A step from hell

di taisa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Informazioni ***
Capitolo 2: *** Una persona pericolosa ***
Capitolo 3: *** Senza pietà ***
Capitolo 4: *** Prendere o lasciare ***
Capitolo 5: *** Posti di blocco ***
Capitolo 6: *** L’uomo che vive nell’ombra ***
Capitolo 7: *** Punti di vista ***
Capitolo 8: *** Salvataggio disperato ***
Capitolo 9: *** Singolari domande ***
Capitolo 10: *** Un gioco per la vita ***
Capitolo 11: *** Un salto in paradiso ***
Capitolo 12: *** Ultima dimora alla memoria ***
Capitolo 13: *** Al centro del mirino ***
Capitolo 14: *** L’importanza di un nome ***



Capitolo 1
*** Informazioni ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Informazioni

*

In quel posto si respirava un aria tetra e desolata.

Un silenzio innaturale per un bar, rendeva il luogo lugubre, sembrava che nessun avesse voglia di parlare.

Si guardò attorno osservando tutte quelle figure immobili che con lentezza quasi esasperante sorseggiavano le loro bevande.

Come creature già morte, come se la vita fosse stata strappata dai loro corpi.

D’altro canto, oltre che morte non si vedeva da miglia ormai.

Entrando in quel territorio, nell’inferno terreno, esistevano solo cadaveri, ed il tanfo che la carne putrefatta emanava.

Dovette trattenere a fatica un colato di vomito prima di addentrarsi in quell’edificio, se così si poteva definire, nauseabondo.

Le sue vesti non erano certo quelli di chi viveva in quel territorio, troppo belli per chi era abituato a ripararsi dalla pioggia di pallottole che giornalmente li terrorizzava.

Per questo la sua entrata, elegante oltre ogni dire, attirò l’attenzione degli sguardi.

Sguardi terrorizzati, di persone che non sapevano se fidarsi di qualcuno esterno alla loro piccola comunità di poveri contadini in tempo di guerra.

Nervosamente si avvicinò al bancone sentendo su di sé gli occhi gelidi e spenti, degli occupanti ai tavoli.

Cercando di mantenere un contegno si accomodò su una delle sedie, senza mai voltarsi, senza mostrare la sua preoccupazione ad altri, come se questo potesse costare la propria vita.

“Desidera?” chiese il piccolo barman appoggiando un bicchiere vuoto ed lavato davanti al cliente appena giunto.

“Qualcosa di forte” fu la risposta che giunse dopo alcuni secondi di esitazione, dovuta all’igiene con la quale si presentava quel singolare recipiente.

Il barista, si voltò nuovamente afferrando un alcolico qualsiasi, e dopo averne stappato la bottiglia lo versò nel bicchiere.

Una volta pieno, il piccolo gestore alzò lo sguardo incuriosito su quella figura che non aveva mai visto prima “Quale motivo la spingono ad arrivare fin qui?” chiese in tono cupo, ma in ogni modo molto cortese e ben educato.

Si rigirò il bicchiere tra le dita, osservò il suo pelato interlocutore e posò nuovamente il contenitore della bevanda sul tavolo.

La sua mano slittò in una delle tasche, quando riapparve la posò sul bancone pesantemente “Sto cercando una persona” confessò facendo scivolare le dita lontano dal punto che avevano occupato.

Quei piccoli, ed inconfondibili, pezzi di carta furono visibili solo al barista, che con un gesto veloce fece sparire i soldi dal bancone.

Discretamente contò le banconote, si guardò attorno assicurandosi di non essere sentito.

Tornò a guardare la donna con circospezione “Chi esattamente?” chiese mentre delle strisce di carta non vi era più traccia, facendoli sparire nella sua tasca.

Lei si decise infine a bere d’un sorso la sua bevanda, pesantemente riappoggiò il bicchiere sul bancone osservando il buffo ometto basso e pelato “Un certo Son Goku” spiegò guardandolo seria.

*

In un paese di guerra era raro trovare una persona che era ancora in grado di sorridere alla vita.

Era raro trovare qualcuno che riuscisse a guardarti negli occhi senza avere paura, perché in paesi così la paura viveva molto più forte della gente stessa.

Eppure disperso in quella landa che sapeva solo di morte una persona ancora col sorriso sulle labbra c’era.

Un contadino, un uomo che zappava il suo campo, che col sudore della fronte si limitava di sporcarsi di terra, non di fango, né di sangue.

Non era un soldato, non lo era mai stato, era figlio di un guerriero, ma non lo era mai diventato.

Lui preferiva l’odore della pioggia, quella vera, preferiva sentire l’acqua scorrere sulla sua pelle mentre picconava con solerzia il suo terreno.

Preferiva che il sole caldo gli battesse sulla schiena, mentre con diligenza raccoglieva i frutti del suo raccolto.

Quella persona era Son Goku.

“Mi hanno detto che sei un’instancabile lavoratore” gli giunse una voce ai bordi del suo campo.

Goku alzò il capo, mentre con un dito si sollevò il cappello di paglia che gli occultava la vista, separandolo dai raggi di sole particolarmente intensi quel giorno.

“Sì infatti” rispose con un sorriso appoggiandosi alla pala con la quale stava lavorando fino ad un attimo prima.

La donna che si presentò ai suoi occhi gli sorrise mentre osservava quel particolare contadino asciugarsi la fronte con un asciugamano adagiato sulle sue spalle scoperte.

“Posso fare qualcosa per lei?” le chiese poi con una tonalità cordiale della voce.

La sua interlocutrice annuì “Sì, il mio nome è Bulma Brief, sono una giornalista. Vengo dalla città dell’Ovest. Avrei un favore da chiederle” si presentò scostandosi una ciocca di capelli azzurri dalla fronte.

Goku annuì senza esitare “Certo, dica pure” si offrì subito, mantenendo il suo atteggiamento amichevole.

Lei si guardò attorno per alcuni secondi, poi tornò a guardare il contadino “Posso avvicinarmi?” chiese evidentemente non intenzionata a far sentire quel discorso ad altre orecchie oltre a quelle dell’uomo che aveva davanti.

Il contadino la guardò disorientato senza comprendere subito le sue intenzioni, “Sì…anzi, aspetti, vengo io” si offrì appoggiando la pala contro un piccolo cancello di legno ormai marcio.

In pochi secondi l’uomo si avvicinò a lei, senza abbandonare mai quel sorriso che l’aveva accolta sin dall’inizio “Mi dica” disse una volta raggiunta.

Bulma lo guardò per un secondo facendo nuovamente scivolare una mano in una tasca, quando la ritirò fuori l’allungò verso l’agricoltore con l’intento di presentarsi ufficialmente.

L’uomo osservò per un secondo la mano, e dopo un attimo d’indecisione salutò la donna.

Quando le loro mani si separarono il coltivatore osservò disorientato quei pezzi di carta che lei gli aveva appena dato “Perché questi soldi?” chiese ingenuamente senza capire.

Bulma gli richiuse le dita, per fargli capire di tenerli “Ho bisogno di una mano, per trovare due cose” spiegò guardandosi attorno “C’è un posto sicuro dove possiamo parlare?” chiese poi togliendo le sue dita minute da quelle più muscolose dell’uomo.

“S…sì…” rispose lo zappatore osservando ora la sua mano, ora la donna “Ma si riprenda i suoi soldi, a me non servono” rispose porgendoli nuovamente verso di lei.

Bulma lo guardò sconvolto, e velocemente fece sparire le banconote, era troppo rischioso sventolarli in un luogo come quello.

“Mi segua” ordinò bonariamente lui cominciando ad incamminarsi verso una casa poco distante.

La donna annuì nuovamente seguendo il giovane contadino “Puoi anche darmi del tu” gli propose affiancandosi a lui.

Goku la guardò sorpreso per un attimo, poi si grattò la nuca “AhAh si certo” acconsentì con un largo sorriso.

*

La bevanda calda riempì la sua tazza, e Bulma alzò lo sguardo verso la donna che la stava servendo con ospitalità “Grazie” disse afferrando il boccale con entrambe le mani.

La donna mora sorrise passando poi all’uomo anch’egli seduto al tavolo “Ti ringrazio tesoro” la ringraziò a sua volta sorridendo alla moglie.

“Prego” rispose ad entrambi adagiando la teiera malconcia sui fornelli.

Goku tornò a guardare la giornalista “Allora, cosa stai cercando esattamente?” le chiese infine esortandola a parlare.

Bulma sorseggiò la bevanda, dando poi un’occhiata scettica alla donna che li aveva appena serviti.

L’uomo la fissò per un attimo, capendo solo in un secondo istante quale fosse il problema “Qualunque cosa tu abbia da dire puoi tranquillamente dirla davanti a Chichi” la rassicurò mentre la donna al suo fianco annuì di supporto.

“Puoi stare tranquilla, non andrò certo a raccontarlo in giro” rincarò la dose lei appoggiando una mano sulla spalla del consorte.

Bulma osservò i due coniugi per un breve istante, fece riapparire il volto da dietro la tazza, appoggiando quest’ultima sul tavolo “Per prima cosa sto cercando un uomo” rispose diventando seria e scrutando gli occhi del contadino.

“Era uno dei soldati di Freezer, un certo Vegeta, e so che tu hai dei contatti che ti permettono di rintracciarlo” disse intrecciando le dita delle mani.

Goku la guardò pensieroso “Vuoi trovare Vegeta? Lo sai che era uno dei sicari più spietati degli uomini di Freezer, perché lo cerchi?” le chiese diventando preoccupato.

Bulma restò a fissarlo seria “Sono una giornalista, voglio scrivere un articolo su di lui. Voglio sapere come si vive all’interno dell’esercito di quel mostro. Voglio mostrare al mondo che genere di persona sia, ma per farlo devo raccogliere delle testimonianza, e Vegeta è l’unico che possa darmele” abbassò gli occhi per un secondo “Ho fatto molte ricerche sul suo conto, ma ci sono dei punti che restano un mistero. L’unico modo è parlarne direttamente con lui” spiegò infine tornando a guardare l’uomo.

Goku sembrò pensarci un po’ su “Vegeta è un disertore, sarà sicuramente già morto” rispose abbassando lo sguardo.

“Non è morto…e tu lo sai” rispose sicura di sé la reporter senza scostare lo sguardo da lui.

La porta si spalancò all’improvviso facendo voltare i tre adulti in direzione di essa.

“Mamma ho trovat…” un bambino di soli quattro anni si fermò sull’uscio, in mano un cesto contenente alcuni frutti.

Il piccolo si bloccò appena notò la donna sconosciuta e indeciso voltò lo sguardo verso i genitori.

“Che bravo Gohan, hai scovato anche delle mele” lo distrasse la madre andandogli incontro, il bimbo annuì timidamente.

Chichi mise una mano sulla testa del figlio “Vieni di là così mi fai vedere cos’hai trovato di buono” lo esortò spingendolo gentilmente verso una camera adiacente, l’unica altra stanza della piccola casa.

Goku restò a fissare moglie e figlio mentre sparirono dietro la sottile porta di legno, anche dopo continuò a guardare l’uscio.

“Pensaci un attimo Goku…” lo richiamò la cronista facendolo girare verso di lei “Gli uomini di Freezer sfruttano anche i bambini. Cosa succederebbe se prendessero anche tuo figlio? Scommetto che non è ciò che vuoi! Se mi aiuti a rintracciare Vegeta scriverò un articolo per denunciarlo. Così facendo il mondo scoprirebbe i suoi metodi e non gli permetterebbero di portarsi via anche dei bambini innocenti come tuo figlio!” la donna continuò a guardarlo seria “Tu sei l’unico ad avere contatti che mi permetterebbero di arrivare a lui…te ne prego, aiutami!” lo supplicò.

Goku deglutì abbassando lo sguardo “Forse conosco qualcuno che può aiutarti, ma appena ti avrò portato da lui dovrai cavartela da sola. Non voglio mettere in pericolo la mia famiglia” acconsentì infine tornando a guardarla.

Bulma sorrise ed annuì “Sì mi sarebbe di grande aiuto, grazie” lo ringraziò soddisfatta.

*

CONTINUA…

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Capitolo 2
*** Una persona pericolosa ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Una persona pericolosa

*

“Certo che è un posto piuttosto singolare dove vivere” ansimò la donna aggrappandosi ad una roccia nei paraggi.

Esausta da quel tratto di strada completamente in salita che lei ed il suo accompagnatore stavano ormai percorrendo da più di un paio d’ore.

Goku la sorrise “Vuoi riposarti un attimo?” le chiese allungandole la mano per permetterle di accomodarsi sulla roccia.

“Grazie” boccheggiò prendendo fiato una volta seduta.

L’uomo le porse una borraccia contenente dell’acqua che Chichi aveva provvidenzialmente dato loro.

Bulma afferrò la loro risorsa d’acqua sorseggiando avidamente.

“Mi dispiace doverti far fare tutta questa strada, ma vedi lui non ama troppo farsi vedere in giro” spiegò l’agricoltore sedendosi a sua volta sulla roccia.

La donna smise di bere osservandolo, “Come mai?” chiese avvitando il tappo della borraccia.

“Perché anche lui ha avuto a che vedere con l’esercito di Freezer, ed è comprensibile che ora non intenda farsi notare” spiegò senza abbandonare il suo sorriso “Per questo preferisce nascondersi” concluse afferrando la fiaschetta che la donna gli stava porgendo.

Bulma abbassò lo sguardo pensierosa “Esattamente chi è questo tizio. Cosa c’entra con l’esercito di Freezer?” domandò tornando a guardare l’uomo che si stava a sua volta dissetando.

Goku smise di bere, si asciugò la bocca con il palmo della mano e guardò la donna “Era un venditore, lui e un suo amico vendevano armi all’esercito” chiarì “Ma ormai è da anni che si è dato per morto. Diciamo che ha cercato d’ingannarli ma è stato scoperto, per questo ha dovuto far perdere le sue tracce” concluse volgendo lo sguardo verso la cima della montagna.

Bulma guardò nella stessa direzione, poi osservò la nuca della sua guida “Ascolta Goku, c’è un’altra cosa che volevo chiederti, ricordi?” disse tornado al discorso primario che l’aveva spinta da lui.

L’uomo si voltò a guardarla sfoggiando il suo immancabile sorriso “Certo, dimmi” la esortò.

“Hai mai sentito parlare di alcune pietre chiamate sfere del drago?” gli chiese con un espressione estremamente seria.

Il volto dello zappatore s’incupì improvvisamente, il suo sorriso svanì in un istante, e con uno scatto si tirò su dalla roccia sulla quale era seduto “No, mai sentito” rispose dandole già le spalle e riprendendo il percorso.

Bulma sgranò gli occhi, si alzò di scatto e cercò velocemente di raggiungere l’altro che camminava con grandi falcate “Come sarebbe?! Aspetta Goku!!!” urlò nel tentativo di raggiungerlo.

*

A zappare la terra erano bravi tutti, ma a tagliare la legna, no quello no, quello era un lavoro da veri uomini.

E lui si riteneva un vero duro.

Le maniche della maglietta arrotolate sulle spalle e i folti capelli neri legati in una lunga coda.

Dopo un’altra picconata il tronco dall’albero che stava, ormai da diverso tempo, vacillando sotto i suoi colpi ricadde vittima del suo instancabile aggressore.

Soddisfatto l’uomo osservò l’inerme albero ricadere sotto l’efficacia delle sue percosse.

Con un tonfo sordo fu infine segnata la sua vittoria, e a decretarne l’evento gli uccelli appollaiati su qualche sua, probabile, futura vittima si allontanarono di gran fretta spaventati da quel rimbombo che aveva scosso l’intera boscaglia.

Trionfante si portò accanto al malcapitato tronco osservandolo dall’alto con aria fiera, sollevò l’accetta con la quale lo aveva conquistato con l’intento di spogliarlo dei rami che ne ricoprivano la superficie.

“Radishhhhh!!” urlò qualcuno alla distanza che lo costrinse a bloccarsi.

Si voltò, pur sapendo a chi appartenesse quell’inconfondibile voce, sbuffò, appena vide apparire la testa arruffata del fratello oltre la collina.

Con aria seccata appoggiò pesantemente la sua arma al suolo “Che hai da urlare razza d’idiota” lo rimproverò asciugandosi la fronte col braccio.

Goku si fermò ad un passo da lui sfoggiando il suo sorriso più sincero “Sono venuto a farti visita contento?” rispose afferrandosi la cintura con entrambe la mani.

Radish contrasse la sua espressione in una smorfia “Per niente” rispose scorbutico, seppur non dispiaciuto di vedere l’unica figura umana di cui si fidasse e che periodicamente riusciva ad arrivare fino alla sua isolata abitazione.

Il fratello minore storse la bocca producendosi anch’egli in una smorfia “Antipatico” mormorò inarcando un sopracciglio.

“Per cosa sei venuto stavolta?” chiese ora il maggiore incrociando le braccia.

Goku sorrise togliendosi lo zaino dalle spalle “Chichi mi ha dato delle provviste anche per te. Dentro c’è anche della frutta, quella l’ha raccolta Gohan stamattina sai?!” rispose porgendogli la sacca.

Radish afferrò sgarbatamente quel che il fratello gli stava passando aprendolo ed osservando il suo interno.

“Gokuuuu! Perché non mi hai aspettato!” si lamentò la donna raggiungendo i due fratelli.

Il più giovane fece per voltarsi verso di lei, ma l’altro lo afferrò velocemente per il colletto portandoselo ad un palmo dal naso “Chi cavolo è questa, razza di cretino?! Lo sai che non deve vedermi nessuno!” sbottò lasciandolo malamente dandogli uno spintone che lo fece indietreggiare di un passo.

Goku si sistemò velocemente il bavero della maglietta riprendendo contegno “Lei è Bulma, è una giornalista” la presentò girandosi verso la donna “Lui è mio fratello Radish” presentò ora lui senza troppo badare alle sue lamentele.

“Una giornalista! Tu devi esserti bevuto il cervello!” sbottò nuovamente afferrandolo per il bavero una seconda volta.

Bulma osservò la scena “Sto cercando una persona…un certo Vegeta, e sono sicura che tu sai dove si trova” disse senza mezzi termini adagiandosi la mani ai fianchi.

Radish osservò la donna, lasciando ancora la presa del fratello “Mai sentito, non lo conosco” smentì incrociando la braccia.

La donna lo guardò malamente “Sì invece, dimmi dove posso trovarlo…voglio fargli un intervista!” rispose risoluta senza la minima intenzione di mollare la presa.

La sceneggiata di Radish si sciolse in una risata che non riuscì a trattenere “Vuoi intervistarlo?!? Ahah non farmi ridere bellezza, quell’uomo non permette a nessuno di parlargli, figuriamoci concedere un intervista!” si scoprì ridendo.

Bulma strinse i pugni, e nonostante la risata dell’altro la stesse infastidendo cercò di mantenere la calma “Questo vuol dire che lo conosci!!” constatò facendo tornare l’altro serio.

Radish scosse la testa “Non personalmente, ma ho sentito dire che è davvero un uomo pericoloso. Dicono che uccide a sangue freddo senza darti nemmeno il tempo di renderti conto della sua presenza” l’ammonì aggrottando le sopracciglia.

“E’…è davvero così pericoloso?” biascicò lei leggermente intimorita.

“Eccome se lo è! Quando era sotto il comando di Freezer ha fatto carneficine di interi villaggi nella zona est del paese” riprese spaventando ulteriormente la donna.

Goku osservò l’espressione di entrambi “Andiamo, non può essere così pericoloso…” cercò di sdrammatizzare avendo notato l’atmosfera tesa.

Bastò uno sguardo del fratello per fargli capire che stava parlando sul serio, che la persona che stavano cercando era davvero un assassino a sangue freddo.

Bulma sembrò pensarci su un secondo, poi alzò lo sguardo verso il capellone “Non mi lascio intimorire…dimmi come posso rintracciarlo” rispose risoluta senza indietreggiare di un millimetro della sua posizione attuale.

Gli sguardi dei due fratelli si puntarono su di lei.

