inexplicable and unstoppable

di delilahs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non volio andare! ***
Capitolo 2: *** quel mondo fatato ***
Capitolo 3: *** la mia bimba koala ***
Capitolo 4: *** Pelchè non mi vuole più bene? ***
Capitolo 5: *** ti fidi di me? ***
Capitolo 6: *** la befana e l'elfo natalizio ***
Capitolo 7: *** la bambola dagli occhi verdi ***
Capitolo 8: *** AVVISO PER I LETTORI ***



Capitolo 1
*** Non volio andare! ***


scusate per questa FF, ma l'ispirazione mi è saltata all'improvviso. Mettetici un pizzico di idiota, demenziale,e tanto, tanto awwww *-* non so se la continuerò, ma penso di si, mi diverto troppo a vedere kristen in questa modalità! grazie se avete aperto questa storia e mi scuso se la troverete patetica u.u
la narratrice della storia in tutti i suoi capitoli è Jules Stewart


“Non ci volio andare!”
“E invece tu ci vai, e di corsa pure. Dai, Kristen, devo andare al lavoro!” sospirai
“Nooo, ho detto no!” urlò di rimando Kristen.
Cavolo , quella bambina era la degna figlia di suo padre;  testarda più di un mulo e capace a soli due anni e mezzo di articolare sproloqui pur di non andare all’asilo.
“Kristen James Stewart” scandii “Vieni subito qui e fatti vestire!”
“NO! Mamma, non volio andale a ccuola, uffa!” mise su il broncio.
Allora voleva le maniere forti. La afferrai e con la forza le misi il pannolino, poi la maglietta intima e i jeans, con un paio di piccole converse e una felpa.
“Nooo, mamma, non volio! Non ci sono bambini con cui giocale! Sono tutti stupidi. Voliono solo cololale e io mi annoio! Volio stale a casa!”
Presi un lungo sospiro e ricominciai il discorso che tutte le mattine, da due mesi a questa parte, ero costretta a fare
“Kristen, tu sei una bambina e devi stare con gli altri bambini. Io devo andare a lavorare. Cameron va a scuola, ricordi?”
“Si, ma lui è più glande e si divelte! Quando tolna a casa dice semple che a ccuola lui si divelte!”
“Credimi, non è così. Lui a scuola scrive un sacco e impara tante pagine di storia e geografia!” poi quell’alto degenerato me l’avrebbe pagata cara.
“Pule io volio andale alla ccuola di Cam, non volio andale all’asilo! Non è giusto..”
“Dai, cucciola, guardami; ti prometto che oggi verrò a prenderti prima, sei contenta?” sospirai. Almeno si faceva quattro ore con i suoi coetanei.
Le si illuminarono gli occhi
“Siiii, allola va bene. Pelò mi devi plomettele che vellai plima! Plomettimelo! Pelchè io non ci cledo sennò” mi guardò con quegli occhi verdi così limpidi e luminosi da chiedermi da chi li avesse ereditati.
“Promesso! E adesso fatti finire di vestire, dai, che è tardi!”
Le infilai una giacchetta rosso fuoco e un cappellino e la portai in macchina, legandola al seggiolino.
Entrai al posto del guidatore allacciando le cinture a quella piccola peste con gli occhi color smeraldo; Kristen si guardava attorno estasiata, con i pochi dentini bianchi che le spuntavano dalla boccuccia dalle labbra rosee.
Mi girai e misi in moto; cinque minuti e arrivammo all’asilo di Kristen. Era piccolo, contenuto, con un piccolo giardino pieno di fiori. Mi chiesi mentalmente come faceva Kristen a detestare un posto così.
“Kristen, siamo arrivati. Vieni” le dissi, slacciandola dal seggiolino e prendendola in braccio mentre le sistemavo il cappellino e attraversai la strada entrando nell’asilo.
“Uffa pelò. Sono semple io che devo andale all’asilo e mai qualcun’altlo” borbottò a voce bassa. Arrivata all’entrata bussai all’entrata e venne ad aprirmi la direttrice, una donna bassa e tarchiata, ma con una faccia che sprizzava gioia per tutti i bambini.
“Vai, Kristen, vai dentro con gli altri bambini” la piccola scese dalle mie braccia e sbuffando si incamminò dentro.
Mi rivolsi alla preside “Senta, oggi Kristen la verrò a prendere io con un leggero anticipo. Gliel’ho promesso”
La donna annuì con fare esperto “Lo so, signora, l’approccio è diverso da bambino a bambino, ed è normale in questo periodo l’insicurezza nelle istituzioni. Vediamo però di non farla diventare un abitudine”
Annuii, con la testa da un'altra parte.
“Va bene, arrivederla. Io devo andare a lavoro”
La donna annuì con un sorriso e si chiuse la porta alle spalle. Mi incamminai per il sentiero e passai davanti la classe della mia bambina. La vidi timida e rossa per l’imbarazzo cercare di attaccare bottone con una bambina con le treccine bionde. Quasi mi si spezzò il cuore a quella vista e ebbi la forte tentazione di tornare a prenderla, ma mi trattenni pensando “No, è una bambina e con i bambini deve stare.”
Uscii dall’asilo e partii per il mio ufficio guardando l’orologio. Perfetto, ero di nuovo in ritardo.

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Capitolo 2
*** quel mondo fatato ***


