lo
Il
Re camminava nervoso come un leone in gabbia di fronte al focolare
nella sala del trono, tagliando la danza della luce con la sua sagoma
spinosa proiettata sulle pareti nell'immagine sfocata di Giga Bowser
recluso nei meandri oscuri del suo subconscio, in perenne e vigile
attesa che le catene di razionalità che lo tenevano ancorato nel
buio si allentassero abbastanza da permettergli di sorgere ancora a
sfogare la sua furia. Tuttavia ciò che spianava la strada al lato
più bestiale del koopa era l'ira e, sebbene ne provasse tanta in
quel momento, era diversa dal solito cieco furore riservato agli
avversari della Brawl con cui non aveva mai trovato nulla da
spartirvi e specialmente verso un certo idraulico. Era una rabbia
rivolta esattamente a se stesso. Rammentava di averla sperimentata in
così rare occasioni nella sua vita e che ogni volta fosse altrettanto
disorientante e spiacevole quanto la prima. Gli occhi del koopa
fissavano il vuoto ed il suo respiro era pesante per la tensione
mentre le guardie stavano immobili ai loro posti col collo infossato
nel guscio, intimidite dall'estrema irascibilità del proprio sovrano
che inspiegabilmente non trovava pace da quando era ritornato con la
Principessa Peach: un'occasione solitamente di estremo giubilo.
Solo
i due consiglieri più fidati avevano l'ardire di non rispettare i
limiti della distanza di sicurezza, immuni dal timore aleggiante
nella sala mentre interloquivano col Re nel suo ininterrotto avanti e
indietro. Kamek aveva già accumulato una discreta esperienza con gli
effetti dei litigi con la Principessa, ma questa volta il resto al
confronto erano banali bisticci. Inoltre quel breve attimo in cui
aveva intravisto il viso della ragazza prima che Bowser la portasse,
cioè che la nascondesse nell'ala degli alloggi reali, era stata una
spia più forte di una sirena d'allarme.
«
Vostra Austerità, non perdete la calma. Avrete modo di rimediare con
la Principessa molto presto » tentò di mitigare le acque.
«
Non che lei possa andare da qualche parte frattanto » offrì una
sicurezza in più Kameka.
Bowser
si girò di scatto indirizzando loro un'occhiataccia tale da far
sudare anche i boo, ma fu intercettata da una fitta coltre inibitoria
di abitudine consolidata da anni attorno ai due magikoopa avvezzi
come nessun altro all'atteggiamento minaccioso del loro Re,
rimanendone serenamente illesi. Le guardie al contrario invertirono
la funzione delle loro picche parandovisi dietro nel timore che
l'imminente scatto d'ira investisse anche loro.
«
A che mi serve la calma?! Voi non avete idea questa volta » latrò
furibondo e riprese la sua marcia con rinnovata foga. « Come mi ha
guardato... » Rivide il viso di Peach segnato dal pianto e scosse il
capo. « Mi detesta! »
I
due maghi si scambiarono uno sguardo preoccupato. Kameka era la più
istruita sulle questioni sentimentali e dunque la più portata ad
offrirvi un parere, benché il cervello in preda alla senilità
poteva far cilecca di tanto in tanto.
«
Vi ha odiato, sicuramente » infatti.
Nonostante
Bowser fosse abituato alle uscite vincenti della strega e quindi ad
ignorarle la maggior parte del tempo, le rivolse un'espressione
difficile da descrivere.
«
Ma questo è stato nel passato. Le cose non stanno più come allora.
Perché, invece di stare qui a lasciare i solchi, non tornate da lei
e non provate a spiegarvi. » Fortunatamente questa non si era
dimostrata una di quelle volte.
«
L'ho fatto! E mi odia lo stesso » fu l'esasperato responso,
omettendo il dettaglio di aver fatto scena muta.
«
Se posso permettermi, Vostra Imperscrutabilità, cos'è accaduto
prima che arrivaste? » osò chiedere l'anziana fattucchiera.
Quella
domanda arrestò il ripetitivo giro del koopa dando loro le spalle. «
Mario. »
«
Speravo in una risposta diversa dal solito » commentò un po'
delusa.
Bowser
lanciò un'occhiata di avvertimento all'altro magikoopa per chiarire
da subito che non fosse proprio aria.
«
Quello che Kameka intendeva, Vostra Minacciosità, era che ormai
avete accumulato abbastanza esperienza da evitare l'argomento »
provò a mediare il collega convinto che un giorno o l'altro la
strega avrebbe seriamente rischiato di far spedire entrambi a godersi
la pensione in qualche anfratto sperduto.
«
È impossibile! Non c'è verso di avere una conversazione con lei
senza il rischio che il suo nome rispunti come la peggiore delle
piaghe. E non riesco a far finta di nulla quando la vedo pararsi a
difenderlo come fosse il suo avvocato. Lui non la merita affatto,
cosa potrà mai offrire in cambio ad una principessa ed il suo regno?
»
«
Finora ha dimostrato solo coraggio di fronte a qualsiasi ostacolo,
profondo rispetto, sostegno costante indifferentemente al rischio ed
assoluta devozione » la strega evidentemente non captò l'ironia
della domanda.
Bowser
si girò livido verso Kamek alzando due dita: segno che mancava un
solo strike prima che prenotasse loro il viaggio.
