Quando Tutto Cambia

di mischief managed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preparativi ***
Capitolo 2: *** Ritorno a Casa ***
Capitolo 3: *** Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Knarl, Bubotuberi e Sorrisi ***
Capitolo 5: *** Di Pensieri e Ricordi ***



Capitolo 1
*** Preparativi ***


Allora, questa è la prima fan-fiction che scrivo, perciò non ho idea di come verrà. Spero bene ovviamente!! :) L'unica cosa vi chiedo di recensire, perchè per me è davvero importante sapere cosa ne pensate!! Un abbraccio, un grazie, e buona lettura!! Audrey

QUANDO TUTTO CAMBIA...

 

CAPITOLO I

 

Preparativi

 

Sirius era seduto sul bordo del letto, lo sguardo perso nel vuoto. La schiena curva, le spalle incassate e i vestiti stropicciati facevano pensare a tutto tranne che ad un giovane mago appartenente alla nobile casata dei Black.

Nulla aveva in comune (come tendeva spesso a rimarcare lui stesso) con la sua famiglia. A parte la linea di sangue, si intende. Nulla, aveva in comune con quei genitori rigidi, freddi. Con quel suo fratello perfetto. Nulla aveva in comune con quella casa buia, immacolata, nella quale viveva. Che ironia. Si sentiva un estraneo. Nella sua casa, con la sua famiglia. “No.” pensò. “No, questa non è la mia casa, e tantomeno la mia famiglia.”
Subito la mente corse agli anni passati, alle scorribande notturne nella Foresta Proibita, durante la luna piena. Alle serate passate a parlare davanti al fuoco della sala comune di Grifondoro, agli scherzi, alle risate. A quel letto caldo e familiare che lo accoglieva ogni sera, dopo ogni stancante giornata. E ai suoi amici... A James, con la sua aria spavalda e arrogante, con i suoi occhiali sempre storti sul naso, con la sua faccia da schiaffi. A Peter, all'imbranato Peter, che non riusciva a muoversi senza far cadere qualcosa, e arrossire, immancabilmente. E a Remus. Al Remus che gli era sempre stato vicino. Al Remus che guardava con disapprovazione lui e James quando mettevano in atto qualche brutto tiro ad un Serpeverde, facendoli vergognare. Ai suoi occhi dorati, troppo spesso pieni di tristezza.

Hogwarts. Ecco, quella. Quella era la sua casa. E i suoi amici... loro erano la sua famiglia. Lo sguardo di Sirius Black si posò su una fotografia, scattata l'anno prima a Hogsmeade: un mantello di neve copriva la stradina, mentre in lontananza l'insegna della Testa di Porco dondolava al vento. In primo piano quattro ragazzi, dai volti ridenti. Il primo, sulla sinistra, aveva i capelli biondo sabbia. Sul viso si potevano scorgere delle sottili cicatrici ancora in via di guarigione. Remus non era mai riuscito a concludere indenne una delle loro “notti di gioco”, quando la luna piena svettava alta nel cielo, pensò Sirius divertito. Le labbra del ragazzo erano atteggiate ad un sorrisetto ironico, mentre con gli intensi occhi dorati guardava la scena che si svolgeva alla sua sinistra. Un ragazzo alto e moro gli cingeva le spalle con un braccio, mentre con l'altro era occupato a spettinare la zazzera scura di un mago occhialuto. Aveva i capelli mossi dal vento, coperti di minuscoli fiocchi di neve. Il viso era ridente e due grandi occhi grigio cenere fissavano con divertimento la sua povera preda. Il ragazzo che si dibatteva, cercando di liberarsi della sua mano fastidiosa, aveva invece gli occhi castani, incorniciati da un paio di occhiali rotondi senza montatura, ed i capelli neri e ricci (sempre spettinati, al di là del poco gradito intervento dell'amico). Sul suo viso, un'espressione (nonostante tutto) allegra. Al suo fianco un ragazzino paffutello e non troppo alto si teneva la pancia dalle risate, aggrappandosi con l'altra mano alla spalla del compagno martirizzato. Aveva i capelli lisci, di un castano spento. Gli occhi erano chiusi dall'eccesso di risa, ma ogni tanto si aprivano, lasciando intravedere un colore di un azzurrino acquoso. Il viso era adornato da una spruzzatina di lentiggini. Al collo di ognuno dei quattro ragazzi era avvolta la sciarpa rossa e oro di Grifondoro.

La fotografia era in movimento, come del resto tutte le stampe e fotografie del mondo magico.

Sirius sorrise al ricordo di quella scena. Gli era servito spesso durante l'estate, guardare quella fotografia. Scacciava via tutti i pensieri, la rabbia e la tristezza delle litigate con suo padre, le urla di sua madre e gli sguardi di superiorità di suo fratello, Regulus. Gli ricordava che c'era un posto in cui lui era amato, apprezzato. E lo aiutava a far passare più in fretta l'estate, a tornare da sua madre con il sorriso sulle labbra, scusandosi gentilmente della scenata fatta. Niente di più e niente di meno di ciò che lei si aspettava. Senza accorgersene si era alzato, per andare ad osservare la foto da vicino.

Con un sospiro si buttò sul letto, facendo cigolare le molle. Si girò a pancia in su, facendo vagare lo sguardo per la sua stanza. I muri erano tappezzati di poster rossi e oro con lo stemma di Grifondoro, o raffiguranti la sua squadra di Quidditch preferita, i Cannoni di Chudley, saette arancioni che sfrecciavano sui loro manici di scopa. In un angolo, la sua mazza da Battitore, accanto alla sua divisa di Quidditch, e un po' più in là, la sua Nimbus 1000, considerato il manico di scopa più veloce al mondo. Su una parete c'era una libreria stracolma di libri e riviste, e un album con le figurine delle Cioccorane era aperto lì vicino. In un mucchietto disordinato, sul pavimento, un numero infinito di cartacce, fogli strappati e spazzatura, che Sirius usava alternativamente al cestino. Tanto, poi ci pensava Kreacher a pulire. Kreacher era il loro elfo domestico. Una creatura ripugnante e infida, che Sirius non aveva mai sopportato, fin da bambino. Ma, finchè puliva...

Sulla sua scrivania erano accatastati tutti i libri ed il materiale scolastico, ed ai piedi del letto c'era il suo baule, spalancato. E completamente vuoto. Guardò il suo orologio: le cinque e mezza. Sirius sbuffò. Solo mezz'ora e sarebbero venuti a chiamarlo per la cena. E lui non aveva ancora fatto il baule. La mattina dopo, alle undici precise, l'espresso per Hogwarts sarebbe partito dalla stazione di King's Cross. Sirius non stava nella pelle. Avrebbe rivisto i suoi amici! La bolla di solitudine, rabbia ed indifferenza che ogni estate si costruiva per poter sopravvivere in quella casa, sarebbe potuta sparire. Già pregustava il nuovo anno scolastico. Così, decise che, per iniziarlo bene, sarebbe arrivato alla stazione, il mattino dopo, con i suoi effetti ordinatamente riposti nel baule. Era un obbiettivo a dir poco ambizioso per lui, e lo sapeva, ma era una nuova sfida, e Sirius, le sfide le adorava.

  • Bene! - disse battendo le mani. - Cominciamo!

Prima cominciò dai libri. Aveva visto Moony mettere in ordine il suo baule più di una volta, e aveva sempre cominciato dai libri. Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, e via dicendo, in una pila ordinata, sulla destra. A sinistra ci mise il calderone, nel quale decise di mettere anche tutti i piccoli oggetti utili, come il calamaio, la piuma, ingredienti vari... solo al pensiero si sentiva stanco. Guardò con aria annoiata il baule, emettendo un verso piagnucoloso. Ma, d'altronde, aveva cominciato, e doveva finire. Stava proprio per cominciare a riempire il calderone, che Kreacher bussò alla porta della sua stanza, infilando dentro la testa, e, solo dopo aver guardato prima la stanza, poi Sirius con aria disgustata, disse con tono viscido:- Padroncino Sirius, la cena è servita.

Beh,” pensò il giovane, “si vede proprio che non era destino!”, e uscì dalla sua stanza con un sorriso furbesco sulle labbra. Dopo cena, sarebbe stato troppo tardi per dedicarsi al baule con tutta la perizia a cui si era predisposto, e quindi gli sarebbe toccato accatastare tutto al suo interno come al solito. “Oh beh! Sarà per la prossima volta!” , si disse, e non potè impedirsi di sghignazzare.

 

* * *

 

James stava volando. Il vento lo colpiva in faccia con forza, ogni qual volta si lanciava in picchiata per prendere il boccino. Boccino che, per altro, lui non avrebbe dovuto possedere. Se ne era appropriato dopo aver vinto la Coppa di Quidditch, due anni prima. Tanto non se ne sarebbero fatti niente comunque. I Boccini hanno la memoria tattile, ovvero riconoscono il loro padrone in base a chi li ha toccati per primo, e per questo è necessario che, ogni nuova partita, ci sia in campo un nuovo boccino.

Così, lui aveva salvato quella “piccola svolazzante portatrice di gioia e felicità” dalla fusione, o almeno questo era ciò che si ostinava a dire a Moony, quando lo guardava con disapprovazione giochicchiarci tra una lezione e l'altra, facendo ridere Sirius e Peter. Così, quando era a casa per le vacanze, James tirava fuori la divisa da Quidditch, il boccino ed il manico di scopa e si allenava, perchè “niente aiuta a combattere la noia come una sana dose di allenamento giornaliero”. Erano ore che era fuori oramai, e, nonostante ci fosse ancora luce, si avvertiva dall'aria più fredda che stava scendendo la sera. Atterrò, e, una volta riposti manico e divisa, si avviò, con il boccino che lo seguiva svolazzando, in camera sua, a fare i bagagli.

Dopo aver messo tutto quanto nel baule, preparato i vestiti per il giorno dopo, aver controllato di non aver lasciato niente in giro, e (grazie a quest'ultimo controllo) aver raccolto l'ultimo paio di calzini rimasti da sotto il letto, James decise che poteva godersi qualche attimo di meritato riposo. La sua attenzione fu attirata da una pila di lettere accatastate sul suo comodino. Così le prese e cominciò a leggerle. Erano le lettere che lui, Remus, Sirius e Peter si erano mandati durante l'estate. Mano a mano che le leggeva, gli tornavano tutte alla mente. Quell'estate, i quattro Marauders avevano sperimentato un nuovo modo di comunicare. L'idea era venuta a Remus, e consisteva nell'usare una specie di posta continuata, in modo da poter parlare tutti e quattro insieme, anziché due a due. In pratica, il gufo di Remus aveva portato la lettera da lui scritta prima a Peter, che, una volta risposto, aveva riconsegnato la lettera al gufo. Il rapace aveva a questo punto recapitato la lettera a Sirius, e, successivamente, a James.

Quest'ultimo aveva offerto asilo al povero rapace stremato, e, una volta risposto alla lettera, aveva mandato il suo allocco a completare il giro, e ad iniziarne uno nuovo. E così via, a rotazione.

Si era rivelato un sistema eccellente, e più di una volta James si era chiesto per quale motivo non gli fosse mai venuto in mente, prima di allora.

Certo, forse per i rapaci era meno comodo, ma, una volta aver finito il loro giro, avevano tempo per rifocillarsi, dormire, e poi tornare a casa loro. Anche se, in realtà, più di una volta ai ragazzi era capitato di dover sfrattare un gufo particolarmente approfittatore, che, dopo una settimana di coccole e servizi di ogni genere, era ben poco intenzionato ad andarsene.

Dopo aver riletto tutte le loro lettere, o perlomeno quelle il cui foglio era finito proprio quando toccava a lui rispondere e perciò se le era dovute tenere, iniziandone una nuova, le ripose accuratamente nel cassetto del suo comodino.

Cominciava già a scurire quando sua madre lo chiamò per la cena, dal piano di sotto.

 

* * *

 

Peter stava guardando la televisione, in salotto. Suo padre aveva insistito perchè la comprassero, per poter seguire le partite di calcio ed il telegiornale. Erano cose importanti al giorno d'oggi, diceva. Peccato che la maggior parte delle volte in cui Pete entrava in salotto, vi trovasse suo padre a guardare tutt'altro. Così si era incuriosito. Inizialmente solo della dinamica. Come facevano i Babbani a far muovere delle persone virtuali senza usare la magia? Ben presto però, aveva cominciato, come la maggior parte delle persone prima o poi, ad esserne talmente affascinato da restare lì seduto a guardarla per ore, senza magari che ci fosse qualcosa di particolarmente interessante.

- I leopardi, sono animali solitari, - diceva il presentatore di un documentario.

- Non amano la vita di gruppo. Quando giunge la stagione degli amori, il maschio mette incinta la femmina, ma non resta a prendersi cura dei cuccioli. Dopo che la mamma leopardo partorisce, lo svezzamento dura parecchi mesi, nei quali i piccoli restano protetti o da una tana sotterranea, che le femmine preferiscono per i primi mesi di vita della prole, o successivamente in posti elevati, come un albero. Intorno all'anno di vita i giovani leopardi cominciano ad osservare la mamma cacciare, finchè, verso l'anno e mezzo, non provano loro stessi. Quando sono in grado di procurarsi il cibo da soli, e questo solitamente avviene intorno ai due anni di vita, la mamma smette di prendersi cura di loro, lasciandoli liberi per il mondo.

Il presentatore aveva smesso di parlare, e ora la Televisione mostrava immagini di leopardi e altri animali.

Ma pensa un po'! Chi l'avrebbe mai detto...” si disse Peter sgranocchiando delle patatine. Ora il programma era finito, e c'erano i Titoli di Coda. Così aveva detto suo padre che si chiamavano tutti quei nomi bianchi su sfondo nero, messi in colonna, alla fine di un film o di un programma televisivo.

Peter sbadigliò... la stanchezza cominciava a farsi sentire, e aveva gli occhi affaticati.

- Peter! Vai a letto che domattina devi alzarti presto!-, gli giunse la voce di sua madre dalla cucina. Eh già! Il giorno dopo ricominciava la scuola! Di malavoglia spense la TV, e poi salì, trascinando i piedi, fino in camera sua.

Si mise il pigiama, si lavò i denti, e, appena poggiata la testa sul cuscino, si addormentò...