 Ecco. Come non detto.
“Keira, sai che ore sono?!” urlai alla mia collega sul set.
“E’ mezzogiorno e un quarto!” rispose lei altrettanto animata.
“ALLORA TI PASSO IL COMANDO. DEVO ANDARE!” strillai per farmi sentire
Mi si avvicinò “Perché scusa, dove devi andare?” disse contrariata
“Devo andare a prendere Kristen. Oggi deve uscire prima” dissi, omettendo il fatto che in realtà era stata colpa mia, però…
Si addolcì, era pazzamente innamorata della mia bambina, come chiunque altro. Kristen riusciva a catturare chiunque con uno sguardo dei suoi occhi unici e aggiungeteci il fatto che a due anni sapesse parlare abbastanza bene…
“Va bene” acconsentì “Vai pure, ci vediamo la settimana prossima”
“Grazie, grazie davvero” risposi riconoscente.
Uscii dal set e in venti minuti ero davanti all’asilo. Trovai Kristen nel giardino, a giocare con l’altalena e a parlare con un ragazzino che forse aveva qualche anno più di lei. Appena mi vide salutò il bambino e mi corse incontro
“Mamma! Sei venuta! Allola hai mantenuto la plomessa! Blava!”
“Ciaooo cucciola! Ti sei divertita oggi?” dissi ridendo per la sua ingenuità di bambina
“Si, ma volio andale a cata! Ho fame, tanta fame!” disse ridendo e storcendo il nasino come solo lei sapeva fare.
“Allora vai dentro e prendi lo zainetto. Torniamo a casa.” mentre lei correva dentro estasiata mi alzai e mi rivolsi alla maestra che aveva assistito alla scena
“Allora” le chiesi “Come si è comportata?”
“Molto bene, signora Stewart. E’ una bambina molto matura per la sua età e ha un carattere molto solare. Però è anche molto molto timida. Ha fatto amicizia con una bambina, Ashley” esordì.
“Molto bene. Spero che questa la convinca a venire domani.” dissi sollevata
“La convinca. Domani ci saranno le prove per la recita di Natale e abbiamo notato che Kristen è particolarmente dotata nella recitazione, nonostante abbia solo due anni. Sembra divertirsi parecchio” disse con un sorriso
“Strano, Kristen è davvero molto timida e non ama esibirsi. Ma tentar non nuoce” sospirai
In quel momento Kristen si avvicinò a me e mi tirò la giacca, dicendomi chiaramente che voleva tornare a casa.
“Va bene, domani ci saremo” dissi alla maestra e presi in braccio Kristen, uscendo dall’asilo.
“Allora, scricciola, come è andata?” dissi con entusiasmo
“Folte! Abbiamo cololato un po’, poi ho incontlato Ashleeey, è mottooo timpatica! E poi la maettla ha detto che domani ci tono le plove pel la lecita! Potto andalci, mamma? Potto andalci??”
“Certo che puoi, Kristen!” dissi, felice che avesse superato le sue paure
“Poi ho conotciuto un bambino che ti chiamaaa Pitel, ma non mi ta timpatico come Ashley, è taaaanto stupido!” sospirò
“Eh, sai quanti ne incontrerai..” le dissi
“Di cota, mamma, di cota? Potto saperrrlo?” disse, pronunciando con fatica la R. Com’era tenera..
“Niente, amore, niente.” conclusi, finendo di legarla al seggiolino
“Oooookay” disse ridendo la mia scriccioletta.
Mi misi al posto di guida e in cinque minuti eravamo a casa. Appena slegai Kristen dal seggiolino corse verso casa con lo zainetto rosa che dondolava sulle sue spalle.
“Aspetta, Kristen, spostati, sennò non posso aprire la porta e non possiamo mangiare..” dissi soprappensiero mentre cercavo le chiavi.
Le infilai nella toppa e Kristen corse come un razzo nella casa illuminata dal sole del primo pomeriggio.
“Kristen, vieni qui, dai, dobbiamo svestirci!”
“Allivo mammaaa!” urlò la mia cucciola, fiondandosi su di me dalla cucina.
La presi in braccio e la portai nella sua cameretta, dove la spogliai e le misi una gonnellina con delle calze colorate e un maglioncino, con i calzini antiscivolo che usava al posto delle scarpe.
La portai di nuovo giù nel salone mentre preparavo il pranzo e lei si vedeva i suoi cartoni animati preferiti.
“Kristen è pronto!” dissi mentre la sistemavo nel seggiolone e le mettevo davanti la pasta con il sugo.
“Che buonoooo! Glazie, mamma!” urlò e iniziò a mangiare mentre io sistemavo il pranzo per l’arrivo di Cameron, che andava in quarta elementare e sarebbe tornato tra mezz’ora circa.
“Mammaaa, ho finitooo! Adetto potto andale, mamma, potto andale?”
Mi avvicinai per farla alzare quanto sentii un odore alquanto sgradevole
“Oooopsss..” disse Kristen, arrossendo.
Le sorrisi. A quell’età era ancora perfettamente normale, ma le stavamo insegnando a usare il vasino e non mancava poi molto.
“Non ti preoccupare, amore, andiamo subito a cambiarci” dissi dandole un bacino sulla testa.
Dieci minuti dopo era pulita e profumata e la lascia sul divano del salone a vedere i cartoni giusto in tempo per andare ad aprire la porta a Cameron, che era appena tornato.
“Ciao mamma!” disse nell’entrare, ma si fermò subito alla vista del mio sguardo.
“E stavolta che ho combinato?!” chiese allibito.
“Perché hai detto a tua sorella che ti diverti a scuola, quando sia io che tu sappiamo benissimo che è una balla?!” chiesi minacciosa
“E, dai, mamma, solo questo!” si rilassò “E poi che vuoi che sia, è solo uno scherzo!”
“Tua sorella ha due anni, Cameron e avete otto anni di differenza. Lei non capisce il significato della parola ‘scherzo’ e oggi mi è costato un ora di lamenti per l’asilo! Non farlo mai più” dissi minatoria.
“Okaay, va bene, mamma.” mi passò accanto e mi lasciò un bacio su una guancia “Ora vado a chiederle scusa” ghignò.
“Ehy, Kristen..” esordì all’ingresso del salone, ma si bloccò subito, facendomi segno di stare zitta e fare silenzio.
Mi appoggiai sullo stipite della porta guardando la mia cucciola immersa nel mondo dei sogni; era tutta accoccolata al suo pupazzo preferito, un koala enorme che le avevano regalato al suo secondo compleanno.
Senza fare rumore, mimai a Cameron che il suo pranzo era nel forno e presi Kristen in braccio, attenta a non svegliarla. Salii di sopra e la misi nel suo lettino verde chiaro, alzando le sbarre in caso si fosse mossa. Chiusi le persiane e le misi il koala affianco. Era proprio una scricciola se paragonata al pupazzo. In effetti, era una scricciola paragonata a qualunque cosa. Me ne andai socchiudendo la porta e lasciandola in quel mondo fatato pieno di colori e magia.



ciaooooo ragazze *-* scusate se vi importuno con un nuovo capitolo, ma proprio non ce la faccio a non postarli, sono troppo awww *-* un paio di cose volevo dirvi u.u io non sono molto esperta di bambini, ma tutte le cose che ho citato nel capitolo, quindi, seggioloni, pannolini & company le ho controllate. sono abitudini che hanno tutti i bambini al di sotto dei tre anni, compreso il seggiolino in macchina. quindi, vi lascio, scusandomi ancora per il capitolo cwc

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Capitolo 3
*** la mia bimba koala ***


Yeeeah! eccomi qui con un nuovo capitolo. ormai, l'avrete capito, scusate se vi importuno ancora con questa storia, ma la trovo troppo awww *-* da non postarla ç.ç mi spiace per voi lol coooomunque, questo capitolo è spezzato a metà, il continuo arriverà oggi o forse domani, non so u.u se volete picchiarmi per la coglionaggine della trama, fate pure, io vi aspetto ಡ౪ಡ

