I'm seeing you in a whole new light.

di louisismyhusband
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Possibile che debba capitare tutto a me? ***
Capitolo 2: *** one; ***
Capitolo 3: *** two; ***
Capitolo 4: *** three; ***
Capitolo 5: *** four; ***
Capitolo 6: *** five; ***
Capitolo 7: *** six; ***
Capitolo 8: *** seven; ***
Capitolo 9: *** eight; ***
Capitolo 10: *** Nine. (The Last One) ***



Capitolo 1
*** Possibile che debba capitare tutto a me? ***


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I'm seeing you in a whole new light. 

- Mia sorella continua ad assillarmi, ed io non la sopporto più.
Continua a parlare, parlare, parlare di quei cinque, e ci si mette anche la sua migliore amica! No, basta. Ho deciso, mi trasferisco! -
La bionda non ce la faceva più, continuava a camminare per la sua stanza mantenendo con la spalla l’iPhone che possedeva oramai da tre anni.
Parlava con la sua migliore amica, Danielle, neanche lei sopportava più le dicerie che si erano stabilite fermamente nella casa dell’amica, oramai quei cinque ragazzi regnavano sul corpo e la mente della sorella e lei non avrebbe potuto farci niente.
Allie era una ragazza alta, i suoi capelli lunghi e biondi le cadevano delicatamente sulle spalle, finendo con boccoli fini e definiti che lei amava tanto. I suoi occhi azzurri brillavano come il cielo, quando il tempo cambiava i suoi occhi lo facevano con lui, trasformandosi in un color ghiaccio scuro.
Allie era una ragazza solare per la sua età, ne aveva diciassette, ma non dimostrava più di sedici anni, ecco perché faceva fatica ad approcciarsi con le persone più grandi, aveva paura, talvolta, che questi potessero definirla come una piccola mocciosa che voleva fare amicizia con ‘i pezzi grossi’ della scuola di quel periodo.
Ma il carattere della ragazza non era affatto un carattere timido, ci sapeva fare.
Sapeva rispondere a dovere alle persone, non era certo il tipo che si faceva mettere i piedi in testa. Le sue imprecazioni di quando si arrabbiava erano invidiabili, tutti non sapevano se riprenderla per consigliarle di moderare il linguaggio colorito o se scoppiare in una calorosa risata per farle capire di essere stata divertente, ma di doversi contenere.
Sì, era questo che si distingueva nella ragazza, il suo carattere giocherellone e burlone, su questo lato, Allison non dimostrava più di quattro anni.
Era giocherellona, amava fare scherzi di tutti tipi e a qualsiasi persona, perché lei si divertiva così, ma soprattutto amava far ridere la sua migliore amica Danielle.
Anche quest’ultima aveva diciassette anni e lei, a differenza della bionda, li dimostrava. E su questo fatto Allie era molto gelosa dell’amica, ma non ci dava più di tanto peso, tranne per il fatto che quando andavano a una festa l’amica trovava sempre un ragazzo con cui potesse ballare, mentre la bionda se ne stava seduta su un divanetto, aspettando che un qualcuno potesse domandarle un ballo.
I gusti della ragazza erano particolari. Aveva una sorella che amava vestire alla moda, amava le cose di classe… ah, non ve l’ho raccontato che aveva una sorella di un anno più grande di lei? Beh, ora sapete di Zoe.
Zoe era una ragazza molto bella, di una bellezza molto particolare. I suoi capelli scuri e lunghi le cadevano sulla schiena, la natura non le aveva dato la possibilità di capire se questi fossero mossi o lisci, perché essendo sbarazzini una volta asciugati le fuoriuscivano lisci, un’altra volta ricci. I suoi occhi color nocciola erano perfettamente in tinta con i suoi capelli. La ragazza era alta e slanciata, snella. Quando sorrideva due tenere fossette si incavavano nelle sue guancie, e due piccoli zigomi di rialzavano, permettendole di mostrare uno dei più bei sorrisi che una persona potesse mai vedere.
Il suo carattere, però, non aveva niente a che vedere con quello della sorella.
Zoe era una ragazza che si poteva definire timida solo per alcuni aspetti, ad esempio per la sua voce meravigliosa. Lei non si definiva bella, non pensava che la sua voce fosse dolce e soave così com’era, ma quando qualcuno si complimentava con lei per una di queste doti lei arrossiva, negando l’evidenza.
Per tutto il resto Zoe era una ragazza tranquilla, tranne quando si pronunciava uno dei cinque nomi che le facevano andare il cervello a farsi un giro. Lei urlava, saltava, piangeva, rideva. E questo Allie lo odiava. Non lo sopportava proprio. 



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Allie, riccioli d'oro. 



Look at me! 
Sssalve, gruppo di lettori e lettrici(?)
Eccomi qui con la mia nuova Fan Fiction. 
Premetto che per questa Fan Fiction ho grandi progetti *----*
Ho già in mente tutta la storia quindi questa scorrerà velocemente, ma SOLO e ripeto solo se verrà seguita e recensita. 
Okay, partiamo con le richieste. Se leggete e la storia vi interessa, vi incuriosisce, non esitate a lasciarmi una recensione. Vi chiedo un unico favore, se mi lasciate un commentino per favore fatelo con più di dieci parole, altrimenti mi arriva come messaggio, un 'commento breve alla mia storia' e mi spiace chiedervi poi dopo di allungare la recensione. 
Va bene, vi lascio qui che vi sto ammosciando già abbastanza.
Se volete seguirmi su Twittah (a mo' di Liam) sono @AnnieGrangerS, basta che mi seguite e nella recensione che lasciate mi lasciate il vostro nome così vi seguo anche io.
Un kiss a tutti! <3

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Capitolo 2
*** one; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 

Londra era molto affollata quel giorno, riuscivo a percepire la tensione delle persone pur vedendole semplicemente camminare.
C’era chi, come me, sarebbe rimasto chiuso in casa, probabilmente con la sua migliore amica a mangiare gelato e guardare la televisione fino a farsi venire mal di testa; c’era chi non avrebbe dato la minima importanza all’evento che quel giorno aspettavano tutti e poi c’era chi, come mia sorella Zoe e quella svitata della sua migliore amica Holly, sarebbe impazzita, urlando e sbraitando a più non posso per tutta la casa.
“L’evento più importante dell’anno” , lo chiamavano. Ma a chi sarebbe importato?
Londra era piena zeppa di ragazzine urlanti di tutte le età che non facevano che urlare,urlare e ancora urlare per l’avvenimento che stava per verificarsi quel giorno.
Mi buttai sul letto mettendo la testa sotto il cuscino per non sentire i pianti isterici di mia sorella che sbraitava nella stanza di fianco alla mia.
Le mie povere mensole piene di libri di tutti i tipi tremavano, il mio letto attaccato al muro vibrava, come se stesse per arrivare un terremoto che avrebbe distrutto tutta la casa. Mia sorella, in preda al panico, strillava, urlando chissà quali parole incomprensibili che mi facevano salire la nervatura ancora di più. Ringraziavo solo il Signore con la faccia per terra che l’indomani sarei partita sola, e ripeto SOLA, per andare dai miei nonni in California per tre settimane.
Mi sarei tenuta lontana da mia sorella, da quei cinque che oramai non sopportavo neanche più di sentirli nominare, dalla loro musica commerciale, da tutto quello che odiavo. E ci saremmo state solo io e mia nonna, con le nostre pacifiche partitine a carte, le nostre passeggiate per prendere un bel gelato al cioccolato al latte e poi io e mio nonno con i nostri tornei di Poker e le nostre chiacchierate notturne su quanto fosse bello il football americano.
Certo, non avrei visto Danielle per un’intera settimana, e questo mi dispiaceva, ma la necessità di lasciare per un po’ quel posto, di staccare da mia sorella, da mia madre e da mio padre c’era, ne sentivo troppo il bisogno e finalmente quel mio piccolo desiderio si stava avverando.
A interrompermi dai miei pensieri la voce stridula di mia sorella e sopra di questa quella di mia madre, che le diceva di trattenersi, di stare calma.
Accesi la TV nel soggiorno, finalmente potevo vedere un film, quello di Miley Cyrus che si chiamava, per quello che ricordassi, LOL, e entusiasta preparai dei pop corn nell’attesa che il film iniziasse.
- Interrompiamo i programmi per un breve annuncio che riguarda il gruppo di fan della band più famosa del momento… - un urlo, uno straziante urlo e poi dei passi affrettati, sapevo già che la visione del film mi sarebbe stata negata in quel momento. Chissà che mi aspettavo. Vedere un film in santa pace il giorno che quei cinque buffoni sarebbero venuti nella mia città era impossibile, mia sorella mi avrebbe impedito anche di mangiare cose che non erano carote o pollo fritto. Era ossessionata mentalmente, le proponevo spesso una visita dallo psicologo. Lei piangeva per loro, lei urlava per loro, lei spendeva tutti i soldi che le regalavano a Natale, Pasqua, Capodanno per loro, lei scriveva inutili storie su di loro mentre LORO, quei cinque idioti, non sapevano nemmeno lei chi fosse. E questo mi dava rabbia, avrei preferito mille volte che si prendesse una sbandata per un buffone della scuola, almeno avrebbe avuto una speranza su un milione che questo, in cinque anni di superiori, l’avrebbe notata, ma loro erano cinque, lei era una assieme a altri milioni di fan incaponite con questa band del momento, ed io ero sicura che da lì a distanza di qualche anno nessuno si sarebbe più ricordato che faccia avessero.
- … gli One Direction vogliono informare le loro fan con grande dispiacere che in questa giornata, attesa oramai da mesi dalle fan londinesi, non potranno esibirsi nell’arena “The O2” per un problema tecnico che purtroppo i loro agenti non hanno spiegato ai nostri collaboratori…-
La mia bocca era aperta, sul serio tutte le mie preghiere da quattro mesi a questa parte erano state finalmente esaudite?
Le urla e gli strepiti di mia sorella aumentarono, il suo corpo sul divano a pancia in già, mentre lei urlava frasi come ‘non è possibile’, ‘non a me, vi prego’, ‘il mondo mi odia’.
- Io credo che il mondo ami me… - dissi ridendo mentre mangiavo dei pop corn, quella scena era meglio di qualsiasi film.
Per tutta risposta lei mi lanciò un cuscino addosso, facendomi cadere dei pop corn a terra; mamma mi fulminava con lo sguardo, pregandomi di lasciarla in pace almeno in quel momento.
Povera la mia sorellina, aveva aspettato di vederli dalla centottesima fila per quattro mesi, immaginandosi che chissà quale magia sarebbe accaduta quando magicamente i suoi occhi si sarebbero scontrati con uno di loro cinque, facendolo innamorare di lei.
Io avevo sempre pensato che si drogasse, ma in quel momento realizzai che la droga che usava era veramente pesante. Come poteva pensare tutto questo?
Mangiavo pop corn, poi mi voltai a guardare la signorina che, dopo varie immagini che scorrevano sullo schermo di ragazzine urlanti che piangevano una volta ricevuta la notizia, aveva ripreso a parlare – “Ci scusiamo per il disagio che abbiamo recato alle nostre fans.” Liam Payne pareva molto dispiaciuto quando, in un’intervista di poche ore fa, il nostro inviato Thomas Wilkins gli ha domandato cosa volesse dire alle fans per scusarsi, “ci faremo perdonare, promesso” continuava Niall Horan, “non vi deluderemo un’altra volta ragazze!” concludeva Louis Tomlinson, il più anziano della band, prima di entrare nella limousine e scomparire alla nostra vista.-
Ero disgustata da quello che la giornalista aveva detto, mentre mia sorella asciugava le lacrime. Possibile che credesse davvero a quattro fandonie che quei tre avevano detto per non farsi odiare? Sicuramente io se li avessi visti gli avrei buttato addosso tante di quelle imprecazioni che voi non potete manco immaginare.
- Certo che ti perdono! – mia sorella accarezzava la televisione, ridendo come una cretina davanti all’immagine di Zayn Malik sorridente che la tv aveva mandato.
- Ma non lo capisci che è tutta una trovata per farvi cadere nel sacco?! Certo, loro sono uomini di mondo, sono occupati e tutto quello che vuoi, ma dirvi che non vi deluderanno mai più, dirvi che si faranno perdonare, lo capisci che non è vero?! – le urlai contro alzandomi dal divano. Avevo sopportato fin troppo il suo comportamento adulatore verso quei cinque, io non mi dovevo immischiare, era la sua vita e poteva adorare chiunque volesse, ma in qualche modo avrei dovuto farle aprire gli occhi.
- Allison smettila! – mia madre mi riprese, tirando in piedi Zoe che molto probabilmente non aveva ascoltato una e sola singola parola di quello che le avevo detto, troppo occupata ad accarezzare la televisione.
- No, mamma smettila tu! – l’avevo fatta grossa, ma continuai, dovevo tornare sulla retta via. – Zoe è pazza, lei non capisce che finirà per rovinarsi così, io sto solo cercando di farle aprire gli occhi, lo faccio solo per il suo bene! – mi ero ripresa in modo eccellente, pensavo che niente e nessuno mi avrebbe risparmiato una ramanzina da parte di mia madre, ma grazie alle mie abilità, se così si potevano definire, manipolatrici ero riuscita a sviare e a farle capire quello che in realtà non era vero, ma quel che voleva sentirsi dire.
- Lo so, Allie, che lo fai per il suo bene… - mi aveva chiamato Allie, non era arrabbiata – ma se i suoi idoli sono così tu non puoi farci niente, lasciala vivere la sua vita, capirà lei cos’è sbagliato e cos’è giusto fare. – mi sorrise abbracciandomi.
- Va bene mamma. – l’avevo sviata del tutto.
Un respiro di sollievo non poté non fuoriuscire dalla mia bocca, avevo fatto la brava bambina per troppo tempo e solo per un motivo, la bella e pacifica California, che stava aspettando solo me.
Zoe non voleva riprendersi, aveva ripreso a piangere assieme alla sua migliore amica, appena arrivata in lacrime a casa nostra, quindi il problema si era raddoppiato. Ma non ci avrei perso altro tempo con il rischio di fare arrabbiare mia madre e di vedere la California sparire in unphuf per colpa loro.
Salì in camera mia, ordinata come sempre, e presi la mia valigia verde acqua da dentro l’armadio, era finalmente ora di fare le valigie.
Cosa ci avrei messo? Sicuramente non vestitini e tacchi, perché non avevo intenzione di andare a feste e festini vari, in compagnia di chi poi? Di mia nonna?
Scarpe da ginnastica bianche, le mie amate Blazer blu, tre jeans, felpe, magliette, un giacchetto più leggero e uno smanicato. Sì, era solo maggio e forse era esagerato portarsi una felpa ma non sapevi mai cosa potesse riservarti la California in quel periodo. La valigia era finalmente pronta, giusto in tempo per sentire il familiare urlo di mia madre che ci annunciava che la cena era pronta.
La tavola era apparecchiata bene, come sempre, piatti, posate e bicchieri perfettamente allineati tra di loro, mi chiedevo sempre come facesse mamma a preparare tutto così ordinatamente i pochissimi minuti.
Mi sedetti al mio posto, il profumino di pollo e patate di mamma mi era affabile e sorrisi quando mi mise il piatto davanti.
- Mamma… - mia sorella non riusciva a stare zitta neanche quando mangiava, per poco non si era strozzata con una patatina – i ragazzi daranno una festa all’Hollywood Place venerdì, secondo te se mi imbuco riesco a incontrarli? -
Non m’interessava più di tanto sapere che avrebbe fatto nelle prossime tre settimane ma quando pronunciò quelle due paroline il mio udito si risvegliò, scalciando e sbraitando in cerca di ribellarsi.
- No! No, no, no, no! – urlai alzandomi dalla sedia.
- Allison siediti. – mi disse mamma tranquilla, di nuovo Allison.
- Continua, Zoe. – sorrise a mia sorella che mi guardava soddisfatta.
- Dicevo, c’è probabilità che se mi imbuco riesco a incontrarli, insomma è una festa, loro balleranno sulla pista, magari riesco a strappare un ballo a Zayn! – i suoi occhi si illuminarono.
Mantenevo i denti della forchetta saldi sul tavolo mentre stringevo il manico a denti stretti, mi stavo arrabbiando sul serio.
- James, che ne dici? – mia madre guardò mio padre, in cerca del suo consenso.
- Catherine, per me si può fare, insomma tre settimane senza le due belve saranno il paradiso! – sorrise mangiando il suo pollo.
Mi alzai urlando. – No, non ci credo! – lasciai tutti a guardarmi mentre correvo in camera mia, mi gettai sul letto e in preda a una crisi di nervi buttai un peluche contro la porta e quella, manco per magia, si aprì, mostrandomi il volto di una Catherine indignata ma calma.
- Mamma non puoi farmi questo, per favore! – la supplicai.
- Allie su, sono tre settimane, tua sorella starà in giro tutto il giorno, non sconvolgerà i piani che ti sei fatta, hai visto come stava oggi, sto solo cercando di far avverare il suo sogno. -
E’ vero, mia madre era unica. Lei cercava in tutti i modi di soddisfare ogni nostro bisogno, che fosse materiale o astratto, ma ci provava sempre, anche se questo significava pagare duecento sterline in più per un biglietto per la California.
Rassegnata mi misi sotto le coperte, ancora vestita e mi addormentai.
Non sognai niente, tutti i miei sogni erano stati infranti, la mia vacanza sarebbe praticamente stata rovinata da mia sorella che non avrebbe fatto altro che parlare di quelli ancora, ancora e ancora.
Speravo solo che tutto si sarebbe rivelato solo un brutto incubo e che mi sarei svegliata nel mio letto pronta per partire, ma da sola. 

