Parigi alla chiave del cuore

di Vagabonda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Le due cugine ***
Capitolo 2: *** 2. Glassa ai mirtilli ***
Capitolo 3: *** 3. La piazza dei pittori ***
Capitolo 4: *** 4. Il ritratto ***
Capitolo 5: *** 5. Febbre d'amore ***
Capitolo 6: *** 6. La nobile arte dello shopping ***
Capitolo 7: *** 7. Tramonto a casa Cullen ***
Capitolo 8: *** 8. Conversazione al chiaro di luna ***
Capitolo 9: *** 9. Ascolta il mio cuore ***
Capitolo 10: *** 10. Il rivale ***
Capitolo 11: *** 11. Colazione in famiglia ***
Capitolo 12: *** 12. L'invito ***
Capitolo 13: *** 13. I Blood ***
Capitolo 14: *** 14. A. A. A.: Principe Azzurro cercasi ***
Capitolo 15: *** 15. La caccia ha inizio ***
Capitolo 16: *** 16. Occhi di gatto ***
Capitolo 17: *** 17. Un bacio rubato ***
Capitolo 18: *** 18. L'amica e la rivale ***
Capitolo 19: *** 19. Sorprese ***
Capitolo 20: *** 20. Il Brutto Anatroccolo ***
Capitolo 21: *** 21. Sensi ***
Capitolo 22: *** 22. Il tuo cuore...il tuo cuore non batte! ***
Capitolo 23: *** 23. Senza rimpianti ***
Capitolo 24: *** 24. All'ombra della quercia ***
Capitolo 25: *** 25. Finalmente libere ***
Capitolo 26: *** 26. Per una volta ancora ***
Capitolo 27: *** 27. Un pezzetto di cielo ***
Capitolo 28: *** 28. Jaques ***
Capitolo 29: *** 29. Preparativi ***
Capitolo 30: *** 30. L'abito ***
Capitolo 31: *** 31. Spazi ***
Capitolo 32: *** 32. Finalmente sposi ***
Capitolo 33: *** 33. E poi fu il paradiso ***
Capitolo 34: *** 34. Insieme, a Parigi ***
Capitolo 35: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** 1. Le due cugine ***






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Questa storia è nata da un'idea che avevamo avuto io e mia cugina: un'estate parigina, all'insegna dello shopping, dei musei e...ovviamente di Parigi!
Ho pensato di inserire in questo contesto i nostri amati Edward e Bella...dopotutto, quale luogo è più adatto a far sbocciare l'amore se non la città degli innamorati?

Buona lettura ;)






La sveglia continuava a suonare. Mi girai a pancia in giù e coprii le orecchie con il cuscino. Quella mattina proprio non ce la facevo ad alzarmi. Finalmente il fastidioso suono si interruppe. Mi rilassai, pronta a ricadere in uno stato di beata incoscienza. Qualcuno mi buttò giù dal letto.
-Alzati pelandrona o arriveremo in ritardo!- mi gridò mia cugina.
-Sì sì, ancora cinque minuti…- bofonchiai cercando di riappropriarmi delle coperte.
Un cuscino mi si abbatté in faccia, rimandandomi lunga distesa al suolo.
-Macchè cinque minuti! Il negozio non si apre mica da solo!-
Brontolando, socchiusi gli occhi. Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco le cose. Arianna era seduta sul mio letto, le gambe conserte e mi fissava ridendo.
-Che hai da ridere?- chiesi irritata. Non solo mi aveva scaraventata per terra, ora rideva pure di me!
-Scusa ma sei così buffa Bella! Sembri un pulcino con tutte le piume arruffate!-
Mi alzai di scatto e corsi allo specchio. Una ragazza dallo sguardo assonnato ricambiò la mia occhiata di disgusto. I capelli erano un nodo unico e il colorito della mia pelle, se possibile, appariva ancora più pallido del solito. Dovevo fare qualcosa per migliorare la situazione. Optai per una doccia, mi spogliai e mi infilai sotto l’acqua gelida. Dopo un po’ uscii, battendo i denti. Non c’era niente di meglio di una doccia ghiacciata per svegliarsi la mattina!
-Sei pronta? È tardissimo!- mi gridò Arianna dalla camera da letto. Mi abbassai per scrollarmi i capelli fradici e, quando mi tirai su, me la ritrovai davanti. Era vestita di tutto punto, un grazioso abito bianco e rosa aderiva perfettamente al suo corpo magro ed era abbinato a un fiocco che tratteneva i lungi ricci biondi. Un ombretto rosato valorizzava i suoi splendidi occhi azzurri mentre la bocca, truccata con un leggero strato di rossetto, era appena curvata in basso, in quella che doveva essere una smorfia d’irritazione.
-Ma sei ancora tutta bagnata! Ti do dieci minuti per asciugarti, intanto vada di là a prepararti i vestiti!-
-Non ce n’è bisogno …- cercai di dirle ma era già corsa via.
Non avevo mai capito cosa ci trovasse di così esaltante nella moda. Era proprio per quello che aveva deciso di trasferirsi a Parigi, la capitale delle sfilate. E io l’avevo seguita, stufa di vivere in una casa comandata dalla mia matrigna.
Da quando, cinque anni fa, mia madre era morta, mio padre non era più stato lo stesso. Non rideva più, non scherzava più, con mamma era scomparso anche l’uomo che conoscevo. Poi, circa un anno addietro, aveva conosciuto questa Linda che l’aveva fatto rinascere. “Con lei mi sento felice, capisci Bella?” mi aveva detto. No che non capivo, Linda era una più vecchia di lui, odiosa e maniaca dell’ordine. Non comprendevo cosa ci trovasse di così apprezzabile in lei. Ma avrei fatto qualsiasi cosa purché papà tornasse a sorridere. Così, dopo che si erano sposati, Linda era venuta a vivere da noi.
Abitavamo in una grande villa in città, potevamo permettercela poiché mamma proveniva da una famiglia agiata. Dopo la sua morte aveva lasciato una grande eredità che papà però usava solo per pagare le spese di mantenimento della casa. Per il resto, vivevamo di ciò che il suo modesto stipendio da professore poteva offrire. Ma, con l’arrivo di quella donna, molte cose erano cambiate: i soldi andavano via come il pane, spesi per costosi prodotti di bellezza o usati per acquistare vestiti firmati. Linda, infatti, amava indossare abiti succinti, che mettessero in risalto l’abbondante decoltè e aderissero al corpo ancora tonico. Per la sua età era una bella donna, anche se sospettavo che gran parte del merito andasse alle numerose creme che si applicava ogni sera, prima di andare a dormire. Ma di questo non mi importava, poteva anche stare con mio padre, bastava che lasciasse in pace me. Così fu, almeno per i primi tempi. Dopo che si fu ambientata però cominciò a lamentarsi del mio modo di vestirmi e del disordine della mia stanza. Pretendeva di comprarmi lei gli abiti che avrei dovuto indossare e mi obbligava a riordinare le mie cose. Io obbedivo senza protestare, piegavo i vestiti, appendevo i pantaloni, mettevo nella scarpiera le scarpe. Ma non bastava. Secondo lei avrei dovuto anche stirare ogni sera le magliette e disporre in ordine cromatico i capi di vestiario. Avevo resistito per sei mesi, poi non ce l’avevo più fatta. Una mattina, dopo una sua sfuriata perché avevo lasciato annodati i lacci delle scarpe, preparai una valigia con le cose essenziali e me ne andai. Prima però lasciai un biglietto a mio padre, dicendogli di non preoccuparsi e che sarei andata ad abitare con Arianna, la figlia di sua sorella, che proprio in quei giorni si stava trasferendo a Parigi. Pochi giorni prima mi aveva chiamata, chiedendomi se conoscevo qualcuno che avrebbe voluto dividere con lei l’appartamento preso in affitto nei pressi di Montmartre. Ora aveva trovato la sua coinquilina.
In poco tempo l’avevo raggiunta e ora lavoravamo entrambe in una pasticceria vicino alla famosa piazza.
Terminai di asciugarmi i capelli, spensi il phon e mi guardai allo specchio. I capelli castani mi cadevano sulle spalle in morbidi boccoli, incorniciando il pallido viso dove spiccavano due grandi occhi color cioccolato.
“Mm, così può andare” pensai soddisfatta. Non ero certamente bella come mia cugina, ma non ero nemmeno da buttar via!
In camera trovai i vestiti sul letto, pronti da indossare. Abitare con Arianna aveva i suoi vantaggi, era sempre allegra e insieme ci divertivamo un mondo ma la sua fissazione per la moda era maniacale. Al contrario della mia matrigna però, lei mi lasciava scegliere cosa mettere, o al massimo abbinava i vari capi. In ogni caso avevamo gli stessi gusti, ci piacevano gli abiti eleganti ma sobri e quando andavamo a fare compere ci capitava spesso di litigare per un vestito che piaceva ad entrambe. Per fortuna portavamo la stessa taglia, così potevamo scambiarci gli acquisti! Quel giorno aveva abbinato una camicetta bianca, una gonna blu e delle ballerine. La gonna era forse un po’ troppo striminzita, in quanto lasciava ben poco all’immaginazione, ma per il resto andava bene. Mi legai i capelli con un nastro blu, poi decisi di lasciar perdere. Sciolti cadevano dolcemente sulle spalle, emanando il buon profumo del mio shampoo all’arancia e frutto della passione.
Passione…proprio quello che sarebbe servito a me. Erano da anni che non stavo più con un ragazzo. L’ultimo risaliva al liceo, ma la nostra storia era finita ancor prima di iniziare. Il giorno dopo esserci messi insieme l’avevo sorpreso con un’altra e da allora non mi ero più voluta legare a nessuno. Non che avessi tanti ammiratori! Certo, qualcuno che aveva provato a farmi la corte c’era stato, ma era sempre rimasto deluso. Arianna, invece, riscuoteva molto più successo di me. Ovunque andassimo, attirava lo sguardo dei maschi, ammaliandoli con la sua camminata disinvolta e sensuale.
Sospirai, magari fossi stata spensierata come lei! Da quando me n’ero andata di casa non avevo più ricevuto notizie di mio padre. Non che non sapesse badare a se stesso, ma non mi fidavo a lasciarlo da solo con quella strega…
-Bella!- gridò mia cugina. Era già sulla soglia di casa.
-Arrivo!- risposi, presi la borsetta e feci appena in tempo a uscire dalla porta, prima che lei la richiudesse con un tonfo.
-La prossima volta che ci metti così tanto ti obbligo a servire i clienti!- disse mentre correvamo.
Gemetti. Il mio compito nella pasticceria era occuparmi della cassa, oltre al fatto che ero sempre stata brava con i calcoli si aggiungeva la mia perenne timidezza nei confronti delle persone. Perciò era Arianna, molto più loquace, a stare dietro al bancone.
-Sto scherzando fifona!- aggiunse, ridendo della mia espressione.
Arrivammo senza fiato al negozio, c’era già la solita fila di clienti all’ingresso e Eveline, il nostro capo, stava correndo da una parte all’altra.
-Finalmente siete arrivate! Dovrei detrarvi il ritardo dallo stipendio!- disse col fiatone, poi, vedendo le nostre facce sconsolate, sorrise -Dai sciocchine, prendete i grembiuli e cominciate a lavorare, una buona volta!-
Ricambiammo il sorriso. Anche se era il nostro capo Eveline era soprattutto una nostra grande amica.
Mi infilai la divisa che consisteva in un grazioso grembiule lilla accompagnato da una cuffietta, poi mi diressi verso la cassa.
Una signora cicciotella si avvicinò.
-Buongiorno Doroty, come sta oggi? Ha ancora quei dolori alla schiena?- chiesi gentile.
-Oh no cara, oggi ho un tremendo raffreddore- disse starnutendo.
Le sorrisi poi presi la treccia alla nutella che mi stava porgendo.
-Sono tre euro- dissi, ma mi stava già allungando una banconota da cinque.
Le diedi il resto e mi salutò calorosamente.
Passai al cliente successivo che pagò una brioche con un biglietto da cento. Sospirai, impaziente che anche quella giornata di lavoro finisse.




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Capitolo 2
*** 2. Glassa ai mirtilli ***






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Innanzitutto un grandissimo grazie a tutti, già 12 preferiti e 8 recensioni il primo capitolo!! *piange di commozione*. Per rispondere alle recensioni...



Toru85: eccomi qua con un nuovo chappy, spero che anche questo ti piaccia! ^^
Gosthelle: scusa se ho cambiato un po’ il titolo ma così mi sembrava più carino, come se fosse Parigi stessa la chiave per raggiungere l'amore...lo so, sono una romantica irrecuperabile! XDXD comunque grazie per l'accorgimento, fa sempre piacere vedere persone così attente! Spero continuerai a commentare!
franci_cullen: sono contenta che la ficcy ti piaccia, spero che continuerà ad essere così!!
bell: AAAH!! Non sai quanto mi piacere sentirmi dire che scrivo bene! Non potevi farmi complimento più bello!! Grazie infinite!
_marinella95_: grazie!!! Ecco un nuovo chap!
mary_cullen90: grazie 1000 per i complimenti...sono lusingata! *-* spero continuerai a recensire XDXD! kiss
mione94: ihih e chi meglio di Linda poteva fare l'odiosa matrigna?!...forse solo Giorgio...XDXD
cullengirl: sì, lavorare alla cassa non dev'essere il massimo ma per Bella e sempre meglio che servire i clienti...XDXD...questo capitolo è scritto dal punto di vista di Ed...fammi sapere se ti piace!




E ora un nuovo capitolo, sta volta dal punto di vista del nostro amato Edward *coro di aaaah* ^^ buona lettura!










Guardavo attentamente il soffitto a travi scoperte della mia stanza. Avevo passato tutta la notte a osservarne le rifiniture, cercando disegni immaginari nelle flessuose linee del legno. C’erano un gatto dispettoso che rincorreva un topo, una bellissima fanciulla dai lunghi capelli, un grande e inquietante occhio…distolsi lo sguardo. Quel gioco doveva servire come distrazione, per allontanarmi dai miei pensieri. Ma sembrava che loro mi inseguissero anche attraverso la mia immaginazione.
Sospirai e mi alzai dal divano dov’ero stato steso per ore, completamente immobile. Non mi sentivo affatto stanco né con le membra intirizzite. Ciò nonostante, mi stirai: era un’abitudine che avevo preso dagli esseri umani. Sembravano sempre così spossati, come se il tempo a loro disposizione per dormire non fosse abbastanza…non li capivo. Non li potevo capire. A noi vampiri non capitava mai, potevamo correre per interi giorni senza sentirci mai affaticati.
Un raggio di luce riflesso sul pavimento di marmo attirò la mia attenzione. Mi avvicinai alla finestra e, come sempre, rimasi affascinato dallo splendido panorama. Tutta Parigi si stendeva davanti a me, bella come non mai illuminata da un sole appena sorto. Amavo quella città, non solo per le sue meraviglie, per la sua atmosfera: gli innamorati che camminavano sulla riva della Senna, le coppiette che si scambiavano teneri baci all’ombra della Tour Eiffel…tutti avevano un compagno nella città dell’amore, tutti eccetto me. Ero circondato dalle persone che mi volevano bene, i miei genitori e i miei fratelli…ma nemmeno loro erano soli.
-Edward!- sentii urlare mia madre di sotto. Avrei sentito benissimo anche se mi avesse chiamato normalmente o col pensiero ma a quanto pare non ero l’unico ad avere adottato le abitudini umane…
Scesi silenziosamente le scale e mi diressi verso la cucina.
-Buongiorno- dissi entrando.
Oh caro! Hai ancora quella faccia afflitta, vuoi dirmi che cosa ti preoccupa? Pensò lei, guardandomi tristemente.
La fissai di rimando. Esme era sempre stata come una madre per me, mi aveva accolto nella sua casa e amato come un figlio e per questo le sarei stato eternamente grato. Era una delle poche persone che mi capiva o almeno ci provava, sarebbe stata pronta a tutto per farmi felice. Ma quello che mi serviva non poteva darmelo.
-Sto bene, mamma- risposi al suo muto pensiero.
Sorrise. Le piaceva quando la chiamavo così, la faceva sentire donna.
Sei sicuro? Aggiunse però.
-Tranquilla-
Mi guardò ancora un attimo, poi riprese le sue faccende. Dai tanti contenitori sparsi sul tavolo e dai vari ingredienti dedussi che stava preparando un dolce, probabilmente una torta. Esme amava cucinare, anche se nessuno di noi mangiava le sue creazioni. Ogni tanto io o Alice assaggiavamo qualcosa, più per farle piacere che per altro. Non avevo mai sopportato il cibo umano.
-Edward caro, posso chiederti un favore?- domandò, mentre si sporgeva per prendere un mestolo.
Glielo passai -Dimmi-
-Mi andresti a comprare della glassa ai mirtilli? Ne ho bisogno per la torta che volevo preparare…-
Avevo visto giusto. –Certo, dove posso trovarla?-
-Penso che nella pasticceria qui vicino dovrebbero avercela-
-Perfetto, vado e torno!- dissi. Ero contento di uscire, di aver trovato un pretesto per distrarmi. Sentii i suoi saluti ma ero già fuori dalla porta. In poco tempo mi lasciai alle spalle la nostra villetta, addentrandomi per le strade di Parigi. A quell’ora non c’era quasi nessuno in giro, ciò nonostante cercai di evitare gli spazi troppo assolati. Sempre meglio essere prudenti.
Arrivai alla pasticceria in due minuti. Era graziosa, nelle vetrine erano esposti tantissimi tipi di dolci, dalle classiche brioche a prelibati pasticcini.
Entrai e il campanello appeso alla porta annunciò in mio ingresso con un dolce trillo. Una ragazza bionda stava servendo un cliente così aspettai il mio turno. Mi guardai intorno. Anche dentro il posto era accogliente, ornato da delicati fiori viola che si potevano vedere ovunque, perfino sopra i dolciumi. Vidi uscire il tipo di prima e mi avvicinai al bancone. La ragazza stava finendo di sistemare alcune paste.
-Cosa desidera?- mi chiese, ancora china.
-Stavo cercando della glassa ai mirtilli e mi chiedevo se voi l’avevate in negozio.-
Alzò lo sguardo, sorpresa. Probabilmente non si aspettava una richiesta tanto inusuale.
Quando mi vide il suo cuore sussultò.
Oddio, che pezzo di figo!
-C-certo, vado a prenderla- balbettò, poi corse via, sempre guardandomi.
Sbuffai. Su tutte le umane facevo quell’effetto, ma anche le vampire non mi disdegnavano.
La bionda tornò poco dopo con due barattoli.
-Per cosa ti serve? Se è per una torta ti conviene prenderne un po’…-
-Quelle due confezioni basteranno, grazie- la interruppi. Poi, feci l’errore di sorriderle.
Cosa darei per poter baciare quella bocca fantastica… pensò, sfacciata.
Presi la busta che mi porgeva e mi diressi velocemente verso la cassa. Poggiai il sacchetto e a occhi bassi tirai fuori dal portafoglio una banconota da venti, sperando che bastasse. Non volevo trattenermi in quel posto un minuto di più.
-Sono diciotto euro e novantanove centesimi- mormorò la voce più bella che io avessi mai sentito.
Alzai lo sguardo e mi persi in un mare di cioccolata.
Due splendidi occhi mi stavano guardando. La loro proprietaria rispecchiava la voce: era splendida, sulla pelle candida risaltavano le labbra rosse, i capelli erano una cascata di morbidi boccoli castani. Sotto la divisa indossava una camicetta immacolata e una cortissima gonna blu da cui spuntavano lunghe gambe magre.
“Isabella” lessi sul cartellino appuntato al petto.
Ancora imbambolato le porsi la banconota. Lei la prese ringraziandomi e mi diede il resto. Infilai distrattamente le monete in tasca. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Nella mia testa c’era un gran groviglio di emozioni, alcune delle quali mai provate prima. Poi, qualcuno aprì la porta del negozio e una folata di vento ci investì. Sentii per la prima volta il suo profumo, fresco, leggero. Sapeva di arancia e di qualcos’altro che mi sfuggiva…
-Usi un profumo particolare?- chiesi ancor prima di accorgermene.
Lei mi fissò sorpresa. E volevo credere! Uno sconosciuto le aveva appena chiesto che profumo metteva!
-No, però il mio shampoo è all’arancia e frutto della passione…- disse l’ultima parola arrossendo violentemente.
Il veleno mi inondò la bocca. Lo inghiottii con una smorfia. Perciò era frutto della passione…
-È molto buono- dissi, e un sorriso spontaneo mi affiorò sulle labbra.
Le guance di Isabella divennero ancora più rosse.
Basta, dovevo uscire da lì.
-Ti ringrazio, ci vediamo- aggiunsi senza riuscire a trattenermi. Ma cosa mi stava succedendo?!
-Ok, ciao- rispose piano lei.
Afferrai il sacchetto e, seppur riluttante, mi costrinsi a uscire. Appena fuori mi appostai vicino alla vetrina, stando ben attento a non farmi vedere. La ragazza del bancone stava parlando con Isabella.
-Cavolo ma hai visto come ti guardava?! Sembrava ti volesse mangiare con gli occhi!- le stava dicendo la bionda.
-Ma figurati…-
-È vero Bella! Se ne stava lì imbambolato, potevi almeno chiedergli il numero di telefono!-
-Ma se non lo conosco nemmeno!-
-E allora? Io ad un ragazzo così sarei saltata subito addosso!-
-Già Arianna, penso che nemmeno a lui sia sfuggita la tua occhiata da maniaca…-
Risero insieme. Poi, ognuna tornò ai suoi compiti e il discorso cadde lì.
Cercai di calmarmi e mi concentrai sui pensieri di Bella. Mi piaceva quel nomignolo, si addiceva alla sua bellezza. Sentivo i pensieri sconci su di me della sua amica ma da dove si trovava lei non percepivo niente. Il vuoto più assoluto. Sconcertato, decisi di lasciar perdere e mi avviai verso casa.
Possibile che non riuscissi a leggerle nella mente? Non mi era mai successo…
-Edward sei tornato!- disse Esme, felice.
Sussultai. Non sapevo neanche come fossi arrivato in cucina.
Posai la busta sul tavolo. Lei estrasse i barattoli.
-Oh grazie, credo proprio che mi basterà! Hai avuto problemi a trovarla?-
-No, perché?- chiesi, riscuotendomi dal mio tepore.
-Bè, ci hai messo un po’ di tempo...- ribatté guardandomi. Mi vidi nei suoi pensieri, sconvolto e spettinato come non mai. Era preoccupata per me, sentiva che c’era qualcosa che non andava.
-No vedi è che ho avuto un…imprevisto-
Tutto a posto?
Annuii, incoraggiante. Poi mi voltai e corsi in camera.
In un batter d’occhio fui steso sul letto, il fiato corto per l’eccitazione. Solo ora mi rendevo conto degli avvenimenti di quella mattina.
Mi trovai a osservare il soffitto, immerso in pensieri nuovi. Infatti ora, tra le pieghe del legno, mi sembrava d’intravedere lunghi capelli castani e al centro vedevo chiaramente un paio di grandi occhi color cioccolato.




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Capitolo 3
*** 3. La piazza dei pittori ***






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Non so cosa dire, 31 preferiti e 12 recensioni per il secondo capitolo! Davvero un grazie mille a tutti!

cullengirl: hai ragione!! Io non so cosa farei se mi trovassi davanti Eddino...*-*
bell: l'incontro è avvenuto dal punto di vista di Edward, in questo capitolo invece sarà Bella a fare delle riflessioni...spero tu gradisca!^^
Toru85: grazie 1000 per i complimenti! ora i nostri piccioncini si incontreranno di nuovo...ma non dico altro!!!XD
fracullen: sono davvero contenta che la ficcy ti piaccia!^^
mione94: amore non ho mica i superpoteri come Eddino! Devi aspettare ed essere paziente...intanto gustati questo nuovo capitolo!XDXD
Michelegiolo: ma davvero?! Anche mia cugina si chiama così! fammi sapere se ti piace il personaggio di Arianna, personalmente la adoro!^^
Belle_kristen: eh già, si sono incontrati e ora chissà cosa succederà...
Valle89: ihih fa sempre piacere avere nuovi fan, specialmente se sono entusiasti come te! Anche io adoro Parigi, è la mia città preferita! E non parliamo dei dolci....*-*
micino: scusa se vi ho fatto aspettare ma non trovavo mai tempo per scrivere...comunque eccomi qui cojn un nuovo chappy!!
mary_cullen90: grazie infinite per i complimenti!!
keska: grazie cara!! Non sai quanto sono felice che ti piaccia la mia storia! Per quanto riguarda la scrittura...sto cercando di imparare dai miei errori e un giorno spero di diventare brava come te!!^^ ti prego, continua a commentare per farmi sapere cosa pensi dell'evoluzione della storia...bacioni!





Signorina, si sente bene?-
Alzai gli occhi distratta. Un signore sulla sessantina mi stava guardando preoccupato.
-Scusi?- chiesi, soprappensiero.
-Ha una bruttissima cera, forse dovrebbe andare da un medico…- mi disse lui, gentile.
Annuii, poi mi sollevai barcollando e andai da Eveline.
Era impegnata nella difficile preparazione di una torta per un matrimonio, mi dispiaceva disturbarla ma in quelle condizioni ero più un peso che un aiuto in negozio. Perciò mi schiarii la gola, per attirare la sua attenzione.
Lei si girò sbuffando –Ah Bella, sei tu-
-Eveline, non mi sento tanto bene, per te è un problema se oggi stacco prima?-
-No no, figurati- disse, riprendendo il suo lavoro –basta che guarisci presto! Ci servi alla cassa-
-Ok, grazie-
Corsi verso la porta, non avrei resistito ancora per molto. Certamente non sarei andata in ospedale, ma dovevo stare un po’ da sola, per mettere in ordine le idee. I pensieri, tanti, troppi, che avevo nella testa minacciavano di sopraffarmi.
-Ehi Bella! Ma dove vai?!- mi bloccò mia cugina.
-A casa- dissi, cercando di togliermela da davanti. Lei resistette.
-E perchè?- ribatté, curiosa.
-Sono stanca, ho bisogno di riposare-
-Ma se ti svegli sempre tardi!- insistette.
Stavo cominciando a innervosirmi –Senti Arianna, sto male e vorrei andarmene, perciò potresti gentilmente spostarti in modo da lasciarmi passare?- sbottai, seccata.
Mi fissò sorpresa. Era raro che rispondessi così a qualcuno, soprattutto a lei.
Alzò le mani in segno di resa e ritornò dietro al bancone.
Mormorai un “grazie” e uscii in fretta. Già sentivo i sensi di colpa.
Raggiunsi la mia meta in poco tempo e appena entrata scaraventai la borsa sul tavolo, precipitandomi in camera. Lì senza neanche spogliarmi mi gettai sul letto e scoppiai in un pianto dirotto.
Piansi per diversi minuti, quando l’onda terminò andai in bagno a lavarmi la faccia. Adesso ero più calma, in grado di ragionare lucidamente. L’acqua gelida mi risvegliò, mi guardai allo specchio. Ero peggio di quella mattina, le occhiaie violacee spiccavano sul mio viso smunto dalla carnagione grigiastra mentre gli occhi color cioccolato erano rossi per il pianto. Ad un tratto l’iride cominciò a cambiare, diventò sempre più chiara fino a raggiungere un bellissimo color ambra…distolsi lo sguardo e tornai in camera. Mi stesi sul letto, osservando il soffitto, senza vederlo. I miei pensieri erano tutti concentrati su quella mattina, su quel viso perfetto che mi aveva fissata così a lungo. Ne ricordavo tutti i dettagli, la pelle bianchissima, i capelli ramati che spettinati gli cadevano sul viso, le labbra carnose arcuate in uno splendido sorriso sghembo e poi quegli occhi, così espressivi, che mi avevano guardato quasi con adorazione…arrossii violentemente a qual ricordo. Non ero abituata a così tante attenzioni. Per un breve periodo della mia vita, quando mamma era ancora viva, mi ero sentita davvero amata. Ma non era nemmeno riuscita a viziarmi, con la sua scomparsa papà si era chiuso nel suo guscio e da allora ero stata sola. Linda non aveva di certo migliorato la situazione! Sapevo che mio padre sperava che per me sarebbe stata come una seconda madre, ma anche volendo non sarei mai riuscita a trovare nessuno che potesse sostituire l’affetto della donna che mi aveva messo al mondo, tanto meno quell’odiosa donna.
Ma ora, insieme con l’arrivo di quel ragazzo, era nata una piccola, inevitabile speranza. Lo so, era assurdo, non ci conoscevamo neanche e già correvo con l’immaginazione! Tuttavia il modo in cui mi aveva guardata…in quel mare di oro liquido avevo forse scorto amore? Non lo sapevo, era impossibile, eppure realistico. Era come se fosse scoccata una scintilla tra noi, il classico “colpo di fulmine”.
Quando avevo incrociato il suo sguardo il mio cuore aveva perso diversi battiti, e poi il brivido quando mi aveva sfiorato la mano…
Scossi la testa. Non dovevo illudermi, magari era pure fidanzato! Di certo una creatura perfetta come lui aveva una schiera di ammiratrici. E poi non l’avrei rivisto mai più. A quel pensiero, gli occhi si inondarono di lacrime. Le ricacciai indietro, con rabbia. Perché reagivo così? Dopotutto, poco prima di uscire aveva detto “ci vediamo”…
Basta. Dovevo fare qualcosa per distrarmi. Saltai giù dal letto, con un leggero capogiro; afferrai il blocco di fogli da disegno con i pastelli e uscii di casa. In un batter d’occhio fui a Montmartre. Al solito, era gremita di gente che passeggiava tra un pittore e l’altro, indecisa tra chi scegliere per farsi fare un ritratto. Di solito si guardava il costo: quelli che facevano disegni per lavoro, i più bravi, facevano pagare di più. C’era poi chi, come me, dipingeva per passatempo e aveva prezzi più modici.
La passione per il disegno mi era stata trasmessa da mia madre. Fin da piccolissima avevo trascorso interi pomeriggi a guardarla produrre splendide opere, possedeva la straordinaria capacità di abbinare sempre i colori giusti, creava nuove tonalità amalgamando le tempere ed era una fonte inesauribile di idee. Al contrario, io riuscivo a dipingere solo con l’ispirazione. Per questo non avevo potuto scegliere come lavoro la pittrice, anche se il mio grande sogno era di passare tutte le giornate a Montmartre, la piazza dei pittori.
Raggiunsi velocemente il mio posto, nell’angolo del piazzale. I miei compagni mi accolsero calorosamente.
C’erano il vecchio John, giunto a Parigi anni prima con il solo scopo di diventare l’artista più famoso; la dolce Mariotte, proveniente da una famiglia povera, che usava il suo talento naturale per guadagnare un po’ di soldi e infine Jaques, il fratello di Eveline, nonché mio migliore amico.
-Bella, ma che piacevole sorpresa!- esclamò Jaques –a cosa dobbiamo la tua visita? Era da un bel po’ che non ti facevi vedere…-
-Sì, scusate ma ho avuto molto da fare e poi…non mi veniva l’ispirazione- confessai imbarazzata.
Scoppiarono tutti a ridere.
-Non ti preoccupare bimba, anche questo vecchio sta perdendo colpi!- borbottò John –tu sei ancora giovane, farai ancora molta strada e sono sicuro che diventerai la miglior pittrice di tutta Parigi!-
Poi mi diede un buffetto sulle guance. Gli sorrisi, un po’ contrariata. Mi era sempre stato simpatico e mi faceva ridere con le sue battute strambe, ma la sua fissazione e il modo in qui mi trattava, come se avessi cinque anni, mi davano un certo fastidio.
Mi voltai verso Mariotte, che teneva timida la testa bassa. Con la mano le tirai delicatamente su il mento fino a portare i suoi occhi all’altezza dei miei.
-Mi sei mancata cara- mormorai.
Lacrime cominciarono a rigarle il viso –Anche tu- mormorò, abbracciandomi. La strinsi a me, commossa. Dal nostro primo incontro le avevo subito voluto bene.
Mi ero da poco trasferita a Parigi, in quel periodo lei lavorava come domestica per una famiglia nella mia stessa via. Un giorno, mentre tornavo dalla spesa, sentii delle urla provenire dalla casa di fronte alla mia. Due donne uscirono dalla porta e una, probabilmente la padrona di casa, stava sbraitando contro la giovane che le stava china di fronte. Le disse cose orribili, tanto che mi bloccai sulla porta. Poi le diede uno schiaffo, e un altro ancora, uno per ogni guancia. L’altra non oppose resistenza, rimanendo immobile mentre veniva percossa. Quando la donna ebbe finito se ne tornò in casa, apparentemente soddisfatta, lasciando la fanciulla accasciata sulla strada.
Mollai le borse della spesa e la raggiunsi veloce. Era conciata malissimo, piena di lividi e contusioni. La portai in casa mia e la curai. Quando Arianna tornò le spiegai l’accaduto e insieme decidemmo di tenere con noi la giovane, che poi era Mariotte, finche non si fosse rimessa.
Quando stette meglio volle andarsene, dicendo che aveva approfittato anche troppo della nostra ospitalità. Noi cercammo di trattenerla, ma rinunciammo quando venimmo a sapere le condizioni della sua famiglia e la necessità di Mariotte di trovarsi al più presto un nuovo lavoro.
Prima, infatti, faceva da cameriera per la famiglia di fronte, un giorno era inciampata e accidentalmente aveva rotto un vaso. Era subito andata a scusarsi con la padrona, dicendo che gliel’avrebbe ripagato. Ma la donna era stata inflessibile: si era arrabbiata molto e l’aveva licenziata. Quello era il momento a qui avevo assistito.
Allora le offrimmo di lavorare con noi alla pasticceria, certe che saremmo riuscite a convincere Eveline. Ma lei rifiutò ancora, voleva farcela con le sue sole forze. Non capivo, ma la lasciammo andare.
Passò qualche tempo, poi cominciai a recarmi in piazza per disegnare e lì la ritrovai. Aveva scoperto questa sua straordinaria vocazione per l’arte e da allora si occupava di ritratti. Tra noi era nata una grande amicizia e ogni volta che ci vedevamo scoppiavamo piangere, sopraffatte dai ricordi.
Mi staccai dolcemente da lei, rivolgendomi verso Jaques. Sorrideva, tendendomi le braccia. Gli andai incontro e mi strinse forte a sé.
-Sono davvero felice di vederti, ogni volta diventi più bella- mormorò tra i miei capelli. Sospirai, cercando di staccarmi. Lui mi lasciò andare, a malincuore. Era da quando ci eravamo conosciuti che mi faceva una corte spietata. In varie occasioni gli avevo fatto intendere che ciò che provavo per lui non era altro che una profonda amicizia, ma non demordeva. Ogni volta mi riempiva di complimenti, su quanto fossi carina, come mi stesse bene quel vestito e cose così.
-Anche io sono contenta di vederti, Jaques- dissi, poi, prima che potesse controbattere, presi possesso del mio posto, nascondendomi dietro a un foglio. Non mi andava proprio di discutere, avevo già abbastanza pensieri per la testa. Infatti, nonostante la felicità per aver rivisto i miei amici, non riuscivo a togliermi dalla testa il ragazzo di stamattina.
Tirai fuori tutto l’occorrente per disegnare e mi preparai ad accogliere un eventuale cliente.
-Che sorpresa!- esclamò alle mie spalle una voce familiare.
I battiti del cuore accelerarono. No, non era possibile…
Mi girai e fui catturata da due grandi occhi ambrati.