“Mammaaa, mamma, dove tei?” sussurrò Kristen impaurita dal buio profondo della notte.
“Sono qui, amore.” Dissi con la voce ancora impastata dal sonno. Guardai l’orologio, erano le tre di notte. Chissà cos’era successo..
“Che c’è amore?” sussurrai accanto al suo lettino “Cos’è successo?”
“Un incubo.. ela tanto buio e faceva paula, c’elano un tacco di motli!”
disse con le lacrime che minacciavano di uscire
La presi in braccio e iniziai a cullarla per scongiurare la crisi di lacrime che sicuramente stava per arrivare.
“Shhhh” sussurrai cantilenante “Shhh, è tutto passato. C’è la mamma qui con te..”
“Mamma ho paula, ho paula” cominciò a piangere Kristen “Non volio retare qui, c’è buio..”
Sospirai “Va bene, Kristen, vuoi venire a dormire con noi nel lettone?” a mali estremi, estremi rimedi e non avevo la forza di iniziare una discussione nel cuore della notte.
“Siiii” le si illuminarono gli occhi “Sii, volio venile con te e papà”
Sempre sospirando la presi in braccio, spensi la lucina e ritornai in camera con la sua testolina poggiata sulla mia spalla.
“Adesso però, devi stare zitta, perché sennò papà si sveglia e si arrabbia tanto!” mormorai
“Va bene, mammina” sussurrò con voce flebile “Buonanotte e sogni d’olo” e detto questo, si accoccolò in mezzo a noi e chiuse gli occhi.
La mia cucciola. Tanto forte da opporsi a soli due anni. E tanto spaventata dal buio come ogni bambino della sua età. C’era qualcosa in lei che nessun insegnante, per quanto bravo e capace, avrebbe mai compreso. Come una voglia irrefrenabile di essere al di sopra degli schemi e delle regole, infischiandosene di tutto e di tutti. Con quegli occhi che parevano riflettere il mondo intero e la sua corporatura, che la faceva sembrare ancora più piccola di quello che era. Bersaglio, anche come è normale che sia, degli scherzi del fratello e con la sua irrefrenabile voglia di ridere e giocare.
Era un piccolo gioiello.
 
 
“Mamma? Mamma? sssveliati, mammaa.” sussurrò Kristen.
Sentii solo questo nel dormiveglia, prima di sobbalzare per la paura al suono di “MAAAMMA! TONO LE OTTO E UN QUALTO! S-S-SVELIAAAA!” di Kristen.
“UH!” urlai “Kristen, ma che ne sai che sono le otto e un quarto?! Non sai leggere l’orologio.” aggiunsi con più calma.
“Me l’ha detto papà di sssvelialti. Dice che è taldi e che io devo andale a ccuola pelchè ci tono le plove pel la lecita di Natale. Ah, e poi Camelon ha detto che ssschertava sulla ccuola. Dice che lui non ti divelte più!” disse con un grosso sorriso sulle labbra, con la lingua da fuori.
“Si, certo” in realtà non avevo capito niente, sapevo solo che dovevo accompagnare Kristen a scuola e farle fare colazione.
Con somma fatica mi alzai dal letto e mi diressi in cucina con Kristen in braccio. Sapeva camminare, ovviamente, ma non era particolarmente agile e una caduta dalle scale era l’ultima cosa che desideravo.
La misi nel seggiolone e le preparai il latte con i biscotti nel suo bicchiere chiuso. Poi con calma mi preparai un caffè e salii a lavarmi lasciando Kristen con Cameron, che stava guardando la televisione in attesa che arrivasse lo scuolabus.
Dieci minuti dopo scesi e trovai Kristen incantata a vedere i cartoni mentre beveva il latte; quando la presi dal seggiolone esplose in una serie di lamenti, come “Ma io ttavo gualdando!” oppure “Mamma, i caltoni!” che zittii promettendole che saremmo scese di nuovo nel giro di mezz’ora.
La lavai e la vestii con dei jeans ricamati a modelli floreali sparsi qua e là e una maglietta a maniche corte con su scritto ‘baby rock’. E’ vero che era novembre, ma eravamo pur sempre a Los Angeles, la città famosa per il cinema e per i bagni di sole. E infatti, dopo una veloce occhiata al termometro esterno, decisi di metterle solo un giubbino, c’erano 24° gradi,e che cavolo!
“Mammaa allola, potto andale a vedele i caltoni?!” sbottò Kristen.
“Si, si, aspetta” mormorai sopprapensiero.
Scesi e la poggia sul divano mentre le infilavo il giubbino e cercavo la borsa e le chiavi. Trovato tutto la presi in braccio e di corsa uscii di casa, correndo per il (rinnovato) ritardo sul lavoro.
La sistemai sul seggiolino e in meno di cinque minuti eravamo davanti all’asilo di Kristen.
Mi girai per slacciarla e con sollievo notai che a differenza del giorno prima era visibilmente felice. Sorrideva mostrando quelle quattro stelle che erano i suoi dentini e i suoi occhi luminosi nella luce del mattino brillavano come quando era molto emozionata.
“Hey, Kristen” incominciai “è vero che oggi sei molto più felice di ieri!” continuai entrando nel giardino
“Ti, è velo! Oggi incontlo Asshley di nuovo e poi ci tono le plove pel la lecita, è bello! A me piace moootto lecitale, come ha detto la maesstla Thofia! E’ moootto timpatica la maestla, lide semple e ci vuole taanto bene!” disse con gli occhi verde smeraldo che le brillavano “Mamma pelò oggi non venile plima, pelchè volio ttale con la mia amica!”
“Va bene, Kristen, allora oggi esci con tutti gli altri bambini, così la mamma può lavorare” finalmente, aggiunsi mentalmente
“Ooookay, maama, ciaoo, vado da Asshley” si catapultò fuori dalle mie braccia e corse dentro, guardata a vista da una delle maestre. Salutai la preside e mi diressi fuori, lentamente, giusto in tempo per intravedere dalla finestra Kristen giocare con le filastrocche insieme ad Ashley.
 
Dopo una estenuante giornata di lavoro, uscii dal lavoro finalmente terminato e andai a prendere Kristen all’una e mezza. Aspettai fuori dalla scuola passando il tempo a parlare con la madre di Ashley, proprietaria di un caffè al centro di Hollywood. Quando sentii la campanella della scuola suonare mi girai appena in tempo per vedere la mia piccola farsi strada tra gli altri ragazzi e gettarsi con tutta la forza di cui era capace nelle mie braccia.
“Mamma! Tei quii! Allola, come è andata al lavolo?” mi chiese, come una perfetta adulta.
Risi e guardandola con falsa serietà risposi “Molto bene, mia carissima Kristen” facendole il solletico e facendola dimenare a più non posso.
Salutammo Ashley e sua madre e ci incamminammo verso la macchina
“Allora scricciola, come sono andate le prove?”
“Mootto bene! La maesstla ci ha fatti mettele tu un palco e ci ha detto tuuuutte le palole, pelò poi ha detto che a Natale le taplemo tutte quante” rise “Ma tu vellai a vedele la mia lecita, velo?” chiese un po’ timorosa.
“Ma certo che ci sarò! Che razza di madre sarei?!” urlai facendole il solletico.
“HAHAHAHAHAHAHAHAHA mamma, batta!! HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA non ce la faccio più, mamma, battaaa!!”
Mi fermai solo per legarla al seggiolino e ammirarla un momento: piccola, esile, con capelli a metà tra il castano e il biondo che le arrivavano poco più giù delle spalle; una faccia tipica della rotondità di tutti i bambini, con una bocca piccola, dalle labbra rosee dalla quale spuntavano piccoli dentini bianco latte. Le guancie piene, rosse, e degli occhi meravigliosi. Occhi che cambiavano colore a seconda della luce, verde smeraldo brillante alla luce piena del sole, verde acquamarina nei rari momenti di nuvolosità o pioggia. Ma erano sempre bellissimi.
“Mammaaa! Mamma! Dai che volio andale a cata! Volio il mio pupasso a folma di koala!” urlò risvegliandomi dalla trance.
Sorrisi. La mia piccola bambina koala.