Saaaaalve a tutti, carissimi lettori.
Sono qui che mi cimento in una cosa nuova, perchè mi sono stancata di scrivere sempre le stesse storie, che girano sempre attorno al college dove magicamentre la ragazza fortunata incontra i ragazzi.
Perciò mi è balzata in testa questa idea e l'ho sviluppata.
Premetto che se non ricevo recensioni non la continuo anche se ho proprio il disegno della storia in mente e mi farebbe piacere continuarla. Questo è uno sprono per invitarvi a recensire. Vi prego recensioni con più di dieci parole, magari le elaborate dicendomi che pensate del capitolo e se avete qualche consiglio o magari qualche critica non esitate a scriverlo.
Aspetto con ansia i vostri commenti. 
Vi mando un forte bacio e al prossimo, si spera, capitolo!
Annachiara. 

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Capitolo 3
*** two; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 


 
Un incubo, quello era un incubo.
L’aereo era così silenzioso, l’unica cosa che percepivo era mia sorella che non smetteva di picchiettare le mani sulle sue gambe, eppure era seduta sul sedile dietro al mio. E la novità era che si era portata la migliore amica con lei, quindi i problemi si erano raddoppiati.
Io ero seduta vicino al ‘finestrino’ dell’aereo, non conoscevo il termine tecnico di quell’aggeggio, ma era la cosa che mi emozionava di più. Guardare quel panorama, quella massa di acqua cristallina si rifletteva nei miei occhi, era uno spettacolo stupendo. Mi sentii piccola piccola a questa visione, era tutto completamente unico, completamente inimitabile e non avrei mai potuto vedere niente di simile a quello spettacolo.
Ma poi, sfortunatamente, ritornai sulla Terra. Ero irritata, sentivo quelle due oche che erano sedute dietro di me ascoltare la musica, ovviamente di quel gruppo che non sopportavo neanche più essere nominato, mentre lanciavano urletti perché il loro preferito aveva fatto l’assolo, pur avendolo sentito una centinaia di volte.
Misi le cuffie anche io e avviai la riproduzione casuale, sì io ascoltavo musica, sì era possibile. Solo che odiavo quel gruppo, ma non per partito preso, io non ero una delle tante cretina che li odiava solo perché erano cinque ragazzini dai diciotto ai ventun’anni che cantavano, perché per l’amor di Dio, erano intonati e alcune delle loro canzoni le canticchiavo anche io di tanto in tanto, ma mi sapevo dosare! Mentre quelle due non mi davano tregua, quei cinque erano la loro droga, il loro respiro, il loro sorriso. Avete presente l’ossigeno? Beh, loro erano l’ossigeno di quelle due.
Avete presente la gravità? Quella cosa che ti mantiene sulla Terra altrimenti rischi di sollevarti in aria e di galleggiare nello spazio? La loro gravità erano quei cinque.
Ed io lo trovavo impossibile, erano innamorate di cinque figure costruite dalla stampa ed io non potevo capacitarmene?
Chi assicurava a Holly che il suo amato Niall adorava strafogarsi con tutto il cibo del mondo? Che fosse moro di natura o che fosse realmente così simpatico e dolce?
Chi assicurava Zoe che il suo pakistano del cuore fosse così simpatico? Che sorridesse con la lingua tra i denti perché gli usciva spontaneo o solamente perché così avrebbe attirato più ragazze?
Io proprio non le capivo, e non capivo nemmeno come fosse possibile che io conoscevo tutte quelle cose, ma poi lo realizzai subito.
Dopo ore e ore di giorni e giorni passati a sentire cosa dicevano tutto quello era inevitabile, ricordavo anche i loro secondi nomi e le loro date di nascita.
Mentre mi perdevo nei miei pensieri mi addormentai, non ricordo cosa sognai ma il sogno era brutto, insomma quelle due mi avevano rovinato la vacanza … come poteva essere un bel sogno?
Le ore passarono ed io lasciai le braccia di Morfeo solamente quando l’aereo atterrò, facendomi barcollare e, grazie alla sua delicatezza di un elefante in una cristalleria mia sorella mi scosse, vedendo che non mi muovevo ad alzarmi da quel comodo sedile dell’aereo, color panna con lo schienale azzurro, e mi fece quasi cadere a terra.
La fulminai con lo sguardo, ero ancora assonnata e le forze per controbattere mi mancavano, perché ero consapevole che un’eventuale litigata non l’avrei retta, e pensare che dovevamo andare avanti così per non una, non due, bensì tre lunghe settimane.
Scesi svogliatamente dalla scaletta mentre mia sorella e la sua amica, dopo essersi infilate gli occhiali da sole, erano corse a prendere i bagagli, volevano visitare la California? No, volevano solo andare alla ricerca di quei cinque, cosa che oramai non mi sorprendeva affatto.
Fortunatamente la mia valigia era sana e salva nelle mie mani, così come quelle di mia sorella e di Holly.
Un taxi ci condusse a casa della nonna e del nonno che ci aspettavano fuori il giardino con ansia.
Scesi dalla macchina e corsi verso la nonna, fregandomene delle valigie, fregandomene di mia sorella e Holly che per una volta avrebbero fatto la straziante fatica di portare anche la mia valigia oltre alle loro quattro valigie.
Non vedevo la mia amata nonnina da tre anni oramai, abitando in Inghilterra avevo dovuto pagarmi io l’aereo, aspettando quindi un bel po’ prima di accumularmi i soldi, mentre mia sorella aveva solamente dovuto sbattere i piedi e strepitare per ottenere quello che voleva, cosa che succedeva sempre.
Sin da piccole era così, anche se di solito si dice che la più piccola è quella che viene più accontentata e più amata dai genitori, ma ovviamente la mia famiglia era molto particolare e per forza doveva essere il contrario della normalità.
Zoe aveva diciotto anni, quasi diciannove e continuava a comportarsi come se ne avesse semplicemente dodici. Ma perché stavo pensando a lei invece di abbracciare anche il nonno? Detto, fatto. Corsi tra le braccia di mio nonno, che mi stringeva come faceva quando avevo solo tre anni. La vita era più semplice a quell’età, non c’erano tutti i problemi che stavo vivendo in quel momento, da bambina non avrei mai avuto l’idea, la sola fantasia che la vita potesse essere così strana e ingiusta.
Entrammo in casa, passammo un pomeriggio fantastico, ma che avete capito? Io, il nonno e la nonna passammo un pomeriggio fantastico a chiacchierare di tutto quello che avevo fatto in questi tre anni che non ci eravamo visti, della mia prima cotta, del mio primo fidanzato, una prima volta non c’era stata, ma nonna non toccò l’argomento, sapeva che odiavo parlare di cose intime davanti al nonno perché la sua mentalità antica non gli permetteva di pensare che prima del matrimonio qualcuno potesse andare a letto con la persona che si amava, ma vabbe, era la sua ottica e noi non potevamo cambiarla.
Zoe lanciò un urlo che interruppe le nostre chiacchiere e la nonna, che non conosceva a che punto di pazzia potesse arrivare mia sorella, corse in salone dove Holly era in preda a una crisi di panico e Zoe si sventolava con la manina, segno che stesse per svenire.
Causa? Quei cinque.
- Che diavolo.. ? – sbottai andando in salone mentre vedevo mia nonna fulminarmi con lo sguardo perché avevo espresso troppo esplicitamente i miei pensieri, per lei era grave anche urlare ‘cappioletto’.
- I – ragazzi – saranno – all’Hollywood Place – stasera. – disse tutto scandendo ogni parola mentre prendeva fiato. – Noi – andremo- lì – questa – sera. -
Holly stava per svenire, non riusciva a capacitarsi che li avrebbe visti e forse mi avrebbero finalmente lasciato in pace, forse i miei sogni si stavano avverando.
Guardai distrattamente l’orologio, dovevo fare una doccia.
Andai in camera e poi in bagno. Stetti sotto la doccia per un’ora intera, credo.
Era tutto così rilassante, così calmo, così .. così, era solitario.
Una sorta di paradiso che profumava di vaniglia e limone, i miei capelli lunghi e biondi mi cadevano sulle spalle, stranamente non mi pizzicavano sulle spalle, che fosse l’effetto della California?
Un urlo. Come stavo dicendo, era tutto così calmo, così quieto… ma quella pace venne spezzata dall’ennesimo urlo, riuscivo a capire che quella che strillava nervosamente era mia sorella, seguita dal fastidioso eco di Holly.
Uscii dalla doccia, mi rivestii e uscii dal bagno con i capelli bagnati.
- Ma nonna non è possibile! – urlava Zoe in preda al panico.
- Non è colpa mia se stasera io e tuo nonno dobbiamo andare alla riunione del club di tango, insomma abbiamo le finali tra quattro settimane e non possiamo permetterci di perdere! -
Perché beh, sì. Mia nonna e mio nonno avevano sessantacinque anni e amavano ballare, erano iscritti a una scuola di danza di tango da tre anni più o meno, ma io personalmente non li avevo mai visti danzare.
Quell’idea mi faceva sorridere, pur essendo così giovani loro si divertivano ancora facendo quello che più gli piaceva, era così bello dopo tanti anni di matrimonio.
- Nonna, ma non posso proprio portarla con me! – sbottò Zoe guardandomi.
- Un attimo! – urlai andando al centro della stanza. – Portarmi dove!? – sbottai guardandoli tutti, uno ad uno.
- Alla festa, tesoro! – la nonna mi venne incontro, stringendomi in un abbraccio.
Sapeva che pur avendo quasi diciassette anni (li avrei compiuti dopo una settimana) ero più matura di quella diciottenne senza cervello di mia sorella.
- Ma nonna! – urlai con una faccia triste, la faccia da cucciolo era la mia ultima speranza.
- Scusami amore mio, ma dovrai andarci… - la guardai rassegnata.
Andai in bagno sbuffando e mi asciugai i capelli, li asciugai in un’ora credo, anche il braccio si opponeva oramai.
mi stavo asciugando i capelli e così non sentii arrivare mia sorella, ma me la ritrovai dietro le spalle mentre mi aggiustavo i boccoli.
- Che vuoi? – sbuffai.
- Sorellina, sto per realizzare il mio sogno, non sei felice per me? -
- Sì, sono felice per te, ma io mi scoccio in una maniera assurda di venire. -
Lei mi guardò e , dopo essersi aggiustata il trucco, tornò a vestirsi in camera sua.
Così feci anche io, la nonna e il nonno erano già andati via, così dovetti dare spinta a tutto il mio senso di volontà per vestirmi.
Non avrei combinato niente, perciò optai per una camicia bianca e una gonna nera che arrivava fin sopra il ginocchio. Misi la camicia nella gonna e poi un giubbino di jeans da sopra a questa. Infilai i miei stivali marroni tacco otto e presi la mia borsa.
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Mi portai un libro nel caso la festa si fosse rivelata noiosa, cosa che credevo sicuramente accadesse.
- Allie, sei pronta? – domandò Zoe, ansiosa.
La raggiunsi con fare scocciato e poi mi fermai a guardare lei e Holly, erano due ragazze fastidiosissime, ma per come si erano vestite avrebbero fatto perdere la testa a quei ragazzi, ne ero convinta.
Il vestito di mia sorella era spettacolare, il corpetto era di un rosa carne, paiettato da piastrine dello stesso colore, a giromaniche. La gonna era a strass, marrone scura con delle paiette di un color oro. I capelli lunghi e neri portati da un solo lato della spalla, evidentemente fermati da qualche forcina e le scarpe color carne, lo stesso colore del corpetto. Un trucco leggero ma efficace, era bellissima.
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Holly aveva optato per un vestito nero stile impero, c’era un taglio sotto il seno. L’estremità del vestito era contornata da strass color oro mentre questo cadeva sulle sue gambe in veli di pizzo neri e sottili.
Le scarpe erano nere e semplici, molto alte direi e i suoi capelli marroni lasciati sciolti, lei poteva permetterselo. Trucco nero, mascara e rossetto rosso. Anche lei era bellissima.
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- Hai finito di farci la radiografia? – sbottò Zoe.
- Sì, scusate. – le guardai andando in macchina.
Mi fiondai nel posto davanti, quello accanto al guidatore e accesi lo stereo.
Poi, dato che loro continuavano a lanciare urletti striduli, mi misi le cuffie nelle orecchie e mi esternai, nuovamente, dal mondo.
Ci volle una bella ora prima di arrivare al locale, e nel frattempo la notte era calata, meno male che avevo messo quel giubbotto di jeans.
- Non c’è un parcheggio, dovrai rimanere in macchina. – mi disse Zoe mentre mi dava le chiavi dell’auto e io mi spostavo al posto del guidatore.
- Yuhu! – urlai, facendo la finta esaltata.
Erano le nove. Accesi la luce della macchina e mi misi a leggere.

Nel frattempo in discoteca…
Le ragazze erano finalmente riuscite ad entrare nel locale, colmo di gente, quasi non respiravano. La folla era in delirio e lo diventò ancora di più quando una voce, non si capiva da dove venisse annunciò l’arrivo dell’esibizione dei ragazzi, finalmente Zoe e Holly li avrebbero viste.
Esaltate cercarono di raggiungere un posto sotto il palco, la terza fila andava bene.
I cinque arrivarono sul palco, con la loro solita schiettezza e la loro apparente sicurezza che li caratterizzava, quella era sicuramente una qualità amata dalle loro fans.
Cantarono ‘Kiss You’, il loro ultimo singolo e poi scomparsero.
C’era chi era uscito dal locale per cercare di ottenere un autografo o una foto, ma era come se si fossero volatilizzati.
Si trovavano sul retro del locale, ma questo nessuno lo sapeva.
Ai ragazzi era stato raccomandato che, se avessero voluto girare il loro film in 3D, non avrebbero dovuto esporsi troppo alle telecamere e ai paparazzi, che oramai inventavano ogni momento una falsa storia su di loro.
- Ragazzi ho bisogno di una boccata d’aria! – urlò Harry, il più giovane del gruppo.
- Sì, ma non farti scoprire sennò siamo fritti! – Liam ricambiò l’urlo, raccomandando all’amico di stare attento.
Harry scese le scale e aprì la porta che dava sul retro con una fretta impossibile, aveva bisogno di respirare aria pura.
 
