A Rejected Keyblade

di Kia Lao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hidden Shadows and their Sticks [Prologo] ***
Capitolo 2: *** Do NOT enter the Mansion ***
Capitolo 3: *** The blue Monster ***
Capitolo 4: *** The final Key ***



Capitolo 1
*** Hidden Shadows and their Sticks [Prologo] ***


Il tutto cominciò in una data anomala per gli umani di quel mondo, una data in cui si diceva che il mondo sarebbe finito. Come se Kia desse peso a qualche interpretazione fantasiosa su una civiltà di un continente estinto. Del resto, più volte si erano sentite notizie simili, tutte rivelate balle, ma tutte con un proprio giro di speculazioni. Certi santoni non aspettavano altro che un "rinnovo" per la data dell' Apocalisse per poter attrarre a se altri stolti dalle tasche tintinnanti di monetine. Sembrava quasi che l' umanità quasi ci prendesse gusto a fissare una data di fine causata da eventi sovrannaturali o, comunque, altamente improbabili seppur naturali. Tutto ciò lo stizzava e così facendo motivava la sua persona ad allontanarsi dalle trasmissioni televisive "giornalistiche" e di "informazione" e ad avvicinarsi sempre di più ad un mondo tutto suo che, in realtà, era soltanto un mero sinonimo della Rete. Dopotutto era un mondo sotto molti punti di vista più pratico e di certo meno ipocrita.

Era su uno dei più comuni Social Network quando Kia venne a sapere di una rimpatriata dei suoi vecchi colleghi, non di scuola, ma bensì di lavoro, come lui ostentava nel chiamarlo sebbene nella realtà si traducesse come un hobby ben lontano dal mondo lavorativo. "Oh, rabbia." Pensò parodiando un orsetto smielato che detestava della tv. Anche i suoi colleghi stavano programmando qualcosa per quella fatidica data e stavano contattando il "Boss"... cioè lui. Sarebbero stati persi senza di lui, ed in fondo era la pura verità, anche se quell' appellativo non gli faceva né caldo né freddo. Volevano coinvolgerlo in un qualcosa di socialmente attivo, qualcosa come una rimpatria davanti alla stazione della sua città, tanto per scaramanzia verso quel "nuovo" Apocalisse che avrebbero vissuto di li a poco. Lui repelleva questo genere di eventi, ma fù costretto dai suoi componenti più vicini a lui. Erano anche i suoi migliori amici, ma sapeva che sarebbero stati capaci di rompergli l' anima fino all' età della pensione se avessero voluto. Loro gli servivano ancora, quindi giurò di partecipare. Loro, soddisfatti della parola del "Boss", ritornarono alla discussione in cui stavamo partecipando prima, e anche nel mentre.
Fra i "traditori" che lo avevano costretto spiccava Rela, una sua amica. Solo amica? Si, solo amica. Forse poteva anche concederle un titolo di "Confidente" ma nulla di più. Era una sua amica d' infanzia, l' unica che sembrava sopportarlo senza fatica e la cosa era reciproca.

Nonstante detestasse altamente questo genere di cose, aveva promesso e si recò alla Stazione come da programma. Il piazzale era vuoto, nemmeno un' anima lo occupava, nemmeno il vento sembrava spirare. Inquetante se non fosse per il fatto che era del tutto normale a quell' ora della notte. Aspettò, aspettò e aspettò. Nessuno si degnava di arrivare. Nemmeno i suoi colleghi. Neppure uno sconosciuto. Deludente come cosa, gli avevano tirato pacco proprio in una cosa in cui erano stati loro ad insistere. Gli avrebbe fatto una bella lavata di capo a quelli. Arrivò la mezzanotte e, come prevedibile, nulla accadde, nessun Armageddon, nessun Giudizio Universale, nessun meteorite perforava la nostra Stratosfera. Mica ci si poteva aspettare altro, no?
Voleva andarsene da lì. Aveva perso la sera in quel luogo e oltretutto, cosa oltremodo riprovevole, il suo Mp3 si era scaricatò poco prima della Mezzanotte. Provò ad aspettare ancora e l' unica cosa che ci ricavò fù vedere la nebbia estendersi sulla Stazione e sulla città. Era stato un processo così lento e così snervante che non notò nemmeno che i minuti passati erano pochissimi. Un tempo record per la nebbia, di solito ci metteva molto più tempo e il processo era più graduale quando si posava sulle strade.

Qualcosa, però, lo inquetava. La nebbia sembrava diversa, ma non sapeva spiegarsi il perchè.
E dulcis in fundo la temperatura si stava abbassando, intorpidendolo come non mai. Kia indossò una felpa in più che si era portato dietro. Nonostante la fredda atmosfera i suoi nervi si stavano lacerando a poco a poco.
Era davvero stressante il mondo senza la musica di sottofondo.


Si fecero le 3 di mattino e la notte sembrava solo più scura, impallidita dalla nebbia che ancora si ostinava a celare la vista degli oggetti lontani. In quella notte, sembrava particolarmente fitta e radente al suolo, come se qualcosa di immateriale stesse evaporando. La stanchezza e il sonno cominciavano a farsi sentire, per non parlare della rabbia montante che andava ad accumularsi dentro di lui per quella riunione fallita.
Comincia ad essere tardi. Mormorò, raccogliendo verso il ventre le gambe, mentre era seduto su un appoggio di cemento freddo come il ghiaccio. Meglio andare, altrimenti mi dovranno amputare il sedere. Effetivamente aveva perso un po' di sensibilità in quella parte del corpo. Dopotutto era rimasto seduto per le ultime quattro ore a fissare l' ambiente circostante. Si alzò, stufo di quel cielo blu. Sentiva che stare ancora li era solo una beffa per il suo orgoglio e si decise ad alzare i tacchi.

Proprio in quel momento udì un urlo, proveniente dall' interno della stazione. Tempismo perfetto. pensò un momentaneamente paralizzato Kia. Era incuriosito da quella cosa e quindi andò dentro all' edificio. Sapeva che quasi certamente era una cosa rischiosa, stupida e potenzialmente mortale, ma aveva bisogno di un po' di adrenalina per far tornare in fuzione quei suoi muscoli indolenziti. Ma chi sarà la dentro? A quest'ora poi... Tutta questa fretta e molto altro ancora, però, gli impedirono di notare un dettaglio : un' ombra dietro di lui.

