Come piume al vento.

di Lady Grace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Come piume al vento.
Prologo.




  Quando papà ci raduna in cucina per parlarci di “faccende serie”, deduco sempre dal tono con cui si rivolge a noi se si tratta di una novità positiva o di un fatto tremendamente negativo. Ma stavolta, non riconoscendo nessuna sfumatura nella voce, dovrò attendere fino alla sua confessione per decidere di quale delle due si tratti. Come figlia, ovviamente, spero che quel che ci rivelerà a breve sia qualcosa di “non nocivo”, anche perché negli ultimi tempi ci sono stati dei relativamente grossi problemi con il mondo: dei brav’uomini hanno cercato di rapire prima il papà, Albert Rogers, (che è un importante –passatemi il termine- imprenditore), poi la mamma, Brylee Rogers, (che è una ordinarissima casalinga ficcanaso), fallendo fortunatamente e miseramente ambedue le volte.
Quindi, opo esserci tutti seduti, il babbo annuncia che da lì in poi saremmo sempre stati scortati da guardie del corpo. E fin qui, vi chiederete, cosa c’è di strano? Ed io vi dico niente: con qualcuno che avrebbe vegliato su di me ventiquattro ore su ventiquattro, avrei potuto liberare la mente e non temere alcun tipo di pericolo o minaccia. E sarebbe anche stato così, se solo la guardia del corpo a me capitata non fosse stata il prototipo del sex symbol Hollywoodiano.
 «Viv, ecco a te Cruz McCree. Si occuperà di te per i prossimi diciassette mesi.» spiega papà.  Il ragazzo - perchè Cruz McCree non può scientificamente avere più di 25 anni - ha dei folti capelli ricci acconciati selvaggiamente, degli occhi color cioccolato, due spalle alte e larghe e profuma di tabacco e colonia. Prima di iniziare a sbavare, decido di allungare il braccio per stringergli la mano, ma dopo un breve contatto lui allontana immediatamente la sua. Diciassette mesi sono troppo pochi, papi, per conoscerlo. Facciamo il doppio? Sorrido, sebbene Cruz McCree non sembri voler esprimere nessun tipo di emozione. Oh, ma i miei due occhi color mare sciolgono anche il cuore più duro, mi dico convinta.
Il papà si volta. 
 «Amore, Elsa Andersen sarà affidata a te.» comunica sorridendo, mentre la mamma va a salutare la donna. Almeno questa si è dimostrata molto più calorosa del mio! E non è neanche brutta: è snella, con dei lunghi capelli biondi e degli occhi color nocciola. 
 «Ed infine, William Powell è per te, tesoro.» spiega il babbo a mio fratello. Lui però non appare particolarmente soddisfatto della guardia, tanto che gli dà una veloce occhiata e torna indifferente ad armeggiare con il cellulare. Tuttavia, prima ricambia educatamente una stretta di mano con William.
 «Posso fare scambio con mamma?» domanda Wyatt dopo un po’, con un sorrisino furbo. Era prevedibile che avrebbe fatto tale richiesta.
Il papà non ci pensa neanche su e scuote la testa. «No. Non vedo perché dovremmo. Ritengo di aver scelto ogni singola guardia nel modo più attento e accurato possibile. Qualora però William non compia il suo dovere, allora provvederò a trovartene una nuova.»
Wyatt sbuffa e se ne va. Il papà fa l’occhiolino all'uomo.
 «Quindi, signori, questo è quanto.» afferma prima di uscire dalla stanza, seguito a ruota da tutti gli altri. Anzi, da quasi tutti: Cruz McCree è in piedi immobile davanti a me e mi fissa.
 «Ma il tuo contratto vale sia fuori che dentro casa?» chiedo, appoggiandomi al bancone.
 «Penso di sì.» risponde Cruz McCree.
 «Quindi lei ha intenzione di seguirmi per ogni centimetro di casa che percorrerò?» Di’ di , ti prego. Potrei anche buttarmi a terra come un’ossessa, piangere in arabo e fare il giro del mondo in venti giorni per sentirti pronunciare quella brevissima parolina.
 «Temo di sì.» dice.
Beh facciamo progressi Mr. McCree: da una a tre parole!
Inizia a fissarmi. Magari c’è un assassino dietro di me. Decido di controllare: no, non c’è niente. Cruz McCree tossichia, in una situazione di evidente imbarazzo. E sebbene non sembri gradire l’atmosfera che si è creata, continua a non abbassare gli occhi.
Dopo qualche istante si avvicina continuando a fissarmi le labbra. Adesso mi bacia, ne sono sicura.
 «Le sanguina il labbro, signorina.» mi informa, bagnando uno straccio lì vicino con l’acqua del rubinetto e porgendomelo. Cavolo, me le devo essere morsa talmente forte durante la contemplazione di questo bell’uomo, che sono finita per tagliarle.
Cruz McCree poggia delicato la stoffa sulla mia bocca, evitando ogni contatto visivo con i miei occhi.
 «Adesso funge anche da infermierino sexy, Mr. Mcree?»
Mi blocco all'istante. Non posso credere di aver detto davvero quelle otto maledette parole. Io non ci posso credere! E neanche lui sembra farlo, perché mi guarda scioccato con gli occhi spalancati.
In un batter d’occhio mi tolgo da quella situazione imbarazzante, uscendo di corsa dalla stanza. Prossima meta? Chiamare Madisen, raccontandole della mia epica figuraccia con l’uomo con cui passerò – a stretto contatto – i prossimi diciassette mesi.
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I. ***



Come piume al vento.
Capitolo I.