«
Meglio se lasciamo Sua Malevolenza in pace coi suoi pensieri » il
magikoopa optò per un'opportuna ritirata avviandosi deciso verso la
porta portandosi dietro la sua potenziale causa di calamità e le
guardie che condividevano altrettanta letizia nell'allontanarsi
dall'epicentro del sisma emotivo.
Così
Bowser restò da solo nella stanza davanti al fuoco con le mani
dietro la schiena, a fissare immobile le fiamme in cerca delle
risposte che sembravano non arrivargli mai nel suo sconforto. Anni
interi per poter costruire qualcosa un mattoncino dopo l'altro, un
misero minuto per buttare giù tutto. Non si rese conto di quanto
tempo aveva lasciato scorrere rimirando con distacco il fuoco finché
un contatto gentile sul braccio non lo ridestò di soprassalto.
Anche
Peach sussultò a causa della sua reazione.
«
Mi hai spaventata » lo rimproverò ricomponendosi, poi sembrò
rifletterci e si scusò. « Non mi ero accorta che fossi
sovrappensiero. »
«
Hai bisogno di qualcosa? Com'è possibile che nessuno ti abbia
risposto?! » Il koopa cominciò ad agitarsi, facendo per chiamare
immediatamente la servitù ma Peach lo interruppe mentre stava
prendendo fiato sufficiente per far tremare i vetri delle finestre.
«
Ti stavo cercando. » La fanciulla alzò il mento guardandolo negli
occhi e Bowser sentì lo stomaco fare una giravolta. Era l'occasione
giusta per provare a riconciliarsi.
«
Prima che cominci, devo dirti una cosa » si dissero simultaneamente.
Il Re batté gli occhi ed inarcò il collo sorpreso, Peach fece
altrettanto.
«
Prego » il caso si ripeté.
«
No, fai pure » di nuovo.
«
Allora vado io » e una quarta volta. Si guardarono un momento a
disagio e Bowser fece infine cenno a Peach di prendersi l'onore.
«
Prima nella neve hai detto di essere stato sincero dall'inizio, no? »
Il
koopa avvertì una nota di rimprovero e intuì che non gli sarebbe
piaciuto da dove la discussione avrebbe preso il volo.
«
Se la memoria non mi inganna, di bugie ne hai raccontate in
abbondanza sia di numero che varietà da quando ci siamo conosciuti.
La più recente risale esattamente ad oggi e direi che coroni un
quadro non proprio da lodare. Adesso sono qui a chiederti in tutta la
tua sincerità: vuoi veramente che tu ed io possiamo considerarci
almeno amici, oltre che rapitore e ostaggio? Anche se non mi hai mai
trattata come tale e lo riconosco pienamente, non posso accettare di
darti, o meglio di ridarti fiducia se i contatti tra noi devono
continuare ad aver luogo dopo un crimine. »
«
Credevo lo fossimo, un po'. Magari quello che ho detto prima senza
pensare... »
«
Non ti ho perdonato. E non so quando lo farò ma non sarà presto,
stanne certo » assicurò Peach scrutandolo severa. « Quello è
stato una prova che non posso ancora abbassare la guardia con te.
Bowser, se vogliamo provare a migliorare la nostra situazione, i
rapporti tra i nostri regni e anche tra noi due, voglio che le
cose da oggi cambino. Non hai mai voluto ascoltarmi prima e ti chiedo
di farlo adesso, da pari a pari. »
Bowser
poteva essere impulsivo, ma certamente non era stupido e nonostante
il timore che quelle parole avevano scaturito si astenne
dall'interromperla. Sconvolgere quella sorta di equilibrio che si era
istallato tra loro, seppur fragile e contorto, lo faceva sentire come
se non avesse avuto il pavimento sotto i piedi. Lei magari aveva
smesso di odiarlo, ma il suo popolo no di certo. Non poteva mica
sperare che l'avrebbero ricevuto a braccia aperte se avesse provato
a entrare dalla porta principale? Inoltre c'era da tenere in
considerazione una misura cautelare impostagli dal tribunale del
Regno dei Funghi che esigeva una distanza minima di trecento metri
dalla Principessa...
«
Se veramente credi in quello che hai appena detto, allora
dimostramelo. Niente più rapimenti. »
«
Prima di prendere decisioni affrettate, perché non ci sediamo un
secondo a riflettere... »
«
L'ho già fatto. Adesso sta a te » Peach lo interruppe severa ed
incrociò le braccia senza smettere di rammentarsi di aver promesso a
se stessa di mantenere la calma in qualunque caso.
« Non
è una cosa che si può decidere così sul momento. Ci vuole tempo,
venirsi incontro, stabilire un programma, abituarsi... »
«
Bowser, non puoi tirarti indietro questa volta. Perché non vuoi
accettare che le cose come le hai impostate tu non possono
funzionare? »
«
Dico solo che non c'è bisogno di una reazione così radicale. Quello
di prima è stato solamente un incidente di percorso e ti sta
portando alle conclusioni sbagliate. » Il koopa soffocò l'impulso
di sfiorarla. Almeno non lo stava più guardando come se avesse
davanti un mostro.
«
Finora abbiamo fatto sempre a modo tuo ed ecco dove ci ha condotti. »
Una nota di nervosismo si insinuò nella voce della fanciulla,
ripensando a ciò che aveva passato nella neve. « Smetti di essere
egoista per un secondo e cerca di considerare anche la mia, di
situazione. »
Bowser
restò a lungo in silenzio, muovendo passi nervosi vicino al fuoco e
staccando gli occhi dal pavimento di tanto in tanto per guardarla
imperscrutabile.
