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Christmas night, another fight
Tears, we cried a flood
Got all kinds of poison in
Of poison in my blood
Voltò le spalle al Palazzo in festa e
si portò d’istinto una mano sotto l’occhio destro: non sentiva niente, ma lui
sapeva che c’erano, erano invisibili ma quelle lacrime c’erano. Era rimasto
impassibile per tutta la durata del colloquio con Sua Maestà ad argomentare
assurdi pretesti per ottenere un assurdo permesso e alla fine si ritrovava
comunque a dover compiere quel viaggio segretamente. Poco importava, lui non
era esattamente noto per la sua stretta osservanza delle regole e quella visita
era qualcosa di più di un semplice esercizio per tentare di eluderle.
I took my feet to Oxford Street
Trying to right a wrong
Just walk away, those windows say
But I can't believe she's gone
“State lasciando la Corte, Mastro
Cromwell?”
Thomas si voltò nuovamente sentendo la
voce e l’impassibilità riprese possesso del suo viso nello scorgere
l’ambasciatore imperiale.
“Si, Vostra Eccellenza, per ordine del
Re naturalmente” rispose prontamente . Che sfacciato! Si rimproverò mentalmente
e gli uscì fuori quasi una risata “Anche voi del resto so che partirete domani
mattina…”
“Io devo porgere gli auguri a qualcuno”
disse Chapuys con un sorriso di sfida, lasciando intendere perfettamente il
riferimento alla principessa del Galles, che per la prima volta avrebbe
trascorso le festività natalizie lontano.
“Oh, anch’io devo salutare qualcuno”
rispose semplicemente Cromwell, ricambiando il sorriso e montando sul suo
cavallo.
Doveva sbrigarsi se non voleva
incontrare l’ambasciatore di nuovo.
When you're still waiting for the snow to fall
Doesn't really feel like Christmas at all
Perché aveva sentito l’improvviso
bisogno di andare da lei? Razionalmente non lo sapeva, eppure un motivo doveva
esserci. Aveva cavalcato per tutta la notte e non era una notte qualsiasi, ma
la notte di Natale… Possibile che non avesse avuto niente di meglio da fare? Di
nuovo la stessa domanda, di nuovo la ricerca di un motivo. Forse per lui era in
fondo una notte come le altre, forse per lui quella notte non era Natale.
Faceva freddo, era buio e c’erano le
luci ad illuminare la strada. Ma mancava qualcosa. Forse qualcosa di semplice,
come la neve.
Up above, candles on air flicker
Oh, they flicker and they float
And I'm up here holdin' on
To all those chandeliers of hope
Le luci erano più brillanti adesso,
mentre una fila di candele amplificava la luce del giorno appena sorto in
quella casa dimenticata, dove il Natale nonostante tutto si sentiva perfino di
meno.
“Mastro Cromwell, non vi
aspettavamo”mormorò Lady Elizabeth Darrell aprendo con aria ancora assonnata la
porta.
“Mi scuso per l’orario in effetti…”
disse lui in risposta, sentendosi stranamente a disagio.
Si rendeva conto forse solamente in
quel momento del potere della sua impulsività: era come se in tutte quelle ore
di viaggio avesse vissuto un sogno e adesso che si era svegliato, non capiva
nemmeno lui l’assurdità del suo gesto. Spiegarlo sarebbe stato ancor più
difficile, perché se per lui era un momento qualsiasi, per gli altri era ancora
notte e ancora Natale.
“Vado a chiamare la mia signora”
aggiunse poco dopo la dama, rompendo il breve silenzio che si era creato.
“No, aspettate!” la bloccò lui
rapidamente “Lasciatela dormire, aspetterò”
“Oh no, la mia signora non ha dormito
tutta la notte… Sarà colpa del Natale” rispose lei in tono pieno d’amarezza
riprendendo la via delle scale, lasciandolo solo a contemplare la luce delle
candele e la strana speranza che insieme al tenue calore sembravano emanare.
Like some drunken Elvis singin'
I go singin' out of tune
Sayin' how I always loved you, darlin'
And I always will
Lady Darrell non l’aveva fatto
attendere troppo, era scesa rapidamente e non più da sola. Caterina aveva mosso
la testa in cenno di saluto e, stretta in uno scialle, si era avvicinata alla
finestra leggermente aperta e aveva chiuso gli occhi per qualche momento; con i
capelli stranamente sciolti e priva dei gioielli reali, sembrava più stanca e
trascurata di sei mesi prima quando aveva abbandonato miseramente la Corte. Ma
il fulcro della sua forza e regalità era da ricercare nel suo sguardo e quando
lui lo sentì fisso su di sé dopo così tanto tempo, “la regina triste” com’era
conosciuta in tutte le Corti d’Europa, gli apparve come un angelo, come la luce
più brillante di tutte, quella che emanava più calore e speranza.
“Cos’è successo?” aveva chiesto
quell’angelo improvvisamente, mentre una certa preoccupazione traspariva dal
suo tono solitamente controllato.
“Nulla. Volevo solo augurarvi un Buon
Natale” rispose lui mentre un sorriso appariva inconsapevolmente sulle sue
labbra.
Lei lo fissò stupita e confusa, ma il
sorriso era apparso anche sulle sue labbra ed era questo ciò che più di tutto
contava.
“Solo questo, adesso vado” mormorò poi
facendole un inchino, mentre lei ancora stupita annuiva semplicemente.
Oh, when you're still waiting for the snow to fall
Doesn't really feel like Christmas at all
“Aspettate! Forse è meglio che
aspettiate per ripartire” esclamò Caterina in un tono appena udibile,
richiamandolo indietro.
Lo sguardo non era più su di lui, ma
perso fuori la finestra e il sorriso si era trasformato lentamente in una dolce
risata, quella di una bambina, la bambina che lei non era ormai più da tempo,
la bambina che stava tornando ad essere per un momentosolo in quel giorno.
“Sta nevicando!” spiegò poi
lanciandogli una veloce occhiata e facendogli cenno di avvicinarsi.
Adesso si, era Natale anche per loro.
NDA:
Ebbene si, ho iniziato una
nuova storia (sono un caso perso lo so!) e ho deciso di unire la mia band preferita,
i Coldplay con la mia coppia preferita, i Cromkat. In pratica, è una raccolta
di one-shot singole o collegate usando ogni volta una canzone diversa. La prima
è “Christmas Lights” e l’ho scelta come augurio a tutti di un felice Natale!:D
Fatemi spaere cosa ne
pensate^^ Baci e tanti augurii!
If
you're lost and feel alone
Circumnavigate the globe
All you ever have to hope for too
“Sono pronta!”
L’aveva detto con una naturalezza e una fermezza
lodevoli, come se si stesse preprando per un viaggio. Ma seppure lo fosse
stato, non sarebbe stato comunque un viaggio qualsiasi: una donna del genere
era destinata a grandi cose, avrebbe potuto ripetere l’esperienza di Magellano
di circa dieci anni prima e compiere un giro completo del globo e magari anche
battere in qualche modo il suo primato. Non era un viaggio d’avventura però, ma
una battaglia sanguinosa quella che l’attendeva, eppure in ogni suo gesto e
parola non traspariva il minimo sentimento di paura.
“Sono pronta!”
L’aveva ripetuto ancora con maggiore sicurezza e
determinazione, come se in un’armatura ci avesse vissuto un’intera vita. E
invece l’aveva indossata una sola volta prima, ma l’inaspettato successo
ottenuto costituiva un valido precedente su cui fondare la speranza, quella di
un intero popolo che lei si trovava improvvisamente a dover guidare.
And
the way you seem to float
Circumnavigate in hope
And they seem to lose control
With you
Un esercito guidato da una donna, un regno governato
da una donna in reggenza di un’altra donna per di più: non si era mai vista una
cosa simile in Inghilterra prima d’ora, ma d’altronde non si era neppure vista
una donna come Caterina. O forse sì, ed era stata sua madre Isabella, la
castigliana fregiata del titolo di “Regina Cattolica”. La fama di tale eredità
si fondeva con le memorie della più recente Flooden e a quelli per cui la nota
battaglia risultava troppo lontana, bastava adesso guardare la loro comandante
per capire come la vittoria contro gli scozzesi ottenuta nel 1513 non era solo
leggenda e poteva ripetersi di nuovo, stavolta ottimisticamente per sempre.