Allison invece…
Il mal di testa incombeva su di me, ma quanto tempo era passato? Avevo finito di leggere il nuovo libro della Rowling, bellissimo come gli altri, e mi affrettai a vedere che ora si era fatta.
- Mezzanotte!? – urlai.
Presi le chiavi della macchina e scesi da questa, poco mi importava se avessero fatto la multa a mia sorella, così imparava.
Intanto mi diressi verso l’entrata del locale e notai, come mio disappunto che molte persone stavano ancora facendo la fila per entrare.
Sbuffai e mi diressi sul retro del locale, la musica si faceva sempre più ovattata alle mie orecchie.
- Io l’ammazzo quella scema! – urlai.
Entrai in un vicoletto, non c’era nessuno.
Scorsi una porta e mi avviai per aprirla, avevo capito che si trattasse di un’entrata secondaria, quando misi la mano sulla maniglia questa si aprì, e , come se non bastasse, acchiappai una porta in faccia.
Caddi con il fondoschiena atterra mentre mi massaggiavo la testa, la vista era un po’ offuscata a causa della botta.
Scorsi una sagoma alta piegarsi verso di me, e quando si avvicinò la vista tornò quasi normale.
- Non l’ho fatto apposta, scusa! – urlò questo ragazzo, che credevo di aver visto già da qualche parte. -
Lo esaminai bene, capelli ricci e castani, occhi verdi, molto verdi.
- Io ti conosco. – dissi lamentandomi mentre mi alzavo da terra, aiutata da lui.
- Già, chi non mi conosce? – mi sorrise, quel sorriso mi fece uno strano effetto.
- Io non lo so come ti chiami. -
Mi guardò, come se avessi detto la più grande cretinata sulla faccia della Terra.
- C-come non lo sai? – balbettava a causa mia? – Harry Styles, cantante degli One Direction. – mi porse la mano, ma io non la strinsi, mi limitai a enunciare un ‘mhh mhh’ di assenzio. 

look at me! 
AHAHHAHA questo capitolo fa CA-GA-RE. Vi ho fatto lo spelling.
E' solo che non so come descrivere bene questa cosa che mi è venuta in mente, credo che sia una storia fuori dal normale no?
Non mi dilungo perchè proprio non ho il tempo, è tardi e tra poco mio padre mi butta una scarpa appresso se non spengo il pc, solo che avevo bisogno di aggiornare.
Allora lasciate una recensione? Il capitolo di prima vi è piaciuto e ne sono contenta. Vi ricordo, più di dieci parole sennò mi arriva come messaggio ed è inutile.
Se volete seguirmi su twittah sono @AnnieGrangerS. Ricambio chiunque mi segua.
LASCIATE RECENSIONI, NON VEDO L'ORA DI LEGGERE I VOSTRI CONSIGLI.
Un bacionissimo forte e al prossimo capitolosss <3
Annachiara.

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Capitolo 4
*** three; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 

- Quindi tu saresti una delle cinque cause che mi rovinano la vita? – la mia faccia era impassibile, lo guardavo, aspettando una sua reazione.
Poi pensai a mia sorella, avrei dovuto dirglielo o no che lo avevo incontrato, lui, una delle ragioni del suo sorriso? Beh, per ora non lo avrei fatto, anche perché non avevo la minima idea di dove fosse.
- Io? Rovinare la vita a te? – mi guardò, incrociando le braccia.
- Sì, tu. – le incrociai anche io, imitando la stessa posizione in cui si era messo lui.
- E scusa, se ti ho appena conosciuta come ti avrei rovinato la vita? -
- Mia sorella è ossessionata con il tuo gruppo. – risposi semplicemente. – A proposito di mia sorella, devo andare a cercarla. Potresti farmi passare? – Il mio tono era irritato, potevo finalmente buttargli in faccia ciò che pensavo di lui, anzi di loro cinque se li avessi visti. NO, NON ERA UN PREGIUDIZIO.
Ero stanca, stanca di trovarli dappertutto, cavolo. Quella doveva essere la MIA vacanza in California, il MIO stacco dal mondo e invece no, mia sorella doveva per forza rovinare tutto. Ora anche loro si mettevano in mezzo, la pacchia era finita, anzi mai iniziata!
Si mise davanti a me, di conseguenza bloccandomi il passaggio.
- Tua sorella è carina quanto te? – si aggiustò i ricci facendo una strana mossa con le mani e poi con uno scatto della testa tirò su il ciuffo, piazzandolo sopra la testa.
- Punto primo sì, mia sorella è molto carina. Punto secondo no.. no guardarmi con quegli occhioni verdi. Punto terzo, posso entrare? -
Feci un passo in avanti, cercando di sfuggire al suo corpo grande e muscoloso ma la testa mi girò, era come se qualcuno mi avesse preso a calci in testa.
Mi misi una mano sulla fronte, sentivo un qualcosa in gola, un sapore aspro, ma ingoiai e mi sentii avvolta da delle braccia.
C’era qualcuno che diceva ‘Tutto bene? Tutto bene?’ ma la voce era ovattata, era come se fosse lontana chilometri.
Poi tornò normale e quando mi voltai vidi il viso del riccio a pochi centimetri dal mio.
Mi scansai di scatto tenendomi la mano sul cranio.
- Sto bene. – gli sputai in faccia.
- No, andiamo da un dottore, è colpa mia se stavi perdendo i sensi. -
Lo fissai. – No, quale dottore? – sbarrai gli occhi.
- Un mio amico su. – disse avvolgendo il mio busto con la mano.
Notai una macchina gialla parcheggiata a qualche passo dalla porta, era sempre nella stradina isolata.
- Come c’è arrivata qui!? – sbottai tenendo la mano sulla fronte, quella sensazione stava tornando.
- Josh è un santo. – sorrise Harry entrando. – Come si chiama tua sorella? – mi disse aiutandomi a salire.
- Zoe , Zoe Reed. – entrai e vidi questo Josh chiudere la portiera, solo dopo avermi messo la cintura.
- Josh, porta Zoe a casa e… -
- C’è anche Holly, la sua migliore amica. – dissi con un filo di voce.
- Porta Zoe e Holly a casa, io porto la scorbutica dal medico. – disse ammiccando all’amico.
Josh scoppiò in una risata, avevo voglia di zittirlo ma quella sensazione stava diventando sempre più forte. Diventai bianca in volto e Harry se ne accorse.
- Non..non mi sento molto bene. – dissi tossendo un po’.
- No, non nella mia Lamborghini. – disse coprendosi gli occhi con una mano.
Mi spinsi con la testa fuori dalla portiera, Josh era stato previdente e la aprii.
- NO! NON LE MIE SCARPE NUOVE! – urlò.
Mi era impossibile capire il perché stavo vomitando anche l’anima ma dopo essermi ripulita la bocca e dopo aver poggiato una mano sullo stomaco tornai con la schiena sul sedile.
- Ma cazzo perché mi portate solo guai? – urlai mettendo il braccio sugli occhi.
- Cintura. – disse Harry facendo gesto all’amico di rimettermela.
- Portiera. – fece lo stesso, sul serio stava ai suoi ordini manco fosse il suo servo?
Non stavo bene per urlargli di farmi scendere, avevo poche forze. Ma che mi aveva fatto quello stregone senza scrupoli?
Partì velocemente, uscendo dalla stradina.
- Sai che non so ancora il tuo nome? – mi rimproverò, tenendo le mani sul volante.
In quell’istante ci girammo entrambi per guardarci, lui era curioso, si capiva dal tono di voce che aveva usato prima e io ero nervosa e ansiosa di tornare a casa a stendermi nel mio lettuccio caldo.
- Allison. – guardai fuori dal finestrino.
- Bel nome, Allison. – soffocò una risata.
Il silenzio incombeva e così, con una mossa veloce, aprì la radio.
Toh, la casualità.
- Oh I just wanna take you anywhere that you like, we can go out any day , any night, baby I’ll take you there, take you there, baby I’ll take you there yeah… oh..-
- No per favore. – dissi mettendo la testa sul sedile.
- Che c’è? Non ti piace? – urlò sconvolto, frenando di botto perché non aveva visto il semaforo diventare rosso.
- No. – sbottai seria.
- Che!? – urlò, in preda al panico.
- Non mi piace, capisci? – lo fulminai con lo sguardo.
- Quindi neanche io, cioè neanche noi ragazzi ti piacciamo? -
- Non è che non mi piacete, figuriamoci siete belli, giovani e altolocati, avete una bella voce, tante ragazzine che vi vengono dietro come cagnolini.. ma io non sono una di quelle ragazze. – sorrisi spiritosamente.
- Dai.. – disse ridendo. Mi guardava ma io non cambiavo espressione. – Sul..sul serio non ti piacciamo? – mi guardò.
- No, e ora desidererei andare a casa. -
- Andiamo dal medico, non si discute. – partì, il semaforo era diventato verde.

Dal medico…
- Segui la luce con gli occhi… -
“Stupida lucina” .
- No, non hai nessun trauma, solo una botta presa in modo brusco. E’ colpa tua Harry, no? -
Sbuffai mentre mi tenevo il ghiaccio sulla testa.
- Un bernoccolo e poi passa tutto.-
- Yuhu. – affermai scocciata.
Il cellulare di qualcuno continuava a squillare, vidi Harry che mi fissava quando capii che era il suo.
- Che fai non rispondi? -
Mi guardava, poi scosse la testa.
- Ah sì giusto. -
Prese il cellulare e si diete una forte botta sulla testa, senza neanche aver pronunciato la parole ‘pronto’.
- Sul serio, Niall? – una pausa, guardava il pavimento. – Cazzo allora devo trovare una soluzione. Come hanno fatto? – pareva incredulo, si passava una mano tra i ricci, stringendoli di tanto in tanto, poi li lasciava andare, era come se riprendessero fiato.
Mi prese per mano e poi chiamò il medico.
- James, per favore. Mi presti la tua macchina? Te la riporto domani. – lo guardava, implorandolo.
- Scusa Styles ma la sto ancora pagando, non mi sembra il cas.. -
Lui lo bloccò, sorridendogli.
- Uno scambio. – prese le chiavi della Lamborghini e gliele diede. Lo aveva fatto sul serio?

In macchina…
- Mi spieghi perché stiamo andando dalla parte opposta a casa mia? – lo guardai.
- Ehm.. dobbiamo fare una fermatina prima. – sorrise mostrandomi i denti.
Sbuffai e accesi la radio.
- Yuhuu, Pink! – urlai sorridendo, la prima cosa bella della serata.
Arrivammo in una villetta, stavano apparentemente dando una festa.
- Che? – mi guardavo intorno.
- Allie, è casa mia. – sorrise.
- Ma che ci facciamo anzi, che ci faccio qui? – lo guardai scendendo dalla macchina.
Mi alzò il cappuccio della felpa che prima mi aveva prestato e lo guardai.
- Mamma deve presentarmi le figlie del produttore del nostro film, manco solo io all’appello. Liam, Niall, Zayn e Louis sono già qui. – mi sorrise e mi fece entrare in casa, portandomi in una stanza con un letto con delle lenzuola bianche e rosse.
Era molto grande e c’era un balcone di vetro trasparente, senza tende.
- Ecco, la camera degli ospiti. Sei mia ospite ora. – sorrise. – Non uscire, torno subito. – mi guardò uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Mi affacciai al balcone, lui si era catapultato giù in giardino.
Vidi due ragazzine entusiaste stringergli la mano.
- Ragazzi questa è una nuova canzone a cui stiamo lavorando per il nostro nuovo album, è per voi! -
Mi lanciò un’occhiatina prima di iniziare a cantare.
Il biondino suonava la chitarra, era una melodia così piacevole.
Le parole si perdevano nell’aria, quelle voci così delicate, così soavi mi ispiravano tranquillità.

But baby if you say you want me to stay
I’ll change my mind
Cause I don’t wanna know I’m walking away
If you’ll be mine
Won’t go, won’t go
So baby if you say you’ll want me to stay, stay for the night
I’ll change my mind.

 
Ma piccola,se tu vuoi che rimanga,
cambierò i miei pensieri..
Perché non voglio sapere che sto andando via
Se sarai mia
Non andartene,non andartene,
Quindi piccola,se tu vuoi che rimanga,
rimanga stanotte,
cambierò i miei pensieri.

Look at me! 
Ziao a tutti. :))
Scusate per l'immenso ritardo ma in questi giorni il tempo per scrivere è stato pochissimo e ancora di meno la voglia. Stupido mal di stomaco e stupida scuola.
Che ne pensate del capitolo?
Anche lo spazio autrice è corto perchè tra poco mio padre mi prende a ciabbattate se non stacco che domani c'è scuola. *si spara*
Lasciate commentini, ricordo che devono essere più di dieci parole, merci. 
Se volete zeguirmi su twitter sono @AnnieGrangerS, non chiedetemi il perchè del nome, non lo so, lol.
Vi mando un forte kiss e al prossimo capitolozzo. <3

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Capitolo 5
*** four; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 



