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In quel posto si respirava
un aria tetra e desolata.
Un silenzio innaturale per
un bar, rendeva il luogo lugubre, sembrava che nessun avesse voglia di parlare.
Si guardò attorno
osservando tutte quelle figure immobili che con lentezza quasi esasperante
sorseggiavano le loro bevande.
Come creature già morte,
come se la vita fosse stata strappata dai loro corpi.
D’altro canto, oltre che
morte non si vedeva da miglia ormai.
Entrando in quel
territorio, nell’inferno terreno, esistevano solo cadaveri, ed il tanfo che la
carne putrefatta emanava.
Dovette trattenere a fatica
un colato di vomito prima di addentrarsi in quell’edificio, se così si poteva
definire, nauseabondo.
Le sue vesti non erano
certo quelli di chi viveva in quel territorio, troppo belli per chi era abituato
a ripararsi dalla pioggia di pallottole che giornalmente li terrorizzava.
Per questo la sua entrata,
elegante oltre ogni dire, attirò l’attenzione degli sguardi.
Sguardi terrorizzati, di
persone che non sapevano se fidarsi di qualcuno esterno alla loro piccola
comunità di poveri contadini in tempo di guerra.
Nervosamente si avvicinò al
bancone sentendo su di sé gli occhi gelidi e spenti, degli occupanti ai tavoli.
Cercando di mantenere un
contegno si accomodò su una delle sedie, senza mai voltarsi, senza mostrare la
sua preoccupazione ad altri, come se questo potesse costare la propria vita.
“Desidera?” chiese il
piccolo barman appoggiando un bicchiere vuoto ed lavato davanti al cliente
appena giunto.
“Qualcosa di forte” fu la
risposta che giunse dopo alcuni secondi di esitazione, dovuta all’igiene con la
quale si presentava quel singolare recipiente.
Il barista, si voltò
nuovamente afferrando un alcolico qualsiasi, e dopo averne stappato la bottiglia
lo versò nel bicchiere.
Una volta pieno, il piccolo
gestore alzò lo sguardo incuriosito su quella figura che non aveva mai visto
prima “Quale motivo la spingono ad arrivare fin qui?” chiese in tono cupo, ma in
ogni modo molto cortese e ben educato.
Si rigirò il bicchiere tra
le dita, osservò il suo pelato interlocutore e posò nuovamente il contenitore
della bevanda sul tavolo.
La sua mano slittò in una
delle tasche, quando riapparve la posò sul bancone pesantemente “Sto cercando
una persona” confessò facendo scivolare le dita lontano dal punto che avevano
occupato.
Quei piccoli, ed
inconfondibili, pezzi di carta furono visibili solo al barista, che con un gesto
veloce fece sparire i soldi dal bancone.
Discretamente contò le
banconote, si guardò attorno assicurandosi di non essere sentito.
Tornò a guardare la donna
con circospezione “Chi esattamente?” chiese mentre delle strisce di carta non vi
era più traccia, facendoli sparire nella sua tasca.
Lei si decise infine a bere
d’un sorso la sua bevanda, pesantemente riappoggiò il bicchiere sul bancone
osservando il buffo ometto basso e pelato “Un certo Son Goku” spiegò guardandolo
seria.
*
In un paese di guerra era
raro trovare una persona che era ancora in grado di sorridere alla vita.
Era raro trovare qualcuno
che riuscisse a guardarti negli occhi senza avere paura, perché in paesi così la
paura viveva molto più forte della gente stessa.
Eppure disperso in quella
landa che sapeva solo di morte una persona ancora col sorriso sulle labbra
c’era.
Un contadino, un uomo che
zappava il suo campo, che col sudore della fronte si limitava di sporcarsi di
terra, non di fango, né di sangue.
Non era un soldato, non lo
era mai stato, era figlio di un guerriero, ma non lo era mai diventato.
Lui preferiva l’odore della
pioggia, quella vera, preferiva sentire l’acqua scorrere sulla sua pelle mentre
picconava con solerzia il suo terreno.
Preferiva che il sole caldo
gli battesse sulla schiena, mentre con diligenza raccoglieva i frutti del suo
raccolto.
Quella persona era Son
Goku.
“Mi hanno detto che sei
un’instancabile lavoratore” gli giunse una voce ai bordi del suo campo.
Goku alzò il capo, mentre
con un dito si sollevò il cappello di paglia che gli occultava la vista,
separandolo dai raggi di sole particolarmente intensi quel giorno.
“Sì infatti” rispose con un
sorriso appoggiandosi alla pala con la quale stava lavorando fino ad un attimo
prima.
La donna che si presentò ai
suoi occhi gli sorrise mentre osservava quel particolare contadino asciugarsi la
fronte con un asciugamano adagiato sulle sue spalle scoperte.
“Posso fare qualcosa per
lei?” le chiese poi con una tonalità cordiale della voce.
La sua interlocutrice annuì
“Sì, il mio nome è Bulma Brief, sono una giornalista. Vengo dalla città
dell’Ovest. Avrei un favore da chiederle” si presentò scostandosi una ciocca di
capelli azzurri dalla fronte.
Goku annuì senza esitare
“Certo, dica pure” si offrì subito, mantenendo il suo atteggiamento amichevole.
Lei si guardò attorno per
alcuni secondi, poi tornò a guardare il contadino “Posso avvicinarmi?” chiese
evidentemente non intenzionata a far sentire quel discorso ad altre orecchie
oltre a quelle dell’uomo che aveva davanti.
Il contadino la guardò
disorientato senza comprendere subito le sue intenzioni, “Sì…anzi, aspetti,
vengo io” si offrì appoggiando la pala contro un piccolo cancello di legno ormai
marcio.
In pochi secondi l’uomo si
avvicinò a lei, senza abbandonare mai quel sorriso che l’aveva accolta sin
dall’inizio “Mi dica” disse una volta raggiunta.
Bulma lo guardò per un
secondo facendo nuovamente scivolare una mano in una tasca, quando la ritirò
fuori l’allungò verso l’agricoltore con l’intento di presentarsi ufficialmente.
L’uomo osservò per un
secondo la mano, e dopo un attimo d’indecisione salutò la donna.
Quando le loro mani si
separarono il coltivatore osservò disorientato quei pezzi di carta che lei gli
aveva appena dato “Perché questi soldi?” chiese ingenuamente senza capire.
Bulma gli richiuse le dita,
per fargli capire di tenerli “Ho bisogno di una mano, per trovare due cose”
spiegò guardandosi attorno “C’è un posto sicuro dove possiamo parlare?” chiese
poi togliendo le sue dita minute da quelle più muscolose dell’uomo.
“S…sì…” rispose lo
zappatore osservando ora la sua mano, ora la donna “Ma si riprenda i suoi soldi,
a me non servono” rispose porgendoli nuovamente verso di lei.
Bulma lo guardò sconvolto,
e velocemente fece sparire le banconote, era troppo rischioso sventolarli in un
luogo come quello.
“Mi segua” ordinò
bonariamente lui cominciando ad incamminarsi verso una casa poco distante.
La donna annuì nuovamente
seguendo il giovane contadino “Puoi anche darmi del tu” gli propose
affiancandosi a lui.
Goku la guardò sorpreso per
un attimo, poi si grattò la nuca “AhAh si certo” acconsentì con un largo
sorriso.
*
La bevanda calda riempì la
sua tazza, e Bulma alzò lo sguardo verso la donna che la stava servendo con
ospitalità “Grazie” disse afferrando il boccale con entrambe le mani.
La donna mora sorrise
passando poi all’uomo anch’egli seduto al tavolo “Ti ringrazio tesoro” la
ringraziò a sua volta sorridendo alla moglie.
“Prego” rispose ad entrambi
adagiando la teiera malconcia sui fornelli.
Goku tornò a guardare la
giornalista “Allora, cosa stai cercando esattamente?” le chiese infine
esortandola a parlare.
Bulma sorseggiò la bevanda,
dando poi un’occhiata scettica alla donna che li aveva appena serviti.
L’uomo la fissò per un
attimo, capendo solo in un secondo istante quale fosse il problema “Qualunque
cosa tu abbia da dire puoi tranquillamente dirla davanti a Chichi” la rassicurò
mentre la donna al suo fianco annuì di supporto.
“Puoi stare tranquilla, non
andrò certo a raccontarlo in giro” rincarò la dose lei appoggiando una mano
sulla spalla del consorte.
Bulma osservò i due coniugi
per un breve istante, fece riapparire il volto da dietro la tazza, appoggiando
quest’ultima sul tavolo “Per prima cosa sto cercando un uomo” rispose diventando
seria e scrutando gli occhi del contadino.
“Era uno dei soldati di
Freezer, un certo Vegeta, e so che tu hai dei contatti che ti permettono di
rintracciarlo” disse intrecciando le dita delle mani.
Goku la guardò pensieroso
“Vuoi trovare Vegeta? Lo sai che era uno dei sicari più spietati degli uomini di
Freezer, perché lo cerchi?” le chiese diventando preoccupato.
Bulma restò a fissarlo
seria “Sono una giornalista, voglio scrivere un articolo su di lui. Voglio
sapere come si vive all’interno dell’esercito di quel mostro. Voglio mostrare al
mondo che genere di persona sia, ma per farlo devo raccogliere delle
testimonianza, e Vegeta è l’unico che possa darmele” abbassò gli occhi per un
secondo “Ho fatto molte ricerche sul suo conto, ma ci sono dei punti che restano
un mistero. L’unico modo è parlarne direttamente con lui” spiegò infine tornando
a guardare l’uomo.
Goku sembrò pensarci un po’
su “Vegeta è un disertore, sarà sicuramente già morto” rispose abbassando lo
sguardo.
“Non è morto…e tu lo sai”
rispose sicura di sé la reporter senza scostare lo sguardo da lui.
La porta si spalancò
all’improvviso facendo voltare i tre adulti in direzione di essa.
“Mamma ho trovat…” un
bambino di soli quattro anni si fermò sull’uscio, in mano un cesto contenente
alcuni frutti.
Il piccolo si bloccò appena
notò la donna sconosciuta e indeciso voltò lo sguardo verso i genitori.
“Che bravo Gohan, hai
scovato anche delle mele” lo distrasse la madre andandogli incontro, il bimbo
annuì timidamente.
Chichi mise una mano sulla
testa del figlio “Vieni di là così mi fai vedere cos’hai trovato di buono” lo
esortò spingendolo gentilmente verso una camera adiacente, l’unica altra stanza
della piccola casa.
Goku restò a fissare moglie
e figlio mentre sparirono dietro la sottile porta di legno, anche dopo continuò
a guardare l’uscio.
“Pensaci un attimo Goku…”
lo richiamò la cronista facendolo girare verso di lei “Gli uomini di Freezer
sfruttano anche i bambini. Cosa succederebbe se prendessero anche tuo figlio?
Scommetto che non è ciò che vuoi! Se mi aiuti a rintracciare Vegeta scriverò un
articolo per denunciarlo. Così facendo il mondo scoprirebbe i suoi metodi e non
gli permetterebbero di portarsi via anche dei bambini innocenti come tuo
figlio!” la donna continuò a guardarlo seria “Tu sei l’unico ad avere contatti
che mi permetterebbero di arrivare a lui…te ne prego, aiutami!” lo supplicò.
Goku deglutì abbassando lo
sguardo “Forse conosco qualcuno che può aiutarti, ma appena ti avrò portato da
lui dovrai cavartela da sola. Non voglio mettere in pericolo la mia famiglia”
acconsentì infine tornando a guardarla.
Bulma sorrise ed annuì “Sì
mi sarebbe di grande aiuto, grazie” lo ringraziò soddisfatta.
“Certo che è un posto
piuttosto singolare dove vivere” ansimò la donna aggrappandosi ad una roccia nei
paraggi.
Esausta da quel tratto di
strada completamente in salita che lei ed il suo accompagnatore stavano ormai
percorrendo da più di un paio d’ore.
Goku la sorrise “Vuoi
riposarti un attimo?” le chiese allungandole la mano per permetterle di
accomodarsi sulla roccia.
“Grazie” boccheggiò
prendendo fiato una volta seduta.
L’uomo le porse una
borraccia contenente dell’acqua che Chichi aveva provvidenzialmente dato loro.
Bulma afferrò la loro
risorsa d’acqua sorseggiando avidamente.
“Mi dispiace doverti far
fare tutta questa strada, ma vedi lui non ama troppo farsi vedere in giro”
spiegò l’agricoltore sedendosi a sua volta sulla roccia.
La donna smise di bere
osservandolo, “Come mai?” chiese avvitando il tappo della borraccia.
“Perché anche lui ha avuto
a che vedere con l’esercito di Freezer, ed è comprensibile che ora non intenda
farsi notare” spiegò senza abbandonare il suo sorriso “Per questo preferisce
nascondersi” concluse afferrando la fiaschetta che la donna gli stava porgendo.
Bulma abbassò lo sguardo
pensierosa “Esattamente chi è questo tizio. Cosa c’entra con l’esercito di
Freezer?” domandò tornando a guardare l’uomo che si stava a sua volta
dissetando.
Goku smise di bere, si
asciugò la bocca con il palmo della mano e guardò la donna “Era un venditore,
lui e un suo amico vendevano armi all’esercito” chiarì “Ma ormai è da anni che
si è dato per morto. Diciamo che ha cercato d’ingannarli ma è stato scoperto,
per questo ha dovuto far perdere le sue tracce” concluse volgendo lo sguardo
verso la cima della montagna.
Bulma guardò nella stessa
direzione, poi osservò la nuca della sua guida “Ascolta Goku, c’è un’altra cosa
che volevo chiederti, ricordi?” disse tornado al discorso primario che l’aveva
spinta da lui.
L’uomo si voltò a guardarla
sfoggiando il suo immancabile sorriso “Certo, dimmi” la esortò.
“Hai mai sentito parlare di
alcune pietre chiamate sfere del drago?” gli chiese con un espressione
estremamente seria.
Il volto dello zappatore
s’incupì improvvisamente, il suo sorriso svanì in un istante, e con uno scatto
si tirò su dalla roccia sulla quale era seduto “No, mai sentito” rispose dandole
già le spalle e riprendendo il percorso.
Bulma sgranò gli occhi, si
alzò di scatto e cercò velocemente di raggiungere l’altro che camminava con
grandi falcate “Come sarebbe?! Aspetta Goku!!!” urlò nel tentativo di
raggiungerlo.
*
A zappare la terra erano
bravi tutti, ma a tagliare la legna, no quello no, quello era un lavoro da veri
uomini.
E lui si riteneva un vero
duro.
Le maniche della maglietta
arrotolate sulle spalle e i folti capelli neri legati in una lunga coda.
Dopo un’altra picconata il
tronco dall’albero che stava, ormai da diverso tempo, vacillando sotto i suoi
colpi ricadde vittima del suo instancabile aggressore.
Soddisfatto l’uomo osservò
l’inerme albero ricadere sotto l’efficacia delle sue percosse.
Con un tonfo sordo fu
infine segnata la sua vittoria, e a decretarne l’evento gli uccelli appollaiati
su qualche sua, probabile, futura vittima si allontanarono di gran fretta
spaventati da quel rimbombo che aveva scosso l’intera boscaglia.
Trionfante si portò accanto
al malcapitato tronco osservandolo dall’alto con aria fiera, sollevò l’accetta
con la quale lo aveva conquistato con l’intento di spogliarlo dei rami che ne
ricoprivano la superficie.
“Radishhhhh!!” urlò
qualcuno alla distanza che lo costrinse a bloccarsi.
Si voltò, pur sapendo a chi
appartenesse quell’inconfondibile voce, sbuffò, appena vide apparire la testa
arruffata del fratello oltre la collina.
Con aria seccata appoggiò
pesantemente la sua arma al suolo “Che hai da urlare razza d’idiota” lo
rimproverò asciugandosi la fronte col braccio.
Goku si fermò ad un passo
da lui sfoggiando il suo sorriso più sincero “Sono venuto a farti visita
contento?” rispose afferrandosi la cintura con entrambe la mani.
Radish contrasse la sua
espressione in una smorfia “Per niente” rispose scorbutico, seppur non
dispiaciuto di vedere l’unica figura umana di cui si fidasse e che
periodicamente riusciva ad arrivare fino alla sua isolata abitazione.
Il fratello minore storse
la bocca producendosi anch’egli in una smorfia “Antipatico” mormorò inarcando un
sopracciglio.
“Per cosa sei venuto
stavolta?” chiese ora il maggiore incrociando le braccia.
Goku sorrise togliendosi lo
zaino dalle spalle “Chichi mi ha dato delle provviste anche per te. Dentro c’è
anche della frutta, quella l’ha raccolta Gohan stamattina sai?!” rispose
porgendogli la sacca.
Radish afferrò
sgarbatamente quel che il fratello gli stava passando aprendolo ed osservando il
suo interno.
“Gokuuuu! Perché non mi hai
aspettato!” si lamentò la donna raggiungendo i due fratelli.
Il più giovane fece per
voltarsi verso di lei, ma l’altro lo afferrò velocemente per il colletto
portandoselo ad un palmo dal naso “Chi cavolo è questa, razza di cretino?! Lo
sai che non deve vedermi nessuno!” sbottò lasciandolo malamente dandogli uno
spintone che lo fece indietreggiare di un passo.
Goku si sistemò velocemente
il bavero della maglietta riprendendo contegno “Lei è Bulma, è una giornalista”
la presentò girandosi verso la donna “Lui è mio fratello Radish” presentò ora
lui senza troppo badare alle sue lamentele.
“Una giornalista! Tu devi
esserti bevuto il cervello!” sbottò nuovamente afferrandolo per il bavero una
seconda volta.
Bulma osservò la scena “Sto
cercando una persona…un certo Vegeta, e sono sicura che tu sai dove si trova”
disse senza mezzi termini adagiandosi la mani ai fianchi.
Radish osservò la donna,
lasciando ancora la presa del fratello “Mai sentito, non lo conosco” smentì
incrociando la braccia.
La donna lo guardò
malamente “Sì invece, dimmi dove posso trovarlo…voglio fargli un intervista!”
rispose risoluta senza la minima intenzione di mollare la presa.
La sceneggiata di Radish si
sciolse in una risata che non riuscì a trattenere “Vuoi intervistarlo?!? Ahah
non farmi ridere bellezza, quell’uomo non permette a nessuno di parlargli,
figuriamoci concedere un intervista!” si scoprì ridendo.
Bulma strinse i pugni, e
nonostante la risata dell’altro la stesse infastidendo cercò di mantenere la
calma “Questo vuol dire che lo conosci!!” constatò facendo tornare l’altro
serio.
Radish scosse la testa “Non
personalmente, ma ho sentito dire che è davvero un uomo pericoloso. Dicono che
uccide a sangue freddo senza darti nemmeno il tempo di renderti conto della sua
presenza” l’ammonì aggrottando le sopracciglia.
“E’…è davvero così
pericoloso?” biascicò lei leggermente intimorita.
“Eccome se lo è! Quando era
sotto il comando di Freezer ha fatto carneficine di interi villaggi nella zona
est del paese” riprese spaventando ulteriormente la donna.
Goku osservò l’espressione
di entrambi “Andiamo, non può essere così pericoloso…” cercò di sdrammatizzare
avendo notato l’atmosfera tesa.
Bastò uno sguardo del
fratello per fargli capire che stava parlando sul serio, che la persona che
stavano cercando era davvero un assassino a sangue freddo.
Bulma sembrò pensarci su un
secondo, poi alzò lo sguardo verso il capellone “Non mi lascio intimorire…dimmi
come posso rintracciarlo” rispose risoluta senza indietreggiare di un millimetro
della sua posizione attuale.
Gli sguardi dei due
fratelli si puntarono su di lei.
Radish sbuffò “Io ti avevo
avvertita, se vuoi conosco una persona che ha diretti contatti con lui, ma se ci
tieni alla pelle stagli alla larga è un consiglio” continuò cercando di capire
quanto la donna fosse decisa ad andarlo a cercare.
Lei si limitò a frugarsi in
una tasca tirando fuori un taccuino “Come si chiama?” rispose senza battere
ciglio lasciando l’uomo comprensibilmente sbalordito.
Sospirò rassegnato “Si
chiama Nappa, vive a pochi chilometri da qui” spiegò indicando la direzione
dell’abitazione del suo contatto.
“Nappa?! Non era quello che
faceva il trafficante d’armi con te?” chiese ingenuamente davanti alla reporter.