 

* * *

 

Remus era stravolto. Si sentiva come se una carica di Troll imbestialiti gli fosse appena passata sopra. Non poteva muovere un muscolo senza che sentisse un dolore tremendo, ed anche ogni minimo gesto gli costava uno sforzo sovrumano. Questo era il bel regalino che la luna piena di due notti prima gli aveva lasciato. Questo, oltre ad una serie innumerevoli di graffi, per fortuna decisamente superficiali. Fece una smorfia di dolore quando, nel togliersi la maglietta, mosse il braccio troppo velocemente, causando una tremenda fitta alla spalla. Imprecando sotto voce, si sfilò il resto della maglia.

Cautamente, si alzò ed andò in bagno. Lo specchio era grande, e gli permetteva di vedersi il torace interamente. Era costellato da lunghe cicatrici, di cui le più recenti ancora rosse. Quasi nessuna di quelle era in rilievo, perchè quelle che ancora si vedevano appartenevano ad un periodo della sua vita più recente, ovvero gli ultimi sei anni, da quando aveva cominciato a frequentare Hogwarts. Ciò implicava il fatto che, dopo ogni notte di luna piena, fosse sottoposto alle premurose cure di Madama Chips, che, famosa per la sua bravura, faceva si che sul corpo del ragazzo non restasse più che un segno chiaro. Solo una cicatrice era in rilievo, ed era quella che lui più odiava.

Il segno del morso, tra il collo e la spalla. Due fori, netti. I canini erano penetrati a fondo nella sua carne, prima che l'animale lo lasciasse andare. Remus sfiorò il segno con le dita. Lì la pelle era più dura che nel resto del suo corpo. Ne seguì i contorni circolari, lentamente. Erano passati undici anni ormai, da quando Fenrir Grayback lo aveva morso, trasmettendogli la maledizione che lo aveva condannato ad una vita di dolori e sofferenze.

Ad una vita di solitudine.

No”, pensò poi. “Tu non sei solo.”

Ed era vero. Lui non era solo. Perchè aveva degli amici, amici che gli volevano bene, amici che lo amavano, amici disposti a trasformarsi in un cane, un cervo ed un topo, per correre con un lupo mannaro, una volta al mese. Per correre con lui. Per non lasciarlo solo.

Sorrise. Ed era un sorriso pieno di affetto, pieno di riconoscenza e gratitudine, verso quelle persone a cui, in un certo senso, doveva la vita.

Tornò in camera sua, muovendosi lentamente. Si sfilò i jeans e si mise i pantaloni del pigiama, con i quali dormiva. Guardò fuori dalla finestra, nella notte. La luna, si mostrava pallida, nel suo vestito di luce. Almeno per un po', gli avrebbe dato tregua. Si avvicinò al suo gufo, gli diede un buffetto affettuoso sul petto, sussurrò un “buonanotte” e si infilò sotto le coperte.

Nemmeno un minuto dopo sentì bussare alla porta.

  • - Remus? - era la voce di sua madre.

  • - Si? - sussurrò lui.

La porta si aprì e il viso della madre fece capolino, accompagnato da un fascio di luce gialla. Quando lo vide sorrise, premurosa. Sorriso che il ragazzo ricambiò.

  • - Ti ho portato un antidolorifico. Ti ho sentito lamentarti e così...

  • - Grazie...- rispose subito lui, gli occhi colmi di gratitudine.

  • - Figurati. Buonanotte amore mio. Dormi bene.- disse lei, scoccandogli un bacio sulla fronte.

Lui sorrise e lei uscì, lasciandolo al buio. Remus bevve l'antidolorifico, e si rimise a letto. No. Decisamente non era solo. Si mise meglio sotto le coperte e si addormentò, il sorriso ancora sulle labbra.



 

 

Allora, adesso dovrei rispondere alle recensioni penso...

Ok, proviamo:

 

@IlMagnificoMe: Grazie! Sono davvero felice che il capitolo ti sia piaciuto! In effetti ciò che volevo far capire erano le emozioni dei quattro protagonisti, volevo dare ampio spazio a loro e ai loro sentimenti, alle loro idee. Comunque come coppia ho scritto Remus/Sirius, e non vedo l'ora di sapere io stessa cosa succederà XD Ho già qualche idea, ma è ancora tutto da vedere :)))

 

@CarlottaM_1D: Wow!! Quanti complimenti!! Mi fa davvero piacere sapere che ti piace ^-^

Allora, risponderò alle tue domande :D

Loro hanno 16 anni, ovvero stanno per frequentare il sesto anno a Hogwarts, e i loro soprannomi li ho lasciati in inglese perchè... beh, mi piacevano decisamente di più :)) Per quanto riguarda invece gli altri nomi di personaggi o luoghi (come la Foresta Proibita e Severus Piton) li ho lasciati in italiano perchè sono sinceramente ormai abituata a sentirli così, e mi fa strano dire "Forbidden Forest" o "Severus Snape"... O.o Perciò lascerò in italiano anche i nomi per esempio di Silente (che sarebbe Dumbledore altrimenti) e della McGrannitt (McGonagall).

Poi l'ultima domanda, ma non meno importante, anzi: allora, sì, scriverò più di un punto di vista differente per capitolo, ora non so dire se sempre quattro o meno, ma magari ci saranno dei capitoli (soprattutto verso la fine) in cui mi concentrerò maggiormente su un personaggio, magari dedicandomi agli altri nei capitoli successivi.

Spero di averti chiarito tutto!! Continua a recensire mi raccomando!!!! ^o^

 

 

 

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Capitolo 2
*** Ritorno a Casa ***


Allora, questo capitolo è stato sudato non poco, soprattutto la parte di Remus, mentre devo essere grata a Sirius, questa volta, per essersi dimostrato così poco impegnativo :) sono stata a casa un giorno intero, invece di sciare, per scrivere. E posso dire di essere soddisfatta :))
Ora, il fatto che io abbia aggiornato così presto è una cosa del tutto eccezionale, dato che sono in vacanza e ho molto tempo. Ma dal 7 Gennaio non aspettatevi che riesca a postare più di una volta a settimana, perchè ricominciando scuola e attività varie non avrò più molte occasioni per dedicarmi alla scrittura :'( Comunque, per questa settimana forse riuscirò a scriverne addirittura altri due!!! (forse... )
Ora vi lascio alla lettura, e mi raccomando: RECENSITE!!!!! Ciao e grazie a tutti!
Audrey

CAPITOLO II

Ritorno a Casa

Appena varcata la barriera magica, Sirius si ritrovò immerso nel caos più totale: la stazione di King's Cross alle undici di mattina del 1 Settembre. Anzi, per la precisione alle undici meno due minuti. Ciò significava che avrebbe dovuto muoversi a salire sul treno. Senza degnare di uno sguardo genitori e fratello, si fece largo tra la calca di persone ammassate davanti ai finestrini e lungo tutto il binario, cercando i suoi amici. Maledizione, ma dov'erano?! Ad un tratto si sentì chiamare, mentre il Capotreno gridava l'ultimo avvertimento agli studenti ancora sul binario:

    - Sirius!

Il ragazzo si voltò in direzione della voce, e vide Remus sbracciarsi da una delle entrate del treno. Prese il baule e si fiondò verso l'amico, proprio mentre le porte cominciavano a chiudersi. Entrò per un soffio, e si accasciò sfinito contro il muro del vagone. Il cuore gli martellava nel petto, e il respiro era affannoso.

    - Sirius! -, ripetè l'amico. - Ma dov'eri finito?! Ti abbiamo cercato ovunque ma tu non c'eri! Se non ti fossi sbrigato ad arrivare il treno sarebbe partito senza di te e...

    - Scusa Moony. - si affrettò ad interromperlo il ragazzo, prima che il compagno potesse finire la sua paternale. Remus era tutto rosso, e a forza di urlare la sua voce si stava incrinando. - Mia madre mi ha fatto cambiare tre volte prima che i miei vestiti le andassero bene, e come se non bastasse il gufo di Regulus era caduto in stato catatonico. Sospetto che Kreacher abbia lasciato in giro il veleno per Doxy un'altra volta... - si affrettò a riprendere Sirius, prima che Moony potesse intervenire.

Il cipiglio severo dell'amico si addolcì un poco alle parole di Padfoot, prima di lasciare definitivamente il posto ad un grande sorriso.

    - Comunque, sono felice di vederti anch'io, Moony. - disse Sirius con un sorrisetto, guardando in alto, verso il viso di Remus.

Questo lo guardò con una finta aria di superiorità, per poi abbracciarlo. Padfoot ricambiò la stretta, ridendo. Era contento di riaverlo lì con lui. Era cresciuto durante l'estate, notò. Ora era più alto di almeno cinque centimetri, e a Sirius sembrò che anche il tono muscolare di Moony fosse aumentato. Una volta scioltosi dall'abbraccio, il ragazzo constatò, guardandolo meglio in viso, che il volto dell'amico era tirato, come se non dormisse bene da alcune notti.

    - Questa luna piena non è stata molto clemente, eh? - , disse a bassa voce Sirius.

    - No. - rispose l'altro, con tono amaro.

Padfoot lo guardò con dispiacere. Non voleva vederlo così. Remus dovette intuire i suoi pensieri, perchè si affrettò ad aggiungere:

    - Non preoccuparti. Non è niente. Questa volta sembra durare un po' più del solito, ma vedrai che domani starò già meglio. Poi, con Madama Chips che non mi lascia fare un colpo di tosse senza osservarmi con apprensione... - Il ragazzo sorrise, cercando di rassicurare l'amico. - Dai, andiamo dagli altri, o penseranno che io ti stia monopolizzando.

    - Che poi è ciò che stai facendo. - , rise Padfoot.

Moony gli scoccò un ghigno divertito, per poi avviarsi lungo il corridoio, verso lo scompartimento dove dovevano trovarsi James e Peter. Sirius non vedeva l'ora di rivederli. Fece un grande respiro, sentendo già nell'aria quel profumo di magia che caratterizzava Hogwarts, e che gli era così familiare. Raccolse il baule da terra e si affrettò a seguire Remus.

* * *

James guardava fuori dal finestrino, assorto. Il boccino svolazzava libero per lo scompartimento, producendo un ronzio continuo e suscitando il nervosismo di Peter, che lo guardava con aria torva. James stava pensando. O, per meglio dire, stava fantasticando: capelli rossi e occhi verdi. Lily Evans, lei era l'oggetto delle sue fantasie. L'aveva vista in corridoio, quando era salito sul treno. Stava parlando animatamente con delle sue amiche, davanti alla porta dello scompartimento, e poi lo aveva guardato.

Si, James ne era certo, lei lo aveva guardato! Per un nanosecondo, è vero, ma a lui era bastato. Gli era bastato per passare venti minuti a rimuginare sul significato di quel gesto, senza giungere ad una conclusione sicura. Cosa aveva voluto dire? Era uno sguardo di intesa? Voleva comunicargli qualcosa, o aveva semplicemente incrociato il suo sguardo?

Proprio in quel momento, la porta dello scompartimento si aprì, ed entrarono Remus e Sirius a distoglierlo dalle sue riflessioni. Peter balzò in piedi, nemmeno gli avessero punto il sedere con uno spillo, andando a sbattere la testa contro il porta bagagli, e lanciando una serie di improperi non trascrivibili. I due ragazzi, ancora sulla porta, dopo averlo fissato attoniti per qualche secondo scoppiarono a ridere, seguiti immediatamente da James. Peter intanto li fissava cupo, massaggiandosi la testa.

Ma anche quando furono tutti seduti e il baule di Sirius fu messo nel porta bagagli, le risate non accennavano a calmarsi, così Wormtail decise che era ora di ricorrere a metodi drastici. Sfoderò la bacchetta e con aria annoiata pronunciò un semplice incantesimo. Mezzo secondo dopo i tre ragazzi si ritrovavano con la bocca sigillata. James si sentì le labbra intorpidite, e non riusciva più a muoverle. Peter aspettò qualche secondo, giusto il tempo che i corpi degli amici smettessero di muoversi convulsamente nel tentativo di liberare le risa, e poi, quando furono tutti calmi, rimosse l'incantesimo.

    - Wormtail -, ansimò Sirius, sfinito. - Fallo un'altra volta... e sei.... morto.

Il ragazzino lo fissò con aria risentita, e poi per cambiare discorso disse:

    - Hei Remus, ma com'è che tu e Padfoot ci avete messo così tanto?

    - Si infatti, - intervenì subito James, sedendosi dritto e aggrottando le sopracciglia. - Il treno era partito da quasi mezz'ora quando vi siete decisi ad entrare!

    - Beh, - rispose Sirius, - dopo la paternale...

    - Necessaria.

    - Cosa?

    - Dopo la necessaria paternale. E io ci aggiungerei anche illuminante. Dopo la necessaria ed illuminante paternale. - intervenne Remus, con aria di sufficienza.

    - Posso continuare? - chiese Sirius, ostentando un'aria fintamente seccata.

    - Certamente caro.

James e Peter risero.

    - Allora, dopo la “necessaria ed illuminante” paternale di Moony, gli ho spiegato il perchè del mio ritardo in stazione. Comunque, quello che conta è che ormai sono qua, e purtroppo... - disse Sirius allargando le braccia, - vi toccherà passare un altro anno con me!

    - Oooh no! E io che speravo di essermene liberato! - disse James con aria sconsolata.

    - Coooooooosa?! Ma senti un po'! E così tu vorresti liberarti di me Prongs? Beh, allora quest'anno vedrò di starti il più attaccato possibile! -, ribattè Padfoot ridendo, per poi buttarsi sul sedile accanto a quello di James, e cominciando ad azzuffarsi con l'amico.

Peter si spostò sul sedile di fronte, vicino a Remus, evitando in questo modo di essere accidentalmente colpito. Moony li fissava con divertimento.

James era felice.

Gli erano mancate le lotte che faceva con Sirius, durante l'estate. Padfoot per lui non era solo un migliore amico: loro due erano come fratelli. Sirius era la prima persona a cui diceva qualsiasi cosa, la prima persona a cui chiedeva un parere. Non che non volesse bene a Remus e Peter, anzi! Erano i suoi migliori amici.

Questi pensieri lo avevano distratto, portandolo in una situazione di svantaggio nella lotta con Sirius. Ora il ragazzo gli stringeva un braccio attorno al collo, mentre con l'altro torceva quello di James dietro la schiena.

    - Ehi! - disse allora Padfoot. - Ti stai rammollendo per caso? Guarda che il fatto che io non abbia ricevuto la nomina di Capitano della squadra di Grifondoro quest'anno, significa che hanno scelto te per un motivo! Io non lo voglio un capitano mollaccione! Perciò vedi di riprenderti!