Non era possibile, stava succedendo proprio a me?!
Era tutto così stupido, tutto così insignificante. Io in quel momento sarei dovuta essere nel mio lettino, pronta a dormire per poi svegliarmi fresca e riposata la mattina dopo, andare in spiaggia e divertirmi.
Ma no! Ero affacciata al balcone della stanza degli ospiti di un estraneo, apparente cantante famoso di una band, mentre lui si esibiva assieme al resto del gruppo in quello che sembrava un cortile di una reggia, con aggiunta di gazebo e piscina.
Dico io, era un incubo?
Ma poi la cosa più brutta era che stavo andando in trance.
Quando quei cinque iniziarono a cantare le loro voci entrarono nella mia testa e non volevano saperne di andare via, erano soavi, limpide, piacevolmente armoniche, erano il cantante migliore che avessi mai ascoltato.
Guardavo lui, quel ricciolino, guardavo i suoi lineamenti perfetti, quei suoi ricci precisamente scolpiti, uno per uno, come se si fosse messo lì ad arricciarli e chissà quanto tempo ci aveva messo e poi i suoi occhi che ogni tanto alzava verso di me, poggiata sulla ringhiera di quel balcone color crema.
Una leggera brezza faceva ondeggiare i miei boccoli d’oro, ero sicura che non fosse colpa del vento, iniziai a sentire caldo, quando Harry, prima di concludere la canzone, mi lanciò un occhiata e sorrise, un sorriso che non avevo mai visto prima, un sorriso perfetto.
Scossi la testa.
- Che cazzo fai Al? -
Sbottai guardandomi intorno.
Che ci facevo io lì?
Entrai nella stanza, uscii frettolosamente alzandomi il cappuccio della felpa di Harry, aveva un profumo buonissimo, sembrava un misto di vaniglia e menta, mi misi le mani sulla fronte, non avevo la minima idea di dove andare.
Scesi le scale che prima mi avevano condotto in camera, c’erano poche persone ma non appena mi videro si voltarono, non ero famosa, non mi conoscevano.
Scorsi una porticina sul retro, la aprii e mi ritrovai in un garage.
- Almeno lontana da occhi indiscreti! – sbottai.
Stavo parlando da sola?
Mi guardai intorno, c’erano ben quattro macchine, ognuna di colore diverso.
Una Lamborghini blu, una Ferrari ovviamente rossa e una Porsche gialla.
Possibile che fossero tutte sue?
Sentii la porta aprirsi, sentii lo stomaco contorcersi, se fosse stato qualcuno che non conoscevo e mi avesse preso per una ladra? La storia di essere stata “rapita” da Harry Styles non avrebbe attaccato, avrei dovuto pensare a una scusa sul momento.
Mi voltai.
- Che spavento! – urlammo in coro.
- No, tu mi hai fatto spaventare! – urlai, mettendomi una mano sul cuore.
- Sì e invece tu? Non ti ho più trovata nella stanza degli ospiti, che ne sapevo io se qualcuno ti aveva trovata e presa per una ladra!? – urlò, puntandomi il dito contro.
- Gli avrei detto che mi hai rapita nel bel mezzo della notte e poi mi hai portata qui senza che io fossi d’accordo. -
Lo vidi, che si muoveva con calma, andare verso un piccolo armadietto appeso al muro, lo aprì e mi guardò.
- Scegli una macchina. -
- Devo scegliere una macchina? – inarcai entrambi i sopraccigli, guardandolo.
- Sì, scegli una macchina! -
- Ok, ok! – sbottai.
Le guardai tutte, una ad una.
- Questa. – indicai la blu.
- Olivia? – chiese.
Sbarrai gli occhi.
- Dai un nome alle macchine? -
Sentìì il “bip-bip” della macchina, tipico rumore di quando si apre, aprii lo sportello ed entrai.
- Sì, la Ferrari è Jennifer e la Porsche è Sandra. – mi sorrise, con la lingua tra i denti. Mi immobilizzai a quella visione, possibile che potesse esserci tanta bellezza in una sola persona?
Scossi la testa.
- No, va benissimo. – presi la cintura. – Abito a Hollywood, quanto ci metteremo? – incastrai il gancio facendolo schioccare, la sistemai bene e poi lo guardai, aveva appena fatto alzare la porta automatica del garage.
- Un’oretta.. – guardò l’orologio – se vuoi puoi riposare, sono le due, mi spiace che sei rimasta sveglia fino a quest’ora per colpa mia. – mi guardò, aveva una faccia mortificata.
- Sì, muoviti. – dissi poggiando la testa sullo schienale del sediolino, era stranamente comodo. Sentivo Harry canticchiare ogni tanto, aveva una voce graffiata ma allo stesso tempo cristallina e dovevo proprio ammettere che era una delle più belle voci che avessi mai sentito, era tutta un’altra cosa dal vivo.
Mi addormentai, stanca, dopo circa un quarto d’ora di tragitto.
Ogni tanto sentivo Harry parlare, secondo me cantava per rimanere sveglio, sonnecchiavo, grugnivo anche di tanto in tanto, quando si faceva prendere dalla foga e iniziava a cantare, impedendomi di poter dormire in santa pace.
Mi sentii picchiettare due dita sulla spalla, eravamo finalmente arrivati?
- Allie, siamo.. siamo a casa.. – mi sorrise, quando finalmente aprii gli occhi.
Me li stropicciai, sorridendogli spontaneamente.
Mi guardai intorno, aveva centrato il quartiere ed era arrivato proprio sotto casa di mia nonna.
- Beh, è stato un piacere, Harry. – uscii dalla macchina, sbattendo la portiera.
Ero tornata in me, al diavolo Harry Styles, al diavolo gli One Direction, al diavolo le celebrità, al diavolo mia.. mia sorella!?
Speravo che quel Josh l’avesse riportata sana e salva e ne ebbi la conferma quando, dopo essere entrata cautamente in casa, feci capolino sulla porta di camera sua e la sentii russare.
Sorrisi e scesi in cucina per un bicchiere di latte.
- Che bello, è tutto finito. – sussurrai prendendo il cartone dal frigo e versandomene un bicchiere.
Lo sorseggiai, poggiandomi con la mano libera sul tavolo, guardando il buio fuori dalla porta che si trovava in cucina, attraverso le tendine bianche ornate con fiorellini verdi di pizzo che coprivano il vetro che c’era sulla metà superiore della porta.

Harry’s pov.
Quella Allison era una pazza, come poteva non amarmi?
Insomma io ero uno dei ragazzi più adulati al mondo ultimamente, assieme ai miei compagni ovvio, ma non era possibile che una ragazza bella come lei non potesse andare pazza per me, per la mia voce, per i miei occhi, per i miei denti, per i miei riccioli.
Me lo ripeto sempre che se fossi stato una donna mi sarei stuprato da solo.
- Bah, le donne. – sbottai, accendendo il motore e quando fui pronto per fare marcia indietro e uscire dal cortile m’imbattei nel mio peggior incubo, i paparazzi.
Li odiavo da morire, volevano trovare notizie succose su di me e i ragazzi, ora loro erano a casa mia, così che dopo la festa non si sarebbero dovuti muovere, evitando di dare scandali ed io, “intelligente” com’ero stato, invece di prendere la macchina di James avevo preso la mia Lamborghini, la mia piccola, esponendomi volontariamente al pericolo. Ma a che pensavo?
Sarà stata colpa diquella Allie.
Con i suoi occhi azzurri che ti risucchiano, portandoti a provare ventimila emozioni contemporaneamente, e poi quella sua voce irritante, che sembra allo stesso tempo quella di un angelo, quella che quando inizi ad ascoltarla non vuoi più smettere di sentirla anche se parla come una macchinetta e riesci a capire la metà delle parole, colpa sua, di quella ragazza, di quella Allison.
- No, no, no! – mi sbattei la mano sulla fronte, abbassandomi sul sediolino, facendomi arrivare il volante al mento, piegando le ginocchia in modo da poterci entrare.
Guardai lo specchietto retrovisore, erano andati via ma non potevo rischiare.

Allison’s pov.
Mi affacciai alla porta.
- Ancora tu?! – urlai sussurrando, sì, avevo urlato sussurrando.
- Ti prego, dammi un posto dove poter stare stanotte, ti pago, ventimila dollari vanno bene? -
Lo guardai, pronta a chiudergli la porta in faccia, ma mi fece una faccia da cucciolo e si mise a mo di preghiera, implorandomi.
- Ti prego! -

Il garage della nonna era molto grande, ci sarebbero sicuramente entrate due macchine e, oltre alla sua amatissima Petunia, la sua Lamborghini ci sarebbe entrata. – Tieni! – gli porsi una coperta che presi dallo stipo. – Vedi di sparire entro le otto, credo che la nonna venga a prendere le cose per il mare domani a quell’ora, è molto mattiniera. – incrociai le braccia, guardandolo.
- Ti serve altro? -
Lui sorrideva.
- C’è qualcosa che posso mettere per.. beh, mimetizzarmi domattina, nel caso, sai, loro fossero ancora qui.. -
Senza neanche darmi il tempo di rispondere iniziò a frugare in uno scatolone e tirò fuori un cappello, semplice e nero, di quelli con la visiera.
Se lo infilò, schiacciando molti dei suoi ricci.
- Come sto? – mi sorrise.
Lo guardai, troppi ricordi legati a quel cappello.
- Era di mio fratello. – sorrisi, ripensando a quando da bambini volevo che me lo prestasse e lui non mi permetteva di giocarci, era il suo preferito.
- Ora è al college, lo vedo due volte all’anno. – gli sorrisi.
Se lo levò subito. – Scusa io non.. -
- No tienilo, ti sta piuttosto bene. – gli sorrisi. – Altro? – domandai.
Mi guardò, senza parlare, sorrise, non era un sorriso a trentadue denti, era un adorabile sorrisetto, mostrava quelle sue due fossette, e i suoi occhi brillavano, come se avesse visto l’ottava meraviglia del mondo.
Ma io sapevo cosa stava facendo.
- Non guardarmi così. – mi lamentai.
- Come? – mi guardò.
- Tu ti aspetti che guardandomi così come fai tu, con quegli occhi verde smeraldo, io cada ai tuoi piedi, ma ti sbagli. Io non sono come le altre. – lo guardai, gesticolavo e balbettavo, anche io non ero sicura di quello che stavo dicendo.
- Ciao Harry. – lo guardai, per poi uscire dal garage e sentire un ‘Ciao Allie’ perdersi nell’aria, prima del rumore che faceva la porta del garage mentre si chiudeva.
Rientrai in casa.
Quella era stata la peggiore serata della mia vita. 


ALOHAAA! 

Eccomi qui con il nuovo, nuovissimo capitolo.
Io non la sopporto più questa Allie cioè vorrei esserci io al suo posto, di che si lamenta!?
Mi sembrano i miei conflitti interiori. AHHAHAHAH
Allora, che ne pensate di come sta andando la storia?
Volevo solo informare che questa non sarà una Fan Fiction da 147852369854256985 (mi è uscito il 69, non l'ho fatto apposta, mlmlmlml OuO ) capitoli, ma ce ne saranno massimo 10.
Non voglio dilungarmi troppo, e poi ho già in mente la nuova Fan Fiction.
A breve concluderò anche 'Puah, la mia vita fa schifo' tanto la seguite in pochi, è inutile farmi il culo per tre recensioni.
Vedo che questa è più seguita ma su, al primo ne ho avute 8, al secondo 5 e al terzo solamente 3, su, ci rifacciamo con questo? 
Vi mando un bacione.
Annachiara.

Twitter - @AnnieGrangerS. <3

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Capitolo 6
*** five; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 

Mi rigiravo nel letto, che serata era stata quella di ieri sera!
Non avevo voglia di alzarmi, avendo fatto le tre di notte ero anche giustificata, ma questo mia nonna e mio nonno non lo sapevano.
Avevo lasciato un biglietto a mia sorella, intelligentemente la sera prima, proprio perché non avevo voglia di starle lì a spiegare dove ero andata a finire la sera prima, così mi ero giustificata di aver avuto un mal di pancia improvviso e di aver passato la notte nel bagno a vomitare, il che poi poteva anche succedere, per le parole smielate che quel riccio mi aveva apparentemente cantato… ma perché ci stavo pensando?
Una doccia veloce, il vestirmi con dei semplici pantaloncini, una canotta blu chiaro e le mie amate superga color oltremare (http://www.polyvore.com/senza_titolo_428/set?id=63867479) mi era bastato, mia sorella e Holly si erano messe in testa di voler andare alla “Venice Beach” , apparente spiaggia frequentata dai VIP, di conseguenza frequentata dagli One Direction.
Scesi giù, traballando ancora per le scale, erano solamente le nove e io sarei potuta crollare dal sonno in un batter d’occhio e non volevo accadesse, non volevo dare nell’occhio.
Sbadigliai e poi mi sedetti a tavola, la nonna e il nonno erano stanchi, e io sapevo il perché: c’era Zoe che non smetteva di raccontare loro com’era stato bello vederli esibirsi dal vivo, di com’erano vestiti, dalla punta dei capelli ai calzini, di come le loro voci erano state armonizzate bene e secondo me e la mia modesta testolina aveva detto loro anche quanti passi aveva fatto prima di poterli vedere.
Poi c’era Holly che non si capacitava di averli visti e, a differenza di mia sorella che dava a vedere il suo evidente entusiasmo, se ne stava lì, ad annuire a qualche affermazione di mia sorella. Forse era per questo che da un lato Holly mi piaceva, taciturna, riservata, era un po’ come me, ma quando stava con mia sorella diventava più estroversa, e forse ci voleva anche perché le persone diverse a volte si attraggono, come le calamite giusto?
E poi lei era così carina, bionda, proprio come me, aveva i capelli lunghi fino alle spalle, che cadevano in piccoli boccoli, un po’ come i miei, ma più belli.
I suoi occhi color nocciola riempivano la stanza quando sorrideva, perché nessuno poteva fare a meno di notarli e per quanto potessi “odiare” lei e mia sorella perché non facevano altro che parlare di quei cinque dalla mattina alla sera, erano due splendide ragazze, apparte la pazzia, ma ero sicura che se quei cinque le avrebbero incontrate si sarebbero presi una bella sbandata.

- Mi passi lo sciroppo d’acero? -
Sobbalzai dalla sedia, mettendomi composta, ero così sovrappensiero che mia sorella mi aveva dovuto ripetere non so quante volte quella domanda.
Presi la bottiglia ma mi accorsi che era vuota.
- Peccato, è finito. – dissi mentre la maneggiavo guardandola.
- E’ in garage l’altra – la nonna sorrise a mia sorella, per incitarla ad andarla a prendere.
- Vado.. – sbuffò Zoe, e subito dopo sentii Holly soffocare una risatina.
- Sì, v.. – mi alzai di scatto.
Ricordai della sera prima, ricordai di aver dato asilo a una povera superstar che non poteva tornare a casa per via dei paparazzi, ricordai del cappello di mio fratello, ricordai che lui, pigro com’era, poteva non essersi svegliato, poteva essere ancora nel mio garage con la sua Lamborghini a dormire beatamente e no, non andava per niente bene.
- VADO IO! – urlai, ma sentii mia sorella che mi strattonava.
- Vado io! – urlò lei.
- No sul serio Zoe, va da Holly, vado io! – le presi il telecomando del garage e corsi fuori in giardino.
- No, ho bisogno di un po’ d’aria! – urlò raggiungendomi.
E se i miei dubbi fossero stati veri? E se realmente Harry era ancora lì dentro cosa sarebbe successo?
1. Mia sorella sarebbe svenuta, andata in coma o probabilmente morta d’infarto.
2. Holly ci avrebbe raggiunte in garage e anche lei avrebbe potuto fare una brutta fine.
3. La nonna e il nonno mi avrebbero tempestato di domande, escludendo a priori che chi aveva potuto farlo entrare lì ero solo io, perché Zoe e Holly non avrebbero potuto MAI e dico mai mantenere un segreto del genere.
4. Mi avrebbero mandata a casa, rinchiusa in un collegio o in carcere per aver tramato contro mia sorella e la sua migliore amica, non dicendole che avevo ospitato un loro idolo.
5. Avrebbero arrestato Harry per omicidio e intrufolamento in casa altrui, perché io ovviamente avrei negato di conoscerlo.
Dopo quest’esilarante scervellamento corsi in direzione di mia sorella.
- Zoe vado io! – scandii bene le parole.
Lei fece per aprire il garage, ma io le presi il telecomando e lo richiusi.
- Oh beh, sarà difettoso! Torniamo dopo, dai! – urlai prendendola per un polso ma ovviamente non riuscii a trascinarla con me.
- No, voglio il mio sciroppo d’acero! Ma che ti viene Allie? – urlò, ricliccando il bottone per aprire il garage.
- Oddio niente! – urlai, ma quando feci per prenderle il telecomando una quinta mano spuntò da dietro le mie spalle.
Mi voltai, era Holly.
Aveva preso il telecomando e aperto il garage.
Avevo sul serio paura, e se fosse stato ancora lì?
Non esitai a mettermi una mano sul cuore e a respirare piano quando vidi il garage vuoto: niente Lamborghini, niente Harry Styles, niente problemi; ero salva.
Mia sorella sbuffando andò a prendere lo sciroppo.
- Io proprio non ti capisco! – mi urlò, tornando dentro, mentre io sorridevo come un’ebete per non averlo trovato lì.

Tre ore dopo…
- Su, andiamo un po’ a Los Angeles, stiamo lì tutta la giornata, ci divertiamo un po’ ! – urlai speranzosa, ma di che mi illudevo? Gli One Direction erano in California per un mese e mia sorella avrebbe mai potuto farsi scappare un’occasione del genere? NO.