Radish sbuffò “Io ti avevo avvertita, se vuoi conosco una persona che ha diretti contatti con lui, ma se ci tieni alla pelle stagli alla larga è un consiglio” continuò cercando di capire quanto la donna fosse decisa ad andarlo a cercare.

Lei si limitò a frugarsi in una tasca tirando fuori un taccuino “Come si chiama?” rispose senza battere ciglio lasciando l’uomo comprensibilmente sbalordito.

Sospirò rassegnato “Si chiama Nappa, vive a pochi chilometri da qui” spiegò indicando la direzione dell’abitazione del suo contatto.

“Nappa?! Non era quello che faceva il trafficante d’armi con te?” chiese ingenuamente davanti alla reporter.

Radish portò un braccio attorno al suo collo e abbassandolo di colpo “Sta zitto razza d’imbecille, non puoi raccontare tutte queste cose davanti ad una dipendente della carta stampata!” lo sgridò sottovoce.

Bulma non fece troppo caso ai due cominciando a scarabocchiare velocemente alcune informazioni “Lui mi dirà dove trovare Vegeta?” chiese continuando a scrivere.

Il maggiore smise di torturare il fratello senza però lasciare la presa “Se gli farete il mio nome…forse” spiegò vago.

*

“E’ incredibile che siate fratelli, caratterialmente non vi somigliate nemmeno un po’” constatò la donna mentre scendeva la collina che l’era costata molta fatica percorrere all’inverso.

Goku rise precedendola di qualche passo “Hai ragione, ma credo dipenda dal fatto che Radish abbia avuto più tempo da passare con papà” confessò voltandosi verso di lei “Vedi, lui era un soldato ed a Radish ha insegnato a combattere e a cavarsela sul campo di battaglia…quando sono nato io lui è morto, quindi non ha potuto insegnarmi nulla” si girò nuovamente in avanti “E poi io preferisco i campi da coltivare, non quelli in cui si uccide” spiegò evitando un paio di piccoli sassi.

Bulma lo imitò pochi istanti dopo “E tua madre?” chiese senza staccare gli occhi dal terreno per evitare capitomboli.

Goku alzò le spalle “Non me la ricordo molto bene, è morta quando avevo quattro o cinque anni. Si può dire che mi abbia cresciuto Radish…ma se lo chiedi a lui ti dirà che ha fatto un pessimo lavoro con me” scherzò “E tu? la città dell’Ovest non è in guerra, perché sei venuta in questa zona?” chiese a sua volta.

Bulma alzò le spalle “Forse perché non amo la vita tranquilla, o forse perché cerco lo scoop della mia vita, o forse semplicemente perché sono folle” rispose vaga.

L’altro rise “E i tuoi genitori? Non saranno contenti di vederti rischiare la vita, o sbaglio?” chiese continuando a proseguire.

La donna si bloccò sul posto, chinando il capo “Bè, i miei genitori…” mormorò.

L’uomo si fermò poco distante “Ho detto qualcosa che non va?” chiese genuinamente voltandosi verso di lei.

L’azzurra alzò di scatto la testa scuotendo le mani “No…no…è solo che…” i suoi occhi si spalancarono, dischiuse la bocca con un espressione scioccata.

“Che ti prende?” le chiese un preoccupato Goku facendo un passo verso di lei.

Bulma alzò una mano additando alle spalle del contadino costringendolo a voltarsi.

Del fumo si stava propagando all’orizzonte, fuoco e fiamme coloravano di rosso il cielo.

Con gli sguardi sgomenti ascoltarono in lontananza gli spari che provenivano da quella zona.

Goku fece un passo in avanti terrorizzato…quello che stava andando a fuoco era il suo villaggio!

*

CONTINUA…

*

*

aras: come hai detto tu, questa ambientazione è necessaria

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videl93: ti ringrazio, ecco l’aggiornamento

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Heleamicachipss: per ora dovrai accontentarti di come lo descrivono gli altri

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lilac: perspicace come al solito ^^ hai subito capito che i “ruoli” non sono casuali e che hanno attinenza con la storia originale

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Kikk@93: molte grazie, spero tu possa ritenere intrigante anche il secondo capitolo

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Mikysimpa: spero che l’aggiornamento sia stato abbastanza rapido, mentre per vedere l’incontro con Vegeta è ancora un po’ presto

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bulma_89: grazie, ma per prima del fatidico incontro tra la giornalista e il disertore c’è ancora tempo ^^

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crazybulma: per me è un grande onore sapere che l’inizio ti sembra avvincente anche se è un AU. Spero vivamente di non deluderti e di mantenere i personaggi IC, farò del mio meglio ^^

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Capitolo 3
*** Senza pietà ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Senza pietà

*

Fiato per correre non lo aveva più, ma con un insistenza quasi inverosimile continuava la sua inesorabile corsa.

Che le gambe gli facessero male, non aveva importanza, a loro avrebbe pensato poi.

La sua andatura aumentava ad ogni passo, nella speranza di raggiungere il prima possibile il suo obbiettivo, che ad ogni passo sembrava sempre più lontano.

Aveva percorso quella strada centinaia, migliaia di volte, ma in questa occasione sembrava infinita, persa nel verde che lo circondava.

E quella piccola casetta costruita con dei mattoni decadenti e del legno ormai logoro sembrava non vedersi all’orizzonte.

Quella piccola costruzione accanto ai campi che coltivava, lontana rispetto al resto del villaggio, ma scrutabile dalle altre case, essa era il suo obbiettivo, il motivo della sua impazienza.

Si riscoprì egoista, per la prima volta desiderò che avessero risparmiato quella piccola casa anche a discapito del resto del villaggio.

Non era da lui essere così, ma la sua famiglia era tutto, la sua sola speranza era che alla sua bella moglie, e al suo adorato figlio non fosse stato torto un capello.

Fu un tuffo al cuore quando vide quella che una volta era la sua casa ridotta ad un cumulo di maceria.

Con le gambe che gli tremavano, in parte per la corsa in parte per il timore, si fermò a pochi passi da ciò che era rimasto della sua abitazione.

Attese alcuni secondi prima di prendere coraggio ed avanzare oltre, con un passo che divenne sempre più svelto sino a trasformarsi in una leggera corsa, si affacciò a quella che, appena poche ore fa, era la porta d’ingresso “Chichi!! Gohan!!” urlò con un nodo in gola con tutto il fiato che gli era rimasto, ma non ottenne riposta.

Sempre più in preda all’ansia respirò profondamente con l’intenzione di urlare nuovamente i nomi delle due persone amate.

“Goku!” lo chiamò una voce poco distante dalla sua abitazione, ma che non era una di quelle che voleva sentire.

Goku si voltò versò quella debole voce che lo aveva chiamato cercando con lo sguardo la figura di una persona.

Lo vide disteso al suolo, lo riconobbe subito, e con la mente annebbiata gli andò incontro chinandosi accanto al suo piccolo amico barista.

“Crilin! Cos’è successo?! Dove sono Chichi e Gohan!” esclamò afferrandogli le spalle per guardarlo negli occhi.

Il buffo ometto, tossì debolmente, mentre un rivolo di sangue percorse lle sue labbra.

Con un notevole sforzo guardò il suo migliore amico “Mi dispiace Goku, gli uomini di Freezer…li hanno portati via…” un nuovo colpo di tosse accompagnato da una smorfia di dolore “Non sono…non sono riuscito a fermarli…mi dispiace…” mormorò sempre più fievolmente chinando il capo all’indietro e chiudendo gli occhi.

Goku osservò l’amico per alcuni istanti “Crilin…Crilin…rispondimi! Ti prego di qualcosa…Crilin!!” urlò cominciando a scuoterlo sempre più energicamente “Criliiiin!!” gridò sempre più angosciato.

Solo allora si accorse della pozza di sangue nella quale l’amico era riverso, solo allora si accorse che il suo battito era spento, solo allora si accorse che il suo respiro si era fermo.

“Mi dispiace Goku” lo raggiunse la voce sincera della donna che era infine riuscita a raggiungerlo dopo che lui aveva accelerato il passo tanto da non pensare nemmeno più alla sua presenza.

L’uomo socchiuse gli occhi cercando di comprendere quanto fosse successo, strinse il corpo dell’amico tra le braccia, non aveva importanza che si stesse riempiendo di quel rosso scarlatto che lo stava circondando “Crilin sveglia ti prego” mormorò appena impercettibile.

“E’ morto Goku” lo riportò alla realtà lei abbassando il capo e socchiudendo a sua volta gli occhi rammaricata nel constatare le realtà che li circondava in ogni anfratto della zona.

Goku rimase in silenzio per qualche minuto, in un mutismo che non sembrava parte di lui.

Stretto al cadavere di quello che era il suo migliore amico restò a fissare il terreno dando le spalle alla reporter.

Delicatamente appoggiò al suolo quel che era rimasto di una delle persone a lui più preziose, gli passò una mano sul viso e con movimenti flemmatici si alzò restando fisso sulla salma.

Strinse i pugni, e senza aggiungere una parola si voltò di scatto verso un rastrello al suolo afferrandolo saldamente con entrambe le mani.

Con uno scatto si voltò cominciando a camminare in direzione del villaggio con aria determinata.

Bulma lo guardò sgomenta, e dopo un attimo di esitazione si volse verso di lui bloccandolo per un gomito “Dove pensi da andare?!” gli chiese appena lui le rivolse lo sguardo.

“Voglio uccidere quel bastardo di Freezer…voglio riprendermi la mia famiglia!” affermò determinato, quasi al limite della follia.

La donna lasciò il suo bicipite portandosi in avanti ed allargando le braccia “Non te lo permetterò” rispose altrettanto risoluta assumendo un espressione seria.

“Levati!” ripose lui abbassando leggermente il capo, la donna scosse la testa “Se vai da solo morirai senz’altro…dammi retta, non è il caso di morire in questo modo. L’hai detto tu stesso, non sei un guerriero, vuoi farti ammazzare inutilmente?!” gli fece presente lei senza distogliere lo sguardo dal contadino che strinse maggiormente la dita attorno all’attrezzo agricolo che reggeva.

“Devo salvare la mia famiglia!” esclamò a denti stretti alzando lo sguardo ed incrociando gli occhi azzurri della donna.

Quella era la prima volta che gli vedeva uno sguardo così serio in volto, ciononostante decise di non demordere e di farlo ragionare “Sono d’accordo con te, nemmeno io voglio che alla tua famiglia succeda qualcosa, ma pensaci bene. Non credi che andare nel covo del nemico armato solo di rastrello sia solo un suicidio?! Non risolverai nulla, renderai vedova tua moglie e orfano di padre tuo figlio…” provò a farlo riflettere.

La voce di Goku si fece tremolante, anche le sue mani, strette al legno della sua arma, cominciarono a tremare “Allora…cosa dovrei fare?!” chiese spaesato riprendendo lucidità.

Bulma lo guardò seria abbassando le braccia “Aiutami a trovare Vegeta…forse lui saprà aiutarti” rispose sicura di sé.

“Vegeta?!” mormorò il contadino abbassando le mani “Da come ne parla Radish lui non è molto meglio” le fece presente lui.

Alla donna sembrò non impressionare questo dettaglio, non cambiò la sua espressione “Sono sicura che con lui si potrà parlare” affermò quasi conoscesse quell’uomo, in una sicurezza che era dettata dal puro…istinto.

Lo stesso istinto che fece scivolare il rastrello dalle mani di Goku, quasi anche lui fosse convinto che questo Vegeta non era una persona così pericolosa.

*

In una tranquilla casetta circondata dal verde un uomo si godeva i raggi solari del primo mattino.

Sdraiato su di un amaca legata saldamente tra due alberi si lasciava cullare dal lieve vento che la faceva dondolare lentamente cullando l’ospite del singolare giaciglio.

“Chi siete?” chiese apparentemente al nulla senza aprire gli occhi.

L’omone era molto attento nonostante le apparenze, la sua mano era già scivolata sul fodero della sua pistola in attesa di conoscere l’identità degli sconosciuti visitatori.

“Sei tu Nappa?” chiese una voce maschile uscendo da dietro un cespuglio.

Il pelato non mosse di un millimetro le sue dita, sempre saldamente avvinghiate alla sua arma “Dipende…chi lo vuole sapere?” chiese senza voltarsi.

“Mi chiamo Goku…sono il fratello di Radish” si presentò il nuovo venuto con voce seria.

Solo allora l’energumeno decise di voltarsi a guardare il suo interlocutore.

Lo squadrò da capo a piedi…sì, era lui.

Si ricordava quel buffo bimbetto che passava tutto il tempo ad arare il suolo anziché combattere.

“Stiamo cercando un certo Vegeta” gli chiese ora la donna dai capelli azzurri al suo fianco.

Nappa squadrò frettolosamente anche lei, decidendosi infine di alzarsi dalla sua comoda posizione, rinunciando, tra l’altro, ad impugnare il revolver.

“Entriamo in casa” annunciò facendo strada ed attendendo che i suoi ospiti facessero altrettanto.

*

Erano lunghe ore che camminavano.

Per diverso tempo non avevano visto che campi.

Ciuffi d’erba erano visibili a perdita d’occhio.

Nappa camminava loro davanti, persuaso da un cospicuo gruzzolo di soldi si era fatto persuadere ad accompagnare i due dal famigerato sicario.

Se vi uccide non sono affari miei aveva annunciato intascando il denaro e senza porre ulteriori domande.

Sicuro che riconoscendolo a lui non avrebbe mai sparato.

“Toglimi una curiosità…questo tizio è davvero così spietato?” chiese la donna guardandosi attorno nervosa.

Il colosso si voltò verso di lei con un ghigno sadico in volto “Spietato è a dir poco…è furbo e ti assicuro che essere nel suo mirino equivale ad essere morto” spiegò riprendendo a camminare.

Bulma si guardò attorno osservando gli arbusti a distanza, tornò a guardare il pelato “In questo caso…non ci conviene nasconderci tra gli alberi?” chiese piuttosto sorpresa dallo strano andamento con la quale stavano procedendo.

Normalmente i soldati proseguivano tra il verde per non essere scoperti, al contrario loro stavano avanzando senza la minima copertura.

Nappa ridacchiò “Se sente un rumore spara…ma se vede chi è c’è la possibilità che valuti la situazione, quindi vi consiglio…di stare lontano dagli albe…”la frase non ebbe termine.

Improvvisamente, l’omone ricadde al suolo senza la possibilità di sapere da dove provenisse il colpo che lo centrò in testa.

Goku si guardò per un secondo attorno nella speranza di capire quale fosse l’origine di quel proiettile silenzioso.

Non fece in tempo ad afferrare la donna per metterla in salvo che la canna di una pistola si appoggiò dietro la sua nuca.

“Avete cinque secondi per dirmi chi siete” sibilò alle loro spalle una voce fredda e profonda.

*

CONTINUA…

*

*

bulma_89: direi che in un territorio di guerra gli attacchi sono all’ordine del giorno. Ti ringrazio, sono contente che la mia storia risulti una piacevole lettura

*

aras: diciamo che sfortunatamente non è andata benissimo

*

Milysimpa: spero che parte della tua curiosità sia stata placata ^^

*

crazybulma: grazie ^^ sono sempre molto contenta quando mi dicono che i personaggi non vengono troppo stravolti, per quel che riguarda l’incontro con Vegeta…dovrai aspettare per sapere ^__^

*

Kikka1993: il risultato non è stato molto positivo per il povero Goku, vedremo cosa riuscirà a fare per la sua famiglia

*

marina_heart: genio?!? O.o bè grazie, sei troppo gentile ^^ spero di non deludere la tua curiosità allora

*

lilac: ti ringrazio come sempre. Sono contenta che la trama si adatti a sufficienza all’originale. Alcune curiosità dovrai aspettare per scoprirle (come le sfere del drago ad esempio), ma una cosa posso dirtela. Goku non ha mai visto Vegeta di persona, per il resto, sta a vedere…^^

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Capitolo 4
*** Prendere o lasciare ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Prendere o lasciare

*

“A…aspetta…non sparare!” Goku cercò subito di calmare il suo misterioso assalitore.

Alzò le mani nella speranza di mantenere la calma.

“Quattro” sibilò l’uomo alle sue spalle cominciando un conto alla rovescia che determinava i cinque secondi che aveva concesso loro per le spiegazioni.

“Mi chiamo Bulma Brief, sono una giornalista” si presentò prontamente la donna alzando a sua volta le mani.

Istintivamente cercò di sbirciare la persona che li stava minacciando, anche solo per curiosità.

L’unica cosa che vide fu la canna della pistola, munita di silenziatore, che ora stava minacciando lei.

“Giornalista?” mormorò ancora la voce alle sue spalle, seguì un secondo di silenzio, poi un clic annunciò che l’aggressore era più propenso a sparare.

“N…non farlo…siamo qui per parlare” annunciò ora Goku nella speranza di salvare quella che era diventata un amica oltre che una compagna di viaggio.

“Io non parlo…io agisco” spiegò ancora lui tornado a premere il revolver sulla nuca dell’altro.

Goku deglutì sonoramente non sapendo più cosa rispondere.

L’uomo venuto dal nulla, e dall’identità sconosciuta sembra non interessato ad ascoltare le cianche che i visitatori erano venuti a porgli.

Un boato improvviso scosse il terreno.

Gli uccelli abbandonarono terrorizzati i loro nidi, e nel cinguettare generale di volatili assaliti dal panico, l’uomo armato sembrò riconoscervi il pericolo.

Senza aggiungere altro osservò la nuvola di fumo che proveniva dall’orizzonte, strinse i denti “Cazzo” ringhiò ritirando la pistola e sparendo dietro alcuni cespugli nei paraggi.

Goku, ora libero da minacce, scostò lo sguardo, giusto in tempo per vedere la schiena di colui che lo aveva appena minacciato sparire tra le foglie.

Afferrò il polso della giornalista e con uno scatto quasi inconscio decise di seguire l’uomo che pochi secondi prima lo teneva in pugno.

Come se questi fosse ore il pericolo minore.

Bulma si trovò strattonata, e senza rendersi conto fu circondata da foglie ed arbusti che poco prima vedeva da lontano.

Il suo sguardo roteò quasi a vuoto, vide la mano del contadino sul suo polso, il suo sguardo serio osservare aldilà del fogliame che li stava riparando, poi vide la schiena dell’uomo della quale aveva solo sentito la voce.

Spalle forti di una persona che sembrava conoscere molto bene cosa fosse un campo di battaglia.

Capelli neri, folti, e dalla strana tendenza ad estendersi verso l’alto.

Del suo volto non vide nulla, troppo impegnato ad osservare in direzione della nuvola di fumo che li aveva appena colti alla sprovvista.

“Cosa sta succedendo?” chiese allarmata cercando di capire la natura di quei boati.

Boati che avevano seguito il primo ad una velocità sempre più ravvicinata.

I suoi grandi occhi azzurri incrociarono ora il freddo metallo dei una pistola “State zitti se non volete morire…in un modo o nell’altro” la minacciò l’uomo già pronto a premere il grilletto nel caso quelle persone avessero disturbato o rallentato la sua fuga.

Bulma deglutì, riuscendo lievemente ad incrociare il suo sguardo, non vide la sua espressione, ma quelle pupille nere come la notte non poté fare a meno che notarle.

L’uomo tornò a guardare avanti a sé, cominciando a camminare basso si mosse in direzione dei boati nel tentativo si studiare la situazione.

Goku imitò il militare facendo fare altrettanto alla giornalista.

Due guerrieri si presentarono poco distanti da loro nascondiglio, era chiaro, dalle loro divise, che appartenevano all’esercito di Freezer.

Nessun altro secondo era stato riservato ai pensieri, in un lampo quelli che avevano davanti erano due cadaveri, mentre il sicario che li accompagnava sgattaiolò fino ai cespugli dal lato opposto sparendo tra le foglie.

Goku non lo perse mai di vista, e come lui sparì a sua volta, accompagnato da Bulma, tra il verde.

*

Assicuratosi di essere al sicuro, l’uomo vestito in uniforme militare si fermò al riparo da alcune rocce.

Quando fu raggiunto dai due inseguitori non esitò un istante alzando nuovamente la pistola verso di loro “Due” continuò la sua conta senza dare ai due il tempo di riprendere fiato dopo la lunga corsa.