Madisen Whatley ridacchia, poggiandosi allo schienale della sedia.  
  «Non è divertente!» la rimprovero.
  «Per me sì.» dice semplicemente, iniziando a scrivere sul quaderno.
Il Professor Collins si gira, guardandoci in cagnesco.
  «Signorina Rogers, vorrebbe essere lei la fortunata interrogata di oggi?» Fortunata? Ma stiamo scherzando? Ieri non  ho neanche potuto fisicamente aprire il libro di matematica, troppo impegnata a darmi della stupida. Scuoto il capo.
  «Allora veda di tacere.» mi intima, prima di tornare a scarabocchiare sulla lavagna.
Madisen mi guarda e ride. Mi mordo il labbro – sono masochista, sì – e trattengo tutto quello che le vorrei urlare in faccia. Da quando ci siamo sedute qui, alla prima ora, lei continua a beffarsi di me per la figuraccia di ieri che ho fatto con Cruz McCree. Come darle tutti i torti? Rido. Inevitabilmente scoppio in una fragorosa risata. Mad mi guarda, finendo per fare la stessa cosa e catturando nuovamente l’attenzione del prof.
 «Venga pure Rogers, questo posto vuoto alla cattedra è tutto suo.»
Me la sono cercata, lo devo ammettere. Sbuffo, cercando di contenermi. Faccio come da lui ordinatomi  e cammino fino a trovarmi esattamente al suo fianco. Cyril Cooper, un mio buon amico, mi fa un cenno con la testa dall’altra parte della cattedra. Evidentemente i fortunati oggi saranno due. 
 «Bene, Rogers, inizi lei a descrivermi il concetto di integrale indefinito.» Si, anche io le voglio bene professore…
 Guardo Cyril spaesata, non ho idea di quello che devo rispondere e conto in una maniera spudorata sul suo aiuto. Fingi di stare male, mi dico. Un attacco cardiaco, stenditi a terra e fai finta di stare per morire. Vivienne, questa è la tua ultima occasione.
  «Rogers lo sa?»
Sì Rogers, lo sa? No che non lo so, altrimenti avrei risposto, no? Sbuffo, arrendendomi all’evidenza che tra meno di cinque secondi il Prof. Collins mi darà un’indesiderata F.
  «Rogers, quante volte dovrò ripeterle che bisogna studiare? Ora, io non so se in questi giorni sia capitato qualcosa di così importante da impedirle di aprire il libro, ma le consiglio di rimettersi in carreggiata se non vuole essere bocciata. Le ricordo che quest’anno lei ha anche l’esame.»
Mi fisso i piedi ed annuisco. Lo so che ha ragione. Il prof. Collins ha più che ragione.
 «Se nella prossima verifica lei raggiungerà un voto più alto della C, potremo evitare un’interrogazione. Altrimenti sarò costretto a risentirla.»
Annuisco nuovamente e vado al posto.  Cyril, neanche dopo dieci minuti, torna a sedersi difronte a me, dopo aver preso il mio stesso voto.
Mad mi guarda, ma stavolta non c’è nessun accenno ad un sorriso sulla sua bocca. Mi sillaba un “mi dispiace”. Alzo le spalle.
  «Non è colpa tua.»
  «Ma di un infermiere sexy, vero?» domanda. E si pente immediatamente di quanto detto, perché la guardo con il cipiglio alzato mentre si porta una mano sulla bocca. E non avrebbe mai dovuto nominarlo, perché Cruz McCree è la fonte di tutti i miei problemi. E se questa è la situazione che si crea dopo neanche un giorno che lo conosco, non vedo l’ora di vedere cosa accadrà tra un mese. Finirò in un mare di guai, me lo sento.
  «Bene, quindi aprite il libro a pag- il prof non fa in tempo a finire la frase che la campanella suona, dando il via libera ad una mandria di alunni impazziti di precipitarsi fuori dalla classe, -Ok, come non detto. Arrivederci.»
   «Allora Viv, ieri Madisen mi ha raccontato della tua… gaff con un certo Cruz McCree.» dice una ragazza dalla pelle ambrata entrando in aula. Lei è Lila, una delle mie migliori amiche. È di origine egizia e questo ben si riflette sulla sua carnagione. E ciò è sicuramente una delle cose che amo di più di lei: questo marroncino chiarissimo unito a degli occhioni color miele e dei lunghi capelli neri sono la cosa più bella del mondo. Dopo Cruz McCree ovviamente. Mad invece è una tipica bellezza: bionda con gli occhi verdi. L’unico suo difetto, se vogliamo chiamarlo così, è che è alquanto magra. Ha le curve, sì, ma qualche kilo in più non le rovinerebbe la linea. Dietro alla mora c’è un’altra ragazza, Chyler, l’ultima arrivata del gruppo. Lei è incredibilmente timida e la cosa è solo uno svantaggio. Ha due pupille nere ed i capelli di un biondo chiaro. Inoltre, anche se non ha la pancia piatta o i fianchi stretti, è bella. E lo è ancora di più perché sorride sempre. Semplicemente è troppo riservata e richiede molto tempo prima di aprirsi a qualcuno. Ed infine io… io ho due occhi celesti, una folta chioma castana e l’unico mio pensiero al momento è Cruz McCree e di quanto sia grosso e muscoloso e-
  «Viv! Hey! Stai ancora pensando al tuo bellimbusto?» scuoto la testa.
  «Eh? No, no! Diciamo però che qualcuno dovrebbe iniziare a farsi i fatti propri,» butto lì, vedendo Madisen ridersela con l’egiziana.
  «Io lo voglio vedere ‘sto gran pezzo di figo!» afferma Lila, abbracciandomi.
  «Io non ho mai detto che lo fosse!» mi difendo. Mad strabuzza gli occhi.
  «Viv, quante volte me lo hai ripetuto ieri al telefono?»
  «Io non ho mai detto niente del genere, lo posso giurare!» tutte e tre mi guardano scettiche.
  «Ok, e se anche l’avessi fatto?» insomma, Cruz McCree è un bel pezzo d’uomo, se solo lo potessero essere nella mia situazione capirebbero il mio punto di vista.
  «Allora voglio vederlo anche io!» inzia Lila.
  «Non ve lo farò mai incontrare, altrimenti me lo potreste rubare.» mi fa il verso Madisen. Lila la guarda lei, poi me ed infine scoppia in una cristallina risata.
  «Oddio mio Rogers, tu sei andata!»
Le fissò leggermente infastidita.
  «Non c’è nulla di male ad ammettere che hai preso una grossa cotta per un uomo di cui sai a malapena il nome.» dice Chyler, sorridendo. Nah, con lei non posso prendermela.