Arrivammo in questa spiaggia, era bellissima.
Il sole splendeva alto nel cielo, la sabbia era perfetta, non c’era un solo sassolino, per non parlare del mare cristallino, una lunga stesa d’acqua che mi ricordava tanto le lenzuola candide di mia nonna, trasparente come un bicchiere di cristallo.
- Io vado a cercare la loro macchina, devono essere per forza qui, a Malibu! – urlò mia sorella.
- Io invece vado al bar a cercare Niall, sono sicurissima che sia lì! – urlò ridendo Holly.
Io andai in spiaggia e iniziai a guardarmi intorno, quando vidi un cappello, anzi il cappello, in testa a un ricciolino che riconobbi subito.
Se ne stava seduto su una sdraio bianca con le braccia conserte e faceva finta di dormire.
Mi avvicinai a lui, cercando di trattenere una risata.
- Scusi… - tirai fuori dalla borsa la mia crema solare – potrebbe mettermene un po’ sulle spalle? – dissi agitandola, ma lui per tutta risposta grugnì.
Ridacchiai e poi lo guardai.
- O scusi, stava dormendo? Non volevo svegliarla, ma già che c’è potrebbe mettermela? – la agitai facendola andare a destra e a sinistra nella mia mano.
Grugnì ancora.
Silenzio.
- Che ci fai qui? – sorrisi, ammettendo di averlo riconosciuto.
- Come hai fatto a capire che ero io? – mi guardò.
- Il cappello… - sorrisi.
Annuii, facendomi capire di aver afferrato il concetto.
- Perché sei qui? Ci sono trenta gradi, sei in jeans e felpa… -
- I paparazzi, stavo tornando a casa stamattina quando mi hanno beccato e sono corso qui, sto morendo di caldo e la mia amata Olivia è troppo appariscente, mi seguirebbero e sarebbe la fine. – mi guardò, mordicchiandosi piano un labbro, sapevo che stava per chiedermi un altro favore.
- Tu con che macchina sei? – continuò.
- Petunia, un’amabile macchina d’epoca che mia nonna ama prestarci. – gli sorrisi amabilmente, non l’avrebbe mai voluta in cambio di una Lamborghini.
- E se me la prestassi? Insomma devo tornare a casa, Louis mi ha chiamato mille volte, oggi abbiamo un’intervista… dove sono le chiavi? – mi guardò, supplichevole.
Lanciai uno sguardo a mia sorella, nel frattempo si era stesa sulla sabbia con l’iPod nelle orecchie e gli occhiali da sole.
- Dammi le chiavi. – lo guardai.
- Che?! – era come sconvolto.
- Se noi ti diamo Petunia poi come ci torniamo a casa? – guardai la sua faccia disperata.
Stava per porgermele quando le strinse nella mano.
- Lei è preziosissima – strinse la presa – nessuno sa quanto tengo a lei – mi guardò – ab..abbiatene cura.. – tirò su col naso.
Presi le chiavi e risi, poi con passo felpato arrivai da mia sorella e feci brevemente lo scambio delle chiavi.
Non si accorse di niente.

- Qual è? – mi domandò.
Arrivammo dov’era parcheggiata la nostra amata Petunia.
- Un’auto fucsia?! – sbottò aprendo lo sportello.
- Che c’è? – risi. – Riportamela entro le sei stasera, sennò la nonna chi la sente! -
- Sìsì, a dopo.. – disse entrando quando vide girare l’angolo un furgone nero si mise le mani tra i capelli.
- Entra! – mi urlò, aprendomi lo sportello e colpendomi di nuovo la testa.
- La smetti di colpirmi!? – urlai.
Prese una sciarpa e me la avvolse sulla testa e mi diede i suoi occhiali da sole, per poi prendere una strada sperando di non essere seguito dai paparazzi.
Ero di nuovo in macchina con lui, e non per mia volontà. 


Aioleiah! 
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE per l'immenso ritardo!
Ma tra scuola, compiti e roba varia non ho avuto tempo di scrivervi!
Beh, che ne pensate del capitolo?
Devo scappare, è tardi e domani ho compito di mate, datemi buona fortuna :S
Un bacione a tutti!
Lasciate recensioni, pls. <3
AHAHAHAHAH
Annachiara. <3

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Capitolo 7
*** six; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 

{Prima: Il banner è morto, rip.
Ora è resuscitato. OuO} 


Dopo aver preso l’autostrada Harry continuava a voltarsi cercando di capire se avesse seminato i paparazzi.
Io continuavo a sbuffare, nell’attesa che quel santissimo ricciolino mi riportasse da Zoe e Holly per tornare a casa.
- Possibile che ogni volta debba ritrovarmi in macchina con te? – dissi sbuffando ancora.
- Perché ? Guarda che sei una delle poche ragazze al mondo che può vantarsi di essere venuta non una, bensì due volte in macchina con me. –
- Oh fortunate le altre, allora. – dissi levandomi la sciarpa di seta color carne dalla testa.
- Li abbiamo seminati! – enunciò sorridendo verso di me.
- Yuhu! – esordii io.
- Ridammi gli occhiali. – disse porgendomi la sua mano mentre con l’altra teneva il volante.
Ritrassi il busto e feci aderire la testa allo sportello per niente comodo dell’auto.
- No, mi piacciono questi!  –
- Nono signorina, quelli sono miei! – disse ridendo mentre cercava di prenderli.
- Guarda la strada, scemo. – sorrisi naturalmente, quasi come se fosse stato lui la causa.
- Li prenderò. E te la farò pagare. – sorrise.
- Certo. – bofonchiai.
Girai la testa verso il finestrino ed il panorama era meraviglioso.
Eravamo su un’autostrada che ci permetteva di vedere il bellissimo mare azzurro che riempiva le coste della California, contornato dal cielo più celeste che avessi mai visto, con sfumature bianche e uccelli che svolazzavano contenti.
I piccoli puntini colorati che vedevo erano le persone che erano in spiaggia per prendere sole; essendoci stata anche io fino a pochi minuti prima, sapevo bene quale relax e quale pacchia si poteva provare stando lì, anche per pochi minuti.
E se non fosse stato per Harry e la sua assurda fama che non mi piaceva per nulla, lui non mi piaceva per nulla, sarei rimasta lì a godermi quel posto.
Rimasi in silenzio, ero troppo occupata a fotografare mentalmente quel posto, a raccoglierne quanti più ricordi possibili visto che sarei tornata a in California solamente quando avrei messo da parte tutti i soldi di nuovo, ovviamente la prossima volta avrei strepitato fino alla morte per evitare che mia sorella e la sua amica sarebbero venute con me.
Il silenzio incombeva tra me e l’individuo e, solo dopo, si decise a parlare, anche perché io non avevo proprio voglia di aprire un discorso.
- Hai mai visto Hollywood ? – domandò curioso.
- Certo. – lo guardai.
- Rettifico, sei mai stata a Hollywood con una star del mio calibro ? -
- No, vossignoria. Io sono una comune plebea, non ho mai potuto godere di questo piacere! – le prese in giro erano sempre state il mio forte.
- Oh, allora, umile plebea, le farò godere io di questo piacere scortandola a visitare Hollywood, se vossignoria me ne dà l’opportunità. –
Risi a quell’espressione, chi avrebbe mai detto che fosse così acculturato ?
- Ti senti bene ? – dissi mettendogli una mano sulla fronte, come si fa quando un fratellino o una sorellina minaccia decimi di febbre.
- Benissimo, Alli. – mi sorrise. – Andiamo ? -
Annuii, insomma avevo visto Hollywood quando avevo dieci anni, ricordavo poco.
Harry accese la radio e ovviamente cosa passavano ? What Makes You Beautiful.
- Everyone else in the room can see it, everyone else but you… - canticchiò in coro con la sua voce in radio.
Avevo sentito spesso quella canzone e ne ricordavo tutte le parole.
- BABY YOU LIGHT UP MY WORLD LIKE NOBODY ELSE! – cantai con lui mentre ridevo e facevo finta di atteggiarmi con i suoi occhiali.
- Oh io sono Harry Styles, inchinatevi! – lo imitai mentre ridevo ancora.
- You don’t know, oh oh, you don’t know you’re beautiful, oh oh… - disse guardandomi.
Sentii le guance arrossarsi, i miei occhi si fermarono sui suoi verdi, quel verde perfetto.
Fortunatamente avevo gli occhiali e quindi non notò nulla ma io sbattei le palpebre e tornai a pensare che quella frase l’aveva detta guardandomi solo perché il semaforo era rosso.
- That’s what makes you beautiful! – urlò, concludendo la canzone mentre strinse il mio indice con la mano, guardando però la strada.
Lo guardai ed ero sicura di essere arrossita di nuovo in faccia.
Lasciai la sua presa e scossi la testa mentre vedevo che parcheggiava Petunia.
Aprii lo sportello e scesi mentre mi mordevo piano il labbro inferiore.
Che effetto mi stava facendo ?
- Hollywood l’aspetta signorina. – disse porgendomi il braccio e io, dopo aver esitato, mi ci attaccai mettendomi a braccetto.
- Grazie, ma… come farete voi, o signore, a evitare i paparazzi ? – dissi guardandolo.
Lui non parlò. - … Se ti chiedono chi sei, tu sei Mrs. Jones, okay ? – rise mentre mi tirava per la strada.

Hollywood era meravigliosa, ogni angolo, ogni centimetro di quella città mi faceva innamorare sempre di più.
Vedevo persone che contente camminavano in mezzo alla strada, chi si teneva per mano, chi giocava con i propri figli o chi semplicemente camminava.
Harry mi distolse dai miei pensieri quando comprò una macchina fotografica usa e getta e la voltò, invitandomi a sorridere.
Sorrisi e continuai a fissare l’obiettivo finché non sentii lo scatto.
Harry mi prese per mano, portandomi vicino a una bancarella e comprando un braccialetto intrecciato marrone, mi prese il polso e ce lo avvolse delicatamente attorno mentre io, per l’ennesima volta, arrossivo.
Dopo aver accuratamente fatto un nodo solido afferrò il mio polso mentre mi portava a guardare altre bancarelle, una di occhiali, sulla quale mi comprò la copia identica dei suoi occhiali, ma ovviamente falsi e, dopo aver scattato tante altre foto decidemmo di tornare in auto per accompagnarmi a casa, anche perché era passato un po’ di tempo.

- E’ stato un bellissimo pomeriggio, Harry. – gli sorrisi mentre i miei occhi erano rivolti al braccialetto.
- Ne sono contento, Alli. – disse aprendomi la portiera di Petunia.
Gli lasciai un veloce bacio sulla guancia prima di entrare.
Quando anche lui fu entrato in macchina allacciai la cintura e misi gli occhiali da sole sul naso.
- Allora, torniamo in spiaggia ? – gli sorrisi.
Harry annuì ma poco dopo vidi il suo sorriso sparire completamente, erano di nuovo loro.
- No, no, no! Come ci hanno trovati ?! – urlò.
- Non lo so! – dissi guardando anche io nello specchietto retrovisore, sbandando quando l’auto partì a tutta velocità verso chissà quale meta.

- Ma cavolo, dove siamo? – urlai quando oramai il paesaggio che ci circondava era composto da alberi, terra e aria.
- Non lo so! Ma li abbiamo seminati. – disse sorridendomi. – Ovviamente non possiamo tornare indietro, dobbiamo prendere un’altra strada. -
- Prendo la cartina. – dissi sbuffando.
- Gira a destra! - gli urlai dopo aver aperto la cartina e visualizzato il punto in cui credevo ci trovassimo.
- Sicura? –
- Sì, credo. – dissi storcendo un labbro.
Tutto quello che ottenemmo fu l’addentrarci in una traversina sperduta ancora di più di quella in cui eravamo prima.
Harry prese la cartina e mi fulminò con lo sguardo.
- Che c’è ? – sbottai guardandolo.
- LA TENEVI AL CONTRARIO. – disse serio.
Scoppiai in una risata ma il mio divertimento scomparì quando sentii un boato provenire dal basso. Mi affacciai al finestrino e Harry premette l’accelleratore ma nulla, la macchina non partiva.
- Sono sabbie mobili, dobbiamo scendere al più presto dalla macchina. – disse guardandomi. Aprì lo sportello e salì sul tettuccio dell’auto, aiutandomi a raggiungerlo.
- Come arriviamo a terra? – mi domandò.
- Oh io avrei un modo ma poi dovrei salvarti! – gli urlai.
- Ti ricordo che è colpa tua se siamo qui! – rispose.
- Sì, ma se Mr. Sono seguito dai paparazzi fosse stato attento ora non saremmo qui! -
- Oh, questa te la faccio pagare! – disse puntandomi un dito contro.
- Sono qui! – incrociai le braccia ma una forte scossa mi diede segno che la macchina sarebbe “affogata” in quel fango.
Tirai un tronco verso di me e cercai di salirci sopra ma quando Harry cercò di aiutarmi caddi nel fango, iniziando ad urlare.
Harry corse sul tronco, arrivando a terra e mi tirò fuori dal fango mentre Petunia in un sol tiro vi scomparve dentro.
- HAI UCCISO PETUNIA! – urlai.
Il suo cellulare iniziò a squillare e fu allora che mi accorsi di non aver più la borsa così mi chinai e iniziai a “frugare” nel fango.
- Rispondi Harry! – urlai mentre lui era intento a guardarmi, come se non percepisse il suono del cellulare.

HARRY’S POV.
- Pronto ? -
- Bro, sono Zayn, ma dove sei ? -
- Lascia perdere, è una lunga storia. Tutto bene ? -
- No, oggi è uscita in copertina la tua foto mentre prendevi il sole a Malibu con la tuta, hanno insinuato che ti stavi nascondendo da qualcuno, probabilmente un’ipotetica ragazza e che non avevi tempo per noi… -
- Cavolo. No, ricordi Alli? Sono scappato a Malibu perché casa mia era piena di paparazzi. Cosa possono credere quando vedono una pop star tornare a casa alle sei del mattino ? Una sola cosa. -
- Sì okay, ma torna qui. Noi quattro siamo chiusi a casa dalla mattina alla sera, se per colpa tua non gireremo il film io ti ammazzerò insieme agli altri.-
- Sì, ho capito, ho capito. Torno appena posso, ciao Bro. – conclusi chiudendo la telefonata.
Ero nei guai.

ALLISON’S POV.
Dopo aver trovato la mia borsa e dopo che lui aveva concluso la sua telefonata mi avviai per una stradina non sapendo nemmeno dove mi stavo dirigendo, ma con una sola meta.
 
- Alli, dove vai ? – mi urlò.
- A casa! – mi voltai rispondendo.
- Hollywood è di là! – mi rispose, indicando la parte opposta alla mia, così feci retro marcia e arrabbiata mi incamminai.

AIOLEIHAAH! 
Voi dovete perdonarmi, io non so cosa dire. 
Non ho aggiornato per un casino di tempo e ne sono consapevole ma voi non potete immaginare cosa è successo, anzi quante ne sono successe.
Non sto qui a sperarvi perché sto facendo la corsa contro il tempo e mi sto perdendo una parte significativa di Harry Potter e NON VA BENE.
Il banner è morto(?).
Prometto che aggiorno presto la prossima volta, prometto.
Come al solito, lasciate recensioni, siiii!
Passate anche nella mia nuova FF, ve ne sarei gratissima!
Vi mando un bacio forte.
Annachiara. 

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Capitolo 8
*** seven; ***


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I'm seeing you in a whole new light. 