Appena entrò sentì un tanfo orribile, quello che in molti film avrebbero chiamato "puzza di morte". L' intero atrio della stazione ferroviaria era sporco di rosso e ricoperto di cadaveri, alcuni massacrati in modo brutale e animalesco con ferite sanguinante ovunque. Nessuno stava dando un segno di vita, nessuno era svenuto o ancora vivo. Erano... morti. Ovviamente tutta la strage sembrava amplificata nella testa del ragazzo che faticava a collegare i volti delle persone a quelle che conosceva o che aveva solo visto di sfuggita. C'erano anche degli sconosciuti, anzi, erano il maggior numero. Tutto ciò era molto scioccante.
Notò solo dopo la presenza anche di Rela, viva. Era rannicchiata in un angolino, sporca di sangue sui vestiti e sull' intero corpo, ma non sembrava, apparentemente, ferita. Il suo sguardo vagava scosso dall' entrata all' uscita dello stanzone, come se il colpevole dovesse ritornare da un momento all' altro. Lui, dal canto suo, andò subito da lei, incurante del fatto che il sangue poteva farlo scivolare sul terreno meno freddo del cemento all' esterno.


Ma qualcos'altro in lei scattò e fissava con gli occhi spalancati nella direzione di Kia, gemendo terrorizzata e indicando con il dito la porta da dove era entrato. Era a metà strada da Rela, ma si bloccò al suono della sua voce. Così innaturale e così rassomigliante all' urlo che aveva già sentito in precedenza. Sapeva di aver fatto una stupidaggine a correre subito da lei. Furono proprio questi pensieri a farlo temporeggiare per un momento, ma si decise a voltarsi, capendo che la reazione era per qualcos'altro. Infatti, il ragazzo non aveva notato dei tonfi appartenenti ad una figura non definita, avvolta nella nebbia che era parzialmente entrata anche nell' atrio. Era una cosa agghiacciante, mostruosa, degna del più realistico film horror mai prodotto. Avrebbe tanto voluto che fosse solamente un incubo atroce. Ma la cosa continuava ad avanzare, respirando pesantemente di tanto in tanto, concretizzando ancora di più il suo terrore. I suoi movimenti erano snervantemente lenti, quasi volesse prendersi gioco della sua incapacità di reagire. Il cervello, poi, non sembrava voler collaborare, troppo occupato a incepparsi che ad elaborare un piano per la fuga o, come minimo, un comando per far muovere le gambe. Dannazione! Non è proprio il momento adatto per farsi prendere dal panico! Richiamò a se tutti i nervi saldi e il sangue freddo che era capace di ottenere dal suo corpo e agì d' istinto, in barba a un' utopistica ed elaborata azione evasiva.

Corse verso Rela e le prese la mano, facendola alzare a forza. Si diresse verso l' uscita, ma invece di ritornare all' aperto si diresse verso i binari, dove ogni santo giorno vedeva le stesse persone. Lungo il percorso notò altre persone morte nello stesso, atroce, modo. Dissanguamento da ferite. Non aveva la minima intenzione di analizzare meglio le ferite che percorrevano i corpi da lungo in largo, perchè doveva prendere il treno.
Difatti esisteva un treno abbandonato sul lato Est della Ferrovia, non molto distante da quel luogo. Nessuno ci andava mai, era più ruggine che ferro. Ma lui lo aveva visitato spesso insieme ai suoi colleghi. Era un luogo molto appartato, silenzioso e con molto spazio per sedersi. Il posto ideale per fuggire dal caos cittadino. La corsa lo stremava, dopotutto odiava con tutto se stesso la corsa e non eccelleva in questo. Ma la sua mente vagava, impedendogli di conservare al meglio il fiato e le energie. Che è successo? Chi è stato a fare il massacro? Di certo no quella... cosa. Era venuta da fuori, l' avrei vista. Tuttavia, al rigor di logica, avrebbe dovuto vedere anche tutte quelle persone entrare nella Stazione, no? E' pazzia. Ma ora dobbiamo preoccuparci di metterci al sicuro! Fortunatamente la loro carrozza preferita era ancora li, non si era sbagliato sull' ubicazione.
Aspettarono li, con l' ansia che li dominava e ancora con il fiatone tentando di ricollegare i frammenti di ricordo che corrispondevano agli eventi di quella serata. Arrivò la luce della mattina, ma la nebbia non si decideva ad alzarsi. Fortunatamente la cosa non si era fatta più vedere, che l' avessero seminata?

Chiese, poi, alla ragazza cosa era successo, forse troppo insistivamente, ma lei era troppo scioccato per poter ragionare utilmente. Non può andare così... Non può assolutamente finire così! le disse, cercando di farle coraggio. Poi aggiunse a denti stretti : Non mi va di fare la fine del topo. Di certo non potevano passare chissà quanto tempo nascosti li. Ma chi gli assicurava che avrebbe trovato aiuto? Il buon senso?
No, quello gli suggeriva che se c'era qualcosa in grado di compiere quella strage senza nemmeno far urlare le vittime voleva dire che era qualcosa di sovrannaturale... o qualcosa di fottutamente ben pianificato. Poteva andare dalla polizia, ma chi ci dice che loro fossero vivi? O che fossero utili in qualche modo.
No, aveva solo una speranza : tornare a casa e cercare qualcosa di utile per andarsene da lì.

Si alzò di scatto e Rela lo fissò con uno sguardo perplesso. Io vado. Resta qui, non uscire per nessuna ragione al mondo... Rimani al sicuro. Per favore. le disse mentre fissava fuori il territorio annebbiato. Ma cosa lo avrebbe aiutato? Cosa mai, se avesse trovato qualcosa, avrebbe potuto salvarli da quella situazione?
Era agitato per il fatto di lasciare Rela da sola, quindi optò per una scorciatoia per andare a casa sua. C'era un cantiere in mezzo, ma non avrebbe avuto problemi a riguardo.

Anche la zona di costruzione era deserta, non c'era anima viva, ma nemmeno un cadavere in compenso. In ogni caso la nebbia persisteva. Percorse tutto il terreno a perdifiato, ma ad un tratto inciampò su qualcosa e cadde sul terreno polveroso del cantiere. Si rialzò e guardò la causa della sua caduta : aveva una forma allungata e sottile, sembrava un ramo, ma era troppo cilindrico per esserlo. Lo raccolse da terra e scoprì che era solamente un bastone dentro una custodia. La confezione era pulita, ma l' "arma" sembrava rovinata. Si infilò la tracolla dell' arma improvvisata e continuò il suo tragitto. Arrivò al suo condominio e salì di corsa le scale che lo portavano al suo appartamento. Non sperava di trovarci i suoi, dopotutto erano in vacanza al mare per il resto della settimana. La cosa strana era l' assenza dei cadaveri nonostante le costanti macchie rosse presenti lungo tutti i pianerottoli e le scale. Anche alcuni muri presentavano imbrattamenti rossi che lui faticava a collegare al rosso del sangue umano.


