Un viaggio speciale

di Sailor Saturn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


E poi ci sono quei momenti in cui realizzi di aver trovato una persona speciale, con cui puoi condividere gioie e dolori. Poco importa che abiti vicino o distante. Lei c'è. E tu te ne rendi conto ogni volta di più: quelle chiacchierate ad orari improbabili, quei messaggi che ti arrivano all'improvviso e ti strappano una risata, magari in una giornata storta... quelle rassicurazioni che ti vengono rivolte, quel modo che ha di spronarti sempre e comunque a fare la cosa giusta. Ti rendi conto di aver trovato un'amica speciale, con cui vuoi condividere tutto. Quell'amicizia che ti fa sorridere e che ti fa star bene.

Sei una delle mie migliori amiche”. Anche tu lo sei!

TANTISSIMI AUGURI DI BUON NATALE IAIA! Un abbraccio stritolante, di quelli che adoro io... se solo potessi, te lo regalerei veramente un viaggio così ♥

 

 

 

 

UN VIAGGIO SPECIALE

 

Capitolo I

 

Stazione di King's Cross, 1° settembre 2016

 

È con trepidazione che una ragazza di venticinque anni scende dal taxi che l'ha portata fino alla stazione ferroviaria di Londra. Capelli di media lunghezza, scuri con riflessi ramati, coperti da un cappellino di lana, di quelli senza forma precisa che a lei piacciono tanto e grandi occhi azzurri curiosi e vispi, Gaia si è laureata a Roma con il massimo dei voti, è una brillante collaboratrice in una casa editrice di successo, e ha aspettato questo momento per talmente tanto tempo che, ora che ha la possibilità di viverlo, quasi le sembra un sogno. Strige con dita malferme la tracolla della borsa, cercando in qualche modo di fermare il tremore delle mani: nonostante quello che debba affrontare sia un semplice viaggio in treno, per lei vale più di qualunque altra cosa, in questo momento. Il fatto, poi, che sia riuscita a realizzare questo viaggio nella data esatta che si era prefissata, non può che aumentare la trepidazione e la voglia che ha di compierlo. Un piccolo brivido attraversa la mantella, utilizzata per ripararsi dall'aria frizzante di Londra, e nonostante la felpa e i jeans un po' di freddo attraversa Gaia che, però, non ci fa molto caso. Con un sospiro e un sorriso che non ha nessun significato per tutta la gente che le sta intorno, Gaia si introduce nella Stazione, i passi delicati, quasi stesse camminando sulle nuvole e avesse paura di cadere. Una volta varcate le grandi arcate della Stazione, Gaia si toglie il cappello, dando una rapida pettinata con le dita ai capelli, cercando di vaporizzarli un minimo. Apre la borsa e ripone con cura il cappellino al suo interno: un sorriso dolce le si apre sul volto, quando le dita sfiorano il bordo rigido di un libro. Quel libro che l'ha accompagnata per tanti anni, quel libro che è stato per lei fonte inesauribile di scoperte, quel libro che, in qualche modo, l'ha aiutata a diventare quello che è adesso.

L'incanto del momento viene interrotto da un bambino che, inavvertitamente, le sbatte contro le gambe. Gaia scuote la testa e, richiusa la tracolla, si volta verso il bimbo, che non può avere più di undici anni

« Scusa » mormora il bimbo, leggermente spaventato. Gaia gli sorride, ammirando con un certo stupore i profondi occhi verdi e i capelli neri spettinati. Non fa in tempo a dire nulla che una donna si avvicina chiamando a gran voce il bambino

« Harry! Harry! Non ti devi allontanare senza il mio permesso! » esclama, la voce di mamma venata di preoccupazione. Rivolge un sorriso di scuse a Gaia che sorride indulgente, lasciando intendere alla donna che non ci sono problemi. Osserva madre e figlio allontanarsi, mano nella mano, con Harry che si volta e la guarda sorridendo, mentre nel cuore si fa strada la consapevolezza che, come aveva sempre immaginato, quella stazione racchiude la magia.

La ragazza si avvicina ai binari 9 e 10, poggiando la mano sulla colonna che li divide. Il muro è freddo, eppure Gaia non se ne rende conto: sente un leggero calore sul palmo della mano e il fischio dei treni tutto intorno.

Si, è esattamente qui che devo essere” pensa, sempre con il sorriso sulle labbra.

Stacca la mano dal muro e si avvicina alla biglietteria, dove lo sguardo arcigno dell'impiegata la accoglie « Desidera? » la voce è annoiata, di chi è stufo di stare nello stesso posto per troppo tempo, ma Gaia non ci fa caso

« Buongiorno, che treno parte dal binario 10? »

La donna la guarda come fosse pazza « Aberdeen* » risponde telegrafica.