Everyone
of us is hurt
And everyone of us is scarred
Everyone of us is scared
…Not you
La Regina era sparita nel silenzio del consiglio, ma
quando quell’angelo era sparito si era scatenato l’Inferno. Le obiezioni
c’erano e le perplessità pure, come avviene inevitabilmente nell’inserire
un’innovazione in una rigida e consolidata tradizione. E la tradizione
dell’inferiorità della donna era consolidata fin dalla notte dei tempi.
“Ci faremo sopraffare dagli scozzesi!” esclamò Suffolk
scuotendo la testa, mentre un brusio confuso di voci faceva eco al suo
scetticismo.
“Abbiamo più possibilità di vincere adesso di quante
ne abbiamo mai avute in passato” disse prontamente Cromwell.
Era suo dovere difendere i suoi interessi e suo
piacere difendere le sue convinzioni. E adesso che Caterina era Regina e lui
inaspettatamente uno dei suoi consiglieri, le due cose sembravano coincidere.
“E’ una donna” disse semplicemente Norfolk in tono
sprezzante, facendo un gesto della mano come per scacciare ogni pensiero che
potesse provare l’inconsistenza della sua affermazione. Per esempio, lui
quell’anno a Flooden c’era stato.
“Si, ma è una gran
donna” ribattè di nuovo Cromwell.
“Che bravo, il nuovo cagnolino di Sua Maestà”
ridacchiò il vecchio duca sarcastico.
Una delle dame di Caterina entrò improvvisamente
nella stanza richiedendo la presenza di Mastro Cromwell al cospetto della
Regina. La risata di Norfolk riprese con più vigore.
“Vai a cuccia Crommy!”
…Your
eyes closed
Your head hurts
Your eyes feel so low…
Occhi chiusi e i polpastrelli stretti sulle tempie,
ecco come aveva trovato la Regina, in un misto tra dolorosa riflessione e il
cronico mal di testa che da sempre l’accompagnava. Era umana anche lei, ecco
cosa aveva imparato Thomas lavorando al suo fianco, ma era una scoperta che si
poteva solo intuire a tratti nell’essenza di sovrannaturale trascendenza che
emanava.
“Tutto bene?”
Everyone
of us is hurt
And everyone of us is scarred
Everyone of us is scared
…For you
Gli occhi di lei scattarono improvvisamente a quella
domanda appena sussurrata.
“Siete preoccupato anche voi?” chiese alzando un
sopracciglio, spostando lo sguardo su di lui.
“Non per la guerra… Per voi” rispose Thomas
sinceramente ricambiando l’intensità dello sguardo.
Fu Caterina a distoglierlo e ad alzarsi in piedi in
tutta la sua solennità. Non l’aveva chiamato per chiacchierare e questo lo
sapevano entrambi. Non era tempo di domande né di risposte, di consulti,
consigli o convenevoli. Era tempo di prendere l’arma in pugno, rapidamente,
senza riflettere ulteriormente. Per quello ci sarebbe stato tempo dopo, magari.
“Se non c’è nessuna urgenza e non avete nulla da
dirmi, intendo partire…” comunicò la Regina, muovendo qualche passo in
direzione della porta e lanciando un’altra occhiata al consigliere.
Lui si mosse. Ma non era stato il prevedibile
inchino l’effetto del suo movimento; con un semplice gesto aveva invece
trattenuto d’istinto il suo braccio, costringendola a fermarsi un attimo in
più.
“Mastro Cromwell?”
“Nonostante il
vostro sesso, potreste sconfiggere tutti gli uomini della Storia”[*]
[*] modifica personale della frase di Cromwell “Se non fosse stato per il suo sesso,
avrebbe potuto sconfiggere tutti gli uomini della Storia”
They were
sitting, they were sitting in the strawberry swing
And every
moment was so precious
“Vi piace la campagna
allora?”
Caterina,
ferma all’ombra del cipresso, ci pensò su prima di rispondere, ma il sorriso
che le si formò sulle labbra anticipò le sue parole. Se avesse detto che le
persone, la natura e perfino l’aria che aveva trovato nel Devonshire nel suo nuovo titolo di Duchessa non le
piacevano, sarebbe stato allora un vero torto alla sua coscienza. Nel profondo
sapeva che era una Regina di Inghilterra, ma aveva capito che arriva il momento
anche per una Regina di arrendersi e sì, la campagna era un bel modo per
ricominciare una nuova vita.
“Molto,
ma anche a voi o sbaglio?” disse infine, rivolgendosi al Lord Cancelliere che si
guardava intorno con aria chiaramente interessata.
They were
sitting, they were talking in the strawberry swing
And
everybody was for fighting,
wouldn't
wanna waste a thing
Intorno
a loro c’era il pieno dell’attività di quell’estate più produttiva del solito:
il sole brillava in alto nel cielo e si rifletteva sul verde e sul volto dei
contadini mentre raccoglievano i frutti del loro lavoro. E litigavano anche, e
poi ridevano, mentre i più piccoli si rincorrevano e giocavano.
“Cosa
stanno raccogliendo?” chiese Cromwell indicando con un cenno i lavoratori.
“Fragole”
rispose lei semplicemente riprendendo a camminare nella piccola stradina tra i
campi.
Tutti
i contadini fecero un inchino al suo passaggio e uno più audace si allungò verso
di lei, prendendo una fragola dal cesto e porgendogliela come omaggio.
“La
più bella fragola alla nostra amata duchessa!” esclamò mentre lei lo
ringraziava regalandogli in cambio un sorriso.
“Sono
molto amata qui…” disse lei rivolto al Cancelliere che aveva osservato in silenzio
la scena.
“Lo
siete sempre ovunque” rispose lui sinceramente, invitandola a proseguire la
passeggiata.
“Ah,
Mastro Cromwell! Se è una scusa per ripropormi il trasferimento nel Norfolk vi
sbagliate…” lo ammonì lei immediatamente scuotendo la testa contrariata.
La
cosa che amava più di tutte che aveva trovato nel Devonshire era la libertà. E
adesso sembravano tutti voler a tutti i costi togliergliela di nuovo.
Cold, cold
water bring me 'round
Now my feet
won't touch the ground
Cold, cold
water what you say?
It's such,
it's such a perfect day, it's such a perfect day
“Se
vi piace più il Kent non c’è problema,troveremo una
diversa unione vantaggiosa” disse Cromwell alzando le spalle, cercando di
trattenere una risata.
E
una risata si formò inevitabilmente anche sulle labbra di lei.
Era
andato a trovarla, dopo due giorni di viaggio, per riferirle la proposta di
matrimonio del Duca di Norfolk, con caldo benestare, anzi quasi raccomandazione
del Re, e adesso stava invece già presentandole altri piani e progetti mai
discussi neppure con i diretti interessati.
“Non
capisco cosa vi piacerebbe che dicessi” mormorò quasi divertita.
Lui
sorrise e si bloccò davanti a lei fissandola per qualche secondo senza dire una
parola.
“Perché
non mi dite cosa piacerebbe a voi invece” disse infine, rigirando la domanda.
“Mi
piacciono le fragole, sono le più buone” mormorò lei argutamente “E mi
piacerebbe restare qui per sempre capite?”
Thomas
annuì, ritrovandosi la fragola tra le mani e l’invito di assaggiarla.
People
moving all the time inside a perfect straight line
Don't you
wanna curve away?
It's such
it's such a perfect day, it's such a perfect day
“Com’è?”
Non era stata la voce della duchessa a domandarlo e
non era la fragola di quel giorno ormai lontano, quella che il Lord cancelliere
stava assaggiando. Era stato invece suo nipote Richard a parlare e il riferimento
era ad un frutto più maturo – forse troppo – ultimo raccolto di un’estate che
stava volgendo all’epilogo.
“Amara” fu la laconica riposta, mentre alzava per un
fugace attimo lo sguardo dai documenti su cui stava lavorando.
Amara come i suoi pensieri, che come un filo
conduttore lo riportavano al giorno perfetto che aveva vissuto solo tre mesi
prima e che adesso assumeva le sfumature di un sogno.
Ah, now the
sky could be blue,
I don't mind… Without you it's a waste of time
E
un sogno è sempre amaro, perché poi ti svegli e ti fa male vedere la realtà,
una realtà in cui lei stava per sposare il duca di Norfolk e lui rimaneva il
figlio di un birraio.
Una realtà dove nemmeno le fragole erano poi così
buone.
'Do you ever get the feeling that you're
missing the mark?'