«
Dammi la possibilità di sistemare tutto. Possiamo fare tanto per i
nostri regni se ripariamo insieme dove chi prima di noi ha sbagliato.
Da quanti secoli non ci sono più state trattative oltre le nostre
barriere? Oggi potrebbe essere l'ultimo giorno di questo divario se
non mi lascerai ancora una volta da sola a sperarlo. » Peach gli si
parò davanti arrestando il suo ripetitivo incedere e gli tese la
mano, attendendo la risposta che avrebbe cambiato tutto tra loro.
Bowser
fissò il braccio sottile di lei come stordito, lo stesso che gli
aveva dato una sberla un'ora prima fuori al freddo, ora a chiedere il
suo giuramento di Re, il suo appoggio, la sua amicizia. Era veramente
difficile per lui tagliare col passato, la sua attività preferita,
l'adrenalina ed il senso di esaltazione che provava tutte le volte
che la sua Clown Car prendeva il volo con la Principessa avvolta
nella sua presa. Avrebbe dovuto dire addio ad una parte della sua
vita che l'aveva accompagnato sino a quel momento. Eppure, quando
guardò il viso di Peach tanto colmo di speranze rivolte a lui, non
indugiò un secondo di più dal ghermire delicatamente la sua mano
tra gli artigli.
Sussultò
quando si ritrovò all'improvviso l'esile figura della fanciulla
contro il suo torace, percependo il calore della sua guancia posata
sulle squame striate e le braccia fin dove arrivavano a cingere.
Bowser abbassò lo sguardo sgranando gli occhi spiazzato da quel
primo gesto d'affetto che gli avesse mai donato e soprattutto
spontaneamente, limitandosi unicamente a fissare la chioma bionda
sotto il suo muso mentre il respiro ne smuoveva qualche ciocca. Tanto
repentino come era arrivato, l'abbraccio fu sciolto e Peach alzò il
mento mostrandogli il sorriso più bello che le avesse mai visto.
«
Non sono mai stata così felice » ammise guardandolo in una maniera
tutta nuova.
«
Ah, rosicati i gomiti, idraulico! » esultò tra sé il Re,
deluso tuttavia che fosse finito così presto ed alzando d'istinto
gli angoli delle labbra di fronte a quella visione.
«
Andiamo di là e prendiamoci una sedia. Abbiamo così tanto di cui
discutere » disse Peach senza smettere di sorridergli e gli prese la
mano tirandolo dolcemente dietro di lei come una bimba impaziente.
Bowser
la seguì mansueto lasciandosi placidamente condurre, incapace di
staccare gli occhi dalle dita candide avvolte sulle sue.
Peach
doveva aver parlato per ore, o forse erano giorni? All'inizio il Re
era riuscito a starle tranquillamente dietro, intervenendo,
incalzandola ed offrendo la sua perché ogni suo segno di
partecipazione nel loro progetto che stavano mettendo appunto insieme
faceva brillare gli occhi della Principessa di una luce che non aveva
mai visto prima, che proprio lui sapeva far nascere. Ma dopo la prima
miriade di parole piovutagli addosso, l'attenzione del koopa era
stata massicciamente messa alla prova e piano piano le energie per
sostenere lo sfiancante colloquio erano diminuite mentre la
Principessa proseguiva entusiasta ed instancabile col suo monologo
sfogliando una ad una ogni singola questione con la medesima
importanza, dai contatti commerciali agli inviti alle feste. Quando
però si accorse che l'interesse del suo interlocutore fosse
nettamente calato, lo attribuì alle ragioni sbagliate e reagì molto
male.
«
Bowser, proprio perché credo di essere riuscita a scoprire quel lato
di te che mi ha portata ad avvicinarmi un po' e conoscerti meglio ho
pensato che varrebbe la pena un tentativo per ristabilire le cose. Al
di là che potremmo finalmente porre fine a qualsiasi divergenza tra
i nostri regni, l'ho fatto perché il Bowser che ho visto e ho avuto
vicino per tanto tempo, tralasciando che c'è stato quasi sempre un
rapimento di mezzo, ho capito che in fondo mi piace. Vorrei davvero
che iniziassimo ad essere veri amici oltre che vicini e ho deciso di
darti tutta la mia fiducia senza riserve. Ma, se la tradirai, se
verrai meno alla tua parola e mi dimostrerai di aver sbagliato... »
Peach lo guardò con somma gravità stringendosi un polso. « Ti
voglio lontano da me come è sempre stato sino ad oggi. E non
ripeterò un secondo errore. »
La
mente del koopa era rimasta ancora saldamente aggrappata alla prima
parte del discorso, esattamente al punto in cui Peach aveva
confessato di riservargli un qualche affetto, per cui richiese un po'
più tempo del solito per processare l'intero messaggio. Appena
compreso ogni frammento e allarmato da quell'improvviso scatto di
ostilità che non sapeva spiegarsi, ridusse la distanza tra loro in
pochi passi e fece sparire una mano candida tra i suoi artigli,
cingendola con la delicatezza riservata ad un passerotto ma
sufficientemente decisa da impedire che venisse ritratta.
«
Se la mia parola di Re non ti basta, cos'altro vuoi che faccia per
dimostrarti che non sto scherzando? » Quella deliziosa
consapevolezza gli aveva donato più coraggio e si sentiva pronto per
qualunque sfida avesse dovuto vincere per cancellare ogni dubbio dal
suo viso.