« Perfetto! Un biglietto di andata e ritorno, per favore » esclama Gaia, felice.

L'impiegata fa quanto richiesto, continuando a guardare la ragazza con uno sguardo che non lascia spazio ai dubbi: la donna si sta chiedendo se Gaia sia sana di mente oppure no.

Tutto questo alla ragazza però non importa e, dopo aver preso il biglietto e ringraziato, si dirige verso il treno al binario numero 10. Una volta salita sul treno cerca uno scompartimento libero e, quando lo trova, si siede al suo interno, accanto al finestrino. Essendo da sola, si slaccia la mantella e la poggia sul sedile accanto a lei, si toglie la tracolla e la poggia sopra l'indumento, per poi estrarre con delicatezza il libro, il cui titolo viene guardato con affetto: Harry Potter e la Pietra Filosofale. Ripensandoci, Gaia si rende conto che quel maghetto ne ha passate di tutti i colori. Si accomoda meglio sul sedile e comincia a leggere. Ha appena finito il primo capitolo quando un fischio prolungato attira la sua attenzione

« In carrozza! Si parte! Londra – Aberdeen in partenza dal binario 10! ».

Un'occhiata all'orologio fa sorridere Gaia ancora: le undici in punto.

Sì, questo viaggio sarà decisamente speciale” pensa la ragazza, appoggiando la testa al finestrino, il libro stretto tra le mani. Chiude gli occhi, godendosi il rumore del treno che, sferragliando, si dirige fuori dalla stazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Aberdeen: terza città più popolosa della Scozia

 

Angolino autrice:

bè, per prima cosa BUON NATALE (rigorosamente in ritardo :P) A TUTTI!!

Spero che questo mio piccolo esperimento possa piacervi ed emozionarmi così come ha emozionato me quando l'idea è nata nella mia testa :)

Al prossimo aggiornamento!

Sailor ^-^

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

Con un imbarazzante ritardo... BUON COMPLEANNO TESORA!! ♥

 

Gaia apre gli occhi, un momento confusa. Li stropiccia con le mani e soffoca uno sbadiglio che risulterebbe decisamente poco signorile. Cerca di connettersi con il mondo, provando a capire dove si trova, quando un leggero bussare distrae la sua attenzione

« Sì? » chiede, la voce esitante. La porta dello scompartimento si apre e un baffuto controllore fa capolino dallo spiraglio, annunciando l'arrivo in stazione.

Stazione? Che stazione?” pensa Gaia stranita. Tutto ad un tratto, ricorda dove si trova, come si chiama, quanti anni ha e perché si trova sul treno. Allarga le braccia, stiracchiandosi ben bene e cerca di riordinare le idee.

Il viaggio in treno non è stato esattamente come se lo aspettava, dato che ha dormito la maggior parte del tempo, eppure la pervade una strana sensazione di felicità.

Fruga nella borsa e cerca il biglietto di ritorno: un'occhiata le conferma che il suo treno ripartirà in tarda serata e, essendo solo metà pomeriggio, Gaia ha tutto il tempo per fare un piccolo tour turistico ad Aberdeen.

Appena il treno si ferma, una volta entrato in stazione, la ragazza raccoglie velocemente la tracolla e la mantella, osservando con un certo stupore che il libro che stava leggendo si trova posizionato accuratamente in borsa.

Che strano” riflette “ eppure non mi ricordo di averlo messo via”.

I momenti per riflettere sono davvero pochi, però, dato che il prolungato fischio del treno annuncia un'imminente ripartenza. Una piccola corsa, un salto giù dai gradini del treno e Gaia atterra a piedi pari sulla banchina di Aberdeen. Mentre il treno chiude le porte alle sue spalle, ripartendo, Gaia sente una brezza leggera muoverle i capelli e un brivido, quasi come una scossa elettrica, attraversarla. Spaventata si guarda intorno, senza notare nulla di strano o fuori dal normale. La banchina è deserta e, questo, un po' la insospettisce ma non rimane a rifletterci troppo.

Con passo lento, un piccolo sorriso sulle labbra, Gaia si dirige fuori dalla stazione, gli occhi azzurri che vagano in giro, cercando di catturare quanti più particolari possibili.

Un gatto nero le passa accanto, gli occhi grigi puntati nella sua direzione. Gaia lo osserva, sorridendogli. Si china sulle ginocchia, allungando una mano nella sua direzione, per cercare di farlo avvicinare e, magari, accarezzarlo

« Vieni qui cucciolo... » la voce è bassa e gentile, per non spaventare l'animale. Il gatto, però, gela Gaia con uno sguardo quasi glaciale e quasi umano, tanto che la ragazza balza in piedi e osserva il felino rizzare la coda, per poi camminare lungo la banchina con innaturale eleganza.