  «Aspetta, aspetta, aspetta. Di chi si è presa una cotta la mia donna?» esordisce Jared Mattson, nonché il mio fidanzato, avvicinandosi a me. Lo dicevo che Cruz McCree mi avrebbe cacciato in grandi, grandissimi guai.
  «No, stavamo discutendo perché Lila ha preso una sbandata per un uomo che conosce da neanche un giorno.» spiega Chyler, sorridendo. Le altre due ridono ed in un attimo le fulmino con gli occhi. Mad ghigna diabolica, massaggiando una spalla alla mora.
  «Allora vi dispiace se rubo la mia ragazza per un po’?» tutte annuiscono, uscendo dalla classe.
  «Vengo da te oggi?» domanda, iniziando a baciarmi il collo. No, no, no. Nessuno mette piede nella casa di Vivienne Rogers e Cruz McCree. Nessuno.
  «No, la mamma ha ospiti.» mento, allontanandomi un po’. Posso le mani fra la sua cresta bionda e perdendomi nelle sue iridi celesti. Stiamo insieme da più o meno un anno, ma le cose fra noi inizialmente non sono andate come sperato. Si avvicina pericolosamente al mio viso, catturandomi le labbra. Mi spinge delicatamente verso la parete dell’aula, lasciandomi intuire chiaramente i suoi intenti. No, non mi farò prendere da nessuno su una parete. A meno che questo qualcuno non sia Cruz McCree. Oddio, ma cosa sto pensado!
Lo fermo immediatamente. Non che io sia così pudica da non volerlo fare in classe, ma non mi sembra corretto nei confronti di Jared farlo con lui mentre penso ad un altro. Il cui nome, specifico, non  è Cruz McCree.
  «Tutto bene?» mi chiede dolce, tornando a baciarmi il collo.
  «Sì. Sai cosa, oggi non riesco neanche a venire da te. Quindi mi sa che l’appuntamento  salta.» Jared annuisce, abbracciandomi. Perché devi essere tutto così difficile? E prima che io possa pensare ad altro, suona nuovamente la campanella.
  «Cos’hai ora?» domanda per poi baciarmi.
  «Inglese.» rispondo, per poi vederlo guardarmi allusivo.
  «Agli un quarto.» mi prega.
  «No Jay, oggi non posso uscire. Non voglio rischiare di perdermi troppa spiegazione.»
  «Tanto so che verrai.» scuoto la testa.
  «Non oggi. Davvero Jared, non posso chiedere di andare in bagno e stare fuori per quaranta minuti! Se ne accorgeranno prima o poi!»
  «Non saranno proprio quaranta! Faremo più velocemente stavolta, giuro.»
  «No io…» tento di dirgli prima di vederlo uscire frettolosamente dalla classe.
  «Agli un quarto nei bagni del terzo piano. A dopo.» mi manda un bacio prima di sparire tra la folla.
Scorgo Lila però entrare di corsa guardandomi e ghignando.
  «Cosa vuoi?» le domando stizzita.
  «Solo sapere com’è andare a letto con uno quando si ha in testa Cruz McCree.»
  «Lila Mixon sparisci immediatamente dalla mia vista prima che ti cambi tutti i connotati.»
  «Sai, è un peccato, soprattutto perché lei non ha una guardia tipo Cruz McCree a difenderla.» dice Madisen superadomi. Prima però si ferma e mi dà un bacio sulla guancia.
Fingo di non averla sentita e mi scanso.
  «Vi odio, tutte e due.» e le furbette se la ridono. Ma mentre una si dilegua, l’altra si va a sedere al suo banco. Mi giro e la fisso con aria arrabbiata.
  «Signorina Rogers, vada a sedersi.» mi riprende la Professoressa Craven facendo il suo ingresso in aula. Si accomoda alla cattedra mentre raggiungo Mad, la quale sta ancora spudoratamente ridendo di me.
  «Oh Viv quanto bene ti voglio!» se ne esce abbracciandomi.
  «Sei una traditrice!» la accuso, ghignando a mia volta. Sebbene sembri il contrario, non mi importa molto del fatto che lei lo abbia detto alle altre, o che mi stiano continuamente prendendo in giro. Alla fine posso farle pestare da Cruz McCree. Rido al solo pensiero della scena.
  «Va bene ragazzi, adesso prendete il libro e leggiamo il sonetto a pagina 205. Chi è così cortese da offrirsi di leggere?» come al solito tutta la classe fissa la secchiona di turno, Isabel Apple, la quale si accinge ad interpretare il brano. Dopo circa dieci minuti alzo la mano, chiedendo alla Professoressa di andare in bagno.
  «Signorina Rogers, è appena suonata, non poteva andarci prima?» non so cosa rispondere.
 «È così urgente? Se sì, vada.» In realtà non è urgente per niente. Jared può soddisfare i suoi bisogni da solo. Non ha realmente bisogno di me, no?
Ma come non detto mi alzo e mi dirigo fuori dall’aula. So di avere gli sia gli occhi della Prof che di Madisen addosso. Questa sostiene che non sia bello “divertirsi” durante le ore di lezione, mentre la seconda non vuole che qualcuno manchi durante la sua. Ma non ho tempo per fermarmi.
Velocemente salgo fino al terzo piano per raggiungere il bagno. Appena entro non vedo nessuno se non un ragazzino di prima uscire. Improvvisamente due braccia mi circondano. Cruz McCree mi ha finalmente trovata. Ma a mio grande (dis)piacere si tratta di Jared. Mi trascina dentro con lui e inizia a baciarmi sensuale il collo, portando entrambe le mani sotto la mia camicetta. Mi volto per catturare le sue labbra e lui repentino mi sfila il banco indumento. Continua poi con i jeans, mentre io con una lentezza disarmante mi disfo nel suo maglione. Scendo poi fino a raggiungere i pantaloni e abbasso la zip. Ma quando fa per togliermi il reggiseno, apro gli occhi.
  «Non posso Jay.» dico rivestendomi.
  «Perché?» domanda lui affannando.
  «Perché non posso, scusa.» concludo precipitandomi fuori dal bagno. Gli parlerò, solo tra un po’. Certo di ricompormi, prima di rientrare in aula.
La Craven adesso sta spiegando non so cosa e mi fissa perplessa.
  «Va tutto bene Signorina Rogers?» annuisco, evitando di parlare perché ho ancora il fiatone e mi torno a sedere accanto a Madisen. Questa mi guarda preoccupata, lasciandomi interpretare un “cos’è successo”. Scuoto la testa e sibilo un “niente”. Tutta colpa della mia coscienza… e di Cruz McCree.
 