ZOE’S POV.
La pace di quel posto era qualcosa di meraviglioso: sole, musica, crema solare e la compagnia della mia migliore amica che sfortunatamente non aveva trovato Niall nel bar ed era tornata da me sconfortata.
Purtroppo i ragazzi non erano in spiaggia.
Dopo un’oretta di sano relax io ed Holly decidemmo di tornare a casa perché probabilmente Allison data la noia se n’era andata in giro o magari aveva preso un bus per tornare a casa.
Ma quando feci per cercare le chiavi non trovai quelle della macchina d’epoca di mia nonna, ma quelle di una macchina che non era la mia.
M’incamminai nel parcheggio, assieme ad Holly, mentre premevo il pulsante per l’apertura davanti ad ogni auto, cercando di trovare a quale appartenessero le misteriose chiavi che mi ero ritrovata in borsa.
Dopo vari tentativi una macchina blu, probabilmente una Lamborghini si aprì, così io ed Holly entrammo e cercammo qualcosa per cercare di capire a chi appartenesse.
Dopo poco Holly trovò la patente del proprietario.
- Guarda Zoe! – urlò.
- Cosa? – domandai.
- Questa è la patente di Harry Styles! – urlò con voce stridula.
La afferrai e la guardai, era proprio la patente di Harry, il che significava che noi avevamo la sua macchina.
- Sto per svenire! – urlò la mia amica accasciandosi sul sediolino.
- No, no, no! Sai che significa questo Holly? – urlai, sentendomi potente.
- Cosa? – bofonchiò lei.
- Che sappiamo dove abita e ci andremo! – urlai – Guarda! Guarda! C’è il suo indirizzo! – urlai, mettendo in moto.
 
ALLISON’S POV.
La borsa era ricoperta di fango ed io camminavo a passo svelto, cercando di trovare la strada per tornare a casa.
Camminavo con Harry alle calcagna, sentendo i suoi frequenti sbuffi fare eco per la strada deserta che stavamo percorrendo.
Dopo circa venti minuti di silenzio totale nel mezzo di un cammino lungo e interminabile ci trovammo davanti a un bivio.
- Dove andiamo? – chiesi sbuffando.
- Proviamo di qua. – indicò la parte destra del bivio.
- Peccato, pensavo di prendere l’altra. – continuai, avviandomi verso la stradina alla mia sinistra e sbattendo i piedi a terra.
Non avevo la minima intenzione di fare altra strada con lui che però si precipitò a seguirmi, impedendomi di tornare indietro.
- Alli! – urlò, correndo fino ad arrivare al mio fianco.
- Che vuoi? – continuai.
- Perché mi tratti così? Perché mi eviti? Cosa ti ho fatto? – urlò quasi, mettendosi davanti a me per impedirmi di correre via per evitare di rispondergli. Previdente.
- Nulla. – sbottai, guardando altrove.
- Nulla? – replicò.
- Sì, nulla. Sono io che sono isterica, pazza e schizzata. Ora lasciami stare. – dissi, prima di colpire la sua spalla con la mia e continuare a camminare.
Dopo qualche passo mi sentii strattonare per un polso e così fui costretta a voltarmi.
- Sul fatto di essere schizzata e pazza non ci piove ma… lo so, per te queste due giornate saranno state un inferno: conoscere una persona famosa dovrebbe voler dire pacchia, serenità, relax, risate. Confesso che con te prima mi sono divertito e anche tanto e confesso anche che invece di questa “romantica” – fece cenno di mimare le virgolette con le dita – passeggiata, avrei preferito portarti a vedere, che ne so, un bel film al cinema. – disse tutto d’un fiato.
– Alli. – continuò – scusa… - concluse con tono dispiaciuto, mentre la mia bocca lottava per non assumere la forma di una ‘o’ .
Aprivo e chiudevo la bocca, cercando di rispondere, di replicare. Ma perché avrei dovuto?
Di solito la gente pensa che quando i ragazzi devono domandare scusa a qualcuno si inventano le peggiori scuse per non farlo ma io, dopo aver sentito le scuse più sincere di una persona, che tra l’altro non mi doveva nemmeno, potevo anche morire.
- Harry, non devi chiedermi scusa. – sorrisi prendendogli una mano – E’ che non ho dormito, la testa fa ancora male per non una, ma le due botte che mi hai fatto prendere – lo vidi abbassare lo sguardo, mentre io sorridevo per quel che volevo dire – ma non devi preoccuparti: anche io mi sono divertita questo pomeriggio… e poi, scusa, ma Petunia è morta, come dovrei stare?! – dissi con un pizzico di sarcasmo.
Per tutta risposta Harry mi abbracciò.
Sorrisi a quel gesto carino per poi staccarmi e riprendere a camminare.
- E comunque era la parte sinistra?! – domandò Harry, quando davanti a noi si imposero fili d’erba alti quanto un armadio: mi sentivo una formica nel prato.
- Scusa… - sorrisi, stringendogli la mano.

Dopo aver camminato oltre l’erba notai, con la coda dell’occhio, un piccolo stagno dove l’acqua era cristallina.
Mi guardai: ero piena di fango, vestiti sporchi e avevo caldo, tanto caldo.
Quello era  momento perfetto per fare uno scherzo ad Harry.

ZOE’S POV.
Una volta parcheggiata la macchina nel giardino più grande che avessi mai visto io ed Holly aprimmo la porta di quell’enorme villa e quando entrammo in salotto vedemmo cinque figure sedute su un divano.
Subito una faccia abbastanza conosciuta si precipitò da me.
- Zoe? Holly? – urlò Josh.
- Josh! – gli sorrisi abbracciandolo, fissando le restanti quattro che stavano sedute sul divano.
- Che ci fate qui? – urlò quasi.
- Qualcuno ha messo le chiavi della macchina di Harry nella mia borsa. – continuai, e poco dopo mi accorsi che quelle quattro figure erano coloro che non avrei mai immaginato di incontrare.
Le gambe iniziarono a tremare, mentre vidi Holly che pian piano si fece spazio tra di loro sul divano, non per sfacciataggine, ma perché stava per svenire.
- Scusa Niall. – disse facendolo spostare un po’ e poi si accasciò sulla sua spalla mentre la risata meravigliosa del biondino riempiva la stanza.
- Ciao ragazzi! Io sono Zoe e la mia amica mezza svenuta è Holly! – sorrisi, facendo un cenno di saluto con la mano.
Ero elettrizzata.
 
ALLISON’S POV.
Lasciai la presa della sua mano e mi avvicinai alla riva del laghetto che era in parte nascosta da delle frasche verdi.
Urlai, iniziando la recita, per poi buttarmi in acqua.
- Aiuto! – urlai ancora.
- Alli! – lo sentii urlare a sua volta.
 – Non so nuotare! – replicai, cercando di non ridere.
Lo vidi buttarsi in acqua e, con la prontezza di Gabriella in High School Musical 2, salvarmi, come aveva fatto le con Sharpay che urlava peggio di come urlava mia sorella davanti a un film horror.
Oh, mi mancano i tempi di Troy, Sharpay, Gabriella. Mi sento vecchia nel pensare che l’ultima parte della ‘trilogia’, a parer mio più famosa di 50 sfumature, sia finita ben cinque anni fa!

Harry mi afferrò per la vita e sorrise.
- Ci sono io, tieniti a me. – sussurrò, guardandomi negli occhi.
A dir la verità mi dispiacque interrompere quel momento dove, di solito, nei film romantici in quel momento il bacio fatidico dei due protagonisti bussa alla porta come il lupo di Cappuccetto rosso e BAAAM, succede il finimondo.
Ma, qui non siamo in quel genere di film, non siamo in un film e basta.
- Fregato! – urlai, prima di spingerlo completamente sott’acqua e iniziare a ridere, almeno finché Harry non fece lo stesso, iniziando a tirarmi sott’acqua e a farmi il solletico.

Quando il sole cominciò a calare decidemmo di uscire dall’acqua per avere il tempo di asciugarci.
E, dopo aver steso al sole le nostre giacche ci sedemmo sull’erba e iniziammo a chiacchierare.
- Sei perfida. – sbottò, aggiustandosi i ricci bagnati.
- Lo so, grazie. – sorrisi, tirando fuori la lingua.
Lui ricambiò il sorriso.
- Sinceramente? Non ti facevo così simpatico… - bofonchiai, sperando che non sentisse.
- Uhm? Sul serio? Io pensavo che tu mi vedessi come un mostro senza sentimenti… insomma, ci sono stato male quando mi hai detto di essere una delle cause che ti rovina la vita… - continuò, serio.
Lo ammetto: avevo sbagliato.
Ma mia sorella mi aveva portato all’esasperazione.
Era tutto così stupido, tutto così’ strano: un attimo prima lo odiavo con tutto il cuore, a causa della figura che la mia mente vi aveva costruito intorno e un attimo dopo, invece, dopo averlo conosciuto davvero, lui era una delle persone più belle che avessi mai incontrato.
- Sai, quando tua sorella ti rovina la vita, i pomeriggi, la vacanza in California che stai aspettando da quattro mesi, per parlare di cinque ragazzi, a detta mia anche carini e con una bella voce, cercare di incontrarli, fino a portarti all’esasperazione… mmh, non puoi fare a meno di vederla in un certo modo. – dissi mentre strizzavo la mia maglietta blu.
- Ah, come vorrei tu fossi lei. Perché mi ama, ovvio. – ammiccò.
- Ti do’ il suo numero, credimi, non ti rifiuterà, anche se ha un debole per quello moro…mmh, come si chiama? – sorrisi maliziosa.
- Zayn. – mi suggerì.
- Sì, lui. – sorrisi.
- Mmh no, grazie. Magari un giorno vengo a casa tua a scusarmi con tua nonna per la macchina e le faccio una sorpresa, magari vengo con Zayn. -
- E con il biondino. C’è anche Holly. – lo corressi.
- Con Zayn e Niall. – sorrise.
- Portami il moro dagli occhi blu, come si chiama? – continuai sbattendomi una mano sulla fronte.
- Louis? – cercò una conferma.
Schioccai le dita.
- Proprio lui! Ho un debole per quelli più grandi. – sorrisi.
- Beh, anche io sono più grande e poi lui è fidanzato. – continuò.
Ci rimasi di merda.
- NOOO! – urlai.
Lui rise.
- Sai, nel gruppo sono additato come il “puttaniere”. Louis è il ‘clown’, Liam il ragazzo dal ‘cuore dolce’, Niall è il ‘mangione irlandese’, Zayn il ‘bello e pakistano’. – continuò, con un’aria triste – Ma io non sono un puttaniere e non so chi abbia messo questa voce in giro! – quasi urlò.
- Lo confesso, sono stata io. – risi.
Per tutta risposta lui mi spinse e così fui costretta a crollare e stendermi completamente sull’erba fresca, mentre sentivo che i vestiti si stavano asciugando.
Si stese anche lui vicino a me e, dopo che mi prese la mano, chiusi gli occhi, quasi addormentandomi.
Fu quando il cellulare di Harry suonò che i miei pensieri si interruppero.
Non era una chiamata, ma semplicemente una sveglia che aveva prevedibilmente reimpostato.
Così, dopo aver raccolto i vestiti oramai asciutti ed esserceli infilati ci avviammo verso la spiaggia di Malibu, che non era molto distante da lì.

Quando arrivammo Harry tirò fuori la macchina fotografica e mi incitò a sorridere, scattando una foto dove mi baciava la guancia.
Le mie gote erano visibilmente arrossate e quando si staccò gli sorrisi.
In spiaggia c’era poca gente ed io e lui camminavamo mano nella mano, manco fossimo stati fidanzati.
Le nostre dita intrecciate si muovevano avanti e indietro, mentre noi ci scambiavamo chiacchiere e sorrisi: era tutto stupendo.

Fu quando si fermò che il mio cuore iniziò a palpitare nervosamente.
La sua mano aveva appena riportato una ciocca bionda di capelli dietro al mio orecchio ed aveva preso ad accarezzarmi la guancia.
I suoi occhi verdi si scontravano con i miei azzurri, entrambi brillavano per la gioia.
Quando la sera prima mi aveva guardato con gli stessi occhi non mi ero resa conto di che effetto mi facessero, per me erano normali occhi, per me lui solo ventiquattro ore prima era un estraneo rompipalle. Ora era molto di più.
Si avvicinò a me, mentre io trattenevo il respiro, mentre io cercavo di mantenere la calma perché sapevo esattamente cosa stesse per fare. E non mi dava fastidio.

Ma l’espressione di Harry da dolce divenne cupa e tesa quando intravide di nuovo quel furgone nero, causa della nostra fuga di qualche ora prima.
Maledissi mentalmente tutti i santi e tutti i paparazzi del mondo.
Harry si staccò velocemente dal mio viso scuotendo la testa mentre io storcevo il labbro.
- Alli, forse è meglio che questa la tenga io. Questa cosa si sta facendo seria e pericolosa, è meglio stroncare tutto sul nascere. – disse, indicando la macchina fotografica.
- Perché? – domandai. – Hai paura che scoprano queste foto? Hai paura che le vada a dare ai giornali per vantarmi di aver conosciuto Harry Styles?
Certo, passare da Taylor Swift a una ragazzina di Londra è un cambiamento in negativo no? Io non sono bella, non ho una bella voce e migliaia di ragazzi che mi sbavano dietro!– urlai.
- No, ma che dici… è meglio che ti dimentichi di questi giorni che abbiamo passato assieme.- continuò, mentre io non capivo, non capivo più nulla.
- Che? – sussurrai, in preda alle lacrime che iniziavano a scorrere sul mio viso.
- I miei amici avevano ragione, non avrei dovuto affezionarmi a te. Ora ci sono i paparazzi, devi andare via, non devi dire a nessuno di quel che abbiamo passato oggi. – concluse con un tono dispiaciuto ma autoritario.
- Oh beh, stai tranquillo. Non dirò nulla a nessuno. Mi convincerò che non sia successo nulla, che tu non esista! Volevi la macchina fotografica? – urlai facendo dei passi per poi voltarmi a guardarlo. – Tieni! – urlai lanciandola a terra.  – Sono io la stupida, che mi sono convinta che la mia vita potesse essere sconvolta da uno come te, da una persona diversa dalle altre, piena di ragazze che gli scodinzolano dietro come dei cagnolini! Come potevo pensare che tu volessi passare del tempo con me per interesse? No! Volevi usarmi. Volevi usarmi per dormire nel mio garage visto che non sapevo dove andare, mi hai usato per il cappellino di mio fratello, HAI UCCISO LA MACCHINA DI MIA NONNA. – urlai mentre piangevo. - Scordati anche tu, di tutto. – conclusi, andando via.
- Ma…- replicò lui facendo qualche passo in avanti.
Non gli diedi il tempo di fare e dire nulla. Corsi solo via, entrando in una cabina telefonica mentre guardai che in poco tempo una cerchia di fans si era avvicinata a lui e aveva iniziato a domandare autografi e foto. 

AIOLEIAAAH!
No, non sono morta.
AHAHAHAHAHAH.
Sono solo taaanto triste, ragazzi.
Insommaaaaaaaaaaa, solo 5 recensioni? No, okay scherzo. Mi accontento.
Ho poco tempo per lo spazio autrice perciò mi limito a dirvi: pliiiis, recensite. 
Se volete potete seguirmi su Twittaaah, se volete o avete qualcosa da domandare non esitate, sono @greeneyesharry. *-*
Seguite anche l'altra mia Fan Fiction "Somebody That I Used To Know" ?
Vi mando un kiss forte.
UN BACIO ALLA MAMMA, CALIFORNIAAAA, E AL PROSSIMO CAPITOLOOO!
Annachiara.

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Capitolo 9
*** eight; ***


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ALLISON’S POV.