Eppure non ho mangiato pesante a colazione!” pensa la ragazza, gli occhi azzurri ancora spalancati e stupiti.

Una volta che il gatto è sparito dalla sua vista Gaia riprende a camminare, cercando di capire come mai la stazione sia così deserta.

Appena varcata l'uscita si imbatte in una strana vecchietta, vestita con una lunga tunica nera e uno strano cappello a punta... Con sopra un gufo impagliato.

È vero, è maleducazione fissare la gente, ma cercate di capire lo stupore di Gaia! D'accordo essere bizzarri ma da qui ad andare in giro con un gufo impagliato sul cappello! Lo stupore della giovane è talmente evidente che la vecchietta si ferma, un sorriso sdentato « Siete nuova di queste parti, vero figliola? » la voce è tremula, con una nota forte.

Scuotendo la testa, Gaia cerca di riparare alla figuraccia appena fatta « Sì signora, sono qui in vacanza » risponde, un sorriso gentile sul viso e nella mente un unico pensiero “ Questo è strano!”

La vecchina sorride felice « Benvenuta ad Hogsmeade allora! » e si allontana, il passo insolitamente svelto e veloce per una donna di, almeno, ottant'anni.

« La ringra... eh?! » il ringraziamento di Gaia si blocca a metà strada tra la gola e la bocca, con l'unico risultato che il viso della ragazza assume un'espressione quantomeno buffissima: gli occhi sono spalancati, la pelle perde in meno di un secondo tutto il suo colore e la bocca si apre e si chiude senza emettere alcun suono.

Non sa quanto tempo rimane in quella posizione, osservando il nulla davanti a lei. Forse minuti, forse ore. Sta di fatto che, quando si riprende, Gaia si guarda intorno cercando di capirci qualcosa. Gli occhi azzurri vengono catturati dall'insegna della stazione, poco distante da lei: la scritta “ Stazione di Hogsmeade” a caratteri cubitali non migliora la situazione, quanto mai precaria, del suo sistema nervoso.

Hogsmeade... Hogsmeade... HOGSMEADE!” questo è l'unico pensiero che attraversa la mente della ragazza, ancora sotto shock.

Ok, calmiamoci e ragioniamo un minuto: per quanto mi piacerebbe crederlo, Hogsmead non esiste quindi devo essere finita all'interno di una Candid Camera! D'altronde, si sa, il senso dell'umorismo inglese è davvero strano... Idea! Ne approfitterò per vedere qualche coreografia!”

« Sì, farò così! » esclama Gaia, battendo le mani.

« Ben detto ragazza mia! » esclama un signore, passandole accanto, la bacchetta puntata davanti a sé, intento a far levitare un tavolo... Levitare un tavolo?!

Gaia strabuzza gli occhi, osservando avida la scena che le si para davanti, desiderando con tutta sé stessa che quella che sta vivendo non sia solo un'allucinazione.

Scuotendo il capo, decide di non pensarci al momento e di godersi questa mostra gratuita delle coreografie di quei film che, per anni, l'hanno fatta e riescono ancora a farla sognare. Ogni passo è una scoperta, ogni svolta una meravigliosa visione: è tutto come se lo era sempre immaginato!

La Stamberga Strillante si vede in lontananza, proprio laggiù, sulla collina.

Da Mielandia esce un buonissimo profumo di cioccolato caramellato e, sbirciando attraverso il vetro, Gaia riesce a scorgere diverse macchine che producono dolci... Da sole!

Il sorriso della ragazza è il più luminoso che le abbia mai attraversato il viso: porta le mani a coppa a coprire la bocca, ancora incredula che tanta fortuna sia capitata a lei!

Un piccolo pensiero razionale le attraversa la testa “ Come mai nessuna guardia mi ha ancora fermata?” si domanda stupita. Ma è solo un attimo, subito la curiosità torna e la fa da padrone. Gli occhi di Gaia incrociano un'insegna: La Testa di Porco. Gli occhi brillano di curiosità e aspettativa: ha sempre desiderato entrare in quel bar, fin da quando ne ha letto per la prima volta. Pensando che, ormai, ha fatto trenta quindi tanto vale fare trentuno, Gaia si dirige verso l'entrata, il cuore a mille e l'aspettativa alle stelle. Con mano tremante apre la porta: il locale è deserto, fatta eccezione per un uomo, o meglio, un ragazzo, seduto al bancone.