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Capitolo 4
*** Pelchè non mi vuole più bene? ***


“Calo Babbo Natale, pel quetto Natale..”
“Aspetta Kristen, non riesco a scrivere”
“Muoviti pelò! Allola, quetto Natale volio… un altlo flatellino!”
“EH? Cosa?”
“E’ cotì, volio un altlo flatellino! Camelon è taaanto cattivo con me, volio un flatellino, ansi, un  fratellone più buono! Ashley ha un fratellone di tedici anni e ttanno temple intieme. Io tono più glande di lei, ho due anni quati e messo, pelchè no?
“Kristen, ma…”
“Noooo, volio un flatellone e Babbo Natale me lo poltelà, pelchè quett’anno tono ttata moootto buona ed è giutto cotì!”

“Okay, Kristen, va bene… ora vieni qua a chiudere la lettera”
“Tiiiii, finalmente ti tei decita! Dammi la lettela, la chiudo io e cclivo l’indilisso di Babbo Natale, tennò non potlò avele il mio fratellone”
 
“Maaamma! A che ttai pentando?” chiese Kristen curiosa, sporgendosi dal fasciatoio per guardarmi i faccia.
“A niente, tesoro, niente, ora stai ferma o non posso cambiarti” conclusi, ridestandomi dai miei pensieri e affrettandomi a cambiarle il pannolino.
“Fatto! Vieni cucciola, è pronta la cena”
La presi in braccio e scendemmo le scale, entrando nel salone dove ci aspettavano Cameron e John, seduti a tavola. La misi nel seggiolone azzurro chiaro e mi sedetti a tavola mentre Cameron si avvicinava a Kristen.
“Allora, sorellina, che cosa hai chiesto a Babbo Natale?” esordì prendendola chiaramente in giro.
Fortunatamente lei non se ne accorse “Allola, ho chiessto un altlo fratellone, perlchè tu tei taaanto cattivo” disse facendogli la linguaccia
“Ah, davvero? Beh quindi vuol dire che non ti voglio più bene e quindi che non voglio più giocare con te.” sogghignò
“No!” urlo Kristen “Io ti volio ancola!” disse sull’orlo delle lacrime.
Lanciammo a Cameron uno sguardo omicida come a voler dire “falla piangere e sei morto” e infatti il cretino si affrettò subito a rimediare
“Ma, se vuoi, possiamo ancora stare insieme! Adesso però mangiamo che sennò si raffredda.” quasi urlò.
Kristen non pareva ancora del tutto convinta “Ma allola tu mi vuoi ancola bene?” chiese con la sua vocina.
“No, non tantissimo..” disse Cameron senza pensare. Se ne pentì subito e sbiancò, insieme a me e a John.
E poi fu il diluvio, seguito dalla disperazione, seguita dall’apocalisse.
La boccuccia di Kristen prima tremolò e poi si aprì, scoppiando in un pianto senza precedenti; mi alzai lanciando a quell’idiota di mio figlio uno sguardo assassino e prendendo Kristen, cullandola dolcemente.
“Kris, non dargli retta, è un idiota. Hai fatto proprio bene a chiedere un altro fratello, questo è difettoso” dissi, accompagnandolo con una frecciatina a Cameron, che ci guardava come ad aspettarsi una pietra in testa o una randellata, che ci sarebbe stata proprio bene in quella situazione.
“MA LUI HA DETTO CHE NON MI VUOLE PIU’ BENE!!” urlò Kristen nel pieno di una delle sue crisi. Quella bambina era decisamente prematura, aveva gli ormoni peggio di un adolescente.
“Cameron, cazzo, chiedile scusa!” sussurrai arrabbiata mentre tentavo di calmare Kristen cullandola.
“Scusa, okay? SCUSA!” urlò Cameron tentando di sovrastare le urla di Kristen, che però non accennava a calmarsi.
Mimai con le labbra a mio marito che salivo per tentare di calmarla e uccisi Cameron con lo sguardo intimandogli di continuare a mangiare. Salii sulle scale ancora con Kristen che piangeva, senza urlare fortunatamente, e entrata in camera sua mi sedetti sulla sedia.
“Kristen? Kristen, dai guardami, cucciola” dissi
Kristen mi guardò, con quegli occhi verdi e lucidi, e mi spezzò il cuore, facendomi annotare mentalmente
‘Punto primo: uccidere Cameron Stewart’
‘Punto secondo: pentirsene’
‘Punto terzo: appiopargli una sonora punizione’ ecco, almeno quello era fattibile.
“Pelchè Camelon non mi vuole più?” disse con una lacrima che le scivolava lenta lungo la guancia rossa per lo sforzo. Mi guardò con gli occhi da cane bastonato a cui non sapevo resistere.
“Non è vero che Cameron non ti vuole più. E’ solo che alcune volte le persone dicono cose stupide che non pensano veramente e fanno male alle persone. Ma poi se ne pentono.”
“Ma te Camelon non mi vuole più bene pelchè ho chietto il nuovo fratellone, io gli volio ancola bene a Cam!” urlò, infervorata e triste.
“Noi lo sappiamo e anche Cam lo sa. Solo che è tanto sciocco..” dissi
“Ma io volio bene a Camelon… potto andale a dolmire, mamma?” rimasi molto sorpresa, in genere ci voleva un miracolo per farla dormire prima delle dieci
“Certo amore, ma prima dobbiamo metterci il pigiama” dissi, ancora perplessa.
“Okay..” disse, lo sguardo basso ancora fisso sulle sue manine.
La cambiai e la misi a letto, ma rifiutò perfino la favola della buonanotte. Sempre più sconvolta, accesi la lucina e scesi, pronta ad affrontare quel demente di figlio che mi ritrovavo. 


eeeehm *colpo di tosse* ooookaay, questo capitolo l'ho postato così 'tragico' sempre tra virgolette u.u perchè ho intenzione di fare una piccola svolta nel prossimo, o nella altro ancora, chissà *si sfrega le mani* quiiindi, siate fiduciosi, e godetevi questa Kris così *-* awwww

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Capitolo 5
*** ti fidi di me? ***


