Tra le braccia di un Pirata di Michy90 (/viewuser.php?uid=18127)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
a
~ Prologo ~
Dehli, agosto 1726
La notte era scesa da
ore quando una figura ammantata di nero saltò agilmente al di là dell’altissimo
muro di cinta del palazzo reale dei regnanti d’ India, a Dehli. Atterrò senza
quasi emettere alcun suono e si rialzò, guardandosi intorno per accertarsi che
nessuno avesse sentito nulla. Ma fu una precauzione
inutile.
La strada era
deserta.
La figura, incurante
però dell’assenza di anima viva in quella stradina, non abbassò la guardia: ciò
che stava facendo aveva come pegno la sua vita. Se avesse fallito anche solo per
una stupidaggine non se lo sarebbe perdonato, per il resto della sua
esistenza.
Si appoggiò al muro,
facendovi aderire completamente la schiena e, il viso voltato a sinistra per
controllare di essere effettivamente l’unica persona in quel vicolo, avanzò con
cautela strisciando contro il muro. Fu solo quando arrivò alla fine di quella
lunga barriera, all’incrocio con la strada principale, che si arrischiò a
sbirciare.
L’ingresso del palazzo
del Sultano era sorvegliato da due corpulente guardie ai lati della porta,
munite di fucile e sciabola alle cinte con la chiara intenzione di intimorire
chiunque fosse passato di là. Altre due guardie camminavano a passo di marcia
avanti e indietro, incrociandosi e cambiando reciprocamente posizione, senza
interruzione.
La zona in cui si
trovava il Palazzo era sul punto più alto della città, costruito sopra la
collina che dominava la “capitale del commercio” -così veniva chiamata Dehli- e
luogo di residenza estiva del Sultano e della sua famiglia. Il centro abitato lo
circondava come un plotone di difesa, sebbene situato molto più in basso
rispetto all’edificio, quasi come a ricordare la differenza di casta che
contraddistingueva le migliaia di persone di quella città marinara e commerciale
così cosmopolita.
La figura approfittò
dell’ombra scura causata dalla luna coperta dalle nuvole per attraversare la
via, scivolando nel vicolo scuro di fronte a quello che aveva lasciato.
Si voltò solo un
momento, lanciando un’ ultimo sguardo a quell’imponente edificio, che si
stagliava alto nel cielo, augurandosi con tutto il cuore di non rivederlo mai
più, il cuore che martellava furente nel dire addio alla sua
prigione.
Scese la collina
serpeggiando nel buio, inoltrandosi nelle strette stradine della città, che
conosceva alla perfezione nonostante tutto, scivolò lontano dal Palazzo,
ritrovandosi nel centro abitato.
Non c’era quasi nessuno,
a quell’ora della notte, nel cuore della città. Solo il porto era un luogo
sufficientemente affollato in cui rifugiarsi.
Un porto di pirati.
Distava circa mezz’ora di cammino dalla città e si trovava dietro una ripida
scogliera, nascosto.
La posta in gioco era
altissima, ma doveva rischiare: se avesse esitato, se avesse pensato anche solo
per un momento di tornare indietro, la sua vita sarebbe finita: tutto ciò che
aveva sognato sin dalla sua infanzia le sarebbe sfuggito dalle mani proprio
mentre era convinta di averlo preso.
Prese coraggio e
attraversò tutta la città, cercando di farsi vedere il meno possibile e mano a
mano che si avvicinava al porto, il rumore di bottiglie infrante, tavoli
rovesciati e risate sguaiate di uomini cresceva a
dismisura.
Quando ormai fu in vista
il luogo d’origine di quella bolgia,- il bordello che fungeva da locanda, un
edificio abbastanza grande situato sul molo-, si fermò dietro un muro, avvolta
dal buio, calandosi il cappuccio: due bruni occhi di cervo, il viso liscio dalla
pelle leggermente scura, labbra carnose. Sotto il mantello si indovinava il
profilo di un corpo snello e ben curato, i seni prosperosi che spiccavano
elegantemente sul petto.
Il suo viso non
dimostrava neanche vent’anni, ma il suo corpo era già molto più adulto. E non
pochi uomini avevano dimostrato il loro apprezzamento. Rabbrividì al pensiero,
mentre delle immagini di angoscia dei suoi anni passati le tornavano alla
mente.
Con passo deciso,
sforzandosi di ignorare quei ricordi e il fastidiosissimo rumore che proveniva
dai dintorni della locanda, la ragazzina si avviò verso il molo, dove erano
ormeggiate centinaia di barche e navi, su alcune delle quali uomini e donne
chiaramente ubriachi cantavano canzoni piratesche o si univano senza alcun
pudore.
Il primo istinto della
ragazzina fu quello di allontanarsi da quel luogo. Ricordava benissimo le parole
della sua governante: quello era un luogo dissoluto, depravato, frequentato
dalla peggior feccia del mondo: i pirati.
Ma in quel momento non
le importava. Ovunque sarebbe andata, qualunque sarebbe stato il suo destino,
sicuramente sarebbe stato migliore di ciò che si era lasciata alle spalle,
migliore di ciò che sarebbe successo se fosse rimasta in quella che per
diciassette anni aveva chiamato casa, ma che le aveva regalato solo tanta
sofferenza.
Cercando di assumere
un’aria sicura e disinvolta come in realtà non si sentiva affatto, la ragazzina
si diresse alla passerella più vicina, che faceva da ponte per un molo non molto
grande a cui erano ormeggiate almeno cinquanta barche e ordinate enormi casse
scure che proiettavano la loro ombra sul legno annerito dalla notte senza
stelle.
Camminò lentamente fino
al bordo ed osservò l’acqua scura all’orizzonte, assaporando per la prima volta
in vita sua una sensazione di completa libertà, inspirando ed espirando, gli
occhi chiusi e le labbra piegate in un sorriso appena accennato. Ce l’aveva
fatta, era riuscita ad andarsene: ora era libera, finalmente. Da quel giorno la
sua vita sarebbe cambiata, in meglio. Lo sentiva.
La ragazzina si portò
una mano alla fronte, in mezzo agli occhi, dove teneva un elegantissimo gioiello
intrecciato: il simbolo della Casa Reale. Lo prese e lo tolse, tenendolo in mano
e guardandolo dall’alto quasi con disprezzo, come se quell’oggetto, seppure
simbolico, fosse la causa di tutto il suo dolore.
Poi, con un gesto
rabbioso accompagnato da un basso grido di frustrazione, lo gettò in mare,
guardandolo cadere a poco a poco sul fondo, finché fu impossibile distinguerlo
dall’acqua nera.
Un peso definitivamente
tolto, un nuova vita che cominciava. Ci sarebbe stata felicità, avrebbe fatto di
tutto per assaporare quel sentimento così fugace del quale aveva avuto solo un
piccolo assaggio.
Fece appena in tempo a
voltarsi, quando un uomo a pochissimi metri da lei, trasandato e chiaramente
ubriaco, la bloccò.
-Ehi, bambolina..Ciao-
disse, appoggiandosi ad un palo di legno troppo vicino a lei -Vieni, andiamo a
divertirci, eh?-
Dall’accento, sembrava
inglese. Istintivamente, la ragazzina fece un passo indietro e si rese conto con
orrore di trovarsi al bordo del molo. Ancora un altro passo e sarebbe caduta in
mare.
-No, non devi scappare,
bambina- l’uomo, con un’agilità insolita per essere ubriaco, si protese in
avanti e l’afferrò per un braccio, tirandola addosso a sé, tanto che lei sentì
il suo alito pestilenziale. Il seno schiacciato contro il petto dell’uomo, cercò
di divincolarsi, ma quello già le aveva preso i polsi ed era sceso avido sul suo
collo morbido, mentre lei cercava di sfuggirgli, voltando il viso a destra e a
sinistra
-Lasciami!-
gridò.
Quello rise, portandole
i polsi prigionieri dietro la schiena,facendola aderire di più al suo corpo.
Senza smettere di ridere, abbassò la testa sul suo seno e la ragazzina sentì le
sue labbra insinuarsi nella scollatura.
-No, no!- gridò
divincolandosi e colpendo l’uomo con un calcio in uno stinco. Quello
immediatamente la lasciò andare, imprecando, e lei corse via il più velocemente
possibile. Ma non bastò.
-Vieni qui, maledetta
ragazzina!- l’uomo l’agguantò per le spalle, coprendo in pochissimo tempo la
poca distanza che li separava, costringendola a voltarsi, ma stavolta lei era
pronta: lo colpì in pieno viso con un pugno. Non era molto forte, ma almeno
servì a distrarlo di nuovo, giusto il tempo di sguainare una sciabola dalla
cintura e di puntarla alla gola dell’uomo, che s’immobilizzò
all’istante.
Ansimando, la spada
stretta spasmodicamente tra entrambe le mani, la ragazzina parlò -Non provare a
toccarmi-
-Oh, no, non ci provo
affatto…- rispose quello calmo. Sembrava proprio che non fosse spaventato -Lo
faccio e basta!- aggiunse mentre con un’abile mossa piegava i polsi della
ragazza, che per il dolore lasciò cadere la sciabola a terra, gridando. L’uomo
l’afferrò tirandosela addosso e la tenne stretta, il braccio come una morsa sul
ventre della ragazza. Avrebbe dovuto immaginarlo, non era ancora pronta per
affrontare un combattimento: persino un uomo ubriaco era riuscito a disarmarla.
Un uomo ubriaco che voleva divertirsi un po’ con lei.
-No, lasciami!- gridò,
divincolandosi, spaventata da quell’ultimo pensiero. Ma l’unica cosa che ottenne
fu di ritrovarsi senza fiato a causa della stretta soffocante sullo
stomaco.
-Mi piacciono le
ragazzine ribelli- soffiò quello all’orecchio della
giovane.
-Maledetto..- mormorò
lei.
Era sull’orlo della
disperazione, non sapeva cosa fare: aveva sognato tanto la libertà, non essere
più rinchiusa fra quelle mura. Aveva odiato dover andare in giro per la città
come una ladra, coperta dalla testa ai piedi, per non farsi riconoscere. Aveva
desiderato poter essere come tutte le donne del suo paese, libera di fare ciò
che voleva.
Libera di amare chi
voleva.
Come poteva, quella
libertà, finire prima ancora di cominciare? Era davvero così il mondo reale, che
le era stato celato fin dalla nascita? E lei, avrebbe davvero permesso che fosse
quello il mondo che tanto desiderava vedere?
“No” si disse “Non è
questo che voglio”.
Fece appello alla sua
forza di volontà, e mentre l’uomo la scaraventava a terra, sedendosi sopra di
lei per tenerle ferme le gambe e stringendole le mani sottili sopra la testa,
lei cercava il modo per poter utilizzare il pugnale, abilmente nascosto nella
tasca interna del mantello, che per fortuna il suo molestatore non aveva
visto.
Smise di agitarsi. Se
fosse stata tranquilla, forse quello avrebbe allentato la
guardia.
E così fece. Cercando di
nascondere il suo disgusto, lasciò che quello ricominciasse a tormentarla,
ridacchiando. La ragazza si morse le labbra per non emettere alcun suono, quando
quello cominciò a baciarla sul collo.
Provò disgusto per sé
stessa, quando si ritrovò a pensare che dopotutto quel contatto, mai provato
prima in vita sua, le provocava un piacevole calore nel corpo.
Ma non avrebbe mai
vissuto quell’ unione con un uomo che avrebbe amato. Quel pensiero le tolse il
fiato, mentre l’uomo sopra di lei, quasi completamente perso nell’estasi, le
allentava la stretta attorno ai suoi polsi, e mano a mano che si distraeva la
abbandonava. Spaventata, guardò l’uomo aprirsi in fretta e furia i pantaloni e,
mossa dalla paura, rotolò di lato, lontano da lui. “Il pugnale!” pensò mentre si
rialzava. Era la sua ultima risorsa. Corse in fretta nel buio del molo, dietro
un’enorme cassa di legno.
-Dove sei, maledetta
ragazzina?- gridò quello si era alzato da terra barcollando. –Esci
fuori!-
Ansimando e cercando di
riprendersi dallo spavento, la ragazzina si appoggiò a occhi chiusi ad una
cassa. Se fosse rimasta ancora un attimo di più… Non voleva pensare a quello che
sarebbe sicuramente successo.
Facendo attenzione a
controllare i suoi movimenti per non farsi scoprire dall’uomo, che camminava
precariamente sul molo, guardando ovunque in cerca di lei, prese il pugnale
dalla tasca e si azzardò a sbirciare fuori del suo rifugio, il cuore che batteva
impazzito, ma non lo vide più: forse se n’era andato?
-Ecco dove sei…- la voce
giunse sussurrata alle sue orecchie e prima che potesse accorgersi della
presenza dell’uomo dietro di lei, si ritrovò bloccata per le spalle contro la
cassa che aveva funto da nascondiglio.
-Ora non mi scappi…-
sorrise beffardo l’uomo, mentre si abbassava a finire quello che aveva appena
cominciato. La ragazzina cercò di divincolarsi, ma la presa sulle sue spalle era
ferrea e si ritrovò a lamentarsi per il dolore. Quello si chinò sul collo della
giovane, mentre lei sollevò la mano che stringeva ferma il pugnale. Tolse piano
l’arma dalla guaina, tenendo d’occhio il suo molestatore, e vide il suo collo a
pochi centimetri da lei.
In quel momento avvertì
una collera mai provata prima, una rabbia cieca e folle che la guidava,
comandando la mano che stringeva il pugnale. Sentì il bisogno di uccidere, fare
del male, almeno quanto ne stava provando lei in quel momento e fino ad
allora.
Condotta da quell’insano
istinto che le bruciava le viscere, affondò con ferocia l’arma nel collo del suo
molestatore, sentendo l’urlo spezzato provenire dalla sua gola, il sangue che
sgorgava copioso dal taglio mortale che aveva inferto, inzuppandole il viso e i
vestiti. Riverso sul suolo di legno del molo, cercando disperatamente di
respirare, l’uomo guardò la ragazzina alzarsi in piedi,
ansimando.
Non una traccia di paura
negli occhi della giovane, per quello che aveva appena fatto, né di rimorso.
Solo odio, un odio profondo, covava nel suo sguardo. Nessuna
pietà.
Quasi con noncuranza,
sistemò come poté il corpetto scomposto, coprendosi col mantello, e mise in
ordine la gonna, chinandosi poi per tirar fuori il pugnale dalla gola dell’uomo
e sussurrargli -Addio- mentre lo spingeva al di sotto del molo, sul basso
fondale.
Al chiaro di luna,
rimase a guardare quell’acqua nera tingersi di un rosso cupo. Poi, come se nulla
fosse successo, si avviò verso la
locanda.
Ora il frastuono non era
nulla per lei. Le tempie pulsavano, sentiva il sangue nelle sue
vene…sangue…
Aveva commesso il suo
primo omicidio. E non sarebbe stato l’ultimo.
