Prejudices

di CharlotteisnotReal__
(/viewuser.php?uid=190423)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Image and video hosting by TinyPic 




Prologo
 

Dedicato alla mia Alice, che mi è
sempre accanto anche da così lontano


 

«Mary, è inutile che mi attacchi al telefono per un'ora quando puoi tranquillamente mettere giù la cornetta, uscire di casa e raggiungermi». Le spiegò calma l'amica ma niente, Mary era una di quelle ragazze cocciute, che non sentivano ragioni all'infuori della propria. «Perché mi interrompi sempre, Bambi? Lasciami finire il discorso che tra poco son pronta». La diciassettenne sbuffò, sconsolata. Era abituata ai modi di fare egocentrici di Mary eppure non demordeva, sperava sempre nel miracolo che potesse cambiare, anche solo minimamente l'amica. Ma Margot McGuinness era la ragazza più superficiale che avesse mai varcato i cancelli della Holmes Chapel Comprehensive School ed era impossibile smuoverla. Era una maniaca della perfezione. Non usciva di casa se i suoi vestiti non erano perfettamente stirati, la sua frangetta lunga perfettamente liscia ed il visino angelico perfettamente truccato. Nulla a che vedere con la sua amica che era la semplicità in persona. Bambi Brown era a tutti gli effetti una ragazza come tante altre. Aveva dei mossi informi castani, un viso comune, un fisico asciutto ed un sorriso semplice, forse, l'unica cosa che poteva differenziarla dalle altre erano i suoi occhi. Aveva due occhi color blu intenso ed uno sguardo severo, furbo. Quella stessa espressione le era costata, a scuola, una pessima reputazione. Era considerata una stronza -pettegolezzo infondato dato che la ragazza non ne aveva dato prova- eppure lei non aveva mai smentito le voci, non perché si sentisse realmente cattiva, per carità, semplicemente non le importava il parere di perfetti estranei, ne tanto meno di cosa dicessero dei suoi occhi. Anzi. Se doveva esser sincera sapere che la gente si soffermasse più sui suoi occhi che sul suo nasino, dalla forma particolare e le lentiggini, la rallegrava. Anche se, sinceramente, quei pregiudizi nei suoi confronti la infastidivano
Harry l'aveva notata. Era da più di dieci minuti che la osservava parlare al cellulare, dondolandosi da un piede all'altro, stretta nel suo leggero giubbotto e si chiedeva come mai non entrasse, visto il freddo che faceva fuori. Ma poi, ripensandoci, si disse che era meglio fosse rimasta lì. Era già difficile sopportare il suo sguardo truce a scuola, figuriamoci al lavoro! «Che fai?». Chiese Zayn allegro. Harry sobbalzò sentendo, improvvisamente, il peso del moro sopra e quasi non ruppe la tazza che stava pulendo, facendola cadere nel lavabo. «Sto pulendo le stoviglie, non vedi?». Chiese il riccio irritato. «Non quello! - quasi sembrò disgustato - Mi riferivo al fatto che "miss gelo" è arrivata in città!». Ironizzò il ragazzo. Harry si chiedeva da dove provenisse tutta quell'allegria. Insomma, era domenica mattina e loro erano rinchiusi in un bar semivuoto a lavorare, chi poteva esser felice di ciò? Ma Zayn era fatto così, era ottimista. Qualunque cosa accadesse non perdeva mai la speranza, era un tipo tosto, avresti anche potuto dirgli che gli restavano soli tre giorni di vita che lui avrebbe lottato fino alla fine.
Aveva messo giù la cornetta da neanche dieci minuti, promettendo all'amica che l'avrebbe raggiunta in meno di cinque, ed era ancora in intimo. Si era truccata e pettinata raccontando a Bambi di come Ellen Pears le avesse copiato lo stile, ed ora non le restava che vestirsi. Per quanto potesse esser difficile la scelta dei capi da indossare per una qualunque teenagers britannica, per Mary McGuinness un look impeccabile era la cosa che più le importava al mondo. Sarebbe stata capace di lasciar morire di fame i bambini del terzo mondo pur di esser sempre vestita al meglio - anche se ciò le riusciva bene, senza il bisogno di sacrificare poveri bambini innocenti- La bionda si guardò nello specchio e fece un lungo respiro prima di dirigersi alla cabina armadio. Aprì le ante bianche lasciando libera visuale ai suoi innumerevoli capi all'ultimo grido. Aveva ogni genere di vestito, di ogni marca e colore. Ne teneva alcuni appesi ed altri piegati con cura nei vari scompartimenti e tutti sistemati per ordine di modello, colore e grandezza. Per quanto la sua cabina fosse già inestimabile, a renderla più invidiata era la collezione la sua collezione rosa. Margot McGuinness possedeva un incondizionata passione per il rosa. Tutto ciò di sua proprietà era rosa: le pareti della sua camera, le lenzuola, i quaderni, lo zaino borse...Tutto. Possedeva addirittura una collezione di capi di ogni sfumatura di rosa esistente, custodita con cura nell'angolino più remoto di quell'enorme spazio qual'era il suo armadio. 
Quel giorno, fortunatamente, Mary fu sbrigativa e, in neanche quindici minuti aveva indossato una gonnellina in jeans chiaro, dei collant color carne, un maglioncino color pesca e delle Superga del medesimo colore.