“CAMERON!” urlai scendendo.
“…” mi fissò senza dire niente.
“Ti rendi conto?!” continuai “Ti rendi conto di quello che hai combinato? Cazzo, Cameron, tua sorella ha solo due anni, e adesso è sopra quella scala, nella sua stanza, da sola, divorata dai sensi di colpa! Tu e le tue battute idiote, cazzo! Ma vuoi crescere?!” dissi infondendo rimprovero in ogni parola.
John mi mise una mano sulla spalla, dicendomi di calmarmi, ma lo spostai malamente; Cam doveva capire.
“Ascoltami bene” ripetei con più calma “Tua sorella ti vuole un bene dell’anima e farebbe tutto per te. Non ha percezione del reale, non del tutto! Quando ha chiesto un fratello più grande è perché della vita non conosce niente, cazzo, Cam lo vuoi capire?! Ha solo due anni, i concetti di ‘scherzo’ e ‘presa per il culo’ non rientrano nel suo dizionario. C’entra solo la parola ‘rifiuto’ e in questo momento si sente così, rifiutata da una delle persone a cui vuole più bene al mondo. Ora spiegami, come hai intenzione di riconquistare Kristen? Dimmelo, perché io proprio non so come farai” conclusi.
“Io… io non volevo farla sentire così..” esordì Cam
“Già. Eppure l’hai fatto, sparando parole a testa di cazzo. Ora te lo dico io come farai: adesso tu sali, vai in camera sua e ci parli. Non sottovalutarla, Cameron, capisce tutto quello che le dici; trova le parole e vedi di trovare quelle giuste, o ti odierà davvero per sempre” dissi.
“G-Giusto.. ora vado a chiederle scusa” Cam annuì tra se e si avviò verso le scale
“E vediamo un po’ dove andremo a finire…” conclusi
Cameron salii lentamente le scale e bussò alla porta, non ricevendo naturalmente alcuna risposta. Kristen era seduta nel suo lettino, dietro le sbarre, e piangeva. Lacrime di tristezza e dolore, unite a singhiozzi ritmici che impregnavano la stanza, portando un alone di malinconia e delusione. Mi si spezzò il cuore alla vista della mia bambina, la stessa bambina che la appena poche ore prima rideva spensierata correndo per prati fioriti. Probabilmente fece lo stesso effetto anche a Cameron, che si bloccò improvvisamente. Si girò verso di me, seminascosta dal buio e appoggiata allo stipite della porta. Con un gesto lo incoraggiai ad andare avanti, ricordandogli che era comunque colpa sua. Cameron si fece coraggio, prese un lungo respiro e si avvicinò a Kristen.
La mia bambina non alzò nemmeno lo sguardo, triste e ferita com’era. O forse si aspettava un'altra battutaccia di rifiuto. Cameron le mise un dito sotto il mento e le tirò su la testa, rivelando il visino pallido e gli occhi verdi su sfondo rosso, colmi di lacrime. Niente. Neanche una parola, né di conforto né di rifiuto. Cameron abbassò le sbarre del lettino e si inginocchiò, mettendosi alla sua altezza, sempre guardandola negli occhi. E fu quando da quegli occhi color acquamarina scivolò una lacrima che Cameron si alzò e la prese in braccio. Letteralmente. La sollevò e la costrinse a guardarlo negli occhi. In sottofondo sentimmo un forte boato, segno che stava per arrivare un violento temporale, come preannunciato dalle gocce di pioggia che ticchettavano velocemente sui vetri della stanza. Kristen spalancò gli occhi, spaventata come sempre dai tuoni e si rannicchiò, facendosi ancora più piccola, ma non stringendosi a Cameron; nel frattempo la luce nella stanza si spense, a causa del temporale, e rimasero solo Cam e Kristen, al buio, illuminati fiocamente dalla luce della luna. Fu allora che Cameron parlò
“Kris, scusa. Non volevo dire quello che ho detto, io ti voglio bene. Ti voglio tanto bene e mi dispiace” iniziò
Kristen sollevò un poco la testa, leggermente rincuorata da quelle parole, ma la riabbassò al rumore di un altro tuono che fece vibrare la casa, e iniziò a singhiozzare per la paura.
“Kristen.” continuò Cameron “Tu sei mia sorella, e anche se un giorno non mi vorrai più io sarò sempre tuo fratello; ti voglio bene cucciola” concluse sommessamente.
Kristen alzò la testolina e lo fissò per un tempo lunghissimo negli occhi. I suoi erano ancora pieni di lacrime, quelli di Cameron pieni di rimorso.
“Anche io ti volio tanto bene, Camelon” disse con una vocina flebile “Tei mio flatello, e non ne volio un altlo!” alzò la testa con voce più sicura.
Un lampo di luce. Un rombo che fece tremare tutto e tutti. Sembrava un uragano, più che una tempesta, e forse era proprio così. Kristen vinse le sue resistenze e si strinse a Cameron, stritolandolo per la paura. Mi feci avanti per aiutarlo, ma lui rifiutò con un gesto della mano
“Ce la faccio” sussurrò.
Li osservai avvinghiati l’uno all’altra; Kristen terrorizzata dal buio e dai tuoni era stretta a Cameron, che la teneva e le sussurrava qualcosa nell’orecchio. Erano così.. uniti. Lei indossava il suo pigiamino giallo chiaro, sembrava quasi un raggio di sole soffocato dalle nuvole nere che si avvicinavano. Lui in jeans e maglietta, con la felpa inzuppata dalle lacrime di terrore della sorellina.
“Cam, Camelon, ho paula..” disse Kristen tra un tuono e l’altro
“Non ti preoccupare, Kristen, ci sono io qui, e non succederà niente. Ti fidi di me?” disse Cameron
Kristen si allontanò un poco dal petto di Cameron
“Ti, io mi fido di te..” gli disse, prima che una nuova serie di tuoni la facesse stringere a suo fratello.
“Allora adesso usciamo e andiamo dalla mamma, va bene? Ricordati di tenerti stretta a me e non succederà niente” disse, prima di incamminarsi verso di me. Kristen annuì contro il suo petto, troppo spaventata per alzarsi anche solo un poco.
Mi fece segno di scendere le scale, e di accendere qualcosa per tranquillizzare Kristen. Allora chiamai a mezza voce John, dicendogli di portare delle candele, accese ovviamente, in cucina e di metterle un po’ dappertutto. Arrivata in fondo alle scale vedi la sagoma di Cameron scendere le scale e quella più piccola di Kristen abbarbicata contro il suo petto.
Quando arrivarono alla base delle scale, le stesse scale dove Kristen aveva imparato a camminare e delle quali adesso, tra il buio e i boati, era terrorizzata, scambiai uno sguardo con Cameron che mi passò Kristen, sussurandole “Vai dalla mamma, scriccioletta..”
“Mamma? Mamma, dove tei..?” sussurrò Kristen, bianca come un lenzuolo
“Sono qui, tesoro, sono qui” le dissi sottovoce, prendendola dalle braccia tese di Cam
“Mamma! Ho paula mamma, pelchè è sscompalsa la luce..? Pelchè non c’è più?” disse in un flebile sussurro.
“La luce se ne è andata, ma adesso torna subito, te lo prometto.” dissi, non avendo il coraggio di dirle che probabilmente sarebbe tornata solo il mattino dopo. Mannaccia a questa tempesta.
E per quella notte dormimmo così. Sul nostro lettone, circondati della fioca luce delle candele attorno a noi, con Kristen stretta a Cameron al centro. Nessuno di noi prese sonno, almeno io e John, ma non ricordo notte più bella di quella, passata a osservare i miei doni più grandi dormire profondamente e abbracciati per farsi coraggio.
 
