And then I met you

di yourlips
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lunedì, 1 Dicembre ***
Capitolo 3: *** A cold afternoon ***
Capitolo 4: *** Destroy who destroys you ***
Capitolo 5: *** I can't be no Superman ***
Capitolo 6: *** I'm Just A Fool ***
Capitolo 7: *** Weirdness ***
Capitolo 8: *** One Way Or Another ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciò che mi chiedevo era se al mondo ci fosse ancora qualcuno capace di farti sognare con un solo sguardo.Qualcuno che non si dimentica facilmente, ecco. Nella mia vita non c’erano altro che noia e monotonia. I giorni si ripetevano uno uguale all’altro e nulla sembrava cambiare.
Sognavo un modo per scappare da tutto e qualcuno con cui condividerlo 

La realtà mi deludeva e a lungo andare le speranze si riducevano al minimo. Non che un paio di scarpe nuove, un vestito o un altro accessorio non sarebbero stati in grado di rendermi felice, anzi! Ma il fatto era che non bastavano! Era impossibile condensare tutto ciò che desideravo in un semplice oggetto, segno di una vaga traccia di felicità, bisognava avere un qualcosa di unico e assoluto. Spesso la vita decide di giocare con le persone, mette in situazioni particolari,imbarazzanti,irripetibili. Ed era quello che tentava di fare con me, farmi agire a suo piacimento, sconvolgermi e sottomettermi. La mia intera famiglia era ignara del dolore che avevo in petto, mi chiedevano continuamente 'come va' e ,quando rispondevo con un finto 'bene' e un fottuto sorriso, liquidavano il tutto. Mani tremanti e voce rauca divennero ben presto una quotidianità. E poi, beh, poi arrivava la notte, coltre nube sulla mia anima, il problema è che odio quando una tragedia si consuma nella notte perché il giorno dopo,nella tranquillità del mattino, realizzi che in realtà di tranquillo non c'è nulla, va tutto male. Piangevo tutti i miei problemi in silenzio, calde lacrime che scorrevano dalle guance e partivano dal cuore,singhiozzi amari che narravano molto di me. In quei momenti non avevo mai nessuno accanto e questo da un lato mi confortava,perché la mia parte vulnerabile volevo che rimanesse nascosta, da un altro lato,invece, era deprimente,insomma chi nella sua vita desidererebbe piangere sempre da solo? Magari qualche volta la presenza di una persona speciale da abbracciare può essere confortante. Consumato parzialmente il buio del mio cuore mi alzavo dal letto e uscivo dall'involucro protettivo andando incontro al mondo con un sorriso. In fondo cosa avevo da perdere se tutto ciò che possedevo era nullo?



Ems corner.
Salve a tutti c: Beh che dire, questa è la mia prima fanfiction e spero vi piaccia... I capitoli sono un pò cortini e eprdonatemi se ci sono errori cc Gli altri capitoli cercherò di metterli a breve c: Ciaooo *si dilegua*

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Capitolo 2
*** Lunedì, 1 Dicembre ***


-Ehi! Che cosa fai? No smettilaa- urlai mentre cercavo di liberarmi dalle sue forti braccia che mi cingevano la vita,non avevo mai provato una sensazione simile,stavo volando–

-Dai,lasciati andare,non hai nulla di cui preoccuparti. Io sono qui- sorrise. Ma all’improvviso qualcosa andò storto,le sue braccia cedettero e perdendo l’equilibrio cominciammo a rotolare sul terriccio freddo per quella che mi sembrò un’eternità. Fra mille risate finii sopra di lui,così vicina da sentirne l’alito che profumava di menta.

-Fire,ti fidi di me?- il mio cuore batteva all’impazzata

 –Sì- dissi e a quella risposta i suoi occhi divennero più limpidi e profondi .

Lo vidi prendere fiato -Beh,c’è una cosa che vorrei dirti da tempo,io sono..-



 -In ritardo!- Balzai giù dal letto di corsa,non potevo arrivare in ritardo,non oggi almeno. Probabilmente la sveglia non funzionava più ,ma era il primo giorno della settimana e non mi andava proprio di finire dal preside solo per uno stupido ritardo. Aumentai il volume della radio al massimo e in quel momento trasmisero la mia canzone preferita,I’m yours di Jason Martz. La musica era un secondo mondo, mi ci rifugiavo senza esitazione, come fosse una calda coperta. Capace di dare conforto e non tradire mai, fedele fino alla fine,come avrei vissuto senza? -But I want hesitate no more,no moore..- canticchiai dietro Martz,nonostante la fretta,infilando la testa nel maglione.

 Quando la voce di mia madre risuonò squillante dal piano di sotto e interruppe la mia performance  –Fire,muoviti è tardi!-

-Arrivo!-le urlai di rimando, troppo pigra per abbassare il volume.

 In cucina presi al volo una delle sue calde ciambelle e mi avviai verso la scuola. Me la godetti per strada, assaporandone attentamente la morbidezza del soffice impasto e il gusto irresistibile della glassa ,fredda come l'aria di quella mattinata, per la quale dovetti stringermi nel giubbotto altrimenti avrei rischiato un congelamento immediato;l’asfalto era coperto da una leggera brina e sui cigli della strada erano posizionati mucchi di neve. Anche il cartello di legno con scritto ‘Danfort School’ era illeggibile e ,se non lo vedessi da tre anni, non sarei riuscita a capirne una sola lettera. Superando tutte le pozzanghere riuscii ad arrivare nei corridoi con le suole asciutte.
Il mio zaino rosa che mi accompagnava dal primo anno e le mie Nike bianche consumate mi conferivano un aspetto a dir poco infantile per una ragazza di 16 anni. Di certo le condizioni economiche della mia famiglia non potevano permettermi un bel paio di Hogan nuovo di zecca ma stavo bene così. Ecco,questo era uno dei momenti più fastidiosi della giornata ,avevo freddo,sonno e fame.
Andando verso il mio armadietto non facevo caso al vociare dei ragazzi ( e per la cronaca, visto che durante la descrizione dei miei compagni me lo chiedono spesso,non somigliavano ai personaggi di High School Musical, sorridenti e canterini. Tutto il contrario piuttosto) e agli stupidi discorsi frivoli delle ragazze, per me i miei coetanei erano banali e snob. Era noto abbastanza il mio essere impacciata nei movimenti che, insieme ai bei voti che prendevo in tutte le materie,mi conferivano una reputazione non del tutto onorevole. Beh...praticamente penosa.
Mi capitava da tre anni di assistere a scene deplorevoli ,gente che mi aveva sempre insultato nelle giornate dei compiti in classe veniva da me supplicante e servizievole,idioti,solo così riuscivo a definirli. Alcuni ridevano in continuazione, alcuni pensavano che la scuola fosse un semplice luogo in cui scaldare la sedia e altri ancora spacciavano polveri disgustose sperando in un mondo migliore.
Ma per fortuna in mezzo alle stramberie c'era Chelsae, una semplice ragazza che poco a poco riuscì a conquistare la mia fiducia, una cosa che ,ripeto, era molto difficile per i miei standard di amicizia. La sua dolcezza,però, con il tempo si scoprì incomparabile alla massa di ignoranza a cui mi sottoponevano quei deficienti (perché ,alla fine, questo erano. Un gruppo di "studenti" con un sasso al posto del cervello). Lei non bruciava le tappe,si atteneva alla sua età. -lasciamole a loro,le minigonne- mi aveva detto una volta;preferiva un cartone animato ad un horror, un pigiama party alla serie di feste scatenate con la musica perfora timpani. Mi somigliava molto, certi lati del suo carattere colmavano le mie mancanze. 

Con gli occhi semichiusi aprii l’armadietto e cercai di concentrarmi sui libri che dovevo prendere per la prima ora.
 'Mmm.. vediamo' pensavo fra me e me 'c'è Chimica, quindi tavola periodica,calcolatrice scientifica,quaderno e..' All'improvviso l'arrivo di Chelsae mi distrasse dai pensieri offuscati dal sonno

 –Che ne pensi se questo pomeriggio uscissimo?- chiusi l’armadietto per farle notare che avevo ascoltato ciò che diceva. Non vedeva che era mattino? Le domande fatte a bruciapelo mi spiazzavano.

 –non so ,dove vorresti andare?- chiesi indecisa sulla proposta. Era inverno ,d'altronde, faceva molto freddo e io già mi spostavo a tentoni da una stanza all'altra di casa mia!

-E se andassimo al parco? Parliamo un po’ e ci godiamo la natura- la solita pollice verde,la mia migliore amica aveva una totale fissazione per il mondo vegetale e tutto ciò che lo riguardava. Non le importava di quanto freddo avrebbe potuto esserci là. Sole o pioggia,nuvole o fulmini, lei doveva fotografare e ammirare ogni tipo di paesaggio

. -Non ti sembra che a Dicembre bisognerebbe passeggiare poco per evitare il freddo?- con questa domanda provai a farle cambiare idea

-perché mai?- controbatté lei ingenuamente e allora decisi di cedere. Il resto delle ore scolastiche seguenti si svolse regolarmente, richiesero tutta la mia attenzione e concentrazione per cui non ebbi più il tempo di parlare con Chelsae,nemmeno a mensa! Infatti in quel grande spazio ,aperto a tutto il corpo studentesco e,volendo,anche al collegio docenti,ingurgitai una mela velocemente e senza neanche sedermi. Avevo troppo lavoro da svolgere: un compito di Letteratura, una verifica di storia e,come se non bastasse, l'interrogazione a tappeto della prof. Frost. Non avevo tempo per respirare, necessitavo di fare una bella figura in quelle tre ore
 
Alla fine delle lezioni,dopo il tempo trascorso a sudare, Chelsae mi salutò rinnovando l'invito della mattina – Al parco alle cinque-. Non avrebbe aspettato altro,ne ero certa, mentre io rifiutavo di pensare al trauma che mi aspettava abbandonando la soglia di casa mia,un freddo colossale,peggio della mattinata appena trascorsa. Salii sul bus colmo di gente e,non trovando posto,rimasi in piedi. Decisi di lasciare i pensieri al momento in cui sarebbero servito davvero. Le 13:30,mancavano tre ore e mezza, solo lì avrei potuto iniziare a preoccuparmi della mia incolumità.
Questo era l'inizio di tutto,o anche di nulla, sarebbe stata un'altra settimana ripetitiva come tutte le altre negli ultimi 16 anni.

Quando entrai nel salone e avvertii un forte odore di sugo,fresco e gustoso, lo stomaco si contorse dalla fame. Quel profumo inebriava la mia mente e io ne fui catturata al punto tale da rimanere con il giubbotto e correre direttamente verso la fonte della piacevole attrazione. Mai avuti disturbi alimentari,la forma fisica non mi preoccupava più di tanto e credo fosse per questo che essa si manteneva perfetta anche dopo pasti ipercalorici. Per fare un esempio, non sapevo cosa significasse mangiare un dolcetto e sentirsi in colpa, vedere lievitare il proprio corpo davanti allo specchio.

-Com'è andata oggi?- chiese, come sempre,mio padre durante il pranzo.

 -Come sempre- risposi automaticamente io,risparmiandogli l'incontro che mi aspettava il pomeriggio

-Sai ,credo che noi non parliamo molto- osservò lui

'Beh e lo stai notando solo adesso? Io è una vita che aspetto questo momento' quella sarebbe stata una risposta perfetta,che evitai ovviamente.

- già..- feci vaga, era una sua solita affermazione. Il più delle volte i nostri dialoghi si somigliavano fra loro, brevi e privi di un vero scopo,come le chat tra amici in cui,ad un tratto, non si sa
più cosa dire.