*
 
Al suono dell’ultima campanella infilo tutti i libri velocemente nella cartella. Cruz McCree mi attende qua fuori per portarmi a casa ed io non ho intenzione di farlo aspettare.
  «Viv, mi dici cosa è successo prima?» domanda Madisen, incamminandosi fuori dall’edificio con me. Non ho voglia di risponderle. Ma le sorrido.
  «Vedi Cruz McCree da tutte le parti.» più che una domanda la sua è un’affermazione. E mi stupirei anche della sua perspicacia se non fosse la mia migliore amica. Oppure sono io che parlo così tanto di Cruz McCree a tutti che finisco per risultare ovvia.
  «Più o meno. Aggiungici un pizzico di coscienza et voilà!» spiego, aumentando il passo.
  «Vivienne Rogers, ti proibisco di andare così veloce! Guarda che Cruz ti aspetta lo stesso! È la tua guardia del corpo, non può lasciarti qui!»
  «Chi è Cruz McCree?» ecco che torna nel momento meno opportuno. Jared mi raggiunge e mi passa un braccio sopra le spalle.
  «Il mio nuovo istruttore di nuoto.» mento ancora, fissando un punto non preciso fuori dalla porta. Madisen stranamente non scherza né con Jared né con me.
  «Ehi, piccioncini, venite a pranzo con noi?» Lila si avvicina a noi con il suo solito sorriso.
Guardo Jared.
  «Oggi non posso proprio venire.» si scusa, aumentando la stretta attorno al mio collo.
  «Io nemmeno.» dico, provocando il riso di Chyler e Lila. Mad continua ad avere la sua espressione seria, fissando qualcosa oltre la porta.
  «Io allora vado. Ci sentiamo ok?- mi sussurra nell’orecchio, baciandomelo, - ci vediamo domani ragazze.» saluta educatamente le altre. Jared si allontana.
  «Bhe, ora che il rompiscatole non c’è più, puoi dirmi se quel grossissimo pezzo di figo che sta camminando verso di noi è Cruz McCree? »
Cosa Cruz McCree? Cruz McCree? Dove? Quando? Perché? Cruz McCree? Oddio.
Madisen ha indovinato: Cruz McCree si sta avvicinando. Pensavo che le guardia del corpo indossassero speciali giubbotti antiproiettile, pantaloni militari ed elmetti verdi! Invece la mia guardia indossa una camicia blu aperta con sotto una canotta nera, dei jeans dal cavallo basso e un paio di Converse bianche. Se io non sapessi che lui è (il mio)  Cruz McCree, allora lo scambierei bellamente per un alunno dell’istituto.
  «Signorina Rogers, possiamo andare? Buongiorno.» mi dice Cruz McCree rivolgendo un saluto anche alle mie amiche. Lila lo fissa imbambolata, Madisen non riesce a togliergli gli occhi dal cu- posteriore, io mi perdo a contemplare cotanta bellezza e Chyler è l’unica presentabile perché il suo fidanzato, Braden Walters, arriva e se la porta via.
Non svenire Vivienne. Non svenire.
  «Signorina Rogers, possiamo andare?» ripete Cruz McCree. Ha tutti gli occhi addosso, ma nonostante ciò non mostra imbarazzo. Ma sta flirtando con Lila? Perché continua a guardarla?
  «Si, andiamo.» concludo, trascinandolo via di lì. «Vi chiamo dopo.» sillabo alle mie amiche.
Cruz McCree, quel Cruz McCree, mi apre la portiera e mi fa entrare in macchina. Sale anche lui, appoggiando il piede sull’acceleratore. O mio Dio. Sono a pochi centimetri da Cruz McCree che mi sta per scarrozzare fino a casa. O mio Dio. O mio Dio, l’ho già detto?
  «Sono le sue amiche quelle?» domanda cortese Cruz McCree riferendosi a Lila e Mad.
  «Sì. – inizio, - Ma sono fidanzate.» mi sento in dovere di aggiungere. Anche Lila Mixon.
  «E lei lo è?» no. Tutto ma non questo. Anche tu lo sei, Viv. Vorrei tappare la bocca alla mia coscienza immediatamente. Jared in questo momento non conta, ok?
  «Sì.» mi arrendo all’evidenza.
  «C’era un ragazzo biondo prima, all’uscita, che mi fissava in cagnesco. Non vorrei avesse frainteso.»
Cosa avrebbe dovuto fraintendere, scusa? E perché Jared dovrebbe fraintendere? E poi cavolo, devi essere interessato a me, non a quello che pensa Jared Mattson! Di grazia!
  «No, Jared è un tipo comprensivo.» mi affretto a spiegare.
  «Bene. Posso portarla a casa o deve andare da qualche altra parte?» domanda.
  «Per oggi possiamo andare a casa.» concludo.
Improvvisamente Cruz McCree ferma la macchina ad un lato della strada.
  «Penso sia guasta, o qualcosa del genere.» dice. E non poteva accorgersene prima?
 E mentre Cruz McCree continua a trafficare con qualcosa nel cofano dell’automobile, io non posso fare altro che contemplare nuovamente i suoi dorsali perfetti. O mio Dio. Ha due spalle gigantesche, i muscoli così accennati, oggi i suoi capelli sono ancora più selvaggi di ieri. Siamo sicuri che sia umano?
Cruz McCree alza gli occhi su di me e sorride. O mio Dio.
  «-ers mi verrebbe a dare una mano?»
Cos’ha detto?
  «Signorina Rogers mi verrebbe a dare una mano?» ripete. Certo che te la do! La mano, intendo… però ti darei anche qualcos’altro. Tutto quello che vuole Signor. McCree!
Cruz McCree continua a fissarmi. Adesso mi bacia, prego.
Cruz McCree si avvicina e sorride, «No, non voglio fungere da meccanico sexy, ok?» 

