stomaco che risuonava come Burt che diceva cose come non sei un po’ giovane? O, peggio, non sono certo che sia una buona idea, ragazzo – credo che Kurt voglia che tu aspetti ancora un po’.
Blaine sapeva che la cosa l’avrebbe infastidito a lungo finchè non se ne fosse liberato, quindi arrivò alla conclusione che dovevano fare quel discorso il prima possibile.
L’opportunità si presentò da sola poco dopo finito di mangiare. Finn si scusò velocemente, e Blaine era così sollevato che non si ricordava neanche se stesse per andare a casa di Puck a giocare ai videogames o ad un appuntamento. Kurt e Carole trascinarono Blaine fuori dalla cucina nonostante le sue multiple offerte per aiutare a pulire, e si ritrovò da solo in salotto con Burt, che si stava sistemando sulla poltrona. “Guarda qua,” disse allegramente. “Rudolph è tornato!”
Blaine prese posto sul divano, sorridendo a sé stesso mentre il volume della musica di Natale che stava suonando nell’altra stanza si alzava e Kurt e Carole iniziavano a cantare.
Il salotto era caldo e illuminato dal bagliore delle lucine che decoravano l’albero in un angolo, e tutti erano soddisfatti, contenti e felici. Non poteva esserci atmosfera più ideale. Blaine inspirò profondamente. Poi lasciò andare il respiro, prendendone uno nuovo. Davvero non si aspettava che tutto ciò potesse essere così snervante.
“Posso…parlarti di una cosa?” guaì alla fine.
“Certo,” disse Burt, dandogli un’occhiata. “Che succede?”
Eccolo. Il momento esatto in cui poteva aprire bocca e dire le parole che aveva faticosamente preparato durante le ultime settimane, quando scoprire di essere a suo agio a vivere con Kurt lo aveva reso più sicuro di quando già non fosse.
Invece, balbettò “voglio sposare Kurt.” Il suo cuore che batteva così pesantemente che aveva paura gli volasse via dal petto.
Burt chiuse e riaprì gli occhi. La sua faccia assunse un’espressione consapevole, ma disse solamente: “E’ stato ovvio sin da quando eravate al liceo. Dimmi qualcosa che non so.”
Okay. Aveva una seconda possibilità per il dialogo. Blaine inalò un'altra boccata d’aria fortificatrice. “A Capodanno voglio chiedergli di sposarmi”.
Beh, non era questo quello che intendeva, ma almeno si stava avvicinando al punto.
Burt non aveva ancora risposto, quando Blaine ricominciò a parlare, un delirio confuso di parole, niente che avesse previsto. “Potrebbe essere troppo presto. E non dobbiamo subito sposarci. Potremmo aspettare un paio d’anni. Solo che – ne sono davvero sicuro. Non sono mai stato più sicuro di nessun’altra cosa, e …”
“E pensi che ti serva il mio permesso per chiederlo?” interruppe Burt. Sembrò una sfida, e in qualche modo diede coraggio a Blaine.
“No” rispose, fissando Burt. “Ma mi piacerebbe avere la tua benedizione.”
Burt annuì, guardandolo in modo critico per un momento prima che i suoi lineamenti si ammorbidissero in un sorriso. Blaine fu sorpreso di notare che gli occhi di Burt iniziavano a lacrimare, e per tutta risposta anche i suoi li imitarono.
“Cel’hai dalle superiori.” disse Burt. “Benvenuto nella mia famiglia, ragazzo. E’ ufficiale.”
Blaine tornò a respirare in un momento. “Grazie” tirò fuori. “Grazie mille…ma non è ufficiale finchè non dice sì.”
Burt lo guardò sospettoso. “E’ uno scherzo?”
“No?”
“Non essere ridicolo. E’ ovvio che dirà sì.”
“Vuoi scommettere?” domandò Blaine, sogghignando sebbene non stesse affatto scherzando. Sembrava che Burt avesse sempre ragione, e l’aveva rassicurato in tutti i sensi, perché era sicuro che la voce della preoccupazione nella sua testa stesse cominciando a risuonare come la voce di Kurt che diceva E’ troppo presto.
Burt roteò gli occhi. “No. Non li prendo questi soldi.”
“Sei sicuro?”
“Senti, dimmi un po’: scommetto che Kurt ovviamente dirà sì, ma troverà il modo di sorprenderti quando lo farà.”
Blaine dovette ridere. “Kurt riesce sempre a sorprendermi, ma ci sto.”
 