Ems corner.
Salve c: Il mio nome è Emma e questa è la mia prima fan fiction. Non voglio annoiar e scrivendo qualcosa di lungo così volevo solo ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo. È da due mesi che ci lavoro e spero vi piaccia c: Okay, vi lascio alla lettura,gli altri capitoli li pubblicherò a giorni, con un forte abbraccio. Ciao ciao :3

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Capitolo 3
*** A cold afternoon ***


Mio malgrado,il tempo che mi separava dall'incontro con Chelsae passò molto brevemente. Un attimo prima ero a tavola con le mie frasi di circostanza e un attimo dopo... per strada! Chiusi la porta con lentezza e riluttanza. Avrei dovuto affrontare il cammino a piedi, l'affermazione di mio padre mi aveva turbato più delle scorse volte e quindi decisi di non chiedergli nulla, a mio rischio e pericolo ovviamente. Pensai a ciò che mi ero appena lasciata alle spalle: il mio caldo lettino, i termosifoni, le morbide coperte... No, uscire non era stata una buona idea. Infatti il selciato era ghiacciato,di temperatura simile al mio naso e le mie mani, screpolate da tempo. Quando raggiunsi il parco,davanti agli occhi mi si aprì una grande distesa verde e innevata. Non ero mai stata al parco in questo periodo dell'anno, dovetti ammettere però che tutto quel bianco gli conferiva un aspetto molto natalizio. Mi dondolai sui talloni aspettando Chelsae, che non era mai andata d'accordo con la puntualità. 'Quanto tempo ci metterà?' pensai esasperata ma,nello stesso secondo, la vidi arrivare. La riconobbi per il sorriso a trentasei denti e la camminata saltellante (per cui ,all'asilo, si buscò il nomignolo 'lepre'). A dir la verità in quel momento mi sembrò meravigliosa,nonostante i suoi piccoli difetti.

-Potevi metterci un po' di più,eh!- la salutai scherzando-Buon pomeriggio anche a te- rispose euforica -Allora, andiamo? -continuò,impaziente di entrare. Parlammo del più e del meno mentre passeggiavamo per il lungo viale costeggiato di pini,ogni tanto lei mi costringeva a fermarci per scattare foto al paesaggio circostante.

-E questa?- esclamai stupefatta indicando la macchina fotografica che portava al collo.

-Regalo di compleanno- annunciò fiera. Nikon,D3000, spessore del rullino 18-55 mm, era un sogno. -Fantastica- mimai con le labbra. Mi accorsi,però, che eravamo ancora fermi e, voltandomi verso di lei, le intimai di sbrigarsi.

 -un momento solo- mi pregò troppo concentrata per voltarsi.

 -Sì,come no,dici sempre così- mi lamentai.

  Ad un tratto,guardandomi attorno,scorsi la figura di Mark. Era il migliore amico di Chelsae, alias il suo ex fidanzato..il giorno in cui si lasciarono, fecero la famosa promessa di rimanere amici e,destino volle, che succedesse per davvero. Contrariamente alle solite amicizie 'post-relazione', la loro intesa rimase salda,anzi rafforzò nel tempo.

 -Guarda chi c'è- la avvertii a malincuore. Io non vedevo Mark di buon occhio,mi sembrava abbastanza frivolo e antipatico.

 Alla mia affermazione Chelsae si voltò all'istante e questo me lo fece odiare ancora di più. Un sorriso le si disegnò in volto quando scorse Mark che si avvicinava. Nel momento in cui fu abbastanza vicino gli corse incontro e automaticamente, senza esitazione, gli si gettò addosso, affondando il viso nel suo petto. Ecco come uno stupido ragazzo aveva rovinato un semplice pomeriggio fra amiche; e poi certe persone si stupivano sul perché odiassi il genere maschile. Approfittai del mio essere di troppo nella situazione per rimanere un po' da sola a leggere.

 -Fire,non è che potremmo stare soli per un’oretta?- mi precedette Mark. Li guardai per un secondo,lui così deciso e arrogante con le mani strette nel fianco di lei ,che mi guardò speranzosa.
 -Vabbene,io mi sistemerò da qualche parte- dissi,ma nessuno dei due mi diede il tempo di parlare,cosi mi ritrovai a finire la frase da sola.

'Quanto lo posso odiare,quanto?' imprecai a denti stretti,seguendoli con lo sguardo. Mi ci volle un minuto buono per calmarmi e subito dopo mi addentrai fra gli alberi.

  Lo scricchiolio sotto i miei piedi mi faceva immaginare d'essere in un film horror,proprio nella scena in cui sarebbe spuntato l'assassino. Ma scacciai quel pensiero immediatamente,vista la mia solitudine, e presi a cercare accuratamente un posto in cui sedermi. Dopo un po' di tempo trovai un tronco e mi sistemai comodamente. Il libro che stavo leggendo era Romeo e Giulietta di Shakespeare,il mio autore preferito. È molto all'antica,lo so, anche tragicamente romantico. Tutto ciò che includeva amore e dramma mi appassionava tantissimo, allora chi meglio di Shakespeare aveva saputo interpretare questo concetto ?Avvertivo solo il fruscio delle foglie mosse dal vento mentre fra le pagine si consumava la scena più famosa del libro; Romeo era sotto il balcone della sua amata e le sussurrava parole d'amore.

 All'improvviso uno scricchiolio proveniente da dietro le mie spalle mi fece immobilizzare. 'Okay,sono fritta' dedussi mentalmente ripensando al film horror . Cosa poteva essere stato? Un lupo? Uno scoiattolo? Non l'avrei saputo se non mi fossi voltata . Ci stetti un po’ prima di agire, lottavo contro la mia forte curiosità ma ,alla fine , questa vinse contro  ogni tipo di resistenza. Con mio grande sollievo il rumore proveniva dalle scarpe di un innocuo ragazzo che rimase fermo a fissare a terra. 'No,okay,mi ricorda il gioco delle belle statuine o "un,due,tre,stella"' non potei fare a meno di pensare e dovetti soffocare una risata.

 –Non volevo spaventarti- si scusò ad un certo punto alzando gli occhi, non me n'ero neanche accorta, presa dai miei pensieri. La sua voce era candida e melodiosa ma stranamente non mi suonò nuova.

 -No no,tranquillo,Scusami tu piuttosto- risposi per gentilezza e lo invitai a sedersi con un gesto della mano,mi diede l'impressione di essere simpatico dopotutto. Si abbassò con una cautela e,imbarazzato, riprese nuovamente a guardare il terriccio umido,l’unica cosa che,finora, sembrava interessargli. Lo scrutai con curiosità ma non riuscivo a vedere altro che i suoi capelli biondissimi finché lui non si voltò e sorrise,allora la mia faccia beffarda avvampò e fui costretta a guardare le pagine del mio libro. Per la prima volta ,sperando anche che fosse l'ultima, un ragazzo era riuscito ad intimidirmi. Nessuno ne era capace,neanche quei pochi che mi erano piaciuti in passato.

 – Sai,questo è il mio posto preferito, vengo qui spesso - cominciò lui cercando di aprire una conversazione. 'Ma perché a me? Proprio ora che avevo deciso di leggere!' protestai disperata ma poi,guardandolo meglio e ripensando al senso di familiarità che mi ispirava, decisi di approfittare della situazione.

 –Scusa,per la domanda,ma- esitai dal momento che non mi stava guardando – noi ci conosciamo?Mi sembra di averti già visto da qualche parte- Finalmente riuscii ad attirare la sua attenzione e si voltò con un’espressione interrogativa . Allora,senza rispondere, prese a fissarmi per provare a ricordare i miei tratti ed io feci la stessa cosa per guardare i suoi occhi.


  E’ strano,lo so, dopo tutti i discorsi negativi che ,nell'arco della mia vita ,avevo fatto sui maschi, mi ritrovavo attratta da uno. Beh,alla fine ero sempre un adolescente e anch'io avevo il diritto di osservare con più attenzione l'altro sesso. La prima cosa che notavo in un ragazzo sono gli occhi e ,devo ammetterlo, i suoi erano incredibili:ci vedevo freddezza e dolcezza,innocenza e malizia, quelle profonde pupille nere attorniate da un azzurro chiaro mostravano tutt’altro mondo.

 –Non mi sembra di averti mai visto prima d’ora- dichiarò dopo quell’esame accurato del mio viso e un grande,inspiegabile, senso di delusione m'invase. Stavo davvero sperando che mi riconoscesse?!

 –Magari ti avrò scambiato per qualcun’ altro- dedussi ad alta voce

 – Già- fece lui torturandosi le dita, le attorcigliava per poi scioglierle.

 – E così..vieni qui spesso…mmm.. come fai d'inverno con questo freddo? - Stavo cominciando a prendere confidenza con quel ragazzo, sì, mi piaceva parlargli.

 -Basta un maglione- affermò sicuro e a me scappò una risatina.

 -Hai un numero di telefono con cui io possa contattarti?- gli chiesi a bruciapelo. Esitò, un secondo, due, al terzo decisi di ritirare la domanda.

 -Beh ,se non vuoi..non sei costretto- Ma l'aveva già scritto velocemente su un foglietto che mi porse allungando il braccio. Io glielo afferrai ed estrassi un pennarello dalla borsa per scrivere  il mio. Lui non oppose resistenza e in tutto questa strana situazione percepii di dimenticare qualcosa.

 Oh,ma certo,Chelsae! Mi ero completamente scordata di lei! Che stupida! Afferrai di corsa il telefono pensando a conseguenze disastrose. Proprio come avevo previsto, più di 10 chiamate senza risposta, ero nei guai.

 – S...si è fatto tardi devo proprio andare- balbettai agitata ma lui non sembrò più accorgersi della mia presenza così mi alzai e gli diedi le spalle facendo per andarmene,lentamente ..

 –Aspetta- esclamò sentendo lo scricchiolio sotto i miei piedi ed io mi voltai come se ,finora, avessi atteso solo una sua reazione.
 
– Promettimi che tornerai- disse guardandomi intensamente -Per favore- aggiunse in seguito. Non potevo credere alle mie orecchie. Era un ragazzo,caspita!

 – Sì ma non so nemmeno come ti chiami- replicai prontamente e con una punta di divertimento che lui non colse.

 –Niall- disse, un nome originale rispetto a quelli diffusi in città e diventati,ormai, ripetitivi. Wow, era davvero bello.

 –Fire - risposi -Allora quando?- domandai di seguito.

 -Domani?- chiese incrociando ,quasi impercettibilmente, le dita dietro la schiena.

 -Domani- confermai e con un timido sorriso me ne andai, lui rimase seduto sul tronco. In fin dei conti lasciare Chelsae con Mark non era stata una cattiva idea. Anche se frastornata, riuscii a trovare la strada per tornare al viale dove Chelsae e Mark mi attendevano esattamente come li avevo lasciati. Sembravano felici di stare insieme e parlavano amorevolmente


 .–Ehi Fire! Dov’eri finita?! Mi avresti costretto a chiamare la polizia se non ti fossi fatta vedere!- esclamò Chelsae quando si accorse della mia presenza.

 -Semmai l'accalappia cani- aggiunse Mark in un sussurro, ma io lo sentii lo stesso. Li guardai stupefatta
 
-Addirittura!- risposi a Chelsae

 Poi mi concentrai sullo sbruffone sfrontato - E riguardo a te, la prossima volta, rivolgiti così al tuo amico Harry- e lo guardai negli occhi con un'aria di sfida. Quel pervertito del suo amico me l'avrebbe pagata per averci provato con la mia migliore amica il giorno del suo compleanno. Lui spinse semplicemente il mento in avanti, si guardò intorno e dopo,dando un bacio sulle labbra di lei, si allontanò. Chelsae era così imbarazzata che non disse una parola, così iniziammo ad andare via.

 -Il riferimento a Harry è stato pesante- si decise a dire lei durante il tragitto. Io mi limitai ad alzare le spalle.

 -Comunque, che stavi facendo?-m'interrogò ad un tratto.

 -Leggevo - affermai seria e, fortunatamente ,riuscii a farmi credere .