Davanti alla porta gli batteva il cuore all' impazzata. La maniglia recava uno stampo rosso di alcune dita, ma l' ingresso non sembrava aver ricevuto alcuna manovra di scasso. Inserì le chiavi e girò, permettendo l' apertura della porta. Il rumore delle chiavi era pressochè lo stesso, ma l' atmosfera orribilmente quieta del palazzo lo amplificarono. La situazione davanti ai suoi occhi era disastrosa : i mobili erano stato buttati ai lati delle stanze ed erano danneggiati irreparabilmente, come se qualcuno in preda alla furia più cieca gli avessi presi e lanciati contro il muro. In quel momento lo stomaco gli brontolò, si ricordò solo allora delle provviste possibili di cibo. Purtroppo, tanto per sommarsi alla delusione già ottenuta, tutti il cibo era riversato sul pavimento davanti al frigorifero ed era ricoperto da una sostanza viscida simile ad una bava di qualche specie di lumaca. Che cosa disgustosa. Disse orripilato dallo "spettacolino" e dallo spreco.

Passò poi, casualmente, davanti alla sua camera e notò la porta spalancata e vide con la coda dell' occhio il suo computer portatile. Era acceso, stranamente. Eppure il ragazzo si ricordava di averlo spento prima della sera precedente. Lo schermo luminoso aveva una finestra aperta sulla posta elettronica collegata con il suo account. Tutto ciò è fin troppo strano. Mormorò, rivolto a se stesso.
C'era una mail non letta di un indirizzo sconosciuto. Meraviglioso, anche durante l' Apocalisse mi arriva dello Spam... Ma il contatto con il mondo telematico gli era mancato troppo e quindi aprì la mail, cercando di distrarsi un po' leggendo un banale messaggio pubblicitario ingannevole. Ma non si aspettava proprio di trovare quel testo :

"Sei un errore, stai attento.
Sei un errore, la chiave non ti apparterrà mai.
Il mistero doveva rimanere celato, il mistero passato.
Ma tu hai voluto sfidare inconsapevole del fatto che un errore si trascina altri errori con se...
In ogni caso sono state prese le dovute "precauzioni", non sperarne di uscirne sano.

Ps Corri a salvare la tua amichetta se ci tieni alla sua pellaccia.
Firmato Unknown
"

Tutto ciò era troppo strano, inquetante e misterioso per essere un errore.
Ma dopotutto era solo dello spam, probabilmente di un visionario che capitava a fagiolo... oppure no?
Tutto ciò lo metteva più in soggezione del normale e una morsa al cuore lo costrinse a ritornare di corsa al nascondiglio. Era solo per assicurarsi che lei stesse bene, che non fosse solamente una stupida e-mail di spam.
Ma... era troppo tardi. La ragazza era scomparsa quando lui ispezionò il vagone malandato. Era qualcosa di sconvolgente, terribilmente odioso il fatto di aver perso un amico da sotto il naso. La disperazione era tale che lo costrinse a vagare per la città, fino ad arrivare davanti alle porte, aperte, del museo mineralogico della città. Mineralogia, Petrografia, Paleontologia. Tre branche di una scienza assolutamente affascinante che lui valutava benissimo. Notò solo una volta dentro all' edificio che era calata la notte di nuovo. Il tempo passa proprio velocemente quando ci si diverte, eh? si chiese fra se e se, spingendo in fondo all' animo quell' impulso di urlare quella domanda nell' edificio del sapere.

Era già stanco... Sfinito oltre ogni dire. Perciò si addormetò in un corridoio, incurante dei possibili pericoli. 12 tocchi lo svegliarono. 12 rumori non molto familiari, ma il cui significato lo raccapricciava : era Mezzanotte.
Il suono lo svegliò di soprassalto, ma il suono che lo destò dal sonno definitivamente furono dei passi, troppo simili a dei tonfi per essere considerati umani. Tornato?
Silenzio. Solo il rumore dei passi provenienti da chissà dove. Kia impugnò il bastone e lo tolse dalla custodia di tessuto. Soppesò l' oggetto e lo tenne sulle spalle aspettando quella cosa. La mail aveva forse ragione? No, probabilmente. Dopotutto non si sarebbe lasciato "cancellare" così facilmente.

Poi... il Buio. Un vuoto assoluto nella sua memoria. Un buco di un tarlo dispettoso nella sua mente, forse per rimuovere degli orribili ricordi. Però... era vivo, no? Si svegliò in un letto sconosciuto. Rimuginando sugli eventi che aveva vissuto recentemente. Non posso stare fermo qui... Devo andare avanti!

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Capitolo 2
*** Do NOT enter the Mansion ***


A Rejected Keyblade [Ao Oni World]

Capitolo 1 : Do NOT enter the Mansion

Quel letto caldo, che fino a poco tempo prima lo accoglieva e lo invitava a dormire ancora, era ben lontano dai suoi pensieri, una volta sveglio del tutto.
Si trovava in una stanza completamente bianca senza particolari arredi. Apparentemente era di forma quadrata e il letto era di un legno bianco talmente pulito da quasi far male agli occhi dalla lucentezza.
Non c'erano porte e il pavimento era privo di rilievi che potessero indicare un passaggio come una botola. Il soffitto, poi, era troppo alto per poter essere osservato attentamente. Come era finito la? Come avevano fatto a metterlo, o meglio, a rinchiuderlo in quello stanzino?
Sbuffò sonoramente, incurante dei possibili osservatori da fantomatiche telecamere a circuito chiuso, e cominciò a camminare attorno al letto, in parte per sgranchirsi le gambe e per riattivare la circolazione e, in parte, per far passare la noia. Quale di questi ultimi eventi è reale? Lo è tutto? Sembrerebbe troppo assurdo per esserlo... Si spremette le meningi più che potè mentre girava attorno al letto, causandogli solo un forte malditesta che lo convinse a distendersi di nuovo sul letto. Sotto il suo peso, visto che si era buttato noncurantemente sulle lenzuola, il letto cigolò penosamente. Che si fà ora? Dovrei dormire ancora? Effettivamente, era ancora stanco anche se non sapeva per quanto cavolo aveva dormito su quel comodo materasso. Si rigirò prono, affondando il viso nel cuscino senza alcun particolare odore. Riuscì a prendere sonno poco dopo, anche se il concetto di "sogno" per lui in quel momento era piuttosto relativo visto che non riusciva a distinguere il vero dalla finzione. Ma non è così anche nei sogni? Sembrano così reali, ma ci si accorge delle loro pecche solo da svegli...