Bambi aveva fatto in tempo a fumarsi tre sigarette aspettando Mary, quando, finalmente, la bionda aveva fatto il suo arrivo trionfale con tanto di camminata altezzosa. «"Son lì fra cinque minuti", eh? È passata quasi mezz'ora!». La rimproverò, scherzosamente Bambi. Era risaputo che Margot fosse sempre in ritardo, a differenza di Bambi sempre puntuale, come un orologio svizzero. «Ho fatto ritardo per una buona causa, dovevo pur esser presentabile!». Si scuso pavoneggiandosi. Bambi sorrise automaticamente, le sembrava strano che un viso tanto angelico potesse celare dietro una personalità così presuntuosa e piena di sé. «Dai, entriamo che fa freddo ed ho fame». Sorrise Bambi. «Uffa, sempre a mangiare pensi. Così ti rovinerai la linea!». Squittì Mary. «Fortunatamente non ho problemi di linea, adesso mi importa solo della colazione». Sentenziò la castana, prendendo l'amica sotto braccio ed entrando nel bar.
«È bellissima». Sussurrò Harry, poggiato al bancone del bar. «Divina». Concordò Zayn, stravaccato sulla schiena del riccio. Erano come incantati, mai avevano visto una tale bellezza. Bambi e Margot erano entrate nel locale da un po' e mai i due ragazzi avevano distolto il loro sguardo dal loro tavolo. «Ha degli occhi stupendi». Disse, sognante, più piccolo, Harry. «Già, e i suoi capelli così ribelli...». Il moro non riuscì a finire la frase che l'amico l'aveva bruscamente interrotto. «Ribelli?! - chiese sconcertato - Non so di chi tu stessi parlando ma io mi riferivo alla McGuinness». Concluse poi. «Cosa? Io parlavo della Brown». Sbottò Zayn. «Chi, Bambi occhi di ghiaccio?». Chiese, ancor più sorpreso il riccio. «Esattamente». Rispose Zayn, leggermente irritato da quelle parole. Infondo sapevano tutti che Bambi Brown era una tipa dalla quale tenersi lontano, un gelida ragazza tanto bella quanto stronza, ma a lui piaceva proprio per quel suo lato graffiante. «Amico, quella è una stronzetta con la "S" maiuscola, sei fregato!». Harry batté una mano sulla spalla del moro, in segno di conforto, ma questo non fece in tempo a ribattere che una fastidiosa vocina acuta, a loro ben conosciuta, li stava chiamando. «Ehi, voi due, Romeo dei miei stivali! Fra quanto arriva la mia cioccolata?». A parlare era stato Louis Tomlinson, migliore amico di Harry Styles e burlone di Holmes Chapel. Non c'era persona in quella cittadella che non si ricordasse di lui e dei suoi spassosissimi scherzi. Aveva raggiunto l'apice della popolarità al quarto anno quando organizzò uno scherzo al preside che gli costò una settimana di punizione. Si era trasferito l'anno prima a Londra, per continuare gli studi, ma, neanche sei mesi dopo, si era accorto che la scuola non faceva per lui ed era tornato ad Holmes Chapel prendendo a lavorare al bar, insieme al padre. «Tieni». Ringhiò Zayn, sbattendogli sul tavolo la tazza fumante. «Ehi, siamo un po' irrequieti stamattina, eh?». Chiese retorico il ragazzo. «Toglimi una curiosità, perché, invece di star a casa a dormire visto che non puoi lavorare, sei venuto a romper le palle qui?». Chiese il moro, scocciato. «Perché starmene a casa ed annoiarmi quando posso star qui, a far compagnia ai miei amici?». Rispose pizzicando le guance di Zayn, che si irritò ancor di più. «Se tu non fossi stato così stupido a quest'ora sarei a casa a dormire». Lo rimproverò Harry. «Vedila così, almeno ti pagano!». Sorrise Louis. Harry lo maledì. Sapeva che il suo migliore amico era stupido, ma non pensava così tanto da mettersi a ballare su di un pavimento bagnato. Così si era infortunato Louis Tomlinson, aveva alzato il gomito in una noiosa giornata al bar e, durante l'ora di chiusura, era scivolato sul pavimento che la sorella stava lavando, cercando di imitare goffamente i passi di una qualche danza tradizionale russa. Ovviamente Zayn non poteva lavorare solo così Louis aveva pregato innumerevoli volte Harry perché lo sostituisse, che, a mal in cuore, fu costretto ad accettare, vista l'insistenza dell'amico.
«Tu cosa?!». Sbottò indignata la ragazza. «Hai capito bene, BamBam, sono stata io». Rispose la bionda, passandosi una mano fra i lunghi capelli. «Ma non puoi! Cioè... - balbettò non trovando le parole adatte- Hai idea di cos'hai fatto?». Provò cercando di calmarsi. Margot sbuffò. Non era la prima volta che aveva a che fare con le reazioni spropositate dell'amica eppure, ogni volta, quel supplizio era talmente stressante che si ritrovava sempre a maledirsi per non esser riuscita a tener la sua boccaccia malefica chiusa. «Andiamo, Bambi, è solo uno stupido pettegolezzo. E, in fondo, se l'è meritato! Nessuno può imitare Mary McGuinness e passarla liscia. Nessuno». Sentenziò infine, superba. Bambi rimase scioccata da quelle parole, era a conoscenza della natura perfida e vendicativa dell'amica ma mai l'avrebbe pensata capace di tanto. «Margot, quella