Tra le braccia di un Pirata

di Michy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


a

~ Prologo ~

 

 

Dehli, agosto 1726

La notte era scesa da ore quando una figura ammantata di nero saltò agilmente al di là dell’altissimo muro di cinta del palazzo reale dei regnanti d’ India, a Dehli. Atterrò senza quasi emettere alcun suono e si rialzò, guardandosi intorno per accertarsi che nessuno avesse sentito nulla. Ma fu una precauzione inutile.

La strada era deserta.

La figura, incurante però dell’assenza di anima viva in quella stradina, non abbassò la guardia: ciò che stava facendo aveva come pegno la sua vita. Se avesse fallito anche solo per una stupidaggine non se lo sarebbe perdonato, per il resto della sua esistenza.

Si appoggiò al muro, facendovi aderire completamente la schiena e, il viso voltato a sinistra per controllare di essere effettivamente l’unica persona in quel vicolo, avanzò con cautela strisciando contro il muro. Fu solo quando arrivò alla fine di quella lunga barriera, all’incrocio con la strada principale, che si arrischiò a sbirciare.

L’ingresso del palazzo del Sultano era sorvegliato da due corpulente guardie ai lati della porta, munite di fucile e sciabola alle cinte con la chiara intenzione di intimorire chiunque fosse passato di là. Altre due guardie camminavano a passo di marcia avanti e indietro, incrociandosi e cambiando reciprocamente posizione, senza interruzione.

La zona in cui si trovava il Palazzo era sul punto più alto della città, costruito sopra la collina che dominava la “capitale del commercio” -così veniva chiamata Dehli- e luogo di residenza estiva del Sultano e della sua famiglia. Il centro abitato lo circondava come un plotone di difesa, sebbene situato molto più in basso rispetto all’edificio, quasi come a ricordare la differenza di casta che contraddistingueva le migliaia di persone di quella città marinara e commerciale così cosmopolita.

La figura approfittò dell’ombra scura causata dalla luna coperta dalle nuvole per attraversare la via, scivolando nel vicolo scuro di fronte a quello che aveva lasciato.

Si voltò solo un momento, lanciando un’ ultimo sguardo a quell’imponente edificio, che si stagliava alto nel cielo, augurandosi con tutto il cuore di non rivederlo mai più, il cuore che martellava furente nel dire addio alla sua prigione.

Scese la collina serpeggiando nel buio, inoltrandosi nelle strette stradine della città, che conosceva alla perfezione nonostante tutto, scivolò lontano dal Palazzo, ritrovandosi nel centro abitato.

Non c’era quasi nessuno, a quell’ora della notte, nel cuore della città. Solo il porto era un luogo sufficientemente affollato in cui rifugiarsi.

Un porto di pirati. Distava circa mezz’ora di cammino dalla città e si trovava dietro una ripida scogliera, nascosto.

La posta in gioco era altissima, ma doveva rischiare: se avesse esitato, se avesse pensato anche solo per un momento di tornare indietro, la sua vita sarebbe finita: tutto ciò che aveva sognato sin dalla sua infanzia le sarebbe sfuggito dalle mani proprio mentre era convinta di averlo preso.

Prese coraggio e attraversò tutta la città, cercando di farsi vedere il meno possibile e mano a mano che si avvicinava al porto, il rumore di bottiglie infrante, tavoli rovesciati e risate sguaiate di uomini cresceva a dismisura.

Quando ormai fu in vista il luogo d’origine di quella bolgia,- il bordello che fungeva da locanda, un edificio abbastanza grande situato sul molo-, si fermò dietro un muro, avvolta dal buio, calandosi il cappuccio: due bruni occhi di cervo, il viso liscio dalla pelle leggermente scura, labbra carnose. Sotto il mantello si indovinava il profilo di un corpo snello e ben curato, i seni prosperosi che spiccavano elegantemente sul petto.

Il suo viso non dimostrava neanche vent’anni, ma il suo corpo era già molto più adulto. E non pochi uomini avevano dimostrato il loro apprezzamento. Rabbrividì al pensiero, mentre delle immagini di angoscia dei suoi anni passati le tornavano alla mente.

Con passo deciso, sforzandosi di ignorare quei ricordi e il fastidiosissimo rumore che proveniva dai dintorni della locanda, la ragazzina si avviò verso il molo, dove erano ormeggiate centinaia di barche e navi, su alcune delle quali uomini e donne chiaramente ubriachi cantavano canzoni piratesche o si univano senza alcun pudore.

Il primo istinto della ragazzina fu quello di allontanarsi da quel luogo. Ricordava benissimo le parole della sua governante: quello era un luogo dissoluto, depravato, frequentato dalla peggior feccia del mondo: i pirati.

Ma in quel momento non le importava. Ovunque sarebbe andata, qualunque sarebbe stato il suo destino, sicuramente sarebbe stato migliore di ciò che si era lasciata alle spalle, migliore di ciò che sarebbe successo se fosse rimasta in quella che per diciassette anni aveva chiamato casa, ma che le aveva regalato solo tanta sofferenza.

Cercando di assumere un’aria sicura e disinvolta come in realtà non si sentiva affatto, la ragazzina si diresse alla passerella più vicina, che faceva da ponte per un molo non molto grande a cui erano ormeggiate almeno cinquanta barche e ordinate enormi casse scure che proiettavano la loro ombra sul legno annerito dalla notte senza stelle.

Camminò lentamente fino al bordo ed osservò l’acqua scura all’orizzonte, assaporando per la prima volta in vita sua una sensazione di completa libertà, inspirando ed espirando, gli occhi chiusi e le labbra piegate in un sorriso appena accennato. Ce l’aveva fatta, era riuscita ad andarsene: ora era libera, finalmente. Da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata, in meglio. Lo sentiva.

La ragazzina si portò una mano alla fronte, in mezzo agli occhi, dove teneva un elegantissimo gioiello intrecciato: il simbolo della Casa Reale. Lo prese e lo tolse, tenendolo in mano e guardandolo dall’alto quasi con disprezzo, come se quell’oggetto, seppure simbolico, fosse la causa di tutto il suo dolore.

Poi, con un gesto rabbioso accompagnato da un basso grido di frustrazione, lo gettò in mare, guardandolo cadere a poco a poco sul fondo, finché fu impossibile distinguerlo dall’acqua nera.

Un peso definitivamente tolto, un nuova vita che cominciava. Ci sarebbe stata felicità, avrebbe fatto di tutto per assaporare quel sentimento così fugace del quale aveva avuto solo un piccolo assaggio.

Fece appena in tempo a voltarsi, quando un uomo a pochissimi metri da lei, trasandato e chiaramente ubriaco, la bloccò.

-Ehi, bambolina..Ciao- disse, appoggiandosi ad un palo di legno troppo vicino a lei -Vieni, andiamo a divertirci, eh?-

Dall’accento, sembrava inglese. Istintivamente, la ragazzina fece un passo indietro e si rese conto con orrore di trovarsi al bordo del molo. Ancora un altro passo e sarebbe caduta in mare.

-No, non devi scappare, bambina- l’uomo, con un’agilità insolita per essere ubriaco, si protese in avanti e l’afferrò per un braccio, tirandola addosso a sé, tanto che lei sentì il suo alito pestilenziale. Il seno schiacciato contro il petto dell’uomo, cercò di divincolarsi, ma quello già le aveva preso i polsi ed era sceso avido sul suo collo morbido, mentre lei cercava di sfuggirgli, voltando il viso a destra e a sinistra

-Lasciami!- gridò.

Quello rise, portandole i polsi prigionieri dietro la schiena,facendola aderire di più al suo corpo. Senza smettere di ridere, abbassò la testa sul suo seno e la ragazzina sentì le sue labbra insinuarsi nella scollatura.

-No, no!- gridò divincolandosi e colpendo l’uomo con un calcio in uno stinco. Quello immediatamente la lasciò andare, imprecando, e lei corse via il più velocemente possibile. Ma non bastò.

-Vieni qui, maledetta ragazzina!- l’uomo l’agguantò per le spalle, coprendo in pochissimo tempo la poca distanza che li separava, costringendola a voltarsi, ma stavolta lei era pronta: lo colpì in pieno viso con un pugno. Non era molto forte, ma almeno servì a distrarlo di nuovo, giusto il tempo di sguainare una sciabola dalla cintura e di puntarla alla gola dell’uomo, che s’immobilizzò all’istante.

Ansimando, la spada stretta spasmodicamente tra entrambe le mani, la ragazzina parlò -Non provare a toccarmi-

-Oh, no, non ci provo affatto…- rispose quello calmo. Sembrava proprio che non fosse spaventato -Lo faccio e basta!- aggiunse mentre con un’abile mossa piegava i polsi della ragazza, che per il dolore lasciò cadere la sciabola a terra, gridando. L’uomo l’afferrò tirandosela addosso e la tenne stretta, il braccio come una morsa sul ventre della ragazza. Avrebbe dovuto immaginarlo, non era ancora pronta per affrontare un combattimento: persino un uomo ubriaco era riuscito a disarmarla. Un uomo ubriaco che voleva divertirsi un po’ con lei.

-No, lasciami!- gridò, divincolandosi, spaventata da quell’ultimo pensiero. Ma l’unica cosa che ottenne fu di ritrovarsi senza fiato a causa della stretta soffocante sullo stomaco.

-Mi piacciono le ragazzine ribelli- soffiò quello all’orecchio della giovane.

-Maledetto..- mormorò lei.

Era sull’orlo della disperazione, non sapeva cosa fare: aveva sognato tanto la libertà, non essere più rinchiusa fra quelle mura. Aveva odiato dover andare in giro per la città come una ladra, coperta dalla testa ai piedi, per non farsi riconoscere. Aveva desiderato poter essere come tutte le donne del suo paese, libera di fare ciò che voleva.

Libera di amare chi voleva.

Come poteva, quella libertà, finire prima ancora di cominciare? Era davvero così il mondo reale, che le era stato celato fin dalla nascita? E lei, avrebbe davvero permesso che fosse quello il mondo che tanto desiderava vedere?

“No” si disse “Non è questo che voglio”.

Fece appello alla sua forza di volontà, e mentre l’uomo la scaraventava a terra, sedendosi sopra di lei per tenerle ferme le gambe e stringendole le mani sottili sopra la testa, lei cercava il modo per poter utilizzare il pugnale, abilmente nascosto nella tasca interna del mantello, che per fortuna il suo molestatore non aveva visto.

Smise di agitarsi. Se fosse stata tranquilla, forse quello avrebbe allentato la guardia.

E così fece. Cercando di nascondere il suo disgusto, lasciò che quello ricominciasse a tormentarla, ridacchiando. La ragazza si morse le labbra per non emettere alcun suono, quando quello cominciò a baciarla sul collo.

Provò disgusto per sé stessa, quando si ritrovò a pensare che dopotutto quel contatto, mai provato prima in vita sua, le provocava un piacevole calore nel corpo.

Ma non avrebbe mai vissuto quell’ unione con un uomo che avrebbe amato. Quel pensiero le tolse il fiato, mentre l’uomo sopra di lei, quasi completamente perso nell’estasi, le allentava la stretta attorno ai suoi polsi, e mano a mano che si distraeva la abbandonava. Spaventata, guardò l’uomo aprirsi in fretta e furia i pantaloni e, mossa dalla paura, rotolò di lato, lontano da lui. “Il pugnale!” pensò mentre si rialzava. Era la sua ultima risorsa. Corse in fretta nel buio del molo, dietro un’enorme cassa di legno.

-Dove sei, maledetta ragazzina?- gridò quello si era alzato da terra barcollando. –Esci fuori!-

Ansimando e cercando di riprendersi dallo spavento, la ragazzina si appoggiò a occhi chiusi ad una cassa. Se fosse rimasta ancora un attimo di più… Non voleva pensare a quello che sarebbe sicuramente successo.

Facendo attenzione a controllare i suoi movimenti per non farsi scoprire dall’uomo, che camminava precariamente sul molo, guardando ovunque in cerca di lei, prese il pugnale dalla tasca e si azzardò a sbirciare fuori del suo rifugio, il cuore che batteva impazzito, ma non lo vide più: forse se n’era andato?

-Ecco dove sei…- la voce giunse sussurrata alle sue orecchie e prima che potesse accorgersi della presenza dell’uomo dietro di lei, si ritrovò bloccata per le spalle contro la cassa che aveva funto da nascondiglio.

-Ora non mi scappi…- sorrise beffardo l’uomo, mentre si abbassava a finire quello che aveva appena cominciato. La ragazzina cercò di divincolarsi, ma la presa sulle sue spalle era ferrea e si ritrovò a lamentarsi per il dolore. Quello si chinò sul collo della giovane, mentre lei sollevò la mano che stringeva ferma il pugnale. Tolse piano l’arma dalla guaina, tenendo d’occhio il suo molestatore, e vide il suo collo a pochi centimetri da lei.

In quel momento avvertì una collera mai provata prima, una rabbia cieca e folle che la guidava, comandando la mano che stringeva il pugnale. Sentì il bisogno di uccidere, fare del male, almeno quanto ne stava provando lei in quel momento e fino ad allora.

Condotta da quell’insano istinto che le bruciava le viscere, affondò con ferocia l’arma nel collo del suo molestatore, sentendo l’urlo spezzato provenire dalla sua gola, il sangue che sgorgava copioso dal taglio mortale che aveva inferto, inzuppandole il viso e i vestiti. Riverso sul suolo di legno del molo, cercando disperatamente di respirare, l’uomo guardò la ragazzina alzarsi in piedi, ansimando.

Non una traccia di paura negli occhi della giovane, per quello che aveva appena fatto, né di rimorso. Solo odio, un odio profondo, covava nel suo sguardo. Nessuna pietà.

Quasi con noncuranza, sistemò come poté il corpetto scomposto, coprendosi col mantello, e mise in ordine la gonna, chinandosi poi per tirar fuori il pugnale dalla gola dell’uomo e sussurrargli -Addio- mentre lo spingeva al di sotto del molo, sul basso fondale.

Al chiaro di luna, rimase a guardare quell’acqua nera tingersi di un rosso cupo. Poi, come se nulla fosse successo,  si avviò verso la locanda.

Ora il frastuono non era nulla per lei. Le tempie pulsavano, sentiva il sangue nelle sue vene…sangue…

Aveva commesso il suo primo omicidio. E non sarebbe stato l’ultimo.

La ragazzina, segregata tra quattro mura, spaventata dalla vita, era morta, uccisa dall’omicidio che aveva commesso. La donna era appena nata.