 Poco a poco calava la sera e mentre ripercorrevamo il viale al contrario feci un piccolo resoconto mentale della giornata.

 –E’ stato il pomeriggio più bello che io abbia mai passato!Non pensavo che andasse a finire così ma ne sono davvero entusiasta!- se ne uscì all'improvviso Chelsae saltellando.

 -Eh?- domandai confusa, non avevo ascoltato una sola parola,troppo presa dal pensare a Niall e a cosa avrei fatto l'indomani.

 –Oddio. Ti è successo qualcosa?- mi chiese,per l'ennesima volta, girandosi verso di me con le mani sulla bocca e le fossette che le solcavano il viso.

 -Di nuovo? Chelsae stavo solo leggendo ,andiamo! Sai cosa penso del genere maschile!- risposi lamentandomi.

 -Sono tutti degli idioti senza cervello- ripeté lei a memoria. Sinceramente mi sembrò un po' triste.

 -Ecco, brava- risposi sorridendo. -Tu ,piuttosto, cos'è che hai fatto con quel can.. Emh.. Mark?- chiesi a mia volta.

 - oh,nulla nulla..- si affrettò a rispondere arrossendo

 -Chelsae? Che è successo?- ora delle lacrime le scorrevano un po' sul viso

 -L'abbiamo fatto- rispose cogliendomi alla sprovvista - mi sento tanto in colpa- aggiunse mantenendo gli occhi bassi
 
-Voi cosa?!- cercai di realizzare. Ecco il perché di tutte quelle domande che mi rivolgeva. Voleva sicurezza, magari se  avessi combinato anch’io qualcosa di grosso si sarebbe sentita più sicura.

 -non è stata colpa mia! È lui che..- protestò Chelsae a braccia incrociate .

 -Ti credo- la interruppi prendendole la mano -Se hai bisogno di parlarne io ci sono- e l'abbracciai forte.

 Quando le nostre strade si divisero,malgrado la preoccupazione per Chelsae, feci una giravolta di gioia,cantando e ridendo per ciò che mi era successo. Il selciato non mi sembrò più ruvido e fastidiosamente gelato come quando ero uscita di casa. A dire il vero non ci avevo più pensato al freddo! Entrata in casa salii velocemente le scale e annunciai di non voler
mangiare. Ero piena di emozioni: gioia,dolore,preoccupazione, euforia e.. stanchezza.


 Arrivata in camera sfilai immediatamente il foglio di Niall dalla tasca e lo osservai attentamente. Quella scrittura tremolante e un po' scarabocchiata mi fece tenerezza e mi affrettai a copiare il numero nella rubrica del telefono. Salvato! Fatto ciò mi misi subito a letto, meglio tenere a bada certi sentimenti così forti.
 Nel momento in cui appoggiai la testa nel cuscino,chiusi pian piano gli occhi e caddi in un sonno profondo e senza sogni. L'unica cosa che avvertii fu il cigolio della porta che si apriva e lo schiocco di un bacio per ogni mia  guancia e delle mani che mi accarezzarono la spalla, poi più nulla.
  





 Ems corner.
 Ta da dam. Ecco a voi il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto, ho lavorato tutta la notte o: Beh… che altro dire? Ciao ciao  *si nasconde* 
 

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Capitolo 4
*** Destroy who destroys you ***


CHELSAE



 

 -L'abbiamo fatto- ammisi in un soffio. E,a quel ricordo,non potei evitare di piangere.

-Mi sento tanto in colpa- aggiunsi. Lo stavo coprendo, un'altra volta. Lui e i suoi sporchi ricatti, che schifo.

 -Ti credo- disse lei.  Fire,semplice,pura,innocente,mi credeva. Che gran senso di colpa! Perché questo mi faceva sentire peggio di quanto non stessi già?                                                                                                                                                                                        

Forse perché lei meritava di sapere..                                                                                                                                                     
 Forse perché io avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa invece di gridare certe notizie ad alta voce ..                                                              
Forse perché avevo paura di lui..                                                                                                                                                                                  
O forse tutte queste probabilità messe insieme.                                                                                                                                           

 'Adesso farei meglio a stare zitta però!' imposi a me stessa mentre. Fire mi abbracciava dandomi conforto.                                                    
Bene. E se lui avesse continuato a seguirmi nella strada di ritorno? 'Oddio no. No. No. No. Non voglio che mi segua ancora.' Tremai al solo pensiero.
 
 -Allora- disse Mark avvicinandosi improvvisamente -siamo rimasti da soli...- la sua voce era un soffio

-S...sembra di sì- balbettai nervosissima. Con l'alito che puzzava di fumo era davvero rivoltante, non che prima non lo fosse.

- Sai che sono venuto a fare qui...vero?- chiese con un ghigno malefico sulle labbra .

 -No- finsi di negare, eccome se lo sapevo invece ! Era da più di una settimana che non si faceva vivo.

 -Beh... La tua recita davanti a Fire è stata perfetta. Brava ,davvero.- si congratulò sarcasticamente battendo le mani. Deglutii e la mia agitazione aumentò ancora. -Ma lasciamo tutto al passato,no? Infondo abbiamo superato cose peggiori... Andiamo! - sbottò in tono più forte e ,afferrandomi per un braccio ,mi trascinò fra gli arbusti. Ero così confusa che non badai alla gente intorno che guardava con aria preoccupata.

 -Aiai- gridai in lacrime -Mark dove mi porti?!- domandai, il cuore in gola,mentre cercavo di liberarmi . Ci stavamo addentrando sempre più in quel verde intenso.

 -Dove nessuno può più sentirci- rispose, gridando a sua volta, anche se non ero molto distante da lui. La presa era forte ed opprimente. Avrei dato qualsiasi cosa per essere ancora con Fire! Mi pentii di non aver rifiutato la richiesta di rimanere sola con lui.Il problema era che fu Mark a chiederlo e Fire non doveva intuire . 'Ormai quel che è fatto ,è fatto' mi rassegnai perdendomi d'animo. Il polso mi doleva come non mai.

All'improvviso si fermò, tirandomi bruscamente verso di sé, il suo petto caldo contro il mio. Le mie mani tremavano, la vista era offuscata dal pianto che si era appena tramutato in singhiozzi. Non ebbi neanche il tempo di schiudere le labbra per respirare che si avventò su di esse. Il suo sapore era acido, infondo lui era marcio dentro. Cominciò ad usare la lingua in modo sconsiderato, la muoveva da una parte all'altra della mia bocca come se fosse in cerca di qualcosa di più. Avvertivo la sua saliva calda e viscida sui denti, le mie labbra lacerate dall'apparecchio che portava ancora nonostante avesse 19 anni e il suono della mia voce diventata roca per il dolore. Durante questa 'violenza' continuò a stringermi forte le mani per evitare che io mi ribellassi.

-Basta, ti prego- lo implorai ricominciando a piangere. Cosa poteva accadermi di peggio ? Per miracolo ascoltò la mia supplica e si staccò improvvisamente. Chissà  cosa gli passava per la testa ! Mi disgustai al solo pensiero di un altro bacio. Sentivo in bocca un vago sapore di ruggine, era il sangue che scorreva dai taglienti delle mie labbra che bruciavano. Mentre mi squadrava letteralmente dall'alto al basso con aria ancora insoddisfatta, percepii una forte pressione al collo e poi dei morbidi ricci che mi sfioravano le spalle. Harry.

 -Ciao amore- bisbigliò in tono seducente. Si, seducentemente spaventoso. Un attimo, amore? Da quando Harry  mi chiamava amore?! Mark continuava ad osservare la scena, questa volta con eccitazione. In quel momento ero molto più che preoccupata e tremante. Due contro uno. Per me era una battaglia persa in partenza. Ad un tratto Mark avanzò nuovamente verso di noi o,per meglio dire, verso di me.

 -Beh, visto che sorpresa?- esclamò costringendomi,con il suo lurido dito, ad alzare il mento e a guardarlo. Volevo nascondere la tensione ma lui sembrava capire perfettamente come mi sentivo. -Bene bene... Alla tua festa non ci siamo potuti godere il divertimento, vero? Che peccato! Proprio sul più bello è arrivata quella...stronza!- gridò l'ultima parola vicino al mio orecchio. - e poi...mi hai lasciato- concluse in tono calmo.

 -Era il minimo che potessi far..- tossii, stretta più forte dalla morsa di Harry.

-Non una parola, okay?- mi avvertì Mark premendo la fronte sulla mia. 'Che faranno? Sono capaci di uccidermi?' riflettevo allarmata. Guardai Mark, cercando d'intercettare la sua prossima mossa. Mentre escogitavo un piano per fuggire da quell'inferno, una cosa ruvida, calda e molliccia iniziò a bagnarmi il collo. Harry, con la sua lingua ,si divertiva a torturarmi lentamente. Violenza, stupro. Queste furono le prime parole che mi vennero in mente. Pensai che non ci fosse più modo di scappare , disperata, sarei marcita proprio lì e nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Eppure Harry doveva avere un punto debole...la difficoltà stava nel trovarlo. 'Dove diavolo è sparito quel bastardo?' mi chiesi rendendomi improvvisamente conto della sua assenza. Ero stata troppo concentrata nel trovare una via di fuga per accorgermi di lui. Ma non sapevo che questa distrazione poteva costarmi cara.
Dopo pochi minuti lo vidi avvicinarsi con una frusta in mano. -Aaah- urlai con orrore. 'Morirò, morirò di sicuro.'

-Tanto non ti sente nessuno- mi fece ricordò Harry tra i suoi gemiti eccitati. Continuava a fare del mio collo ciò che più gli piaceva, pian piano scendendo sempre più giù...finché ,con una spinta, mi gettò completamente a terra.                                                                                            
 Caddi in ginocchio e avvertii un forte bruciore. Per prima cosa,l'istinto mi suggerì di chiudere gli occhi. Che senso aveva continuare ad assistere alla mia rovina? Il cuore mi batteva forte nel petto, sarebbe stata quella la mia prima (e ultima) volta? Mi affidai all'udito e ai sussurri di Harry si sovrapposero la voce di Fire, la sua risata e i momenti più belli passati insieme.                                                                                           
Dei passi fecero,però, sparire tutti i suoni tranquillizzanti della barriera di difesa che mi ero creata. 'Questo deve essere lui' pensai spalancando gli occhi. Non c'era nulla da fare, per quanto provassi,la mia attenzione tornava sempre alla realtà.
Quando iniziai a comprendere la situazione circostante, dei brividi freddi mi provocarono la pelle d'oca alle braccia e la schiena. Mi ritrovai senza giubbotto, la cerniera mezza slacciata, i polsi legati ad un tronco e i miei due aggressori che mi fissavano famelici. Mark si passò la lingua tra i denti e, senza perdere un minuto di più, si calò su di me. Lentamente mi alzò la maglietta, ansioso di tastare il mio sapore. -Voglio averti- mi bisbigliò fremendo Disgustosamente poggiò le labbra sulla mia pancia e iniziò a fare alcuni dei suoi sporchi giochi, fra cui uno di quello di graffiarmi. Salì più in alto,godendo della mia paura e del mio dolore, pensando alla prossima mossa. Quando arrivò al reggiseno ,Harry accorse immediatamente . Come due lattanti affamati, sganciarono il ferretto senza pietà né lentezza, nessuno voleva sprecare altro tempo. Urterei la mia stessa sensibilità se raccontassi i particolari di ciò che fecero con il mio corpo , l'unica cosa che posso descrivere è il dolore e la frustrazione che provavo. Ricevetti moltissimi colpi di frusta, tutti su un fianco, poiché non evitarono di abbassarmi i jeans.

-Sei una sporca Zoccola- mi insultò uno di loro, quando finirono il lavoro ,soddisfatti . Non riuscii a distinguere la voce di chi mi insultò, tanto profonda la mia tristezza. Beh, il lato positivo era che non andarono oltre i baci e le frustate,quelli ferivano sempre, sì, ma non potevano essere paragonati ad un vero e proprio stupro.