Radish portò un braccio
attorno al suo collo e abbassandolo di colpo “Sta zitto razza d’imbecille, non
puoi raccontare tutte queste cose davanti ad una dipendente della carta
stampata!” lo sgridò sottovoce.
Bulma non fece troppo caso
ai due cominciando a scarabocchiare velocemente alcune informazioni “Lui mi dirà
dove trovare Vegeta?” chiese continuando a scrivere.
Il maggiore smise di
torturare il fratello senza però lasciare la presa “Se gli farete il mio
nome…forse” spiegò vago.
*
“E’ incredibile che siate
fratelli, caratterialmente non vi somigliate nemmeno un po’” constatò la donna
mentre scendeva la collina che l’era costata molta fatica percorrere
all’inverso.
Goku rise precedendola di
qualche passo “Hai ragione, ma credo dipenda dal fatto che Radish abbia avuto
più tempo da passare con papà” confessò voltandosi verso di lei “Vedi, lui era
un soldato ed a Radish ha insegnato a combattere e a cavarsela sul campo di
battaglia…quando sono nato io lui è morto, quindi non ha potuto insegnarmi
nulla” si girò nuovamente in avanti “E poi io preferisco i campi da coltivare,
non quelli in cui si uccide” spiegò evitando un paio di piccoli sassi.
Bulma lo imitò pochi
istanti dopo “E tua madre?” chiese senza staccare gli occhi dal terreno per
evitare capitomboli.
Goku alzò le spalle “Non me
la ricordo molto bene, è morta quando avevo quattro o cinque anni. Si può dire
che mi abbia cresciuto Radish…ma se lo chiedi a lui ti dirà che ha fatto un
pessimo lavoro con me” scherzò “E tu? la città dell’Ovest non è in guerra,
perché sei venuta in questa zona?” chiese a sua volta.
Bulma alzò le spalle “Forse
perché non amo la vita tranquilla, o forse perché cerco lo scoop della mia vita,
o forse semplicemente perché sono folle” rispose vaga.
L’altro rise “E i tuoi
genitori? Non saranno contenti di vederti rischiare la vita, o sbaglio?” chiese
continuando a proseguire.
La donna si bloccò sul
posto, chinando il capo “Bè, i miei genitori…” mormorò.
L’uomo si fermò poco
distante “Ho detto qualcosa che non va?” chiese genuinamente voltandosi verso di
lei.
L’azzurra alzò di scatto la
testa scuotendo le mani “No…no…è solo che…” i suoi occhi si spalancarono,
dischiuse la bocca con un espressione scioccata.
“Che ti prende?” le chiese
un preoccupato Goku facendo un passo verso di lei.
Bulma alzò una mano
additando alle spalle del contadino costringendolo a voltarsi.
Del fumo si stava
propagando all’orizzonte, fuoco e fiamme coloravano di rosso il cielo.
Con gli sguardi sgomenti
ascoltarono in lontananza gli spari che provenivano da quella zona.
Goku fece un passo in
avanti terrorizzato…quello che stava andando a fuoco era il suo villaggio!
*
CONTINUA…
*
*
aras: come hai detto tu,
questa ambientazione è necessaria
*
videl93: ti ringrazio, ecco
l’aggiornamento
*
Heleamicachipss: per ora
dovrai accontentarti di come lo descrivono gli altri
*
lilac: perspicace come al
solito ^^ hai subito capito che i “ruoli” non sono casuali e che hanno attinenza
con la storia originale
*
Kikk@93: molte grazie,
spero tu possa ritenere intrigante anche il secondo capitolo
*
Mikysimpa: spero che
l’aggiornamento sia stato abbastanza rapido, mentre per vedere l’incontro con
Vegeta è ancora un po’ presto
*
bulma_89: grazie, ma per
prima del fatidico incontro tra la giornalista e il disertore c’è ancora tempo
^^
*
crazybulma: per me è un
grande onore sapere che l’inizio ti sembra avvincente anche se è un AU. Spero
vivamente di non deluderti e di mantenere i personaggi IC, farò del mio meglio
^^
Fiato per correre non lo
aveva più, ma con un insistenza quasi inverosimile continuava la sua inesorabile
corsa.
Che le gambe gli facessero
male, non aveva importanza, a loro avrebbe pensato poi.
La sua andatura aumentava
ad ogni passo, nella speranza di raggiungere il prima possibile il suo
obbiettivo, che ad ogni passo sembrava sempre più lontano.
Aveva percorso quella
strada centinaia, migliaia di volte, ma in questa occasione sembrava infinita,
persa nel verde che lo circondava.
E quella piccola casetta
costruita con dei mattoni decadenti e del legno ormai logoro sembrava non
vedersi all’orizzonte.
Quella piccola costruzione
accanto ai campi che coltivava, lontana rispetto al resto del villaggio, ma
scrutabile dalle altre case, essa era il suo obbiettivo, il motivo della sua
impazienza.
Si riscoprì egoista, per la
prima volta desiderò che avessero risparmiato quella piccola casa anche a
discapito del resto del villaggio.
Non era da lui essere così,
ma la sua famiglia era tutto, la sua sola speranza era che alla sua bella
moglie, e al suo adorato figlio non fosse stato torto un capello.
Fu un tuffo al cuore quando
vide quella che una volta era la sua casa ridotta ad un cumulo di maceria.
Con le gambe che gli
tremavano, in parte per la corsa in parte per il timore, si fermò a pochi passi
da ciò che era rimasto della sua abitazione.
Attese alcuni secondi prima
di prendere coraggio ed avanzare oltre, con un passo che divenne sempre più
svelto sino a trasformarsi in una leggera corsa, si affacciò a quella che,
appena poche ore fa, era la porta d’ingresso “Chichi!! Gohan!!” urlò con un nodo
in gola con tutto il fiato che gli era rimasto, ma non ottenne riposta.
Sempre più in preda
all’ansia respirò profondamente con l’intenzione di urlare nuovamente i nomi
delle due persone amate.
“Goku!” lo chiamò una voce
poco distante dalla sua abitazione, ma che non era una di quelle che voleva
sentire.
Goku si voltò versò quella
debole voce che lo aveva chiamato cercando con lo sguardo la figura di una
persona.
Lo vide disteso al suolo,
lo riconobbe subito, e con la mente annebbiata gli andò incontro chinandosi
accanto al suo piccolo amico barista.
“Crilin! Cos’è successo?!
Dove sono Chichi e Gohan!” esclamò afferrandogli le spalle per guardarlo negli
occhi.
Il buffo ometto, tossì
debolmente, mentre un rivolo di sangue percorse lle sue labbra.
Con un notevole sforzo
guardò il suo migliore amico “Mi dispiace Goku, gli uomini di Freezer…li hanno
portati via…” un nuovo colpo di tosse accompagnato da una smorfia di dolore “Non
sono…non sono riuscito a fermarli…mi dispiace…” mormorò sempre più fievolmente
chinando il capo all’indietro e chiudendo gli occhi.
Goku osservò l’amico per
alcuni istanti “Crilin…Crilin…rispondimi! Ti prego di qualcosa…Crilin!!” urlò
cominciando a scuoterlo sempre più energicamente “Criliiiin!!” gridò sempre più
angosciato.
Solo allora si accorse
della pozza di sangue nella quale l’amico era riverso, solo allora si accorse
che il suo battito era spento, solo allora si accorse che il suo respiro si era
fermo.
“Mi dispiace Goku” lo
raggiunse la voce sincera della donna che era infine riuscita a raggiungerlo
dopo che lui aveva accelerato il passo tanto da non pensare nemmeno più alla sua
presenza.
L’uomo socchiuse gli occhi
cercando di comprendere quanto fosse successo, strinse il corpo dell’amico tra
le braccia, non aveva importanza che si stesse riempiendo di quel rosso
scarlatto che lo stava circondando “Crilin sveglia ti prego” mormorò appena
impercettibile.
“E’ morto Goku” lo riportò
alla realtà lei abbassando il capo e socchiudendo a sua volta gli occhi
rammaricata nel constatare le realtà che li circondava in ogni anfratto della
zona.
Goku rimase in silenzio per
qualche minuto, in un mutismo che non sembrava parte di lui.
Stretto al cadavere di
quello che era il suo migliore amico restò a fissare il terreno dando le spalle
alla reporter.
Delicatamente appoggiò al
suolo quel che era rimasto di una delle persone a lui più preziose, gli passò
una mano sul viso e con movimenti flemmatici si alzò restando fisso sulla salma.
Strinse i pugni, e senza
aggiungere una parola si voltò di scatto verso un rastrello al suolo
afferrandolo saldamente con entrambe le mani.
Con uno scatto si voltò
cominciando a camminare in direzione del villaggio con aria determinata.
Bulma lo guardò sgomenta, e
dopo un attimo di esitazione si volse verso di lui bloccandolo per un gomito
“Dove pensi da andare?!” gli chiese appena lui le rivolse lo sguardo.
“Voglio uccidere quel
bastardo di Freezer…voglio riprendermi la mia famiglia!” affermò determinato,
quasi al limite della follia.
La donna lasciò il suo
bicipite portandosi in avanti ed allargando le braccia “Non te lo permetterò”
rispose altrettanto risoluta assumendo un espressione seria.
“Levati!” ripose lui
abbassando leggermente il capo, la donna scosse la testa “Se vai da solo morirai
senz’altro…dammi retta, non è il caso di morire in questo modo. L’hai detto tu
stesso, non sei un guerriero, vuoi farti ammazzare inutilmente?!” gli fece
presente lei senza distogliere lo sguardo dal contadino che strinse maggiormente
la dita attorno all’attrezzo agricolo che reggeva.
“Devo salvare la mia
famiglia!” esclamò a denti stretti alzando lo sguardo ed incrociando gli occhi
azzurri della donna.
Quella era la prima volta
che gli vedeva uno sguardo così serio in volto, ciononostante decise di non
demordere e di farlo ragionare “Sono d’accordo con te, nemmeno io voglio che
alla tua famiglia succeda qualcosa, ma pensaci bene. Non credi che andare nel
covo del nemico armato solo di rastrello sia solo un suicidio?! Non risolverai
nulla, renderai vedova tua moglie e orfano di padre tuo figlio…” provò a farlo
riflettere.
La voce di Goku si fece
tremolante, anche le sue mani, strette al legno della sua arma, cominciarono a
tremare “Allora…cosa dovrei fare?!” chiese spaesato riprendendo lucidità.
Bulma lo guardò seria
abbassando le braccia “Aiutami a trovare Vegeta…forse lui saprà aiutarti”
rispose sicura di sé.
“Vegeta?!” mormorò il
contadino abbassando le mani “Da come ne parla Radish lui non è molto meglio” le
fece presente lui.
Alla donna sembrò non
impressionare questo dettaglio, non cambiò la sua espressione “Sono sicura che
con lui si potrà parlare” affermò quasi conoscesse quell’uomo, in una sicurezza
che era dettata dal puro…istinto.
Lo stesso istinto che fece
scivolare il rastrello dalle mani di Goku, quasi anche lui fosse convinto che
questo Vegeta non era una persona così pericolosa.
*
In una tranquilla casetta
circondata dal verde un uomo si godeva i raggi solari del primo mattino.
Sdraiato su di un amaca
legata saldamente tra due alberi si lasciava cullare dal lieve vento che la
faceva dondolare lentamente cullando l’ospite del singolare giaciglio.
“Chi siete?” chiese
apparentemente al nulla senza aprire gli occhi.
L’omone era molto attento
nonostante le apparenze, la sua mano era già scivolata sul fodero della sua
pistola in attesa di conoscere l’identità degli sconosciuti visitatori.
“Sei tu Nappa?” chiese una
voce maschile uscendo da dietro un cespuglio.
Il pelato non mosse di un
millimetro le sue dita, sempre saldamente avvinghiate alla sua arma “Dipende…chi
lo vuole sapere?” chiese senza voltarsi.
“Mi chiamo Goku…sono il
fratello di Radish” si presentò il nuovo venuto con voce seria.
Solo allora l’energumeno
decise di voltarsi a guardare il suo interlocutore.
Lo squadrò da capo a
piedi…sì, era lui.
Si ricordava quel buffo
bimbetto che passava tutto il tempo ad arare il suolo anziché combattere.
“Stiamo cercando un certo
Vegeta” gli chiese ora la donna dai capelli azzurri al suo fianco.
Nappa squadrò
frettolosamente anche lei, decidendosi infine di alzarsi dalla sua comoda
posizione, rinunciando, tra l’altro, ad impugnare il revolver.
“Entriamo in casa” annunciò
facendo strada ed attendendo che i suoi ospiti facessero altrettanto.
*
Erano lunghe ore che
camminavano.
Per diverso tempo non
avevano visto che campi.
Ciuffi d’erba erano
visibili a perdita d’occhio.
Nappa camminava loro
davanti, persuaso da un cospicuo gruzzolo di soldi si era fatto persuadere ad
accompagnare i due dal famigerato sicario.
Se vi uccide non sono
affari miei aveva annunciato
intascando il denaro e senza porre ulteriori domande.
Sicuro che riconoscendolo a
lui non avrebbe mai sparato.
“Toglimi una
curiosità…questo tizio è davvero così spietato?” chiese la donna guardandosi
attorno nervosa.
Il colosso si voltò verso
di lei con un ghigno sadico in volto “Spietato è a dir poco…è furbo e ti
assicuro che essere nel suo mirino equivale ad essere morto” spiegò riprendendo
a camminare.
Bulma si guardò attorno
osservando gli arbusti a distanza, tornò a guardare il pelato “In questo
caso…non ci conviene nasconderci tra gli alberi?” chiese piuttosto sorpresa
dallo strano andamento con la quale stavano procedendo.
Normalmente i soldati
proseguivano tra il verde per non essere scoperti, al contrario loro stavano
avanzando senza la minima copertura.
Nappa ridacchiò “Se sente
un rumore spara…ma se vede chi è c’è la possibilità che valuti la situazione,
quindi vi consiglio…di stare lontano dagli albe…”la frase non ebbe termine.
Improvvisamente, l’omone
ricadde al suolo senza la possibilità di sapere da dove provenisse il colpo che
lo centrò in testa.
Goku si guardò per un
secondo attorno nella speranza di capire quale fosse l’origine di quel
proiettile silenzioso.
Non fece in tempo ad
afferrare la donna per metterla in salvo che la canna di una pistola si appoggiò
dietro la sua nuca.
“Avete cinque secondi per
dirmi chi siete” sibilò alle loro spalle una voce fredda e profonda.
*
CONTINUA…
*
*
bulma_89: direi che in un
territorio di guerra gli attacchi sono all’ordine del giorno. Ti ringrazio, sono
contente che la mia storia risulti una piacevole lettura
*
aras: diciamo che
sfortunatamente non è andata benissimo
*
Milysimpa: spero che parte
della tua curiosità sia stata placata ^^
*
crazybulma: grazie ^^ sono
sempre molto contenta quando mi dicono che i personaggi non vengono troppo
stravolti, per quel che riguarda l’incontro con Vegeta…dovrai aspettare per
sapere ^__^
*
Kikka1993: il risultato non
è stato molto positivo per il povero Goku, vedremo cosa riuscirà a fare per la
sua famiglia
*
marina_heart: genio?!? O.o
bè grazie, sei troppo gentile ^^ spero di non deludere la tua curiosità allora
*
lilac: ti ringrazio come
sempre. Sono contenta che la trama si adatti a sufficienza all’originale. Alcune
curiosità dovrai aspettare per scoprirle (come le sfere del drago ad esempio),
ma una cosa posso dirtela. Goku non ha mai visto Vegeta di persona, per il
resto, sta a vedere…^^
“A…aspetta…non sparare!”
Goku cercò subito di calmare il suo misterioso assalitore.
Alzò le mani nella speranza
di mantenere la calma.
“Quattro” sibilò l’uomo
alle sue spalle cominciando un conto alla rovescia che determinava i cinque
secondi che aveva concesso loro per le spiegazioni.
“Mi chiamo Bulma Brief,
sono una giornalista” si presentò prontamente la donna alzando a sua volta le
mani.
Istintivamente cercò di
sbirciare la persona che li stava minacciando, anche solo per curiosità.
L’unica cosa che vide fu la
canna della pistola, munita di silenziatore, che ora stava minacciando lei.
“Giornalista?” mormorò
ancora la voce alle sue spalle, seguì un secondo di silenzio, poi un clic
annunciò che l’aggressore era più propenso a sparare.
“N…non farlo…siamo qui per
parlare” annunciò ora Goku nella speranza di salvare quella che era diventata un
amica oltre che una compagna di viaggio.
“Io non parlo…io agisco”
spiegò ancora lui tornado a premere il revolver sulla nuca dell’altro.
Goku deglutì sonoramente
non sapendo più cosa rispondere.
L’uomo venuto dal nulla, e
dall’identità sconosciuta sembra non interessato ad ascoltare le cianche che i
visitatori erano venuti a porgli.
Un boato improvviso scosse
il terreno.
Gli uccelli abbandonarono
terrorizzati i loro nidi, e nel cinguettare generale di volatili assaliti dal
panico, l’uomo armato sembrò riconoscervi il pericolo.
Senza aggiungere altro
osservò la nuvola di fumo che proveniva dall’orizzonte, strinse i denti “Cazzo”
ringhiò ritirando la pistola e sparendo dietro alcuni cespugli nei paraggi.
Goku, ora libero da
minacce, scostò lo sguardo, giusto in tempo per vedere la schiena di colui che
lo aveva appena minacciato sparire tra le foglie.
Afferrò il polso della
giornalista e con uno scatto quasi inconscio decise di seguire l’uomo che pochi
secondi prima lo teneva in pugno.
Come se questi fosse ore il
pericolo minore.
Bulma si trovò strattonata,
e senza rendersi conto fu circondata da foglie ed arbusti che poco prima vedeva
da lontano.
Il suo sguardo roteò quasi
a vuoto, vide la mano del contadino sul suo polso, il suo sguardo serio
osservare aldilà del fogliame che li stava riparando, poi vide la schiena
dell’uomo della quale aveva solo sentito la voce.
Spalle forti di una persona
che sembrava conoscere molto bene cosa fosse un campo di battaglia.
Capelli neri, folti, e
dalla strana tendenza ad estendersi verso l’alto.
Del suo volto non vide
nulla, troppo impegnato ad osservare in direzione della nuvola di fumo che li
aveva appena colti alla sprovvista.
“Cosa sta succedendo?”
chiese allarmata cercando di capire la natura di quei boati.
Boati che avevano seguito
il primo ad una velocità sempre più ravvicinata.
I suoi grandi occhi azzurri
incrociarono ora il freddo metallo dei una pistola “State zitti se non volete
morire…in un modo o nell’altro” la minacciò l’uomo già pronto a premere il
grilletto nel caso quelle persone avessero disturbato o rallentato la sua fuga.
Bulma deglutì, riuscendo
lievemente ad incrociare il suo sguardo, non vide la sua espressione, ma quelle
pupille nere come la notte non poté fare a meno che notarle.
L’uomo tornò a guardare
avanti a sé, cominciando a camminare basso si mosse in direzione dei boati nel
tentativo si studiare la situazione.
Goku imitò il militare
facendo fare altrettanto alla giornalista.
Due guerrieri si
presentarono poco distanti da loro nascondiglio, era chiaro, dalle loro divise,
che appartenevano all’esercito di Freezer.
Nessun altro secondo era
stato riservato ai pensieri, in un lampo quelli che avevano davanti erano due
cadaveri, mentre il sicario che li accompagnava sgattaiolò fino ai cespugli dal
lato opposto sparendo tra le foglie.
Goku non lo perse mai di
vista, e come lui sparì a sua volta, accompagnato da Bulma, tra il verde.
*
Assicuratosi di essere al
sicuro, l’uomo vestito in uniforme militare si fermò al riparo da alcune rocce.
Quando fu raggiunto dai due
inseguitori non esitò un istante alzando nuovamente la pistola verso di loro
“Due” continuò la sua conta senza dare ai due il tempo di riprendere fiato dopo
la lunga corsa.
Il primo a tornare ad una
respirazione regolare fu Goku, che dopo aver deglutito rumorosamente guardò
l’altro alzando la mani “Non siamo militari” gli fece presente sperando di
convincerlo.
“Mpf…mi credi uno stupido?
Perché credi non vi abbia ancora ucciso?” gli fece presente tenendo conto della
sparatoria appena avvenuta.