Chiamai un taxi cercando di evitare che le lacrime iniziassero a scendere come fiocchi sul mio viso, anche se qualcuna era già caduta.
Mi girai, cercando di vedere Harry, sperando che corresse verso di me per chiedermi scusa.
Un attimo prima per lui ero meravigliosa e un attimo dopo per lui ero stata una delle tante.

Circondato da fan che gli chiedevano delle foto e degli autografi non si era nemmeno accorto di quanto stessi male, mi aveva davvero spezzato il cuore.
L’amore era così? Ti travolgeva, ti faceva provare mille emozioni e subito dopo ti trafiggeva come una lama nel petto? A dir la verità non sapevo cos’era l’amore e se sarebbe stato sempre così sicuramente non avrei mai più voluto innamorarmi.

Tornata a casa il pranzo era in tavola ma io non avevo voglia di mangiare, l’unica cosa che facevo era girare e rigirare la forchetta nel piatto.
Mia sorella mi guardava stranita, probabilmente si stava chiedendo perché non controbattevo visto che stava parlando per l’ennesima volta di loro, di quella band: di come per puro caso ( per mezzo mio e di Harry) aveva trovato le chiavi della macchina di Harry nella sua borsa.
Aveva nominato più volte Harry ed ogni volta una fitta allo stomaco si era catapultata nel mio corpo, facendomi provare del dolore.
Mi alzai da tavola, domandando scusa a mia nonna e andai in camera, e presi l’ipod.
Ricordavo che mia sorella aveva inserito l’unica canzone degli One Direction che mi piaceva davvero e così la misi a tutto volume, sperando di trovare la voce di Harry.

I tried, i tried, 
to start again and 
find somebody, 
but i remember all the 
times and all the words 
we said, yeah, 
i can't get it 
out of my head. 

 

Io ho provato,
sono stanco di dover riniziare da capo
e cercare qualcuno
ma mi ricordo tutti i momenti

e le parole che ci siamo detti
io non riesco a toglierti dalla testa
 
 
Sembrava mi stesse chiedendo scusa. Speravo lo facesse.
 
 
HARRY’S POV.

- Allora, Harry, ci vuoi parlare di questa ragazza? -
La videochiamata con il regista non si prospettava una delle migliori.
I paparazzi l’avevano fotografata quando io, il cretino di turno, le avevo spezzato il cuore costringendola a piangere.
La storia del film stava degenerando, non avrei resistito ancora per molto.
- E’ una mia amica. – risposi, freddo.
Liam, Niall, Zayn e Louis mi guardavano sia curiosi che arrabbiati, mi avrebbero picchiato se avessi mandato a monte il film.
- Un’amica? Che ci facevi solo con lei in spiaggia? Harry, mi pare evidente che non sei interessato a fare questo film e di conseguenza nemmeno i tuoi amici. -
- Suvvia! – lo interruppe Louis – Una seconda possibilità la si da a tutti, per favore Alan. – concluse.
- Controlleremo noi Harry, faremo in modo che non esca fino all’inizio delle riprese.-
Zayn si guadagnò una mia occhiataccia. Sapeva su di chi stava parlando? Io chiuso in casa per tre settimane? Poteva dimenticarselo.
- Me lo assicurate? – domandò Alan.
Quell’uomo si stava guadagnando il mio sdegno totale.
- Sì. – risposero in coro.
Ci fu una breve pausa. Niall e Liam sorridevano, contenti che il film si facesse ancora e che per colpa mia non fosse saltato.
- E un’altra cosa. – continuò – Devi dare l’esclusiva a Sally, fare un’intervista e dire che tu Allison Parker non la conosci -
- Che? – saltai in piedi, guadagnandomi ora anche io un’occhiataccia da parte dei miei amici.
- Devi, o non vuoi fare il film? -
Tornai a sedermi e guardai i miei amici.
Loro erano d’accordo con Alan, il che significava che probabilmente ero io accecato dall’amore (se poteva definirsi così) e che avevano ragione loro.

ALLISON’S POV.

I giorni seguenti furono i giorni più brutti che avessi mai potuto vivere.
La nonna mi aveva domandato cosa avessi dopo che la mia cera era diventata pessima, non pensavo di poter stare così male.
Mi ero inventata la scusa di sentire troppo la mancanza della mia migliore amica Danielle e di voler tornare a Londra il giorno dopo, anche perché era trascorsa solamente una settimana dal mio arrivo a Malibu e quell’episodio con Harry aveva cancellato la mia voglia di rimanere lì.


Preparare la valigia, salutare i miei nonni, salutare la California mi fece intristire più di quanto già non lo ero.

Per quanto volessi tenerlo nascosto, passare del tempo con il vero Harry mi aveva fatto capire che non avrei mai dovuto basarmi dalla prima impressione che qualcuno mi da, ma doverla conoscere prima di giudicarla.
Harry mi aveva fatta arrabbiare, ridere, scherzare e non avrei mai potuto finire di ringraziarlo per quella settimana da “star” che mi aveva fatto vivere.
Il solo ripensare a quel mancato bacio mi faceva venire le fitte allo stomaco, ma come potevo essere stata così stupida?
Quella era stata la vacanza che non mi sarei mai aspettata di vivere ed avrei dovuto troncare quell’amicizia che stava nascendo dall’inizio: non potevo essermi davvero convinta che qualcosa nella mia vita sarebbe potuto cambiare, non potevo convincermi che passare del tempo con una superstar avrebbe cambiato la vera me, la vera Allison.

Scossi la testa in balia dei troppi pensieri che aleggiavano nella mia mente e mi guardai il polso: esattamente una settimana prima Harry lo aveva legato con cura attorno al mio braccio magrolino, mentre sorrideva e mi schioccava un bacio sulla guancia.
Quando Zoe mi aveva chiesto dove l’avevo preso le avevo risposto che in spiaggia c’erano molte bancarelle che ne vendevano di simili e che lo avevo comprato a basso prezzo.
Quel braccialetto era l’unica cosa che mi legava ancora ad Harry e per quanto potesse fare male avrei dovuto dimenticarlo.

Il divano era diventato stranamente scomodo così mi alzai andando in cucina per prendere delle forbici e con decisione tagliai il braccialetto.

- Perché lo hai fatto? E’ così bello quel bracciale! – una voce stridula alle mie orecchie non poté far altro che farmi sobbalzare.
- Tienilo pure. – dissi mettendole in mano il pezzo di stoffa intrecciata che fino a poco tempo fa stava sul mio polso.
- Che hai Allison? – disse mia sorella, venendomi dietro.
- Nulla. – risposi acida.
- Hai detto che volevi tornare qui perché ti mancava Danielle ma siamo tornati da tre giorni e non l’hai vista ancora… -
- Ho cambiato idea – ribadii io.
- Hai il ciclo per caso? –
- No. -
- Allora cos’hai? Ti vedo strana – disse mettendosi davanti a me, per evitare che continuassi a camminare senza guardarla.
- Non ho nulla. – risposi con insistenza – Perché non vai a sentirti un po’ della musica di quei cinque idioti e non mi lasci in pace!? – urlai quasi.
- Ho capito! – urlò mia sorella, con tono tranquillo, come se non avessi per l’ennesima volta offeso i suoi idoli – Tu sei arrabbiata perché ho incontrato gli One Direction, anche se Harry non c’era. Dai, nonostante tutto piacciono anche a te, lo sapevo! – urlò saltellando.

Ero in balia ad una crisi di nervi, non potevo sopportare che lo nominasse ancora. Non resistevo più a tenermi tutto dentro, avrei voluto urlare tutto a mia sorella, avrei voluto dirle di come Harry aveva saputo abbindolarmi per i propri interessi e come aveva saputo invece lasciarmi quando non gli servivo più.
Ma mia madre interruppe i miei pensieri.

- ALLISON! – urlò – VIENI IN CUCINA! – continuò.
Costrinse me, e di conseguenza mia sorella, a correre in cucina.
- Mi spieghi perché Harry Styles sta parlando di te su “World Wide News” ? -

L’urlo di mia sorella colmò la stanza.
Io ero paralizzata.
La mia foto era sugli schermi dello studio televisivo: io che salutavo con una mano sorridendo, probabilmente avevano scattato quella foto quando avevo salutato la nonna e il nonno prima di partire, lo avevo dedotto dall’abbigliamento.

- Allora Harry, parlaci di questa Allison. – iniziò la giornalista.
- Allison? Uhm.. io, forse la conosco? – rispose.
- Le nostre fonti ci dicono che è una tua fan venuta dalla lontana Londra per vederti e chiederti un autografo! – rispose la giornalista.
- Oh, mi spiace che abbia fatto un viaggio così lungo, avrei voluto farle almeno un autografo. – la sua voce pareva dispiaciuta.
- Che ci dici di lei quindi? Non la conosci? – sorrise per l’ennesima volta.
- No, dovrei? – ridacchiò – Non la conosco, state tranquilli. -
- Noi pensavamo fosse una nuova fiamma, i nostri paparazzi vi hanno visto assieme qualche giorno fa sulla spiaggia di Malibu. – continuò.
- Probabilmente vi starete confondendo con Taylor Swift. Attualmente sto con lei e da quel che vedo nelle foto, questa Allison ha dei capelli molto simili, magari avete visto male. – disse ammiccando.
- Beh, allora è tutto ascoltatori. Siamo qui all’intervista con Harry Styles degli One Direction. Io sono Sally Eatherman e vi saluto da “World Wide News”! -

La tv venne spenta. Io tremavo. Non riuscivo a crederci: aveva negato di conoscermi.
Il mio cuore si era spezzato.

- Che è successo in California? – mia madre sembrava calma.
- Mamma io .. non posso dirlo. Dovete credermi, non è successo nulla.- scossi la testa salendo in preda al panico in camera mia.

- Mamma! – sentii urlare poco dopo.
- Che c’è? – anche la risposta fu immediata.
- Ci sono tanti paparazzi qua sotto! – Zoe era eccitata, si sentiva dal tono della voce.

Che fossero lì per me?

Corsi di sotto e mi affacciai.

HARRY’S POV.

- Che hai amico? – Josh venne da me, steso sul divano. -
- Io.. non riesco a levarmela dalla testa, è più forte di me. -
- Mi pare che non ci sia voluto molto ad accettare che Alan ti imponesse di dire che non la conoscevi. – si mise a guardare con me le foto che avevamo scattato il giorno che avevamo passato insieme.
- Cosa avrei dovuto fare? – risposi.

- Guardala in tv. – disse accendendo il televisore.

- Allison! Finalmente, siamo qui fuori per porti una domanda! Parlaci del tuo finesettimana con Harry Styles. Noi vogliamo solo la verità. -
- No, voi non volete la verità, volete una storia. Voi prendete una persona qualunque e la portate in alto, la fate diventare una star e quando poi non vi fa più comodo la deridete in qualsiasi modo vi sia possibile. Solo per vendere più riviste o per avere più ascolti ai vostri programmi televisivi?

Io so che Harry è un bravo ragazzo, ha talento, ha una voce bellissima ma voi non conoscete il vero Harry, conoscete quello che le telecamere hanno costruito. Per colpa vostra ha dovuto rinunciare al vero valore dell’amicizia, alla privacy, alla libertà, alla sincerità. Quindi bravi avete creato una celebrità, ma avete distrutto lo spirito di un essere umano. Dovreste vergognarvi di voi stessi. – rispose Allison, in lacrime.
- Hai ripreso? – la giornalista domandò al cameraman. – E quindi un’ultima domanda per te, Allison. Chi è Harry Styles veramente? -
- Lui chi è? Non lo so. L’Harry Styles con cui siete tanto fissati, io non lo conosco nemmeno. -


Spensi la televisione, non riuscivo più a sopportare di sentire tutto quello.

- Bravo, amico, l’hai costretta a mentire per te. – Lo sguardo di Josh era duro con me.

Io non risposi, non sapevo che dire.
Lo vidi alzarsi.

- Dove stai andando? – domandai, confuso.
- A cercare il mio migliore amico, perché non è quello seduto lì. – concluse indicandomi.

Dovevo rimediare in qualche modo. 



AHIOLEIAHH! 

Eccomi, dopo uno, due mesi(?) HAHAHHAHA
Sono in netto ritardo ma non ho proprio avuto tempo per scrivere nulla, scusateeeeeeee!
Questo è il penultimo capitolo, lo so che siete felici che sta finendo OuuO, e il prossimo sarà un epilogo.
Ho poco tempo, devo uscire lalalalaala.
Fatemi tante recensioni, DAJEEE!
Ditemi se vi è piaciuto!!!
vi lascio i miei contatti Facebook, Twitter e Ask cosicché IF YOU WANT ME potete messaggiarmi o fare quel che volete lol.
Twitter https://twitter.com/greeneyesharry
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 Facebook - http://www.facebook.com/louisismyhusband.efp?fref=ts
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UN BACIONE ALLA MAMMA, CALIFORNIA, E AL PROSSIMO (NONCHE' ULTIMO) CAPITOLO ! :**

Annachiara. <3

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Capitolo 10
*** Nine. (The Last One) ***


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I'm seeing you in a whole new light.
Ending.











HARRY’S POV.

Come avevo potuto fare una cosa del genere?
Come avevo potuto essere così stupido?
Mia madre mi aveva sempre raccomandato di stare attento una volta che la fama avrebbe sommerso la mia vita, assieme a quella degli altri componenti del gruppo.
Come avevo potuto comportarmi da egoista in quel modo?

Corsi da Zayn, Niall, Louis e Liam che erano comodamente seduti nel giardino di casa mia: c’era chi beveva un the e chi invece prendeva sole leggendo qualcosa al pc.

- Uhm. Ragazzi… - dissi a bassa voce, avevo bisogno di comunicar loro la mia decisione ma il mio richiamo non lì colpì minimamente.
- Ragazzi. – continuai più deciso ma nessuno di loro si mosse dalla propria posizione, questo mi fece pensare che fossero diventati tutti improvvisamente sordi.
- SCUSATE! – urlai, chiudendo lo schermo del computer a Louis e prendendo il frullato di Niall dalle sue mani e poggiandolo sul tavolino attirando l’attenzione di Zayn e Liam che comodamente chiacchieravano.

- Che c’è? – urlò il moro dagli occhi azzurri, il suo volto era visibilmente irritato.
- Ho una comunicazione da farvi. – continuai, torturandomi le mani.

Come l’avrebbero presa?
Sicuramente quella che stavo per comunicare non era stata una decisione facile da prendere ma ne andava della mia sanità mentale e in quella del mio cuore.

- Dicci. – rispose Zayn, incrociando le braccia.
- Io.. io.. io non farò il film con voi. – dissi sicuro.

Le loro facce passarono da irritate a sorridenti, li guardai mentre ridevano calorosamente tra di loro, come se quasi avessi detto la battuta più divertente del mondo.