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Capitolo 3
*** Capitolo II. ***



Come puime al vento.
Capitolo II.





Sono seduta su un gradino della mia scala a chioccia, intenta a fissare qualcosa, o meglio qualcuno, che continua a distrarmi dal mio libro di matematica. Ebbene sì, è lui, Cruz McCree. Non so perché stia brigando con i fili della mia tv, ma da qui riesco a vederlo in tutta la sua bellezza. Oggi indossa un paio di ordinari jeans, una t-shirt bianca con sopra un gilet grigio e le buone vecchie Converse bianche. Calvin Klein. Poco sotto la magliettina riesco ad intravedere l’orlo delle sue mutande (di Calvin Klein). Cruz McCree non sembra accorgersi della mia presenza e continua imperturbato il suo lavoro. Dopo qualche minuto si passa le mani sui jeans e borbotta un “oh”.
   «Grazie Cruz. Come avrei fatto a farla funzionare senza di te?» domanda Elsa entrando nella sala. Primo, la mia televisione funziona benissimo, secondo, tra te e Cruz McCree non dovrebbe esserci un po’ più di… di professionalità (e distanza)? Ti prendi troppa libertà signora mia.
   «Oh, grazie Cruz! Avrei dovuto aspettare tre giorni se avessi dovuto chiamare il tecnico!» dice la mamma, raggiungendo gli altri due.
   «Si figuri. È il mio dovere.» Cosa, riparare televisori? Cruz McCree, non ci siamo proprio.
   «Albert sarà molto contento quando saprà che è tornata ad andare.» dice la mamma accennando alla tv.
   «Posso offrirvi un caffè?» chiede poi.
Elsa accetta di buon grado l’invito di mamma ma Cruz McCree non risponde. Alza gli occhi e… oh merda mi ha visto! Mi alzo e velocemente mi vado a chiudere in camera. Stavolta, però, non ho alcuna intenzione di chiamare Madisen, se non per implorarla di venirmi a portare via di qua. La somma di tutte le figuracce che ho fatto con Cruz McCree in tre giorni è addirittura maggiore dell'insieme di quelle che ho fatto in tutta la mia vita. E sono solo tre giorni, ripeto. Vediamo tra un mese. Perché deve sempre essere un mese? Facciamo tutti e diciassette. Din don, il premio per l’idiota di turno va a… Vivienne Rogers!
Bussano alla porta. Questo è Wyatt, vuole indietro il suo I-Pod, ne sono convinta. Apro la porta e… Cruz McCree è in piedi di fronte a me. Mi sta sorridendo. Questo è un evidente campanellino d’allarme: sto per fare un’altra figuraccia.
   «Posso parlarle?» domanda, ed io sbuffo.
   «Si, ma dammi del tu per favore, non sono vecchia come mia madre!» mi lamento. Cruz McCree non parla.
   «Ah, scusa, entra pure.» dico.
   «Oggi pomeriggio io e suo, emh, tuo fratello Wyatt andiamo a fare un giro alla spiaggia, con anche il Signor Powell. Le chiedevo se voleva unirsi.» mi invita cortese.
   «Se volevo unirmi.» lo correggo.
   «Sì.»
   «Direi che si può fare. – ci penso su, - Va bene. Quando si parte?»
   «Tra un’ora.»
  «Mi preparo.» dico, sperando che si dilegui velocemente. Non voglio spingerlo esplicitamente fuori dalla mia camera, ma spero lui colga il segnale ed esca. E così fa, trascinando delicatamente la porta con sé.
L’uscita di oggi sarà una delle tante situazioni imbarazzanti in cui mi caccerò. Lo so già, ma non faccio niente per impedirmi di finirvici. Perché sotto sotto mi piace. Così velocemente mi vesto, precipitandomi al piano di sotto e dirigendomi in cucina, dove trovo William e Wyatt impegnati a guardare, penso un video, nel cellulare di mio fratello.
   «Signorina Rogers.» mi saluta cortese William, alzando gli occhi neri per qualche istante dallo schermo per poi riportarveli repentinamente.
   «Babbuino.» se ne esce mio fratello, pensando di essere simpatico. Arriccio il naso e mi preparo a rispondergli, quando William sorride e sibila un “andiamo”. Ma manca Cruz McCree, realizzo. Ma non ho del tutto ragione, perché mi volto e me lo ritrovo davanti intento a fissarmi. Ricambio lo sguardo per pochi secondi, prima di essere presa sotto braccio da mio fratello ed essere allontanata. Giungiamo in giardino e saliamo in macchina. Cruz McCree mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore. Qualcosa mi dice che sarà un pomeriggio lunghissimo.
 