Goku fissò la pistola che
aveva davanti senza sapere cosa rispondere, fu Bulma a parlare “Stiamo cercando
una persona…sei tu Vegeta dico bene?” chiese coraggiosamente la donna.
Un secondo di silenzio.
“Sono io che fa le domande
qui…uno…” rispose il militare continuando con il suo angoscioso conto alla
rovescia.
“Ti abbiamo detto tutto
quello che volevi sapere…cos’altro dovremmo dirti!” protestò Goku cercando lo
sguardo ancora nascosto dalla pistola.
Ancora un secondo di
silenzio, questa volta il soldato sembrò pensarci.
Infine decise di abbassare
l’arma, mostrano finalmente il suo volto.
Bulma lo guardò piuttosto
sorpresa.
Gli occhi che aveva
intravisto poco prima erano ancora più profondi ed intensi di quanto le era
sembrato di vedere.
La mascella ben delineata,
e dei lineamenti marcati, molto duri, ma non per questo privi di fascino, al
contrario.
Non si aspettava un uomo
così…bello…
Si era fatta tutt’altra
idea sull’uomo che stava cercando, lo immaginava col viso coperto di cicatrici
con delle fattezze più brutali.
Si sorprese anche nel
constatare, ora che lo vedeva in piedi, di quanto fosse bassetto rispetto alla
sua immaginazione.
In altre parole, non era
una mezza specie di uomo della caverne come l’immagine che aveva sempre visto
nella sua testa.
“Cosa volete da me?” chiese
ora lui senza però riporre l’arma che ancora impugnava saldamente in mano.
Bulma sembrava troppo
assorta nei suoi pensieri per parlare, così fu Goku a colmare il vuoto che
rischiava di far perdere la pazienza all’uomo armato.
“Voglio recuperare la mia
famiglia dalle mani di Freezer” annunciò serrando i pugni.
Vegeta lo squadrò da capo a
piedi inarcando un sopracciglio quasi con scerno “Cosa vorresti fare tu?” lo
derise accompagnato da una sottile, ed impercettibile, curvatura divertita delle
sottili labbra.
“Voglio recuperare la mia
famiglia!” ribadì il contadino determinato più che mai a portare a termine la
sua missione.
Il militare socchiuse gli
occhi evidentemente divertito “Non ho alcuna intenzione di perdere la vita solo
per recuperare la famiglia di un aratore” rispose con disprezzo avendo capito,
dalle sue mani e dalle sue vesti, il mestiere dell’uomo che gli stava davanti.
Goku strinse i pugni,
abbassò lo sguardo evidentemente soprappensiero “E se…ti dessi qualcosa in
cambio?” chiese d’improvviso attirando l’attenzione non solo del milite, ma
anche della cronista.
“So dove si trova la quarta
sfera del drago…ho sentito che quella pietra vale molto denaro” ammise
rammaricato.
“COSA!! Goku! Mi avevi
detto che non ne sapevi nulla!” esclamò scioccata la donna.
“Mi dispiace” mormorò lui
senza guardarla.
Le sfere del drago erano
delle gemme preziose sparse per tutto il mondo.
La leggenda diceva che
esistevano solo sette esemplari, ma sino a qualche anno fa la gente pensava si
trattasse solo di una diceria.
Col ritrovamento di una di
esse però, era scattata la ricerca alle sfere, ed attualmente sei erano state
riportate alla luce.
Solo la quarta mancava
all’appello, la gemma che incastonava al suo interno quattro stelle rosse.
Son Goku era l’unica
persona a conoscere dove esse fosse attualmente nascosta.
“Vai avanti” lo esortò il
soldato intenzionato ad impossessarsi di qualcosa di estremamente prezioso.
Il contadino alzò la testa
guardandolo con aria decisa “Ti dirò dov’è a condizione che tu mi riporti dalla
mia famiglia” spiegò senza mezzi termini.
Vegeta sembrò interessato,
osservò dritto negli occhi l’altro uomo ed infine sfoggiò un sorriso maligno
“D’accordo…” annunciò puntando improvvisamente il revolver verso la giornalista
“Quindi di lei posso anche sbarazzarmi” annunciò facendo una lieve pressione sul
grilletto.
“No!” sbraitò Goku
frapponendosi tra la pistola e la donna “Se le torcerai un solo capello non ti
dirò nulla” rispose irremovibile.
Vegeta lo guardò ringhiando
“Poni troppe condizioni per i miei gusti” rispose senza abbassare l’arma di un
millimetro “Se mi sarà d’intralcio non esiterò a premere il grilletto” spiegò
abbassando ora la pistola.
Bulma lo guardò aggrottando
le sopracciglia, per nulla spaventata dalle sue minacce.
“Appena troveremo la mia
famiglia io svelerò solo a lei dove si trova la sfera, in questo modo potrete
dividere il guadagno della vendita” propose sapendo che per qualche ragione
anche la donna ne era interessata.
Poi si voltò verso di lei
“A te va bene Bulma?” chiese sinceramente dispiaciuto.
Bulma capì il suo stato
d’animo dal suo sguardo cristallino, sospirò “Sì, va bene” in questo modo aveva
anche la possibilità di cavare un intervista a quel militare tanto scontroso.
“Settanta, trenta…prendere
o lasciare” disse improvvisamente Vegeta guardando la donna con aria seria.
La giornalista lo guardò
malamente “Chi ti da il diritto di dettare ordini!! Non mi sembra giusto che a
te tocchi la fetta più grande!!” gli sbottò contro gesticolando insensatamente.
La canna della pistola
bloccò il suo sbraitare “Prendere o lasciare” ripeté lui scandendo parola per
parola.
“D’accordo” acconsentì
infine lei a malincuore, aveva un disperato bisogno di qui soldi.
Vegeta sorrise soddisfatto
della trattativa “Bene” annunciò voltandosi e riprendendo il cammino.
*
CONTINUA…
*
*
Heleamicachipss: la vaga
idea è stata confermata suppongo. Tranquilla comunque se non ha commentato
l’altro capitolo ^^
*
Kikka1993: bè, direi che
immagini bene, è proprio lui
*
Mikysimpa: sì, è Vegeta,
finalmente è entrato in scena anche lui. Per quel che riguarda Nappa, bè,
mettiamola così, anche nell’originale è Vegeta ad ucciderlo no…
*
bulma_89: eccoti
l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto
*
lilac: ma come perfidia?!?
Ma se sono una persona angelica (so che ci stai credendo). Hai visto che alla
fine era lui, quante persone conosci con una voce “fredda e profonda”?! A parte
gli scherzi comunque, ti volevo (ancora una volta) ringraziare. So che non sei
un’amante delle AU, perciò ti ringrazio di leggere quelle che scrivo. Tra
l’altro lo sai che a me piace restare il più possibile vicino all’originale,
anche nelle AU.
“Ahah…dici davvero?!”
ridacchiò l’uomo osservando il compagno al suo fianco.
L’altro annuì “Sì…e dovevi
vedere la sua faccia quando gliel’ho detto” continuò alzando un indice
divertito.
“Già, doveva essere uno
spettacolo” insistette ancora stringendo tra le mani il suo revolver.
Un altro uomo si avvicinò
ai due “Ehi ragazzi, se non vi dispiace vado un attimo a prendere una cosa in
macchina” annunciò indicando ai compagni il mezzo parcheggiato poco distante.
Uno degli altri due annuì
“Certo tranquillo” lo rassicurò tornando sull’attenti ed osservando davanti a sé
con aria piuttosto seria.
Un filo d’erba a qualche
metro di distanza si mosse come se fosse travolto da una leggera brezza, peccato
che nemmeno un alito di vento scuoteva il resto della zona.
Nascosti nell’erba alta tra
figure osservavano i soldati al posto di blocco che impediva loro il passaggio.
“Che facciamo?” bisbigliò
Goku osservando la schiena del militare che li precedeva.
Vegeta restò in silenzio
per alcuni istanti, “Ci serve quella macchina” annunciò sparendo dalla possibile
visuale dei soldati poco più avanti.
Il contadino annuì
“D’accordo, cosa dobbiamo fare?” chiese osservando l’altro uomo che iniziò a
trafficare con le sue armi.
Alzò lo sguardo verso di
lui, fissò la donna a pochi centimetri di distanza, quindi tornò all’agricoltore
“Vuoi non farete un bel niente. Ci penso io a quelli” accigliò lo sguardo
facendosi più serio “Se provate anche solo a muovere un muscolo morirete. E nel
caso non vi uccidessero loro sarò io a farlo!” li minacciò impugnando la sua
pistola e voltandosi verso il suo obbiettivo.
Goku e Bulma non poterono
far altro che osservarlo mentre sgattaiolava come un serpente verso un blocco di
macerie a pochi passi dall’auto dei tre soldati.
Una volta lì aderì la sua
schiena col blocco di cemento, ed osservò l’auto seguendo i movimenti dell’uomo
seduto al posto di guida.
Si assicurò, per l’ennesima
volta, che il silenziatore della sua arma fosse al posto giusto e riprese ad
avanzare.
Accucciato di portò accanto
la macchina, facendo attenzione di restare nascosto anche con i piedi dietro una
ruota.
Il suo sguardo ancora fisso
sulla sua preda e con un ghigno constatò che il malcapitato aveva lasciato il
finestrino del passeggero aperto, proprio quello sotto la quale sostava.
Veloce come il vento si
alzò con uno scatto, premette il grilletto ed uccise l’uomo, troppo impegnato
con alcune scartoffie per accorgersi della sua presenza.
Era evidente che sapesse
alla perfezione cose stesse facendo, infatti il suo proiettile andò a colpire al
petto, affinché all’esterno non ci fossero schizzi di sangue, inoltre in questo
modo la pallottola restò conficcata nel sedile senza produrre alcun suono.
Con un balzo entrò nella
vettura dal finestrino restando accucciato a spiare le prossime vittime.
Lentamente abbassò l’altro
finestrino, dando l’idea che fosse il cadavere a compiere quel gesto.
Mirò al soldato più vicino,
e un secondo dopo egli era disteso a terra privo di vita.
Allarmato, l’ultimo dei
militari si abbassò nascondendosi dietro l’automobile, dal lato del guidatore.
Grosso errore, ignaro di
essere rimasto solo, e convinto che nel mezzo ci fosse solo il suo compagno, non
si guardò minimamente le spalle.
La sua attenzione era
all’orizzonte per capire da che parte arrivasse il proiettile che aveva ucciso
il suo compagno.
Non si pose domande quando
sentì la portiera dell’auto aprirsi, ma quando capì che quello che scese dalla
vettura non era l’amico era già troppo tardi.
La canna di una pistola era
già puntata alla sua tempia, non fece in tempo a voltarsi, sentì solo un uomo
sibilare “Scacco matto” in tono soddisfatto, poi un proiettile si conficcò nella
sua testa, infine più nulla.
Vegeta osservò l’uomo
cadere, privo di vita, al suolo, un ghigno sadico si disegnò sulle sue labbra, e
l’espressione di chi si fosse divertito stampata in volto.
Senza altri indugi ripose
l’arma nella fondina, afferrò il cadavere in auto facendolo cadere al suolo, non
prima di avergli sottratto le chiavi.
Le lanciò in aria
riprendendole al volo “Grazie mille” gli fu riconoscente in modo sarcastico.
Bulma e Goku osservarono
esterrefatti la scena.
Era proprio come lo
descrivevano, quei tre non lo avevano visto nemmeno arrivare.
Li aveva uccisi tutti a
sangue freddo senza batter ciglio.
Veloce, silenzioso e
terribilmente astuto, tutto corrispondeva a verità.
*
Goku osservava il paesaggio
circostante dal finestrino dell’auto.
Era seduto sul sedile
posteriore, Vegeta aveva intimato ad entrambi di sedersi dietro, il motivo non
lo aveva capito, ma dal suo sguardo aveva intuito che sapeva cosa stava dicendo.
Guardava la zona desolata
che li circondava, nessun anima viva era visibile in quel villaggio così simile
al suo.
Solo la morte si presentava
ai suoi occhi, e quell’atmosfera tetra che aveva sempre cercato di evitare.
I volti di Chichi e Gohan
affollarono i suoi pensieri, chissà come stavano, chissà come se la stavano
cavando nelle mani di quegli spiateti assassini.
Sul fatto che fossero
ancora vivi, Goku, non aveva mai avuto dubbi, sapeva che lo stavano solo
aspettando da qualche parte, doveva solo riuscire a trovarli.
“Allora Goku racconta…cosa
coltivi nel tuo campo?” la voce della giornalista lo risvegliò dai suoi
pensieri.
Quando si girò a guardarla
lei gli sorrise, con l’espressione di chi aveva intuito le sue preoccupazioni e
che desiderava tranquillizzarlo.
Goku sorrise a sua volta,
grato alla donna al suo fianco per averlo in un certo senso rassicurato.
“Un po’ di tutto, ma
principalmente verdure…zucchine, carote…” “Tsk…Kakaroth…” lo soprannominò subito
l’autista con un lieve ghigno.
Goku imbronciò lo sguardo
voltandosi verso di lui, appoggiò le mani sul sedile del militare e si sporse
nervosamente in avanti “Io mi chiamo Goku!” gli fece presente poco incline a
farsi chiamare in modo differente dal suo nome.
“Certo, come vuoi…Kakaroth”
insistette l’altro, divertito dalla sua reazione.
“Andiamo, non litigate”
Bulma cercò di calmare gli animi dei suoi compagni di viaggio notando che
l’ambiente si stava scaldando.
Il soldato sorrise
nuovamente sadico “Nessuno ha chiesto il tuo parere donna” rispose dispettoso.
Bulma lo guardò a sua volta
malamente “Ma chi ti credi di essere stupido guerrafondaio!!! Pensi che il solo
possedere una pistola ti permetta di prendere in giro tutti quanti?! Anzi, sai
cosa ti dico?! Dovresti imparare a stare zitto razza di scimmia malriuscita!”
gli sbottò contro mostrandogli il medio di una mano.
Questa volta toccò al
contadino placare gli animi, almeno quello della donna, in quanto Vegeta sembra
piuttosto compiaciuto nell’essere riuscito ad innervosirla.
Goku posò le mani sulle
spalle della cronista per cercare di farla ragionare “Adesso calmati Bulma, non
c’è bisogno di agitarsi tanto” la rassicurò pacatamente.
Poi uno sparo, e tutto il
resto divenne confuso.
Vegeta sterzò bruscamente,
per evitare l’ennesimo posto di blocco che non aveva esitato a far fuoco.
Il fuoristrada finì nella
boscaglia, percorrendo una strada in discesa.
L’auto fu soggetta a
svariati scossoni, e un ennesimo sparo riecheggiò funesto.
Questo colpo non andò a
vuoto, un urlo provenne dal mezzo di trasporto.
Successivamente un nuovo
scossone fece sbandare la vettura che, ormai fuori controllo, prese in pieno il
tronco di un albero.
Un enorme nube nera si alzò
in cielo, ma dall’auto nessun segnale di vita.
*
CONTINUA…
*
*
Piccolo avvertimento,
questa storia non potrà essere aggiornata prima di una settimana (circa), causa
vacanze.
Appena sarò di ritorno
riprenderò ad aggiornare regolarmente.
*
Anty: grazie, sono contenta
che i personaggi mantengano fedelmente i loro caratteri, e che il clima risulti
realistico
*
bulma_89: direi che la sua
aggressività è parte integrante del suo carattere
*
crazybulma: io non le do
torto di certo! Come dici tu non si sono conosciuti in un modo molto romantico,
ma lei ha già subito il suo indiscutibile fascino ^^
*
Sybelle: ti ringrazio, sono
contenta che Vegeta in questa versione ti piaccia
*
Mikysimpa: eh sì,
finalmente è arrivato Vegeta, sono contenta che ti sia piaciuto, e ti ringrazio
*
lilac: troppo tardi,
qualche suggerimento involontario me lo hai dato, chissà, forse in una probabile
storia futura potrei “sbizzarrirmi” con i suoi spunti ^^ tornando seri (ehm), il
motivo per la quale Vegeta non protesta tanto per i soldi e più che altro
narrativo. Anch’io avrei volto “giocarci” di più, ma per una questione di trama
non è stato possibile. Per il resto, come sempre, hai centrato tutti i punti che
volevo venissero fuori, grazie.
L’auto rimase in silenzio
accartocciata su se stessa ed ancora fumante a causa dell’impatto subito.
Non c’era tempo da perdere
però, da lì dovevano andarsene, e alla svelta anche.
Un calcio, due calci, tre
calci, e la porta dell’autista si aprì violentemente.
Vegeta uscì dalla vettura
accompagnato da alcuni colpi di tosse, illeso per fortuna, l’air bag gli aveva
salvato la vita durante l’impatto.
Si voltò verso il sedile
posteriore, e senza troppo pensare l’aprì.
Lo spettacolo che si trovò
davanti aveva del raccapricciante, ma per lui questa era la norma.
Il liquido rosso aveva
ormai invaso parte della macchina, e goccia dopo goccia scendeva lentamente sui
tappetini del mezzo.
Senza fare una piega il
soldato guardò la spalla ferita dell’altro uomo, poi osservò la donna intenta a
tenergli la lacerazione.
“Muovetevi non abbiamo
tempo da perdere, quelli verranno a cercarci” spiegò tornando sui sedili davanti
e raccogliendo delle cianfrusaglie, tra qui anche degli zaini.
“Vegeta! Goku è ferito, non
può muoversi!” gli fece presente lei alzando lo sguardo verso il glaciale
guerriero.
Vegeta si girò a guardarla
“Non me ne frega niente!” dichiarò afferrando il colletto della camicia del
contadino “Ehi dimmi dove si trova la sfera e muori senza troppe storie!” ordinò
serio.
Goku lo guardò dritto negli
occhi, ansimante e un po’ dolorante, sorrise “Non ci penso neanche…io non mi
fermo qui! Devo recuperare la mia famiglia!” insistette scostando la mano del
soldato e voltandosi per aprire la portiera.
L’altro lo fissò per alcuni
istanti, infine sguainò un enorme coltello legato alla sua cintura “Spero che
quel braccio non ti serva” mormorò appena, puntando la lama verso l’arto
dell’agricoltore.
*
I suoi piedi strusciavano
tra l’erba alta e il fango della zona circostante.
I passi erano silenziosi,
affondando sempre si più nel pantano.
Osservò la schiena
dell’uomo che le camminava davanti, impegnato a farsi spazio tra alcuni rami che
nella boscaglia rischiavano d’intralciare il passaggio.
Ora aveva capito per quale
motivo aveva deciso di farla sedere sul sedile posteriore.
Il primo colpo era diretto
a lui, ma con prontezza di riflessi si era abbassato evitando il proiettile.
Lo aveva fatto in silenzio,
senza dare l’allarme ai suoi compagni.
La pallottola si era quindi
conficcata sul sedile anteriore senza ferire nessuno.
Aveva capito una cosa di
quel guerrigliero, lui agiva così…da solo.
“Mi dispiace tanto Bulma”
si giustificò l’altro uomo costretto ad appoggiarsi a lei.
Si voltò a guardarlo e gli
sorrise, per rassicurarlo, “Non preoccuparti Goku, appena ti sarà passato il
dolore vedrai che andrà un po’ meglio” lo tranquillizzò tornando a guardare
avanti a sé.
Goku chinò lo sguardo
malinconico, non gli piaceva essere di peso “Piuttosto, come va il tuo braccio?”
lo riportò alla realtà lei.
Alzò lo sguardo osservando
il volto della donna, determinato “Sta bene, fa ancora un po’ male, ma dopo che
mi sarò riposato passerà” la rassicurò ora lui sentendosi decisamente debole.
Intanto nella sua mente
riaffiorava il ricordo di appena qualche ora prima, l’immagine di quel coltello
conficcato nella sua carne provocandogli un dolore lancinante.
Aveva urlato, preso alla
sprovvista, ma fu la mano del guerriero a zittirlo, Vegeta gli appoggiò una mano
sulla bocca per farlo tacere Sta zitto Kakaroth, vuoi farci scoprire?!
gli aveva sussurrato con aria seria mentre introduceva l’arma maggiormente nella
sua spalla.
Il dolore cessò solo quando
il soldato estrapolò completamente la pallottola dalla sua spalla.
Il secondo proiettile lo
aveva preso in pieno.
“Ci fermeremo qui” annunciò
improvvisamente Vegeta tirando un piccolo calcio al terreno sollevando della
polvere.
Bulma fece accomodare Goku
al suolo.