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Capitolo 4
*** 4. Il ritratto ***






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Vorrei ringraziare tantissimo Toru85; bell; mione94; ale03; keska; Valle89; PrincessMarauders; cullengirl; Shinalia; micino; Bella_kristen; Sabry87 per le loro recensioni e le 47 persone che hanno aggiunto questa ff ai preferiti: è grazie a voi che continuo, ai vostri incoraggiamenti e consigli! Vi adoro!





Rimasi senza fiato, accecata dalla sua bellezza. I miei ricordi non gli rendevano onore, dal vivo era infinitamente meglio. Lo fissai intensamente, cercando di imprimere bene la sua immagine nella mia mente. Lui mi osservò di rimando, con un’occhiata altrettanto energetica. Chinai velocemente la testa, le guance in fiamme. Si accorse del mio imbarazzo e, schiarendosi la voce, cercò di rompere il ghiaccio.
-Allora, sei una pittrice?- chiese, interessato.
Alzai il capo, spiazzata dalla sua domanda.
-Oh no, è solo un passatempo...- mi guardò, in attesa che continuassi –vengo qui per scaricare la tensione, disegnare aiuta a rilassarmi-
-E come mai eri tesa?- domandò, più curioso di prima.
La faccia, già bordeaux, divenne se possibile ancora più rossa. Mi chiedevo se ne sentisse il calore.
Si riscosse davanti alla mia espressione scioccata –Scusa, che maleducato che sono!-
-No no figurati, oggi ero solamente inquieta, non c’è un motivo preciso…- mentii.
E cosa avrei dovuto fare?! Mica potevo rivelargli la vera causa della mia tribolazione! Annuì, ma sembrava deluso.
-Invece tu, perché ti trovi da queste parti?- chiesi, timidamente.
Lo sguardo gli si accese –Non ho una meta precisa, stavo girando a vuoto, almeno finché non ti ho incontrata- disse sorridendo.
Andai in iperventilazione. Ancora il sorriso sghembo di stamattina! Ma allora voleva proprio uccidermi!
-Stai bene?- chiese, preoccupato –sei sbiancata all’improvviso…-
Cercai di ricompormi in fretta –Sì, tutto ok- riuscii a mormorare.
Per qualche secondo regnò un silenzio imbarazzante. Tuttavia, stare vicino a lui non mi procurava quel disagio che credevo, anzi, era perfino piacevole. Soltanto che non sapevo cosa dire, stavo zitta più per paura di fare brutte figure che per altro. Per fortuna, come prima, fu lui a parlare, anche se in quel caso avrei preferito di gran lunga che tacesse.
-Già che ci siamo, non è che mi faresti un ritratto?- domandò ingenuo.
Lo fissai, inorridita. Io fare un ritratto a lui? E come facevo?! Sarebbe stato come provare a catturare la luce del sole su una tela, impossibile! Scossi la testa. Non ce l’avrei mai fatta e di sicuro avrei fatto la figura della sciocca.
-Se non vuoi non è un problema- aggiunse. Ma, alla notizia del mio rifiuto, lo splendido sorriso di prima era scivolato via dalle sue labbra. Non potevo permettermi di deludere una creatura così divina.
-Non è affatto un disturbo, accomodati- dissi sorridendo debolmente e indicando lo sgabello di fronte a me.
Il mio cuore fece capolino quando ricambiò lo sguardo. Si sedette e tirai fuori tutto l’occorrente: il carboncino, la carta ruvida, la gomma pane e un foglio pulito che appoggiai sul cavalletto.
-Ora ti chiedo di rimanere immobile- dissi, con fare serio. Ero entrata nella modalità “artista”.
-Certamente- rispose, poi si pietrificò.
Presi un bel respiro e cominciai a disegnare. In breve tempo mi dimenticai di chi avevo davanti e del mondo che mi circondava, fui completamente assorbita dal mio lavoro. Sentivo solo il ruvido grattare della matita sulla carta e lo sfregare della gomma quando facevo qualche errore. La mano agiva da sola, guidata da una forza invisibile. Amavo quei momenti, mi sembrava di galleggiare, il mio corpo decideva per me e finalmente ero in pace. Poi, la linea che stavo tracciando si interruppe improvvisamente. Mi riscossi e guardai il mio prodotto fino ad allora. Due occhi bianchi e neri mi fissavano, lo sguardo profondo. Erano molto belli, il chiaro-scuro era ben reso, come la forma e le proporzioni. Alzai gli occhi soddisfatta per confrontare il disegno con l’originale.
Il morale calò bruscamente. Il miei occhi non erano nemmeno lontanamente paragonabili con quelli dell’angelo sedutomi di fronte. E, con mio grande dolore e rammarico, mi resi conto che mai sarei riuscita a rendere lo stesso effetto color ambra né a riprodurre le pagliuzze dorate dell’iride. Ma non dovevo scoraggiarmi, non potevo! Non avevo mai rifiutato una richiesta di un ritratto e quella non sarebbe stata di certo la prima volta.
Cancellai l’orribile operato e con rinnovato vigore ripresi a disegnare, concentrandomi sul resto del viso, naso e bocca. La magia di poco prima mi riavvolse, facendomi cadere in uno stato di trance. Mi risvegliai solo a lavoro terminato. Davanti a me, un volto cieco mi fissava, ma prima di fare le mie considerazioni, per evitare un’altra delusione, preferii confrontarlo con quello in carne ed ossa.
E infatti avevo fatto bene a non illudermi, non ero riuscita a rendere l’effetto delle labbra piene, per non parlare del naso dritto. Scossi la testa e passai la gomma con foga sul povero foglio. Non mi sarei arresa.
-C’è qualcosa che non va?- chiese lui, gentile.
Effettivamente chissà cosa aveva pensato, dopo avermi vista accanirmi per ben due volte sul disegno!
-No no, è solo che…è più complicato di quello che pensassi- ammisi.
-Non ti preoccupare, sono sicuro che verrà benissimo, vai avanti tranquilla, qualsiasi cosa elaboreranno le tue mani sarà certamente stupendo-
Arrossii, lusingata dal complimento. Non potevo deluderlo, così ripresi a lavorare.
Dopo quello che parve un secolo terminai l’opera e, senza neanche volerla ritoccare, voltai il foglio verso di lui. Spalancò la bocca, esterrefatto.
-Non ti piace?- domandai, ansiosa.
Spostò lo sguardo dal disegno a me e viceversa.
-È semplicemente…perfetto! Hai una dote naturale, dovresti sfruttarla!- esclamò in un fiato.
-Davvero, sei soddisfatto?-
-Mi hai sorpreso- confessò.
Mi sarei messa a saltare dalla gioia. Evviva, il mio disegno gli piaceva sul serio!
-Quanto di devo?- esclamò.
-Consideralo un regalo- dissi di getto. Non sapevo nemmeno io il perché di quella scelta, volevo solo farlo.
-Ma non posso accettare! Io non ho fatto niente per te…- protestò triste, poi si illuminò –facciamo così, per sdebitarmi ti porterò a prendere un caffè, ti va?-
Non aspettavo altro –Non sei costretto…- ribadii, poco convinta.
Sfoderò un sorriso sghembo da infarto. E come dirgli di no?!
Assentii, troppo presa dal suo sguardo per formulare una risposta coerente. Sembrava un bambino al quale avevano appena regalato una caramella gigante.
-Fantastico! Allora diciamo… domattina alle nove? Conosco un posto che fa un cappuccino con delle brioche squisite-
-Alle nove va benissimo-
-Se mi dici il tuo indirizzo ti passo a prendere-
Ci scambiammo i vari recapiti, anche telefonici. Poi, si portò una mano sulla fronte.
-Che sbadato! Non mi sono ancora presentato, il mio nome è Edward Cullen- disse, porgendomi la mano.
-Isabella Swan- la strinsi, rabbrividendo al contatto freddo.
-Bella…- mormorò dolcemente.
Annuii, sorpresa –È il mio soprannome-
-Hai un bellissimo nome- disse.
Entrambi ci accorgemmo che continuavamo a tenerci la mano e imbarazzati ci separammo.
-A domani- disse sorridendo.
E si allontanò così, con passo veloce e sicuro, come avrei voluto essere io. E, mentre lui se ne andava, già non vedevo l’ora che fosse l’indomani.




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Capitolo 5
*** 5. Febbre d'amore ***






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Entrai in casa, la testa ancora tra le nuvole. Avevo un appuntamento con il ragazzo più bello e gentile che avessi mai conosciuto! Una voce mi riportò bruscamente coi piedi per terra.
-Cos’è quel sorrisetto ebete, cuginetta?-
Come in un sogno, vidi Arianna che mi osservava divertita.
-Terra chiama Bella!- disse ridendo.
La guardai perplessa. Ma cosa stava dicendo?
Si accigliò –Tutto a posto?- chiese, mettendomi una mano sulla spalla.
Quel contatto mi riscosse e con uno slancio mi gettai tra le braccia di mia cugina.
-Oh Ari, tu non puoi immaginare quello che mi è successo!-
-Bè, dalla tua reazione deve trattarsi di qualcosa di bello! Dai, illuminami!- disse, conducendomi in camera.
Lì ci sedemmo sul letto e le raccontai gli avvenimenti di quel pomeriggio. Finita la mia storia mi accasciai sul letto, esausta. Era stata una giornata stancante e avevo davvero bisogno di riposare.
Ma, a quanto pareva, la mia amica non la pensava allo stesso modo.
-Cosa fai là distesa?! Alzati forza, dobbiamo decidere quello che metterai domani per l’appuntamento!- strillò agitata, facendomi sussultare.
Poi, senza neanche aspettare che le rispondesse, mi tirò su con uno strattone che quasi mi staccò il braccio e cominciò a tirare fuori vestiti dall’armadio.
Detestavo quando faceva così! Sembrava di essere a “Barbie, cavia da laboratorio”, lei era lo scienziato pazzo che faceva esperimenti diabolici sulla sua povera vittima, ovviamente la sottoscritta.
Mi obbligò a provare un abito dietro l’altro per due ore di fila, si arrese solo quando vide che facevo fatica a tenere gli occhi aperti.
Finalmente mi lasciò andare e la sentii borbottare qualcosa a proposito di un “urgente giro di shopping” prima di cadere tra le braccia di Morfeo.


Quella notte, un angelo dagli occhi dorati venne a farmi visita e mi tenne compagnia, almeno fino a quando un demonietto dai riccioli biondi non decise che era arrivato il momento di svegliarmi.
-In piedi! Oggi è il grande giorno, hai un appuntamento con quel figo da urlo, non vorrai mica arrivare in ritardo vero?!?- disse Arianna, saltando sul mio letto.
L’uscita con Edward!
-No!- riuscii solo a dire, tra un sobbalzo e l’altro.
Era già tardi, perciò corsi in bagno e mi feci una doccia veloce. Mentre mi asciugavo i capelli, sentii mia cugina chiamarmi dall’ingresso.
-Io esco!- urlò.
-E dove vai?- risposi gridando.
-Che domande! A fare compere!- ovvio, praticamente tutte le domeniche Arianna si dedicava al suo sport preferito: la corsa allo shopping. E si dava il caso che quel giorno fosse proprio una fredda domenica di gennaio, nonché il primo giorno di inizio saldi. “Saldi” era la parolina magica per mia cugina.
-Ci vediamo stasera!- dissi alla porta che si chiudeva.
Mentre terminavo la mia opera di asciugatura, l’occhio mi cadde sull’orologio. Cacciai un urletto, era tardissimo!
Inciampando ovunque, mi precipitai in camera, dove trovai uno splendido vestito di tulle bianco ad aspettarmi. Sopra c’era un biglietto, “Mi devi un favore!” diceva la calligrafia elegante di Arianna.
Adoravo quella ragazza!
Indossai l’abito e notai con piacere che mi andava a pennello. Come calzature aveva scelto un paio di decolté color panna, rabbrividii all’idea del vertiginoso tacco da dodici centimetri ma non avevo tempo per cambiarmi, così infilai le scarpe senza protestare. Afferrai al volo la borsa e uscii dall’abitazione.
Appena in strada notai una lussuosa Volvo metallizzata di fronte alla mia casa. Non mi intendevo tanto di macchine, ma non ci voleva molto a capire che quella era una “signora auto”. Il mio chaperon personale mi aspettava appoggiato alla portiera. Trattenni il respiro: ma come faceva ad essere sempre così dannatamente perfetto?!
Indossava una giacca beige sopra ad una camicia bianca che lasciava intravedere il petto marmoreo. Un paio di pantaloni color cachi, invece, fasciavano le gambe muscolose.
-Buongiorno- disse, vedendomi arrancare verso di lui –vuoi che ti aiuti?-
-Ehm…- inciampai per l’ennesima volta –sì grazie-
Mi mise una mano sulla vita mentre con l’altra mi apriva la portiera. A contatto con la sua pelle gelata rabbrividii, ma dubitavo che si trattasse solo di quello…
-Allora, dove mi porti?- chiesi, timidamente.
Sorrise, causandomi un attacco cardiaco –Conosci Le Chat Noir? Pensavo di andare lì, se per te va bene…-
Strabuzzai gli occhi –Le Chat Noir? Sei sicuro?- era uno dei locali più famosi di Parigi e di sicuro una semplice brioche sarebbe costata un capitale.
Altro sorriso sghembo da infarto –Certo-
-Ok…- dissi arrendendomi. E come protestare, di fronte a una bellezza simile?! Rischiavo davvero di finire in ospedale, con tutti quei sorrisi.
Il morbido sedile in pelle si modellò sul mio corpo. In un baleno, me lo trovai di fianco, le chiavi già infilate. Le girò e la macchina fece le fusa, poi mise in moto. Guidava a una velocità impressionante, volavamo sulle strade di Parigi.
-Rallenta!- strillai terrorizzata.
Lo vidi voltarsi sorpreso nella mia direzione, poi scoppiare a ridere.
-Perché ridi?- chiesi, indecisa se unirmi a lui o irritarmi.
-Scusa ma…sei buffissima!- rispose, sghignazzando.
Mi accorsi solo in quel momento della mia posizione. Le mani stringevano convulsamente il sedile e il corpo era rigido come un pezzo di marmo. Cercai di rilassarmi, inutilmente. Non ero abituata a viaggiare a quella velocità. Edward per fortuna parve accorgersi del mio disagio, perché rallentò.
-Va meglio?- domandò dolcemente.
Annuii anche se era inutile visto che il mio corpo parlava per me. Ora ero molto più calma e mi sciolsi sul sedile.
Rise ancora e fu come se un coro di campane suonasse dentro all’autovettura. Ah, che suono sublime!
Arrivammo finalmente al locale, mi sporsi per aprire la portiera, ma la mia mano invece di incontrare la maniglia fu avvolta nuovamente dalle sue fredde dita. Alzai lo sguardo e me lo ritrovai davanti. Con le guance rosse per l’imbarazzo mormorai un “grazie”, poi lo seguii.
Una ragazza vestita con una divisa nera ci fece accomodare in un grazioso tavolino all’aperto, molto appartato e nascosto agli sguardi indiscreti. Sospettavo che dietro quella postazione ci fosse lo zampino del mio affascinante accompagnatore.
Cercai di ignorare le insistenti occhiate che la bella cameriera rivolgeva ad Edward e presi in mano il menù. Doveva essere tutto squisito, ma una sbirciatina ai prezzi mi convinse a prendere una semplice brioche e un cappuccino. Ordinai, poi la ragazza si girò verso Edward.
-E per te cosa posso fare?- chiese, con un sorriso a trentadue bianchissimi denti.
Fui infastidita e non poco dal doppio senso, ma sotto i baffi risi di gusto quando vidi che lui non la degnava di un solo sguardo. I suoi occhi era fissi su di me.
-Non ho fame, grazie-
Quella se ne andò delusa e finalmente rimanemmo soli.
Non sapevo cosa dire, non ero mai stata brava con le parole. Per fortuna venne in mio soccorso.
-Allora…è da tanto che vivi a Parigi?-
-No, mi sono trasferita quasi cinque mesi fa-
-Se posso, come mai? Ti piaceva come città?- chiese ancora, interessato.
Mi mossi sulla sedia, a disagio. Non mi piaceva parlare della mia difficile situazione familiare, d’altra parte però non volevo nemmeno mentirgli…
-Oh scusa!- aggiunse quando vide la mia smorfia –che maleducato che sono! Non era mia intenzione farti arrabbiare, perdonami…-
Lo guardai, avevo un’espressione di puro dolore in volto. Mi sentii terribilmente in colpa.
-Ma figurati! È solo che non è semplice da spiegare…-
Ricambiò lo sguardo, intensamente –Se vorrai, proverò a capire-
Nei suoi occhi lessi solo sincerità, così decisi di fidarmi.
-Vedi, dopo la morte di mia madre mio padre non era più lo stesso. Poi un anno fa si è risposato con una strega che proprio non sopportavo…-
Le parole uscirono spontaneamente e in poco tempo mi trovai a raccontargli la mia storia per filo e per segno. Ogni tanto mi fermavo, per accertarmi di non annoiarlo ma lui subito mi chiedeva di continuare. Edward era un ascoltatore fantastico, non mi interrompeva mai e sembrava pendere dalle mie labbra.
-…e così, dopo l’ennesima litigata ho deciso di trasferirmi qui con mia cugina- conclusi con un sospiro. Ma, contro ogni mia aspettativa, parlare della mia famiglia non era stato poi così complicato.
-È una storia molto triste…mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare- disse Edward con la voce strozzata.
Lo fissai sorpresa. Si stava per mettere a piangere?!
Che tenero! pensai.
-Sì, ma adesso sto bene, qui con te- risposi, sfiorandogli la mano.
Lui la strinse –Lo stesso vale per me-
Tentai di rimanere lucida, inutilmente. Chiusi gli occhi e feci un bel respiro.
-Tutto ok?- domandò Edward.
-Sì sì…però posso chiederti un favore?-
-Tutto quello che vuoi-
-Potresti cercare di non guardarmi più così? Rischio di svenire-
Era perplesso –Così come?-
-Così…così!- risposi, come se fosse ovvio –possibile che tu non ti accorga dell’effetto che fai alle ragazze?-
Quanto era bello con la fronte corrucciata! Avete mai visto qualcuno a cui le rughe donassero? Ecco, a lui invece stavano divinamente!
-Ehm…veramente no-
-Ma dai! La cameriera di prima ti stava mangiando con gli occhi!- sbottai, infastidita dal ricordo.
Sorrise divertito –Tanto non l’ho vista, stavo guardando te-
Arrossii, dopodiché entrambi scoppiammo a ridere.
Il resto della mattinata trascorse piacevolmente, chiacchierammo del più e del meno, senza più toccare argomenti pesanti. Lo conobbi meglio, scoprii che era stato adottato e aveva quattro fratelli e che la sua famiglia era venuta a Parigi per incontrare degli amici. Quest’ultima informazione non mi piacque affatto, anche se avessimo stretto un rapporto poi lui sarebbe dovuto ripartire…ma decisi di non pensarci. Per allora volevo occuparmi solo del presente.
Mi riportò a casa all’ora di pranzo, il tempo era volato senza che nessuno dei due se ne accorgesse.
-Grazie per l’uscita, mi sono divertita molto- dissi, giunta sulla porta dell’abitazione.
-Già, anche se mi sa che dovrò fare un mutuo per pagare la colazione!- sghignazzò –stavo scherzando!- si affrettò però ad aggiungere quando vide la mia espressione preoccupata.
-Mi dispiace…-
-Anche a me, di doverti salutare-
Mi prese la mano e la baciò delicatamente.
-Ma potremmo rivederci presto, che ne dici se ti passo a prendere domani alla stessa ora?-
Sorrisi, raggiante all’idea –Dico che sarebbe fantastico-
-Perfetto, a domani…- disse felice. Fece un altro baciamano e lo guardai allontanarsi sulla sua Volvo, finche non divenne solo un puntino all’orizzonte.
Con il cuore leggero entrai in casa e corsi in camera, dove mi gettai ridendo sul letto.
Avevo le farfalle nello stomaco, la testa mi girava e mi sembrava di avere la febbre. Quel giorno mi ero presa una malattia tremenda e incurabile. Eh sì, mi ero proprio innamorata!







Ciao cari! Scusate se ci ho messo tanto per aggiornare ma ho avuto a che fare con i preparativi per la festa...e sì, perchè domani è il mio COMPLEANNOOOOO! Non sto più nella pelle!^^
Personalmente penso che questo capitolo sia venuto abbastanza bene, è vero, è un po’ lungo, ma mi sembrava doveroso dedicare più righe al primo vero appuntamento tra Bells e Ed...l'idea della cameriera l'ho presa dal mitico Twilight ma il resto è tutto frutto della mia mente malata! *muahmuahmuah*
Grazie infinite a tutti coloro che hanno recensito e aggiunto questa storia tra i preferiti, siete voi che mi date la forza per continuare a scrivere e grazie a voi trovo sempre nuove idee! Un bacio enorme, vi adoro!!




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Capitolo 6
*** 6. La nobile arte dello shopping ***






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Dopo il nostro primo appuntamento eravamo usciti di nuovo il giorno seguente, divertendoci se possibile anche più del primo. E poi ancora e ancora…ormai ci vedevamo tutti i giorni, la mattina andavamo a fare colazione insieme, l’accompagnavo al lavoro e ogni tanto le facevo pure compagnia. La sua amica, Eveline, nonché suo capo, era semplicemente entusiasta della mia presenza. Da quando venivo io, infatti, la pasticceria si era popolata di ragazzine che mi fissavano adoranti, con gran disappunto di Bella. Un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra. Adorava quella sua insensata gelosia. Dico insensata perché, anche se non poteva saperlo, io volevo solo lei. Dal primo momento che l’avevo incontrata, mi ero perso nei suoi occhi color cioccolato, nelle sue piccole labbra a cuore, nella sua voce timida ma gentile, nei suoi modi discreti e impacciati. Mi aveva rubato il cuore e ora desideravo solo che lo splendido sorriso con il quale mi aveva conquistato fosse solo mio.
Quel sabato mattina non eravamo potuti uscire perché, essendo San Valentino, la pasticceria si era riempita fin da subito di gente che ordinava cioccolatini a forma di cuore o torte ornate con cupidi. Il pomeriggio però, il negozio sarebbe restato chiuso, così avevamo deciso di andare a fare un semplice giro per le strade di Parigi. O almeno, questo era quello che avevo voluto far credere a Bella. In realtà avevo un piano e speravo con tutto il cuore che funzionasse.
Un leggero cinguettio mi riscosse dai miei pensieri. Un passerotto si era poggiato sul cofano della mia Volvo, era molto grazioso e istintivamente allungai il braccio per toccarlo. Lui vi salì sopra e cominciò a camminare qua e là. Un normale essere umano si sarebbe piegato in due per il solletico che faceva con quelle sue piccole zampine, ma la mia pelle marmorea non sentiva niente di tutto ciò. Osservai tristemente l’uccellino, adesso che ci pensavo probabilmente aveva scambiato il mio braccio per un ramo o qualcosa del genere.
Sentii i passi di qualcuno avvicinarsi e difatti un attimo dopo spuntò Bella dalla porta della casa, davanti al quale ormai parcheggiavo quotidianamente. Si voltò per scendere i tre gradini che ci separavano, ma al secondo si arrestò improvvisamente. Mi stava fissando commossa e nei suoi occhi vedevo grossi goccioloni che minacciavano di straboccare. Allarmato, aprii la bocca per chiederle cosa c’era che non andava, ma lei mi fece cenno di tacere.
-Non ti muovere- disse –siete così dolci…-
Seguii il suo sguardo e vidi il passerotto che saltellava contento. Mi trottò in mano e, raggiunto il limite delle mie dita, spiccò il volo.
-Peccato…- mormorò Bella.
La guardai, ridendo di quella sua piccola delusione e sentii il suo cuore accelerare. Non avevo ancora capito il perché, ma succedeva tutte le volte che sorridevo. Dopo un attimo di incertezza, ricambiò il sorriso.
-Allora…vogliamo andare, madamoiselle?- chiesi galante, aprendole la portiera.
Lei si infilò nella macchina goffamente e il un lampo fui al suo fianco.
Guidai fino al solito parcheggio, da dove proseguimmo a piedi, inoltrandoci nel centro della città.
Purtroppo, non avevo previsto che Parigi a San Valentino doveva essere un vero e proprio inferno.
C’erano coppiette d’innamorati ovunque, nei bar, nei negozi, in strada! E tutti ci fissavano intensamente.
Ma staranno insieme? Pensava una vecchietta in compagnia del marito,
Lui è davvero bellissimo… fantasticava la ragazzina che mi era appena passata accanto,
Sembrano così distanti! Constatava un signore in compagnia di una giovane donna, questi erano i pensieri altrui che affollavano la mia mente.
Ma perché la gente si deve sempre fare gli affari degli altri?!
Però, effettivamente…vedevo la delicata mano di Bella stesa lungo in suo fianco, rigida per l’imbarazzo e vicinissima alla mia. Se avessi allungato le dita l’avrei potuta sfiorare, stringerla, farla MIA.
Scossi la testa, come per liberarmi di quel pensiero proibito. Era inutile che mi illudessi, non saremmo mai potuti stare insieme, lei una fragile umana, io un vampiro assetato di sangue.
Per allora dovevo pensare al presente, vivere giorno per giorno.
Cercai di riordinare le idee: andare in un locale era escluso e anche i negozi erano sovraffollati. Non ci restava che camminare senza una meta, a meno che…
-Bella?-
Alzò lo sguardo, distratta.
-Senti…ti andrebbe di venire a conoscere la mia famiglia?-
Il suo cuore accelerò –Certo…se per loro non è un problema- rispose con voce mozzata.
Sorrisi, facendo sussultare il suo povero cuoricino –No, anzi! Mia sorella Alice non vede l’ora di incontrarti!-
-Allora va bene- disse sollevata, prima di andare a sbattere contro una ragazza piena di borse e sacchetti che proprio in quel momento stava uscendo da un negozio. Scarpe, sciarpe e vestiti volarono ovunque, riuscii ad afferrarne qualcuno, insieme a Bella che stava per schiantarsi al suolo. L’altra ragazza invece, cadde bruscamente a terra.
-Stai più attenta a dove cammini!- disse, massaggiandosi la schiena.
-Scusa, non volevo…- mormorò Bella, poi alzarono lo sguardo contemporaneamente.
-Bella!-
-Arianna!-
Si abbracciarono.
-Che ci fai qui?- esclamò Bella.
-Oh, un giretto di compere…e voi invece?- rispose sua cugina, squadrandomi da testa a piedi.
Mi ero sbagliata, è ancora più bello di quanto ricordassi!
-Anche noi stiamo facendo una passeggiata, ma adesso Edward voleva portarmi dalla sua famiglia…-
Cavolo! Le presenta già i suoceri…chissà a quando il matrimonio! No no, questa non me la voglio proprio perdere!
Feci uno sforzo per trattenere le risate. Quella ragazza era incorreggibile, i primi tempi che andavo in pasticceria non faceva altro che fare fantasie molto poco caste su di me, adesso la sua immaginazione si era un po’ calmata, ma ogni volta che mi vedeva non mi risparmiava mai un complimento…i suoi pensieri erano tutto un programma!
-Se ti va puoi venire con noi- le dissi divertito.
Mi scoccò un’occhiata sorpresa e maliziosa.
Oh guarda, per te questo e altro…
-Volentieri!-
Così riprendemmo il cammino. La presenza di Arianna però ci rallentò di molto, era decisamente peggio di Bella, si fermava ad ammirare ogni singolo capo esposto in vetrina, ne elogiava i pregi e elencava i difetti. All’inizio, Bella sembrava perfino interessata, ma al decimo paio di scarpe la sua espressione la diceva lunga sui suoi pensieri.
-Vedi? Con quel tacco sono adatte a qualsiasi occasione, che si tratti di una cena formale o una serata con gli amici, e poi il colore! Quel rosso mogano si abbina benissimo con il vestito che ho comprato la settimana scorsa…- stava commentando Arianna davanti a un paio di zeppe, quando finalmente Bella si decise a parlare, esasperata.
-Ari senti, forse dovremmo velocizzarci, di questo passo non arriveremo mai…-
La sua amica la guardò scioccata –Ma cosa dici?!- poi aggiunse, rivolta alle scarpe –non ascoltatela care, non diceva sul serio!-
Io e Bella ci guardammo, sconvolti.
Si accigliò –Bè, che c’è? Non è colpa mia se andiamo lenti, ci sono tutte queste meraviglie che mi chiamano! Sentite quello che dicono? Mormorano “comprami, mettimi, abbinami!” E come non ascoltarle!- disse, facendo una giravolta.
Prese Bella per mano e la trascinò avanti. Le seguii interessato.
-Cara cuginetta, quella dello shopping è una vera e propria arte, occorrono anni per imparare a padroneggiarla, ma quando saprai accostare i giusti colori, unire le diverse forme, riconoscere i tessuti migliori, allora sarai diventata la cliente perfetta! Quella che qualsiasi negoziante desidera, che non ha bisogno di essere aiutata perché conosce ogni singolo capo di abbigliamento come se fosse un suo parente, colei che venera i vestiti e da loro è adorata…proprio come me!-
Detto ciò, corse alla vetrina più vicina.
-Per esempio, tu compreresti mai un completo del genere?- domandò a sua cugina.
-Bè, mi sembra carino…- bisbigliò Bella.
-Errato! Non vedi com’è infeltrito? Scommetto quello che vuoi che là dentro non c’è nemmeno un filo di cachemire!- gridò Arianna, facendo sobbalzare la povera ragazza.
Bella mi guardò con sguardo supplicante, cercando il mio aiuto. Ma io mi stavo divertendo un mondo, quella piccoletta era una forza della natura! Mi ricordava qualcuno…
-Arianna- dissi, interrompendo la sua lezione –tu andresti molto d’accordo con mia sorella Alice, se non ci sbrighiamo però si fa tardi…che ne dici di rimandare il tuo interessante discorso ad un altro giorno?-
Mi guardò, leggermente scocciata, poi però si arrese.
Senza più fermarci ad ogni vetrina raggiungemmo la casa in poco tempo, ma una volta davanti alla porta Bella si fermò di colpo, guardandomi allarmata.
-E se non gli piacessi?- chiese, con voce stridula.
Ridacchiai sollevato, allora era quello il problema!
–Ma è impossibile- ribattei io –tu piaci a tutti-
Arrossì violentemente e dovetti fare un grande sforzo per rimanere lucido. Quando avvampava rischiavo seriamente di perdere il controllo, avrei voluto prenderla e portarla via con me, insieme ma lontani da tutto e tutti.
Le sorrisi, incoraggiante, e lei ricambiò, ancora tesa.
Poi varcammo la soglia della mia casa, mano nella mano.





Hey carissimi! Innanzitutto ringrazio tutti quanti per gli auguri *inchino* e poi un GRAZIE ENORME alle 84 persone che hanno aggiunto questa ficcy nei preferiti e a coloro che hanno commentato, siete fantastici! Come avete visto mi è venuta la passione per i capitoli un po’ lunghetti...davvero, non lo faccio apposta, è che mi escono così!