Gaia si guarda intorno con malcelato stupore e un'incontenibile gioia. Si maledice mentalmente in tutte le lingue conosciute perché non ha portato la macchina fotografica, ma ormai il danno è fatto. Si avvicina al bancone, si siede sul primo sgabello libero, quello accanto al ragazzo, si volta nella direzione di quest'ultimo per fargli una domanda e... Balza in piedi lanciando un urlo.

Il ragazzo, seduto accanto a lei, sobbalza spaventato e si volta nella direzione di Gaia, trovandola in piedi, con una mano sul cuore.

« Tutto bene? » chiede il ragazzo, la voce profonda venata da una leggera curiosità.

Gaia, però, non riesce a muovere un muscolo. Le orecchie le ronzano e l'unica percezione della realtà che ha è il battito frenetico del suo cuore che va a mille.

Il ragazzo la guarda, cercando di capire se lei stia bene, e Gaia si perde nel suo sguardo: due occhi verdi profondi e brillanti, di quelli che la ragazza ha solo immaginato fino a quel momento.

Non può essere, non può essere vero” è l'unico pensiero che rimbalza nel cervello di Gaia, intorpidito e, quantomeno, spaventato.

Il ragazzo apre la bocca per dire qualcosa, ma Gaia lo anticipa e, con voce tremate ma sicura, dice « Tu... Tu... Tu non esisti »

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 

Con la speciale partecipazione di Groviera e Remì 


 

Il ragazzo apre la bocca per dire qualcosa, ma Gaia lo anticipa e, con voce tremate ma sicura, dice « Tu... Tu... Tu non esisti ».

 

Passano i minuti e il ragazzo continua a guardare Gaia come se fosse completamente pazza. La giovane, dal canto suo, fa vagare lo sguardo sul suo interlocutore: i capelli neri completamente spettinati, che sparano in tutte le direzioni, abbastanza alto e mingherlino, segno di chi non mangia mai troppo. Quello che colpisce di più Gaia, però, sono gli occhi: verdi, profondi e brillanti, esattamente come li ha sempre immaginati lei. Non azzurri, verdi. La limpidezza nascosta da un paio di occhiali, tenuti insieme, sul naso, dallo scotch.

Forse li ha rotti durante la battaglia e non ha pensato al Reparo” si ritrova a pensare confusamente Gaia.

Quello scambio di sguardi, confuso e un po' arrabbiato da parte del ragazzo, completamente sconvolto quello di Gaia, viene interrotto da una voce proveniente da dietro il bancone

« Si può sapere che succede qui? Chi ha urlato? » il tono è burbero e piuttosto seccato

« Ab, dovresti tenere d'occhio i tuoi clienti un po' di più... Lei è completamente ubriaca e siamo solo a metà pomeriggio »

Gaia suppone che sia stato il ragazzo a parlare, dato che ha visto la sua bocca muoversi. È ancora sconvolta, non riesce a capire cosa stia succedendo e la cosa la spaventa.

Se sono dentro una trovata pubblicitaria, una Candid Camera, come può esserci lui?! Come può... esistere”. I pensieri di Gaia, sconvolti e irrazionali, vengono interrotti dalla voce di quello che il ragazzo ha chiamato Ab... che non può essere veramente l'Ab che Gaia pensa che sia.

« Ragazza sto parlando con te! ».

Gaia, tremando leggermente, si volta nella direzione di Ab, spostando lo sguardo dietro il bancone. Quando i suoi occhi ne incontrano un altro paio di una differente tonalità di azzurro, profondi e indagatori, nascosti da un paio di lenti e oscurati da barba e capelli, la ragazza non regge: si accascia sul pavimento, sedendosi e rimanendo completamente immobile, boccheggiando come un pesciolino in cerca d'ossigeno.

Subito, il ragazzo le si avvicina, accovacciandosi accanto a lei e provando a toccarle dolcemente la spalla « Ehi, va tutto bene? » prova a chiederle, indeciso se essere preoccupato per lei o considerarla una pazza completa.

« Potter, io questa non la conosco. È la prima volta che mette piede nel locale » grugnisce Ab, scrutando Gaia, ancora sotto shock.

« D'accordo Ab, non c'è problema: cerco di capirci qualcosa io ».

Grugnendo un saluto, Aberforth si ritira nel retrobottega, borbottando su quanto la “mania di fare l'ero non abbia ancora abbandonato quello scellerato ragazzo”. Harry sorride, sentendo il ben poco celato borbottio dell'albergatore.

Riporta poi la sua attenzione completamente su Gaia, che continua a guardarlo come se avesse visto Voldemort in gonnellino hawaiano sfidare Silente ad una gara di limbo, con Severus Piton come giudice ufficiale.