It's so
cold, it's so cold
It's so
cold, it's so cold
Con i gomiti appoggiati
sul tavolo e le mani giunte sotto il mento, Thomas Cromwell rifletteva
attentamente sulla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Perché
alle volte il confine tra avvocato e scrittore di spettacoli teatrali è davvero
troppo sottile e quello sembrava solo un lungo monologo di una tragedia ancora
in corso, che magari chissà si sarebbe potuta rivelare alla fine una commedia.
“Non dovreste nominare BessieBlount…” disse
improvvisamente contrariato, sciogliendo le mani e annotando qualcosa sul
foglio che aveva davanti.
Ce n’erano già tante,
troppe, di annotazioni e nessuna era la chiave del successo. Era come se continuasse a mancarequalcosa.
Written up
in marker on a factory sign
'I struggle with the feeling that my life
isn't mine'
It's so
cold, it's so cold
It's so
cold, it's so cold
La Regina alzò lo
sguardo su di lui e poi socchiuse per un attimo gli occhi, erano più di due ore
che ripeteva quella specie di recita, ma quelle d’altronde erano le prove
generali. Era stato Cromwell stesso a mandare via tutte le sue dame,
imponendole la sua presenza e proponendole i suoi precisi consigli,
presentandosi in sua difesa. Non che lei sapesse spiegarsi il motivo di quel
cambiamento repentino o si fidasse di quell’uomo così ambiguo e misterioso, ma
aveva deciso semplicemente di prendere il meglio da quel colloquio, il
colloquio con un vero avvocato che di processi doveva sicuramente intendersene
più di lei e del suo fedele vescovo Fisher.
“Cosa dovrei fare
allora?” chiese infine, emettendo un flebile sospiro.
Doveva essere esausta e
forse spaventata, ma era impossibile scorgerlo dal suo atteggiamento sempre
così composto. Solo uno sguardo attento poteva notare che le mani le tremavano
e, strette com’erano in due guanti di seta, la colpa non era scuramente da
attribuire al freddo.
On every
street, every car, every surface are names
Tonight the
streets are ours and we're writing and saying
Don't let
them take control
No we won't
let them take control
Thomas scosse la testa,
facendo scorrere lo sguardo ancora una volta sul foglio; non avrebbe trovato lì
la risposta a quella domanda, a nessuna delle tante che fluttuavano nella sua
testa. Il doppiogioco di Wolsey che tentava
improvvisamente di contrastare il divorzio per evitare l’ascesa dei Bolena, il suo stesso doppiogioco che passava da “messo di
Satana” a “avvocato dell’angelo” nel giro di qualche ora, l’assurdità del
processo che si sarebbe risolto comunque a favore della Regina Triste con un
verdetto che comunque sarebbe stato privo di importanza. Perché tutto questo?
Perché è così che va il
mondo e i più forti prendono il controllo.
“Siate spontanea” le
consigliò stranamente a corto di idee, tracciando una lunga e confusa linea su
tutti gli appunti che sembravano essere solo d’intralcio.
E alzando lentamente lo
sguardo fu lì che lo vide. La maschera era crollata e un lampo di pura
irritazione aveva attraversato i limpidi occhi della donna che uno scatto quasi
felino era balzata in piedi.
“Smettetela! Vi rendete
conto che ciò che avete appena detto è un paradosso!” sbottò cominciando a
camminare avanti e dietro per la stanza “Prima mi dite cosa dire, cosa fare,
come muovermi e quasi perfino come respirare e poi mi dite di essere
spontanea!”
Yes, I feel
a little bit nervous,
Yes, I feel
nervous and I cannot relax,
How come
they're out to get us?
How come
they're out when they don't know the facts?
Il Segretario la fissò
stupito in completo silenzio, la penna ancora ferma a mezz’aria nella sua mano e
il solo rumore dei rapidi passi di Caterina di sottofondo.
“Non vi ho mai visto
così alterata” mormorò infine mentre uno strano sorriso prendeva a formarsi
sulle sue labbra.
“Perché nessuno mi ci
ha mai visto!” rispose lei in tono sempre più innervosito “Siete voi! Voi mi
fate...”
Si morse un labbro non
trovando le parole e chiuse gli occhi per tentare di calmarsi, lasciandosi
cadere nuovamente sulla sedia alle sue spalle.
“Non sapevo di mettere
così tanto a dura prova la vostra pazienza!” esclamò lui alzandosi lentamente
in piedi e avvicinandosi.
“Mi fate innervosire, sì”
confermò lei, terminando la farse lasciata in sospeso.
“Allora farò in modo di
essere in prima fila in tribunale… Perché questo è quello che voglio vedere”
disse Thomas prendendole una mano guantata e
avvicinandola leggermente alle labbra.
See the
arrow that they shot, trying to tear us apart
Took the
fire from my belly and the beat from my heart
Still I
won't let go
Still I
won't let go of you...
“Davvero?” sussurrò
Caterina con la mano ancora stretta in quella di lui.
Le tremava ancora e
stavolta forse non era né per il freddo né per la paura.
“Voglio che per una
volta la pazienza consumata non sia la vostra… Voglio che Norfolk e Bolena si alzino in piedi e gridino ‘Quo usque tandem abutere, Catalina, patientia nostra?’” [*]
Un sorriso insperato si
aprì anche sul volto della Regina a quelle parole e si trasformò in una vera e
propria risata all’arguto gioco di parole tra l’orazione di Cicerone e il suo
nome in spagnolo.
E poi di colpo ogni
traccia di quel momento di gioia era svanito per lasciare il posto a una
sensazione amara, perché tutto ciò che è bello e puro finisce per fare questo:
fare male.
'Cause you
do...
Oh you, use
your heart as a weapon
And it hurts
like heaven
Ecco cos’era che
mancava. Cromwell lo capì finalmente e non era ancora troppo tardi.
Una dama era appena
entrata per annunciare l’imminente inizio del processo e Caterina si era alzata
in piedi pronta a entrare in scena come una leonessa, ma era ancora lì e sembrava
anche più disponibile ad ascoltare i suoi consigli adesso.
“Dovete guardarli negli
occhi, uno ad uno” le disse riscontrando nel suo sguardo l’intuizione che aveva
avuto “I vostri occhi feriscono”
Ferivano come le
lacrime che lasciava inespresse, come la risata precedente, come una freccia
che colpisce e arriva dritto al cuore.
“Feriscono?” ripetè lei vagamente confusa.
Lui annuì semplicemente
e non aggiunse altro, ma avvertì un dolore stranamente familiare.
Era lo stesso dolore
che avvertiva quando pensava al Paradiso.
NDA:
Chiedo venia per questa
one-shot che contiene ben due scleri
post studio, psicologia e latino!
[*] “Per quanto ancora
abuserai della nostra pazienza, O Catilina?
E’ l’inizio della prima
Catilinaria di Cicerone, in cui il console si scaglia contro Catilina appunto (di qui il gioco tra il nome Catilina e Catalina, lo spagnolo
di Caterina)
Sussurri
incomprensibili, sospiri inconsapevoli, labbra che si cercano, bocche affamate
di qualcosa di proibito . Il battito è irregolare, da quanto non batteva così?
O forse è il suo e tu sei già così vicino da poterlo avvertire. Cosa diavolo
state facendo? Te lo chiedi ma non razionalmente, te lo chiedi mentre le slacci
il corpetto e la pesante tunica da Lord Cancelliere scivola dal tuo corpo, te
lo chiedi mentre sono le tue mani a scivolare sul suo. La afferri per la vita,
la fai indietreggiare e la adagi sul letto dolcemente, è come una fragile
bambola che vuoi proteggere, ma che non ti accontenti di guardare. Insinui le
mani sotto la sua sottoveste, senti la pelle calda dei fianchi, del seno, ma
non ti basta; le baci il collo, le spalle nude, le sciogli i capelli e ti perdi
nel loro profumo. Lei sussulta, trema, si morde un labbro; tu la guardi e
trattieni un sorriso, un sorriso che fa quasi male.
Fa
male perché la vuoi, fa male perché sai di non poterla avere, fa male perché
sta per essere tua e sembra solo un’illusione.
I
hear the soundof the ticking of clocks
I remember your face
That
remembers you when you are gone
Thomas scosse la testa e si passò una mano sulla
fronte, continuando a camminare avanti e dietro nervosamente. Il rumore di
passi, le voci lontane lo facevano viaggiare nei ricordi in quell’interminabile
attesa. Era passata mezz’ora almeno, o forse solo dieci minuti, chi poteva
dirlo? Lui non di certo che, notoriamente dissimulatore di sentimenti e
tendenzialmente calmo, sembrava essersi trasformato improvvisamente, ma già
ringraziava il fatto di non essere stato cacciato dal castello di The More fuori
nella neve di Gennaio.