* * *
 
La sorpresa era stata sottovalutata in modo madornale. Era la vigilia di Natale, non Capodanno, quando Kurt si abbassò trovando un regalo che Blaine avrebbe aperto prima, e poi si voltò. Ancora su un ginocchio.
Blaine sospettò più tardi che Burt avesse anticipato il risultato della scommessa, ma tra abbracci e urli e lacrime che seguirono il suo tremante , vide che il padre di Kurt era scioccato quanto lui. (Avevo paura che parlandone mi avrebbe allontanato dall’idea, quindi non ho detto niente, ammise dopo Kurt.) Alla fine, non gli sarebbe dispiaciuto se Burt l’avesse fatto.
E quando Blaine fece la sua di proposta, a New York City, mentre l’orologio ticchettava lungo il countdown, era certo di poter giurare che a Kurt non dispiacesse fidanzarsi per la seconda volta.
 
#6
 
“Paga, Hummel-Anderson.”
Blaine fece una smorfia – la smorfia tagliatilafacciaametà che avrebbe dovuto imparare a controllare, perché le persone avrebbero pensato che aveva qualche problema se era quella la reazione prodotta al suono del suo stesso nome – e vide Burt, che si era buttato nella sedia accanto al tavolo dove Blaine aveva deciso di fare una pausa dopo aver ballato. “Perché dovrei? Ho palesemente vinto.”
Burt gli lanciò un’occhiata impassibile. “Non dirmi che comincerai a mentirmi ora che siamo una famiglia. Stava frignando durante i voti.”
“Beh,” disse Blaine “le condizione della scommessa – che tu stesso hai creato – stabilivano chiaramente che Kurt non cel’avrebbe fatta a non piangere durante i suoi voti. Ha solo pianto durante i miei, e poi si è ricomposto in modo ammirevole per i suoi.”
“E ha ricominciato proprio al momento di finire di dirli. Ti stai solo arrampicando sugli specchi.”
“Mai!” protestò Blaine, ridendo. “Tu hai detto – e cito – scommetto che non ce la farà a dirà i suoi voti senza piangere. Sto soltanto sottolineando che non è stata versata neanche una lacrima nel momento di dirli.”
“Penso che la stai rigirando come vuoi, visto che stava piangendo prima e dopo. Mi stai dicendo che sei assolutamente sicuro che non sia accaduto niente nel mentre? Non pensi di essere stato un tantino preoccupato?”
Sempre sorridendo, Blaine si voltò verso la pista da ballo, incrociando Kurt presso il centro che ballava con Rachel, le loro facce melodrammatiche mentre canticchiavano sottovoce fra loro. “Forse” ammise.
“Quindi paga!” pretese Burt giovialmente.
Blaine tornò a guardarlo. “Neanche per sogno!” disse. “E’ una zona d’ombra. Forse dovremmo solamente accordarci sull’annullare.”
Burt portò lo sguardo al cielo. “Credo proprio di sì se non hai intenzione di ammettere che hai perso.”
“No.” Disse Blaine, il suo sguardo di nuovo rivolto alla folla degli invitati. Nonostante fosse stato testimone dell’intero processo, non aveva idea di come Kurt avesse potuto mettere assieme qualcosa di così vicino al matrimonio dei loro sogni, così in fretta. Poteva quasi sentire la sua voce: Per favore, Blaine, dimentichi che ho progettato il matrimonio di mio padre e Carole in una questione di giorni. Inoltre, ho sognato questo momento la mia intera vita. Si trattava solo di farlo diventare realtà.
Era stato prima del previsto, certo, ma dopo la nuova di Burt, Kurt aveva insistito che il matrimonio si svolgesse prima della fine dell’anno. Un elevato test del PSA non vuol dire che morirò, aveva detto Burt. Mi testeranno di nuovo tra tre mesi, e se i risultati sono gli stessi, inizierò il trattamento. Kurt non aveva ceduto.
Blaine guardò Kurt abbassare Rachel in un casquè dal quale riemerse con una risatina. Kurt le sorrise prima di fondere il suo sguardo con quello di Blaine, cercandolo con gli occhi dietro la schiena dell’amica, lasciando che il legame divenisse tenero e riscaldante. “Non lo so” continuò Blaine. “Penso di averla vinta questa.”
“Anche io, figliolo.” disse Burt, dandogli una leggera pacca sulla spalla. “Anche io.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1481454