-Rivestiti- mi ordinò ferocemente Mark - quella rompipalle della tua amica sta per raggiungerci. - Io non diedi peso a tutte le brutte cose che diceva, erano solo cazzate in confronto al casino che avevo dentro. Ero stata umiliata, in un parco, invece di stare con Fire, mi avevano violentata. Perché quella mattina non mi ero degnata minimamente di considerare le proteste di Fire? Infondo lei aveva ragione a non voler uscire, faceva davvero freddo fuori. È che io, il freddo ,lo devo prima sentire nel cuore per percepirlo realmente. Non mi accontento di conoscere le conseguenze ed evitarle.. devo correre il rischio, sbattere la testa.                                                                                                         
  'E ora?' Desideravo chiedere,ma era come se non avessi più voce per parlare. Mi limitai a seguire umilmente i passi del mio aggressore, con il seno in fiamme, e a rispettare le sue regole.                                                                                                                                          
  'Magari avranno scattato delle foto, chissà cosa racconteranno in giro sul mio conto, sono capaci di tutto.' Se non fossi stata al gioco potevano rovinarmi, questo era certo. Quando ci avvicinammo al punto in cui avevamo lasciato Fire più di un'ora prima, lui mi mise il braccio intorno alle spalle e , con aria disinvolta, cominciò a raccontarmi cose semplici e assurde che mi fecero ripensare al periodo in cui stavamo insieme.
 
 
 Era l'anno più bello della mia vita in cui tutto andava a gonfie vele : la scuola, l'amicizia e,ovviamente, l'amore. La nostra relazione sentimentale,invidiata da ogni studente della Danfort School, si basava su una grande fiducia reciproca... In parole povere, ci amavamo, festeggiavano sempre tutte le ricorrenze,ci confessavamo i segreti e sembrava che nulla potesse separarci.                                                      
E invece, la sera del mio compleanno, un amico di famiglia, Harry Styles, aveva tentato di baciarmi contro la mia volontà. Proprio in quel momento giunse sul luogo Mark e iniziarono a litigare... Lui era furioso, così ciecamente incazzato che se la prese anche con me, decidendo di farmela pagare con la violenza . Fortunatamente, come ho già detto, arrivò Fire che li cacciò entrambi e lui diede la colpa del gesto a Harry,così da salvarsi la reputazione. Dopodiché non lo vidi più per un po'. Inizialmente mi tormentava con telefonate continue , di giorno al telefono di casa e di notte al cellulare. Inoltre mi costringeva a fingere di essere felice perché altrimenti sarebbe ricorso a del materiale poco piacevole sul mio conto. Poi iniziò a farsi trovare con frequenza all'uscita da scuola e mi costrinse nuovamente a fingere che fossimo migliori amici. Il suo rapporto con me era andato in cenere..ma quello con Styles si era rafforzato. E quel pomeriggio ne fu l'esempio.
          
Ed ora eravamo lì, Mark aveva ottenuto in parte ciò che desiderava da tempo, e adesso mi toccava aspettare insieme a lui che la mia migliore amica si facesse viva. Non davo più attenzione a ciò che diceva quello stronzo, ormai non m'importava più, mi bastava sapere che erano balle su balle. Solo quando vidi Fire avvicinarsi mi costrinsi a gettargli le braccia al collo e ridere guardandolo negli occhi e, per la cronaca, trattenni sia il fiato che le lacrime. Io non avevo bisogno di comportarmi in questo modo... Non ero sottomessa a lui...forse solamente un po' ... no, okay,lo ero quasi completamente. Quanta falsità nelle nostre parole, per non parlare dell'imbarazzo che provai al sentire il nome di Harry, oppure quando le labbra di Mark sfiorarono furiosamente le mie e Fire non disse una parola. Rimase semplicemente perplessa.                                                                                                                            Durante la strada di ritorno tentai in qualche modo di farla parlare di sé ma continuava a stare in silenzio, così fui costretta ad aprire io la conversazione. Le feci più domande possibili ma,alla fine, non riuscii più a contenermi.                                                                        
 -L'abbiamo fatto- ammisi in un soffio. Non potei evitare di piangere e schifarmi ,ripensandoci. Schifavo me stessa per non essere riuscita a evitarlo!                                                                                                                                                                                                 

A casa tutto mi parve ancora più spento e deprimente. Evitando lo sguardo indagatore di mia madre, corsi direttamente verso il bagno. Mi chiusi dentro, a chiave, così nessuno avrebbe sentito il rumore delle mie lacrime. Alzai con cautela la maglietta e mi scappò un gemito di dolore. Un lungo e profondissimo taglio sanguinava all'altezza del mio fianco destro. Altro che taglio, era una frustata! 'La frusta, come si fa con gli animali' sentii gridarmi nella mente Mark. -Ai- sibilai tra i singhiozzi e passai avanti. La pancia era piena di graffi per colpa del fottuto apparecchio, così come le braccia e le labbra. Con le mani esitanti ( che peraltro erano anche sbucciate) mi fermai a guardare gli altri danni. In seguito, osservandomi più attentamente allo specchio, mi scrollai tutta la terra che avevo addosso e, dopo una veloce sciacquata, andai a letto. Continuavo a girarmi e rigirarmi nervosa, chiudere gli occhi significava rivedere l'orrore del pomeriggio. Avevo un bisogno smoderato di parlare con qualcuno.. Che ora era ,infondo? Le tre? Le quattro? Per me non faceva differenza, io necessitavo l'appoggio della mia migliore amica e lo necessitavo proprio in quel momento.

 -pronto?- rispose Fire assonnata

 -emh.. Fire, sono Chelsae, scusa per l'ora ma avevo bisogno di par..-

 -dimmi tutto- sembrò svegliarsi di scatto e questo mi diede più sicurezza per continuare a parlare.

 -beh, ricordi cosa ti ho detto riguardo a questo pomeriggio? Che io e...Mark l'abbiamo fatto?- domandai sull'orlo del pianto

 - sì ,certo che sì- ripose prontamente lei.’ Vaffanculo,Mark, vaffanculo Harry, vaffanculo! Io sto per dirle tutto, non m'importa cosa farete, non me ne frega nulla!’

 -Chelsae? Ci sei ancora?- chiese Fire visto il mio prolungato silenzio

-Si si- dissi e mi decisi a raccontare la vera versione dei fatti  -ecco, non è andata proprio così- singhiozzai ma in silenzio, se i miei mi avessero sentito parlare a quell'ora della notte il telefono mi sarebbe stato sequestrato per sempre.

 - raccontami tutto- mi incitò lei con un tono curioso

 -bene,il giorno del mio compleanno,come ben sai, io e lui ci siamo lasciati e, da quel momento, niente è stato più lo stesso- iniziai a narrare frastornata. In realtà non credevo che Fire fosse disposta a sentire una storia lunghissima come quella… insomma… di solito ,alle tre/quattro di mattina,la gente normale si trova ancora in un sonno molto profondo .                                                                                                               Lei, invece, riuscì ad ascoltare il mio racconto fino all'alba, parola per parola. Non fece mai trasparire ,dalla voce, di essere annoiata o di voler dormire ancora. Era sveglia e arzilla e lo faceva per me, solo per me. Un pacco di fazzoletti non bastò per portare a termine il racconto, erano le sei del mattino. Descrissi tutto nei minimi particolari, non volevo nascondere più nulla di quello stupido verme schifoso. Mi aveva usato fin troppo!

 -Luridi stronzi! Io lo sapevo! L'avevo sempre saputo!- gridò a voce un po' più alta Fire quando seppe proprio tutto.

 -beh e adesso?- chiese incerta

-adesso cosa?- feci io

-che vuoi fare?- specificò la domanda, anche se io avevo capito perfettamente cosa intendesse, era solo per avere un po' di tempo per pensarci.

-non lo so, Fire, proprio non lo so- ammisi ancora sconvolta.

 -posso darti un consiglio?- continuò lei non dandosi per vinta

 -Si- risposi io,esausta

 -Sai che odio parlare di ragazzi, anche perché non ho esperienze quindi non so nulla di loro..ma tu lo devi distruggere. Semplicemente per fargli provare cosa significa subire un umiliazione! Lui merita solo questo! Devi distruggere chi ti ha distrutta per prima. Occhio per occhio, dente per dente- sbraitò con odio

 -Questo è sicuro,lo distruggerò- affermai determinata, la pensavo esattamente come lei. Andava distrutto. -Lui e Styles compreso- terminai la frase, con il sangue che mi ribolliva dentro

 -Oh.. guarda che sono già le sei! A dopo- mi salutò velocemente Fire

 -.. Giusto.. Ci vediamo a scuola- ricambiai io. Poggiai la testa sul cuscino chiudendo gli occhi, nel caso mia madre fosse venuta a controllare.                                                                             Mi aspettava una gran giornata! Lunga e dolorosa, come la ferita sul mio fianco.







Ems Corner.
Halò. Beh,la storia va avanti... qui è Chelsae a parlare e devo dire che questo capitolo è abbastanza depressivo lol
Perdonate eventuali erori o grammaticali o di battitura... nobody is perfect uu
Vado, ci si vede al prossimo capitolo. Ciao ciao!

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Capitolo 5
*** I can't be no Superman ***


'Poche ore e inizierà un nuovo giorno' pensai fra me e me durante la chiacchierata notturna con Chelsae. Dopotutto, nonostante il sonno, ero felice di poterle essere accanto in un momento così difficile. Quello che mi stupiva era che non avessi capito prima come stavano davvero le cose. Insomma, il verme di Mark fingeva di essere il migliore amico di Chelsae mentre voleva solo perseguitarla ed Harry,che inizialmente sembrava non avere nulla a che fare, era complice di tutto quel folle piano.Una dolce ragazza come Chelsae,però, non meritava il dolore che stava provando.


Senza che me ne accorgessi la luce arancione dell'alba iniziò ad insinuarsi fra le fessure della finestra e mi resi conto che era ora di andare a scuola e quindi di chiudere la telefonata.                                                                                                                                                                                                                   Questa volta mi alzai senza le grida di mia madre. Ero in perfetto orario così persi un po' di tempo nello scegliere cosa indossare.                                                                                                                                                                                                                                     L'unico pensiero fisso della mia mente aveva un nome: Niall. Non riuscivo completamente a togliermelo dalla testa: le mani, la voce , i capelli, per non parlare degli occhi poi! Beh, da un lato non volevo ammettere a me stessa che un ragazzo stesse iniziando a piacermi, dall'altro lato la situazione mi stava più che bene. Ripensai alla promessa che gli avevo fatto il pomeriggio prima e,subito dopo, alle parole di Chelsae. Che avrei dovuto fare? Andare all'appuntamento o restare con la mia migliore amica? Decisi di seguire l’istinto.
 


Camminando per i corridoi della scuola vidi Chelsae venirmi incontro.

-Eccoci qui- mi salutò con un mezzo sorriso ironico
 
-Già- risposi, stavo valutando se raccontarle o meno dello scorso pomeriggio.

-Come stai?- le chiesi per infrangere il profondo silenzio che si era creato

- Meglio, grazie- affermò guardandomi negli occhi. Il suo sguardo mi diede forza, quindi decisi di raccontarle tutto.

 -Sai, ieri..- cominciai quasi sottovoce

-ieri..?- mi spronò lei con curiosità

-beh,ieri..ho conosciuto un ragazzo- le dissi togliendomi un peso

-Com'è?- domandò sorridendo. Un sorriso sincero, che solo le vere amiche sanno fare.

-È biondo, ha gli occhi azzurri ed è simpatico- mentre lo descrivevo sentii un sussulto al petto, come se il mio cuore stesse volando.

 -Sono felice per te- dichiarò lei. Non aveva la stessa euforia di sempre e questo mi fece comprendere quanto doveva essere grande la sua sofferenza.  Si vedeva anche dalle risposte brevi e quasi fredde che dava.