Il primo a tornare ad una respirazione regolare fu Goku, che dopo aver deglutito rumorosamente guardò l’altro alzando la mani “Non siamo militari” gli fece presente sperando di convincerlo.

“Mpf…mi credi uno stupido? Perché credi non vi abbia ancora ucciso?” gli fece presente tenendo conto della sparatoria appena avvenuta.

Goku fissò la pistola che aveva davanti senza sapere cosa rispondere, fu Bulma a parlare “Stiamo cercando una persona…sei tu Vegeta dico bene?” chiese coraggiosamente la donna.

Un secondo di silenzio.

“Sono io che fa le domande qui…uno…” rispose il militare continuando con il suo angoscioso conto alla rovescia.

“Ti abbiamo detto tutto quello che volevi sapere…cos’altro dovremmo dirti!” protestò Goku cercando lo sguardo ancora nascosto dalla pistola.

Ancora un secondo di silenzio, questa volta il soldato sembrò pensarci.

Infine decise di abbassare l’arma, mostrano finalmente il suo volto.

Bulma lo guardò piuttosto sorpresa.

Gli occhi che aveva intravisto poco prima erano ancora più profondi ed intensi di quanto le era sembrato di vedere.

La mascella ben delineata, e dei lineamenti marcati, molto duri, ma non per questo privi di fascino, al contrario.

Non si aspettava un uomo così…bello…

Si era fatta tutt’altra idea sull’uomo che stava cercando, lo immaginava col viso coperto di cicatrici con delle fattezze più brutali.

Si sorprese anche nel constatare, ora che lo vedeva in piedi, di quanto fosse bassetto rispetto alla sua immaginazione.

In altre parole, non era una mezza specie di uomo della caverne come l’immagine che aveva sempre visto nella sua testa.

“Cosa volete da me?” chiese ora lui senza però riporre l’arma che ancora impugnava saldamente in mano.

Bulma sembrava troppo assorta nei suoi pensieri per parlare, così fu Goku a colmare il vuoto che rischiava di far perdere la pazienza all’uomo armato.

“Voglio recuperare la mia famiglia dalle mani di Freezer” annunciò serrando i pugni.

Vegeta lo squadrò da capo a piedi inarcando un sopracciglio quasi con scerno “Cosa vorresti fare tu?” lo derise accompagnato da una sottile, ed impercettibile, curvatura divertita delle sottili labbra.

“Voglio recuperare la mia famiglia!” ribadì il contadino determinato più che mai a portare a termine la sua missione.

Il militare socchiuse gli occhi evidentemente divertito “Non ho alcuna intenzione di perdere la vita solo per recuperare la famiglia di un aratore” rispose con disprezzo avendo capito, dalle sue mani e dalle sue vesti, il mestiere dell’uomo che gli stava davanti.

Goku strinse i pugni, abbassò lo sguardo evidentemente soprappensiero “E se…ti dessi qualcosa in cambio?” chiese d’improvviso attirando l’attenzione non solo del milite, ma anche della cronista.

“So dove si trova la quarta sfera del drago…ho sentito che quella pietra vale molto denaro” ammise rammaricato.

“COSA!! Goku! Mi avevi detto che non ne sapevi nulla!” esclamò scioccata la donna.

“Mi dispiace” mormorò lui senza guardarla.

Le sfere del drago erano delle gemme preziose sparse per tutto il mondo.

La leggenda diceva che esistevano solo sette esemplari, ma sino a qualche anno fa la gente pensava si trattasse solo di una diceria.

Col ritrovamento di una di esse però, era scattata la ricerca alle sfere, ed attualmente sei erano state riportate alla luce.

Solo la quarta mancava all’appello, la gemma che incastonava al suo interno quattro stelle rosse.

Son Goku era l’unica persona a conoscere dove esse fosse attualmente nascosta.

“Vai avanti” lo esortò il soldato intenzionato ad impossessarsi di qualcosa di estremamente prezioso.

Il contadino alzò la testa guardandolo con aria decisa “Ti dirò dov’è a condizione che tu mi riporti dalla mia famiglia” spiegò senza mezzi termini.

Vegeta sembrò interessato, osservò dritto negli occhi l’altro uomo ed infine sfoggiò un sorriso maligno “D’accordo…” annunciò puntando improvvisamente il revolver verso la giornalista “Quindi di lei posso anche sbarazzarmi” annunciò facendo una lieve pressione sul grilletto.

“No!” sbraitò Goku frapponendosi tra la pistola e la donna “Se le torcerai un solo capello non ti dirò nulla” rispose irremovibile.

Vegeta lo guardò ringhiando “Poni troppe condizioni per i miei gusti” rispose senza abbassare l’arma di un millimetro “Se mi sarà d’intralcio non esiterò a premere il grilletto” spiegò abbassando ora la pistola.

Bulma lo guardò aggrottando le sopracciglia, per nulla spaventata dalle sue minacce.

“Appena troveremo la mia famiglia io svelerò solo a lei dove si trova la sfera, in questo modo potrete dividere il guadagno della vendita” propose sapendo che per qualche ragione anche la donna ne era interessata.

Poi si voltò verso di lei “A te va bene Bulma?” chiese sinceramente dispiaciuto.

Bulma capì il suo stato d’animo dal suo sguardo cristallino, sospirò “Sì, va bene” in questo modo aveva anche la possibilità di cavare un intervista a quel militare tanto scontroso.

“Settanta, trenta…prendere o lasciare” disse improvvisamente Vegeta guardando la donna con aria seria.

La giornalista lo guardò malamente “Chi ti da il diritto di dettare ordini!! Non mi sembra giusto che a te tocchi la fetta più grande!!” gli sbottò contro gesticolando insensatamente.

La canna della pistola bloccò il suo sbraitare “Prendere o lasciare” ripeté lui scandendo parola per parola.

“D’accordo” acconsentì infine lei a malincuore, aveva un disperato bisogno di qui soldi.

Vegeta sorrise soddisfatto della trattativa “Bene” annunciò voltandosi e riprendendo il cammino.

*

CONTINUA…

*

*

Heleamicachipss: la vaga idea è stata confermata suppongo. Tranquilla comunque se non ha commentato l’altro capitolo ^^

*

Kikka1993: bè, direi che immagini bene, è proprio lui

*

Mikysimpa: sì, è Vegeta, finalmente è entrato in scena anche lui. Per quel che riguarda Nappa, bè, mettiamola così, anche nell’originale è Vegeta ad ucciderlo no…

*

bulma_89: eccoti l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto

*

lilac: ma come perfidia?!? Ma se sono una persona angelica (so che ci stai credendo). Hai visto che alla fine era lui, quante persone conosci con una voce “fredda e profonda”?! A parte gli scherzi comunque, ti volevo (ancora una volta) ringraziare. So che non sei un’amante delle AU, perciò ti ringrazio di leggere quelle che scrivo. Tra l’altro lo sai che a me piace restare il più possibile vicino all’originale, anche nelle AU.

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Capitolo 5
*** Posti di blocco ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Posti di blocco

*

“Ahah…dici davvero?!” ridacchiò l’uomo osservando il compagno al suo fianco.

L’altro annuì “Sì…e dovevi vedere la sua faccia quando gliel’ho detto” continuò alzando un indice divertito.

“Già, doveva essere uno spettacolo” insistette ancora stringendo tra le mani il suo revolver.

Un altro uomo si avvicinò ai due “Ehi ragazzi, se non vi dispiace vado un attimo a prendere una cosa in macchina” annunciò indicando ai compagni il mezzo parcheggiato poco distante.

Uno degli altri due annuì “Certo tranquillo” lo rassicurò tornando sull’attenti ed osservando davanti a sé con aria piuttosto seria.

Un filo d’erba a qualche metro di distanza si mosse come se fosse travolto da una leggera brezza, peccato che nemmeno un alito di vento scuoteva il resto della zona.

Nascosti nell’erba alta tra figure osservavano i soldati al posto di blocco che impediva loro il passaggio.

“Che facciamo?” bisbigliò Goku osservando la schiena del militare che li precedeva.

Vegeta restò in silenzio per alcuni istanti, “Ci serve quella macchina” annunciò sparendo dalla possibile visuale dei soldati poco più avanti.

Il contadino annuì “D’accordo, cosa dobbiamo fare?” chiese osservando l’altro uomo che iniziò a trafficare con le sue armi.

Alzò lo sguardo verso di lui, fissò la donna a pochi centimetri di distanza, quindi tornò all’agricoltore “Vuoi non farete un bel niente. Ci penso io a quelli” accigliò lo sguardo facendosi più serio “Se provate anche solo a muovere un muscolo morirete. E nel caso non vi uccidessero loro sarò io a farlo!” li minacciò impugnando la sua pistola e voltandosi verso il suo obbiettivo.

Goku e Bulma non poterono far altro che osservarlo mentre sgattaiolava come un serpente verso un blocco di macerie a pochi passi dall’auto dei tre soldati.

Una volta lì aderì la sua schiena col blocco di cemento, ed osservò l’auto seguendo i movimenti dell’uomo seduto al posto di guida.

Si assicurò, per l’ennesima volta, che il silenziatore della sua arma fosse al posto giusto e riprese ad avanzare.

Accucciato di portò accanto la macchina, facendo attenzione di restare nascosto anche con i piedi dietro una ruota.

Il suo sguardo ancora fisso sulla sua preda e con un ghigno constatò che il malcapitato aveva lasciato il finestrino del passeggero aperto, proprio quello sotto la quale sostava.

Veloce come il vento si alzò con uno scatto, premette il grilletto ed uccise l’uomo, troppo impegnato con alcune scartoffie per accorgersi della sua presenza.

Era evidente che sapesse alla perfezione cose stesse facendo, infatti il suo proiettile andò a colpire al petto, affinché all’esterno non ci fossero schizzi di sangue, inoltre in questo modo la pallottola restò conficcata nel sedile senza produrre alcun suono.

Con un balzo entrò nella vettura dal finestrino restando accucciato a spiare le prossime vittime.

Lentamente abbassò l’altro finestrino, dando l’idea che fosse il cadavere a compiere quel gesto.

Mirò al soldato più vicino, e un secondo dopo egli era disteso a terra privo di vita.

Allarmato, l’ultimo dei militari si abbassò nascondendosi dietro l’automobile, dal lato del guidatore.

Grosso errore, ignaro di essere rimasto solo, e convinto che nel mezzo ci fosse solo il suo compagno, non si guardò minimamente le spalle.

La sua attenzione era all’orizzonte per capire da che parte arrivasse il proiettile che aveva ucciso il suo compagno.

Non si pose domande quando sentì la portiera dell’auto aprirsi, ma quando capì che quello che scese dalla vettura non era l’amico era già troppo tardi.

La canna di una pistola era già puntata alla sua tempia, non fece in tempo a voltarsi, sentì solo un uomo sibilare “Scacco matto” in tono soddisfatto, poi un proiettile si conficcò nella sua testa, infine più nulla.

Vegeta osservò l’uomo cadere, privo di vita, al suolo, un ghigno sadico si disegnò sulle sue labbra, e l’espressione di chi si fosse divertito stampata in volto.

Senza altri indugi ripose l’arma nella fondina, afferrò il cadavere in auto facendolo cadere al suolo, non prima di avergli sottratto le chiavi.

Le lanciò in aria riprendendole al volo “Grazie mille” gli fu riconoscente in modo sarcastico.

Bulma e Goku osservarono esterrefatti la scena.

Era proprio come lo descrivevano, quei tre non lo avevano visto nemmeno arrivare.

Li aveva uccisi tutti a sangue freddo senza batter ciglio.

Veloce, silenzioso e terribilmente astuto, tutto corrispondeva a verità.

*

Goku osservava il paesaggio circostante dal finestrino dell’auto.

Era seduto sul sedile posteriore, Vegeta aveva intimato ad entrambi di sedersi dietro, il motivo non lo aveva capito, ma dal suo sguardo aveva intuito che sapeva cosa stava dicendo.

Guardava la zona desolata che li circondava, nessun anima viva era visibile in quel villaggio così simile al suo.

Solo la morte si presentava ai suoi occhi, e quell’atmosfera tetra che aveva sempre cercato di evitare.

I volti di Chichi e Gohan affollarono i suoi pensieri, chissà come stavano, chissà come se la stavano cavando nelle mani di quegli spiateti assassini.

Sul fatto che fossero ancora vivi, Goku, non aveva mai avuto dubbi, sapeva che lo stavano solo aspettando da qualche parte, doveva solo riuscire a trovarli.

“Allora Goku racconta…cosa coltivi nel tuo campo?” la voce della giornalista lo risvegliò dai suoi pensieri.

Quando si girò a guardarla lei gli sorrise, con l’espressione di chi aveva intuito le sue preoccupazioni e che desiderava tranquillizzarlo.

Goku sorrise a sua volta, grato alla donna al suo fianco per averlo in un certo senso rassicurato.

“Un po’ di tutto, ma principalmente verdure…zucchine, carote…” “Tsk…Kakaroth…” lo soprannominò subito l’autista con un lieve ghigno.

Goku imbronciò lo sguardo voltandosi verso di lui, appoggiò le mani sul sedile del militare e si sporse nervosamente in avanti “Io mi chiamo Goku!” gli fece presente poco incline a farsi chiamare in modo differente dal suo nome.

“Certo, come vuoi…Kakaroth” insistette l’altro, divertito dalla sua reazione.

“Andiamo, non litigate” Bulma cercò di calmare gli animi dei suoi compagni di viaggio notando che l’ambiente si stava scaldando.

Il soldato sorrise nuovamente sadico “Nessuno ha chiesto il tuo parere donna” rispose dispettoso.

Bulma lo guardò a sua volta malamente “Ma chi ti credi di essere stupido guerrafondaio!!! Pensi che il solo possedere una pistola ti permetta di prendere in giro tutti quanti?! Anzi, sai cosa ti dico?! Dovresti imparare a stare zitto razza di scimmia malriuscita!” gli sbottò contro mostrandogli il medio di una mano.

Questa volta toccò al contadino placare gli animi, almeno quello della donna, in quanto Vegeta sembra piuttosto compiaciuto nell’essere riuscito ad innervosirla.

Goku posò le mani sulle spalle della cronista per cercare di farla ragionare “Adesso calmati Bulma, non c’è bisogno di agitarsi tanto” la rassicurò pacatamente.

Poi uno sparo, e tutto il resto divenne confuso.

Vegeta sterzò bruscamente, per evitare l’ennesimo posto di blocco che non aveva esitato a far fuoco.

Il fuoristrada finì nella boscaglia, percorrendo una strada in discesa.

L’auto fu soggetta a svariati scossoni, e un ennesimo sparo riecheggiò funesto.

Questo colpo non andò a vuoto, un urlo provenne dal mezzo di trasporto.

Successivamente un nuovo scossone fece sbandare la vettura che, ormai fuori controllo, prese in pieno il tronco di un albero.

Un enorme nube nera si alzò in cielo, ma dall’auto nessun segnale di vita.

*

CONTINUA…

*

*

Piccolo avvertimento, questa storia non potrà essere aggiornata prima di una settimana (circa), causa vacanze.

Appena sarò di ritorno riprenderò ad aggiornare regolarmente.

*

Anty: grazie, sono contenta che i personaggi mantengano fedelmente i loro caratteri, e che il clima risulti realistico

*

bulma_89: direi che la sua aggressività è parte integrante del suo carattere

*

crazybulma: io non le do torto di certo! Come dici tu non si sono conosciuti in un modo molto romantico, ma lei ha già subito il suo indiscutibile fascino ^^

*

Sybelle: ti ringrazio, sono contenta che Vegeta in questa versione ti piaccia

*

Mikysimpa: eh sì, finalmente è arrivato Vegeta, sono contenta che ti sia piaciuto, e ti ringrazio

*

lilac: troppo tardi, qualche suggerimento involontario me lo hai dato, chissà, forse in una probabile storia futura potrei “sbizzarrirmi” con i suoi spunti ^^ tornando seri (ehm), il motivo per la quale Vegeta non protesta tanto per i soldi e più che altro narrativo. Anch’io avrei volto “giocarci” di più, ma per una questione di trama non è stato possibile. Per il resto, come sempre, hai centrato tutti i punti che volevo venissero fuori, grazie.

*

Heleamicachipss: Ti ringrazio molto

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Capitolo 6
*** L’uomo che vive nell’ombra ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

L’uomo che vive nell’ombra

*

L’auto rimase in silenzio accartocciata su se stessa ed ancora fumante a causa dell’impatto subito.

Non c’era tempo da perdere però, da lì dovevano andarsene, e alla svelta anche.

Un calcio, due calci, tre calci, e la porta dell’autista si aprì violentemente.

Vegeta uscì dalla vettura accompagnato da alcuni colpi di tosse, illeso per fortuna, l’air bag gli aveva salvato la vita durante l’impatto.

Si voltò verso il sedile posteriore, e senza troppo pensare l’aprì.

Lo spettacolo che si trovò davanti aveva del raccapricciante, ma per lui questa era la norma.

Il liquido rosso aveva ormai invaso parte della macchina, e goccia dopo goccia scendeva lentamente sui tappetini del mezzo.

Senza fare una piega il soldato guardò la spalla ferita dell’altro uomo, poi osservò la donna intenta a tenergli la lacerazione.

“Muovetevi non abbiamo tempo da perdere, quelli verranno a cercarci” spiegò tornando sui sedili davanti e raccogliendo delle cianfrusaglie, tra qui anche degli zaini.

“Vegeta! Goku è ferito, non può muoversi!” gli fece presente lei alzando lo sguardo verso il glaciale guerriero.

Vegeta si girò a guardarla “Non me ne frega niente!” dichiarò afferrando il colletto della camicia del contadino “Ehi dimmi dove si trova la sfera e muori senza troppe storie!” ordinò serio.

Goku lo guardò dritto negli occhi, ansimante e un po’ dolorante, sorrise “Non ci penso neanche…io non mi fermo qui! Devo recuperare la mia famiglia!” insistette scostando la mano del soldato e voltandosi per aprire la portiera.

L’altro lo fissò per alcuni istanti, infine sguainò un enorme coltello legato alla sua cintura “Spero che quel braccio non ti serva” mormorò appena, puntando la lama verso l’arto dell’agricoltore.

*

I suoi piedi strusciavano tra l’erba alta e il fango della zona circostante.

I passi erano silenziosi, affondando sempre si più nel pantano.

Osservò la schiena dell’uomo che le camminava davanti, impegnato a farsi spazio tra alcuni rami che nella boscaglia rischiavano d’intralciare il passaggio.

Ora aveva capito per quale motivo aveva deciso di farla sedere sul sedile posteriore.

Il primo colpo era diretto a lui, ma con prontezza di riflessi si era abbassato evitando il proiettile.

Lo aveva fatto in silenzio, senza dare l’allarme ai suoi compagni.

La pallottola si era quindi conficcata sul sedile anteriore senza ferire nessuno.

Aveva capito una cosa di quel guerrigliero, lui agiva così…da solo.

“Mi dispiace tanto Bulma” si giustificò l’altro uomo costretto ad appoggiarsi a lei.

Si voltò a guardarlo e gli sorrise, per rassicurarlo, “Non preoccuparti Goku, appena ti sarà passato il dolore vedrai che andrà un po’ meglio” lo tranquillizzò tornando a guardare avanti a sé.

Goku chinò lo sguardo malinconico, non gli piaceva essere di peso “Piuttosto, come va il tuo braccio?” lo riportò alla realtà lei.

Alzò lo sguardo osservando il volto della donna, determinato “Sta bene, fa ancora un po’ male, ma dopo che mi sarò riposato passerà” la rassicurò ora lui sentendosi decisamente debole.

Intanto nella sua mente riaffiorava il ricordo di appena qualche ora prima, l’immagine di quel coltello conficcato nella sua carne provocandogli un dolore lancinante.

Aveva urlato, preso alla sprovvista, ma fu la mano del guerriero a zittirlo, Vegeta gli appoggiò una mano sulla bocca per farlo tacere Sta zitto Kakaroth, vuoi farci scoprire?! gli aveva sussurrato con aria seria mentre introduceva l’arma maggiormente nella sua spalla.