Fu
in quel momento che la Principessa si rammentò della seconda ragione
che l'aveva spinta dall'inizio ad affrontare il drago e da cui la
recente euforia l'aveva distolta:
«
Perché hai mentito a Junior e gli hai fatto credere che io fossi sua
madre? Lei dov'è? ».
Un
attimo di panico si riflesse nei lineamenti di Bowser, aumentando
involontariamente la presa intorno alla mano minuta. Quello era
l'ultimo argomento che avrebbe desiderato affrontare di fronte a lei.
Era troppo presto. Forse non lo avrebbe capito e avrebbe finito per
biasimarlo per la sua scelta, ma ormai come poteva continuare a
nasconderlo? Con un sospiro di tensione allentò del tutto la presa
incapace di guardarla negli occhi e si preparò a dire la verità.
«
Non lo so. »
«
Come? » Peach lo osservò fare qualche passo verso la finestra.
«
Non so dove sia. Non so nemmeno chi sia. »
Diverse
ipotesi affiorarono nella mente della Principessa, una più oscura
dell'altra e sperò che Bowser si chiarisse il più in fretta
possibile, prima che lei potesse pensare al peggio.
«
È tutta una questione di genetica. Non è necessario un vincolo di
matrimonio per avanzare richiesta quando sei la persona più potente
di tutto il regno. Il DNA di una koopa scelta tra le migliori ed il
mio sono stati sufficienti, il resto è merito della tecnologia.
Tutto è avvenuto completamente nell'anonimato, né lei sa chi abbia
ricevuto i geni che ha donato né io so chi sia lei. È così che
funziona. » Girò la testa verso Peach studiando ogni minima
reazione.
La
Principessa stava lì immobile semplicemente allibita e lui non
poteva aspettarsi di meno.
«
È stato così anche per tutti gli altri, come ti starai chiedendo.
Ognuno dopo un certo lasso di tempo, la stessa storia. Ma non la
stessa donatrice, visto che è lasciato alla selezione del sistema.
Ecco la ragione di tanta differenza fisica l'uno dall'altro. » E da
lui stesso nella maggior parte dei casi.
Peach
si vide scorrere davanti ogni momento passato insieme ai Bowserotti,
anche al di fuori dei rapimenti, tentando di immaginare i lineamenti
della madre di ciascuno. La domanda sorse allora spontanea:
«
Perché lo hai fatto? ».
Il
drago la fissò per qualche secondo in contemplativo silenzio prima
di risponderle. « Sai benissimo quali doveri ci spettano una volta
raggiunte le soglie di una certa età, per altri è una scelta ma per
noi no. Avevo bisogno di eredi se volevo garantire un futuro alla mia
stirpe ed una successione al trono, così ho preso la mia decisione.
Perché così tanti figli? All'inizio credevo che uno solo sarebbe
bastato, ma quando ho imparato cosa vuol dire essere genitore con
Ludwig, quella che prima era stata una necessità è diventato un
desiderio e ho voluto una famiglia. Non avrei fatto mancare loro
nulla e, anche se sanno come portarmi più volte in un giorno
sull'orlo dell'esasperazione, non rimpiango un solo secondo di averli
avuti. Dal primo all'ultimo » concluse con un mezzo sorriso.
Allora
Peach fu sul punto di chiedergli la ragione per cui non si fosse
direttamente cercato una moglie nel suo regno, ma il sentore che
l'avrebbe portata così su un discorso scomodo le aveva suggerito di
lasciar stare e diede voce all'altro grande interrogativo che non
aveva ancora trovato risposta:
«
E perché hai fatto credere a Junior che fossi io sua madre? ».
Gli
occhi cremisi del Re si fermarono per un secondo sui suoi e poi si
abbassarono sul pavimento con vergogna.
«
Ho sbagliato e l'ho fatto soffrire più di quanto lui cerchi di
nascondere » ammise con amarezza. « Ero troppo... » si interruppe
scuotendo la testa e la Principessa lesse nel suo sguardo
un'inquietudine inconsolabile. « Ero troppo preso per pensare a
quanto avrebbe potuto fargli male se avessi fallito di nuovo quella
volta. »
Peach
ebbe un brivido quando gli occhi di Bowser si posarono nuovamente sul
suo viso e vi vide dentro emozioni così forti quasi da spaventarla,
molte rivolte a lei.
L'errore
che aveva commesso era impossibile da cancellare ed aveva temuto di
essersi ritrovato alla fine di tutto con entrambe tra le persone più
importanti della sua vita a detestarlo, ma un perdono in cui non
avrebbe mai sperato era stata la conclusione di quella disastrosa
avventura e ancora oggi stava cercando di sanare le ferite che lui
stesso aveva causato.
«
Immagino che questa storia ti abbia sorpreso » le disse dolcemente.
«
Sorpreso, sì » rispose Peach assorbendo la mole di informazioni.
«
Torneranno tutti entro pochi giorni per le vacanze di Natale.
Sarebbero davvero entusiasti di rivederti.»
«
Anch'io, mi sono mancati. » Ed era vero. Bowserotti nutrivano un
vero affetto nei suoi confronti che era stato impossibile non
corrispondere e avevano legato molto nelle numerose occasioni
post-rapimento passate insieme, costruendo un rapporto unico tra loro
nonostante gli ostacoli.
A
quelle parole Bowser sentì un calore intenso inondargli il torace e
la negatività precedente sparì sotto la gioia immensa che i suoi
cuccioli fossero amati da colei che lui amava.