Il cigolio della porta lo fece fermare e muovere in
direzione dell’entrata il vigile sguardo. Pochi secondi ed apparve Caterina in
tutta la sua regalità; mosse un passo verso di lei d’istinto, poi si arrestò
nuovamente incerto. Due mesi erano passati dall’ultima volta che si erano
visti, due mesi di silenzio, due mesi di lettere respinte, due mesi di tormento
e sensi di colpa, per lui nei confronti di lei e per lei, forse, nei confronti
di Dio e del Re, un marito a cui in fondo non era più dovuta alcuna fedeltà.
Just
a whisper, a whisper, a whisper, a whisper
Just
a whisper, a whisper, a whisper, a whisper
“No”
non sai chi lo dice, ma qualcuno mormora quel sussurro, anche se le labbra e le
mani non si fermano.
Le
sue mani seguono le tue: sembra volerti fermare, ma non ci riesce, non ci prova
nemmeno per davvero; poi sei tu a fermarti, a guardarla e forse a realizzare.
“Hermosa”
sussurri al suo orecchio e poi copri il suo sorriso spontaneo con un altro
bacio.
E’
bellissima davvero, glielo dici nella sua lingua madre, la continui a baciare e
potresti continuare all’infinito… Ti sembra di capire finalmente cos’è l’amore,
anche se non è proprio amore il modo in cui descriveresti quell’improvvisa
passione.
“Guardatemi”
Un
sussurro, un altro, ti perdi nei suoi occhi e sei dentro di lei. Percepisci
ogni sua emozione in quello sguardo: sorpresa, desiderio, piacere e come un
lampo senso di colpa. Ma per adesso, decidi di non pensarci.
I
hear the soundof the ticking of clocks
Come
back and look for me,
look
for mewhen I am lost
Quel sentimento lo rivedeva adesso nello sfuggevole
sguardo di lei, puntato ovunque tranne che su di lui. Riprese a camminare e
stavolta le afferrò le braccia prima che quella sorta di timore reverenziale lo
fermasse di nuovo. Una frase tagliente, un’occhiata sprezzante, uno schiaffo
perfino, non voleva questo, ma gli sarebbe anche potuto bastare; gli sarebbe
bastata qualsiasi cosa, ma voleva i suoi occhi.
“Guardatemi”
Thomas lo sussurrò di nuovo come allora e in un
sussulto seppe che la scarica di ricordi aveva raggiunto anche lei. Occhi
contro occhi, non si chiese cosa ci si potesse leggere nei suoi scuri, ma nel
cielo azzurro che aveva davanti la burrasca era evidente.
“Perché mi fate questo?” chiese Caterina esasperata
sfuggendo nuovamente quel contatto visivo, intima reticenza di un’intimità che
avevano superato di molto ma che adesso diveniva impossibile da sopportare.
“Fare cosa?” chiese di rimando lui, allentando la
presa.
Lei si divincolò del tutto e rise amaramente, forse
la divertiva vederlo fingere di non capire. Ma lui non stava fingendo, non
capiva per davvero.
Night turns to day
And
I still have these questions
Bridges
will break
Should
I go forward or backwards?
Night
turns to day
And
I still get no answers
Una mano sotto il mento, la costrinse ad alzare lo
sguardo di nuovo. La notte che avevano vissuto insieme perdeva valore alla luce
di un giorno in cui tornavano in solitudine, ma adesso in quella stanza remota
erano di nuovo insieme e stava per farsi notte di nuovo. E Thomas non voleva
brancolare nel buio, aveva bisogno di risposte e voleva le sue domande.
“Ditemi che non è stato un errore” le disse
afferrandole una mano, quasi un’ancora di salvataggio in quella burrasca che
stava ricadendo su di lui.
Lei lo fissò per qualche momento, poi scosse la
testa debolmente e una lacrima le scivolò su una guancia.
“No”
Un mezzo sorriso gli increspò le labbra. Solo un
sussurro, la risposta che voleva.
Just
a whisper, a whisper, a whisper, a whisper
Just
a whisper, a whisper, a whisper, a whisper
NDA:
Cos’ ho fatto? Ahah Avevo voglia di scrivere
qualcosa di diverso ed è uscita una cosa “leggermente” OOC direi LoL E’ la
prima arancione che scrivo per il fandom tra l’altro… Ci si vede alla prossima,
sperando sia meno folle di questa!! ;)
A warning sign
I missed the good part, then I realized
I started looking and the bubble burst
I started looking for excuses
L’occhiata
torva di Seymour a sinistra, quella sadicamente divertita di Brandon a destra,
l’eco delle urla del Re nelle orecchie e le sofferenze malcelate della nuova
ennesima Regina ancora davanti agli occhi: ecco cosa Thomas Cromwell poteva
raccontare alle dieci di mattina. Bel modo di iniziare una giornata.
Le
giornate erano sempre più lunghe e lui sempre più stanco; sentiva il suo
potere, che già poggiava su fragili basi, vacillare ad ogni minuto e la sua
ultima mossa, spingere il Re al matrimonio con Anna di Cleves, si stava
rivelando un completo disastro. Dio lo stava punendo forse, e intanto lo puniva
la sua stessa coscienza per aver arrischiato troppo. Chiuse la porta alle sue
spalle e chiuse gli occhi per un istante.
Anche
quel 13 Aprile sarebbe stata una giornata come le altre.
You came back to haunt me, and I realized
That you were an island and I passed you by
And you were an island to discover
Due
calici di vino caldo, caldo come lo era adesso la mano che teneva stretta tra
le sue e lo sguardo rassicurante di Caterina d’Aragona di fronte a sé: ecco
cosa Thomas Cromwell poteva raccontare alle otto di sera. Bel modo di
concludere una giornata, e c’era poco di ironico stavolta.
Nemici
o amici? Era difficile dirlo nel cambiamento che si era verificato nel loro
rapporto in quei quattro mesi dall’incoronazione di Anna, la nuova Anna. Poi si
era giunti al compromesso, erano avversari, un termine che significava tutto e
niente. Avevano le loro idee, mantenevano le loro divergenze, ma avevano
trovato un punto di contatto: potevano non odiarsi per un po’, potevano passare
insieme qualche sera, potevano passare insieme quella sera.
E
forse quel 13 Aprile qualcosa di speciale lo avrebbe avuto.
Come on in,
I've got to tell you what a state I'm in
I've got to tell you in my loudest tones
That I started looking for a warning sign…
La
mano di Caterina scivolò via e si mosse in direzione del calice. Quello del suo
ospite era ancora completamente pieno.
“Potete
berlo, non è avvelenato” lo invitò vagamente ironica, interrompendo il silenzio
in cui il Lord Cancelliere sembrava stranamente immerso.
Thomasfece un sorriso tirato a quell’amara battuta,
afferrò il calice e lo avvicinò alle labbra, poi ci ripensò e lo poggiò
nuovamente sul tavolo.
“Temo
che il Re voglia farmi fuori” disse infine schiettamente con un sospiro, troppo
stanco di nascondere la sua stanchezza.
Caterina
abbassò lo sguardo per un attimo a quella constatazione, così
sorprendentementesincera, così
tremendamente plausibile.
“Vi
ha nominato Conte” fece notare poi semplicemente, come se quel fatto
costituisse una garanzia per il futuro.
Ma
le cose non stavano così e lo sapevano entrambi. Poteva essere benissimo
l’ultimo scherzo giocato da Enrico, l’ultima sconfitta di chi voleva vederlo
morto, l’ultima vittoria di un uomo che aveva ottenuto più di quanto avesse
osato sperare. Era un dono inaspettato, un mistero incomprensibile, forse un
segnale di avvertimento.
When the truth is, I miss you
Yeah the truth is, that I miss you so
Il
pericolo della prigione e della morte gravavano su di lui, eppure adesso
all’improvviso si erano dissolti. Non gli capitava spesso, ma a volte si
sentiva meglio, quasi bene, ed era particolare notare come la maggior parte
delle volte lei fosse presente quando succedeva. La verità è che gli era
mancato vedere la sua figura in giro per il Palazzo e gli erano mancate le
poche parole scambiate. La verità è che gli forse gli era mancata lei.
“Ma
voi volevate dirmi qualcosa?” chiese Thomas, ricordando d‘un tratto che non era
stato lui a richiedere quell’incontro.
“Nulla…”mormorò lei alzando le spalle “Volevo solo
augurarvi un buon compleanno” aggiunse poi regalandogli uno dei suoi migliori
sorrisi.