Una donna che, con il nome di Mira, nel corso degli anni a seguire avrebbe concesso il suo corpo a innumerevoli uomini. Una donna che sarebbe diventata abilissima con la sciabola e le armi da fuoco, viaggiando per ogni dove, uccidendo e rubando su commissione, per sfuggire al suo passato, mentre nel mondo si diffondeva la notizia che la principessa d’India, promessa sposa del severo e rigoroso principe della Cina, era scomparsa, ed ogni sforzo per ritrovarla era stato fino ad allora vano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

~Capitolo 1~

 

 

Il vento soffiava gentile, quella mattina, al largo della costa Indonesiana.

Le vele nere di una imponente nave erano ingrossate e rigonfie mentre il veliero solcava tranquillo le placide onde che s’infrangevano sul legno.

Solo, in piedi nella cabina della sua nave, osservando l’orizzonte limpido, il pirata Sao Feng, chiamato “Il Temibile”, rifletteva, assorto.

La sua prestigiosa posizione di padrone incontrastato dei mari d’Oriente stava per sfumare, e lui doveva agire prima che succedesse l’irreparabile.

Una compagnia di pirati minacciava ciò che lui aveva costruito in più di sette anni di attività: era quella la radice da estirpare, al più presto. Doveva mettere fuori gioco il capitano nemico con una mossa abile, ma soprattutto silenziosa: ci voleva un agente esterno che Feng avrebbe potuto utilizzare senza che si fosse venuto a sapere che lui c’entrava qualcosa.

Per fortuna aveva già in mente la persona giusta. Ne aveva sentito parlare anche dai suoi contatti, nei bassifondi era molto famosa: si chiamava Mira, era una prostituta dalla seducente bellezza e dalla lama eccezionalmente affilata. Benché fosse un donna, molte morti le venivano attribuite, e tutte caratterizzate dalla perfezione. La sua specialità era nel non lasciare indizi di alcun genere, e anche se tutti i manigoldi, nei bassifondi, sapevano che era lei l’artefice di quegli omicidi, nessuno ne aveva mai parlato alle autorità, che tuttora si adoperavano per scoprire chi potesse aver compiuto quelle orribili uccisioni che, almeno così sembrava, non avevano alcun collegamento tra loro che potesse far pensare ad un unico assassino.

Feng non l’aveva mai vista, ma quando il suo contatto gliene aveva parlato, si era stupito nel constatare quanto la gente fosse compatta in quei quartieri malfamati. Nonostante quella Mira fosse una donna, nonostante per la polizia non avesse volto, nonostante tutti sapessero chi fosse, nessuno era disposto a denunciarla. Cosa abbastanza strana. O le erano fedeli davvero -cosa di cui dubitava alquanto- oppure lei sapeva come…tenerli buoni, dispensando favori, anche e soprattutto con il suo corpo.

Sao Feng fece una smorfia. Le prostitute erano una casta che a lui non era mai interessata granché. Erano i suoi uomini a frequentare i bordelli, e anche se lui di certo non glielo impediva, non poteva permettersi di non rimanere di gustato: l’idea di andare con una donna che fosse, dopo e prima di lui, accessibile a chiunque, non riusciva a soddisfarlo. Per questo lui preferiva comprare le sue concubine, e tenerle con sé fin quando non ne avesse avuto abbastanza.

Ma non gli importava di quello che Mira facesse per ingraziarsi i favori altrui: a lui serviva solo come sicaria, non come prostituta.

Se avesse ucciso con successo il capitano rivale, Feng le avrebbe chiesto anche un secondo compito da svolgere. Ed era ben più importante del primo.

Sorrise, beffardo. Il Mare sarebbe stato in mano sua, se Mira non avesse fallito.

Subito diede la rotta ai suoi marinai: Singapore.

 

                                                   *                                       *

 

Dalla stanza 18 del bordello più famoso di Singapore, l’Impiccato, provenivano dei gemiti, deboli da udire a causa degli schiamazzi nella sala principale.

Nella stanza, sul letto, erano distesi una ragazza con addosso un uomo molto più grande di lei, che spingeva tra le sue gambe.

Mira, parodiando un’estasi, mugolò con forza, stringendo il lenzuolo tra le dita e inarcando il suo corpo contro il bacino del suo cliente, mentre quello, un uomo non più giovanissimo, spingeva con forza dentro di lei, chiudendo gli occhi rapito e ansimando scompostamente. Mira invece li teneva aperti, ed esalava falsi gemiti appassionati. In fondo era quello il suo dono: far sentire gli uomini desiderati.

Il cliente spinse ancora di più, ansimando, ma poi, stanco, si lasciò cadere su letto accanto a Mira, crollando addormentato. Lei lo guardò disgustata, mentre lo scostava dall’altro lato del letto.

“Ubriaconi” pensò irritata, alzandosi e dirigendosi verso uno specchio annerito ed un lavabo, senza curarsi di coprirsi.

Anche stavolta non aveva sentito nulla. Nulla. Nessuna sensazione che si avvicinasse anche solo lontanamente al godimento. Certo, quel vecchio non era sicuramente l’uomo ideale con cui provare piacere, specie per una ragazza giovane come lei, ma anche con i più vigorosi -e lei ne soddisfava moltissimi ogni giorno- non era mai accaduto nulla. O meglio, non accadeva nulla da sette lunghi anni.

Mira si rivestì, scacciando dalla mente quegli inutili pensieri, e scese nella onnipresente bolgia sottostante, facendosi largo tra risse e pugni, evitando tavoli e sedie, e raggiunse Ana Lucìa, la sorridente giovane donna al bancone.

-Già fatto con il vecchio Tyler?- chiese quella con un sorriso.

-Colpa tua, gli hai dato troppo rum- rispose Mira, accettando il bicchiere che la giovane le porgeva.

-Non dirmi che sta dormendo di nuovo!- esclamò Ana Lucìa scandalizzata.

-Spremilo prima che se ne vada- le disse solo Mira restituendole in due secondi il bicchiere vuoto -Voglio i miei soldi- fece per andarsene, ma la donna la richiamò.

-Ce n’è un altro che ti aspetta alla ventotto- le disse, passando un panno sul bancone. -Ma ti vuole per un affare, non per una notte con te-

-Non mi interessa per cosa mi vuole, basta che mi paghi- rispose Mira indifferente.

-Tieniti pronta, credo che ti toccherà un lavoro non facile stavolta- raccomandò Ana Lucìa.

-Perché?- chiese Mira accigliata.

-Ha detto di essere un pirata. E i pirati, lo sai…Hanno più guai loro che Dio!- rispose la donna -È molto affascinante…Non fartelo scappare- aggiunse con un sorriso furbo.

Mira sbuffò indifferente e si allontanò, diretta alla stanza 28, al secondo piano.

Chissà chi era quell’uomo, e soprattutto cosa voleva che lei facesse per lui. L’ultima volta che aveva ucciso su commissione risaliva a due settimane prima. Sorrise al pensiero. Aveva fatto davvero un ottimo lavoro. A quanto ne sapeva lei, le forze d'ordine locali non erano ancora riuscite a trovare il cadavere di quell’uomo che aveva strangolato. E mai l’avrebbero trovato.

Fuori dalla porta, si sistemò il corpetto striminzito che le copriva solo una piccolissima parte dei seni floridi e i pantaloni aderenti, che la vestivano solo a partire da parecchi centimetri sotto l’ombelico.

Aprì la porta ed entrò, sfoderando la sua camminata suadente, le gambe che si sfregavano una contro l’altra, facendo muovere sensualmente il bacino scoperto e il ventre piatto.

L’uomo che l’aveva cercata era seduto sulla sedia di fronte al letto a due piazze, un gomito sul tavolo. Aveva il cranio rasato, con un drago tatuato sulla destra, lunghi baffi neri che arrivavano fino al petto, mento volitivo, i muscoli che spiccavano da sotto l’armatura leggera che portava. Sul lato destro del viso aveva delle curiose cicatrici che s’intersecavano e che contribuivano a rendere ancora più autoritaria la sua presenza. Ma furono gli occhi ad attrarre la giovane: erano neri, profondi e magnetici. Sembrava quasi che avessero la capacità di perforare le persone. Una dote molto utile per un pirata.

Ma lei non aveva alcun timore, anzi. Quell’uomo le suscitava una strana e…licenziosa curiosità. Non si notava certo per la sua bellezza, ma aveva un che di magnetico che aveva attratto da subito Mira.

Si avvicinò al tavolo,e sedette di fronte a lui, notando che l’uomo non aveva mai abbandonato i suoi occhi, neanche per guardare il suo corpo mezzo nudo: sembrava non interessargli, e la cosa fece infastidire parecchio Mira, oltre ad aumentare la sua curiosità.

-Mira, suppongo- disse con voce profonda, guardandola compito.

-Cosa posso fare per voi?- chiese la ragazza accavallando le gambe e appoggiandosi comodamente allo schienale della sua sedia, senza lasciar trapelare il suo fastidio.

-Due cose. Per prima..Uccidere- rispose il pirata, ora serio, posando sul tavolo un sacchetto, il cui contenuto tintinnò.

-Chi?- chiese Mira senza toccare il denaro e guardandolo negli occhi.

-Lo conoscerete sicuramente…è molto famoso…il terrore della marina cinese…- rispose piano il suo interlocutore, socchiudendo gli occhi.

-Mongkut? Il pirata?-

-Esattamente-

-Quanto tempo mi date?-

-Tutto quello che vi serve. Dev’essere un lavoro ben fatto-

-Non sareste venuto fin qui, altrimenti…Morte lenta e dolorosa?-

-Non m’interessa, è sufficiente che non m’intralci più-

-Bene…Qual è il secondo lavoro?- chiese Mira.

-Ve lo dirò alla fine del primo- ribatté il pirata, calmo.

-Quanto mi pagherete?- volle sapere la ragazza.

-Quella è una caparra, il prezzo lo stabilirete dopo… - rispose, indicando il sacchetto con un gesto vago della mano. -A seconda di quanto sarà difficile ucciderlo- aggiunse alzando un sopracciglio, quasi come se dubitasse di lei.

-Sarà un giochetto per me…Quando volete che lo faccia?- chiese Mira altera a causa di quel tono.

-Domani Mongkut attraccherà su un’isola a 100 leghe da qui. I suoi uomini scenderanno, lui non lo fa mai…Salite su quella nave e uccidetelo. Dovete fare in modo che i suoi se ne accorgano solo quando saranno in mare aperto…Chiaro?-

-Un cristallo- rispose lei annuendo leggermente -Quando avrò i miei soldi?-

-Mi farò vivo io-

-E chi me lo assicura?-

-Il vostro secondo lavoro- rispose il pirata con un ghigno -Se il primo andrà bene, vi ricompenserò a dovere-

-Non mi fido di voi- dichiarò Mira.

-Neanch’io- rispose quello, sollevando di nuovo un sopracciglio.

Non l’aveva guardata, come tutti gli altri suoi clienti avevano fatto.

Non era rimasto ammaliato da lei, come tutti i suoi clienti avevano fatto dopo averla guardata.

Non si stava fidando di lei, come tutti gli altri clienti avevano fatto dopo essere rimasti ammaliati.

Perché lui no? Non sembrava abbastanza bella o desiderabile, forse?

Gli avrebbe subito dimostrato il contrario, e sarebbe caduto subito ai suoi piedi, come tutti.

Il pirata si alzò e Mira gli chiese -Qual è il tuo nome, pirata?-

-Sao Feng- sul viso aveva un’ espressione indecifrabile.

-Bene, Sao Feng…- disse Mira, facendo il giro del tavolo, e venendogli vicino -Posso fare qualcosa per te ora?- chiese, parlandogli all’orecchio con un sussurro.

Poi, gli andò davanti e cercò di baciarlo, gli occhi socchiusi, le labbra carnose e invitanti appena dischiuse.

Ma quello la scansò prendendola per le spalle -No- rispose.

-Ne sei sicuro?- soffiò quella all’orecchio del pirata. -Puoi approfittarne, sai…-

-Non ne dubito…- rispose Feng sarcastico, voltando il viso verso di lei, e guardandola attentamente negli occhi -Ma prima devi uccidere quest’uomo per me-

-Questo momento non tornerà- sussurrò Mira.

-Ne verranno altri migliori- rispose Feng, allontanandola -Ah, se posso darti un consiglio- l’avvertì -Non sottovalutarlo. È molto abile con la sciabola-

Mira alzò un sopracciglio incredula -Rimarrai sorpreso, Sao Feng- disse, mentre quello si avviava verso la porta della stanza.

-Confido che sia così- disse il pirata, prima di chiudersi la soglia alle spalle.

 

                                                        *                                 *

 

La nave era sorvegliata da un marinaio dall’aria assonnata, seduto su un malridotto sgabello di legno con uno schienale, ai piedi della passerella che portava al ponte della nave. Fece un sonoro sbadiglio, mentre il sole veniva oscurato da una nuvola nera. Fu allora che, rapido e silenzioso, arrivò un colpo, fatale, alla testa.

Mira lo prese sotto le braccia prima che cadesse e lo fece sedere appoggiato sulla schiena, la testa china come se dormisse.

Si guardò attorno e, con passo inudibile, percorse la passerella, infilandosi rapida sul ponte. Lo attraversò velocemente, senza far rumore, e trovò la cabina del Capitano Mongkut. Si abbassò sotto la finestra con le ante di legno scuro accostate, cercando di percepire anche il minimo movimento.

Nulla.

Ma Mira sapeva che il capitano non dormiva. Feng aveva detto che non lasciava mai la sua nave; non poteva certo fidarsi di un solo uomo come guardia, specie se, come aveva intuito, era dotato di un carattere così simile a quello di Feng.

Soffocando un moto di rabbia al ricordo di quell’incontro, la ragazza si sollevò con cautela e sbirciò all’interno. Mongkut era fermo davanti ad un tavolo, intento a guardare assorto qualcosa sul tavolo, che Mira non riusciva a vedere. Si chinò di nuovo. Le era venuta un’idea.

 

                                                        *                                *

 

Mongkut poggiò le robuste mani ai lati del tavolo, cercando di decifrare il frammento di pergamena che aveva davanti. Cosa diavolo significava?

Sapeva che anche Sao Feng la cercava, motivo in più per scoprire al più presto il significato di quei segni. Sembravano lettere di alfabeto antico, forse, come gli avevano riferito i suoi informatori, quella era un’antica lingua, estinta da tempo, scomparsa con il suo popolo.