ç(-_-) Rules for the Survivors ~Tense Atmosphere

Quando si risvegliò, trovò sul pavimento un manoscritto dalla copertina violacea. Recava inciso solo due scritte in una lingua a lui sconosciuta. Lui non disdegnava certo il passatempo della lettura, anzi, ma quel libro in quel preciso contesto era troppo fuori luogo. Anche se, in verità, avrebbe trovato fuori luogo un sacco di altre cose comparse dal nulla sul pavimento di una stanza sconosciuta. Si mise a sedere sul letto e prese in mano il libro con dei movimenti lenti e pigri, come se volesse semplicemente perdere tempo, e iniziò a sfogliarlo.
Una villa deserta in montagna ad Ovest di uno sperduto paesino. Non molto distante, certo, ma corrono delle voci. Voci che parlano di mistero e di mostri come fantasmi.
Sbuffò, rimettendo per terra il libro. Si aspettava qualcosa di ben più ambiguo e arcano rispetto a qualche storiella da horror di serie D. Riprese a dormire, lasciando la lettura del libro a più tardi.

Al suo risveglio la stanza era mutata in un ampio salone d' ingresso dalle pareti grigie. Era abbastanza pulito quel pavimento in legno su cui si ritrovò disteso. Alzandosi, notò anche delle scale e delle porte, di cui una apparentemente molto solida e ampia che lasciava entrare poca luce.
Un sobbalzo di qualcuno lo sorprese e lo fece voltare di colpo verso un corridoio. Un tipo occhialuto dai capelli chiari lo fissava incuriosito e allarmato. Portava dei vestiti neri che potevano essere facilmente scambiati per una divisa scolastica con il collo alto. Chi sei? Non ti ho visto con gli altri quando siamo entrati. disse il tizio con un tono moderatamente tranquillo. Kia fece spallucce chiedendogli a sua volta che posto fosse quello.

Ç(-_-) Saiku – Death Note

Un riassunto breve e conciso, degno di un alunno delle superiori che risponde ad una domanda per un test di ammissione all' università. Senti tipo, non so come ci sono finito qui, ma voglio andarmene. Ma l' altro gli disse che molte porte erano chiuse, compresa quella d' ingresso. Imprecò sottovoce prima di chiedere al tipo il nome e se aveva qualche piano per “evadere”.
Stai tranquillo, non avrai paura vero? Comunque mi chiamo Hiroshi e sto cercando tre persone che si chiamano Takuro, Takeshi e Mika. Se lui era lo sospettava di qualcosa, non lo dava a vedere, ma probabilmente stava mangiando la foglia per affrettarsi a trovare i suoi compari. Salirono le scale con calma, facendo attenzione ai rumori, e cominciarono ad esplorare il primo piano. Notarono subito un foglio appeso al muro di fronte alla scalda. Sembrava inizialmente uno scarabocchio con una matita blu, ma videro che combaciava con la struttura del piano. Una mappa? Decisero di prenderla con se e Kia la strappò dal muro facilmente, riponendola nella tasca dei pantaloni. Per ora sembravano andare d' accordo i due visto che fra di loro non parlavano molto ma riuscivano già a intendersi quasi a gesti.
Andarono con ordine a controllare le stanza, cominciando da quella più vicina alle scale.
Questa conteneva vari mobili, fra cui un letto. Stavano per abbandonarla, quando dall' armadio nell' angolo di sentì uno starnuto. Il verso li fece sobbalzare dallo spavento per un attimo, ma questo non gli impedì di varcare la soglia e di aprire l' anta. La porticina si mosse con un cigolio tremolante e insicuro che non lasciava intendere nulla di buono.

Ç(-_-) Puzzles Number 004 ~The Plot Thickens

Un tipo biondo dal mento squadrato e dall' aria terrorizzata stava tremando nell' angusto spazio dell' armadio.
Takeshi? Domandò il grigio. Kia chiese se lo conoscesse e lui gli rispose che era uno dei suoi amici. Lui non riusciva a calmarsi ne a proferire parole nonostante alcune domande poste dai due. Hiroshi gli tirò la manica della giacca, cosa a lui non gradita, e puntò verso uno sgabello. Che c'è? Gli domandò un po' seccato. Il platinato spostò lo sgabello e tentò di afferrare qualcosa dallo scomparto ostruito precedentemente dallo sgabello. Ne guadagnò una chiave di piccola foggia. Sembra coincidere con la serratura della biblioteca. Confutò porgendola a Kia. Lui fece spallucce per tutta risposta. Nemmeno lo sapeva che la villa possedeva una biblioteca. Uscirono dalla stanza, lasciando il tizio tremolante al sicuro. Le altre porte di quel piano erano chiuse. Si fissarono. Biblioteca? Si, biblioteca....

Hiroshi fece da guida fin ad una porta del pian terreno. Dall' altra parte del corridoio si poteva notare un salotto e, forse, dei fornelli da cucina. La chiave scattò, ma rimase incastrata nella serratura di metallo un po' arrugginito.
L' atmosfera era più fredda che nel resto delle altre stanze visitate, ma questo non li fece preoccupare. Davanti a loro si apriva una fila di scaffali completamente affollati di libri di ogni sorta e di ogni colore. Le intestazioni si leggevano a fatica di molti, ma non erano interessati a quello, per ora. Ad un tratto, gli sembrò di notare qualcosa di colore scuro muoversi nel corridoio, ma probabilmente era solo la suggestione che contribuiva a fargli rigirare lo stomaco. Il suo “amico” stava dando un' occhiata agli scaffali in fondo e lui decise di dare un' occhiata agli scaffali di mezzo. Niente di sospetto o fuori posto in quella raccolta ammuffita. Solo quando Hiroshi si decise a controllare un tavolo e le scartoffie sopra di esse ci furono dei progressi : trovarono un' altra chiave. Ma proprio in quel momento si sentì un tonfo e dei passi. Non riuscivano a capire da dove provenisse il suono e tutto ciò li colse impreparati. Dal fondo del corridoio comparve un essere alto e sproporzionato di colore violaceo. Hiroshi mise in tasca la chiave e corse verso la porta. Deja vu? Pensò Kia mentre rincorreva il tizio grigio di capelli. Solo allora si accorse di non avere con se il bastone che aveva recuperato nel cantiere.
Chiuserò con forse troppa foga la porta e girarono la chiave. Non si sentivano altri rumori provenire dalla biblioteca. Entrambi avevamo un aspetto verdognolo. Pausa bagno? propose Kia.