Eh già, era vero! Silente lo aveva nominato Capitano! La spilla era arrivata con la lista dei libri per il nuovo anno, quell'estate. James sapeva che Sirius non se l'era presa per questo. Lui era più bravo nel Quidditch, e Padfoot aveva più successo con le ragazze. Questo faceva sì che tra di loro non nascessero rivalità, e manteneva invariati gli equilibri.

Ad un tratto, la porta dello scompartimento si aprì di nuovo.

Lì in piedi sulla soglia, c'era Severus Piton.

* * *

Piton se ne stava lì, le mani appoggiate sugli stipiti della porta, lo sguardo disgustato. Sirius e James lo fissavano immobili, l'uno con ancora il braccio stretto attorno alla gola dell'altro. Remus lo guardava con espressione interrogativa, mentre quella di Peter doveva sembrare terrorizzata, a giudicare dallo sguardo sadicamente divertito che il Serpeverde dedicò a lui. E in effetti, Peter lo era. Piton gli aveva sempre fatto quell'effetto. Gli ricordava un cobra. Un cobra che fissa la preda, ondeggiando. Che la osserva, avvicinandosi, per poi tornare indietro, e osservarla ancora un po'. Per poi colpire. Ma non sai mai quando colpirà, perciò, o resti sempre allerta, o diventi la sua cena.

Questo aveva concluso Peter dopo cinque anni. Che con Severus Piton non puoi mai abbassare la guardia. Così, inconsciamente, fece scivolare la mano sull'impugnatura della bacchetta.

    - Interrompo qualcosa?

La voce strascicata di Piton fece breccia nei suoi pensieri, riportandolo alla realtà.

    - In effetti si, Mocciosus. -, gli rispose Sirius con aria seccata. - Però... ehi, hai qualcosa in faccia? Non riesco a vederla bene, qualcosa la copre... oh, no aspetta! Quello è il tuo naso!

Touchè. Gli occhi di Piton lampeggiarono.

    - Ha ha ha, molto spiritoso Black. Comunque, mi dispiace aver interrotto questo momento intimo tra te e Potter, perciò sarò breve, in modo che possiate riprendere tranquillamente.

Questa volta fu il volto di Sirius a prendere fuoco. Prima che questi potesse ribattere, Piton continuò:

    - Mi manda il Capotreno, dice di cominciare a cambiarsi.

    - Di già? Ma non siamo nemmeno a metà strada! -, ribattè Remus aggrottando le sopracciglia.

    - Senti Lupin, se hai qualcosa di cui lamentarti fallo con qualcun'altro, io non ho tempo da perdere a spiegarti cose che nemmeno sei tenuto a sapere – disse il Serpeverde.

Il volto di Sirius, se possibile, diventò ancora più rosso, ma questa volta dalla rabbia.

    - Come ti permetti di parlargli così, lurido...

    - Sirius, lascia stare. - , lo interruppe Remus prima che Padfoot dicesse qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Piton era un Prefetto, e se non gli aveva ancora tolto dei punti era un miracolo, pensò Peter.

Durante tutto quel lungo scambio di battute lui era rimasto lì, nel suo angolino, a guardare prima la faccia di uno, poi la faccia dell'altro, come se si stessero lanciando una palla invisibile. Una palla di rabbia e insulti. Wormtail non avrebbe saputo dire come fosse nato l'odio tra Piton e Sirius, che molto spesso coinvolgeva anche James, mentre molto più raramente Remus.

Quello che sapeva per certo, era che Padfoot era tutto ciò che Severus Piton avrebbe voluto essere.

Bello, atletico, popolare... desiderato. Mentre Piton era... beh, il suo corpo diceva quasi tutto. La pelle era olivastra, e gli conferiva un aspetto malaticcio. Gli occhi erano scuri, al di sopra dei quali due sopracciglia nerissime erano semi nascoste dai capelli mediamente lunghi, neri e lisci. Avevano un aspetto unticcio, e gli coprivano buona parte del viso; il naso era adunco, e ricordava molto il becco di un falco. Era alto, ma di corporatura esile.

Ed inoltre, aveva una malsana passione per le Arti Oscure, che di certo non lo favoriva nelle amicizie. L'unica persona che Peter aveva mai notato sembrargli amica, era Lily Evans. E questo mandava in bestia James.

    - Bene, io vi lascio alle vostre... attività “extra curricolari”, se così possiamo definirle. - disse Piton guardando James e Sirius.

Padfoot gli indirizzò uno sguardo assassino.

    - Oppure, se preferisci potrei chiamarla “Lotta Libera non Autorizzata” e andare a riferirlo al preside, che ne dici Black? -, aggiunse Piton con un finto sorriso, prima di voltarsi ed andarsene.

Peter si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Si alzò e chiuse la porta, per poi accasciarsi sul suo sedile.

* * *

    - Grazie. - disse Remus, rivolgendosi all'anziana signora del carrello.

    - Di niente caro, figurati! - rispose questa, sorridendo.

Il ragazzo rientrò nello scompartimento, lanciando a ciascuno dei suoi amici ciò che avevano ordinato. Dopodichè si sedette vicino a Sirius, che aveva già cominciato a mangiare le sue Gelatine Tutti i Gusti +1.

Aprì la sua tavoletta di cioccolato e ne staccò un quadratino, gustandoselo. Aveva sempre avuto una grande passione per il cioccolato. La prima volta che lo aveva mangiato, non poteva credere che esistesse una cosa tanto buona al mondo. Era piccolo, ed erano andati a cena da alcuni parenti, per Pasqua. Finita la cena, come dessert avevano offerto dei quadratini di cioccolato di tutti i tipi, e per Remus, era stato amore a prima vista.

Ma la sua famiglia era povera, e così non si presentarono molte altre occasioni per il bambino di mangiare cioccolata. Una volta venuto a Hogwarts però, Remus vi si era ricongiunto.

Ci furono alcuni minuti di silenzio, in cui ognuno era immerso nei propri pensieri, o più probabilmente impegnato a mangiare.

Ad un tratto però, Sirius fece una faccia schifata, sputando una caramella per terra. Tutti scoppiarono a ridere, mentre Padfoot si ripuliva la lingua con la mano, emettendo versi orrendi. A giudicare dalla sua faccia però, il saporaccio non doveva essersene andato, così Remus staccò un pezzo di cioccolato e lo porse all'amico. Sirius lo guardò esterrefatto: Moony non donava mai il suo cioccolato!

Vista l'esitazione del mago, Remus disse con un sorriso:

    - Padfoot, sbrigati prima che io cambi idea.

Sirius prese la cioccolata, e, appena messa in bocca, il suo volto si distese.

    - Grazie Moony bello, sei il mio salvatore -, disse poi, atteggiandosi come la protagonista di chissà quale Soap Opera, e imitando una voce femminile.

James e Peter si misero a ridere.

    - Sese, non ti ci abituare troppo...- rispose Remus, ridacchiando a sua volta.

Passarono l'ora seguente a ridere, scherzare e tirarsi caramelle, e quando dopo un po' Sirius decise che si stava annoiando, chiuse a chiave la porta dello scompartimento, tirò le tende, e coinvolse il povero Peter in una sfrenata caccia al topo, facendo ridere Remus e Prongs come due matti. Padfoot, nelle sembianze di un grosso cane lupo, nero come la notte, saltava da un sedile all'altro, inseguendo il povero Wormtail che cercava in tutti i modi di nascondersi dove poteva.

Quando Padfoot cominciò ad abbaiare, con la testa nascosta sotto ad un sedile cercando di afferrare Peter, e il posteriore che si muoveva, scodinzolante, Remus decise che era ora di mettere fine alla tortura di Wormtail.

    - Sirius, andiamo basta, lascia uscire Peter! -, disse, non riuscendo a non ridere per la scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi: Padfoot aveva preso il topo per la coda, estraendolo da sotto il sedile. In quel momento però, Peter tornò se stesso, trovandosi con Sirius ad un centimetro dal suo posteriore.

A quel punto la caccia si invertì, e il cacciatore divenne preda. Peter urlava insulti e minacce verso il grosso cane, rincorrendolo ovunque. Sirius, ovviamente, si divertiva come non mai. Ad un tratto Remus si ritrovò con Padfoot direttamente in braccio, mentre cercava di sfuggire alle mani di un alquanto paonazzo Wormtail. A quel punto, Peter (dopo aver guardato Moony), parve ricordarsi una cosa.

    - Tu! - esclamò rivolto al biondo. - Tu hai aspettato che mi prendesse prima di dirgli di smetterla! Brutto infame! E tu! - urlò poi rivolto a James. - TU NON GLI HAI DETTO NIENTE!

E si scagliò su di lui come una furia. James era rimasto attonito al suo posto, e quando si vide la faccia di Peter ad un palmo dal naso ebbe la prontezza di abbassarsi, per poi fargli lo sgambetto ed immobilizzarlo a terra, sedendocisi sopra. Remus e Sirius erano rimasti a fissare la scena, immobili sul loro sedile. Remus si rese conto di avere ancora addosso Sirius, che stava cominciando a sbavare, la lingua penzoloni, ansante dopo il tanto movimento.

    - Sirius, che schifo! Chiudi un po' quella bocca!-, disse il ragazzo disgustato, cercando di allontanare il muso del cane dal proprio petto.

Padfoot parve riscuotersi, e così, una volta sceso dalle gambe di Moony, riprese sembianze umane. Si stravaccò sui sedili per lungo, occupandone due.

    - Comodo? - chiese Remus alzando un sopracciglio, dovendosi     accontentare dell'ultimo sedile rimasto.

    - Si, grazie Moony. Ah, e per la cronaca, io non sbavo – disse Sirius con aria di sufficienza.

    - Ah no? E allora di chi è la saliva sulla mia maglietta?

    - Proprio non lo so Moony, ma potrebbe anche essere tua. Ti ho mai detto che a volte sbavi?

Remus sgranò gli occhi.

    - Ma brutto...

    - Hei ragazzi non sarebbe il caso di cambiarci? -, intervenne James rialzandosi dal petto di Peter (che nel frattempo si era calmato), prima che l'amico decidesse di avventarsi su Sirius.

Remus guardò fuori dal finestrino. Oramai era buio. Sarebbero arrivati a Hogwarts da un momento all'altro... Si, era decisamente il caso di cambiarsi. Guardò Sirius con aria truce, che gli fece la linguaccia, a braccia incrociate.

Abbandonarono i loro vestiti babbani per mettersi le uniformi scolastiche.

Togliendosi la maglietta non potè fare a meno di notare lo sguardo di Sirius, ancora comodamente seduto, puntato sulla sua cicatrice. Fece finta di niente. Disse semplicemente:

    - Tu non ti cambi, Padfoot?

    - ... Stavo pensando. - disse questo.

    - Mmh. Bene. A che? - chiese Remus con finto distacco.

Sirius parve riemergere in quel momento da una profonda trance, come se si fosse accorto solo allora di aver parlato.

    - Niente.- si affrettò a rispondere. Si alzò e prese i suoi vestiti dal baule.

Moony interpretò questo suo gesto come la fine del discorso, e non insistette oltre. Avrebbe preferito però che Sirius gli dicesse la verità. Detestava le bugie, soprattutto se dette da qualcuno a cui teneva. E a Padfoot teneva molto. C'era sempre stata assoluta sincerità tra loro, e questo cambiamento improvviso lo aveva turbato. Quando furono tutti pronti, si sedettero nuovamente ai loro posti. James e Peter dovevano aver avvertito l'atmosfera, e nessuno aveva più proferito parola. Fecero l'ultima parte di tragitto verso Hogwarts con la consapevolezza che ci fosse qualcosa di non detto, che ancora aleggiava nell'aria.

 

 

@CarlottaM_1D: Hehe niente figurati ;) Tutto per una lettrice XD Cavolo, grazie ancora una volta per i complimenti!! Ah, per quanto riguarda Remus e Sirius temo ci sarà da aspettare... Prima che comincino a capirci qualcosa ne dovrà passare di tempo!! Comunque farò in modo di far accadere qualcosa stai tranquilla ;)) Per quanto riguarda il nuovo capitolo proprio non so quando potrò postarlo... :( a dire il vero non ho nemmeno cominciato a scriverlo, anche se ho già delle ideuzze :]

Speriamo che il tempo (ma soprattutto i professori in questo caso, visto che tutto dipende da quanti compiti mi danno...) siano dalla mia parte! :))

Tu attendi fiduciosa, che prima o poi il nuovo capitolo arriverà!!

^-^

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Capitolo 3
*** Hogwarts ***


Allora, inizierò con il domandarvi perdono in ginocchio. So che sono passati quasi due mesi dal mio ultimo aggiornamento, ma purtroppo non ho proprio potuto fare prima :'( Oltre i vari problemi che ho avuto con il computer ci si è messa anche la scuola, con un carico di compiti mostruoso, e siccome sono all'ultimo anno è bene che io mi ci dedichi (per quanto questo mi faccia soffrire Dx). Comunque, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, e... beh si, direi che ci vediamo finito il capitolo nelle “note Autore” ^-^

Ringrazio vivamente LILY1D99 e CarlottaM_1D per le recensioni (^*^), tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le seguite o le ricordate (grassie grassie <3) e anche tutti i lettori silenziosi, che però devo ammettere non mi dispiacerebbe se mi lasciassero un commentino :3

Vabbè ora vi lascio leggere tranquilli, a dopo!! ^-^



CAPITOLO III


Hogwarts


James scese dal treno, e subito si sentì pervadere da un grande senso di gioia. L'aria era fresca e frizzantina, e un venticello leggero gli solleticava il viso. Chiuse gli occhi, beandosi di quel momento di pace, e inspirò profondamente: poteva sentire l'odore dei pini e della resina, mischiato a quello inconfondibile della magia.

  • - James, cosa stai facendo di grazia?

La voce di Sirius lo riportò bruscamente alla realtà. Lo fissava accigliato, un tantino preoccupato forse, con lo zaino in spalla, ovviamente usufruendo di una sola bretella.

  • - Niente, stavo... oh andiamo fratello non lo senti? - , rispose James subito, per poi inspirare nuovamente, molto profondamente, godendosi ogni singola fragranza che quel respiro gli donava. - È l'odore della libertà, Padfoot. Siamo a casa – disse poi, cingendo con un braccio le spalle dell'amico.

Sirius gli sorrise, e cominciarono ad avviarsi insieme verso una carrozza, tenendo il posto a Peter e Remus che non erano ancora scesi dal treno.

  • - Senti... -, disse ad un tratto James. Sirius lo guardò con aria interrogativa.