Decise che ci avrebbe pensato più tardi. Aveva tutto il viaggio fino a Singapore per rifletterci: i marinai conoscevano la rotta, e non lo avrebbero disturbato. Ora voleva solo rilassarsi un po’.

Alzò il capo, giusto in tempo per vedere, dalla finestra di vetro smerigliato, qualcosa che si muoveva sul ponte, come un’ ombra.

Subito maledì quell’incapace del suo marinaio, di guardia alla nave: sarebbe stato meglio che fosse stato lui a passare, altrimenti, se ci fosse stato un intruso, avrebbe frustato il suo sottoposto fino a cavargli ogni brandello di carne.

La vide passare di nuovo, e uscì precipitosamente dalla cabina. Cosa diavolo stava succedendo? Fece il giro del ponte, ma non vide nessuno. Con rabbia, pensò che dovesse esserselo immaginato: in quei giorni era molto stanco. Tornò nella sua cabina e chiuse di malagrazia la porta.

Non fece in tempo a tornare al tavolo che sentì una lama fredda premergli contro la gola.

Rimase immobile e sorrise sarcastico -Chi ti manda?- chiese subito.

-Non mi faccio comandare da nessuno- sussurrò Mira al suo orecchio, in risposta.

Mongkut rise -Sao Feng- disse sarcastico -Sao Feng manda una donna ad uccidermi? Da non credere…-

-Ti ho in pugno, potrei mandarti all'altro mondo…e tu ridi?-

-La morte non è nulla- rispose quello.

-Basta che ci creda tu- ribatté Mira preparandosi ad affondare la lama nel collo del pirata.

-Oh, si, ci credo…- rispose piano Mongkut -E tu, donna?- All’improvviso, scivolò con estrema rapidità dalla presa di Mira e afferrò la sua spada dalla cintura, puntandola contro la ragazza.

-La prossima volta che vedi Feng- le disse -Digli che non avrà mai ciò che desidera. Mi hai capito bene? Diglielo!-

-Non so di cosa parli e non m’interessa- rispose Mira decisa -Sono venuta solo per ucciderti!- urlò, tirando il coltello da lancio verso il pirata a gran velocità. Ma Mongkut lo scansò abilmente, e il pugnale andò a conficcarsi nella parete opposta, vibrando.

-Scoprirai che non sarà così facile farmi fuori…Feng non ti ha messa in guardia su di me?- chiese Mongkut sarcastico.

Mira estrasse a sua volta la sciabola dalla cintura -Non ho bisogno di essere messa in guardia dai buoni a nulla- disse con un sorriso feroce. Poi si scagliò su di lui.

Feng aveva ragione: Mongkut era estremamente abile, ma anche Mira non era da meno.

Menò fendenti muovendosi con abilità e senza far rumore. Erano alla pari.

Mira scattò di lato, cogliendo di sorpresa il suo avversario che recuperò subito colpendola di striscio. La ragazza parò altri colpi e attaccò a sua volta. Ad un certo punto però, Mogkut non la vide più.

-Avanti ragazzina esci fuori! Voglio vederti morire dissanguata davanti a me!- disse voltandosi intorno. Era scomparsa…impossibile.

Mira, nascosta dal suo mantello nero dietro l’ombra dell’ elegante armadio di legno scuro, aspettava il momento più opportuno per attaccarlo senza preavviso. Ma quel pirata aveva dei sensi dannatamente acuti. Quasi come i suoi.

-Dove diavolo sei?- urlò adirato. Improvvisamente sentì un piccolo tonfo dietro di lui, e si voltò. Mira era lì, la sciabola puntata alla sua gola.

-Ah, sei tornata…Passata la paura, bambina?- la chiese sarcastico, scansando la lama della giovane.

-Tu non sai cosa sia la paura!- urlò Mira attaccandolo di nuovo, menando fendenti che vennero parati senza difficoltà.

Il modo di combattere di quel pirata era notevole, e il suo trucco stava nel muovere poco le gambe. Allora le venne un’idea. Scattò di lato ad una velocità che lasciò di stucco il pirata e mentre muoveva la lama contro la sua per distrarlo, prese un coltello da lancio dalla cintura e lo nascose dietro la schiena. Si scagliò di nuovo su di lui, attaccandolo con colpi imprecisi ma violenti che spinsero il pirata contro il muro.

-Arrenditi- gli disse Mira puntandogli la sua arma addosso. Provò a muoversi, ma la sciabola della ragazza lo bloccava al muro.

-Davanti a una donna? Mai!- rispose il pirata riuscendo, con uno scatto, ad invertire le posizioni; ora era Mira a ritrovarsi con le spalle al muro.

-Vedi, ragazzina? Non devi sfidare le maree se sei solo un piccola onda…- la sbeffeggiò Mongkut.

Mira sorrise -Nella vita esistono anche i paradossi- sussurrò. Poi, senza preavviso, gli piantò il coltello nel braccio che reggeva la sciabola puntata contro di lei. Il pirata urlò dal dolore, piegandosi sull’arto ferito, mentre Mira ne approfittò per concludere il suo lavoro.

Ansimando, le mani sporche di sangue, Mongkut si alzò a fatica, estraendo il pugnale dal braccio e guardandosi intorno per vedere dove diavolo fosse andata a finire quella ragazzina che aveva osato tanto.

Ma prima ancora che avvertisse una presenza alle sue spalle, un coltello era già affondato nella sua gola, senza schizzi di sangue. Un secondo dopo il famigerato pirata Mongkut, il terrore dei mari d’Oriente, crollò a terra, morto.

Non ci fu alcun problema. I marinai lo ritrovarono nel suo letto, voltato di spalle alla porta. Sapevano che quando il Capitano dormiva non voleva essere svegliato per nessun motivo. Si accorsero che qualcosa non andava solo quando arrivò il momento di servire la cena, e il Capitano non rispondeva alle loro chiamate.

Ma ormai era troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

~Capitolo 2~

 

 

Mira rise divertita vedendo il ghigno audace del ragazzo davanti a lei mentre gli si avvicinava, completamente nuda, senza staccarle gli occhi di dosso. Le sembrò troppo sicuro di sé. L’avrebbe soddisfatto, ma gli avrebbe anche dato una lezione: era lei a dover condurre il gioco, nessun altro.

La ragazza lo spinse sul letto, guardandolo negli occhi, e lasciò che cominciasse a baciarla e a toccarla dappertutto, poi si alzò di nuovo in piedi e lo spinse contro il muro, muovendo la lingua nella sua bocca, lasciva e sensuale. Quello la sollevò da terra e le fece mettere le gambe attorno al suo torace muscoloso, stringendola a lui, senza staccare la bocca da quella di Mira, e si alzò dal letto, spingendola contro la porta e cominciando a ridacchiare eccitato mentre muoveva la bocca sul suo corpo.

Anche Mira rise, e posò una gamba per terra, rimanendo comunque avvinghiata a lui con l’altra, baciandolo intensamente, e mentre sfilava un sacchetto contenente alcune monete dalla tasca della giacca del suo cliente, aprì la porta e lo scaraventò fuori, dove venne accolto in una rissa.

Rientrò, spingendo la porta dietro di sé e coprendosi con una vestaglia rosso rubino che lasciava però intravedere molti dettagli del suo corpo. Sedette su una sgabello davanti a uno specchio, passandosi un pettine dai denti larghi su una ciocca di capelli scuri e mossi, pensando.

Perché non riusciva più a provare nulla, neanche il benché minimo stimolo? Cosa le stava succedendo? Il suo corpo era come inaridito, non rispondeva più ad alcuna sensazione. Rifletté, cercando una possibile risposta a quella domanda, quando una voce interruppe il flusso dei suoi pensieri.

-Complimenti-

Mira non si sorprese, anzi guardò nello specchio, dove si rifletteva la figura di Sao Feng, stagliata sulla porta.

-Non si usa bussare?- chiese lei.

-La porta era aperta- rispose Feng, mostrando il suo solito riso beffardo.

-Non è una giustificazione-

-Hai finito con quello, credo- Feng sorrise obliquo, indicando la porta e riferendosi chiaramente al ragazzo che Mira aveva appena cacciato via -Anche se credo tornerà per pretendere il resto-

-Si, molto probabilmente- rispose la giovane per niente infastidita dal tono del pirata -Allora, qual è il secondo lavoro?- chiese, diretta, cambiando argomento.

-Chi ti dice che il primo sia andato bene come speravo?- domandò Feng, gli occhi che brillavano.

-Il fatto che sei qui-

Il pirata sorrise sarcastico -Perspicace e sveglia…Le doti di una vera ladra e assassina-

Mira non rispose.

-Devi venire con me, per il secondo lavoro- le disse Feng osservando interessato la stanza.

-Cos’è, devo accontentare tutta la tua ciurma, capitano?- chiese Mira, dura, senza guardarlo.

-No- rispose Feng, le braccia incrociate, ancora appoggiato alla porta -Non voglio cose di questo tipo, te l’ho già detto. I miei interessi vanno oltre una notte con te, per quanto possa sicuramente essere magnifica e coinvolgente. No…devi rubare una cosa per me, e anche stavolta devo uscirne pulito-

-Dimmi cosa devo rubare, dove e quando- rispose Mira subito.

-Te lo spiegherò quando saremo sulla mia nave…il viaggio per Tortuga dura abbastanza da contenere tutte le spiegazioni che vuoi- ribatté Feng, rispondendo per le rime.

La ragazza sollevò lo sguardo, incontrando quello del pirata attraverso lo specchio.

-Tortuga?-

-Tortuga-

-Quando salpiamo?- chiese Mira, riponendo il pettine.

-Domani sera al calar del sole. Preferisco navigare con il buio- rispose il pirata.

Mira scostò con finta noncuranza i capelli, esibendo il suo seno poco coperto dalla trasparente vestaglia rubino -Dove trovo la tua nave?- gli chiese.

-Non è ormeggiata al molo- rispose Feng, che sembrava non aver fatto caso al gesto della giovane -È dietro la baia, ha le vele nere…La riconoscerai sicuramente-

Mira si alzò, lasciando che lo sguardo del pirata corresse indifferente sul suo corpo mezzo nudo, e gli si avvicinò.

-Tu sei un mistero, Sao Feng…- disse mentre gli si accostava, sorridendo -Perché non mi desideri?-

-Non l’ho mai detto- rispose quello piegando lievemente le labbra con ironia e guardandola negli occhi.

-Tutti gli uomini mi desiderano…Quelli per cui uccido, alla fine vogliono godere di me senza sosta…Tu no?- bisbigliò Mira al suo orecchio.

-Io non sono quegli uomini. Io sono Sao Feng- sussurrò lui deciso, il viso a pochi centimetri da quello della ragazza.

-Allora toccami, Sao Feng…E vedrai chi sono io…- sussurrò Mira prendendogli la mano e portandola sul suo fianco, sotto la vestaglia, sulla sua pelle nuda, occhi negli occhi -Nessun uomo mi ha mai fatto godere davvero…Tu sei diverso, io lo so, saresti il primo…Non vuoi provare?- chiese, muovendosi piacevolmente contro la sua mano e avvicinandosi al suo viso, proprio come aveva fatto la prima volta che si erano incontrati.

-Non ora e non qui- rispose Feng, spostando la mano, ma senza staccare gli occhi dai suoi.

-Quel momento arriverà, pirata. Non potrai più resistermi e allora godrai con me come non hai mai goduto con nessuna donna…Ricorda…Puoi chiedermi di fare tutto quello che vuoi…-

-Me ne ricorderò- rispose Feng avviandosi alla porta -Stanne certa- L’aprì e fece per uscire.

-Ah, Feng- lo richiamò Mira -Mongkut ti manda un messaggio…- gli disse, passandosi una mano sul fianco -Ha detto di dirti che non riuscirai mai ad avere ciò che desideri-

Feng non si scompose -Si sbaglia- rispose -Anzi, si sbagliava- si corresse con un sorriso maligno -Ha provato a contrastarmi ed è morto…Non riuscirà a farmi desistere ora che è finalmente scomparso per sempre-

-Sembri molto sicuro di te- notò Mira.

-Lo sono almeno quanto lo sei tu di te- rispose Feng deciso. Poi uscì dalla stanza.

 

                                                            *                               *

 

-A Tortuga?- chiese Ana Lucìa stupita -È un porto di pirati! Cosa c’è lì di tanto prezioso da rubare?-

-Non me l’ha detto- rispose Mira semplicemente, poggiando un gomito sul bancone. -Lo scoprirò a breve, immagino-

-È davvero così affascinante?-

-Si, lo è, ha un non so che di…regale...Ti rendi conto che ho già provato a sedurlo due volte e per due volte mi ha rifiutata?-

-Non ci sarà una terza volta, vedrai- assicurò Ana Lucìa.

Mira sorrise lusingata. Sapeva di essere bella, sapeva di piacere agli uomini, e sapeva di farli deliziare moltissimo. Era fiera di ciò -Faccio in tempo a farne un altro?-

-È arrivato un giovane stamattina all’alba, sta alla tre, dice di essere un commodoro inglese, ha perso la ciurma in un uragano, è un po’ confuso… Conviene dargli una svegliata, secondo me- sorrise sottile Ana Lucìa.

-Vado subito- Mira prese una bottiglia di rum dal bancone, si voltò e s’ incamminò verso la tre, al piano terra.

L’uomo che dormiva nel letto era giovane, sulla trentina, ed era parecchio malridotto. Sembrava davvero reduce da un naufragio. Mira, senza svegliarlo, preparò del rum per entrambi, sul tavolo vicino al letto, e sedette comodamente su una sedia. Dopotutto aveva tempo fino alle sette, e non c’era alcuna fretta.

Il giovane si svegliò dieci minuti dopo. Aprì gli occhi assonnati e si sollevò sul letto, massaggiandosi la testa.

-Salve- sorrise Mira.

Quello si voltò confuso verso di lei -Chi siete? Dove siamo?-

-Io sono Mira. Siete a Singapore-

Per tutta risposta, l’uomo imprecò -Maledetto Jack Sparrow…Mi è sfuggito…-

Mira sorrise -Come vi chiamate?- chiese.

-Commodoro James Norrington- rispose quello con voce impastata.

-Ah, commodoro…Bene…- sussurrò Mira.

-Non più commodoro, credo…Mi avranno dato per morto- si corresse poi.