povera ragazza avrà i compressi a vita!». Riprovò Bambi, la voce della coscienza di Mary. «Ripeto, se lo meritava». Ecco che la caparbietà della bionda si faceva sentire. Al contrario della rispettabilissima opinione che gli abitanti di Holmes Chapel avessero di lei, la vera stronza, lì, era proprio la bionda. Così superficiale, subdola, meschina... Margot McGuinness era la reincarnazione del diavolo. «No, Mary. Tu domani smentisci tutto». Tuonò Bambi, arrabbiata. «Perché mai?». Chiese provocatoria l'amica. Bambi non riuscì a trattenersi, ne aveva abbastanza dei modi sgarbati di Mary così si lasciò scappare un gridolino isterico. «Dannazione, Mary, non puoi inventarti dei pettegolezzi simili. Ellen non si fa vedere a scuola da giorni ormai, solo perché gli studenti pensano abbia l'herpes, a causa tua! - Esclamò, esasperata la ragazza - Tu domani, ti rimangi tutto! Non puoi... Non è... Cielo, Mary, quante volte te lo dovrò ripetere prima che tu...». "Ecco, ci risiamo" pensò la bionda, annoiata. "L'ennesima predica" Ormai Mary era abituata ai rimproveri di Bambi. Era sempre stata così corretta, gentile, altruista e tutto quello zucchero disgustava la bionda, così pettegola e superficiale. Nonostante l'abisso che le differenziava, le due ragazze erano sempre state ottime amiche, l'una compensava ciò che l'altra non era e così fin dai tempi dell’asilo. Bambi, con la sua dolcezza, riusciva sempre a carpir fuori quel poco di buonsenso rimasto in Mary e lei, con il suo caratteraccio, spronava Bambi ad esser un po’ più menefreghista e a farsi rispettare, nel suo piccolo. Certamente né l’una né l’altra avevano realmente bisogno di ciò, il viso pungente di Bambi e l’aria angelica di Mary le spacciavano involontariamente alla gente per ciò che non erano, semplicemente loro non potevan far a meno l’una dell’altra. Esasperata dalle inutili chiacchiere della ragazza Mary l'accontentò, promettendole che si sarebbe rimangiata tutto.
Siobhan odiava Holmes Chapel, con tutta se stessa e soffriva. Soffriva maledettamente la mancanza della sua città e dei suoi affetti. Era andata a vivere dal padre solo perché non sopportava più le regole dittatoriali della madre, non che il padre fosse da meno, solo era un po' meno rigido. «Allora, hai già avuto l'onore di conoscere il principe William e la sua consorte, Kate?». La prese in giro l'amico dall'altra parte della cornetta. «Smettila, Phill, ti ricordo che son io quella che paga le chiamate internazionali e ti sarei grata se non mi ricordassi ogni cinque minuti che son bloccata nella patria del thè alle sei di pomeriggio». Scherzò Siobhan. «No, dai. Seriamente, ti stai divertendo lì?». Le chiese dolce l'amico d'infanzia. «Scherzi? Son qui da neanche una settimana è già son "quella strana"!». Sbottò irritata la rossa. «Come mai?». Chiese preoccupato il ragazzo. «Perché? Perché pare che qui questi denti gialli non abbiano mai visto una rossa in vita loro. Son talmente arretrati che l'altro giorno un pensionato mi ha presa per un vampiro!». La ragazza era esasperata ed era stanca delle false dicerie che giravano sul suo conto. Di lei si diceva che fosse una facile, per via del colore dei capelli, un vampiro, per via della carnagione chiara ed era finita per esser etichettata come "sfigata" per il semplice fatto che preferisse la solitudine alla compagnia di quei paesanotti. Tutto era diverso per lei; non era abituata a quel trattamento e tanto meno all'aria che si respirava in quel ambiente. Siobhan era stata capo cheerleader, fidanzata del quarterback più ambito della scuola e presidentessa del club della castità, il tutto pur essendo una pallida rossa, da dove proveniva lei la sua vita era un paradiso mentre lì, ad Holmes Chapel, il mondo le era crollato addosso. «Uh, vedo che non ti sta andando nei migliori dei modi...». Sussurrò comprensivo il ragazzo. «Già - concordò la rossa - non vedo l'ora di tornare in Arizona». Sbuffò rassegnata, all'idea di doversi abituare agli inglesi. «Ehi, qui ti aspettiamo tutti a braccia aperte, lo sai e...Phil! Muoviti! Devi andare a buttare la spazzatura, è lì da una settimana! - Il migliore amico della ragazza non riuscì a finire la frase che subito la madre lo interruppe, facendo arrivare le sue grida anche alle orecchie di Siobhan, dall'altra parte della cornetta - Sì, mamma!». Rispose titubante. «Sheevy, devo andare. Ci sentiamo in questi giorni, ciao!». Siobhan non riuscì a salutare l'amico che, terrorizzato dalla madre, aveva chiuso la chiamata ed era corso in giardino, diritto ai bidoni dell'immondizia. La rossa sospirò, portandosi indietro i capelli per legarli in un alta coda e prese il libro di geografia. L'indomani la professoressa Thompson avrebbe interrogato e la ragazza era sicura che la cattiva sorte –ormai sua persecutrice- avrebbe giocato sporco. In più la ragazza era fermamente convinta che l'anziana signora l'avesse presa di mira.