    - Senti, mi stavo chiedendo se... ecco, se ti andava di dirmi cos'è successo prima, con Remus.

Padfoot parve soppesare la richiesta del compagno, e dopo aver, evidentemente, stabilito che poteva parlargliene, disse:- Stavo pensando a come sarebbe stato se... - Sirius abbassò lo sguardo un po' imbarazzato. - Se Moony non fosse stato morso.

James rimase spiazzato.

  • - E... e quali conclusioni hai tratto? -, gli chiese.

  • - Boh, non lo so, nessuna in particolare – rispose Black scrollando le spalle, evasivo.

Prongs aggrottò le sopracciglia, evidentemente non soddisfatto della risposta.

  • - Beh, probabilmente non saremmo mai diventati così amici... o comunque lo saremmo in modo diverso. - si spiegò meglio Sirius.

  • - Già... Oh, eccoli che arrivano.

James si voltò a guardare i due amici che, affannati, si apprestavano a raggiungere la carrozza.

  • - Peter... - ansimò Remus, sfinito, lasciandosi cadere con malagrazia di fianco a Potter. - Giuro che... la prossima... volta... ti ci chiudo te... in quella... maledetta... gabbia!

Peter, dal canto suo, appariva non meno stremato del compare. Stringeva tra le braccia una gabbia dorata contenente un poco felice allocco barrato, che faceva schioccare continuamente il becco in segno di disapprovazione.

  • - Ma si può sapere che avete combinato voi due? Sembra che abbiate appena concluso una gara di corsa campestre! - chiese James.

  • - Il fatto è che Peter, - ringhiò Remus, - non sa chiudere bene una dannatissima gabbia per uccelli!

  • - Ma non è colpa mia! -, protestò questi indignato.

  • - No, certo! Hai ragione, perdonami! La gabbia se l'è aperta da solo e ha deciso che era ora di fare un voletto!- ribattè sarcastico il biondo.

  • - Beh, almeno lo abbiamo riacchiappato no? - disse Peter, tentando di sviare il discorso dalla sua colpevolezza.

  • - Si, certo, ma la prossima volta vedi di blindarcelo dentro, quel dannato uccello! – rispose Remus, la rabbia un po' sbollita.

Durante tutto questo scambio di battute James e Sirius erano rimasti a fissare i due amici, attoniti. Ci fu qualche attimo di silenzio, e poi proruppero le risa. Remus li guardò con rimprovero, mentre Peter diventava rosso come un peperone.

Quando i due ragazzi si calmarono, le luci di Hogwarts erano ormai vicine. James vide avvicinarsi quella che per i nove mesi successivi sarebbe stata la sua casa, e non potè far altro che sentirsi immensamente felice.

Voleva bene alla sua famiglia, certo, ma niente come la Sala Comune di Grifondoro, o il suo dormitorio, o la Sala Grande gremita di studenti lo facevano sentire al sicuro, e protetto. Così, quando la carrozza si fermò per lasciarli scendere, James non stava più nella pelle per l'impazienza di scoprire quali novità avrebbe portato ai Marauders quel nuovo anno scolastico.


* * *


Appena le pesanti porte della Sala Grande si aprirono, Remus si ritrovò circondato da luce e schiamazzi. I tavoli delle quattro Case erano gremiti di studenti chiassosi, mentre al tavolo degli insegnanti regnava un'atmosfera di paziente compostezza.

  • - Hei! Ecco la Evans! - eclamò ad un tratto James, per poi passarsi una mano tra i capelli ed avviarsi con espressione spavalda verso un gruppetto di ragazze Grifondoro sedute al tavolo, tra le quali spiccava l'inconfondibile chioma rossa di Lily Evans.

  • - James, è inutile che ci provi, tanto non te la da!-, urlò Sirius dietro all'amico, ridacchiando.

  • - Sirius!- esclamò Remus scandalizzato, dando una botta sul braccio di Padfoot.

Non aveva mai dubitato della capacità dell'amico di produrre pensieri di quel genere, ma sperava che avesse almeno la buona grazia di non urlare in pubblico tutto ciò che gli passava per la testa. L'esclamazione del giovane Black aveva infatti fatto girare le teste di parecchi studenti.

  • - Cosa c'è Moony?- ghignò questi. - Ho urtato forse la tua sensibilità?

  • - Sai benissimo che il problema non è questo – rispose Remus con una smorfia.

  • - No, sul serio Moony – disse Sirius diventando ad un tratto serio, un'espressione un po' apprensiva sul viso. - Da quanto è che non esci con una ragazza?

Il biondo fece un sospiro esasperato.

  • - Ho rotto con Ellison prima delle vacanze Sirius – rispose stancamente, cominciando ad avviarsi verso il tavolo di Grifondoro, dove li aspettavano un Peter alquanto indaffarato a riempirsi il piatto con quante più costolette d'agnello poteva, ed un James parecchio pensieroso, probabilmente dopo l'ennesimo rifiuto da parte della rossa.

  • - Appunto! Prima delle vacanze! - gli disse Padfoot aumentando il passo per stargli dietro, fissandolo come se non stesse afferrando un concetto ovvio.

  • - Vedi Padfoot, non tutti sentono il bisogno che hai tu di cambiare ragazza ogni due giorni – rispose Remus con voce annoiata.

  • - Ehi! Guarda che io è un po' che non esco con una ragazza! - ribattè il moro indignato.

Moony si fermò a guardarlo.

  • - Cioè, vorresti dirmi che tu, Don Giovanni quale sei, non stai con una ragazza dalla fine della scuola? - chiese il ragazzo con espressione divertita.

  • - No, esatto!

Sirius fissò l'amico con aria di sfida. L'altro si limitò a guardarlo per qualche istante con un mezzo sorriso, inarcando il sopracciglio destro.

  • - Tanto non ti credo lo stesso –, e con un sorriso malandrino, Remus Lupin si girò e andò a sedersi al suo posto.

La cena trascorreva tra risa e divertimento, come del resto tutti gli anni, quando James e Sirius annunciarono agli altri due Marauders quelli che erano i loro piani una volta finita la cena.

  • - Allora Rem, pronto a restare sveglio questa notte? - gli chiese Prongs strizzandogli l'occhio.

La faccia preoccupata del ragazzo suscitò l'ilarità di Sirius, che si sentì in dovere di spiegare meglio.

  • - Hahaha tranquillo Moony bello. Quello che Prongs intendeva dire è che semplicemente abbiamo fatto un po' di provviste, e questa sera intendiamo inaugurare il nuovo anno con tutti gli onori che merita.

  • - Per “provviste” ovviamente non si intende qualcosa di legale all'interno della scuola immagino... -, disse Remus con una smorfia.

Quando Silente gli aveva affidato l'incarico di Prefetto, l'anno prima, sperava che riuscisse a mettere un freno a James e Sirius, ma il ragazzo sentiva di averlo deluso. Non era stato capace di imporsi, di far valere quelle che erano le sue decisioni, e si era sempre lasciato trascinare nelle follie dei suoi due amici.

  • - Beh... diciamo che la McGranitt dubito approverebbe – rispose Padfoot con un sorriso furbesco.

  • - Sirius, io non credo sia il caso di...

  • - Oh, no, James, eccolo che comincia! - esclamò il moro con tono lamentoso.

  • - Ragazzi domani è il primo giorno di lezioni, saremo stanchi, non penso che...

  • - Moony – disse Sirius seriamente, guardandolo dritto negli occhi. - Devi imparare a divertirti. Davvero vuoi che i tuoi ricordi dei tempi della scuola siano solo libri, libri, libri e ancora libri?

Il ragazzo fece una risatina sarcastica. No, certo che non voleva. Ma Sirius proprio non capiva che per lui non si trattava solo di una questione di orgoglio. Non voleva sembrare il primo della classe, anzi. Ma studiare era l'unica cosa in cui riusciva bene.

Non era mai stato granchè bravo né con le ragazze né col Quidditch, almeno non rispetto a James o Sirius... Aveva avuto delle fidanzate, certo, ma non era mai riuscito a tirare avanti la relazione per più di due o tre mesi: richiedevano molte attenzioni e finivano sempre per distrarlo dallo studio. Non aveva ancora trovato una ragazza che gli piacesse veramente, e quindi alla fine decideva che nessuna di loro valeva lo stress e l'ansia che ogni relazione gli provocava.

Però Sirius aveva ragione. Doveva distrarsi.

  • - … D'accordo. -, disse allora. - Ma purchè non si sfori l'una del mattino! - si affrettò a aggiungere, quando Padfoot proruppe in un grido di esultanza.

  • - Come desidera messer Moony. L'una e non un minuto di più! - Il sorriso compiaciuto di Sirius andava da un orecchio all'altro.

Sembrava davvero un bambino al quale fosse appena stato concesso di mangiare un lecca-lecca enorme, pensò Remus.

  • - Beh, visto che ormai ho acconsentito mi potreste dire di che si tratta? -, chiese.

James e Sirius si guardarono.

  • - Mmh... no, meglio che sia una sorpresa -, disse il primo sorridendo enigmatico.

  • - Ehi, è quello che avevamo concordato o avete cambiato i piani? - domandò Peter, entrando solo in quel momento a far parte della conversazione.

  • - Vedrai tra poco Wormtail –, gli rispose Black.

Remus non poteva fare a meno di sentirsi un po' inquieto all'idea di cosa lo aspettava dopo cena, ma decise di rischiare. Sperava solo che i suoi amici non avessero organizzato qualcosa di troppo azzardato...


* * *


  • - Tequila?!

  • - Esatto Moony bello: Tequila! - disse Padfoot con un sorriso sornione stampato in volto.

  • - In realtà avevamo pensato anche a del Mezcal, ma Sirius ha optato per la tequila – intervenne Peter ridacchiando.

  • - Già. Il Mezcal lo terremo per la prossima volta – confermò James.

Remus sembrava un po' incerto. Doveva essere davvero difficile per lui lasciarsi andare, per una volta, pensò Peter.

  • - Allora ragazzi miei, si comincia? - chiese Sirius sfregandosi le mani.

Il biondino alzò le sopracciglia, in un espressione come dire “fai pure”.

  • - Dunque, - continuò allora Black accomodandosi sul pavimento, con la schiena appoggiata al bordo del suo letto . - Ho in programma alcune attività per stasera. Attività numero uno: propositi per il nuovo anno!

I Marauders lo imitarono, sistemandosi in cerchio davanti a lui. James prese la bottiglia di Tequila e la aprì, bevendone un grosso sorso.

  • - Beh -, cominciò allora, - il mio proposito è... riuscire ad uscire con la Evans.-

  • - Si, come se fosse una novità! - ridacchiò Sirius, prendendo a sua volta un sorso di Tequila.

In effetti, pensò Peter, erano due anni che Prongs andava dietro a Lily, e più lei lo rifiutava più sembrava che lui si intestardisse.

  • - Tranquillo Padfoot, sento che questo è l'anno buono! - rispose James all'amico, strizzandogli l'occhio.

Peter sorrise. Aveva detto la stessa cosa anche l'anno prima, ma invece che far breccia nel cuore della bella Grifondoro aveva collezionato una serie infinita degli insulti più fantasiosi che il ragazzo avesse mai udito.

  • - Dai Pete, tocca a te! - gli disse Padfoot, passandogli la bottiglia. Peter ci pensò su un momento, bevendo distrattamente.

  • - Penso che mi cercherò una ragazza. Insomma, non ho una storia seria dal quarto anno...

  • - E bravo Peter! - James gli battè una pacca sulla spalla, sorridente.

Peter passò la bottiglia, che ormai aveva assunto il significato di una specie di calumet della pace, a Remus. Subito si posarono su di lui tre sguardi curiosi.

Il ragazzo sembrò un po' incerto, come se stesse ponderando se poteva effettivamente dire quello che pensava.

  • - Io... io voglio divertirmi- esclamò infine.

Sirius inarcò un sopracciglio con fare interrogativo, e l'altro si affrettò a spiegare meglio.

  • - È il penultimo anno, e voglio passarlo al meglio. Insomma, l'anno prossimo avremo i M.A.G.O, e perciò dovremo studiare parecchio. Mi sono reso conto che per cinque anni ho vissuto un po' a metà... la scuola è sempre venuta prima di tutto per me. Così quest'anno voglio fare nuove esperienze, provare nuove sensazioni. Voglio essere un Malandrino fino in fondo. - concluse poi con una mezza risata.

Nella stanza calò il silenzio. Tutti fissavano Remus come se all'improvviso gli fosse spuntato un terzo braccio in mezzo alla fronte.

Poi Sirius emise un grido di gioia e gli si gettò letteralmente al collo, urlando:

  • - Amici, Remus Lupin è rinsavito! Sapevo sarebbe giunto questo giorno!

James lo imitò nell'abbracciare l'amico, e dopo poco arrivò anche Peter, con un sorriso da un orecchio all'altro.

  • - Bene! - disse Padfoot una volta che si fu ristabilito un certo ordine. - Adesso so esattamente quale sarà il mio proposito!

  • - Cioè? -, chiese Peter.

  • - Assicurarsi che il nostro Moony faccia tutte le “nuove esperienze” necessarie! - rispose il moro sorridendo. - Cominciamo subito: Moony?

  • - Si? - rispose questi.

  • - Bevi – gli rispose Sirius con fare solenne, indicando con un gesto teatrale la bottiglia di Tequila.

Remus ridacchiò, e posò le labbra sulla bottiglia. Strizzò impercettibilmente gli occhi quando il liquore ambrato gli invase la gola, ma poi mandò giù, sorridendo. Bevve un altro sorso e la restituì a Padfoot.

  • - Hei Wormtail – disse ad un tratto James con aria pensierosa, fissando il soffitto.

  • - Mmmh?

  • - Sai, mi è appena tornata in mente una cosa. L'anno scorso, poco prima della fine della scuola, ho sentito delle ragazze del terzo anno che parlavano te...

  • - Di me? - chiese Peter esterrefatto. Remus e Sirius osservavano lo scambio di battute, interessati.

  • - Si... mi sembra di aver capito che una loro amica è interessata a te. Una certa Orielle. No... Olette... la conosci?

Peter ci pensò un attimo su. Olette del terzo anno... No, quarto anno, si corresse mentalmente. No, non gli veniva in mente nessuno.

  • - Di che Casa è?

  • - Penso Corvonero. Almeno, le sue amiche lo erano. - rispose Prongs.

  • - Forse la conosco io – intervenne Remus ad un tratto. - Ma si chiama Odette.

  • - Davvero? E che tipa è? - chiese subito Sirius con aria interessata.

