A rush and a push

di Margo
(/viewuser.php?uid=292869)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 La festa ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


seduta sul sedile anteriore sentivo solo il vento che batteva forte sul mio viso e le riviste di musica vecchie millenni sotto il mio fondoschiena. Non capivo perchè Austin tenesse sempre i finestrini abbassati, visto che aveva sempre la tosse, e non capivo nemmeno perchè si ostinasse a tenere quelle riviste. Mi scostai un po', ne presi due con la mano sinistra e con la delicatezza con cui una mosca si schianta contro il paraurti di una macchina, le buttai nei sedili posteriori.
-Ehi, vacci piano con quelle- disse Austin
-è solo robaccia-
-no, non lo è affatto! mi servono- 
-come vuoi- dissi.
il vento si faceva sempre più fastidioso e pungente. cominciai a sentire un fastidio alla gola e non avevo alcuna intenzione di ammalarmi la sera della festa; dieci minuti prima di arrivare lì, tra l'altro.
-dannazione, possiamo alzare i finestrini?-
-ma io sento caldo!-
-e io ho un vestito che non mi consente di espormi più di tanto al vento senza prendermi un accidenti! alza questi dannati finestrini-
sbuffò, ma subito dopo li alzò, lasciando solo un piccolo spiraglio dal suo lato.
-la prossima volta non chiedere a me di accompagnarti ad una festa. ah, e giusto per la cronaca, quel vestito è troppo scollato-
-questi non sono affari tuoi- , sorrisi. Austin è mio amico da quando ci siamo trasferiti a Decatur. Avevo cinque o sei anni. Lui ne aveva otto, di anni, ma la differenza di età        non si notava più di tanto. E' stato il primo bambino a rivolgermi la parola, da quel momento, non ci siamo mai separati. 
-perchè non rimani?- gli chiesi
-non mi va più di tanto stasera. mi faccio un giro e poi ti vengo a riprendere!-
-eddai, sarà divertente! ci sarà la tequila e tante belle ragazze!- cercavo di convinverlo perchè non mi sembrava giusto il fatto che mi facesse solo da autista, speravo che si divertisse anche lui, almeno un po'. Si strinse nelle spalle e con un gesto, che faceva spesso, si spostò i capelli da un lato.
-non lo so..- si bloccò per un istante -no, preferisco di no-. Incrociai le braccia.
-sei proprio una palla, Aus. Da quando quella tizia ti ha lasciato non sei più tu!-, vidi il suo volto irrigidirsi e le sue mani stringere forte il volante.
-si chiama Amanda, e non mi ha lasciato: la nostra è una pausa di riflessione e diamine, non voglio parlarne-
-d'accordo, scusa. ma chiodo schiaccia ch..- non mi fece nemmeno finire
-Ber..-
-ok, si, scusami ancora-, alzai le mani come in segno di arresa, -però, sai, morto un papa se ne..-
-Berenice, cazzo!- urlò. Ed io scoppiai a ridere perchè vederlo urlare era una delle cose che mi divertivano di più. Continuai a ridacchiare fino a quando non arrivammo alla festa. Era una casa abbastanza grande, bianca ed un giardino ben curato. C'erano ragazzi ovunque, e, tra la folla, riuscii ad individuare Holly ed Ellen che aspettavano, presumibilmente me, davanti alla porta di casa. Diedi un bacio sulla guancia a Austin, dicendogli che l'avrei chiamato non appena fossi stata pronta per andar via. Scesa dalla macchina, mi resi conto che quella sarebbe stata la mia ultima vera serata prima che cominciasse la scuola. Me la dovevo godere, in qualche modo. -Berenice, vedi che puoi fare!- dissi tra me e me, e a passo spedito cercai di superare il vialetto, cercando di non inciampare sui nani da giardino o sui mattoni sbilenchi. Eccomi che mi dirigevo verso quella che sarebbe stata la mia ultima serata di libertà. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 La festa ***