Fissa Gaia negli occhi, pensando a qualcosa che possa far uscire la ragazza dallo stato di catalessi nel quale è caduta. Dal canto suo la ragazza non sa più che pesci pigliare: non riesce a capire dove si trova, cosa sta succedendo e, sopratutto, come mai nessuno è ancora uscito da qualche nascondiglio urlando “Sei su Candid Camera!” dato che sta rischiando un infarto, oltre che un crollo nervoso. Groviera e Remì non stanno facendo girare le ruote, al momento. Sì, il cervello di Gaia va a forza criceti e, al momento, sono sopravvissuti solo i due esemplari sopracitati... e sono pure in sovrappeso! Ma, al momento, l'importante non è questo. L'importante è cercare di capire cosa Merlino e Morgana sta succedendo! Gaia è una Corvonero convinta, ma per quanto questa Casa contenga personaggi originali... bé, in ogni caso, la giovane non si raccapezza veramente più.

Seguendo una sensazione improvvisa, Gaia allunga un braccio verso Harry, il palmo della mano aperto rivolto verso il viso del ragazzo. Lui la guarda stupito, lo stesso stupore che, moltiplicato, vede riflesso negli occhi della ragazza, ma nonostante questo non si muove, lasciando a lei ogni decisione.

Gaia allunga la mano verso il viso davanti al suo, sfiorandolo senza mai toccarlo veramente, quasi avesse paura di avere davanti un fantasma, una fantasia.

Come potrebbe essere altrimenti?” si chiede la ragazza, gli occhi azzurri pieni di lacrime. Ferma il movimento della mano: pochi millimetri e avrebbe toccato la faccia di Harry... pochi millimetri e avrebbe scoperto che quella davanti a lei non è altro che una semplicissima allucinazione, dovuta alla troppa felicità di trovarsi tra le coreografie del suo libro preferito.

E così, la scena che si presenta davanti a noi è questa: un ragazzo e una ragazza, lui accovacciato davanti a lei, seduta sul pavimento polveroso di un pub. Lei con gli occhi pieni di lacrime e speranza, speranza che quello che sta vivendo non sia un'allucinazione, non sia un'illusione, che cerca di mettere a tacere la parte razionale del suo cervello, che continua a ripeterle che tutto quello che vede è impossibile che esista. Lui che la guarda con un misto di incredulità e scetticismo, che cerca di capire se lei sia pazza oppure semplicemente molto originale.

All'improvviso, una frase attraversa la mente di Gaia “È impossibile!” afferma una ragazzina “ Solo se pensi che lo sia” risponde con un sorriso una strana figura*.

Con un profondo sospiro, Gaia prende una decisione: copre l'esigua distanza che rimane tra la sua mano e la guancia di Harry fino a sfiorarla. Al momento del contatto, Gaia chiude gli occhi, pronta a frenare le lacrime che minacciano di uscirle quando non avesse toccato nulla. Dopo pochi secondi, però, Gaia si rende conto che la sua mano sta effettivamente toccando qualcosa: qualcosa di morbido, leggermente reso ispido da un filo di quella che sembra essere barba e... caldo. Aprendo gli occhi, Gaia non cerca nemmeno di trattenere le lacrime, che scorrono libere sulle sue guance, andando a morire sul timido sorriso che le è spuntato sulle labbra.

Harry, confuso e un po' imbarazzato da quel contatto inaspettato, guarda stupito le lacrime che scendono dagli occhi di Gaia e le chiede « Ma si può sapere chi sei? E sopratutto cosa ti prende? »

il tono di voce è, comprensibilmente, spazientito e venato da un leggero divertimento.

Gaia ritrae la mano e il braccio cade a peso morto vicino al suo corpo: un sorriso ebete sul viso, le lacrime che scorrono libere sulle guance che le colano il mascara e il naso leggermente arrossato... Decisamente, questa ragazza ha visto tempi migliori.

Tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime alla bell'e meglio con i palmi delle mani, Gaia si rivolge a Harry, una nota di genuina incredulità nella voce « Come puoi essere reale? Certo lo sei sempre stato nella mia testa ma non dovresti comunque esistere! ».

Harry la guarda meravigliato, non rispondendole per alcuni attimi. Poi, giunto alla conclusione che la ragazza che le sta davanti è innegabilmente, incredibilmente e totalmente pazza, si alza in piedi e, scoppiando a ridere, le chiede « Non dovrei esistere? E sentiamo, per quale motivo? » va bene che un sacco di gente lo vuole morto, ma si suppone che il mandante lo abbia ammazzato lui stesso poco meno di un mese prima! Quindi, per tutti i Fondatori, lui ha diritto di esistere eccome!