«
Immagina come resteranno quando si troveranno davanti tutta questa
neve. » Il pensiero tracciò un sorriso sulle sue labbra ed ampliò
ulteriormente quello del koopa.
«
Il loro primo Natale di neve » concordò.
«
Il nostro primo Natale finalmente uniti » trillò Peach lieta, poi
si accorse di come il Re la stesse guardando. « I nostri regni
intendo » precisò arrossendo e desiderando di riuscire a dominare
quel riflesso una volta tanto.
«
L'avevo capito. » Ma non gli era spiaciuto come aveva suonato. Poi
Peach trasalì e diventò improvvisamente seria, stupendo il drago
della rapidità dei suoi cambiamenti di umore.
«
Dobbiamo chiamare immediatamente Mastro Toad ed informare tutti
quanti! » esclamò, meravigliandosi di se stessa per essere stata
così distratta da pensarci solo adesso.
«
Lo puoi fare da lì. » Il koopa puntò un artiglio verso un grande
schermo sulla parete in fondo alla stanza, usato generalmente per
impartire ordini ai soldati e per le chiamate familiari. In meno di
un minuto la fanciulla fu messa in contatto col suo regno e il volto
occhialuto e iracondo dell'anziano consigliere le apparve davanti.
«
Principessa! » Il toad fu enormemente sorpreso di trovare lei
dall'altra parte dello schermo. « Non temete, abbiamo già inviato
Mario in Vostro soccorso. Presto sarete di nuovo lontano da quel
bruto! » Dietro di lui altri sudditi si affollarono
intorno per controllare lo stato della loro amatissima sovrana.
«
Temere cosa, vecchio? Non ho mai alzato un dito su di lei! » si
intromise Bowser indignato, sporgendosi oltre la testa di Peach e
spaventando alcuni toad che schizzarono via dall'inquadratura.
La
Principessa lo calmò, chiedendogli cortesemente di lasciarle gestire
la conversazione. Si girò di nuovo verso Mastro Toad che seguitava
a scrutare in cagnesco il drago intanto che questi si allontanava controvoglia.
Dopo
aver appagato la sete di sapere sulle sue condizioni ed assicurando
di non aver preso freddo durante il viaggio, Peach riuscì finalmente
ad esporre la grande notizia che sbalestrò tutti i testimoni al suo
castello come un terremoto:
«
Io e Bowser abbiamo concordemente deciso di lasciarci alle spalle gli
antichi dissapori e stringere un'alleanza ».
Mastro
Toad rischiò di essere schiacciato contro lo schermo dagli altri
toad increduli. « Seriamente?!? Non prestate fede alle parole di
quel teppista e vedete di restare sicura al caldo nell'attesa, Mario
verrà a salvarvi. »
«
Ma lo capisce che io sono qui e ci sento? » chiese il koopa
digrignando le zanne.
«
Dovete assolutamente richiamarlo prima che corra rischi a vuoto »
ordinò categorica.
«
Ma avrà già varcato i confini del regno a quest'ora. » Il vecchio
consigliere sembrava rifiutarsi di accettare la colossale novità.
«
Allora mandate Yoshi a riprenderlo. Noi in cambio richiameremo i
soldati dalla nostra parte, vero Bowser? »
Mugugni
indistinti e non proprio contenti giunsero in risposta.
Mastro
Toad si rivolse di nuovo a Peach implorandola: « Vi prego di
riflettere meglio con chi avete a che fare, Altezza. Lasciate che
Mario venga a prendervi e poi cercheremo di trovare... ».
«
Mastro » lo interruppe alzando una mano. « Richiamate Mario, so
cosa sto facendo e sto pensando al meglio per entrambi i regni. Se
entro questa sera non sarò al castello, allora smettete pure di
considerare questo messaggio ed agite come avete sempre fatto. »
Vi
fu un lungo silenzio carico di dubbi, ma il toad assentì infine,
seppur con fatica, ad assecondare il volere della sua Principessa.
«
Come desiderate. » Gli occhi vispi dietro le lenti si spostarono
sulla figura di Bowser all'estremo dell'inquadratura, riempiendosi di
diffidenza. « Vi aspetteremo sino al tramonto. Al primo minuto di
ritardo manderemo Mario a sistemare le cose. » Dopo gli ultimi
convenevoli e raccomandazioni, il collegamento venne chiuso.
«
Non sarà ora di onorarlo del giusto congedo? » le domandò il Re.
«
Avrai modo di fargli cambiare idea su di te. »
«
Non mi interessa cosa pensa, mi dà fastidio solo quando lo dice. E poi
cos'è tutta questa iperprotettività compulsiva? Non hai sei anni. »
«
È fatto così. Tu che sei un padre dovresti capirlo » si limitò a
rispondere trattenendo un sorriso mentre il koopa, scodando irritato,
dava ordine ad un soldato di ritirare le truppe disposte sul percorso
per la calorosa accoglienza riservata a Mario. La recluta condivise
il medesimo sbigottimento iniziale dei toad, ma si guardò bene dal
contestare un ordine diretto del Re che già non pareva di umore
eccelso e partì svelto ad eseguire il suo dovere.
«
Allora sarai mia ospite fino a questa sera. » Sapere che non sarebbe
arrivato nessun idraulico a portagliela via, ma che lui stesso
avrebbe dovuto riaccompagnarla a casa come un cavaliere gli dava una
sensazione strana.