Per rispondere a:

keska: bella! grazie per gli auguri,è vero, per ora la storia è tutta rose e fiori ms + avanti....chissà...un bacione!
gerby88: cara! sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, mi sembrava giusto che il rapporto tra ed e bella non avesse segreti! baci!
Shinalia: sì, hai proprio ragione,edward è un tesoro! *coro: HHHH EDWARD!*
ale03: bhe, se ti piacciono i capitoli lunghetti penso che anche questo sia stato di tuo gradimento! ma fammi sapere! XDXD
eulalia_17: ihih sono contenta che le mie idee della mia mente malata ti piacciano!
Sabry87:già,edward è davvero fantastico!*-*
nihal_soana93:evviva!! adoro avere nuovi fan,specialmente così siampatici!grazie cara! kiss
PrincessMarauders:ecco il nuovo chappy spero t sia piaciuto!^^
_screps_: ..e io spero che continuerai a seguirmi!XDXD
mione94: eh ma amore, lo sai che il baciamano è sexy! ^^
tatinaj: anche io amo parigi, è una città magica! grazie 1000 per avermi dedicato il capitolo nuovo della tua ficcy! BACI!
Valle89: grazie 1000 per gli auguri e i complimenti carissima!
Bella_kristen:grzie infinite per i complimenti!
cullengirl: spero che anche questo chappy ti abbia fatto sorridere!^^
mary_cullen90: semplicemente GRAZIE!!





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Capitolo 7
*** 7. Tramonto a casa Cullen ***






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Salve cari! Allora, premetto che non è colpa mia se questo capitolo è venuto così lungo, io ho cominciato a scrivere e poi le parole sono uscite da sole! Una curiosità: l'idea mi è venuta mentre stavo facendo shopping...che sia stata Arianna a ispirarmi?! ^^
Come sempre ringrazio tutti i tesorini che mi hanno recensito e/o aggiunto la ficcy tra i preferiti, spero che continuerete a seguirmi! Buona lettura, un bacione grande grande dalla vostra ele!






Quando Edward mi aveva proposto di andare a conoscere la sua famiglia mi ero agitata, e non poco. Di solito ai genitori si presentava la propria fidanzata…ma ovviamente stavo correndo troppo con la fantasia, ci conoscevamo da troppo poco tempo e poi lui stava a Parigi solo momentaneamente…ciò nonostante il battito del mio cuore non si era ancora stabilizzato quando varcammo la soglia della sua enorme casa.
Edward e la sua famiglia abitavano in una villa gigantesca, a tre piani e con un ampio giardino posteriore. Era molto graziosa, la facciata lilla era costellata da piccole finestrelle e un grande balcone si affacciava sul cortile. L’interno non era da meno, si cominciava con l’ampio ingresso dal quale partiva un lungo corridoio dove si affacciavano varie stanze. Riuscii a distinguere la cucina appena sulla destra, il salone poco più avanti e due bagni.
-Prego- disse Edward, facendosi da parte per far passare me e mia cugina. Non so come gli fosse venuto in mente di invitare Arianna. Da una parte ne ero anche contenta, così non sarei stata sola, d’altronde non si poteva mai prevedere come si sarebbe comportata…speravo solo che non mi facesse fare figure imbarazzanti, come a suo solito.
Trattenni il respiro ed entrai titubante. Mentre mi guardavo intorno, stupita da tanta magnificenza, Edward mi tolse la giacca e ci condusse in salone. Quest’ultimo, oltre ad essere vastissimo come il resto della casa, era anche deliziosamente arredato con splendidi mobili stile ottocento.
-Potete accomodarvi sul divano, intanto vado a chiamare gli altri- suggerì Edward, lanciandomi un sorriso a trentadue bianchissimi denti. Lo ricambiai subito, mentre il mio cuore faceva le capriole. Se lui era raggiante perché avevo accettato il suo invito, io ero felice di averlo reso tale.
Appena fu uscito dalla stanza, Arianna si voltò verso di me.
-Hai visto che casa?! È una figata assurda! No Bella, sul serio, questo ragazzo te lo devi assolutamente sposare! È perfetto sotto ogni punto di vista: bello come un Dio, simpatico e pure ricco!- esclamò, esaltata.
Non risposi, limitandomi a lanciarle un’occhiata eloquente, anche se ero completamente d’accordo con lei.
-Ehm ehm- sentii schiarirsi la voce alle mie spalle. Mi girai e vidi Edward al fianco di una bellissima donna, che riconobbi come sua madre. Mi aveva parlato moltissimo di lei. Aveva lunghi boccoli color nocciola, pelle bianchissima e occhi ambrati, come il figlio. Mi guardò sorridendo e porse la mano –Io sono Esme, la madre di Edward. Eravamo tutti molto curiosi di conoscerti cara, mio figlio ci ha parlato molto di te-
-Ah non lo sapevo…- dissi, stringendole la mano. Con la coda dell’occhio vidi Edward muoversi a disagio e mi sembrò strano che non arrossisse. Io al posto suo sarei già diventata paonazza!
-Lei invece è mia cugina, Arianna…-
-Piacere signora- mi interruppe lei, sporgendosi per dare anch’essa la mano a Esme –ha una casa davvero bellissima, complimenti!-
La incenerii con lo sguardo ma a quanto pare Esme non si era infastidita dalla spigliatezza di mia cugina, anzi, pareva alquanto compiaciuta.
-Grazie cara, ma non è tutto merito mio. Personalmente mi sono occupata solo della costruzione e degli esterni della villa, l’arredamento e la disposizione interna sono opera di mia figlia, Alice-
-Qualcuno mi ha chiamata?- disse in quel momento una voce cristallina che pareva un coro di campane.
Proveniva da una piccola ragazza appena comparsa sulla soglia del salone. Pareva un folletto da tanto era minuta, i corti capelli corvini facevano contrasto con la pelle perlacea e un paio di grandi occhi da cerbiatta mi fissavano penetranti.
-Oh! Tu devi essere Bella!- disse il piccolo elfo, abbracciandomi calorosamente –come sei carina, la descrizione di mio fratello non ti rendeva giustizia!-
Edward guardò la fanciulla, divertito –Lei è Alice, la mia sorellina preferita-
-Ehi, guarda che potrei offendermi- disse una voce melodiosa e sensuale. Una ragazza dalla bellezza mozzafiato avanzava verso di noi. Una minigonna stringata metteva in mostra le lunghe gambe magre mentre un top risaltava il fisico asciutto. Morbidi boccoli biondi incorniciavano il viso divino, dove spiccavano le labbra rosso sangue. La dea era accompagnata da un bestione, altissimo e dalla muscolatura possente.
-Rose, Emmet- li salutò Edward –vi presento Bella-
-Finalmente! Sai, il tuo ragazzo ci ha rimbambito a forza di parlarci di te!- disse Emmet, affabile.
La bellissima fanciulla, Rosalie, si limitò a squadrarmi da capo a piedi, facendomi arrossire. Ero perfettamente consapevole di non essere alla sua altezza.
-Scusate il ritardo- disse una voce profonda.
Sobbalzai, un ragazzo biondo e dall’aria cupa era comparso all’improvviso al fianco di Alice.
-Non preoccuparti Jazz- lo tranquillizzò Edward.
Quand’ebbi salutato anche lui, parlò ancora –Bene, ora manca solo Carlisle. Mi ha avvertito che sarà qui entro breve-
Si voltò verso di me –Carlisle è mio padre, colui che ha dato a tutti noi un tetto sopra la testa- spiegò -forse ti ho già detto che siamo stati adottati, sia io che Alice che Emmet ci chiamiamo Cullen mentre Rosalie e Jasper sono gemelli e hanno il cognome Hale. Carlisle è stato molto buono a prenderci insieme a lui, gli dobbiamo tutto, se non fosse per i suoi insegnamenti personalmente non sarei il ragazzo che hai davanti-
Aveva parlato con ammirazione, doveva volere molto bene a suo padre. Ed anche io, pur non conoscendolo, gli ero grata per aver fatto di Edward lo splendido ragazzo che conoscevo.
-Così mi lusinghi figliolo, ma non ti sembra di esagerare?-
Ci voltammo tutti: Carlisle Cullen, il capo famiglia, era sulla porta della stanza. Sembrava un divo del cinema, capelli biondi impomatati, portamento distinto e regale, il dottor Cullen avrebbe potuto far cadere ai suoi piedi molte donne. Lanciò un’occhiata piena d’amore a Renee: era chiaro che l’unica donna che gli interessava era proprio la sua splendida moglie.
-E così tu sei Bella- disse, stringendomi la mano –Edward…-
-Sì lo so- lo fermai io –me l’hanno ripetuto già un paio di volte-
Mi guardò sorpreso, poi scoppiò a ridere, seguito a ruota da tutti gli altri, compresa me.
Ero completamente a mio agio in mezzo a loro, come se facessi parte della famiglia. Ed in quel momento l’avrei desiderato tanto.
Mi accorsi solo allora del tocco insistente sulla mia spalla. Mi voltai e mi trovai davanti ad Arianna che mi fissava offesa.
-E io? Non mi presenti agli altri? Guarda che se non lo fai tu faccio da sola!- protestò.
-Sì scusa, hai ragione- le risposi, poi voltandomi verso i Cullen dissi –scusate, questa è mia cugina Arianna, l’abbiamo incontrata strada facendo ed Edward l’ha invitata a venire con noi-
La mia amica si presentò a tutti, per ultima arrivò Alice.
-Piacere!- esclamarono all’unisono, poi si guardarono sorprese.
-Allora tu sei una parente della nostra Bella!- disse Alice, poi posando lo sguardo a terra sobbalzò di colpo –o mamma, non dirmi che quelle sono…-
-Sì, è l’ultimo modello delle ballerine Prada- completò mia cugina, compiaciuta.
-Ma sono appena uscite! Come fai ad averle già?!-
-Eh, ho i miei contatti…se vuoi te ne procuro un paio-
-Oh sì ti prego, le desidero da una vita!- trillò Alice.
Arianna continuava a pavoneggiarsi, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
-No, non è possibile! Sono forse quelli orecchini di Chanel?!- saltò su.
-Esatto! Li ho comprati ieri mentre facevo shopping!- assentì Alice.
-Ma tu sei un mito! Io li adoro! E adoro anche il tuo golfino!-
-E io il tuo vestito!-
-Il modo in cui ti trucchi…-
-…favoloso il tuo anello!-
Continuarono a scambiarsi complimenti mentre noi le fissavamo divertiti, Edward più di tutti. Si sporse leggermente verso di me e mi sussurrò all’orecchio –Visto che ho fatto bene a invitarla? Ero sicuro che lei e mia sorella sarebbero andare d’amore e d’accordo!-
Annuii, contenta. Finalmente Arianna aveva trovato una sulla sua stessa lunghezza d’onda, così magari avrebbe lasciato in pace me…
Il cicaleccio delle due maniache si interruppe bruscamente.
Arianna stava trattenendo il respiro, conoscevo quell’espressione che avevo imparato a temere più di ogni altra cosa. Significava che le era appena venuta un’idea.
-E se noi andassimo a fare compere insieme?- propose elettrizzata.
-Sì!- gridò Alice –vieni su in camera mia, ci mettiamo d’accordo per ora e luogo e…ti faccio vedere il mio armadio!-
-Oh sì!- acconsentì mia cugina, con gli occhi che luccicavano. Armadio uguale vestiti uguale scarpe.
Schizzarono su per le scale, lasciandomi sola con gli altri membri della famiglia.
-Quelle due non sono normali…- commentò Emmet, guardandomi e facendo una faccia buffissima che mi fece sorridere.
Poi però calò un silenzio imbarazzato, nessuno sapeva cosa dire, così Edward parlò.
-Vi dispiace se porto Bella a fare un giro per le altre stanze?-
Gli rispose un coro di “no no, non ti preoccupare” così mi prese la mano (facendo sussultare il mio povero cuoricino) e mi portò al piano di sopra.
Mi mostrò le altre stanze, le camere degli ospiti e quelle dei suoi fratelli. Quando arrivammo davanti a una porta rosa sentimmo dei gridolini provenire da dentro e, senza bisogno che mi dicesse niente, capii che si trattava della stanza di Alice.
Infine giungemmo alla sua camera, quella che ero più curiosa di vedere. Era all’ultimo piano, situata a ovest. Una grande libreria era addossata al muro, strapiena di cd. Lo scaffale centrale però era stato rimosso per fare spazio a un enorme impianto stereo. Non c’era il letto, ma solo un grande divano di pelle nera con sopra, attaccato al muro, un elegante televisore da minimo quarantadue pollici, a schermo ultrapiatto, roba da far letteralmente impazzire mio padre. Lì sì che si vedevano bene le partite di baseball!
Mi aggirai assorta per la stanza, esaminando soprattutto i dischi. C’erano molti generi, ma prevaleva la musica classica. Poi, notai un nome e presi la custodia.
-Ti piace Debussy?- chiesi interessata.
Annuì -È tra i miei preferiti-
Aprii il contenitore e estrassi il cd –Anche tra i miei- dopo, indicando il lettore, aggiunsi –posso?-
-Certo-
Infilai il disco e partì Claire de Lune.
Sorrisi –Amo questa canzone-
-Anche io- disse lui.
Mi voltai. Mi stava guardando intensamente, tanto che dovetti abbassare lo sguardo.
Una mano apparve nella mia visuale.
-Graziosa dama, mi concederebbe questo ballo?- chiese, galante.
Alzai gli occhi divertita e presi la mano –Con piacere, mio cavaliere-
Ballammo quella melodia celestiale, stretti l’uno all’altro. Il nostro contatto mi faceva sentire protetta, appoggiare la testa sul suo petto marmoreo era una sensazione indescrivibile. Purtroppo, la musica finì e fummo costretti mio malgrado a fermarci.
Mi sedetti sul divano e lui di fianco a me.
-Sei stanca?- domandò, apprensivo.
Feci di sì con la testa -È stata una giornata emozionante-
Annuì comprensivo, poi si illuminò.
-Vieni con me- disse prendendomi per mano e conducendomi innanzi a un’ampia finestra che si affacciava sulla città.
-Ora guarda- mi bisbigliò all’orecchio, facendomi rabbrividire.
Osservai il panorama, rimanendo senza fiato: davanti ai miei occhi, l’intera Parigi riluceva di mille chiarori, illuminata a festa da centinaia di luci di bar e locali. Esattamente al centro, la Tour Eiffel splendeva come non mai, ornata da luminarie rosse, in onore di tutti coloro che quel giorno festeggiavano l’amore.
-È…splendido- balbettai.
-Mai quanto te- mormorò Edward.
Mi voltai per guardarlo. Anche lui mi stava fissando, malinconico, poi distolse lo sguardo e si sporse dalla finestra. Per un attimo credetti alla folle idee che volesse gettarsi, ma subito si ritirò su, tenendo qualcosa in mano. Era un piccolo passerotto…quello di stamattina!
-Oh Edward…- dissi commossa.
-Shh- sussurrò e slegò un piccolo scrigno dalla zampetta dell’uccellino, che prima non avevo notato.
Me lo porse senza fiatare e lo presi, aprendolo. Dentro vi era una delicata catenina d’argento dalla quale pendeva un piccolo diamante.
Sgranai gli occhi, ma prima che potessi parlare lui mi poggiò un dito sulle labbra.
-Non dire niente, accetto solo un grazie- disse severo.
Annuii e appena tolse il dito esclamai –Grazie…ma non dovevi!- mi zittì subito.
-Avevo detto solo grazie!-
Misi il broncio –Io non ho preso niente per te-
-Oh sì, invece- ribatte –sei venuta qui con me, e questo vale più di tutti i diamanti del mondo-
Arrossii, lusingata. Mi prese la collana dalle mani e me la legò al collo.
La guardai, spiccava sulla mia pelle bianca come un cristallo purissimo.
-Grazie- ripetei ancora, sincera.
-Così potrai brillare anche tu, come una stella, la mia stella- disse lui.
E restammo lì, a guardare il tramonto, mentre il miglior San Valentino della mia vita volgeva al termine.




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Capitolo 8
*** 8. Conversazione al chiaro di luna ***






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Parcheggiai la mia Volvo davanti a casa loro e aiutai Bella a scendere dalla macchina. Era così stanca che faticava a tenersi in piedi, sua cugina invece saltellava davanti alla porta. Ci aveva sommerso di parole per tutto il viaggio di ritorno. A quanto pareva in Alice aveva trovato una degna compare, si erano di già scambiate il numero di telefono e avevano un appuntamento all’insegna dello shopping per il sabato successivo.
-Ce la fai a camminare? Se vuoi ti porto io- proposi a Bella, che era appena inciampata nei suoi stessi piedi.
-No no, faccio da sola…- mormorò lei, gli occhi semichiusi.
Ignorando la sua risposta, la sollevai senza alcuno sforzo, per me era leggera come una piuma. Il suo profumo mi avvolse, disorientandomi per un istante. Non mi ero ancora abituato a quella fragranza sublime, che avevo avuto modo di apprezzare più volte quella sera. I momenti belli passati insieme erano stati tanti: quando aveva conosciuto la mia famiglia mi ero sentito orgoglioso di lei, fiero di presentarla ai miei genitori. Ma la parte migliore era stata di sicuro quando avevamo ammirato insieme quel tramonto suggestivo dalla finestra della mia camera.
Il mio piano era stato un successone, il regalo le era piaciuto e non ero riuscito a trattenermi da farle tutte quei complimenti, uno più sincero dell’altro. Insieme a lei, mano nella mano, davanti a tutta Parigi, mi ero sentito felice come non mai. Non osavo, non volevo sperare di aver trovato ciò che cercavo da quasi cento anni. In Bella vedevo la compagna che sognavo da sempre, ormai sapevo di amarla e avrei voluto che anche lei mi ricambiasse, così da poter restare insieme per sempre. D’altra parte, non desideravo condannarla ad un’esistenza fatte di rinunce quali la mia, solo per colpa del mio egoismo. Aveva davanti una vita meravigliosa e di certo non sarei stato io a privarla delle esperienze future. Al massimo avrei potuto starle vicino, consolarla quando soffriva o rubarle uno dei suoi splendidi sorrisi. Ma il giorno in cui avrebbe trovato un degno compagno, allora io mi sarei ritirato nell’ombra, lasciandole vivere la sua vita umana, così come doveva essere.
-Ehi voi due, piccioncini, sbrigatevi!- ci chiamò Arianna.
Era già entrata in casa, lasciando la porta aperta. Titubante la seguii, portando Bella dentro, che nel frattempo si era addormentata tra le mie braccia.
-Dove la deposito?- chiesi alla sua amica.
-Oh, mettila pure sul letto, poi ci penso io- disse lei, parlando come se la cugina fosse una merce da scaricare.
Ridacchiai, mentre andavo verso la camera che Arianna mi aveva indicato.
Era la stanza più grande di tutta la casa, ai lati un grande armadio percorreva tutto il perimetro, al centro vi era il letto matrimoniale, composto da due letti singoli uniti. Vi poggiai Bella delicatamente, sedendomi accanto a lei. Com’era graziosa, quando dormiva! Anche nel sonno, le guance erano rosee, come da sveglia, ma il respiro più profondo e calmo. Sembrava così in pace da trasmettere anche a me una certa tranquillità. Sentii dei passi avvicinarsi, era arrivato il momento di congedarmi. Con un ultimo sguardo, accarezzai il delicato viso del mio angioletto, poi feci per alzarmi. Ma la mia mano fu trattenuta da una più piccola, che intrecciò le sue dita con le mie
-Non andare…- disse Bella con voce flebile.
Sorrisi –Tranquilla, ci vediamo domani-
Si mosse a disagio –N-no, resta…-
-Ci separano solo poche ore, e tu hai bisogno di dormire…-
-Stai qui con me- mormorò, più addormentata che sveglia, poi mi tirò a se.
In un attimo mi ritrovai sopra di lei, la mia bocca all’altezza del suo collo. Subito smisi di respirare e, con un grande sforzo di volontà, mi allontanai da lei. Se avesse saputo quanto era stata vicina alla morte…
Con un sospiro la guardai un’ultima volta –Buona notte, mia Bella addormentata- sussurrai, dopodiché mi voltai e velocemente varcai la soglia della sua casa.
Mi infilai nella Volvo e girai le chiavi. In quei momenti, quando avrei voluto scappare da tutto e tutti, mi scocciava e non poco essere costretto ad andare alla moderata velocità della mia macchina. Sapevo benissimo che a piedi sarei stato molto più rapido. Ciò nonostante, quando sentii le fusa del motore, mi sentii beato, e con rinnovata tranquillità presi a girovagare per le strade di Parigi addormentata.
Anche di notte la città era sublime, attorniata da quell’alone di malia che la caratterizzava. Ero fermamente convinto sulla magia che permaneva in Parigi, sulle cose straordinarie che potevano accadere in quel luogo misterioso. Come conoscere una ragazza fantastica come Isabella Swan.
Da quando l’avevo incontrata, mi chiedevo spesso se il destino non avesse voluto giocarmi un brutto tiro, facendomi apprezzare il frutto proibito per poi portarmelo brutalmente via. Bella era tutto quello che volevo, la mia cantante, il mio destino. Ma non poteva, non doveva essere mia. E per questo soffrivo, soffrivo terribilmente.
Dopo aver girovagato per ore senza una meta, con questi tristi pensieri per la mente, mi decisi a tornare a casa. Fui accolto dalla mia famiglia al completo, che a quanto pareva mi aveva aspettato per parlarmi.
-Finalmente Edward! Pensavamo che Bella ti avesse rapito!- disse Emmet, sogghignando.
Gli rivolsi un’occhiata inceneritrice, ma già sentivo l’atmosfera alleggerirsi.
-Purtroppo no Emmet, anche se di sicuro l’avrebbe fatto con molta delicatezza, al contrario di te-
Dopo un finto sguardo offeso da parte sua, scoppiammo entrambi a ridere, seguiti a ruota dagli altri.
Ad un tratto sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e, voltandomi, vidi mia madre fissarmi commossa.
-Mi sembra una ragazza straordinaria Edward, sono davvero contenta per voi-
Ah dolce Esme, sempre a preoccuparsi per la felicità dei suoi figli!
-Grazie, mamma- risposi sincero.
Fece per abbracciarmi ma fui brutalmente tirato via da un piccolo folletto dispettoso.
-Edward! Edward! Edward!- continuava a ripetere Alice, saltellando da una parte all’altra.
-Calmati sorellina!- le dissi, ridendo della sua esuberanza.
-E come faccio?! Ho appena trovato la mia anima gemella!- esclamò contenta.
-Pensavo tu l’avessi già…- disse io, lanciando un’occhiata alludente al povero Jasper, che da un angolo fissava, anch’egli divertito, la piccola vampira.
-Oh sì, ma lui non conta in questo caso- ribatte lei, facendo un cenno di sufficienza verso il vampiro biondo –mi riferisco alla cugina di Bella! Oh Edward, grazie per avermela presentata!- continuò, buttandomi le braccia al collo.
-Figurati!- dissi, rispondendo al suo abbraccio –così forse lascerai in pace noi, smettendola di trattarci come le tue cavie!-
Si staccò, guardandomi male, ma il momento dopo un altro sorriso smagliante era comparso sul suo volto.
-Ad ogni modo, anch’io penso che Bella sia perfetta per te e non vedo l’ora di dover organizzare il vostro matrimonio!- trillò, ma prima che potessi ribattere, era già sparita su per le scale, seguita a ruota dal suo ragazzo.
Scossi la testa, rassegnato e divertito.
-Figliolo, posso parlarti?- disse una voce, e voltandomi mi trovai faccia a faccia con mio padre.
Mi accorsi solo allora che eravamo rimasti soli nel grande salone, mia madre era andata in cucina a riordinare mentre sentivo i miei fratelli ai piani di sopra.
-Dimmi- gli risposi attento. Eravamo entrambi in piedi, posizione che due normali persone non avrebbero mai adottato per parlare, ma lontano dagli umani non avevamo bisogno di fingere e potevamo dare libero sfogo ai nostri istinti vampireschi.
Poggiandomi una mano sulla schiena mi condusse nell’ampio giardino, dove iniziammo a passeggiare.
-Edward- cominciò, fissandomi –anche io sono d’accordo nell’affermare che Bella mi sia parsa una meravigliosa ragazza, e dal modo in cui la guardi ho intuito che devi tenere molto a lei- si fermò, aspettando un mio cenno.
Annuii -È così-
Sospirò –Lo immaginavo. Vedi, ho bisogno di sapere cosa hai intenzione di fare, perché se ci tieni veramente dovrai essere sincero con lei. Non puoi rischiare di farla soffrire, né tanto meno di illuderla.-
-Papà, non ho intenzione di fare nessuna delle due cose: per quanto mi riguarda, vorrei poterle dire tutto e passare con lei il resto della mia esistenza. Io l’amo Carlisle, e l’amerò per sempre- conclusi tristemente –ma so di non poterla condannare alla nostra vita, non ne è giusto né umano nei suoi confronti-
Sentii il tocco leggero della sua mano sulla mia spalla, lo guardai e alla luce della luna i lineamenti perfetti parevano distorti da un tumulto di emozioni: felicità, indecisione, dolore.
-Ma tu non devi costringere nessuno! Ho visto quanto i tuoi sentimenti per lei siano leali e sinceri e se tu vorrai chiederlo, ma soprattutto lei accetterà, potrete passare l’eternità insieme.-
Strabuzzai gli occhi –Stai dicendo che…se volesse potrei davvero trasformarla?-
Assentì col capo – È la tua cantante Edward, te ne sei accorto?-
-Sì, ma ciò non significa che posso costringerla a diventare come noi!-
-Certo, ma trovare la propria cantante per un vampiro è più unico che raro. Quelli della nostra razza possono trascorrere anche l’intera esistenza in completa solitudine, solo perché la loro cantante è già morta. Figlio mio, tu hai avuto la fortuna di incontrarla, e non voglio che debba soffrire quando ce ne andremo. Perciò, se vorrete entrambi, la trasformazione si potrà fare.-
Ero ancora incredulo –Sul serio?-
Mio padre sorrise e lo abbracciai felice. Avrei potuto stare insieme a Bella per sempre! Non desideravo altro, e speravo tanto che lei fosse d’accordo.
-Prima però devi confessarle il nostro segreto- mi ricordò lui.
-Troverò l’occasione- dissi sicuro.
Cingendomi un’ultima volta, Carlisle si allontanò per raggiungere la moglie.
Rimasi ore a fissare la luna, poi corsi a casa di Bella e passai il resto della notte a vegliare sul suo sonno.





Allora, come avrete potuto notare questo era più un capitolo di passaggio, ma mi sembrava necessario per ascoltare le opinioni dei vari Cullen su Bella (e di Alice su Arianna XDXD) e per dimostrare quanto sia forte l'amore di Edward nei suoi confronti...spero comunque che vi sia piaciuto!

Per ringraziare:

keska: carissima! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Hai ragione, magari ora che le due pazze si sono trovate lasceranno in pace la povera Bella..^^
Shinalia: grazie cara!
Lion E Lamb: ho visto che aprezzate i capitoli lunghetti, bene perchè in questa ficcy mi vengono sempre stratosferici!XDXD
kikka_la cantante di edward: *-* quanti complimenti, grazie bella!!
ale03: già, l'incontro con i Cullen è andato davvero bene! E quelle due si sono davvero trovate!^^
cullengirl: ^^ eccomi qua!
3things: eh già, purtroppo i principi azzurri come Eddino esistono solo nelle favole, ma chi lo dice che prima o poi anche noi non possiamo trovare l'anima gemella?? basta crederci...
Sabry87: XDXD ihih sono mitiche!
memycullen_93: grazie 1000 per i tuoi complimenti! vedrai che tra qualche capitolo si daranno una mossa!
Bella_kristen: certo, edward è sempre un galantuomo!
LadySile: O.O addirittura? comunque sono contenta che ti piaccia!
gerby88: grazie per gli auguri cara, ricambio anche se in ritardo! Felice che il chappy ti sia piaciuto, la parte di Arianna e Alice è stata divertente anche da scrivere!
PrincessMarauders: sìììì, andiamo tutte con le pazze!!@-@
mione94: hai ragione amore, adesso pensa a riprenderti dallo shok!^^


P.S. Quasi dimenticavo...BUONA PASQUETTA A TUTTI!^^



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Capitolo 9
*** 9. Ascolta il mio cuore ***