Vegeta osservò la scena
leggermente infastidito, rifoderò la sua arma ed incrociò le braccia “Poco più a
valle ci deve essere un ruscello, va a prendere dell’acqua” ordinò alla donna
facendole cenno con la testa nella direzione in cui si trovava il rivolo.
Se non avesse capito subito
che l’acqua serviva ad alleviare le sofferenze dell’amico contadino gli avrebbe
presumibilmente risposto con una serie d’insulti per il modo in qui lo aveva
chiesto, ma date le circostanze non osò protestare, e dopo un cenno del capo si
allontanò con l’intenzione di ubbidire.
Goku attese che la donna si
allontanasse, poi volse lo sguardo verso il militare, fece una smorfia, ma
nonostante ciò cercò di accennare un sorriso “Ti ringrazio Vegeta” disse poi
catturando l’attenzione dell’altro che era intento ad osservare la donna
allontanarsi.
Vegeta osservò il suo
interlocutore, in un primo momento sorpreso, nessuno lo aveva mai ringraziato.
Successivamente accigliò
innervosito lo sguardo, ringhiò contorcendo lo sguardo in una smorfia “Tsk, non
so che farmene dei ringraziamenti. Soprattutto da un peso morto come te” lo
prese in giro prima di voltasi.
Goku non si fece intimorire
dai suoi modi bruschi, non spense il suo sorriso, al contrario, lo accentuò.
Si adagiò una mano sulla
spalla ferita ed osservò l’altro allontanarsi “Dove vai?” chiese incuriosito, ma
non ottenne risposta.
*
“Come ti senti ora?” gli
chiese riprendendosi la borraccia che aveva appena riempito.
Goku sorrise, celando una
leggera smorfia di dolore “Sto molto meglio ora, grazie” rispose appoggiandosi
ad una piccola roccia alle sue spalle.
Bulma avvitò il tappo del
contenitore, cominciando e riporre tutti i medicinali che aveva usato per curare
la ferita dell’altro nella borsa.
“Mi dispiace…tanto” mormorò
il contadino attirando l’attenzione della donna che sussultò osservando il suo
viso cupo e triste.
“P…per cosa?” chiese
aggrottando preoccupata le sopracciglia.
L’uomo sospirò “Ti ho
mentito, avevo detto di non sapere nulla sulle sfere del drago, invece…” spiegò
senza guardarla negli occhi.
La cronista gli poggiò una
mano sulla spalla sana “Non preoccuparti, va bene anche così” scostò lo sguardo
osservando ora il terreno “L’importante è…trovarla” spiegò con un nodo in gola,
alzò gli occhi su di lui “E poi non sei per niente bravo a mentire” scherzò
lievemente.
Goku tornò ad alzare il
capo grattandosi la nuca imbarazzato “Ti chiedo scusa…il fatto è che quando l’ho
trovata ho pensato di nasconderla. Io e Chichi abbiamo considerato che la nostra
vita andava bene così” sopirò “Un piccolo campo, una modesta casa, e un
bellissimo bambino, noi…non avevamo bisogno d’altro. Non volevamo i soldi
ricavati dalla vendita di quella sfera” ammise stringendo un pugno.
Bulma osservò la sua mano,
poi incrociò i suoi occhi “Quella gemma è bramata da tutti, anche da Freezer, è
pericoloso possedere un oggetto simile” continuò l’agricoltore “Perché anche tu
sei interessata a quella pietra?” domandò infine.
Gli occhi della donna si
velarono di una celata tristezza, mista a preoccupazione “Vedi, si tratta di mio
pad…” con un tonfo sordo dei pezzi di legno caddero ai loro piedi.
Un secondo tonfo, e due
carcasse scuoiate, di chissà quale animale, seguirono l’esempio.
Entrambi alzarono lo
sguardo osservando il guerriero in piedi davanti a loro.
Vegeta reggeva in mano un
terzo cadavere, nell’altra mano il suo coltello sporco di sangue.
Dello stesso colore anche
le sue mani, che l’uomo non esitò a ripulire dal liquido cremisi con la lingua.
“La vostra cena, cucinatela
se preferite” spiegò lapidario facendo un passo indietro con l’intento di
voltarsi.
Fu la voce della donna a
fermarlo, Bulma si alzò in piedi con uno scatto “Aspetta, tu non resti a
mangiare con noi?” chiese senza troppo pensarci.
Vegeta si girò
completamente “Non ho intenzione di farmi ammazzare a causa vostra” spiegò
enigmatico cominciando ad allontanarsi.
Secondo lui il fuoco era
una possibile fonte di guai.
*
Chissà che fine aveva
fatto.
Tutt’attorno era ormai
tutto buio, ma di lui nessuna traccia.
Un’altra cosa che dovette
constatare essere vera sul suo conto, il suo modo di dileguarsi nell’ombra, e di
riapparire altrettanto dal nulla.
Era evidente che la sua
vita si concentrava sul doversi costantemente nascondere.
“Vegeta!” chiamò
guardandosi attorno.
Il colpo soldo di una
pistola la fece sussultare, soprattutto quando si accorse che il proiettile era
stato indirizzato ai suoi piedi.
“Se ti avesse trovato
qualcun altro saresti già morta” sibilò una voce proveniente da uno degli
alberi.
Bulma alzò velocemente la
testa, il cuore le batteva a mille per la paura, ma quando incrociò lo sguardo
nero e misterioso dell’uomo stravaccato su un albero esso non cessò il suo
ritmo, anzi, aumentò.
“Che vuoi?” chiese lui
riponendo infine l’arma, Bulma deglutì, nella speranza di calmarsi.
S’inumidì le labbra,
seccate a causa dello spavento, e si avvicinò al tronco, osservò dal basso
l’uomo che a sua volta la stava fissando “Abbiamo spento il fuoco, se vuoi ora
puoi avvicinarti” lo invitò volgendo lo sguardo verso alcuni rami.
“Non tollero la vostra
presenza di girono, non voglio vedere le vostre facce anche di notte” brontolò
osservando incuriosito la donna che si era avvicinata al ramo che stava
osservando.
Inarcò un sopracciglio “Che
stai facendo?!” chiese curioso accigliando lo sguardo.
Bulma non esitò, salì sul
ramo “Ti raggiungo” disse semplicemente arrampicandosi sull’albero.
Da bambina lo faceva
spesso, era una ragazzina parecchio intraprendente.
Si fermò solo quando
raggiunse la ramificazione poco sotto quella dove era seduto il militare.
Abbastanza vicino da poter
restare in piedi tra due tralci.
Appoggiò le mani su quello
del soldato e lo fissò con un sorriso “Ecco” confermò una volta sistemata.
Vegeta la guardò piuttosto
sorpreso “Che tipa” mormorò tra sé constatando che quella giornalista era
piuttosto particolare.
“Allora…” sospirò prima di
cominciare a parlare “…hai intenzione di restare qui tutta la notte?” gli chiese
guardandolo senza paura negli occhi.
Spiazzato per alcuni
secondi, Vegeta continuò a guardarla, incaricò la braccia tornando al suo
sguardo impenetrabile “Certo” rispose secco.
“Mmm…ho capito” disse
alzando lo sguardo verso il cielo “Senti Vegeta, esattamente dove ci stiamo
dirigendo?” chiese tornando a guardare lui.
Il guerriero ci pensò un
po’ su, infine tirò fuori da una delle tasche una mappa, l’aprì sul ramo.
Bulma ci adagiò sopra le
mani, il coltello dell’uomo andò a conficcarsi a pochi millimetri dalle sue
dita.
“Ehi che stai…” sbottò
ancora una volta colta alla sprovvista “Quello è il campo di detenzione dei
prigionieri di Freezer” spiegò tornando a braccia conserte facendole cenno col
mento di guardare il punto trapassato dalla lama.
La cronista abbassò lo
sguardo sul pezzo di carta “E una volta lì?” chiese curiosa “Una volta lì, spera
di aver pregato abbastanza per la tua vita” chiarì l’uomo stringendo i denti.
Bulma osservò la sua
mascella serrarsi, “Quanti anni avevi quando ti hanno portato lì” chiese
improvvisamente.
Il militare non rispose,
attese qualche secondo recuperando il coltello e mettendo via la mappa “Non
credo siano affari tuoi” rispose scorbutico senza guardarla.
“Era solo una semplice
domanda!” protestò lei con una smorfia seccata del viso.
“Voi intossicati
dall’inchiostro non sapete nemmeno cosa sia una semplice domanda”
brontolò l’altro appoggiando la schiena al tronco dall’albero.
Bulma lo guardò malamente,
ma come era solita fare non si arrese “Voi intossicati dalla polvere da sparo
non siete nemmeno cosa sia un dialogo”.
Il volto dell’uomo ebbe uno
scatto infastidito, senza alcun preavviso afferrò il mento della donna.
Bulma si ritrovò a pochi
centimetri il viso del guerriero che la guardò con occhi di fuoco “All’inferno
non hai tempo di parlare. È così che veniamo addestrati, per sparare, non per
dar fiato alla bocca”, ma anche questa minaccia sembrò non sortire effetto sulla
cronista “So che tuo padre è stato ucciso da Freezer in persona, è vero?”
domandò nuovamente.
Vegeta ringhiò infastidito,
lasciò il volto della donna, alzandosi quindi in bilico sul ramo “Mi prendi in
giro ragazzina?! Pensi che caschi nei tuoi stupidi trucchi da chiacchierona?” si
voltò su sé stesso ed osservò il terreno sottostante “Sei solo un’illusa”
mormorò infine prima di lasciarci precipitare al suolo, sparendo nell’ombra.
Bulma si stupì di sé
stessa, di tutte le cose che avrebbe potuto pensare in quel momento, l’unica
cosa che le venne in mente fu che quell’uomo era dannatamente affascinante!
*
CONTINUA…
*
*
Scusate per l’attesa, ma
ora che sono tornata si può ricominciare…
*
Sybelle: bè, servono anche
i capitoli più tranquilli, sperò però che questo sia più interessante ^^
*
marina_heart: lo sai che
non ci sono problemi, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto
*
crazybulma: ti ringrazio
tantissimo, non sai che onore per me sapere che questa storia ti sta piacendo,
sono proprio contenta
*
Anty: infondo lo sappiamo,
Bulma ha un caratterino piuttosto agguerrito (e vista la trama direi che il
paragone è azzeccato…e io dovrei smettere di far battute cretine!)
*
Heleamicachipss: mistero
svelato direi, un ferito c’è. E ti ringrazio ^^
*
lilac: ma ma ma…non è stata
colpa mia questa volta!!! Uffa…va bene ho capito, torno in modalità seria
(…). Hai beccato il punto, ho dovuto scegliere tra farlo parlare troppo o
renderlo un po’ permissivo. Ho optato per la seconda anche perché lui è quello
armato, e se non andava come voleva addio storia. E poi come giustamente hai
notato il suo personaggio esce a poco a poco ^^
Il campo di detenzione era
di una grandezza spaventosa.
I suoi cancelli si
estendevano per alcuni chilometri, e ad ogni angolo erano disposti soldati ben
armati a controllare le recinzioni.
Da qualunque punto di vista
lo si guardava sembrava impossibile entrare.
All’interno di quel’enorme
campo altre recensioni delimitavano vari territori.
L’aria riservata ai
soldati, dove essi bivaccavano e si riposavano in attesa del loro turno di
sentinelle.
L’area degli addestramenti,
urla inquietanti e spari giungevano da lì, quel posto raggelava il sangue nelle
vene.
Infine l’area dei
prigionieri, lì l’assoluto silenzio, segno che le persone detenute non avevano
più nemmeno la forza per piangere.
Poco più in là, in mezzo
alla boscaglia un cespuglio si scosse lievemente, mentre tre persone osservavano
quel campo con gli occhi ricolmi di sentimenti diversi.
Goku fissava oltre i
cancelli, cercava con lo sguardo la figura della sua amata Chichi.
Assurdo come pensiero, lo
sapeva, impossibile scorgere una persona da quella distanza, eppure lui
continuava a fissare nella speranza di individuarla.
Bulma osservava con
sgomento, mai avrebbe creduto di vedere qualcosa di simile, così
raccapricciante.
Com’era possibile trattare
in quel modo dei propri simili, quale uomo poteva fare tutto questo ed avere il
coraggio di guardarsi allo specchio la mattina?!
Vegeta celava i suoi
pensieri dietro il suo immancabile cipiglio imbronciato.
Cosa gli frullasse nella
mente in quel momento era un vero mistero, eppure, le sue sopracciglia, più
aggrottate del solito, lasciavano avvertire…rabbia.
Con uno scatto diede le
spalle all’accampamento cominciando a trafficare con la sua pistola, solo Bulma
si voltò a guardarlo.
“Che stai facendo?” chiese
ingenuamente, o solo per celata preoccupazione nei suoi riguardi.
Il soldato non alzò lo
sguardo “Mi sembra una domanda cretina” la presene in giro continuando ad
armeggiare con l’arma.
La giornalista stava per
replicare, ma la voce di Goku la fece trasalire “Eccola!!” urlò senza troppo
pensare facendo un istintivo passo tra il fogliame dietro la quale erano
nascosti.
La mano di Vegeta lo
riportò al suo posto, quando il contadino incrociò i suoi occhi vi lesse una
collera che non gli aveva mai visto in volto.
“Hai intenzione di farti
scoprire razza d’idiota?! Se lo farai un’altra volta ti uccido!” gli sbottò
contro mollando la presa del suo braccio.
Goku l’osservò spiazzato
per alcuni istanti, lo guardò voltarsi e sbirciare oltre il cespuglio “Qual è?”
gli chiese il soldato cercando d’individuare la consorte dall’altro.
L’agricoltore imitò il
militare ed additò la donna che intendevano salvare “Capelli neri e vestito
viola” spiegò sperando di essere chiaro.
Vegeta tornò a nascondersi,
e senza aggiungere altro si allontanò restando basso dirigendosi verso
l’accampamento.
“Vegeta” lo richiamò in un
bisbiglio la cronista.
Il soldato si girò solo
leggermente a guardarla “Fai attenzione” si ritrovò a dire lei aggrottando le
sopracciglia.
L’unica risposta che
ottenne fu uno “Tsk” prima di mimetizzarsi tra gli alberi e sparire.
*
Da quanti giorni era
rinchiusa in quello squallido posto.
Da quanto tempo viveva nel
pattume che la circondava.
Potevano essere solo poche
ore, così come giorni, settimane, e perché no, anche anni!
Nonostante questo, lei non
aveva versato nemmeno una lacrima, non una sola goccia aveva solcato il suo
viso.
Attorno a lei aveva visto
donne piangere la morte di un figlio o di una marito, la violenza su una figlia,
o su sé stesse.
Lei era più fortunata, non
le era ancora successo nulla, ma anche lei aveva un motivo per piangere.
Ciononostante i suoi occhi
non si erano mai inumiditi, mai aveva espresso la propria tristezza.
Era una donna fiduciosa,
una persona che era abituata ad attendere.
Nei suoi giorni di libertà
attendeva pazientemente il suo uomo che tornava dai campi, o dal villaggio per
dirle che aveva venduto tutto il raccolto, e che per un altro mese potevano
tirare tranquillamente avanti.
Anche ora attendeva il suo
ritorno, anche lì, in quel posto sperduto e malfamato sapeva che lui sarebbe
venuto a prenderla.
Non aveva paura per la sua
incolumità, se quei sudici maiali le avessero messo le mani addosso sapeva come
difendersi.
Aveva l’aspetto di una
donna minuta e fragile, ma era la donna di un contadino, era all’ordine del
giorno caricarsi pesi apparentemente impossibile per una persona della sua
stazza.
Nella solitudine del suo
giaciglio, lontano da tutte le altre donne e persone che venivano portate lì, la
sua unica preoccupazione era un’altra…
Una mano si poggiò sulla
sua bocca, senza avere il tempo di reagire si ritrovò strattonata, trasportata
nel buio, all’ombra degli alberi, e dalla vista di tutti.
Era arrivata la sua ora?!
No! Una qualunque donna
avrebbe avuto paura, ma non lei.
Avrebbe combatto come una
tigre, colui che la stava portando via non avrebbe avuto vita facile!
Senza indugio morse il
palmo dell’uomo che la stava trascinando via.
Nessuna reazione dal
soldato che la trasportò alcuni passi più in là, sempre più nell’oscurità.
Si ritrovò con la schiena
appoggiata al muro di una capanna, la mano dell’uomo sempre sulle sue labbra, e
due perle oscure puntate addosso.
Ora poteva vedere l’uomo
bassetto che l’aveva rapita dritta negli occhi.
“Sei farai un’altra cosa
del genere il tuo dolce marito riavrà solo il tuo cadavere” sussurrò mostrandole
la canna della sua pistola.
Chichi osservò l’arma,
adagiò le mani minute, ma forti, su quelle più muscolose dell’uomo e
delicatamente la spostò.
“Goku” bisbigliò avendo
capito che il soldato era giunto in suo soccorso per conto del compagno.
Il soldato sembrò
rilassarsi, ma non addolcì il suo sguardo duro, fissò per una attimo la donna,
poi si guardò attorno per assicurarsi che la via fosse libera.
Un secondo dopo stava già
facendo strada alla donna verso la salvezza.
*
“Chichi!!” esclamò il
marito appena la vide giungere da lontano, non poteva resistere oltre senza
averla tra le braccia.
Senza esitare si precipitò
verso di lei, ed una volta raggiunta la strinse forte a sé, anche solo per
assicurarsi che non fosse un’illusione.
Un ulteriore conferma gli
fu data dalle labbra chi toccarono le sue, quelle inconfondibili labbra, quell’inconfondibile
sapore.
Quella bocca che aveva
temuto di non poter assaggiare mai più, invece ora erano proprio lì.
“Che scena patetica”
brontolò un disgustato Vegeta passando oltre la coppia che si era ritrovata.
Fu raggiunto subito dopo
dalla giornalista che lo guardò rasserenata dal suo ritorno.
“Sei stato formidabile” si
congratulò con lui regalandogli un sorriso.
Vegeta la guardò inarcando
un sopracciglio, non pensava di aver fatto nulla di straordinario, per lui era
normale andare e venire dal campo nemico, allora perché tanto entusiasmo?
Goku si staccò dalla
moglie, la guardò con aria sognante, contento di averla rivista “E Gohan?”
chiese tornando alla realtà.
Lo sguardo di Chichi si
fece cupo, non aveva mai pianto, ma ora sentiva la necessità di farlo.
Si aggrappò alla maglia del
consorte adagiando la sua testa sul suo torace “Lo hanno portato via” singhiozzò
mentre le lacrime cominciarono a rigare il suo candido viso.
“Come portato via!!”
esclamò preoccupato Goku afferrandole le spalle con la speranza di guardarla
negli occhi.
Ma Chichi restava a testa
china, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi “Hanno detto che lo
faranno diventare un soldato dell’esercito” mormorò piano alzando finalmente gli
occhi “Goku, ho paura che gli facciano del male” confessò.
Goku le portò le braccia
sulle spalle tornando a stringerla a sé, le adagiò il mento sul capo per farla
sentire protetta ed al sicuro “Non preoccupati, adesso lo andiamo a recuperare”
le promise cullandola nel suo abbraccio.
Bulma fu l’unica a notare
che uno sguardo cambiò all’improvviso.
Fu l’unica a notare quel
modo nervoso di serrare le mascelle, le mani chiuse a pugno colte da un leggero
tremolio, e gli occhi carichi di odio.
Bulma fu l’unica ad
accorgersi dell’ira di Vegeta.
*
CONTINUA…
*
*
bulma_89: ti ringrazio,
spero che Vegeta ti sia piaciuto anche in questo capitolo
*
lilac: ahah, sono contenta
che il dialogo tra giornalista e soldato misterioso ha sortito il suo effetto.
Effettivamente se non fosse stato per il suo “lavoro” Bulma non avrebbe mai
potuto porgli certe domande. ^^
Ah, sono contenta che
quella frase ti sia piaciuta.
“Allora, hai un piano?” gli
chiese Goku avvicinandosi al soldato che da ormai diversi minuti non aveva detto
una parola.
Non che di solito fosse
molto loquace, ma questo mutismo aveva qualcosa di cupo.
“Farò come ho fatto prima”
rispose dopo infiniti attimi di silenzio.
Goku osservò il suo
sguardo, lo conosceva da poco, ma aveva imparato a capire alcune cose sul suo
conto.
Prima fra tutte il suo modo
di agire era molto solitario, senza l’aiuto di nessuno, sempre e solo per conto
proprio.