E
lui si prese tutto il tempo per studiare quel sorriso. Perché era una risposta
fin troppo chiara, anche se non alla domanda che cercava. Era il segnale di avvertimento
che lei gli era mancata per davvero.
NDA:
A
termine di quest’altra song-fic, devo dire che è stata usata a pretesto per un
altro obiettivo: fare tantissimi auguri di compleanno (in ritardo!) a Nicole,
alias salierix!!:) A tal proposito chiedo venia per il giorno del compleanno di
Crommy, doveva essere il 13 di Gennaio, ma causa copione, ho dovuto mettere
Aprile LoL … Spero ti sia piaciuta:)
Dal sontuoso
schienale della sedia nel suo nuovo ufficio a Corte, sbucava un lembo di veste
di un acceso rosso vermiglio, poi la visuale della stoffa era aumentata e
contemporaneamente anche la figura che l'indossava si era cominciata a
mostrare. Thomas avanzó lentamente con sospetto, poi
accelerò il passo e non riuscì a reprimere l'istinto di allungare una mano. Fu
un istante: l'immagine del cardinale si dissolse davanti ai suoi occhi e il
Lord Cancelliere rimase fermo per qualche istante col pugno chiuso,come a catturare quella traccia di magia che
aveva dato vita a quell'ennesima apparizione.
Lo sguardo
ammonitore di Moro lo seguiva dallo stipite della porta e quello severo di
Fisher lo scrutava dalla finestra, ma a quei due fantasmi ci aveva fatto ormai
l'abitudine; meno alle due dame la cui presenza sentiva costantemente lottare
dietro le sue spalle.
Time is so short and I’m sure
theremustbesomething more
Lottavano,
non potevano far altro, lottavano anche adesso dopo la morte, specialmente
adesso, entrambe emblemi di quello che le azioni della vita hanno come
ripercussione in un non troppo lontano futuro. Un futuro che Thomas Cromwell
sentiva fin troppo imminente. E quelle due dame sembravano lottare per lui,
sembravano guidare ogni sua azione: Anna e la fiamma della sua ambizione che
continuava a bruciarla e Caterina la cui sofferenza l'aveva ripagata con una
pace eterna.
Erano
l'emblema dell'Inferno e del Paradiso: un Inferno che lui non voleva più
sentire, un Paradiso che non poteva più ascoltare.
You thought you might be a ghost
you thought you might be a ghost
you didn’t get to heaven but you
made it close
you didn’t get to heaven but you
made it close...
Thomas
chiuse gli occhi e un amaro sorriso si formò sulle sue labbra. Era solo, nessuno
di loro era li, vivevano come parassiti nella sua mente, sembravano avere vita
propria ovunque, ma non erano li, non in quella stanza, erano morti tempo prima
ed era come se ad ogni morte fosse morto anche un pezzo di lui.
Wolsey
s'era preso la fedeltà, Moro e Fisher la coscienza, Anna il suo passato e
Caterina.. Caterina s'era presa il suo cuore e lui se n'era accorto solo il 6
gennaio di 4 anni prima.
"Conte,
non angosciatevi" lo chiamò una voce alla sua destra e poco di ironico
c'era nella dolce voce nel pronunciare quel nuovo titolo.
"Salvatemi..."
sussurrò lui semplicemente scuotendo debolmente la testa.
Si voltò
lentamente e lanciò uno sguardo ad Anna, che con la solita aria altera,
chinòla testa e chiuse sdegnosa le
braccia al petto, opponendo a quella richiesta un ostinato silenzio. Ma non era
lei la destinataria di quel lamento.
"Salvatemi"
ripetè con palesa disperazione, rivolgendosi
esplicitamente adesso all'altra donna.
"Conte
non angosciatevi" disse Caterina con un sorriso rassicurante.
Di nuovo le
stesse parole, di nuovo nessuna ironia nella voce.
"E’
giunta la mia ora vero?" chiese Thomas lentamente, lasciando i suoi occhi
liberi di incontrare quelli brillanti dell'angelo che aveva davanti.
"Non
abbiate timore di morire..."
"Ho
paura dell'Inferno" ammise lui precipitosamente "Ci finirò, non è
vero?" domandò poi con la rassegnazione tipica di chi è consapevole del
suo ineluttabile destino.
Caterina non
rispose, rimase solo a fissarlo con uno sguardo pieno di tristezza.
"Impeditelo!" la imploro allora in un impeto di
disperazione.
"Non
posso..." rispose la donna scuotendo la testa e facendo un passo indietro,
pronta ad allontanarsi da lui.
"No,
aspettate!" esclamo Cromwell accortosi della valenza di quel gesto,
tentando di afferrare per le braccia quell'angelo e trattenerla con sé.
Solo aria si
rivelo la consistenza di quell'abbraccio, solo solitudine l'effetto di
quell'estrema ricerca di compagnia.
Si sedette
sulla sedia tornata vuota e affondò il viso tra le mani. Erano spariti di nuovo
tutti, era sparita anche lei... A riempirlo restava solo il rimpianto di non
aver fatto abbastanza o forse il rimorso di aver fatto troppo.
Se solo avesse salvato lei, forse si
sarebbe salvato anche lui.
Una semplice innocente frase che aveva
rotto un silenzio quasi asfissiante e si era inserita incoerentemente in quel
discorso già di per sé sconclusionato. Aveva risposto così la Regina Caterina
alle richieste del Cardinale Wolsey, che anche alle
orecchie di Thomas Cromwell, appena entrato al suo servizio, suonavano più come
provocazioni. Ma la vera provocazione alla fine era stato quell’invito che poco
c’entrava con il grande problema del Re. Il cardinale aveva storto il naso e
lui era stato l’unico ad alzare lo sguardo al cielo.
Erano bellissime le stelle quella
sera, ed erano splendidamente gialle.
I swam across
I jumped across for you
Oh what a thing to do
'Cause
youwereall yellow
Il giallo era tornato nuovamente a
risplendere qualche mese dopo negli sgargianti vestiti che la Regina indossava
sempre più spesso. Era giallo il vestito di quel giorno, giallo come i nuovi
tendaggi del palco della giostra che non recavano più la sua iniziale, giallo come
il fiocco che portava legato al polso come favore che quel giorno non avrebbe
concesso. Già, era un’altra la lettera ricamata sul tessuto, la prima del nome
della donna che aveva rubato il cuore del Re e a cui adesso da cavaliere stava
chiedendo i favori per la sfida non così amichevole contro Suffolk.
“Vi sta bene il giallo” aveva detto
Cromwell a bassa voce.
Una frase come un’altra che si perdeva
nel furore dei giochi, che giungeva tuttavia attutito a quella distanza, dove
in mezzo alla folla si erano ritrovati soli la Regina Triste e il Segretario.
Una frase come un’altra, che aveva l’unico preciso scopo di distrarla da quello
ennesimo scambio platealmente intimo tra Enrico e Anna. E come espediente aveva
funzionato.
“Dovete dirmi qualcosa, Mastro
Cromwell?” aveva chiesto lei voltando leggermente la testa e piantandogli
addosso i brillanti occhi azzurri velati di lacrime.
“Il Cardinale vuole vedervi appena
dopo la giostra” annunciò seguendo con lo sguardo il movimento delle sue mani e
sfiorandogliene improvvisamente una in un gesto apparentemente casuale.
Poi era sparito nuovamente e lei aveva
riportato gli occhi sulla scena principale giusto in tempo per vedere suo
marito togliersi l’elmo trionfante.
Probabilmente si accorse solo dopo nei
suoi appartamenti che il nastro giallo al suo polso era sparito; quello che non
intuì mai è che era stato il Segretario a sottrarglielo.
So then I took my time
Oh all the things I’ve done
And
itwasall
yellow
Thomas
sospirò pesantemente appoggiato al muro della Sala Grande, mentre la Corte in
festa si copriva interamente di giallo, in una sorta di ironica osservanza di
lutto. Già perché in Spagna non è il nero il colore della morte e lui stava
capendo il senso di quell’apparente felicità che la Regina ostentava durante
gli ultimi giorni solo adesso.
Adesso
che era tutto irrimediabilmente troppo giallo.
Your skin, oh your skin and bones
Turned into something beautiful
Do you know, you know I love you so?
…You know I love you so?