Ç(-_-) Near no theme

Mentre, a turno, andavamo a bere dall' unico rubinetto funzionante del bagno, quello della vasca, discutevamo su quella cosa. Lui sembrava abbastanza scioccato dalla cosa. Quindi le voci sono fondate? gli chiesi con una domanda retorica. Così sembrerebbe. Fece lui di rimando, uscendo dal bagno. Si sentì un gorgoglio d' acqua forte e le tubature gemere per l' improvviso lavoro. Hiroshi uscì dal bagno con un mano un cacciavite bagnato. Lo guardai con fare interrogativo, ma poi decisi di lasciare perdere. Gli chiesi cosa aprisse la nuova chiave, ma fù lui stavolta a fare spallucce. Proseguiamo. Lo incitai con tono neutro. Si, ma dove?
Una pausa, un silenzio agghiacciante e strano. Imbarazzante a tratti, ma rotto da poche e semplici parole : “Dovunque ci porti quel mostro.


Nome ITA : Mansione Distorta
Nome ENG : The Twisted Mansion
Nome JAP : 屋形 ねじれた
Background Music : House of Ryuuzu
Battle Theme : Neo Rock 23
Origine : Videogioco di Ao Oni
Struttura : La vicenda si svolge all' interno di una casa con 4 piani e, brevemente, si ambienta all' esterno che apparentemente sembra identico alla nostra "Terra".
Questa casa sembra moderna e ben pulita. Possiede molti possibili nascondigli, sia per i buoni che per i cattivi...
Curiosità : La Dimora della Cosa sembra essere, però, un mondo a se, quasi una dimensione spazio-temporale a se stante.

Ecco arrivato il secondo capitolo!
Questa è solo la prima parte del primo mondo (quello di Ao Oni)!
Mi sono voluto un po' dissociare dai canoni del videogioco rendendolo più simile ad HetaOni in certi momenti.
Questo mi ha garantito di mantenere delle tematiche d' avventura anche con un crossover su un videogioco abbastanza... ansioso?

In ogni caso ho introdotto una novità da questo capitolo : le Ost consigliate!
Quando vedrete il simbolo ç(-_-) verrà elencata dopo il titolo e alcune info sulla Soundtrack o Canzone.
In ogni caso sulla versione originale pubblicata su BlogFree troverete le Ost consigliate anche per il primo capitolo!

So che di Kingdom Hearts, finora, questa Fanfiction ha ben poco, ma è stata pianificata per essere qualcosa di diverso dal solito, quindi cercherò di mantenere al meglio la struttura del videogame in se e la trama.

Ps all' inizio dell' entrata in un mondo troverete dei dati che mi sono inventato per una possibile introduzione nel gioco (ma che idea balzana, ne? xD).

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Capitolo 3
*** The blue Monster ***


A Rejected Keyblade [Ao Oni World]

Capitolo 2 : The blue monster

Ricapitoliamo, ok? Cosa abbiamo in nostro possesso?
Una chiave, un cacciavite a stella, un mostro alle calcagna, un tizio traumatizzato, una mappa del primo piano... Altro?
chiese Kia a Hiroshi, cercando di fare mente locale. Anche una scheggia di un piatto. L' ho raccolta prima di incontrarti insieme ad un pennarello rosso... e del sapone. Concluse il riassunto. Sapone? Ribattè dubbioso il ragazzo dai capelli scuri. L' altro ragazzo dai capelli platino lo guardò come per dire di lasciare stare e di andare avanti. Kia lo accontentò, proponendo di tracciare nel retro della mappa, anche la struttura del pian terreno con pennarello rosso.
Guarda qui! gli disse il tizio puntando sulla mappa con il dito su un rettangolo della mappa in blu. Altre scale. Mormorammo all' unisono.
Si precipitarono verso il secondo piano, trovando solamente uno stretto corridoio e due porte. Una non si apriva, mentre l' altra...
La serratura combaciava con la chiave appena trovata. Questa porta si aprì facilmente, senza alcun strano cigolio, come se fosse stata oliata da poco. Anche quella stanza era strutturata come le altre, senza alcun particolare degno di interesse, eccezion fatta per una porta dall' altra parte. Kia entrò per primo nella stanza e si diresse fin da subito verso la porta. Questa, fortunatamente non era bloccata, ma non aveva nemmeno una serratura. Anche Hiroshi si avvicinò e fù anche lui sorpreso e deluso dal fatto che dietro alla porta... c'era solo un muro! Un cocente fallimento, un po' patetico in verità. Sarebbe quasi stato comico se non fosse stato per la situazione. Sentirono un' altra porta aprirsi e si voltarono entrambi verso la porta d' entrata aperta, da cui sbucava un ragazzo dai capelli rossicci e corti. Hiroshi! Stai bene! Disse, richiudendo la porta. Il tipo sembrava, però, distratto da qualcosa. Infatti, dopo essersi accertato che l' amico stesso bene, gli chiese se avevamo anche noi visto il mostro. Hiroshi annuì con fare titubante e mi presentò a lui brevemente. Tutte le uscite sono bloccate. Siamo intrappolati qui dentro! Così come lo è quel mostro. Anche le finestre... aggiunse poco dopo il rosso, un po' sconvolto dai suoi incontri ravvicinati del quarto tipo. Propose di dividersi e decise di andare ad esplorare il pian terreno senza aspettare una nostra risposta.
Ma quello l'ha mai visto un film dell' orrore? chiese a Hiroshi, anche lui interdetto dal comportamento affrettato dell' amico.

Finirono di esaminare la stanza e uscirono, ritornando nel corridoio stretto. Kia notò che ora l' altra porta era aperta e la spalancò senza troppi complimenti, avanzando furtivamente. Gli occhi di Hiroshi brillarono di nuova luce appena videro il letto. Senti, sono un po' stanco per tutto quel correre, meglio fare una pausa prima di continuare. E si gettò sul letto. Questo collassò e precipitò in una voragine preesistente del terreno al piano di sotto. I bordi della botola ora erano irregolare e pezzi di legno erano caduti sopra al letto dove c'era Hiroshi. Il tutto con un rumore assordante di legno spezzato. “Chi non lo poteva sentire nell' edificio?” si chiese allarmato il ragazzo bruno. Qualcosa di rotto? urlò dal buco. Lui rispose di no, ma che era atterrato in una stanza strana tutta bianca con un pianoforte anch' esso bianco. Aspettami, arrivo subito! Intimò al conoscente prima di precipitarsi di sotto.