La ragazzina, segregata
tra quattro mura, spaventata dalla vita, era morta, uccisa dall’omicidio che
aveva commesso. La donna era appena nata.
Una donna che, con il
nome di Mira, nel corso degli anni a seguire avrebbe concesso il suo corpo a
innumerevoli uomini. Una donna che sarebbe diventata abilissima con la sciabola
e le armi da fuoco, viaggiando per ogni dove, uccidendo e rubando su
commissione, per sfuggire al suo passato, mentre nel mondo si diffondeva la
notizia che la principessa d’India, promessa sposa del severo e rigoroso
principe della Cina, era scomparsa, ed ogni sforzo per ritrovarla era stato fino
ad allora vano.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~Capitolo 1~
Il vento soffiava gentile, quella
mattina, al largo della costa Indonesiana.
Le vele nere di una imponente nave
erano ingrossate e rigonfie mentre il veliero solcava tranquillo le placide onde
che s’infrangevano sul legno.
Solo, in piedi nella cabina della sua
nave, osservando l’orizzonte limpido, il pirata Sao Feng, chiamato “Il
Temibile”, rifletteva, assorto.
La sua prestigiosa posizione di
padrone incontrastato dei mari d’Oriente stava per sfumare, e lui doveva agire
prima che succedesse l’irreparabile.
Una compagnia di pirati minacciava
ciò che lui aveva costruito in più di sette anni di attività: era quella la
radice da estirpare, al più presto. Doveva mettere fuori gioco il capitano
nemico con una mossa abile, ma soprattutto silenziosa: ci voleva un agente
esterno che Feng avrebbe potuto utilizzare senza che si fosse venuto a sapere
che lui c’entrava qualcosa.
Per fortuna aveva già in mente la
persona giusta. Ne aveva sentito parlare anche dai suoi contatti, nei bassifondi
era molto famosa: si chiamava Mira, era una prostituta dalla seducente bellezza
e dalla lama eccezionalmente affilata. Benché fosse un donna, molte morti le
venivano attribuite, e tutte caratterizzate dalla perfezione. La sua specialità
era nel non lasciare indizi di alcun genere, e anche se tutti i manigoldi, nei
bassifondi, sapevano che era lei l’artefice di quegli omicidi, nessuno ne aveva
mai parlato alle autorità, che tuttora si adoperavano per scoprire chi potesse
aver compiuto quelle orribili uccisioni che, almeno così sembrava, non avevano
alcun collegamento tra loro che potesse far pensare ad un unico assassino.
Feng non l’aveva mai vista, ma quando
il suo contatto gliene aveva parlato, si era stupito nel constatare quanto la
gente fosse compatta in quei quartieri malfamati. Nonostante quella Mira fosse
una donna, nonostante per la polizia non avesse volto, nonostante tutti
sapessero chi fosse, nessuno era disposto a denunciarla. Cosa abbastanza strana.
O le erano fedeli davvero -cosa di cui dubitava alquanto- oppure lei sapeva
come…tenerli buoni, dispensando favori, anche e soprattutto con il suo
corpo.
Sao Feng fece una smorfia. Le
prostitute erano una casta che a lui non era mai interessata granché. Erano i
suoi uomini a frequentare i bordelli, e anche se lui di certo non glielo
impediva, non poteva permettersi di non rimanere di gustato: l’idea di andare
con una donna che fosse, dopo e prima di lui, accessibile a chiunque, non
riusciva a soddisfarlo. Per questo lui preferiva comprare le sue concubine, e
tenerle con sé fin quando non ne avesse avuto abbastanza.
Ma non gli importava di quello che
Mira facesse per ingraziarsi i favori altrui: a lui serviva solo come sicaria,
non come prostituta.
Se avesse ucciso con successo il
capitano rivale, Feng le avrebbe chiesto anche un secondo compito da svolgere.
Ed era ben più importante del primo.
Sorrise, beffardo. Il Mare sarebbe
stato in mano sua, se Mira non avesse fallito.
Subito diede la rotta ai suoi
marinai: Singapore.
*
*
Dalla stanza 18 del bordello più
famoso di Singapore, l’Impiccato,
provenivano dei gemiti, deboli da udire a causa degli schiamazzi nella sala
principale.
Nella stanza, sul letto, erano
distesi una ragazza con addosso un uomo molto più grande di lei, che spingeva
tra le sue gambe.
Mira, parodiando un’estasi, mugolò
con forza, stringendo il lenzuolo tra le dita e inarcando il suo corpo contro il
bacino del suo cliente, mentre quello, un uomo non più giovanissimo, spingeva
con forza dentro di lei, chiudendo gli occhi rapito e ansimando scompostamente.
Mira invece li teneva aperti, ed esalava falsi gemiti appassionati. In fondo era
quello il suo dono: far sentire gli uomini
desiderati.
Il cliente spinse ancora di più,
ansimando, ma poi, stanco, si lasciò cadere su letto accanto a Mira, crollando
addormentato. Lei lo guardò disgustata, mentre lo scostava dall’altro lato del
letto.
“Ubriaconi” pensò irritata, alzandosi
e dirigendosi verso uno specchio annerito ed un lavabo, senza curarsi di
coprirsi.
Anche stavolta non aveva sentito
nulla. Nulla. Nessuna sensazione che
si avvicinasse anche solo lontanamente al godimento. Certo, quel vecchio non era
sicuramente l’uomo ideale con cui provare piacere, specie per una ragazza
giovane come lei, ma anche con i più vigorosi -e lei ne soddisfava moltissimi
ogni giorno- non era mai accaduto nulla. O meglio, non accadeva nulla da sette
lunghi anni.
Mira si rivestì, scacciando dalla
mente quegli inutili pensieri, e scese nella onnipresente bolgia sottostante,
facendosi largo tra risse e pugni, evitando tavoli e sedie, e raggiunse Ana
Lucìa, la sorridente giovane donna al bancone.
-Già fatto con il vecchio Tyler?-
chiese quella con un sorriso.
-Colpa tua, gli hai dato troppo rum-
rispose Mira, accettando il bicchiere che la giovane le porgeva.
-Non dirmi che sta dormendo di
nuovo!- esclamò Ana Lucìa scandalizzata.
-Spremilo prima che se ne vada- le
disse solo Mira restituendole in due secondi il bicchiere vuoto -Voglio i miei
soldi- fece per andarsene, ma la donna la richiamò.
-Ce n’è un altro che ti aspetta alla
ventotto- le disse, passando un panno sul bancone. -Ma ti vuole per un affare,
non per una notte con te-
-Non mi interessa per cosa mi vuole,
basta che mi paghi- rispose Mira indifferente.
-Tieniti pronta, credo che ti
toccherà un lavoro non facile stavolta- raccomandò Ana Lucìa.
-Perché?- chiese Mira
accigliata.
-Ha detto di essere un pirata. E i
pirati, lo sai…Hanno più guai loro che Dio!- rispose la donna -È molto
affascinante…Non fartelo scappare- aggiunse con un sorriso
furbo.
Mira sbuffò indifferente e si
allontanò, diretta alla stanza 28, al secondo
piano.
Chissà chi era quell’uomo, e
soprattutto cosa voleva che lei facesse per lui. L’ultima volta che aveva ucciso
su commissione risaliva a due settimane prima. Sorrise al pensiero. Aveva fatto
davvero un ottimo lavoro. A quanto ne sapeva lei, le forze d'ordine locali non
erano ancora riuscite a trovare il cadavere di quell’uomo che aveva strangolato.
E mai l’avrebbero trovato.
Fuori dalla porta, si sistemò il
corpetto striminzito che le copriva solo una piccolissima parte dei seni floridi
e i pantaloni aderenti, che la vestivano solo a partire da parecchi centimetri
sotto l’ombelico.
Aprì la porta ed entrò, sfoderando la
sua camminata suadente, le gambe che si sfregavano una contro l’altra, facendo
muovere sensualmente il bacino scoperto e il ventre
piatto.
L’uomo che l’aveva cercata era seduto
sulla sedia di fronte al letto a due piazze, un gomito sul tavolo. Aveva il
cranio rasato, con un drago tatuato sulla destra, lunghi baffi neri che
arrivavano fino al petto, mento volitivo, i muscoli che spiccavano da sotto
l’armatura leggera che portava. Sul lato destro del viso aveva delle curiose
cicatrici che s’intersecavano e che contribuivano a rendere ancora più
autoritaria la sua presenza. Ma furono gli occhi ad attrarre la giovane: erano
neri, profondi e magnetici. Sembrava quasi che avessero la capacità di perforare
le persone. Una dote molto utile per un pirata.
Ma lei non aveva alcun timore, anzi.
Quell’uomo le suscitava una strana e…licenziosa curiosità. Non si notava
certo per la sua bellezza, ma aveva un che di magnetico che aveva attratto da
subito Mira.
Si avvicinò al tavolo,e sedette di
fronte a lui, notando che l’uomo non aveva mai abbandonato i suoi occhi, neanche
per guardare il suo corpo mezzo nudo: sembrava non interessargli, e la cosa fece
infastidire parecchio Mira, oltre ad aumentare la sua
curiosità.
-Mira, suppongo- disse con voce
profonda, guardandola compito.
-Cosa posso fare per voi?- chiese la
ragazza accavallando le gambe e appoggiandosi comodamente allo schienale della
sua sedia, senza lasciar trapelare il suo fastidio.
-Due cose. Per prima..Uccidere-
rispose il pirata, ora serio, posando sul tavolo un sacchetto, il cui contenuto
tintinnò.
-Chi?- chiese Mira senza toccare il
denaro e guardandolo negli occhi.
-Lo conoscerete sicuramente…è molto
famoso…il terrore della marina cinese…- rispose piano il suo interlocutore,
socchiudendo gli occhi.
-Mongkut? Il
pirata?-
-Esattamente-
-Quanto tempo mi
date?-
-Tutto quello che vi serve.
Dev’essere un lavoro ben fatto-
-Non sareste venuto fin qui,
altrimenti…Morte lenta e dolorosa?-
-Non m’interessa, è sufficiente che
non m’intralci più-
-Bene…Qual è il secondo lavoro?-
chiese Mira.
-Ve lo dirò alla fine del primo-
ribatté il pirata, calmo.
-Quanto mi pagherete?- volle sapere
la ragazza.
-Quella è una caparra, il prezzo lo
stabilirete dopo… - rispose, indicando il sacchetto con un gesto vago della
mano. -A seconda di quanto sarà difficile ucciderlo- aggiunse alzando un
sopracciglio, quasi come se dubitasse di lei.
-Sarà un giochetto per me…Quando
volete che lo faccia?- chiese Mira altera a causa di quel
tono.
-Domani Mongkut attraccherà su
un’isola a 100 leghe da qui. I suoi uomini scenderanno, lui non lo fa mai…Salite
su quella nave e uccidetelo. Dovete fare in modo che i suoi se ne accorgano solo
quando saranno in mare aperto…Chiaro?-
-Un cristallo- rispose lei annuendo
leggermente -Quando avrò i miei soldi?-
-Mi farò vivo
io-
-E chi me lo
assicura?-
-Il vostro secondo lavoro- rispose il
pirata con un ghigno -Se il primo andrà bene, vi ricompenserò a
dovere-
-Non mi fido di voi- dichiarò
Mira.
-Neanch’io- rispose quello,
sollevando di nuovo un sopracciglio.
Non l’aveva guardata, come tutti gli
altri suoi clienti avevano fatto.
Non era rimasto ammaliato da lei,
come tutti i suoi clienti avevano fatto dopo averla
guardata.
Non si stava fidando di lei, come
tutti gli altri clienti avevano fatto dopo essere rimasti
ammaliati.
Perché lui no? Non sembrava
abbastanza bella o desiderabile, forse?
Gli avrebbe subito dimostrato il
contrario, e sarebbe caduto subito ai suoi piedi, come tutti.
Il pirata si alzò e Mira gli chiese
-Qual è il tuo nome, pirata?-
-Sao Feng- sul viso aveva un’
espressione indecifrabile.
-Bene, Sao Feng…- disse Mira, facendo
il giro del tavolo, e venendogli vicino -Posso fare qualcosa per te ora?- chiese, parlandogli all’orecchio
con un sussurro.
Poi, gli andò davanti e cercò di
baciarlo, gli occhi socchiusi, le labbra carnose e invitanti appena dischiuse.
Ma quello la scansò prendendola per
le spalle -No- rispose.
-Ne sei sicuro?- soffiò quella
all’orecchio del pirata. -Puoi approfittarne, sai…-
-Non ne dubito…- rispose Feng
sarcastico, voltando il viso verso di lei, e guardandola attentamente negli
occhi -Ma prima devi uccidere quest’uomo per me-
-Questo momento non tornerà- sussurrò
Mira.
-Ne verranno altri migliori- rispose
Feng, allontanandola -Ah, se posso darti un consiglio- l’avvertì -Non
sottovalutarlo. È molto abile con la sciabola-
Mira alzò un sopracciglio incredula
-Rimarrai sorpreso, Sao Feng- disse, mentre quello si avviava verso la porta
della stanza.
-Confido che sia così- disse il
pirata, prima di chiudersi la soglia alle spalle.
*
*
La nave era sorvegliata da un
marinaio dall’aria assonnata, seduto su un malridotto sgabello di legno con uno
schienale, ai piedi della passerella che portava al ponte della nave. Fece un
sonoro sbadiglio, mentre il sole veniva oscurato da una nuvola nera. Fu allora
che, rapido e silenzioso, arrivò un colpo, fatale, alla
testa.
Mira lo prese sotto le braccia prima
che cadesse e lo fece sedere appoggiato sulla schiena, la testa china come se
dormisse.
Si guardò attorno e, con passo
inudibile, percorse la passerella, infilandosi rapida sul ponte. Lo attraversò
velocemente, senza far rumore, e trovò la cabina del Capitano Mongkut. Si
abbassò sotto la finestra con le ante di legno scuro accostate, cercando di
percepire anche il minimo movimento.
Nulla.
Ma Mira sapeva che il capitano non
dormiva. Feng aveva detto che non lasciava mai la sua nave; non poteva certo
fidarsi di un solo uomo come guardia, specie se, come aveva intuito, era dotato
di un carattere così simile a quello di Feng.
Soffocando un moto di rabbia al
ricordo di quell’incontro, la ragazza si sollevò con cautela e sbirciò
all’interno. Mongkut era fermo davanti ad un tavolo, intento a guardare assorto
qualcosa sul tavolo, che Mira non riusciva a vedere. Si chinò di nuovo. Le era
venuta un’idea.
*
*
Mongkut poggiò le robuste mani ai
lati del tavolo, cercando di decifrare il frammento di pergamena che aveva
davanti. Cosa diavolo significava?
Sapeva che anche Sao Feng la cercava,
motivo in più per scoprire al più presto il significato di quei segni.