  • - Simpatica. Molto intelligente. L'ho conosciuta l'anno scorso, aveva bisogno di un aiuto in Trasfigurazione.

  • - Non di carattere – sbuffò il moro alzando gli occhi al cielo. - Di fisico Moony.

  • - Beh – disse Remus alzando le sopracciglia, - È carina. Capelli neri, mossi, e occhi azzurri.

Se era veramente interessata a lui, magari Peter le avrebbe proposto di uscire con lui alla prima visita a Hogsmeade.

  • - Prongs – disse ad un tratto. - Perchè non me lo hai detto l'anno scorso?

  • - Sinceramente non credevo che ti saresti potuto interessare ad una del terzo anno. - rispose questi accigliato.

  • - Remus, me la potresti presentare? - chiese Peter.

Aveva deciso, voleva conoscerla. Dopodichè avrebbe incaricato Sirius di sfruttare il suo fascino per ottenere informazioni dalle Corvonero sue amiche.

  • - Certamente Peter – rispose il biondo sorridendo.

Se James diceva la verità, aveva qualche speranza. Quell'anno si stava preannunciando molto interessante.


* * *


Sirius non avrebbe mai pensato che Peter potesse riscuotere successo tra le ragazze del quarto anno, per di più se Corvonero. Se lo sarebbe aspettato di più da una Tassorosso, Casa alla quale del resto apparteneva la ex di Wormtail.

Comunque, era felice per il suo amico.

  • - Quali sono le caratteristiche fondamentali che deve avere una ragazza perchè vi piaccia? - chiese ad un tratto, bevendo un sorso di Tequila.

La quantità di liquore contenuto nella bottiglia era considerevolmente diminuita da quando essa era stata aperta, e Sirius (che senz'ombra di dubbio si era impegnato più degli altri perchè ciò accadesse) cominciava a sentire la testa leggera. Reggeva bene l'alcool, e raramente gli capitava di essere davvero ubriaco.

Comunque decise di passare la bottiglia, che venne con sua sorpresa presa da Remus.

James fu il primo a rispondere alla sua domanda.

  • - Le caratteristiche fondamentali? Io ne ho solo una: dovrebbe essere la Evans. E visto che ciò è impossibile, direi che il cerchio è piuttosto ristretto.

Sirius scoppiò a ridere.

  • - Hai ragione, tu non fai testo. Ormai ti abbiamo perso da parecchio tempo. Non parli d'altro che della Evans!

  • - Solo perchè in pubblico più che parlarne non può fare – disse Remus con un sorrisetto.

Questa volta l'unico che non rise fu James, che una volta strappato dal letto il cuscino di Remus lo lanciò addosso al proprietario.

  • - Sai Moony, ti preferivo prima, quando eri più casto e silenzioso – ribattè Prongs risentito.

  • - Tu invece non lo sei per niente Prongs, lasciatelo dire. Insomma... se devi proprio farlo in quel momento almeno insonorizza le tende!

Un'altra ondata di risate travolse i Malandrini, riuscendo a strappare un sorriso anche a James. Sirius ricordava bene come l'anno prima, soprattutto nell'ultimo periodo, lui, Remus e Peter avevano qualche problema ad addormentarsi a causa delle attività notturne del suo migliore amico.

  • - Tornando alla mia domanda: tu Moony? - chiese Padfoot quando smise di ridere.

  • - Beh, per me una ragazza deve essere innanzi tutto spontanea. Per il resto non ho richieste particolari. Certo, mi deve piacere caratterialmente e un minimo anche fisicamente... Poi se deve succedere qualcosa succederà – rispose Remus.

  • - Qual'è la ragazza più carina con cui sei stato? - Sirius immaginava già la risposta, ma voleva avere la conferma dal suo amico.

  • - Ellison. E anche la più intelligente, a dirla tutta. - sbuffò Moony.

Sirius ridacchiò.

  • - Ecco perchè l'ho mollata, io. Era troppo intelligente per i miei gusti. Però hai ragione, non era niente male.

Ellison era stata anche con lui, ma al quarto anno. Erano durati sei mesi, la relazione più lunga che Sirius avesse mai avuto, e quando lui la aveva lasciata, accampando le solite scuse, lei non la aveva presa molto bene.

Remus fece una smorfia.

  • - Quella con Ellison è stata la relazione più disastrosa che abbia mai avuto – disse il biondo, bevendo un sorso (l'ennesimo) di Tequila.

Sirius guardò la bottiglia. Ormai era vuota per i tre quarti.

  • - Perchè vi siete lasciati? - domandò James, curioso.

  • - Era troppo esigente, mi sentivo soffocare quando stavo con lei – rispose Moony.

Prongs lo guardò, comprensivo.

  • - Peter, i tuoi requisiti per la ragazza ideale? - chiese Sirius, riportando il discorso sulla sua domanda.

  • - Beh... - disse Peter, un po' imbarazzato – Mi deve piacere fisicamente... Ehm, diciamo che preferisco le more... e poi... beh si, anche di carattere... ecco.

  • - Ecco, Peter si che ha le idee chiare! - esclamò Sirius ridendo.

  • - E i tuoi di requisiti, Padfoot? - domandò Remus, prendendo il cuscino che gli aveva precedentemente lanciato James e sistemandoselo dietro la schiena.

Stava così, mezzo sdraiato sul pavimento, la schiena poggiata sul cuscino e le maniche della camicia tirate su, a scoprire gli avambracci. Una gamba era piegata, e in una mano teneva ancora stretta la bottiglia di Tequila. Sembrava un Moony diverso. Rilassato, felice. Era come se Sirius lo vedesse per la prima volta. E senza volerlo, si ritrovò a pensare che Remus era incredibilmente sexy. Durante l'estate il suo fisico si era sviluppato completamente, e pur restando magro e longilineo aveva i muscoli ben delineati e abbastanza tonici. Tutto questo gli conferiva un aspetto estremamente aggraziato. Non aveva mai visto Remus sotto quella luce, così, una volta realizzati, si stupì dei suoi pensieri. Ah, beh, certo. Tequila. Con tutto l'alcool che aveva in corpo si stupiva che cominciasse a fare effetto solo allora.

  • - I miei requisiti? - ripetè Padfoot pensoso.

Remus fece un cenno d'assenso.

  • - Deve essere simpatica, cordiale, non stupida ma nemmeno troppo intelligente, le ragazze intelligenti tendono a tenere il comando in una relazione. E poi – aggiunse con un ghigno divertito – deve essere fisicamente interessante.

Moony ridacchiò, imitato da James che diede a Sirius una spintarella giocosa.

Il resto della serata passò similmente, chiaccherando del più e del meno, e quando James chiese fin dove si erano spinti con una ragazza risultò che Peter era ancora alla fase “bacio”, Remus forse appena un po' più in là e solo lui e Sirius avevano osato un po' di più, anche se restavano (differentemente da come molti credessero) ancora vergini.

Di lì a due ore, la situazione nella stanza era decisamente mutata. James giaceva riverso nel suo letto, la testa che cadeva molle oltre il bordo. Peter a pancia in giù sul letto di Remus, la bocca leggermente aperta dalla quale proveniva un lieve russare.

Sirius e Remus erano gli unici ancora svegli. Erano seduti davanti alla grande finestra; la luna calante brillava alta nel cielo, rischiarando appena la stanza buia, ed illuminando i volti dei due ragazzi.

  • - Sirius?

  • - Dimmi Remus.

  • -  … A cosa stavi pensando oggi, sul treno? - la voce del ragazzo era poco più che un sussurro.

  • - A come sarebbero state le nostre vite... se tu non fossi stato morso – era sicuramente colpa dell'alcool. Sirius si era ripromesso che non avrebbe detto niente a Moony, eppure ora eccolo lì, a parlarne con lui.

  • - Ah... E come sarebbero state? - Il tono di voce di Remus era privo di espressione, neutro.

  • - … Non lo so Moony. - rispose sinceramente l'Animagus. - So solo che la mia vita mi piace così com'è. Mi piace poter stare con James, Peter e te... mi piacciono le nostre uscite notturne, con la luna piena. Non cambierei la mia vita per niente al mondo.

Ci fu un attimo di silenzio, nel quale si udirono solo i respiri dei quattro ragazzi.

  • - Nemmeno io - rispose poi il biondo.

Sirius si sentì sollevato. Aveva temuto la risposta del compagno, aveva temuto di essersi spinto troppo in là. Ma ora gli occhi cominciavano a chiudersi, e il respiro diventava più regolare. Stava per cedere al sonno, quando si ricordò una cosa...

  • - Remus? - chiamò piano.

  • - Mmmh? - rispose l'altro.

  • - Mentivo prima, in Sala Grande. - fece una piccola pausa. - Quando ho detto che non sono stato con nessuna per tutta l'estate.

La voce era impastata dal sonno e dall'alcool, e Sirius sapeva che sarebbe crollato addormentato a breve. Ma quello che doveva dire lo aveva detto, ora poteva dormire tranquillo. Si girò verso Remus, per vedere la sua reazione.

Non poteva esserne sicuro, ma gli sembrò che l'amico, al buio, sorridesse.




Eccomi di nuovo! Allora, come vi sembra? Questo capitolo mi è costato davvero tanta fatica: ho dovuto scriverlo in vari giorni, e io detesto farlo. Tutti i miei capitoli sono scritti in un giorno solo, generalmente :-/

Comunque: Sirius ha fatto i primi pensieri su Remus che sforino un po' dalla semplice amicizia. Penso proprio che da adesso le cose potrebbero farsi interessanti ;3 Vi prometto che da ora gli aggiornamenti saranno più costanti, almeno uno al mese (giuro!! u.u *me che si mette la mano sul cuore*).

Vi ringrazio ancora e spero di poter aggiornare il prima possibile, e mi raccomando: RECENSITEEEEEEE!!!!!! ^-^

Bisous,

Audrey <3

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Capitolo 4
*** Knarl, Bubotuberi e Sorrisi ***


Quando Tutto Cambia

Sono desolata. Sono tremendamente desolata per i miei tempi di aggiornamento a dir poco indecenti, ma, purtroppo, non posso davvero fare altrimenti. Giugno si avvicina inesorabilmente, e il tempo per fare qualunque cosa mi sembra sempre meno. Comunque guardiamo al lato positivo: non è ancora passato un mese, no? ... No? *sorriso a trentadue denti*

Okok, lo so che non ho giustificazioni, perciò vi lascio al capitolo eh... beh, ci vediamo giù (se ci arrivate... o.o)

CAPITOLO IV

Knarl, Bubotuberi e Sorrisi

Remus si svegliò intontito, e la prima cosa che realizzò fu che aveva un gran mal di testa. Man mano che metteva a fuoco la stanza, si accorse anche di altri particolari; la luce del sole filtrava attraverso le tende della grande finestra, rischiarando ciò che la sbronza della sera prima aveva lasciato nella stanza dei Malandrini: cuscini e copriletti scarlatti erano a terra, insieme ad una bottiglia di Tequila, vuota, abbandonata sotto il letto di Sirius. La cosa di cui, per associazione, Remus si rese conto subito dopo, fu che era disteso per terra, prono, con la testa appoggiata a qualcosa di morbido. Qualcosa di morbido che si alzava e si abbassava ritmicamente...
Aprì gli occhi di scatto, trovandosi con la faccia sulla pancia di un Sirius profondamente addormentato. Istantaneamente si irrigidì, cercando di pesare il meno possibile sul corpo dell'amico, nel tentativo di non svegliarlo. Si alzò lentamente, e, facendo vagare lo sguardo per la stanza, si accorse che sia James che Peter stavano ancora dormendo. Tanto meglio. Ciò significava che avrebbe avuto il bagno tutto per lui. Di slancio prese una divisa pulita e si fiondò in bagno, deciso a non perdersi nemmeno un minuto della doccia che stava per fare di lì a poco. Dopo sarebbe stato sicuramente più sveglio e, forse, il mal di testa si sarebbe alleviato. In caso contrario, decise che sarebbe andato a chiedere qualcosa a Madama Chips. Prima di entrare in doccia controllò l'orologio: le otto.

Alle otto e un quarto Remus era uscito dal bagno, vestito, e si strofinava un asciugamano sui capelli umidi, osservando con un sorrisetto i compagni di stanza. Nulla era cambiato da quando, un quarto d'ora prima, era andato a farsi la doccia: Peter, James e Sirius dormivano ancora profondamente. Se non si fossero svegliati loro, decise, non senza una certa malignità, ci avrebbe pensato lui. Gli bastò agitare la bacchetta perchè le coperte si tirassero, facendo cadere Wormtail e Prongs dal letto. Il cuscino schizzò via da sotto la testa di Srius, che sbattè a terra con un sonoro "toc" accompagnato da un'imprecazione da parte del Malandrino, per tornare al suo posto sul letto di Remus. Tutta la stanza sembrava investita da un tornado che, al suo passaggio, lasciava ordine anzichè distruzione, e, al suo centro, vi era Moony, la bacchetta levata e un sorriso sornione sul volto. 
Il tutto durò meno di un minuto, e, quando la stanza ebbe raggiunto un livello di vivibilità discreto, Remus ripose la bacchetta nella tasca dei pantaloni e lanciò l'asciugamano bagnato addosso ad un Sirius alquanto sconcertato. 

- Vi conviene sbrigarvi, tra tre quarti d'ora iniziano le lezioni - disse, e, sempre sorridendo si avviò verso la porta.

- Ah, - disse poi fermandosi sull'uscio spalancato. - vi toccherà fare la doccia fredda... Temo di aver usato tutta l'acqua calda.

E, ridendo apertamente, uscì e scese giù per le scale del dormitorio, lasciando dietro di sè tre Malandrini scioccati. 

* * *

Quando Sirius, James e Peter scesero in Sala Grande per la colazione, trovarono un Remus alquanto allegro ad accoglierli. Una volta che si furono seduti ai posti loro riservati, Moony distribuì gli orari delle lezioni. 

- E' appena passata la McGrannitt a darmi il mio, qui ci sono i vostri. - disse porgendoglieli.

- Ah, cavolo, due ore di Storia della Magia con Rüf! - esclamò James srotolando il suo orario. 

- E non è finita... - disse Peter corrucciato, leggendo a sua volta. - Prongs, dopo ci toccano due ore con Lumacorno e, dopo pranzo,  ancora due ore di Incantesimi!

James si afflosciò sconsolato, emettendo un verso di disperazione. 

- Tu che cos'hai invece Sirius? - chiese alzando lo sguardo sull'amico. 