Gaia si tira in piedi, leggermente traballante sulle gambe, senza mai perdere il contatto visivo con Harry, quasi avesse paura di vederlo scomparire da un momento all'altro. Quando si sente bene stabile sulle gambe, si decide a rispondere al ragazzo: a quanto pare, al momento fare due cose contemporaneamente non è tra le sue competenze « Bé... sei un libro » risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Harry spalanca gli occhi, ma non fa in tempo a rispondere che la porta del pub si apre e una voce profonda si annuncia « Harry ma si può sapere che miseriaccia di fine hai fatto?! Ti stiamo aspettando tutti al Castello ».

Harry e Gaia si voltano nella direzione della voce: un ragazzo alto e dinoccolato, capelli rossi, occhi azzurri e lentiggini, avanza verso di loro, un grande sorriso sulle labbra.

Harry non fa in tempo a rispondere alla domanda dell'amico che Gaia ha un crollo emotivo: alla vista di Ron Weasley semplicemente sviene.












*Citazione tratta dal film "Alice in Wonderland"

Angolino:
Buongiorno mondo! Allora, che dire, semplicemente ringrazio chiunque abbia messo la storia tra le seguite, le preferite e chi anche solo passa per dare un'occhiata. Spero di riuscire ad emozionarvi almeno un po'.
Alla prossima,
Sailor ^-^

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Noticine:
Lo so, generalmente questo spazio va alla fine xD
ma per una volta cambiamo le cose u_u
per prima cosa vorrei ringraziare chiunque legga questa storia, chi la preferisce, la segue e la ricorda.
Se voleste lasciarmi un vostro parere, ne sarei felicissima! Specialmente per sapere se, secondo voi, i personaggi risultano OOC :(

Volevo lasciarvi il link di un forum creato da me e Ystava, proprio su Harry Potter! Passateci, ne varrà la pena! :) 


Eccolo qui! : http://fattoilmisfatto.forumcommunity.net/






Capitolo IV

 

« Si muove, guardate!»

« Veramente ti ha detto così? »

« Hermione, in che lingua devo ripetertelo? »

« Sono certa che avrà fame, dopo questo spavento! »

« Su forza, non rimaniamole tutti attorno, lasciamola respirare »

Ma si può sapere cos'è tutto questo baccano?! Si ritrova a pensare Gaia, gli occhi ancora chiusi, le palpebre serrate, cercando di capire a chi appartengono le voci che cicalecciano tutte attorno a lei. Senza accennare ad aprire gli occhi, si stiracchia un po', ritrovandosi a pensare che il pavimento della Testa di Porco è veramente morbido.

Pavimento morbido?” anche nella sua testa, la cosa suona altamente ridicola. È un attimo e la mente della ragazza viene attraversata dal ricordo di due penetranti occhi verdi e le ritorna in mente tutto quello che ha vissuto e che credeva essere reale. Spalanca gli occhi, mettendosi a sedere di colpo. Gaia ansima leggermente, e si porta le mani alla testa che sembra stia per scoppiare

« Santissimo Merlino che male! » borbotta tra i denti.

« Bè, per essere una Babbana direi che conosci bene le nostre imprecazioni » afferma una voce divertita.

Gaia si immobilizza, lo sguardo concentrato sulle sue ginocchia, non osando alzarlo. Quella voce le è tremendamente familiare: il problema è che, fino a mezzo secondo prima, Groviera e Remì stavano tentando di convincerla che no, non era possibile che lei avesse vissuto quello che crede di aver visto. Nel suo campo visivo entra una tazza fumante che, dall'odore, si rivela essere thè. Gaia toglie le mani dalla testa e, con esitazione, afferra la tazza, senza mai alzare lo sguardo.

« Bevi cara, sono certa che ti farà sentire subito meglio. Ci ho messo tre cucchiaini di zucchero, ti serviranno per riprenderti un po' ».

A parlare è stata una voce di donna: una voce calda, gentile e forte allo stesso tempo... una voce di mamma. Morsicandosi il labbro inferiore, il calore della tazza che comincia a darle fastidio ai palmi delle mani, Gaia alza lo sguardo fino ad incontrare un paio di occhi azzurri, gentili e dolci che la guardano con un velo d' apprensione. Lo stupore di Gaia è talmente evidente che una voce, non tanto velata, chiede se, per caso, non ha intenzione di svenire di nuovo. La ragazza non risponde, troppo presa ad osservare la donna che le sta di fronte, che la guarda con un piccolo sorriso sulle labbra. Quando si decide a parlare, la sua voce è roca e quasi metallica, come se non parlasse da talmente tanto tempo da non ricordarlo nemmeno più

« Signora Wealsey... siete proprio voi? »

Seppur con stupore nello sguardo, la donna risponde con voce dolce « Sì cara, sono io, molto piacere » afferma con un sorriso « posso sapere il tuo nome? » chiede con voce gentile, quasi invitando la ragazza a prendersi tutto il tempo del mondo per rispondere nel caso non si ricordasse cosa deve dire.