E fino a questo momento
andava bene anche così, ma ora era diverso.
Qui non si trattava più di
passare un posto di blocco, e nemmeno di uccidere qualche soldato che aveva
avuto la sventura d’incrociare la loro strada.
Ora doveva salvare suo
figlio.
“Voglio venire con te”
disse all’improvviso stringendo i pugni.
Vegeta non si voltò a
guardarlo restando fisso sul campo di addestramento “Limitati a dirmi qual’è il
moccioso” rispose serio.
Goku gli adagiò una mano
sulla spalla “No Vegeta, questa volta voglio darti una mano!” “Levami quella
mano di dosso” pronunciò in una calma apparente.
Scosse violentemente la
testa “Ti prego, è una cosa import…” Vegeta si voltò improvvisamente, scostò la
mano del contadino spintonandolo successivamente.
Lo prese in pieno sulla
ferita facendolo ricadere al suolo “Ho detto di togliermi le mani di dosso!!”
sbottò decisamente nervoso.
Il trambusto attirò
l’attenzione delle due donne che si voltarono verso di loro.
Chichi vide il marito
accasciarsi al terreno afferrandosi la spalla “Gokuuuu” urlò andandogli incontro
preoccupata.
S’inginocchiò accanto al
lui “Goku come ti senti?!” urlò allarmata appoggiandogli le dita sulla mano che
teneva stretta sulla ferita.
Bulma osservò la schiena
dell’altro uomo, che nel frattempo si era girato, sembrava decisamente nervoso,
non lo aveva mai visto così.
Che sciocca, ovvio che
fosse così lo conosceva da troppo poco tempo, eppure per un attimo le sembrò di
conoscerlo da sempre.
Ancora una volta si accorse
di quello strano tremolio che lo colse, non era paura, era lampante, ciò che lo
faceva tremare così era rancore.
Goku fece una smorfia di
dolore, poi anche il suo sguardo si posò sulle spalle del soldato “Non ti
chiederò altro…voglio solo salvare mio figlio” tornò a ripetere alzandosi in
piedi.
Il disertore sembrò
pensarci, poi si voltò solo leggermente “Fai solo una mossa falsa…” “E se non mi
uccideranno loro lo farai tu, lo so” concluse il contadino annuendo deciso.
“Molto bene” rispose il
militare prima di sparare improvvisamente due colpi nella sua direzione.
Nessuno dei due lo colpì,
lo sfiorarono soltanto, un proiettile gli passò vicino alla gola, l’altro alla
spalla.
Rimase immobile, non perché
avesse avuto paura, ma perché sapeva che il bersaglio di quelle pallottole non
era lui.
Alle sue spalle due
malcapitati soldati, colpevoli solo di essersi allontanati troppo, erano ora
distesi al suolo privi di vita.
Non avevano fatto in tempo
nemmeno ad accorgersi della loro presenza.
Vegeta si avvicinò ai due
cadaveri, si chinò accanto ad uno di essi cominciando a frugare nelle sue
tasche.
Passò al suo compagno
ripetendo l’operazione.
Quindi si alzò osservando
dall’alto le due salme pensieroso, quindi un lieve sorriso si dipinse sul suo
volto.
Senza esitare si liberò
della sua camicia, quindi dalla canottiera, tutto sotto gli sguardi attoniti dei
presenti.
Lei non se ne rese conto,
ma i suoi occhi erano puntati su di lui, come una calamita non riuscì a
distogliere lo sguardo dai suoi muscoli assolutamente perfetti.
Solo in un secondo momento
si accorse anche di quelle grosse cicatrici, quelle erano sicuramente il
risultato di tante guerre.
Pietrificata non proferì
parola, almeno sino a quando vide la mani di lui che si avvicinarono all’orlo
dei suoi pantaloni con l’intento di slacciarli.
“A…aspetta che stai
facendo!!” esclamò la giornalista appena riprese, parte, delle sue facoltà
mentali.
Il soldato fermò i suoi
movimenti girandosi a guardarla “Ho un piano…” disse solamente con un ghigno
sadico.
*
Il piano era semplice,
almeno in apparenza.
Erano però necessari due
cose, sangue freddo e prontezza di riflessi.
Travestiti da soldati
dell’esercito di Freezer i due uomini si sarebbero intrufolati tra le milizie
nemiche.
Impossibile se non si
conoscono le abitudini dell’armata, ma Vegeta conosceva a memoria ogni
spostamento, era un traditore, sapeva esattamente quali erano le usanze di
quella gente.
Si sarebbero separati,
tenendosi in contatto con dei microfoni, trafugati ai due cadaveri, e
sintonizzati su un altro canale.
Il compito di Goku era
quello d’individuare suo figlio tra gli altri bambini, avvicinarsi senza farsi
scoprire, né dai militare né dal bambino stesso, dando il segnale al complice.
Vegeta avrebbe,
discretamente, creato scompiglio in un’altra zona del campo di addestramento,
permettendo così al contadino di riprendersi il piccolo Gohan.
Goku doveva agire
velocemente, così come Vegeta aveva fatto precedentemente con Chichi, ma l’amore
di un padre non è qualcosa che si riesce a sopprimere con facilità, nemmeno per
pochi minuti.
Goku camminava a passo
svelto, agitato, ma che non destava sospetti.
Continuava a guardarsi
attorno osservando solo parzialmente lo scenario che lo circondava.
Lui guardava solo i volti,
non si soffermava ad osservare tutti quei ragazzini di pochi anni alle prese con
fucili più grandi di loro.
“Noooo lasciamiiii!! Non
voglio non voglioooooo!!!” piagnucolò un bambino a pochi passi da lui.
Il battito del suo cuore si
fermò per un lungo istante, quella voce, quel bambino “Gohan” mormorò cercando
con gli occhi il proprietario di quella voce.
Accelerò il suo passo fino
quasi a correre, infine lo vide.
Davanti al suo bambino un
uomo dalla stazza enorme lo intimava di afferrare un fucile, ma al piccolo Son
l’idea non sembrava affatto piacere.
“Gohan!” si ritrovò a dire
più ad alta voce, quello fu l’errore che commise.
Il bambino alzò lo sguardo
verso di lui “Papà!” esclamò riconoscendo la figura paterna.
*
A viso basso e orecchie
tese camminava con circospezione, il suo passo tranquillo, quasi naturale, ma
nelle gambe tanta adrenalina.
Era pronto a scattare in
qualunque momento, al minimo segnale fornitoli dalla radio disposta al suo
orecchio sinistro avrebbe fatto vedere a quelle persone i fuochi d’artificio.
Doveva solo fare attenzione
a non farsi riconoscere, in quel campo lo avevano già visto in molti.
“Un intruso!! Date
l’allarme presto!” sentì urlare ad un soldato che lo schivò per un soffio.
“Merda!!” imprecò avendo
compreso immediatamente la situazione.
Senza farsi vedere,
scomparve dietro una della capanne, più precisamente quella riservata alle
munizioni.
I fuochi d’artificio li
avrebbero visti comunque.
*
“Ho paura papà!!”
piagnucolò Gohan tra le forti braccia del genitore.
“Stai tranquillo figliolo,
papà ti porterà fuori da qui” lo rassicurò correndo all’impazzata cerando di
schivare dei proiettili nascondendosi dietro una baracca.
Adesso che faccio
pensò ansimando tenendo stretto a sé il figlio.
Uno scoppio fece sobbalzare
l’intero esercito che allarmato volse lo sguardo verso la capanna delle
munizioni che continuava ad esplodere viste le numerose cartucce in essa
contenute.
“Kakaroth…corri! Vai al
punto di ritrovo!” gli ordinò la voce di Vegeta tramite il ricevitore.
“Sì” si limitò a dire
correndo a perdifiato in direzione dell’uscita.
“Ehi! Dove state guardando
razza d’idioti! Io sono qui!!!” sentì urlare il militare attraendo l’attenzione
di tutto l’esercito.
Si voltò solo leggermente,
abbastanza per vederlo scendere dal tetto di un’altra capanna bersagliato da un
mare di proiettili.
Vegeta cominciò a sua volta
a corre, prendendo una direzione opposta.
I due corsero a perdifiato
per avere salva la pelle, non ci fu tempo di pensare a niente altro, nemmeno a
quel dolore lancinante che gli colpì il fianco.
*
Era stanco ed affaticato
quando raggiunse il fiume dove avevano deciso di ritrovarsi.
Ansimando si guardò attorno
facendo delicatamente scendere il suo piccolo passeggero.
Gohan si aggrappò ai
pantaloni del genitore guardandosi attorno disorientato “Dove siamo papà” chiese
mentre grosse lacrime stavano già affiorando dai suoi occhi.
“Gohan!! Piccolo mio!!” lo
chiamò la voce materna costringendo il piccolo a voltasi.
“Mamma!!” esclamò il
bambino andandole incontro a braccia larghe per farsi abbracciare.
Chichi strinse il bambino
rasserenata nel poterlo riabbracciare, ora erano tutti insieme.
Goku si voltò indietro,
aveva recuperato la sua famiglia, era sinceramente contento di questo, ma che
fine aveva fatto il soldato tanto coraggioso che lo aveva aiutato?
Il suo buon cuore non poté
fare a meno di essere in pensiero per quel singolare amico che si era fatto.
Ancora più preoccupato di
lui però si scoprì essere la donna dai capelli azzurri.
Gli afferrò la manica della
divisa, e quando l’uomo incrociò il suo sguardo si sorprese da tanta
apprensione.
“Goku, dov’è Vegeta?!”
chiese con un filo di voce, Goku trattenne il respiro, quasi temesse la sua
stessa risposta “Lui è…” cominciò.
Senza rendersene
minimamente conto una mano lo strattonò bruscamente facendogli sbattere la
schiena contro il tronco alle sue spalle.
“Razza di cretino! Ti avevo
detto di non fare mosse false!!” ringhiò il suo interlocutore con gli occhi
furenti.
A discapito delle
aspettative del soldato, Goku gli sorrise “Vegeta!” esclamò contento di vederlo.
“Vegeta sei vivo!!!” esultò
in altrettanta misura la donna che si lanciò in un abbraccio inaspettato per
chiunque.
Solitamente lo spietato
assassino manteneva le sue promesse, chi sgarra paga con la vita, per mano
sua o per quella del nemico, era la sua regola.
Questa volta perse,
incredibilmente, la voglia, e la forza di farlo.
La mano, già adagiata sul
grilletto, scivolò lungo il fianco del soldato incredulo.
Quando riprese i sensi,
scostò la donna in modo scontroso “E levati!” brontolò librandosi della sua
presa.
Osservò poi l’agricoltore
aggrottando le sopracciglia “Oggi poteri non ucciderti” gli disse in uno strano
modo di perdonare.
“Grazie” rispose l’altro
sapendo, in cuor suo, che non lo avrebbe mai ucciso.
Bulma si allontanò di un
passo cominciando, solo allora, a rendersi conto del suo gesto, ma Vegeta sembrò
averlo, apparentemente, già dimenticato.
Si voltò verso di lei
“Fatti dire dove ha nascosto la sfera e andiamocene” ordinò foderando nuovamente
la pistola.
“Me lo ha già detto”
rispose lei cercando di non incrociare lo sguardo misterioso di lui.
Vegeta le afferrò un polso
“Allora non abbiamo più nulla a che vedere con lui” brontolò trascinandola
lontano dal contadino.
Goku si staccò dal tronco,
osservò la schiena del soldato e sorrise nuovamente “Vegeta…la prossima volta
che ci rivedremo ti farò assaggiare le mie carote” gli urlò dietro vedendolo
allontanare.
Vegeta si fermò voltandosi
solo leggermente, quel che bastava all’altro di notare un lieve sorriso “Non ci
penso proprio Kakaroth! Le carote mi fanno schifo” brontolò riprendendo il
cammino trascinando la giornalista con sé che salutò il suo ex compagno
d’avventura con un cenno della mano, corrisposto da lui e tutta la famiglia.
Chichi si avvicinò al
marito tenendo per mano il figlio “Quello è il famoso Vegeta?” chiese piuttosto
sorpresa, se lo aspettava molto diverso.
A chiunque venisse chiesto
Che tipo di persona è Vegeta? tutti avrebbero risposto che era un
assassino a sangue freddo, una persona pericolosa, fredda come il ghiaccio,
tutti tranne lui.
Goku avrebbe risposto che
era una brava persona, dal cuore duro, ma buono.
*
CONTINUA…
*
*
Heleamicachipss: eheh, può
darsi che il motivo fosse proprio quello
*
bulma_89: ecco
l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto
*
lilac: ah! Non credevo che
ci fosse qualcuno attento ai miei titoli, pensavo passassero piuttosto
inosservati! Grazie mille sono molto contenta che tu li abbia notati, non sai
quanto mi fa piacere.
*
marina_heart: direi che
questo capitolo risponde per me, tu che dici? Inoltre ora proseguono da soli
Bulma osservò il volto
dell’uomo che le stava accanto.
Il suo sguardo era
crucciato, immerso in chissà quali pensieri, come al solito.
Era incredibile come
mantenesse perennemente quell’espressione accigliata in qualsiasi momento.
Quegli occhi neri come le
tenebre che celavano mille misteri al loro interno, quasi si trattasse di gemme
di inestimabile valore.
Non era facile capire il
suo stato d’animo.
A primo impatto sembrava
sempre arrabbiato, o nervoso.
Eppure, dietro a quelle
pietre preziose, si nascondevano stati d’animo più complessi di quanto un
osservatore superficiale riuscisse a vedere.
Per poco tempo avevano
viaggiato insieme, eppure, Bulma, aveva velocemente imparato a leggere
l’oscurità.
Era una sensazione strana
la sua, aveva l’impressione di conoscerlo da sempre.
Di sapere tutto di lui, di
averlo sempre avuto accanto.
Incredibile pensare che
fino a poco tempo prima lui era solo il nome scarabocchiato su un taccuino
d’appunti di una cronista.
Un’appunto come tanti, un
promemoria come ne esistono milioni.
Ora invece lui era
diventato un insostituibile compagno di viaggio, un viaggio pieno di pericoli ed
insidie, ma che lei sperò non finisse mai.
Osservò i suoi occhi, era
preoccupato.
Le bastò un secondo per
capirlo.
Volse lo sguardo
all’ennesimo posto di blocco che si trovava sul loro cammino.
Era questo che rendeva
inquieto il militare, i controlli sul loro percorso si stavano facendo via via
sempre più intensi.
“Vegeta, che facciamo
adesso?” gli bisbigliò tornando a guardare i lineamenti del suo viso.
Il sodato restò in silenzio
per diversi istanti, uno, due, tre, quattro…quattro vedette.
Troppe per un semplice
agguato, non tanto per il numero.
Aveva ucciso gruppi di
soldati ben più forniti ed armati di questi, ma le loro posizioni gli erano
sfavorevoli.
Dal modo in qui si
muovevano era chiaro che erano molto attenti ad eventuali assalti.
Impossibile ucciderne un
paio senza farsi scoprire dai loro compagni.
“…geta…Vegeta! Mi
ascolti!!” brontolò una voce al suo fianco.
Vegeta si voltò verso la
donna aggrottando, se possibile, maggiormente le sopracciglia “Che cavolo
vuoi?!” sbottò ringhiando.
Bulma sopirò storcendo
nervosamente le labbra, non le piaceva essere ignorata, “Ti ho chiesto come
facciamo a passare questo posto di blocco” ripeté accigliando lo sguardo.
L’uomo in uniforme si voltò
verso le guardie, ragionò per altri cinque secondi, poi si voltò verso di lei.
Negli occhi un espressione
strana, una luce inquietante si accese nel buio delle sue pupille “Adesso io e
te ci divertiamo” sibilò maligno afferrando il mento della donna.
*
Corse a perdifiato lungo
tutta la discesa, doveva arrivare su quella strada il prima possibile.
Doveva arrivare davanti
alle guardie in breve tempo.
Quando vide finalmente il
posto di blocco davanti ai suoi occhi, si sentì notevolmente sollevata.
Ansimante, a causa
dell’estenuante corsa, aveva cominciato a rallentare la sua andatura.
Sicura di non avere più
nulla da temere.
Era lì, a pochi passi,
pensava di essere al riparato, quando notò gli sguardi dei soldati su di lei,
finalmente non c’era più pericolo.
Aveva fatto male i conti.
Una figura oscura l’aggredì
uscendo da un cespuglio, la colse all’improvviso, la investì in pieno.
Ricadde al suolo chiudendo
saldamente gli occhi, era giunta la fine, o era solo l’inizio?!
Sentì la voce di uno dei
militari parlare col suo aggressore “Che succede?” gli chiese avvicinandosi
accompagnato dal suo collega.
“Mi voglio solo divertire”
mormorò l’assalitore appoggiando le sue labbra sul collo della donna.
Sentì la mano di lui
insinuarsi sotto la sua maglietta, sentì le sue dita sfiorarle il seno.
La colse un brivido
di…ehm…freddo?
La lingua dell’uomo si fece
largo tra le sue labbra.
Le risate dei militari le
fecero capire che lo spettacolino li stava divertendo.
Che vermi, era questo il
tipo di gente che veniva arruolata nell’esercito di Freezer?!
In un lampo, in una
frazione di secondo, si sentì più leggera, l’uomo alzò il busto e con freddezza
sparò ai due soldati eccitati per la scena alla quale, credevano, di assistere.
Due colpi, due cadaveri, e
mentre essi ricadevano al suolo, facendogli da scudo, permisero al guerriero di
prendere la mira e sparare altre due volte, ora i morti erano quattro.
Solo quando sentì silenzio
riaprì lentamente gli occhi, osservando la situazione, arrossendo
impercettibilmente appena si accorse dalla sua attuale posizione.
“V…Vegeta puoi spostarti
adesso” mormorò imbarazzata osservando il militare ancora sopra di lei.
Vegeta si rese conto
dell’ambigua situazione nella quale si trovava, restò un attimo disorientato, ma
cercò ugualmente di non darlo a vedere.
Si alzò velocemente,
riponendo la pistola nella fondina.
Si allontanò di qualche
passo “Muoviti dobbiamo andare prima che arrivino i rinforzi” pronunciò con
voce, apparentemente, fredda.
Bulma si alzò a sua volta
dal terreno, si spolverò i vestiti e lo seguì, in silenzio.
Non avrebbe mai creduto che
un piano così strano avrebbe mai funzionato, eppure, in pochi minuti, Vegeta
aveva ideato una strategia incredibile.
Approfittando della divisa
dell’esercito del despota che ancora indossava, e della sua conoscenza degli
elementi che ne facevano parte, era riuscito a rigirarsi la situazione a sua
vantaggio.
Più che la sua, singolare,
azione militare però, fu ben altro a catturare l’attenzione della donna.
*
Era dall’ultimo posto di
blocco che non aveva più proferito parola.
Non era una cosa strana,
nonostante ciò si sentì ugualmente a disagio in quel silenzio.
Vegeta era capace di
diversi mutismi, e anche se lui stesso non poteva immaginarlo, ogni volta che
decideva di non parlare era lampante quale fosse lo stato d’animo che lo
costringeva a farlo.
Il suo modo di comunicare
passava attraverso i suoi silenzi ostinati, non dalle sue parole.
Durante quei brevi istanti
c’era qualcosa che aveva indubbiamente colpito anche lui.
Qualcosa che il militare
non era ancora riuscito a spiegarsi, ma che al contrario la donna aveva
chiaramente percepito.
Quel momento le era
dannatamente piaciuto, e dentro di sé stava cominciando a chiedersi se quell’uomo
sapeva maneggiare altrettanto bene determinate situazioni così come sapeva usare
abilmente le sue armi e le sue pistole.
Che stupido concetto, per
quale assurdo motivo doveva pensare una cosa del genere?!
Nonostante ciò si ritrovò a
ponderare che non le sarebbe affatto dispiaciuto restare intrappolata tra le
braccia di quel guerriero tanto singolare.
“Toglimi una curiosità
Vegeta, tu hai una ragazza?!” che razza di domanda sarebbe?
Perché chiedere una cosa
tanto stupida!!
Vegeta si fermò di colpo
voltandosi a guardarla, era chiaro, dalla sua espressione che fosse rimasto
evidentemente basito da quel singolare quesito.
“N…non credo siano affari
tuoi!” sbottò un po’ confuso tornando a darle le spalle.
Bulma interpretò il suo
atteggiamento, evviva, era single!
No aspetta, ancora una
riflessione senza senso, possibile che le stessero venendo in mente solo cose
idiote?