Sembravano lettere di alfabeto antico, forse, come gli avevano riferito i suoi
informatori, quella era un’antica lingua, estinta da tempo, scomparsa con il suo
popolo.
Decise che ci avrebbe pensato più
tardi. Aveva tutto il viaggio fino a Singapore per rifletterci: i marinai
conoscevano la rotta, e non lo avrebbero disturbato. Ora voleva solo rilassarsi
un po’.
Alzò il capo, giusto in tempo per
vedere, dalla finestra di vetro smerigliato, qualcosa che si muoveva sul ponte,
come un’ ombra.
Subito maledì quell’incapace del suo
marinaio, di guardia alla nave: sarebbe stato meglio che fosse stato lui a
passare, altrimenti, se ci fosse stato un intruso, avrebbe frustato il suo
sottoposto fino a cavargli ogni brandello di carne.
La vide passare di nuovo, e uscì
precipitosamente dalla cabina. Cosa diavolo stava succedendo? Fece il giro del
ponte, ma non vide nessuno. Con rabbia, pensò che dovesse esserselo immaginato:
in quei giorni era molto stanco. Tornò nella sua cabina e chiuse di malagrazia
la porta.
Non fece in tempo a tornare al tavolo
che sentì una lama fredda premergli contro la gola.
Rimase immobile e sorrise sarcastico
-Chi ti manda?- chiese subito.
-Non mi faccio comandare da nessuno-
sussurrò Mira al suo orecchio, in risposta.
Mongkut rise -Sao Feng- disse
sarcastico -Sao Feng manda una donna ad uccidermi? Da non
credere…-
-Ti ho in pugno, potrei mandarti
all'altro mondo…e tu ridi?-
-La morte non è nulla- rispose
quello.
-Basta che ci creda tu- ribatté Mira
preparandosi ad affondare la lama nel collo del
pirata.
-Oh, si, ci credo…- rispose piano
Mongkut -E tu, donna?- All’improvviso, scivolò con estrema rapidità dalla presa
di Mira e afferrò la sua spada dalla cintura, puntandola contro la
ragazza.
-La prossima volta che vedi Feng- le
disse -Digli che non avrà mai ciò che desidera. Mi hai capito bene?
Diglielo!-
-Non so di cosa parli e non
m’interessa- rispose Mira decisa -Sono venuta solo per ucciderti!- urlò, tirando
il coltello da lancio verso il pirata a gran velocità. Ma Mongkut lo scansò
abilmente, e il pugnale andò a conficcarsi nella parete opposta,
vibrando.
-Scoprirai che non sarà così facile
farmi fuori…Feng non ti ha messa in guardia su di me?- chiese Mongkut
sarcastico.
Mira estrasse a sua volta la sciabola
dalla cintura -Non ho bisogno di essere messa in guardia dai buoni a nulla-
disse con un sorriso feroce. Poi si scagliò su di
lui.
Feng aveva ragione: Mongkut era
estremamente abile, ma anche Mira non era da meno.
Menò fendenti muovendosi con abilità
e senza far rumore. Erano alla pari.
Mira scattò di lato, cogliendo di
sorpresa il suo avversario che recuperò subito colpendola di striscio. La
ragazza parò altri colpi e attaccò a sua volta. Ad un certo punto però, Mogkut
non la vide più.
-Avanti ragazzina esci fuori! Voglio
vederti morire dissanguata davanti a me!- disse voltandosi intorno. Era
scomparsa…impossibile.
Mira, nascosta dal suo mantello nero
dietro l’ombra dell’ elegante armadio di legno scuro, aspettava il momento più
opportuno per attaccarlo senza preavviso. Ma quel pirata aveva dei sensi
dannatamente acuti. Quasi come i suoi.
-Dove diavolo sei?- urlò adirato.
Improvvisamente sentì un piccolo tonfo dietro di lui, e si voltò. Mira era lì,
la sciabola puntata alla sua gola.
-Ah, sei tornata…Passata la paura,
bambina?- la chiese sarcastico, scansando la lama della
giovane.
-Tu non sai cosa sia la paura!- urlò
Mira attaccandolo di nuovo, menando fendenti che vennero parati senza
difficoltà.
Il modo di combattere di quel pirata
era notevole, e il suo trucco stava nel muovere poco le gambe. Allora le venne
un’idea. Scattò di lato ad una velocità che lasciò di stucco il pirata e mentre
muoveva la lama contro la sua per distrarlo, prese un coltello da lancio dalla
cintura e lo nascose dietro la schiena. Si scagliò di nuovo su di lui,
attaccandolo con colpi imprecisi ma violenti che spinsero il pirata contro il
muro.
-Arrenditi- gli disse Mira
puntandogli la sua arma addosso. Provò a muoversi, ma la sciabola della ragazza
lo bloccava al muro.
-Davanti a una donna? Mai!- rispose
il pirata riuscendo, con uno scatto, ad invertire le posizioni; ora era Mira a
ritrovarsi con le spalle al muro.
-Vedi, ragazzina? Non devi sfidare le
maree se sei solo un piccola onda…- la sbeffeggiò
Mongkut.
Mira sorrise -Nella vita esistono
anche i paradossi- sussurrò. Poi, senza preavviso, gli piantò il coltello nel
braccio che reggeva la sciabola puntata contro di lei. Il pirata urlò dal
dolore, piegandosi sull’arto ferito, mentre Mira ne approfittò per concludere il
suo lavoro.
Ansimando, le mani sporche di sangue,
Mongkut si alzò a fatica, estraendo il pugnale dal braccio e guardandosi intorno
per vedere dove diavolo fosse andata a finire quella ragazzina che aveva osato
tanto.
Ma prima ancora che avvertisse una
presenza alle sue spalle, un coltello era già affondato nella sua gola, senza
schizzi di sangue. Un secondo dopo il famigerato pirata Mongkut, il terrore dei
mari d’Oriente, crollò a terra, morto.
Non ci fu alcun problema. I marinai
lo ritrovarono nel suo letto, voltato di spalle alla porta. Sapevano che quando
il Capitano dormiva non voleva essere svegliato per nessun motivo. Si accorsero
che qualcosa non andava solo quando arrivò il momento di servire la cena, e il
Capitano non rispondeva alle loro chiamate.
Ma ormai era troppo
tardi.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~Capitolo 2~
Mira rise divertita vedendo il ghigno
audace del ragazzo davanti a lei mentre gli si avvicinava, completamente nuda,
senza staccarle gli occhi di dosso. Le sembrò troppo sicuro di sé. L’avrebbe
soddisfatto, ma gli avrebbe anche dato una lezione: era lei a dover condurre il
gioco, nessun altro.
La ragazza lo spinse sul letto,
guardandolo negli occhi, e lasciò che cominciasse a baciarla e a toccarla
dappertutto, poi si alzò di nuovo in piedi e lo spinse contro il muro, muovendo
la lingua nella sua bocca, lasciva e sensuale. Quello la sollevò da terra e le
fece mettere le gambe attorno al suo torace muscoloso, stringendola a lui, senza
staccare la bocca da quella di Mira, e si alzò dal letto, spingendola contro la
porta e cominciando a ridacchiare eccitato mentre muoveva la bocca sul suo
corpo.
Anche Mira rise, e posò una gamba per
terra, rimanendo comunque avvinghiata a lui con l’altra, baciandolo
intensamente, e mentre sfilava un sacchetto contenente alcune monete dalla tasca
della giacca del suo cliente, aprì la porta e lo scaraventò fuori, dove venne
accolto in una rissa.
Rientrò, spingendo la porta dietro di
sé e coprendosi con una vestaglia rosso rubino che lasciava però intravedere
molti dettagli del suo corpo. Sedette su una sgabello davanti a uno specchio,
passandosi un pettine dai denti larghi su una ciocca di capelli scuri e mossi,
pensando.
Perché non riusciva più a provare nulla, neanche il
benché minimo stimolo? Cosa le stava succedendo? Il suo corpo era come
inaridito, non rispondeva più ad alcuna sensazione. Rifletté, cercando una
possibile risposta a quella domanda, quando una voce interruppe il flusso dei
suoi pensieri.
-Complimenti-
Mira non si sorprese, anzi guardò
nello specchio, dove si rifletteva la figura di Sao Feng, stagliata sulla
porta.
-Non si usa bussare?- chiese
lei.
-La porta era aperta- rispose Feng,
mostrando il suo solito riso beffardo.
-Non è una
giustificazione-
-Hai finito con quello, credo- Feng
sorrise obliquo, indicando la porta e riferendosi chiaramente al ragazzo che
Mira aveva appena cacciato via -Anche se credo tornerà per pretendere il
resto-
-Si, molto probabilmente- rispose la
giovane per niente infastidita dal tono del pirata -Allora, qual è il secondo
lavoro?- chiese, diretta, cambiando argomento.
-Chi ti dice che il primo sia andato
bene come speravo?- domandò Feng, gli occhi che
brillavano.
-Il fatto che sei
qui-
Il pirata sorrise sarcastico
-Perspicace e sveglia…Le doti di una vera ladra e
assassina-
Mira non rispose.
-Devi venire con me, per il secondo
lavoro- le disse Feng osservando interessato la
stanza.
-Cos’è, devo accontentare tutta la
tua ciurma, capitano?- chiese Mira, dura, senza
guardarlo.
-No- rispose Feng, le braccia
incrociate, ancora appoggiato alla porta -Non voglio cose di questo tipo, te
l’ho già detto. I miei interessi vanno oltre una notte con te, per quanto possa
sicuramente essere magnifica e coinvolgente. No…devi rubare una cosa per me, e
anche stavolta devo uscirne pulito-
-Dimmi cosa devo rubare, dove e
quando- rispose Mira subito.
-Te lo spiegherò quando saremo sulla
mia nave…il viaggio per Tortuga dura abbastanza da contenere tutte le
spiegazioni che vuoi- ribatté Feng, rispondendo per le
rime.
La ragazza sollevò lo sguardo,
incontrando quello del pirata attraverso lo
specchio.
-Tortuga?-
-Tortuga-
-Quando salpiamo?- chiese Mira,
riponendo il pettine.
-Domani sera al calar del sole.
Preferisco navigare con il buio- rispose il pirata.
Mira scostò con finta noncuranza i
capelli, esibendo il suo seno poco coperto dalla trasparente vestaglia rubino
-Dove trovo la tua nave?- gli chiese.
-Non è ormeggiata al molo- rispose
Feng, che sembrava non aver fatto caso al gesto della giovane -È dietro la baia,
ha le vele nere…La riconoscerai sicuramente-
Mira si alzò, lasciando che lo
sguardo del pirata corresse indifferente sul suo corpo mezzo nudo, e gli si
avvicinò.
-Tu sei un mistero, Sao Feng…- disse
mentre gli si accostava, sorridendo -Perché non mi
desideri?-
-Non l’ho mai detto- rispose quello
piegando lievemente le labbra con ironia e guardandola negli
occhi.
-Tutti gli uomini mi
desiderano…Quelli per cui uccido, alla fine vogliono godere di me senza sosta…Tu
no?- bisbigliò Mira al suo orecchio.
-Io non sono quegli uomini. Io sono
Sao Feng- sussurrò lui deciso, il viso a pochi centimetri da quello della
ragazza.
-Allora toccami, Sao Feng…E vedrai
chi sono io…- sussurrò Mira prendendogli la mano e portandola sul suo fianco,
sotto la vestaglia, sulla sua pelle nuda, occhi negli occhi -Nessun uomo mi ha
mai fatto godere davvero…Tu sei diverso, io lo so, saresti il primo…Non vuoi
provare?- chiese, muovendosi piacevolmente contro la sua mano e avvicinandosi al
suo viso, proprio come aveva fatto la prima volta che si erano
incontrati.
-Non ora e non qui- rispose Feng,
spostando la mano, ma senza staccare gli occhi dai
suoi.
-Quel momento arriverà, pirata. Non
potrai più resistermi e allora godrai con me come non hai mai goduto con nessuna
donna…Ricorda…Puoi chiedermi di fare tutto quello che vuoi…-
-Me ne ricorderò- rispose Feng
avviandosi alla porta -Stanne certa- L’aprì e fece per
uscire.
-Ah, Feng- lo richiamò Mira -Mongkut
ti manda un messaggio…- gli disse, passandosi una mano sul fianco -Ha detto di
dirti che non riuscirai mai ad avere ciò che
desideri-
Feng non si scompose -Si sbaglia-
rispose -Anzi, si sbagliava- si corresse con un sorriso maligno -Ha provato a
contrastarmi ed è morto…Non riuscirà a farmi desistere ora che è finalmente
scomparso per sempre-
-Sembri molto sicuro di te- notò
Mira.
-Lo sono almeno quanto lo sei tu di
te- rispose Feng deciso. Poi uscì dalla stanza.
*
*
-A Tortuga?- chiese Ana Lucìa stupita
-È un porto di pirati! Cosa c’è lì di tanto prezioso da rubare?-
-Non me l’ha detto- rispose Mira
semplicemente, poggiando un gomito sul bancone. -Lo scoprirò a breve,
immagino-
-È davvero così affascinante?-
-Si, lo è, ha un non so che
di…regale...Ti rendi conto che ho già provato a sedurlo due volte e per due
volte mi ha rifiutata?-
-Non ci sarà una terza volta, vedrai-
assicurò Ana Lucìa.
Mira sorrise lusingata. Sapeva di
essere bella, sapeva di piacere agli uomini, e sapeva di farli deliziare
moltissimo. Era fiera di ciò -Faccio in tempo a farne un
altro?-
-È arrivato un giovane stamattina
all’alba, sta alla tre, dice di essere un commodoro inglese, ha perso la ciurma
in un uragano, è un po’ confuso… Conviene dargli una svegliata, secondo me-
sorrise sottile Ana Lucìa.
-Vado subito- Mira prese una
bottiglia di rum dal bancone, si voltò e s’ incamminò verso la tre, al piano
terra.
L’uomo che dormiva nel letto era
giovane, sulla trentina, ed era parecchio malridotto. Sembrava davvero reduce da
un naufragio. Mira, senza svegliarlo, preparò del rum per entrambi, sul tavolo
vicino al letto, e sedette comodamente su una sedia. Dopotutto aveva tempo fino
alle sette, e non c’era alcuna fretta.
Il giovane si svegliò dieci minuti
dopo. Aprì gli occhi assonnati e si sollevò sul letto, massaggiandosi la
testa.
-Salve- sorrise
Mira.
Quello si voltò confuso verso di lei
-Chi siete? Dove siamo?-
-Io sono Mira. Siete a
Singapore-
Per tutta risposta, l’uomo imprecò
-Maledetto Jack Sparrow…Mi è sfuggito…-
Mira sorrise -Come vi chiamate?-
chiese.
-Commodoro James Norrington- rispose
quello con voce impastata.
-Ah, commodoro…Bene…- sussurrò
Mira.
-Non più commodoro, credo…Mi avranno
dato per morto- si corresse poi.