 

Image and video hosting by TinyPic




Perché una nuova fanfiction? Perché credo che la mia indole da scrittrice voglia intasare questo fandom lol.
Purtroppo, quest'orrore non è stata scritta sul momento, ma la covo nei meandri del mio pc da mesi e mesi e solo adesso ho trovato il coraggio di postarla.
Sinceramente in questi giorni ho pochissimo da dire su quel che scrivo quindi credo che leverò le tende!
Un bacio, Carlotta! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Image and video hosting by TinyPic



Capitolo 1



 

Harry correva, correva come non mai per le strade di quel piccolo paesino. Quella mattina era in ritardo, la sveglia non aveva suonato ed Anne, sua madre, non era in casa quando il ragazzo si era svegliato così dovette arrangiarsi per colazione, facendo più tardi del solito. Quando finalmente varcò la soglia del cancello della Holmes Chapel Comprehensive High School trovò ad attenderlo all'entrata dell'edificio il suo amico Zayn più sorridente che mai. «Ehilà riccio!». Lo salutò, mostrando una fila perfetta di denti. «Qual buon vento!». Rispose ironico il ragazzo dal respiro ancora affannato per la corsa. «Dai su, entriamo che siamo già in ritardo». Così dicendo entrarono a scuola, avviandosi verso l'aula che per quella prima ora avrebbero condiviso. Quando entrarono nell'aula di letteratura inglese Mrs. Reed fulminò, attraverso la fine montatura degli occhiali, i due giovani alunni che, dopo essersi scusati per il ritardo, si erano affrettati a prender posto in fondo all'aula, per non indispettire ancor di più l'insegnante. La lezione era cominciata da ormai mezz'ora ed i due ragazzi erano già sfiniti, entrambi persi nei loro pensieri. Harry guardava fuori dalla finestra la squadra femminile di calcio e quei corti pantaloncini che le ragazze indossavano resero quello sport, in cui il ragazzo si dilettava, interessante come non mai, mentre Zayn, colto da un improvviso lampo di genio, prese a strattonare per un braccio l'amico che, infastidito, si girò bruscamente strisciando la sedia sul pavimento. Nel silenzio della classe quello stridulo rumore riecheggiò, interrompendo la spiegazione dell'insegnante. Mrs. Reed fece finta di nulla e riprese il discorso da dov'era stata interrotta, mentre Zayn, scattante, strappò un pezzo di carta dal foglio di un quaderno e prese a scriverci sopra un qualcosa che poi portò sul banco di Harry, sotto gli occhi del riccio: "Ho un'idea geniale. La Brown sarà presto mia". Harry fece fatica a trattenere un risolino che non sfuggì all'insegnante, troppo buona per sgridarlo. "Ancora ci speri? Amico, quella non fa per te. Non fa per nessun ragazzo!". Rispose Harry. Il moro lanciò un'occhiataccia all'amico per poi strappargli il bigliettino da sottomano. "Vedrai!". Scrisse infine il pakistano dal ghigno stampato in faccia, il tutto sotto lo sguardo attento della Reed. L'insegnate, ormai abituata a chiuder spesso un occhio se si trattava di Malik e Styles, si era rassegnata da tempo all'idea di dover regalare la sufficienza ai due giovani; Shakespear proprio non faceva per loro.
 

Quella mattina Siobhan si ritenne fortunata, per la prima volta dall'arrivo in quella cittadina, con sua grande gioia era riuscita a passar inosservata sia durante la prima che la seconda ora e la campanella che avrebbe segnato la fine della terza era suonata prima che la professoressa Thompson, docente di geografia, avesse potuto interrogarla. Il corridoio era vuoto, e la ragazza in ritardo: fra il cambio dell'aula e quello dei libri la rossa ci aveva messo più tempo del dovuto, ed ora si ritrovava a camminar a passo spedito verso l'aula di storia. Era quasi arrivata, le bastava girare l'angolo quando, al posto della porta dell'aula di Miss. Jhonson, si ritrovò spiaccicata ad un petto maschile. Dall'imbarazzo le sue guance presero ad esser dello stesso colore dei suoi capelli e i suoi occhi color cioccolato si sgranarono. Niall rise di buon gusto a quella scena mentre Siobhan non accennava a voler alzar lo sguardo. «Scusami». Balbettò imbarazzata, ma il ragazzo rise ancor più forte e lei, sconcertata, finalmente alzò gli occhi e li impuntò in quelli di lui. «Scusami tu- le sorrise porgendole la mano- Niall Horan, piacere». La ragazza la prese, ricambiando la stretta: «Siobhan Moon». Il biondo la scrutò attentamente, «Siobhan,eh... Irlandese?». Le domandò curioso. «Veramente...». Balbettò lei per poi venir interrotta dalla preside, che camminava tranquilla per i corridoi della scuola. «Horan, Moon! Cosa ci fate ancora qui? Correte in aula!». Gridò severa la Jenckins, dirigendosi poi nel suo ufficio. «Subito, Mrs Jenckins!- si rivolse il ragazza alla direttrice- Ci vediamo!». Salutò poi la ragazza, correndo nella direzione opposta. Shioban sorrise, sussurrando flebilmente un "ci vediamo" più a se stessa che al ragazzo.


La campanella era suonata da ormai cinque minuti, era ora di pranzo e Mary McGuinnes si affrettava a far la sua entrata trionfale nella mensa scolastica. La camminata aggraziata ed il passo svelto, la lunga coda bionda che sventolava a destra e a sinistra, il suo vestitino a fiori, fin troppo leggero per la stagione autunnale e il dolce sorriso della ragazza attirò l'attenzione di mezzo corpo studentesco, nel momento esatto in cui era entrata in quella mensa e si era diretta ad un tavolo centrale, dove, ad attenderla Bambi Brown sfogliava una rivista, isolata dal mondo. «Hola, BamBam!». La ragazza sussultò, sentendosi chiamare, non si era accorta dell’amica, che ora le sedeva di fronte. «Oh, ciao». Sorrise, chiudendo il libro dalle pagine spiegazzate e la copertina consumata. «Ancora quel libro?». Domandò annoiata la bionda. Bambi sbuffò. Margot non capiva l'importanza di quel libro per lei, e mai l'avrebbe capito. Era una raccolta delle migliori opere moderne degli anni '30 ad oggi, con tanto di citazioni e piccoli paragrafi di biografia degli artisti che lei più adorava. Bambi vi era affezionata tantissimo, non solo perché fosse la più bella raccolta di opere d'arte che lei avesse mai letto ma perché glielo aveva regalato una persona a lei cara e questo rendeva quel libro ancor più speciale. La mora prese a ticchettare con le unghie sul tavolo, in attesa che l'amica parlasse. Perché Bambi sapeva che Mary aveva qualcosa da dirle, infatti non passò molto prima che la ragazza parlasse: «Ho smentito tutto. Adesso Ellen Pears è ufficialmente uscita dalla lista nera e potrà tornare a scuola, se vorrà». Sputò riluttante, al ricordo di quella moretta sciapita per la quale aveva ancora il dente avvelenato. Bambi, a quelle parole, si sporse dal tavolo e l'abbracciò. «Brava Mary, sei stata gentile». La bionda picchiettò con una mano sulla spalla dell'amica, restia all'abbraccio, come ad ogni forma di affetto. «Sì, sì -scostò l'amica- piuttosto, hai notato che da quando sono entrati Zayn Malik e compagnia continuano a fissarci?». Bambi si risedette al suo posto e, confusa, si girò nella direzione indicatale dall'amica, incrociando gli occhi di Styles.
Quando i loro sguardi s'incontrarono un brivido sinistro percosse la schiena del riccio. Quella ragazza lo terrorizzava; quegli occhi, di quel blu così glaciale e profondo lo mettevan in soggezione e ancora non si capacitava di come l'amico potesse esser attratto da tutto ciò. Di certo Harry non avrebbe mai immaginato che tutta quella glacialità fosse solo apparenza, un piccolo scherzo che lo sguardo della ragazza scatenava in chiunque, e che Bambi Brown, in realtà, impersonala l'amore e la dolcezza.