Eppure era una donna
intelligente…era una professionista, doveva fare domande più concrete.
“Ti sei mai innamorato?”
no, stupida anche questa! Meno male che doveva fare domande concrete.
Vegeta fece un altro paio
di passi prima di fermarsi a voltarsi nuovamente.
Questa volta la sua
espressione era piuttosto imbronciata “Mi prendi in giro?! Sarebbero queste le
tue domande da ficcanaso?” mormorò a denti stretti accompagnato da un piccolo
ringhio.
Aveva ragione, queste erano
domande idiote, ma per qualche singolare ragione non riusciva a porre domande
con un criterio più logico e sensato.
Bulma abbassò lo sguardo,
non lo stava prendendo in giro, ma non sapeva nemmeno lei da dove emergessero
tali domande.
Il soldato la fissò per
alcuni istanti in attesa di una risposta sensata, ed in mancanza di essa fu lui
a porre una domanda “Perché sei venuta da me?!” chiese incrociando le braccia.
Alzò di scatto il capo, lo
fissò negli occhi per alcuni istanti “Voglio una tua intervista” rispose in un
tono un po’ impacciato.
L’uomo inarcò un
sopracciglio “Mpf…e sarebbe questa la tua stupida intervista?!” tornò a
domandare il militare.
Bulma deglutì sonoramente
“N…no, queste sono solo…curiosità” che nemmeno lei sapeva giustificare.
Abbassò nuovamente il capo,
sentendosi incredibilmente a disagio sotto lo sguardo dell’uomo.
Vegeta aggrottò le
sopracciglia, la fissò per un istante, ed infine decise di avvicinarsi a lei.
“Non prendermi per un
idiota. A te non interessa minimamente intervistarmi…né sei venuta da me per
salvare la vita all’insulsa famiglia di Kakaroth…” sibilò facendosi più vicino.
Si fermò solo ad un palmo
dal naso della donna “E’ la sfera che vuoi dico bene?! Per quale motivo la
desideri così tanto?” concluse squadrandola dalla testa ai piedi.
Sembrava di essere sondata
da un potentissimo radar.
Dove lui posava gli occhi a
lei veniva la pelle d’oca, tanto le sue pupille erano penetranti.
Non poteva permettersi di
dimostrarsi inferiore, o preoccupata.
Era una donna forte, e non
le importava quanto i suoi occhi gelassero dove posava lo sguardo.
Alzò il viso rispondendo
alla sua espressione in modo deciso “E tu?! Perché la brami?!” gli rispose con
altrettanta fermezza prendendolo di sprovvista.
Bulma lo superò con passo
deciso riprendendo il cammino, Vegeta si voltò a guardarla piuttosto sorpreso.
Quella donna…era la prima
persona che riuscisse a fargli ribollire il sangue così.
Non era rabbia la sua, non
era rancore, era qualcosa di diverso, di singolare.
Sembrava che il suo cuore
battesse ad una velocità più elevata del solito, che il suo sangue circolasse
rapidamente nelle sue vene.
La sua testa aveva
cominciato a girare, la vista si stava appannando, e i suoi sensi si stavano
affievolendo.
Le gambe non sorressero più
il suo peso, con un tonfo sordo ricadde al suolo, mentre tutt’attorno divenne
buio.
La sua mano andò ad
appoggiarsi al fianco, lì dove il dolore era più forte.
L’ultima cosa che sentì fu
la voce della giornalista “Vegeta che ti prende!!” gli urlò precipitandosi verso
di lui.
Poi più nulla…
*
CONTINUA…
*
*
bulma_89: spero che ti
piaccia anche il seguito allora ^^
*
Heleamicachipss: soli, e
come vedi non si lasciano sfuggire l’occasione
*
Lefteye: si può dire che
hai un ottimo tempismo ^^ riguardo a Bulma non credo si possa lamentare dopo un
capitolo così. Comunque regina degli AU mi sembra esagerato, soprattutto detto
da te! ^^
*
lilac: visto che non posso
usare la sfera di cristallo non ho idea del motivo per la quale aspettavi con
ansia questo capitolo…ok, a parte gli scherzi, spero non ti abbia deluso.
Parlando del rapporto tra Goku e Vegeta, come sai a me piace tantissimo, e se ne
ho occasione non esito a cercare d’interpretarlo. In ogni caso sono contenta di
averti dato quasi l’impressione di leggere sulla trama originale
Non era grande, gli
adulti potevano tenerlo nel palmo di una mano.
Però era molto bello.
I suoi colori erano
molto particolari, sembrava che con i riflessi del sole le tonalità cambiassero.
Era stato suo padre a
regalarglielo.
Appena glielo diede gli
disse che era un pallone speciale, che per nessun motivo al mondo doveva
romperlo o disperderlo, era prezioso.
Così lui si limitava a
guardarlo, chiedendosi cos’avesse di speciale un pallone che non poteva neanche
rimbalzare.
Lui si limitava a
fissarlo, ad osservare la luce riflettere sulla sua superficie, ad osservare
come quelle sfumature arancione potessero diventare rosse al centro di quel
particolare giocattolo.
Passava le ore ad
osservarlo ponendosi sempre le stesse domande.
Perché non rimbalzava?
Perché era così
speciale?
Anche quel giorno era
lì, ad osservare quella particolare palla quando sentì del trambusto provenire
dal centro del suo piccolo villaggio.
“Bardack! Dove vai?”
chiese una voce ad uno degli adulti intento a correre verso la sua abitazione.
“A mettere in salvo la
mia famiglia!” urlò l’uomo entrando velocemente in quella che era la sua casa.
Aveva spesso sentito i
vagiti di un bambino proveniente da lì, dicevano che quell’uomo aveva da poco
avuto un altro figlio, ma a lui non interessava.
Si alzò dal terreno,
restando nascosto sotto un albero ad osservare la scena.
Strinse a sé il suo
particolare pallone e restò a fissare per qualche minuto quella casa.
Vide l’uomo uscire
nuovamente dalla sua abitazione imbracciando un fucile.
Lo vide sparire
all’orizzonte, seguito da altri uomini, anch’essi armati.
Urla e suoni di spari si
udirono provenire da quella direzione, poi non si sentì più nulla.
*
“Sindaco Vegeta!! È
successa una cosa terribile!!” annunciò un uomo entrando trafelato
nell’abitazione del primo cittadino.
L’uomo, assieme ad
alcuni ministri, si voltò a guardare il neo arrivato.
“Cos’è successo?” chiese
il funzionario adagiando alcuni fogli sul tavolo che aveva davanti.
L’uomo deglutì
sonoramente additandosi alle spalle “Un certo Freezer ha fatto fuori Bardack e i
suoi uomini!!” annunciò allarmato.
“Cosa!!” esclamò il
sindaco scattando in piedi e voltandosi verso la porta.
Un colpo di pistola e
l’uomo all’ingresso cadde al suolo in una pozza di sangue.
“Signor Freezer per te
razza di stolto” lo riprese una figura minuta che apparve sulla soglia.
Egli guardò uno per uno
i membri del consiglio “Salve…” salutò con finta cortesia “Il mio nome è
Freezer, sono qui per dominare questo insulso paese…” si presentò l’essere
sogghignando maligno.
“Ma prima di tutto
vorrei fare quattro chiacchiere con il vostro sindaco” sibilò posando i suoi
glaciali occhi rossi sul primo cittadino.
L’uomo strinse i pugni
aggrottando le sopracciglia “Cosa vuoi da me?!” chiese rabbioso.
Freezer osservò la punta
della sua pistola con movimenti lenti “Credo che vuoi abbiate già sentito
parlare delle famose sfere del drago, dico bene?” domandò senza guardare il suo
interlocutore negli occhi.
“Non so di cosa parli”
si affrettò a rispondere l’altro.
Un colpo di pistola gli
sfiorò una guancia centrando in pieno il ministro alle sue spalle “Si che lo sa
invece…signor sindaco” mormorò con voce fredda volgendo ora la canna della sua
pistola al primo ministro.
“Io non…” cercò di
negare nuovamente lui, ma un altro colpo di pistola lo ferì alla tempia
uccidendo un altro membro del consiglio.
“Il prossimo andrà a
segno” bisbigliò sinistro, gelando l’uomo, nuovamente al centro del suo mirino.
“Voi…andate a cercare la
sfera” ordinò ora ad alcuni dei suoi uomini che con un corale “Sissignore” si
sparsero per tutta la città alla ricerca dalle sfera.
“Non trover…” il nuovo
tentativo di protesta da parte del primo cittadino fu troncato da un nuovo
proiettile, questa volta diretto alla sua fronte.
Colpito a morte l’uomo
ricadde all’indietro sbattendo contro il tavolo e facendo precipitare tutto al
suolo.
Freezer abbassò la sua
arma “Ops…mi ero dimenticato di dire che avrei ucciso chi provava a protestare”
si scusò falsamente facendo apparire un sorriso sadico sulle sue labbra
bluastre.
Due piccole pietre
colore della notte osservarono l’intera scena.
Non si mosse di un
millimetro, restò fermo, fisso sul corpo che sino ad un attimo prima era suo
padre.
Qualcuno diceva che era
un bambino strano, non rideva, non piangeva, non dimostrava mai nessuna
emozione.
Ed ancora una volta la
sua inespressività gli permise di restare immobile davanti all’intera scena.
Nessuna lacrima solcò il
suo visto, la sua espressione non mutò.
Una figura comparve alle
sue spalle.
*
Freezer si avvicinò di
un passo al cadavere dell’uomo, alzò nuovamente la pistola infierendo sul corpo
con diversi spari.
Ad ogni scarica la sua
risata riecheggiava sempre più gelidamente nella vallata, sempre più acuta,
sempre più diabolica.
“Signor Freezer, abbiamo
trovato la sfera” annunciò uno dei soldati.
Il malvagio tiranno si
voltò verso l’uomo, osservando con soddisfazione il pallone che il bambino, di
soli cinque anni, reggeva tra le sue piccole braccia.
“Ohh bene” disse
guardando quella gemma preziosa che tanto desiderava.
Allungò la sua mano per
afferrarla, ma non aveva fatto i conti con il piccolo figlio del sindaco.
Il bambino sferrò un
calcio alla mano del dittatore spostando le sue braccia affinché non potesse
afferrare il suo prezioso giocattolo “E’ mio!!” protestò aggrottando le
sopracciglia e guardando male l’uomo che aveva davanti.
Freezer lo guardò
esterrefatto per alcuni istanti.
Il soldato lanciò il
bimbo al suolo “Piccolo insolente! Come osi trattare così il Signor Freezer!”
urlò sferrandogli un calcio.
Il bambino si
raggomitolò su sé stesso, ciononostante non lasciò la presa di quello che per
lui era un giocattolo.
“Dacci subito la sfera
avanti!” lo esortò un secondo soldato porgendogli la mano.
Il coraggioso bimbo
scosse la testa “NO” urlò proteggendo con tutto il corpo ciò che per lui, in
quel momento, era così prezioso.
“Molto
bene…allora…”annunciò il primo soldato dalla corporatura più robusta sfoderando
la sua pistola e puntandola contro il piccolo guerriero.
Fece una leggera
pressione sul grilletto, stava già per sparare, “Fermo Dodoria!” ordinò la voce
del tiranno alle sue spalle.
L’uomo grassoccio si
voltò stupito verso il suo capo “Ma Signor Freezer…” cercò di replicare, ma
decise di non sfidare troppo la sua sorte.
Il minuto dittatore si
voltò verso il secondo soldato “Zarbon, portami qui il marmocchio” disse
irremovibile.
Il militare fece un
cenno affermativo con il capo afferrando il bambino per una spalla e
costringendolo ad alzarsi spingendolo sino al cospetto con il suo signore.
Una volta raggiunto dal
bambino, Freezer si abbassò per guardarlo negli occhi “Come ti chiami
ragazzino?” gli domandò infido.
Il piccolo lo guardò
sospettoso “Vegeta” rispose infine stringendo ancora tra le mani il suo pallone
“Non te la do la mia palla!” insistette nuovamente scostando l’oggetto dalla
portata dell’altro.
Freezer sorrise maligno
“Non preoccuparti piccolo, non è la tua palla che voglio” sibilò tornando eretto con
la schiena.
Il ghigno gelido sul suo
volto si allargò “Tu mi piaci bimbetto…saresti un ottimo soldato” annunciò
accompagnato da una strana luce negli occhi.
Vegeta guardò l’uomo in
modo sempre più diffidente, quel tizio non gli piaceva proprio.
Freezer alzò lo sguardo
verso Dodoria facendogli un cenno col capo.
Il soldato comprese
l’ordine e senza indugi colpì violentemente il bambino al capo facendolo
ricadere al suolo.
La presa di Vegeta sulla
sfera venne meno.
La preziosa gemma rotolò
fino ai piedi del despota, egli si chinò a raccoglierla rigirandosela tra le
dita.
“Davvero bella” esclamò
soddisfatto.
Le piccole dita del
bambino si tesero verso di lui “E’…mia…” mormorò prima di vedere tutto buio.
Poi più nulla…
*
CONTINUA…
*
*
Heleamicachipss: la
spiegazione su ciò che è successo a Vegeta è rinviata come vedi, intanto io ti
ringrazio per i complimenti
*
Lefteye: ^//^ ehm, allora,
ti ringrazio veramente tanto, sei troppo gentile! Bè, anche lei un piccolo salto
di gioia l’ha fatto quando ha capito che lui non aveva la ragazza ^^
*
bulma_89: ti ringrazio come
sempre, e spero ti sia piaciuto anche questo capitolo
*
focus: grazie, ecco
l’aggiornamento, e spero ti sia piaciuto
*
BulmaV: mi auguro vivamente
che anche il seguito della storia ti piaccia, sono contenta che la trovi
coinvolgente, e spero di non deluderti
*
lilac: eheh, sono contenta
che nella parte finale sia riuscita a trarre in inganno il lettore, era il mio
scopo. Inoltre mi fa molto piacere di riuscire a rendere i personaggi senza
renderli OOC e senza sforzare le situazioni. Come sempre, grazie ^^
*
dark_girl92: bè, ti
ringrazio molto, spero che la mia storia continui ad appassionarti anche in
seguito
Necessitò di diversi minuti
prima di prendere pienamente coscienza.
Il luogo in cui si trovava
era una casa diroccata, abbastanza grande a dire la verità.
Un lieve fuoco scoppiettava a
pochi passi da lui.
La persona che lo aveva
portato lì doveva averci pensato.
Il fuoco attira i nemici, il
fumo può essere visto da molto lontano, ma se si disperde c’è meno possibilità
di essere notati.
In un ambiente chiuso, o
semiaperto, la foschia non era facilmente individuabile, e la grandezza della
casa permetteva, agli abitanti di fortuna, di non morire intossicati.
Provò ad alzarsi, ma una
fitta al fianco lo colse all’improvviso.
Accompagnato da una smorfia
di dolore si tastò il punto ferito, constatando che effettivamente faceva molto
meno male rispetto a prima del suo svenimento.
Ora ricordava, aveva perso i
sensi davanti a quella donna! Allora era stata lei a medicargli le ferite?!
Possibile che quella eccelsa
fasciatura che gli ricopriva il busto sulla sua lacerazione fosse opera sua?
“Vegeta! Ti sei svegliato!!”
esclamò la voce squillante della giornalista alle sue spalle.
Vegeta si voltò, quel che
bastava per osservarla mentre si avvicinava.
Bulma s’inginocchiò accanto a
lui facendo ricadere al suolo dei ceppi di legno che aveva appena raccolto.
Gli adagiò una mano sulla
fronte, e dopo alcuni secondi tirò un sospiro di sollievo “Meno male” mormorò
chinando il capo sentendosi confortata.
Alzò nuovamente il volto con
uno scatto e lo guardò malamente “Brutto stupido! Se eri ferito perché non lo
hai detto subito?! Mi hai fatto preoccupare lo sai?!” gli urlò contro tutta
l’ansia accumulata.
Che?!?
Preoccupata? Per chi? Per
lui?! E per quale assurda ragione avrebbe dovut… “Hai avuto la febbre alta per
giorni! Continuavi a delirare dicendo cose del tipo E’ mia, credo tu
abbia avuto degli incubi” tornò a spiegare lei.
Il militare la guardò
piuttosto confuso “Dove siamo?” chiese cercando di tornare in sé.
Bulma lo guardò a sua volta,
sorrise “Nel villaggio vicino a dove sei svenuto” lo scrutò da capo a piedi
“Sono contenta che tu ti senta meglio” ammise afferrando uno dei ceppi e
lanciandolo nel fuoco.
Vegeta osservò la fiamma
alzarsi, “Perché mi hai salvato?” chiese piuttosto confuso, era abituato a pensare
che i feriti andassero abbandonati.
Erano solo un peso, ed una
preoccupazione in più, meglio lasciarli al loro destino.
Bulma fermò la mano che stava
per introdurre un nuovo ceppo nel fuoco “Che razza di domanda sarebbe?” domandò
a sua volta altrettanto perplessa, per lei la risposta era ovvia “Eri ferito,
non potevo lasciarti morire” spiegò con naturalezza.
L’uomo la fissò pensieroso,
stava facendo dei discorsi assurdi, eppure non si sentì di contraddirla, forse
solo per essere rimasto piuttosto sorpreso da tale ostinazione e dalla sua
convinzione.
Tornata alle sue occupazioni,
Bulma, gli diede le spalle, afferrò un pentola ricolma di cibo adagiandola
sulla fiamma “Mi sono dovuta arrangiare, ma sono comunque riuscita a trovare
del cibo” si volse verso di lui “Non ci vorrà molto, tra poco sarà pronto” si
rivolse nuovamente alla pentola.
“Devi mangiare qualcosa se
vuoi rimetterti presto in forza. La ferita l’ho medicata come meglio ho potuto,
ma non bast…” “Dove hai imparato a fare queste fasciature?” la interruppe lui
osservando le bende.
La giornalista si voltò a
guardarlo “Per il mio lavoro viaggio molto. Questo non è il primo paese in
guerra che visito, mi è capitato spesso di soccorrere civili, o colleghi
feriti” spiegò abbassando lo sguardo.
Vegeta aggrottò le
sopracciglia sospettoso “Colleghi?! Non mi sembra di vederne nei paraggi”
brontolò alludendo al fatto che la donna non fosse accompagnata da nessun
collaboratore.
Deglutì sonoramente, ed alzò
nuovamente lo sguardo “Sai, è buffo. Quando ho chiesto una mano per cercarti
tutti si sono rifiutati. All’estero il tuo nome è temuto quasi quanto quello di
Freezer” spiegò con un sorriso “Però tu non sei una persona altrettanto
pericolosa” concluse contribuendo a stupire maggiormente il soldato che
dischiuse leggermente la bocca.
Come poteva, dopo tutto
quello che aveva passato, non ritenerlo pericoloso?
Le aveva puntato la pistola
addosso innumerevoli volte, l’aveva minacciata verbalmente in svariate
occasioni, e le aveva addirittura sparato a pochi centimetri senza batter
ciglio.
Come poteva non considerarlo
pericoloso?!
“Sei sicura di quello che
dici?” sussurrò cercando di tornare il sicario senza scrupoli che era “Potrei
ucciderti senza tante cerimonie una volta trovata la sfera, lo sai?” continuò
sfoggiando un ghigno.
Bulma lo guardò tutt’altro
che preoccupata “Se volessi uccidermi davvero avresti avuto mille occasioni per
farlo. Potevi inscenare un incidente costringendo Goku a rivelare solo a te
dove si trova la sfera. Inoltre…i tuoi occhi parlano chiaro, non sei così
malvagio come vuoi farmi credere. Ti dirò di più. Ho letto il tuo fascicolo, so
molte cose sul tuo conto, tra le quali che sei fuggito dall’esercito di Freezer
non per codardia, ma per ribellione” scaltra! Aveva un cervello molto fine,
senza alcun dubbio.
“Bisogna essere una persona
molto coraggiosa per rivoltarsi contro quel tiranno alimentando una caccia
all’uomo di proporzioni nazionali” continuò senza remore la donna “E’ per questo
che vuoi la sfera. Per andartene da questo posto, dico bene?” davvero, era
terribilmente sveglia.
Allora non era solo una bella
donna, era anche eccessivamente intelligente.
“Mpf, può darsi…tu invece…per
quale motivo desideri tanto questa sfera sino ad esse coinvolta in una caccia
all’uomo che non ti riguarda?” insistette lui tornando all’argomento che era
stato interrotto prima del suo svenimento.