Posando il fondo della tazza sulle ginocchia, sempre tenendola ferma tra le mani, la giovane risponde in un piccolo sussurro

« Gaia... il mio nome è Gaia ».

Dopo aver risposto, la ragazza chiude gli occhi un momento e, dopo aver preso un profondo respiro, li riapre, beve un sorso di thè ormai tiepido e, appellandosi a un coraggio che non credeva nemmeno di possedere, si guarda intorno, ammirando ogni piccolo dettaglio, facendone tesoro. Le sue iridi vivaci e curiose osservano il mobilio sgangherato che adorna la stanza in cui si trova: Gaia si rende conto di essere in un salotto, seduta su un divano che ha decisamente visto tempi migliori ma comunque comodo. Guardando davanti a sé, nota qualcuno che credeva non avrebbe mai conosciuto: Molly e Arthur Weasley, Ron, Hermione e lui, Harry. Gli occhi di Gaia si riempiono di lacrime, tanto che la signora Weasley la guarda preoccupata e le chiede cos'ha. La ragazza risponde con voce tremula « Io... sono confusa... e ho anche un po' di paura... come... come posso essere qui?! Come potete essere qui?! ».

La voce della ragazza è quasi disperata, come quella di chi cerca di capire qualcosa che, anche sforzandosi, non riesce a comprendere. Mentre Gaia si prende la testa tra le mani e cerca di fermare le lacrime, la tazza di thè abbandonata per terra accanto a lei, per la prima volta prende la parola Hermione, il tono deciso, proprio come Gaia lo ha sempre immaginato

« Cerchiamo di ragionare, altrimenti qui non andiamo da nessuna parte ».

La giovane dagli occhi azzurri, volge lo sguardo verso la Grifondoro: gli occhi nocciola sono determinati, le braccia incrociate sotto il seno, i capelli ricci e ribelli liberi sulle spalle. A quella vista un timido sorriso si fa strada sulle labbra di Gaia, la quale risponde allo sguardo interrogativo di Hermione

« Sei proprio come ti ho sempre immaginata »

« Ecco, perché non cominci a spiegarci questa storia » il tono di Hermione è battagliero

« Cosa intendi Hermione? » chiede Ron, leggermente confuso, gli occhi azzurri esprimono incertezza mentre guarda quella che, da quasi un mese, è la sua ragazza. Il cuore del ragazzo perde un battito anche solo a pensare quelle parole.

I signori Weasley e Harry attendono la spiegazione della ragazza: i primi seduti su una poltrona poco lontano dal divano, il secondo in piedi vicino ad una credenza, gli occhi verdi che ogni tanto saettano verso le scale.

« È semplice Ron » afferma Hermione in tono ovvio « Harry ci ha detto che questa ragazza ci conosce perché siamo un libro... »

« Sette » la interrompe Gaia. Dieci paia di occhi, confusi e sorpresi, guardano nella sua direzione. Leggermente in imbarazzo, la ragazza precisa « sono sette i libri che narrano le vostre avventure » un piccolo sorriso le si dipinge sul volto, mentre comincia ad elencare i titoli di quei libri che contano così tanto per lei « Harry Potter e la Pietra Filosofale, Harry Potter e la Camera dei Segreti, Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban... »

« Ehi! » questa volta l'interruzione viene da Ron « ma è possibile che in quei titoli ci sia solo il nome di Harry?! Mica la storia parla di tutti noi? » chiede, il tono leggermente esasperato. Guarda in direzione di Harry, che ha l'aria di uno che vorrebbe trovarsi in qualunque posto a dispetto di quello in cui si trova. È Hermione, ancora una volta, a rispondere

« Ron, Gaia ci sta dicendo che siamo i personaggi di un libro, anzi di sette libri » comincia, in tono velatamente minaccioso « secondo te il nostro problema maggiore è il fatto che i nostri nomi non siano in copertina?! » conclude, alzando il tono di voce di qualche ottava. I signori Weasley ridacchiano sotto i baffi, forse rivedendosi nei due giovani poco distanti da loro, mentre Ron si sorbisce una bella predica da Hermione e Harry sorride scuotendo la testa. Per Gaia, tutto questo sembra quasi surreale: sono proprio come se li è sempre immaginati, senza eccezione. Quel piccolo siparietto dura per qualche minuto, finché non si sentono dei passi per le scale: le teste di tutte le persone presenti in salotto si voltano nella direzione dal quale viene il rumore, finchè non si vede spuntare una ragazza, di sedici, diciassette anni al massimo, i capelli rosso Weasley e il portamento che esprime forza. Harry si apre in un sorriso appena incontra gli occhi di lei che non attende per ricambiare il ragazzo.