Il dolore cessò solo quando il soldato estrapolò completamente la pallottola dalla sua spalla.

Il secondo proiettile lo aveva preso in pieno.

“Ci fermeremo qui” annunciò improvvisamente Vegeta tirando un piccolo calcio al terreno sollevando della polvere.

Bulma fece accomodare Goku al suolo.

Vegeta osservò la scena leggermente infastidito, rifoderò la sua arma ed incrociò le braccia “Poco più a valle ci deve essere un ruscello, va a prendere dell’acqua” ordinò alla donna facendole cenno con la testa nella direzione in cui si trovava il rivolo.

Se non avesse capito subito che l’acqua serviva ad alleviare le sofferenze dell’amico contadino gli avrebbe presumibilmente risposto con una serie d’insulti per il modo in qui lo aveva chiesto, ma date le circostanze non osò protestare, e dopo un cenno del capo si allontanò con l’intenzione di ubbidire.

Goku attese che la donna si allontanasse, poi volse lo sguardo verso il militare, fece una smorfia, ma nonostante ciò cercò di accennare un sorriso “Ti ringrazio Vegeta” disse poi catturando l’attenzione dell’altro che era intento ad osservare la donna allontanarsi.

Vegeta osservò il suo interlocutore, in un primo momento sorpreso, nessuno lo aveva mai ringraziato.

Successivamente accigliò innervosito lo sguardo, ringhiò contorcendo lo sguardo in una smorfia “Tsk, non so che farmene dei ringraziamenti. Soprattutto da un peso morto come te” lo prese in giro prima di voltasi.

Goku non si fece intimorire dai suoi modi bruschi, non spense il suo sorriso, al contrario, lo accentuò.

Si adagiò una mano sulla spalla ferita ed osservò l’altro allontanarsi “Dove vai?” chiese incuriosito, ma non ottenne risposta.

*

“Come ti senti ora?” gli chiese riprendendosi la borraccia che aveva appena riempito.

Goku sorrise, celando una leggera smorfia di dolore “Sto molto meglio ora, grazie” rispose appoggiandosi ad una piccola roccia alle sue spalle.

Bulma avvitò il tappo del contenitore, cominciando e riporre tutti i medicinali che aveva usato per curare la ferita dell’altro nella borsa.

“Mi dispiace…tanto” mormorò il contadino attirando l’attenzione della donna che sussultò osservando il suo viso cupo e triste.

“P…per cosa?” chiese aggrottando preoccupata le sopracciglia.

L’uomo sospirò “Ti ho mentito, avevo detto di non sapere nulla sulle sfere del drago, invece…” spiegò senza guardarla negli occhi.

La cronista gli poggiò una mano sulla spalla sana “Non preoccuparti, va bene anche così” scostò lo sguardo osservando ora il terreno “L’importante è…trovarla” spiegò con un nodo in gola, alzò gli occhi su di lui “E poi non sei per niente bravo a mentire” scherzò lievemente.

Goku tornò ad alzare il capo grattandosi la nuca imbarazzato “Ti chiedo scusa…il fatto è che quando l’ho trovata ho pensato di nasconderla. Io e Chichi abbiamo considerato che la nostra vita andava bene così” sopirò “Un piccolo campo, una modesta casa, e un bellissimo bambino, noi…non avevamo bisogno d’altro. Non volevamo i soldi ricavati dalla vendita di quella sfera” ammise stringendo un pugno.

Bulma osservò la sua mano, poi incrociò i suoi occhi “Quella gemma è bramata da tutti, anche da Freezer, è pericoloso possedere un oggetto simile” continuò l’agricoltore “Perché anche tu sei interessata a quella pietra?” domandò infine.

Gli occhi della donna si velarono di una celata tristezza, mista a preoccupazione “Vedi, si tratta di mio pad…” con un tonfo sordo dei pezzi di legno caddero ai loro piedi.

Un secondo tonfo, e due carcasse scuoiate, di chissà quale animale, seguirono l’esempio.

Entrambi alzarono lo sguardo osservando il guerriero in piedi davanti a loro.

Vegeta reggeva in mano un terzo cadavere, nell’altra mano il suo coltello sporco di sangue.

Dello stesso colore anche le sue mani, che l’uomo non esitò a ripulire dal liquido cremisi con la lingua.

“La vostra cena, cucinatela se preferite” spiegò lapidario facendo un passo indietro con l’intento di voltarsi.

Fu la voce della donna a fermarlo, Bulma si alzò in piedi con uno scatto “Aspetta, tu non resti a mangiare con noi?” chiese senza troppo pensarci.

Vegeta si girò completamente “Non ho intenzione di farmi ammazzare a causa vostra” spiegò enigmatico cominciando ad allontanarsi.

Secondo lui il fuoco era una possibile fonte di guai.

*

Chissà che fine aveva fatto.

Tutt’attorno era ormai tutto buio, ma di lui nessuna traccia.

Un’altra cosa che dovette constatare essere vera sul suo conto, il suo modo di dileguarsi nell’ombra, e di riapparire altrettanto dal nulla.

Era evidente che la sua vita si concentrava sul doversi costantemente nascondere.

“Vegeta!” chiamò guardandosi attorno.

Il colpo soldo di una pistola la fece sussultare, soprattutto quando si accorse che il proiettile era stato indirizzato ai suoi piedi.

“Se ti avesse trovato qualcun altro saresti già morta” sibilò una voce proveniente da uno degli alberi.

Bulma alzò velocemente la testa, il cuore le batteva a mille per la paura, ma quando incrociò lo sguardo nero e misterioso dell’uomo stravaccato su un albero esso non cessò il suo ritmo, anzi, aumentò.

“Che vuoi?” chiese lui riponendo infine l’arma, Bulma deglutì, nella speranza di calmarsi.

S’inumidì le labbra, seccate a causa dello spavento, e si avvicinò al tronco, osservò dal basso l’uomo che a sua volta la stava fissando “Abbiamo spento il fuoco, se vuoi ora puoi avvicinarti” lo invitò volgendo lo sguardo verso alcuni rami.

“Non tollero la vostra presenza di girono, non voglio vedere le vostre facce anche di notte” brontolò osservando incuriosito la donna che si era avvicinata al ramo che stava osservando.

Inarcò un sopracciglio “Che stai facendo?!” chiese curioso accigliando lo sguardo.

Bulma non esitò, salì sul ramo “Ti raggiungo” disse semplicemente arrampicandosi sull’albero.

Da bambina lo faceva spesso, era una ragazzina parecchio intraprendente.

Si fermò solo quando raggiunse la ramificazione poco sotto quella dove era seduto il militare.

Abbastanza vicino da poter restare in piedi tra due tralci.

Appoggiò le mani su quello del soldato e lo fissò con un sorriso “Ecco” confermò una volta sistemata.

Vegeta la guardò piuttosto sorpreso “Che tipa” mormorò tra sé constatando che quella giornalista era piuttosto particolare.

“Allora…” sospirò prima di cominciare a parlare “…hai intenzione di restare qui tutta la notte?” gli chiese guardandolo senza paura negli occhi.

Spiazzato per alcuni secondi, Vegeta continuò a guardarla, incaricò la braccia tornando al suo sguardo impenetrabile “Certo” rispose secco.

“Mmm…ho capito” disse alzando lo sguardo verso il cielo “Senti Vegeta, esattamente dove ci stiamo dirigendo?” chiese tornando a guardare lui.

Il guerriero ci pensò un po’ su, infine tirò fuori da una delle tasche una mappa, l’aprì sul ramo.

Bulma ci adagiò sopra le mani, il coltello dell’uomo andò a conficcarsi a pochi millimetri dalle sue dita.

“Ehi che stai…” sbottò ancora una volta colta alla sprovvista “Quello è il campo di detenzione dei prigionieri di Freezer” spiegò tornando a braccia conserte facendole cenno col mento di guardare il punto trapassato dalla lama.

La cronista abbassò lo sguardo sul pezzo di carta “E una volta lì?” chiese curiosa “Una volta lì, spera di aver pregato abbastanza per la tua vita” chiarì l’uomo stringendo i denti.

Bulma osservò la sua mascella serrarsi, “Quanti anni avevi quando ti hanno portato lì” chiese improvvisamente.

Il militare non rispose, attese qualche secondo recuperando il coltello e mettendo via la mappa “Non credo siano affari tuoi” rispose scorbutico senza guardarla.

“Era solo una semplice domanda!” protestò lei con una smorfia seccata del viso.

“Voi intossicati dall’inchiostro non sapete nemmeno cosa sia una semplice domanda” brontolò l’altro appoggiando la schiena al tronco dall’albero.

Bulma lo guardò malamente, ma come era solita fare non si arrese “Voi intossicati dalla polvere da sparo non siete nemmeno cosa sia un dialogo”.

Il volto dell’uomo ebbe uno scatto infastidito, senza alcun preavviso afferrò il mento della donna.

Bulma si ritrovò a pochi centimetri il viso del guerriero che la guardò con occhi di fuoco “All’inferno non hai tempo di parlare. È così che veniamo addestrati, per sparare, non per dar fiato alla bocca”, ma anche questa minaccia sembrò non sortire effetto sulla cronista “So che tuo padre è stato ucciso da Freezer in persona, è vero?” domandò nuovamente.

Vegeta ringhiò infastidito, lasciò il volto della donna, alzandosi quindi in bilico sul ramo “Mi prendi in giro ragazzina?! Pensi che caschi nei tuoi stupidi trucchi da chiacchierona?” si voltò su sé stesso ed osservò il terreno sottostante “Sei solo un’illusa” mormorò infine prima di lasciarci precipitare al suolo, sparendo nell’ombra.

Bulma si stupì di sé stessa, di tutte le cose che avrebbe potuto pensare in quel momento, l’unica cosa che le venne in mente fu che quell’uomo era dannatamente affascinante!

*

CONTINUA…

*

*

Scusate per l’attesa, ma ora che sono tornata si può ricominciare…

*

Sybelle: bè, servono anche i capitoli più tranquilli, sperò però che questo sia più interessante ^^

*

marina_heart: lo sai che non ci sono problemi, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto

*

crazybulma: ti ringrazio tantissimo, non sai che onore per me sapere che questa storia ti sta piacendo, sono proprio contenta

*

Anty: infondo lo sappiamo, Bulma ha un caratterino piuttosto agguerrito (e vista la trama direi che il paragone è azzeccato…e io dovrei smettere di far battute cretine!)

*

Heleamicachipss: mistero svelato direi, un ferito c’è. E ti ringrazio ^^

*

lilac: ma ma ma…non è stata colpa mia questa volta!!! Uffa…va bene ho capito, torno in modalità seria (…). Hai beccato il punto, ho dovuto scegliere tra farlo parlare troppo o renderlo un po’ permissivo. Ho optato per la seconda anche perché lui è quello armato, e se non andava come voleva addio storia. E poi come giustamente hai notato il suo personaggio esce a poco a poco ^^

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Capitolo 7
*** Punti di vista ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Punti di vista

*

Il campo di detenzione era di una grandezza spaventosa.

I suoi cancelli si estendevano per alcuni chilometri, e ad ogni angolo erano disposti soldati ben armati a controllare le recinzioni.

Da qualunque punto di vista lo si guardava sembrava impossibile entrare.

All’interno di quel’enorme campo altre recensioni delimitavano vari territori.

L’aria riservata ai soldati, dove essi bivaccavano e si riposavano in attesa del loro turno di sentinelle.

L’area degli addestramenti, urla inquietanti e spari giungevano da lì, quel posto raggelava il sangue nelle vene.

Infine l’area dei prigionieri, lì l’assoluto silenzio, segno che le persone detenute non avevano più nemmeno la forza per piangere.

Poco più in là, in mezzo alla boscaglia un cespuglio si scosse lievemente, mentre tre persone osservavano quel campo con gli occhi ricolmi di sentimenti diversi.

Goku fissava oltre i cancelli, cercava con lo sguardo la figura della sua amata Chichi.

Assurdo come pensiero, lo sapeva, impossibile scorgere una persona da quella distanza, eppure lui continuava a fissare nella speranza di individuarla.

Bulma osservava con sgomento, mai avrebbe creduto di vedere qualcosa di simile, così raccapricciante.

Com’era possibile trattare in quel modo dei propri simili, quale uomo poteva fare tutto questo ed avere il coraggio di guardarsi allo specchio la mattina?!

Vegeta celava i suoi pensieri dietro il suo immancabile cipiglio imbronciato.

Cosa gli frullasse nella mente in quel momento era un vero mistero, eppure, le sue sopracciglia, più aggrottate del solito, lasciavano avvertire…rabbia.

Con uno scatto diede le spalle all’accampamento cominciando a trafficare con la sua pistola, solo Bulma si voltò a guardarlo.

“Che stai facendo?” chiese ingenuamente, o solo per celata preoccupazione nei suoi riguardi.

Il soldato non alzò lo sguardo “Mi sembra una domanda cretina” la presene in giro continuando ad armeggiare con l’arma.

La giornalista stava per replicare, ma la voce di Goku la fece trasalire “Eccola!!” urlò senza troppo pensare facendo un istintivo passo tra il fogliame dietro la quale erano nascosti.

La mano di Vegeta lo riportò al suo posto, quando il contadino incrociò i suoi occhi vi lesse una collera che non gli aveva mai visto in volto.

“Hai intenzione di farti scoprire razza d’idiota?! Se lo farai un’altra volta ti uccido!” gli sbottò contro mollando la presa del suo braccio.

Goku l’osservò spiazzato per alcuni istanti, lo guardò voltarsi e sbirciare oltre il cespuglio “Qual è?” gli chiese il soldato cercando d’individuare la consorte dall’altro.

L’agricoltore imitò il militare ed additò la donna che intendevano salvare “Capelli neri e vestito viola” spiegò sperando di essere chiaro.

Vegeta tornò a nascondersi, e senza aggiungere altro si allontanò restando basso dirigendosi verso l’accampamento.

“Vegeta” lo richiamò in un bisbiglio la cronista.

Il soldato si girò solo leggermente a guardarla “Fai attenzione” si ritrovò a dire lei aggrottando le sopracciglia.

L’unica risposta che ottenne fu uno “Tsk” prima di mimetizzarsi tra gli alberi e sparire.

*

Da quanti giorni era rinchiusa in quello squallido posto.

Da quanto tempo viveva nel pattume che la circondava.

Potevano essere solo poche ore, così come giorni, settimane, e perché no, anche anni!

Nonostante questo, lei non aveva versato nemmeno una lacrima, non una sola goccia aveva solcato il suo viso.

Attorno a lei aveva visto donne piangere la morte di un figlio o di una marito, la violenza su una figlia, o su sé stesse.

Lei era più fortunata, non le era ancora successo nulla, ma anche lei aveva un motivo per piangere.

Ciononostante i suoi occhi non si erano mai inumiditi, mai aveva espresso la propria tristezza.

Era una donna fiduciosa, una persona che era abituata ad attendere.

Nei suoi giorni di libertà attendeva pazientemente il suo uomo che tornava dai campi, o dal villaggio per dirle che aveva venduto tutto il raccolto, e che per un altro mese potevano tirare tranquillamente avanti.

Anche ora attendeva il suo ritorno, anche lì, in quel posto sperduto e malfamato sapeva che lui sarebbe venuto a prenderla.

Non aveva paura per la sua incolumità, se quei sudici maiali le avessero messo le mani addosso sapeva come difendersi.

Aveva l’aspetto di una donna minuta e fragile, ma era la donna di un contadino, era all’ordine del giorno caricarsi pesi apparentemente impossibile per una persona della sua stazza.

Nella solitudine del suo giaciglio, lontano da tutte le altre donne e persone che venivano portate lì, la sua unica preoccupazione era un’altra…

Una mano si poggiò sulla sua bocca, senza avere il tempo di reagire si ritrovò strattonata, trasportata nel buio, all’ombra degli alberi, e dalla vista di tutti.

Era arrivata la sua ora?!

No! Una qualunque donna avrebbe avuto paura, ma non lei.

Avrebbe combatto come una tigre, colui che la stava portando via non avrebbe avuto vita facile!

Senza indugio morse il palmo dell’uomo che la stava trascinando via.

Nessuna reazione dal soldato che la trasportò alcuni passi più in là, sempre più nell’oscurità.

Si ritrovò con la schiena appoggiata al muro di una capanna, la mano dell’uomo sempre sulle sue labbra, e due perle oscure puntate addosso.

Ora poteva vedere l’uomo bassetto che l’aveva rapita dritta negli occhi.

“Sei farai un’altra cosa del genere il tuo dolce marito riavrà solo il tuo cadavere” sussurrò mostrandole la canna della sua pistola.

Chichi osservò l’arma, adagiò le mani minute, ma forti, su quelle più muscolose dell’uomo e delicatamente la spostò.

“Goku” bisbigliò avendo capito che il soldato era giunto in suo soccorso per conto del compagno.

Il soldato sembrò rilassarsi, ma non addolcì il suo sguardo duro, fissò per una attimo la donna, poi si guardò attorno per assicurarsi che la via fosse libera.

Un secondo dopo stava già facendo strada alla donna verso la salvezza.

*

“Chichi!!” esclamò il marito appena la vide giungere da lontano, non poteva resistere oltre senza averla tra le braccia.

Senza esitare si precipitò verso di lei, ed una volta raggiunta la strinse forte a sé, anche solo per assicurarsi che non fosse un’illusione.

Un ulteriore conferma gli fu data dalle labbra chi toccarono le sue, quelle inconfondibili labbra, quell’inconfondibile sapore.

Quella bocca che aveva temuto di non poter assaggiare mai più, invece ora erano proprio lì.

“Che scena patetica” brontolò un disgustato Vegeta passando oltre la coppia che si era ritrovata.

Fu raggiunto subito dopo dalla giornalista che lo guardò rasserenata dal suo ritorno.

“Sei stato formidabile” si congratulò con lui regalandogli un sorriso.

Vegeta la guardò inarcando un sopracciglio, non pensava di aver fatto nulla di straordinario, per lui era normale andare e venire dal campo nemico, allora perché tanto entusiasmo?

Goku si staccò dalla moglie, la guardò con aria sognante, contento di averla rivista “E Gohan?” chiese tornando alla realtà.

Lo sguardo di Chichi si fece cupo, non aveva mai pianto, ma ora sentiva la necessità di farlo.

Si aggrappò alla maglia del consorte adagiando la sua testa sul suo torace “Lo hanno portato via” singhiozzò mentre le lacrime cominciarono a rigare il suo candido viso.

“Come portato via!!” esclamò preoccupato Goku afferrandole le spalle con la speranza di guardarla negli occhi.

Ma Chichi restava a testa china, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi “Hanno detto che lo faranno diventare un soldato dell’esercito” mormorò piano alzando finalmente gli occhi “Goku, ho paura che gli facciano del male” confessò.

Goku le portò le braccia sulle spalle tornando a stringerla a sé, le adagiò il mento sul capo per farla sentire protetta ed al sicuro “Non preoccupati, adesso lo andiamo a recuperare” le promise cullandola nel suo abbraccio.

Bulma fu l’unica a notare che uno sguardo cambiò all’improvviso.

Fu l’unica a notare quel modo nervoso di serrare le mascelle, le mani chiuse a pugno colte da un leggero tremolio, e gli occhi carichi di odio.

Bulma fu l’unica ad accorgersi dell’ira di Vegeta.

*

CONTINUA…

*

*

bulma_89: ti ringrazio, spero che Vegeta ti sia piaciuto anche in questo capitolo

*

lilac: ahah, sono contenta che il dialogo tra giornalista e soldato misterioso ha sortito il suo effetto. Effettivamente se non fosse stato per il suo “lavoro” Bulma non avrebbe mai potuto porgli certe domande. ^^

Ah, sono contenta che quella frase ti sia piaciuta.

*

Heleamicachipss: ti ringrazio

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Capitolo 8
*** Salvataggio disperato ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Salvataggio disperato

*

“Allora, hai un piano?” gli chiese Goku avvicinandosi al soldato che da ormai diversi minuti non aveva detto una parola.

Non che di solito fosse molto loquace, ma questo mutismo aveva qualcosa di cupo.