- è meglio che andiamo- le dissi allora. Non avrei più parlato dell’ argomento, in quel periodo la toccava  troppo da vicino quindi era meglio evitare.
  Raggiungemmo in fretta l'aula di letteratura e, da lì in poi, ebbe  inizio ad una normale giornata di scuola, ricca di compiti.



 -Fire puoi darmi una mano con la Chimica oggi?- mi supplicò Chelsae al tavolo della mensa. Continuava a guardarsi intorno, come se qualcuno ci stesse spiando.

-No,emh,cioè, non posso. Mia madre vuole che l'aiuti con il negozio- ecco, questo era 'l'istinto' di cui parlavo. Avevo detto la prima cosa che mi era passata per la testa e non era andata poi così male infondo.

 -Cercherò di capirne qualcosa da sola, allora- sospirò lei sconsolata, mi sarei fatta perdonare.
 
 

Arrivarono le quattro, e io mi avviai verso il parco. Lungo il tragitto cercai di calmarmi il più possibile, ma passeggiando nel viale del parco la mia ansia salì nuovamente alle stelle.                                                                                                                                                                                                              'Rilassati Fire, andrà tutto bene' ripetevo a me stessa. Infondo la cosa peggiore che mi poteva capitare era di non trovarlo lì,a quel punto avrei potuto dimenticare tutto e continuare la mia quotidianità. Mi guardai un pò intorno con passo indeciso, le mani  mi tremavano e dovetti chiuderle a pugno per fermarle. Più andavo avanti più mi convincevo che sarebbe stata una delusione.
Invece,contro ogni mia aspettativa, quando deviai per addentrarmi fra gli alberi,trovai Niall seduto sullo stesso tronco del giorno prima e il cuore mi si gonfiò di gioia. Rimasi un po' stupita da quella reazione.

 –Ciao- la mia voce risuonò nel silenzio del parco. Lui si girò all'istante.

–Oh , alla fine sei venuta- una scintilla brillò nei suoi occhi,sorrise. Io mi sentii morire dentro.

–Sì,te l’avevo promesso- gli ricordai e distolsi gli occhi dall'imbarazzo.

 –Perlomeno questa volta non ti ho messo paura- risi.

 –Perché avresti dovuto? Ieri non mi aspettavo di averti alle spalle- Mi fissò un secondo

– Giusto- disse

- Comunque,dato che ci siamo,dimmi qualcosa su di te- incrociò le braccia al petto con fare nervoso.

 –Beh, ho 17 anni,vivo nella zona centrale di Danfort, amo leggere e sono figlia unica. Frequento il penultimo anno alla Danfort school- mi fermai per prendere fiato e vidi sul suo volto un’espressione divertita, come se stesse per scoppiare a ridere, che insolenza.

 –Tocca a te- lo sfidai con un mezzo sorriso.

Spalancò le braccia e,scherzando, disse – Sto alla corte reale,non ho bisogno di studiare perché farò il musicista e la notte divento un super eroe- imitò Superman e scoppiammo a ridere entrambi.                                                                                                                                                                                  Solo allora mi accorsi delle sue labbra perfette e mi venne voglia di toccarle per constatarne la morbidezza ma,ovviamente,non lo feci.

 - Mmm.. Impressionante! Dovrei sentirmi onorata di conoscere un ragazzo dai super poteri- risposi stando al gioco e avanzando verso il tronco. Ma lui alzandosi iniziò  a camminare con passo felpato e nascondersi finché non lo vidi più.
Mi morsi il labbro inferiore e feci un giro su me stessa quando mi ritrovai sospesa in aria!

 -Ehi!che cosa fai? No smettilaa- urlai divertita mentre cercavo di liberarmi dalle sue forti braccia che mi cingevano la vita.
 
–Rilassati. Sono super forte non potrai mai cadere-  ECCO! Finalmente capii quel grande senso di familiarità che Niall mi trasmetteva,l’avevo sognato!
 -Visto? Puoi fidarti di me!- esclamò e mi ritrovai sospesa per aria.                                                                                                                                                Come avevo  previsto nel sogno,però, scivolai e rotolando caddi con il viso a due millimetri dal suo; l’azzurro dei suoi occhi divenne all’improvviso penetrante , molto più scuro. Cercò di farfugliare delle scuse ma fece solo mugugni incomprensibili. Misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi alzai , ridendo imbarazzata.

Mentre toglievo la terra dai jeans, mi accorsi che lui era ancora sdraiato che mi guardava.

–Non te ne andrai per questo,vero?- aveva un'espressione compassionevole e supplicante.                                                                                                 

Non risposi,mi avvicinai solamente e gli tesi la mano ,tirandolo su. Lo guardai e automaticamente accarezzai la sua guancia
 –Mi hai trovato,non mi puoi perdere solo per una stupida caduta - gli sussurrai e lo abbracciai. Rimanemmo così per un lungo secondo.

 -beh, non posso essere Superman ma la chitarra la suono per davvero- Dichiarò orgoglioso.

-Magari un giorno me la farai ascoltare, adesso torno a casa.- risposi già malinconica.

-Sì, un giorno- confermò lui e sorridendo me ne andai.
 


Tornata a casa ripensai a quanto quella situazione fosse inverosimile. Come si può passare un intero pomeriggio con un ragazzo di cui si sa a malapena il nome? Facendo un punto della situazione: avevo promesso a uno SCONOSCIUTO di tornare al parco,ho mentito a Chelsae solo perché ero curiosa ( più che curiosa, desiderosa) di andare da quello SCONOSCIUTO,mi ero ritrovata a due millimetri dalla faccia dello stesso SCONOSCIUTO e adesso non la smettevo più di rimurginare sullo SCONOSCIUTO. Ero pazza,fine.                                           
Presi il cellulare e fissai prima il suo nome,poi il numero e di nuovo il nome. Non potevo chiamarlo, era una cosa.. Stramba! Un giorno l'avrei fatto però.                      
"Sì, un giorno" ripeté nella mia testa Niall.
In quel momento la priorità era  trovare un modo per scoprire altre cose su di lui... Non potei far a meno di sorridere al pensiero delle ore passate insieme,così piene di emozioni.                                                                                                   
Nulla mi avrebbe distolto dal rivederlo..il problema era come..
 


Niente notizie di Chelsae, non si era proprio fatta sentire. Magari stava ancora male e non aveva voglia di parlare con nessuno. Se fosse venuta a sapere cosa avevo fatto durante il pomeriggio non so come avrebbe reagito. Così decisi di tenere tutto per me. Però, pur sentendomi in colpa con lei,non mi ero pentita di nulla. 








Ems corner.
Eco qui il quarto capitolo. Riprende a parlare Fire, a differenza del terzo capitolo in cui parlava Chelsae e, beh, questo è un pò più allegro lol.
Oggi One Thing ha fatto un annoo asdfg!
So get out,get out,get out of my head, and falling to my arms instead! I don't, I don't,don't, know what it is, but I nedd the one thing, yead, and you've got that ONE THING! adfsh
Okay, basta. lol
Ciaoo!

 

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Capitolo 6
*** I'm Just A Fool ***


NIALL



Sembrava un lunedì come tanti altri, me ne stavo sul mio letto a sonnecchiare, aspettando l'ora i pranzo.
Il mio compagno di stanza ,Zayn, era a scuola quindi mi ritrovavo da solo.
Non che fosse un problema, ormai mi ero abituato. Nessuno veniva a disturbare, facevo ciò che volevo senza preoccupazioni.
All'improvviso, però, sentii bussare alla porta. Non mi feci troppi scrupoli riguardo alla stranezza della situazione e calai lentamente la maniglia arrugginita, cercando di non farla cigolare.
La persona che vidii mi fece capire che quello sembrava un lunedì come tanti altri, ma non lo era.

-Il tuo cognome è Horan. Niall James Horan- esordì l'uomo che avevo davanti,il suo viso era solcato dalle prime rughe ma la cosa che me lo fece riconoscere all'istante fu il colore degli occhi. Azzurri, proprio come i miei.

-Cosa?- riuscii a dire con un soffio di voce

-Hai capito bene,Niall. Sono tuo padre. Mi chiedevo,visto che ormai sei grande e penso...maturo,no? Ecco, magari uno di questi giorni potremmo vederci e fare due chiacchiere. È passato così tanto tempo- mi scompigliò i capelli con sguardo malinconico

-Vai immediatamente via- scandii le parole, cercando di non urlare. Per poco non gli sbattei la porta in faccia.







Tutto è cominciato il 13 settembre 1993, in un vecchio ospedale. la mia nascita ha messo fine alla vita di mia madre, che morì di parto. Cosi, sin dall' inizio fui affidato alle mani di mio padre. Mani insicure, prese dalla paura, tremanti.
Poiché era fermamente convinto di non riuscire ad accudirmi, lasciò il destino della mia vita in un orfanotrofio che ,da quello stupido 13 Settembre ad ora, è la mia fottuta casa.
I bambini con cui sono cresciuto sono come fratelli per me.
Vivere in un orfanotrofio, i primi tempi, fu difficile:dato che ci era permesso di camminare per le strade il pomeriggio ,non riuscivo a capire perché i bambini della mia età avessero un papà e una mamma ed io no. Piansi tanto per questa situazione e mi sentii sempre diverso dagli altri,anche dai miei stessi compagni. Quindi la mia infanzia non si svolse all'insegna del divertimento e della spensieratezza, ma del duro lavoro e del dolore.
Tutt'ora solo dieci hanno il privilegio di frequentare la scuola , il resto era costretto a trovare lavoretti per guadagnare qualche gruzzolo.
All’età di 10 anni cominciai a lavorare da un panettiere e usavo i soldi guadagnati per comprare caramelle e dolciumi vari, ero pur sempre un bambino.
Ma un giorno,rovistando in soffitta, trovai una vecchia chitarra, impolverata, però in ottime condizioni, così decisi di voler imparare a suonarla.
Iniziai a mettere i soldi da parte e,raggiunta la quota, comprai una custodia e un libro che spiegasse come imparare a suonarla. Scoprii di avere una passione e nacque il mio amore per la musica. Poco a poco diventò il mio pensiero fisso, ne parlavo continuamente.
La tecnica per suonarla non fu difficile da imparare, all'inizio mi dolevano moltissimo i palmi delle dita oppure tutta la mano, per la posizione
Ben presto abbandonai la panetteria e iniziai a esibirmi nei locali . Non valeva la pena cimentarsi nelle prime performance in strada, magari con un cappello per raccogliere i soldi. La mia condizione era già ridicola da sè, per lo meno volevo rendermi presentabile in questo campo. Mi dicevano che avevo talento, non che lavorassi sempre, soltanto qualche sera. Grazie a questo lavoro conobbi alcuni dei baristi della città,che divennero miei amici.
La verità sul modo in cui venni al mondo la scoprii solo quel lunedì. Prima di allora io credevo di non avere discendenze, credevo di essere il figlio del nulla.
In tutta sincerità preferivo rimanere nella mia ipotesi che scoprire di avere un padre che abita a soli 40 km di distanza da Danfort e prima d’ora non si era mai preso la briga di venire a vedermi, magri per sapere come stavo. Non solo 19 anni fa rifiutò di darmi un'educazione, ma pretendeva pure di frequentarmi.