« Ginny tutto bene? » chiede la signora Weasley, guardando la figlia. La ragazza annuisce, spostandosi accanto ad Harry. Quando si accorge che Gaia è sveglia, si volta nella sua direzione, guardandola incuriosita. La giovane si sente un po' in imbarazzo a causa di quell'esame silenzioso, ma Ginny, forse intuendo il suo imbarazzo, le sorride e si volta verso i genitori

« È arrivato un gufo dal Castello, Bill, Fleur e George ci aspettano lì appena possiamo raggiungerli » spiega, la voce decisa.

« Il Castello? Intendi... proprio quel Castello? Hogwarts? » chiede Gaia, lo stupore nella voce e gli occhi brillanti. Ginny si volta nella sua direzione e annuisce. Si avvicina alla ragazza, tendendole la mano

« Non ci siamo ancora presentate. Molto piacere, io sono... »

« Ginny » la interrompe Gaia, stringendole la mano « tu sei Ginny Weasley, l'ultima nata della famiglia Weasley. Sei la ragazza di Harry e... no, forse è meglio non svelarti proprio tutto » conclude Gaia ridacchiando un po'. Ginny, leggermente rossa in zona orecchie, le sorride a sua volta, per poi posizionarsi vicino ad Harry, anche lui di un intenso color porpora.

« Bene, ora le cose sono ancora più assurde » la voce del signor Weasley interrompe quella piccola parentesi di serenità e l'attenzione è riportata su di lui. Con un sorriso, chiede a Gaia di terminare i titoli dei libri, dopo aver velocemente accennato a Ginny quello che hanno scoperto fino adesso. Annuendo, la ragazza finisce di elencare i titoli « Harry Potter e il Calice di Fuoco, Harry Potter e l'Ordine della Fenice, Harry Potter e il Principe Mezzosangue e, infine, Harry Potter e i Doni della Morte » conclude Gaia, con voce ferma. Mordicchiandosi leggermente le labbra, la ragazza sposta lo sguardo verso Harry e, quando si rivolge a lui, la voce è un piccolo sussurro, quasi spaventata

« Io non sono pazza e non sto mentendo. Conosco la tua storia a memoria, qualunque cosa ti sia successa: leggo quei libri da quando avevo dieci anni, sono praticamente cresciuta con te e ti considero praticamente parte di me. Ho sempre sognato di incontrarti, di incontrare tutti voi, e di conoscervi, anche se sapevo che era impossibile. Ma... ora che sono qui... non so come, non so perché... vorrei solo... passare un po' di tempo con voi » quella di Gaia è quasi una supplica. Il sogno di una bambina che, per un attimo, potrebbe diventare realtà « non vi chiedo di credermi, ma almeno di darmi una possibilità » termina, con voce carica di emozione.

Le reazioni alle parole della ragazza sono diverse: i signori Weasley la guardano con incertezza, Harry e Ron sorpresi, Hermione e Ginny leggermente confuse. Con un cipiglio quasi battagliero, è la signora Weasley a prendere in mano le redini di tutto

« Cara, noi non abbiamo certo intenzione di mandarti via » dice con voce dolce e materna « ma cerca di comprendere la nostra incredulità ».

Gaia annuisce, comprendendo bene: lei stessa credeva di essere impazzita! Non che ora sia certa di essere sana di mente... insomma, ha sempre avuto il dubbio di essere pazza, ma qui si sta rasentando la follia! Ma torniamo alla storia...

Molly chiede a Gaia quello che, probabilmente, vorrebbe chiederle ogni persona presente nella stanza

« Vorresti raccontarci quello che sai di noi? ».

Gaia non tentenna nemmeno un secondo: annuisce convinta e, sedendosi bene sul divano, osserva gli altri posizionarsi più o meno comodamente nella stanza. I signori Weasley si sistemano sulla stessa poltrona, le mani intrecciate. Hermione e Ginny si siedono sul tappeto, vicine, mentre Harry e Ron si posizionano alle spalle delle rispettive ragazze, permettendo ad entrambe di usare le loro gambe come se fossero lo schienale di una sedia.

Gaia fa un grande respiro e, prima di iniziare a raccontare la storia che conosce, guarda Harry dritto negli occhi

« Prima di tutto, però, vorrei dirti una cosa »

Harry la guarda un po' confuso, incitandola con un piccolo cenno del capo a proseguire. Il sorriso di Gaia diventa enorme mentre pronuncia quelle parole che ha sempre sognato di dire al piccolo maghetto

« Grazie per avermi insegnato a credere nella magia... grazie per aver reso magica la mia vita »

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