Sirius non aveva ancora aperto il suo rotolo di pergamena, e si stava ingozzando di porridge sotto gli occhi disgustati ma anche leggermente divertiti di Remus. 

- Uh... ehm... allora - disse poggiando di malavoglia il cucchiaio per controllare il suo orario. - Dunque... si: due ore di Cura delle Creature Magiche, due ore di Erbologia, e due di   Trasfigurazione. - abbassò il foglio per guardare James, che lo investì con un'occhiata assassina. 

Beh, non poteva certo dargli torto; l'orario dell'amico era senza dubbio molto più impegnativo del suo. 

- Ehi, oggi abbiamo lo stesso orario! - esclamò Remus, che nel frattempo aveva confrontato il suo con quello di Padfoot.

- Cosa?! - esclamò James. - Quindi, spiegatemi se ho capito bene: voi due non farete assolutamente niente tutto il giorno, mentre io e Peter dovremo sgobbare come due elfi       domestici?

- Beh, in teoria abbiamo due ore di Trasfigurazione al pomeriggio... - ribattè Moony aggrottando le sopracciglia. 

- Ma sì, Prongs, voi dovrete senza dubbio sgobbare come elfi domestici! - concluse Sirius con un sorriso da un orecchio all'altro. - Allora Moony, - disse poi rivolgendosi all'amico seduto al suo fianco, - perchè una giornata all'insegna del dolce far niente sia tale, la si deve cominciare con un'abbondante colazione... - e detto questo servì al biondino una generosa dose di praticamente tutto ciò che c'era in tavola, per poi fare lo stesso.
Confrontando i vari orari, i Malandrini si resero conto del fatto che non c'era nemmeno un'ora durante la quale fossero riuniti tutti e quattro insieme. Il Consiglio Docenti sembrava aver deciso di smembrarli due a due, evidentemente per assicurarsi una lezione relativamente tranquilla. 
Oltre al lunedì, Sirius vedeva Remus anche il mercoledì, durante le ore di Erbologia ed Astronomia, il giovedì, durante Trasfigurazione, e il venerdì durante Erbologia¹.
Per quanto riguardava James, invece, con lui seguiva i corsi di Pozioni, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure, dei quali ai primi due partecipava anche Peter
Aveva invece due ore buche, il martedì pomeriggio e il mercoledì mattina, che non guastavano mai. Dopo aver finito la colazione, i Malandrini si avviarono verso i loro destini (più o meno piacevoli) accompagnati dalle invettive di James verso la Professoressa McGrannitt che, secondo lui, stava cercando di stroncarlo in partenza.
Quando Remus e Sirius arrivarono a destinazione la classe di Cura delle Creature Magiche si stava piano piano radunando. Era una bella giornata: il sole splendeva alto nel cielo sereno, nel quale non si scorgeva nemmeno una nuvola. Sirius lasciò cadere di malagrazia la borsa dei libri a terra, per poi seguirla immediatamente. Stravaccato scompostamente sull'erba si crogiolava ai raggi del sole, che scendevano a lambirgli i lineamenti eleganti del viso. Stava così, beandosi di quel calore, quando cominciò a sentirsi osservato.
Socchiuse gli occhi, senza aprirli troppo per evitare che venissero feriti dalla luce del sole, e notò che Remus lo stava fissando. Era in piedi, una mano dietro la nuca, come a massaggiarsi il collo, l'altra che teneva la borsa, e sul viso un'espressione di dubbio.
Sexy. Questo aggettivo balenò nella mente di Sirius per un secondo, ma sufficiente a lasciarlo si stucco. Questa volta nel suo sangue non c'era traccia di alcool a cui potesse dare la colpa dei suoi pensieri. Ma, in fin dei conti cosa c'era di sbagliato? Stava solamente facendo degli apprezzamenti sul fisico di uno dei suoi migliori amici, che era, obbiettivamente, assai piacente. La sua era un'osservazione clinica, distaccata, niente di più. Remus non sembrava essersi accorto del fatto che Padfoot avesse aperto gli occhi, e perciò continuava ad osservarlo. Per spezzare quel momento di imbarazzo, almeno da parte sua, che si era andato a creare, Sirius decise di uscirsene con una delle sue solite battutine.

- Moony, per quanto io possa essere incredibilmente bello, non c'è bisogno di fissarmi a quel modo. 

Il ragazzo sussultò appena, e per un istante nei suoi occhi brillò una scintilla che il moro non riuscì ad identificare. Preoccupazione, forse? Tuttavia un sorriso malandrino tornò immediatamente ad illuminare il viso del biondo, che prontamente rispose alla frecciatina dell'Animagus. 

- Ah, frena splendore. Prima di tutto, tu non sei poi così bello, e secondo: alza il posteriore da terra che il Professor Kettleburn è in arrivo. - e detto questo gli allungò una mano, per aiutarlo a tirarsi su.
Una volta in piedi, Sirius si accorse effettivamente che la classe di Cura delle Creature Magiche era al completo, e che il professore stava avanzando nel parco verso di loro. 

- Per la cronaca Moony, - soffiò il moro ad un centimetro dall'orecchio di Remus. - io sono bellissimo, e nessuno può resistere al mio fascino. 

Si allontanò con una risata dall'amico, che aveva alzato gli occhi al cielo con uno sbuffo spazientito, prese il suo libro e si avvicinò al capannello di studenti che si stavano stringendo attorno al professore, intento a spiegare l'argomento del giorno. La lezione era iniziata.

* * *

Le due ore di Cura delle Creature Magiche passarono in fretta, non senza un certo dispiacere da parte di Sirius che, Remus lo sapeva bene, amava molto gli animali, di qualsiasi specie essi fossero. Così, quando a fine lezione (che era stata puramente teorica: ambiente, dieta e abitudini degli Knarl) il Professor Kettleburn diede loro i compiti, il moro si scoprì felice di riceverli, forse per la prima volta in tutta la sua vita.

- Voglio che studiate bene le pagine che abbiamo letto oggi, perchè saranno fondamentali per la riuscita dell' "esperimento", così lo possiamo chiamare, che ho intenzione di fare con voi quest'anno. La prossima lezione vi dividerò in coppie, ed affiderò a ciascuna un cucciolo di Knarl. Voi dovrete crescerlo, stando attenti a rispettare tutti quelli che sono i punti fondamentali perchè sia sano e felice. A fine anno, vincerà la coppia che è riuscita a portare meglio a termine il suo compito. Lunedì prossimo vi spiegherò nei dettagli. Ora potete andare.

Remus era leggermente preoccupato della responsabilità che il professore avrebbe dato loro. Insomma, a malapena sapeva badare a se stesso, e non era proprio sicuro che sarebbe riuscito a occuparsi di un animale. Sirius, evidentemente, era di un altro parere. 

- Ma ti rendi conto Moony?! Uno Knarl! - esclamò il moro mentre si avviavano verso le serre, pronti per la lezione di Erbologia. - Ho sempre sognato di avere un animale! Beh, ovviamente i miei non me lo hanno mai permesso. - aggiunse poi con un sorriso triste. - La cosa più simile ad un animale da compagnia che sia mai entrato in casa mia è il gufo di famiglia, Bernhard, che sinceramente non penso durerà ancora a lungo - disse con una risata amara. 

Dopo un attimo però, sul suo viso ricomparve un'espressione sognante.

- Cavoli... uno Knarl. - e via a cianciare del nome che gli avrebbe dato, di come avrebbe voluto che fosse², di come gli avrebbe fatto la cuccia... 

Per tutto il tragitto fino alle serre non stette un attimo zitto, e, Remus doveva ammetterlo, non gli dava affatto fastidio. Gli piaceva sentire Sirius parlare. Che fossero i suoi soliti discorsi senza senso o, raramente, delle osservazioni intelligenti e pespicaci, a Remus piaceva. Ed era bello vederlo, per una volta, appassionato. 
Gli piaceva vedere come si infervorava parlando di quella creatura, di come se ne sarebbe preso cura. Remus sapeva che le avrebbe dato tutto l'affeto e le attenzioni di cui sarebbe stato capace. Tutto l'affetto e le attenzioni che, d'altra parte, non aveva ricevuto lui. Il signore e le signora Black, così rigidi ed intransigenti, erano stati incapaci di dare al loro figlio maggiore l'amore di cui avrebbe avuto bisogno. 
Così il biondo rideva, godendosi fino all'ultimo quel Sirius spensierato che, sebbene sembrasse l'esatto contrario, era così raro vedere. La risata facile e contagiosa, il sorriso malandrino perennemente stampato in viso, erano solamente parte di una recita. Una recita molto ben organizzata.
Padfoot riusciva a essere se stesso solamente in compagnia dei suoi amici, da parte dei quali sapeva non sarebbero giunti giudizi.
Quando i due Malandrini giunsero davanti alle serre, la Professoressa Sprite condusse la classe nella serra numero quattro. 

- Bene signori, - esordì la donna. - oggi desidero che voi preleviate quanto più pus di Bubotubero possibile, entro la fine delle due ore. Disponetevi a gruppi, un massimo di cinque persone per ogni tavolo, mettete le protezioni, e bla bla bla, insomma lo sapete. Coraggio, potete cominciare! - dopo avere dato le istruzioni con fare sbrigativo indossò dei resistentissimi guanti in pelle di drago e degli spessi occhiali scuri (che assomigliavano incredibilmente a quelli che indossavano i piloti di aerei babbani) e, armatasi di un pugnale estremamente affilato, si mise al lavoro lei stessa. 
Remus e Sirius si avviarono verso il tavolo più vicino, dove erano già sistemati un ragazzo e una ragazza della Casa di Tassorosso, con la quale seguivano il corso di Erbologia. 
Remus li conosceva: erano Peter Macmillan, che sapeva essere lontanamente imparentato con Sirius, e Amelia Bones. Li salutarono cordialmente, prendendo posto ciascuno ad un lato diverso del grosso Bubotubero che si trovava al centro del tavolo. Sembrava una grossa, grassa lumaca scura e piena di pustole. Il pus di Bubotubero era altamente nocivo se veniva direttamente a contatto con la pelle, ma, se adeguatamente trattato, poteva essere molto utile in medicina. Per questo, prima di mettersi al lavoro si coprirono bene con le protezioni loro fornitegli dalla Professoressa Sprite. Per fare uscire in modo adeguato il pus (ovvero evitare che questo schizzasse in posti indesiderati) bisognava incidere delicatamente, con la lama del pugnale, lungo una parte della base delle grosse pustole. Bisognava poi raccogliere prontamente
il liquido in un'ampolla, in modo da evitarne la dispersione.
Una volta pronti, cominciarono. Sirius si fece avanti per primo, ed ebbe un primo approccio pressochè disastroso con la grossa radice. Non fece nemmeno in tempo ad avvicinare la lama ad una delle sue innumerevoli pustole che questa era già esplosa, schizzando di pus il petto del ragazzo. I vestiti non bastarono a bloccare il liquido che li trapassò, andando a bruciare il torace del giovane Grifondoro, il quale la prese in maniera molto poco diplomatica.

Remus riuscì a fermare Sirius prima che questi facesse letteralmente esplodere il Bubotubero con un incantesimo confrigo, e sotto indicazione di un'alquanto alterata Professoressa Sprite trascinò l'amico in infermeria.

- Ooh, ma insomma Black! Com'è possibile che tu sia già riuscito a farti del male? Non sono trascorse nemmeno tre ore di scuola! - esclamò Madama Chips spazientita, mentre armeggiava con una confezione contenente garze e cerotti.

Black, seduto su uno dei lettini dell'infermeria, storse il naso.

- Le mancavo? - chiese con un sorrisino sghembo. All'occhiataccia della donna non fece che allargarlo ancora di più.

- Coraggio, - disse la strega in tono pratico, prendendo una garza e un flacone di quello che sembrava disinfettante arancione. - togli la camicia e stringi i denti. Potrebbe farti parecchio male.
Sirius obbedì, e Remus trasalì alla vista del torace del moro. Una bruciatura molto estesa e piuttosto profonda copriva il centro del petto e gran parte del pettorale destro del ragazzo, dove il pus di Bubotubero era penetrato sotto i vestiti. Sirius la osservò con una smorfia piuttosto critica, che si trasformò in un'espressione di dolore puro quando Madama Chips vi tamponò sopra la garza imbevuta del liquido arancione. Tuttavia, dalle labbra di Black non fuoriuscì che un gemito strozzato.
Remus non riusciva a sopportare la sofferenza dipinta sul volto dell'altro, così istintivamente gli si avvicinò e gli strinse una mano con la sua. Era un gesto che voleva infondere coraggio, dimostrare solidarietà, ma quando il moro ricambiò la stretta e aprì gli occhi grigi per fissarli in quelli castano dorato dell'amico, il suo sguardo significava una cosa sola: gratitudine. Fu solo un secondo, nel quale i loro occhi si incrociarono, e poi tutto finì. Sirius ridistese i lineamenti del viso in un'espressione di sollievo, e Madama Chips poggiò la garza sul comodino di fianco al letto, per poi tirare fuori da un cassettino una lunga benda. La avvolse stretta attorno al torace di Sirius, coprendo interamente la bruciatura.

- Ecco, ora dovrebbe essere a posto. - decretò la donna fissando il lavoro appena svolto con occhio critico. - Cerchi di evitare gli sforzi fisici per almeno una settimana, le bruciature da pus di Bubotubero sono lente a guarire. Ora può andare, ma credo sia meglio che lei si tenga lontano dalle serre di Erbologia per oggi... Faccia altro.

Sirius si alzò, ringraziò e lui e Remus stavano per uscire quando la voce di Madama Chips li richiamò all'attenzione.

- Oh, e... signor Black? - il moro si voltò. - Conto di non rivederla fino alla prossima partita di Quidditch. - disse la strega con sguardo eloquente.

Black sorrise.

- Farò del mio meglio - rispose ammiccando.

E detto questo lui e Remus uscirono dall'infermeria, diretti verso il parco.

* * *

James si lasciò cadere sulla panca di legno con uno sbuffo, e Peter gli si sedette accanto. Era ora di pranzo, finalmente, e lui non ci vedeva più dalla fame. Remus e Sirius erano seduti davanti a lui, e il primo stava leggendo un grosso libro rilegato in pelle.

- Allora, - esordì James riempiendosi il piatto di quanto più cibo poteva. - come è andata la vostra mattinata da nullafacenti?

- Padfoot è riuscito a farsi ustionare da un Bubotubero, così abbiamo saltato le due ore di Erbologia. - rispose il biondo distrattamente, senza staccare gli occhi dal libro.