Si
alzò lentamente una manica sciogliendo il segreto che ci nascondeva da più o
meno cinque anni: il nastro si attorcigliò dolcemente tra le sue dita e
sentendo il calore della stoffa gli sembrò quasi di percepire per contrasto le
mani di lei perennemente gelate, gli sembrò quasi di vedere i suoi occhi, gli
sembrò quasi di avvertire un brivido, gli sembrò quasi di piangere. E forse
questo era vero.
“E’
proprio una bella giornata, Mastro Cromwell” lo salutò il Re passandogli
accanto.
Un
amaro sorriso si formò sulle labbra del Cancelliere, possibile che quell’uomo
fosse lo stesso che la sera prima era scoppiato a piangere di fronte alla
lettera che la sua prima moglie aveva scritto morente?Si, era possibile perché Caterina d’Aragona
era morta e doveva essere per tutti un capitolo chiuso; era morta e di lei non
rimaneva altro che il triste rimpianto di un uomo codardamente innamorato e
quel nastro giallo.
It's true…
Look how they shine for you
“Guardate le stelle”
Quelle
parole riecheggiavano adesso nella sua mente e d’impulso si ritrovò ad alzare
lo sguardo verso il Cielo. Si dice che ogni volta che appare una stella cadente
vuol dire che qualcuno è salito in Cielo. Ce ne erano troppe quella sera.
So I waited for you What wouldn't I do? And I'm covered it's true I'm covered in you
Chiuse distrattamente
gli occhi per un momento e il punto d’inchiostro nero sul foglio si allargò
fino a diventare una macchia; nient’altro che una macchia era la firma di
Thomas Cromwell al termine di quel documento ufficiale, un documento che adesso
doveva essere riscritto da capo. Suo nipote gli lanciò un’occhiata perplessa,
ma il Lord Cancelliere la ignorò del tutto, troppo concentrato in pensieri che
correvano lontani da quella stanza, rimanendo sospesi tra il passato e il
futuro in quell’interminabile pomeriggio di luglio.
“Avete già
saputo qualcosa della Principessa vedova?” chiese Richard con nonchalance,
rompendo un silenzio che stava diventando fin troppo deleterio.
Thomas si
limitò a scuotere il capo e riportò lo sguardo sulla macchia nera. Sollevò il
foglio dal tavolo e con decisione lo strappò a metà.
Quella era
la prova che non c’era niente che potesse fare in quella giornata. Tranneaspettare.
So I waited all day What wouldn't I say? All the things in your way Things happen that way
“Tra poco
dovrebbe arrivare un servitore del duca di Norfolk ormai… Il Re sarà molto
contento di questa unione” incalzò il
giovane cercando di sondare di più la ragione di quell’atteggiamento così
insolito, ragione che sapeva trovarsi nel nuovo matrimonio di Caterina
d’Aragona.
“Ricordo che
Sua Maestà aveva proposto anche altri candidati…” rispose Thomas voltandosi a
guardarlo con aria pensierosa.
Richard
sollevò entrambe le sopracciglia e non poté evitare il sorriso incredulo che si
formò sulle sue labbra. Una volta il Re aveva fatto persino il nome di un duca
francese giunto a Corte come ambasciatore, ma la risposta della donna era stata
talmente chiara che Enrico aveva abbandonato quel progetto. E così come si
sapeva che lei non avrebbe mai sposato un Francese, c’era da aspettarsi che non
avrebbe mai accettato come marito un protestante, di origini plebee per giunta.
“E’ la
figlia di due dei monarchi più potenti che l’Europa abbia mai conosciuto … E
voi credete davvero che tra voie il
Duca di Norfolk…?”
Le parole
che stava pronunciando gli morirono sulle labbra, uccise dall’occhiata
raggelante del Cancelliere.
“Certo che
non lo credo… Ma per un momento, per un momento sì l’ho fatto!” gli disse
duramente, facendo cadere la questione in un silenzio potenzialmente più
pericoloso del precedente.
Perché c’era
stato un momento durante una delle loro solite lunghe conversazioni, in cui lei
aveva detto che amava la sua compagnia.
E ce n’era
stato un altro, quando le aveva regalato un cucciolo di cane per il suo ritorno
a Corte, in cui l’aveva vista sorridere di cuore.
E un altro
ancora quando le aveva accarezzato una guancia e aveva visto per la prima volta
un’espressione di pura paura sul suo volto, eppure non si era sottratta affatto
a quel tocco.
Non era
stato solo un momento allora, ne erano stati tanti e ciascuno di questi lo
faceva sperare che forse per una volta avrebbe sottomesso l’orgoglio alla
possibilità di essere amata. E così come una volta era stato lui a farle
cambiare idea sulla questione del divorzio, forse poteva essere ancora una
volta lui a farle prendere una diversa decisione. Ma più il tempo passava più
lui ricordava chi era, e più ricordava dove apparteneva, più ogni prova che
alimentava la sua speranza perdeva consistenza.
If I ever want proof, I find it in you Yeah I honestly do, In you I find proof
La porta si
aprì improvvisamente ed entrambi gli uomini nella stanza alzarono lo sguardo in
attesa.
“La
Principessa vedova è qui, padre” annunciò Gregory leggermente impacciato.
“Lady
Caterina?” chiese sorpreso “Lasciatela entrare” disse poi, alzandosi in piedi,
cercando di mascherare la sua curiosità per quella visita inaspettata. Si era
aspettato un servitore, una sua dama, ma non lei stessa a dargli l’annuncio.
Gregory
aveva annuito e qualche attimo dopo lei aveva fatto il suo ingresso vestita di
un solito allegro verde smeraldo.. Richard le aveva rivolto un inchino e, dopo
aver lanciato uno sguardo quasi preoccupato allo zio, lasciò la stanza insieme
al cugino. Thomas invece era rimasto immobile e l’aveva fissata in silenzio fin
quando la porta non si era richiusa lasciandoli completamente soli. L’aveva
scrutata attentamente alla ricerca di un segnale, ma l’espressione
indecifrabile sul volto di lei non lasciava molto spazio ad un’attendibile
interpretazione.
“Avete già
visto il vostro futuro marito?” chiese raggirando la scrivania e avvicinandosi
lentamente verso di lei.
“L’ho appena
visto” rispose lei con un sorriso forse ancora più enigmatico.
Thomas non
poté trattenere un sospiro e neppure un sorriso amaro. Aveva scelto dunque e la
scelta era il duca di Norfolk. Del resto, c’era forse un migliore partito di un
uomo potente, ricco, nobile e cattolico?
“Spero che
vi possiate abituare a essere sposata ad un semplice duca, dopo essere stata
sposata con due principi…” si lasciò sfuggire con una punta di cattiveria.
“Lo spero
davvero…” disse lei annuendo “Perché ho deciso di cadere ancora più in basso
sposando un plebeo”
“Cosa?”domandò Cromwell fermandosi di fronte a lei,
come paralizzato da quel colpo di scena.
“Già… Il
figlio di un fabbro precisamente” confermò lei, allargando palesemente il
sorriso adesso.
Light dark Bright spark Light dark And then light…
Thomas non
rispose e nel giro di un secondo si appropriò di quel sorriso baciando quelle
labbra che aveva più e più volte desiderato. Sembrava tutto sparito adesso,
ogni tenebra della sua vita sembrava essersi dissolta, adesso che vi era
entrato quell’angelo che che aveva deciso di affidarsi a lui e lui non
l’avrebbe lasciata cadere.
Perché lei
era la prova che stava cercando, la prova che ci poteva essere luce.
Gregory Cromwell sorrideva divertito guardando quella che, ancora
per poco, era la piccola di casa mentre sfrecciava come una furia dalla
sediolina accanto a sé e si fermava elegantemente davanti al padrone di casa
appena rientrato.
“Buonasera anche a te, signorina” la salutò il nuovo arrivato in
quello che solo all’apparenza intendeva essere un rimprovero.
“Buonasera, padre” replicò la piccola senza lasciarsi affatto
intimorire “Allora, la fiaba?” chiese poi inclinando di poco la testa e
fissandolo in attesa con i suoi grandi occhi azzurri.
“Mi sa che vi tocca” commentò la Principessa Maria alzando la
testa dalla scacchiera che stava attentamente studiando per vincere la partita
contro Elizabeth Seymour Cromwell, moglie di Gregory, che mostrava felicemente
il suo pancione al sesto mese di gravidanza.
Thomas le lanciò una breve occhiata per poi riportare lo sguardo
sulla figlia, fissandola per un po’ in silenzio; poi scosse la testa rassegnato
e, mentre un sorriso gli increspava le labbra, la prese in braccio e iniziò a
raccontare.