«Allora Zayn, qual' è il piano e in che modo io potrei esservi d'aiuto?». Domandò Liam, riscuotendo Harry dai suoi pensieri. «Tenetevi forti ragazzi, è un'idea geniale!». Esclamò eccitato il moro. «Abbiamo capito- lo interruppe Harry più scorbutico che mai- vai avanti!». Lo incitò infine. Le occhiate scambiate poco prima con la Brown l'avevano irritato e ciò avrebbe avuto ripercussioni non solo fino alla fine di quella chiacchierata, ma sino a fin giornata; "ogni riccio, un capriccio" pensò Zayn, mai detto fu più azzeccato. Conoscendo l'amico, e i suoi frequenti sbalzi d'umore, il moro preferì passar oltre le provocazione del riccio e proseguì con la sua fantastica idea: «Stavo pensando... Liam, tu hai presente la nuova segretaria? - Chiese al diretto interessato, che però stentava a capire- Oh, andiamo! – Esclamò, allora, scocciato- Quella che ti sbava dietro da quando è arrivata». Specificò meglio, ma niente. Ciò che ottenne fu un'occhiata ancora più confusa. «Ma chi, Stacy, quella carina?». Chiese Niall, che fino ad allora era stato in disparte. «Sì, esatto!». Gongolò Zayn, felice che qualcuno avesse compreso. Liam ebbe come un lampo di genio e finalmente capì chi fosse quella Stacy di cui stavano parlando. Era un classico di Liam, alle cose arrivava sempre dopo gli altri, ma ciò non toglieva nulla alla sua intelligenza; il ragazzo era considerato una delle menti più dotate della Holmes Chapel Comprehensive High School. «Ah, adesso ho capito! Sì, ho presente chi è. Perché?». Zayn s'illuminò di nuovo: «Bene, come saprete la McGuinness e la Brown - Harry ebbe un brivido al solo sentirne pronunciare il nome- frequentano il terzo anno e, come ben sappiamo, con la nuova preside da questa settimana i corsi extrascolastici son diventati obbligatori fino al terzo anno, quindi- calcò bene la parola alzando la voce di un'ottava- non ci resta che scoprire che corsi frequenteranno le ragazze, iscriverci e boom! -mimò un'esplosione con le mani- Cadranno ai nostri piedi». Concluse, stampandosi in viso un sorriso beffardo di compiacimento. «Ma io che centro in tutto questo?». Domandò più confuso che mai, Liam. «Oh, centri eccomi, mio caro Einstein. Chi meglio della cotta segreta della segretaria può scoprire i corsi delle nostre belle fanciulle?». Azzardò Harry, precedendo Zayn, soddisfatto delle parole del riccio. Liam afferrò al volo, e subito si affrettò a congratularsi con il moro: «Un'idea grandiosa, amico!». Harry concordò, «A dir poco geniale, mi sorprendi!» Zayn, si compiacque, «Modestamente, ragazzi, sono il migliore». Liam gli diede un'amichevole pacca sulla spalla. «Per questa volta te lo concedo - sorrise- Ma tu cosa ne pensi, Niall?». Chiese al biondo, che poco aveva prestato attenzione al discorso. «Scusate, ho da fare». Disse pensieroso, e così facendo si alzò con il vassoio in mano, dirigendosi ad un tavolo che distava pochi metri dal loro. «Ma dove diavolo va?». Chiese Zayn, sconcertato. «Valli a capire te, gli irlandesi» Sospirò Harry, e così dicendo riprese il suo pranzo, in silenzio.