-Oh, quanto mi dispiace…- disse Mira
alzandosi. Il commodoro la fissò. Non si era accorto che fosse vestita solo di
una trasparente vestaglia rosso rubino, sotto la quale portava solo un corpetto
striminzito che lasciava vedere il seno e dei pantaloni corti e aderenti sopra
il ginocchio, che le disegnavano i profili delle gambe forse troppo muscolose.
Deglutì. Decisamente non era il tipo di donna che era abituato a vedere a Port
Royal.
Mira si diresse con calma verso di
lui, portando una bottiglia di rum in mano, e sedendosi accanto a lui sul letto
-Bevete, vi scioglierà un po’-
No, decisamente non era il tipo di
donna con cui aveva a che fare.
Norringhton cercò di guardarla in
viso, ma i suoi occhi continuavano a saettare sul suo corpo. Gli sembrava di non
aver mai visto nulla di così attraente.
Accettò il rum, che bevve tutto d’un
fiato con due, tre, quattro sorsate. D’improvviso si sentì molto più a suo
agio.
-Sai, quel maledetto Sparrow…Ero a un
passo dal prenderlo,e se non ci fosse stato quell’uragano, a quest’ora sarebbe
in mano mia-
-Oh, mi dispiace davvero…- disse Mira
piano, scivolando davanti al suo viso, avvicinando le labbra alle sue, e
sentendo il sapore acre della bevanda.
-S-si…- rispose Norringhton, bevendo
altre sorsate di rum, lo sguardo che saettava dalla bottiglia a Mira e viceversa
-È che…c’ero quasi-
-Lo so…non è piacevole quando ciò che
desideriamo di più ci sfugge proprio quando siamo sicuri di averlo preso…-
sorrise Mira, passando lentamente un dito sulle labbra del
giovane.
Non sapendo bene perché, Mira si
ritrovò a pensare al pirata, Sao Feng. Non aveva voluto nulla da lei, non aveva
neanche provato a rispondere ai suoi incitamenti. Diceva di non fidarsi della
giovane, ma le aveva lasciato una sostanziosa caparra…Era senza dubbio un uomo
misterioso e affascinante, e possedeva una presenza autoritaria non
indifferente. Mira era ancora più convinta di volerlo sedurre: si ritrovò a
pensare a come sarebbe stato bello farlo compiacere, come gli aveva promesso.
Sorrise al pensiero, mentre immaginava che al posto del commodoro ci fosse il
pirata.
-È sgradevole,si…- ripeté Mira
passando distrattamente una mano al lato del viso dell’uomo e portandosela poi
lentamente sul seno -Ma puoi…per
ora…dimenticarti di lui- la mano ora gli accarezzava di nuovo il volto -Non
ti andrebbe?-
-Io devo catturarlo…La-la marina
britannica…- disse Norringhton mentre cercava di non guardare il corpo della
ragazza. Boccheggiò, cercando di rispondere, mentre lei sorridendo, lo guardava,
con occhi ardenti. Norringhton bevve ancora alcune sorsate di rum, non riuscendo
a staccare gli occhi dalla ragazza, ormai incapace di smettere di divorarla con
gli occhi. Mira tolse la bottiglia ormai vuota dalle sue mani e gli si avvicinò.
Lo baciò sulla bocca, a occhi chiusi, mentre lui, paralizzato, non riusciva a
muovere un muscolo.
-N-no, per favore, io…- balbettò
insicuro mentre sentiva la ragazza scendere lungo il suo petto e poi giù, verso
il cavallo dei suoi pantaloni.
Anche volendo, si disse James
Norringhton, non sarebbe riuscito a fermarla. Perché poi avrebbe dovuto? Era una
sensazione così bella, quella che stava provando in quel momento. Non l’aveva
mai sperimentata, ma doveva dire che era talmente coinvolgente che stava per
lasciarsi andare. Aveva sempre ritenuto quel gesto e chi lo compiva una cosa
immorale e depravata, ma…quella ragazza…-come si chiamava? Bah, non importava-
Quella ragazza era davvero abile e fu quasi un peccato quando si rialzò e
cominciò a baciarlo sulla bocca con passione.
”Feng” Mira sentì quell’uomo, di cui
già non ricordava il nome, baciarla con più sentimento. “Feng”pensò Mira.
L’orologio del campanile suonò. Un rintocco. Il commodoro scivolò fino ai suoi
fianchi, accarezzandole la pelle ambrata. Due rintocchi.”Feng”. Mira sorrise e
chiuse gli occhi, spingendo le labbra verso quella bocca e abbracciandolo forte.
Tre rintocchi. Lui le passò le mani sulla schiena, ed entrambi si ritrovarono in
ginocchio sul letto, avvinti da quel bacio. Quattro rintocchi. Mira lo abbracciò
ancora, gli occhi chiusi, e lui le tolse la vestaglia “Feng”… Cinque rintocchi.
L’uomo passò le mani sul suo corpo, fermandosi a ghermire con decisione i suoi
fianchi. Sei rintocchi. Mira sorrise…era così bello quel bacio… Si lasciò
sfuggire un piccolo gemito e s’inarcò verso di lui. Sette rintocchi. Mira aprì
gli occhi. Feng. Sao Feng. Era ora di salpare, doveva
andare.
Non era il pirata, lì con lei. Era il
commodoro, che accorgendosi che la ragazza si era fermata all’improvviso, si
bloccò. Quando staccò le labbra da quelle di Mira lei si accorse, dalla lucidità
degli occhi del giovane uomo, che l’alcol stava facendo effetto. Il commodoro
ridacchiò -Non avevo mai conosciuto una come te, sai? Com’è che ti chiami?-
-Non ha importanza…Ora devo andare-
disse Mira delusa, alzandosi dal letto. Era stato bello, finché era durato. Era
stato bello immaginarlo.
-No, asp…-il commodoro barcollò e
cadde sul letto russando pesantemente, vinto dalla stanchezza e
dall’alcol.
Mira si rivestì, prese le armi e i
soldi dalla sua stanza ed uscì nella sera, sperando ardentemente che quel
giovane non avesse ricordato il suo nome quando si fosse
svegliato.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~Capitolo 3~
Il sole si stava inabissando sul pelo dell’acqua
quando Mira, ammantata di nero, giunse alla maestosa nave di Feng. Il pirata
aveva ragione, non avrebbe potuto sbagliare: massiccio e imponente, il veliero
sembrava osservare il mare piatto con aria di sfida.
-Finalmente sei arrivata- disse una
voce.
-Ti diverti ad accogliere i tuoi ospiti sempre
così all’improvviso, capitano?- chiese Mira. Non sembrava proprio che solo
qualche minuto prima avesse immaginato di...
-Solo qualche volta- rispose quello, guardandola
negli occhi, per poi gridare marinai sulla nave -Levate le ancore, mollate le
cime, issate le vele, salpiamo per il porto di Tortuga!-
Quelli si prodigarono ad eseguire gli ordini,
lanciando sguardi diffidenti verso Mira mentre lei e Feng salivano sul ponte
della nave.
Da lì il panorama di cui si poteva godere era
meraviglioso e Mira si sorprese a pensare quanto fosse bello quello spettacolo:
il sole rosso, il cielo che in alto aveva già assunto un colore scuro, e più in
basso sul pelo dell’acqua il tenue tono rosato, effetto dell’azzurro limpido del
giorno e del vermiglio del sole, era uno spettacolo per gli
occhi.
Feng la osservava, guardando il suo profilo
stagliato contro l’ultima luce del giorno, i capelli al vento. Sembrava delicata
e leggera, non un’assassina, una ladra e una prostituta impudica, che aveva
provato a sedurlo così lascivamente già due volte…Lontano da quel bordello, in
un batter d'occhio, gli sembrò essere un’altra persona.
-È molto bello il panorama, al tramonto- notò Feng
quasi noncurante, per attirare la sua attenzione.
Mira sembrò risvegliarsi da una trance -Già- disse
solo.
Feng le fece cenno di seguirlo ed entrarono nel
cuore della nave.
Nel buio soffuso Mira riuscì ad intravedere della
scale a chiocciola abbastanza larghe che scendevano ulteriormente, per terminare
davanti ad una elegante porta scorrevole rossa, piena di simboli
cinesi.
Feng bussò una sola volta e le porte si aprirono
-così sembrò a Mira- da sole.
Quando però furono entrati, la ragazza vide che,
dietro le ante scorrevoli della porta, c’erano due donne: una piuttosto anziana
e un’altra molto molto giovane, più di Mira, entrambe dai tratti
orientali
-Benvenuta sulla Luna Rossa- disse Feng
chiudendosi la porta alle spalle.
-I tuoi uomini non sono molto contenti di avere
una donna a bordo- notò Mira con leggerezza, ricordando gli sguardi sospettosi
dei marinai e guardandosi intorno. La cabina era molto grande, molto ordinata.
Un tavolo ampio, cosparso di carte era fissato al pavimento. Al soffitto un
elegante lampadario a più celle, con all'interno tre candele ognuno, emanava una
forte luce dorata, ad aggiungersi a quella del sole che arrivava attraverso il
vetro smerigliato delle finestre. Di fronte alla porta d’ingresso ce n’era un’
altra, in legno scuro. Mira immaginò che conducesse alla stanza da letto di
Feng.
-Oh, i miei uomini non amano le novità…Ma sapranno
farlo, non temere- assicurò, versando del rum in due bicchieri. Ne porse uno a
Mira.
-Dunque, capitano- cominciò la ragazza, bevendo un
sorso -Cosa devo rubare?-
-Desiderosa di agire vedo…Ebbene, si tratta di una
mappa-
-Una mappa?- chiese Mira
accigliata.
-Esattamente- confermò Feng
-A chi appartiene?-
-A Mongkut- rispose il pirata, attento alla
reazione della sua interlocutrice.
-L’uomo che ho ucciso? Come sarebbe?- chiese Mira
dubbiosa.
-Dopo il tuo brillante omicidio, la mappa è stata
intercettata da un gruppo di pirati buoni a nulla, che…- cominciò
Feng.
-Aspetta un momento- interruppe Mira indignata
-Hai detto che apparteneva a Mongkut, perché non mi hai detto di prenderla
quando l’ho ucciso?-
-Quella mappa vale più della mia vita...Non sapevo
se potessi fidarmi di te oppure no- disse Feng calmo, come se quel punto fosse
chiaro.
-E ora lo sai?- chiese Mira
arrabbiata.
-Si- rispose Feng deciso, guardandola
intensamente. A quella risposta, la rabbia di Mira sembrò quietarsi, ma squadrò
il pirata con occhi fiammeggianti.
-Il lato positivo è che ora non avrai difficoltà a
prenderla. Sarà ancora più facile che con il loro capitano- disse Feng.
-Sarebbe stato facile anche tre giorni fa- ribatté
Mira irata.
-Non lo metto in dubbio- rispose il pirata con un
ghigno ambiguo.
-La cosa che invece stai mettendo in dubbio di me
è la mia abilità di seduttrice- gli fece notare Mira infastidita. E in effetti
il fatto che lui non la trovasse attraente, o almeno il fatto che non l’avesse
dimostrato, la seccava persino più della mancata fiducia che il pirata aveva
riposto in lei.
-Oh, l’ho sperimentata…- rispose serafico Feng -È
davvero molto, molto efficace. Ma temo non sia sufficientemente valida con
me-
-È ancora tutto da vedere- rispose Mira in tono di
sfida.
-Allora aspetterò- rispose quello con un sorriso
di scherno -Per il momento penserò alla mappa. Mettiti pure comoda…arriveremo
tra tre giorni-
*
*
Le poche lampade accese sul ponte della nave
proiettavano sul legno del pavimento una luce
chiaroscurale.
Feng uscì dalla sua cabina per ammirare la notte
stellata e la luna piena. I suoi marinai dormivano nei loro alloggi e il solo
rumore udibile, oltre le gentili onde del mare sulla parete legnosa della nave,
erano i sibili di una spada.
Feng si avvicinò e vide Mira, sul ponte, muoversi
con eleganza e rapidità, la sciabola lucente in mano, che disegnava ampi archi
nell’aria serena della notte.
C’era un che di affascinante nei suoi movimenti
energici ma silenziosi, nel modo in cui faceva volteggiare la lama nell’
oscurità, i capelli al vento quando si voltava di scatto.
Si scoprì a desiderare di conoscere il suo
passato, chi fosse veramente, e com’era possibile che, ancora così giovane, si
vantasse di aver compiaciuto innumerevoli uomini…
Non voleva disturbarla, e così restò a guardarla
da lontano, mentre prillava la sciabola.
-Non trovi che sia una notte bellissima,
capitano?- chiese lei all’improvviso, fermandosi di
scatto.
-Già, merita davvero- rispose Feng, nascondendo la
sorpresa -Come hai fatto a sentirmi?-
-Sono esercitata a percepire ogni minimo rumore.
Altrimenti non sarei una ladra e un’assassina- rispose Mira riprendendo a
muovere la spada senza guardarlo.
-Sei abile con la lama- notò il pirata dopo un
attimo di silenzio, gli occhi che brillavano.
-Ho dovuto imparare molto tempo fa, o sarei morta
su di essa- rispose asciutta Mira.
-Perché l’hai fatto?- chiese Feng. Il suo tono era
quasi…accusatorio?
-Cosa?- Mira s’immobilizzò, la sciabola sopra la
sua spalla, e si voltò a guardarlo.
-Dare il tuo corpo a chiunque voglia- rispose
Feng, appoggiandosi all’albero della nave.
-Era questo il mio destino- disse solo Mira -Sin
da quando avevo 17 anni-
-Da dove vieni? Dal tuo aspetto sembri indiana-
chiese Feng, piegando la testa di lato.
-Lo sono. Ma ho lasciato quelle terre moltissimo
tempo fa- continuò ad esercitarsi, muovendo il polso e facendo roteare la spada
-Perché vuoi sapere queste cose su di me?- chiese dura -Solo perché ho provato a
sedurti?-
-No- rispose calmo Feng -Sei un’assassina molto
abile…Perché fare anche la prostituta?-
Mira rise sarcastica -Non capisci, vero? Io sono
una donna. Una donna, che come tante altre, ha dovuto trovare un modo per
sopravvivere da sola. Ho imparato ad essere una prostituta prima ancora che una
ladra e un’ assassina. Ero giovane a quel tempo…Questa era la scelta
più…vantaggiosa-
-Ogni bordello avrebbe pagato fior di monete per
avere una vergine…e tu sei andata lì di tua spontanea volontà…- sussurrò Feng
senza staccarle gli occhi di dosso.
Mira sentì tutto il suo passato piombarle addosso.
Quando era entrata al bordello, la prima volta che un uomo l’aveva...chiuse
rabbiosamente gli occhi, scacciando quelle immagini. Ma non doveva mostrarsi
debole. Non davanti a lui. Lui. Uno sconosciuto, dopotutto, che s’intrometteva
nel suo passato, tirando fuori così prepotentemente i suoi
ricordi.
