Oltre il velo. di Lilian Flumer (/viewuser.php?uid=239821)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** /Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1// ***
Capitolo 1 *** /Prologo. ***
Prologo
Prologo.
Harry
vide Sirius schivare il fiotto di luce rossa
di
Bellatrix e deriderla.
Il
secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto.
Sirius
parve impiegare un'eternità a toccare terra:
il
suo corpo si piegò con grazia e cadde all'indietro oltre il
velo logoro appeso all'arco.
-Teddì?
Vuoi altra crostata? Qui ce n’è ancora un bel
po’.-
Il ragazzo si
riscosse dai
suoi pensieri, che vertevano tutti paurosamente sulla bella Victorie
Weasley.
-Come scusa?
Ehm…no
grazie, sono a
posto.-
Fleur poteva
anche essere mezza Veela, ma in qunto a cucinare, faceva proprio pena.
Anche Bill,
chiamato in
causa, declinò gentilmente
l’offerta.
-Uff…
bhè,
allora vado a
posarla.-
Si, forse era
meglio.
-Bill…posso
farti una
domanda?- Teddy sussurrò, quasi non volendo
conoscere la risposta.
-Certo,
spara.-
-Secondo te
sono
pronto?…Insomma, mi resta solo un esame, e poi
sarò un
auror a tutti gli effetti: catturerò maghi oscuri,
dovrò
difendermi e combattere… io…non sono sicuro di
esserne
all’altezza.-
Il maggiore dei
Weasley
sorrise, divertito dall’ espressione spaventata di
Teddy.
-Sei
così identico a
Dora… anche lei non si sentiva all’ altezza del
suo
compito.-
-Davvero?-
Esclamò
sorpreso il giovane
mago.
-Sicuro! E
invece era una perfetta auror, come sono certo che sarai anche tu.-
-Grazie, grazie
davvero. Ora
sono pronto. Mi sento
pronto.-
E
così dicendo, afferrò un toast imburrato e corse
via, lasciando i coniugi Weasley a bocca aperta.
-E ora, signor Lupin, mi mostri un bell’
incantesimo.-
L’esaminatore
era un ometto piccolo e grassoccio, del tutto privo di capelli.
Teddy era in
ansia: questo
era ormai l’ undicesimo sortilegio da compiere, e quel tizio
non
accennava a voler finire. Una goccia di sudore gli cadde sulla fronte,
prima di esclamare con voce innaturalmente alta –Elettro!-
Il
manichino davanti a lui fu percorso da una scarica elettrica,
che quasi lo disintegrò.
-Bene. Bene.
Può bastare.-
Il ragazzo
sospirò di
sollievo. Era finita, finalmente. Ora doveva solo aspettare i
risultati. Era libero. Non si era mai sentito così sollevato
in
vita sua. Perfino il Ministero della Magia, luogo che odiava fin da
piccolo nonostante i miglioramenti apportati dal Ministro Kingsley
Shacklebolt; gli sembrava il posto più meraviglioso del
mondo.
Decise di
andarsi a fare un giretto: non aveva mai visto l’Ufficio
Misteri.
Si guardò intorno: come mai non c'era nemmeno una guardia in
giro?
Scrollò le spalle e iniziò a camminare.
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Capitolo 2 *** 1// ***
Cap. 1 riveduto
Capitolo I
Non sapeva
perché volesse vedere l'Ufficio Misteri, sta di fatto che si sentiva di doverlo fare.
Prese un ascensore, e,
totalmente sprovvisto di fretta, Teddy Remus Lupin premette il tasto
"Nono livello". Dopo un breve viaggetto dove rischiò di cadere a
causa della velocità, una voce fredda gli informò che era
arrivato a destinazione. Il corridoio che si aprì era scuro,
senza finestre, sembrava non finire mai. Dopo un
tempo indefinibile, il ragazzo si trovò davanti una porta.
Fredda. Nera. Lucida. E chiusa.
Anzi, sembrava chiusa: in
realtà, a Ted bastò una lieve pressione sulla maniglia a
farla spalancare. Si aprì con un sinistro cigolio.