When she was just a girl, She expected the world, But it flew away from her reach, So she ran away in her sleep. …And dreamed of para-para-paradise, every time she closed her eyes.
C’era una volta in una terra lontana,
una Principessa bellissima, dai lunghi capelli neri e brillanti occhi azzurri. La
Principessa, che era la figlia più piccola dei sovrani più potenti del mondo,
amava molto la sua terra ed era molto legata alla sua famiglia, ma sapeva
benissimo che il suo dovere era quello di seguire le volontà dei suoi genitori
e il suo futuro sarebbe stato quello di sposare un principe straniero per
rinsaldare le alleanze del suo popolo con i Paesi vicini. Il giorno della
partenza non tardò ad arrivare e la Principessa era molto dispiaciuta all’idea
di lasciare la sua cara madre, suo padre, suo fratello e le sue adorate tre
sorelle, ma era anche molto emozionata al pensiero di incontrare il suo
fidanzato. Al suo arrivo in Inghilterra però, la fanciulla rimase ben presto
delusa, perché Arturo, questo era il nome del principe, non era affatto come se
l’era immaginato: non era bello, anzi era di salute piuttosto cagionevole ed
inoltre non conosceva la lingua della Principessa e parlava pochissimo il
latino, quindi persino una più semplice conversazione tra i due risultava quasi
impossibile. Tuttavia la Principessa, aveva iniziato pian piano ad abituarsi al
nuovo paese, alle sue usanze, ai suoi paesaggi meno allegri e al suo clima più
rigido, ed era fermamente convinta che sarebbe riuscita a far funzionare anche
il suo matrimonio, finchèun’epidemia si diffuse per tutto il Paese,
portandosi via il fragile Arturo e con lui tutti i sogni di diventare un giorno
Regina.
Life goes on, It gets so heavy, The wheel breaks the butterfly. Every tear, a waterfall. In the night, the stormy night, She closed her eyes.
La povera
principessa, che nonostante la giovane età era già vedova, visse da sola in un
castello inglese per molti anni nella completa incertezza del suo destino, finché
la morte del Re riaccese nel suo cuore la speranza. Enrico, il fratello più
giovane di Arturo, salì al trono e da sempre innamorato della Principessa
decise di sposarla, facendo di lei la sua Regina. Ma il nuovo Re, che era un
ragazzo molto incostante, pur ammirando la sua consorte, si stancò presto di
lei e la trascurava spesso non amandola nel modo in cui lei avrebbe meritato.
Gli anni passavano e la Principessa, adesso Regina, non era riuscita ancora a
dare un erede maschio al Re, e, nonostante fosse nata una splendida e dolce
bambina, questo fatto non fece altro che allontanare di più la coppia. La Corte
intera si era accorta della delicata situazione e se i sudditi più fedeli
provavano sincero dispiacere per la Regina Triste, altri non vedevano l’ora di
sfruttare la situazione a loro vantaggio; tra questi ultimi si distinse una
famiglia, i Bolena e l’ambiziosa primogenita, la perfida Anna, non perse tempo
prima di attirare l’attenzione del Re. Ebbro ormai d’amore per la ragazza,
Enrico cominciò a pensare al divorzio e confinò la Regina Triste nello stesso
castello dove era andata a prenderla.
In the night, the stormy night, away she flied. And dreamed of para-para-paradise…
Uno dei
consiglieri del Re, un prestante cavaliere, aveva l’incarico di controllare la
Regina; non era proprio bello ma a suo modo affascinante e nonostante avesse la
fama di essere un uomo malvagio, il suo cuore era d’oro. La Regina Triste
naturalmente lo odiava ma a poco a poco aveva imparato a scoprire il vero uomo
che si nascondeva dietro la maschera, una maschera che lui stesso aveva
lasciato cadere, perché trovandosi di fronte a lei non aveva potuto far altro
che perdere la testa per lei - e poco mancò che la testa la perse per davvero,
ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo, il cavaliere dichiarò il suo amore
alla Regina Triste e sebbene al suo fianco non sarebbe mai potuta essere più
Regina, le promise che non sarebbe stata nemmeno mai più Triste. E vissero per semprefelici e contenti.
And so lying underneath those
stormy skies She'd say, "oh, ohohohoh
I know the sun must set to rise"
Una risata soffocata le ultime parole di suo padre, ma la piccola
Isabella Cromwell non aveva bisogno di sentirle, le conosceva già, perché ogni
fiaba che si rispetti deve terminare con il lieto fine. Questo non le impedì
tuttavia di voltarsi e lanciare un’occhiata di rimprovero ai suoi fratelli più
grandi che incuranti continuavano a ridacchiare tra loro.
“Prestante cavaliere…
Davvero?” chiese Gregory in tono ironico, alludendo alla lusinghevole
descrizione che suo padre aveva fatto di sé stesso.
“Non c’è niente di male” disse Maria alzando le spalle in difesa
del patrigno “La parte di la perfida Anna
è stata adorabile” aggiunse annuendo compiaciuta.
“Vi consiglio di tacere cara sorella, dal momento che voi siete la
splendida e dolce bambina, mentre io
nella storia nemmeno sono citato” ribatté il ragazzo fingendosi offeso.
“Oh, povero amore mio!” esclamò Elizabeth Seymour divertita,
posando una mano sul braccio di suo marito.
Thomas Cromwell ascoltò in silenzio quello scambio di battute e si
scambiò uno sguardo con sua figlia che, scuotendo la testa sconsolata, gli
buttò le braccia al collo.
“Sai, non hai detto il nome della Regina Triste…” disse staccandosi poco dopo per guardarlo negli
occhi “Ma l’ho capito che è la mamma” continuò con un occhiolino, facendolo
scoppiare a ridere.
Anche Caterina rise, spiando da dietro la porta, non vista, la
scena. Tutta la sua famiglia era riunita in quella stanza e stava cominciando
ormai ad abituarsi a tutta quella felicità che la circondava.
Il cavaliere della fiaba aveva mantenuto la sua promessa e la
Regina aveva finalmente trovato il Paradiso che cercava.
Capitolo 11 *** God put a smile upon your face ***
God put a smile upon your face
Where do we go nobody knows? I've gotta say I'm on
my way down God give me style and give me grace, God put a smile upon my face…
Thomas
accese la candela e si lasciò guidare dalla fioca luce in quello stretto e
breve corridoio che avrebbe potuto compiere a dire il vero anche ad occhi
chiusi, ormai; pochi conoscevano l’esistenza di quel passaggio segreto, nessuno
si era preso la briga di scoprire dove portasse, lui stesso l’aveva scoperto
per caso solo da qualche settimana e gli era sembrato un segno del destino.
Aveva lasciato quella sera il suo ufficio per ultimo, scivolando attraverso la
porta secondaria, e adesso procedeva lentamente, già pregustando il momento
dell’incontro proibito che aveva atteso per tutta la giornata. I conti con il
rimorso lui li aveva già fatti da un po’ e non c’era quella sera che posto per un
sorriso fiducioso sul suo volto.
Where do we go to draw the line? I've gotta say I
wasted all your time, Where do I go to fall from grace? God put a smile uponyour face….
Caterina si
alzò in piedi, facendosi il segno della croce: era sempre stata una donna molto
devota, ma ultimamente il tempo dedicato alla preghiera era cominciato a
diventare troppo persino per ei. Del resto quelle ore consacrate alla
riflessione e alla penitenza nella solitudine della sua stanza privata, erano
l’unico modo che conosceva per alleviare il peso che sentiva sulla sua
coscienza. Perché se le sue azioni non si erano macchiate di nessuna colpa, i
suoi pensieri sì: aveva sciolto i capelli perché sapeva che a lui piaceva
accarezzarglieli e aveva indossato la collana con il ciondolo in rubino che lui
le aveva regalato.
“State
sorridendo” mormorò una voce alle sue spalle, mentre due braccia coperte da un
tessuto nero piuttosto familiare, la avvolgevano da dietro.
La donna
sobbalzò leggermente al contatto e voltò di poco la testa ritrovandosi a pochi
centimetri dal volto del suo atteso visitatore.
“Ho appena
parlato con Dio” si ritrovò a dire, spiegando così il motivo dell’espressione
probabilmente allegra sul suo volto “Non vi ho sentito entrare” aggiunse poi,
portando le mani su quelle di lui e divincolandosi leggermente dalla presa.
Now, when you work it out I'm worse than you Yeah, when you work it out I wanted to Now, when you work out where to draw the line Your guess is as good as mine
“Avevate
lasciato la porta aperta” le fece notare, lasciandola andare ma continuando a
tenerla vicino con lo sguardo.