-Chi sei tu per giudicarmi?- sibilò Mira furente,
lasciando cadere la sciabola e avventandosi su di lui -Per voler conoscere il
mio passato e pretendere che io ti racconti chi sono? Chi sei? Cosa vuoi davvero
da me? Perchè sei venuto a cercarmi se non vuoi neanche prendermi?- furibonda,
il tono della sua voce che cresceva d’intensità, si scagliò su di lui, cercando
di schiaffeggiarlo. Ma il pirata le afferrò la mano a mezz’aria, quasi si
aspettasse una reazione tanto esagerata, bloccandole poi entrambe dietro la
schiena. Si ritrovarono viso a viso, i loro respiri che s’intrecciavano, quello
affannoso di Mira e quello calmo di Feng.
-Hai detto che sarei stato il primo uomo a farti
compiacere davvero…perché?- chiese il pirata, stringendole forte i
polsi.
-Perché sei diverso- rispose Mira ancora
irata.
-Cosa vuol dire diverso?- domandò subito
Feng.
-Quando ti ho detto quelle parole sapevo che se
avessi voluto venire a letto con me sarebbe stato non solo per il mio corpo, ma
anche per la mia abilità di ladra e assassina e per ciò che avevo fatto per te…
- rispose Mira -L’ho capito quando mi hai rifiutata per la seconda
volta…-
-Ragazza intelligente…- commentò Feng con un
sorriso altero -Troppo per fare la prostituta, troppo per concedere il tuo corpo
al primo ubriacone di turno…Quel bordello ti ha fatto diventare lasciva e
svergognata…E tu non sei così, Mira. È un mondo dissoluto che ti ha snaturata-
-Tutti gli uomini che vengono da me mi desiderano-
ribatté Mira decisa. Ma tutto ciò che diceva quel pirata, tutto quello che
insinuava…era vero. Lei non era così audace e seducente quando era entrata al
bordello. Aveva imparato ad indossare la maschera dell’ ammaliatrice, pronta a
soddisfare i desideri più osceni degli uomini...maschera che era poi diventata
parte del suo stesso essere, e che non era più riuscita a togliersi. Che non
voleva togliersi. Sentirsi audace, sensuale e desiderata era qualcosa a cui ora
sentiva di non poter rinunciare. Altrimenti, cosa sarebbe stata
lei?
-Oh, no. Non desiderano te, ma il tuo corpo..-
rispose duro Feng -Vengono da te per godere un po’ dopo una bevuta e non
ricordano neanche più il tuo nome dopo averti fatto fare ciò che vogliono...E tu
questo lo sai...lo sai, ma non vai via da quel luogo vergognoso, non vuoi
smettere...-
-No, non voglio, è vero!- alzò la voce Mira,
cercando di liberarsi invano.
-Ah, lo ammetti…- notò Feng divertito -Ammetti
quanto ti piaccia sentire gli uomini sfogare il loro piacere dentro di te,
quanto ti piaccia soddisfarli, anche quando non provi nient’ altro che
disgusto...-
Senza che se ne fosse resa conto, Mira aveva il
respiro affannoso e le lacrime agli occhi per la rabbia e l’umiliazione nel
sentirsi sbattere in faccia tutte quelle tremende verità. Quando rispose la sua
voce tremò -Lasciami andare- sussurrò.
Feng sfoderò il suo ghigno -Vuoi che ti lasci
andare? Dopo aver provato a sedurmi per due volte, vuoi che ti lasci andare? A
me sembra una contraddizione…A te no?-
-Lasciami!- gridò di nuovo lei,
divincolandosi.
-No, non credo che lo farò- rispose Feng in tono
falsamente dispiaciuto. Poi sorrise sprezzante, e, senza preavviso, si chinò su
di lei, premendo le sue labbra contro quelle della
ragazza.
Mira provò a dibattersi, ma così facendo schiuse
le labbra, permettendo a Feng di baciarla ancora più in profondità.
Senza rendersene conto, smise lentamente di
agitarsi e rispose al bacio, prima esitando, poi con più scioltezza. I suoi
muscoli si rilassarono e Mira sentì che la stretta sui suoi polsi allentava. Ma
il pirata non la liberò.
Quel bacio, all’inizio astioso e prepotente, stava
diventando dolce e coinvolgente. Mira sentiva le morbide labbra di Feng sulle
sue e piegò il capo di lato, per far diventare quel bacio ancora più
profondo.
Si scoprì a pensare che nessun uomo l’aveva mai
baciata così delicatamente, con un tale trasporto…quel bacio, completamente
puro, non prevedeva nient’altro e Mira stessa si scoprì a desiderare che fosse
così. Non voleva nient’altro che quel tepore che provava dentro, nel cuore,
baciando l’uomo che, da quando l’aveva conosciuto, era diventato una sorta di
oggetto del desiderio. Ed era molto più bello quel bacio, semplice ma completo
ed espressivo, che l’eccitazione provata quella mattina, con quel ragazzo,
quando nei suoi pensieri c’era il pirata. E quasi si vergognò di sé stessa, di
quello che aveva fatto quella mattina e che faceva ogni giorno: le sembrò vuoto,
senza sentimenti, senza emozioni se non il momentaneo appagamento del corpo, che
lei aveva subito bisogno di rinnovare e che, nel corso degli anni, aveva
imparato a raffinare. E di cui ora
non poteva più fare a meno.
D’improvviso, Feng si staccò da lei -Così va
meglio, credo- sussurrò, vagamente compiaciuto.
-Maledetto…Perché mi hai baciata? Cosa volevi
dimostrare?- chiese Mira velenosa.
-Se volessi sedurmi per divertirti oppure se
facessi sul serio- sussurrò Feng con leggerezza, a un centimetro dalla sua
bocca. -E credo che anche tu abbia capito molte cose…-
-Sei un…- cominciò Mira feroce, ricominciando a
dimenarsi.
-Ah, ah, ah…Stà ferma- ordinò Feng con tono
deciso, ristabilendo la presa solida sui polsi della giovane.
Mira gli obbedì, tanto era forte la stretta, ma lo
guardò con odio.
-Bene...Devi imparare a controllare il tuo
temperamento ardente, altrimenti non riuscirai mai a toglierti la tua maschera
di seduttrice dissoluta...- sibilò Feng
-Io non sono così- ribatté Mira feroce.
-Menti anche a te stessa, lo sai- rispose subito
Feng -Hai addirittura ammesso, poco fa, quanto ti piaccia sedurre gli uomini,
Mira…- aggiunse biasimandola, con un sorriso obliquo.
-Qualcosa mi dice che stai analizzando la mia vita
perché nascondi qualcosa anche nella tua- dichiarò Mira sarcastica -Cosa c’è
dietro il famigerato pirata Sao Feng, il terrore dei mari d’Oriente? Cosa cela
il suo passato?-
-Non è meno intrigante del tuo, certo- rispose
Feng, quasi divertito -Ma ha un capitolo in più- d’improvviso, la lasciò andare
e la guardò di sotto in su, una sguardo ricco nel suo insieme di avversione e
soddisfazione -Conviene che tu vada a dormire…Anche se mancano ancora due giorni
di navigazione, suppongo che tu debba essere riposata quando arriveremo a
Tortuga- le raccomandò.
Mira alzò un sopracciglio, superba -Tu mi
sottovaluti-
-Non credo, invece- rispose Feng, lanciandole un
ultimo sguardo prima di voltarle le spalle per tornare nella sua
cabina.
*
*
I pensieri che Mira aveva avuto in mente durante
quel bacio la fecero riflettere a lungo.
Di solito, quando le capitava di avere qualche
pensiero fisso, si buttava su un cliente, più spesso su due contemporaneamente,
conducendo lei il gioco, in una sorta di perversione liberatoria, realizzando i
suoi desideri più eccessivi.
Ma ora non poteva farlo. Sospirò. Decisamente non
era abituata a rimanere sola con sé stessa, come le stava capitando in quel
momento.
La cosa che la turbava di più era che adesso
cominciava a guardare con occhi diversi il suo lavoro: prima uno svago, uno
sfogo a volte, un divertimento…ma ora non così tanto. Certo, era sempre la sua
fonte primaria di vita, ma si era sorpresa a pensare come sarebbe stato se tutto
ciò che faceva l’avesse fatto per…amore.
Scosse la testa. Aveva lasciato perdere da
tantissimo tempo l’amore, quelle erano fantasticherie per bambine che sognano il
principe azzurro…Lei aveva imparato fin troppo presto ad essere realista e
pragmatica. Viveva in un mondo in cui non c’era posto per l’amore.
Ma il bacio di Feng le aveva fatto porre un sacco
di domande. Non aveva mai provato con nessuno quelle sensazioni; aveva
sperimentato appagamento, si, desiderio, ma era come se li sentisse solo
esteriormente, nel corpo. Il calore che il contatto col pirata le aveva
provocato, invece, era stato impresso più profondamente, nel suo cuore. Aveva
percepito una forza positiva che l’aveva calmata subito, si era sentita quasi
protetta e al sicuro...Ed era la prima volta in vita sua che le capitava una
cosa del genere.
Aveva bisogno di distrarsi, di non pensare a
quelle sensazioni che la gettavano solo nello scompiglio più totale.
La stanza che Feng le aveva dato era comoda, ma
non molto spaziosa. Si guardò intorno e vide che c’era una tinozza di rame.
Si alzò e decise che avrebbe fatto un bagno. Versò
l’acqua, già calda, nel bacile e si spogliò davanti a uno specchio. Le capitava
spesso, dopo un amplesso, di passare ancora nuda davanti allo specchio, e
guardarsi. Si contemplò. Il viso liscio dalla pelle leggermente scura, il corpo
magro, su cui spiccavano i seni abbondanti e alti, le gambe lunghe e affusolate,
i muscoli che risaltavano grazie all’ allenamento quotidiano che seguiva, il
bacino un po’ largo, ma snello.
S’immerse nella vasca e appoggiò la testa sul
bordo duro, in una posizione volutamente scomoda, per costringersi a non
pensare. Ma i suoi dubbi non se ne andavano e, lo sapeva, non l’avrebbero fatto.
Si guardò intorno, impotente.
“Maledetto pirata” pensò con rabbia. Non vedeva
l’ora che quel lavoro finisse, così sarebbe tornata alla sua vita e non l’
avrebbe più rivisto.
Feng. Era tutta colpa sua se ora lei si ritrovava
con mille pensieri in testa e nessuna via d’uscita.
Decise che avrebbe fatto in modo di compiere
subito quel maledetto furto e poi tornare a casa.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~Capitolo
4~
Sbarcarono a
Tortuga la sera dopo, quando il buio era già sceso, con un po’ d’anticipo. La
marea era stata bassa, ed avevano avuto un ottimo
viaggio.
Mira scese dalla
nave quando i marinai ancora stavano tirando su le vele, e sentì i passi di
Feng, precipitosi, raggiungerla e fermarla
prepotentemente.
-Dove stai
andando?- le chiese con un sussurro furioso, gli occhi
fiammeggianti.
-A rubare quella
pergamena, così potrò tornare a casa, finalmente- ribatté Mira a denti stretti,
liberandosi.
Feng la fermò
-Devo venire con te- disse soltanto.
-No- rispose Mira
decisa -Sono abituata ad agire da sola, non voglio
intralci-
-Ti indicherò
quale degli uomini di Mongkut ha la mappa e poi potrai fare tutto ciò che vuoi-
disse Feng sorpassandola.
Mira pensò che il
pirata aveva ragione, lei non sapeva chi avesse la mappa. Stupidamente, guidata
dall’ impulso, e dal pensiero che aveva avuto la sera prima, aveva pensato di
poter fare tutto da sola.
Non ebbe altra
scelta che seguirlo.
Si inoltrarono
nelle stradine che conducevano alla città, poco lontano dalla costa. Mira si
sarebbe aspettata che si fossero introdotti fino ai bassifondi, dove, sarebbe
stato logico, il ladro avrebbe potuto nascondersi bene. Invece si diressero
verso la bolgia di un bordello, dal quale provenivano schiamazzi, urla, rumori
di bottiglie rotte, risate sguaiate e musica.
Si trovarono
lungo la strada maestra, dove le risse regnavano sovrane, illuminate vagamente
dalle luci soffuse delle case di piacere lì intorno. Mira voltò lo sguardo nei
paraggi. Uomini e donne si univano per strada; si svolgevano duelli in ogni
angolo; risa sguaiate e suoni di bottiglie rotte riecheggiavano nella
notte.
-Lui è lì, a bere
per la conquista fatta, immagino- disse Feng al di sopra del frastuono,
indicando la locanda davanti a loro.
-Devo ucciderlo?-
chiese Mira, anche se conosceva già la risposta: se fosse rimasto vivo, avrebbe
inseguito Feng per i sette mari. Non che questo sarebbe stato un problema
insormontabile, dato che i pirati di quella risma erano gente da quattro
soldi.
-Si- rispose
infatti Feng. -Dalle mie fonti so che ha preso una stanza
qui...-
-Che fine hanno
fatto gli altri?- chiese Mira voltandosi verso di
lui.
-Si sono uccisi
tra loro per il possesso della mappa, ingannandosi e tradendosi a vicenda, ed è
rimasto solo lui… Capisci perché non te l’ho fatta rubare prima? Li avremmo
avuti tutti alle calcagna…In questo modo avremo molti meno problemi- spiegò Feng
guardandola.
-Quella mappa
vale così tanto?- chiese Mira stupita dalla considerazione nella quale Feng
aveva la carta.
-Più di quanto
immagini- affermò il pirata, conducendola dentro il
locale.
Illuminato da un
lampadario a candele appeso precariamente sul soffitto, il locale era
grandissimo e somigliava molto a quello in cui lavorava Mira, ma era molto più
caotico.
-Per di qua-
disse Feng, guidandola a destra. La ragazza lo seguì, percependo l’ imminente
euforia un po’ perversa che provava quando, ogni volta, si preparava per
commettere un furto o un omicidio.
Si fecero largo
tra i tavoli e, in un angolo in disparte del locale, Mira notò tre uomini che
bevevano avidamente dalle loro bottiglie, ridendo sguaiatamente e battendo i
pugni sul tavolo, mentre gridavano qualcosa che risultò inudibile alla ragazza,
dato il baccano del locale.
Si voltò verso
Feng -Quale dei tre?- chiese, il viso all’orecchio di lui a causa del
frastuono.
Il pirata indicò
un uomo dai capelli neri legati in una coda -Si chiama Chang- disse il pirata
avvicinandosi a lei, mentre il baccano di una rissa a circa un metro da loro
riempiva le loro orecchie.
Mira tornò a
rivolgere la sua attenzione all’uomo, che si alzò dalla sua sedia e se ne andò,
salendo le scale che conducevano al primo
piano.
La ragazza fece
per seguirlo a ruota, ma sentì la mano di Feng carpirle il polso. Si voltò, e
vide gli occhi neri dell’uomo davanti a lei fissarla con un lampo irrisorio
negli occhi.