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Stavamo passeggiando sul ponte di una barca, mano nella mano. Era il tramonto, Parigi illuminata da una luce soffusa di un sole arancione. Un raggio mi colpiva in pieno, facendo brillare i riflessi ramati dei miei capelli, ma lui era in ombra e mi guardava con un sorriso.
-Sei bellissima- mormorava.
-Mai quanto te- dicevo io, sfacciata.
Lui rideva, poi si avvicinava. Vedevo le sue labbra invitanti sempre più vicine e mi protendevo per diminuire ulteriormente la nostra distanza. E, finalmente, ci baciavamo mentre lui mi stringeva a sé.
-Oh, Edward…-
-Bleah! Che schifo!- gridò qualcuno, interrompendo bruscamente le mie fantasie.
Mi ritrovai scaraventata sul freddo pavimento della camera, le gambe all’aria. Spalancai gli occhi, ma li socchiusi subito, accecata dalla luce del mattino. Sul letto, vidi mia cugina che trafficava con la mia coperta.
-Che fai?- chiesi con voce impastata dal sonno, irritata sia per il volo ma soprattutto per il sogno lasciato in sospeso.
-Mi sto pulendo la faccia dalla tua bava!- rispose lei, guardandomi male.
La fissai sconcertata.
Sbuffò -Si può sapere perché hai deciso di limonare con la mia guancia? Vuoi traumatizzarla? Guarda che è una guancia sensibile-
Avvampai. Ecco spiegato il motivo per il quale il mio sogno era sembrato così reale. Il nostro bacio…mi era parso di aver toccato davvero le sue labbra!
-Ehm…vedi, io…- cominciai. Mi osservava incuriosita, la mano a mezz’aria, ancora stretta alla mia coperta.
-…stavo sognando di mangiare un gelato al puffo e pistacchio, buonissimo!- mentii avvampando. Non ero mai stata brava a dire bugie, infatti non ci cascò nemmeno un istante.
-Mia cara, quella non era una leccatina veloce da gelato, era più un qualcosa tipo…- e fece una boccaccia buffissima –capisci cosa intendo?-
Annuii, abbassando lo sguardo. Era inutile mentire, tanto mi avrebbe comunque scoperto, estorcendomi la verità con la forza. Temevo solo la sua reazione.
-Io e Edward…-
Saltò su, urlando -Ah ah! E brava la nostra Bella! Fai le fantasie sconce eh? Furbacchiona!-
Ecco, esattamente quello che mi aspettavo.
-Ma no scema, eravamo su una barca al tramonto e poi lui mi baciava…-
-Se se, chissà cosa sarebbe successo se non ti avessi svegliata…!-
-Allora potevi farne a meno!- sbottai arrabbiata, dopodiché mi alzai e corsi in bagno, sotto gli occhi di una scioccata Arianna.
Mi chiusi a chiave e aprii l’acqua della doccia. Eh no! Quando è troppo è troppo, mia cugina era simpatica e tutto, ma a volte esagerava davvero.
Rabbrividii, infilandomi sotto il getto gelato. Stupida abitudine della doccia ghiacciata, tutta colpa di mio padre! Da bambina era lui che mi portava a scuola la mattina, ma visto che ero loquace come uno zombie, per svegliarmi aveva adottato questa tecnica infallibile: prima mi chiamava con voce dolce e amorevole, quando mi alzavo però, mi scaraventava nella vasca da bagno, piena di acqua freddissima. Una volta uscita ero sì sveglia, ma sembravo un cubetto di ghiaccio!
Ripensando a quei momenti mi accorsi di quanto mi mancasse mio padre. Anche se non eravamo mai stati uniti come me e mamma, con lui avevo un rapporto speciale. Entrambi timidi e impacciati, ci intendevamo alla perfezione. Mi faceva sempre sorridere e amavo quando mi portava con lui all’università, per farmi vedere quei libri così antichi.
-Ma chi li ha scritti?- chiedevo io allora, con la curiosità tipica dei bambini.
-Uno stregone, tanto tempo fa- rispondeva con la voce grossa.
-Ed era cattivo?-
-Oh sì, e adesso ti mangia!- diceva lui, afferrandomi e facendomi il solletico.
C’era un gioco che chiamava proprio “macchina del solletico”, mi prendeva e mi pizzicava finchè non avevo le lacrime agli occhi, poi mamma interveniva per salvarmi, ma papà acchiappava anche lei.
Sorrisi tristemente. Che bei tempi! Ma non sarebbero tornati mai più, ora eravamo separati e lui aveva la sua nuova vita con quella strega…ringhiai esasperata. Meno male che c’era Edward! Da quando era entrato nella mia vita, ogni giorno era meraviglioso, insieme a lui potevo sentirmi finalmente felice e completa dopo tanto tempo.
Avevo finito di asciugarmi i capelli e pettinarmi, appena uscita dal bagno sentii un profumino delizioso di pane tostato. Seguendo il mio naso, raggiunsi la cucina dove trovai Arianna intenta a cucinare delle omelette dall’aspetto invitante. Si era girata, probabilmente al suono dei miei passi, e ora mi fissava pentita.
-Scusa per prima, non volevo…per farmi perdonare però ti ho preparato la tua colazione preferita!-
Guardai tutto il ben di Dio che c’era sulla tavola: pane tostato ancora fumante, burro, zucchero, latte, succo di arancia, caffè e le omelette appena fatte.
-Mmm…non so se saprò scusarti…- dissi poco convinta, ma il mio stomaco decise per me, mettendosi a brontolare sonoramente –bè, forse se le omelette sono buone…-
-Oh grazie, grazie, grazie!- esclamò la mia amica, saltandomi addosso.
Spazzolai tutto in pochi minuti, ero davvero affamata! D’altra parte, la sera prima non avevo mangiato, ci eravamo trattenute così tanto dai Cullen che era passata l’ora di cena.
-Bella, sbrigati che tra un po’ arriva Edward!- mi ricordò Arianna.
Corsi a vestirmi e terminai di allacciarmi la collana che mi aveva regalato Edward proprio al suono del campanello.
Mi precipitai ad aprire, ma mia cugina mi spinse via.
-È Edward!- dissi esasperata.
Alzò un sopracciglio con sguardo misterioso –Non si sa mai- poi spalancò la porta.
Il mio chaperon preferito comparve davanti ai miei occhi, in tutto il suo splendore.
-Ciao- disse con la sua voce celestiale, guardandomi intensamente.
Inevitabilmente arrossii –Ciao-
-Ehi Eddy!- trillò Arianna –come va? Sai che stanotte Bella ti ha sognato? Ma ti dirà tutto lei, io adesso scappo! Buona giornata!- e fuggì dalla mia ira.
La fissai in cagnesco finchè non scomparve, poi mi voltai verso di lui.
-Cos’è questa storia del sogno?- chiese, divertito.
-Oh, niente, ignora quella pazza!- risposi io con voce molto acuta.
Appunto mentale: strangolare Arianna!
Mi guardò strano –Ok…allora, pronta per una nuotatina nella Senna?-
-Ehm…non so…dovrei?-
Ridacchiò –Bè, dato che il pilota della barca sono io…direi di no!-
Mi bloccai sulla porta, mentre lui si avviava verso la macchina. Poi notò la mia esitazione e tornò indietro di corsa.
Prese la mia mano nelle sue –Tutto bene, piccola? Sei più pallida del solito!- ridacchiò nervoso, ma percepii la sua preoccupazione. Chissà che faccia avevo! Se rispecchiava i miei pensieri, allora doveva essere sorpresa e alquanto terrorizzata. Era una mia impressione, o Edward aveva intenzione di portarmi a fare una gita in barca? Glielo domandai titubante.
Parve stupito –Sì, pensavo ti avrebbe fatto piacere, ma se non vuoi fa lo stesso…-
-No!- esclamai subito. Se non avevo potuto concludere il mio sogno da addormentata, magari da sveglia sarei stata più fortunata… -È un’idea fantastica! Cosa aspettiamo?- aggiunsi, precipitandomi giù dalle scale. Ovviamente inciampai, ma fui presa al volo da due braccia forti.
-Ehi, non con così tanta fretta!- rise, depositandomi dolcemente nella macchina –abbiamo tutta la giornata per noi-
Lo guardai sorridendo. Mi ero presa un intero giorno di ferie per passarlo solo con lui, oggi infatti erano tre mesi esatti che ci eravamo conosciuti e, a dirla tutta, i tre mesi più belli della mia vita…
La vettura si fermò e in un baleno Edward fu al mio fianco, la portiera aperta in attesa che scendessi. Appena fuori, rimasi abbagliata dalla bellezza del panorama: la Senna brillava come ricoperta da pagliuzze argentate. Una barca ci aspettava ormeggiata, la raggiungemmo e, dopo che Edward ebbe scambiato due parole col proprietario, salimmo a bordo.
Quando vidi tutti quei comandi, mi sorse un dubbio.
-Ma…tu sai guidarla veramente?-
Mi guardò intensamente –Certo, io so fare tutto-
Alzai gli occhi al cielo, ma non contestai, piuttosto uscii ad ammirare il fiume. La barca si stava muovendo e, mano a mano che acquistavamo velocità, l’acqua scorreva sempre più rapida sotto di noi. Il sole era alto nel cielo e colpiva in pieno l’imbarcazione e, proprio come nel sogno, i riflessi rossicci del miei capelli risaltavano illuminati. Mi voltai e fui sorpresa di vedere Edward che mi osservava nell’ombra. Doveva aver intuito la mia domanda spontanea, perché con un sorriso furbetto disse -Pilota automatico!- poi tornò serio.
Mi avvicinai a lui e quando gli fui di fronte parlò ancora.
-Allora…ti sei divertita ieri?- chiese con falsa indifferenza.
Sorrisi –Molto! La tua famiglia è stupenda, sono stati tutti così gentili con me…e con Arianna- feci una smorfia.
-Già, gli piaci parecchio sai? Anzi, direi che ti adorano, specialmente Esme! A proposito, ti saluta-
Arrossii –Grazie, ricambio-
Si illuminò –Ah, e poi c’è dell’altro…- disse sporgendosi verso di me.
Mi irrigidii, mentre il respiro accelerava.
-Ha detto di darti un bacio da parte sua…-
La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia. Ok, ero completamente fuori controllo, se si fosse avvicinato ancora di un millimetro, probabilmente non avrei retto.
Chiusi gli occhi, in attesa. Sussultai, quando avvertii le sue labbra sfiorarmi la guancia.
-Ecco fatto, sarà contenta!- lo sentii dire.
Spalancai gli occhi, guardandolo. Lui ricambiò lo sguardo, perplesso.
-Sicura di stare bene? Oggi sei strana…-
Impiegai qualche secondo per rispondere, dovevo ancora riprendermi –S-sì sì, sono solo un po’ stanca…-
-Hai dormito male stanotte?-
-No, affatto…- ripensai al mio bellissimo sogno.
Mi guardò, confuso.
Sospirai –Ho fatto un sogno…- mi fermai, ma vedendo che aspettava, continuai –ho immaginato di fare un giro in barca al tramonto e c’eri anche tu-
Adesso era sorpreso e curioso –E di cosa parlavamo?-
Le guance mi si infiammarono –Noi non…non parlavamo proprio- lo guardai dritto in faccia –tu mi…ecco…mi baciavi…-
Si irrigidì –Ah-
Restammo in silenzio per diversi minuti, io aspettavo che aggiungesse qualcos’altro, ma lui taceva. Poi, senza fiatare, si voltò e tornò al posto di comando, lasciandomi sola.
Camminai fino al bordo della barca e appoggiai le dita sull’orlo. Piccole gocce bagnavano il dorso delle mani, mentre lacrime sempre più abbondanti mi scorrevano sul viso. Perchè gliel’avevo detto? Perché Arianna si era impicciata? Anzi, perché avevo fatto quello stupido sogno? Ero un’illusa, aveva reagito come ogni altra persona avrebbe fatto, ciò nonostante una piccola, ma non meno importante, parte di me continuava a sperare. Sperare in che cosa? Non sarebbe mai potuto nascere niente, lui era perfetto e io…io ero assolutamente normale. Banale. Insignificante.
Vidi le mie mani scurirsi e alzai il capo. La barca stava passando sotto un ponte, e le ombre mi circondarono. Abbassai la testa e, tra le lacrime, vidi una mano poggiarsi sulle mie, accarezzarle dolcemente per poi stringerle. Ma non mi girai, non ce la facevo.
-Voltati- sussurrò al mio orecchio.
Scossi la testa.
-Ti prego- era vicinissimo, la voce come rotta dal pianto.
A sentirlo così, fragile e distrutto, non resistetti. Il suo volto era anche peggio della voce, vi leggevo rimorso e dolore mentre non c’era traccia del sorriso sghembo che tanto amavo.
Gli accarezzai una guancia, poi poggiai la testa sul suo petto. Non mi importava se non mi voleva, quando l’avevo visto così colpito avevo provato l’impulso di proteggerlo. Buffo, io, così fragile e impacciata, volevo difendere lui, grande e grosso.
Mi stinse a sé –Scusa, sono un idiota, io…non so cosa mi è preso-
Non risposi, temendo di dire qualcosa di sbagliato.
-Non avrei dovuto reagire in quel modo, non ce n’era motivo-
Tacqui e mi sollevò il volto delicatamente –Capisco che tu sia arrabbiata con me e se non vorrai vedermi mai più me ne andrò, anche se soffrirei tremendamente, ma devo sapere cosa pensi…per favore- scongiurò.
Lo guardai confusa, come poteva anche solo immaginare che non lo volessi? Io senza di lui non esistevo! La vita senza di lui sarebbe stata vuota, inutile. Volevo dirgli questo ed altro, ma mi mancava la voce, così mi limitai a sussurrare –Resta con me-
Mi abbracciò, poi, fissandomi negli occhi, disse –Io ti amo-
Il mio cuore, il mio cuore stava scoppiando. Pompava velocissimo il sangue alla testa, che mi girava follemente. Non poteva essere, era impossibile. Eppure, tremendamente, meravigliosamente vero.
-Anche io ti amo, Edward- sussurrai, poi ci baciammo.
Fu un bacio tenero e dolcissimo, nuove lacrime tornarono a scorrere dai miei occhi, ma questa volta erano di gioia, una felicità che non pensavo di poter mai provare. Il mio cuore stava scoppiando, scoppiando di felicità.





Ciao tesorini miei! Scusate per il ritardo ma internet va e viene! Mamma mia quanti commenti che mi avete lasciato *-* grazie mille a tutti!!! Spero che questo capitolino (neanche tanto ino...) vi sia piaciuto, io mi sono commossa mentre lo scrivevo!XDXD
Mi dispiace care ma dovrete aspettare ancora un pò prima che Ed si riveli...abbiate pazienza!
Un bacione grande a tutti!! Ele



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Capitolo 10
*** 10. Il rivale ***






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...SCUSATEMISCUSATEMISCUSATEMI!!! Lo so, sono in stra-ritardo ma il mio computer ha deciso di morire proprio nel momento meno opportuno! Potrete mai perdonarmi?
*la folla inferocita grida: NO!!!*
..mi dispiace davvero...*occhioni da cerbiatta*
*la folla si commuove: HM...FORSE...*
....grazie grazie grazie! E ora ecco finalmente il nuovo capitolo! Un bacione a tutti!





Dopo il nostro primo splendido bacio, Edward era diventato se possibile ancora più premuroso nei miei confronti: tutte le mattine puntualmente andavamo a fare colazione insieme (anche se quella che mangiavo ero solo io) e mi accompagnava al lavoro, il pomeriggio poi, lo passavamo sempre insieme, in giro per Parigi o a casa sua. Avevo imparato a conoscere bene la sua famiglia, che ormai consideravo come la mia, Esme e Carlisle erano sempre premurosi con me e mi trattavano come una vera figlia e anche Emmet e Jasper si erano ben presto abituati alla mia quasi costante presenza, sebbene quest’ultimo apparisse ancora piuttosto rigido. Per non parlare di Alice! Avevo pensato che, dopo aver conosciuto mia cugina, mi avrebbero lasciato in pace, troppo prese dai loro discorsi sulla moda, invece, con mio sommo orrore, avevano deciso che anche io dovevo entrare a far parte della loro setta e spesso mi trascinavano con loro interi pomeriggi tra un negozio e l’altro, al che dovevo supplicarle di lasciarmi andare. Loro sempre rifiutavano, dicendo che avevano visto poco più avanti un paio di stivali proprio adatti a me, ma a quel punto arrivava Edward a trarmi in salvo. Con lui avevo finalmente trovato il mio equilibrio, ma c’era un’ombra che intaccava la mia felicità: cos’ero adesso io per lui? Non sapevo se potevo definirmi “fidanzata”, ma di certo non avrei rischiato brutte figure chiedendoglielo! Però il dubbio rimaneva e diventava ogni giorno più angosciante.
Una mattina come le altre, Edward mi venne a prendere.
-Allora, dove vuoi che ti porti oggi?- chiese, dopo avermi dato un leggero bacio sulle labbra.
Non mi ero ancora abituata a quel gesto, che ripeteva tutti i giorni per salutarmi, perciò impiegai qualche secondo per riprendermi. Ciò nonostante, avevo le idee chiare sulla nostra meta.
-Ti dispiace se questa volta sono io a portare te da qualche parte?-
Mi fissò sorpreso –No, affatto! Qual è la nostra destinazione?-
-Pensavo di presentarti ai miei amici, se per te va bene-
-Certo! Non vedo l’ora di incontrarli- disse, entusiasta.
Sorrisi, sembrava un bambino a cui avevano appena proposto di fare un gioco molto divertente.
-Perfetto, allora andiamo-
Seguendo le mie indicazioni, arrivammo in poco tempo nel pressi di Montmartre. Potevo vedere davanti a noi i miei tre compagni e glieli indicai.
-Vedi il signore alto col nasone? Quello è John, l’inglese arrivato a Parigi anni fa con il sogno di diventare un grande artista, te ne ho parlato, ricordi? Purtroppo non ha avuto successo, così è rimasto a dipingere a Montmartre. La ragazza minuta e dall’aria gentile è Mariotte, la mia amica che proviene da una famiglia molto povera e si dedica al disegno per sostenere i suoi genitori e i fratellini, ha un grande talento. L’ultimo infine è Jaques, il fratello di Eveline nonché mio migliore amico, anche se…-
Alla mia indecisione, si voltò a guardarmi, interrogativo.
Scossi la testa –Niente, niente- era meglio non confessargli la cotta che Jaques aveva per me e le sue continue avance, così mi limitai a dirigermi verso i tre.
John fu il primo a notarmi –Bella!- esclamò –ma che piacevole sorpresa!-
Gli sorrisi, abbracciandolo, ma mi ritrassi quando afferrò la mia guancia.
-Ciao John, questa volta non sono venuta qui per disegnare, ma per presentarvi una persona- poi aggiunsi, rivolgendomi a tutti –lui è Edward Cullen-
Edward si fece avanti e strinse la mano a John –È un vero piacere conoscervi, Bella mia ha parlato molto di voi-
-Ah sì?- disse John, guardandomi negli occhi e facendomi arrossire –è così una cara ragazza!- mi stropicciò la guancia in fiamme con fare affettuoso.
Mi girai verso Mariotte, che si teneva in disparte, e senza parlare la abbracciai, commossa come sempre. Lei ricambiò l’abbraccio.
-È un bellissimo ragazzo e sembrate perfetti insieme! Sono davvero contenta per te- mi bisbigliò all’orecchio.
La guardai teneramente, cara piccola Mariotte, così dolce e premurosa!
Stavo per rispondere quando sentii una mano trascinarmi via da lei e mi ritrovai stretta in un abbraccio mozzafiato.
-Bella, come sono felice di vederti!- disse Jaques, sfiorandomi la guancia con le labbra –ovviamente sei incantevole, come sempre-
Gli sorrisi, cercando di staccarmi dalla sua presa. Avvertì la mia pressione e mi lasciò andare a malincuore.
Mi girai verso Edward e vidi che stava fissando male Jaques.
-Tu devi essere l’amichetto nuovo di Bella, io sono il suo più caro confidente, nonché futuro marito!- disse l’ignaro Jaques, porgendo la mano a Edward.
Lui la ignorò –Bè, si vede che sei informato male, io e Bella siamo fidanzati da parecchio tempo- rispose, tirandomi a sé.
Ero confusa, mi sentivo come una trottola che passava per le mani di tutti, ma soprattutto per quello che aveva appena detto Edward. Mi aveva davvero definita “la sua fidanzata”, o era stata la mia immaginazione?
-Ah- disse Jaques, spiazzato –farà certamente altre esperienze, non siete mica sposati!- azzardò, quando si fu ripreso. -Non ancora- ribatte Edward, glaciale. Si stavano fissando con sguardo omicida ed ero sicura che se non avessi portato Edward lontano da lì, entro breve sarebbero passati ai fatti. -Ehm, si è fatto tardi, noi dobbiamo proprio andare- buttai lì con falsa indifferenza. Erano le undici del mattino e non mi sorpresi quando otto paia di occhi mi squadrarono, scettici. Cercai di inventarmi una scusa plausibile –Abbiamo un pranzo e non vorremmo arrivare in ritardo, vero Edward?- dissi, cercando il suo aiuto. Lui capì ed annuì, continuando a guardare Jaques in cagnesco –Sì, andiamo- rispose, cingendomi la vita. Salutammo tutti e quando Jaques allungò la mano per accarezzarmi i capelli, la guardò come se gliela volesse staccare a morsi. Ci dirigemmo verso casa, camminando in silenzio. Percepivo una certa tensione e, quando passammo davanti a un cafè, decisi di usare un gelato come pretesto per fermarci e poter parlare. Uscii con il mio cono puffo e pistacchio e ci sedemmo su una panchina. Diedi qualche leccatina incerta, aspettando che facesse lui la prima mossa. Ma visto che taceva, abbassai il gelato e gli parlai direttamente. -Allora…è andata bene- cominciai. Alzò lo sguardo, pensoso –Sì, John e Mariotte sono davvero simpatici- -Ma?- Si voltò a guardarmi, furioso –Perché non mi hai detto che Jaques era il presidente del tuo fan club? Preferivi aspettare che lo scoprissi da solo?- Mi feci piccola piccola –Speravo che si comportasse diversamente, almeno questa volta…- sussurrai. Sospirò davanti alla mia reazione –Io…scusa, non volevo spaventarti, ma quando ho visto come ti trattava quel damerino non ci ho visto più- ammise, prendendosi la testa tra le mani. Mi allungai verso di lui, sfiorandogli il braccio –Non c’è niente di cui scusarti, è lui che ha sbagliato.- Mi prese la mano, fissandomi negli occhi –Bella…quello che ho detto a proposito di noi due è ciò che vorrei io, ma se tu non lo desideri sei libera di scegliere con chi stare, anche quel Jaques- Ovviamente si riferiva alla questione dei fidanzati. -Edward…io non voglio Jaques, né tantomeno qualcun’altro. Il solo ragazzo che desidero sei tu.- Mi sorrise, raggiante –Ti amo, Bella Swan- sussurrò, poi mi baciò. Non fu un bacio casto come gli altri, sentii le sue labbra approfondire il contatto e le sue mani avvicinarmi a lui. La mia reazione fu istintiva, prima ancora della mente, reagì il corpo. Lo strinsi a me, appiccicandomi a lui. Troppo presto si staccò, allontanandomi. Rise della mia espressione contrariata. -Povera piccola Bella, preda dei suoi ormoni…- In risposta gli feci una linguaccia, non potendo evitare di arrossire. -Attenta che ti cola il gelato!- mi avvertì lui. Allarmata, guardai il mio braccio: il puffo si era fatto strada lungo tutto il polso raggiungendo il gomito e ora faceva a gara con il pistacchio per chi arrivava prima alla spalla. Cercai di rimediare al danno leccando qua e la, quando vidi una mano che mi porgeva un fazzoletto di carta. Lo presi e asciugai il gelato rimanente. -Se vuoi ne prendiamo un altro- disse Edward, premuroso come sempre. Scossi la testa –No no, tanto non mi andava più- in verità il gelato aveva assolto il compito per cui era stato comprato. Mi prese per mano e continuammo verso casa mia. -Futuro sposo eh?- disse ad un tratto Edward –a quando il matrimonio?- Gli tirai una gomitata con il solo risultato di ottenere un bel livido nuovo sul mio braccio.





..Allora, piaciuto? Mi entusiasmava l'idea di un confronto tra Edward e Jaque..ovviamente vinto dal nostro vampiro preferito! ^^
Per rispondere a una domanda sul capitolo precedente: quando Edward e Bella sono sulla barca lui è all'ombra, mentre quando va a passeggio con Bella per la città...bhe, penso che eviti i luoghi troppo assolati! XD
Per chi volesse ho già pronta in cantiere un'altra ficcy sempre sulla mitica coppia Ed/Bells, si chiama "Speed &...Love", se ci faceste un salto mi farebbe molto piacere!
Infine un grazie infinite a chi ha recensito, aggiunto la ficcy nei preferiti o nei seguiti!:* kissoli!



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Capitolo 11
*** 11. Colazione in famiglia ***






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Ciao carissimi!! Scusate ancora per il ritardo, ma le mie già tremende prof. si sono incattivite ancora di più, mancano venti giorni alla fine della scuola e ci caricano come muli...>_<
Questo capitolo doveva essere unito al prossimo ma sarebbe risultato davvero troppo lungo così li ho divisi, ma vi avverto che questo è l'ultimo "rose e fiori"...ma niente spoiler! *muahmuahmuah, me malvagia*


Per rispondere a:

Shinalia: sì, scusa per il ritardo! è vero, edward geloso e bellissimo *-*
Bella_kristen: ^^ e gia, finalmente ce l'ho fatta! sì, edward e anche dolce...
gerby88: ciao cara! sono contenta che tu stia seguendo anche l'altra ficcy e scusa se ci ho messo dentro anche quel jacob ma vedrai che tra un po arrivera eddino a riprendersi la sua bella...intanto goditi questo capitolo, che sara l'ultimo così tranquillo...>-<
memycullen_93: eh gia, eddino si e fatto valere, anche se penso che bella non avrebbe sposato comunque qualcun'altro se non lui!XD la nuova ficcy e sempre sulla coppia ed/bella, molto romantica e avventurosa...se vuoi facci un salto, mi farebbe molto piacere!
ale03: cara!! anche io non sopporto quel damerino di jaque, infatti ha vinto edward! ^^ sono contenta che la ficcy nuova ti piaccia, spero che mi seguirai anche li!
barbyemarco:...scusascusascusa!! ho avuto un sacco da studiare per la scuola...chiedo perdono!>-<
anna cullen: sono contenta che la ficcy ti piaccia tanto da metterla nei preferiti^^
Sabry87: sì, sono dolcissimi insieme!
mione94: eh compa, ma lo sai che sono una pervertita...XDXD
keska: carissima, ben tornata! la cosa del gelato mi e venuta alla fine... la trovavo divertente e così l'ho scritta, sono contenta che ti piaccia la gara tra i gusti! tu per chi tieni? io per il puffo XD
Valle89: ^^ihih sai, ti dico che il puffo non l'ho mai assaggiato, però mi ispirava i colore!XD





Avevo camminato su e giù per la mia stanza tutta la notte. Troppi pensieri affollavano la mia mente per potermi rilassare anche solo un attimo. Normalmente, passavo le ore notturne fissando il soffitto e interrogandomi sulla mia esistenza, ma dopo aver conosciuto Bella era diverso. Io ero cambiato, come lo erano un po’ tutti. Se me lo avessero detto prima, non avrei mai creduto che una fragile e piccola umana come lei potesse rivoluzionarci così la vita. Il primo giorno che l’avevo incontrata ne ero subito stato attratto, quando poi ci eravamo avvicinati avevo capito che niente e nessuno avrebbe più potuto separarci. Dipendevo da lei, anche solo il pensiero di non vederla per un giorno mi faceva stare male. Poi, una settimana fa, c’era stato quel bacio: quando l’avevo vista così triste e abbattuta, per colpa mia, avevo desiderato con tutto il cuore che quello splendido sorriso tornasse ad illuminare il suo volto. Volevo che fosse felice, che lo fosse insieme a me, che sapesse quanto l’amavo, che l’avrei amata per sempre. E un impulso inarrestabile aveva spinto le mie labbra contro le sue. Mi ero dato dello sciocco, dell’ipocrita, ma sentendola rispondere al mio bacio, ogni accusa era volata via. C’eravamo solo io e lei, e il nostro amore. Da quel giorno, il mostro dentro di me si era assopito.
Certo, ogni tanto la mia vera natura tornava a galla, come era successo per esempio quando mi aveva presentato quel Jaques. Vedere un damerino del genere prendersi tanta confidenza con la donna che amavo, aveva causato in me una rabbia incontenibile. Per fortuna, Bella se n’era accorta e mi aveva portato via prima che potessi combinare qualche guaio. Almeno una cosa positiva quella visita l’aveva fatta: ora eravamo ufficialmente fidanzati, come dimostrava l’anello che portava al dito Bella, realizzato con il diamante che le avevo già regalato.
Tutto stava andando a gonfie vele, fino a ieri sera, quando mia sorella Alice aveva avuto una delle sue idee grandiose: invitare Bella a dormire da noi. All’inizio nessuno aveva trovato niente da ridire, sembrava una richiesta ragionevole, come quelle che si fanno tra amiche. Al momento di ritirarci nelle nostre stanze però, Alice si era lasciata scappare un pensiero compromettente.
-Alice! Non ti azzardare!- avevo ringhiato.
-Ma Edward…-
-No! È un’umana, non se ne parla!-
-Andrà tutto bene, io l’ho visto!- aveva cercato allora di ribattere.
Quella frase mi aveva bloccato. Il dono di Alice le permetteva di vedere il futuro delle persone.
-Ma il futuro può sempre cambiare…- avevo detto, titubante.
Ma lei aveva scosso la testa –Non questa volta, anche Bella lo vuole-
Così, quella sera avrei fatto l’amore con Bella. Sapevo che per lei sarebbe stata la prima volta, ciò nonostante ero nervosissimo. E se avessi fatto qualcosa di sbagliato? Se non fossi riuscito a resistere? E se…no, non volevo pensarci. Già normalmente il sangue di Bella mi attirava più di qualsiasi altro, figuriamoci in intimità!
Mi fermai, sbuffando. Checché ne dicesse Alice, ero sicuro che qualcosa sarebbe andato storto. Guardai l’orologio: erano le otto e venticinque. Decisi che avevo rimuginato abbastanza e che per Bella era arrivata l’ora di alzarsi. Sorrisi, figurandomi la sua faccia appena sveglia. Semplicemente uno spasso! Mi affrettai, impaziente di rivederla.
Per fortuna, il sole non era ancora alto e potei camminare senza dovermi nascondere dalla gente. Ma, anche a passo normale, raggiunsi la sua casa in pochi minuti. Suonai al citofono e sentii un imprecazione provenire dall’interno. Aspettai parecchi secondi prima che qualcuno mi rispondesse.
-Chi è?- chiese una voce, impastata dal sonno.
E cosa cazzo vuole a quest’ora?!
Ridacchiai, Arianna, ovviamente.
-Ciao, sono Edward, scusa, forse sono arrivato un po’ presto…-
Figuriamoci, ma questo non dorme mai?
Sentii la serratura scattare e me la ritrovai davanti, spettinata e insonnolita.
-Buongiorno- dissi sghignazzando –sai, sei molto sexy la mattina-
Mi guardò male Certo, sfotti, tanto tu non hai di questi problemi!
Mi irrigidii automaticamente, che avesse intuito qualcosa?
Sei perfetto, come sempre, con quei pantaloni poi…
No, ero salvo. Rilassandomi, la seguii per la casa.
-La tua ragazza sta ancora dormendo, quindi sei pregato di non fare rumore- mi ammonì, gridando.
Divertito, le feci cenno di abbassare la voce, poi entrai in camera loro.
-Che te ne pare?- chiese, indicandomi la stanza.
Era ben arredata, con mobili abbinati e bei colori caldi. Ci ero già stato diverse volte, quando andavo a trovare Bella di notte, ma questo Arianna non poteva saperlo.
-Davvero molto carina, chi ha scelto i mobili?-
-Io, e li ho anche disposti!- disse, fiera.
Le sorrisi, facendo sussultare il suo cuore.
Mi vuoi uccidere appena sveglia?! Aspetta almeno che mi sia vestita e truccata! Se proprio devo morire, voglio essere come minimo presentabile.
-Vado a farmi un caffè, ne vuoi uno anche tu?-
-No, grazie, ma mi sa che servirà una caffettiera intera per tua cugina…-
-Oh, non ti preoccupare, adesso le preparo io qualcosina- disse, correndo in cucina. Nella sua mente, vidi una tavola imbandita e rabbrividii. Povera Bella, mi chiedevo come facesse ad essere così magra con una cugina così…
Esplorai la stanza con lo sguardo, finchè non trovai quello che cercavo. Su uno dei due letti, giaceva addormentata Bella, la bocca socchiusa e il respiro profondo. I lunghi boccoli cadevano sparsi ovunque e le braccia cingevano un cuscino. Lo strinse forte a sé.
-Edward…- mormorò.
Sorrisi e mi avvicinai a lei, come per rispondere alla sua chiamata. Mi chinai sul letto e con le labbra sfiorai la fronte perlacea. Sentii i battiti del suo cuore accelerare e il respiro spezzarsi, segno che era prossima al risveglio. Le palpebre tremarono e, sollevandosi, rivelarono due splendidi occhi color cioccolato.
-Buongiorno, amore mio- le sussurrai.
Portò una mano davanti al viso e sbadigliò –Che ore sono?-
Guardai l’orologio sul comodino –È l’alba delle nove e ventiquattro-
Emise un verso strozzato e mi voltai preoccupato. Mi stava fissando con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
-Tutto bene?- chiesi, ansioso.
-Ma è prestissimo!- si lamentò, facendomi sorridere –io ho ancora sonno-
-Non è vero, sei completamente sveglia-
-No, voglio dormire ancora- disse, sotterrandosi sotto le coperte.
Ridacchiai –Dai alzati, Arianna ti sta preparando una colazione coi fiocchi!-
-Non ho fame- sentii provenire dalla sua tana.
Cercai di capire cosa volesse ma, come sempre, la sua mente rimase muta alle mie richieste.
-Bè, se non vuoi il cibo, c’è sempre una bella tazza si caffè fumante…-
Bingo! Avevo fatto centro.
Bella riemerse lentamente, guardandomi supplicante.
-Sono solo le nove emmezza- borbottò.
Mi avvicinai –No, le nove e ventinove e cinquantasei secondi-
-Mancano solo quattro secondi!-
-Tre…due…uno…- la baciai dolcemente, prendendola alla sprovvista.
Dopo un attimo di esitazione ricambiò il bacio, approfondendo il contatto. In breve me la trovai avvinghiata addosso, i nostri respiri affannati, le sue mani tra i miei capelli che premevano per avvicinare il mio volto al suo. Mi staccai ansimando e risi della sua espressione corrucciata.
-Allora, adesso sei sveglia?-
-Non ne sono del tutto certa, penso che ritornerò a letto…- disse, ma invece si avvicinò al mio viso. All’ultimo secondo deviai le sue labbra, baciandola sulla fonte.
-Forza furbona, c’è una tazza fumante di caffè che ti aspetta-
Sbuffò –Ma non mi va di alzarmi…- cominciò, ma le parole si trasformarono in un urlo quando la sollevai.
-E chi ha parlato di alzarsi?- sghignazzai.
Tra le sue proteste la portai in cucina, da dove proveniva un tanfo disgustoso. Sentii Belle inspirare a pieni polmoni, per lei doveva essere un profumo invitante. Ai fornelli c’era Arianna, intenta a girare delle omelette in una padella.
-Salve piccioncini- ci salutò –Edward stai attento a non far sbattere i piedoni di Bella sul tavolo- mi ammonì.
-Ehi!- cercò di protestare Bella, ma prima che potesse aggiungere altro, le ficcai un toast ancora fumante in bocca, mettendola a tacere.
-Afia, fcotta!- esclamò, la depositai sulla sedia e le misi un bicchier d’acqua davanti, che scolò in un nano secondo.
-Non dovresti bere così velocemente sai?- la sgridai, guadagnandomi un’occhiataccia da parte di entrambe.
-Che c’è? È vero, tutti i medici dicono che bisognerebbe bene piano!-
Arianna alzò gli occhi al cielo –Mi dispiace per te che dovrai sorbirtelo per il resto della vita!- disse, rivolgendosi a Bella –pensa quando sarete sposati: lui tornerà tardi la sera e si alzerà presto la mattina, protesterà per qualsiasi cosa tu cucinerai e avrà da ridire anche per come bevi!-
Bella arrossì –Non è vero, Edward non lo farebbe mai, giusto?- chiese, abbracciandomi.
-Certo che no, ti starò sempre accanto, lo sai che non posso vivere senza di te-
Mi sorrise e ci baciammo delicatamente, sotto l’occhiata schifata di sua cugina.
No, vivere con Bella sarà magnifico, pensai, mentre la mia futura moglie si accingeva a fare colazione.




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Capitolo 12
*** 12. L'invito ***






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Carissimi! Grazie per i vostri splendidi commenti, mi riempono sempre di gioia! Questa settimana non avrò un minuto libero, la tanto temuta interrogazione di geografia incombe e mi conviene studiare se non desidero la morte per strangolamento da parte di mia madre...O.o
Così per non farvi aspettare troppo ho deciso di pubblicare oggi il nuovo capitolo! Nelle recensioni ho letto che molti di voi sono rimasti scioccati dalla notizia che lo scorso capitolo sarebbe stato l'ultimo rose e fiori...e per farvi piacere ho rimandato lo shock al prossimo chappy! [in parte è così, ma anche perchè se no risultava troppo lungo XDXD
Perciò godetevi questo capitolo felice, perchè mi dispiace dirvelo, ma sarà davvero l'ultimo così...ma non temete, la storia continua e si farà solo più appassionante...fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione grande!