Siobhan non si era accorta del ragazzo che le stava venendo incontro, era troppo presa dalle pagine di quel libro che ormai conosceva a memoria. Niall si sedette di fronte alla ragazza, ignara del fatto che Niall Horan, il biondino più ambito della scuola, ora gli sedeva di fronte, sotto gli occhi curiosi dell'intero corpo studentesco, fatta eccezione per gli amici di lui, Bambi Brown e Margot McGuinness a cui poco importava. Il ragazzo rise sotto i baffi, divertito dal continuo corrugarsi della fronte della rossa, ad ogni riga che leggeva e per niente in imbarazzo. Si schiarì, fintamente, la voce, ma niente, la ragazza non accennava a voler tornare alla realtà. Provò allora con un saluto, sperando che si accorgesse di lui: «Ehilà!». Forse aveva alzato un po' troppo il tono della voce perché la ragazza quasi non cadde dalla sedia per spavento. Niall, vedendola sobbalzare così impaurita, rise così forte che attirò su di loro, non solo l'attenzione dei loro compagni di scuola, ma anche quella dei docenti, scocciati per l'ennesima prova di mancanza di serietà da parte del ragazzo. «Cosa c'è da ridere?». Sbuffò quasi offesa la ragazza, sentendosi derisa. «Scusa- balbettò Niall fra una risata e l'altra- è che sei stata fenomenale! -scoppio di nuovo- Deve piacerti molto quel libro, eh?». Azzardò, alludendo al mattone che la ragazza teneva possessivamente fra le braccia. «Mi piace leggere in generale». Rispose pacata lei. Chiedendosi perché quello sconosciuto - e popolare- ragazzo fosse andato a sedersi proprio accanto a lei, quando avrebbe potuto benissimo pranzare coi suoi compagni, altrettanto conosciuti. «Beata te, io lo trovo una noia». Disse sincero il biondo, masticando un pezzo della pizza con cui si sarebbe sfamato. A Siobhan non interessò molto quell'intervento del ragazzo, così diede piccata -come solo lei sapeva fare- voce ai suoi pensieri: «Come mai sei venuto da me?». Niall staccò gli occhi dal suo vassoio, fissando quelli così scuri, e in contrasto coi suoi, della ragazza. «Ah, sì. Giusto!». Esclamò come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa, perché effettivamente era così. A Niall tornò in mente il motivo -o meglio, la domanda- per cui, vedendola sola in mensa, l'aveva raggiunta, sedendo al suo tavolo. «Sei irlandese?». Le domandò così direttamente che la ragazza sbiancò, involontariamente. Quello era il punto debole della rossa. L'aver del sangue irlandese che le scorreva nelle vene non l'era mai piaciuto. Anzi, per quanto strano potesse suonare, avrebbe rinnegato fino allo sfinimento le sue origini, se solo il suo nome non l'avesse tradita. Siobhan, infatti, non era di certo il prototipo di nome americano che si addiceva ad una ragazza appena trasferitasi dall'Arizona. «Il mio nome, vero?». Domandò, sospirando, conoscendo già la risposta. «Già. -Sorrise imbarazzato il ragazzo- Come mai ti sei trasferita qui, in questo sperduto paesino, l'Irlanda cominciava a starti stretta?». Domandò, simpatico lui, ma la ragazza si affrettò a rispondere, prima che potesse andare avanti. «Oh, no, no, no. Non sono mai stata in Irlanda, per mia fortuna, sono nata e cresciuta a Phoenix». Il ragazzo la guardò curioso, in tutta la sua vita da patriota mai aveva avuto modo di incontrare un irlandese che odiasse l'Irlanda. «Anche io sono irlandese. E ti posso assicurare che se visitassi l'Irlanda te ne innamoreresti!». Sorrise convincente, poggiando una mano sul cuore, per dar più credibilità alle sue parole. «Io ho solo la nonna nata da quelle parti, ed il nome irlandese, ma mi ritengo cittadina americana a tutti gli effetti!». Rispose pronta lei,alzando il mento al cielo, mostrando al ragazzo che il patriotismo americano poteva benissimo dar filo da torcere al suo. Prima che Niall potesse ribattere, però, suonò la campanella, costringendo i ragazzi a tornar a lezione. «Sappi che avrò modo di farti amare l'Irlanda. Non sfuggirai così presto a Niall Horan!». Sorrise amichevole lui, ma determinato. «Agli ordini, Capitan Quadrifoglio!» Sorrise lei, portandosi due dita alla fronte per, a mo’ di saluto militare. La rossa era irremovibile, ma il ragazzo non si sarebbe dato per vinto. Lui era Niall Horan e non avrebbe ceduto così facilmente; non se in ballo c'era la sua amata nazione.
 



 

Image and video hosting by TinyPic
«Hola, BamBam





Hello!
Premettendo che non ho la più pallida idea di come siano organizzate le scuole in Inghilterra e che la storia dei corsi extrascolastici è tutta mia fantasia, giusto per poter dar un senso alla storia, ora potete dare inizio alle critiche! lol
Come promesso ecco qui il primo capitolo, puntuale! Già qua si può carpire un qualcosa di più dalla trama e del come si svolgerà la storia, ma credo che la fan fiction avrà inizio dal prossimo capitolo in poi!
Colgo il breve squarcio di spazio autrice per ringraziare di cuore le persone che hanno recensito, messo fra i preferiti, le seguite e le ricordate la storia, ma anche chi solo legge silenziosamente. Grazie di cuore!
Un bacio, Charlie. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


Image and video hosting by TinyPic



Capitolo 2



 

Quel giorno Liam doveva fermarsi a scuola e correre in segreteria, da Stacy perché, come concordato con i ragazzi, avrebbe dovuto dar sfoggio della sua bellezza, ed ottenere le informazioni necessarie ad Harry e Zayn.
«Ciao Stacy, come te la passi?». Chiese con un sorriso affabile stampato in faccia il ragazzo, poggiandosi alla scrivania, dietro la quale la cotta e stracotta Anastasia Jackson da poco lavorava.
In fondo Stacy non era niente male, era giovane per essere una segretaria, aveva da poco compiuto i ventun'anni quand'era stata assunta, ed era dotata di una matura
 intelligenza non chè di un corpo sinuoso, in più gli occhi chiari, i capelli neri e la spettinata frangetta sulla pelle lattea giovavano alla sua bellezza. 

«Bene, tu?». Aveva balbettato insicura come sempre, di fronte a Liam, la ragazza. Anastasia non era mai stata una di quelle ragazze timide tutta casa e chiesa, certo, aveva dei sani principi anche lei, ma non era di certo tipa da lasciarsi sopraffare da un bel faccino e un animo gentile, o almeno così era stato fino a quando non aveva incontrato Liam James Payne. «Non c'è male». Rispose con nonchalance il biondino, scrollando le spalle e incrociando le braccia sul bancone dietro il quale Stacy si ritraeva ad ogni centimetro che il ragazzo azzerava fra loro. «Ti avvicineresti un attimo?». Chiese divertito, sogghignando per l'espressione confusa e spaventata di lei.
La mora si ricompose, stirando con le mani la sua camicetta bianca e abbassandosi ancor di più la gonna che già le sfiorava il ginocchio, prima di avvicinare il suo volto a quello del ragazzo. «Avrei bisogno di un favore...». Quando il caldo respiro di Liam arrivò al suo orecchio Stacy si sentì il respiro mancare e la temperatura corporea salire a dismisura. «Dimmi pure». Aveva balbettato, questa volta certa che le gambe le avrebbero ceduto. «Non vorrei disturbare troppo il tuo lavoro - si allontanò il ragazzo, drizzandosi in piedi- ma avrei bisogno di sapere che corsi extra-scolastici frequenteranno Bambi Brown e Margòt McGuinness». Confesso lui, regalando alla dolce Stacy un sorriso dolcissimo, al quale proprio non si poteva dire di no. Quello stesso sorriso, infatti, lasciò che il cuore della mora si fermasse, colmando il vuoto delle ferite passate. «Aspetta che guardo». Aveva sussurrato pigiando esperta le affusolate dita sulla tastiera.
 