«
Dobbiamo ancora finire di concordarci sugli ultimi dettagli. »
«
Quelli li lascio a te. Io direi di andare a pranzo e poi, se vorrai,
potremmo tornare fuori e finire quello che abbiamo cominciato... »
Aveva programmato di farle passare una bella giornata tra la neve ed
aveva ancora tempo per recuperare, anche se poco. Dovette impegnarsi
un po' di più per persuadere la testardissima Principessa a
sospendere le trattative almeno il tempo di mangiare qualcosa,
ricordandole che lui fosse a digiuno da quella mattina essendosi
dovuto svegliare molto presto per le ragioni che non serviva ribadire
e dovette insistere ancora per convincerla ad uscire, con la promessa
che appena rientrati nessuna forza naturale avrebbe impedito loro di
sistemare le restanti cruciali minuzie.
«
Vuoi una mano? » le chiese contemplandola bardarsi di nuovo con non
indifferente difficoltà ed un interessante dispendio di energie con
tutte quelle cianfrusaglie quando per lui sciarpa e guanti erano
abbastanza.
Peach
rifiutò ed il rivestirsi richiese un po' più del previsto, ma alla
fine entrambi riaffondarono i piedi nella neve scricchiolante.
«
Eccoci, cosa avevi in mente? » La Principessa scorse il suo pupazzo
di neve in lontananza a sorriderle come lo scemo del villaggio.
«
Un giro insieme per mostrarti il primo inverno nel mio regno, via
terra » rispose lui facendo un segnale ad un boo col colbacco che
sparì dietro l'angolo della fortezza. Avrebbe dovuto essere la
ciliegina sulla torta di una giornata meravigliosa, invece era
l'unica cosa rimastagli da offrirle.
«
Con cosa? » Sotto il pesante cappuccio gli occhi cristallini di
Peach si sollevarono sul suo muso con curiosità. Quello sguardo non
smetteva mai di fargli sentire le farfalle nello stomaco e con la
sciarpina che le copriva metà del viso, l'effetto era
sorprendentemente più forte. Un rumore sconosciuto attrasse
l'attenzione della fanciulla nella direzione in cui il fantasmino era
svanito e lo vide far ritorno conducendo una grandissima slitta rosso
rubino trainata da sette reznor imbrigliati e di un colore anomalo.
«
Con questa. » Bowser si compiacque nel vedere come previsto lo
stupore dipingersi sui pochi lineamenti visibili del volto di Peach,
che di fronte ad un tale spettacolo si portò i guanti dove le labbra
erano nascoste.
La
creatura più vicina si volse verso di lei annusando l'aria e mugghiò
emettendo uno sbuffo di puro inverno dalle narici e dalla bocca.
«
Con un incantesimo di gelo ho adattato questi reznor alla neve e
adesso sono perfettamente in grado di resistere a temperature tanto
basse, senza contare che siano capaci di soffiare aria più fredda
della bora per cui non avvicinarti troppo ai loro musi, o
congeleresti anche così conciata. »
Peach
osservò rapita gli impressionanti ceratopsidi grandi come bisonti
che avrebbero potuto essere scambiati per statue di giada se fossero
rimasti immobili; il primo in testa aveva una luce fissata al corno
sul naso che non riusciva comunque ad addolcirne l'aspetto. Un
singolare dettaglio era che ciascun reznor avesse al collo una
targhetta con inciso il proprio nome, o meglio quello di ognuna delle
renne più famose. La slitta era addirittura più bella di quelle che
aveva visto raffigurate nei libri che leggeva da piccola, maestosa,
lucida e coi riflessi del sole guizzanti sulla superficie verniciata
che spiccava come una rosa rubiconda tra i fiocchi di neve. I lunghi
pattini si arricciavano su loro stessi alle estremità, formando
delle eleganti spirali che avrebbero spianato qualsiasi ostacolo
sulla loro strada.
«
Cosa aspetti? » Peach si riscosse al richiamo del koopa che stese un
braccio possente verso di lei aprendo la mano per invitarla a salire
a bordo.
La
Principessa emozionatissima accettò l'aiuto e mise un guantino tra i
suoi artigli per sostenersi mentre tirava su il pesante vestiario di
stile e di fatto nell'inconsueto mezzo di trasporto. La slitta
affondò ancora nella neve con un suono sordo quando la mole del
drago si aggiunse al posto di guida e, con un leggero movimento delle
redini, i reznor si lanciarono al galoppo facendosi largo con le
zampe robuste cosicché la slitta non avrebbe dovuto far altro che
scivolare sinuosamente sul percorso già sgombrato dagli animali.
Peach emise un gridolino di adrenalina mentre guadagnavano velocità
e davanti a loro il panorama bianco si apriva, istintivamente
premendosi contro il fianco di Bowser che dal canto suo non aveva
nulla in contrario. Dietro di loro una scia di cristalli si staccava
dallo strato nevoso che tagliavano spargendosi in disordine
nell'aria.
«
Hai mai fatto un giro su una slitta vera prima? » Sapeva già la
risposta ma voleva comunque sentirselo dire.
«
No, mai. » Peach non riusciva a smettere di sorridere e divorava
cogli occhi le lande innevate, i solchi vulcanici svuotati, i
ghiaccioli che riempivano le spaccature rocciose e tutti i
particolari di quel mondo reso quasi irriconoscibile dallo
straordinario contributo della stagione più fredda.