Aspettai che Bella avesse finito di mangiare per parlare.
-Hai preparato la borsa con il pigiama?- le chiesi dolcemente, lei annuì, la bocca troppo piena di omelette per rispondere.
-Vado a prendertela- si affrettò a dire Arianna, scappando di là.
Guardai Bella interrogativamente, ma lei mi restituì l’occhiata perplessa. Che cosa stava architettando quella pazza di sua cugina?
Sentimmo un forte rumore provenire dalla camera da letto e pochi secondi dopo comparve Arianna, trascinando dietro di sé un’enorme valigia rosa shocking.
Strabuzzai gli occhi e guardai la mia ragazza, anche lei sbalordita –Ti sei portata tutto il guardaroba?- domandai scioccato. Esistevano solo due persone capaci di trasportare con loro l’intero armadio per stare via una sola notte, e si dava il caso che una delle due fosse proprio in quella stanza. Mi voltai sospettoso verso Arianna e la sorpresi a fissarmi con un sorriso furbo a trentadue denti.
-Ho saputo che Bella veniva a dormire da voi, così Ali ha invitato anche me!- esclamò felice. Io lo ero un po’ meno e, a giudicare dalla sua espressione, anche Bella non doveva essere entusiasta della notizia.
-Ehm…ma dov’è la mia borsa?- si limitò a chiedere, preoccupata per la risposta. Difatti Arianna scomparve nuovamente in camera per tornare con un’altra valigia, leggermente più piccola della sua. Bella la guardò, inorridita.
-Non potevo permetterti di portare solo quei quattro straccetti, così ho pensato di metterti dentro qualcos’altro, ma nella tua microscopica borsa non ci stava!- spiegò Arianna.
Nella sua mente vidi quel “qualche cos’altro” che aveva aggiunto al bagaglio di Bella. Se avessi potuto, sarei arrossito. La piccola valigia era piena fino all’orlo di provocante lingerie francese, corpetti di pizzo e mutandine striminzite. Meno male che Bella non ne sapeva niente! A quanto pare invece, Arianna era a conoscenza dei piani di mia sorella per quella sera. Quella lingua lunga! Al mio ritorno la sua collezione di Louis Vuitton l’avrebbe pagata cara.
-Bè, cosa aspettiamo? Una splendida giornata ci aspetta!- trillò Arianna, evidentemente di buon umore.
Aspettai che Bella si alzasse dalla sedia, il che impiegò diversi minuti, poi la seguii fuori dalla casa.
Mentre sua cugina chiudeva la porta, mi voltai a guardare la mia piccola umana. Il viso era pallido e le palpebre facevano fatica a stare alzate.
-Tutto a posto?- chiesi premuroso, accarezzandole una guancia.
Rabbrividì al contatto freddo e mi ritrassi mortificato, ma subito prese la mia mano nella sua
-Sì, scusa, è solo che sono un po’ stanca…- mormorò sorridendomi.
Ricambiai il sorriso, stringendola a me -È comprensibile, in questi giorni stai lavorando molto, forse dovresti prenderti una vacanza-
Scosse la testa –Non posso, si avvicina il periodo dei matrimoni e la pasticceria sarà strapiena di ordinazioni, Eveline non può farcela da sola, e nemmeno con l’aiuto di quella squilibrata- disse, accennando alla sua amica che ci stava raggiungendo trotterellando, le due valigie appresso.
Risi della sua battuta e mi ritrovai a pensare a quanto l’amassi anche per quella sua sottile ironia.
Arrivammo a casa mia nel giro di un quarto d’ora, sempre per colpa di Arianna che si fermava ad ogni vetrina. Anche senza girarci capivamo quando qualcosa aveva attirato la sua attenzione: prima si sentiva il suono delle ruote dei due trolley fermarsi, seguito dal suo gridolino sorpreso.
Mi fermai sulla soglia, intento ad ascoltare un pensiero di mio padre. Dalla cucina infatti apparve Carlisle, che annunciò a voce alta una notizia –Ragazzi, mi dispiace, ma c’è un cambio di programma: la visita ai Blood è anticipata di un giorno-
Nel frattempo, ci eravamo spostati tutti in soggiorno. I miei fratelli, che ci avevano raggiunto, protestarono concitati.
Alice era la più rumorosa –Ma scusa, cosa avevano di così urgente da fare tanto da anticipare una visita programmata da mesi?- chiese, irritata.
-Non ne ho idea, e comunque non sono affari nostri- l’ammonì Carlisle, facendo intendere che le proteste si fermavano lì.
Alice mise il muso, ma non replicò, o per lo meno, non ad alta voce.
Che guastafeste, per colpa loro la seratina romantica di Edward e Bella andrà in fumo!
Le lanciai un’occhiata di traverso, ricordandomi solo adesso delle nostre due ospiti. Entrambe ci stavano fissando perplesse, in attesa di spiegazioni.
-Ragazze mi dispiace, ma mi sa che stasera non potrete rimanere da noi- disse Carlisle, affranto.
Bella mi guardò sorpresa –Ti ricordi che ti avevo parlato di una visita a dei nostri amici?- le chiesi –ecco, a causa di un imprevisto l’hanno dovuta anticipare da domani a oggi- continuai ad un suo cenno di assenso.
-Ah, ok- disse laconica, e nel suo sguardo lessi all’improvviso una profonda tristezza. Mi rabbuiai, forse ci teneva davvero alla nostra serata in intimità.
-Tranquilla- aggiunsi, abbracciandola –ci saranno altre occasione per stare insieme-
Sentii il suo corpo rilassarsi leggermente e capii di averla rassicurata.
E se venisse anche lei con noi? Pensò Alice in quel momento.
Mi voltai di scatto verso di lei.
È troppo pericoloso cercai di dirle con lo sguardo.
Capì. Lo so, ma ci siamo noi a proteggerla.
Sì, mi sento molto più sicuro ad esporre la mia ragazza a dei vampiri sanguinari! Pensai ironico, ma ormai Alice aveva già parlato.
-Bella, ti piacerebbe accompagnarci dai nostri amici? Sono persone per bene, sono sicura che ti troverai a tuo agio!- esclamò.
-Io…ecco…non so, magari sono di troppo…- mormorò Bella, a disagio.
-Ma no! Anzi, ora fai parte della famiglia, devi as-so-lu-ta-men-te venire!- scandì Alice.
Bella guardò quegli occhioni da cerbiatta, titubante. Alla fine, però, si arrese.
-E va bene, spero solo di non dare fastidio-
Alice cacciò un gridolino e abbracciò Bella –Certo che no, sciocchina!-
Bella ricambiò l’abbraccio, imbarazzata. Sorrisi, mi piaceva il rapporto che si stava istaurando tra la mia sorella preferita e la mia futura sposa.
-Ehm ehm- disse qualcuno. Tutti ci voltammo in direzione di Arianna, che aveva parlato –Penso che io toglierò il disturbo-
-Oh cara, mi dispiace! Ero così impaziente di passare una giornata insieme- esclamò Alice, gettandosi sull’amica.
-Anche io tesoro, ma sarà per la prossima volta- rispose Arianna, coprendo di baci il piccolo folletto.
Sentii una risata argentina provenire dalle mie spalle, mi voltai e vidi Bella con una mano davanti alla bocca. La guardai, confuso.
-La tua faccia- spiegò tra le risate –è troppo buffa!-
Sorrisi, e ci credo, vedendo quelle due psicopatiche scambiarsi effusioni uno cosa doveva pensare?!
Ma ero felice di aver fatto ridere la mia Bella.
Quando Alice e Arianna ebbero finito di sbaciucchiarsi e quest’ultima se ne fu andata, il piccolo folletto corse da Bella.
-Adesso devi venire con me, dobbiamo prepararci per stasera! Ti renderò bellissima, vedrai- cinguettò, prendendo la ragazza per mano.
Bella mi lanciò un’occhiata supplicante, ma Alice voleva passare un po’ di tempo con lei, e non sarei certo stato io a impedirglielo.
-Stai tranquilla, Alice si occuperà di te- le dissi rassicurante –anche se tu sei già stupenda- aggiunsi, baciandola dolcemente.
Lei ebbe appena il tempo per ricambiare il bacio, prima che mia sorella la trascinasse via, su per le scale. Guardai il viso allarmato di Bella, finchè non fu sparito. Già mi mancava.
-La ami così tanto?- chiese una voce alle mie spalle.
Mi voltai, vedendo Jasper che mi fissava sorpreso. Annuii -È tutta la mia vita, adesso-
-Il tuo amore per lei non ha confini- disse, identificando le mie emozioni con il suo dono –non ho mai visto niente del genere prima d’ora-
Sorrisi –Grazie, ma lo sapevo già-
Mi guardò per parecchi minuti, assorto. Poi si riscosse.
-Io e Emmet stavamo per andare a caccia, abbiamo trovato un boschetto non lontano da qui, in Normandia. Ti va di venire con noi?-
-Certo- risposi, felice. Era da un po’ che non passavo del tempo con i miei fratelli, e poi avevo bisogno di andare a caccia. I miei occhi ormai erano neri e le occhiaie più marcate del solito, non volevo che Bella si insospettisse. Desideravo con tutto il cuore dirle la verità su di noi, ma non avevo ancora trovato il momento adatto.
La caccia ci tenne occupati per il resto della mattinata e gran parte del pomeriggio, quando tornammo a casa ormai era arrivato il momento di recarci dai nostri amici.
La mia famiglia era già riunita in soggiorno, mancavano solo Alice e Bella.
-Sono state tutto il tempo in camera?- chiesi sorpreso a Rosalie.
Lei alzò gli occhi al cielo –Sì, e Alice non è stata zitta un attimo, mi ha fatto perfino venire mal di testa a forza di urletti- disse, disgustata –io invece ci ho messo pochissimo per prepararmi-
La guardai, indossava un lungo vestito rosso acceso, che metteva in risalto i capelli dorati, e delle scarpe dal tacco vertiginoso. Un paio di mani le cinsero la vita, mentre Emmet la tirava a sé.
-Hai visto com’è affascinante stasera la mia dama? Sembra una regina!- disse, guardando sua moglie con sguardo traboccante di amore.
-Grazie tesoro, lo so!- ribatte Rosalie, baciandolo appassionatamente.
Sorrisi tristemente, come avrei voluto poter abbracciare così la mia Bella senza rischiare di stritolarla! Le parole di Carlisle mi risuonarono nella testa: “Se lei lo vorrà, la trasformazione si potrà fare”. Sospirai, combattuto tra i miei desideri e ciò che era più giusto per lei. Sarebbe stato corretto privare Bella della sua anima per un mio capriccio?
Proprio in quel momento, un rumore di passi interruppe le mie riflessioni. Potevo distinguere due camminate, una chiassosa e incerta, l’altra appena percettibile, come un soffio di vento. Sorrisi: la mia Bella stava per fare il suo ingresso in scena.
Feci per voltarmi e restai letteralmente a bocca aperta. La creatura più bella di questo mondo stava scendendo lentamente le scale, in precario equilibrio sulle scarpe alte. Un leggero vestito blu fasciava il suo corpo magro, aderente sul petto e morbido fino alle ginocchia. I capelli erano sciolti sulle spalle, in morbidi boccoli che incorniciavano il faccino delizioso. Ma la cosa più spettacolare erano gli occhi: un contorno di matita valorizzava le splendidi iridi color cioccolato mentre un leggero velo di ombretto azzurro colorava le palpebre.
Aspettai pazientemente che arrivasse davanti a me, poi la abbracciai delicatamente, come per paura di romperla –Non pensavo fosse possibile renderti ancora più bella, ma oggi sei davvero stupenda- le bisbigliai all’orecchio. Sentii le sue guance farsi bollenti e il suo leggero “grazie”. Le presi le mani e la allontanai da me, per ammirarla in tutto il suo splendore –Alice ha fatto davvero un ottimo lavoro- constatai.
-Perché, avevi dubbi? Certo, conta anche la materia prima!- aggiunse scherzando. La sala si riempì di risate, mentre Bella passava dal color pomodoro al rosso fuoco.
-Dai poverina, non vedete che la imbarazzate?- disse Esme, sempre premurosa.
-Bando alle ciance, dobbiamo andare se non vogliamo rischiare di arrivare in ritardo- ci ricordò Alice.
Io e Bella uscimmo di casa per primi e la condussi verso la macchina.
-Comunque è vero, stasera sei uno schianto- confessai.
-Alice si è davvero data da fare- disse Bella.
Scossi la testa –Ha solo aggiunto qualcosa, tu sei perfetta già al naturale-
Intanto avevamo raggiunto la Volvo e le aprii la portiera galantemente.
Con le guancie ormai a fuco mormorò ancora un grazie e si infilò nell’auto. Entrai anch’io e mi accodai alla Porche gialla di Alice, in direzione di casa Blood.




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Capitolo 13
*** 13. I Blood ***






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Arrivammo dai Blood in perfetto orario. Dopo due minuti di viaggio, parcheggiai la Volvo in una stradina alquanto familiare, la stessa in cui viveva Bella. Aprii la portiera alla mia ragazza e notai solo allora che si era addormentata. Doveva essere proprio stanca!
La fissai amorevolmente, com’era tenera! Il suo viso nel sonno appariva rilassato e privo di qualsiasi tensione. La baciai dolcemente sulla fronte.
-Svegliati mia Bella addormentata, siamo arrivati!- le sussurrai.
-Mmm, di già?- mugolò, infastidita.
Ridacchiai –Sì amore, e se non ti alzi sgualcirai il tuo bel vestito-
-Cooosa? Bella, non costringermi a venire li!- sentii gridare Alice dalla sua Porche gialla.
La mia piccola umana sbuffò, dopodiché si costrinse ad alzarsi e uscire dalla macchina.
-Dormito bene?- chiesi, divertito dalla sua faccia insonnolita.
-Sì, ho fatto un sogno bellissimo, c’eravamo io e te, al Luna Park, e tu vincevi un pupazzo enorme al tiro a segno e me lo regalavi…- disse, appoggiandosi alla mia spalla.
-E com’era questo pupazzo?-
-Era un leone, bello e forte, come te-
L’abbracciai, poi avvicinai il mio viso al suo.
Sentivo il respiro caldo e accelerato sul mio viso, il suo cuore batteva veloce.
-Respira, Bella- ridacchiai.
Obbedì immediatamente, prima che le nostre labbra si toccassero. La mia bocca si modellò sulla sua, in una danza sempre più sfrenata. Baciare Bella era semplicemente magnifico, mi rilassava e allo stesso tempo estasiava. Mi sentivo completo con lei al mio fianco, ma quell’unico contatto intimo che potevo permettermi era una parte fondamentale del nostro rapporto. Ciò nonostante, dovevo sempre stare all’erta e non lasciarmi andare.
Quando stavo per interrompere il bacio, una mano strappò Bella dalle mie braccia.
-Alice!- protestò lei, scatenando l’ilarità di tutta la mia famiglia. La mia piccolina arrossì, imbarazzata.
-Scusate piccioncini, ma non vorremmo arrivare in ritardo per colpa vostra- ribatte il mostriciattolo.
Portala dentro tu, Edward aggiunse però mentalmente.
Mentre si allontanavano in direzione di una villa lussuosa, presi Bella per la vita, seguendo i miei famigliari.
-Allora, sei agitata?- le domandai.
-Di sicuro non sono rilassata- rispose, nervosa.
Sorrisi, scatenando una sinfonia del suo petto.
-Andrà tutto bene, gli piacerai di sicuro-
-Sì, come no…- mormorò, sarcastica.
-A me sei piaciuta subito- le ricordai, facendola arrossire nuovamente.
-Anche tu…- sembrò indecisa se continuare.
-Sai che puoi dirmi tutto- le ricordai.
Annuì –Sì, lo so. Il fatto è che…- cominciò, ancora titubante.
-Tranquilla, non ti mangio!- mi venne da ridere per la mia stessa battuta.
Fece un timido sorriso, poi si fece seria, guardandomi –Edward, sarai sempre al mio fianco?-
La fissai, sorpreso per quella domanda –Certo!- risposi di getto –non potrei mai fare a meno di te-
Continuava a osservarmi, silenziosa.
Sospirai –Bella, tu ora sei tutta la mia vita. Non posso sopravvivere senza vederti- la guardai teneramente –toccarti- passai la mano sulla sua guancia –baciarti…- sfiorai le sue labbra -capisci?-
Fece cenno di sì con la testa, gli occhi lucidi.
-Sarò sempre qui, pronto a proteggerti- aggiunsi -Ti amo, agnellino mio- dissi, baciandola sul naso.
Ridacchiò –Anche io-
Non ci fu tempo per altre domande, ormai eravamo arrivati davanti alla porta della casa. Gli altri ci avevano aspettato, arrivati noi Alice suonò il campanello, producendo un suono acuto, quasi stridulo.
Dopo pochi secondi, una cameriera venne ad accoglierci.
-Chi devo annunciare?- chiese.
-Carlisle Cullen e la sua famiglia- rispose mio padre.
La ragazza annuì, probabilmente le avevano detto di attenderci. Sparì per due minuti, poi tornò tutta trafelata –Prego, da questa parte- disse gentile, facendoci segno di seguirla.
Percorremmo un lungo corridoio buio, le uniche fonti di luce erano candele poggiate su piedistalli di bronzo. Le pareti erano spoglie, eccezione fatta per qualche strano quadro, dei quali soggetti erano donne scarne e terrorizzate o paesaggi lugubri.
Bella si strinse forte a me, forse spaventata dall’aspetto inquietante della dimora. Salimmo due volte le scale a chiocciola, dove la mia piccola umana rischiò più volte di sfracellarsi. Infine, la cameriera entrò nella prima porta a destra del secondo piano, conducendoci in una grande stanza spoglia, con un lungo tavolo accostato a un ampio terrazzo che dava sui tetti delle case circostanti. Sulla parete destra vi era un divano nero consunto e la sua poltrona gemella, dove erano seduti i Blood.
Come il resto della casa, anche loro sembravano aver assunto un’aria grave e ci fissavano come se, piuttosto di una visita di piacere, si trattasse di una condanna a morte. I loro pensieri erano annoiati e insulsi, di nessuna rilevanza. Sulla poltrona era seduta una ragazza magra e dalla pelle diafana, con lunghi capelli neri che le coprivano il volto. Nelle lunghe mani asciutte reggeva un grosso libro, che era intenta a leggere. Pareva così delicata che mi sorpresi del fatto che le dita affusolate riuscissero a tenere il grosso volume. D’altra parte era normale: i Blood erano dei vampiri, proprio come noi, e non bisognava farsi ingannare dalle apparenze.
Sul divano, di fianco alla ragazza, era accomodata una signora dall’aria altezzosa, con scintillanti capelli rosso fuoco. Il grosso chignon sulla sua nuca sembrava sproporzionato rispetto al resto del corpo, come un grosso insetto posato malamente sopra una rana. La pelle tirata del viso metteva in risalto i grossi occhi vermigli, dalle lunga ciglia nere. Nel complesso, pareva proprio una grossa, vecchia mosca.
Il signor Blood, infine, appariva il più “normale” tra i tre. Era un uomo alto e distinto, indossava uno smoking, che aveva di sicuro parecchi anni, ma che non sembrava affatto consumato. Aveva corti capelli neri e, come la moglie e la ragazza, iridi scarlatte, anche se i suoi lineamenti erano ammorbiditi da un caloroso sorriso e un paio di baffoni.
-Carlisle, quanto tempo!- accolse mio padre con una calorosa stretta di mano –ti trovo bene-
-Anche io, Richard- rispose cordiale Carlisle, sorridendo a sua volta.
Il padrone di casa guardò nella nostra direzione, sorpreso –Che famiglia numerosa! Sono tutti tuoi?- chiese, scherzando.
Mio padre sorrise alla battuta, poi con una mano ci indicò uno ad uno –Questa è Esme, mia moglie-
La vampira si avvicinò a Blood e gli porse la mano, aspettando che la stringesse. Lui invece la baciò –Incantato-
Carlisle guardò con amore mia madre, poi continuò le presentazioni -Questi sono Alice e Emmet Cullen, mentre i due gemelli si chiamano Jasper e Rosalie Hale. Quelli vicino alla porta sono Edward, mio figlio più anziano, e Bella, la sua futura consorte-
Il signor Blood si sporse verso di me, per stringermi la mano –Felicitazioni, e auguri alla sposa!- aggiunse, facendo arrossire Bella.
-La ringrazio di cuore- risposi, felice.
Anche Bella gli strinse la mano e ringraziò, ma quando la sua pelle calda venne a contatto con quella gelida del vampiro, quest’ultimo sussultò.
Immediatamente ci mettemmo tutti in posizione d’allerta e io mi spostai impercettibilmente davanti a Bella. Ma la reazione che causò quella scoperta fu molto diversa da quella che ci aspettavamo.
-Uhm, interessante…- mormorò infatti Blood, assorto.
-Lei e Edward si amano, e se lui è felice, lo siamo tutti quanti- sussurrò Alice, in modo che potessimo sentire solo noi vampiri, intuendo i pensieri del padrone di casa.
Il vampiro anziano annuì, continuando a fissare la mia piccola per qualche secondo, poi ritornò su Carlisle.
-Che maleducato, non vi ho presentato la mia, di famiglia!- indicò la signora che sembrava una mosca –lei è mia moglie, Jane-
La signora Blood e porse la mano a Carlisle, in attesa che la baciasse. Mio padre si chinò a sfiorarla con le labbra, chiaramente infastidito dai modi alteri della padrona di casa.
-Onorato di conoscerla- disse una volta alzato.
-Altrettanto- gracchiò Jane. La guardai sorpreso, che strano, mi aspettavo una voce acuta e stridente, mentre il suo tono era più simile a un gracidio.
-La signorina qui presente invece- proseguì il signor Blood, facendo un cenno verso la ragazza sulla poltrona –è mia nipote, Emily. Sua madre, mia sorella, morì in un incidente insieme al marito, così rimasta orfana decisi di prenderla sotto la mia custodia-
Non mi sfuggì il singolare, e guardai di sottecchi la moglie di Blood, che fissava Emily con espressione arcigna. Intuii allora la verità: Jane aveva sposato Richard non per amore, ma per il patrimonio dei Blood, ovviamente però la piccola orfanella non era compresa nei piani dell’astuta signora.
-Un gesto molto nobile da parte tua- commentò Carlisle, colpito. Dal suo sguardo, capii che quello strano signore stava guadagnando la sua simpatia, come stava succedendo a me.
Blood sorrise, poi si rivolse alla nipote –Emily, vieni a salutare i nostri ospiti-
Molto lentamente, la ragazzina mise un dito nella pagina dov’era arrivata e socchiuse il libro, irritata per l’interruzione. Si alzò e andò a porgere la mano a Carlisle –Piacere- bisbigliò timidamente.
Carlisle le sorrise e lei abbassò lo sguardo. Ero sicuro che, se fosse stata ancora umana, sarebbe arrossita. Costretta dallo zio a mollare il libro, fece un giro per presentarsi a tutti e, arrivata davanti a me, allungò la mano, tremante.
La strinsi piano, timoroso di romperla –Ciao Emily, io sono Edward-
Mi guardò in faccia e la vidi sbattere più volte le palpebre.
Che begli occhi, sembrano così…sinceri.
-Ciao- bisbigliò.
-Lei è Bella, la mia bellissima ragazza- continuai, guardando la splendida umana al mio fianco. Naturalmente, Bella arrossì e allungò la mano a Emily.
-Ciao, Emily- disse sorridendo.
La giovane vampira la osservò con sguardo ostile e Bella rabbrividì, che avesse notato la sfumatura scarlatta nei suoi occhi? La vampira strinse la mano calda, con apparente riluttanza.
È fidanzato…e per giunta con una umana pensò, guardando l’anello sul dito di Bella. Non riuscivo a capire, quel pensiero aveva forse un tono…deluso?
Eddai muori, schifoso sacco di pulci! Che palle, odio i licantropi, puzzano pure!
Mi girai in direzione di quel pensiero così singolare. Proveniva dal terzo piano, accompagnato da un rumore di passi che scendevano le scale. Qualche secondo dopo, comparve un ragazzino dai capelli rosso fuoco, con la faccia incollata a un aggeggio elettronico che emetteva strani versi.
-Crepacrepacrepa, brutto bastardo…- sussurrò, entrando nella stanza e andando a sbattere contro Emily.
-Ehi volpacchiotto, stai più attento!- lo ammonì lei, con il tipico atteggiamento delle sorelle maggiori.
-Non mi chiamare con quel nomignolo, lo sai che lo detesto!- si lamentò lui, senza staccare gli occhi dal gioco rumoroso.
-Appunto- sghignazzò la ragazza. Per la prima volta, vidi un accenno di sorriso sulle sue labbra.
-Sei molto più carina, quando sorridi- dissi, spontaneamente.
Lei mi fissò, sgranando gli occhi –Oh…grazie…-
Solo allora il ragazzino alzò lo sguardo, forse incuriosito dalla nuova voce.
Mi guardò, accigliato –Tu devi essere tutto matto se dici a mia sorella che è bella!- commentò.
Emily era schiumante di rabbia –Sparisci, prima che ci pensi io- sibilò.
Per tutta risposta ricevette una linguaccia –Io sono Cosimo, ma tutti mi chiamano Red, voi chi siete?- chiese, rivolgendosi a me e Bella.
-Io sono Eward e lei è Bella- ci presentai –come mai ti chiamano Red?-
-Per via dei miei capelli- disse con una smorfia –non che mi piaccia particolarmente come soprannome, ma sempre meglio di Cosimo…quella schizzata di mia madre mi ha chiamato così dopo aver letto il “Barone rampante”-
-Poteva andarti peggio, ti poteva chiamare Medardo, o Agilulfo- commentò per la prima volta Bella.
Cosimo la guardò –Sì, hai ragione- poi parve colpito –ehi, ma tu sei un'umana!- esclamò, impallidendo.
Mi irrigidii all’istante, mentre Bella gli sorrideva, ignara del vero significato di quella frase.
-Tranquillo, non sono come quei mostri del tuo videogioco, cosa sono, lupi mannari?- chiese ingenuamente.
Il ragazzino non rispose, troppo impegnato a guardare la mia ragazza con espressione incredula.
Cercai di attirare la sua attenzione e, quando ci fui riuscito, scossi la testa impercettibilmente. Per fortuna capì.
-S-sì, quegli schifosi botoli di pulci…- riuscì a dire.
Bella ridacchiò, doveva piacerle quel ragazzino così particolare. Guardai la mia futura sposa con ammirazione, era sempre così gentile con tutti e probabilmente sentiva verso quel piccoletto una sottospecie di istinto materno, se avesse saputo la vera natura di Cosimo chissà cosa avrebbe detto…
Niente suggerì una voce nella mia mente. Per lei non cambierebbe niente, come se scoprisse ciò che sei tu veramente.
Era vero, lo sapevo, la mia piccola e buona umana non avrebbe smesso di amarmi mai, tuttavia ero ancora restio a dirle la verità. Devo decidermi, pensai, stasera quando torneremo a casa le dirò tutto.
Bravo, così si fa! Continuò la voce. Scioccato, scoprii che non si trattava della mia coscienza, come avevo pensato prima. Mi guardai intorno allarmato e posai lo sguardo su Cosimo, che mi osservava sogghignando.
Sei tu che hai parlato? Pensai di getto.
Lui annuì.
Ma…com’è possibile?! Chiesi, terrorizzato.
Ghignò ancora. Tranquillo, ho un dono, proprio come il tuo. Posso leggere nella mente della gente, ma mentre tu puoi carpire solo i pensieri attuali io sento e vedo tutto quello che è successo nella vita di una persona.
Ero atterrito, quel bambino possedeva un potere immenso.
Ma riesci a leggere tutto questo senza toccare una persona?
Mi squadrò accigliato. Certo, perché, dovrei?
Non gli risposi, pensando ad Aro, il capo dei Volturi, i signori dei vampiri. Anche lui aveva un dono simile al mio, ma quello di Cosimo sembrava un incrocio tra i due. Sorprendente.
Notai solo in quel momento che Bella mi stava fissando preoccupata, chissà che faccia dovevo avere dopo quella scoperta!
-Andiamo dagli altri?- mi affrettai a chiedere.
I due fratelli annuirono, cominciando ad avviarsi, ma Bella mi trattenne per un braccio.
-Tutto ok? Sembri addirittura più pallido del solito!- domandò sottovoce.
Sorrisi, rassicurante –Tranquilla, sono solo un po’ stanco-
Mi guardò comprensiva –È stata una giornata lunga-
-Già, ma non è ancora finita. Resisti un altro po’, poi ti porto a nanna, adesso andiamo dagli altri- dissi, prendendola per mano.
-Ah, eccovi qua!- esclamò Alice vedendoci –dov’eravate finiti? Emmet e Jasper hanno perfino scommesso!-
-Sì?- dissi diffidente, guardando i miei fratelli.
Emmet mi sorrise –Per me eravate andati ad appartarvi da qualche parte a fare le vostre cose sconce, ma Jasper non la pensava allo stesso modo- aggiunse, guardando storto il vampiro biondo.
-Non lo farebbero mai- ribatte quest’ultimo, calmo.
-Forse hai ragione- sbottò Emmet -…almeno non a casa degli altri!-
Lo congelai con lo sguardo, mentre Bella al mio fianco assumeva una sfumatura violacea.
All’improvviso mi immobilizzai, girandomi verso l’entrata. Un suono di passi, calmo e equilibrato, aveva attirato la mia attenzione. Sulla soglia della stanza comparve un vampiro, alto e muscoloso. I capelli biondi erano portati con un taglio corto, gli occhi erano neri come la notte. Affamato.
-Richard, ho preso quello che ti serviva, ma non ho trovato…- cominciò, alzando lo sguardo, prima diretto a terra. Si bloccò di colpo quando vide Bella.
-NO!- ringhiai, coprendola col mio corpo, i muscoli tesi.
In un attimo tutta la mia famiglia fu al mio fianco, pronta a proteggere la mia piccola umana.
-Dammela- sibilò il vampiro, guardando Bella famelicamente.
-Mai- risposi, mostrandogli i denti affilati come rasoi.
Bella giaceva immobile alle mie spalle. Sentivo l’odore della sua paura, era terrorizzata.
-Ma come fai a resistere?! Ha un profumo delizioso…- disse lui, facendo un passo nella sua direzione.
Un ringhio mi salì in petto e esplose, mentre mi gettavo su di lui.
-Edward!- sentii gridare diverse voci alle mie spalle.
-James!- disse contemporaneamente il signor Blood.
Io e il vampiro di nome James rotolammo per terra, in un groviglio di muscoli e denti. Mordevo, strappavo e ferivo, con il solo intento di proteggere la mia Bella. Non potevo, no avrei MAI potuto permettere che le accadesse qualcosa!
Poi, in una frazione di secondo, vidi il suo volto. Ci fissava, MI fissava sconvolta. Solo allora mi reso conto di quello che avevo fatto.
-Io…Bella, mi dispiace…non volevo che lo scoprissi così…- mormorai, distrutto.
Quel momento di distrazione fu decisivo: James si gettò su Bella, gettando da una parte Alice che la proteggeva, mandandola a sbattere contro la vetrata del balcone, che si ruppe con un boato. Poi, afferrò Bella e si volatilizzò tra le vie ormai oscure di Parigi.
Era accaduto tutto così velocemente che non avevo avuto il tempo di reagire. E ora la mia Bella non c’era più.
Sparita, dileguata.
Nelle mani di un vampiro affamato, pronto a divorarla.
Un dolore indicibile mi riempì il corpo, mentre un urlo potentissimo usciva dai miei polmoni.
-Bella!!!-





...Non dico niente, solo: COMMENTATE, sono curiosa di sapere cosa ne pensate...