-Oh, quanto mi dispiace…- disse Mira alzandosi. Il commodoro la fissò. Non si era accorto che fosse vestita solo di una trasparente vestaglia rosso rubino, sotto la quale portava solo un corpetto striminzito che lasciava vedere il seno e dei pantaloni corti e aderenti sopra il ginocchio, che le disegnavano i profili delle gambe forse troppo muscolose. Deglutì. Decisamente non era il tipo di donna che era abituato a vedere a Port Royal.

Mira si diresse con calma verso di lui, portando una bottiglia di rum in mano, e sedendosi accanto a lui sul letto -Bevete, vi scioglierà un po’-

No, decisamente non era il tipo di donna con cui aveva a che fare.

Norringhton cercò di guardarla in viso, ma i suoi occhi continuavano a saettare sul suo corpo. Gli sembrava di non aver mai visto nulla di così attraente.

Accettò il rum, che bevve tutto d’un fiato con due, tre, quattro sorsate. D’improvviso si sentì molto più a suo agio.

-Sai, quel maledetto Sparrow…Ero a un passo dal prenderlo,e se non ci fosse stato quell’uragano, a quest’ora sarebbe in mano mia-

-Oh, mi dispiace davvero…- disse Mira piano, scivolando davanti al suo viso, avvicinando le labbra alle sue, e sentendo il sapore acre della bevanda.

-S-si…- rispose Norringhton, bevendo altre sorsate di rum, lo sguardo che saettava dalla bottiglia a Mira e viceversa -È che…c’ero quasi-

-Lo so…non è piacevole quando ciò che desideriamo di più ci sfugge proprio quando siamo sicuri di averlo preso…- sorrise Mira, passando lentamente un dito sulle labbra del giovane.

Non sapendo bene perché, Mira si ritrovò a pensare al pirata, Sao Feng. Non aveva voluto nulla da lei, non aveva neanche provato a rispondere ai suoi incitamenti. Diceva di non fidarsi della giovane, ma le aveva lasciato una sostanziosa caparra…Era senza dubbio un uomo misterioso e affascinante, e possedeva una presenza autoritaria non indifferente. Mira era ancora più convinta di volerlo sedurre: si ritrovò a pensare a come sarebbe stato bello farlo compiacere, come gli aveva promesso. Sorrise al pensiero, mentre immaginava che al posto del commodoro ci fosse il pirata.

-È sgradevole,si…- ripeté Mira passando distrattamente una mano al lato del viso dell’uomo e portandosela poi lentamente sul seno -Ma puoi…per ora…dimenticarti di lui- la mano ora gli accarezzava di nuovo il volto -Non ti andrebbe?-

-Io devo catturarlo…La-la marina britannica…- disse Norringhton mentre cercava di non guardare il corpo della ragazza. Boccheggiò, cercando di rispondere, mentre lei sorridendo, lo guardava, con occhi ardenti. Norringhton bevve ancora alcune sorsate di rum, non riuscendo a staccare gli occhi dalla ragazza, ormai incapace di smettere di divorarla con gli occhi. Mira tolse la bottiglia ormai vuota dalle sue mani e gli si avvicinò. Lo baciò sulla bocca, a occhi chiusi, mentre lui, paralizzato, non riusciva a muovere un muscolo.

-N-no, per favore, io…- balbettò insicuro mentre sentiva la ragazza scendere lungo il suo petto e poi giù, verso il cavallo dei suoi pantaloni.

Anche volendo, si disse James Norringhton, non sarebbe riuscito a fermarla. Perché poi avrebbe dovuto? Era una sensazione così bella, quella che stava provando in quel momento. Non l’aveva mai sperimentata, ma doveva dire che era talmente coinvolgente che stava per lasciarsi andare. Aveva sempre ritenuto quel gesto e chi lo compiva una cosa immorale e depravata, ma…quella ragazza…-come si chiamava? Bah, non importava- Quella ragazza era davvero abile e fu quasi un peccato quando si rialzò e cominciò a baciarlo sulla bocca con passione.

”Feng” Mira sentì quell’uomo, di cui già non ricordava il nome, baciarla con più sentimento. “Feng”pensò Mira. L’orologio del campanile suonò. Un rintocco. Il commodoro scivolò fino ai suoi fianchi, accarezzandole la pelle ambrata. Due rintocchi.”Feng”. Mira sorrise e chiuse gli occhi, spingendo le labbra verso quella bocca e abbracciandolo forte. Tre rintocchi. Lui le passò le mani sulla schiena, ed entrambi si ritrovarono in ginocchio sul letto, avvinti da quel bacio. Quattro rintocchi. Mira lo abbracciò ancora, gli occhi chiusi, e lui le tolse la vestaglia “Feng”… Cinque rintocchi. L’uomo passò le mani sul suo corpo, fermandosi a ghermire con decisione i suoi fianchi. Sei rintocchi. Mira sorrise…era così bello quel bacio… Si lasciò sfuggire un piccolo gemito e s’inarcò verso di lui. Sette rintocchi. Mira aprì gli occhi. Feng. Sao Feng. Era ora di salpare, doveva andare.

Non era il pirata, lì con lei. Era il commodoro, che accorgendosi che la ragazza si era fermata all’improvviso, si bloccò. Quando staccò le labbra da quelle di Mira lei si accorse, dalla lucidità degli occhi del giovane uomo, che l’alcol stava facendo effetto. Il commodoro ridacchiò -Non avevo mai conosciuto una come te, sai? Com’è che ti chiami?-

-Non ha importanza…Ora devo andare- disse Mira delusa, alzandosi dal letto. Era stato bello, finché era durato. Era stato bello immaginarlo.

-No, asp…-il commodoro barcollò e cadde sul letto russando pesantemente, vinto dalla stanchezza e dall’alcol.

Mira si rivestì, prese le armi e i soldi dalla sua stanza ed uscì nella sera, sperando ardentemente che quel giovane non avesse ricordato il suo nome quando si fosse svegliato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

 

~Capitolo 3~      

 

 

 

Il sole si stava inabissando sul pelo dell’acqua quando Mira, ammantata di nero, giunse alla maestosa nave di Feng. Il pirata aveva ragione, non avrebbe potuto sbagliare: massiccio e imponente, il veliero sembrava osservare il mare piatto con aria di sfida.

-Finalmente sei arrivata- disse una voce.

-Ti diverti ad accogliere i tuoi ospiti sempre così all’improvviso, capitano?- chiese Mira. Non sembrava proprio che solo qualche minuto prima avesse immaginato di...

-Solo qualche volta- rispose quello, guardandola negli occhi, per poi gridare marinai sulla nave -Levate le ancore, mollate le cime, issate le vele, salpiamo per il porto di Tortuga!-

Quelli si prodigarono ad eseguire gli ordini, lanciando sguardi diffidenti verso Mira mentre lei e Feng salivano sul ponte della nave.

Da lì il panorama di cui si poteva godere era meraviglioso e Mira si sorprese a pensare quanto fosse bello quello spettacolo: il sole rosso, il cielo che in alto aveva già assunto un colore scuro, e più in basso sul pelo dell’acqua il tenue tono rosato, effetto dell’azzurro limpido del giorno e del vermiglio del sole, era uno spettacolo per gli occhi.

Feng la osservava, guardando il suo profilo stagliato contro l’ultima luce del giorno, i capelli al vento. Sembrava delicata e leggera, non un’assassina, una ladra e una prostituta impudica, che aveva provato a sedurlo così lascivamente già due volte…Lontano da quel bordello, in un batter d'occhio, gli sembrò essere un’altra persona.

-È molto bello il panorama, al tramonto- notò Feng quasi noncurante, per attirare la sua attenzione.

Mira sembrò risvegliarsi da una trance -Già- disse solo.

Feng le fece cenno di seguirlo ed entrarono nel cuore della nave.

Nel buio soffuso Mira riuscì ad intravedere della scale a chiocciola abbastanza larghe che scendevano ulteriormente, per terminare davanti ad una elegante porta scorrevole rossa, piena di simboli cinesi.

Feng bussò una sola volta e le porte si aprirono -così sembrò a Mira- da sole.

Quando però furono entrati, la ragazza vide che, dietro le ante scorrevoli della porta, c’erano due donne: una piuttosto anziana e un’altra molto molto giovane, più di Mira, entrambe dai tratti orientali

-Benvenuta sulla Luna Rossa- disse Feng chiudendosi la porta alle spalle.

-I tuoi uomini non sono molto contenti di avere una donna a bordo- notò Mira con leggerezza, ricordando gli sguardi sospettosi dei marinai e guardandosi intorno. La cabina era molto grande, molto ordinata. Un tavolo ampio, cosparso di carte era fissato al pavimento. Al soffitto un elegante lampadario a più celle, con all'interno tre candele ognuno, emanava una forte luce dorata, ad aggiungersi a quella del sole che arrivava attraverso il vetro smerigliato delle finestre. Di fronte alla porta d’ingresso ce n’era un’ altra, in legno scuro. Mira immaginò che conducesse alla stanza da letto di Feng.

-Oh, i miei uomini non amano le novità…Ma sapranno farlo, non temere- assicurò, versando del rum in due bicchieri. Ne porse uno a Mira.

-Dunque, capitano- cominciò la ragazza, bevendo un sorso -Cosa devo rubare?-

-Desiderosa di agire vedo…Ebbene, si tratta di una mappa-

-Una mappa?- chiese Mira accigliata.

-Esattamente- confermò Feng  

-A chi appartiene?-

-A Mongkut- rispose il pirata, attento alla reazione della sua interlocutrice.

-L’uomo che ho ucciso? Come sarebbe?- chiese Mira dubbiosa.

-Dopo il tuo brillante omicidio, la mappa è stata intercettata da un gruppo di pirati buoni a nulla, che…- cominciò Feng.

-Aspetta un momento- interruppe Mira indignata -Hai detto che apparteneva a Mongkut, perché non mi hai detto di prenderla quando l’ho ucciso?-

-Quella mappa vale più della mia vita...Non sapevo se potessi fidarmi di te oppure no- disse Feng calmo, come se quel punto fosse chiaro.

-E ora lo sai?- chiese Mira arrabbiata.

-Si- rispose Feng deciso, guardandola intensamente. A quella risposta, la rabbia di Mira sembrò quietarsi, ma squadrò il pirata con occhi fiammeggianti.

-Il lato positivo è che ora non avrai difficoltà a prenderla. Sarà ancora più facile che con il loro capitano- disse Feng.

-Sarebbe stato facile anche tre giorni fa- ribatté Mira irata.

-Non lo metto in dubbio- rispose il pirata con un ghigno ambiguo.

-La cosa che invece stai mettendo in dubbio di me è la mia abilità di seduttrice- gli fece notare Mira infastidita. E in effetti il fatto che lui non la trovasse attraente, o almeno il fatto che non l’avesse dimostrato, la seccava persino più della mancata fiducia che il pirata aveva riposto in lei.

-Oh, l’ho sperimentata…- rispose serafico Feng -È davvero molto, molto efficace. Ma temo non sia sufficientemente valida con me-

-È ancora tutto da vedere- rispose Mira in tono di sfida.

-Allora aspetterò- rispose quello con un sorriso di scherno -Per il momento penserò alla mappa. Mettiti pure comoda…arriveremo tra tre giorni-

 

                                                       *                               *

                                                        

Le poche lampade accese sul ponte della nave proiettavano sul legno del pavimento una luce chiaroscurale.

Feng uscì dalla sua cabina per ammirare la notte stellata e la luna piena. I suoi marinai dormivano nei loro alloggi e il solo rumore udibile, oltre le gentili onde del mare sulla parete legnosa della nave, erano i sibili di una spada.

Feng si avvicinò e vide Mira, sul ponte, muoversi con eleganza e rapidità, la sciabola lucente in mano, che disegnava ampi archi nell’aria serena della notte.

C’era un che di affascinante nei suoi movimenti energici ma silenziosi, nel modo in cui faceva volteggiare la lama nell’ oscurità, i capelli al vento quando si voltava di scatto.

Si scoprì a desiderare di conoscere il suo passato, chi fosse veramente, e com’era possibile che, ancora così giovane, si vantasse di aver compiaciuto innumerevoli uomini…

Non voleva disturbarla, e così restò a guardarla da lontano, mentre prillava la sciabola.

-Non trovi che sia una notte bellissima, capitano?- chiese lei all’improvviso, fermandosi di scatto.

-Già, merita davvero- rispose Feng, nascondendo la sorpresa -Come hai fatto a sentirmi?-

-Sono esercitata a percepire ogni minimo rumore. Altrimenti non sarei una ladra e un’assassina- rispose Mira riprendendo a muovere la spada senza guardarlo.

-Sei abile con la lama- notò il pirata dopo un attimo di silenzio, gli occhi che brillavano.

-Ho dovuto imparare molto tempo fa, o sarei morta su di essa- rispose asciutta Mira.

-Perché l’hai fatto?- chiese Feng. Il suo tono era quasi…accusatorio?

-Cosa?- Mira s’immobilizzò, la sciabola sopra la sua spalla, e si voltò a guardarlo.

-Dare il tuo corpo a chiunque voglia- rispose Feng, appoggiandosi all’albero della nave.

-Era questo il mio destino- disse solo Mira -Sin da quando avevo 17 anni-

-Da dove vieni? Dal tuo aspetto sembri indiana- chiese Feng, piegando la testa di lato.

-Lo sono. Ma ho lasciato quelle terre moltissimo tempo fa- continuò ad esercitarsi, muovendo il polso e facendo roteare la spada -Perché vuoi sapere queste cose su di me?- chiese dura -Solo perché ho provato a sedurti?-

-No- rispose calmo Feng -Sei un’assassina molto abile…Perché fare anche la prostituta?-

Mira rise sarcastica -Non capisci, vero? Io sono una donna. Una donna, che come tante altre, ha dovuto trovare un modo per sopravvivere da sola. Ho imparato ad essere una prostituta prima ancora che una ladra e un’ assassina. Ero giovane a quel tempo…Questa era la scelta più…vantaggiosa-  

-Ogni bordello avrebbe pagato fior di monete per avere una vergine…e tu sei andata lì di tua spontanea volontà…- sussurrò Feng senza staccarle gli occhi di dosso.

Mira sentì tutto il suo passato piombarle addosso. Quando era entrata al bordello, la prima volta che un uomo l’aveva...chiuse rabbiosamente gli occhi, scacciando quelle immagini. Ma non doveva mostrarsi debole. Non davanti a lui. Lui. Uno sconosciuto, dopotutto, che s’intrometteva nel suo passato, tirando fuori così prepotentemente i suoi ricordi.