awwwwww *-*

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Capitolo 6
*** la befana e l'elfo natalizio ***


“Eh, dai, cucciola dimmelo” speranza vana, John
“No! La maetla ha detto di non dile nieeentte tulla lecita di Natale, e io lo volio dile tolo a Camelon!” ecco appunto
“Cos’è che vuoi  solo dire a me, scricciola?”ecco che si intromette Cameron.
“Cota falemo alla lecita! Vieni quii” disse attraversando il salotto per avvicinarsi a Cameron, che stava giocando con i videogiochi
“Allora? Mh..” sussurrò quando Kristen si avvicinò al suo orecchio “Ma davvero? Non mi dire! Sarai perfetta, ne sono sicuro!” disse allontanandosi.
“Lo to!” si avvicinò di nuovo a John e passando gli fece la linguaccia.
Mio marito si alzò e la prese per la vita, iniziando a farle il solletico sul pancino, che ovviamente portò a scrosci di risa incontrollate da entrambe le parti.
“Smettetela di fare i bambini e venite a mangiare!” urlai dalla cucina ridendo.
“Ma mamma!” protestò Kristen “Io tono una bambina!”
“Dicevo a tuo padre, e dai, venite a mangiare, anche tu Cam!” dissi portando i piatti nel salone.
“Va bene, arriviamo” acconsentì John “Vieni, paperella, andiamo a mangiare” e giù a ridere tutti e due.
Guardandoli spesso mi chiedevo chi dei due fosse il vero bambino; e ogni volta mi auto convincevo rispondendo “Kristen” si, certo. John mise Kristen nel seggiolone e iniziammo a mangiare.
“Allora” iniziai “Visto che domani iniziano le vacanze di Natale, oggi pomeriggio andiamo a fare shopping”
“Tiiiii!” urlò Kristen dal suo seggiolone “Finalmette! Volio plendele un taaacco di giochiii! Volio un pupasso a folma di lupo! Poi Babbo Natale mi polta un nuovo flatello, cotì potto giocale con Camelon e con un altlo flatellone più glande!”
“Mhhh” mugugnai mentre bevevo “Vedremo se Babbo Natale  potrà farlo”
“Celto che potlà! Lui può fale il gilo di tuuutto il mondo in una tola notte, quindi vellà anche da noi e ci poltelà il nuovo flatellone” assicurò convinta Kristen.
“Okay. Se lo dici tu…” asserì Cameron “Comunque, a che ora dovremmo scendere?” continuò
“Verso le cinque, così possiamo riposarci un po’ tutti quanti. E’ stata una settimana faticosa” conclusi.
“Pelfetto! E poi andlemo a plendele il mio lupacchiotto” disse Kristen sognante, prendendo un cucchiaio di pastina.
Finito il pranzo spedii Cameron e John fuori dalla stanza e gli dissi di portare Kristen con loro; sistemai la cucina, misi tutti i piatti in lavastoviglie e andai in salotto. Trovai Cameron che guardava un vecchio film e John che muoveva ritmicamente il passeggino dove Kristen si era addormentata, alla luce del sole del primo pomeriggio. Quando mi chinai per prenderla si mosse un poco per poi crollare di nuovo. Doveva essere davvero esausta, come di norma per questa settimana. Tutte le mattine si alzava felice e gioiosa di andare a provare per la recita e ogni pomeriggio crollava, esausta; scrollai la testa, chissà cosa faceva a scuola. Ma era stata tassativamente chiara; solo Cameron sapeva di cosa si trattasse e, in una sorta di vendetta perversa, si rifiutava di cacciare un fiato sull’argomento. Piccoli cospiratori; oh, beh, alla recita mancavano solo due giorni e finalmente avremmo visto cosa tramavano lei e le sue amichette. La poggia nel suo lettino rosa pallido e abbassai le tende, per filtrare la luce del sole; rimasi lì a contemplarla per quasi dieci minuti. Era così bella… anche quando dormiva. Sembrava un piccolo angioletto. Sospirai e uscii dalla stanza chiudendo la porta.
POCHE ORE DOPO
“Kristen?” sussurrai “Kristen? Cucciola, svegliati”
“Mhhhh” mugugnò semi-addormentata “Nooo, è pletto, lassciatemi dolmile, non volio andale a ccuola”
Risi. Sicuramente l’aveva visto in qualche film. Ma almeno era sveglia. Non voleva alzarsi, questo si.
“Va bene, mhh” finsi di pensarci su “Allora noi andiamo a comprare i peluche e ti lasciamo qui, poi andiamo a mangiare al Mac Donald, visto che tu vuoi dormire”
Si tirò su di scatto, un missile, spalancando i suoi occhioni e aprendo la bocca in un cerchio perfetto “Cota?!” esclamò “Non mi avevatte detto che andavamo al Maaac Donald! Potto avele l’Happy Meal? Eh, potto?” disse entusiasta
“Si, certo che puoi averlo! L’Happy Meal più grande del mondo!” sorrisi della sua ingenuità
“Tiiiiiiii, l’Happy Meal! E dobbiamo complale anche il mio luppo! Volio un lupo enolme, come un lupo velo! Come quello che ho vitto nel documentalio!” urlò
“Va bene, mostriciattolo, ma fatti vestire!” dissi prendendola dal lettino e mettendola sul fasciatoio.
Allora, jeans e maglietta andranno benissimo, e, beh, la borsa l’avrei preparata dopo. Portai Kristen giù e la misi nel passeggino, poi tornai su e preparai la borsa. Cambi, bicchiere, fazzoletti & CO.
“Allora, siete pronti? Andiamo!” dissi scendendo