-Non metterci
troppo - le raccomandò sarcastico.
Lei sorrise
appena -Dovresti conoscermi ormai- disse sarcastica. Si liberò dalla presa di
Feng mentre lui le rivolgeva uno sguardo enigmatico e un sorriso a mezza
bocca.
Mira guardò
attentamente verso le scale, in tempo per vedere il ladro chiudersi nell’ultima
stanza a sinistra.
*
*
-Cosa diavolo
significa questa mappa?- sussurrò Chang accigliato, guardando il foglio.
“Mongkut ci ha
fregati tutti” pensò con rabbia battendo il pugno sul tavolo “Lui e le sue
cazzate sui confini del mondo…E noi ci siamo pure ammazzati per questo inutile
pezzo di pergamena!”
Rimase in
silenzio, squadrando la mappa con occhi ridotti a fessure, quando sentì qualcuno
bussare alla porta.
-Chi è? Non
voglio scocciatori, sparite!- disse
irritato.
-Rum- rispose un’
attraente voce femminile da fuori.
Al suono di
quella voce, l’uomo si precipitò ad aprire la porta.
-Salve- Mira lo
guardò sorridendo -È permesso?- chiese
innocente.
-Solo se porti il
rum, tesoro- rispose avvicinandosi alla ragazza. -Ne ho davvero
bisogno…-
-Eccolo qui-
rispose Mira mostrando una bottiglia e agitandola piano, in modo che il liquido
che c’era dentro fluttuasse.
-Grazie…- sorrise
quello stappando la bottiglia e diminuendone progressivamente il contenuto,
mentre Mira lo guardava sorridente.
-Allora…cosa
stavate facendo voi solo soletto qui…senza una donna?- chiese maliziosa,
appoggiandosi alla sua spalla e accarezzandogli la guancia, mentre lo guardava
con un sorriso intrigante.
-Beh…- fece
quest’ultimo sorridendole furbo -Ora sei arrivata tu…Il problema è risolto,
direi- disse accarezzandole i fianchi.
Quegli stessi
fianchi che Feng aveva stretto tra le braccia la sera prima, pensava Mira. Fece
per ritrarsi, ma si ricordò qual era il suo dovere: rubare quella mappa e
tornare finalmente a casa. Così sorrise avvicinandosi a lui.
-Mmm…perché no?-
sussurrò piano Mira guardandolo, mentre si avviava a ritroso verso il tavolo su
cui era poggiata la mappa.
Ma quello superò
Mira, afferrando la pergamena e
intascandola.
La ragazza
sorrise, avvicinandosi a lui.
-Che c’è, non
vuoi farmela vedere?- chiese maliziosa, accarezzandogli il petto -Che
cos’è?-sussurrò suadente.
-Mi dispiace,
ma…- cominciò quello esitante, guardando le sue labbra
invitanti.
-Perché non posso
saperlo, me lo dici, uh?- mormorò, avvicinandosi alla sua bocca.
-Mi piacerebbe
dirtelo tesoro, ma non posso-
-Se ti
piacerebbe- disse piano Mira, le labbra a pochi millimetri da quelle del pirata
-Perché non lo fai?-
Quello si sporse
per baciarla, ma lei si ritrasse un po’, ridacchiando, e arretrò -Vieni- disse
tirandolo a sé. Il pirata le obbedì e lei lo spinse sulla sedia del tavolo,
sedendosi sopra lui, le mani sulle sue
spalle.
-Beh, vedi…è una
storia un po’ lunga…- cominciò quello convinto, prendendole i fianchi -Comincia
con un pirata di nome Mongkut, che…-
-A me non
interessano i dettagli- mormorò Mira avvicinandosi ancora di più a lui. -Solo la
mappa…-
-Allora va bene…-
la accontentò quello, cominciando a toccarla sulla schiena e sulle anche,
salendo progressivamente.
Mira soffocò
l’impulso di scrollarselo di dosso e continuò la sua
recita.
-Vedi…secondo il
mio ex capitano questa mappa porta ai Cancelli Lontani…ai Confini del Mondo-
disse quello convinto.
Mira si accigliò
-E cosa sarebbero questi Cancelli Lontani?- chiese, accarezzandogli il volto,
soffocando il pensiero che quel pirata potesse essere un tantino tocco.
-Sono delle
porte…visibili solo al momento del tramonto, quando il sole tocca l’Oceano-
rispose il pirata rapito.
-E dove portano
questi Cancelli?- chiese di nuovo Mira.
-Non lo so-
rispose quello rammaricato -Ma Feng lo sa- disse, con rinnovato vigore -Perciò
ha fatto uccidere Mongkut…Io devo trovarlo e chiedergli come leggere la
mappa…-
Si, anche Mira
doveva farlo…Cosa diavolo doveva farci Feng con una cartina del genere? E
cos’era quella strana faccenda sui Confini del Mondo? Feng le doveva qualche
spiegazione, anche piuttosto esauriente…Dopotutto glielo doveva, sarebbe stata
lei a procurargliela.
La ragazza tornò
a sorridere, mentre quello si risvegliava dalla sua
trance.
-Ma ora direi che
possiamo divertirci, no?- disse tirandola a sé e accarezzandole le gambe.
-Si, direi di
si…- rispose lei ridacchiando, ma alzandosi e arretrando verso il
letto.
Chang fece per
raggiungerla, ma appena si alzò cominciò a tossire, prima piano, poi ancora più
forte, fino a che si ritrovò senza fiato, tenendosi il collo e poggiandosi al
bordo del tavolo, in precario equilibrio.
Mira sorrideva
mentre lo guardava annaspare, piegato in due e
agonizzante.
-A..aiut..ami..-
boccheggiò, tendendo un mano verso di lei.
-Temo di non
poterlo fare, vedi…Quel veleno agisce troppo in fretta, mi è impossibile
intervenire ora…- disse la ragazza serafica.
Il pirata cadde a
terra, boccheggiando, e guardò la ragazza che, in piedi, sembrava incombere su
di lui, mentre sentiva l’aria mancargli dai
polmoni.
-Grazie per le
informazioni su quella mappa, Chang- gli sorrise tranquilla -Se non ti dispiace,
la prendo- si chinò, tastando le tasche dell’uomo, finché non la
trovò.
-Ti ringrazio-
gli fece -Ma non preoccuparti…penserò io a
conservarla-
Quello la guardò
con risentimento, prima che la vista cominciasse progressivamente ad
oscurarglisi. Poi più nulla.
-Un vero colpo da
maestro- disse una voce alla porta.
-Allora è vero
che non ti fidi…- Mira si alzò lentamente, lasciando il cadavere ai suoi piedi,
per fronteggiare Feng. Si diresse alla porta e la chiuse, dopo che il pirata fu
entrato.
-Sei stata
notevole, Mira- disse calmo, passeggiando per la stanza e osservando gli oggetti
personali dell’ uomo disteso sul pavimento in mezzo a
loro.
-Ora mi spii?-
chiese la ragazza incrociando le braccia spazientita e fissandolo con
astio.
-Stai lavorando
per me, non dimenticarlo…- le ricordò Feng alzando gli occhi neri su quelli
nocciola di lei.
-Giacché hai
detto così…perché non parliamo di questa mappa?- chiese Mira agitando la
pergamena che teneva tra due dita.
Feng sorrise
-Sapevo che me l’avresti chiesto…- disse -Ma ti racconterò quest’appassionante
storia domattina, quando ripartiremo-
-Non ce ne
andiamo subito?- chiese la ragazza cercando di nascondere la
sorpresa.
-Gli uomini
vogliono divertirsi un po’…- sogghignò il pirata fissando Mira -E non posso dar
loro torto…Non attracchiamo decentemente da un po’ di tempo, e appena siamo
scesi ne hanno approfittato-
-Io devo tornare
a Singapore…- disse Mira calma, guardando però leggermente irritata il suo
interlocutore -Ho fatto quello che dovevo, ora voglio andarmene di qui-
-Devo rimanere
ancora qui, ho delle cose da fare- Feng notò il vago fastidio della
ragazza.
-Non puoi avermi
ai tuoi comodi fin quando non deciderai che sarà così! Devo ricordarti che non
sei l’unico a chiedere i miei servizi?- disse Mira
risentita.
Ritrovarsi da
sola con lui la turbava più di quanto riuscisse a nascondere: voleva e non
voleva stare con lui, voleva e non voleva un altro bacio, inebriante come quello
della sera prima...
-Dimentichi che
posso ricattarti...Non ti ho ancora pagata per quell’omicidio...- sussurrò Feng
all’orecchio della ragazza -Né per questo- disse, indicando l’uomo a
terra.
-Mi stai
minacciando, capitano?- disse fredda Mira guardandolo negli occhi -O forse vuoi
che ti ricambi con la stessa moneta?- si allontanò da lui e gli mostrò di nuovo
la mappa -Dimentichi che posso
ricattarti…- lo schernì, ripetendo la medesima frase detta da lui pochi
istanti prima.
Feng sorrise
sarcastico -Non conosci quella mappa né il modo in cui utilizzarla- la riprese
-Non sapresti cosa farne…-
-Questi sarebbero
problemi miei- gli rispose aspra Mira -Ma sono sicura che tu non sei il solo a
volere questo pezzo di pergamena- la ragazza lo guardava intensamente, tesa a
cogliere qualunque reazione significativa da parte del pirata. Che però non
venne -Per questa mappa è morta un’intera ciurma e il suo capitano…E sono pronta
a scommettere che prima di loro sono morte altra persone- congetturò
Mira.
-Oh, si…- disse
Feng per nulla meravigliato dalle intuizioni della ragazza -Certamente, ci sono
stati moltissimi morti per questa pergamena, e moltissimi la desiderano tuttora,
tanto da uccidere di nuovo. Ma ci sono forze più grandi che decidono il destino
di coloro che la possiedono…- Feng ricambiò lo sguardo di Mira.
-Che intendi
dire?- chiese lei accigliata, cominciando a perdere un po’ della sua sicurezza,
ma rimanendo comunque all’erta, nel caso in cui avesse percepito che le parole
di Feng fossero una manovra per incuriosirla e distrarla, convincendola così a
restituirgli la mappa.
-Lo saprai
presto- sorrise Feng beffardo -Ora liberati di questo cadavere- disse, e fece
per andarsene.
-Aspetta…- lo
fermò Mira. Feng si voltò, con uno strano sorriso consapevole sulle labbra,
quasi come se sapesse quello che Mira stava per dirgli -Delle persone sono
arrivate a morire per questa, e come minimo avresti già ucciso anche me…questa
non è la mappa che cerchi, vero?-
-Perspicace…-
sorrise Feng beffardo, ma con una nota d’ammirazione nella voce.
-No, è solo che
conosco l’animo umano a sufficienza per capirne le mille sfaccettature…- rispose
Mira con le braccia conserte, gli occhi scintillanti.
-Hai ragione,
quell’uomo si sbagliava quando ti ha detto che è questa la mappa che porta ai
Confini del Mondo- disse Feng dopo una breve pausa in cui aveva fissato
coscientemente Mira -Il suo capitano non voleva che i marinai scoprissero la
verità, perciò ha celato il posto in cui la vera mappa si nasconde…- si avvicinò
a Mira, che ancora teneva stretta nel palmo la pergamena e ghermì gentilmente la
mano della ragazza tra le sue, prendendo la mappa e tenendola alta tra due dita
-…Qui- completò, rivolgendo lo sguardo alla
pergamena.
Mira lo lasciò
fare e lo guardò, desiderosa di saperne di più -E dove si trova la vera mappa?
Cosa sono i Confini del Mondo?- chiese.
-Potresti vederlo
con i tuoi occhi, se volessi- disse Feng alzando un sopracciglio -Partiamo di
qui domattina-
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~
Capitolo 5 ~
Appostato fuori dal locale dove Mira aveva appena
compiuto il suo omicidio, Feng la guardò uscire dalla porta, trascinando
letteralmente il cadavere, che teneva saldamente per il colletto della giacca.
Fortunatamente non si notava che l’uomo fosse morto, e persino a Feng sembrò
fosse addormentato.
Guardò Mira allontanarsi, fino a che non fu
sparita dietro un angolo, e si avviò sul retro del locale, dove uno dei suoi
uomini lo aspettava.
-Capitano- lo salutò quando Feng si fermò davanti
a lui -Ordini?-
Feng si guadò intorno prima di parlare -Domattina
tornerai a Singapore, mentre noi partiremo per la Costa del Diavolo…fà in modo
di prendere più informazioni che puoi riguardo Mira…voglio sapere chi è, da dove
viene, arriva fino in India, se necessario- disse
sottovoce.
-Si, capitano- rispose quello,
pronto.
-Bene, và pure- consentì
Feng.
Fu solo quando il suo marinaio se ne fu andato che
Feng fu preso da una strana, indescrivibile sensazione, quasi di…disagio.
Aveva detto a Mira di fidarsi di lei, ma voleva
sapere cosa nascondesse; quella giovane donna lo incuriosiva e lo attraeva,
sebbene lui fosse stato abbastanza abile da nasconderlo…Ma scavare nel suo
passato gli sembrava improvvisamente una mancanza di considerazione nei
confronti della ragazza.
D’un tratto si stupì di sé stesso: da quando si
preoccupava di quello che avrebbero potuto pensare o provare gli altri a causa
delle sue azioni? Non gli era mai capitata una cosa del genere, dopotutto non è
nell’indole di un pirata l’impensierirsi per qualcosa, men che meno per i
sentimenti di una donna, cosa che a lui non interessava
affatto.
Ma fu solo allora, quando sentì
quell’impercettibile disagio, che capì tutto: il comportamento di Mira con lui,
e il suo stesso atteggiamento con lei.
Mira sentiva che Feng la stava cambiando e che,
con la sua irruzione nella sua vita, i suoi principi erano crollati. Per questo
era così restia ad averlo vicino: in un certo senso aveva paura che lui la
trasformasse ancor più di quanto avesse già fatto.
E lui…lui sentiva che non avrebbe mai rincontrato
una donna come lei, forte e combattiva, volubile ma bellissima. Non lo temeva,
ma lo rispettava, seppure Feng vedesse quanto la soddisfacesse litigare con lui,
confrontarsi a parole con qualcuno che fosse pari a lei per forza d’animo e
spirito persuasivo. Quando aveva insinuato quelle cose su di lei, il giorno
prima, sul ponte della sua nave, Feng aveva manifestamente percepito la forza
repressa della ragazza, e aveva trovato in lei una tigre pronta a balzare, se
solo le fossero state spalancate le porte del mondo. Cosa che ora lui avrebbe
avuto occasione di fare.
Liberare Mira dalla prigione di cristallo in cui
era chiusa, dalla vita ripetitiva che seguiva, sarebbe stato come osservare una
creatura nuova rinascere dalle ceneri di quella vecchia: gli invisibili legami
dai quali Mira era imprigionata si sarebbero rotti, liberando la sua indole
guerriera e sovversiva, capace di stare al pari della sua.