-Chi sei tu per giudicarmi?- sibilò Mira furente, lasciando cadere la sciabola e avventandosi su di lui -Per voler conoscere il mio passato e pretendere che io ti racconti chi sono? Chi sei? Cosa vuoi davvero da me? Perchè sei venuto a cercarmi se non vuoi neanche prendermi?- furibonda, il tono della sua voce che cresceva d’intensità, si scagliò su di lui, cercando di schiaffeggiarlo. Ma il pirata le afferrò la mano a mezz’aria, quasi si aspettasse una reazione tanto esagerata, bloccandole poi entrambe dietro la schiena. Si ritrovarono viso a viso, i loro respiri che s’intrecciavano, quello affannoso di Mira e quello calmo di Feng.

-Hai detto che sarei stato il primo uomo a farti compiacere davvero…perché?- chiese il pirata, stringendole forte i polsi.

-Perché sei diverso- rispose Mira ancora irata.

-Cosa vuol dire diverso?- domandò subito Feng.

-Quando ti ho detto quelle parole sapevo che se avessi voluto venire a letto con me sarebbe stato non solo per il mio corpo, ma anche per la mia abilità di ladra e assassina e per ciò che avevo fatto per te… - rispose Mira -L’ho capito quando mi hai rifiutata per la seconda volta…-

-Ragazza intelligente…- commentò Feng con un sorriso altero -Troppo per fare la prostituta, troppo per concedere il tuo corpo al primo ubriacone di turno…Quel bordello ti ha fatto diventare lasciva e svergognata…E tu non sei così, Mira. È un mondo dissoluto che ti ha snaturata-

-Tutti gli uomini che vengono da me mi desiderano- ribatté Mira decisa. Ma tutto ciò che diceva quel pirata, tutto quello che insinuava…era vero. Lei non era così audace e seducente quando era entrata al bordello. Aveva imparato ad indossare la maschera dell’ ammaliatrice, pronta a soddisfare i desideri più osceni degli uomini...maschera che era poi diventata parte del suo stesso essere, e che non era più riuscita a togliersi. Che non voleva togliersi. Sentirsi audace, sensuale e desiderata era qualcosa a cui ora sentiva di non poter rinunciare. Altrimenti, cosa sarebbe stata lei?

-Oh, no. Non desiderano te, ma il tuo corpo..- rispose duro Feng -Vengono da te per godere un po’ dopo una bevuta e non ricordano neanche più il tuo nome dopo averti fatto fare ciò che vogliono...E tu questo lo sai...lo sai, ma non vai via da quel luogo vergognoso, non vuoi smettere...-

-No, non voglio, è vero!- alzò la voce Mira, cercando di liberarsi invano.

-Ah, lo ammetti…- notò Feng divertito -Ammetti quanto ti piaccia sentire gli uomini sfogare il loro piacere dentro di te, quanto ti piaccia soddisfarli, anche quando non provi nient’ altro che disgusto...-

Senza che se ne fosse resa conto, Mira aveva il respiro affannoso e le lacrime agli occhi per la rabbia e l’umiliazione nel sentirsi sbattere in faccia tutte quelle tremende verità. Quando rispose la sua voce tremò -Lasciami andare- sussurrò.

Feng sfoderò il suo ghigno -Vuoi che ti lasci andare? Dopo aver provato a sedurmi per due volte, vuoi che ti lasci andare? A me sembra una contraddizione…A te no?-

-Lasciami!- gridò di nuovo lei, divincolandosi.

-No, non credo che lo farò- rispose Feng in tono falsamente dispiaciuto. Poi sorrise sprezzante, e, senza preavviso, si chinò su di lei, premendo le sue labbra contro quelle della ragazza.

Mira provò a dibattersi, ma così facendo schiuse le labbra, permettendo a Feng di baciarla ancora più in profondità.

Senza rendersene conto, smise lentamente di agitarsi e rispose al bacio, prima esitando, poi con più scioltezza. I suoi muscoli si rilassarono e Mira sentì che la stretta sui suoi polsi allentava. Ma il pirata non la liberò.

Quel bacio, all’inizio astioso e prepotente, stava diventando dolce e coinvolgente. Mira sentiva le morbide labbra di Feng sulle sue e piegò il capo di lato, per far diventare quel bacio ancora più profondo.

Si scoprì a pensare che nessun uomo l’aveva mai baciata così delicatamente, con un tale trasporto…quel bacio, completamente puro, non prevedeva nient’altro e Mira stessa si scoprì a desiderare che fosse così. Non voleva nient’altro che quel tepore che provava dentro, nel cuore, baciando l’uomo che, da quando l’aveva conosciuto, era diventato una sorta di oggetto del desiderio. Ed era molto più bello quel bacio, semplice ma completo ed espressivo, che l’eccitazione provata quella mattina, con quel ragazzo, quando nei suoi pensieri c’era il pirata. E quasi si vergognò di sé stessa, di quello che aveva fatto quella mattina e che faceva ogni giorno: le sembrò vuoto, senza sentimenti, senza emozioni se non il momentaneo appagamento del corpo, che lei aveva subito bisogno di rinnovare e che, nel corso degli anni, aveva imparato a raffinare. E di cui  ora non poteva più fare a meno.

D’improvviso, Feng si staccò da lei -Così va meglio, credo- sussurrò, vagamente compiaciuto.

-Maledetto…Perché mi hai baciata? Cosa volevi dimostrare?- chiese Mira velenosa.

-Se volessi sedurmi per divertirti oppure se facessi sul serio- sussurrò Feng con leggerezza, a un centimetro dalla sua bocca. -E credo che anche tu abbia capito molte cose…-

-Sei un…- cominciò Mira feroce, ricominciando a dimenarsi.

-Ah, ah, ah…Stà ferma- ordinò Feng con tono deciso, ristabilendo la presa solida sui polsi della giovane.

Mira gli obbedì, tanto era forte la stretta, ma lo guardò con odio.

-Bene...Devi imparare a controllare il tuo temperamento ardente, altrimenti non riuscirai mai a toglierti la tua maschera di seduttrice dissoluta...- sibilò Feng

-Io non sono così- ribatté Mira feroce.

-Menti anche a te stessa, lo sai- rispose subito Feng -Hai addirittura ammesso, poco fa, quanto ti piaccia sedurre gli uomini, Mira…- aggiunse biasimandola, con un sorriso obliquo.

-Qualcosa mi dice che stai analizzando la mia vita perché nascondi qualcosa anche nella tua- dichiarò Mira sarcastica -Cosa c’è dietro il famigerato pirata Sao Feng, il terrore dei mari d’Oriente? Cosa cela il suo passato?-

-Non è meno intrigante del tuo, certo- rispose Feng, quasi divertito -Ma ha un capitolo in più- d’improvviso, la lasciò andare e la guardò di sotto in su, una sguardo ricco nel suo insieme di avversione e soddisfazione -Conviene che tu vada a dormire…Anche se mancano ancora due giorni di navigazione, suppongo che tu debba essere riposata quando arriveremo a Tortuga- le raccomandò.

Mira alzò un sopracciglio, superba -Tu mi sottovaluti-

-Non credo, invece- rispose Feng, lanciandole un ultimo sguardo prima di voltarle le spalle per tornare nella sua cabina.

 

                                                  *                                 *

 

I pensieri che Mira aveva avuto in mente durante quel bacio la fecero riflettere a lungo.

Di solito, quando le capitava di avere qualche pensiero fisso, si buttava su un cliente, più spesso su due contemporaneamente, conducendo lei il gioco, in una sorta di perversione liberatoria, realizzando i suoi desideri più eccessivi.

Ma ora non poteva farlo. Sospirò. Decisamente non era abituata a rimanere sola con sé stessa, come le stava capitando in quel momento.

La cosa che la turbava di più era che adesso cominciava a guardare con occhi diversi il suo lavoro: prima uno svago, uno sfogo a volte, un divertimento…ma ora non così tanto. Certo, era sempre la sua fonte primaria di vita, ma si era sorpresa a pensare come sarebbe stato se tutto ciò che faceva l’avesse fatto per…amore.

Scosse la testa. Aveva lasciato perdere da tantissimo tempo l’amore, quelle erano fantasticherie per bambine che sognano il principe azzurro…Lei aveva imparato fin troppo presto ad essere realista e pragmatica. Viveva in un mondo in cui non c’era posto per l’amore.

Ma il bacio di Feng le aveva fatto porre un sacco di domande. Non aveva mai provato con nessuno quelle sensazioni; aveva sperimentato appagamento, si, desiderio, ma era come se li sentisse solo esteriormente, nel corpo. Il calore che il contatto col pirata le aveva provocato, invece, era stato impresso più profondamente, nel suo cuore. Aveva percepito una forza positiva che l’aveva calmata subito, si era sentita quasi protetta e al sicuro...Ed era la prima volta in vita sua che le capitava una cosa del genere.

Aveva bisogno di distrarsi, di non pensare a quelle sensazioni che la gettavano solo nello scompiglio più totale.

La stanza che Feng le aveva dato era comoda, ma non molto spaziosa. Si guardò intorno e vide che c’era una tinozza di rame.

Si alzò e decise che avrebbe fatto un bagno. Versò l’acqua, già calda, nel bacile e si spogliò davanti a uno specchio. Le capitava spesso, dopo un amplesso, di passare ancora nuda davanti allo specchio, e guardarsi. Si contemplò. Il viso liscio dalla pelle leggermente scura, il corpo magro, su cui spiccavano i seni abbondanti e alti, le gambe lunghe e affusolate, i muscoli che risaltavano grazie all’ allenamento quotidiano che seguiva, il bacino un po’ largo, ma snello.

S’immerse nella vasca e appoggiò la testa sul bordo duro, in una posizione volutamente scomoda, per costringersi a non pensare. Ma i suoi dubbi non se ne andavano e, lo sapeva, non l’avrebbero fatto. Si guardò intorno, impotente.

“Maledetto pirata” pensò con rabbia. Non vedeva l’ora che quel lavoro finisse, così sarebbe tornata alla sua vita e non l’ avrebbe più rivisto.

Feng. Era tutta colpa sua se ora lei si ritrovava con mille pensieri in testa e nessuna via d’uscita.

Decise che avrebbe fatto in modo di compiere subito quel maledetto furto e poi tornare a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

~Capitolo 4~                                          

 

 

Sbarcarono a Tortuga la sera dopo, quando il buio era già sceso, con un po’ d’anticipo. La marea era stata bassa, ed avevano avuto un ottimo viaggio.

Mira scese dalla nave quando i marinai ancora stavano tirando su le vele, e sentì i passi di Feng, precipitosi, raggiungerla e fermarla prepotentemente.

-Dove stai andando?- le chiese con un sussurro furioso, gli occhi fiammeggianti.

-A rubare quella pergamena, così potrò tornare a casa, finalmente- ribatté Mira a denti stretti, liberandosi.

Feng la fermò -Devo venire con te- disse soltanto.

-No- rispose Mira decisa -Sono abituata ad agire da sola, non voglio intralci-

-Ti indicherò quale degli uomini di Mongkut ha la mappa e poi potrai fare tutto ciò che vuoi- disse Feng sorpassandola.

Mira pensò che il pirata aveva ragione, lei non sapeva chi avesse la mappa. Stupidamente, guidata dall’ impulso, e dal pensiero che aveva avuto la sera prima, aveva pensato di poter fare tutto da sola.

Non ebbe altra scelta che seguirlo.

Si inoltrarono nelle stradine che conducevano alla città, poco lontano dalla costa. Mira si sarebbe aspettata che si fossero introdotti fino ai bassifondi, dove, sarebbe stato logico, il ladro avrebbe potuto nascondersi bene. Invece si diressero verso la bolgia di un bordello, dal quale provenivano schiamazzi, urla, rumori di bottiglie rotte, risate sguaiate e musica.  

Si trovarono lungo la strada maestra, dove le risse regnavano sovrane, illuminate vagamente dalle luci soffuse delle case di piacere lì intorno. Mira voltò lo sguardo nei paraggi. Uomini e donne si univano per strada; si svolgevano duelli in ogni angolo; risa sguaiate e suoni di bottiglie rotte riecheggiavano nella notte.

-Lui è lì, a bere per la conquista fatta, immagino- disse Feng al di sopra del frastuono, indicando la locanda davanti a loro.

-Devo ucciderlo?- chiese Mira, anche se conosceva già la risposta: se fosse rimasto vivo, avrebbe inseguito Feng per i sette mari. Non che questo sarebbe stato un problema insormontabile, dato che i pirati di quella risma erano gente da quattro soldi.

-Si- rispose infatti Feng. -Dalle mie fonti so che ha preso una stanza qui...-

-Che fine hanno fatto gli altri?- chiese Mira voltandosi verso di lui.

-Si sono uccisi tra loro per il possesso della mappa, ingannandosi e tradendosi a vicenda, ed è rimasto solo lui… Capisci perché non te l’ho fatta rubare prima? Li avremmo avuti tutti alle calcagna…In questo modo avremo molti meno problemi- spiegò Feng guardandola.

-Quella mappa vale così tanto?- chiese Mira stupita dalla considerazione nella quale Feng aveva la carta.

-Più di quanto immagini- affermò il pirata, conducendola dentro il locale.

Illuminato da un lampadario a candele appeso precariamente sul soffitto, il locale era grandissimo e somigliava molto a quello in cui lavorava Mira, ma era molto più caotico.

-Per di qua- disse Feng, guidandola a destra. La ragazza lo seguì, percependo l’ imminente euforia un po’ perversa che provava quando, ogni volta, si preparava per commettere un furto o un omicidio.

Si fecero largo tra i tavoli e, in un angolo in disparte del locale, Mira notò tre uomini che bevevano avidamente dalle loro bottiglie, ridendo sguaiatamente e battendo i pugni sul tavolo, mentre gridavano qualcosa che risultò inudibile alla ragazza, dato il baccano del locale.

Si voltò verso Feng -Quale dei tre?- chiese, il viso all’orecchio di lui a causa del frastuono.

Il pirata indicò un uomo dai capelli neri legati in una coda -Si chiama Chang- disse il pirata avvicinandosi a lei, mentre il baccano di una rissa a circa un metro da loro riempiva le loro orecchie.

Mira tornò a rivolgere la sua attenzione all’uomo, che si alzò dalla sua sedia e se ne andò, salendo le scale che conducevano al primo piano.