Chiusa la porta alle mie spalle cercai di frenare le lacrime e, con il cuore colmo di rabbia, non trovai altra soluzione che scappare. Scappare dalla realtà,dalle responsabilità e dai miei problemi, come aveva fatto lui tempo fa chiudendomi in quest’inferno.
Quando il vento gelido mi colpì in piena faccia realizzai non avere un posto preciso dove andare.
Se mi fossi diretto da qualche mio amico barista avrei dovuto raccontargli tutto ed era anche ciò che cercavo di evitare in quel momento. Necessitavo di un rifugio silenzioso e pacifico, dove riflettere su tutto quello che mi era accaduto.
Il primo luogo che mi pasò per la mente fu il parco comunale.
La voce di mio padre mi rimbombava in testa quel lurido cognome. Horan,Horan,Horan.
Beh, almeno ne avevo uno.
Arrivato al lungo viale costeggiato di pini, mi addentrai nella zona più scura, quella in cui nessuno pensa di andare.
E invece, contrariamente ai miei piani, una ragazza timida e un po' buffa scovò il mio nascondiglio.
Il suo nome è Fire. Fire è stata il fuoco che mi ha acceso una luce nel cuore. Ancora non mi spiego il perché, magari proprio in quel momento avevo bisogno di qualcuno e se fosse venuta un'altra ragazza avrei provato la stessa cosa... ma non ne sono sicuro.
Insomma, era divertente, elegante, modesta, dolce e bella. I lunghi capelli castani e il verde dei suoi occhi avrebbero incantato anche il più bravo dei maghi. Cosa ne vorrebbero sapere loro, di magia, in confronto a quell'incantesimo che mi aveva fatto lei?
Mentre le parlavo, decisi che quella sera sarei tornato in orfanotrofio,nulla avevo con me,tranne il suo profumo. Era una fragranza che mi ispirava libertà e gioia nell'apprezzare ciò che si possiede.
Giunto nella mia stanza feci un giro su me stesso, osservandola come fosse la prima volta. Zayn era disteso nel letto, sotto le coperte e,nel momento in cui lo feci io, il dolore lacerante e la rabbia smisurata fecero il loro ritorno nel mio cuore e passai tutta la notte a piangere.
Non riuscivo a prendere sonno, gli occhi mi bruciavano e mi sentivo uno di quei bambini della mia infanzia. Anch’io avevo una mamma e un papà.


ll giorno seguente attesi l’arrivo di Fire sin dalla mattina. Ancora non potevo credere di averle fatto promettere di tornare. Che stupido. Sapevo di non essere uno schianto e avevo il timore costante di non piacerle. Lei, così affascinante e poi io, un povero sfigato.
Mi mostrai più scherzoso e cercai di conquistarmi la sua simpatia, avrà funzionato? Non so proprio.
Che poi non capivo se questi incontri sarebbero sfociati in un'ossessione.
In quel freddo pomeriggio, quando si stava già facendo sera, la guardai allontanarsi da me. Sentii dentro ,per la seconda volta in tutta la mia vita, un senso di vuoto. Come se mi mancasse quel pezzo fondamentale per rendere tutto completo,migliore, per avere una visuale più ampia della vita,per vedere tutto a colori.
Rincasai e mi diressi  verso la mia stanza sperando che Zayn non ci fosse. Aprii con cautela la porta e fui costretto a tapparmi il naso per la puzza di fumo.

–Zayn! Quante volte ti ho detto che non devi fumare in camera?! Potrei morire asfissiato- gridai esasperato. Lui mi soffiò in faccia una nuvoletta di quel vapore tossico.

–Come la fai lunga!Tranquillo,è una semplice sigaretta-

-Conoscendoti non credo proprio-. lo guardai in cagnesco.

Drizzò la schiena , buttò la porcheria che stava fumando a terra e la pestò per spegnerla.

Io presi coraggio e gli chiesi –Ho bisogno di un favore- mi fece segno con la testa di continuare a parlare –Devi dirmi come arrivare alla Danfort school- Un’espressione confusa gli si dipinse in volto

–E’ per andare a trovare… un’ amica- aggiunsi

Fece un sorriso malizioso –Sì sì,amica, come no- enfatizzò la parola amica mimando con le dita due virgolette. –E dimmi chi sarebbe la fortunata?-continuò a canzonarmi.
Inizialmente non avevo intenzione di rivelarglielo però, ripensandoci, i poteva essere utile dirlo a qualcuno. E poi Zayn è un fratello per me, se glielo avessi confidato non l'avrebbe detto a nessuno, credo.

–Si chiama Fire,non so il cognome- gli rivela e, alla mia risposta, spalancò la bocca

–Quella secchiona? Sul serio? Mi sarei aspettato di più da parte tua- mi diede una manata sulla spalla e aggiunse – frequenta il mio stesso corso di chimica e,se non sbaglio,tra un po’ sarà il suo compleanno-. mi feci perplesso

–Fra un po’ quando esattamente?- non seppe dirmelo ma comunque non avrebbe potuto darmi un’informazione migliore,l’abbracciai ringraziandolo.

Lui mi allontanò urlando – Non mi piacciono le smancerie – risi di gusto.

Così passai la notte a riflettere su come stupirla senza dare troppo nell’occhio. Qella ragazza era riuscita a farmi fuggire dalla realtà. Dovevo,volevo,ringraziarla a tutti i costi. Era ignara di questo, ma io necessitavo di farlo. Ero ancora scosso da tutto quell’interessamento improvviso che avevo avuto.
Come si fa ad affezionarsi ad una persona sconosciuta?
No,non proprio sconosciuta.
Mettiamola così, la conoscevo ma non completamente.
Ne ricordavo i tratti del viso, il suono della voce, l'odore dei capelli...il battito accelerato del cuore quando mi sta accanto.
Ma non basta.
Non basta perché..perché c'era dell'altro. C'era qualcosa oltre l'aspetto esteriore e le emozioni che trasmette una persona. C'era dell'altro oltre quella 'prima impressione'.
Ecco, era a questo che miravo.
L'unico problema era che lei non meritava affatto di sprecare il suo tempo prezioso con un ragazzo incasinato, povero per giunta, come me.
Dopo tanti ripensamenti, avevo deciso di non farmi vedere per un po’ e osservarla da lontano.
Magari in questo modo avrei capito più cose su di lei, no?












Ems corner.
Signori e signore, Ladies and Gentlmen, dopo due settimane vi presento il quinto capitolo! Tadaaaaannnn! NO,ok.
Mi scuso con quella poca gente di Efp (che amo tanto tanto tanto tanto tanto, facciamo endlessly) che segue la mia fan fiction. La settimana scorsa sono stata tutto il tempo a studiare T.T
Beh, in compenso ho scritto la One Shot uu

Scusate

Ancora

Non

Volevo

NO. Ok, la smetto.
Ciao people! #off

 

 







 

 

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Capitolo 7
*** Weirdness ***


 
Niall, Niall, Niall. L'avrei rivisto? Saremmo riusciti a diventare amici? Beh, magari non proprio amici...è pur vero che non riuscivo a dimenticare i suoi biondissimi capelli,le delicate labbra rosee e quegli occhi da sogno. Era troppo bello per essere vero,in fin dei conti. Magari ci saremmo incontrati dopo qualche anno. "E se vive in un'altra città? Se si trasferisse da un momento all'altro?" Comunque per prima cosa era meglio alzarsi dal letto e prepararsi ad un nuovo giorno.
 

Così rieccomi a scuola,questa volta pioveva fittamente e arrivai al mio armadietto con i capelli bagnati e le scarpe zuppe. Un'entrata in scena da vera sfigata, devo dire. Chelsae non si era fatta vedere così decisi di andare direttamente in classe di chimica per la prima ora. Con mio grande sgomento la trovai lì,di solito entravamo sempre in classe insieme e il banco che dividevamo da tre anni per la prima volta era occupato da un’altra ragazza. Altri problemi, come se non bastassero quelli che già mi ritrovavo. Rimasi per un pezzo immobile quando la vidi avanzare verso di me e con un’aria delusa mi disse

- Ieri ho fatto trenta telefonate ma non ho ricevuta risposta,così ho deciso di fare una visitina al negozio e chi ci ho trovato? Solo tua madre.- aprii bocca per scusarmi ma lei girò i tacchi e andò a sedersi.

No. Sapevo che avrei dovuto confessarle del mio incontro con Niall ma non volevo. Doveva rimanere un segreto fra noi due. Così, senza farmi troppi scrupoli mi sedetti in un banco all'angolo dell'aula, da sola, e trattenendo lacrime di dispiacere cercai di darmi un contegno. La lezione iniziò e appoggiai la guancia sul palmo della mano sperando che finisse in fretta. Dopo circa dieci minuti qualcuno bussò alla porta interrompendo la spiegazione del professore. Un profondo silenzio calò nella classe seguito da un' insopportabile fetore di fumo che mi salì alle narici. Uno dei più detestabili elementi del corso e, con passo disinvolto e spavaldo, si sedette nell’unico posto disponibile, proprio accanto a me,Zayn Malik. Ok,non che mi abbia mai fatto nulla di particolare ma aveva l’aria,non so,del tipo a cui non frega nulla di nessuno e crede di avere chissà quale importanza.

 –Malik,quale sarebbe questa volta la giustificazione al suo ritardo?- chiese il professore irritato dal suo comportamento (beh, non era l'unico) e tutti si voltarono verso di noi.
Zayn guardò prima me, poi il professore –Beh,vede,io vengo qui ogni giorno a piedi ma non sempre riesco a svegliarmi alla stessa ora..puntuale - rispose con un tono calmo e rilassato.

-Si degni di dare il buongiorno la prossima volta, perlomeno.- conclude il prof. Smith e riprese la lezione. Così cercai di stare tutta l’ora persa nei miei pensieri ma sentivo continuamente addosso gli occhi del brunetto che provava in tutti i modi ad attirare la mia attenzione.

-Fire,toglimi un dubbio- disse all'improvviso– quand’è che farai il compleanno?- Se prima ero irritata,adesso ero proprio scioccata! Cioè Zayn Malik,in persona,uno di quelli che ‘ilmondomivienedietromaiofacciofintadinulla’ ,sapeva che in quel mese avrei fatto 17 anni? Com'era possibile? Lo guardai

-E tu come fai a saper…-

-Miss Dawson! Vedo che ha voglia di parlare oggi!- beccata! -Bene,allora mi spieghi la funzione dell’isotopo dodici di carbonio di cui stavamo parlando –
Stavo per rispondere quando Zayn mi precedette e, con mia grande sorpresa , disse –Veramente la colpa è mia…sono stato io a distogliere la sua attenzione. Mi dispiace non capiterà più-
Il prof. Smith sembrò credergli ma mi rivolse uno sguardo di ghiaccio –Solo per questa volta- e riprese a spiegare normalmente. Bella mossa Malik. Mi voltai verso di lui e mi accorsi che mi guardava sorridendo

 -Allora?- mi chiese

-Cosa?- risposi confusa.

 -Non hai risposto alla mia domanda- spiegò lui.

 -Oh,sì. emh... Il 15 dicembre –

- Benissimo,grazie- mi sorrise soddisfatto.
 


All’improvviso il trillo della campanella mi fece sobbalzare dalla sedia, volevo una spiegazione su quella domanda ma lui si era alzato di scatto lasciandomi sola. Vagai un po’ in giro per i corridoi aspettando la seconda ora,visto che Chelsae era ragionevolmente arrabbiata. Quando m'imbattei accidentalmente in Malik, rischiando di travolgerlo.

 -Oh scusa- mi affrettai a dire e feci per andarmene ma lui mi afferrò per le braccia e mi fissò -Quale sarebbe il tuo colore preferito?- chiese corrugando la fronte

-No,basta adesso voglio sapere perché! Cosa vuoi?- sbraitai tutto d’un fiato cercando di contenermi il più possibile

-Beh- s’intimidì -ti conosco perché siamo nello stesso corso e riguardo alla domanda..mmm…-

-Non cercare di fare lo spiritoso con me ,Malik. Cos’è? È tanto difficile rispondere?- continuai la mia performance da interrogatorio con un’aria di potenza

-emh..- Credetemi,era uno spasso vederlo in difficoltà

-Senti,non puoi continuare a farmi domande senza darmi una spiegazione,ok?- apparte il fatto che mi conosceva appena.