Liam, per un istante, quasi non la riconobbe e pensò che quella al computer fosse un'altra persona non la sua Anastasia. Il rossore sulle guance era sparito, e gli occhi sognanti avevano lasciato spazio ad uno sguardo brillante e sicuro, di quelli che ti lasciano di stucco ad una sola occhiata. Ma la signorina Jackson era fatta così, sensibile e femminea, più sicura e determinata con una tastiera sotto mano, che con il ragazzo che le piaceva ad un palmo dal naso.
«Fatto! -Esclamò compiaciuta dopo qualche manciata di secondi- la signorina Brown frequenterà il corso d'arte, mentre la McGuinness quello di musica». Sorrise poi al ragazzo, facendo sì che le gote riprendessero il loro rosso acceso, tipico di quando Liam era nei paraggi. «Grazie mille, Stacy. -Sorrise, sporgendosi nuovamente al bancone ed arrivando a stampare un rumorosa bacio sulla guancia della mora, del tutto spaesata- Sei la migliore!». E con la stessa velocità con la quale aveva rubato quel bacio alla segretaria scappo via, lasciando la povera Anastasia Jackson alle prese con le sue scartoffie d'ufficio ed il pezzi del suo cuore ancora da riassemblare.

 
Siobhan era uscita di casa soltanto perché era stata costretta da suo padre a portar Gaz, il loro ozioso, ma altrettanto dolce cane, fuori per la sua passeggiata pomeridiana, anche se lei sarebbe rimasta volentieri a casa. Non voleva incontrare nessuno, nessuno che andasse a scuola con lei o potesse conoscerla: ne aveva abbastanza di esser etichettata e derisa.
Persa nei suoi pensieri, non si era accorta che il pigro Gaz si era accasciato ai piedi della panchina più vicina, le aveva continuato a camminare da sola, fino a quando il cane non abbaiò riscuotendola dai suoi pensieri. «Gaz! - Lo rimproverò- Maledetta, pigra bestiaccia!» Gli imprecò contro, scocciata, tornando indietro sui suoi passi e sedendosi sulla panchina, sotto la quale il suo cane giaceva beato, schiacciando un pisolino o riposandosi solo.
La ragazza conosceva bene Gaz e le sue abitudini del tutto discutibili per un cane di appena quattro anni, aveva imparato a conviverci in quei pochi mesi all'anno che passava, durante la sua infanzia, ad Holmes Chapel e se c'era una cosa di cui era certa era che se quell'ammasso di pulci si sdraiava, niente e nessuno l'avrebbe smosso, se non la sua stessa volontà. Così, rassegnata all'idea che avrebbe trascorso li seduta gran parte del suo pomeriggio, estrasse dalla borsa uno dei tanti libri che aveva cominciato a legger in quei giorni e prese a divorarne le pagine.
«Ehilà, rossa!». Qualcuno, dall'altra parte della strada, l'aveva chiamata, distraendola dalla sua lettura eprocurandole fastidio. Quando Siobhan alzò la testa dal libro e vide la figura di Niall sbracciarsi per farsi notare, nonostante fossero a neanche due metri di distanza un sorriso divertito le si stampò in viso ed il ragazzo ne andò fiero, convinto che quel sorriso era dovuto a lui e non alla sua goffaggine. Il sorriso di Siobhan non era dovuto alla sua presenza, come lui credeva, bensì per la sua stranezza. Per la ragazza, Niall era strano e buffo come tutti gli irlandesi, a detta sua. La rossa chiuse il libro e lo sventolò icome cenno di saluto e Niall, incoraggiato, le si avvicinò, attraversando incurante la strada.
«Che ci fai qui?». Le domandò, sedendosi goffamente accanto a lei. «Ho portato Gaz a fare una passeggiata». Rispose tranquilla. «Gaz?». Domandò confuso il biondo. Siobhan si limitò ad annuire ed indicare con l'indice sotto la panchina sulla quale erano seduti. Niall, più confuso che mai, si guardò intorno prima di scorgere, al di sotto del suo sedere, il pigro alano. Improvvisamente il ragazzo scoppiò a ridere divertito, spaventando la povera rossa, che per poco non cadde dalla panchina. «Certo che ha capito tutto della vita lui!». Ironizzò, infilando la mano fra due assi in legno ed andando stuzzicare giocosamente il muso di Gaz con un dito. Il cane, troppo pigro per muoversi, fece finta di niente, restando inerme, ma starnutendo appena. «È troppo pigro e grasso, quasi quasi lo metto a dieta». Sorrise la ragazza, sapendo di aver offeso, forse un po' troppo la coscienza del pigro -ma non stupido- animale che, a quelle parole ebbe un brivido, al che scatto subito sull'attenti davanti ad una Siobhan divertita come non mai, seguita a ruota dalla risata contagiosa di Niall.
Capendo di essere stato preso in giro il povero Gaz torno a riposare, sotto la sua amata panchina, incurante delle risate del biondo.
«Sei troppo dura con lui - scherzo Niall- un vero irlandese ama gli animali». Concluse stuzzicando la ragazza che rispose prontamente e scontatamente: «Ma io non sono irlandese». Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. «Cosa più del tuo nome può esser irlandese? Andiamo, ti chiami Siobhan!» Esclamò lui, prendendola un po’ in giro. «Le mie sono origini lontane». Disse, calcando fortemente l'ultima parola ed alzandosi dalla panchina. «Dove vai?». Domandò il ragazzo. «A casa, devo fare i compiti. Ciao». Così dicendo la rossa lo salutò, prendendo Gaz per il guinzaglio e trascinandolo, a fatica, verso casa.