ç(-_-) Symphonic Poem GeHeNa Third Movement Hobgoblin→MASHOU

Si dovette fermare alla fine delle scale, nascondendosi dietro al muro, poiché il mostro stava vagando su quel piano. La tensione lo fece cominciare a sudare leggermente, soprattutto visto il fatto di essere disarmato e indifeso contro quel mastodontico gigante. Passarono i minuti e il mostro vagava fra la scala e le due porte, quasi indeciso sulla sua destinazione. Si sentì un rumore dal pian terreno e questo lo attirò giù dalle scale, lasciandogli il via libera. Allora Hiroshi uscì dalla stanza con in mano una nuova chiave. C'era un enigma nella stanza. La chiave era dentro una cassaforte. Kia annuì alla notizia e riferì cosa si era “perso”. Su questo piano manca solo una stanza. Se la chiave non funziona su quella dovremmo andare di sotto e... prepararci al peggio. A nessuno dei due piaceva l' idea di rischiare la pelle, e Kia era certo che Hiroshi non sarebbe stato di nessun aiuto in una battaglia contro il mostro.
I loro passi facevano uno strano eco che li metteva a disagio, forse lo producevano anche prima, ma non ci avevano badato. La porta era quella sul primo piano ed era identica alle altre, eccetto per un dettaglio : c'era una ragazza dentro. Mika! Proruppè il tizio dai capelli di platino. Lui, però gli chiese dove fossero gli altri, ma lei disse che si erano separati. Vieni con noi. Le proposi. Ma la sua reazione fu molto infantile e inaspettata. Stai scherzando?! Non andrò in giro per questa villa con quel mostro la fuori! Hiroshi la volle assecondare, ma il bruno dette evidentemente segno di quanto stupido fosse quel ragionamento. Poi la ragazza cedette al duo un accendino carico dicendo che lo aveva trovato sopra lo scaffale dell' armadio di quella stanza. Effettivamente una sedia era spostata vicino ad un armadio, ma l' attenzione era focalizzata più verso la ragazza appena trovata che agli arredi.

ç(-_-) Miracle Brain

Il secondo piano era pulito, così come lo era il primo. Rimaneva il pian terreno, che Takeru aveva detto di voler controllare. Kia, sinceramente, non si aspettava di trovarlo in buone condizioni visto che il mostro era su quello stesso piano. Ma quel pensiero stesso agitava entrambi i ragazzi che stavano scendendo le scale. Provò a distogliere l' attenzione e pensare sugli eventi accaduti, troppo simile ad una caccia al tesoro per essere casuali. Secondo lui, c'era di più sotto.
Controllarono la porta davanti a quella d' ingresso visto che nessuno dei due aveva provato a controllarla. Era aperta, con sollievo dei due, e si apriva anche con facilità!
L' arredo della stanza successiva era, però, in stile giapponese, con tanto di porte scorrevoli. La stanza era molto più grande delle altre aveva un corridoio che dava su una porta, probabilmente chiusa visto il susseguirsi degli eventi. Sento puzza di bruciato. Disse Kia, aspettandosi una risposta scema del genere ”Non credo ci sia un incendio” oppure ”Avranno lasciato il pollo nel forno.”. Ma Hiroshi lo sorprese dicendo di concordare con lui. Si fermarono in mezzo allo stanzone in stile giapponese, ricoperto pure da un tatami verdognolo, ascoltando ogni minimo rumore.
All' improvviso si udì il rumore di una porta scorrere. Prontamente si voltarono in quella direzione e videro il mostro uscire da uno stanzone buio come la pece... in cui si distingueva uno scintillio. D'istinto il bruno riconobbe quello che una volta aveva usato come arma : il “suo” bastone. Conosceva bene quanto il tatami fosse anti-scivolo, per cui non si preoccupò dell' aderenza quando scattò verso il mostro, sorprendendolo dall' inattesa controffensiva.

ç(-_-) Tsuigeki – Highschool of the Death

Hiroshi non sapeva cosa l' altro aveva in mente, ma, fidandosi, cercò di distrarre la cosa gettandogli addosso il cacciavite a stella raccolto precedentemente, colpendolo alla grossa testa. Questo diede il tempo al ragazzo di recuperare la pseudo-arma. Ci aveva visto bene, era lo stesso bastone che aveva utilizzato allora. Perchè proprio ora? Perchè proprio QUI? Si chiese il ragazzo. Ma lasciò per dopo gli interrogativi, cercando di prendere alla sprovvista il mostro con un colpo al capoccione. Riuscì nel suo intento, ma lui non diede particolari segni da “ferito”. Probabilmente non gli aveva fatto nulla. L' enorme massa violacea si voltò menando le mani, cercando di colpirlo, ma si abbassò in tempo, utilizzando una spallata per destabilizzarlo. Questo lo prese davvero alla sprovvista e lo fece inciampare all' indietro. Hiroshi, nel frattempo si era riparato nel corridoio, cercando qualcosa da fare per poter anche solo minimamente aiutarlo. Kia cercò di raggiungerlo, ma la Cosa lo prese e lo lanciò verso l' altro compare. Entrambi cercarono di rialzarsi il prima possibile, ma il mostro fu più svelto, cercando di tirare sberloni ad entrambi. Hiroshi rimaneva dietro alle spalle di Kia e lui cercava di “bacchettare” le manoni del coso per tenerlo calmo. Purtroppo lui di mani ne aveva due e, mentre una la riuscì a parare, l' altra colpì entrambi, facendogli sfondare la parete e una tavola di legno. La stanza, dentro, era buia. Presto, accendi le luci! Gridò a Hiroshi, visto che era l' unica cosa che avrebbe potuto fare mentre lui teneva occupato il demone violaceo. Kia tenne occupato il più possibile l' essere all' ingresso dello strappo nella parete, ma non ce la faceva più : era troppo imponente.
Hiroshi trovò una candela e l' accese, riuscendo ad illuminare, nel complesso, la stanza, che era più piccola rispetto alle altre. La luce inondava anche il legno scuro di una porta in quell' angusto luogo. L' aprì, convinto che peggio di così non potesse andare. Kia! Corri nella stanza! Lo chiamò, convinto che si sarebbero messi al sicuro in quel modo.

ç(-_-) Kimi to Taiyou ga Shinda Hi

La stanza dalle mura di grigio scialbo ospitava un' inferriata simile alle sbarre di una prigione, molto solide per giunta dall' aspetto. Hiroshi lo trascinò dentro con foga, richiudendo la porta di ferro a chiave. Anche l' essere riuscì a penetrare nella stanza, nonostante il testone lo intralciasse. Lo sguardo dei tre si incrociò più volte disegnando stanchezza e paura nei due umani e delle emozioni indecifrabili nei mugugni della massa violacea. Di colpo prese le sbarre di ferro e provò a tirarle verso di se, come se provasse a staccarle, ma invano. Nemmeno quell' enormità di muscoli riusciva a smuoverlo di un millimetro. I due tirarono un sospiro di sollievo e Kia si accasciò sul pavimento, cercando di riprendere fiato e cercando di far rallentare i battiti del cuore.
La cosa, scoraggiata, se ne andò. Fu solo allora che notammo qualcosa per terra che luccicava : una chiave. Hiroshi la guardava con un fare quasi sconvolto e gli stavano venendo i sudori freddi : E' la chiave dell' Ingresso.
Terzo capitolo, yuppi!
Questo è stato veloce, vero? Avevo proprio voglia di scrivere!
Penultimo capitolo di questo mondo! So che nei videogiochi tutto è molto più lungo, però non vorrei rimanere troppo qui per non stagnare troppo la narrazione e preferirei andare avanti con la storia, ecco... Quindi nel prossimo capitolo taglierò molto corto e quindi sarà abbastanza breve.