La ragazza fece per seguirlo a ruota, ma sentì la mano di Feng carpirle il polso. Si voltò, e vide gli occhi neri dell’uomo davanti a lei fissarla con un lampo irrisorio negli occhi.

-Non metterci troppo - le raccomandò sarcastico.

Lei sorrise appena -Dovresti conoscermi ormai- disse sarcastica. Si liberò dalla presa di Feng mentre lui le rivolgeva uno sguardo enigmatico e un sorriso a mezza bocca.

Mira guardò attentamente verso le scale, in tempo per vedere il ladro chiudersi nell’ultima stanza a sinistra.

 

                                                 *                                          *

 

-Cosa diavolo significa questa mappa?- sussurrò Chang accigliato, guardando il foglio.

“Mongkut ci ha fregati tutti” pensò con rabbia battendo il pugno sul tavolo “Lui e le sue cazzate sui confini del mondo…E noi ci siamo pure ammazzati per questo inutile pezzo di pergamena!”

Rimase in silenzio, squadrando la mappa con occhi ridotti a fessure, quando sentì qualcuno bussare alla porta.

-Chi è? Non voglio scocciatori, sparite!- disse irritato.

-Rum- rispose un’ attraente voce femminile da fuori.

Al suono di quella voce, l’uomo si precipitò ad aprire la porta.

-Salve- Mira lo guardò sorridendo -È permesso?- chiese innocente.

-Solo se porti il rum, tesoro- rispose avvicinandosi alla ragazza. -Ne ho davvero bisogno…-

-Eccolo qui- rispose Mira mostrando una bottiglia e agitandola piano, in modo che il liquido che c’era dentro fluttuasse.

-Grazie…- sorrise quello stappando la bottiglia e diminuendone progressivamente il contenuto, mentre Mira lo guardava sorridente.

-Allora…cosa stavate facendo voi solo soletto qui…senza una donna?- chiese maliziosa, appoggiandosi alla sua spalla e accarezzandogli la guancia, mentre lo guardava con un sorriso intrigante.

-Beh…- fece quest’ultimo sorridendole furbo -Ora sei arrivata tu…Il problema è risolto, direi- disse accarezzandole i fianchi.

Quegli stessi fianchi che Feng aveva stretto tra le braccia la sera prima, pensava Mira. Fece per ritrarsi, ma si ricordò qual era il suo dovere: rubare quella mappa e tornare finalmente a casa. Così sorrise avvicinandosi a lui.

-Mmm…perché no?- sussurrò piano Mira guardandolo, mentre si avviava a ritroso verso il tavolo su cui era poggiata la mappa.

Ma quello superò Mira, afferrando la pergamena e intascandola.

La ragazza sorrise, avvicinandosi a lui.

-Che c’è, non vuoi farmela vedere?- chiese maliziosa, accarezzandogli il petto -Che cos’è?-sussurrò suadente.

-Mi dispiace, ma…- cominciò quello esitante, guardando le sue labbra invitanti.

-Perché non posso saperlo, me lo dici, uh?- mormorò, avvicinandosi alla sua bocca.

-Mi piacerebbe dirtelo tesoro, ma non posso-

-Se ti piacerebbe- disse piano Mira, le labbra a pochi millimetri da quelle del pirata -Perché non lo fai?-

Quello si sporse per baciarla, ma lei si ritrasse un po’, ridacchiando, e arretrò -Vieni- disse tirandolo a sé. Il pirata le obbedì e lei lo spinse sulla sedia del tavolo, sedendosi sopra lui, le mani sulle sue spalle.

-Beh, vedi…è una storia un po’ lunga…- cominciò quello convinto, prendendole i fianchi -Comincia con un pirata di nome Mongkut, che…-

-A me non interessano i dettagli- mormorò Mira avvicinandosi ancora di più a lui. -Solo la mappa…-

-Allora va bene…- la accontentò quello, cominciando a toccarla sulla schiena e sulle anche, salendo progressivamente.

Mira soffocò l’impulso di scrollarselo di dosso e continuò la sua recita.

-Vedi…secondo il mio ex capitano questa mappa porta ai Cancelli Lontani…ai Confini del Mondo- disse quello convinto.

Mira si accigliò -E cosa sarebbero questi Cancelli Lontani?- chiese, accarezzandogli il volto, soffocando il pensiero che quel pirata potesse essere un tantino tocco.

-Sono delle porte…visibili solo al momento del tramonto, quando il sole tocca l’Oceano- rispose il pirata rapito.

-E dove portano questi Cancelli?- chiese di nuovo Mira.

-Non lo so- rispose quello rammaricato -Ma Feng lo sa- disse, con rinnovato vigore -Perciò ha fatto uccidere Mongkut…Io devo trovarlo e chiedergli come leggere la mappa…-

Si, anche Mira doveva farlo…Cosa diavolo doveva farci Feng con una cartina del genere? E cos’era quella strana faccenda sui Confini del Mondo? Feng le doveva qualche spiegazione, anche piuttosto esauriente…Dopotutto glielo doveva, sarebbe stata lei a procurargliela.

La ragazza tornò a sorridere, mentre quello si risvegliava dalla sua trance.

-Ma ora direi che possiamo divertirci, no?- disse tirandola a sé e accarezzandole le gambe.

-Si, direi di si…- rispose lei ridacchiando, ma alzandosi e arretrando verso il letto.

Chang fece per raggiungerla, ma appena si alzò cominciò a tossire, prima piano, poi ancora più forte, fino a che si ritrovò senza fiato, tenendosi il collo e poggiandosi al bordo del tavolo, in precario equilibrio.

Mira sorrideva mentre lo guardava annaspare, piegato in due e agonizzante.

-A..aiut..ami..- boccheggiò, tendendo un mano verso di lei.

-Temo di non poterlo fare, vedi…Quel veleno agisce troppo in fretta, mi è impossibile intervenire ora…- disse la ragazza serafica.

Il pirata cadde a terra, boccheggiando, e guardò la ragazza che, in piedi, sembrava incombere su di lui, mentre sentiva l’aria mancargli dai polmoni.

-Grazie per le informazioni su quella mappa, Chang- gli sorrise tranquilla -Se non ti dispiace, la prendo- si chinò, tastando le tasche dell’uomo, finché non la trovò.

-Ti ringrazio- gli fece -Ma non preoccuparti…penserò io a conservarla-

Quello la guardò con risentimento, prima che la vista cominciasse progressivamente ad oscurarglisi. Poi più nulla.

-Un vero colpo da maestro- disse una voce alla porta.

-Allora è vero che non ti fidi…- Mira si alzò lentamente, lasciando il cadavere ai suoi piedi, per fronteggiare Feng. Si diresse alla porta e la chiuse, dopo che il pirata fu entrato.

-Sei stata notevole, Mira- disse calmo, passeggiando per la stanza e osservando gli oggetti personali dell’ uomo disteso sul pavimento in mezzo a loro.

-Ora mi spii?- chiese la ragazza incrociando le braccia spazientita e fissandolo con astio.

-Stai lavorando per me, non dimenticarlo…- le ricordò Feng alzando gli occhi neri su quelli nocciola di lei.

-Giacché hai detto così…perché non parliamo di questa mappa?- chiese Mira agitando la pergamena che teneva tra due dita.

Feng sorrise -Sapevo che me l’avresti chiesto…- disse -Ma ti racconterò quest’appassionante storia domattina, quando ripartiremo-

-Non ce ne andiamo subito?- chiese la ragazza cercando di nascondere la sorpresa.

-Gli uomini vogliono divertirsi un po’…- sogghignò il pirata fissando Mira -E non posso dar loro torto…Non attracchiamo decentemente da un po’ di tempo, e appena siamo scesi ne hanno approfittato-

-Io devo tornare a Singapore…- disse Mira calma, guardando però leggermente irritata il suo interlocutore -Ho fatto quello che dovevo, ora voglio andarmene di qui-

-Devo rimanere ancora qui, ho delle cose da fare- Feng notò il vago fastidio della ragazza.

-Non puoi avermi ai tuoi comodi fin quando non deciderai che sarà così! Devo ricordarti che non sei l’unico a chiedere i miei servizi?- disse Mira risentita.

Ritrovarsi da sola con lui la turbava più di quanto riuscisse a nascondere: voleva e non voleva stare con lui, voleva e non voleva un altro bacio, inebriante come quello della sera prima...

-Dimentichi che posso ricattarti...Non ti ho ancora pagata per quell’omicidio...- sussurrò Feng all’orecchio della ragazza -Né per questo- disse, indicando l’uomo a terra.

-Mi stai minacciando, capitano?- disse fredda Mira guardandolo negli occhi -O forse vuoi che ti ricambi con la stessa moneta?- si allontanò da lui e gli mostrò di nuovo la mappa -Dimentichi che posso ricattarti…- lo schernì, ripetendo la medesima frase detta da lui pochi istanti prima.

Feng sorrise sarcastico -Non conosci quella mappa né il modo in cui utilizzarla- la riprese -Non sapresti cosa farne…-

-Questi sarebbero problemi miei- gli rispose aspra Mira -Ma sono sicura che tu non sei il solo a volere questo pezzo di pergamena- la ragazza lo guardava intensamente, tesa a cogliere qualunque reazione significativa da parte del pirata. Che però non venne -Per questa mappa è morta un’intera ciurma e il suo capitano…E sono pronta a scommettere che prima di loro sono morte altra persone- congetturò Mira.

-Oh, si…- disse Feng per nulla meravigliato dalle intuizioni della ragazza -Certamente, ci sono stati moltissimi morti per questa pergamena, e moltissimi la desiderano tuttora, tanto da uccidere di nuovo. Ma ci sono forze più grandi che decidono il destino di coloro che la possiedono…- Feng ricambiò lo sguardo di Mira.

-Che intendi dire?- chiese lei accigliata, cominciando a perdere un po’ della sua sicurezza, ma rimanendo comunque all’erta, nel caso in cui avesse percepito che le parole di Feng fossero una manovra per incuriosirla e distrarla, convincendola così a restituirgli la mappa.

-Lo saprai presto- sorrise Feng beffardo -Ora liberati di questo cadavere- disse, e fece per andarsene.

-Aspetta…- lo fermò Mira. Feng si voltò, con uno strano sorriso consapevole sulle labbra, quasi come se sapesse quello che Mira stava per dirgli -Delle persone sono arrivate a morire per questa, e come minimo avresti già ucciso anche me…questa non è la mappa che cerchi, vero?-

-Perspicace…- sorrise Feng beffardo, ma con una nota d’ammirazione nella voce.

-No, è solo che conosco l’animo umano a sufficienza per capirne le mille sfaccettature…- rispose Mira con le braccia conserte, gli occhi scintillanti.                                                                                                        

-Hai ragione, quell’uomo si sbagliava quando ti ha detto che è questa la mappa che porta ai Confini del Mondo- disse Feng dopo una breve pausa in cui aveva fissato coscientemente Mira -Il suo capitano non voleva che i marinai scoprissero la verità, perciò ha celato il posto in cui la vera mappa si nasconde…- si avvicinò a Mira, che ancora teneva stretta nel palmo la pergamena e ghermì gentilmente la mano della ragazza tra le sue, prendendo la mappa e tenendola alta tra due dita -…Qui- completò, rivolgendo lo sguardo alla pergamena.

Mira lo lasciò fare e lo guardò, desiderosa di saperne di più -E dove si trova la vera mappa? Cosa sono i Confini del Mondo?- chiese.

-Potresti vederlo con i tuoi occhi, se volessi- disse Feng alzando un sopracciglio -Partiamo di qui domattina-                               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

 

~ Capitolo 5 ~

 

 

Appostato fuori dal locale dove Mira aveva appena compiuto il suo omicidio, Feng la guardò uscire dalla porta, trascinando letteralmente il cadavere, che teneva saldamente per il colletto della giacca. Fortunatamente non si notava che l’uomo fosse morto, e persino a Feng sembrò fosse addormentato.

Guardò Mira allontanarsi, fino a che non fu sparita dietro un angolo, e si avviò sul retro del locale, dove uno dei suoi uomini lo aspettava.

-Capitano- lo salutò quando Feng si fermò davanti a lui -Ordini?-

Feng si guadò intorno prima di parlare -Domattina tornerai a Singapore, mentre noi partiremo per la Costa del Diavolo…fà in modo di prendere più informazioni che puoi riguardo Mira…voglio sapere chi è, da dove viene, arriva fino in India, se necessario- disse sottovoce.

-Si, capitano- rispose quello, pronto.

-Bene, và pure- consentì Feng.

Fu solo quando il suo marinaio se ne fu andato che Feng fu preso da una strana, indescrivibile sensazione, quasi di…disagio.

Aveva detto a Mira di fidarsi di lei, ma voleva sapere cosa nascondesse; quella giovane donna lo incuriosiva e lo attraeva, sebbene lui fosse stato abbastanza abile da nasconderlo…Ma scavare nel suo passato gli sembrava improvvisamente una mancanza di considerazione nei confronti della ragazza.

D’un tratto si stupì di sé stesso: da quando si preoccupava di quello che avrebbero potuto pensare o provare gli altri a causa delle sue azioni? Non gli era mai capitata una cosa del genere, dopotutto non è nell’indole di un pirata l’impensierirsi per qualcosa, men che meno per i sentimenti di una donna, cosa che a lui non interessava affatto.

Ma fu solo allora, quando sentì quell’impercettibile disagio, che capì tutto: il comportamento di Mira con lui, e il suo stesso atteggiamento con lei.

Mira sentiva che Feng la stava cambiando e che, con la sua irruzione nella sua vita, i suoi principi erano crollati. Per questo era così restia ad averlo vicino: in un certo senso aveva paura che lui la trasformasse ancor più di quanto avesse già fatto.

E lui…lui sentiva che non avrebbe mai rincontrato una donna come lei, forte e combattiva, volubile ma bellissima. Non lo temeva, ma lo rispettava, seppure Feng vedesse quanto la soddisfacesse litigare con lui, confrontarsi a parole con qualcuno che fosse pari a lei per forza d’animo e spirito persuasivo. Quando aveva insinuato quelle cose su di lei, il giorno prima, sul ponte della sua nave, Feng aveva manifestamente percepito la forza repressa della ragazza, e aveva trovato in lei una tigre pronta a balzare, se solo le fossero state spalancate le porte del mondo. Cosa che ora lui avrebbe avuto occasione di fare.

Liberare Mira dalla prigione di cristallo in cui era chiusa, dalla vita ripetitiva che seguiva, sarebbe stato come osservare una creatura nuova rinascere dalle ceneri di quella vecchia: gli invisibili legami dai quali Mira era imprigionata si sarebbero rotti, liberando la sua indole guerriera e sovversiva, capace di stare al pari della sua.