 
Mentre i ragazzi ridevano e scherzavano in tutta allegria, davanti alla replica di una partita del Manchester che si erano persi, qualcuno aprì di colpo la porta di casa Styles, senza premurarsi di bussare o suonare il campanello. Quel qualcuno era Liam James Playne, che dopo aver salutato frettoloso Gemma, la sorella del suo amico, era corso a grandi passi su per le scale, raggiungendo la stanza di Harry ed entrandovi con gli stessi modi maleducati di poco prima. «Ehi, amico! Da quando non si usa più ricorrer alle buone maniere?». Lo salutò il riccio, battendogli una mano sulla spalla e facendogli notare la sua, ormai scontata, poca grazia. «Scusa, Hazza. Sai che non era mia intenzione». Si scusò il ragazzo, grattandosi il capo imbarazzato.  «Tranquillo, Payne. Allora, com’è andata con la segretaria?». Domandò Zayn, stravaccato ai piedi della poltrona sulla quale Louis sorseggiava disinteressato la sua birra, noncurante di non aver ancora l’età per bere. «Chi, Stacy dici?». Chiese Liam, come solito tardo di comprendonio. «E chi altri se no?». Domandò scocciato Harry, che nel frattempo si era andato a sdraiare sul suo letto ad una piazza e mezza invitando il biondo a far lo stesso. Liam assunse un espressione alquanto confusa a quelle parole, facendo così scoppiar a ridere Louis, che per poco non cadde dalla poltrona, rischiando di rompersi così anche la gamba buona, e lasciando un amaro sconcerto sul viso del riccio. Zayn, conscio della poca sensibilità di Harry nei confronti del povero Liam, intervenne in sua difesa, impedendo a commenti poco carini e gentili di uscire dalla boccaccia sfacciata di Harry Styles.
«Sì, con Stacy, Liam. Adesso raccontaci per favore». Sul viso del ragazzo si dipinse il sorriso sornione di chi si poteva dire fiero del proprio operato, si schiarì la voce e si lasciò cadere a terra. «Come ben sapete oggi son andato in segreteria e lì ho parlato con Stacy…». Liam venne bruscamente interrotto da Harry che, scocciato come al solito, aveva esclamato. «Sì, Liam, fino a qui sappiamo anche noi cosa è successo. Vai avanti, veloce!». Liam, senza badare troppo all’intervento del riccio, si preparò a proseguire, quando venne interrotto nuovamente da Zayn che, come sempre, parlava a sua difesa. «Andiamo, Harry! Lascialo finire di parlare!». Così i due ragazzi diedero inizio ad un vivace dibattito che confuse ancor di più le idee di Liam.
«Parlasse, Zayn, ma non parla. Temporeggia!». Sbottò il ragazzo. «Oh, Harry, sai che Liam ha i suoi tempi!». Replicò il moro. Ad ogni frecciatina che i ragazzi si lanciavano Liam voltava la testa prima in direzione di uno e poi in direzione dell'altro, per poi soffermarsi sula figura di Louis che, di fronte a lui, scuoteva la testa in segno di dissenso. Improvvisamente, quest’ultimo, batté le mani richiamando l’attenzione dei due. «Ragazzi, volete lasciarlo parlare?». Aveva esclamato, prima di ricomporsi e tornare ad ascoltare con poco interesse il discorso dei suoi amici e a sorseggiare la sua Corona. «Allora, stavo dicendo…». Liam provò nuovamente ad aprir bocca, ma non fece in tempo a finire la frase che venne interrotto dallo spalancarsi della porta.
«Salve, ragazzi!». Aveva esclamato Niall, entrando nella stanza ed accasciandosi di peso di fianco ad Harry, provocando così un sordo tonfo. «Che si dice?». Domandò poi lievemente turbato dagli sguardi truci che gli amici gli riservarono. «Liam stava cercando di dirci quel che Stacy gli ha detto a proposito della Brown e della McGuinness, ma viene continuamente interrotto». Esclamò divertito Louis, che trovava la cosa quasi comica, mentre sia Zayn che Harry si mordevano la lingua per evitar di controbattere. «Oh, scusa amico! Di' pure!». Esclamò Niall, spronando il ragazzo a parlare. «Bene. –Aveva esclamato rasserenato- Bambi frequenterà il corso di musica, mentre Margot quello di arte». Disse finalmente, senza interruzione alcuna. Harry e Zayn si scambiarono una veloce occhiata, prima di esultare come matti. «Vorrà dire che dovrò iniziare già da adesso a scaldare le mie corde vocali». Sorrise sghembo il moro, lanciando un’occhiata eloquente al riccio. «Non prima di avermi insegnato a disegnare». Gli sorrise di rimando Harry, lasciando che le sue graziose fossette comparissero sul suo viso.
Il due ragazzi parevano determinati al massimo, sapevano che presto le due bellezze sarebbero state loro, peccato solo che la sfortuna -o meglio lo scarso comprendonio di Liam- gli avesse giocato un brutto scherzo, fatale per il loro piano.



 

Image and video hosting by TinyPic
«Ti avvicineresti un attimo?» 


 


Hola! :)
Inanzi tutto chiedo scusa per lo stato pietoso in cui posto il capitolo e per il ritardo con il quale lo faccio! çç
Beh, spero di essermi fatta perdonare con l'arrivo di Stacy (Zooey Deschanel) -che io personalmente A-D-O-R-O!- e con la scenetta -penosamente- comica fra Hazza e Zayn.
Per quanto riguarda il finale del capitolo credo siate rimaste sconcertate, ma vi chiedo di far attenzione e ricordarvi bene cosa vien detto da Stacy riguardo le due protagoniste ad inizio capitolo... :)
Ora, prima che mi dimentichi visto che sono già due capitoli che lo faccio Siobhan è sì un nome irlandese, e come tale ha una sua pronuncia, in questo caso va letto "Shivon" -da qui il soprannome "Sheevy" usato da Phill nel capitolo precedente-.
Ah, altra cosa, che ne pensate del banner? Spero che la mia NuvolaBlu non me ne voglia per averlo cambiato, ma ho da poco imparato a farli ed anche se questo non è il massimo me ne sono innamorata  :)
AHAH okay, ora me la filo!
Ringrazio chi legge, segue/preferisce/ricorda e chi recensisce la storia. 
Grazie mille! 

Un bacione, fatemi sapere che ne pensate!
Carlotta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1490405