Si trovò in una
grande stanza circolare. Tutto era nero, pavimento e soffitto compresi;
nelle pareti si susseguivano a intervalli regolari porte tutte uguali,
prive di contrassegni e di maniglie, e fra l' una e l' altra ardevano
grappoli di candele dalle fiammelle azzurrine; la fredda luce
tremolante riflessa nel lucido pavimento di marmo dava l' impressione
di camminare su una pozza d' acqua scura.
Teddy chiuse la porta, ma un
istante dopo si pentì di averlo fatto: senza la flebile luce del
corridoio dietro di lui, le uniche cose visibili furono le fiammelle
azzurrine sulle pareti e il loro spettrale riflesso.
Poi, d' improvviso, il mondo
si capovolse: la stanza buia iniziò a ruotare su se stessa a
velocità stratosferica, tanto che il giovane mago quasi cadde a
terra. Per qualche istante, mentre il moto accelerava, un rumore
fortissimo squarciò l' aria, mentre le fiammelle attorno a lui
si confusero, fino a somigliare a lunghi e lugubri tubi al neon,
finché, di colpo, così com' era iniziato, la stanza si
fermò. Ormai la porta da cui era entrato era irriconoscibile. Ma
a Teddy non importava: sapeva dove doveva andare. E così, senza
nemmeno cerare di capire se fosse aperta o chiusa a chiave, diede una
spallata alla seconda porta a sinistra, entrando, e andando incontro
all' ignoto.
Una sottile striscia di luce
lo accecò, e per qualche istante non vide nulla. La stanza era
grande, rettangolare, con un aria sinistra. Il giovane mago si
trovava sulla fila superiore di una serie di panche di pietra che
correvano tutt' attorno alle pareti, e scendevano fino a una specie di
cavità rocciosa al centro della sala, alta poco più di
sei metri. Al centro di questa cavità, si ergeva un arco di
pietra molto antico e rovinato, pieno di crepe e di incisioni. Doveva
risalire alla notte dei tempi. L' arco era chiuso da una logora tenda
nera, una specie di velo , che, nonostante non ci fosse nemmeno un
alito di vento, fluttuava come se qualcuno l' avesse appena toccato.
Teddy si avvicinò, attirato da una strana forza invisibile.
-Chi c'è?- Gridò.
Nessuna risposta.
Il ragazzo si avvicino ancora un po', superando le panche pietrose.
-C'è qualcuno?- Ripeté.
Ancora nulla.
Ormai era vicinissimo, poteva quasi toccare il tessuto fluttuante.
Girò intorno all' arco, rapito.
Era sicuro che ci fosse qualcuno lì, intrappolato dentro l'arco.
Impossibile, si disse.
Ma ormai era completamente stregato.
Era come se una gigantesca calamita lo attirasse.
Protese una mano affusolata verso la tenda.
Era...liquida. Si, liquida.
Come se ci potesse passare attraverso.
All' improvviso, una musica ultraterrena invase la stanza.
Teddy fece un passo verso la tenda.
Un passo, e ancora un altro.
Il tessuto gli sfiorò
la gamba, strusciante e silenzioso, ma non lo bloccò, come Teddy
immaginava: anzi, sembrava che... non avesse consistenza. Era come se
fosse fatto
interamente di acqua
cristallina...un rombo infranse il silenzio. Lo strusciare del' velo
continuava, come se si fosse scatenata una bufera. Più forte,
sempre più forte, finché il giovane mago fu catapultato
all' interno del tessuto.
Era buio, freddo. Dopo il
frastuono di prima, tutto taceva, e il colore dei capelli di Ted, di
solito azzurro, virò verso un giallo acceso, come quando era
estremamente confuso.
-Dove sono?C'è qualcuno?- Un eco rimbombante gli informò che era solo.
Solo.
