Thistle - prefazione

di _Atropo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Capitolo Primo

Erna Grey  era ancora immersa in un sonno profondo, quando sua madre la chiamò dal piano inferiore.

-Pixie! Tra un po’ la colazione sarà pronta!- disse la Signora Grey, dalla cucina.

Erna aprì lentamente gli occhi e, per qualche minuto, rimase inerme a fissare la tappezzeria fiorata, decisamente fuori moda. Svegliatasi del tutto, scese dal letto e posò i piedi sul freddo pavimento di legno, che scricchiolò sotto il peso della bambina. Rapidamente si infilò la veste da camera e iniziò a gironzolare per la stanza in cerca delle pantofole.

La stanza era illuminata da un bagliore tenue e debole, emanato dal sole del Nord, che resta sempre timidamente nascosto dietro una cangiante coltre di nubi. Nella penombra, si notava subito un immensa libreria vecchiotta, stracolma di volumi di ogni genere, che evidentemente non riusciva a contenere tutti  i libri della sua proprietaria, poiché i numerosi rimanenti erano sparsi per tutta la stanza: posati su un improbabile tavolino a tre gambe, strabordanti da un logoro baule e pericolosamente impilati su una gracile scrivania bianco latte.

Trovate le pantofole, Erna aprì la botola sul pavimento, che portava da camera sua, nonché mansarda della casa, al piano inferiore; scese la scricchiolante scaletta di legno e si avviò  in cucina,  dove la colazione era già in tavola.

Erna si sedette al solito posto, con mamma a destra e papà a sinistra, e addentò una fetta biscottata con la voracità di una chimera.

Ancora molto assonnata sentì i suoi genitori bisbigliare da un capo all’ altro del tavolo, finche non strillarono al’ unisono -Buon Compleanno!-

Compleanno?! Erna, stupita e sorpresa, alzò lo sguardo dal piatto e aguzzò la vista per guardare il calendario appeso in fondo alla stanza: era il 17 Luglio, il giorno del suo compleanno!

-Oh! Me ne ero dimenticata!-esclamò con entusiasmo e eccitazione -AH! Che bello!-

-Eh già, è già il 17!- disse la signora Grey divertita, guardando la figlia -Caspita! Undici anni, tra un po’ andrai a scuola… Oh, mi ricordo quando eri piccolissima e balbettavi frasuccie senza senso e ti sbrodolavi…-

-Mamma!- la bloccò Erna -Basta ricordare aneddoti imbarazzanti su mio conto!-

Quella frizzante mattina di Luglio fu una delle migliori dell’ estate. Prima che suo padre andasse al lavoro, Erna scartò una pigna intera di regali: oggettini sfiziosi e interessanti, come un ombrello che canta sotto la pioggia o una pianta di cardi che non appassisce mai. A pranzo, la signora Grey cucinò una deliziosa torta a forma di pacchetto regalo, con sopra un piccolo fiore di zucchero magico, che continuava a fiorire spontaneamente.

Nel primo pomeriggio, le nuvole iniziarono a bagnare l’ erba verdissima con una pioggerellina delicata. Questo permise a Erna di provare il suo nuovo Ombrello Canterino, che, non appena fu bagnato dalle gocce, intonò una melodia frizzante e allegra.
La pioggia divenne sempre più forte, fino a che Erna non fu costretta a rientrare in casa, per non inzupparsi tutte le scarpe.

Si sedette in salotto, aprì le tende di pesante velluto e rimase a guardare la pioggia danzare sulle colline di smeraldo, fino a che  non sentì qualcosa di caldo e peloso che si posò sulle sue gambe.

Abbassando lo sguardo dal panorama, gli occhi della bambina incontrarono due pupille azzurre, come il cielo della Scozia nelle giornate invernali, in cui è terso e sereno.
-Iago…- disse amorevolmente Erna, aprendosi in un ampio sorriso.

Iago era un micino di appena 8 mesi, ma era già lungo come un braccio e pesava quanto un cane: si può dire che assomigliava un po’ ad una puffola pigmea. Il lungo pelo del cucciolino era bianco con macchie color caffèlatte sul muso e sulle zampine.

Erna prese il gatto in braccio e si sdraiò comodamente sul divano, sfogliando pigramente le pagine di un libro.
 