- Co... Come? - il Grifondoro era incredulo. - Avete saltato Erbologia?!

- Ah, comunque io sto bene Prongs, grazie per l'interessamento. - ribattè Sirius a denti stretti.

- Oh, ehm... scusa fratello. Perciò stai bene? - era sinceramente dispiaciuto per l'amico, ma non riusciva a credere che mentre lui e Peter avevano dovuto affrontare una mattinata sfiancante, Sirius e Remus si fossero rilassati.

- Beh, in verità fa parecchio male. - rispose il moro.

- Mi dispiace... Remus scusami potresti smetterla di leggere? E' parecchio irritante. - esclamò James rivolto all'amico, che da quando lui e Peter erano arrivati non si era degnato nemmeno di salutare.

Allo - Mmh? - sorpreso del biondo, Sirius gli strappò il libro dalle mani, poggiandolo fuori dalla portata del licantropo.

- Ehi! - protestò questi.

Sirius, James e Peter lo fissarono torvi.

- Ciao anche a te, Moony - disse Peter con tono lievemente irritato. - Pensi di poterci degnare della tua presenza ora?

Remus arrossì lievemente.

- Scusate. - disse poi. - Allora, la vostra mattinata? - chiese in un tentativo di rimediare al suo comportamento.

- Uno schifo. - rispose James con una smorfia. - Paciock ha fatto esplodere la sua Pozione Restringente, e praticamente tutto nel raggio di tre metri ne è stato colpito. Abbiamo impiegato circa quaranta minuti cercando di riacciuffare un piccolo Marcus Smith³ che sgusciava in mezzo ai tavoli seminando distruzione, prima di riuscire a farlo tornare normale. 

All'ultima affermazione del Malandrino gli altri tre scoppiarono a ridere.
Il pranzo proseguì tranquillamente, finchè non arrivò il momento per i quattro amici di dividersi nuovamente.

- Ci vediamo dopo! - esclamò Peter, agitando una mano verso Remus e Sirius che si allontanavano alla volta dell'aula di trasfigurazione.

Ad un tratto James si ricordò di una cosa.

- Pete, oggi pomeriggio devi conoscere Odette!

Il volto di Peter si illuminò.

- Hai ragione! Devo assolutamente ricordare a Remus di presentarmela, dopo. - fece una piccola pausa. - Tu credi che io possa avere ancora qualche possibilità?

Il suo volto era leggermente preoccupato.

- Certo, Pete. - James sorrise.

Lo pensava davvero. Peter era un bravo ragazzo; gentile, simpatico, forse a volte un pò infantile, ma un bravo ragazzo. Si meritava davvero di essere felice.
Arrivarono davanti all'aula di Incantesimi, ed entrarono. Il piccolo Professor Vitious era in piedi su uno sgabello, dietro la cattedra, e stava aspettando di poter iniziare la lezione.
Peter e James si sedettero agli unici due banchi liberi in fondo all'aula, e i professore chiuse la porta.

* * *

Ok, era nervoso. Molto nervoso. Le lezioni erano finite, e, come primo giorno, Peter non poteva nemmeno dire fosse andato tanto male. Ma di lì a poco Remus gli avrebbe presentato Odette, e il Malandrino era attanagliato da mille dubbi. Innanzi tutto, non era sicuro di piacerle ancora. A dire la verità, non era nemmeno sicuro di esserle mai piaciuto; fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, soprattutto se è implicato James Potter. Comunque, c'era un'altra cosa che lo preoccupava. E se fosse stata lei, a non piacere a lui?
Dopotutto, non l'aveva mai incontrata. Fino alla sera prima nemmeno sapeva della sua esistenza.
Ma quando i quattro Malandrini varcarono la porta della Biblioteca, si decise a non pensarci.

- Remus, è qui? - sussurrò Sirius all'orecchio dell'amico, posandogli una mano sulla spalla. A Peter sembrò che il biondo rabbrividisse impercettibilmente, ma poi, visto che durò solo un attimo, si convinse che fosse stata solo la sua immaginazione.

Moony fece vagare lo sguardo, finchè non individuò ciò che stava cercando.

- Sì. Peter vieni anche tu, mentre voi due andate a sedervi a quel tavolo - una volta date queste dritte, il ragazzo si avviò verso un tavolo al quale erano sedute due Corvonero, e Peter si affrettò a seguirlo. - Reggimi il gioco - gli disse poi a mezza voce,.

Remus si avvicinò allo scaffale di fianco al tavolo delle ragazze, e prese a scorrere con l'indice i titoli dei grossi tomi. Poi si soffermò su uno, e lo estrasse.

- Ecco qua, Peter. - esclamò con un tono di voce abbastanza alto perchè una delle due Corvonero sollevasse la testa dalla pergamena su cui stava scrivendo, porgendo il libro all'amico. - Ora possiamo finire quel saggio per Lumacorno.

Ovviamente era tutta una messa in scena, e a quanto pareva aveva sortito l'effetto sperato. L'attenzione della Corvonero era tutta per loro. Remus si voltò, e, fingendo di averla notata solo in quel momento, esclamò:

- Hei, ciao! Odette, giusto? - le rivolse un sorriso che lei ricambiò. Ora anche l'altra ragazza aveva rivolto l'attenzione verso di loro, e fissava la sua amica con un sorrisetto divertito.

- Si, sono io - rispose Odette gentilmente. - Tu sei Remus vero?

- Esatto, - rispose questi senza smettere di sorridere. - e lui è Peter.

Sentendosi, finalmente, chiamato in causa, Peter si esibì in uno smagliante sorriso a trentadue denti.

- Molto piacere

- Sì, so bene chi sei - rispose lei sorridendo. - In verità, quasi tutta la scuola conosce gli amici dei celebri Black e Potter.

Peter potè scorgere un sorrisino ironico fare capolino sulle sue labbra. Ora che la osservava meglio, poteva constatare che era davvero molto carina.
I lunghi capelli erano neri, e le ricadevano a boccoli sulle spalle. Gli occhi, di un raro azzurro cielo, erano svegli e attenti, e lasciavano intuire la presenza, nella loro proprietaria, dell'intelligenza che contraddistingue gli appartenenti alla casa Corvonero. Il viso era ovale e gentile, forse con alcuni tratti ancora fanciulleschi e una spruzzata di lentiggini le macchiava le gote e il naso leggermente all'insù.

- Beh, che dici Pete, noi andiamo? James e Sirius ci stanno aspettando. - Remus gli rivolse un sorriso compiaciuto.

- Uh. Sì, sarà meglio... - distolse lo sguardo da Odette, che ancora gli sorrideva, e lo puntò sull'amico, facendo un cenno di assenso con il capo.

- Allora alla prossima - le salutò Moony. - Se avrete bisogno di altro aiuto con i compiti, non esitate a chiedere. Peter specialmente è davvero molto bravo in Incantesimi, e se mai vi servisse sono sicuro che vi aiuterebbe volentieri. No Pete? - gli chiese.

- Sicuro. Al vostro servizio. - e rivolto un ultimo, enorme, sorriso ad Odette, girarono i tacchi e tornarono da James e Sirius, che li avevano osservati attentamente per tutto il tempo. Peter arrivò al loro tavolo con un sorriso ebete stampato in faccia, e con sotto il braccio un enorme libro ("Aconito e Altri Veleni") del quale, francamente, non sapeva che farsene.

* * *

La prima giornata di scuola era stata senza dubbio stancante, ma aveva anche portato non poche novità nella vita dei Malandrini, e, in particolare, di Sirius Black.
La prima, meravigliosa novità era che finalmente avrebbe avuto una Creatura di cui prendersi cura, e avrebbe dimostrato (forse più a se stesso che agli altri) che era una persona responsabile. Soprattutto però, le avrebbe dato amore. Come seconda, meno gradita, novità, ora aveva sul petto una grossa bruciatura, che probabilmente gli avrebbe dato non poche noie nelle settimane a venire. Peter aveva finalmente conosciuto Odette, e quindi ora entrava in gioco lui: doveva capire se alla ragazza Wormtail piaceva davvero, e, in tal caso, adoperarsi perchè i due riuscissero a mettersi insieme. Per riuscire a parlare con Odette avrebbe sfruttato il suo fascino; sicuramente le Corvonero sarebbero state ben felici di avere Sirius Black in mezzo a loro, e in questo modo lui avrebbe potuto ottenere la fiducia della ragazza. E poi c'era l'ultima, complicata novità: sentiva come un groppo, in fondo alla gola. Aveva cominciato ad avvertirlo il giorno prima. Era una sensazione parecchio spiacevole; gli sembrava di avere come... "Come una bolla di lacrime in fondo al petto", pensò. C'erano dei momenti nei quali quasi non la sentiva, e altri invece nei quali sembrava che questa bolla volesse scoppiare. In quei momenti, non riusciva quasi a deglutire. Che cosa diavolo gli stava succedendo? Sirius Black non piangeva, mai. Aveva smesso di piangere a tredici anni, dopo un feroce litigio con sua madre; vederlo piangere le dava soddisfazione, aveva capito. Così, si ripromise che mai più, mai più le avrebbe permesso di umiliarlo. Mai più si sarebbe mostrato debole. E poco importava che ora sua madre non fosse lì, con lui. Sapeva che se mai avesse pianto, sarebbe stato come arrendersi a lei.
E per questo, tutta quella situazione lo spaventava. Non la comprendeva.
Sperava solo che passasse. Aveva sentito parlare di "crisi adolescenziale", ma mai le aveva dato molto peso. Se era questo che si provava, pensò, era una bella seccatura.
Scostò le coperte del suo letto a baldacchino e ci si infilò sotto, ancora pensieroso.
Purtroppo, causa la bruciatura, sarebbe stato costretto a dormire in posizione supina, anzichè prono, come era abituato fare.
Fissava il soffitto, ma senza vederlo davvero. La sua mente era vuota, in quel momento. Completamente. Sentì gli altri infilarsi ciascuno nel proprio letto, e si riscosse.
Non aveva senso preoccuparsi per una sensazione che, ne era sicuro, sarebbe stata momentanea. Così si impresse a forza un sorriso sulle labbra (che poi per altri non era che per se stesso) e, dopo poco, si addormentò.

* * *

Remus J. Lupin era confuso. L'oggetto della sua confusione? Sirius Black.
Nella sua mente era vivido il ricordo di quella mattina, in infermeria, quando Madama Chips stava medicando le ferite di Padfoot. Ricordava di come, davanti alla sofferenza dell'amico, avesse istantaneamente voluto essergli vicino. Non che non si preoccupasse e non soffrisse per i suoi amici solitamente, anzi, ma quella volta era stato... diverso.
E poi, quando in Biblioteca Sirius gli si era avvicinato e gli aveva soffiato sul collo quel "Remus, è qui?", aveva sentito una scarica elettrica percorrergli la colonna vertebrale.
Cosa diamine gli stava succedendo? Perchè aveva quelle reazioni, quando Sirius gli si avvicinava, quando gli parlava, quando puntava quegli occhi grigio tempesta nei suoi?
Magari era solo un momento passeggero, si disse. Sì, sicuramente era così. In quel periodo aveva bisogno dell'amicizia di Sirius, evidentemente. Perciò era tutto normale,
Non doveva pensarci troppo.
Per tutti nella vita arriva un momento in cui abbiamo maggior necessità della compagnia di una certa persona, a seconda di ciò che lei è capace di offrirci.
E con questi pensieri rassicuranti in testa, Remus si addormentò.





¹ La Rowling non ha mai specificato come fosse strutturato l'orario scolastico a Hogwarts, perciò io me lo sono immaginata così: ogni materia obbligatoria (Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, Difesa Contro le Arti
  Oscure, Storia della Magia, Erbologia e Astronomia) ha quettro ore settimanali. Ogni materia facoltativa invece, ne ha solo due. Per questo i Malandrini si trovano a ripetere una stessa materia più giorni a        
  settimana.
² Uno Knarl è una specie di grosso porcospino, come spiega la Rowling, ma io lo ho "riadattato". Per me, è un grosso porcospino colorato. Insomma, generalmente i porcospini sono marroni-bianchi, ma a me piace
  pensare alla possibilità di uno Knarl blu ^-^ Insomma, siamo o non siamo in una fiction? ^_-
³ Marcus Smith sarebbe il padre di Zacharias Smith. Il nome l'ho dato io perchè non mi sembra la Rowling vi abbia mai accennato, ma vi posso dire che ha un carattere tanto odioso quanto quello del figlio. Invece     Peter Macmillan e Amelia Bones sono due personaggi interamente appartenenti alla Zia Raw, che sarebbero rispettivamente il padre di Ernie Macmillan e la zia di Susan Bones.