Teddy incominciò ad
avere paura. Era tutto così illogico, impossibile... eppure era
successo. Mosse un passo. Due. Il pavimento ticchettò sotto il
suo peso. Sembrava di marmo... ma il ragazzo non riusciva a vedere
nemmeno a un palmo dal suo naso. Gli balenò in testa il fatto
che fosse tutto un sogno. Sì, si disse, sto sognando. Per il
nervosismo dell' esame... sì, mi sarò addormentato. Ora
mi darò un pizzicotto e mi troverò disteso su una panca
nera del Ministero, a ronfare come uno stupido. Che vergogna!
Si prese due lembi di pelle
del braccio e strinse. Nulla. Nulla di nulla. Nessun risveglio
improvviso. Provò un' altra volta, ma niente. La paura
ricominciò a impossessarsi di lui.
-Dove mi trovo?!?- Gridò.
All'improvviso, tutto
cambiò. Teddy si ritrovò accecato da un potente fascio di
luce rossa. O forse era verde. O blu. Ma un attimo fa era gialla...
Il punto è, che
quando riuscì a riaprire gli occhi, li richiuse subito. Poi
alzò una palpebra, incredulo, e spalancò la bocca. Si
trovava a casa. Casa sua.
-Harry, ci sei?-
Chiamò. Ma del padrino nessuna traccia: non c' era anima viva.
Se ne accertò girando in tutte le stanze. Poi, scorse un ombra,
di sfuggita. Corse e si scontrò contro un uomo alto, mai visto
prima.
Quest' ultimo lo
guardò, stupito anch' egli, come se per lui fosse normale
trovarsi in casa d' altri e rimanere sbalorditi se poi tornava il
proprietario.
Era magro e longilineo, con
un fisico muscoloso. Il viso dai tratti nobili e altezzosi era
incorniciato da capelli neri leggermente ondulati. Ma la cosa che
colpiva di più erano gli occhi, di un azzurro che era quasi
grigio, che emanavano calore, gioia, ma anche antico dolore.
Assomigliava a un Dio greco. In confronto a lui, Teddy si sentì
piccolo e brutto.
Lo straniero parlò.
-Chi sei?- chiese.
-No, chi sei tu: questa é casa mia- rispose Ted, curioso ma allo stesso tempo risentito.
-Ah sì?- sussurrò lo sconosciuto.
Mentre l'altro chiudeva gli
occhi, come se volesse concentrarsi; Teddy pensò che aveva
un viso allo stesso tempo familiare e ignoto.
Poi, improvvisamente, il paesaggio mutò ancora.
Ora si trovavano in un lussureggiante prato verde, che assomigliava terribilmente a quello del parco di Hogwarts.
-Ma come... cosa...?- Teddy era estremamente confuso.
-Siamo nell Arco della Morte Apparente, qui tutto è possibile.- Esclamò l' uomo.
-Dove...cosa?-
- La smetti di ripetere
"cosa"? Siamo nell Arco della Morte Apparente, un luogo del Ministero
la cui entrata é un arco antichissimo nell' Ufficio Misteri, e
dal quale non è possibile uscire. Qui non si invecchia mai. Io
ci sono caduto combattendo. Ora, per favore, puoi dirmi chi sei, come
sei arrivato qui e cosa succede nel mondo della magia? Sono ventun anni
che non ne ho notizia.-
-Io... non si esce più?-
-No.-
Teddy sbarrò gli
occhi dal terrore. Lui doveva uscire da quell' luogo maledetto,
accidenti. Non poteva lasciare sola Victorie...
- Mi... mi chiamo Ted Remus Lupin-
A sentire quel nome, gli occhi dell' uomo misterioso si ricoprirono di un velo di lacrime.
-No, non è lui, non può essere lui...- mormorò.
-Cosa vai blaterando?-
Le iridi nocciola di Teddy, così simili a quelle di suo padre, incontrarono quelle grige dell' uomo.
-Tu... conosci Remus Lupin?- susssurrò quest' ultimo.
- E' mio padre. E' morto.-
-No!- Gridò l' uomo. -No! Moony... James...-
- Cosa vai dicendo! Mi vuoi dire chi sei?!?-
- Mi chiamo Sirius Black.-
Continua...
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