Si ritrovò a pensare a quanto Mira fosse simile a
lui: forte, severa, fiera, orgogliosa, combattiva e sicura di sé, ed era un
piacere stare a contatto con lei, parlarle e provocarla, per osservare le sue
reazioni. Lo soddisfaceva vedere come Mira avesse una risposta pronta per ogni
sfida che lui le rivolgeva, e sentirla ribattere a sua volta era una grande
soddisfazione per lui.
Senza togliere il fatto che alla sua intelligenza,
la sua arguzia e la sua furbizia, nonché la sua straordinaria abilità con le
armi, si univa una bellezza selvaggia.
Non c’era altro termine per definirla: selvaggia.
Gli occhi nocciola, profondi, intensi e calcolatori, parlavano senza bisogno che
lei proferisse parola, e con quel loro taglio tipicamente indiano, contornati di
pigmento nero, sembravano trapassare da parte a parte.
In vita sua Feng aveva avuto numerosissime amanti,
tutte bellissime, ma nessuna di loro poteva vantare il corpo perfetto di Mira,
energico ma allo stesso tempo così delicatamente attraente e affascinante.
Anche lui la desiderava, almeno quanto aveva
manifestato lei, ma non voleva che Mira fosse sua solo per una notte. Per questo
l’aveva baciata in quel modo, la sera prima: voleva legarla a lui, voleva essere
l’uomo che le avrebbe fatto capire quanto fosse sbagliata la sua vita. Perché
lei, bellissima e incantevole, non poteva darsi al primo uomo che le capitasse:
era sprecata per fare la prostituta. Un solo uomo avrebbe potuto averla, ed era
l’uomo che Mira amava. E, Feng ne era sicuro, era a lui che Mira si stava
lentamente ma inesorabilmente legando, e questo la ragazza l’avrebbe capito
presto. Solo allora avrebbe compreso che tipo di vita avesse condotto fino ad
allora, e se la sarebbe lasciata alle spalle per stare con lui.
Perché lui la voleva. La voleva, spasmodicamente,
ineluttabilmente, da quando l’aveva conosciuta, da quando aveva capito quanto
lei fosse diversa dalle altre. E da quando aveva, quasi inconsciamente, cominciato a legarla a
sé. Lei che, capace di tenergli testa, crudele ma bellissima, si accendeva di
desiderio quando lui la baciava.
E Feng si rese conto che oltre ad aver legato a sé
Mira, era stato anche lui a legarsi a lei: aveva voluto a tutti i costi
coinvolgerla in quella missione, non solo per la sua abilità di ladra e
assassina, ma anche, senza rendersene conto, o forse senza volerlo ammettere,
per averla vicino, e continuare a desiderarla e farsi desiderare, per diventare
così la persona di cui Mira non avrebbe più potuto fare a meno. E anche lui,
presto, non avrebbe più potuto fare a meno di lei.
Da quando l’aveva conosciuta, infatti, aveva
cominciato a trovare mille pretesti per rivederla. Ma se dapprima era solo la
curiosità per quella ragazza a spingerlo a tanto, ora non più: la sua attrazione
per lei andava al di là della curiosità…Era vero e proprio desiderio di averla
vicino a sé, solo per guardarla, sentirla parlare, respirare, combattere.
Ma così facendo, anche lui aveva capito che non
avrebbe più potuto contenere il desiderio che provava per lei, che prima o poi
sarebbe impetuosamente esploso, coinvolgendoli entrambi, e formando un legame
che non sarebbe stato facile sfaldare.
Sorrise. Si, Mira sarebbe stata sua, la sua
donna...per sempre.
*
*
Il vento che soffiava furioso rendeva la tempesta
ancora più violenta. La grandine colpiva la Luna Rossa con le sue gocce gelide,
mentre gli uomini a bordo si davano da fare per resistere al vento
rabbioso.
La mattina dopo l’omicidio compiuto da Mira, la
Luna Rossa aveva fatto vela verso il luogo indicato dalla mappa che la ragazza
aveva rubato: la Costa del Diavolo.
Feng e Mira, al riparo dalla tempesta, si
trovavano nella cabina del capitano.
-E dove si trova questa Costa del Diavolo?- chiese
Mira, seduta su una sedia di fronte a lui, quando Feng le ebbe spiegato dove si
stessero dirigendo.
-Non so dove si trovi di preciso, non conosco un
luogo simile- rispose il pirata accigliato, le mani posate ai lati del tavolo
dove c’era, spiegata, la carta che Mira aveva rubato -Cercheremo di seguire la
carta-
La ragazza l’osservò per un attimo, rimanendo
quasi affascinata da quello sguardo così serio e autorevole, che la spinse a
chiedergli:
-Perché desideri questa mappa? Hai detto che vale
più della tua vita…- chiese Mira.
-Si, è vero, l’ho detto…- rispose Feng, ricordando
quanto Mira si fosse stupita del fatto che per quel pezzo di pergamena fosse
morta così tanta gente, e lui aveva ribadito come la considerasse più preziosa
della sua stessa vita.
-Ma…perché? Cosa c’è ai Confini del Mondo?-
domandò di nuovo Mira. Non si spiegava come un oggetto di tale risma, un
semplicissimo foglio di carta, potesse essere tenuto in così tanta
considerazione.
-I Confini del Mondo sono un luogo pericoloso e
infido, in cui quasi nessuno può arrivare, senza quella mappa…- Feng rispondeva
a monosillabi, conscio del fatto che a ogni parola da lui pronunciata, Mira
pendesse sempre più dalle sue labbra: dai suoi occhi, il pirata poteva vedere un
desiderio irrefrenabile di sapere, sebbene non lo mostrasse
apertamente.
-Quasi
nessuno?- disse Mira accigliata -Perché quasi?-
-È ai Confini del Mondo che le anime dei morti
vanno per raggiungere l’aldilà- rispose Feng, sebbene vedesse, dall’espressione
degli occhi di Mira, che lei riteneva alquanto inverosimile una cosa del genere
-So che risulterà difficile da accettare- disse quindi -Ma è
così-
-È semplicemente incredibile. Il luogo dove si
trovano i morti è irraggiungibile dalla Terra- disse Mira scettica, incrociando
le braccia -È un luogo immateriale,
non certo accessibile per vie così semplici-
-Non è affatto semplice, Mira- ribatté invece Feng
-Mi stupisco della tua superficialità- la provocò con un sorrisetto
maligno.
-Non sono superficiale, sono realistica- replicò
Mira calma ma con tono piccato, lanciandogli uno sguardo di sfida -E mi stupisco
della tua scarsa perspicacia…Come può un pirata come te confidare in queste
credenze popolari?- gli rispose, pronta.
-Niente è incredibile o impossibile a questo
mondo, Mira…Basta che tu ci creda davvero- rispose Feng, per niente stupito
dalle opposizioni della ragazza, ancora una volta quasi come se lo
aspettasse.
-E quindi basta crederci e arriveremo ai Confini
del Mondo?- chiese Mira scettica, incrociando le braccia al petto -Usando anche
quella mappa, naturalmente- aggiunse. Poi fece un cenno di diniego e sospirò,
più a sé stessa che a lui -È impossibile..-
-Oh, si che lo è- affermò Feng serafico, con il
suo solito sorriso, rispondendo a Mira -Ma basterà quella mappa per farti
cambiare idea, credimi-
Mira era ancora molto scettica, ma non poté fare a
meno di notare che il pirata aveva un tono tremendamente coscienzioso mentre
parlava. Forse stava davvero dicendo la verità…
-E perché devi raggiungere i Confini del Mondo?-
chiese Mira, ancora diffidente -Devi riportare in vita
qualcuno?-
-Non si possono riportare in vita i morti- rispose
il pirata. Fissò la ragazza, serio, si raddrizzò e la raggiunse, all’altro lato
del tavolo -Ma grazie a quella mappa, potrei diventare il pirata più temuto e
venerato dei sette mari…per sempre- disse piano, guardandola negli
occhi.
-Nel…regno dei morti? E com’è possibile?- chiese
Mira. In quel momento sembrava un bambina desiderosa di ascoltare il finale di
una favola pericolosamente bella.
-Quella mappa non conduce solo ai Confini del
Mondo, Mira- rispose Feng sostenendole il mento con un dito, gli occhi neri in
quelli di lei -Ma anche a quello che tutti gli uomini desiderano di
più-
-E cos’è questa cosa che anche tu, tra tutti gli
uomini, desideri tanto, capitano?- chiese Mira alzandosi in piedi, mentre il
pirata lasciava il viso della ragazza.
-L’immortalità…e l’eterna giovinezza… - sussurrò,
a pochi centimetri da lei.
Mira sorrise sarcastica -E servirà la mappa che
cerchiamo per ottenerle?- chiese piano, le sopracciglia sollevate in
un’espressione scettica.
-Oh, si…- rispose Feng con ghigno, mitigato però
dall’espressione dei suoi occhi, pieni di determinazione -Ed è anche grazie a te
che sto per prenderla-
-Chi ti dice che ti aiuterò di nuovo?- chiese Mira
con lo stesso tono di poco prima.
-La curiosità che scorgo nei tuoi occhi, ragazza
mia- le rispose pronto lui, quasi come se si aspettasse quella domanda -Vedo che
muori dalla voglia di avventurarti insieme a me in quest’impresa
impossibile…-
Mira sorrise ancora, questa volta i suoi occhi si
ingentilirono un po’ -Si, è vero, non ho mai avuto occasione di fare qualcosa di
così curioso e azzardato- ammise -E certo non avrei mai pensato che un giorno mi
sarei ritrovata su una nave pirata in cerca di un luogo sconosciuto e forse
inesistente per trovare una mappa miracolosa…Ma mi piace- sorrise,
sottile.
Feng si avvicinò di più a lei -Hai ragione da
vendere- disse, guardandola negli occhi -È un’impresa quasi impossibile, ma vale
la pena di tentare, credimi-
Mira sorrise serafica -Ho fatto cose che tu
neanche immagini- gli sussurrò -Un’ azione avventata in più non farà molta
differenza-
-Mi piacerebbe approfondire l’argomento…-
sogghignò lui.
-Un’altra volta, magari…- rispose Mira altera,
rendendosi conto che si trovavano talmente vicini che le sarebbe bastato
avvicinarsi di appena un millimetro per trovare le labbra di lui.
Deglutì impercettibilmente, per niente a disagio,
mentre sentiva il desiderio impellente di coprire quella distanza che li
separava. Anche Feng doveva averlo pensato, perché le sorrise e si chinò su di
lei, le sue labbra che sfiorarono quelle carnose della ragazza, senza evolvere
però un vero e proprio bacio. E la ragazza capì: aspettava
lei.
Allora Mira si avvicinò ancora, coprendo quello
spazio più corto di un respiro che ancora li divideva, come se, da quando lui
l’aveva baciata, non avesse aspettato altro che sentire le labbra di lui di
nuovo sulle sue, le sue forti braccia che la stringevano, il suo respiro unirsi
a quello di lui...
Lentamente, Feng passò le mani sulle braccia della
ragazza, provocandole dei piacevoli brividi, e appoggiandole poi sui suoi
fianchi, abbracciandola. Si chinò su di lei, baciandola con calore, mentre la
ragazza posava le mani sulle sue spalle e chiudeva gli
occhi.
Come aveva potuto, solo due giorni prima, pensare
di allontanarsi da lui? Quel pirata che così all’improvviso era entrato nella
sua vita, nel suo passato, nelle sue certezze, sconvolgendo le sue convinzioni?
Come avrebbe potuto separarsi da quei baci dolci e così delicati? Come avrebbe
potuto abbandonare per sempre quel calore che aveva provato la prima volta che
lui l’aveva baciata, e che sentiva anche ora? Quand’era con lui si sentiva
un’altra. Non la prostituta, non la ladra né l’assassina...Solo Mira. Feng aveva
saputo riscoprire il lato più sensibile dalla sua personalità, che lei aveva
nascosto per ben sette anni sotto la maschera della seduttrice dissoluta, e
l’aveva fatto rinascere.
L’abbraccio del pirata sui fianchi della ragazza
si fece più deciso, e il contatto tra le loro labbra più profondo, tanto che
Mira si lasciò sfuggire un gemito sommesso. Si alzò in punta di piedi per
baciarlo meglio, ancora più in profondità, le loro labbra ardenti che si univano
con desiderio sempre più crescente.
Tutto quello che Feng aveva compreso la sera
prima, tutte le sensazioni provate, gli precipitarono addosso, e le sentì ancora
più in profondità. La voleva, sentiva di non poter più resistere, bramava che
tra loro ci fosse qualcosa di più concreto che un bacio rubato sul ponte di una
nave.
Feng la strinse di più a sé, accarezzandole piano
i fianchi nudi, e più in alto, fino alla schiena, fino alla fibbia del corpetto.
Sentì il desiderio impellente di toglierlo per sfiorare finalmente quei seni
così attraenti che aveva solo visto, ma un grido da fuori lo
fermò:
-Capitano!-
Feng si separò lentamente da quel bacio che stava
per trasformarsi in qualcosa di più profondo, apparentemente ignaro delle grida
fuori, e rivolse a Mira uno sguardo che valeva più di mille
parole.
-Capitano! Ci servite voi al timone!-
Ancora tra le braccia di Feng , Mira si scostò
mentre il pirata le rivolgeva un ultimo sguardo prima di uscire dalla porta
circolare e salire le scale che portavano al ponte. Prima di svoltare l’angolo
si voltò e le disse:
-Aspettami-
Poi scomparve, diretto
sul ponte.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 (La Tigre e Drago)
~ Capitolo 6 ~
Ci vollero altre
due settimane per arrivare al luogo indicato dalla
mappa.
Feng e Mira non
avevano più avuto occasione di rimanere soli un lasso di tempo sufficientemente
lungo per assaporare fino in fondo le conseguenze di ciò che era successo tra
loro, ma Mira era convinta che sarebbe bastato un solo sguardo una volta soli
per ritrovarsi di nuovo l’uno tra le braccia dell’altra.
Le occhiate che
avevano scambiato durante quelle settimane, infatti, avevano parlato da sole:
entrambi volevano finire quello che quel bacio aveva solo iniziato: un nuovo,
potente sentimento, che sembrava essersi rafforzato durante quel periodo in cui
non avevano avuto occasione neanche di sfiorarsi, come a voler preludere a
qualcosa di ancora più coinvolgente, come se quando fossero stati di nuovo
insieme il loro incontro sarebbe stato indimenticabile, a compensare finalmente
la mancanza dell’altro.