Alle sei sentì suo padre rincasare.
-Allison, è arrivata posta!- disse varcando la soglia di casa, con un evidente nota di soddisfazione.

Erna sentì sua madre precipitarsi alla porta agitata: -Alan! Cos’ è arrivato? Eh? Quella cosa è arrivata?-

Poi sentì i suoi genitori che parlavano sottovoce e, senza curarsene, riprese la lettura. Dopo appena cinque minuti,  vide i suoi genitori che la fissavano dalla soglia della porta.

Generalmente non era mai una bella cosa che i suoi genitori la fisassero, in qualunque caso. Di solito era il segnale per dire “Erna, l’ hai combinata grossa”. Così, balzò in piedi dal divano, facendo cadere a terra il gatto con un tonfo rumoroso, e si precipito verso i genitori.
Tirava aria di guai.

Cantuccio (non posso scrivere "dello scrittore", perché non sono abbastanza capace per definirmi tale) Ciao a tutti! Questa è la prima fanfiction che pubblico e, devo ammetterlo, sono un po' nervosa e agitata. Questa storia è nata piano piano nella mia mente, fino a che non ho deciso di scriverla e renderla finalmente realtà. Spero che vi piaccia! P.S. Invito i lettori a lasciare commenti, negativi e positivi: soprattutto quelli negativi, perché sono molto costruttivi (in particolare, per una come me che è alle prime armi) e quelli positivi, perché mi renderebbe la persona più felice della terra sapere che questo racconto è piaciuto a qualcuno.                                                                                                                                               

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Capitolo Secondo
-Mamma? Papà? - azzardò Erna con voce flebile, preoccupata di avere combinato qualche cosa.
-Siediti- le disse la signora Grey, sedendosi con il marito su un divanetto e indicando alla figlia quello di fronte.
La situazione divenne più chiara quando il signor Grey porse alla figlia una lettera, sotto lo sguardo euforico della moglie.

Erna prese in mano la lettera con delicatezza, come se la carta scottasse,  e la scrutò con attenzione: l’ elegante timbro di ceralacca riportava una strana H, alla quale si avvinghiavano un corvo, un leone, un tasso e un serpente.

Signorina E. B. Grey
20, Queens’ Road
Stirling, Scotland

-Bè!- disse il Signor Gray impaziente -Forza, aprila!-
Ruppe il sigillo con un sonoro Tac , aprì la busta, spiegò il leggero foglio di pergamena al suo interno e lesse ad alta voce una scritta elegante in inchiostro verde:
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA  DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
( Ordine di Merlino,Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)

Cara Signorina Grey,
Siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’ elenco di tutti i libri di testo e le attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 Luglio p.v.

Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice

 
Erna fissò per un po’ la lettera, poi guardò i suoi genitori con un gran sorriso in volto.

-Quindi sono stata ammessa?Sono ufficialmente una strega? Beh, non che avessi dei dubbi, ma…ora è… insomma, sono una strega, con tanto di lettera ufficiale- Esclamo la bambina, brandendo la pergamena nella mano destra e agitandola come una bandiera.

-Oh…non avevo dubbi sulla tua ammissione, ma l’ arrivo della lettera è un evento che cambia la vita. Ora non sei più una bambina, ma una giovane strega alle prime armi! -disse il Signor Grey, tutto orgoglioso.

-Ora devo comprare tutta questa “roba”? Ma dove la compriamo? A Londra? A Edimburgo?-

-Potremmo comprarli anche qui da noi, in città, ma sarebbe consigliabile andare a Londra. Di certo Diagon Alley è il posto migliore, il più fornito. - disse la Signora Grey.

-Quindi si va a Londra! Domani? Vero? Vero?- esclamò Erna con un entusiasmo incontenibile.

-E va bene, andremo domani… -dissero permissivi Signori Grey, mentre Erna saltellava eccitata intorno al tavolino, mettendo in serio pericolo un elegante soprammobile di cristallo.

<> detto ciò, la ragazza galoppò nello studio del padre a prendere carta e penna.

17 Luglio 1991
Gentilissima Professoressa McGranitt,
sono lieta di accettare l’ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 

La ringrazio per l’ attenzione
Erna Grey

-Mamma? Dici che basta così?-
-Credo di sì, devi solo rispondere all’ ammissione-
I genitori sorridevano, Erna era agitata come non mai.
 