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Allora signori: eccoci qui! Come vi è sembrato?
Ad essere sinceri, a me non fa impazzire. Lo ho scritto in un tempo infinito, e io detesto scivere i capitoli spezzettati. In più, Erica e Virginia non hanno collaborato affatto (per chi non sa di cosa io stia parlando, può andare a leggere le mie "note autore").
Come avrete notato, l'ultima parte era forse eccessivamente zuccherosa. Io non volevo affatto renderla così, ma Virginia è riuscita, chissà come, a convincermi ._. 
Altra cosa da notare: lo schema dei punti di vista dei personaggi è molto più irregolare, e questo per il semplice fatto che, ora che ho introdotto il modo di pensare di ognuno dei quattro ragazzi, cambierò la narrazione a seconda delle mie necessità (u.u)
Ora, qui di seguito alcune cose che mi sono sentita in dovere di specificare:
La prima: per me, Sirius ha rigorosamente i capelli corti. O, quantomeno, nulla che si possa trasformare in una coda :-/ Idem per Remus.
La seconda cosa: visto che ne sentivo la necessità, ho fatto dei disegni di ciascuno dei personaggi. Nel prossimo capitolo li allegherò, in modo che chiunque voglia vedere come me li immagino possa :)
La terza cosa: per me, Peter è un ragazzo meraviglioso. Il come e il perchè si sia poi unito a Lord Voldemort li affronterò in una One Shot a lui dedicata, una volta finito questo lavoro. Per questo, non dovete trovare strano che lui possa piacere ad una ragazza come Odette (che tra parentesi è un personaggio che io adoro ^-^)
(Peter mi ringrazia dalla cucina: non so davvero dove lo metta tutto il cibo che ingerisce. Per quanto mangia dovrebbe come minimo essere trasportato in giro con una gru, invece è appena sovrappeso... O.O)
Comunque, dopo queste innumerevoli note di fondo, ho come sempre da ringraziare alcune persone:
Ringrazio caldamente LILY1D99 e Lady_Erato per le recensioni: mi fa sempre un piacere enorme sapere cosa ne pensate. Orsù gente, fatevi sentire!
Poi, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite, tra le ricordate e tra le preferite: mi si scalda il cuore tutte le volte che apro EFP e vedo il segno del vostro passaggio :')
Infine, ringrazio tutti i lettori silenziosi, che passano lasciando lumini accesi come segno della loro presenza.
Ma è per me importantissimo ringraziare anche tutti coloro che collaborano con me, sopportano (e sono la causa) delle mie sfuriate, ma soprattutto, sono coloro che hanno dato vita a questa storia, che senza di loro non esisterebbe: James, Lily, Peter, Odette, Remus, Sirius, e ovviamente Erica e Virginia, senza i quali consigli non potrei mai andare avanti (... O.o)
Ringrazio anche separatamente LILY1D99, che mi sostiene e consiglia immancabilmente.
Un bacione, e un grazie a tutti.
Audrey
















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Capitolo 5
*** Di Pensieri e Ricordi ***


CAPITOLO V

Di Pensieri e Ricordi



Il resto della settimana era trascorso velocemente per Sirius Black, e il sabato era arrivato prima di quanto pensasse. Era nonostante tutto stata una settimana densa di novità per il giovane Grifondoro, che, come promesso a Peter, tra le altre cose aveva fatto in modo di avvicinarsi a Odette nel tentativo di scoprire quali sentimenti la legassero all'amico.
Se prima per il moro questa non era stata altro che una missione da compiere, con il passare dei giorni si era ritrovato a scoprire la compagnia di Odette piuttosto piacevole. Era una ragazza sveglia e profonda, ma allo stesso tempo incredibilmente fresca e spensierata. Con lei poteva parlare del più e del meno con leggerezza, e sapeva che, non nutrendo la Corvonero il benché minimo interesse per lui - diversamente dalla maggior parte della popolazione femminile della scuola - i suoi giudizi e le sue opinioni nei suoi confronti erano sinceri. Stava in un certo qual modo nascendo un'amicizia sincera tra i due, e Sirius doveva ammettere di non esserne dispiaciuto.
Ma Odette non era l'unica persona a cui si era inspiegabilmente avvicinato sempre più, mano a mano.

* * *

Nell'ultima settimana Remus aveva notato che lui e Sirius avevano effettivamente passato parecchio tempo insieme, e questo non gli dispiaceva per niente. Sentiva in qualche modo di essere più legato alla compagnia di Sirius di quanto non lo fosse stato nei cinque anni precedenti. Non che prima lui e Padfoot non avessero un bel rapporto, anzi, ma per qualche motivo il tempo che passavano insieme non era mai molto. Ora invece, Remus sentiva che stare insieme a Sirius era qualcosa di facile e spontaneo come respirare.
Avevano cominciato a parlare del più e del meno; degli interessi dell'uno, delle passioni dell'altro... E Remus era venuto a conoscenza di lati di Sirius che non credeva l'amico possedesse.                                  
Per esempio, Padfoot disegnava. E non si trattava solo di scarabocchi su pezzi di pergamena volanti, no, Sirius disegnava davvero. Lo conosceva da cinque anni, ma solo due giorni prima, ovvero di giovedì, Remus aveva avuto modo di scoprire la passione dell'amico per l'arte.


« Che te ne pare? »  gli chiese ad un tratto Sirius, tirando fuori dal cassetto del comodino un foglio di pergamena  e porgendoglielo. Erano seduti sul letto di Padfoot, ed avevano appena terminato una lunga discussione sulla sicurezza effettiva di un manico di scopa - Remus, nonostante i vari tentativi da parte dell'amico di convincerlo a montarne uno almeno almeno una volta, restava della ferma convinzione che si sarebbe fatto amputare il braccio destro piuttosto che salire su uno di "quelli" -, quando Sirius era diventato improvvisamente serio e si era messo a rovistare nel cassetto del suo comodino.
Quando Remus, una volta preso in mano il foglio, vide ciò che vi era raffigurato, rimase senza parole.
Era ritratto un Salice Piangente, piegato su uno specchio d'acqua immobile. Le lunghe fronde ne sfioravano la superficie, senza tuttavia arrivare ad incresparla. Ma più Remus guardava il disegno, più si rendeva conto che non si trattava di un semplice Salice: il tronco, nodoso e sottile, non era altro che il corpo di una ninfa, e le fronde lunghe e immobili i capelli, sui quali, ora che guardava meglio, erano appoggiate delle piccole farfalle bianche. La luna piena, alta nel cielo, ne gettava il riflesso sullo specchio d'acqua nero sottostante.
L'immobilità del disegno dava a Remus un senso di struggente tristezza.


« Io non... Non sapevo che disegnassi...» soffiò in un sussurro stupito.

« Già, io... Beh sì, ogni tanto mi capita. » Sirius portò una mano dietro la nuca e si strinse nelle spalle.

« E' bellissimo... » gli occhi di Remus ancora vagavano sulla pergamena, seguendo quelle linee nere e sottili che la penna di Sirius aveva tracciato con così tanta precisione.

« Lo pensi davvero?» Negli occhi dell'amico vi era una luce speranzosa. « Non avevo mai fatto vedere a nessuno i miei disegni prima d'ora... » disse.

« Certo che lo penso! Sirius, tu hai un grande talento, potresti sfruttarlo, ti tornerebbe utile per molte cose, e... Aspetta, mi permetti di fare una cosa? » chiese Remus, il foglio in mano e gli occhi brillanti di emozione.

« Sì, sì certo fai pure »

Il ragazzo
estrasse la bacchetta e toccò con la punta il foglio, esattamente sul petto della ninfa. Ed ecco che, lentamente, questa aprì gli occhi, e tutto il disegno prese vita. i rami d'inchiostro ondeggiavano placidi, mossi dal vento notturno, e l'acqua si increspava appena brillando sotto la luce della luna. Le farfalle si librarono in aria, e sbattendo le piccole ali di carta uscirono dal disegno di Sirius, disperdendosi per la stanza.

« Ecco » sussurrò Remus, « Ora è perfetto. »

E rimasero così, seduti, persi nella contemplazione di un battito d'ali.



In secondo luogo Remus Lupin aveva avuto modo di notare altre piccole particolarità negli atteggiamenti o nel comportamento di Sirius. Come il modo in cui rideva, per esempio. Non si era mai soffermato ad osservare le piccole rughe che gli contornavano gli occhi serrati, o la punta della lingua che andava puntualmente a spingere contro gli incisivi dell'arcata superiore, come in un tentativo di contenere il rumore. Era un'immagine assolutamente deliziosa.
Certo poi c'erano anche le volte in cui invece Sirius rideva apertamente, con quella sua risata così simile a un latrato e la mano come a tenersi la pancia. Era una risata contagiosa, la sua.
Remus aveva inoltre scoperto che Sirius era un grande osservatore.


Si trovavano nella sala comune di Grifondoro, sabato sera. James stava portando avanti una sofferta partita di Scacchi con Peter, mentre Remus aveva rinunciato a leggere il suo libro di Storia Antica nello stesso preciso momento in cui aveva sentito Black sedersi di fianco a lui, sul divano.


« Se vuoi puoi anche continuare a leggere, prometto che non ti darò fastidio » disse il moro con un'espressione seria e una mano solennemente poggiata sul cuore, avendo intuito le intenzioni dell'amico.

« Tranquillo Sirius, avevo già intenzione di smettere » gli rispose questi con un sorriso.

Gli occhi di Black si illuminarono.


« Remus posso farti una domanda? »

Il ragazzo rimase interdetto per un momento, la richiesta di Sirius lo aveva leggermente preso alla sprovvista.


« Ehm... Sì, certo » rispose.

« Oh, bene » Padfoot si mise a gambe incrociate sul divano, girandosi in modo da trovarsi esattamente di fronte a Moony. « Qual'è la prima cosa che guardi nelle persone? » gli chiese, lo sguardo attento.

Sul volto di Remus si dipinse un'espressione di pura sorpresa.


« La... La prima cosa? »

« Sì beh, o comunque sia una delle prime »

Moony ci pensò un attimo.


« Beh, non lo so, ma immagino sia l'espressione, il sorriso » rispose con sguardo dubbioso. « Tu invece? »

« Oh, io le mani » disse Black con tono sicuro.

« Le mani!? »

Di tutte le risposte possibili, quella era l'ultima che Remus si sarebbe aspettato di sentir uscire dalle labbra dell'amico.


« Sì. Dalle mani di una persona puoi capire molte cose, a mio parere » Sirius lo guardò un secondo. « Per esempio - posso? Grazie - Dicevo; per esempio, le tue mani. » Padfoot aveva preso le mani dell'amico - la cui espressione si faceva sempre più dubbiosa - tra le sue, e aveva cominciato ad esaminarle come fossero state un qualche oggetto prezioso. « A una persona qualunque non rivelerebbero nulla, a parte i caratteri generali. Belle mani, sì, indubbiamente, dalla forma sottile ed elegante, ma nulla di più » il suo tono era diventato quello che avrebbe potuto avere un vini cultore mentre descrive le proprietà di un vino di ottima annata. « Ma, se l'uomo in questione è un attento osservatore, scoprirà che il proprietario delle mani è una persona essenzialmente ordinata, a cui piace dedicarsi ad attività quali la lettura e la scrittura. Tuttavia, a volte è vittima di alcuni stress che, evidentemente, lo portano alla assai controproducente attività di rosicchiarsi le unghie e mordicchiarsi la punta delle dita - non è sano, Moony. Ti si rovinano i denti. Ed ecco che, in qualche minuto, abbiamo già delineato il carattere della persona che ci troviamo davanti » concluse con tono soddisfatto, lasciando le mani di un Remus visibilmente shoccato.

 
* * *
 
Quella era stata una settimana strana per James Potter. Gli era sembrato di vivere come in una grande tranche, durante la quale assisteva come spettatore alle vicende altrui. In primis, alla strana nuova amicizia che sembrava legare due dei suoi migliori amici. Non che avesse nulla contro, per carità... Era solo felice se Remus e Sirius avevano deciso di coltivare meglio il loro rapporto, ma questo - unito alla questione di Odette - aveva finito per allontanare da lui il suo migliore amico.
Non era arrabbiato, era solo...
Geloso?
Sì, forse un po' lo era. E inoltre, l'incredibile felicità di Peter per essere forse prossimo all'avere una ragazza gli dava incredibilmente sui nervi, quando lui con la Evans continuava a non ricevere altro che porte in faccia - alle quali ogni tanto si univano altri oggetti volanti di varia natura.
Forse sto sbagliando l'approccio.
Ma dopotutto, con le altre ragazze funzionava. Aveva sempre funzionato, dannazione!
Ti avvicini, ti metti in mostra, vedi se hanno recepito il messaggio. Se così è, lanci qualche frecciatina o complimento allusivo, e nella maggior parte dei casi puoi contare sulla loro compagnia se non altro per l'ora successiva. Poi sta a te decidere come sfruttarla.
Ma con Lily Evans era tutta un'altra storia.
Un'altra cosa che James proprio non capiva era come potesse accompagnarsi a Piton. Cosa ci trovava in lui? Oltre al fatto che lui era palesemente innamorato perso. Insomma... Perché Piton, se c'era lui, James che non aspettava altro da più di un anno a quella parte?
Bah, ragazze. Una cosa, in ogni caso, era certa; quell'anno non aveva intenzione di fallire miseramente come il precedente. Il suo piano di conquista andava rielaborato, e in fretta. Gli pareva chiaro il fatto che la sua versione di "cavaliere con l'armatura scintillante" non era una carta vincente, e perciò cominciò a pensare a delle varianti. Forse, quello che Lily voleva era un ragazzo dolce, che le scrivesse romantiche poesie e le donasse fiori, o che la portasse a fare una passeggiata sul lago al chiaro di luna. Insomma, un ragazzo più timido e posato, magari simile a... Remus!
Ma certo!
Lily con Remus parlava, erano amici. Forse così sarebbe riuscito ad avvicinarla! Certo, si sarebbe dovuto impegnare parecchio per reprimere le sue parti più eccentriche e libertine, ma per Lily Evans era disposto a fare questo e altro.
E fu con questa conclusione della domenica sera, mentre era seduto in pigiama davanti al fuoco a mangiare distrattamente delle Gelatine Tutti i Gusti +1 e i suoi compagni di casa facevano casino attorno a lui, che James Potter decise in cosa si sarebbe impegnato con tutte le sue forze a partire dal giorno successivo.







Author's Corner:

Bene, eccoci qui.
Dopo quasi sette mesi, eccoci qui.
Io... Non so davvero cosa dire. Non ho scuse, lo so, per aver abbandonato questa fic a se stessa, ma davvero... Non la sentivo più. Ero totalmente bloccata.                                                                                          
Mi sembrava che non avesse più un senso, o forse che non ne avesse addirittura mai avuto, e non riuscivo a scrivere. Ogni volta che mi veniva qualche idea, un qualche spunto e pensavo "Sì dai, adesso mi metto li' e la scrivo", una sorta di vocina maligna mi diceva "Ma cosa lo fai a fare? Tanto, fa schifo lo stesso".
Non lo so, avevo perso completamente l'ispirazione. Non so come farmi perdonare, davvero. Il capitolo è corto, e brutto, ma... Almeno sono riuscita a finirlo, no?
Non vi garantisco che non ci saranno più blocchi di questo tipo, ma vi prometto che se accadrà farò di tutto per arginarli e superarli. L'unica cosa che vi chiedo, per favore, è di recensire. Recensite, ditemi quello che ne pensate. Ditemi che fa schifo, che dovrei stravolgerlo e cambiarlo totalmente, NON MI INTERESSA. Ma ditemi cosa diamine ne pensate. Altrimenti, se non ho la spinta necessaria a continuare, non posso fare altro che abbandonarla.
Un'altra cosa: come avrete notato, ho cambiato la modalità scrittoria. Rimarrà questa per il resto della fic, suppongo.
AVVISO IMPORTANTE:
ho cambiato nome. Appena me lo accetteranno, sarò EricaAtlas_
Ora vado, un saluto e un grazie a tutti quelli che sono rimasti nonostante io sia sparita, e scusatemi ancora.
Spero di riuscire ad aggiornare più frequentemente, magari facendo capitoli un po' più brevi. La voglia è tanta, credetemi, ma il tempo è poco. Mi raccomando, recensite!
Un bacio,
Erica

 

 

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