“Farò come ho fatto prima” rispose dopo infiniti attimi di silenzio.

Goku osservò il suo sguardo, lo conosceva da poco, ma aveva imparato a capire alcune cose sul suo conto.

Prima fra tutte il suo modo di agire era molto solitario, senza l’aiuto di nessuno, sempre e solo per conto proprio.

E fino a questo momento andava bene anche così, ma ora era diverso.

Qui non si trattava più di passare un posto di blocco, e nemmeno di uccidere qualche soldato che aveva avuto la sventura d’incrociare la loro strada.

Ora doveva salvare suo figlio.

“Voglio venire con te” disse all’improvviso stringendo i pugni.

Vegeta non si voltò a guardarlo restando fisso sul campo di addestramento “Limitati a dirmi qual’è il moccioso” rispose serio.

Goku gli adagiò una mano sulla spalla “No Vegeta, questa volta voglio darti una mano!” “Levami quella mano di dosso” pronunciò in una calma apparente.

Scosse violentemente la testa “Ti prego, è una cosa import…” Vegeta si voltò improvvisamente, scostò la mano del contadino spintonandolo successivamente.

Lo prese in pieno sulla ferita facendolo ricadere al suolo “Ho detto di togliermi le mani di dosso!!” sbottò decisamente nervoso.

Il trambusto attirò l’attenzione delle due donne che si voltarono verso di loro.

Chichi vide il marito accasciarsi al terreno afferrandosi la spalla “Gokuuuu” urlò andandogli incontro preoccupata.

S’inginocchiò accanto al lui “Goku come ti senti?!” urlò allarmata appoggiandogli le dita sulla mano che teneva stretta sulla ferita.

Bulma osservò la schiena dell’altro uomo, che nel frattempo si era girato, sembrava decisamente nervoso, non lo aveva mai visto così.

Che sciocca, ovvio che fosse così lo conosceva da troppo poco tempo, eppure per un attimo le sembrò di conoscerlo da sempre.

Ancora una volta si accorse di quello strano tremolio che lo colse, non era paura, era lampante, ciò che lo faceva tremare così era rancore.

Goku fece una smorfia di dolore, poi anche il suo sguardo si posò sulle spalle del soldato “Non ti chiederò altro…voglio solo salvare mio figlio” tornò a ripetere alzandosi in piedi.

Il disertore sembrò pensarci, poi si voltò solo leggermente “Fai solo una mossa falsa…” “E se non mi uccideranno loro lo farai tu, lo so” concluse il contadino annuendo deciso.

“Molto bene” rispose il militare prima di sparare improvvisamente due colpi nella sua direzione.

Nessuno dei due lo colpì, lo sfiorarono soltanto, un proiettile gli passò vicino alla gola, l’altro alla spalla.

Rimase immobile, non perché avesse avuto paura, ma perché sapeva che il bersaglio di quelle pallottole non era lui.

Alle sue spalle due malcapitati soldati, colpevoli solo di essersi allontanati troppo, erano ora distesi al suolo privi di vita.

Non avevano fatto in tempo nemmeno ad accorgersi della loro presenza.

Vegeta si avvicinò ai due cadaveri, si chinò accanto ad uno di essi cominciando a frugare nelle sue tasche.

Passò al suo compagno ripetendo l’operazione.

Quindi si alzò osservando dall’alto le due salme pensieroso, quindi un lieve sorriso si dipinse sul suo volto.

Senza esitare si liberò della sua camicia, quindi dalla canottiera, tutto sotto gli sguardi attoniti dei presenti.

Lei non se ne rese conto, ma i suoi occhi erano puntati su di lui, come una calamita non riuscì a distogliere lo sguardo dai suoi muscoli assolutamente perfetti.

Solo in un secondo momento si accorse anche di quelle grosse cicatrici, quelle erano sicuramente il risultato di tante guerre.

Pietrificata non proferì parola, almeno sino a quando vide la mani di lui che si avvicinarono all’orlo dei suoi pantaloni con l’intento di slacciarli.

“A…aspetta che stai facendo!!” esclamò la giornalista appena riprese, parte, delle sue facoltà mentali.

Il soldato fermò i suoi movimenti girandosi a guardarla “Ho un piano…” disse solamente con un ghigno sadico.

*

Il piano era semplice, almeno in apparenza.

Erano però necessari due cose, sangue freddo e prontezza di riflessi.

Travestiti da soldati dell’esercito di Freezer i due uomini si sarebbero intrufolati tra le milizie nemiche.

Impossibile se non si conoscono le abitudini dell’armata, ma Vegeta conosceva a memoria ogni spostamento, era un traditore, sapeva esattamente quali erano le usanze di quella gente.

Si sarebbero separati, tenendosi in contatto con dei microfoni, trafugati ai due cadaveri, e sintonizzati su un altro canale.

Il compito di Goku era quello d’individuare suo figlio tra gli altri bambini, avvicinarsi senza farsi scoprire, né dai militare né dal bambino stesso, dando il segnale al complice.

Vegeta avrebbe, discretamente, creato scompiglio in un’altra zona del campo di addestramento, permettendo così al contadino di riprendersi il piccolo Gohan.

Goku doveva agire velocemente, così come Vegeta aveva fatto precedentemente con Chichi, ma l’amore di un padre non è qualcosa che si riesce a sopprimere con facilità, nemmeno per pochi minuti.

Goku camminava a passo svelto, agitato, ma che non destava sospetti.

Continuava a guardarsi attorno osservando solo parzialmente lo scenario che lo circondava.

Lui guardava solo i volti, non si soffermava ad osservare tutti quei ragazzini di pochi anni alle prese con fucili più grandi di loro.

“Noooo lasciamiiii!! Non voglio non voglioooooo!!!” piagnucolò un bambino a pochi passi da lui.

Il battito del suo cuore si fermò per un lungo istante, quella voce, quel bambino “Gohan” mormorò cercando con gli occhi il proprietario di quella voce.

Accelerò il suo passo fino quasi a correre, infine lo vide.

Davanti al suo bambino un uomo dalla stazza enorme lo intimava di afferrare un fucile, ma al piccolo Son l’idea non sembrava affatto piacere.

“Gohan!” si ritrovò a dire più ad alta voce, quello fu l’errore che commise.

Il bambino alzò lo sguardo verso di lui “Papà!” esclamò riconoscendo la figura paterna.

*

A viso basso e orecchie tese camminava con circospezione, il suo passo tranquillo, quasi naturale, ma nelle gambe tanta adrenalina.

Era pronto a scattare in qualunque momento, al minimo segnale fornitoli dalla radio disposta al suo orecchio sinistro avrebbe fatto vedere a quelle persone i fuochi d’artificio.

Doveva solo fare attenzione a non farsi riconoscere, in quel campo lo avevano già visto in molti.

“Un intruso!! Date l’allarme presto!” sentì urlare ad un soldato che lo schivò per un soffio.

“Merda!!” imprecò avendo compreso immediatamente la situazione.

Senza farsi vedere, scomparve dietro una della capanne, più precisamente quella riservata alle munizioni.

I fuochi d’artificio li avrebbero visti comunque.

*

“Ho paura papà!!” piagnucolò Gohan tra le forti braccia del genitore.

“Stai tranquillo figliolo, papà ti porterà fuori da qui” lo rassicurò correndo all’impazzata cerando di schivare dei proiettili nascondendosi dietro una baracca.

Adesso che faccio pensò ansimando tenendo stretto a sé il figlio.

Uno scoppio fece sobbalzare l’intero esercito che allarmato volse lo sguardo verso la capanna delle munizioni che continuava ad esplodere viste le numerose cartucce in essa contenute.

“Kakaroth…corri! Vai al punto di ritrovo!” gli ordinò la voce di Vegeta tramite il ricevitore.

“Sì” si limitò a dire correndo a perdifiato in direzione dell’uscita.

“Ehi! Dove state guardando razza d’idioti! Io sono qui!!!” sentì urlare il militare attraendo l’attenzione di tutto l’esercito.

Si voltò solo leggermente, abbastanza per vederlo scendere dal tetto di un’altra capanna bersagliato da un mare di proiettili.

Vegeta cominciò a sua volta a corre, prendendo una direzione opposta.

I due corsero a perdifiato per avere salva la pelle, non ci fu tempo di pensare a niente altro, nemmeno a quel dolore lancinante che gli colpì il fianco.

*

Era stanco ed affaticato quando raggiunse il fiume dove avevano deciso di ritrovarsi.

Ansimando si guardò attorno facendo delicatamente scendere il suo piccolo passeggero.

Gohan si aggrappò ai pantaloni del genitore guardandosi attorno disorientato “Dove siamo papà” chiese mentre grosse lacrime stavano già affiorando dai suoi occhi.

“Gohan!! Piccolo mio!!” lo chiamò la voce materna costringendo il piccolo a voltasi.

“Mamma!!” esclamò il bambino andandole incontro a braccia larghe per farsi abbracciare.

Chichi strinse il bambino rasserenata nel poterlo riabbracciare, ora erano tutti insieme.

Goku si voltò indietro, aveva recuperato la sua famiglia, era sinceramente contento di questo, ma che fine aveva fatto il soldato tanto coraggioso che lo aveva aiutato?

Il suo buon cuore non poté fare a meno di essere in pensiero per quel singolare amico che si era fatto.

Ancora più preoccupato di lui però si scoprì essere la donna dai capelli azzurri.

Gli afferrò la manica della divisa, e quando l’uomo incrociò il suo sguardo si sorprese da tanta apprensione.

“Goku, dov’è Vegeta?!” chiese con un filo di voce, Goku trattenne il respiro, quasi temesse la sua stessa risposta “Lui è…” cominciò.

Senza rendersene minimamente conto una mano lo strattonò bruscamente facendogli sbattere la schiena contro il tronco alle sue spalle.

“Razza di cretino! Ti avevo detto di non fare mosse false!!” ringhiò il suo interlocutore con gli occhi furenti.

A discapito delle aspettative del soldato, Goku gli sorrise “Vegeta!” esclamò contento di vederlo.

“Vegeta sei vivo!!!” esultò in altrettanta misura la donna che si lanciò in un abbraccio inaspettato per chiunque.

Solitamente lo spietato assassino manteneva le sue promesse, chi sgarra paga con la vita, per mano sua o per quella del nemico, era la sua regola.

Questa volta perse, incredibilmente, la voglia, e la forza di farlo.

La mano, già adagiata sul grilletto, scivolò lungo il fianco del soldato incredulo.

Quando riprese i sensi, scostò la donna in modo scontroso “E levati!” brontolò librandosi della sua presa.

Osservò poi l’agricoltore aggrottando le sopracciglia “Oggi poteri non ucciderti” gli disse in uno strano modo di perdonare.

“Grazie” rispose l’altro sapendo, in cuor suo, che non lo avrebbe mai ucciso.

Bulma si allontanò di un passo cominciando, solo allora, a rendersi conto del suo gesto, ma Vegeta sembrò averlo, apparentemente, già dimenticato.

Si voltò verso di lei “Fatti dire dove ha nascosto la sfera e andiamocene” ordinò foderando nuovamente la pistola.

“Me lo ha già detto” rispose lei cercando di non incrociare lo sguardo misterioso di lui.

Vegeta le afferrò un polso “Allora non abbiamo più nulla a che vedere con lui” brontolò trascinandola lontano dal contadino.

Goku si staccò dal tronco, osservò la schiena del soldato e sorrise nuovamente “Vegeta…la prossima volta che ci rivedremo ti farò assaggiare le mie carote” gli urlò dietro vedendolo allontanare.

Vegeta si fermò voltandosi solo leggermente, quel che bastava all’altro di notare un lieve sorriso “Non ci penso proprio Kakaroth! Le carote mi fanno schifo” brontolò riprendendo il cammino trascinando la giornalista con sé che salutò il suo ex compagno d’avventura con un cenno della mano, corrisposto da lui e tutta la famiglia.

Chichi si avvicinò al marito tenendo per mano il figlio “Quello è il famoso Vegeta?” chiese piuttosto sorpresa, se lo aspettava molto diverso.

A chiunque venisse chiesto Che tipo di persona è Vegeta? tutti avrebbero risposto che era un assassino a sangue freddo, una persona pericolosa, fredda come il ghiaccio, tutti tranne lui.

Goku avrebbe risposto che era una brava persona, dal cuore duro, ma buono.

*

CONTINUA…

*

*

Heleamicachipss: eheh, può darsi che il motivo fosse proprio quello

*

bulma_89: ecco l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto

*

lilac: ah! Non credevo che ci fosse qualcuno attento ai miei titoli, pensavo passassero piuttosto inosservati! Grazie mille sono molto contenta che tu li abbia notati, non sai quanto mi fa piacere.

*

marina_heart: direi che questo capitolo risponde per me, tu che dici? Inoltre ora proseguono da soli

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Capitolo 9
*** Singolari domande ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Singolari domande

*

Bulma osservò il volto dell’uomo che le stava accanto.

Il suo sguardo era crucciato, immerso in chissà quali pensieri, come al solito.

Era incredibile come mantenesse perennemente quell’espressione accigliata in qualsiasi momento.

Quegli occhi neri come le tenebre che celavano mille misteri al loro interno, quasi si trattasse di gemme di inestimabile valore.

Non era facile capire il suo stato d’animo.

A primo impatto sembrava sempre arrabbiato, o nervoso.

Eppure, dietro a quelle pietre preziose, si nascondevano stati d’animo più complessi di quanto un osservatore superficiale riuscisse a vedere.

Per poco tempo avevano viaggiato insieme, eppure, Bulma, aveva velocemente imparato a leggere l’oscurità.

Era una sensazione strana la sua, aveva l’impressione di conoscerlo da sempre.

Di sapere tutto di lui, di averlo sempre avuto accanto.

Incredibile pensare che fino a poco tempo prima lui era solo il nome scarabocchiato su un taccuino d’appunti di una cronista.

Un’appunto come tanti, un promemoria come ne esistono milioni.

Ora invece lui era diventato un insostituibile compagno di viaggio, un viaggio pieno di pericoli ed insidie, ma che lei sperò non finisse mai.

Osservò i suoi occhi, era preoccupato.

Le bastò un secondo per capirlo.

Volse lo sguardo all’ennesimo posto di blocco che si trovava sul loro cammino.

Era questo che rendeva inquieto il militare, i controlli sul loro percorso si stavano facendo via via sempre più intensi.

“Vegeta, che facciamo adesso?” gli bisbigliò tornando a guardare i lineamenti del suo viso.

Il sodato restò in silenzio per diversi istanti, uno, due, tre, quattro…quattro vedette.

Troppe per un semplice agguato, non tanto per il numero.

Aveva ucciso gruppi di soldati ben più forniti ed armati di questi, ma le loro posizioni gli erano sfavorevoli.

Dal modo in qui si muovevano era chiaro che erano molto attenti ad eventuali assalti.

Impossibile ucciderne un paio senza farsi scoprire dai loro compagni.

“…geta…Vegeta! Mi ascolti!!” brontolò una voce al suo fianco.

Vegeta si voltò verso la donna aggrottando, se possibile, maggiormente le sopracciglia “Che cavolo vuoi?!” sbottò ringhiando.

Bulma sopirò storcendo nervosamente le labbra, non le piaceva essere ignorata, “Ti ho chiesto come facciamo a passare questo posto di blocco” ripeté accigliando lo sguardo.

L’uomo in uniforme si voltò verso le guardie, ragionò per altri cinque secondi, poi si voltò verso di lei.

Negli occhi un espressione strana, una luce inquietante si accese nel buio delle sue pupille “Adesso io e te ci divertiamo” sibilò maligno afferrando il mento della donna.

*

Corse a perdifiato lungo tutta la discesa, doveva arrivare su quella strada il prima possibile.

Doveva arrivare davanti alle guardie in breve tempo.

Quando vide finalmente il posto di blocco davanti ai suoi occhi, si sentì notevolmente sollevata.

Ansimante, a causa dell’estenuante corsa, aveva cominciato a rallentare la sua andatura.

Sicura di non avere più nulla da temere.

Era lì, a pochi passi, pensava di essere al riparato, quando notò gli sguardi dei soldati su di lei, finalmente non c’era più pericolo.

Aveva fatto male i conti.

Una figura oscura l’aggredì uscendo da un cespuglio, la colse all’improvviso, la investì in pieno.

Ricadde al suolo chiudendo saldamente gli occhi, era giunta la fine, o era solo l’inizio?!

Sentì la voce di uno dei militari parlare col suo aggressore “Che succede?” gli chiese avvicinandosi accompagnato dal suo collega.

“Mi voglio solo divertire” mormorò l’assalitore appoggiando le sue labbra sul collo della donna.

Sentì la mano di lui insinuarsi sotto la sua maglietta, sentì le sue dita sfiorarle il seno.

La colse un brivido di…ehm…freddo?

La lingua dell’uomo si fece largo tra le sue labbra.

Le risate dei militari le fecero capire che lo spettacolino li stava divertendo.

Che vermi, era questo il tipo di gente che veniva arruolata nell’esercito di Freezer?!

In un lampo, in una frazione di secondo, si sentì più leggera, l’uomo alzò il busto e con freddezza sparò ai due soldati eccitati per la scena alla quale, credevano, di assistere.

Due colpi, due cadaveri, e mentre essi ricadevano al suolo, facendogli da scudo, permisero al guerriero di prendere la mira e sparare altre due volte, ora i morti erano quattro.

Solo quando sentì silenzio riaprì lentamente gli occhi, osservando la situazione, arrossendo impercettibilmente appena si accorse dalla sua attuale posizione.

“V…Vegeta puoi spostarti adesso” mormorò imbarazzata osservando il militare ancora sopra di lei.

Vegeta si rese conto dell’ambigua situazione nella quale si trovava, restò un attimo disorientato, ma cercò ugualmente di non darlo a vedere.

Si alzò velocemente, riponendo la pistola nella fondina.

Si allontanò di qualche passo “Muoviti dobbiamo andare prima che arrivino i rinforzi” pronunciò con voce, apparentemente, fredda.

Bulma si alzò a sua volta dal terreno, si spolverò i vestiti e lo seguì, in silenzio.

Non avrebbe mai creduto che un piano così strano avrebbe mai funzionato, eppure, in pochi minuti, Vegeta aveva ideato una strategia incredibile.

Approfittando della divisa dell’esercito del despota che ancora indossava, e della sua conoscenza degli elementi che ne facevano parte, era riuscito a rigirarsi la situazione a sua vantaggio.

Più che la sua, singolare, azione militare però, fu ben altro a catturare l’attenzione della donna.

*

Era dall’ultimo posto di blocco che non aveva più proferito parola.

Non era una cosa strana, nonostante ciò si sentì ugualmente a disagio in quel silenzio.

Vegeta era capace di diversi mutismi, e anche se lui stesso non poteva immaginarlo, ogni volta che decideva di non parlare era lampante quale fosse lo stato d’animo che lo costringeva a farlo.

Il suo modo di comunicare passava attraverso i suoi silenzi ostinati, non dalle sue parole.

Durante quei brevi istanti c’era qualcosa che aveva indubbiamente colpito anche lui.

Qualcosa che il militare non era ancora riuscito a spiegarsi, ma che al contrario la donna aveva chiaramente percepito.

Quel momento le era dannatamente piaciuto, e dentro di sé stava cominciando a chiedersi se quell’uomo sapeva maneggiare altrettanto bene determinate situazioni così come sapeva usare abilmente le sue armi e le sue pistole.

Che stupido concetto, per quale assurdo motivo doveva pensare una cosa del genere?!

Nonostante ciò si ritrovò a ponderare che non le sarebbe affatto dispiaciuto restare intrappolata tra le braccia di quel guerriero tanto singolare.

“Toglimi una curiosità Vegeta, tu hai una ragazza?!” che razza di domanda sarebbe?

Perché chiedere una cosa tanto stupida!!

Vegeta si fermò di colpo voltandosi a guardarla, era chiaro, dalla sua espressione che fosse rimasto evidentemente basito da quel singolare quesito.

“N…non credo siano affari tuoi!” sbottò un po’ confuso tornando a darle le spalle.