Si ritrovò a pensare a quanto Mira fosse simile a lui: forte, severa, fiera, orgogliosa, combattiva e sicura di sé, ed era un piacere stare a contatto con lei, parlarle e provocarla, per osservare le sue reazioni. Lo soddisfaceva vedere come Mira avesse una risposta pronta per ogni sfida che lui le rivolgeva, e sentirla ribattere a sua volta era una grande soddisfazione per lui.

Senza togliere il fatto che alla sua intelligenza, la sua arguzia e la sua furbizia, nonché la sua straordinaria abilità con le armi, si univa una bellezza selvaggia.

Non c’era altro termine per definirla: selvaggia. Gli occhi nocciola, profondi, intensi e calcolatori, parlavano senza bisogno che lei proferisse parola, e con quel loro taglio tipicamente indiano, contornati di pigmento nero, sembravano trapassare da parte a parte.

In vita sua Feng aveva avuto numerosissime amanti, tutte bellissime, ma nessuna di loro poteva vantare il corpo perfetto di Mira, energico ma allo stesso tempo così delicatamente attraente e affascinante.

Anche lui la desiderava, almeno quanto aveva manifestato lei, ma non voleva che Mira fosse sua solo per una notte. Per questo l’aveva baciata in quel modo, la sera prima: voleva legarla a lui, voleva essere l’uomo che le avrebbe fatto capire quanto fosse sbagliata la sua vita. Perché lei, bellissima e incantevole, non poteva darsi al primo uomo che le capitasse: era sprecata per fare la prostituta. Un solo uomo avrebbe potuto averla, ed era l’uomo che Mira amava. E, Feng ne era sicuro, era a lui che Mira si stava lentamente ma inesorabilmente legando, e questo la ragazza l’avrebbe capito presto. Solo allora avrebbe compreso che tipo di vita avesse condotto fino ad allora, e se la sarebbe lasciata alle spalle per stare con lui.

Perché lui la voleva. La voleva, spasmodicamente, ineluttabilmente, da quando l’aveva conosciuta, da quando aveva capito quanto lei fosse diversa dalle altre. E da quando aveva, quasi  inconsciamente, cominciato a legarla a sé. Lei che, capace di tenergli testa, crudele ma bellissima, si accendeva di desiderio quando lui la baciava.

E Feng si rese conto che oltre ad aver legato a sé Mira, era stato anche lui a legarsi a lei: aveva voluto a tutti i costi coinvolgerla in quella missione, non solo per la sua abilità di ladra e assassina, ma anche, senza rendersene conto, o forse senza volerlo ammettere, per averla vicino, e continuare a desiderarla e farsi desiderare, per diventare così la persona di cui Mira non avrebbe più potuto fare a meno. E anche lui, presto, non avrebbe più potuto fare a meno di lei.

Da quando l’aveva conosciuta, infatti, aveva cominciato a trovare mille pretesti per rivederla. Ma se dapprima era solo la curiosità per quella ragazza a spingerlo a tanto, ora non più: la sua attrazione per lei andava al di là della curiosità…Era vero e proprio desiderio di averla vicino a sé, solo per guardarla, sentirla parlare, respirare, combattere.

Ma così facendo, anche lui aveva capito che non avrebbe più potuto contenere il desiderio che provava per lei, che prima o poi sarebbe impetuosamente esploso, coinvolgendoli entrambi, e formando un legame che non sarebbe stato facile sfaldare.

Sorrise. Si, Mira sarebbe stata sua, la sua donna...per sempre.

 

                                                      *                                      *

 

Il vento che soffiava furioso rendeva la tempesta ancora più violenta. La grandine colpiva la Luna Rossa con le sue gocce gelide, mentre gli uomini a bordo si davano da fare per resistere al vento rabbioso.

La mattina dopo l’omicidio compiuto da Mira, la Luna Rossa aveva fatto vela verso il luogo indicato dalla mappa che la ragazza aveva rubato: la Costa del Diavolo.

Feng e Mira, al riparo dalla tempesta, si trovavano nella cabina del capitano.

-E dove si trova questa Costa del Diavolo?- chiese Mira, seduta su una sedia di fronte a lui, quando Feng le ebbe spiegato dove si stessero dirigendo.

-Non so dove si trovi di preciso, non conosco un luogo simile- rispose il pirata accigliato, le mani posate ai lati del tavolo dove c’era, spiegata, la carta che Mira aveva rubato -Cercheremo di seguire la carta-

La ragazza l’osservò per un attimo, rimanendo quasi affascinata da quello sguardo così serio e autorevole, che la spinse a chiedergli:

-Perché desideri questa mappa? Hai detto che vale più della tua vita…- chiese Mira.

-Si, è vero, l’ho detto…- rispose Feng, ricordando quanto Mira si fosse stupita del fatto che per quel pezzo di pergamena fosse morta così tanta gente, e lui aveva ribadito come la considerasse più preziosa della sua stessa vita.

-Ma…perché? Cosa c’è ai Confini del Mondo?- domandò di nuovo Mira. Non si spiegava come un oggetto di tale risma, un semplicissimo foglio di carta, potesse essere tenuto in così tanta considerazione.

-I Confini del Mondo sono un luogo pericoloso e infido, in cui quasi nessuno può arrivare, senza quella mappa…- Feng rispondeva a monosillabi, conscio del fatto che a ogni parola da lui pronunciata, Mira pendesse sempre più dalle sue labbra: dai suoi occhi, il pirata poteva vedere un desiderio irrefrenabile di sapere, sebbene non lo mostrasse apertamente.

-Quasi nessuno?- disse Mira accigliata -Perché quasi?-

-È ai Confini del Mondo che le anime dei morti vanno per raggiungere l’aldilà- rispose Feng, sebbene vedesse, dall’espressione degli occhi di Mira, che lei riteneva alquanto inverosimile una cosa del genere -So che risulterà difficile da accettare- disse quindi -Ma è così-

-È semplicemente incredibile. Il luogo dove si trovano i morti è irraggiungibile dalla Terra- disse Mira scettica, incrociando le braccia  -È un luogo immateriale, non certo accessibile per vie così semplici-

-Non è affatto semplice, Mira- ribatté invece Feng -Mi stupisco della tua superficialità- la provocò con un sorrisetto maligno.

-Non sono superficiale, sono realistica- replicò Mira calma ma con tono piccato, lanciandogli uno sguardo di sfida -E mi stupisco della tua scarsa perspicacia…Come può un pirata come te confidare in queste credenze popolari?- gli rispose, pronta.

-Niente è incredibile o impossibile a questo mondo, Mira…Basta che tu ci creda davvero- rispose Feng, per niente stupito dalle opposizioni della ragazza, ancora una volta quasi come se lo aspettasse.

-E quindi basta crederci e arriveremo ai Confini del Mondo?- chiese Mira scettica, incrociando le braccia al petto -Usando anche quella mappa, naturalmente- aggiunse. Poi fece un cenno di diniego e sospirò, più a sé stessa che a lui -È impossibile..-

-Oh, si che lo è- affermò Feng serafico, con il suo solito sorriso, rispondendo a Mira -Ma basterà quella mappa per farti cambiare idea, credimi-

Mira era ancora molto scettica, ma non poté fare a meno di notare che il pirata aveva un tono tremendamente coscienzioso mentre parlava. Forse stava davvero dicendo la verità…

-E perché devi raggiungere i Confini del Mondo?- chiese Mira, ancora diffidente -Devi riportare in vita qualcuno?-

-Non si possono riportare in vita i morti- rispose il pirata. Fissò la ragazza, serio, si raddrizzò e la raggiunse, all’altro lato del tavolo -Ma grazie a quella mappa, potrei diventare il pirata più temuto e venerato dei sette mari…per sempre- disse piano, guardandola negli occhi.

-Nel…regno dei morti? E com’è possibile?- chiese Mira. In quel momento sembrava un bambina desiderosa di ascoltare il finale di una favola pericolosamente bella.

-Quella mappa non conduce solo ai Confini del Mondo, Mira- rispose Feng sostenendole il mento con un dito, gli occhi neri in quelli di lei -Ma anche a quello che tutti gli uomini desiderano di più-

-E cos’è questa cosa che anche tu, tra tutti gli uomini, desideri tanto, capitano?- chiese Mira alzandosi in piedi, mentre il pirata lasciava il viso della ragazza.

-L’immortalità…e l’eterna giovinezza… - sussurrò, a pochi centimetri da lei.

Mira sorrise sarcastica -E servirà la mappa che cerchiamo per ottenerle?- chiese piano, le sopracciglia sollevate in un’espressione scettica.

-Oh, si…- rispose Feng con ghigno, mitigato però dall’espressione dei suoi occhi, pieni di determinazione -Ed è anche grazie a te che sto per prenderla-

-Chi ti dice che ti aiuterò di nuovo?- chiese Mira con lo stesso tono di poco prima.

-La curiosità che scorgo nei tuoi occhi, ragazza mia- le rispose pronto lui, quasi come se si aspettasse quella domanda -Vedo che muori dalla voglia di avventurarti insieme a me in quest’impresa impossibile…-

Mira sorrise ancora, questa volta i suoi occhi si ingentilirono un po’ -Si, è vero, non ho mai avuto occasione di fare qualcosa di così curioso e azzardato- ammise -E certo non avrei mai pensato che un giorno mi sarei ritrovata su una nave pirata in cerca di un luogo sconosciuto e forse inesistente per trovare una mappa miracolosa…Ma mi piace- sorrise, sottile.

Feng si avvicinò di più a lei -Hai ragione da vendere- disse, guardandola negli occhi -È un’impresa quasi impossibile, ma vale la pena di tentare, credimi-

Mira sorrise serafica -Ho fatto cose che tu neanche immagini- gli sussurrò -Un’ azione avventata in più non farà molta differenza- 

-Mi piacerebbe approfondire l’argomento…- sogghignò lui.

-Un’altra volta, magari…- rispose Mira altera, rendendosi conto che si trovavano talmente vicini che le sarebbe bastato avvicinarsi di appena un millimetro per trovare le labbra di lui.

Deglutì impercettibilmente, per niente a disagio, mentre sentiva il desiderio impellente di coprire quella distanza che li separava. Anche Feng doveva averlo pensato, perché le sorrise e si chinò su di lei, le sue labbra che sfiorarono quelle carnose della ragazza, senza evolvere però un vero e proprio bacio. E la ragazza capì: aspettava lei.

Allora Mira si avvicinò ancora, coprendo quello spazio più corto di un respiro che ancora li divideva, come se, da quando lui l’aveva baciata, non avesse aspettato altro che sentire le labbra di lui di nuovo sulle sue, le sue forti braccia che la stringevano, il suo respiro unirsi a quello di lui...

Lentamente, Feng passò le mani sulle braccia della ragazza, provocandole dei piacevoli brividi, e appoggiandole poi sui suoi fianchi, abbracciandola. Si chinò su di lei, baciandola con calore, mentre la ragazza posava le mani sulle sue spalle e chiudeva gli occhi.

Come aveva potuto, solo due giorni prima, pensare di allontanarsi da lui? Quel pirata che così all’improvviso era entrato nella sua vita, nel suo passato, nelle sue certezze, sconvolgendo le sue convinzioni? Come avrebbe potuto separarsi da quei baci dolci e così delicati? Come avrebbe potuto abbandonare per sempre quel calore che aveva provato la prima volta che lui l’aveva baciata, e che sentiva anche ora? Quand’era con lui si sentiva un’altra. Non la prostituta, non la ladra né l’assassina...Solo Mira. Feng aveva saputo riscoprire il lato più sensibile dalla sua personalità, che lei aveva nascosto per ben sette anni sotto la maschera della seduttrice dissoluta, e l’aveva fatto rinascere.

L’abbraccio del pirata sui fianchi della ragazza si fece più deciso, e il contatto tra le loro labbra più profondo, tanto che Mira si lasciò sfuggire un gemito sommesso. Si alzò in punta di piedi per baciarlo meglio, ancora più in profondità, le loro labbra ardenti che si univano con desiderio sempre più crescente.

Tutto quello che Feng aveva compreso la sera prima, tutte le sensazioni provate, gli precipitarono addosso, e le sentì ancora più in profondità. La voleva, sentiva di non poter più resistere, bramava che tra loro ci fosse qualcosa di più concreto che un bacio rubato sul ponte di una nave.

Feng la strinse di più a sé, accarezzandole piano i fianchi nudi, e più in alto, fino alla schiena, fino alla fibbia del corpetto. Sentì il desiderio impellente di toglierlo per sfiorare finalmente quei seni così attraenti che aveva solo visto, ma un grido da fuori lo fermò:

-Capitano!-

Feng si separò lentamente da quel bacio che stava per trasformarsi in qualcosa di più profondo, apparentemente ignaro delle grida fuori, e rivolse a Mira uno sguardo che valeva più di mille parole.

-Capitano! Ci servite voi al timone!-

Ancora tra le braccia di Feng , Mira si scostò mentre il pirata le rivolgeva un ultimo sguardo prima di uscire dalla porta circolare e salire le scale che portavano al ponte. Prima di svoltare l’angolo si voltò e le disse:

-Aspettami-

Poi scomparve, diretto sul ponte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 1 (La Tigre e Drago)

 

~ Capitolo 6 ~ 

 

 

Ci vollero altre due settimane per arrivare al luogo indicato dalla mappa.

Feng e Mira non avevano più avuto occasione di rimanere soli un lasso di tempo sufficientemente lungo per assaporare fino in fondo le conseguenze di ciò che era successo tra loro, ma Mira era convinta che sarebbe bastato un solo sguardo una volta soli per ritrovarsi di nuovo l’uno tra le braccia dell’altra.

Le occhiate che avevano scambiato durante quelle settimane, infatti, avevano parlato da sole: entrambi volevano finire quello che quel bacio aveva solo iniziato: un nuovo, potente sentimento, che sembrava essersi rafforzato durante quel periodo in cui non avevano avuto occasione neanche di sfiorarsi, come a voler preludere a qualcosa di ancora più coinvolgente, come se quando fossero stati di nuovo insieme il loro incontro sarebbe stato indimenticabile, a compensare finalmente la mancanza dell’altro.  