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Capitolo 4
*** The final Key ***


A Rejected Keyblade [Ao Oni World]

Capitolo 3 : Unlock the final Door

ç(-_-) Launch Mosaic

Entrambi tirarono un sospiro di sollievo per calmarsi e per rallentare le pulsazioni del proprio cuore. Dovevano mantenere quel freddo comportamento che avevano quando si erano incontrati se il loro piano doveva funzionare. Certo, sapevano benissimo che il “gioco” a cui li stava sottoponendo quel mostro era tutt' altro che finito, però la speranza non li aveva abbandonati... non ancora. Hiroshi riaprì il lucchetto che li chiudeva dentro con la chiave e ciò produsse un clack poco rassicurante. Dovevano recuperare gli altri tre, prima di tutto, poi si sarebbero diretti alla porta e l' avrebbero aperta con la chiave dentro alla cella. Era una chiave diversa dalle altre, più grossa e più rossiccia. Hiroshi avrebbe azzardatamente aggiunto anche “più viscida, come se chi l' avesse presa in mano avesse la mano sudata”.
La cosa non era piacevole per nessuno dei due, e procedettero con calma fuori dalle stanze che, poco prima, avevano sorpassato di fretta. Sapeva dove due dei loro amici erano, ma mancava il rosso da scovare. Kia gli aveva già proposta che ci avrebbe pensato lui a trovarlo e raccomandò a Hiroshi di portare quei due piagnoni in biblioteca ad aspettarli perchè quello era il luogo più sicuro per loro.

Ciò che aveva, a parte i vestiti che indossava, erano una saponetta non particolarmente profumata e un' arma: il suo bastone. Molti storcerebbero il naso per un' arma così umile, ma lui non poteva chiedere di meglio. Che occasione speciale! Stavano per uscire da quella mansione odiosa infestata da quel... golem di tumefazioni porpora. Detestava quel coso, ma lo insospettiva molto. Cosa ci faceva lì? Stava proteggendo qualcosa? C'è qualcosa come una maledizione sulla casa oppure la magione è stata costruita sopra un cimitero indiano?
No, è una cosa stupida Pensò scuotendo la testa. C'era ancora una zona che doveva controllare, quasi certamente era li che il rosso stava facendo le sue investigazioni.

Quel corridoio era identico alla struttura del resto del pian terreno e aveva una porta alla fine in aggiunta ad un' altra, più vicina, sul lato a destra. La porta in fondo era grigia, con una parte in vetro decorata, buia. Decise di perlustrare la stanza più vicina per prima, visto che gli trasmetteva un senso di sicurezza maggiore rispetto all' altra.
Era un altro bagno, ma in aggiunta aveva una toilet e un lavabo molto più ampio rispetto a quello che aveva visto nella stanza vicino, quando si era ritrovato all' ingresso. Nulla di speciale, ma decise di lasciare sopra al lavandino con lo specchio il pezzo di sapone che aveva con se, dopotutto era il suo posto più logico. Quindi si decise a dare un' occhiata alla stanza buia. Nessun problema visto che aveva con se l' accendino affidatogli dalla ragazza.
La porta si aprì con un cigolio poco piacevole e l' interno mi sembrò altrettanto poco ottimista. Beh, almeno ora so dov'è... Disse con un filo di voce il ragazzo bruno mentre osservava con disgusto una stanza macchiata di rosso in cui giaceva un cadavere senza testa.
La parte staccata era in un angolo e Kia osservò il bordo lacerato e il taglio per cercare di capire le dinamiche dell' … incidente. Conosceva il colpevole, ma questo era un ragionamento per esclusione. Ovviamente solo il mostro viola disponeva dei mezzi per troncare di netto le ossa della colonna vertebrale e di lasciare dei rimasugli trasparenti e appiccicosi su entrambi i bordi.

Liquidò la cosa come qualcosa di poco importante, se l' avesse riferito subito si sarebbe sparso il panico. Lo avrebbe detto dopo l' apertura della porta. Aveva esaminato per bene la stanza, ma non c'era molto di utile, era uno sgabuzzino. Il poveretto forse aveva cercato un nascondiglio, invano però. L' unica cose che ottenne fù del sangue sui suoi palmi, cosa che avrebbe dato qualche sospetto se si fosse subito diretto dagli altri tre. Si andò a lavare le mani, ritornando al bagno dove aveva lasciato il sapone. Lo scroscio dell' acqua gli sembrava assordante appena aprì il rubinetto, quindi si sbrigò a lavarsi le mani. Fù allora che notò qualcosa all' interno del sapone. Aveva un interno più solido, che gli aveva procurato un graffio sulla palma, per la fretta con cui si stava lavando le mani. Si preoccupò, quindi, di rimuovere il contenuto saponoso dall' interno e, a poco a poco, la sostanza solida cominciò a delinearsi in una forma terribilmente familiare che quasi gli fece venire i sudori freddi: un' altra chiave. Più grossa, con un esagono vistoso e nella lama erano incise dei glifi che non conosceva, ma soprattutto era di un vistoso colore rosso metallico. Puzzava terribilmente di ferro e, quindi, ricordava in qualche modo una chiave ricoperta di sangue per colore e odore.

ç(-_-) Ib Title Theme (Orchestral)

Please, dear, stand by me;
Pray for me, to come get thee.
This rose is dying, the smell is fainting;
I won't be a burden, I won't be crying

Proseguì con questa litania mentre si trascinava verso la biblioteca con le gambe molli. Non gli piaceva quella situazione. Nulla sembrava capitare per caso da quando... da quando gli successero tutte quelle cose attorno a se. Hiroshi, seppur riusciva ad ammirare la sua freddezza e ad andare d' accordo con lui, non credeva fosse abbastanza in gamba da essere anche solo minimamente coinvolto in questa faccenda. Diavolo, non sapeva dire neppure se quel coso porpora facesse parte in qualche modo della faccenda. Di certo non era quello il mostro che gli stava dando problemi, era un altro quello che aveva incontrato in stazione. Strinse a se la chiave rossa, prima di infilarla in tasca. Poi aprì la porta della biblioteca.