*
 
Arrivati alla spiaggia, Wyatt e William scendono velocemente, scaricando anche un paio di materassini ed un ombrellone. Faccio per prenderne uno anche io, ma prontamente Cruz McCree lo afferra.
   «Ci penso io.» sorride. Ma ripensandoci non c’è niente da ridere, Signor McCree.
Camminiamo fino ad arrivare a pochi metri da mare e lì ci accampiamo. Wyatt apre i due ombrelloni e li impianta, mentre William stende i teli mare. Cruz McCree intanto continua a osservarsi attorno. Sì, direi molto affascinanti quelle due bionde in bikini.
   «Perché Elsa non è venuta?» domanda Wyatt.
   «Io sono la tua guardia del corpo e Cruz è quella di Vivienne, così abbiamo pensato di uscire con voi per passare un po' di tempo insieme. Elsa si occuperà personalmente di presentarsi ad Albert e Brylee.» spiega William. Sebbene mio fratello non sia per niente contento della risposta ottenuta, annuisce e torna a sdraiarsi sopra il suo telo.
   «È fidanzata, amico. – continua quello, mentre Wyatt lo guarda interrogativo, - ci ho provato con lei, qualche tempo fa, e mi ha bellamente respinto.»
   «Peccato perché non era male.»
   «Ragazzi?» cerca di interromperli Cruz McCree.
   «La conosco da tempo e ti garantisco che è sempre stata una gran bella donna.» continua Powell, aprendo una lattina di Pepsi.
   «Ci credo, ci credo!» replica Wyatt.
   «Al liceo era quella più voluta, sai no, la tipica cheerleader. Una vera bomba, in tutti i sensi!»
   «Non è cambiata molto!» gli fa l’occhiolino mio fratello.
   «Te lo giuro, l’avrei anche pagata per farmi un lavor-»
   «Ragazzi basta.» li ferma Cruz McCree, accennando con la testa a me, prima che le loro parole possano nuocere alla mia salute mentale. Ma quelli non se ne preoccupano più di tanto ed iniziano a ridere.
   «Io vado a fare un giro, che è meglio.» annuncio, alzandomi improvvisamente. Tutti annuiscono, eccetto che per Cruz McCree, che mi sibila uno “stai attenta”. Che poi, attenta a cosa? A due signorine dal bikini troppo minuto? Nah, non c’è da preoccuparsi. Decido quindi di camminare lungo la riva, dirigendomi verso est, respirando profondamente. Mi guardo attorno. Oggi la spiaggia è quasi deserta, forse anche a causa dell'orario. Vi sono soltanto un paio di famigliole accampate qua e là. E mi chiedo anche perché io sia venuta quando potevo (o meglio, dovevo) immergermi per qualche oretta nel libro di matematica (per la gioia del Prof. Collins).
   «Che sia un segno del destino?» mormora una voce dietro di me, raggiungendomi.
   «Mad! Che ci fai qui?» domando, curiosa. Lei mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla fronte.   
   «Nicholas mi ha invitata a fare un giro alla spiaggia al tramonto.»
   «E lui dov’è?»
   «Gli ho detto che non riuscivo a venire.» Mad arrossisce leggermente, mostrando chiaramente tutta la sua fragilità.
   «E perché non hai accettato l’invito?»
   «Non era un invito.» replica.
   «Mad?» la chiamo. Scuote il capo.
   «Viv non voglio. Punto e basta.» conclude, fermandosi e grattandosi la sabbia via dalla coscia destra. 
   «Ma se non hai mai neanche provato! Con Nick, intendo.»
   «Sono già stata fregata una volta, non capiterà una seconda.»
L’abbraccio, perché non mi resta nient’altro da fare. Mad ride.
   «E tu invece Signorina Rogers, cosa ci fa qui?»
   «Ero venuta in dolce compagnia di mio fratello, William Powell e Cruz McCree.»
   «E…?» mi incita a continuare.
   «E avremmo dovuto raccontare la nostra vita, morte e miracoli per conoscerci meglio.» Mad si ferma e mi guarda.
   «Allora perché tu sei qui e parli con me? Cosa aspetti ad andare a farti una bella chiacchierata con Cruz McCree?» domanda.
   «Perché inizierebbe a raccontarmi di quanto siano belli Elsa ed il culo di due bionde nell’ombrellone dietro al nostro.»
   «Interessante!» commenta ironica. Rido.
   «Non ne hai idea!» sibilo, fermandomi e sedendomi in riva.
“Jared” scrivo nella sabbia, quando prontamente questa viene sommersa dall’onda che cancella la mia incisione.
   «Gli hai parlato?» mi chiede Mad.
   «Non ancora. Non penso lo farò presto.»
   «E pensi sia corretto nei suoi confronti?» da quando Madisen vuole fungere da angioletto sulla mia spalla? Perché le persone devono sempre fungere da qualcosa che non è tipico loro? Se Madisen Wathley si fosse limitata ad essere solo un’amica per me e non anche una vocina fastidiosa ed insidiosa, ci sarebbero molti meno problemi e probabilmente se Cruz McCree si fosse accontentato di essere solo la mia guardia del corpo e non anche un autista, un meccanico ed un tecnico sexy, ce ne sarebbero la metà della metà. Sbuffo, voltandomi, chiudendo la testa tra le ginocchia.