Mi guardò in deciso sul da farsi e poi,finalmente, pronunciò una frase senza mugugni perplessi –Ti fidi se ti dico che per ora è meglio che tu non lo sappia?- mi chiese,come se non avessi già abbastanza cose misteriose a cui pensare.
Tuttavia tirai un sospiro di rassegnazione e ammisi –Rosso- così,come fosse una cosa normale -Grazie- sorrise sincero e mi superò. Pensavo che fosse finita.
 



In quel giorno di merda a mensa mi toccò sedermi da sola, la mia unica compagnia era una sedia gelata e il mio stupidissimo pranzo che non avevo neanche voglia di mangiare. Tenevo gli occhi bassi sul panino,osservando la salsa scorrerne lentamente fuori,quando lo stridio di una sedia accanto alla mia mi fece alzare lo sguardo. Ed ecco che mi ritrovai nuovamente faccia a faccia con Malik.

-Emh…che ci fai qui?- non esitai a domandargli e colsi nei suoi occhi una scintilla di leggera incertezza ma anche un po’ di divertimento

-Ho visto che sei da sola e così ho pensato di farti un po’ di compagnia…. Mi stai…simpatica.- Ed è a quel punto che non riuscii più a trattenermi.

Alla Danfort ci sono due tipi di persone: quelle socievoli e simpatiche con cui puoi intavolare tranquillamente una conversazione in qualsiasi momento; poi ci sono quelle snob,quelle che, se non puoi permetterti degli abiti griffati, sanno solo squadrarti dall'alto al basso con un'aria di superiorità..un po' l'impressione che mi aveva dato dal primo momento Zayn Malik. Adesso lui,che non mi aveva mai,e dico mai, calcolato minimamente, con una sola e magra conversazione era addirittura arrivato a sedersi al mio tavolo visto che ero sola?! Inspiegabilmente bizzarro.

 -Senti,adesso tu mi spieghi davvero che cosa vuoi da me. Non hai mai avuto finora tutta questa...buona volontà..di parlarmi! Credi che tutto giri come vuoi tu? Quando ti gira vieni e ottieni le amicizie e la confidenza che desideri? In questo caso hai sbagliato persona. Non sono la tipa che cerchi se è questo ciò a cui vuoi arrivare- avevo alzato leggermente il tono della voce e qualcuno nei tavoli vicini si era girato a guardarmi. Lui invece aveva un'espressione indescrivibile,un mix di emozioni condensati in un sorriso e una fronte corrugata.

-Credo proprio che sia tu quella che ha frainteso tutto- rise

- E cosa avrei dovuto capire invece? Sentiamo- i miei nervi stavano salendo a mille, sollecitati dalla sua tranquillità

-Beh...intanto non cerco di rimorchiarti perché non sei il mio tipo, poi io non sono il genere di persona che credi e infine...no no,ho detto tutto- si corresse ma aveva il tono di qualcuno che nasconde qualcosa

 -Io credo che tu non lo abbia fatto- cercai di provocarlo ma suonò la campanella e allora dovemmo alzarci, sembrava che il tempo ce l'avesse con me.

-Non finisce qui- conclusi mentre si allontanava.
 

Ultima ora,aula di biologia. I posti sono stati segnati al primo anno, quindi avrei dovuto condividere il banco con Chelsae della quale non avevo notizie ma che,malgrado fosse passata solo una mattina,mi mancava da morire...un po' come Niall. Quando ci sedemmo un profondo silenzio calò fra noi,non ci guardavamo nemmeno,lei nella punta della sedia in una posa innaturale e io con le mani conserte a pensare qualcosa da dire. Per fortuna la situazione si sbloccò perché la prof. Graice aveva ordinato di sezionare una lucertola. Così ,tra una budella e l'altra, io feci pace con la mia migliore amica. Lei era una delle poche persone che mi capivano e perdonavano i miei triliardi di difetti. E poi come potevo abbandonarla in un momento così difficile per lei? Non sarei stata una buona se l'avessi fatto.
All'uscita della scuola scorsi Zayn da lontano che mi fece un cenno di saluto con il capo, in fin dei conti non era così snob.

 -Non ci capisco più nulla- iniziai a lamentarmi durante il tragitto di ritorno da scuola,mentre camminavamo fra la neve.


 - Cos’è successo?- chiese Chelsae confusa

 -E’ una storia … complicata- cercai di spiegare

-Ma io ho tutto il tempo del mondo- insistette lei e fece la faccia da cucciolo. Insomma come si fa a resistergli? Così le spiegai per filo e per segno tutti gli eventi che mi erano accaduti fino a quel momento.

–Cioè ,vorresti dirmi che hai rimorchiato due ragazzi in tre giorni semplicemente sedendotici accanto?- questa fu la semplice e,devo dire diretta, deduzione di Chelsae . Tuttavia risi a quella risposta perché in fondo, da come la vedeva lei, la situazione sembrava comica.
 
 




Mentre camminavo verso casa mia avvertii dei passi alle mie spalle ma ogni volta che mi voltai non vidi nessuno. Arrivata a casa mi sdraiai distrutta. Che dovevo fare? Andare al parco per vedere Niall? Lasciare andare quell'incontro al passato e restare in casa? C'era anche molta neve fuori e avevo le mani congelate...così..scelsi la seconda. Aprii il cellulare e scorsi la rubrica fino al suo numero.. volevo solo guardarlo, niente di che. Qualcuno bussò alla porta.

 -Avanti- invitai ad entrare. Vidi mia madre entrare e sedersi sul bordo del letto, io non dissi niente. Lei si limitò ad osservarmi per prima cosa.


 - Vorrei parlare con te- cominciò e io continuai nel mio silenzio -non abbiamo più un dialogo. Da quando sei entrata al liceo..sei chiusa in te stessa. Non ti curi più di raccontarmi cosa ti succede.- trattenni le lacrime e volsi lo sguardo al muro, lei continuò - Io vorrei sapere se la mia piccola sta bene o se c'è qualcosa che non va... Vorrei sapere se sei...-

-Mamma- la interruppi e ci abbracciammo.

 -Fra poco è pronta la cena, scendi se ti va- disse infine e con un dolce sorriso uscì.
 
Alla fine decisi di andare giù e dopo stetti fino a notte fonda in quella posizione mentre il cielo diventava sempre più buio finché non mi addormentai. In assoluto la giornata più stancante della mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ems corner.
Ehioh! Ecco qui un altro ‘bel’ capitolo adsgfgdh Se continuate a leggerla con frequenza, GRAZIE.
Per chi ha letto un solo capitolo ,GRAZIE.
Grazie di cuore comunque. Scusate,come al solito, eventuali errori di ortografia o di battitura.
Godetevi Titanic asdgnasd.
Ciaaaaaaaaooooooo e alla prossima settimana c: .

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Capitolo 8
*** One Way Or Another ***


 

NIALL

 

 

 

 







Quando ero bambino, pensavo che ogni cosa che mi succedeva fosse uno scherzo. Cioè ,non che adesso la pensi diversamente ma prima era proprio una convinzione la mia. Mi aspettavo sempre che qualcuno spuntasse all'improvviso e gridasse 'Ci sei cascato!' Peccato che non sia mai accaduto. Ma in quei giorni la convinzione si era ridotta. Avevo iniziato a sperare finalmente!

 

Mi alzai nello stesso momento in cui spuntò il sole all'orizzonte,dopo una notte passata insonne. Nel momento in cui dischiusi le palpebre mi ricordai di ciò che dovevo fare e allora presi ,il più velocemente possibile e senza rifletterci, dei jeans e una maglietta dalla pila di vestiti posti alla rinfusa sulla sedia e mi assicurai di non svegliare Zayn. Di solito non ero mattiniero e sbrigativo come quel giorno, ma a tutti capita di fare delle eccezioni ogni tanto. Scesi per strada cercando di non fare troppo rumore,quasi in punta di piedi, e quando uscii dall'orfanotrofio comprai un giornale. Sì,volevo cercarmi un lavoro,uno semplice ma prolifico. Che figura avrei fatto con Fire altrimenti? Prima o poi sarebbe venuto il momento di dirle tutta la verità su di me e non avevo nessuna intenzione di fare una brutta figura! Ammesso che sarei riuscito a incontrarla nuovamente... Magari nello stesso tronco di prima, magari sfiorandole le mani, perdendomi nei suoi occhi, magari... 'Niall, concentrati' imposi a me stesso.

Impugnai la penna e, con fare quasi da esperto, iniziai a leggere gli annunci quotidiani. Nessuno di quei lavori mi soddisfaceva pienamente ma qualcosa dovevo pur fare.

 

Fioraio,no,tagliato.

 

Commesso,no,tagliato. Non sapevo servire i clienti.

 

Cassiere,no,tagliato. Non faceva per me.

 

L'ultima opzione decisi di provarla.. Pasticciere. Lessi l'indirizzo e mi diressi direttamente in quella direzione. 'Sweetness' pronunciai a fior di labbra osservando l'insegna. Dolcezza. Senza esitazione ,spinsi la porta e un tintinnio di campanelle accompagnò la mia entrata. C'era un profumo di ciambelle, dolci, cornetti...tutte cose che mi fecero contorcere lo stomaco dalla fame.

 

'Chi è alla porta?' disse una voce

 

'vai a vedere tu' rispose un'altra, anch'essa lontana ma più energica. Ne seguì un rumore di passi e dalla stanza aldilà del bancone spuntò un uomo calvo con delle basette bianche.

 

'Come posso aiutarti giovanotto?' mi chiese sorridendo, delle rughe gli incresparono i lati degli occhi e sembrò ancora più anziano di prima.

 

'Beh..stavo guardando un giornale,nella sezione annunci ed ho letto che stavate cercando un aiuto così volevo provare a..'

 

'Qual è il tuo nome?' mi interruppe l'uomo

 

'Niall' risposi prontamente 'Niall Ho...Hor... Horan' ricordai infine. Non ero abituato ad usare il mio vero cognome, veramente non c'era mai stato nessuno prima d'ora a chiedermelo.

 

'Bene, accomodati Niall' concluse I miei passi riecheggiavano nel pavimento liscio, poggiai la mano sul marmo freddo del bancone e rivolsi uno sguardo incerto all'uomo. Lui ricambiò,serio. Ad un tratto andò verso una porta e scomparve inghiottito dal buio del corridoio. 'E adesso?' pensai allarmato. Osservavo esitante i vari dolci esposti oltre il vetro. Feci molta attenzione a non alitarci sopra, creando così una nuvoletta opaca, quando dalla porta emerse un ragazzo.

 

 'Ciao' mi disse con un sorriso. Era un po' basso per la sua età, aveva dei capelli rossi e gli occhi verdi. Mi fu subito simpatico.

 

'Ciao' risposi.

 

'E così vuoi lavorare qui' proseguì facendomi cenno con la mano di avvicinarmi

 

‘Sì, vorrei provare' precisai. Ci tenni a sottolineare che se non mi fosse piaciuto avrei provato qualcos'altro

 

'Non è un lavoro facilissimo, ma nemmeno difficile. Basta soltanto prendere il ritmo' spiegò lui guardandomi negli occhi

 

'Che tipo di ritmo?' gli chiesi e lui sorride nuovamente

 

'Devi alzarti prestissimo per friggere le ciambelle. Una volta a settimana dovrai aprire tu il negozio e ricordati di indossare sempre il grembiule e i guanti' mi raccomandò con tono serio ma allo stesso tempo sorridendo cordialmente,tanto che venne da sorridere anche a me 'te la senti?' chiese infine, suonava come una provocazione ironica

 

'Accetto la sfida' risposi e lui scoppiò a ridere

 

'Oh, non mi sono ancora presentato. Perdonami. Il mio nome è Edward, ma preferisco che tu mi chiami Ed' annunciò tendendomi la mano L'afferrai e la strinsi

 

'Il mio nome è Niall, piacere' mi presentai

 

'Vedo che le presentazioni sono state fatte' pronunciò l'uomo che mi aveva accolto alla porta. Mi voltai di scatto verso di lui.