 
Il giorno seguente Erna si sveglio prestissimo per l’ agitazione; a colazione non fece altro che parlare di calderoni e agitare il cucchiaio del pudding come una bacchetta magica.
<> stabilì il Signor Grey << arriveremo al Paiolo Magico in attimo. Poi proseguiremo per Diagon Alley.>>
Erna aveva già viaggiato con la metro polvere, ma ogni volta si dimenticava la spiacevole sensazione provocata dallo spostamento. Dopo sua madre,anche Erna entrò disinvolta nel camino di marmo del salone e esclamò chiaramente “Il Paiolo Magico!”. Pochi attimi dopo si ritrovò a ruzzolare fuori dal polveroso camino della locanda; si rimise in piedi e seguì i propri genitori alla volta di Diagon Alley.
 
 
Buongiorno a tutti voi che leggete! Questo è il mio secondo capitolo: ho ancora molto da imparare, ma, come prima esperienza, mi sto impegnando per dare il meglio di me stessa… Allora? Come vi sembra questa storia? Sono tanto curiosa di sapere come sta andando. Invito tutti coloro che leggono a lasciare un piccolo commento, una dritta o una critica: mi sarebbe molto utile per migliorarmi. :)
Grazie a tutti coloro che hanno letto e hanno condiviso con me questa mia piccola fantasia…

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo Terzo
Entrando nella via affollata, Erna ammirò con meraviglia le vetrine stravaganti e strampalate: se un babbano avesse visto anche solo la metà di tutte quelle cose, si sarebbe rinchiuso in manicomio di sua spontanea volontà.

-Proporrei di cominciare dagli indumenti. Che dite?-propose Erna,  la quale era smaniosa di liberarsi dalla commissione più noiosa.

I suoi genitori la assecondarono, accompagnandola nel negozio di sartoria più raccomandato per le divise scolastiche di Hogwarts: “Madama McClan, abiti per tutte le occasioni”.
Non appena la famiglia entrò nel negozio, fu accolta da una gentile giovane strega, un’ assistente della proprietaria, che fece accomodare i clienti in una stanza a parte, adibita unicamente alla realizzazione delle divise della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Dopo pochi istanti, Erna  si ritrovò in piedi, davanti ad un lungo specchio, su uno sgabello traballante,  quando una strega tarchiata e avvolta da un attillato abito color malva fece irruzione nella stanza.

-Un altro da Hogwarts, eh?- disse madama McClan con la voce aspra e scorbutica. –Vediamo…- disse la strega, girando intorno a Erna e squadrandola con  sguardo esperto- Felicia!-esclamò, rivolgendosi all’ assistente- Portami una taglia standard, poi sarà necessario riprenderla qui, là e un po’ sulle maniche… svelta, non ho tutta la mattina!-

In un batter d’occhio l’ assistente Felicia tornò dal magazzino con un mantello semplicemente imbastito e senza fodera, lo fece indossare a Erna e iniziò a prendere le misure necessarie.

-E’ un ottima scuola, Hogwarts. Sai? Ha sfornato i migliori maghi dei nostri tempi- disse la giovane strega, tenendo stretti fra le labbra un paio di spilli. Dopo quel commento Erna si sentì crescere dentro un grande orgoglio per essere stata ammessa a Hogwarts: forse poteva sembrare una cosa comune e normale per una giovane strega di undici anni, ma per lei, orgogliosa di natura, era motivo di vanto.

Terminate  le misurazioni della divisa completa, l’ assistente, dopo averla mostrata a Madama McClan, sparì nel laboratorio, per finire le cuciture. Dopo un buon quarto d’ora, gli indumenti erano tutti cuciti e foderati con grande cura e precisione.
Quando Erna finalmente provò la divisa completa si ammirò allo specchio. Si girò davanti e dietro, alzò le braccia e si piegò fio a toccare i piedi.
-Mi sembra che ti stia bene- commentò la Signora Grey –vero caro?- A quella domanda, il Signor Grey si ridestò di colpo: nel frattempo infatti, fra aghi, spilli e stoffe, l’ uomo si era placidamente addormentato su una comoda poltroncina in un angolo della stanza. -Uh, em… certo. Magnifico!-

Erna saltò allegramente giù dallo sgabello, senza resistere al desiderio di pavoneggiarsi nella sua nuova divisa.
Uscì soddisfatta dal negozio di Madama McClan con le tre divise, il caldo mantello invernale, il cappello a punta e degli splendidi guanti protettivi di pelle di drago, ai quali Erna non poté  non dare il suo tocco originale, scegliendoli di una tinta giallo fluorescente.