Bulma lo guardò per un
secondo, il suo sguardo si fece triste ed abbassò il capo “Si tratta di mio padre”
confessò infine socchiudendo tristemente gli occhi.
“Lui è, o meglio era, uno
scienziato. Durante uno dei suoi esperimenti sbagliò alcuni ingredienti e il
suo laboratorio esplose” cominciò il suo racconto la donna tra un sospiro e
l’altro.
Riaprì gli occhi voltandosi
ora verso il fuoco “Sopravvisse all’incidente, ma ora necessita di molte cure
mediche. Purtroppo sono molto costose, ma fortunatamente la mia è una famiglia
ricca” deglutì nuovamente “Recentemente ho scoperto che esiste un modo per curarlo
definitivamente tramite un operazione chirurgica” alzò lo sguardo incrociando
quello dell’uomo.
“L’operazione è costosissima,
nemmeno noi possiamo permettercela, ma potrebbe salvargli la vita! Per questo
ho bisogno di quei soldi” aggrottò le sopracciglia abbassando gli occhi.
Vegeta restò a fissarla
durante tutto il discorso, non si lasciò commuovere da nessuna sillaba, non
gl’importava nulla delle condizioni di salute del suo vecchio.
Se sperava d’impietosirlo
sbagliava di grosso…però il suo cuore ebbe ugualmente un sussulto.
Deglutì leggermente
osservando l’azzurro degli occhi di lei illuminati dalle fiamme ardenti del
piccolo fuoco.
La sua pelle nivea arricchita
delle varie sfumature del rosso e dell’arancione della scoppiettante fonte di
luce.
Per la prima volta desiderava
anche solo toccarla, voleva poter sentire quella pelle delicata sotto le sue
dita.
“Quel giorno mio padre ha
visto l’inferno” la voce di lei lo risvegliò dai suoi pensieri facendo
riapparire il suo solito sguardo minaccioso.
“L’inferno?! Non farmi
ridere! Vedere una sola casa andare a fuoco equivale a vedere solo fumo…vedere
un intero villaggio ardere vuol dire vedere l’inferno!” proruppe innervosito.
Bulma scattò col capo ad
osservarlo piuttosto sorpresa “Parli del tuo villaggio?” chiese scrutando i
suoi occhi.
Vegeta digrignò i denti “Se
hai letto il mio fascicolo dovresti saperlo…io ho visto l’inferno tante volte”
rispose con un espressione che aveva del sadico.
Era un assassino, un sicario
assoldato solo per uccidere.
Il suo villaggio era stato
solo il primo, in seguito aveva visto bruciare, per mano sua, diversi paesi.
Aveva sentito urla disperate
di chi non voleva morire, ed udito le sue stesse risate nell’assistere a tale
spettacolo.
Si era pentito? No, affatto!
Lui non si pentiva!
Era solo stufo di farlo per
agevolare un tiranno che non stimava e che desiderava vedere solo morto.
La sua non era una
ribellione, era un desiderio di vendetta.
Uccidere l’uomo che aveva
eliminato suo padre davanti ai suoi occhi, che lo aveva schiavizzato per anni.
“Dimmi, mi consideri ancora
una persona meno pericolosa di Freezer?” aggiunse con un ghigno.
La reazione che ebbe la donna
era completamente diversa da ciò che si aspettasse.
Mai avrebbe immaginato un
simile gesto!
Bulma si slanciò verso di
lui, stringendolo in un abbraccio inaspettato.
Era la seconda volta che
faceva una cosa del genere, ma questa volta per Vegeta fu diverso.
Non la scostò subito, come
aveva fatto invece nel bosco, restò a fissare il vuoto con espressione sgomenta.
“Mi dispiace tanto…” gli
sussurrò in un orecchio con voce dolce.
Il cervello del soldato gli
stava dicendo di liberarsene, quella donna si stava prendendo troppe libertà.
Il suo cuore invece avrebbe,
incredibilmente, rispondere in altrettanta misura all’abbraccio.
Il suo istinto gli stava
dando ben altre istruzioni.
A prendere il sopravvento fu
la terza opzione.
La mano di lui si portò
dietro la nuca della donna accompagnando la testa di lei fino ad intrecciare le
labbra con le sue, e alla giornalista non sembrò dispiacere.
L’altra mano del soldato
scivolò sotto la maglietta della donna, mentre le sottili braccia di lei si
attorcigliarono attorno al collo dell’uomo.
Insieme, raggiunsero il
paradiso.
*
CONTINUA…
*
*
Lefteye: sono contenta che il
flashback ti sia piaciuto ^^
*
lilac: ehi tu! smetti di
usare quella sfera! Bè, come vedi era effettivamente così riguardo allo scorso
capitolo, un mezzo delirio o sogno. Per quel che riguarda il resto, bè, ecco,
non so che dire, più che un banale grazie. ^//^
*
Cornelia84: ti ringrazio
molto, spero che l’evolversi della storia in questo capitolo ti sia piaciuto
*
Heleamicachipss: grazie anche
a te, mi auguro che anche il finale di questo capitolo ti sia piaciuto
*
bulma_89: grazie mille, sono
contenta che il flashback di Vegeta ti sia piaciuto
Era rimasto convalescente
per pochi giorni, quelli che bastarono per essere curato dalla giornalista.
Poi si erano rimessi in
viaggio.
La meta era un vecchio
villaggio ormai decaduto da diverso tempo.
Sembrava che Goku avesse
nascosto lì la sfera, ma dove di preciso solo Bulma ne era a conoscenza.
Nei giorni successivi alla
sua guarigione, Vegeta, aveva trascinato la donna nella foresta del paese, in
cerca del villaggio in questione.
Il loro cammino non era
stato facile, i posti di blocco erano ormai all’ordine del giorno.
Posi a distanza sempre più
ravvicinata l’uno all’altro impensierivano il guerriero, che come tale aveva
intuito il pericolo.
Ormai da diverse giornate
aveva un brutto presentimento, ed esso si rivelò corretto.
Appena arrivarono nel punto
indicato dal contadino si trovarono a dover affrontare una brutta realtà…accanto
alle rovine si estendeva un accampamento dell’esercito di Freezer.
“Che facciamo adesso?”
chiese preoccupata la donna osservando prima l’attendamento, poi l’uomo al suo
fianco.
Vegeta sembrò pensarci
sopra, poi si voltò verso di lei “Da che parte è la sfera?” chiese ora lui
mostrandole un’espressione imperscrutabile.
Bulma deglutì, tornando ad
osservare le tende che coprivano l’intera zona “Goku mi ha detto che si trova
vicino ad un grosso albero” spiegò restando comunque vaga.
Si guardò attorno notando
un’enorme quercia dominare, con la sua ombra, una parte dell’accampamento
“Eccolo è quello” disse additando il rovere, fortunatamente, facilmente
raggiungibile.
Un’enorme albero a pochi
passi dal villaggio, costeggiato da un precipizio che si versava in un
gigantesco fiume.
Vegeta fissò l’albero
“Bene” disse abbassandosi per restare nascosto dietro il fogliame che li stava
comprendo.
Afferrò la manica della
maglietta della donna, poco sopra il polso, trascinandola dietro di se
costringendola a stare bassa.
Nell’altra mano reggeva
saldamente la sua pistola pronta per qualsiasi evenienza.
Bulma lo seguiva passo dopo
passo, il suo sguardo si posò sulla sua manica, e sulla mano di lui saldamente
aggrappata ad essa.
Alzò gli occhi osservando
la nuca del guerriero che la precedeva, sembrava che lui non se ne fosse nemmeno
accorto.
Sorrise con leggerezza,
abbassando il capo mentre continuava a farsi trascinare.
Improvvisamente lui si
fermò.
Bulma finì per andare a
sbattergli addosso “Che ti prend…” cercò di protestare prima che lui alzò il
pugno di una mano.
Quello era il segnale di
fermarsi e stare zitti, in pratica…pericolo.
Cautamente si avvicinò a
lui, gli appoggiò le mani sulle spalle sbirciando oltre per capire quale fosse
il problema.
Non vide nulla nei paraggi,
ciò contribuì a turbarla, per quale motivo si era fermato se non c’era pericolo?
Si accorse che le spalle
dell’uomo avevano iniziato a tremare leggermente, allarmata, quasi egli
scottasse, tolse le mani delle sue spalle cercando di sbirciare il suo sguardo.
Sul volto di Vegeta si
allargò un lieve sorriso, lui non tremava di paura, ma fremeva dalla gioia.
Quasi intimidita dal suo
strano atteggiamento provò a seguire il suo sguardo.
Esso era rivolto nella
direzione opposta all’albero alla quale erano indirizzati.
Lui stava guardando un
soldato robusto isolato dall’accampamento, intento a parlare con alcuni
commilitoni.
Vegeta si voltò verso di
lei con uno scatto, si posò un dito alle labbra per fare segno di restare in
silenzio “Tu non muoverti da qui” ordinò con una luce strana negli occhi.
Non diede il tempo alla
cronista di rispondere, voltandosi e cambiando la direzione del suo obbiettivo.
Bulma lo notò sparire
dietro l’angolo impugnando saldamente la sua pistola.
Sentì il battito aumentare
a dismisura, aveva una pessima sensazione.
*
Con la solita precisione
uccise i due uomini alle prese con quello che dei tre era il capo.
Solo lui rimase illeso ad
osservare, con estrema freddezza, i suoi compagni cadere al suolo esanimi.
Velocemente estrasse la sua
pistola e la rivolse ai cespugli che aveva davanti.
Non fece in tempo a premere
il grilletto, che la canna di un’altra pistola si appoggiò sulla sua nuca.
Il grassone sorrise sotto i
baffi lasciando cadere il braccio, che impugnava l’arma, al fianco “Guarda
guarda chi si vede…quale onore Vegeta” mormorò al suo assalitore.
Non ottenne alcuna risposta
dal disertore che restò in silenzio con l’arma puntata contro il suo avversario.
“Cosa ti porta da queste
parti traditore?” lo derise voltandosi con naturalezza verso l’uomo che ancora
non accennava ad abbassare la pistola.
Vegeta sorrise sadico “Sono
venuto per eliminarti…Dodoria” rispose senza il minimo tentennamento.
L’altro rise sguaiatamente
facendo sparire il sorriso dal volto del traditore “Cosa ci trovi di tanto
divertente?” chiese questi accompagnato da un ringhio.
Dodoria si ricompose “Vedi
Vegeta, tu non puoi uccidermi” disse con sicurezza allargando le braccia.
“Perché no?!” domandò più
per curiosità che per reale interesse.
Il grassone sorrise maligno
“Io sono stato uno dei tuoi maestri…conosco tutte le tattiche che usi, tutt…”
uno sparo e il ciccione cadde al suolo con un buco in testa.
Vegeta si avvicinò di
qualche passo soddisfatto del suo lavoro “Sei solo uno stupido, con una pistola
puntata alla testa parli ancora di tattiche?!” gli fece presente, anche
se ormai non poteva più sentirlo.
L’espressione del suo volto
si fece improvvisamente seria, trasformandosi in una smorfia di risentimento.
Sparò un nuovo colpo, solo
per sfogare parte della sua rabbia.
*
L’uomo dalla corporatura
robusta, e i suoi uomini si erano spostati dalla sua visuale.
Era da qualche minuto che
non vedeva più nulla.
Nascosta dietro alcuni
arbusti attendeva il ritorno del militare con il cuore in gola.
Talmente concentrata su ciò
che non poteva vedere che non si accorse di ciò che invece avrebbe dovuto
vedere, o almeno sentire.
Alcuni passi leggeri si
avvicinarono a lei alle sue spalle.
Quando si accorse di quella
presenza era ormai troppo tardi.
Una mano si appoggiò sulla
sua bocca.
Bulma trattenne un secondo
il respiro, ma non aveva nessuna intenzione di restare impassibile ad un
eventuale rapimento.
Provò ad agitarsi nel
tentativo di liberarsi della presa del suo assalitore, ma fu tutto inutile,
l’uomo la stringeva troppo forte affinché non riuscisse a svincolarsi.
“Shhh…sono io” le sussurrò
una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
Tranquillizzata gli scostò
leggermente la mano dalle labbra e si voltò a guardarlo “Cretino!!” gli urlò
contro sferrandogli un pugno sul petto “Mi hai fatto prendere un colpo!!” si
sfogò, e non si riferiva solo alla sua entrata in scena.
Vegeta la guardò
aggrottando semplicemente le sopracciglia “Quanto la fai lunga” si lamentò
incrociando le braccia come se nulla fosse.
Bulma gli mise il broncio,
incrociando a sua volta le braccia.
“Andiamo, non abbiamo tempo
da perdere” ribadì riprendendo la strada verso il loro obbiettivo.
La donna non aggiunse altro
riprendendo a seguirlo, ma una curiosità iniziò a frullarle in testa “Vegeta,
chi era quel tipo?” chiese ora più lucida.
L’uomo non si voltò a
guardarla “Uno degli scagnozzi più vicini a Freezer” spiegò continuando a
camminare.
Bulma lo guardò sgranando
gli occhi “Cosa!!! Questo vuol dire che Freezer…” “E’ nei paraggi” concluse per
lei il soldato sfoggiando nuovamente uno dei suoi ghigni che poco avevano di
rassicurante.
*
“Ecco, dovrebbe essere
questa” affermò lei fermandosi davanti ad una piccola croce fatta con del legno.
Accanto all’albero era
presente un piccolo cimitero.
Nessun corpo era seppellito
sotto ogni croce, ma a distinguere i proprietari di tali tombe erano solo le
classiche targhette che i militari portavano al collo.
Vegeta non le diede retta,
la sua attenzione era per quell’albero che aveva qualcosa di famigliare.
Si avvicinò cautamente ad
esso osservandone la superficie, quasi la sua memoria stesse cercando di
ricordare.
Era quasi giunto al suo
maestoso cospetto, quando il suo interesse tornò a concentrarsi su altro.
Una croce, una delle tante,
a differenziarla però non era una targhetta.
Isolata dalle altre, e
l’unica che aveva inciso il nome del defunto.
“Vegeta! Mi stai
ascoltando?!” chiese la donna appoggiandosi nervosamente le mani ai fianchi.
Lo guardò per alcuni
minuti, accorgendosi che aveva un insolito interesse per delle tombe.
Lentamente si avvicinò a
lui osservando a sua volta la croce che sembrava averlo ipnotizzato.
“Ma questa…” esclamò appena
lesse il nome della persona a cui quel simbolo di morte apparteneva “E’ la tomba
di mio padre” spiegò con assoluta freddezza, voltandosi.
“Allora, dov’è quella
dannata sfera?” chiese poi osservando le altre croci.
Bulma guardò le sue spalle,
poi osservò le macerie poco distanti, quindi questo doveva essere il suo
villaggio.
Indugiò per alcuni istanti,
ed infine decise d’indicare la tomba sotto la quale Goku aveva seppellito la
sfera.
“Quella croce apparteneva
al padre di Goku” chiarì avvicinandosi a quella lapide dedicata ad un certo
Bardack.
Vegeta sgranò gli occhi,
quindi venivano entrambi dallo stesso villaggio!
Dunque c’erano altri
sopravvissuti alla strage di quel giorno, oltre a lui e Nappa.
Non c’era tempo da perdere
in simili sciocchezze, dovevano trovare quella sfera il prima possibile, prima
che li trovassero Freezer e i suoi uomini.
*
Scostò un cumulo di terra,
e le sue sottili dita incrociarono qualcosa che non apparteneva al suolo.
“Vegeta” lo richiamò
riesumando frettolosamente ciò che aveva trovato.
Era lei.
Il militare si avvicinò
alla donna, abbandonando i suoi scavi poco distanti, osservando la pietra con le
quattro stelle.
Entrambi osservarono quelle
particolari sfumature.
Bulma si aggrappò al collo
del militare “L’abbiamo trovata!” urlò quasi.
La mano di lui si posò
sulle sue labbra “Vuoi farci scoprire?” le fece presente, ricordandole che erano
in territorio nemico.
La giornalista annuì
scostando le dita dell’uomo “Hai ragi…” stava per alzarsi, ma degli spari
interruppero i festeggiamenti.
Vegeta ebbe la prontezza di
riflessi di afferrarla per la vita e di nascondersi entrambi dietro il tronco
della quercia.
“Arrenditi Vegeta!
Consegnaci la sfera!” ordinò una voce nascosta tra la boscaglia poco distante.
Il militare aveva già
estratto la sua pistola, mentre con il braccio libero fece aderire la schiena
della donna al tronco del loro nascondiglio.
Riconobbe la voce e
sogghignò “Te lo puoi scordare Zarbon!” rispose portando anche l’altra mano al
manico della sua arma rispondendo al fuoco.
*
CONTINUA…
*
*
Heleamicachipss: ti
ringrazio, sono contenta ti sia piaciuto
*
bulma_89: ecco
l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto anche questo
*
cb: spero che
l’aggiornamento sia stato abbastanza veloce ^^
*
BulmaV: sono davvero
contenta che ti sia piaciuta, ti ringrazio
*
Saint_montez: mi spiace
*
lilac: certo, diamo la
colpa alla sfera adesso…idiozie a parte, ti ringrazio. Effettivamente Bulma e
Vegeta (originali) apparentemente sembrano due persone che non hanno nulla in
comune, ma a ben vedere sono in realtà molto simili. Cercando di restare fedele
agli originali ho provato a dare loro qualcosa in comune anche in un AU. ^^
*
Lefteye: allora, ti
ringrazio come sempre per i complimenti, ma soprattutto per avermi fatto notare
il piccolo errore che ho subito provveduto a correggere, grazie ^^
Zarbon evitò il proiettile
nascondendosi a sua volta dietro il tronco di un albero “Consegnami la sfera
Vegeta!” ribadì riapparendo e sparando in direzione dell’altro.
Rientrò dietro il suo
nascondiglio “Se non lo farai la prenderò dal tuo cadavere” lo minacciò
sbirciando oltre la corteccia.
Vegeta rise sarcastico
“Vieni a prendertela se ci riesci” rispose dopo aver esploso un nuovo colpo con
la sua pistola.
“Non fare pazzie Vegeta.
Conosco tutte le tue tattiche” gli urlò contro l’avversario che riprese a
sparare.
Sul volto del traditore si
allargò un ghigno beffardo “Ah! Anche Dodoria diceva lo stesso!” sparò “E adesso
si starà divertendo all’inferno!” gli rivelò nascondendosi nuovamente.
Zarbon sgranò gli occhi
dietro il suo nascondiglio “N…non è possibile!” esclamò sorpreso “Stai
mentendo!” urlò poi sparando alcuni colpi consecutivi.
Bulma chiuse saldamente le
palpebre, evidentemente della sua presenza non si era accorto.
Istintivamente le sue mani
si strinsero maggiormente attorno alla sfera.
“Ah ah…lo scoprirai presto
se sto mentendo!” rispose l’altro con un’intonazione maligna.
Il soldato di Freezer
strinse i denti, evidentemente non stava scherzando.
Poco importava delle sorti
del suo collega, se fosse riuscito a recuperare quella sfera si sarebbe
guadagnato la riconoscenza del suo padrone.
“Dammi quella sfera Vegeta.
Se lo farai metterò una buona parola per te con Freezer” cercò di convincerlo
proteggendosi dagli spari del suo avversario.
Vegeta tornò a nascondersi
“Non farmi ridere Zarbon! Per chi mi hai preso?” mormorò stringendo
l’impugnatura della sua pistola “Io non sono un pivello, so che mi ucciderebbe
comunque” gridò riprendendo a sparare.
Zarbon evitò a stento i
colpi che si fecero più intensi, attese alcuni secondi prima di girarsi per
riprendere la sparatoria.
Fu una sorpresa trovare
Vegeta con la pistola puntata verso di lui non nascosto dietro il suo
nascondiglio.
Bastò un attimo.
Zarbon rimase spiazzato dal
suo particolare gesto, sgranò gli occhi con sorpresa.
In quel breve istante
Vegeta sorrise, poi sparò.
Centrò in pieno il suo
avversario, lo colpì allo stomaco, trapassandolo da parte a parte con il
proiettile.
Zarbon barcollò, facendo un
lieve passo di lato.
Si afferrò il punto colpito
con entrambe le mani, facendo un nuovo passo.
“B…Bastardo” mormorò prima
di precipitare nel dirupo al suo fianco.