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Capitolo 14
*** 14. A. A. A.: Principe Azzurro cercasi ***






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Sfrecciavamo a tutta velocità sui tetti delle case di Parigi addormentata. Eravamo così rapidi, così silenziosi che nessuno avrebbe mai potuto vederci. I contorni degli edifici, le luci della notte: ogni cosa aveva perso i suoi contorni, mescolandosi tra le altre. Colori, suoni, odori…tutto era come irreale. Mi sembrava di vivere un sogno, una favola.
C’era una volta una principessa dagli occhi color nocciola, narrava la storia, vittima però di un tremendo incantesimo. La poverina, infatti, non sapeva sorridere, né divertirsi, né amare. I piaceri della vita le erano preclusi e passava le sue giornate chiedendosi come sarebbe stato essere felici. Ma qualcuno lassù voleva bene alla fanciulla, una fata, che un dì le mandò in dono uno splendido ragazzo, dai capelli color del bronzo. Il bel principe baciò la ragazza, spezzando il sortilegio. Da allora, essi trascorsero splendide giornate, tra passeggiate e carezze. Un triste giorno però, giunse a palazzo un sinistro figuro, dalla pelle marmorea e occhi di bragia. Lui e il principe si sfidarono a duello, ma approfittando di un momento di distrazione da parte di quest’ultimo, il vigliacco rapì in un baleno la principessa, strappandola dalle braccia del suo amato. Il principe la cercò per mari e monti, setacciando tutti i boschi, i mari, i cieli. Finalmente la trovò, imprigionata nel castello del malvagio. Con una mossa valorosa uccise il nemico, portando in salvo la fanciulla. Il padre di lei lo ricompensò concedendogli la mano della figlia, i due giovani si sposarono ed ebbero molti figli, vivendo felici fino alla fine dei loro giorni.
Ma la mia storia era diversa, non c’era nessun castello delle favole, o fata, o incantesimo: era la realtà, fredda, cruda, malvagia. Mi trovavo nelle mani di un pazzo, e nessun principe azzurro sarebbe venuto a salvarmi. Edward mi aveva ingannata, nascondendo la sua vera natura dietro a una maschera di bontà, abbellendola con parole dolci, promesse, sogni. Come aveva potuto?! Io l’avevo amato, lo amavo ancora, nonostante ciò che avevo visto. Se mi aveva tenuta nascosta la verità per paura che lo lasciassi, che non lo accettassi per quello che era veramente, allora non aveva capito niente.
Il mio stomaco sobbalzò, quando ci fermammo di colpo. Venni gettata a terra malamente e andai a cozzare contro un muro scrostato e sporco. Mi rannicchiai nell’angolo, alzando gli occhi sul mio rapitore. Vidi che mi stava guardando, con espressione ostile e indecisa. Sembrava che stesse riflettendo su qualcosa.
-Aspettami qui- sentenziò alla fine –è inutile che tenti di scappare: ti troverei comunque. Ma, se anche ci provassi, sappi che potrei diventare molto cattivo- concluse, con tono glaciale.
Dal suo sguardo, capii che non scherzava affatto. Se fossi fuggita, sarei morta. Le probabilità di sopravvivere erano comunque quasi nulle, ma tanto valeva provarci.
Senza attendere una risposta se ne andò, sparendo dietro l’angolo.
Senza lui vicino, la morsa che mi attanagliava lo stomaco si rilassò leggermente. Mi guardai intorno: l’edificio su cui ero appoggiata dava su una strada male illuminata e silenziosa. Le uniche persone che riuscivo a vedere erano vecchi ubriachi, appoggiati ai muri della via. Mi rannicchiai ancora di più nell’angolo, non mi andava di avere a che fare pure con loro.
Nell’aria aleggiava un forte odore di spezie, misto alla puzza dell’immondizia che era sparsa ovunque. Urla furiose ruppero il silenzio, facendomi sobbalzare. Un uomo e una donna stavano discutendo animatamente, un bambino piangeva, un cane abbaiava. Rumore di piatti e vetri infranti, ancora grida, poi niente. Il putiferio finì all’improvviso, così come era cominciato.
Mi rilassai lentamente, sempre all’erta. Un gatto schizzò poco lontano da me, mi lasciai fuggire un lamento dalle labbra serrate. Ma in che razza di posto mi trovavo?!
Strinsi le ginocchia al petto, ripensando a quello che era successo, ma soprattutto, agli ultimi momenti trascorsi con Edward. Mi aveva delusa, ciò nonostante non riuscivo a portargli rancore. La sola idea di non vederlo mai più mi faceva male al cuore. Non ero mai riuscita davvero a dirgli quanto tenessi a lui, a mostrargli tutto il mio amore. E adesso probabilmente sarei morta per mano di un assassino. Le lacrime, che avevo coraggiosamente cercato di trattenere, presero a scorrere copiose.
La dolce Mariotte, il vecchio John, Eveline, persino Jaques: non li avrei più rivisti. E con loro i Cullen, la mia nuova famiglia, la piccola Alice, la tenera Esme, il simpatico Emmet, e poi Carlisle, Rosalie, Jasper. Non avevo fatto nemmeno in tempo a conoscerli veramente, e già dovevo dirgli addio.
Un volto riempì la mia mente: lunghe ciglia coprivano occhi celesti e vivaci, boccoli d’oro incorniciavano il sorriso accattivante. Arianna, la mia bella, solare, spensierata cuginetta. Altre lacrime straboccarono, aggiungendosi alle altre.
Mi rammaricai di non essere nemmeno riuscita a salutare mio padre. Cosa avrebbe pensato, dopo mesi di silenzio, apprendendo la notizia che la sua unica figlia era morta? Forse non gli importava più di me, dopotutto aveva la sua nuova vita, con Linda. Speravo solo che non avrebbe sofferto troppo.
Un’ombra comparve vicino a me, spaventandomi. Un uomo mi stava osservando, chiaramente sotto ordine di qualcuno. Sorrisi amaramente, il mostro non si era fidato e mi aveva appioppato un sorvegliante. Proprio come si fa con gli ostaggi importanti e pericolosi. Pensava davvero che potessi nuocergli, o scappare? Non credevo che mi facesse così stupida.
Cercai una posizione più comoda, facendo agitare la mia guardia con i miei spostamenti. Sospirai, preparandomi a una lunga notte insonne. Ero stanchissima, gli avvenimenti della giornata mi avevano stroncato e le lacrime erano state il colpo di grazia. Appoggiai la testa nell’incavo delle gambe, come per nascondermi da quel paesaggio lugubre. Immaginai di essere in un grande prato, e di correre tra i fiori. Era così bello, così liberatorio: mi sentivo finalmente in pace con me stessa. Profumo di rose e violette mi raggiunse, cullandomi. Mi stesi sull’erba verde, bagnata di rugiada, chiudendo gli occhi. Una mano sfiorò la mia, alzai leggermente le palpebre per vedere chi era. Un bellissimo principe mi guardava, sorridendo, poi si chinava a baciarmi la fronte. Appoggiavo la testa al suo petto marmoreo, infine completa.
Edward mi prese la mano, stringendola delicatamente –Ora riposa, mia principessa- bisbigliò al mio orecchio. E gli obbedii, lasciandomi andare a un sogno ristoratore e pieno di fantasie.





O.O Wow ragazzi, 137 preferiti, altrettanti seguiti e una valanga di recensioni! Non ho davvero parole, solo un GRAZIE 1000 a tutti!
Ho visto che l'ultimo capitolo ha causato qualche infarto e vari svenimenti...tranquille, Edward non starà a guardare mentre il vampiro-psicopatico fa a fettine la sua ragazza...XDXD

Per rispindere a...

keska: guarda, non me ne parlare, la prof. Ci ha costretti a leggerlo e ormai è diventato il mio incubo…lo ficco pure dentro alle ff! XDXD Comunque spero che il capitolo sia riuscito bene, a me sono venuti i brividi mentre lo scrivevo….baci!
Sakuno: …le lacrime agli occhi?!..mi dispiace, ma non temere, Edward non la lascerà al suo destino!
barbyemarco: XDXD scusa se ti ho fatto stare sulle spine, ma ci vuole un po’ di suspense…ma tranquilla, ripeto: Edward si darà da fare!
Confusina_94: ihih eccomi qua!^^
ale03: eh mia cara, Emily è un personaggio che ci farà penare…ma non dico niente! :X
damaristich: grazie grazie, speravo di fare colpo!XD
lory_lost_in_her_dreams: grazie cara, non ti preoccupare, Edward la proteggerà!
Sheba_94: evviva, una nuova lettrice! Fa sempre piacere avere nuovi fan, mi dispiace che tu sia arrivata in un momento così cruciale! Spero che la ficcy ti sia piaciuta e che continuerai a seguirmi! ^^
ieia: scusa se non ho risposto prima alle tue recensioni, ma scrivevo sempre dei capitoli così lunghi che poi impiegavo quasi un’ora per postarli…O.O….sono contenta che la ficcy ti piaccia, ma adesso calmati, dico anche a te che vedrai che Edward non si darà pace finche non avrà trovato la sua amata! Kissoli
memycullen_93: lettrici avvisate, mezze salvate…ihih…certo, non potevate aspettarvi niente del genere, la mia mente malata vi ha sorprese,,,,*muahmuahmuah*
Valle89: già, proprio furbo il nostro vampiro….ihih
micino: scusa per il ritardo, ma scrivere diventa sempre più difficile….con tutti questi compiti! :S
Bella_kristen: sì, non sono stati molto furbi….^^
mione94: ihih amore ho sorpreso anche te…non te lo aspettavi eeeh???...ihih, me malvagia….
IsAry: un’altra new entry! Ben venuta, spero che la ficcy ti sia piaciuta!
Goten: ihih scusa ma sono cattiva e mi piace farvi soffrire ihih….no dai, scherzo…..O.o
3things: bhe….ecco…veramente non ho scritto proprio un capitolo sul fidanzamento, anche perché la proposta non è ancora arrivata….ma non temere, ci sarà ben presto….!!
LadySile: tranquilla, non posso dire cosa succederà ma stai pur sicura che Edward non rimarrà a guardare….
Bella_Cullen_1987: sìsì grazie, me l’hanno già fatto notare XDXD comunque l’ho fatto apposta, perché volevo fare intendere che è proprio Parigi che si trova “alla chiave del cuore”….sono un po’ contorta XDXD
gerby88: ihih porca licantropo……ihih……^^…perfetto, vedo che hai già allestito un battaglione…bene, servono lettrici così meticolose!.....ihih


Un bacione grande a tutti e al prossimo capitolo! Ele





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Capitolo 15
*** 15. La caccia ha inizio ***






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Carissimi!!!

L'ultimo capitolo ha causato un po’ di scalpore, vi ho lasciate del dubbio se Bella avesse solo immaginato l'arrivo di Edward o lui fosse già li con lei.
...Bhe, mi dispiace dirvelo ma è giusta la prima ipotesi! Ma non temete, i Cullen si stanno organizzando per andarla a prendere, come vedrete in questo capitolo...
Scusate per il malinteso, perdonate la mia mente malata e buona lettura! :*





In piedi davanti al davanzale, guardavo fuori dalla finestra. Non sapevo da quanto fossi lì, avevo sentito le voci degli altri alternarsi continuamente al piano di sotto, finchè non si erano placate. Potevano essere pochi minuti, come un’ora, o tre.
Una grossa goccia cadde sulla finestra, allungandosi verso il basso, seguita da altre. All’inizio, erano piccoli puntini vitrei, che poi scivolavano giù lentamente, come delle lacrime. Quelle che avrei voluto saper versare. Ma in questo corpo morto non potevo, come non poteva battere il mio cuore. Sembrava che l’assenza di lacrime e del battito cardiaco fosse fatta apposta per sottolineare il fatto che fossimo mostri, con l’unico scopo di causare dolore e morte. Non potevamo provare imbarazzo, né dispiacere, né amore. Quando eravamo lusingati, le nostre guance non potevano tingersi di rosso, quando eravamo sofferenti non potevamo piangere, quando eravamo innamorati il nostro cuore non poteva sobbalzare, tradendoci. Tutto questo ci era precluso, perché noi eravamo vampiri, e i vampiri erano nati per distruggere, non per amare.
O almeno, così pensavo prima di conoscere Bella. Lei era stata la medicina per i miei mali, mi aveva fatto provare emozioni che non credevo di poter sentire mai, aveva riattivato il mio cuore fermo da un secolo. Insieme a lei, avevo creduto che sarei stato felice, che avremmo avuto una vita bellissima, solo noi: io, lei, e il nostro amore.
E adesso, mi era stata strappata via. Quel pazzo l’aveva rapita, portandola chissà dove. La mia famiglia mi aveva impedito di andarla a cercare almeno finchè non ci fossimo organizzati, sostenendo che avrei solo perso tempo. Ma il pensiero, l’orrenda idea che Bella fosse alla mercé di quell’assassino mi faceva impazzire. Ogni secondo, ogni istante che trascorreva lei rischiava la vita, mentre io rimanevo chiuso in quella stanza, senza fare niente.
Mi coprii il volto con le mani, disperato. Mai come in quel momento desiderai poter piangere, di sfogarmi.
Inaspettatamente, sentii la porta alle mie spalle aprirsi. Non avevo sentito i passi avvicinarsi tant’ero preso dalle mie riflessioni, così rimasi sorpreso quando vidi Alice entrare circospetta.
-Disturbo?- domandò, incerta.
A un mio accenno di diniego entrò, leggermente più tranquilla.
Si sedette sul grande letto al centro della camera, facendomi segno di imitarla. Obbedii automaticamente. Passarono doversi minuti in silenzio, percepivo il suo sguardo fisso sulla mia nuca, penetrante. Mi stava studiando, basandosi sulla mia espressione e i miei movimenti. Un pensiero allarmato le attraversò la mente, guardò nel mio futuro, ma non vide quello che temeva, così si calmò. Quand’ebbe finito il suo esame, si decise a parlare.
-Edward, ti avevo detto di calmarti e rilassarti, ma non l’hai fatto, anzi, sei teso come una corda di violino e più pallido del solito!- protestò.
Non dissi niente.
Riprese con voce più dolce –Come ti senti?- si azzardò a chiedere.
Girai la testa di scatto, guardandola furioso –E come pensi che debba sentirmi?! La mia ragazza è stata rapita da un vampiro assetato e voi mi avete impedito di andarla a cercare, in questo momento potrebbe essere già morta, o peggio! Come puoi credere che potessi rilassarmi dopo quello che è successo? Mi sento così impotente, così inutile!- conclusi, con la voce rotta. Alice mi guardò, sconvolta e offesa.
-Io…non immaginavo che stessi soffrendo fino a questo punto…mi dispiace, ma fino a quando non avremo un piano è meglio non agire, onde evitare di complicare solo le cose-
Capii che quelle parole non provenivano da lei, ma da Carlisle, che le aveva anche detto di venirmi a parlare. E intuii che Alice la pensava come me ed era impaziente di riabbracciare Bella.
-Credimi Edward, sto soffrendo molto anche io, ma è inutile comportarsi impulsivamente- disse la piccola vampira, poi prese la mia mano tra le sue –comunque, non dovremo aspettare ancora a lungo: Jasper, Emmet, Carlisle e il signor Blood stanno già mettendo a punto un piano-
Pensai a Jasper, reduce da molte guerre, e alla mente acuta di mio padre. Insieme alla forza di Emmet e all’aiuto di Blood saremmo riusciti a salvare la mia Bella.
-Spero solo che si sbrighino- mormorai.
Alice mi strinse la mano, cercando di rassicurarmi. La guardai grato e lei abbozzò un sorriso timido.
Poi, come illuminata, saltò giù dal letto.
-Che ne dici di andare a vedere come se la cavano gli altri? Tra un po’ arriverà anche Arianna, devo spiegarle quello che è successo a sua cugina…-
Inorridii –Ma sei impazzita?! Abbiamo già commesso una volta l’errore di portare un umano in un covo di vampiri sanguinari, non vorrai ripetere la stessa sciocchezza!- quasi urlai.
-Shhh!- mi ammonì mia sorella –tranquillo, non sono così scema, io e Arianna ci incontreremo davanti a casa Blood, così non correrà alcun pericolo-
L’immagine di lei e la sua amica che parlavano tranquille mi riempì la mente.
Ciò nonostante la fissai dubbioso –Sarà, ma per sicurezza chiederò a Jasper di tenervi d’occhio-
Alice alzò gli occhi al soffitto, incamminandosi verso le scale.
All’inizio, nessuno si accorse del nostro ingresso nel salone. Tutti erano troppo occupati nelle loro faccende: Carlisle e Blood discutevano del piano di salvataggio, Esme e Jane parlavano di cucina sedute sul divano mentre Jazz e Emmet, in piedi in mezzo alla stanza, stavano mettendo a punto un piano per uccidere James una volta messa al sicuro Bella. Le loro idee erano molto originali, ma ero certo di averne di più adatte. Stavo vagliando la possibilità di unirmi alla discussione, quando mi sentii tirare la camicia.
Abbassai lo sguardo e vidi Cosimo che mi guardava insistentemente.
-Sei preoccupato, e triste- affermò.
Cercai di sorridergli, ma mi uscì solo una smorfia –Tranquillo, è tutto a posto- dissi con voce forzata.
Sbuffò –Guarda che anche se sono un ragazzino mica sono stupido, le capisco queste cose. Sai, non è la prima volta che succede, che James rapisca una ragazza intendo-
Mi feci attento –In che senso? L’ha già fatto?-
Il bambino annuì –Oh sì, e parecchie volte. Lo attirano soprattutto le umane carine e con un buon profumo, come la tua Bella-
Non ero il solo ad ascoltare le parole di Cosimo adesso, anche Alice e Carlisle seguivano il discorso.
-E sai dove le porta?- domandai, speranzoso. Forse potevamo ottenere un indizio, una traccia. Qualsiasi cosa, purché mi aiutasse a trovare Bella.
Il ragazzino scosse la testa, sconsolato –Mi dispiace, ma non ne ho idea. Anche leggendo la sua mente, non sono mai riuscito a scoprire dove le tenesse prigioniere. So solo che le affidava a un uomo e poi sparivano-
-È comunque una pista- intervenne Jasper, aggiuntosi alla conversazione –ci basterà seguire le tracce di James e poi l’odore di Bella-
-Ok, ma dobbiamo darci una mossa, altrimenti il profumo si disperderà- avvertì Rosalie, comparsa in quel momento.
-Dov’eri finita?- le sussurrò Alice, ma lei fece cenno di lasciare stare.
-Rose ha ragione, non c’è tempo da perdere!- intimò Emmet, impaziente di cominciare la caccia.
Tutti guardarono Jasper, in attesa di istruzioni.
-Signor Blood, Carlisle, voi andrete a nord- cominciò –Emmet, Esme, voi a est, io e Rose a sud, infine Alice e Edward si dirigeranno a ovest-
Ovest. Dov’era sparito quel delinquente. Guardai Jasper riconoscente, consapevole che quella scelta non era casuale.
-Cosa facciamo se li troviamo?- domandò Emmet, sperando in un massacro.
Jazz sorrise –Mi dispiace deluderti, ma niente gesti affrettati: uno dei due rimarrà a sorvegliarli mentre l’altro correrà qui e avvertirà tutti-
-Come?- chiese Blood.
Il vampiro biondo prese una valigetta poggiata li vicino e la aprì, rivelando otto cellulari scintillanti.
-Usando questi, in ogni rubrica sono salvati tutti i numeri degli altri sette-
-Wow!- esclamò il padrone di casa –siete pieni di risorse, voi Cullen-
Ognuno di noi prese un apparecchio, poi Emmet parlò.
-Ehi, io mica mi ricordo di cosa puzza Bella!- saltò su, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia.
-A questo ho pensato io- rispose Rosalie, sorprendendoci tutti.
Mise nella mano di ciascuno di noi un indumento, quando mi arrivò di fronte poggiò tra le mie dita la cuffietta della divisa di Bella, guardandomi intensamente negli occhi.
La gola mi si chiuse, mentre ripensavo al nostro primo incontro. Quando l’avevo vista per la prima volta, la indossava insieme al grembiule color lavanda. Ero subito rimasto colpito dalla sua bellezza, sembrava un fiore delicato pronto a sbocciare. Ma forse non ci sarebbe mai riuscita, se non l’avessi salvata da quel vampiro. Una rabbia incredibile mi attraversò il corpo, rinvigorendomi. Pregustavo il momento in cui avrei trovato quel bastardo e gliel’avrei fatta pagare. Dopo aver finito con lui, non avrebbe più dato fastidio a nessuno. Vidi Jasper che mi fissava con la coda dell’occhio.
Edward, capisco la tua impazienza, ma cerca di contenerti. Avrai la tua vendetta, te lo prometto.
Annuii, cercando di calmarmi.
-Quelli che vedete sono vestiti impregnati dell’odore di Bella- stava spiegando Rosalie –basterà seguire la scia con lo stesso profumo e vi condurranno da lei-
-Ecco dov’eri andata prima!- disse Alice.
-Che donna!- commentò Emmet, ammirato.
-Bene, se non ci sono altre domande, direi di non indugiare oltre- annunciò Jasper. Nessuno parlò –Perfetto, allora che abbia inizio la caccia!-
Tutti annuirono e si diressero nella direzione a loro indicata. Si sentì un urlo di assenso, probabilmente quel cretino di mio fratello-orso, poi il silenzio.
Tentai di trovare Alice con lo sguardo, impaziente di partire. Non era nel salone, così feci per cercarla. Ma appena mossi un passo, una zazzera di capelli corvini mi coprì la visuale.
-Fermo lì!- ordinò. Mi bloccai.
-Non ti ricordi? Sto aspettando Arianna! Che tra l’altro è anche in ritardo…-
Proprio in quel momento percepii la presenza della cugina di Bella poco lontano dalla casa.
-Ti sbagli, si sta avvicinando velocemente e se non la intercetti tra pochi secondi suonerà il campanello- previdi.
In un lampo Alice si precipitò alla porta e la spalancò mentre Arianna si trovava già col dito a mezz’aria.
-Che puntua…- mormorò, facendo per entrare, ma mia sorella la spinse fuori.
-Oh mi dispiace ma non puoi entrare!- buttò lì Alice.
Nella sua mente vidi il volto sorpreso dell’amica.
-Perché?-
-Ecco…vedi…-
No, Alice non ti azzardare...!
-….c’è Edward che è appena uscito dalla doccia e sta girando semi-nudo per casa!-
Io la ammazzo…
Arianna strabuzzò gli occhi –Per me non è un problema!-si affrettò a dire, sbirciando dietro mia sorella.
Alice rise, ma non si fece da parte. Tirò fuori Arianna e chiuse la porte, tra le protesta dell’amica.
Scossi la testa e uscii sul balcone. La brezza fresca della notte mi accarezzò il viso. Alzai gli occhi al cielo, le ultime stelle brillavano fievolmente, lasciando ormai spazio all’alba imminente. Era uno spettacolo stupendo.
Chissà se anche Bella lo sta guardando… pensai amaramente.
Strinsi forte la cuffietta che tenevo tra le mani.
Non ti preoccupare amore mio, arriverò presto a salvarti, e avremo finalmente il nostri lieto fine promisi, davanti alle stelle morenti.




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Capitolo 16
*** 16. Occhi di gatto ***






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Carissimi...eccomi qua con un nuovo capitolo! Scusate se sarà un pò cortino ma l'ho scritto tutto di un fiato!
Nello scorso abbiamo visto cosa stava succedendo a casa Blood e come si stavano organizzando i Cullen per cercare Bella...
Ma lei come se la starà passando, da sola ad aspettare James e che Edward la salvi??
è ora di scoprirlo...spero che il capitolo vi piaccia e...
..BUONA LETTURA! :*





Mi sembrava di essere rimasta lì immobile ad aspettare per ore, quando finalmente il mio aguzzino tornò, seguito da un uomo. L’individuo era tozzo e pingue, con corti capelli neri unticci, appiccicati alla nuca, sproporzionata, rispetto al resto del corpo. Due piccoli occhi cisposi mi fissavano, così vicini tra loro da conferire un’aria piuttosto ottusa al volto, già di per se insignificante.
-È lei?- domandò con voce bassa e nasale.
L’altro annuì.
L’uomo mi guardò ancora, squadrandomi da capo a piedi. Arrossii inevitabilmente.
-Può andare- decretò infine, soddisfatto.
Spostai lo sguardo da uno all’altro, confusa. Ma di che cosa stavano parlando?
-Adesso seguirai quest’uomo senza fare domande, sarà lui poi a spiegarti tutto- chiarì il mostro, fissandomi con i suoi occhi neri come la notte.
Esitò ancora un momento, sul punto di aggiungere qualcos’altro. Poi si limitò a guardarmi combattuto –le nostre strade si dividono qui-
Con uno scatto, si voltò e spiccò un balzo sopra al tetto di una casa, scomparendo velocemente.
Guardai sconvolta il puntino nero allontanarsi, per poi osservare l’uomo.
Quest’ultimo mi guardava con una smorfia che probabilmente voleva essere un sorriso, mettendo in mostra una sfilza di denti giallastri. La paura mi riempì il cuore. Cosa sarebbe successo, adesso che ero rimasta completamente in balia di quell’individuo?
Mi porse una mano, presentandosi –Io sono Mr. Piggish-
Fissai le dita grassocce, rimanendo immobile.
Ritirò il braccio, apparentemente imbarazzato –Sarà meglio avviarsi- disse, voltandosi e facendomi segno di seguirlo.
Titubante mi alzai, camminando a pochi passi da lui. Proseguimmo per stradine secondarie tutte uguali per vari minuti, mi sembrava di percorrere un labirinto. Mr. Piggish però sembrava sicuro del percorso e non lo vidi mai indugiare. Capii che stava cercando di depistarmi, per impedirmi di ritrovare la via di partenza. Precauzione totalmente inutile, visto il mio scarso senso di orientamento e il fatto di non sapere nemmeno da che direzione fossimo arrivati io e il mio rapitore, ma intuii comunque che quell’uomo dall’aria così assente non era da sottovalutare.
Dopo quelle che parvero ore, si fermò e mi bloccai dietro di lui. Mi guardai intorno, ci trovavamo davanti a un locale imponente, alto e con molte finestre.
Dall’interno provenivano voci concitate, risate e musica. Alzai gli occhi e notai un insegna annerita che recava una scritta quasi illeggibile. Cercai di decifrarla ma intuii solo poche e confuse lettere. Osservai la porta socchiusa, da cui si intravedeva un palco illuminato da luci rosse, pronta a varcarla. Ma il mio accompagnatore proseguì verso un altro ingresso, probabilmente quello riservato al personale. Spalancò l’uscio, indicandomelo.
-Prima le signore- esordì, squadrandomi con il suo sorriso storto.
Rabbrividii e entrai velocemente, seguita dall’uomo. Quando udii la serratura scattare, mi sentii in trappola. Davanti a me, si spiegava un corridoio buio di cui non intravedevo la fine. Dall’oscurità emerse una ragazza che si avvicinò a noi, facendomi sobbalzare. Una volta giuntaci innanzi, la debole luce la illuminò e sgranai gli occhi dalla sorpresa.
Le lunghe gambe abbronzate erano fasciate da un paio di autoreggenti nere di pizzo, abbinate a un perizoma e a un reggiseno che metteva in risalto le abbondanti forme della giovane. I capelli mossi, neri come l’ebano, coprivano il seno e incorniciavano il viso dalla bellezza strabiliante. Gli occhi, dalla forma allungata, erano verde smeraldo e mi osservavano, indecifrabili.
-Shila, ti prego di scortare la nostra ospite per un giro turistico- disse Mr. Piggish, distogliendomi dalle mie considerazioni.
La ragazza mi guardò allusiva e si incamminò da dov’era arrivata. Mi affrettai a seguirla, rapita dai suoi movimenti disinvolti e fluidi. Notai che portava un paio di sandali dal tacco vertiginoso. Impallidii al solo pensiero di indossarli, e mi chiesi come facesse ad apparire così naturale con quegli strumenti di tortura ai piedi.
Ma lei non sembrava affatto provata, anzi, camminava così velocemente che ero costretta quasi a correre per stare dietro alle sue lunghe gambe.
-Ti prego, potresti rallentare?- ansimai ad un tratto.
Si fermò di botto, ghiacciandomi con lo sguardo.
-Qui niente va piano, cerca di ricordartelo- sbottò, con voce acuta e melodiosa.
Riprese a marciare, rapida come prima, lasciandomi con l’incognita di quella frase misteriosa.
Mi condusse attraverso l’edificio che, come avevo intuito, era enorme. Continuammo a salire scale, che ci portavano sempre su nuovi piani. Qui attraversavamo lunghi corridoi costellati da camere numerate, da cui provenivano strani rumori. Il mio stomaco non voleva saperne di rilassarsi, così per distrarmi comincia a contare i numeri sulle porte. Arrivata davanti alla 237, quasi andai a sbattere contro Shila, che si era fermata.
Lei mi guardò in cagnesco, mentre mormoravo le mie scuse.
-Cerca di stare più attenta, finchè sono io non ti succede niente ma se ti capita di scontrarti con i clienti, allora sì che sei nei guai- mi ammonì.
La guardai spaesata e parve addolcirsi. Sospirò –Perché toccano sempre a me le novelline?- la sentii borbottare.
-Come ti chiami?- disse poi, ad alta voce.
-Bella- bisbigliai.
-Senti Bella, qui non siamo al parco giochi e io non sono la tua baby sitter pronta a comprarti un gelato se ti fai male, quindi vedi di abbandonare subito quell’aria da cane bastonato e di mostrarti un po’ più disponibile, che già quest’incarico fa schifo così com’è senza che ti ci aggiunga tu con la tua faccia terrorizzata, qui nessuno ha intenzione di mangiarti, ok?-
Annuii svariate volte, cercando di darmi un contegno e di non scoppiare a piangere.
-Va già meglio- disse Shila, apparendo tutt’altro che soddisfatta –adesso ti farò vedere la stanza dove passerai più tempo, quella dove ci prepariamo per andare in scena e l’unica dove possiamo essere noi stesse-
Fece per voltarsi ma, con voce timida, la bloccai.
-Shila?- chiamai.
Mi fissò scocciata, ma notai un guizzo di compiacimento in quei pozzi verdi.
-Veramente qui mi quasi tutti mi conoscono col mio nome in codice, Occhi di gatto, ma se vuoi chiamarmi Shila va bene-
Arrossii –Perché indossi quel…completino?-
Cioè, perché indossi SOLO l’intimo?
Sorrise, facendo una giravolta per farsi ammirare –Ti piace? È nuovo, me l’ha regalato il capo per il mio compleanno-
Capii che con “capo” si riferiva al signor Piggish.
-Sì, molto carino…Shila, quanti anni hai?-
-Diciassette, ma vado per i diciotto-
Sgranai gli occhi e ci mancò poco che spalancassi pure la bocca. Diciassette! Ma era giovanissima!
-Bè, perché quella faccia? Guarda che qui l’età è questa, anzi, mi sa che tu sei un po’ vecchiotta…- replicò, guardandomi maliziosa.
Cercai di riprendermi.
-Comunque non ti preoccupare, ne avrai presto uno tutto tuo- aggiunse, indicando il completo e vanificando ogni mio sforzo.
Sentivo che tra poco sarei scoppiata.
Shila non mi diede il tempo di parlare ancora, ma spalancò la porta della stanza 237.
-Mia cara Bella, ben venuta al Moulin Rouge-




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Capitolo 17
*** 17. Un bacio rubato ***






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Ok ragazze, premetto che ciò che succederà in questo capitolo non farà piacere a molte di voi, nemmeno a me che l’ho scritto…
Ma è tutta colpa della mia mente malata *muahmuahmuah* perciò, vi prego, non uccidetemi…
…Buona lettura!