Ero in balia delle piccole luci. Avete presente quando chiudi per tanto tempo gli occhi e delle piccole lucine colorate ti compaiono nel buio? esatto, erano proprio quelle, o almeno, lo sembravano. Ma non era buio, vedevo tutto. Non perfettamente, ma vedevo tutto. I ragazzi che si baciavano, la gente che rideva; c'era chi beveva, c'era chi si aggrappava ai mobili, chi si trascinava per terra e chi, senza alcun pudore si toglieva la maglietta e diceva "sono il re del mondo!". Io no, io ero in balia delle luci. La tequila, mischiata a vodka e rum, mi faceva quell'effetto. Mi voltai per vedere dove fossero Holly ed Ellen, ma non le vidi affatto. Probabilmente Holly era con Gabriel, il suo ragazzo, a succhiarsi a vicenda le tonzille; Ellen non avevo idea di dove potesse essere a dir la verità. Di solito non stava con i ragazzi, e di solito non beveva così tanto da perdere il controllo. La maggior parte delle volte, poi, stava sempre vicino a me, o quantomeno mi teneva sott'occhio. Ma stavolta non era lì, il che mi sembrò parecchio strano. Ma al mio corpo pregno di alcol poco importava chi ci fosse accanto. Un ragazzo abbastanza carino, che mi sembrava aver già visto l'anno precedente a scuola si sedette accanto a me, su quel divano verde scuro che ormai sembrava tutto, tranne che un divano. -carino il vestito- esordì -era in saldo-, fu la prima cosa che mi venne in mente. -rimane sempre carino, andiamo di là?- -se mi trascini..-,e lo fece. mi prese alla lettera. Mi sollevò da quel non-divano e mi trascinò fino alla camera da letto non si sa di chi. Mi buttò sul letto e cominciò a baciarmi. Mi baciò il collo, mi baciò il viso, mi baciò le braccia. E io, per quel che potevo, ricambiai. Ero ubriaca, sì, ma riuscivo ancora a rendermi conto del fatto che non sarebbe dovuto succedere in quel modo. La prima volta non doveva accadere con uno sconosciuto, in una casa estranea, ubriaca e con il conato di vomito facile. No. -aspetta- dissi -cosa?- -vado di là, a spogliarmi. Ma tu aspettami qua, mi raccomando. non scappare- -e chi scappa?! sarai mia!-, era quasi rivoltante. Rotolai giù dal letto e, cercando di darmi un'aria sexy, uscii barcollando dalla stanza. Così, cominciai a correre giù per le scale e non si sa come mi ritrovai in cortile. Mi girava la testa. Chiamai Austin per dirgli che poteva venire. O era già lì, o il mio senso del tempo era completamente andato a farsi benedire, perchè da quando chiamai a quando lui arrivò, mi sembrò che passò non più di un minuto. Con un gesto scoordinato aprii la portiera dell'auto e mi lasciai cadere sulle riviste. -Ciao bello!- esclamai. -sei un bottiglia di alcol ambulante, te ne rendi conto?- -poche storie, metti in moto che un maniaco vuole stuprarmi-, mi guardò con aria perplessa. -che aspetti? parti! te lo spiego da sobria..- e cominciai a ridacchiare -..se me lo ricordo- aggiunsi. Non fece altre domande fino a quando arrivammo all'incrocio che precedeva le nostre case, che stavano una di fronte all'altra. -che devo fare con te? come ti riporto a casa?- -ma io, caro Austin Hampton, posso stare benissimo nella tua confortevole macchina!- e feci come per addormentarmi -ok, ho capito: domani diremo ai tuoi che avevi dimenticato le chiavi di casa, non volevi svegliarli e per questo sei venuta da me a dormire- -Sissignore- risposi, e presi nuovamente a ridacchiare. Austin alzò gli occhi al cielo e muto riprese a guidare. Non appena arrivammo, lui venne ad aprirmi lo sportello. Misi la testa tra le mani. Quanto mi sentivo male. Posai i piedi a terra, ma Cristo, quanto mi sentivo male. Austin non ebbe nemmeno il tempo di chiedermi come stessi che vomitai. alzai la testa per vedere il danno e lo vidi ricoperto del mio vomito dalle ginocchia in giù. -Disgustoso- urlai, come se lui non lo sapesse. Guardò i suoi pantaloni e guardò me come se volesse uccidermi. Si voltò, prese un respiro profondo, poi mi guardò di nuovo, ma stavolta il suo sguardo era più pietoso che arrabbiato. Si chinò e mi prese per i fianchi; prese il mio braccio sinistro e lo avvolse intorno al suo collo. In quello stesso modo, arrivammo sulla soglia di casa. Che serata, ragazzi. Che serata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1494040