Bulma interpretò il suo atteggiamento, evviva, era single!

No aspetta, ancora una riflessione senza senso, possibile che le stessero venendo in mente solo cose idiote?

Eppure era una donna intelligente…era una professionista, doveva fare domande più concrete.

“Ti sei mai innamorato?” no, stupida anche questa! Meno male che doveva fare domande concrete.

Vegeta fece un altro paio di passi prima di fermarsi a voltarsi nuovamente.

Questa volta la sua espressione era piuttosto imbronciata “Mi prendi in giro?! Sarebbero queste le tue domande da ficcanaso?” mormorò a denti stretti accompagnato da un piccolo ringhio.

Aveva ragione, queste erano domande idiote, ma per qualche singolare ragione non riusciva a porre domande con un criterio più logico e sensato.

Bulma abbassò lo sguardo, non lo stava prendendo in giro, ma non sapeva nemmeno lei da dove emergessero tali domande.

Il soldato la fissò per alcuni istanti in attesa di una risposta sensata, ed in mancanza di essa fu lui a porre una domanda “Perché sei venuta da me?!” chiese incrociando le braccia.

Alzò di scatto il capo, lo fissò negli occhi per alcuni istanti “Voglio una tua intervista” rispose in un tono un po’ impacciato.

L’uomo inarcò un sopracciglio “Mpf…e sarebbe questa la tua stupida intervista?!” tornò a domandare il militare.

Bulma deglutì sonoramente “N…no, queste sono solo…curiosità” che nemmeno lei sapeva giustificare.

Abbassò nuovamente il capo, sentendosi incredibilmente a disagio sotto lo sguardo dell’uomo.

Vegeta aggrottò le sopracciglia, la fissò per un istante, ed infine decise di avvicinarsi a lei.

“Non prendermi per un idiota. A te non interessa minimamente intervistarmi…né sei venuta da me per salvare la vita all’insulsa famiglia di Kakaroth…” sibilò facendosi più vicino.

Si fermò solo ad un palmo dal naso della donna “E’ la sfera che vuoi dico bene?! Per quale motivo la desideri così tanto?” concluse squadrandola dalla testa ai piedi.

Sembrava di essere sondata da un potentissimo radar.

Dove lui posava gli occhi a lei veniva la pelle d’oca, tanto le sue pupille erano penetranti.

Non poteva permettersi di dimostrarsi inferiore, o preoccupata.

Era una donna forte, e non le importava quanto i suoi occhi gelassero dove posava lo sguardo.

Alzò il viso rispondendo alla sua espressione in modo deciso “E tu?! Perché la brami?!” gli rispose con altrettanta fermezza prendendolo di sprovvista.

Bulma lo superò con passo deciso riprendendo il cammino, Vegeta si voltò a guardarla piuttosto sorpreso.

Quella donna…era la prima persona che riuscisse a fargli ribollire il sangue così.

Non era rabbia la sua, non era rancore, era qualcosa di diverso, di singolare.

Sembrava che il suo cuore battesse ad una velocità più elevata del solito, che il suo sangue circolasse rapidamente nelle sue vene.

La sua testa aveva cominciato a girare, la vista si stava appannando, e i suoi sensi si stavano affievolendo.

Le gambe non sorressero più il suo peso, con un tonfo sordo ricadde al suolo, mentre tutt’attorno divenne buio.

La sua mano andò ad appoggiarsi al fianco, lì dove il dolore era più forte.

L’ultima cosa che sentì fu la voce della giornalista “Vegeta che ti prende!!” gli urlò precipitandosi verso di lui.

Poi più nulla…

*

CONTINUA…

*

*

bulma_89: spero che ti piaccia anche il seguito allora ^^

*

Heleamicachipss: soli, e come vedi non si lasciano sfuggire l’occasione

*

Lefteye: si può dire che hai un ottimo tempismo ^^ riguardo a Bulma non credo si possa lamentare dopo un capitolo così. Comunque regina degli AU mi sembra esagerato, soprattutto detto da te! ^^

*

lilac: visto che non posso usare la sfera di cristallo non ho idea del motivo per la quale aspettavi con ansia questo capitolo…ok, a parte gli scherzi, spero non ti abbia deluso. Parlando del rapporto tra Goku e Vegeta, come sai a me piace tantissimo, e se ne ho occasione non esito a cercare d’interpretarlo. In ogni caso sono contenta di averti dato quasi l’impressione di leggere sulla trama originale

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Capitolo 10
*** Un gioco per la vita ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Un gioco per la vita

*

Era davvero strano quel pallone…

Non rimbalzava, ed era troppo duro da calciare.

Non era grande, gli adulti potevano tenerlo nel palmo di una mano.

Però era molto bello.

I suoi colori erano molto particolari, sembrava che con i riflessi del sole le tonalità cambiassero.

Era stato suo padre a regalarglielo.

Appena glielo diede gli disse che era un pallone speciale, che per nessun motivo al mondo doveva romperlo o disperderlo, era prezioso.

Così lui si limitava a guardarlo, chiedendosi cos’avesse di speciale un pallone che non poteva neanche rimbalzare.

Lui si limitava a fissarlo, ad osservare la luce riflettere sulla sua superficie, ad osservare come quelle sfumature arancione potessero diventare rosse al centro di quel particolare giocattolo.

Passava le ore ad osservarlo ponendosi sempre le stesse domande.

Perché non rimbalzava?

Perché era così speciale?

Anche quel giorno era lì, ad osservare quella particolare palla quando sentì del trambusto provenire dal centro del suo piccolo villaggio.

“Bardack! Dove vai?” chiese una voce ad uno degli adulti intento a correre verso la sua abitazione.

“A mettere in salvo la mia famiglia!” urlò l’uomo entrando velocemente in quella che era la sua casa.

Aveva spesso sentito i vagiti di un bambino proveniente da lì, dicevano che quell’uomo aveva da poco avuto un altro figlio, ma a lui non interessava.

Si alzò dal terreno, restando nascosto sotto un albero ad osservare la scena.

Strinse a sé il suo particolare pallone e restò a fissare per qualche minuto quella casa.

Vide l’uomo uscire nuovamente dalla sua abitazione imbracciando un fucile.

Lo vide sparire all’orizzonte, seguito da altri uomini, anch’essi armati.

Urla e suoni di spari si udirono provenire da quella direzione, poi non si sentì più nulla.

*

“Sindaco Vegeta!! È successa una cosa terribile!!” annunciò un uomo entrando trafelato nell’abitazione del primo cittadino.

L’uomo, assieme ad alcuni ministri, si voltò a guardare il neo arrivato.

“Cos’è successo?” chiese il funzionario adagiando alcuni fogli sul tavolo che aveva davanti.

L’uomo deglutì sonoramente additandosi alle spalle “Un certo Freezer ha fatto fuori Bardack e i suoi uomini!!” annunciò allarmato.

“Cosa!!” esclamò il sindaco scattando in piedi e voltandosi verso la porta.

Un colpo di pistola e l’uomo all’ingresso cadde al suolo in una pozza di sangue.

“Signor Freezer per te razza di stolto” lo riprese una figura minuta che apparve sulla soglia.

Egli guardò uno per uno i membri del consiglio “Salve…” salutò con finta cortesia “Il mio nome è Freezer, sono qui per dominare questo insulso paese…” si presentò l’essere sogghignando maligno.

“Ma prima di tutto vorrei fare quattro chiacchiere con il vostro sindaco” sibilò posando i suoi glaciali occhi rossi sul primo cittadino.

L’uomo strinse i pugni aggrottando le sopracciglia “Cosa vuoi da me?!” chiese rabbioso.

Freezer osservò la punta della sua pistola con movimenti lenti “Credo che vuoi abbiate già sentito parlare delle famose sfere del drago, dico bene?” domandò senza guardare il suo interlocutore negli occhi.

“Non so di cosa parli” si affrettò a rispondere l’altro.

Un colpo di pistola gli sfiorò una guancia centrando in pieno il ministro alle sue spalle “Si che lo sa invece…signor sindaco” mormorò con voce fredda volgendo ora la canna della sua pistola al primo ministro.

“Io non…” cercò di negare nuovamente lui, ma un altro colpo di pistola lo ferì alla tempia uccidendo un altro membro del consiglio.

“Il prossimo andrà a segno” bisbigliò sinistro, gelando l’uomo, nuovamente al centro del suo mirino.

“Voi…andate a cercare la sfera” ordinò ora ad alcuni dei suoi uomini che con un corale “Sissignore” si sparsero per tutta la città alla ricerca dalle sfera.

“Non trover…” il nuovo tentativo di protesta da parte del primo cittadino fu troncato da un nuovo proiettile, questa volta diretto alla sua fronte.

Colpito a morte l’uomo ricadde all’indietro sbattendo contro il tavolo e facendo precipitare tutto al suolo.

Freezer abbassò la sua arma “Ops…mi ero dimenticato di dire che avrei ucciso chi provava a protestare” si scusò falsamente facendo apparire un sorriso sadico sulle sue labbra bluastre.

Due piccole pietre colore della notte osservarono l’intera scena.

Non si mosse di un millimetro, restò fermo, fisso sul corpo che sino ad un attimo prima era suo padre.

Qualcuno diceva che era un bambino strano, non rideva, non piangeva, non dimostrava mai nessuna emozione.

Ed ancora una volta la sua inespressività gli permise di restare immobile davanti all’intera scena.

Nessuna lacrima solcò il suo visto, la sua espressione non mutò.

Una figura comparve alle sue spalle.

*

Freezer si avvicinò di un passo al cadavere dell’uomo, alzò nuovamente la pistola infierendo sul corpo con diversi spari.

Ad ogni scarica la sua risata riecheggiava sempre più gelidamente nella vallata, sempre più acuta, sempre più diabolica.

“Signor Freezer, abbiamo trovato la sfera” annunciò uno dei soldati.

Il malvagio tiranno si voltò verso l’uomo, osservando con soddisfazione il pallone che il bambino, di soli cinque anni, reggeva tra le sue piccole braccia.

“Ohh bene” disse guardando quella gemma preziosa che tanto desiderava.

Allungò la sua mano per afferrarla, ma non aveva fatto i conti con il piccolo figlio del sindaco.

Il bambino sferrò un calcio alla mano del dittatore spostando le sue braccia affinché non potesse afferrare il suo prezioso giocattolo “E’ mio!!” protestò aggrottando le sopracciglia e guardando male l’uomo che aveva davanti.

Freezer lo guardò esterrefatto per alcuni istanti.

Il soldato lanciò il bimbo al suolo “Piccolo insolente! Come osi trattare così il Signor Freezer!” urlò sferrandogli un calcio.

Il bambino si raggomitolò su sé stesso, ciononostante non lasciò la presa di quello che per lui era un giocattolo.

“Dacci subito la sfera avanti!” lo esortò un secondo soldato porgendogli la mano.

Il coraggioso bimbo scosse la testa “NO” urlò proteggendo con tutto il corpo ciò che per lui, in quel momento, era così prezioso.

“Molto bene…allora…”annunciò il primo soldato dalla corporatura più robusta sfoderando la sua pistola e puntandola contro il piccolo guerriero.

Fece una leggera pressione sul grilletto, stava già per sparare, “Fermo Dodoria!” ordinò la voce del tiranno alle sue spalle.

L’uomo grassoccio si voltò stupito verso il suo capo “Ma Signor Freezer…” cercò di replicare, ma decise di non sfidare troppo la sua sorte.

Il minuto dittatore si voltò verso il secondo soldato “Zarbon, portami qui il marmocchio” disse irremovibile.

Il militare fece un cenno affermativo con il capo afferrando il bambino per una spalla e costringendolo ad alzarsi spingendolo sino al cospetto con il suo signore.

Una volta raggiunto dal bambino, Freezer si abbassò per guardarlo negli occhi “Come ti chiami ragazzino?” gli domandò infido.

Il piccolo lo guardò sospettoso “Vegeta” rispose infine stringendo ancora tra le mani il suo pallone “Non te la do la mia palla!” insistette nuovamente scostando l’oggetto dalla portata dell’altro.

Freezer sorrise maligno “Non preoccuparti piccolo, non è la tua palla che voglio” sibilò tornando eretto con la schiena.

Il ghigno gelido sul suo volto si allargò “Tu mi piaci bimbetto…saresti un ottimo soldato” annunciò accompagnato da una strana luce negli occhi.

Vegeta guardò l’uomo in modo sempre più diffidente, quel tizio non gli piaceva proprio.

Freezer alzò lo sguardo verso Dodoria facendogli un cenno col capo.

Il soldato comprese l’ordine e senza indugi colpì violentemente il bambino al capo facendolo ricadere al suolo.

La presa di Vegeta sulla sfera venne meno.

La preziosa gemma rotolò fino ai piedi del despota, egli si chinò a raccoglierla rigirandosela tra le dita.

“Davvero bella” esclamò soddisfatto.

Le piccole dita del bambino si tesero verso di lui “E’…mia…” mormorò prima di vedere tutto buio.

Poi più nulla…

*

CONTINUA…

*

*

Heleamicachipss: la spiegazione su ciò che è successo a Vegeta è rinviata come vedi, intanto io ti ringrazio per i complimenti

*

Lefteye: ^//^ ehm, allora, ti ringrazio veramente tanto, sei troppo gentile! Bè, anche lei un piccolo salto di gioia l’ha fatto quando ha capito che lui non aveva la ragazza ^^

*

bulma_89: ti ringrazio come sempre, e spero ti sia piaciuto anche questo capitolo

*

focus: grazie, ecco l’aggiornamento, e spero ti sia piaciuto

*

BulmaV: mi auguro vivamente che anche il seguito della storia ti piaccia, sono contenta che la trovi coinvolgente, e spero di non deluderti

*

lilac: eheh, sono contenta che nella parte finale sia riuscita a trarre in inganno il lettore, era il mio scopo. Inoltre mi fa molto piacere di riuscire a rendere i personaggi senza renderli OOC e senza sforzare le situazioni. Come sempre, grazie ^^

*

dark_girl92: bè, ti ringrazio molto, spero che la mia storia continui ad appassionarti anche in seguito

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Capitolo 11
*** Un salto in paradiso ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Un salto in paradiso

*

Lentamente riaprì gli occhi.

Necessitò di diversi minuti prima di prendere pienamente coscienza.

Il luogo in cui si trovava era una casa diroccata, abbastanza grande a dire la verità.

Un lieve fuoco scoppiettava a pochi passi da lui.

La persona che lo aveva portato lì doveva averci pensato.

Il fuoco attira i nemici, il fumo può essere visto da molto lontano, ma se si disperde c’è meno possibilità di essere notati.

In un ambiente chiuso, o semiaperto, la foschia non era facilmente individuabile, e la grandezza della casa permetteva, agli abitanti di fortuna, di non morire intossicati.

Provò ad alzarsi, ma una fitta al fianco lo colse all’improvviso.

Accompagnato da una smorfia di dolore si tastò il punto ferito, constatando che effettivamente faceva molto meno male rispetto a prima del suo svenimento.

Ora ricordava, aveva perso i sensi davanti a quella donna! Allora era stata lei a medicargli le ferite?!

Possibile che quella eccelsa fasciatura che gli ricopriva il busto sulla sua lacerazione fosse opera sua?

“Vegeta! Ti sei svegliato!!” esclamò la voce squillante della giornalista alle sue spalle.

Vegeta si voltò, quel che bastava per osservarla mentre si avvicinava.

Bulma s’inginocchiò accanto a lui facendo ricadere al suolo dei ceppi di legno che aveva appena raccolto.

Gli adagiò una mano sulla fronte, e dopo alcuni secondi tirò un sospiro di sollievo “Meno male” mormorò chinando il capo sentendosi confortata.

Alzò nuovamente il volto con uno scatto e lo guardò malamente “Brutto stupido! Se eri ferito perché non lo hai detto subito?! Mi hai fatto preoccupare lo sai?!” gli urlò contro tutta l’ansia accumulata.

Che?!?

Preoccupata? Per chi? Per lui?! E per quale assurda ragione avrebbe dovut… “Hai avuto la febbre alta per giorni! Continuavi a delirare dicendo cose del tipo E’ mia, credo tu abbia avuto degli incubi” tornò a spiegare lei.

Il militare la guardò piuttosto confuso “Dove siamo?” chiese cercando di tornare in sé.

Bulma lo guardò a sua volta, sorrise “Nel villaggio vicino a dove sei svenuto” lo scrutò da capo a piedi “Sono contenta che tu ti senta meglio” ammise afferrando uno dei ceppi e lanciandolo nel fuoco.

Vegeta osservò la fiamma alzarsi, “Perché mi hai salvato?” chiese piuttosto confuso, era abituato a pensare che i feriti andassero abbandonati.

Erano solo un peso, ed una preoccupazione in più, meglio lasciarli al loro destino.

Bulma fermò la mano che stava per introdurre un nuovo ceppo nel fuoco “Che razza di domanda sarebbe?” domandò a sua volta altrettanto perplessa, per lei la risposta era ovvia “Eri ferito, non potevo lasciarti morire” spiegò con naturalezza.

L’uomo la fissò pensieroso, stava facendo dei discorsi assurdi, eppure non si sentì di contraddirla, forse solo per essere rimasto piuttosto sorpreso da tale ostinazione e dalla sua convinzione.

Tornata alle sue occupazioni, Bulma, gli diede le spalle, afferrò un pentola ricolma di cibo adagiandola sulla fiamma “Mi sono dovuta arrangiare, ma sono comunque riuscita a trovare del cibo” si volse verso di lui “Non ci vorrà molto, tra poco sarà pronto” si rivolse nuovamente alla pentola.

“Devi mangiare qualcosa se vuoi rimetterti presto in forza. La ferita l’ho medicata come meglio ho potuto, ma non bast…” “Dove hai imparato a fare queste fasciature?” la interruppe lui osservando le bende.

La giornalista si voltò a guardarlo “Per il mio lavoro viaggio molto. Questo non è il primo paese in guerra che visito, mi è capitato spesso di soccorrere civili, o colleghi feriti” spiegò abbassando lo sguardo.

Vegeta aggrottò le sopracciglia sospettoso “Colleghi?! Non mi sembra di vederne nei paraggi” brontolò alludendo al fatto che la donna non fosse accompagnata da nessun collaboratore.

Deglutì sonoramente, ed alzò nuovamente lo sguardo “Sai, è buffo. Quando ho chiesto una mano per cercarti tutti si sono rifiutati. All’estero il tuo nome è temuto quasi quanto quello di Freezer” spiegò con un sorriso “Però tu non sei una persona altrettanto pericolosa” concluse contribuendo a stupire maggiormente il soldato che dischiuse leggermente la bocca.

Come poteva, dopo tutto quello che aveva passato, non ritenerlo pericoloso?

Le aveva puntato la pistola addosso innumerevoli volte, l’aveva minacciata verbalmente in svariate occasioni, e le aveva addirittura sparato a pochi centimetri senza batter ciglio.

Come poteva non considerarlo pericoloso?!

“Sei sicura di quello che dici?” sussurrò cercando di tornare il sicario senza scrupoli che era “Potrei ucciderti senza tante cerimonie una volta trovata la sfera, lo sai?” continuò sfoggiando un ghigno.

Bulma lo guardò tutt’altro che preoccupata “Se volessi uccidermi davvero avresti avuto mille occasioni per farlo. Potevi inscenare un incidente costringendo Goku a rivelare solo a te dove si trova la sfera. Inoltre…i tuoi occhi parlano chiaro, non sei così malvagio come vuoi farmi credere. Ti dirò di più. Ho letto il tuo fascicolo, so molte cose sul tuo conto, tra le quali che sei fuggito dall’esercito di Freezer non per codardia, ma per ribellione” scaltra! Aveva un cervello molto fine, senza alcun dubbio.

“Bisogna essere una persona molto coraggiosa per rivoltarsi contro quel tiranno alimentando una caccia all’uomo di proporzioni nazionali” continuò senza remore la donna “E’ per questo che vuoi la sfera. Per andartene da questo posto, dico bene?” davvero, era terribilmente sveglia.

Allora non era solo una bella donna, era anche eccessivamente intelligente.