Ma
ciò che costituì la vera meraviglia del viaggio fu che più si
inoltrassero nella Terra Oscura, più il paesaggio intorno a loro
cambiava ad eccezione dell'onnipresente coperta candida: la terra si
compattava e le frastagliature magmatiche sparivano alle loro spalle;
la vegetazione iniziava a disseminarsi intorno a loro; ai dossi
impervi ed irregolari si sostituirono le alture morbide e le piane
rigogliose di vita, luci e civiltà. Passando vicino ad uno dei
villaggi in vista Peach guardò dei bambini giocare a palle di neve
sotto un grande albero di natale e restò di sasso nello scoprire che
il regno di Bowser non era per niente come lo ricordava nei suoi
libri di storia, una landa desolata di magma e pietra come a prima
vista poteva ingannare. Sotto la neve si nascondevano erba, fiori,
piante e campi coltivati. Le case numerose e sparse per il territorio
erano colorate, illuminate e col camino. Si doveva arrivarne al cuore
per svelare quel segreto.
I
bambini si accorsero di loro e sospesero la battaglia per agitare le
braccia e salutare a gran voce il passaggio del Re, il quale rispose
con un gesto e riagguantò le redini con entrambe le mani per
incitare i reznor nel loro instancabile incedere.
«
Non avrei mai immaginato che qui fosse... così! » confessò
allungando un braccio oltre il bordo per sfiorare i rami dei pini.
«
Cioè? » domandò Bowser confuso. « Come avrebbe dovuto essere? »
«
Sassi, lava e deserto. O almeno questo avevo pensato fino ad oggi. »
«
E sarei diventato il Re più grande al mondo governando su sassi,
lava e deserto? È da molto, molto tempo che le cose non sono più
come raccontano da voi. Ho fatto in modo che tutte le generazioni
dopo la mia ufficiale ascesa al trono avessero almeno un'istruzione
di secondo grado ed il nostro livello di produzione è stabile ed
efficiente. La nostra è una terra ricca di risorse e prolifera
grazie alle ceneri vulcaniche e siamo autonomi su ogni fronte, ecco
perché non abbiamo mai avuto la necessità di stringere legami con
chiunque quando abbiamo tutto quello che ci serve proprio sotto i
nostri piedi. »
«
Eppure, tu oggi hai cambiato questo fatto » constatò la
Principessa, impressionata da quella rivelazione.
«
Sì, è vero. » Bowser abbassò per un secondo lo sguardo su di lei
mentre era distratta dal paesaggio.
Averla
così vicino e non poter nemmeno stringerla era quasi una tortura,
specialmente perché con quell'aria gelida addosso il suo istinto gli
imponeva di abbarbicarsi alla prima fonte di calore che avesse
intorno. Ripensò con nostalgia a quell'abbraccio nel suo castello
che non aveva fatto in tempo nemmeno a ricambiare. « È quasi il
tramonto. Sarà meglio tornare indietro » annunciò facendo virare
la slitta.
«
Oh » Peach non riuscì a celare la sua delusione nel dover
interrompere il tour.
«
Che le stelle ce ne scampino se ci scappasse un solo minuto di
ritardo » commentò asciutto il koopa, anch'egli del medesimo
spirito poiché era riuscito a mostrarle solo un insignificante
spicchio della vera bellezza del suo regno, ma questa volta doveva
piegarsi alle condizioni dei toad per quanto il pensiero gli facesse
venire un fastidioso ronzio le orecchie. Forse, non troppo in là,
avrebbero avuto modo di finire quella passeggiata.
Durante
il viaggio di ritorno, Bowser le parlò del duro lavoro necessario
per depurare i bacini idrici dai residui vulcanici e per trasportare
l'acqua fino alle piantagioni con un complesso sistema d'idraulica,
di come il reddito pro capite fosse raddoppiato nell'ultimo decennio,
del grande investimento su energie rinnovabili come l'eolica e la
solare per preservare quella terra che li sfamava, dell'alto livello
di istruzione generale...
Peach
lo ascoltava senza osare interromperlo, scoprendo quanto in realtà
il drago si preoccupasse del suo regno e si operasse per esso,
rompendo la maschera di tiranno crudele e avido (e anche cialtrone
secondo altre voci) che da sempre gli era stata additata. Le sembrava
di avere di fronte tutta un'altra persona invece dello stesso Bowser
a cui era abituata.
«
Lo sai, guardandoti adesso, non sei più così spaventoso come cerchi
di essere di solito » gli disse.
Nonostante
avesse avuto la responsabilità di tenere gli occhi incollati sulla
strada, il koopa si voltò a guardarla attonito. Poi ricambiò con un
ghigno l'espressione serena sotto il cappuccio della fanciulla.
«
Sbagli Principessa, non c'è nessuno più spaventoso e temibile di me
a questo mondo. Ma posso anche evitare di esserlo con qualcuno ogni
tanto. » E tornò a sorvegliare la via davanti a loro.
Peach
sorrise al suo classico atteggiamento e si godette il panorama che le
restava da osservare prima che arrivassero di fronte alla fortezza.
Il tempo era veramente agli sgoccioli e mentre l'aiutava
delicatamente a scendere dalla slitta, il koopa impartiva ordini a
destra e a manca sollecitando i preparativi. Per ragioni tecniche che
le sfuggivano, la Clown Car di Bowser era priva di sportelli ed il
koopa vi saltò dentro per poi compiere una fluida manovra di
decollo che per un momento le mandò in sobbuglio lo stomaco e si
strinse contro il suo torace con un gridolino allarmato. Naturalmente
era troppo
distratta da far caso all'espressione beata stampata sul muso del
conducente, che si scusò per nulla pentito e si mantenne su
un'altitudine bassa a causa del freddo, sfiorando le cime degli
alberi mentre oltrepassavano i confini della Terra Oscura.