Mira si ritrovò a pensare quanto fosse strana quella situazione. Si era ormai resa conto che quello che la legava a quel pirata andava oltre il fascino che lui sapeva esercitare su di lei. Se inizialmente, infatti, aveva accettato di lavorare per lui solo perché aveva capito quanto fosse diverso da qualunque uomo mai incontrato prima in vita sua, dopo il loro primo bacio, un vero e proprio incontro-scontro, aveva avvertito le sensazioni che lui le aveva donato, il calore che aveva provato a contatto con lui. E le cose tra loro erano cambiate, Mira lo percepiva anche quando si ritrovava per caso accanto a lui e sentiva l’impulso di baciarlo e farsi baciare, quando bramava che le sue mani la sfiorassero anche se solo per un attimo, e sentiva quanto fosse difficile dominare quell’impulso.

Quello che stava crescendo in lei non era solo desiderio fisico, lo sentiva: la sua era brama di provare per la prima volta un sentimento che andasse oltre.

Ed era sicura che presto sarebbe stata accontentata.

                     

                                                       *                                           *

 

La nave toccò la spiaggia della Costa del Diavolo al tramonto e Feng ordinò ai suoi di non muoversi fino al mattino dopo: era tardi per cominciare un’esplorazione, e dato che non conoscevano nulla riguardo l’isola, se non che fosse molto piccola, non sapevano come muoversi. La prudenza, in quel caso, sarebbe stata l’arma migliore.

Appoggiata al parapetto della nave, Mira osservava i marinai ancorare l’ imbarcazione al basso fondale, quando avvertì i passi di Feng dietro di lei.

Il pirata si affiancò alla ragazza, poggiando le mani sulla balaustra, le braccia tese, il viso in un’espressione fiera mentre osservava la spiaggia davanti a lui.

-Siamo arrivati- disse solo Mira, senza voltarsi.

-Infine- rispose Feng pacato.

-Sei certo che le Carte si trovino qui?- chiese lei dopo un attimo di silenzio.

-È la mappa che hai rubato ad esserne certa, non io- rispose il pirata serafico.

-Hai considerato la possibilità che possa essere la mappa sbagliata?- chiese Mira, gli occhi all’orizzonte.

-No- rispose subito Feng -Non ce n’è bisogno. Quella di Mongkut è la sola e unica mappa che possa svelare il nascondiglio delle Carte Nautiche per i Confini del Mondo-

-Come fai a saperlo?- domandò la ragazza tranquilla.

-Mi credi così incauto?- ribatté Feng -Non avrei intrapreso questo viaggio se non avessi avuto almeno qualche informazione in più…E non avrei coinvolto te-

Mira sorrise e finalmente si voltò -Sei sicuro di quello che fai, quindi?-

-Oh, si- rispose Feng incontrando gli occhi di lei -Lo sono-

Le sorrise di rimando, e senza dire una parola si diresse verso la passerella con cui scese a terra. Mira lo seguì. C’erano ancora parecchie cose che avrebbe voluto chiedergli riguardo quella missione. E non solo.

Lo affiancò camminando sulla sabbia dorata della spiaggia, mentre le onde lente del basso fondale lambivano dolcemente i suoi piedi.

-Dove si trovano le Carte?- chiese Mira, scostandosi i capelli dal viso -Sepolte sotto terra o nascoste in qualche forziere arrugginito dal tempo?-

-La pergamena che hai rubato è molto illuminante su questo punto. Le Carte si trovano esattamente al centro dell’isola, in un tempio- rispose il pirata -Per fortuna è molto piccola e non impiegheremo molto a setacciarla-

-Per fortuna- ripeté Mira.

Rimasero entrambi in silenzio, lo sguardo perso, la mente altrettanto.

-Un tempio hai detto- disse la ragazza, voltandosi di nuovo verso di lui senza smettere di camminare -Di quale divinità si tratta?-

-Un dio pagano molto antico, per la precisione Indoeuropeo- rispose Feng, anche lui voltandosi verso un’accigliata Mira.

-Indoeuropeo? Ma…è antichissimo, quindi- disse, incredula -Di quale dio…?-

-Del dio della guerra Maworts- disse Feng -In questa zona era il dio più venerato, dopo…-

-…Dopo la Dea Madre, si…- completò Mira, assorta nei suoi pensieri.

Feng annuì -Esattamente- disse. Mira conosceva la storia dei popoli Indoeuropei e le loro usanze? Quella donna non finiva mai di stupirlo…

-Come conosci queste cose?- le chiese, celando la sua curiosità.

-Potrei farti la stessa domanda- ribatté lei pacata.

-Io ti risponderei- le disse Feng perentorio.

-Allora fallo- lo esortò Mira, guardandolo negli occhi.

-Solo se lo farai tu- si assicurò il pirata, sorridendole obliquo.

-Allora scordatelo- sussurrò Mira maliziosa.

-Perfetto- disse Feng distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo sull’isola.

-Perché si chiama Costa del Diavolo?- chiese poi Mira, cambiando improvvisamente tono di voce.

-Mi stupisce che tu non lo sappia- rispose Feng serafico, tornando a guardarla derisorio.

-Ti diverti a provocarmi?- si accigliò Mira con espressione indispettita. Non poteva certo lasciar correre una sfida così palese.

Feng le sorrise. Ma non era il suo solito sorriso di scherno. Nei suoi occhi Mira vedeva una luce, che poteva azzardarsi a chiamare...spirito di competizione?

-Si- le rispose, come se questo potesse bastare.

-Cosa vuol dire “si”?- chiese Mira irritata, ma non riuscendo a trattenere un piccolissimo sorriso per l’insolenza di Feng. Buffo, una volta si sarebbe arrabbiata da morire udendo risposte del genere: la mandavano in bestia, specie se a pronunciarle era quel pirata dal carattere insopportabile. Ma ora…

-Quello che ho detto: mi diverto a provocarti- si spiegò Feng compiaciuto -Non sai quanto sia piacevole- sorrise. Sembrava quasi divertito dal fastidio di Mira.

-Come mai, posso chiederlo?- fece lei con crescente disappunto.

-Perché mi rispondi, replichi- le disse Feng, ancora sorridendo -Mi sfidi a tua volta, e questo è stimolante in una donna, soprattutto in una donna che ha a che fare con me- aggiunse, sorridendole malizioso.

Mira rimase in silenzio, guardandolo con un sorriso a mezza bocca, abbandonando l’aria seccata alla vista di lui così compiaciuto -Lieta di essere così…stimolante per te- gli rispose, calcando la parola -Ma non mi sembra che questa questione risponda alla domanda che ti ho fatto- gli fece notare Mira puntigliosa.

-Quando è ragione è ragione- concesse Feng -Cosa sai delle culture greca e latina?-

-Discendono dalla civiltà Indoeuropea…- cominciò Mira piano, dimenticando per un attimo l’avversione di poco prima -Da cui ripresero, tra le altre cose, la lingua, la religione e la gerarchia celeste-

-Esattamente- annuì il pirata -Tra i tanti dei che ricalcarono dagli Indoeuropei ci fu anche Maworts, che venne erroneamente identificato con il Dio della morte, il traghettatore dell’oltretomba, residente negli Inferi…quello che la religione degli occidentali di oggi, il cristianesimo, chiama Diavolo. Ecco spiegato il motivo di questo nome-

-Capisco…- disse lentamente Mira -E…conti di partire al più presto per i Confini del Mondo?-

-Appena quelle Carte saranno nostre- rispose Feng -E appena torneremo a Singapore per decifrarle e fare rifornimento di tutto il necessario-

-Credevo sapessi leggerle- disse Mira perplessa, ma celando il suo dubbio dietro un tono sarcastico, come quello che il pirata aveva usato poco prima con lei.

Feng ridacchiò, evidentemente accortosi del bislacco tentativo di Mira di celare ancora una volta la sua curiosità.  

-Infatti- rispose dunque -Ma dimentichi quanto queste Carte siano antiche, c’è la possibilità che siano scritte in qualche lingua morta a noi ignota, come la mappa di Mongkut-

-Perché questo non mi sorprende?- chiese Mira sorridendo sarcastica e guardando verso l’isola.

-Perché hai imparato che niente deve più coglierti alla sprovvista, specie quando viaggi per mare con dei pirati- le rispose Feng pacato -E specie dopo aver ammesso quanto questo ti piaccia- aggiunse, ricordando quando la ragazza aveva pronunciato quelle parole.

Anche Mira l’aveva rammentato, perché sorrise fugacemente al pensiero.  

-Se qui c’è un tempio, per giunta di un Dio non del tutto scomparso, quest’isola sarà abitata- dichiarò la ragazza, cambiando discorso.

-Domattina manderò degli esploratori in avanscoperta, e vedremo se i tuoi sospetti saranno confermati- le rispose Feng, voltandosi verso di lei -Ma non credo sia abitata- aggiunse -Non è abbastanza grande da permettere qualche forma di sopravvivenza abbastanza…civile-

-Com’è possibile che siamo i primi ad arrivare alle Carte?- gli chiese Mira, ragionevole -Sono parecchie persone a cercarla, non ti sei chiesto se qualcuno possa essere arrivato prima?-

-Continui a sottovalutarmi, Mira. Credi che non abbia pensato anche a contrastare gli eventuali usurpatori delle Carte?- disse Feng sarcastico.

-Oh, certo…- rispose lei con studiata lentezza -Immagino che nessuno si sarà messo contro il temibile Sao Feng, il terrore dei Mari D’Oriente e uno dei Nove Lord della Fratellanza…-

Feng si voltò verso di lei, stupito e, per qualche motivo, piacevolmente colpito.

Era venuta a sapere anche quel particolare della sua vita, il fatto di essere uno dei Pirati Nobili: Feng si sorprese del fatto che, nell’arco di soli tre giorni tra il loro primo incontro e il secondo, Mira era riuscita a venire a conoscenza di un’informazione che, normalmente, avrebbe richiesto molti più giorni per essere ottenuta.

-Sai anche questo, vedo…- le disse -Non è facile ottenere certe informazioni in così poco tempo-

-Ho i miei metodi per sapere ciò che mi occorre- sorrise Mira.

-Non ne dubito- rispose lui. Avrebbe voluto cedere alla tentazione di chiederle da chi l’ avesse saputo, ma il suo orgoglio lo trattenne. Dopotutto lo avrebbe scoperto da sé, senza alcun significativo spreco di energie e, soprattutto, tempo. Ma gli faceva piacere sapere che anche Mira si fosse attivata per sapere quanto più possibile su di lui. Forse questo lo faceva sentire meno…in colpa…in quanto lui aveva fatto lo stesso riguardo lei prima di partire per la Costa del Diavolo, mandando quel suo uomo di fiducia al bordello di Singapore.

E questo dimostrava ancora una volta che erano pari, che i loro ragionamenti procedevano di pari passo, così come le loro azioni…le loro personalità.

Un sorriso gli salì spontaneo alle labbra. Tutto quello che aveva immaginato si stava traducendo in fatti. Bastava solo vedere quanto presto questi “fatti” si sarebbero a loro volta tradotti in eventi significativi.

-A Singapore tutti conoscono la tua fama- gli disse Mira -Dopotutto, la città è tua-

-E le notizie girano, lo so- le rispose -E non solo su di me- aggiunse tranquillo, e sebbene sapesse che stava rischiando di scatenare una tempesta, questo non lo fermò, anzi.

-Che intendi dire?- chiese infatti Mira, soppesando le parole. Già aveva potuto intuire, dal tono del pirata, che quelle parole erano riferite a lei.

-Beh, ho saputo di te, della tua fama di ladra, sicaria e prostituta proprio nei bassifondi di Singapore…Sei molto popolare lì, e so che hai compiuto dei lavori per alcuni miei…collaboratori, che sono rimasti molto soddisfatti dei tuoi servizi. Ed è stato…conveniente…chiedere la tua collaborazione in questa missione-

-Tu…tu sapevi che avrei insistito per venire fin qui?- chiese Mira stupita e scioccata, intuendo vagamente ciò che Feng aveva solo sottointeso.

Aveva capito bene…? Le aveva chiesto di uccidere Mongkut e rubare la mappa solo per invogliarla a partire per quella missione? A cosa mirava se non alla sua collaborazione che, tra l’altro, le aveva chiesto solo per due lavori?

-No- rispose il pirata pacato.

-Perché mi hai voluta qui allora?- chiese Mira dura, avvicinandosi a lui -Perché hai accettato che venissi?-

-Per tantissime motivazioni. E dovresti averlo capito anche tu- le rispose.

-Temo proprio di no- inveì Mira.

-Posso darti una mano a capirlo, allora- sogghignò Feng. La prese per la vita e con una dolcezza che non si addiceva all’espressione comparsa sul suo viso, la baciò, passando l’altra mano ad accarezzarle piano i capelli mossi, giocando con i suoi boccoli.

Mira sentì tutto il desiderio represso di quelle due settimane voler uscire fuori prepotente, ma avrebbe voluto trattenersi: non poteva certo fargli percepire così palesemente tutto quello che provava, specie dopo che lui aveva dimostrato di averla abbindolata in quel modo subdolo. Ma la dolcezza di quella stretta la fecero desistere a poco a poco, e rispose al bacio. In fondo era quello che entrambi desideravano, anche se nessuno dei due aveva rinunciato al proprio orgoglio per ammetterlo.

-Hai scoperchiato il Vaso di Pandora..- sussurrò Mira irritata, ma più con sé stessa e con la sua debolezza, che con lui -Mi hai usata per arrivare a quelle Carte che senza il mio aiuto non avresti potuto ottenere. O meglio- si corresse -Avresti potuto eccome, essendo tanto autorevole e influente, ma non hai voluto sporcarti le mani per non correre alcun rischio, cosa che comunque non sarebbe successa…o no?-

Feng le sorrise -Maledettamente orgogliosa, come sempre…- sussurrò, accarezzandole i fianchi provocandole dei piacevoli brividi lungo la schiena.

Mira si maledisse. L’aveva ingannata e colpita nell’orgoglio, aveva stillato in lei una curiosità per quella missione che non avrebbe soddisfatto tanto presto.

-O sei tu molto furbo, o io molto stupida per starti a sentire…-

-Non sei stupida, quindi propenderei per la prima-

Mira non poté trattenere un piccolo sorriso, stupendosi di come quel pirata avesse il potere di calmarla anche quando era così arrabbiata.

-Sorridi sempre così, sei bellissima- mormorò Feng prima di baciarla con più dolcezza.

Ma nessuno dei due si accorse che dietro di loro, tra i bassi arbusti, delle ombre li osservavano attentamente.

 

                                                         *                                        *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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