 

'Il mio nome è John,non è necessario che tu mi dia del lei' disse e io sorrisi 'È un vecchio squinternato' spiegò Ed indicandolo

 

'Chi non lo è qui dentro?' Rispose lui e risero entrambi.

 

'Beh, spero che lavorare qui ti piaccia. Abbiamo davvero bisogno di una mano' disse John

 

'Lo spero anch'io' risposi annuendo.

 

Successivamente mi sedetti a osservare come si svolgeva un'ordinaria giornata di lavoro. Come preparare i dolci e come rispondere ai clienti. Tutto sembrava abbastanza facile e non vedevo l'ora di cominciare. Guardai di sfuggita l'orologio appeso alla parete, segnava le 13:15 in punto. Era quasi ora. Diedi un'ultima occhiata silenziosa ai due e con aria dispiaciuta mi congedai il più in fretta possibile.

 

'Scusate ma devo scappare. Si è fatto tardi' dissi distogliendoli dal lavoro.

 

'Vai tranquillo, ci vediamo domani per iniziare' rispose John

 

'Domani?'chiesi incredulo.

 

'Sì,adesso vai che fai tardi' mi incitò Ed strizzando l'occhio, sembravano in simbiosi quei due.Sentivo che saremmo diventati amici.

 

Arrivato alla Danfort mi appostai dietro una siepe in attesa dell’uscita di Fire. Mi sentivo un completo idiota nascosto com’ero. Quando gli studenti iniziarono a uscire con dei sorrisi smaglianti anche il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Passarono ragazze di tutti i tipi ma di lei ancora nessuna traccia. Ma ecco che, giunto al limite della disperazione,vidi Fire insieme a una sua amica, com’era bella. E se le fossi semplicemente andato incontro? No, magari era meglio aspettare. Si mosse sotto i miei occhi e imboccò la strada a destra,bingo. Allorché, visto che la stavo perdendo dal campo visivo, mossi i primi passi. Dalla mia posizione potei udire facilmente i loro discorsi. Appena pronunciò il mio nome ebbi un sussulto e temetti che sapesse che ero lì ma in realtà stava solamente raccontando i nostri incontri a Chelsae (o perlomeno così capii che si chiamasse la ragazza accanto a lei). Questo mi provocò un tuffo al cuore, se raccontava di me alla gente voleva dire che le ero piaciuto! O forse no. Non so. Continuai ad osservarla con meraviglia anche mentre percorreva il selciato di casa sua e poi,alla fine, aprì la porta e se la chiuse alle spalle. Era sorprendente il modo in cui quella ragazza riusciva a bloccarmi. Era bellissima e io me ne rendevo conto ogni secondo di più. Con il cuore in mano mi diressi finalmente a casa pensando a come l’amore fosse capace di farmi sorridere con così poco.

 

Durante la conversazione di Fire con Chelsae avevo sentito nominare più volte Zayn però inizialmente non ci avevo fatto caso. Invece ripensandoci mi accorsi di come quella cosa fosse insolita. Sì,è vero, lui mi aveva detto che frequentavano lo stesso corso di chimica ma aveva anche sottolineato il fatto che non le avesse mai parlato. L’unico modo per avere una spiegazione era chiederglielo. Provai una strana sensazione di fastidio a quel pensiero, un nodo in gola che mi impediva di deglutire.

 

- Ciao- lo salutai freddamente quando entrai in camera,la mia mente confluiva di mille pensieri.

 

-Ehi- rispose di rimando – dove sei stato per tutto questo tempo? - Non so perché ma quell’affermazione insieme al ricordo del suo nome pronunciato da Fire mi diede il nervoso.

 

- Si da il caso che anch’io abbia una mia vita- risposi e lui alzò la testa confuso così continuai puntualizzando – Ho anche i miei interessi di cui non ti devi assolutamente intromettere- Appena pronunciai quelle parole,rosso di rabbia, scoppiò a ridere fragorosamente.

 

-Parli di Fire per caso?- A quel punto rimasi paralizzato. Non ne sono sicuro ma quando pronunciò il suo nome vidi come una luce nei suoi occhi

 

- Sì- ammisi, non gli avrei nascosto nulla visto come si mettevano le cose – Si da anche il caso che io abbia sentito il tuo nome pronunciato da lei, nonostante tu mi avessi detto di non averci mai parlato- confessai d’un fiato.

 

- Aspetta un attimo, come hai fatto a..?- cercò di chiedere ma io lo interruppi

 

-Piuttosto come hai fatto tu a farti conoscere- lo accusai quasi urlando.

 

Lui si passò le mani fra i capelli ed esclamò -Certo che quest’oggi siete tutti calmi eh!- Poi vedendo la mia espressione confusa spiegò – Sì, va bene ,oggi le ho parlato. Ma è stato,diciamo un caso…- abbassò gli occhi con tono vago

 

-Continua- gli intimai.

 

- Nell'ora chimica non era seduta con Chelsae-

 

-Chi?- lo interruppi

 

- Chelsae,la sua migliore amica-rispose e io compresi che era quella ragazza accanto a lei. - Stavo dicendo- riprese esasperato –non era con Chelsae e io sono arrivato tardi quindi la sedia accanto alla sua era l’unica libera. Ne ho approfittato, in compenso, per farle qualche domanda- sorrise fiero di sé.

 

 - E che cosa hai ricavato?- chiesi sentendomi un po’ indiscreto ma lui non si fece di questi problemi e iniziò ad elencare le informazioni

 

- Allora, il giorno del suo compleanno è il 15 Dicembre, il suo colore preferito è il rosso ... e..- si fermò all'improvviso perplesso

 

- C’è qualcos’altro?- domandai soddisfatto di ciò che era riuscito a ricavare,poco ma buono. - In realtà volevo farti una domanda che mi gira in mente da stamattina ma ho paura di essere invadente- disse infine.

 

-Puoi chiedermi qualsiasi cosa, proprio di te mi fido ciecamente- lo spronai pieno di curiosità.

 

Lui restò per un momento a fissare il muro,incerto. Poi domandò  -Niall,ma tu cos'è che provi per lei? Io l'ho vista,le ho parlato ma..vorrei davvero sapere cos'è che senti tu quando le sei accanto-

 

 Mi fece quell'insolita domanda e io lì per lì ammutolii. -Mi stai facendo una domanda a cui è difficile rispondere così,su due piedi- iniziai a dire, ma poi vidi che mi stava osservando pieno di curiosità così continuai . - L'ho conosciuta per caso,in un momento di bisogno e...beh..ho sentito come una scossa al cuore, una scarica elettrica con miliardi e miliardi di scintille, qualcosa d'incredibile. Ogni volta che incrocio il suo sguardo non vedo più niente intorno a me,esiste solo la profondità dei suoi occhi. È so di essere strano perché,infondo, neanche la conosco. Le ho parlato solo due volte ma è come se mi fosse bastato per sentire qualcosa di più per lei. Non so fino a che punto tu possa capirmi.- mentre parlavo tenni lo sguardo fisso sul pavimento e quando alzai nuovamente gli occhi lui mi stava ancora guardando ma questa volta non più con curiosità...aveva un mezzo sorriso e gli occhi straboccanti d'orgoglio. Sentii un calore partire dalle guance per poi spargersi in tutto il viso,le orecchie mi ronzavano.

 

- Devo ammettere che sei un ragazzo molto romantico... non ti facevo così- mi poggiò la mano sulla spalla - e lei è davvero tanto fortunata- concluse sorridendo. Quanto poteva essere dolce Zayn? In certi momenti era proprio un tesoro.

 

- Io non sono mai stato abituato a diventare freddo come gli altri ragazzi della mia età. Loro si divertono a veder soffrire coloro a cui tengono di più, anche la famiglia. Io invece non ne sono capace. Le cose devono essere fatte e viste per come stanno,niente doppi sensi,giri di parole,complicazioni varie. Una cosa o è in un modo o non lo è, niente vie di mezzo. Sinceramente mi sento diverso e quindi ho paura di non piacerle - rivelai a cuore aperto

 

 - Ma per quale motivo lei dovrebbe preferire qualcun altro a te? Insomma guardati! Sei perfetto!- rispose sbalordito. Stava scherzando sicuramente.

 

-Zayn,sono un orfano sfigato e senza un briciolo di virilità,una mammoletta- descrissi me stesso in questo modo perché era davvero ciò che pensavo.

 

- Hai dimenticato di aggiungere le fette di salame che ti ritrovi sugli occhi!- esclamò e scoppiammo tutt’ e due a ridere

 

-Dico sul serio- riprese- conosco le ragazze e potrei metterci la mano sul fuoco che se lei conoscesse questo lato di te s’innamorerebbe all’istante- era fermamente convinto della sua affermazione.

 

 – Magari avessi la tua stessa capacità- sospirai afflitto

 

-Scusami? - Già preoccupandoti di saper qualcosa in più di lei hai dimostrato d’essere mille volte migliore di me! - credevo che stesse solo cercando di consolarmi.

 

- Non parlo solo di questo- risposi e mi sentii avvampare

 

-Oh..parli di baciare?- mi chiese divertito e annuii pieno d'imbarazzo.

 

Vedendo la mia espressione sorrise - Se proprio non riesci, possiamo fare pratica – con fare giocoso,mi si avvicinò a labbra unite

 

- Somigli più ad un pesce che a un latin lover - risi prendendolo in giro , dopodiché cambiai argomento.

 

-Emh,Zayn.. Credo di dovere i confessare qualcosa- cominciai

 

-Che è successo?- esclamò preoccupato

 

- Ho dato il tuo numero a Fire- riuscii a dirgli dopo aver esitato

 

-E cosa aspetti a mandarle un messaggio?- domandò balzando in piedi e afferrando il cellulare.

 

-Non ci provare- dissi scagliandomi contro di lui

 

-Perché no?- insistette

 

 -Perché... Oh fatti i cavoli tuoi!- sbottai - se io non lo ritengo opportuno ,non le scriverò nulla.- annunciai deciso.

 

-Come vuoi- rispose alzando le spalle.

 

- Grazie- gli dissi in seguito

 

-Di nulla e lo sai- rispose abbracciandomi.

Mi stava abbracciando. Zayn Malik. Il mio migliore amico, il mio quasi fratello.

 

 

 

 

La notte fu un flusso irrazionale di pensieri, volevo fare un sacco di cose: volevo riprendere a suonare, volevo svegliarmi prestissimo ed aprire per la prima volta il negozio, volevo incontrare Fire.
Sarei riuscito a farlo , in un modo o nell'altro .


Il sonno mi avvolse di lì a poco, oscurando i miei desideri sfocati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ems corner.

Salve bella genteeeeeee! Come stanno andando le vacanze di Carnevalee? c:

Vi scrivo dal mio caldo lettino, in una gelida notte (è già un nuovo giorno visto che sono l’1:18 o: ) con le mani congelate e il rumore dei tasti a farmi compagnia c:

Non ho avuto tempo di scrivere durante il giorno perché  sono stata trooooppo impegnata a dormire lol E mi riduco sempre all’ultimo momento uu

Cosa vi ricorda il titolo del capitolooo? Asajgdfvkasdhfkdvfdk e avete visto chi è spuntato? Asskdfgakdfjha

Oggi mi va di scrivere con una vocale in piùù. Okaaaaaaaaaaaaaaaay. No,basta, sono sclerata lol

Non ho nulla da fare :c  Perché la notte è così solitaria?!

 -Perché  le persone normali di notte dormono- avrebbe detto Fire.

 Ma mi vedete normale? SONO NORMALE? No. Quindi accontentatevi. Obbeditemi sudditi! (?) Ma che cazz…?

Sarà meglio che vada! Ciao popolo!

Baaaaaaaaaciuzziiiiiii

Love you all <3

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