“Avete fatto
bene a chiuderla, allora” concluse la principessa vedova, lanciando un’occhiata
all’uscio.
Thomas si
accigliò leggermente e accorciò nuovamente la distanza tra loro , cogliendo una
sorta di agitazione malcelata nel comportamento della donna. Le posò dolcemente
due dita sotto il mento, facendole alzare il viso e lasciando incontrare i loro
occhi, in un muto invito a parlare.
“Dobbiamo
smettere di incontrarci” disse semplicemente, sostenendo il suo sguardo.
Cromwelllasciò ricadere la mano e scosse la testa
impercettibilmente. La verità era che quel discorso se l’era aspettato, aveva
temuto spesso il momento in cui lei avrebbe realizzato concretamente l’abissale
differenza sociale e morale che li divideva, una differenza che per lui svaniva
ogni volta che la teneva tra le sue braccia, in un incontro di corpi che
innegabilmente si desideravano e anime non poi così diverse.
“Perché? Non
stiamo facendo nulla di male…” protestò debolmente allargando le braccia.
Caterina
annuì lentamente, ma non appariva molto convinta. Era vero, non c’era stato
niente di più che baci fugaci, carezze rubate e teneri abbracci tra loro; lei
non gli aveva concesso altro che quei semplici innocenti contatti, e lui non
aveva osato chiedere di più, anzi non ne aveva neppure avuta mai l’intenzione.
Ma ogni limite era già stato superato e cosa avrebbe impedito loro, cosa
avrebbe impedito a lei. di perdersi
definitivamente?
“Caterina”
la chiamò lui prendendole istintivamente le mani “Io vi rispetto e vi ammiro e
per tutto l’amore che porto che voi non farei mai nulla, mai, che potrebbe
danneggiarvi… Mai”
“Certo…”
mormorò lei con una traccia di ironia nella voce “Ma davvero vi basta solo
questo?” chiese poi in tono titubante, alludendo alla strana non-relazione con cui
avevano deciso di vivere il loro non-amore.
“A me basta
guardarvi negli occhi” dichiarò il Lord Cancelliere semplicemente, portandosi
una delle mani di lei, che ancora teneva strette, alle labbra.
Where do we go nobody knows? Don't even say you're on your way down, when God gave you style and gave you grace And put a smile upon your face
La
principessa vedova lo guardò sorpresa a quella rivelazione, sentendo le guance
colorarsi improvvisamente, una sensazione che non aveva provato da anni, e lentamente
un sorriso si fece strada sul suo volto.
“State
sorridendo di nuovo” le disse, accarezzandole adesso una guancia con il dorso
della mano.
“Adesso è a
causa vostra però” si lasciò sfuggire in risposta, cadendo nel suo abbraccio
che mai avrebbe creduto tempo prima, così caldo e protettivo.
Una lacrima
non vista scivolò solitaria, ma lei continuava a sorridere.
A volte il
senso di colpa è solo il prezzo da pagare per essere felici. O almeno illudersi
di esserlo.
La penna si posò finalmente, ma non
fu la preziosa firma di inchiostro il prodotto di quell’incontro con il foglio:
la carta si lacerò per una lunga striscia e le parole “principessa vedova”
scomparirono per sempre.
“Io non sono la principessa vedova,
sono la legittima Regina di Inghilterra…” disse Caterina per l’ennesima volta,
spostando bruscamente la copia del giuramento verso i suoi sgraditi visitatori
“… E se c’è una principessa del Galles, quella è mia figlia Maria e non è
ancora stata sposata, quindi l’appellativo vedova mi pare inappropriato”
continuò con un sorriso di sfida sul volto.
Gli inviati del Re si scambiarono
delle occhiate stupite: era possibile imputarle ben due accuse di tradimento,
non male per una frase sola. E faceva pure del sarcasmo. Gli sguardi silenziosi
non sfuggirono alla donna che si ritrovò a fare una breve risata del tutto
priva di allegria; dovevano ritenerla pazza, ma Dio era dalla sua parte e il
resto non le importava.
I just got lost
Every river
that I've tried to cross
And every
door I ever tried was locked
Oh, and I'm
just waiting till the shine wears off...
Il duca di Norfolk mormorò a denti
stretti qualche imprecazione, ma le minacce poco velate che aveva pronunciato
mentre aveva lasciato adirato la stanza non provocarono nessuna reazione, se
non negli altri uomini, che seguendo il suo esempio presero ancora attoniti
congedo. Solo Thomas Cromwell rimase fermo, in piedi di fronte a lei, con
un’espressione incerta sul volto e una domanda che ancora esitava a formarsi
sulle sue labbra.
“Sapete, non capisco” iniziò
richiamando la sua attenzione “Combattere sapendo di non avere alcuna
possibilità di vittoria è onorevole e coraggioso, ma comunque assurdo… Perché
continuate a farlo?” le chiese sinceramente curioso di sapere la risposta.
Caterina alzò gli occhi su di lui e
si concesse un altro breve sorriso, sorpresa ma non abbastanza da quella
domanda. Forse perché era la domanda che si poneva tutte le mattine aprendo gli
occhi ad un nuovo doloroso giorno.
“Non ho amici potenti qui in Inghilterra,
e non ho alcun tipo di armi per poter far valere i miei diritti… Sono solo una
donna del resto” rispose con una traccia di ironia, subito nascosta però dalla
solennità del prossimo pensiero che stava per tramutare in parole “Ma continuo
a combattere perché sono una combattente, combatto perché voglio giustizia”
Thomas annuì lentamente e chinò la
testa sentendosi in dovere di farle un cenno di rispetto. Gli era bastato un
semplice sguardo per comprendere il sentimento che animava il suo spirito guerriero:
non era di giustizia terrena che parlava, e nessuna battaglia era persa per il
Regno dei cieli.
You might
be a big fish in a little pond,
Doesn't
mean you've won
'Cause
along may come
A bigger one…
“So che eravate loro molto
affezionata…”
Caterina si voltò di scatto e gli
lanciò un’occhiata di fuoco. Cromwell non sapeva dire se fosse colpa della
scelta delle parole o del patetico tentativo di giustificare le esecuzioni di
Tommaso Moro e del vescovo, anzi cardinale, Fisher; ma ad ogni modo era sorpreso
di vedere ancora, a distanza di anni dal loro ultimo incontro, il fuoco nei
suoi occhi.
“Voglio dirvi una cosa, Lord
Cancelliere” gli disse, calcando con ironia il nuovo titolo dell’uomo “Potete
gioire quanto volete.. Voi, i Bolena e tutti gli altri… Ma cadrete anche voi
prima o poi”
Thomas scosse debolmente la testa e
fece per ribattere, ma ogni possibile risposta gli pareva improvvisamente priva
di senso; poteva provare a negarlo, ma nel profondosapeva anche lui che quella profezia si
sarebbe rivelata, non poteva non saperlo vedendo tutti i giorni la Regina Anna
perdere sempre più potere a Corte, non poteva non saperlo dopo aver visto la
fine di Moro e la fine di Wolsey.
…And you’ll
be lost
Every river
that you tried to cross
Every gun
you ever held went off
Aprì gli
occhi di scatto: la concretezza della sua cella aveva sostituito i ricordi
legati al castello di The More, ma maledizione lei era ancora lì.
Inginocchiato
sul gelido pavimento, perso in una devozione religiosa degna di persone ben
migliori di lui, Thomas Cromwell riusciva a vedere una sola cosa dinanzi ai
suoi occhi: Caterina d’Aragona, la regina triste, la martire di Enrico, la sua
adorata nemica. Chissà perché gli veniva in mente proprio adesso? Forse perché
in quei quattro anni da quando lei era morta, un posto nella sua mente lo aveva
sempre segretamente avuto, così come il ricordo delle sue parole ammonitrici.
“Andiamo
Mastro Cromwell, è ora!”
La porta si
aprì di scatto e quell’ultima preghiera venne spezzata da due uomini che lo
fecero bruscamente alzare, per condurlo nello stesso luogo dove aveva visto
molti altri finire. E mai tornare.
Oh, and I’m
just waiting til the firing stops
Oh, and I'm
just waiting till the shine wears off
E mentre
lasciava l’ironica sicurezza della Torre, saliva sul patibolo e spostava lo
sguardo sulla folla giunta per disprezzarlo, lui non vedeva altro che lei, lei
che come un angelo sembrava essere giunta a tendergli una mano. E forse, solo
forse, lui non aveva perso, forse non era perso.