«
Adesso potresti mettermi giù? » chiese Peach ancora saldamente
avvolta nella sua presa.
Molto
malvolentieri il koopa la liberò, già rimpiangendo il calore e la
morbidezza contro le squame ramate. Per la prima volta nella storia
era lui a riportarla indietro al posto di Mario e Peach gli stava
tranquilla vicino invece di sbracciarsi oltre il bordo e strillare
affinché venissero a salvarla.
«
Così non ce l'abbiamo fatta a finire di stendere gli ultimi punti »
constatò lievemente dispiaciuta. Prima che Bowser potesse
dire qualcosa continuò: « Ma ho apprezzato moltissimo
quel giro in slitta ».
«
Il tempo per sistemare anche quelli non ci mancherà. Intanto... »
Estrasse una pergamena avvolta e fissata da un nastro rosso che le
porse tra le mani. « Questo è per ricominciare. »
Peach
l'aprì e vi vide il sigillo reale impresso sopra. « Io, Bowser
Attila Koopa, mi impegno solennemente a non opprimere, attaccare o
minacciare il Regno dei Funghi con cui da oggi stringo indissolubile
alleanza per tutti gli anni a venire. E giuro di non rapire mai più
la Principessa Peach e portarla al mio regno contro la sua volontà »
lesse scandendo bene le parole scritte storte. « E quando
l'avresti...? »
«
A pranzo, mentre non guardavi. » Quello spiegava il perché delle
macchie di sugo.
«
Non so quanto ringraziarti. Ancora faccio fatica a crederci che
stiamo aprendo un nuovo capitolo nella storia dei nostri regni. »
«
Già, anch'io. »
«
Bowser. »
«
Sì? »
«
Perché sei sempre stato gentile con me? Voglio dire, hai scelto di
farlo nonostante tu sia libero dallo stringere qualsiasi legame con
chiunque e possa sul serio fare ciò che vuoi... » Peach si
interruppe con le guance in fiamme sotto la sciarpa.
Il
drago si girò cogli occhi scarlatti sotto la luce rossastra del
tramonto. « Per quanto mi riguarda, non mi importa niente se il
mondo intero possa odiarmi, ma essere odiato da chi... cioè, da te,
allora è un'altra storia. » Le rivolse un debole sorriso.
Il
castello del Regno dei Funghi era ben visibile a distanza, illuminato
come se avrebbe dovuto esserci una festa mentre tutti attendevano il
ritorno della loro amata sovrana. Peach batté gli occhi e rimase
quieta guardando dentro le sfere cremisi assenti di qualsiasi traccia
di menzogna finché non si volsero nuovamente oltre il volante del
velivolo. Da quel momento il mostro che aveva conosciuto tanti anni
fa smise definitivamente di ripresentarsi come un incubo mai
dimenticato nei suoi ricordi ed il perdono più sincero venne
segretamente concesso. In silenzio si avvicinò al fianco del grosso
koopa e restò lì, appoggiata contro le squame curiosamente calde
malgrado la temperatura rigida, ad osservare insieme le facce dei
suoi sudditi farsi sempre più nitide mentre celebravano il suo
arrivo.
Stringendo
la pergamena come un tesoro, venne dolcemente calata sulla terrazza
tra le braccia del koopa che non rivolse un solo sguardo ai presenti
eccetto che a Mario, il quale rispose con pari freddezza. Come gli
abitanti del castello, nemmeno il loro paladino poneva fiducia nella
promessa del discutibile vicino ma ciò che lo preoccupasse
maggiormente era quanto avrebbe potuto ferire Peach in caso di
tradimento: quello che tutti più o meno si immaginavano che avrebbe
finito per avverarsi presto o tardi. Comunque Bowser era serenamente
indifferente al sentimento generale e la sua completa attenzione
ricadde sulla fanciulla quando la mano minuta, invece di lasciarlo
andare, cinse la sua.
«
Non so se vorrai passarlo solo coi tuoi figli, lo capisco, ma se
veniste tutti qui da me per il pranzo di Natale ne sarei felice »
avanzò quell'invito speciale col più amabile dei sorrisi scoprendo
il viso. Il drago ne fu profondamente toccato ma lo nascose sebbene
gli occhi lo avessero tradito.
«
Verremo. » Che nessuno lo volesse intorno, squadrandolo scettico
come se si aspettasse da un momento all'altro il suo primo tiro
mancino sotto il loro naso non aveva alcuna importanza. Lei era lì a
guardarlo come aveva sempre sperato. E per lui nient'altro contava.
Nota
d'autrice:
Non posso che esprimere le
mie scuse per il superbo ritardo con cui ho concluso questa fiction.
E mi auguro che nessuno sia morto per strada a causa della discreta
lunghezza
della seconda parte.
Sto
considerando l'idea di usare la qui presente storia come base per
un'altra a più capitoli dove si svilupperà il seguito di questa
giornata speciale. Purtroppo i miei impegni non mi lasciano molto
tempo per mettere per iscritto tutto quello che mi gira per la testa,
ma spero di poter cominciarla quanto prima.
Ringrazio
chiunque sia arrivato fin qui indifferentemente se abbia gradito la
storia o meno. :]
Koopafreak
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