- Non scherzo. – precisai – Non farò il film con voi se mi obbliga a mentire. – li guardai.
Erano tornati a fissarmi ma stavolta con aria seria, mi chiedevo come facevano a cambiare umore così facilmente.
- Cosa avreste fatto voi al mio posto? Alan mi ha impedito di vivere una vita. Insomma, io ho incontrato Alli.. lei mi ha cambiato. Fino a tre settimane fa ero un ragazzino che era abituato a camminare per strada e non riuscivo nemmeno a fare tre passi senza che qualcuno mi chiedesse un autografo o una foto, la fama mi stava dando alla testa!
Vi ricordate quando sono andato al cinema con Taylor? Non dovetti nemmeno comprare da mangiare o da bere, mi bastava dire di aver sete o fame che una marea di mani mi si fiondavano davanti e mi offrivano the, coca cola, patatine. – feci un respiro profondo e li guardai con uno sguardo rassegnato.
- Lou, a te non dispiace non dover vedere Eleonor per quattro settimane? Insomma state insieme, lo sanno tutti, ma Alan insiste lo stesso perché non escano troppe “news” su di voi. – lo guardai negli occhi – E Liam, tu e Danielle non vi vedete da cinque settimane. Cavolo come fai a stare senza lei? So quanto la ami. – abbassai lo sguardo – Zayn, Perrie è in Australia con le Little Mix ma tornerà tra due giorni e tu non la vedi da un mese, insomma come hai reagito quando Alan ti ha detto che non la potrai vedere per altri due mesi? – mi sedetti di fianco a Louis – E Niall, insomma, a detta di Zayn la sorella di Allison ti guardava con occhi innamorati, e se vi piaceste? Non potresti far nulla per fare uno stupido film? -

Feci una breve pausa.
Tutto era ingiusto, perché dovevano usarci solamente come macchine per fare soldi ? Perché non potevamo avere una vita normale che comprendeva cantare? Non eravamo questo, cantanti?
Ora facevamo anche gli attori, ma non nei film, nella vita reale.
Ma la recita doveva finire, almeno per me.
 
- Parlerò con Alan – iniziai guardandoli – O faremo il film, ma saremo liberi di girare per la strada senza doverci camuffare, o io non lo farò. -

Presi un respiro profondo pregando che i miei amici fossero d’accordo con me.

- Forse ha ragione… - sentii Niall parlare e mi voltai di scatto a guardarlo – Ragazzi.. siamo un gruppo, ma prima di questo siamo fratelli , Harry ha ragione questo film ci sta trasformando in qualcosa che non siamo. Gli One Direction sono nati per cantare, non per fare film solo per guadagnare soldi in più. – disse alzandosi e io feci lo stesso guardandolo – Io rinuncio. – mi sorrise.

Corsi ad abbracciarlo, quello era stato il più bel gesto che qualcuno avesse mai fatto.

- Anche io. – rispose Liam.
- Ragazzi, mi dispiace per le nostre fan che aspettavano questo film ma io sono con Harry. – disse Zayn alzandosi.
Louis ci guardò e solo dopo poco sorrise, quel sorriso significava che era d’accordo.
- Oh grazie ragazzi! – urlai per poi abbracciarli tutti.

Eravamo un gruppo e loro erano i migliori amici di sempre, mi avevano appoggiato ed era la cosa più importante che qualcuno avesse fatto per me.

Ora dovevo solo parlare con Alan e riprendermi ciò che era mio: Allison.



ALLISON’S POV.

- Mi chiedo perché devo provarli io i vestiti se al ballo ci devi andare tu! – urlai, guardando i vestiti che riempivano il mio letto e la mia poltrona in camera mia, circa dieci.
- Perché io mi scoccio di provarli e poi scusa, abbiamo la stessa taglia quindi su, muoviti. – sorrise Zoe passandomi l’ennesimo vestito.
C’era una sua amica lì con lei, mi pareva si chiamasse Lisa e così, dopo essermi messa il vestito blu che mi aveva tirato Zoe andai in camera ma mi fermai quando le sentii parlare.

- Che bambina. – sogghignò mia sorella.
- Zoe, com’è stato avere tutti quei paparazzi sotto casa? – ridacchiò.
- Mmh, diciamo che mi stavano troppo col fiato sul collo ma quando sposerò Niall sarà sempre così quindi devo farci l’abitudine. – rise.
- Niall? Ma non amavi Zayn alla follia? -
- Certo ma Zayn sta con Perrie e poi l’altro giorno Niall è stato così dolce con me, mi spiace per Holly ma credo che tra noi ci sia intesa. – fece una pausa.

L’ultima volta che aveva aperto questo discorso aveva attaccato a parlare di me ed Harry e non ce l’avrei fatta a sentire di nuovo quella storia, proprio ora che mi stavo auto convincendo a dimenticarlo non avevo intenzione di riaprire il discorso.
 
- Mmh, capisco. – fece una pausa e sospirai, ma poi riprese a parlare – Sai, abbiamo visto tutti tua sorella in tv e sembrava un po’ fuori. – fece una profonda risata.
Cominciavo a spazientirmi.
- Tu dici? – rispose Zoe.
- La storia che si è inventata per far credere di aver conosciuto Harry Styles… è stata proprio patetica. – ridacchiò.

Non riuscii a trattenermi dall’uscire dal bagno e passare accanto a lei e mia sorella per poi uscire fuori in giardino.

- Ops, mi hai sentita? – disse stornellando il labbro.

Sentì mia sorella pronunciare le parole “Lisa, sei un’idiota.” per poi correre da me.
Non avevo voglia di piangere ma sapevo che le lacrime stavano per scendere, non potevo nemmeno sedermi perché se lo avessi fatto avrei rovinato il vestito di mia sorella così mi limitai a inspirare ed espirare profondamente e incrociare le braccia.

- Alli.. – sentii la porta aprirsi.
- Cosa c’è? Vattene.– domandai a bassa voce.
- No, vivo qui, ricordi? – ridacchiò. - Non ascoltarla, è così stupida a volte. -  sorrise.
Mi voltai a guardarla.
- Vieni al ballo con me, su. – disse porgendomi la mano.
- Non ero patetica e imbarazzante? – risposi con la voce spezzata.
La vidi annuire ma si affrettò a parlare.
- Solo se ti metti a ballare. – rispose lei e poi mi puntò un dito contro – Quindi non farlo. – sorrise – Forza vieni, ti preparerò io, ti farò carina per fare capire che siamo sorelle. -

Sorrisi e presi la sua mano, grazie a Zoe ora avevo sorriso di nuovo.
 
HARRY’S POV.

- Amore! –

Quella voce inconfondibile, quel rumore stridulo che non potevo evitare di conoscere…
- Taylor! – sorrisi abbracciandola – Che ci fai qui? – domandai allacciando la camicia.
- Mmh, in questi giorni hanno mandato molti servizi su di te e quella Allison, insomma chi è? E’ più famosa di me? – domandò preoccupata.
 Mi voltai a guardarla, forse era arrivato il momento di parlarle visto che da quella sera tutto sarebbe cambiato.
- No, non è più famosa. Lei è una persona normale, meravigliosa, sincera, semplice, solare, stupenda… - dissi sorridendo.
Cercai di continuare a parlare ma lei mi mise un dito davanti il viso facendomi segno di aspettare dopo che il suo cellulare aveva fatto un rumorino. Lesse un messaggio e mi sorrise.
- Uh, ho un appuntamento con Zack stasera. – sorrise maliziosa – Mi dispiace ma.. forse è meglio rimanere solo amici, ti va? – domandò assumendo la faccia triste più falsa che avessi mai visto.
Mi aveva rubato le parole di bocca.
Annuii e lei mi diede un bacio sulla guancia e poi scomparve dalla stanza.

Ero libero.

Tornai ad allacciarmi il papillon e mi guardavo allo specchio, dovevo essere impeccabile quella sera.
Guardai l’orologio ed erano le sette di sera, ero in perfetto orario.

- Ho parlato con Alan. – entrò Louis in stanza, distraendomi dai miei pensieri.
- Mmh, che ha detto? – domandai curioso.
- Che invece di farci fare un film dove siamo agenti segreti ci farà fare un film sulla nostra carriera quindi siamo liberi di camminare per strada e di far ciò che vogliamo, ma sempre con la testa sulle spalle. – sorrise.

Assunsi il sorriso migliore del mondo e due fossette si presentarono sulle mie guancie, Lou prevedibilmente mise il dito sulla mia gota ridendo e così feci anche io.

- Peccato, mi ci vedevo con lo smoking e la pistola a dire “Mi chiamo Tomlinson, Louis Tomlinson”. – ridacchiò.
- Certo, certo. – sorrisi – Ora però devo andare. – continuai – Come sto? – conclusi.

Louis ammiccò, questo significava che ero impeccabile.

ALLISON’S POV.
 
La musica era alta, c’erano un sacco di persone ed io e mia sorella camminavamo per il corridoio principale della scuola nell’attesa di arrivare nella palestra che era stata allestita per il ballo.
Quando ci trovammo davanti la porta mia sorella si fermò a guardarmi.

- Sei un incanto. – mi sorrise.

Mi guardai: indossavo un vestito azzurro con tanti fiorellini colorati con un taglio a stile impero sotto il seno, la gonna arrivava fin sopra le ginocchia; le scarpe nere con il tacco erano semplici mentre i boccoli dei miei capelli biondi erano stati rifiniti con la piastra e quindi erano ancora più delineati del normale.

- Non stare gobba. – sorrise di nuovo.
- Sai, Zoe, a volte sei una brava sorella. – sogghignai io.
- Awww. – rispose lei, commossa – Sì, ma fingi di non conoscermi. – mi guardò e poi entrò in palestra, prevedibile.
 
Presi un respiro profondo ed entrai anche io nella sala.
Quasi tutti mi guardavano e non riuscivo a capacitarmi che ora per loro ero la bugiarda della situazione. Avevano creduto ad Harry, al fatto che non mi conosceva ma io non avevo alcuna intenzione di rovinarmi la serata pensando a lui.
Ne ebbi abbastanza quando sentii Lisa dire a qualcuno “E’ così goffa.” così mi avviai verso l’uscita ma le luci si spensero e solo un occhio di bue illuminava il palco.

Mi voltai e vidi quei ricci inconfondibili, quegli occhi verdi che mi avevano colpito da subito, era Harry. Era a Londra, su quel palco.
Indossava uno smoking nero con una camicia bianca ed un papillon. Era bellissimo.

- Allison… Allison Parker. – pronunciò al microfono.

Lo guardai, dentro di me c’erano mille emozioni e mille domande.
Perché era qui? Cosa voleva fare?

- Ho dimenticato di dirti un po’ di cose in California – sorrise.

Tutti mi guardavano e io ero incredula. Sentii una musica partire e sorrisi ascoltando quelle parole.
 
I’ve never had the words to say
But now I’m asking you to stay
For a little while inside my arms
And as you close your eyes tonight
I pray that you will see the light
That’s shining from the stars above

 
Non ho mai avuto le parole giuste da dire
Ma ora ti sto chiedendo di rimanere
Per un po’ tra le mie braccia
E mentre chiudi gli occhi stasera
Io prego che tu possa vedere la luce
Questo sta brillando dalle stelle sopra di noi

 
Scese dal palco, venendo verso di me.
Il mio cuore batteva forte, ero nel panico: quelle erano le parole più belle che avessi mai sentito.
 
When you open his arms
And holds you close tonight
It just won’t feel right
Cause I can’t love you more than this, yeah
When he lays you down, I’m not just dying inside
It just don’t feel right
Cause I can’t love you more than this
Can’t love you more than this

Quando apre le sue braccia
E ti stringe forte,  stasera
Non mi sentirò bene
Perché io non posso amarti più di così
Quando lui ti mette giù, io non muoio dentro
Semplicemente non mi sento bene
Perché io non posso amarti più di così
Non ti amo più di così

 
Non avevo parole, aveva pronunciato “Ti amo” davanti a tutti.
Mi aveva domandato scusa.
Così, quando la canzone terminò, tutti ci stavano guardando.
Sorrise, come solo lui sapeva fare e mi guardò, aspettando che dicessi qualcosa.

- Che cosa credevi? Che bastasse cantare per me per sistemare le cose? – domandai dubbiosa guardandolo.

La sua faccia divenne sorpresa.
 
- Ehm.. sì.. – lo fissai – Cioè no, ovvio che no. – ridacchiò.
- Beh, si o no? – risposi.
- Senti, volevo dirti che avevo torto praticamente su tutto… specialmente su di te. -

Sentii dei passi e mi voltai, vidi i giornalisti e sbuffai ma poi tornai a guardare Harry.

- Non sei un po’ in ritardo? Qui pensano tutti che sia stata io a mentire. – lo guardai e vidi Sally mettere il microfono davanti Harry.
- Sono stato io a mentire… - rispose lui.
Harry fissò me, poi Sally, poi il microfono e così lo afferrò voltandosi a parlare alla telecamera.
- Non è vero che non conosco Allison Parker. Conosco Allison Parker. Lei è una so tutto io, un pessimo navigatore, una ruba occhiali e una diabolica mente per gli scherzi ma è sincera, onesta, se fa una promessa la mantiene. – poi si voltò a guardare me, i miei occhi erano pieni di lacrime pronte a cadere.
- Ho perso la testa per lei.. – sorrise e di conseguenza lo feci anche io.
- Allison, so di averti ferita e prometto che non lo farò mai più ma ti prego.. perdonami. – concluse guardandomi negli occhi.

Quella era stata la migliore cosa che qualcuno mi avesse mai fatto, le migliori scuse. Come potevo dirgli di no?
Annuii sorridendo e delle lacrime rigarono il mio volto.

La giornalista era commossa ma Harry la fissò e poi disse “Su, smamma.” ridendo.
Si voltò verso di me e mi prese il viso tra le mani.
Forse aspettare per quel bacio era stata la cosa giusta, probabilmente Harry non aveva nemmeno progettato di dire quelle bellissime parole perciò io ero sempre più contenta, quelle cose venivano dal suo cuore.

Poggiò le labbra sulle mie e sorridendo mi baciò, quello fu il bacio più bello della mia vita.

- Hmhmhm. – mia sorella tossicchiò, cercando di attirare la nostra attenzione e così fummo costretti a staccarci.

- Harry, lei è mia sorella, Zoe. – sorrisi presentandoglielo.
- Ciao Zoe, vuoi ballare con me? – rispose Harry ridendo.

Zoe annuii ma la vidi praticamente svenire e a prenderla ci fu un Niall comparso dal nulla.

- Me ne occupo io. – ammiccò e io presi a ridere voltandomi verso Harry.

Tirò fuori un paio di occhiali uguali a quelli che mi aveva dato quando eravamo scappati dai paparazzi e me lo porse.

- Oh, ti sei ricordato! – sorrisi mettendoli. – Come sto? – continuai assumendo una posa da superstar.

Lui si mise i suoi e rise.

- Sei perfetta. -

E subito dopo aver detto quelle due parole mi baciò di nuovo, probabilmente saremmo stati insieme per sempre.




  AHIOLEIAAAH! 

Salve salvino! 
Oh, sono in lacrime sul serio! Non so cosa dirvi, la storia è finita nel migliore dei modi e sono troppo contenta che finalmente l'ho portata a termine!
Allora, a quanti è piaciuto il capitolo e a quanti dispiace che la storia sia finita? 
Sinceramente io sono tristissima, era da Dicembre che scrivevo e mi mancherà l'Harry famoso e montato e Allison. :(
Allora, vi lascio questa foto mlmlmllosa di come stava praticamente Harry nella scena del ballo.
Volevo una foto di quando han cantato gli one direction che poi è salito quel tizio travestito da fan sul palco che urlava "Louis, Louis, would you marry me?" che poi chiede a Harry di fare la foto ma purtroppo non l'ho trovata. Se sapete di che sto parlando allora avete capito e state sclerando con me per quanto era bello Harry.
*-* 
E' bello comunque in questa foto!


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Allora, vi mando un bacio!
Spero che seguirete la storia "Hard" (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1541659&i=1 ) che è l'unica Fan Fiction in svolgimento che ho ora.
Per ora pubblicherò solo OS, magari inizierò una nuova storia a Luglio magari, non so hahahahaha.
Se mi volete potete trovarmi quaaa:  


Twitter https://twitter.com/greeneyesharry
-
 Facebook - http://www.facebook.com/louisismyhusband.efp?fref=ts

UN BACIONE ALLA MAMMA, CALIIIIIFORNIA E ALLA PROSSIMA FAN FICTIOOOON!
Annachiara.

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