Era già mezzogiorno e la stretta via iniziava ad affollarsi. Dopo un leggero pranzo alla Gelateria Fortebraccio, la famiglia ritornò a fare compere.

-Ora, em… i calderoni e le cose per pozioni?- lesse Erna ad alta voce,  dirigendosi verso un’ invitante  vetrina con esposte leggere e colorate provette di ogni forma e dimensione.

-Oh, no, tranquilla. Il materiale per pozioni te lo porterò a casa dal negozio- disse la signora Grey assicurando la figlia.

-Allora… manca un  Telescopio e poi… la bacchetta!- esclamò Erna, mettendo un accento eccitato sulla parola “bacchetta”.

L’ acquisto del telescopio fu più complicato del previsto, perché Erna non riusciva proprio a scegliere fra due modelli, praticamente identici. Alla fine, dopo molti “non saprei” e “sono così indecisa”, optò per un terzo Telescopio, visto all’ ultimo momento e molto, molto più costoso degli ultimi due. Il Sigor Grey uscì dal negozio con a braccetto la figlia e la moglie e anche con il borsellino molto alleggerito.

Era arrivato il momento. C’era un'unica voce da spuntare sulla lista delle compere. Erna l’ aveva lasciata per ultima, forse per godersi di più l’ attesa o forse per paura del momento stesso. Pochi passi e si trovò davanti la fatidica scritta Olivander: Fabbrica di Bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.
Erna guardò la madre e poi il padre.

-Io credo che dovresti entrare sola, la scelta della bacchetta è una cosa molto personale: non voglio che tu  ti senta influenzata o distratta da nulla. Io e Papà andremo a acquistare i libri al Ghirigoro, proprio di fianco a Madama McClan, raggiungici lì quando avrai finito,intesi? Ecco, tieni questi galeoni e non perderli.- disse la Signora Grey con dolcezza.

Erna annuì e prima di entrare a passo indeciso nel negozio, si voltò verso i genitori- E se non trovo la bacchetta che fa per me?-

-Tranquilla!- gridò il Signor Grey, che si stava già allontanando verso il Ghirigoro con la moglie sotto braccio- sappi che l’ ha trovata persino quell’ impiastro di tua zia Josephine!-

Quell’ informazione diede un minimo di sicurezza in più a Erna, che con forza spinse la porta e entrò nel negozio. Il disordine della stanza era illuminato dalla luce fioca delle finestre e da deboli bagliori di delle candele bianche e consumate. Avvicinandosi al bancone, Erna fece scricchiolare le assi di legno del pavimento.

-Si?- disse un vecchietto, spuntando al di là del bancone.

-Em… Buongiorno.- disse Erna indecisa, fissando gli occhi glaciali del fabbricante di bacchette.

-Oh-oh!- l’ anziano sorrise, mostrando una fila di denti un po’ giallognoli –assomigli tanto ai tuoi genitori, che non è nemmeno necessario chiederti il tuo nome. Vero, Signorina Grey?-

Erna alzò le sopracciglia con grande stupore e annuì debolmente.

-Piacere di conoscerti, il mio nome è Olivander- sospirò l’ uomo con voce pacata -suppongo che tu sia qui per la tua prima bacchetta… Si?- Erna annuì nuovamente. -Allora cominciamo la ricerca. Sai, ogni volta che vendo una bacchetta è sempre una sfida per trovare quella giusta; pensa che  mi ricordo ogni bacchetta che ho venduto. Tuo padre… Mogano, piuma di fenice, 12 pollici e mezzo, molto flessibile. Tua madre invece, che aveva un bel caratterino… Faggio, se non erro, e crine di unicorno, 11 pollici esatti, rigida al punto giusto-

Olivander parlava e parlava, intanto girava fra gli scaffali polverosi, tirando fuori piccole sottili scatolette.