In un angolo, vicino al tavolo, sedeva Hiroshi, intento a leggere un libro. Era, apparentemente, da solo. Aveva una mezza idea della sua situazione visti gli esiti, ma non sapeva se sperare nel finale bello o nella tragedia. Sei pronto? Gli chiese a bassa voce, quasi per non disturbarlo. Lui rispose con un cenno del capo e posando il libro. Cercò di informarlo sulla morte del suo amico, ma ci mise un po' cercando attentamente le parole Non penso ti farà bene vederlo. Lui voltò il capo, e produsse un verso di delusione. Non voleva sapere nulla delle sue intenzioni, ora come ora non aveva alcun piano che comprendeva lui ancora intrappolato all' interno di quell' enorme casa.
Entrambi si diressero verso l' entrata camminando a testa bassa, ma al tempo stesso facendo attenzione ai vari suoni che provenivano dal resto dell' abitazione. Per sicurezza estrasse il proprio bastone dalla fodera in cui era contenuto e rimase di guardia mentre Hiroshi apriva la porta con la chiave trovata sul suolo della prigione. Un clack rumoroso e la porta si aprì di scatto, con un tonfo secco. I loro cuori presero a battere, non solo per il rumore della porta, ma anche a causa dell' altro rumore: quello di passi di una grande creatura. Entrambi rimasero fermi sul loro posto mentre osservavano la creatura sporgersi dal piano superiore per guardare i due umani. CORRI! Kia fù il primo a ritornare in se. Si parò davanti alla porta mentre l' occhialuto, rimasto leggermente interdetto, aprofittava della situazione per mettersi in salvo.
Sapeva che molto probabilmente non ce l' avrebbe fatta, ma sapeva anche che era dannatamente stanco per correre ancora. Era un ragionamento stupido, sapeva anche quello. Ma ciò di cui non si rendeva conto era che era tutto nei piani.
La bestia accelerò e sembrò quasi rotolare giù dalle scale mentre si ergeva sul giovane umano. Poi il bruno iniziò a parlare, come se fosse un discorso... per un funerale.
Sai, dubito che tu capisci le mie parole. Ma, di certo, non pretendo che tu lo faccia.
L' unica cosa che voglio è una risposta. E non sarai di certo tu a fermarmi dal trovarla!

La belva sembrò ruggire a bocca chiusa, lasciando nell' atrio un fetore orribile. Continuò poi il proprio discorso, pensava che così avrebbe confuso la cosa porpora. Non si rendeva contò del fatto che la chiave che teneva in tasca, a poco a poco, stava cominciando ad illuminarsi. Sentì, al posto delle sue parole, dei timpani che suonavano una marcia e un violoncello che provava qualche accordo dal retrogusto blues. Ad ogni parola, ad ogni segno di punteggiatura, gli sembrava che la musica aumentasse. All' apice di quel “componimento” si rese conto della situazione e si fermò di colpo ad osservare per terra, dove un' enorme macchia nera stava inondando il pavimento e da cui il mostro sembrava fuggire. Lui ne era proprio al centro ma si preoccupò solo di una cosa: del bagliore dalla sua tasca. La chiave rossa.
Tenendo d' occhio il mostro che continuava ad indietreggiare, prese in mano l' oggetto e ripose la sua arma. Questa continuò ad emanare una luce fortissima, fino ad avvolgere nel proprio bagliore tutta la sala. Kia chiuse gli occhi d' istinto, ma gli aprì appena notò che la luce era diminuita. Si ritrovò in mano qualcosa di simile ad una chiave... ma al tempo stesso completamente differente.

ç(-_-) Time Travel ~Piano ver.~ (Instrumental)

Sembrava completamente differente, aveva anche un' impugnatura più ampia e dorata, come se fosse l' elsa di una spada. Aveva un design più pulito e meno minaccioso del precedente e ora misurava più di mezzo metro. Il peso sembrava essere solo leggermente aumentato. Strinse con più forza la presa. E' QUESTO QUELLO CHE AVEVI IN MENTE? gridò, sfogandosi, contro il mostro. Lo impugnò con la destra, mentre con la sinistra prese la parte laterale dell' “elsa”. Non sapeva più cosa pensare, ma sentiva una grande rabbia dentro di se, come se il suo autocontrollo sviluppato in tutti i suoi anni di vita svanisse gradualmente lasciando il posto ad un' ira cieca.
Ora, il suo obbiettivo era fare a fette quel demone blu. Caricò verso il grande corpo della creatura e sferrò un fendente volto a colpire il torace dal basso verso l' alto. Quest' arma sembrò avere più effetto del suo bastone, visto che produsse un vistoso taglio sul corpo della creatura. Continuò così, contrastando le vaghe offensive della bestia. Non lo notò, ma la macchia si spostava con lui, e aveva iniziato ad avvolgere il mostro dalle gambe. Inspiegabilmente, le striatura nere sulle sue gambe si solidificarono e fecero inciampare all' indietro il mostro.
Il bruno sapeva che non era un momento da sprecare per tentare il fendente finale. Così saltò sopra il torace del mostro e lo colpì in pieno petto dove, in teoria, era posizionato il suo cuore. La “chiave” sembrò penetrare senza sforzo nel corpo del mostro, come se entrasse in una serratura. Quando la estrasse, la zona colpità cominciò a sfavillare e ad allargarsi fino a comprendere l' intero mostro che, inerme, iniziava a scomparire mentre qualcosa dalla vaga forma di cuore si sollevava verso il soffitto, fino ad oltrepassarlo. E'... finita?
La chiave scomparì con un lampo dalle sue mani lasciandolo di stucco. L' unica cosa che voleva fare, ora, era andarsene da lì.

Ritornò all' entrata, ma la porta dava su un mondo nero pece, di cui non sapeva distinguere un' eventuale terza dimensione. Allungò una mano verso quello sfondo così nero e sentì una leggera resistenza al tocco, come se fosse gelatina. Non fece in tempo a ritrarre la mano che qualcosa lo tirò dentro, forzandogli un gemito di sorpresa. Quell' avventura, per lui, era stata uno sfinimento, in cui periodi di estenuante calma si erano alternati a momenti di febbricitante lotta. Forse, era anche contento di precipitare in quell' abisso nero sconosciuto, almeno avrebbe avuto tempo per convincersi dell' effettivo avvenimento di poco prima.
LOL è passato perfino mezzo anno xD
Mi scuso per tutti voi lettori che avete aspettato fino ad ora, so che è stata un' attesa insopportabile ^^. Non volevo che questa fanfiction andasse in malora, quindi mi sono preso un po' di tempo per recuperare la mia “vena artistica”, per così dire.
Tranquilli, il prossimo mondo sarà composto solo da due capitoli e sarà principalmente una storia originale e non un crossover.

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