“Tiiiiii” urlo Kristen dal suo passeggino “Andiamooooo, io tono plonta!” detto questo si fermò e si fece allacciare le cinghie. John premette un bottone e il passeggino si trasformò in un seggiolino da macchina. Ah, che grande invenzione!
Lui prese il seggiolino, io presi la borsa e insieme a Cameron uscimmo; decidemmo di andare al Grove, il più grande e bello dei centri commerciali e Kristen non l’aveva mai visto, quindi…
“Allola? Dove andiamo?” chiese Kristen.
“Ad un centro commerciale tanto tanto grande, si chiama Grove” risposi
“Davvero?!” s’intromise Cameron “Andiamo al GROVE?!”
“Hey, cot’è il Glove?” disse infastidita Kristen si essere al di fuori di quel mondo.
Rispose Cam “E’ un centro commerciale grandissimo, con un parco giochi, un Mac Donald, tanti negozi e un piccolo zoo!”
“Un palco giochi?! Anche un zoo?” chiese Kristen con gli occhi spalancati e la bocca aperta; risi, probabilmente non pensava potesse esistere un posto così.
“Si” aggiunsi “Ma il parco giochi è chiuso, perché… perché apre solo d’estate!” dissi, mimando a Cam, che stava per accennare una protesta, di chiudere la bocca.
“OOOOH, quindi il palco giochi è chiuto! Pelò lo zoo è apelto! E anche il Mac Donaaald?! Pelò ci ttano i pupassi a folma di lupo?” chiese perplessa.
“Certo che ci sono!” dissi ridendo e iniziai a farle il solletico.
Venti minuti dopo eravamo arrivati e il seggiolino era diventato di nuovo passeggino, mentre giravamo nel centro. Ad ogni vetrina Kristen ci faceva fermare per lanciarsi in urli sfrenati sul loro contenuto. Alla fine ci fermammo di fronte ad un negozio di giocattoli. Dissi a Cameron e John di continuare a girare mentre io e Kristen entravamo a dare un occhiata.
I due acconsentirono senza protestare e io entrai con Kristen in braccio nel negozio. La mia bambina si guardava intorno estasiata dalle decine di giocattoli multicolori appoggiati sugli scaffali e montati per terra; quando arrivammo al reparto peluche si catapultò fuori dalle mie braccia e corse inciampando verso la montagna di giocattoli appoggiata al muro. Inciampò e si fece un volo d’angelo verso la piramide, atterrando proprio nel mezzo, su un enorme pupazzo di un koala.
In quel momento arrivò una commessa alta, aquilina, che guardò Kristen con un occhiata mista di odio e rimprovero. Kristen guardò prima me, poi la commessa, poi di nuovo me e senza pensarci due volte scese dalla piramide con la testolina bassa e si lanciò verso di me, atterrandomi proprio in braccio. Mi rialzai e vidi che la commessa ci stava ancora fissando.
“Scusi…?” dissi incerta.
“Lo sa che è vietato correre qui dentro?!” disse con voce aspra, altezzosa, rivolta a Kristen.
“Ccusa…” rispose Kristen intimorita, stringendosi a me.
“Scusi, è inciampata mentre camminava” dissi, sottolineando il camminava.
“E vediamo di tenerli fermi questi marmocchi! Se non riesce a camminare qui dentro, può benissimo andarsene!” replicò guardandoci dall’alto del suo naso.
“Mi scusi, ma chi si crede di essere? Per favore, ci lasci in pace, o la denuncerò alla direzione” minacciai infastidita.
Questo per fortuna bastò a convincerla, e se ne andò, scomparendo tra due scaffali.
“Mamma, ma chi ela? La befana?” chiese Kristen sporgendosi.
Risi “No, amore, solo una persona molto maleducata”
“Ma… me ne devo andale dal negosio?” chiese guardandosi intorno.
“No! E poi chi lo compra il peluche? Anzi, facciamo così. Compriamone due, alla faccia della befana!” ridemmo insieme.
“Va bene.” acconsentì. “Allola..” disse scendendo più lentamente. “Volio quel pupasso a folma di panda e poi quello glande a folma di lupo!” disse indicando prima il pupazzo dove era atterrata e poi un lupo enorme in cima alla pila.
Chiamai un commesso, per fortuna non la befana, per aiutarci a prenderlo. Quando il ragazzo lo porse a Kristen, lei rispose con un timido
“Glassie…” stringendosi a me.
“Non c’è di che, piccolina. Piacere, io mi chiamo Taylor. E tu?” la incoraggiò.
“Io mi chiamo Klissten! Piacele!” disse porgendo la manina che non teneva il lupo.
Il commesso ridendo gli strinse la mano e poi si allontanò, richiamato da un altro cliente. Che persona simpatica.
"Mamma?" chiese Kristen "Chi ela quello, un elfo di Babbo Natale?" risi.
"Si, certo che era un elfo! Perchè non dovrebbe lavorare in un negozio di giocattoli? Aiuta i bambini con i giocattoli!" risposi.
Pagammo fortunatamente senza altre complicazioni e ci incontrammo con John e Cam fuori dal negozio. Gli raccontai tutto mentre Kristen giocava con i suoi nuovi peluche nel passeggino. Ci avviammo verso l’insegna del Mac Donald e mentre Cam giocava con Kris, ordinammo tutto. Mettemmo Kris nel seggiolone datoci nei commessi e mangiammo sotto le stelle. Ovviamente non potemmo impedire a Kristen di offrire le sue patatine ad una capretta molto perplessa tra le risa generali.