-Signor Olivander?- chiese Erna curiosa, interrompendo la ricerca- è vero che è la bacchetta a scegliere il mago? Io.. credo di averlo letto in una favola, ma non so se è vero.-
Olivander sorrise -Sì, mia cara, è proprio così: se ne renderà conto lei stessa fra poco, sentirà quando una di queste bacchette la sceglierà. E’ un attimo incredibile in cui si entra in pieno contatto con la bacchetta e il suo nucleo. Essa diventa parte di noi.-

Erna rimase a bocca aperta, mentre Olivander riprese la ricerca della bacchetta giusta, borbottando a proposito di nuclei e di flessibilità.


Salve a tutti! Eccomi, seppure un po' in ritardo, con un nuovo capitolo. Spero tanto che vi possa piacere. Prima di andare, voglio ringraziare di cuore chi ha commentato e chi ha inserito la mia storia fra le "Seguite". A presto... _Atropo_

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


Capitolo 4
L’anziano mago passava le dita nodose da uno scaffale all’ altro borbottando sommessamente, mentre le sue sopracciglia cespugliose si corrucciavano e si rilassavano, come il moto d’ ali di un gabbiano.
-Bene,bene…-disse il mago estraendo dal mucchio con delicatezza una sottile scatoletta. -Ora, giovane strega, prenda questa: quercia, peli di unicorno, 10 pollici e mezzo né flessibile né rigida.-
Erna, prese in mano la bacchetta e l’ agitò per aria timidamente. Questa emanò una scintilla luminosa, che infiammò un  orribile suppellettile sul bancone.
-Hem... proseguiamo-disse Olivander, spegnendo il piccolo incendio appena divampato – Deve sapere, che spesso ci vuole qualche tentativo prima di trovare la bacchetta giusta-
Ne provarono di ogni tipo: mogano, faggio, rovere, biancospino, ciliegio, piumaggio di fenice, peli di unicorno, crine, corde di cuore di drago, flessibili, rigide e chi più ne ha, più ne metta. Erna arrivò a pensare di stare seriamente antipatica alle bacchette.
Olivander era perplesso e spazientito: -Io-io non capisco…Ho provato tutto ciò che avevo in mente… -
Erna aveva una faccia da funerale e si guardava intorno a disagio, guardando tutti gli oggetti che aveva rotto, frantumato, incendiato co le bacchette precedenti.
-Mm…forse ho un idea-  Olivander sparì dietro il bancone grattandosi il capo canuto.
Riemerse dall’ oscurità dopo pochi minuti, reggendo fra le mani  una cofanetto di legno logoro e rosicchiato dalle tarme.
 -Questa bacchetta è molto vecchia, antica. Venne fabbricata dai miei predecessori quasi mezzo millennio fa’, e in cinquecento anni non ha mai trovato un padrone. E’ una delle bacchette più antiche che ho in negozio. Mi chiedo se lei possa essere la padrona tanto attesa. Questa è diversa dalle altre: è costruita secondo gli standard del 1500. Osservi… un vero capolavoro: ebano, corda di cuore di drago, 15 pollici esatti esatti, leggermente flessibile. La provi!>> disse Olivander con gli occhi che luccicavano di curiosità.
Erna scrutò la bacchetta: era nera  e un po’ opaca come una stecca di liquerizia, con venature  più chiare, più lunga rispetto alle precedenti; il manico era accuratamente intarsiato con incisioni di antiche rune.
Cautamente, la prese in mano, la rigirò fra le dita: questa emise dalla punta un piccolo sbuffo di vapore dorato e Erna si sentì invasa da una strana sensazione, come quando si ritrova un vecchio amico perso negli anni.
Olivander, che dopo tutti quegli anni di esperienza era diventato molto sensibile alla sfera emotiva altrui, percepì quel sentimento e sorrise soddisfatto:-Eccellente, sapevo che era quella la bacchetta adatta a lei… -
Sbrigate le formalità del caso, Erna salutò il fabbricante di bacchette, ringraziandolo della sua pazienza e comprensione, e uscendo dal negozio, si inoltrò nella viuzza affollata.
Esaltata per aver trovato la bacchetta giusta, si diresse verso il Ghirigoro trotterellando. Le ci volle un po’ prima di trovare il negozio e ancora di più per trovare i suoi genitori nel marasma della libreria.