Vagammo senza sosta per ore, girando in lungo e in largo, setacciando ogni vicolo di Parigi, ma di Bella non c’era traccia. Neanche seguire il suo odore ci aiutò, anzi: l’aria era satura del profumo della mia piccola umana, come se il rapitore avesse voluto confonderci. Era scaltro, dovevo ammetterlo, e ciò non faceva altro che aggiungere un punto a nostro sfavore.
Le ricerche erano proseguite tutta la notte, aiutate dalle tenebre che nascondevano la nostra pelle scintillante, ma all’alba ci ritrovammo tutti a casa dei Blood, tutti ugualmente a mani vuote.
Io e Alice fummo gli ultimi a rientrare, entrambi avevamo controllato ovunque, senza scoraggiarci. Tuttavia, cominciavo davvero a temere che non avrei rivisto mai più la mia Bella.
-Su Edward, non fare quella faccia, vedrai che la troveremo!- cercò di consolarmi il piccolo folletto, sfoderando uno dei suoi sorrisi sornioni, ma nemmeno quello riuscì a sollevarmi il morale.
Ero a pezzi, la sola idea che Bella potesse trovarsi in pericolo mi terrorizzava, inoltre fremevo dal desiderio di farla pagare a quell’assassino senza scrupoli.
Giuro che quando lo trovo lo ammazzo, pensai ferocemente.
-Non ci resta altro da fare che aspettare che il profumo di Bella si sia disperso, poi riprenderemo le ricerche- sentenziò Jasper.
-Allora potrebbe essere troppo tardi!- ribattei io.
Mio fratello mi fissò, impassibile –Hai un’idea migliore, Edward? Se sì, esponicela, non desideriamo altro che darci da fare. A nessuno piace stare qui con le mani in mano-
Mi guardai intorno, trovando la conferma delle sue parole: nel grande salone vedevo solo facce affrante e furiose. Di malavoglia, fui costretto a negare.
-No, non ce l’ho- ammisi, con voce rotta, abbassando la testa.
Una mano si poggiò sulla mia spalla.
-Fratellino, stiamo tutti soffrendo per la perdita di Bella, ma non temere, riusciremo a scoprire dove l’ha portata quel folle- disse Jazz.
-Sì, e gliela faremo vedere noi!- aggiunse Emmet, serrando i pugni.
Li fissai, commosso –Grazie-
Alice sorrise, abbracciandomi –Ora calmati però, stai facendo impazzire mio marito-
Mi voltai verso Jasper che mi fissava, la fronte contratta per lo sforzo.
Cercai di dominarmi, pensando a tutti i momenti meravigliosi passati in compagnia di Bella. Non avrei permesso che fossero stati gli ultimi.
Grazie, pensò Jasper, leggermente sollevato.
Alice corse da lui, che l’accostò a sé dolcemente, Rosalie si attaccò ad Emmet, in un bacio appassionato. Perfino Esme, la dolce e timida Esme, mise le braccia intorno al collo di Carlisle, stringendosi a lui.
In breve, la stanzetta di riempì di coppiette felici, facendo sembrare l’ambiente più piccolo e intimo. Decisi di allontanarmi da quell’atmosfera melensa, scacciando il ricordo doloroso di Bella cinta dalle mie braccia.
Mi rifugiai nella stessa camera dove ero andato la sera del rapimento, solo con i miei rimpianti. Pensavo a quante volte avrei voluto abbracciare Bella, sollevare il suo mento all’altezza del mio, baciarla con trasporto, dimenticando il resto del mondo. Ma tutto ciò mi era proibito, con lei non potevo mai, mai lasciarmi andare, se avessi perso il controllo anche solo per un istante, per lei sarebbe stata la fine. Eppure desideravo così tanto farla mia che sarei stato perfino disposto a trasformarla in un mostro, a privarla della sua anima per il mio puro piacere. Che diritto aveva un essere disgustoso e infame come me di amare ed essere amato da una creatura celestiale e pura come Bella?
Un leggero ma costante bussare mi distolse dalle mie macabre riflessioni.
-Avanti- dissi, preparandomi ad accogliere il visitatore.
Rimasi sorpreso quando nella stanza entrò Emily, la nipote di Blood.
-Disturbo?- chiese titubante, rimanendo sull’uscio.
-Ciao Emily, no, figurati, vieni pure-
La ragazza si avvicinò timidamente, fino a raggiungermi di fronte alla finestra. Fuori, il sole appena sorto illuminava le case di Parigi, ancora addormentata ma prossima al risveglio.
-Che bello…- mormorò Emily, affascinata dal gioco di colori sui tetti.
-Sì, è fantastico- chissà se anche tu stai ammirando questo spettacolo, amore mio, pensai tristemente.
Mi accorsi del silenzio che regnava e mi voltai verso la mia ospite. Mi stava fissando penetrante, ma distolse subito lo sguardo quando i suoi occhi si incontrarono coi miei.
-C’è qualcosa che non va?- chiesi, gentile.
-No, è solo che…sembri triste-
Sospirai. Certo che soffrivo, senza Bella perfino quella stupenda alba perdeva tutta la sua bellezza. Tuttavia non lo dissi, temendo di far preoccupare la ragazza.
-Sono solo un po’ in ansia per Bella- mentii.
Giusto un po’...
Mi sembrò che un’ombra passasse sul suo viso –Che cosa ci trovi in lei?-
Strabuzzai gli occhi –Scusa?-
Si girò a guardarmi –Perché ti piace? Cosa ti attrae in lei?-
-Bè…Bella è la mia cantante-
Mi fissò, confusa.
-La cantante è colei il cui sangue pare cantare per te- spiegai –per un vampiro è molto raro incrociarla, può trascorrere tutta l’eternità senza trovarla perché già morta o non a conoscenza della sua esistenza-
-E come si fa a riconoscerla?- chiese, curiosa.
-Lo capisci subito, credimi- risposi, pensando al mio primo incontro con Bella e alla scarica elettrica che aveva percorso il mio corpo in quella occasione.
-Ma se questa cantante non ricambiasse? E deve essere per forza umana? Cosa succederebbe se il vampiro non resistesse al richiamo del suo sangue?- domandò ancora, avida di sapere.
La mente corse ad Emmet, quando aveva incontrato quella ragazza tempo fa. Rabbrividii al pensiero: non sempre le cose finivano bene con la propria cantante.
-Non so rispondere a queste domande, mi dispiace. Prova a chiedere a Carlisle- dissi, cercando di svicolare.
Sembrò delusa, ma non si lamentò. Passò ancora un po’ di tempo in silenzio, continuavo a pensare a Bella.
Dove sei, amore mio?
Questa volta fu Emily a rompere il silenzio, anche se non ad alta voce.
Sono sicura che lei non lo ama, è solo una stupida umana! Io invece sì che lo saprei rendere felice…
Mi voltai sconvolto verso di lei, che mi fissò imbarazzata.
Cazzo, avevo dimenticato che legge nel pensiero! Pazienza, almeno adesso sa cosa provo…Edward, io ti…
-No!- gridai, facendola sussultare.
-Perché no? Cos’ha lei che io non ho? Lo sai che potrei darti molto di più, che potrei essere completamente tua…- sbottò, avvicinandosi a me.
Indietreggiai –Emily, tu non sei in te-
-E invece è esattamente quello che penso! Dal primo momento che ti ho visto mi sono innamorata di te, e so che anche tu non mi sei indifferente- disse, sempre più vicina.
Maledissi la mia dannata cortesia –Era solo gentilezza…-
-No! Edward, perché non capisci? Siamo fatti l’uno per l’altra…- continuò, ma la vidi tentennare. Approfittai dell’occasione.
La presi per le spalle -Emily, sono sicuro che tu sei una ragazza fantastica, ma il mio posto è accanto a Bella. Comunque possiamo essere ottimi amici-
Ero certo che se avesse potuto sarebbe scoppiata a piangere –Io non voglio essere tua amica, io ti amo!- esclamò, poi poggiò prepotentemente le sue labbra sulle mie.
Cercai di scrollarmela di dosso, ma non demordeva. Finalmente riuscii ad allontanarla, ma l’impatto la mandò dritta a terra.
Ma, anche vedendola così, apparentemente fragile e vulnerabile, non riuscii a provare rimorso per il mio gesto. Soprattutto, sentivo disgusto per me stesso, avevo appena baciato una ragazza che non era Bella e non me lo sarei mai perdonato.
Intanto, Emily si era rialzata e mi fissava, offesa.
La galanteria ebbe il sopravvento –Mi dispiace- mormorai.
Continuò a guardarmi combattuta, poi abbassò gli occhi –No, scusami tu, non avrei dovuto assalirti in quel modo. È solo che…dovevo provare, capisci?-
Annuii, comprensivo.
-Posso chiederti un’ultima cosa?-
-Certo-
-Perché stai con lei? Ok, è la tua cantante, ma ci sarà qualcosa che ti piace oltre al suo odore!-
Trasalii –Io non sto con Bella solo perché sono attratto dal suo sangue, lei è speciale, unica. È dolce, buona, gentile, timida, comprensiva, sempre pronta a farsi in quattro per aiutare gli altri. È il mio angioletto, il raggio di sole che illumina la mia vita. Senza di lei non sarei niente, la mia intera esistenza non avrebbe senso. Ringrazio ogni secondo, ogni istante di averla accanto, e non posso ancora credere che abbia scelto di stare con una creatura egoista come me. Quando sorride, e capisco che quel sorriso è per me, piangerei di gioia; quando mi bacia, è come toccare il cielo con un dito. Bella è molto di più del suo sangue, Bella è la donna che amo e con la quale desidero trascorrere l’eternità-
Emily mi guardò, trasognata.
Com’è romantico! Come vorrei che anche il mio fidanzato mi dicesse certe cose…
Sorrisi –Vedrai che anche tu troverai quello giusto, che saprà apprezzarti e renderti felice come meriti-
-Speriamo!- sospirò –voi uomini siete così bambini…-
Ridemmo insieme –Che ne dici di andare dagli altri? Penseranno che ti abbia rapito- proposi.
-Bè, non dico che mi dispiacerebbe…- disse maliziosa.
La guardai perplesso e la sua risata risuonò nella stanza.
Uscì dalla porta, io dietro di lei. Sulle scale di fermò, guardando indietro.
-Edward?-
-Sì?-
-Dì a Bella da parte mia di tenerti stretto, è fortunata ad avere al suo fianco un ragazzo come te- cinguettò, poi scappò via.
Arrivai in salone e tutti si voltarono verso di me.
-Ma dov’eri finito? Jasper pensava che avessi fatto la cazzata di andare a cercare Bella da solo…- esclamò Emmet.
Gli feci la linguaccia e lui sghignazzò, poi incrociai lo sguardo di Alice.
-Non vale! È un colpo basso!- le dissi, indignato.
-No caro fratellino, questo si chiama “saper trattare”- ribatte lei.
-Io lo definirei più “ricatto”- borbottai.
Si alzò dalla poltrona dov’era seduta e volteggiò verso di me.
-Promettimi che non farai sciocchezze e ti atterrai al piano, altrimenti Bella verrà a sapere quello che è successo in quella camera oggi pomeriggio, e non so come la prenderebbe…- mi sussurrò all’orecchio.
-Sei un piccolo demonio, lo sai?- sibilai.
-Guarda che non scherzo…- disse, seria. Nella sua mente vidi che non stava bluffando.
-Ok, ok, promesso- mi affrettai a dire, sconfitto.
-Sì!- gridò, soddisfatta –vittoria!-
Misi il broncio, mentre la graziosa strega si allontanava trillando.
-Che cosa è successo oggi pomeriggio, Eddino?- chiese Emmet, curioso.
Mi voltai e vidi lui e Jasper guardarmi interrogativamente.
-Oh, niente…- dissi io, sbirciando con la coda dell’occhio quella pazza di mia sorella che girava per la casa come un uragano gridando a squarciagola “vittoria!” –assolutamente niente-





(Allora, avete intenzione di uccidermi??...)
E così Alice ha tappato le ali al nostro Edward…bè, direi che è meglio così, almeno abbiamo la certezza che non combini sciocchezze!
Mi dispiace stelle ma dovrete aspettare ancora un po’ prima che Ed possa riabbracciare Bella, ma non temete, vi assicuro che la battaglia con James sarà tutt’altro che noiosa…
Un grazie speciale a tutti quelli che hanno commentato fino ad ora e aggiunto questa storia tra i preferiti o i seguiti!
Un bacione a tutti! Ele





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Capitolo 18
*** 18. L'amica e la rivale ***






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Carissime, eccomi qua!
Ho notato che nessuna di voi ha avuto grandi istinti omicidi ne verso di Emily, ne tantomeno nei miei confronti, e di questo vi ringrazio infinitamente!XDXD
In questo capitolo vedremo finalmente come se la caverà Bella in mezzo a quelle stangone...siete curiose?
E allora correte a leggere...Bacioni!





Quando Shila aveva aperto la porta della stanza numero 237, una grande folla era comparsa davanti ai miei occhi.
Sotto luci colorate e immersa in una coltre di profumi, una marea di ragazze si muoveva frettolosamente. Molte erano sedute su sgabelli con il viso incollato a uno specchio, intente a truccarsi, quelle già pronte invece si stavano dando un’ultima sistemata prima dell’entrata in scena. Tutte erano vestite nello stesso modo di Shila, con abiti succinti, calze a rete e tacchi vertiginosi.
Nessuna di loro badò a noi, concentrate com’erano.
Fissavo quella scena sconvolta, gli occhi spalancati e la bocca semi-aperta.
-Bè? Il gatto ti ha morso la lingua per caso?- chiese Shila, ma sotto il suo tono scherzoso intuivo la sua preoccupazione. Dopotutto, il capo mi aveva affidata a lei e non le andava di svolgere male il suo compito.
Cercai di recuperare la voce, che se n’era andata dopo la scioccante confessione di poco prima.
-Questo è il…il Moulin Rouge?!- gracchiai.
Sorrise, contenta che mi stessi riprendendo.
-Esatto, non è fantastico?- domandò ingenuamente.
Io non lo definirei proprio così…
-Ma perché sono qui? E cosa farò adesso?- chiesi, spaesata.
Fece spallucce –Suppongo che farai la fine di tutte le Esterne che vengono portate al locale-
-Esterne?-
-Sì, il capo ha l’abitudine di uscire quasi tutte le sere, e ogni tanto torna con una ragazza di fuori, una sconosciuta. Noi le chiamiamo Esterne, perché non lavorano al locale da quando erano piccole ma ne entrano a fare parte ormai da grandi-
La guardai attentamente, e un pensiero terribile mi passò per la mente.
-Non dirmi che tu vivi qui da….da quando sei nata!- esclamai con orrore.
Lei annuì, fissandomi dubbiosa –Certo, come gran parte delle ragazze che vedi, perché, ti sembra strano?-
Non risposi, limitandomi a impallidire. Quelle poverette erano nate e avevano trascorso tutta la loro vita dentro quelle quattro mura, costrette da piccole ad aiutare le madri per il debutto e a ballare loro stesse una volta cresciute. Rabbrividii istintivamente.
-Bene, adesso se vuoi seguirmi ti farò vedere dove alloggerai per tutta la durata della tua visita- disse a quel punto Shila, inoltrandosi nella mandria, diretta verso il fondo della stanza.
La seguii incerta, frastornata da tutte quelle luci accecanti e odori pungenti che mi facevano girare la testa. Aggiungendo a ciò il mio già scarso senso dell’equilibrio, si otteneva un mix letale e altamente pericoloso per le persone intorno a me. Infatti, dopo pochi e traballanti passi, inciampai nel cavo di una piastra, finendo addosso a una ragazza bionda impegnata a mettersi un brillante rossetto rosso. Il mio urto però fece slittare il cosmetico, che invece di posarsi sulle labbra piene andò a tracciare una lunga linea sulla guancia destra.
-Stai attenta! Hai visto cosa mi hai fatto fare?! Adesso dovrò ricominciare tutto da capo!- si lagnò quella, guardandosi sconsolata allo specchio.
-Io...mi dispiace, non l’ho fatto apposta…- cercai di scusarmi, arrossendo.
-Oh, invece sì, nessuno sarebbe così sbadato da inciampare in una presa!- ribatte lei.
-Credimi, io non volevo…-
-Che succede qui?- chiese in quel momento una voce autoritaria. Un’alta ragazza dai folti capelli rosso fuoco comparve alle spalle della bionda.
-Viky! Questa ragazza ha cercato di rovinare il mio trucco!- disse quest’ultima, con tono lamentoso.
La rossa guardò prima lei poi me, e mi chiese -È vero?-
-No! Stavo raggiungendo Shila quando non ho visto il filo della piastra e sono caduta, andando addosso a lei, ma è stato un incidente!- mi difesi.
La ragazza dall’aria altezzosa si girò, guardando Shila immobile in mezzo alla stanza. La mia accompagnatrice la fissò timorosa, abbassando la testa. Capii che la rossa doveva trattarsi di un pezzo grosso, una sorta di vice-capo.
-Se stai con Shila allora devi essere un’Esterna- affermò.
Annuii –Infatti, sono arrivata qui oggi-
Mi squadrò, probabilmente per valutare se potessi essere una possibile rivale. Arrossii al suo muto esame, sapendo perfettamente di non poter competere con lei. Era molto alta anche senza gli impressionanti tacchi che portava, dalla carnagione perlata e splendidi occhi color smeraldo. Come avrei mai potuto io, piccola e gracile, tener testa a una come lei?
Probabilmente giunse alla mia stessa conclusione perché, terminata l’analisi, si rilassò, soddisfatta. Mi porse la mano, presentandosi.
-Io sono Victoria, ma qui tutti mi conoscono come Viky. Per qualsiasi cosa, domande e chiarimenti, puoi rivolgerti a me. So tutto di questo posto-
Traduzione: vedi di startene buonina, che qui comando io.
-Bella- dissi, ricambiando la stretta -Se avrò bisogno, saprò a chi chiedere-
Tranquilla, non ho intenzione di soffiarti il primato.
Assentì, poi si rivolse alla ragazza bionda che la stava ancora fissando, in attesa.
-Mery, penso che ci sia stato un malinteso, Bella non aveva alcuna intenzione di disturbarti- dichiarò la rossa.
Vidi il labbro inferiore dell’altra tremare, ma non replicò.
Victoria fece per voltarsi –Se qui è tutto a posto, io vado-
-Penso che ci siamo chiarite- risposi.
-Bene, allora ci vediamo, Bella- concluse, incamminandosi in direzione dell’uscita.
La guardai, finchè i suoi fianchi ancheggianti non sparirono dietro l’angolo. Con un sospiro, mi diressi verso Shila, che mi stava ancora aspettando.
-Ma sei impazzita!- bisbigliò, quando fui a portata di orecchio –metterti contro Viky, tu non sai a cosa vai incontro!-
-Io non mi sono messa proprio contro nessuno, e comunque so benissimo badare a me stessa- risposi. Sull’ultima frase sapevo che qualcuno avrebbe avuto da ridire, ma non avrei permesso a quell’oca pompata di comandarmi a bacchetta.
Edward, dove sei? Mi machi tanto, pensai tristemente.
Nel frattempo, avevamo raggiunto il fondo della stanza, dove intravidi uno stretto corridoio, costellato di porte tutte uguali. Lo percorremmo velocemente, fino a giungere davanti all’ultima sulla sinistra. Shila girò il pomello e mi ritrovai dentro a una deliziosa cameretta, con tanto di terrazzo. Due letti singoli spiccavano al centro della stanza, affiancati ognuno dal proprio comodino, il resto del mobilio era composto da un piccolo armadio, una poltrona nell’angolo e una scrivania con la sua sedia. Sul lato destro vi era un’altra porta.
-Da qui si accede al bagno- disse Shila, aprendola e mostrandone il contenuto. Insieme ai sanitari, vidi una cabina doccia e un grosso specchio. Le piastrelle sulle pareti erano color verde acqua, mentre la carta da parati della camera di un tremendo rosa shocking. Ma, a parte quello, l’ambiente era davvero grazioso, il più gradevole che avessi visto fino ad allora in quel posto.
-Lì c’è il balconcino che da direttamente sulla città, sai, questa è una delle poche stanze a esserne dotata- disse, fiera –quello è il tuo letto, l’armadio, il bagno te l’ho già detto…- continuò, indicando i vari oggetti.
Sorrisi, divertita dalla sua preoccupazione. Quando se ne accorse, ricambiò timidamente. Poi fece un ampio gesto con le braccia, come a voler indicare l’insieme –Bè, questa è casa- affermò imbarazzata.
Mi fissò di sottecchi –Che te ne pare?-
Le gettai le braccia al collo, prendendola alla sprovvista -È semplicemente fantastica, grazie- mormorai, commossa dalla sua premura.
Dopo un attimo d’incertezza, mi strinse a se –Sono contenta che ti piaccia-
Mi staccai, guardando l’altro letto –E lì chi dorme?-
-Ma che domande, io, è ovvio!-
La fissai, sorpresa.
Sogghignò –Mi dispiace per te, ma mi dovrai sopportare ventiquattro ore su ventiquattro-
Ridacchiai –Sopravvivrò-
-Ah, io non ne sarei così sicura- esclamò, prendendo il cuscino con un movimento fulmineo e spiaccicandomelo in faccia. Mi si mozzò il respiro per l’impatto, ma prontamente afferrai la sua arma e gliela rilanciai contro.
Sembrò che la battaglia durasse ore, quando finalmente, esauste, crollammo sui nostri letti. Respiravo affannosamente, provata per tutte quelle faticosissime cuscinate.
-Cavolo Shila, sei un serial killer dei cuscini!- scherzai.
Non ricevendo risposta, decisi di continuare –Comunque volevo ringraziarti, senza di te non so come avrei fatto oggi- mormorai, voltandomi verso di lei.
Stretta nelle coperte, Shila sognava beata. Sorrisi, preparandomi per dormire anche io. Ripensai agli avvenimenti di quel giorno, ero stata portata in un locale per spogliarelliste, rischiato di spaccarmi l’osso del collo con il cavo di una piastra e minacciata da una pazza furiosa. Cosa mi avrebbe riservato l’indomani?
Immersi in viso nel cuscino, trattenendo le lacrime.
Ti prego Edward, sbrigati ad arrivare, ti sto aspettando, fu il mio ultimo pensiero, poi tutto si fece buio e scivolai dolcemente tra le braccia di Morfeo.




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Capitolo 19
*** 19. Sorprese ***






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Dal giorno in cui Bella era scomparsa, le mie giornate si susseguivano passivamente, come rispettando la stessa tabella di marcia: all’alba mi alzavo, accompagnavo Arianna al lavoro e mi accertavo che stesse bene, poi partivo alla ricerca della mia ragione di vita. Ormai conoscevo a menadito ogni singolo vicolo di Parigi, ma del mio amore ancora nessuna traccia. Anche quando il profumo si era dileguato, le ricerche non avevano portato a niente: Bella pareva letteralmente svanita, e il mio cuore con lei. Avevo mantenuto la promessa fatta ad Alice non compiendo gesti avventati, ciò nonostante lei non faceva altro che lamentarsi del mio perenne muso lungo, anche se sapevo che in realtà era l’unica a poter capire quanto stessi soffrendo.
Non ero l’unico della mia famiglia impegnato nel’inseguimento, tutti i Cullen si davano da fare e il piccolo folletto più di ogni altro. Ma nemmeno le sue visioni ci aiutavano.
-Cosa vedi?- domandava Jasper.
-C’è un ambiente buio e pieno di gente, con flebili luci rosse e un palco- continuava a ripetere Alice.
-E poi? Nient’altro?- chiedevo allora io, impaziente.
Lei scuoteva la testa, dispiaciuta –No, mi dispiace-
Mentre mio fratello l’abbracciava dolcemente, io stringevo i pugni frustrato, arrovellandomi il cervello per capire dove potesse trovarsi Bella.
Dalla descrizione di Alice il luogo poteva essere un cafè, ma non vedendo né un insegna né una scritta, era difficile capire quale. Parigi era strapiena di locali di quel genere, e avrei impiegato molto tempo per controllarli tutti, periodo nel quale poteva accadere di tutto. Ma se invece non ci fosse stato più nessuno da cercare? Se la mia dolce Bella non ci fosse stata più, o peggio, non fosse più quella di una volta? Rabbrividii all’idea.
Giuro che ti troverò, amore mio, dovessi girare anche tutta la Francia, ma che dico, il mondo intero! Pensavo con rabbia, riprendendo a girare a vuoto.
Dopo ore di perlustrazioni tornavo a casa, sempre più disperato e abbattuto. Le uniche due cose che mi spingevano ad andare avanti, a non mollare, erano la promessa estorta da Alice, e Arianna, la cugina di Bella.
La povera ragazza era rimasta letteralmente sconvolta alla notizia del rapimento dell’amica e ricordavo ancora perfettamente il suo strazio.
-No! Non la mia Bella! No!- aveva gridato, quando Alice aveva pronunciato le nefaste parole.
-Arianna, ti prego, calmati…- aveva cercato di tranquillizzarla mia sorella –ci stiamo già mobilitando per le ricerche e vedrai che potrai abbracciare tua cugina molto presto-
Già, ma quando? Bella, manchi a tutti, Arianna non sorride più e io…senza di te non esisto. Amore mio, dove sei?! Pensai disperato, tornando dall’ennesima ronda, ovviamente a mani vuote. Prima di dirigermi verso casa, passai a prendere Arianna in pasticceria, come ormai facevo quotidianamente.
Alice non se l’era sentita di lasciarla sola, e lei non poteva tenerle compagnia, in quanto troppo impegnata con le sue visioni.
-Edward, ti prego, tienila d’occhio: è davvero scioccata- mi aveva pregato il piccolo folletto, preoccupato per la sua amica.
Per tutta risposta avevo annuito –Non ti preoccupare, sarò la sua ombra-
Potevo perfettamente capire come si sentisse, Bella era tutta la sua famiglia e adesso che era scomparsa, era rimasta completamente sola.
Entrai nel negozio, facendo tintinnare il campanello appeso alla porta.
Eveline, l’amica delle due cugine, nonché loro capo, mi passò davanti, voltandosi verso di me.
-Oh, ciao Edward- mi salutò, quando vide chi ero.
Ormai si era abituata alle mie visite quotidiane.
-Salve, Eveline- risposi, dirigendomi verso il bancone. Arianna comparve proprio in quel momento, tenendo in mano un piatto con sopra un’enorme quantità di bignè al cioccolato. Non vide il gradino del bancone e inciampò, facendosi sfuggire il vassoio. Con una mano lo presi al volo e con l’altra afferrai per la vita la ragazza.
-Gra-grazie- mormorò lei, alzandosi in piedi –ero sovrappensiero-
-Non ti preoccupare, ci sono abituato- dissi sorridendo –a quanto pare, cadere è un vizio di famiglia-
Lei arrossì, prese i bignè e si mise a disporli nella vetrina.
Io ho Edward che mi evita i bernoccoli, ma tu chi hai? Pensò tristemente Sei sola e indifesa, mentre il tuo ragazzo è qui a proteggere me. Non dovrebbe essere così…
Vidi qualcosa luccicare agli angoli dei suoi occhi e le poggiai una mano sulla spalla, comprensivo.
Si voltò a guardarmi, le lacrime che rigavano il bel viso.
Edward…
Mi abbracciò e la strinsi a me –Grazie per tutto quello che fai per me- disse tra i singhiozzi.
-L’unico modo per resistere è sostenerci a vicenda- risposi, asciugandole il volto con una carezza –adesso calmati, non vorrai farti vedere da Alice col trucco colato!-
Lei ridacchiò, staccandosi da me –Perché? C’è anche tua sorella con te?- chiese, guardandosi intorno.
-Oh no, ma ti aspetta a casa. Pensavamo di invitarti e pranzo, se ti fa piacere-
Gli occhi chiari si illuminarono –Certo che voglio!- esclamò felice –aspetta qui che vado a chiedere il permesso ad Eveline per staccare un po’ prima-
La guardai correre via frettolosamente. Sapevo che per lei vivere in quella casa che aveva condiviso con Bella fino al giorno prima della sua scomparsa era una tortura, ovunque si girasse c’era qualcosa che le ricordava la cugina. Così, ogni volta che potevamo, cercavamo di farle passare più tempo possibile a casa nostra. Per noi non era affatto un peso, anzi: Esme era entusiasta di aver trovato finalmente un pretesto per utilizzare la sua cucina super attrezzata e mettere a disposizione le sue doti culinarie, nonché aver trovato un passatempo per distrarsi. Anche lei, come tutti del resto, soffriva terribilmente per il rapimento di Bella, alla quale si era affezionata subito.
-Eccomi!- annunciò Arianna di ritorno, riscuotendomi dai miei pensieri.
-Puoi?-
Un sorriso a trentadue denti fu la risposta, evidentemente positiva.
Sorrisi di rimando –Allora andiamo- dissi, voltandomi verso l’uscita.
-Aspetta- mi fermò lei, sporgendosi dietro al bancone per prendere qualcosa. Ne riemerse con un grande pacchetto incartato.
-Che cos’è?- chiesi, curioso.
-Oh, solo un regalino per tua madre, sai, per ringraziarla di tutto quello che fa per me-
La guardai negli occhi, commosso –Sei davvero molto gentile, sono sicuro che apprezzerà-
Sorrise, arrossendo –Lo spero, mi sono impegnata così tanto!-
La fissai interrogativo, ma non volle dirmi niente e prendendomi a braccetto uscimmo dal negozio.
Durante il tragitto per raggiungere casa Cullen parlammo del più e del meno. Stavo bene in compagnia di Arianna, era sempre vivace e socievole, anche se dalla scomparsa di Bella il suo entusiasmo si era un po’ smorzato. Ormai avevamo assunto un atteggiamento di confidenza l’uno verso l’altro, quando la prendevo in giro spesso bombardava la mia spalla con i piccoli pugnetti che, ovviamente, neanche sentivo, mentre se faceva l’offesa per una mia battuta pungente, bastava un pizzicotto da parte mia per farla ridere a crepapelle.
Purtroppo, la gente fraintendeva quei piccoli gesti d’affetto e mi ritrovavo la testa piena di pensieri sbagliati.
Che teneri! Devono stare insieme pensava una ragazzina, guardandoci per strada, o ancora I giovani d’oggi, così spensierati e innamorati! Rifletteva una vecchietta, passandoci davanti sulla sua bicicletta.
Arianna però, somigliava talmente al mio piccolo folletto che più che come una potenziale fidanzata la vedevo come una nuova sorella. Le volevo un gran bene, ma era soltanto affetto fraterno quello che provavo. E anche lei, poco a poco, si era accorta di considerarmi come un fratello maggiore, nonché futuro cognato. Almeno una cosa positiva quella storia l’aveva portata: avevo acquisito una nuova sorella, che amava la mia Bella come me e alla quale volevo già molto bene.
-Eccoci arrivati- annunciai, aprendo la porta ad Arianna e seguendola una volta entrata.
-Dove sono tutti?- chiese, guardandosi intorno. La casa sembrava deserta.
-Seguimi- dissi semplicemente.
Attraversai velocemente il corridoio, sentendo Arianna arrancare dietro di me per tenere il passo.
Entrai nella cucina qualche secondo prima di lei e, appena ebbe messo piede dentro la stanza, un cumulo di stelle filanti e palloncini la investì.
-Tanti auguri!- gridammo tutti in coro.
-Ma cosa…?- chiese lei, guardandosi intorno, sbalordita.
-Sciocchina, in questi giorni sei stata così distratta da dimenticarti perfino del tuo compleanno!- esclamò Alice, saltando addosso all’amica –io invece me ne sono ricordata, così ho pensato di improvvisare una festicciola-
Arianna strinse a sé il piccolo folletto –Oh Ali, come farei senza di te?- chiese con la voce rotta.
-Ovviamente saresti perduta!- ridacchiò mia sorella –comunque non ho fatto tutto da sola, anche loro mi hanno aiutato!- aggiunse, separandosi dall’amica e voltandosi a indicare il resto della famiglia.
-Carlisle mi ha procurato le decorazioni, Emmet e Jasper mi hanno dato una mano a sistemarle e Esme ha preparato da mangiare- elencò -purtroppo Rosalie non è potuta venire, ma ti fa lo stesso tanti auguri!-
Poi si girò verso di me, imitata dall’amica –Ovviamente, ad Edward è toccato il compito di portarti qui e non farti sospettare di nulla, e dalla faccia che hai fatto quando sei entrata direi che ci è riuscito a meraviglia!-
-Hai ragione, è stato astuto come una volpe- confermò Arianna, dopodiché si voltò verso gli altri Cullen –non so cosa dire, davvero, solo grazie per questa splendida sorpresa-
-Oh cara, è stato un piacere- disse Esme, abbracciandola.
-Hai visto che le è piaciuto? Te l’avevo detto che le stelle filanti avrebbero fatto il loro effetto-sentii dire da Emmet a Jasper.
-Ma si usano a Pasqua e comunque non penso che si riferisse a quello- replicò il vampiro biondo, beccandosi un’occhiataccia dal fratello.
-Non è che se le usi per una festa di compleanno esplode il mondo!-
-No, certo, però è inusuale-
-E allora? Io sono un tipo insulare!- concluse Emmet, tutto fiero.
Jazz alzò gli occhi al cielo, imitato da me.
-Allora, che ne dite di metterci a tavola? Arianna sarà affamata- propose Carlisle.
Come a confermare le sue parole, dalla pancia della ragazza uscì un brontolio sommesso che fece scoppiare a ridere tutti.
Il pranzo trascorse tranquillo, la piccola umana era davvero affamata perché spazzolò tutto, mentre noi a turno nascondemmo il cibo dei nostri piatti, quando lei era distratta. Dopo aver spolpato fino all’osso la coscia di pollo preparata da Esme, con tanto di patatine al forno, Arianna si alzò e prese il pacco che aveva portato.
-Cosa c’è dentro?- domandò Alice, curiosa.
Il mistero fu svelato quando, tolta la carta rosa, comparve una splendida torta di mirtilli.
Esme trattenne il respiro –L’hai…l’hai fatta tu?- chiese con voce tremante.
Arianna annuì, imbarazzata –Sì, l’ho fatta per te, come ringraziamento-
-Oh cara, non dovevi!- esclamò Esme, ed ero sicuro che se avesse potuto avrebbe pianto.
-È il minimo che potessi fare- disse la ragazza, abbracciando mia madre.
-Scusate, che ne dite di usarla come torta di compleanno?- propose Alice.
-Ottima idea!- approvò Emmet –dev’essere squisita- disse, leccandosi le labbra come se avesse l’acquolina in bocca.
E tu sei un bravissimo attore, fratellone… pensai io.
-Se per Esme va bene…- disse Arianna, rivolgendosi a mia madre.
-Assolutamente sì- acconsentì lei.
-Edward, per favore, mi passi un coltello?- chiese la ragazza.
Mi voltai e afferrai l’oggetto, passandoglielo.
-E adesso…tanti auguuuri a teeee…- cominciò a cantare Alice, seguita dal resto della famiglia.
Arianna poggiò il coltello sulla torta, imbarazzata, mise il dito sul vassoio per tenerlo fermo e premette per tagliare la prima fetta.
In un lampo, intuii quello che sarebbe accaduto.
-FERMA!- gridai all’unisono con Alice.
Troppo tardi. L’utensile cadde a terra con un rumore metallico mentre Arianna si prese il dito ferito con l’altra mano.
-Non vi preoccupate, è solo un taglietto…- ci rassicurò, ma noi sapevamo che non era così, e ne avemmo la conferma quando una sola, rossa goccia cadde sulla candida tovaglia.
Immediatamente, Alice corse davanti all’amica, mentre io scagliai lontano Jasper, che si era lanciato in avanti. Il vampiro biondo cozzò contrò la credenza, che andò in mille pezzi.
-Emmet, Carlisle, portatelo via!- gridai, e i tre vampiri sparirono all’istante.
Mi voltai verso il trio rimasto. Alice era ancora davanti ad Arianna, in posizione di attacco, mentre Esme era chinata su di lei.
La piccola vampira si rialzò e mi guardò tesa.
Cosa facciamo adesso? Mi domandò, allarmata.
-Le diciamo tutto- mormorai cupo, guardando in direzione di Arianna che mi fissava terrorizzata.
-Come ti senti?- le domandai dolcemente, avvicinandomi a lei.
Lei si ritrasse, spaventata. Ovvio, aveva appena visto quelli che ormai considerava come parenti mostrare il loro vero volto, rivelandosi dei mostri dalla velocità e dalla forza esorbitanti. Possibile che sia lei che sua cugina venissero a sapere della nostra vera natura in modo così brutale?
-Arianna, non avere paura, non ti faremo del male- cercò di rassicurarla Alice.
La ragazza spostò lo sguardo da lei a me, e viceversa. Poi parlò con un filo di voce.
-C-cosa siete?-
Guardai mia sorella, che annuì. Mi girai verso l’umana –Ti senti minacciata a rimanere sola con Alice?- le chiesi.
La ragazza scosse il capo.
-Bene, allora ti spiegherà tutto lei- stabilii, dopodiché presi per mano Esme e insieme uscimmo dalla stanza, raggiungendo gli altri nel salone.
Quando arrivammo, trovammo Emmet e Carlisle in piedi, davanti a una figura rannicchiata. Con un cenno, feci loro segno di spostarsi e mi chinai su mio fratello.
-Jazz, tutto ok?- domandai, tendendo la mano.
Lui si ritrasse –Esward, sono un mostro…-
Sospirai –Se ti può consolare, qui lo siamo tutti-
-Sì, però voi vi sapere controllare, io sono un vampiro da secoli ma sento ancora il richiamo del sangue!- ringhiò, furioso con sé stesso.
-Perché, pensi che noi non lo percepiamo? Abbiamo solo maggiore autocontrollo- ribattei.
-L’ho terrorizzata a morte…- singhiozzò ancora.
Tesi le orecchie, ma non captai nessun rumore. Tuttavia, i pensieri flebili che mi giungevano erano relativamente calmi. Decisi di rischiare.
-Jasper, ascoltami: che sensazioni senti?-
Lui sollevò il volto, dove lessi emozioni contrastanti, dolore e concentrazione. Poi, si aggiunse la sorpresa.
-Hai visto? Alice le ha spiegato tutto- constatai.
-E…ha capito?-
-A quanto pare sì-
Proprio in quel momento, comparvero sulla soglia le due ragazze. Guardai Alice, aspettando il suo responso.
Le ho detto ogni cosa, ha accettato la nostra natura in modo strabiliante, ma è ancora un po’ scossa per parlarne, preferisco portarla a casa.
Annuii, spostando lo sguardo su Arianna, che stava fissando Jasper. Prima che lui potesse dire qualcosa, intervenni –Ci sentiamo, Arianna-
Lei assentì, e si allontanò dalla casa insieme a mia sorella. Solo quando sentii il rombo della Porche gialla che stava partendo, mi azzardai a rilassarmi.
-È stata una giornata stressante, avremmo tutti bisogno di rilassarci- disse allora mio padre.
-Io penso che andrò a fare una doccia, poi metterò in ordine la cucina- mormorò Esme.
-Ti do una mano- mi offrii. Tutto pur di distrarmi.
-Eh no, caro mio- saltò però su Emmet –adesso tu e quest’altro mi seguite!-
Io e Jazz lo guardammo, accigliati.
Sogghignò –Anche io ho una sorpresa per voi- disse, misterioso.
Mi voltai verso il vampiro biondo –Tu che dici?-
Lui fece spallucce –Abbiamo forse alternative?-
Ci alzammo e seguimmo Emmet, che era già uscito di casa. Prendemmo la mia Volvo perché il suo Jeeppone era troppo ingombrante, ciò nonostante insistette comunque per guidare lui. Straordinariamente lo lasciai fare, ero troppo stanco per mettermi a discutere. Lungo la strada, mi guardai intorno: ci misi poco a riconoscere il quartiere, sfruttando le conoscenze acquisite durante i miei giri di ricognizione. Era quello di Pigalle.
Parcheggiammo la macchina e ci dirigemmo verso un locale dall’aspetto trasandato. Passammo il retro fino a raggiungere l’entrata principale, dove vidi una grossa insegna con le luci al neon: Moulin Rouge.
Guardai Emmet, sconvolto –Ci hai portato in un bordello?!-
Lui sogghignò –E dai fratello, se lo dici così suona male!-
-Ma sei impazzito?- mormorò Jasper, guardando a bocca aperta le grosse lettere –lo sai che Rosalie ti ucciderà, se le dico cosa hai fatto?-
Emmet fece un gesto con la mano –Oh, lei lasciala perdere, tanto è andata una settimana alle terme-
-Quando torna mi sente…- disse comunque Jasper, mentre insieme ci apprestavamo ad entrare nel locale.
Un forte odore di alcol e fumo mi investì, stordendomi. Luci rosse illuminavano il palco, dove delle ballerine stavano ballando un can-can.
Emmet avvicinò un cameriere, gli disse qualcosa e quello ci fece cenno di seguirlo. L’uomo ci condusse ad un tavolo proprio sotto il ripiano dove si stavano esibendo le ragazze, mio fratello si sedette e ci intimò di imitarlo.
-Su ragazzi, rilassatevi, siamo qua per divertirci!- esclamò, vedendo le nostre facce tese.
Di certo non sta facendo un favore a noi… pensai, rivolgendomi ai pensieri poco casti che stavano facendo le ragazze sul nostro trio.
Poi, un volto familiare catturò la mia attenzione: una delle ballerine, forse più goffa delle altre, inciampò nel suo vestito e si ricompose in fretta, riprendendo a sgambettare. Il volto, pesantemente truccato, era incorniciato da folti boccoli castani, che dondolavano a ritmo di musica. Se il mio cuore avesse battuto, avrebbe sobbalzato.
Il respiro mi si mozzò in gola, quando la ragazza si voltò verso di me, e incontrai i suoi splendidi occhi color cioccolato.
Finalmente, avevo ritrovato la mia Bella.