piccola nota u.u voglio ringraziare le persone che hanno recensito questa storia, e ringrazio anche i miei recensori silenziosi, perchè vedo che ci sono e mi sembrava giusto citarvi. grazie di essere qui *-*

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Capitolo 7
*** la bambola dagli occhi verdi ***


“Quetta dove va?”
“Qui” dissi indicando un punto basso dell’albero alto quasi fino al soffitto
Kristen alzò la testolina scura dalla scatola delle palle di Natale e si avvicinò a me, accanto alla parte più bassa dell’albero, appendendo una palla multicolore ad un ramo interno. Quando si alzò guardandomi in faccia mi sorrise, mentre io le toglievo qualche ago di pino dai capelli.
“L’albero sta venendo proprio bene. Però dobbiamo sbrigarci, perché domani è Natale” le dissi sistemandole la felpa.
“Ooookay mamma. Plendo un altla palla allola!” disse inciampando verso il divano, dove erano poggiate le scatole e dove Cameron stava giocando con i videogiochi, mentre John montava le luci dell’albero.
Sparì con la testolina e il corpo nella scatola, riemergendo poco dopo con alcuni festoni dorati sulla testa. Ridendo ci andai vicino e la presi in braccio, portandomi dietro anche parecchi festoni.
“Su, sbrighiamoci, che stasera c’è anche la tua recita!” dissi ridendo e facendole il solletico. Lei rise, con la sua risata limpida e cristallina, così simile ad una scampanellata di cristallo.
La alzai in braccio più in alto che potei, mettendole in mano la punta filante. La passai a John, che la prese per i fianchi e la alzò fino a farla arrivare con le manine a sfiorare il soffitto; Kristen posizionò la stella sulla cima dell’albero e si agitò per scendere sulla sedia del salotto dove eravamo tutti riuniti.
“Ti! E’ venuto ploplio bene!” disse soddisfatta, annuendo e facendo saltare su e giù i lunghi capelli scuri.
“Non è ancora finito Kris. Dobbiamo mettere le luci” sospirai. Aiutai John a sistemare la cupola e vidi Kristen con la coda nell’occhio sgattaiolare in cucina. Feci un cenno a Cameron di andare a vedere cosa stesse facendo. Ci vollero dieci minuti buoni perché Cam ritornasse con una Kristen esagitata tra le braccia, che però rideva come una pazza.
“Ah, Camelon, lassciami, lassciami!” urlò con un biscotto martoriato in mano.
Cameron rise lanciando un mezzo ringhio e la gettò letteralmente sul divano, spargendo briciole ovunque.
“Quindi? Cosa stava facendo la signorina?” esclamai divertita, sbattendo più volte il piede per terra.
Lei si coprì gli occhi color smeraldo con le manine rosee e spalancò la bocca
“Io non ho fatto niente, votlo odole!” urlò nascondendosi sotto il cuscino.
“Onore, Kristen, onore, non odore” le spiegai ridacchiando.
Lei sembrò contrariata “Celto, votlo ollole!” esclamò ridendo da sotto il cuscino di piume.
Alzai gli occhi al cielo e lentamente mi avvicinai a lei, togliendole di scatto il cuscino e facendola scoppiare a ridere, urlando indignata.
“Orrore? ONORE, Kris, ONORE! E comunque, si dice solo ai giudici se hai fatto qualcosa di brutto.”
“Ma io non ho fatto niente di blutto! Ho tolo pleso un biccotto!” esclamò spaventata.
“E dì un po’, cara la mia signorina, si mangiano i biscotti all’una del pomeriggio?” domandai di nuovo seria.
“No, non ti mangiano… ccusa… ma avevo tantta fame.” rispose Kristen a testa bassa.
“Non ti preoccupare, non fa niente per oggi. Ma lo sanno tutti che la vigilia di Natale a pranzo si mangia poco, perché poi stasera c’è il cenone con i nonni” la rassicurai.
“Ma quindi adetto potto mangiale? Io ho fame…” si lamentò.
Oh, be, non potevo darle torto. In fondo aveva solo due anni.
“Certo, adesso andiamo a mangiare” dissi mentre mi dirigevo in cucina, con Kristen al seguito, stretta barcollante alla mia mano.
 
 



“Mamma? Mamma, ssveliati. Ssveliati!”
Aprii gli occhi e vidi Kristen a gattoni sul letto, che mi toccava piano il braccio.
“Sono sveglia, cucciola. Che c’è?” mi alzai sui gomiti, un po’ stordita.
“Camelon mi ha detto di sssvelialti. Dice che alle quattlo e messa dobbiamo andale alla lecita e che tono le quattlo. E’ taldi, mamma?” sussurrò.
Guardai l’orologio appeso alla parete e sbiancai. Non solo era tardi. Ma era anche più tardi. Erano le quattro e un quarto!
“Heem… no! No, non è tardi, ma se non ci sbrighiamo lo diventerà!” mi alzai di corsa dal letto e mi precipitai in bagno, seguita a ruota da Kristen.
Vestii lei e me, e scesi trovando John e Cameron seduti ad aspettarci sul divano. Uscimmo tutti e in dieci minuti arrivammo al teatro che la scuola aveva affittato per la recita. Affidai Kristen alle maestre e ci sedemmo in prima fila. Alzai gli occhi al cielo quando vidi che John si era portato una telecamera. Che padre super ansioso. Dopo cinque minuti le luci si spensero e lo spettacolo iniziò.
La storia era quella di un elfo di Babbo Natale scappato dal Polo Nord e atterrato in una casa di un bambino piena di giocattoli. I bambini si succedevano, dai più grandi ai più piccoli. Quando arrivò il turno di Kristen quasi urlai.
La sua era la parte di una delle bambole che aiuta l’elfo a tornare a casa. Capelli legati in due codini, gli occhi verdi scintillanti di vitalità e un vestitino a modello scozzese che gli arrivava sopra il ginocchio, con delle ballerine e delle calze bianche. Quando arrivò il suo turno saltellò al centro del palco e disse con voce squillante
“Ciao elfo! Cota ci fai qui? Ti tei pelsso?”
Un coro di ‘awwwwww’ arrivò subito dal pubblico, incantato come me da quella minuscola, perfetta, bambolina. Il bambino biondo che interpretava l’elfo non fece attendere la sua risposta
“No. Sono scappato di casa perché Babbo Natale non mi voleva nella sua famiglia” disse dispiaciuto.
Quando rispose, Kristen sembrava veramente perplessa e dispiaciuta per quella strana e triste storia
“Pelchè tei sscappato? Una familia è tutto quello che hai. Devi volel bene alla tua familia. Io volio bene alla mia” e indicò le altre bambine vestite da bambole accanto a lei. Mi venne quasi da piangere, quando mi accorsi che una delle bambine era proprio Ashley.
“È vero” assicurò un'altra bambina insieme ad Ashley.
Kristen allungò la mano verso il bambino con un sorriso smagliante
“Vieni. Ti accompano io a cata”
“Va bene. Andiamo.” acconsentì il biondino, e insieme, mano nella mano, se ne andarono dietro le quinte. Canto di Natale. Fine.
Dopo cinque di minuti di applausi il sipario si riaprì e uscirono tutti i bambini, i più piccoli seduti sul bordo, e io più grandi spalla a spalla dietro. Le maestre passavano con i microfoni presentando ogni bambino.
Arrivati alla mia piccola la fecero alzare e le misero il microfono in mano.
“Io tono Kliten e ho due anni! Ciao mamma!” urlò salutandomi e facendo girare almeno metà delle teste del teatro verso di me, tra risate e gemiti di piacere vari.
Le maestre risero e lei con loro, mentre passavano a presentare i più grandi, fino ad arrivare al biondino che aveva interpretato l’elfo.
“E tu come ti chiami?” gli chiesero le maestre porgendogli il microfono.
Il bambino illuminò i suoi enormi occhi azzurri e prese il microfono.
“Io ho sei anni. Mi chiamo Robert. Robert Pattinson”

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Capitolo 8
*** AVVISO PER I LETTORI ***


SALVE RAGAZZE
volevo dire una cosa a tutte voi OuO
'sta faccina sta diventando famosa OuO
basta loool
volevo solo enunciare un avviso (?)
che riguarda la pubblicazione dei capitoli
dovete sapere che in questo periodo sono stata impegnatissima
ho moltissimi compiti
e ho iniziato i corsi pomeridiani
e sono quasi due mesi che non pubblico capitoli
e sono dispiaciutissima per questo
come se avessi della gente che li legge pft
sto parlando a dieci di voi che la leggono
comunque
credo che passerà ancora un po' di tempo 
prima del prossimo capitolo
vi giuro che tra greco, latino e inglese
non so più dove ficcare la testa
spero che capirete
se volete dirmi qualcosa 
scrivetemelo nelle recensioni 
e vedrò di risolvere OuO
-Martina

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