   «Glielo dirò, davvero.» concludo, chiudendo nel pugno della mia mano sinistra un po’ di sabbia e rilasciandola subito dopo. Madisen ridacchia, perché sa bene che non lo farò.
   «E cosa gli dico, “Jared chiudiamola qui perché mi piace uno che probabilmente non ricambierà mai”?» mi lamento, alzando il capo per guardarla negli occhi.
   «Chiedigli una pausa.» consiglia, aggiustandosi la frangia che le ricade disordinata sugli occhi.
   «Le pause sono per gli indecisi. Non esistono mezze misure, Mad. Una cosa la puoi volere o no, ma in amore, per me, non ci sono mezze misure.» poggio la testa sulla sua spalla, contemplando il mare. Io e Mad durante i primi anni del liceo eravamo solite venire qua spessissimo. Costeggiavamo la riva per andare in biblioteca e quindi, verso il tramonto, ci fermavamo ad osservare questa meraviglia durante il tragitto di ritorno. Poi col tempo, tra i vari impegni, abbiamo ridotto le uscite in spiaggia se non per andare all’Harry’s, un pub poco lontano da qua.
   «Non sei propriamente nella posizione per dire una cosa del genere.» afferma lei, riscuotendomi dai miei piensieri
   «Gli parlerò presto, va bene?» me ne esco, scompigliandole la frangetta. Mad mi fissa sconcertata, per poi afferrare un po’ di sabbia e tirarmela.
   «Stronza!» la accuso, scuotendo la testa nel disperato tentativo di togliere i granuli.
   «Sei tu la stronzetta qua, Vivi. A proposito, Signorina Rogers, mi mostrerebbe il suo adorato amato?»
   «No.» commento acida.
   «E se dovessi parlare a Wyatt?»
   «Lo chiami stasera.» dico alzandomi.
   «E adesso dove vai?»
   «Torno nel branco. Sono stati carini ad invitarmi e io me ne sono andata così…»
   «Ti ricordo che parlavano di culi.» scherza Mad, incapace di trattenere una risata cristallina.
   «Allora meglio che vada a controllare prima che finiscano per rapire quelle benedette donne.»
   «Ci si vede domani allora. Ti chiamo più tardi.» mi sorride Mad, abbracciandomi. Annuisco.
   «Mad?» la chiamo e lei sibila un “mmm”. «Manda un messaggio a Nick e avvertilo. Digli che accetti di uscire con lui, per favore.»
   Mad sembra pensarci su. «Non posso.»
   «Sei una fifona.» rido, guardandomi attorno.
   «Parla per te, Rogers.» ghigna estraendo il cellulare da una busta bianca che aveva con sé.
   «Wathley, chiama quel povero uomo di Nicholas Mord e digli di aspettarti al porto tra cinque minuti.»
   «Tu parlerai con Jared? E no, non dire sì se poi non lo fai. Perché se non manterrai la parola data confesserò tutto io.» Furbetta la ragazza.
   «Ok, ci sto.» dico sinceramente. Mad annuisce e digita il numero di Nicholas.
   «Chiamami davvero stasera, voglio sapere come finisce.» le faccio l’occhiolino per poi vederla arrossire. Annuisce e si allontana. E così faccio io, dirigendomi verso il mio ombrellone. Il sole sta calando e le sfumature di rosso macchiano l’orizzonte. Mi volto, sorrido, e fisso Mad mentre fila dalla parte opposta alla mia.
   «Continua a camminare.» mi intima Cruz McCree, affiancandomi improvvisamente. Ha il fiatone, probabilmente ha corso. Cosa sta succedendo?
   «Perché?» domando confusa, guardandomi attorno.
   «Parlami e continua a camminare.» mi dice con un tono piatto.
   «Cosa sta succedendo?»
   «È bellissimo questo tramonto, non è vero? Ne valeva la pena di venire!» recita.  Mi passa un braccio sulle spalle e mi avvicina a lui. «Dovremmo tornare più spesso.»
Continuo a fissarlo con uno sguardo tra lo sconcertato e l’interrogativo, non capendo.
   «Smettila di osservarti attorno, - mi ordina, - fai finta di parlarmi e stammi vicina.»
Eseguo il comando e poggio la testa sulla sua spalla, raggirandogli la schiena con il braccio destro.
   «Dov’è Wyatt?»
   «A fare il bagno con William.»
   «E allora perché noi stiamo qua a preoccuparci mentre loro si divertono?» sussurro.
   «Ci sono due uomini alle tue spalle che non mi piacciono. Non voltarti.» spiega, stringendomi a lui maggiormente.
   «Chi sono?»
   «Non lo so, ma non voglio correre rischi.» la voce di Cruz McCree è ferma, atona. Inizia lentamente ad allentare la presa fino a staccarsi completamente. E la distanza creatasi tra di noi ed il vuoto affianco a me non mi piacciono per niente. Si guarda indietro.
   «Sei al sicuro, adesso.» afferma, per poi indicare con il capo due figure saltellanti tra le onde: William e Wyatt. Il primo sta rincorrendo divertito l’ultimo, che cade impacciato sott’acqua.
   «Si sono inseguiti tutto il giorno.» ride Cruz McCree. E io lo seguo, perché la sua risata è travolgente. E mio fratello impacciato.
   «Stanno bene?» domando.
   «Direi di sì.» e non cessa di sorridere.
E vorrei essere in grado di smettere di fissarlo, ma quel sorriso sghembo urla una specie di “Vivienne guardami, guardami!”. E io non posso fare altro che ascoltarlo volentieri.