Mira si ritrovò a
pensare quanto fosse strana quella situazione. Si era ormai resa conto che
quello che la legava a quel pirata andava oltre il fascino che lui sapeva
esercitare su di lei. Se inizialmente, infatti, aveva accettato di lavorare per
lui solo perché aveva capito quanto fosse diverso da qualunque uomo mai
incontrato prima in vita sua, dopo il loro primo bacio, un vero e proprio
incontro-scontro, aveva avvertito le sensazioni che lui le aveva donato, il
calore che aveva provato a contatto con lui. E le cose tra loro erano cambiate,
Mira lo percepiva anche quando si ritrovava per caso accanto a lui e sentiva
l’impulso di baciarlo e farsi baciare, quando bramava che le sue mani la
sfiorassero anche se solo per un attimo, e sentiva quanto fosse difficile
dominare quell’impulso.
Quello che stava
crescendo in lei non era solo desiderio fisico, lo sentiva: la sua era brama di
provare per la prima volta un sentimento che andasse
oltre.
Ed era sicura che
presto sarebbe stata accontentata.
*
*
La nave toccò la
spiaggia della Costa del Diavolo al tramonto e Feng ordinò ai suoi di non
muoversi fino al mattino dopo: era tardi per cominciare un’esplorazione, e dato
che non conoscevano nulla riguardo l’isola, se non che fosse molto piccola, non
sapevano come muoversi. La prudenza, in quel caso, sarebbe stata l’arma
migliore.
Appoggiata al
parapetto della nave, Mira osservava i marinai ancorare l’ imbarcazione al basso
fondale, quando avvertì i passi di Feng dietro di
lei.
Il pirata si
affiancò alla ragazza, poggiando le mani sulla balaustra, le braccia tese, il
viso in un’espressione fiera mentre osservava la spiaggia davanti a
lui.
-Siamo arrivati-
disse solo Mira, senza voltarsi.
-Infine- rispose
Feng pacato.
-Sei certo che le
Carte si trovino qui?- chiese lei dopo un attimo di
silenzio.
-È la mappa che
hai rubato ad esserne certa, non io- rispose il pirata
serafico.
-Hai considerato
la possibilità che possa essere la mappa sbagliata?- chiese Mira, gli occhi
all’orizzonte.
-No- rispose
subito Feng -Non ce n’è bisogno. Quella di Mongkut è la sola e unica mappa che
possa svelare il nascondiglio delle Carte Nautiche per i Confini del
Mondo-
-Come fai a
saperlo?- domandò la ragazza tranquilla.
-Mi credi così
incauto?- ribatté Feng -Non avrei intrapreso questo viaggio se non avessi avuto
almeno qualche informazione in più…E non avrei coinvolto
te-
Mira sorrise e
finalmente si voltò -Sei sicuro di quello che fai,
quindi?-
-Oh, si- rispose
Feng incontrando gli occhi di lei -Lo sono-
Le sorrise di
rimando, e senza dire una parola si diresse verso la passerella con cui scese a
terra. Mira lo seguì. C’erano ancora parecchie cose che avrebbe voluto
chiedergli riguardo quella missione. E non
solo.
Lo affiancò
camminando sulla sabbia dorata della spiaggia, mentre le onde lente del basso
fondale lambivano dolcemente i suoi piedi.
-Dove si trovano
le Carte?- chiese Mira, scostandosi i capelli dal viso -Sepolte sotto terra o
nascoste in qualche forziere arrugginito dal
tempo?-
-La pergamena che
hai rubato è molto illuminante su questo punto. Le Carte si trovano esattamente
al centro dell’isola, in un tempio- rispose il pirata -Per fortuna è molto
piccola e non impiegheremo molto a
setacciarla-
-Per fortuna-
ripeté Mira.
Rimasero entrambi
in silenzio, lo sguardo perso, la mente
altrettanto.
-Un tempio hai
detto- disse la ragazza, voltandosi di nuovo verso di lui senza smettere di
camminare -Di quale divinità si tratta?-
-Un dio pagano
molto antico, per la precisione Indoeuropeo- rispose Feng, anche lui voltandosi
verso un’accigliata Mira.
-Indoeuropeo?
Ma…è antichissimo, quindi- disse, incredula -Di quale
dio…?-
-Del dio della
guerra Maworts- disse Feng -In questa zona era il dio più venerato,
dopo…-
-…Dopo la Dea
Madre, si…- completò Mira, assorta nei suoi
pensieri.
Feng annuì
-Esattamente- disse. Mira conosceva la storia dei popoli Indoeuropei e le loro
usanze? Quella donna non finiva mai di
stupirlo…
-Come conosci
queste cose?- le chiese, celando la sua
curiosità.
-Potrei farti la
stessa domanda- ribatté lei pacata.
-Io ti
risponderei- le disse Feng perentorio.
-Allora fallo- lo
esortò Mira, guardandolo negli occhi.
-Solo se lo farai
tu- si assicurò il pirata, sorridendole
obliquo.
-Allora
scordatelo- sussurrò Mira maliziosa.
-Perfetto- disse
Feng distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo
sull’isola.
-Perché si chiama
Costa del Diavolo?- chiese poi Mira, cambiando improvvisamente tono di
voce.
-Mi stupisce che
tu non lo sappia- rispose Feng serafico, tornando a guardarla
derisorio.
-Ti diverti a
provocarmi?- si accigliò Mira con espressione indispettita. Non poteva certo
lasciar correre una sfida così palese.
Feng le sorrise.
Ma non era il suo solito sorriso di scherno. Nei suoi occhi Mira vedeva una
luce, che poteva azzardarsi a chiamare...spirito di
competizione?
-Si- le rispose,
come se questo potesse bastare.
-Cosa vuol dire
“si”?- chiese Mira irritata, ma non riuscendo a trattenere un piccolissimo
sorriso per l’insolenza di Feng. Buffo, una volta si sarebbe arrabbiata da
morire udendo risposte del genere: la mandavano in bestia, specie se a
pronunciarle era quel pirata dal carattere insopportabile. Ma
ora…
-Quello che ho
detto: mi diverto a provocarti- si spiegò Feng compiaciuto -Non sai quanto sia
piacevole- sorrise. Sembrava quasi divertito dal fastidio di
Mira.
-Come mai, posso
chiederlo?- fece lei con crescente
disappunto.
-Perché mi
rispondi, replichi- le disse Feng, ancora sorridendo -Mi sfidi a tua volta, e
questo è stimolante in una donna, soprattutto in una donna che ha a che fare con
me- aggiunse, sorridendole malizioso.
Mira rimase in
silenzio, guardandolo con un sorriso a mezza bocca, abbandonando l’aria seccata
alla vista di lui così compiaciuto -Lieta di essere così…stimolante per te- gli rispose, calcando
la parola -Ma non mi sembra che questa questione risponda alla domanda che ti ho
fatto- gli fece notare Mira puntigliosa.
-Quando è ragione
è ragione- concesse Feng -Cosa sai delle culture greca e
latina?-
-Discendono dalla
civiltà Indoeuropea…- cominciò Mira piano, dimenticando per un attimo
l’avversione di poco prima -Da cui ripresero, tra le altre cose, la lingua, la
religione e la gerarchia celeste-
-Esattamente-
annuì il pirata -Tra i tanti dei che ricalcarono dagli Indoeuropei ci fu anche
Maworts, che venne erroneamente identificato con il Dio della morte, il
traghettatore dell’oltretomba, residente negli Inferi…quello che la religione
degli occidentali di oggi, il cristianesimo, chiama Diavolo. Ecco spiegato il
motivo di questo nome-
-Capisco…- disse
lentamente Mira -E…conti di partire al più presto per i Confini del
Mondo?-
-Appena quelle
Carte saranno nostre- rispose Feng -E appena torneremo a Singapore per
decifrarle e fare rifornimento di tutto il
necessario-
-Credevo sapessi
leggerle- disse Mira perplessa, ma celando il suo dubbio dietro un tono
sarcastico, come quello che il pirata aveva usato poco prima con
lei.
Feng ridacchiò,
evidentemente accortosi del bislacco tentativo di Mira di celare ancora una
volta la sua curiosità.
-Infatti- rispose
dunque -Ma dimentichi quanto queste Carte siano antiche, c’è la possibilità che
siano scritte in qualche lingua morta a noi ignota, come la mappa di
Mongkut-
-Perché questo
non mi sorprende?- chiese Mira sorridendo sarcastica e guardando verso
l’isola.
-Perché hai
imparato che niente deve più coglierti alla sprovvista, specie quando viaggi per
mare con dei pirati- le rispose Feng pacato -E specie dopo aver ammesso quanto
questo ti piaccia- aggiunse, ricordando quando la ragazza aveva pronunciato
quelle parole.
Anche Mira
l’aveva rammentato, perché sorrise fugacemente al pensiero.
-Se qui c’è un
tempio, per giunta di un Dio non del tutto scomparso, quest’isola sarà abitata-
dichiarò la ragazza, cambiando discorso.
-Domattina
manderò degli esploratori in avanscoperta, e vedremo se i tuoi sospetti saranno
confermati- le rispose Feng, voltandosi verso di lei -Ma non credo sia abitata-
aggiunse -Non è abbastanza grande da permettere qualche forma di sopravvivenza
abbastanza…civile-
-Com’è possibile
che siamo i primi ad arrivare alle Carte?- gli chiese Mira, ragionevole -Sono
parecchie persone a cercarla, non ti sei chiesto se qualcuno possa essere
arrivato prima?-
-Continui a
sottovalutarmi, Mira. Credi che non abbia pensato anche a contrastare gli
eventuali usurpatori delle Carte?- disse Feng
sarcastico.
-Oh, certo…-
rispose lei con studiata lentezza -Immagino che nessuno si sarà messo contro il
temibile Sao Feng, il terrore dei Mari D’Oriente e uno dei Nove Lord della
Fratellanza…-
Feng si voltò
verso di lei, stupito e, per qualche motivo, piacevolmente colpito.
Era venuta a
sapere anche quel particolare della sua vita, il fatto di essere uno dei Pirati
Nobili: Feng si sorprese del fatto che, nell’arco di soli tre giorni tra il loro
primo incontro e il secondo, Mira era riuscita a venire a conoscenza di
un’informazione che, normalmente, avrebbe richiesto molti più giorni per essere
ottenuta.
-Sai anche
questo, vedo…- le disse -Non è facile ottenere certe informazioni in così poco
tempo-
-Ho i miei metodi
per sapere ciò che mi occorre- sorrise Mira.
-Non ne dubito-
rispose lui. Avrebbe voluto cedere alla tentazione di chiederle da chi l’ avesse
saputo, ma il suo orgoglio lo trattenne. Dopotutto lo avrebbe scoperto da sé,
senza alcun significativo spreco di energie e, soprattutto, tempo. Ma gli faceva
piacere sapere che anche Mira si fosse attivata per sapere quanto più possibile
su di lui. Forse questo lo faceva sentire meno…in colpa…in quanto lui aveva fatto lo
stesso riguardo lei prima di partire per la Costa del Diavolo, mandando quel suo
uomo di fiducia al bordello di Singapore.
E questo
dimostrava ancora una volta che erano pari, che i loro ragionamenti procedevano
di pari passo, così come le loro azioni…le loro
personalità.
Un sorriso gli
salì spontaneo alle labbra. Tutto quello che aveva immaginato si stava
traducendo in fatti. Bastava solo vedere quanto presto questi “fatti” si
sarebbero a loro volta tradotti in eventi
significativi.
-A Singapore
tutti conoscono la tua fama- gli disse Mira -Dopotutto, la città è
tua-
-E le notizie
girano, lo so- le rispose -E non solo su di me- aggiunse tranquillo, e sebbene
sapesse che stava rischiando di scatenare una tempesta, questo non lo fermò,
anzi.
-Che intendi
dire?- chiese infatti Mira, soppesando le parole. Già aveva potuto intuire, dal
tono del pirata, che quelle parole erano riferite a
lei.
-Beh, ho saputo
di te, della tua fama di ladra, sicaria e prostituta proprio nei bassifondi di
Singapore…Sei molto popolare lì, e so che hai compiuto dei lavori per alcuni
miei…collaboratori, che sono rimasti molto soddisfatti dei tuoi servizi. Ed è
stato…conveniente…chiedere la tua
collaborazione in questa missione-
-Tu…tu sapevi che
avrei insistito per venire fin qui?- chiese Mira stupita e scioccata, intuendo
vagamente ciò che Feng aveva solo sottointeso.
Aveva capito
bene…? Le aveva chiesto di uccidere Mongkut e rubare la mappa solo per
invogliarla a partire per quella missione? A cosa mirava se non alla sua
collaborazione che, tra l’altro, le aveva chiesto solo per due lavori?
-No- rispose il
pirata pacato.
-Perché mi hai
voluta qui allora?- chiese Mira dura, avvicinandosi a lui -Perché hai accettato
che venissi?-
-Per tantissime
motivazioni. E dovresti averlo capito anche tu- le
rispose.
-Temo proprio di
no- inveì Mira.
-Posso darti una
mano a capirlo, allora- sogghignò Feng. La prese per la vita e con una dolcezza
che non si addiceva all’espressione comparsa sul suo viso, la baciò, passando
l’altra mano ad accarezzarle piano i capelli mossi, giocando con i suoi boccoli.
Mira sentì tutto
il desiderio represso di quelle due settimane voler uscire fuori prepotente, ma
avrebbe voluto trattenersi: non poteva certo fargli percepire così palesemente
tutto quello che provava, specie dopo che lui aveva dimostrato di averla
abbindolata in quel modo subdolo. Ma la dolcezza di quella stretta la fecero
desistere a poco a poco, e rispose al bacio. In fondo era quello che entrambi
desideravano, anche se nessuno dei due aveva rinunciato al proprio orgoglio per
ammetterlo.
-Hai scoperchiato
il Vaso di Pandora..- sussurrò Mira irritata, ma più con sé stessa e con la sua
debolezza, che con lui -Mi hai usata per arrivare a quelle Carte che senza il
mio aiuto non avresti potuto ottenere. O meglio- si corresse -Avresti potuto
eccome, essendo tanto autorevole e influente, ma non hai voluto sporcarti le
mani per non correre alcun rischio, cosa che comunque non sarebbe successa…o
no?-
Feng le sorrise
-Maledettamente orgogliosa, come sempre…- sussurrò, accarezzandole i fianchi
provocandole dei piacevoli brividi lungo la
schiena.
Mira si
maledisse. L’aveva ingannata e colpita nell’orgoglio, aveva stillato in lei una
curiosità per quella missione che non avrebbe soddisfatto tanto
presto.
-O sei tu molto
furbo, o io molto stupida per starti a sentire…-
-Non sei stupida,
quindi propenderei per la prima-
Mira non poté
trattenere un piccolo sorriso, stupendosi di come quel pirata avesse il potere
di calmarla anche quando era così arrabbiata.
-Sorridi sempre
così, sei bellissima- mormorò Feng prima di baciarla con più
dolcezza.
Ma nessuno dei
due si accorse che dietro di loro, tra i bassi arbusti, delle ombre li
osservavano attentamente.
* *
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