-Ciao mamma! Guarda! Guarda! Guarda!- esclamò Erna sventolando la bacchetta davanti agli occhi dei genitori e rischiando di accecarli.-
-Em…si.- disse la Signora Grey scostandosi la bacchetta dal volto –Meravigliosa. Ora, usciamo da questa calaca e andiamo a bere una bella tazza di te. Così ci mostri per bene il tuo nuovo acquisto.-
Acquistati i libri di testo, si recarono in un grazioso cafè, dove gustarono te dai gusti più strampalati e Erna ebbe l’ occasione di mostrare  la sua meravigliosa nuova bacchetta.
Verso sera tornarono a casa, stanchi della giornata di compere.
La cena fu silenziosa, finche Emma non esordì con –A Hogwarts c’è una divisione in Case, giusto?-
-Già. Beh,la divisione non è che sia così netta: non è che se io sono in una Casa e tu in un'altra non ci possiamo parlare.>> disse il signor Grey.
-Ah. Capisco.E che Case ci sono?-
-C’è Grifondoro: lì ci sono persone molto coraggiose e di grande animo, ma spesso anche dei completi idioti pieni di sé.-
A questa descrizione, Erna storse un po’ il naso.
-E poi c’è Tassorosso- proseguì la signora Grey- Persone volenterose e oneste i Tassorosso: solo chi ha tanta voglia di lavorare finisce in quella Casa… e non è il tuo caso, visto che sei pigra come un bradipo.-
Erna sorrise sommessamente –E poi? Quali altre Case ci sono?
-Beh- proseguì il padre con enfasi – ovviamente, c’è la nobilissima Casata dei Corvonero. Le persone più brillanti, più intelligenti, le migliori…
-Hem-hem..-la signora Grey si schiarì la gola, evidenziando una nota di disappunto- Non esageriamo! I Serpeverde sono sempre stati la casata più nobile e perfetta. Devi sapere, cara, che in Serpeverde ci sono stati i maghi migliori di tutti i tempi. Merlino era un Serpeverde! E’ la migliore casa fra tutte, senza alcun dubbio.
-Ah! E poi ero io quello a esagerare…- sbuffò il signor Grey.
-Ok, mamma, tu eri Serpeverde e papà Corvonero, no? Mah… chissà in che casa finisco…-
-Vengo da Corvonero, ma secondo me la scelta migliore per te è Grifondoro: di sicuro crescerai ben diritta e impostata, ti insegneranno valori importanti e ti troverai tra compagni simpatici. Alla fin fine i Corvonero possono essere un po’ noiosi e ripetitivi.-
-Secondo me questa testolina finirà in Corvonero. Ha un bel cervello e di sicuro la fantasia non le manca. E poi, la mia casa, i Serpeverde, è fantastica, ma al giorno d’ oggi purtroppo non è più come una volta: ora è piena di figli di papà e non so se è l’ ambiente adatto a te.-
Dopo questa conversazione Erna ne sapeva quanto prima. I suoi genitori avevano idee discordanti e di certo non la aiutavano a capirci di più.
Erna ceò e andò a letto completamente sfinita, ma soddisfatta. Quella notte sognò spezzoni confusi del suo primo giorno a Hogwarts: faceva volare dei canarini (e non aveva l’ aria di essere un vero e proprio incantesimo), creava veleni al sapore di mirtillo e potava piante che continuavano a parlare delle ultime notizie in fatto di politica.
Intanto l’ estate stava volgendo al termine e il primo giorno di Settembre si avvicinava sempre di più.
 
 
Ave a voi che state leggendo! Scusate per il terribile ritardo nell’ aggiornamento del capitlo, ma ho una spiegazione: ho litigato ferocemente con la mia acida e bigotta prof. di Italiano, a riguardo di un mio tema,  e per un po’  di tempo mi è mancata l’ ispirazione… Magari non aggiorno molto velocemente, ma non smetterei mai di scrivere, perché è la cosa che mi rende più felice, che mi fa rilassare nei momenti di crisi e che mi fa divertire nei mei noiosi pomeriggi.  Invito chi vuole a lasciare un commento, anche piccolo piccolo: le critiche sono costruttive e mi aiutano a migliorare. :-)
A presto!
 
 
 

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