William ci vede e con un gesto della mano ci invita ad aggiungerci. Cruz McCree lo accondiscende volentieri, prendendo la rincorsa e sparendo tra le onde. Io invece sono un po’ più timorosa ad entrare in acqua, anche perché ho freddo. Scuoto il capo dirigendomi all'ombrellone e afferrando un telo, passandomelo sulle spalle. Mi sdraio sul materassino e guardo Cruz McCree, William Powell e Wyatt Rogers giocare come i bambini. E tutto sommato non sono molto lontani dall’esserlo. Volto il capo, notando che Cruz McCree non riesce a distogliere lo sguardo dalla sua destra. Difatti vedo due signori in piedi ad una centinaia di metri da me avvicinarsi. Nel frattempo Cruz McCree risale a riva, scuotendosi i capelli bagnati e ripulendosi le ginocchia dalla sabbia. Questo però è un tentato omicidio alla mia salute mentale, non il culo di due bionde! Bah! Dicevo… Cruz McCree mi raggiunge e si stringe nel suo telo. Anche William Powell adesso osserva prima i due uomini, spostandosi davanti a Wyatt e successivamente anche Cruz McCree. Questo si siede sul materassino dinanzi a me e si asciuga.
   «Li vedi?» domanda.
   «Sì.»
   «Questi sono gli uomini di cui ti parlavo prima.» spiega.
  «Ma sono persone comuni! Io non vedo né armi né niente. Cosa vuoi che nascondano nel costume?» Cruz McCree ride e solo dopo mi accorgo dell’allusione. Certo che il ragazzo è maliziosetto eh! Butta il telo poco lontano da noi, sul materassino di Wyatt. Quindi ora, praticamente, ho la sua schiena perfetta a cinque centimetri dal volto. I muscoli sono molto marcati, ma improvvisamente noto qualcosa di cui non mi ero mai accorta prima: vi è una cicatrice proprio sulla spalla destra, probabilmente guarita da tempo ma ancora ben visibile.
    «Osserva come continuano a guardarti con la coda dell’occhio. – inizia ad alzarsi all’avvicinarsi degli uomini, - Prima te e poi Wyatt, poi me e William.»
    «Non attaccheranno se ci siete voi, ammesso che siano pericolosi.»  dico. Lui muove le spalle e con loro anche la cicatrice.
    «No, probabilmente no. - si corregge – Vi, anzi ci, stanno osservando per sapere come ci muoviamo.»  
    «Non essere paranoico Cruz McCree!» lo riprendo, sorridendo.
  «Dovresti iniziare a guardarti intorno più attentamente, Vivienne.» dice, mentre serio gesticola con la mano a Powell. I due uomini intanto continuano a camminare, superandoci e velocemente allontanandosi. William esce dall’acqua raggiungendoci, seguito da un Wyatt alqaunto seccato.
    «Stavo vincendo!» si lamenta il babbuino, gettandosi sgraziatamente sul suo materassino. William Powell ride, dandogli una pacca sulla spalla.
    «E stai anche sognando, amico mio!»
    «Io voglio la rivincita!» continua Wyatt. Ma né William né Cruz McCree sembrano ascoltarlo e continuano a parlottare sottovoce tra loro.
    «Powell mi ascolti?»
    «Wyatt sta’ zitto! – gli urlo, - Non vedi che sono impegnati?»
Mio fratello mi guarda e ghigna. «Ti sfido ad una gara di pallanuoto, babbuina.»
    «Così cado vergognosamente in acqua per la mia goffaggine e mi metto in ridicolo davanti a tutta la spiaggia?» domando, ironica.
    «Non tutta, a quest’ora è quasi deserta. Quindi portemmo deriderti solo io, William e Cruz. Comunque sì.» afferma alzandosi e trascinando Powell con sé.  «Muoviti schiappa!» mi urla, precipitandosi nuovamente in acqua. Sì, che idea geniale, come se non fossi già abbastanza buffa agli occhi di Cruz McCree.
Mi volto verso questo. «E se lo facessimo rapire? A me non mancherebbe.»
Ride e scuote il capo. «No.»
Ha ragione. «Sì, tanto ce lo riporterebbero indietro immediatamente! Che disdetta!» esclamo, sbuffando. «Potremmo sempre però-»
   «Andare a giocare con loro.» consiglia Cruz McCree interrompendomi. Afferra il mio braccio e mi costringe a seguirlo.
   «Ma non dovevamo stare qua e parlare di noi?» chiedo disperata, pregando che cambi idea immediatamente.
   «Possiamo sempre farlo in acqua…» mormora, entrandovi. Farlo cosa? 
   «Allora babbuino, pronta a perdere? - ride Wyatt, tirandomi la palla, - Prima di iniziare a giocare voglio raccontarvi di quanto impacciata sia la mia cara sorella.
»
Guardo Cruz McCree, il quale a sua volta mi fissa sorridente. Scuoto la testa e faccio per tornare all’ombrellone. Ma lui mi riprende il braccio e ghigna. «Andiamo a farli neri, dai.»
L'vevo detto che sarebbe stato un lungo, lunghissimo pomeriggio.


 

*


Angolo dell'autrice: volevo augurarvi un sereno e migliore 2013, anche se devo ancora capacitarmi del fatto che sia già passato un intero anno...Bah! Sono un po' in ritardo, ma si sa, meglio tardi che mai! :)
Lady Grace

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