Il tonfo del suo corpo che
ricadde in acqua decretò la vittoria del disertore.
Vegeta abbassò l’arma con
aria soddisfatta, stava per rifoderarla, quando sentì un brivido percorrergli
lungo la schiena.
Deglutì sonoramente
voltandosi lentamente verso alcune piccole rocce nei paraggi.
Il suo sguardo si alzò con
lentezza, quasi avesse paura di vedere ciò che vi era sopra.
“Sei stato bravo, a
ritrovarmi la sfera, ti ringrazio” sibilò l’uomo sul masso poco distante appena
Vegeta incrociò i suoi occhi.
“Freezer” mormorò nervoso,
il viscido tiranno gli porse una mano “Dammi la sfera” parlò sommessamente in un
modo da far gelare il sangue nelle vene.
Il soldato ci penso su per
alcuni secondi, ghignò “No…è mia” gli rispose prontamente cercando di ostentare
sicurezza.
Freezer lo guardò
inclinando leggermente il capo “Oh andiamo Vegeta, perché devi fare sempre tante
storie” sorrise viscido “Ora non sei più un bambino, ricordi?” gli fece presente
facendogli cenno di dargli quella sfera.
Certo che se lo ricordava,
ma non gli avrebbe mai consegnato ciò che gli apparteneva, “Scordatelo”
insistette a denti stretti.
La sua mano si strinse
attorno al manico della sua pistola, e solo allora si accorse che Freezer non
stava nemmeno toccando la sua arma.
Il tiranno era famoso per
la sua crudeltà, tra le truppe tutti sapevano che sgarrare equivaleva ad essere
uccisi.
Ad uccidere, però, non
erano soldati incaricati nelle esecuzioni, ad uccidere era Freezer in persona.
Chi aveva assistito alla
morte di un compagno aveva affermato che era talmente veloce ad estrarre la
pistola, ed a colpire il malcapitato, che non si riusciva a vedere.
Solo la canna della sua
pistola fumante era il segno che aveva sparato, anche il suono veniva udito
alcuni istanti più tardi.
Vegeta questo lo sapeva, lo
sapeva bene.
Glielo aveva visto fare
tante volte.
Lui non era mai stato un
soldato qualunque, era il suo miglior guerriero, colui che comandava le truppe
in prima linea.
Che eseguiva gli ordini
direttamente dal dittatore, quindi sapeva quanto la sua arma potesse risultare
insidiosa, anche se ancora riposta nella fondina.
Con gli anni però aveva
imparato ad osservarlo, a capirne il movimento, e perché no, a vederlo.
Se era fortunato poteva
risultare abbastanza veloce da sparare prima di lui.
Era preciso, se avesse
mirato alla mano, avrebbe avuto abbastanza tempo per colpirlo in un punto vitale
in un secondo momento.
Oppure mirare direttamente
al cuore senza sprecare colpi, prima di ricevere il proiettile dell’avversario.
In entrambi i casi però
aveva un problema, lui non poteva muoversi, non poteva fare neanche un passo.
Scostarsi voleva dire
rivelare la presenza della giornalista, ed evitare il colpo voleva dire
rischiare che fosse lei a ricevere in pieno la pallottola.
Cosa fare dunque?
Una decisione era da
prendere alla svelta, se Freezer si fosse innervosito avrebbe sparato per primo,
ed infondo la miglior difesa è pur sempre l’attacco.
Attaccare era quindi la
migliore delle ipotesi.
Vegeta era un guerriero
esperto, non si lasciava vincere dalle emozioni in uno scontro a fuoco.
Mentre lucida e sempre
attento ai dettagli, così gli era stato insegnato.
Dal contare i nemici nei
paraggi, alle pallottole in canna, tutto calcolato.
Così era stato addestrato,
per avere più occhi di quanto in realtà non avesse.
Addestrato ad uccidere, ed
avere sempre la pistola carica e pronta a sparare, per questo doveva essere
abbastanza freddo per ragionarci.
Per inserire il giusto
numero di proiettili a seconda di quelli sparati.
Aveva cinque anni quando
era diventato un soldato, volente o nolente, e da allora non aveva mai sbagliato
un colpo.
Ora però fece un errore.
Li aveva contati tutti quei
proiettili, aveva memorizzato alla perfezione, come, quando, e perché aveva
premuto il grilletto da che si trovava in quel territorio.
Aveva contato tutti i
proiettili esplosi durante la sparatoria, quelli per uccidere i soldati al
fianco di Dodoria, e quello per uccidere lui.
Eppure ne aveva dimenticato
uno.
Era freddo e calcolatore,
ma non quando aveva abbattuto tutti gli avversari.
Spesso aveva la tendenza a
perdere la pazienza, e ad essere colto dalla rabbia, per questo non aveva
considerato il proiettile inferto al corpo esanime di Dodoria.
Questo, però, lo scoprì
troppo tardi.
Aveva già alzato la
pistola, aveva già mirato al cuore, aveva già premuto il grilletto, ma dalla sua
arma non uscì alcun suono, se non quello del vuoto.
Troppo tardi, Freezer
estrasse la sua pistola, la puntò verso di lui e premette il grilletto.
Vegeta fu però abbastanza
rapido da riflettere, lasciò cadere la pistola, si voltò verso il precipizio,
afferrò la donna alle sue spalle, ed entrambi ricaddero nel fiume.
Purtroppo il proiettile non
lo mancò.
*
Si era lasciato trasportare
dalla corrente per un po’, infine aveva deciso di giungere sulla riva del fiume.
Stanco, affaticato e ferito
si trascinò sulla sponda fino a potersi ritenere al sicuro.
Con lui aveva trasportato
la donna, svenuta, viva per fortuna, si era premurato di controllare.
Ansimante si portò la mano
al petto, colpito in pieno, là, dove aveva mirato al suo avversario.
Osservò tutto il sangue che
sgorgava dal suo corpo, ed infine crollò in ginocchio.
Era sfinito, non aveva più
energie, si voltò davanti a sé ed osservò la giornalista ignara di ciò che stava
succedendo.
La guardò, incantato, per
alcuni istanti, mentre le sue forze cedettero del tutto costringendolo a
riversare il proprio peso sul corpo di lei.
Fu costretto a sputare, ed
il liquido che uscì dalle sue labbra era inevitabilmente quello cremisi del
sangue.
Lo guardò per un istante,
poi la sua attenzione tornò alla donna, ed alla sua mano che reggeva ancora
saldamente quella sfera tanto smaniata.
Sputò, questa volta
volontariamente, per liberarsi del sapore dolcastro che aveva in bocca.
Si passò il dorso della
mano sulle labbra, per eliminare anche le ultime gocce del suo stesso sangue.
Posò la mano su quella
della donna, quella arricchita dall’ambito bottino, ed intrecciò le dita con
quelle di lei.
Respirando a fatica si
voltò verso il suo viso, e con un ultimo sforzo sfiorò le labbra della donna,
poi volse il capo altrove.
Infine chiuse gli occhi.
*
Bulma riprese lentamente i
sensi, chissà da quanto tempo era rimasta svenuta, nemmeno il luogo le era
famigliare.
Illuminata solo dalla notte
alzò lo sguardo alle stelle, ed un po’ titubante prese a
guardarsi attorno.
La prima cosa che notò fu
la sua mano, e le sue dita sottili intrecciate con quelle più robuste di un
uomo.
Tra le due mani la sfera,
ma di essa non le importava granché.
Seguì il braccio della
persona sopra di lei capendo infine di chi si trattasse.
“Vegeta puoi spostarti
adesso, sei pesante” gli mormorò con un filo di voce.
Dall’uomo non ottenne
risposta, e questo la turbò.
Una strana sensazione
cominciò a pervaderla, quasi intimorita dal doverlo svegliare.
Scostò l’altra mano da
sotto il corpo di lui, e quando la sollevò raggelò dal terrore.
Imbrattata di sangue la sua
mano cominciò a tremare, e timidamente andò a posarsi sulla spalla del militare
“Vegeta…svegliati” disse piano cominciando a scuoterlo.
Ancora nessuna risposta.
Quella terribile sensazione
cominciò lentamente a crescere, e timidamente riprese a scuotere, un po’ più
forte, la spalla di lui “Vegeta, per favore apri gli occhi” chiese in una
supplica.
Dov’erano le sue risposte
taglienti, ed i suoi modi bruschi, perché tutto questo silenzio?
Se in quel momento l’avesse
mandata al diavolo, era ben felice di farlo, purché aprisse gli occhi!!
Liberò l’altra mano
appoggiandogliela sull’altra spalla “Vegeta…Vegeta…” insistette scuotendolo con
sempre maggior enfasi.
“Vegeta rispondimi ti
prego…ti prego di qualcosa…Vegeta…Vegetaaaaaaaaaaaa”
*
CONTINUA…
*
*
bulma_89: ti ringrazio,
sono contenta che ti sia piacendo
*
Heleamicachipss: eh sì,
Vegeta si è affezionato a Bulma, anche se non lo ammetterebbe mai
*
Sybelle: eheh…faccio quel
che posso per aggiornare abbastanza in fretta, comunque sono contenta che i
capitoli precedenti ti siano piaciuti ^^
*
lilac: le preoccupazioni di
Vegeta per Bulma ormai sono chiari e lampanti, ora, a parte che, probabilmente,
non vedremo Goku armato di rastrello (da bravo contadino) sconfiggere Freezer il
problema è…quanto è attinente con la trama originale? Eheh
Scrivo questo articolo con la speranza di poter salvare la vita a molte persone,
e di riuscire, in altrettanta misura, a cambiarne altre.
Così come la mia è cambiata, per sempre.
*
Il cielo era limpido quel
giorno, uno splendido azzurro si estendeva sopra le teste di chiunque vivesse
quel magnifico periodo di luce.
Gli uccelli cinguettavano
allegri, liberi volavano tra le nuvole di un candido bianco.
*
Recentemente sono stata nel territorio governato dalla tirannia del perfido
Freezer.
Lì ho conosciuto molte persone, ho visto pochi visi sorridenti, ma soprattutto
molte facce tristi.
Freezer è un dittatore spietato, e i suoi metodi sono di una mostruosità
allarmante, quasi disumana.
*
Il rintocco delle campane
risuonava per tutta la vallata.
Quella cupola bianca, dalla
quale si diffondeva il regolare e leggero suono, osservava maestosa il prato
sottostante.
*
Tra le persone che ho conosciuto c’è stato un uomo in particolare alla quale
devo molto.
Il suo nome è Vegeta, ed era uno dei soldati più vicini allo stesso Freezer.
In alcune zone il suo nome è paragonato a quello del despota, ma vi assicuro che
Vegeta è un uomo completamente diverso da quel che si possa pensare.
*
Il colore verde del manto
erboso davanti all’imponente cattedrale era però costellato da molti sassi.
Pietre che avevano ben più
di un singolo significato, per molti quelle pietre rappresentavano dei ricordi.
*
Durante il nostro breve, ma intenso, viaggio ha avuto occasione, a modo suo, di
parlarmi di se.
In realtà è più corretto dire che mi ha fatto capire tanto, e mi ha permesso
d’intuire cosa significasse essere un soldato di Freezer.
Questa è la sua storia…
*
Davanti ad uno di questi
massi una donna era china intenta a sistemare alcuni fiori in un vaso.
Fiori semplici, senza
troppe sfumature, senza troppi petali, senza troppe pretese.
“Fatto” esclamò a se stessa
adagiando il recipiente accanto a quella grande roccia che risvegliava i suoi
pensieri.
“Così dovresti essere
apposto” mormorò poi sorridendo al freddo sasso, come se esso potesse darle una
qualsiasi risposta.
Aggrottò le sopracciglia
con tristezza, mentre alcuni di quei ricordi solcarono la sua mente.
Un sorriso dai lineamenti
malinconici si delineò sul suo viso, mentre la sua mano si appoggiò su quella
lastra che sembrava doverle parlare a ogni costo.
Delicatamente sfiorò le
lettere incise su di essa come se così facendo potesse sentire la vicinanza con
la persona a qui erano indirizzate quelle parole.
Le sue dita si fermarono
quando sentì i passi di qualcuno sopraggiungere alle sue spalle.
Si voltò, lasciando in
sospeso il movimento della mano, mostrando solo una parte di quelle parole.
L’unica cosa visibile, ora,
erano le lettere che componevano la parola Brief.
*
“Ora dovrei ucciderti”
brontolò adagiando la testa sulle braccia che gli facevano da cuscino.
“Perché?” domandò lei
alzando lo sguardo per incorniciare gli occhi scuri dell’uomo.
Sul volto di lui si
disegnò un sorriso sadico “Perché nessuna donna che ha fatto sesso con me è mai
sopravvissuta” spiegò mantenendo il suo ghigno sperando d’incutere timore negli
occhi di lei.
Ciò non avvenne, le
pupille della donna non subirono nessun tentennamento.
Si limitò a guardarlo
inclinando leggermente il capo “Questo vuol dire che io sono speciale” azzardò
poi appoggiandosi sul torace scoperto dell’uomo con un espressione furbesca.
Lui inarcando un
sopracciglio…temeraria non c’è che dire.
“Non dire idiozie, tu
sei come tutte le altre” negò subito alzando leggermente il busto per poterla
guardare meglio.
Questa volta fu lei a
sogghignare “Ah davvero?!” rispose saputella mettendosi seduta ed incrociando le
braccia.
“Sì, davvero” rispose
prontamente lui guardandola con una punta di malizia negli occhi.
Sotto quella fioca luce
del fuoco che andava ormai spegnendosi, e ricoperta solo da un sottile lenzuolo
che condividevano, era davvero stupenda.
“Molto bene allora”
disse decisa allungandosi verso la cintura del soldato che era adagiata poco
distante da loro.
Dandogli le spalle,
Vegeta non poteva vedere cosa stesse facendo, pertanto si sistemò su un fianco
per cercare di capirne le intenzione.
“Che stai facendo?”
chiese infine aggrottando le sopracciglia.
Bulma non rispose,
trafficò ancora per qualche secondo poi si voltò impugnando la pistola di lui.
Non spiegò nulla, e lui
non face alcuna domanda.
Gli afferrò una mano
facendogli impugnare l’arma.
Le sue dita sottili
tennero saldamente la mano dell’amante alzandogli il braccio fino a puntarsi la
pistola alla tempia.
“Coraggio spara” lo
invitò senza nessuna esitazione guardandolo dritto negli occhi.
Vegeta inarcò un
sopracciglio, poi il suo immancabile sorriso sadico tornò a solcargli il volto
“Potrei anche farlo” la provocò sperando in una reazione.
Bulma non smise di
fissarlo con aria determinata, e quello sguardo fece desistere il soldato.
“Lasciamo perdere”
brontolò infine ritirando la mano ed appoggiando l’arma dal lato opposto, dando
quindi le spalle alla donna.
Lei sorrise soddisfatta
“Sapevo che non avresti sparato” disse vittoriosa appoggiandosi alla spalla di
lui.
Vegeta mugugnò qualcosa
tra sé “Posso sempre cambiare idea” recitò poi incrociando le braccia fissando
un punto nel buio.
Bulma lo guardò
consapevole di aver vinto, e soprattutto di aver ragione, si strinse di più al
lui.
Si accorse però che
qualcosa di metallico si frappose tra la sua pelle e quella dura dell’uomo.
Incuriosita si scostò
osservando ciò che le aveva impedito il contatto, notando pertanto la classica
medaglietta che i soldati portavano al collo.
Interessata l’afferrò
tra le dita per leggere i dati personali dell’uomo.
Vegeta sentì la
catenella attorno alla sua gola muoversi, quindi mosse il capo solo leggermente,
quel cha bastava per intravederla con la coda dell’occhio.
La donna inarcò un
sopracciglio “Non hai un cognome Vegeta?” chiese dopo aver notato la presenza
del solo nome, e poche altre nozioni, sulla sua targhetta.
Lui tornò ad osservare
un punto nello spazio che aveva davanti “I soldati di Freezer non hanno un
cognome” spiegò crucciando lo sguardo.
*
Sorrise appena incrociò gli
occhi neri dell’uomo che la raggiunse.
Lui fece pochi passi
ancora, fino a soffermarsi davanti allo stesso masso che stava osservando lei.
“Ho appena cambiato i
fiori” spiegò scostando la mano dalla pietra e dando una sistemata alle piante
fresche.
Li osservò per alcuni
istanti restando a fissarli pensierosa “Pensi che gli sarebbero piaciuti?”
chiese conferma tornando a cercare lo sguardo della persona al suo fianco.
Annuì con un piccolo cenno
del capo “Penso di sì” confermò appoggiandosi le mani ai fianchi guardando ora
la lapide.
La donna tirò un grosso
sospiro tornando anch’ella a leggere, per l’ennesima volta, quelle due parole
che rappresentavano il nome del defunto.
Ancora dei passi, ed essi,
attirarono l’attenzione dei due.
Questa volta passi lievi,
ritmati in un leggero movimento di corsa.
Simultaneamente si
voltarono ad osservare la piccola figura che si avvicinava a loro.
L’infantile nuovo venuto
giunse davanti al monumento dopo aver percorso tutto il piccolo cimitero con la
tipica innocenza di un bambino.
Guardò prima l’uomo, poi la
donna, le sorrise con semplicità afferrandole il lembo della maglietta.
“Mamma…i nonni ci stanno
aspettando” spiegò additando la cattedrale sotto la quale erano visibili due
figure.
La madre del bambino
riconobbe le persona che la stavano attendendo, annuì sorridendo leggermente al
figlio “Arrivo subito tesoro” confermò alzandosi.
Il piccolo fece un passo
indietro, ma fu subito bloccato dalla voce materna “Trunks, prima saluta tuo
padre” lo richiamò facendo, per un secondo, svanire il sorriso fanciullesco del
bambino.
Infine, decise di ubbidire,
mentre il suo sorriso riapparve sulle sue labbra, annuì tornando ad avvicinarsi
ai due adulti.
L’uomo si scostò per
lasciarlo passare, e il bimbo andò ad abbracciare la lapide che i due stavano
osservano.
“Ti voglio bene papà” disse
stringendo forte il masso, come se quel gesto potesse arrivare al genitore
stesso.
Trunks si voltò afferrando
la mano della madre, poi si girò verso l’altro uomo “Signor Goku, tu lo
conoscevi il mio papà?” chiese incamminandosi assieme alla donna verso il
campanile.
Goku gli sorrise ed annuì
“Certo che lo conoscevo. Era un uomo molto in gamba sai” gli confermò
spettinandogli i capelli lilla “E gli piacevano le carote” concluse con un
sorriso enigmatico, della quale solo Bulma colse il significato.
Ancora qualche passo e lei
tornò a voltarsi, osservando ancora una volta quella tomba sulla quale era
inciso il suo nome…Vegeta.
*
Mio figlio non conoscerà mai suo padre, ma spero che quando sarà più grande
possa visitare il paese dov’è nato, senza timore di essere ucciso o di diventare
un soldato.
Spero che possa piangere sulla sua lapide ed essere orgoglioso di un uomo che,
per primo, ha avuto il coraggio di ribellarsi ad un tiranno.
A vuoi tutti chiedo, vi prego, fermate questo despota!
*
FINE
*
*
Questa è la fine, un po’
particolare forse, ma la storia non era destinata ad un happy ending, spero non
vi abbia troppo deluso…ciao
*
Sybelle: questa è proprio
la fine invece, spero non ti abbia deluso
*
bulma_92: sono molto
contenta che tu abbia aggiunto questa storia tra i tuoi preferiti, ti ringrazio
molto. Spero che l’aggiornamento sia stato abbastanza veloce
*
Lefteye: ci credi se ti
dico che dispiace anche a me? Lo so che non se lo merita poverino, ma diciamo
che era “destino”
*
lilac: comincia a
preoccuparti allora…posso farlo, anzi no, l’ho fatto! Mettiamola così… “l’aria
degli inferi non mi sta facendo molto bene” e a buon intenditor… ok, a parte i
deliri, ti ringrazio come sempre, sono contenta che l’idea dell’errore di
calcolo ti sia piaciuta e che lo abbia reso simile all’originale ^^
*
BulmaV: precisamente ho
detto che era stato colpito al petto dove lui stesso aveva mirato a Freezer,
quindi, sì è stato colpito al cuore. Mi spiace, purtroppo il nostro eroe ci ha
lasciato
*
bulma_89: eh già, purtroppo
Vegeta è stato ucciso da Freezer. Comunque sono contenta che il precedente
capitolo ti sia piaciuto ^^