“Mpf, può darsi…tu invece…per quale motivo desideri tanto questa sfera sino ad esse coinvolta in una caccia all’uomo che non ti riguarda?” insistette lui tornando all’argomento che era stato interrotto prima del suo svenimento.

Bulma lo guardò per un secondo, il suo sguardo si fece triste ed abbassò il capo “Si tratta di mio padre” confessò infine socchiudendo tristemente gli occhi.

“Lui è, o meglio era, uno scienziato. Durante uno dei suoi esperimenti sbagliò alcuni ingredienti e il suo laboratorio esplose” cominciò il suo racconto la donna tra un sospiro e l’altro.

Riaprì gli occhi voltandosi ora verso il fuoco “Sopravvisse all’incidente, ma ora necessita di molte cure mediche. Purtroppo sono molto costose, ma fortunatamente la mia è una famiglia ricca” deglutì nuovamente “Recentemente ho scoperto che esiste un modo per curarlo definitivamente tramite un operazione chirurgica” alzò lo sguardo incrociando quello dell’uomo.

“L’operazione è costosissima, nemmeno noi possiamo permettercela, ma potrebbe salvargli la vita! Per questo ho bisogno di quei soldi” aggrottò le sopracciglia abbassando gli occhi.

Vegeta restò a fissarla durante tutto il discorso, non si lasciò commuovere da nessuna sillaba, non gl’importava nulla delle condizioni di salute del suo vecchio.

Se sperava d’impietosirlo sbagliava di grosso…però il suo cuore ebbe ugualmente un sussulto.

Deglutì leggermente osservando l’azzurro degli occhi di lei illuminati dalle fiamme ardenti del piccolo fuoco.

La sua pelle nivea arricchita delle varie sfumature del rosso e dell’arancione della scoppiettante fonte di luce.

Per la prima volta desiderava anche solo toccarla, voleva poter sentire quella pelle delicata sotto le sue dita.

“Quel giorno mio padre ha visto l’inferno” la voce di lei lo risvegliò dai suoi pensieri facendo riapparire il suo solito sguardo minaccioso.

“L’inferno?! Non farmi ridere! Vedere una sola casa andare a fuoco equivale a vedere solo fumo…vedere un intero villaggio ardere vuol dire vedere l’inferno!” proruppe innervosito.

Bulma scattò col capo ad osservarlo piuttosto sorpresa “Parli del tuo villaggio?” chiese scrutando i suoi occhi.

Vegeta digrignò i denti “Se hai letto il mio fascicolo dovresti saperlo…io ho visto l’inferno tante volte” rispose con un espressione che aveva del sadico.

Era un assassino, un sicario assoldato solo per uccidere.

Il suo villaggio era stato solo il primo, in seguito aveva visto bruciare, per mano sua, diversi paesi.

Aveva sentito urla disperate di chi non voleva morire, ed udito le sue stesse risate nell’assistere a tale spettacolo.

Si era pentito? No, affatto!

Lui non si pentiva!

Era solo stufo di farlo per agevolare un tiranno che non stimava e che desiderava vedere solo morto.

La sua non era una ribellione, era un desiderio di vendetta.

Uccidere l’uomo che aveva eliminato suo padre davanti ai suoi occhi, che lo aveva schiavizzato per anni.

“Dimmi, mi consideri ancora una persona meno pericolosa di Freezer?” aggiunse con un ghigno.

La reazione che ebbe la donna era completamente diversa da ciò che si aspettasse.

Mai avrebbe immaginato un simile gesto!

Bulma si slanciò verso di lui, stringendolo in un abbraccio inaspettato.

Era la seconda volta che faceva una cosa del genere, ma questa volta per Vegeta fu diverso.

Non la scostò subito, come aveva fatto invece nel bosco, restò a fissare il vuoto con espressione sgomenta.

“Mi dispiace tanto…” gli sussurrò in un orecchio con voce dolce.

Il cervello del soldato gli stava dicendo di liberarsene, quella donna si stava prendendo troppe libertà.

Il suo cuore invece avrebbe, incredibilmente, rispondere in altrettanta misura all’abbraccio.

Il suo istinto gli stava dando ben altre istruzioni.

A prendere il sopravvento fu la terza opzione.

La mano di lui si portò dietro la nuca della donna accompagnando la testa di lei fino ad intrecciare le labbra con le sue, e alla giornalista non sembrò dispiacere.

L’altra mano del soldato scivolò sotto la maglietta della donna, mentre le sottili braccia di lei si attorcigliarono attorno al collo dell’uomo.

Insieme, raggiunsero il paradiso.

*

CONTINUA…

*

*

Lefteye: sono contenta che il flashback ti sia piaciuto ^^

*

lilac: ehi tu! smetti di usare quella sfera! Bè, come vedi era effettivamente così riguardo allo scorso capitolo, un mezzo delirio o sogno. Per quel che riguarda il resto, bè, ecco, non so che dire, più che un banale grazie. ^//^

*

Cornelia84: ti ringrazio molto, spero che l’evolversi della storia in questo capitolo ti sia piaciuto

*

Heleamicachipss: grazie anche a te, mi auguro che anche il finale di questo capitolo ti sia piaciuto

*

bulma_89: grazie mille, sono contenta che il flashback di Vegeta ti sia piaciuto

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Capitolo 12
*** Ultima dimora alla memoria ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Ultima dimora alla memoria

*

Era rimasto convalescente per pochi giorni, quelli che bastarono per essere curato dalla giornalista.

Poi si erano rimessi in viaggio.

La meta era un vecchio villaggio ormai decaduto da diverso tempo.

Sembrava che Goku avesse nascosto lì la sfera, ma dove di preciso solo Bulma ne era a conoscenza.

Nei giorni successivi alla sua guarigione, Vegeta, aveva trascinato la donna nella foresta del paese, in cerca del villaggio in questione.

Il loro cammino non era stato facile, i posti di blocco erano ormai all’ordine del giorno.

Posi a distanza sempre più ravvicinata l’uno all’altro impensierivano il guerriero, che come tale aveva intuito il pericolo.

Ormai da diverse giornate aveva un brutto presentimento, ed esso si rivelò corretto.

Appena arrivarono nel punto indicato dal contadino si trovarono a dover affrontare una brutta realtà…accanto alle rovine si estendeva un accampamento dell’esercito di Freezer.

“Che facciamo adesso?” chiese preoccupata la donna osservando prima l’attendamento, poi l’uomo al suo fianco.

Vegeta sembrò pensarci sopra, poi si voltò verso di lei “Da che parte è la sfera?” chiese ora lui mostrandole un’espressione imperscrutabile.

Bulma deglutì, tornando ad osservare le tende che coprivano l’intera zona “Goku mi ha detto che si trova vicino ad un grosso albero” spiegò restando comunque vaga.

Si guardò attorno notando un’enorme quercia dominare, con la sua ombra, una parte dell’accampamento “Eccolo è quello” disse additando il rovere, fortunatamente, facilmente raggiungibile.

Un’enorme albero a pochi passi dal villaggio, costeggiato da un precipizio che si versava in un gigantesco fiume.

Vegeta fissò l’albero “Bene” disse abbassandosi per restare nascosto dietro il fogliame che li stava comprendo.

Afferrò la manica della maglietta della donna, poco sopra il polso, trascinandola dietro di se costringendola a stare bassa.

Nell’altra mano reggeva saldamente la sua pistola pronta per qualsiasi evenienza.

Bulma lo seguiva passo dopo passo, il suo sguardo si posò sulla sua manica, e sulla mano di lui saldamente aggrappata ad essa.

Alzò gli occhi osservando la nuca del guerriero che la precedeva, sembrava che lui non se ne fosse nemmeno accorto.

Sorrise con leggerezza, abbassando il capo mentre continuava a farsi trascinare.

Improvvisamente lui si fermò.

Bulma finì per andare a sbattergli addosso “Che ti prend…” cercò di protestare prima che lui alzò il pugno di una mano.

Quello era il segnale di fermarsi e stare zitti, in pratica…pericolo.

Cautamente si avvicinò a lui, gli appoggiò le mani sulle spalle sbirciando oltre per capire quale fosse il problema.

Non vide nulla nei paraggi, ciò contribuì a turbarla, per quale motivo si era fermato se non c’era pericolo?

Si accorse che le spalle dell’uomo avevano iniziato a tremare leggermente, allarmata, quasi egli scottasse, tolse le mani delle sue spalle cercando di sbirciare il suo sguardo.

Sul volto di Vegeta si allargò un lieve sorriso, lui non tremava di paura, ma fremeva dalla gioia.

Quasi intimidita dal suo strano atteggiamento provò a seguire il suo sguardo.

Esso era rivolto nella direzione opposta all’albero alla quale erano indirizzati.

Lui stava guardando un soldato robusto isolato dall’accampamento, intento a parlare con alcuni commilitoni.

Vegeta si voltò verso di lei con uno scatto, si posò un dito alle labbra per fare segno di restare in silenzio “Tu non muoverti da qui” ordinò con una luce strana negli occhi.

Non diede il tempo alla cronista di rispondere, voltandosi e cambiando la direzione del suo obbiettivo.

Bulma lo notò sparire dietro l’angolo impugnando saldamente la sua pistola.

Sentì il battito aumentare a dismisura, aveva una pessima sensazione.

*

Con la solita precisione uccise i due uomini alle prese con quello che dei tre era il capo.

Solo lui rimase illeso ad osservare, con estrema freddezza, i suoi compagni cadere al suolo esanimi.

Velocemente estrasse la sua pistola e la rivolse ai cespugli che aveva davanti.

Non fece in tempo a premere il grilletto, che la canna di un’altra pistola si appoggiò sulla sua nuca.

Il grassone sorrise sotto i baffi lasciando cadere il braccio, che impugnava l’arma, al fianco “Guarda guarda chi si vede…quale onore Vegeta” mormorò al suo assalitore.

Non ottenne alcuna risposta dal disertore che restò in silenzio con l’arma puntata contro il suo avversario.

“Cosa ti porta da queste parti traditore?” lo derise voltandosi con naturalezza verso l’uomo che ancora non accennava ad abbassare la pistola.

Vegeta sorrise sadico “Sono venuto per eliminarti…Dodoria” rispose senza il minimo tentennamento.

L’altro rise sguaiatamente facendo sparire il sorriso dal volto del traditore “Cosa ci trovi di tanto divertente?” chiese questi accompagnato da un ringhio.

Dodoria si ricompose “Vedi Vegeta, tu non puoi uccidermi” disse con sicurezza allargando le braccia.

“Perché no?!” domandò più per curiosità che per reale interesse.

Il grassone sorrise maligno “Io sono stato uno dei tuoi maestri…conosco tutte le tattiche che usi, tutt…” uno sparo e il ciccione cadde al suolo con un buco in testa.

Vegeta si avvicinò di qualche passo soddisfatto del suo lavoro “Sei solo uno stupido, con una pistola puntata alla testa parli ancora di tattiche?!” gli fece presente, anche se ormai non poteva più sentirlo.

L’espressione del suo volto si fece improvvisamente seria, trasformandosi in una smorfia di risentimento.

Sparò un nuovo colpo, solo per sfogare parte della sua rabbia.

*

L’uomo dalla corporatura robusta, e i suoi uomini si erano spostati dalla sua visuale.

Era da qualche minuto che non vedeva più nulla.

Nascosta dietro alcuni arbusti attendeva il ritorno del militare con il cuore in gola.

Talmente concentrata su ciò che non poteva vedere che non si accorse di ciò che invece avrebbe dovuto vedere, o almeno sentire.

Alcuni passi leggeri si avvicinarono a lei alle sue spalle.

Quando si accorse di quella presenza era ormai troppo tardi.

Una mano si appoggiò sulla sua bocca.

Bulma trattenne un secondo il respiro, ma non aveva nessuna intenzione di restare impassibile ad un eventuale rapimento.

Provò ad agitarsi nel tentativo di liberarsi della presa del suo assalitore, ma fu tutto inutile, l’uomo la stringeva troppo forte affinché non riuscisse a svincolarsi.

“Shhh…sono io” le sussurrò una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

Tranquillizzata gli scostò leggermente la mano dalle labbra e si voltò a guardarlo “Cretino!!” gli urlò contro sferrandogli un pugno sul petto “Mi hai fatto prendere un colpo!!” si sfogò, e non si riferiva solo alla sua entrata in scena.

Vegeta la guardò aggrottando semplicemente le sopracciglia “Quanto la fai lunga” si lamentò incrociando le braccia come se nulla fosse.

Bulma gli mise il broncio, incrociando a sua volta le braccia.

“Andiamo, non abbiamo tempo da perdere” ribadì riprendendo la strada verso il loro obbiettivo.

La donna non aggiunse altro riprendendo a seguirlo, ma una curiosità iniziò a frullarle in testa “Vegeta, chi era quel tipo?” chiese ora più lucida.

L’uomo non si voltò a guardarla “Uno degli scagnozzi più vicini a Freezer” spiegò continuando a camminare.

Bulma lo guardò sgranando gli occhi “Cosa!!! Questo vuol dire che Freezer…” “E’ nei paraggi” concluse per lei il soldato sfoggiando nuovamente uno dei suoi ghigni che poco avevano di rassicurante.

*

“Ecco, dovrebbe essere questa” affermò lei fermandosi davanti ad una piccola croce fatta con del legno.

Accanto all’albero era presente un piccolo cimitero.

Nessun corpo era seppellito sotto ogni croce, ma a distinguere i proprietari di tali tombe erano solo le classiche targhette che i militari portavano al collo.

Vegeta non le diede retta, la sua attenzione era per quell’albero che aveva qualcosa di famigliare.

Si avvicinò cautamente ad esso osservandone la superficie, quasi la sua memoria stesse cercando di ricordare.

Era quasi giunto al suo maestoso cospetto, quando il suo interesse tornò a concentrarsi su altro.

Una croce, una delle tante, a differenziarla però non era una targhetta.

Isolata dalle altre, e l’unica che aveva inciso il nome del defunto.

“Vegeta! Mi stai ascoltando?!” chiese la donna appoggiandosi nervosamente le mani ai fianchi.

Lo guardò per alcuni minuti, accorgendosi che aveva un insolito interesse per delle tombe.

Lentamente si avvicinò a lui osservando a sua volta la croce che sembrava averlo ipnotizzato.

“Ma questa…” esclamò appena lesse il nome della persona a cui quel simbolo di morte apparteneva “E’ la tomba di mio padre” spiegò con assoluta freddezza, voltandosi.

“Allora, dov’è quella dannata sfera?” chiese poi osservando le altre croci.

Bulma guardò le sue spalle, poi osservò le macerie poco distanti, quindi questo doveva essere il suo villaggio.

Indugiò per alcuni istanti, ed infine decise d’indicare la tomba sotto la quale Goku aveva seppellito la sfera.

“Quella croce apparteneva al padre di Goku” chiarì avvicinandosi a quella lapide dedicata ad un certo Bardack.

Vegeta sgranò gli occhi, quindi venivano entrambi dallo stesso villaggio!

Dunque c’erano altri sopravvissuti alla strage di quel giorno, oltre a lui e Nappa.

Non c’era tempo da perdere in simili sciocchezze, dovevano trovare quella sfera il prima possibile, prima che li trovassero Freezer e i suoi uomini.

*

Scostò un cumulo di terra, e le sue sottili dita incrociarono qualcosa che non apparteneva al suolo.

“Vegeta” lo richiamò riesumando frettolosamente ciò che aveva trovato.

Era lei.

Il militare si avvicinò alla donna, abbandonando i suoi scavi poco distanti, osservando la pietra con le quattro stelle.

Entrambi osservarono quelle particolari sfumature.

Bulma si aggrappò al collo del militare “L’abbiamo trovata!” urlò quasi.

La mano di lui si posò sulle sue labbra “Vuoi farci scoprire?” le fece presente, ricordandole che erano in territorio nemico.

La giornalista annuì scostando le dita dell’uomo “Hai ragi…” stava per alzarsi, ma degli spari interruppero i festeggiamenti.

Vegeta ebbe la prontezza di riflessi di afferrarla per la vita e di nascondersi entrambi dietro il tronco della quercia.

“Arrenditi Vegeta! Consegnaci la sfera!” ordinò una voce nascosta tra la boscaglia poco distante.

Il militare aveva già estratto la sua pistola, mentre con il braccio libero fece aderire la schiena della donna al tronco del loro nascondiglio.

Riconobbe la voce e sogghignò “Te lo puoi scordare Zarbon!” rispose portando anche l’altra mano al manico della sua arma rispondendo al fuoco.

*

CONTINUA…

*

*

Heleamicachipss: ti ringrazio, sono contenta ti sia piaciuto

*

bulma_89: ecco l’aggiornamento, spero ti sia piaciuto anche questo

*

cb: spero che l’aggiornamento sia stato abbastanza veloce ^^

*

BulmaV: sono davvero contenta che ti sia piaciuta, ti ringrazio

*

Saint_montez: mi spiace

*

lilac: certo, diamo la colpa alla sfera adesso…idiozie a parte, ti ringrazio. Effettivamente Bulma e Vegeta (originali) apparentemente sembrano due persone che non hanno nulla in comune, ma a ben vedere sono in realtà molto simili. Cercando di restare fedele agli originali ho provato a dare loro qualcosa in comune anche in un AU. ^^

*

Lefteye: allora, ti ringrazio come sempre per i complimenti, ma soprattutto per avermi fatto notare il piccolo errore che ho subito provveduto a correggere, grazie ^^

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Capitolo 13
*** Al centro del mirino ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

Al centro del mirino

*

Zarbon evitò il proiettile nascondendosi a sua volta dietro il tronco di un albero “Consegnami la sfera Vegeta!” ribadì riapparendo e sparando in direzione dell’altro.

Rientrò dietro il suo nascondiglio “Se non lo farai la prenderò dal tuo cadavere” lo minacciò sbirciando oltre la corteccia.

Vegeta rise sarcastico “Vieni a prendertela se ci riesci” rispose dopo aver esploso un nuovo colpo con la sua pistola.

“Non fare pazzie Vegeta. Conosco tutte le tue tattiche” gli urlò contro l’avversario che riprese a sparare.

Sul volto del traditore si allargò un ghigno beffardo “Ah! Anche Dodoria diceva lo stesso!” sparò “E adesso si starà divertendo all’inferno!” gli rivelò nascondendosi nuovamente.

Zarbon sgranò gli occhi dietro il suo nascondiglio “N…non è possibile!” esclamò sorpreso “Stai mentendo!” urlò poi sparando alcuni colpi consecutivi.

Bulma chiuse saldamente le palpebre, evidentemente della sua presenza non si era accorto.

Istintivamente le sue mani si strinsero maggiormente attorno alla sfera.

“Ah ah…lo scoprirai presto se sto mentendo!” rispose l’altro con un’intonazione maligna.

Il soldato di Freezer strinse i denti, evidentemente non stava scherzando.

Poco importava delle sorti del suo collega, se fosse riuscito a recuperare quella sfera si sarebbe guadagnato la riconoscenza del suo padrone.

“Dammi quella sfera Vegeta. Se lo farai metterò una buona parola per te con Freezer” cercò di convincerlo proteggendosi dagli spari del suo avversario.

Vegeta tornò a nascondersi “Non farmi ridere Zarbon! Per chi mi hai preso?” mormorò stringendo l’impugnatura della sua pistola “Io non sono un pivello, so che mi ucciderebbe comunque” gridò riprendendo a sparare.

Zarbon evitò a stento i colpi che si fecero più intensi, attese alcuni secondi prima di girarsi per riprendere la sparatoria.

Fu una sorpresa trovare Vegeta con la pistola puntata verso di lui non nascosto dietro il suo nascondiglio.

Bastò un attimo.

Zarbon rimase spiazzato dal suo particolare gesto, sgranò gli occhi con sorpresa.

In quel breve istante Vegeta sorrise, poi sparò.

Centrò in pieno il suo avversario, lo colpì allo stomaco, trapassandolo da parte a parte con il proiettile.

Zarbon barcollò, facendo un lieve passo di lato.

Si afferrò il punto colpito con entrambe le mani, facendo un nuovo passo.

“B…Bastardo” mormorò prima di precipitare nel dirupo al suo fianco.

Il tonfo del suo corpo che ricadde in acqua decretò la vittoria del disertore.

Vegeta abbassò l’arma con aria soddisfatta, stava per rifoderarla, quando sentì un brivido percorrergli lungo la schiena.

Deglutì sonoramente voltandosi lentamente verso alcune piccole rocce nei paraggi.

Il suo sguardo si alzò con lentezza, quasi avesse paura di vedere ciò che vi era sopra.

“Sei stato bravo, a ritrovarmi la sfera, ti ringrazio” sibilò l’uomo sul masso poco distante appena Vegeta incrociò i suoi occhi.

“Freezer” mormorò nervoso, il viscido tiranno gli porse una mano “Dammi la sfera” parlò sommessamente in un modo da far gelare il sangue nelle vene.

Il soldato ci penso su per alcuni secondi, ghignò “No…è mia” gli rispose prontamente cercando di ostentare sicurezza.

Freezer lo guardò inclinando leggermente il capo “Oh andiamo Vegeta, perché devi fare sempre tante storie” sorrise viscido “Ora non sei più un bambino, ricordi?” gli fece presente facendogli cenno di dargli quella sfera.

Certo che se lo ricordava, ma non gli avrebbe mai consegnato ciò che gli apparteneva, “Scordatelo” insistette a denti stretti.

La sua mano si strinse attorno al manico della sua pistola, e solo allora si accorse che Freezer non stava nemmeno toccando la sua arma.

Il tiranno era famoso per la sua crudeltà, tra le truppe tutti sapevano che sgarrare equivaleva ad essere uccisi.

Ad uccidere, però, non erano soldati incaricati nelle esecuzioni, ad uccidere era Freezer in persona.

Chi aveva assistito alla morte di un compagno aveva affermato che era talmente veloce ad estrarre la pistola, ed a colpire il malcapitato, che non si riusciva a vedere.

Solo la canna della sua pistola fumante era il segno che aveva sparato, anche il suono veniva udito alcuni istanti più tardi.

Vegeta questo lo sapeva, lo sapeva bene.

Glielo aveva visto fare tante volte.

Lui non era mai stato un soldato qualunque, era il suo miglior guerriero, colui che comandava le truppe in prima linea.

Che eseguiva gli ordini direttamente dal dittatore, quindi sapeva quanto la sua arma potesse risultare insidiosa, anche se ancora riposta nella fondina.

Con gli anni però aveva imparato ad osservarlo, a capirne il movimento, e perché no, a vederlo.

Se era fortunato poteva risultare abbastanza veloce da sparare prima di lui.

Era preciso, se avesse mirato alla mano, avrebbe avuto abbastanza tempo per colpirlo in un punto vitale in un secondo momento.

Oppure mirare direttamente al cuore senza sprecare colpi, prima di ricevere il proiettile dell’avversario.

In entrambi i casi però aveva un problema, lui non poteva muoversi, non poteva fare neanche un passo.

Scostarsi voleva dire rivelare la presenza della giornalista, ed evitare il colpo voleva dire rischiare che fosse lei a ricevere in pieno la pallottola.

Cosa fare dunque?

Una decisione era da prendere alla svelta, se Freezer si fosse innervosito avrebbe sparato per primo, ed infondo la miglior difesa è pur sempre l’attacco.

Attaccare era quindi la migliore delle ipotesi.

Vegeta era un guerriero esperto, non si lasciava vincere dalle emozioni in uno scontro a fuoco.

Mentre lucida e sempre attento ai dettagli, così gli era stato insegnato.

Dal contare i nemici nei paraggi, alle pallottole in canna, tutto calcolato.

Così era stato addestrato, per avere più occhi di quanto in realtà non avesse.

Addestrato ad uccidere, ed avere sempre la pistola carica e pronta a sparare, per questo doveva essere abbastanza freddo per ragionarci.

Per inserire il giusto numero di proiettili a seconda di quelli sparati.

Aveva cinque anni quando era diventato un soldato, volente o nolente, e da allora non aveva mai sbagliato un colpo.

Ora però fece un errore.

Li aveva contati tutti quei proiettili, aveva memorizzato alla perfezione, come, quando, e perché aveva premuto il grilletto da che si trovava in quel territorio.

Aveva contato tutti i proiettili esplosi durante la sparatoria, quelli per uccidere i soldati al fianco di Dodoria, e quello per uccidere lui.

Eppure ne aveva dimenticato uno.

Era freddo e calcolatore, ma non quando aveva abbattuto tutti gli avversari.

Spesso aveva la tendenza a perdere la pazienza, e ad essere colto dalla rabbia, per questo non aveva considerato il proiettile inferto al corpo esanime di Dodoria.

Questo, però, lo scoprì troppo tardi.

Aveva già alzato la pistola, aveva già mirato al cuore, aveva già premuto il grilletto, ma dalla sua arma non uscì alcun suono, se non quello del vuoto.

Troppo tardi, Freezer estrasse la sua pistola, la puntò verso di lui e premette il grilletto.

Vegeta fu però abbastanza rapido da riflettere, lasciò cadere la pistola, si voltò verso il precipizio, afferrò la donna alle sue spalle, ed entrambi ricaddero nel fiume.

Purtroppo il proiettile non lo mancò.

*

Si era lasciato trasportare dalla corrente per un po’, infine aveva deciso di giungere sulla riva del fiume.

Stanco, affaticato e ferito si trascinò sulla sponda fino a potersi ritenere al sicuro.

Con lui aveva trasportato la donna, svenuta, viva per fortuna, si era premurato di controllare.

Ansimante si portò la mano al petto, colpito in pieno, là, dove aveva mirato al suo avversario.

Osservò tutto il sangue che sgorgava dal suo corpo, ed infine crollò in ginocchio.

Era sfinito, non aveva più energie, si voltò davanti a sé ed osservò la giornalista ignara di ciò che stava succedendo.

La guardò, incantato, per alcuni istanti, mentre le sue forze cedettero del tutto costringendolo a riversare il proprio peso sul corpo di lei.

Fu costretto a sputare, ed il liquido che uscì dalle sue labbra era inevitabilmente quello cremisi del sangue.

Lo guardò per un istante, poi la sua attenzione tornò alla donna, ed alla sua mano che reggeva ancora saldamente quella sfera tanto smaniata.

Sputò, questa volta volontariamente, per liberarsi del sapore dolcastro che aveva in bocca.

Si passò il dorso della mano sulle labbra, per eliminare anche le ultime gocce del suo stesso sangue.

Posò la mano su quella della donna, quella arricchita dall’ambito bottino, ed intrecciò le dita con quelle di lei.

Respirando a fatica si voltò verso il suo viso, e con un ultimo sforzo sfiorò le labbra della donna, poi volse il capo altrove.

Infine chiuse gli occhi.

*

Bulma riprese lentamente i sensi, chissà da quanto tempo era rimasta svenuta, nemmeno il luogo le era famigliare.

Illuminata solo dalla notte alzò lo sguardo alle stelle, ed un po’ titubante prese a

guardarsi attorno.

La prima cosa che notò fu la sua mano, e le sue dita sottili intrecciate con quelle più robuste di un uomo.

Tra le due mani la sfera, ma di essa non le importava granché.

Seguì il braccio della persona sopra di lei capendo infine di chi si trattasse.

“Vegeta puoi spostarti adesso, sei pesante” gli mormorò con un filo di voce.

Dall’uomo non ottenne risposta, e questo la turbò.

Una strana sensazione cominciò a pervaderla, quasi intimorita dal doverlo svegliare.

Scostò l’altra mano da sotto il corpo di lui, e quando la sollevò raggelò dal terrore.

Imbrattata di sangue la sua mano cominciò a tremare, e timidamente andò a posarsi sulla spalla del militare “Vegeta…svegliati” disse piano cominciando a scuoterlo.

Ancora nessuna risposta.

Quella terribile sensazione cominciò lentamente a crescere, e timidamente riprese a scuotere, un po’ più forte, la spalla di lui “Vegeta, per favore apri gli occhi” chiese in una supplica.

Dov’erano le sue risposte taglienti, ed i suoi modi bruschi, perché tutto questo silenzio?

Se in quel momento l’avesse mandata al diavolo, era ben felice di farlo, purché aprisse gli occhi!!

Liberò l’altra mano appoggiandogliela sull’altra spalla “Vegeta…Vegeta…” insistette scuotendolo con sempre maggior enfasi.

“Vegeta rispondimi ti prego…ti prego di qualcosa…Vegeta…Vegetaaaaaaaaaaaa”

*

CONTINUA…

*

*

bulma_89: ti ringrazio, sono contenta che ti sia piacendo

*

Heleamicachipss: eh sì, Vegeta si è affezionato a Bulma, anche se non lo ammetterebbe mai

*

Sybelle: eheh…faccio quel che posso per aggiornare abbastanza in fretta, comunque sono contenta che i capitoli precedenti ti siano piaciuti ^^

*

lilac: le preoccupazioni di Vegeta per Bulma ormai sono chiari e lampanti, ora, a parte che, probabilmente, non vedremo Goku armato di rastrello (da bravo contadino) sconfiggere Freezer il problema è…quanto è attinente con la trama originale? Eheh

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Capitolo 14
*** L’importanza di un nome ***


A STEP FROM HELL

A STEP FROM HELL

*

L’importanza di un nome

*

Il mio nome è Bulma Brief, sono una giornalista.

Scrivo questo articolo con la speranza di poter salvare la vita a molte persone, e di riuscire, in altrettanta misura, a cambiarne altre.

Così come la mia è cambiata, per sempre.

*

Il cielo era limpido quel giorno, uno splendido azzurro si estendeva sopra le teste di chiunque vivesse quel magnifico periodo di luce.

Gli uccelli cinguettavano allegri, liberi volavano tra le nuvole di un candido bianco.

*

Recentemente sono stata nel territorio governato dalla tirannia del perfido Freezer.

Lì ho conosciuto molte persone, ho visto pochi visi sorridenti, ma soprattutto molte facce tristi.

Freezer è un dittatore spietato, e i suoi metodi sono di una mostruosità allarmante, quasi disumana.

*

Il rintocco delle campane risuonava per tutta la vallata.

Quella cupola bianca, dalla quale si diffondeva il regolare e leggero suono, osservava maestosa il prato sottostante.

*

Tra le persone che ho conosciuto c’è stato un uomo in particolare alla quale devo molto.

Il suo nome è Vegeta, ed era uno dei soldati più vicini allo stesso Freezer.

In alcune zone il suo nome è paragonato a quello del despota, ma vi assicuro che Vegeta è un uomo completamente diverso da quel che si possa pensare.

*

Il colore verde del manto erboso davanti all’imponente cattedrale era però costellato da molti sassi.

Pietre che avevano ben più di un singolo significato, per molti quelle pietre rappresentavano dei ricordi.

*

Durante il nostro breve, ma intenso, viaggio ha avuto occasione, a modo suo, di parlarmi di se.

In realtà è più corretto dire che mi ha fatto capire tanto, e mi ha permesso d’intuire cosa significasse essere un soldato di Freezer.

Questa è la sua storia…

*

Davanti ad uno di questi massi una donna era china intenta a sistemare alcuni fiori in un vaso.

Fiori semplici, senza troppe sfumature, senza troppi petali, senza troppe pretese.

“Fatto” esclamò a se stessa adagiando il recipiente accanto a quella grande roccia che risvegliava i suoi pensieri.

“Così dovresti essere apposto” mormorò poi sorridendo al freddo sasso, come se esso potesse darle una qualsiasi risposta.

Aggrottò le sopracciglia con tristezza, mentre alcuni di quei ricordi solcarono la sua mente.

Un sorriso dai lineamenti malinconici si delineò sul suo viso, mentre la sua mano si appoggiò su quella lastra che sembrava doverle parlare a ogni costo.

Delicatamente sfiorò le lettere incise su di essa come se così facendo potesse sentire la vicinanza con la persona a qui erano indirizzate quelle parole.

Le sue dita si fermarono quando sentì i passi di qualcuno sopraggiungere alle sue spalle.

Si voltò, lasciando in sospeso il movimento della mano, mostrando solo una parte di quelle parole.

L’unica cosa visibile, ora, erano le lettere che componevano la parola Brief.

*

“Ora dovrei ucciderti” brontolò adagiando la testa sulle braccia che gli facevano da cuscino.

“Perché?” domandò lei alzando lo sguardo per incorniciare gli occhi scuri dell’uomo.

Sul volto di lui si disegnò un sorriso sadico “Perché nessuna donna che ha fatto sesso con me è mai sopravvissuta” spiegò mantenendo il suo ghigno sperando d’incutere timore negli occhi di lei.

Ciò non avvenne, le pupille della donna non subirono nessun tentennamento.

Si limitò a guardarlo inclinando leggermente il capo “Questo vuol dire che io sono speciale” azzardò poi appoggiandosi sul torace scoperto dell’uomo con un espressione furbesca.

Lui inarcando un sopracciglio…temeraria non c’è che dire.

“Non dire idiozie, tu sei come tutte le altre” negò subito alzando leggermente il busto per poterla guardare meglio.

Questa volta fu lei a sogghignare “Ah davvero?!” rispose saputella mettendosi seduta ed incrociando le braccia.

“Sì, davvero” rispose prontamente lui guardandola con una punta di malizia negli occhi.

Sotto quella fioca luce del fuoco che andava ormai spegnendosi, e ricoperta solo da un sottile lenzuolo che condividevano, era davvero stupenda.

“Molto bene allora” disse decisa allungandosi verso la cintura del soldato che era adagiata poco distante da loro.

Dandogli le spalle, Vegeta non poteva vedere cosa stesse facendo, pertanto si sistemò su un fianco per cercare di capirne le intenzione.

“Che stai facendo?” chiese infine aggrottando le sopracciglia.

Bulma non rispose, trafficò ancora per qualche secondo poi si voltò impugnando la pistola di lui.

Non spiegò nulla, e lui non face alcuna domanda.

Gli afferrò una mano facendogli impugnare l’arma.

Le sue dita sottili tennero saldamente la mano dell’amante alzandogli il braccio fino a puntarsi la pistola alla tempia.

“Coraggio spara” lo invitò senza nessuna esitazione guardandolo dritto negli occhi.

Vegeta inarcò un sopracciglio, poi il suo immancabile sorriso sadico tornò a solcargli il volto “Potrei anche farlo” la provocò sperando in una reazione.

Bulma non smise di fissarlo con aria determinata, e quello sguardo fece desistere il soldato.

“Lasciamo perdere” brontolò infine ritirando la mano ed appoggiando l’arma dal lato opposto, dando quindi le spalle alla donna.

Lei sorrise soddisfatta “Sapevo che non avresti sparato” disse vittoriosa appoggiandosi alla spalla di lui.

Vegeta mugugnò qualcosa tra sé “Posso sempre cambiare idea” recitò poi incrociando le braccia fissando un punto nel buio.

Bulma lo guardò consapevole di aver vinto, e soprattutto di aver ragione, si strinse di più al lui.

Si accorse però che qualcosa di metallico si frappose tra la sua pelle e quella dura dell’uomo.

Incuriosita si scostò osservando ciò che le aveva impedito il contatto, notando pertanto la classica medaglietta che i soldati portavano al collo.

Interessata l’afferrò tra le dita per leggere i dati personali dell’uomo.

Vegeta sentì la catenella attorno alla sua gola muoversi, quindi mosse il capo solo leggermente, quel cha bastava per intravederla con la coda dell’occhio.

La donna inarcò un sopracciglio “Non hai un cognome Vegeta?” chiese dopo aver notato la presenza del solo nome, e poche altre nozioni, sulla sua targhetta.

Lui tornò ad osservare un punto nello spazio che aveva davanti “I soldati di Freezer non hanno un cognome” spiegò crucciando lo sguardo.

*

Sorrise appena incrociò gli occhi neri dell’uomo che la raggiunse.

Lui fece pochi passi ancora, fino a soffermarsi davanti allo stesso masso che stava osservando lei.

“Ho appena cambiato i fiori” spiegò scostando la mano dalla pietra e dando una sistemata alle piante fresche.

Li osservò per alcuni istanti restando a fissarli pensierosa “Pensi che gli sarebbero piaciuti?” chiese conferma tornando a cercare lo sguardo della persona al suo fianco.

Annuì con un piccolo cenno del capo “Penso di sì” confermò appoggiandosi le mani ai fianchi guardando ora la lapide.

La donna tirò un grosso sospiro tornando anch’ella a leggere, per l’ennesima volta, quelle due parole che rappresentavano il nome del defunto.

Ancora dei passi, ed essi, attirarono l’attenzione dei due.

Questa volta passi lievi, ritmati in un leggero movimento di corsa.

Simultaneamente si voltarono ad osservare la piccola figura che si avvicinava a loro.

L’infantile nuovo venuto giunse davanti al monumento dopo aver percorso tutto il piccolo cimitero con la tipica innocenza di un bambino.

Guardò prima l’uomo, poi la donna, le sorrise con semplicità afferrandole il lembo della maglietta.

“Mamma…i nonni ci stanno aspettando” spiegò additando la cattedrale sotto la quale erano visibili due figure.

La madre del bambino riconobbe le persona che la stavano attendendo, annuì sorridendo leggermente al figlio “Arrivo subito tesoro” confermò alzandosi.

Il piccolo fece un passo indietro, ma fu subito bloccato dalla voce materna “Trunks, prima saluta tuo padre” lo richiamò facendo, per un secondo, svanire il sorriso fanciullesco del bambino.

Infine, decise di ubbidire, mentre il suo sorriso riapparve sulle sue labbra, annuì tornando ad avvicinarsi ai due adulti.

L’uomo si scostò per lasciarlo passare, e il bimbo andò ad abbracciare la lapide che i due stavano osservano.

“Ti voglio bene papà” disse stringendo forte il masso, come se quel gesto potesse arrivare al genitore stesso.

Trunks si voltò afferrando la mano della madre, poi si girò verso l’altro uomo “Signor Goku, tu lo conoscevi il mio papà?” chiese incamminandosi assieme alla donna verso il campanile.

Goku gli sorrise ed annuì “Certo che lo conoscevo. Era un uomo molto in gamba sai” gli confermò spettinandogli i capelli lilla “E gli piacevano le carote” concluse con un sorriso enigmatico, della quale solo Bulma colse il significato.

Ancora qualche passo e lei tornò a voltarsi, osservando ancora una volta quella tomba sulla quale era inciso il suo nome…Vegeta.

*

Mio figlio non conoscerà mai suo padre, ma spero che quando sarà più grande possa visitare il paese dov’è nato, senza timore di essere ucciso o di diventare un soldato.

Spero che possa piangere sulla sua lapide ed essere orgoglioso di un uomo che, per primo, ha avuto il coraggio di ribellarsi ad un tiranno.

A vuoi tutti chiedo, vi prego, fermate questo despota!

*

FINE

*

*

Questa è la fine, un po’ particolare forse, ma la storia non era destinata ad un happy ending, spero non vi abbia troppo deluso…ciao

*

Sybelle: questa è proprio la fine invece, spero non ti abbia deluso

*

bulma_92: sono molto contenta che tu abbia aggiunto questa storia tra i tuoi preferiti, ti ringrazio molto. Spero che l’aggiornamento sia stato abbastanza veloce

*

Lefteye: ci credi se ti dico che dispiace anche a me? Lo so che non se lo merita poverino, ma diciamo che era “destino”

*

lilac: comincia a preoccuparti allora…posso farlo, anzi no, l’ho fatto! Mettiamola così… “l’aria degli inferi non mi sta facendo molto bene” e a buon intenditor… ok, a parte i deliri, ti ringrazio come sempre, sono contenta che l’idea dell’errore di calcolo ti sia piaciuta e che lo abbia reso simile all’originale ^^

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BulmaV: precisamente ho detto che era stato colpito al petto dove lui stesso aveva mirato a Freezer, quindi, sì è stato colpito al cuore. Mi spiace, purtroppo il nostro eroe ci ha lasciato

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bulma_89: eh già, purtroppo Vegeta è stato ucciso da Freezer. Comunque sono contenta che il precedente capitolo ti sia piaciuto ^^

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