Allora, che ve ne pare? All'inizio questo chappy doveva venire corto, anzi, ero addirittura a corto di idee...poi però, come avete visto, è venuto leggermente CHILOMETRICO, il più lungo che abbia mai scritto!
(Per keska: hai visto Fra? Sarai contenta spero XDXD)
Ok, sicuramente avrete capito che la scena del compleanno è presa in prestito da new moon...l'idea mi è venuta mentre scrivevo, così almeno adesso anche Alice sa del segreto dei Cullen!
Come mio solito vi ho lasciato sulle spine...adesso che Edward ha finalmente trovato Bella, come si comporterà?
Mi dispiace ma dovrete aspettare il prossimo capitolo per saperlo...*muahmuahmuha*
Purtroppo parto martedì per la gracia e sto via una settimana, quindi dovrete aspettare....i'm sorry!
Ma non disperate, appena torno sforno un nuovo chappy!
Più che altro a luglio vado due settimane in inghilterra e riuscirò a postare solo verso meta mese...
Spero di riuscire a pubblicare la battaglia tra Ed e James prima di allora!
In ogni caso, auguro buone vacanze a tutti e un bacione grande! Ele





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Capitolo 20
*** 20. Il Brutto Anatroccolo ***






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Eccomi ragazzuole, finalmente sono tornata, più spellata e scottata che mai!
Ok, la Grecia sarà bella quanto volete, ma il sole picchia davvero!
Comunque, tornando a noi: ecco il nuovo chappy!
La prima parte, quella corta, è dal punto di vista di Edward, mentre la seconda (separata dagli asterischi) di Bella.
Premetto già da ora che verso la fine del capitolo ci sarà un colpo di scena e che molte di voi, se non tutte, proveranno l'istinto pressante di uccidermi...perciò vi imploro: risparmiatemi!
Ci sentiamo alla fine del capitolo (se sarò ancora viva...) Buona lettura!





Fu come essere catapultati in un sogno.
Le luci, gli odori, i suoni: tutto venne smorzato, assumendo un aspetto irreale. A poco a poco, le persone nella sala sparirono, la grande folla di spettatori, i camerieri, le ballerine, persino i miei fratelli. Restammo solo io e quella splendida creatura di fronte a me, sul palco.
Appariva talmente diversa dal normale, con una maschera di cerone a coprirle il bel volto e il corpo cinto da vestiti praticamente inesistenti, che chiunque avrebbe stentato a riconoscerla. Ma i morbidi boccoli castani che si muovevano sulle sue spalle e soprattutto quei due splendidi e inconfondibili pozzi di cioccolato che erano i suoi occhi, avevano subito fugato ogni dubbio. Davanti a me, a pochi passi di distanza, c’era la mia Bella, l’amore della mia vita. Non importava se ci trovavamo in un locale a luci rosse, né che lei fosse su un palco a ballare in compagnia di ragazze semi-nude, niente di tutto ciò. Avevo ritrovato la mia ragione di vita e non desideravo altro che stringerla tra le mie braccia, e baciarla, e accertarmi che stesse bene.
Allungai una mano in avanti, lei era lì, a una manciata di metri da me, eppure pareva così lontana e irraggiungibile. Avvertivo come un muro invisibile tra di noi, fatto di parole non dette, di segreti, di menzogne.
Come mai si trova qui? Mi chiesi, mio malgrado, ce l’ha portata quell’infame? E lui dov’è?
Il pensiero di James fece ribollire una rabbia tremenda nel mio corpo. Sentivo ogni singola cellula vibrare, tutti i muscoli tesi, smaniosi di poter colpire, ferire, uccidere il vampiro che mi aveva brutalmente strappato dalle braccia il mio amore. In quel momento, percepii solo un istinto: la vendetta.
Mi guardai intorno, cercando il rapitore, ma vedevo solo uomini che si accalcavano verso le ballerine, e sentivo i loro pensieri ripugnanti.
Poi, mi accorsi di una mano, pallida e bollente, poggiata sul mio braccio. Il contatto di fuoco parve svegliarmi dal mio torpore, insieme a una voce insistente.
-Edward? Edward?- continuava a dire –Ma che ha, si è addormentato?-
-Penso che sia sotto shock, Emmet- disse un’altra voce profonda.
-E che dobbiamo fare?-
-Ho già sentito Alice, ha visto tutto e dice che sta arrivando, ha detto anche che nel frattempo dovremmo portarlo fuori di qui, onde evitare spiacevoli inconvenienti-
Quell’ultima frase, pronunciata con tanta convinzione, fece scattare qualcosa dentro di me.
-No!- gridai, dimenandomi dalla presa sul mio braccio –devo stare con lei!-
-Certo Edward- si affrettò a calmarmi mio fratello –ma avrai tutto il tempo per stare con Bella, dopo-
-NO! ADESSO-
-Edward, calmati, ti prego- mi intimò ancora Jasper, guardandosi intorno preoccupato. A quanto pareva però, la nostra piccola discussione era passata inosservata, forse perché i toni soavi erano stati attutiti dalla musica.
-Non puoi saltarle addosso davanti a tutti, causeresti scompiglio tra la gente. Capisco che tu sia impaziente di riabbracciarla, ma dovrai pazientare ancora un po’, almeno fino all’arrivo di Alice. Quando avremo escogitato un piano di azione, allora potremo agire indisturbati-
Fissai il vampiro biondo negli occhi, con un gran tumulto dentro. Il desiderio di riabbracciare Bella si faceva più pressante ogni minuto che passava, d’altra parte comprendevo che saltare sul palco e portare via una delle ballerine proprio nel momento clou dell’esibizione sarebbe stato compromettente per noi e per la nostra copertura. Guardai un’ultima volta in direzione del palco e, con uno sforzo straordinario persino per un vampiro, distolsi lo sguardo e parlai.
-Come volete voi- mi arresi, la voce rotta –ma appena ci saremo organizzati, verrò a riprendere Bella, e allora niente potrà più separarci-
Jasper annuì –Ne sono sicuro-
Mentre ci dirigevamo verso l’uscita, vidi Bella sparire dietro le quinte e aguzzai la vista. Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e riconobbi le grosse dita di Emmet.
-Pazienza fratello, vedrai che potrai abbracciare la tua innamorata molto presto. Dopo che il piccolo mostriciattolo avrà sfoderato una delle sue visioni infallibili e l’esperto militare qui presente avrà messo a punto un piano, tu e Bellina potrete fare tutte le cose sconce che vorrete, senza bisogno di venire in un bordello!- esordì lo scimmione.
Lo guardai perplesso, ma sapevo che a modo suo stava cercando di consolarmi. Emmet era fatto così, anche nei momenti più tragici riusciva a fare sarcasmo su tutto. Non sapevo ancora se fosse un bene o no, ciò nonostante lo ringraziai con un cenno del capo.


La folla davanti a noi rumoreggiava, come un animale feroce. Acclamava, intimava, applaudiva. E quelle grida, quei gesti erano solo per noi. Noi che ballavamo, con i nostri sorrisi stampati in volto, noi che suscitavamo emozioni in quegli omaccioni che si sbracciavano ai nostri piedi. Dovevo ammettere che tutto ciò mi dava un senso di potere, mi sentivo più forte, sicura di me stessa.
Inizialmente, era stato difficile abituarsi a tutti quegli occhi puntati su di me, in attesa fremente che cominciasse lo show. La prima volta che mi ero esibita poi, con quei tacchi così alti, ero caduta almeno una dozzina di volte, scatenando l’ilarità del pubblico. Ma, con il tempo, mi ero abituata, le serate passavano una dietro l’altra, sempre uguali, sempre la stessa routine. Ed era grazie a quella monotona vita agitata che riuscivo a non pensare, a non trovare nemmeno un secondo per riflettere sulla mia condizione. Anche perché sapevo che, se mi fossi fermata solo un attimo, se avessi ricordato la mia vecchia vita, allora non ce l’avrei fatta.
I primi giorni, ricordare era stato inevitabile. Quei momenti erano come buchi neri nella mia mente, non rammentavo cosa avevo fatto né detto. Era come se mi trovassi sull’orlo di un baratro e sotto a me ci fosse il nulla, terribile e ignoto, e io ero lì lì per cadere, ma poi c’era sempre qualcuno a trarmi in salvo. All’inizio, era solo il pensiero di Edward a spingermi ad andare avanti, la speranza di rivederlo presto, di poterlo finalmente riabbracciare. Le prime notti mi addormentavo stretta al cuscino e sognavo di appoggiarmi al suo corpo marmoreo, di essere cinta dalle sue braccia. Poi, mano a mano che i giorni passavano e la speranza sbiadiva, ero stata costretta a trovare altri appigli, oltre a quello non più tanto concreto del mio ragazzo. Era stato allora che avevo scoperto Shila.
Tra di noi era subito sbocciata un’amicizia spontanea, nata sulla reciproca simpatia e basata sulla fiducia. Quando ero triste e andare avanti mi pareva impossibile, Shila era sempre al mio fianco, pronta a consolarmi. Mi diceva di non smettere mai di lottare, che Edward non avrebbe voluto, e che sarebbe presto arrivato a salvarmi. Parole belle ma vuote, pensavo io, eppure facevano il loro effetto: mi alzavo e ricominciavo a vivere. Era come se il mio cuore non volesse accettare ciò che la mia mente mi diceva, la dura realtà: Edward non sarebbe venuto e io avrei passato il resto della mia vita rinchiusa dentro quelle quattro mura.
Per fortuna, i compiti più indegni non toccavano a me, ci pensavano Victoria e le sue amichette a soddisfare i bisogni carnali dei clienti. Come tra me e Shila era stata subito amicizia, fin dal nostro primo incontro io e la rossa ci eravamo subito detestate. Lei, con le sue manie di protagonismo e la sua arroganza, non poteva accettare che io, piccola ragazzina impacciata, potessi minare il suo dominio costruito con tanta fatica. Aveva cercato di isolarmi, di diffamarmi, ma le sue calunnie non erano valse a niente. Mi ero inserita bene nel gruppo, solo lei e poche altre oche si ostentavano a ignorarmi. Perfino il capo, il signor Piggish, si era in un certo senso affezionato a me, al suo “Brutto Anatroccolo”, nomignolo che mi aveva dato e che ormai usavano tutti per chiamarmi.
-Sei il mio piccolo cigno incompreso, così diverso dalle altre eppure di gran lunga migliore- mi aveva confessato un giorno.
Quella sera, come tutte dal giorno del mio rapimento, mi preparai ad andare in scena, impaziente che anche quella giornata finisse per poter finalmente riposare tra le braccia di Morfeo, o di Edward, che dir si voglia. Ma non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato il destino, né che la notte che si prospettava sarebbe stata decisiva per la mia vita.
-Sei agitata?- mi domandò Shila al momento di entrare in scena.
Alzai gli occhi al cielo, voltandomi verso di lei. Mi stava fissando con un sorriso a trentadue denti, fremendo sul posto.
-Ok, lo so che te lo chiedo tutte le sere, ma non riesco a capire come tu possa essere così tranquilla!- bisbigliò, cominciando a saltellare.
Sapevo che la prossima fase sarebbero stati gli urletti nervosi.
-È il mio lavoro, lo faccio senza lamentarmi, punto e basta-
-Ma davanti a tutta quella gente, che si aspetta molto da te, come fai a non essere nemmeno un po’ agitata!- trillò, crescendo sulla penultima vocale.
Sospirai -Shila, ne abbiamo già parlato, a quelle persone non frega niente se sbagli un passo di danza, a loro interessano solo le tue cosce e quello che verrà dopo- replicai, guardandola allusiva.
Per tutta risposta, mi fissò offesa e fece per controbattere, ma fu bloccata dall’annuncio del presentatore e dal grido della folla. Era il momento di andare in scena.
Il sipario si alzò e partì la musica. Cominciai a ballare, seguendo lo schema di passi che ormai conoscevo a memoria. Le mosse erano studiate per compiacere il pubblico, perciò erano per la maggior parte sforbiciate o ancheggiate, che mettevano in bella mostra le curve.
Solitamente, mentre ballavo, mi guardavo intorno, nell’inutile speranza di vedere lui in mezzo a quegli uomini saturi di testosterone. Sapevo che Edward non si sarebbe mai abbassato a venire in un locale a luci rossi, ciò nonostante il desiderio era troppo forte e puntualmente mi trovavo a sbirciare tra i presenti alla ricerca della sua figura celestiale. Ma quella sera, forse perché ero troppo stanca, non badai ai clienti e mi concentrai sui miei passi, infatti caddi una volta sola. Nel bel mezzo dell’esibizione, notai un movimento da dietro le quinte e vidi Piggish che si sbracciava vero di me.
Lo fissai interrogativamente, continuando a danzare, e lui mi fece cenno di raggiungerlo. Cercando di non dare nell’occhio, mi allontanai dalle altre ragazze, sprofondando nel sipario. Quando fui al sicuro e ben nascosta, mi rivolsi al direttore al mio fianco. Vidi la sua faccia sconvolta e il respiro ansante mi fece intuire che doveva aver corso, cosa più unica che rara da parte di un tipo come lui.
-È successo qualcosa?- chiesi, preoccupata.
Mi intimò di aspettare, indicandosi la gola. Quand’ebbe ripreso fiato, parlò con voce flebile.
-C’è un tuo…amico…che ti aspetta…di sopra…in camera tua…- boccheggiò.
Il mio cuore prese a battere velocemente –Chi è? Le ha detto il suo nome?- domandai, agitata.
Scosse la testa –No, mi ha solo detto di andarti a chiamare perché voleva parlarti, da soli-
Respira Bella… –E com’era? Di aspetto, intendo-
-Non lo so, ha parlato da dietro la porta-
Mi imposi la calma, mentre un mare di pensieri mi invadeva la testa.
In quella camera può esserci chiunque, non essere sciocca, mi dissi.
Ok, ma quanti, in un posto del genere, chiederebbero di poterti vedere da sola per parlare?
Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi. C’era solo una piccola, insignificante, remota possibilità che in quella stanza ci fosse proprio lui, eppure non riuscivo a soffocare la debole fiammella di speranza che si era accesa nel mio petto.
Aggirai il capo e mi diressi verso la mia stanza, decisa a risolvere quel mistero.
-Bella, aspetta!- mi bloccò una voce.
Mi voltai e vidi Piggish che mi fissava, apprensivo –Stai attenta-
Annuii e ripresi il mio cammino. Giunta davanti alla porta della camera presi un bel respiro ed entrai.
La stanza era semibuia, ma con un tuffo al cuore riuscii comunque a scorgere una figura nei pressi del balcone. Era alta e muscolosa, chiaramente maschile. Un flebile fascio di luce lunare ne illuminava un braccio, facendolo brillare come se fosse ricoperto da centinaia di minuscoli diamanti. Da ciò, intuii che l’individuo di fronte a me non era umano.
Con un groppo in gola, mossi qualche passo incerto verso di lui. Arrivatagli di fronte, allungai una mano, come per accertarmi che fosse davvero reale. Le mie dita calde sfiorarono la pelle ghiacciata e rabbrividii. Chiusi gli occhi e appoggiai il capo sul suo petto, il viso rigato dalle lacrime.
-Non sai quanto ti ho aspettato…- sussurrai tra i singhiozzi.
Lui non rispose e mi cinse la vita con un braccio, avvicinandomi a sé. Poi, con l’altra mano, mi sollevò il viso, fino a portarlo all’altezza del suo. Nonostante la vicinanza però, non riuscii a vedere bene il suo volto, completamente in ombra. Avvertivo il suo alito tiepido sul viso, e la vicinanza della sua bocca alla mia mi fece perdere completamente il controllo. Senza pensare, ma seguendo solo i miei istinti, mi alzai in punta di piedi e premetti con forza le mie labbra sulle sue.
Probabilmente lo presi alla sprovvista, perché sentii il suo corpo irrigidirsi. Ma non ci feci caso, ciò che contava veramente è che lui fosse finalmente lì con me, al mio fianco.
Troppo presto si staccò da me, avvicinando la bocca al mio orecchio.
-Non pensavo di esserti mancato così tanto- sibilò una voce.
Il sangue mi si ghiacciò nelle vene e il respiro mi si mozzò in gola. Tutto perse significato, sapevo solo una cosa: quello che si trovava davanti a me, che avevo appena baciato, non era Edward.
Il mostro rise della mia confusione e mi afferrò per un braccio, trascinandomi sul balcone. Non opposi resistenza, anche perché ormai non mi importava più di niente. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e non vidi più nulla, sentii solo la sua voce fredda che diceva: -Adesso tu verrai con me-
Poi, come da un sogno, un ringhio riempì l’aria.
-Lasciala andare, bastardo!-
Il mio cuore, ormai in pezzi, ebbe un sussulto.
No, non può essere, è tutto frutto della mia immaginazione... pensai debolmente, ma l’eco delle sue parole era ancora nell’aria, nitido e palpabile.
Quando guardai giù dal balcone, non ebbi più dubbi: lì sotto, in mezzo alla strada, c’era Edward, terribile nella sua rabbia e bello come non mai.
-Edward…- sussurrai, le lacrime che mi offuscavano la vista. Cercai di scacciarle con la mano, per non coprire la celestiale figura del mio amore, ma quando feci per muovermi, un violento ceffone mi mozzò il fiato.
Un ruggito riecheggiò, potente e spaventoso.
-Non osare toccarla!-
Alle mie spalle, una risata malvagia –Ah sì? E allora vienitela a prendere-
Poi, il terreno sotto i miei piedi si allontanò, e una pensiero mi invase la mente: mi stavo allontanando da Edward.
No!- gridai –non portarmi via da lui!-
-Non puoi fare niente bellezza, qui decido io cosa fare- sghignazzò il mio rapitore.
Mi voltai per guardarlo e lo riconobbi: ero lo stesso che mi aveva sequestrata in passato. James, ricordai il suo nome.
-Perché lo fai? Cosa vuoi da me?!- singhiozzai.
Vidi il suo volto irrigidirsi –Non sono affari tuoi quello che faccio, e adesso taci, se non vuoi fare una brutta fine-
Serrai le labbra, spaventata dal tono tagliente con cui aveva pronunciato la minaccia.
Girai leggermente il capo, guardando in basso. Ormai eravamo lontani dal balcone, dal Moulin Rouge, da Edward.
Con il cuore a pezzi, osservai le case di Parigi che sfrecciavano ai miei piedi, sentendomi per una volta esattamente come il Brutto Anatroccolo della fiaba: sola e terrorizzata.





...Allora, chi è la prima che mi vuole colpire? 10 punti un arto, 30 la pancia e 50 la testa!
...Ma, a parte gli scherzi, che ne pensate? Adesso bella è di nuovo nelle mani di quel vampiro sadico...ma che cosa vorrà James da lei? E come avrà fatto ad entrare al Moulin Rouge indisturbato? avrà fatto tutto da solo? E il nostro Edward, come si comporterà adesso che si e visto strappare dalle braccia il suo amore appena ritrovato?
La risposta a queste e ad altre domande nel prossimo capitolo...
Purtroppo il 1 luglio parto per l'inghilterra e ritornero solo il 16 luglio (non uccidetemi please! Spero di riuscire a postare il capitolo della battaglia (il prossimo, per intenderci) entro la partenza, altrimenti appena torno lo metto...voi siate pazienti e datevi allo yoga nel frattempo, credetemi, aiuta molto!
Un bacione grande tesori miei, buone vacanze a tutti! Ele



Per rispondere a...

damaristich: guarda, io penso solo che non sia bene abbandonarsi al dolore, anche quando capita una cosa terribile come una scomparsa. Edward è sì distrutto per il rapimento di Bella, la cerca tutti i giorni ininterrottamente, ma dice anche a sua cugina che non bisogna demoralizzarsi ma sostenersi a vicenda. Dopotutto, la vita va avanti…comunque ti ringrazio per avermi fatto sapere il tuo punto di vista! Spero che continuerai a seguirmi nonostante non ti siano piaciuti gli ultimi fatti accaduti! Bacioni!
barbyemarco: XDXD scusa ma se lo portavo probabilmente mi sarebbe caduto in acqua (cosa già successa, non col pc ma con il cellulare XDXD) comunque eccomi qua finalmente con un nuovo chappy!
keska: ihih sì, la battuta del “tipo insulare” mi è venuta davvero bene ^^ mia cara, mi dispiace deludere le tue aspettative ma non sarà così semplice…*muahmuahmuah me malvagia*
Bella_kristen: eccomi qua, appena ho potuto! Purtoppo Bella era distratta proprio quella sera e non ha visto Ed…in compenso l’ha scorto prima di essere portata via da James!
Sheba_94: eh, infrangere la legge è il mio hobby preferito….XDXD no davvero, mi dispiace di avervi lasciate sole per tanto tempo ma ho un’estate strapiena…spero di riuscire a postare prima la prossima volta!
ale03: oh cara, mi dispiace di minare la tua felicità ma i due piccioncini dovranno attendere ancora un po’ prima di potersi riabbracciare…ma non temere, cercherò di non farvi aspettare troppo!
IsAry: sono felice che il chappy ti sia piaciuto!^^
PrincessMarauders: grazie cara, anche io ti auguro buona estate! Sì, anche a me sarebbe piaciuto farli riabbracciare subito, ma poi era troppo semplice…*me cattiva*
lory_lost_in_her_dreams: grazie, sei un tesoro! Eh già, bella sa che il suo amore non è umano ma non sa ancora cosa è…come reagirà??? Eeeeh visto che sono davvero malvagia dovrete aspettare ancora un po’…..^^





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Capitolo 21
*** 21. Sensi ***






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Rosso. Le case, le persone, le strade: tutto dello stesso medesimo colore. Un rosso cremisi, acceso: il rosso della rabbia, della collera. Ed era proprio così che mi sentivo, il veleno che mi ribolliva nelle vene, gli occhi accecati dal colore del sangue. Una furia cieca, ecco quello che provavo.
Intorno a me, sciocchi umani pensavano solo a dilettarsi, guardando le ballerine danzare e pregustando quello che sarebbe venuto dopo. Non potevano sapere, distratti com’erano, che una ragazza era appena stata rapita da un vampiro perverso. Vedere quei sorrisi ingenui sui loro volti, sentire i loro pensieri insulsi e superficiali non faceva altro che aumentare la mia ira. Ero certo che, se non mi fossi allontanato in fretta da lì, la parte meno nobile di me avrebbe preso il sopravvento, e allora sì che sarebbe stata la fine di tutto.
In quel mare di rosso, avvertii distrattamente una mano, piccola e delicata, poggiarsi sul muscolo contratto della mia spalla.
-Non ti preoccupare, vedrai che la ritroveremo- esordì una voce cristallina –adesso sappiamo da che parte sono andati e il rapitore non avrà tutto il tempo della volta scorsa per depistarci. Siamo preparati e agiremo in fretta, ci serve solo un buon piano…-
Un buon piano, un buon piano?! La mia Bella era stata appena rapita per la seconda volta, non afferravano il concetto? Se non agivamo in fretta sarebbe stato troppo tardi!
-No. Io vado adesso- dissi, la voce bassa e decisa.
Vidi un’espressione sorpresa sulla faccia di Alice –Ma Edward, cerca di ragionare…-
-No! Non voglio ragionare Alice, Bella si trova nelle mani di un pazzo, lo vuoi capire?Se non intervengo subito, morirà!- la interruppi.
Lei indietreggiò, spaventata dalla mia reazione violenta, ma non vi badai. Era ora di entrare in azione.
Con uno slancio, spiccai un salto fino al balcone, poi mi diressi nella stessa direzione dove erano scappati loro poco prima.
-Edward!- sentii gridare mia sorella, ma non mi fermai. Niente avrebbe più potuto arrestare la mia corsa.
Ti troverò Bella, te lo giuro, e allora per quel bastardo non ci sarà più via di scampo, pensai, glaciale.


Questa volta non li avremmo seminati. Andavamo più lenti, come se il mio rapitore fosse indeciso su che strada prendere. Capii che probabilmente non era preparato a trovarsi ostacolato dai Cullen e che non aveva un piano di riserva.
Ringraziai il cielo per il tempismo della mia nuova famiglia, ero certa che si sarebbero mossi subito, o almeno Edward. Forse Jasper, riflessivo e stratega come sempre, avrebbe preferito organizzarsi, e Alice con lui. Ma non il mio ragazzo. L’odio che avevo letto nei suoi occhi era stato così grande, così puro, che sicuramente non avrebbe indugiato a seguirci.
Ti prego amore mio, stai attento, pregai in silenzio.
Mi guardai intorno, le strade continuavano ad alternarsi senza seguire un ordine logico, cambiavamo continuamente direzione. Poi sentii lo stomaco sobbalzare e i piedi allontanarsi sempre di più da terra.
Che succede ora?! Mi chiesi, allarmata. Mi voltai per guardare il mostro, e vidi che si stava arrampicando su una trave. Alzai lo sguardo e rimasi pietrificata. Sopra di noi, la Torre Eiffel si stendeva maestosa.
Cercai di impormi la calma, oramai eravamo arrivati a più di metà della scalata e il vento soffiava feroce sul mio viso. Sbirciai in basso, distogliendo subito lo sguardo con un gemito. Ci trovavamo ad un’altezza vertiginosa, tanto che sotto di noi volavano gli uccelli.
Non guardare giù, non guardare giù… continuai a ripetermi, terrorizzata. Riuscii a resistere fino all’arrivo, e quando il rapitore mi scaricò a terra, mi affrettai a raggomitolarmi in un angolo, con la testa che girava vorticosamente, nascosta tra le gambe. Una volta che mi fui ripresa, alzai lo sguardo per osservare l’ambiente intorno a me. Mi trovavo in un’ampia stanza arredata con eleganti mobili di fattura francese, probabilmente appartenenti ad un ristorante, con finestre di vetro su tutti e quattro i lati e binocoli per guardare il panorama. Da una parte c’era un ascensore fuori servizio, sopra la quale piccoli numeri indicavano i diversi piani. Era illuminata l’ultima coppia di cifre, segno che quello doveva essere lo stadio più in alto. Perlustrai la stanza con gli occhi: era deserta. Certo, a quell’ora di notte non si facevano visite. E di James non c’era traccia. Mi alzai circospetta e mi avvicinai alla finestra. Ciò che vidi mi tolse il respiro.
Sotto di me, le case parevano puntini, gli alberi cespugli e le persone formiche. Mi trovavo ad un’altezza vertiginosa e anche se fossi stata veramente sola sarebbe stato impossibile scappare. Con un singhiozzo mi accasciai a terra, ormai senza speranze. Nessuno sarebbe venuto a salvarmi e sarei morta. Ma quel che era peggio, non avrei mai più rivisto Edward. A quell’orribile pensiero gli occhi mi si riempirono di lacrime.
-Oh poverina, piangi?- mi chiese una voce, falsamente buona. Nella mia visuale comparve il mostro, il volto distorto da una smorfia malvagia.
-Come hai fatto ad entrare in camera mia?-
-Oh, con un piccolo aiutino da parte di una tua focosa amica…-
Trattenni il fiato –Victoria…- sussurrai.
Lui fece spallucce –Sì, penso che si chiami così, ma noi abbiamo preferito approfondire altre cose…-
-Sei un mostro- soffiai, disgustata.
-Se per questo, lo è anche il tuo caro fidanzatino- sogghignò.
-Non ti preoccupare, tra poco non soffrirai più- mi sussurrò poi, avvicinandosi e prendendomi il viso tra le mani –quando avrò finito con te, il dolore sarà solo un ricordo lontano, che rimpiangerai-
Con rabbia girai la testa, allontanandomi dalla sua mano –Edward verrà a salvarmi e allora tu morirai-
Una risata sguaiata risuonò nella stanza –Non credo proprio, e anche se fosse, lo ucciderei senza problemi-
-Stai mentendo- mormorai, speranzosa.
-Niente affatto, lui sarebbe troppo impegnato a proteggerti per fare un combattimento serio, certo, se tu non ci fossi più il problema non sorgerebbe…-
Sfiorò la mia guancia fradicia di lacrime con un dito –Sarebbe un peccato però, sai? Sei così carina quando ti arrabbi…-
Il suo volto era talmente vicino al mio, che il mio sputo lo colpì in pieno –Non mi toccare- sibilai.
Si allontanò, toccandosi stupefatto la faccia bagnata. Poi, la sua espressione si fece crudele –Come hai osato?!- sussurrò.
Si alzò in piedi, torreggiandomi sopra –Questo gesto ti costerà caro-
Da come mi guardavano i suoi occhi scarlatti, capii che stavo per morire.
Addio Edward, fu il mio ultimo pensiero.
Ti amo.
Mentre James si avvicinava minaccioso, un’ultima lacrima mi rigò il viso.
-Non le farai del male- proruppe una voce, furibonda.
Poi, un lampo mi passò davanti agli occhi, e con un boato il mostro sparì dalla mia vista. Pezzi di vetro volarono ovunque e mi coprii il volto con le braccia per proteggermi, nonostante ciò urlai di dolore, quando una grossa scheggia si conficcò nella mia mano sinistra. Cercai di estrarla, ma il male era così intenso che per poco non persi i sensi. Qualcosa di liquido e caldo mi bagnava tutto il braccio, fino alla maglietta. L’odore forte e ferruginoso del sangue mi inondò le narici. Trattenni un conato di vomito, mentre la nausea mi sopraffava. Intorno a me, ringhi e rumori di vetri infranti, poi delle voci.
-Edward!- gridò qualcuno.
Quel nome mi fece riprendere un po’ di lucidità. Edward è qui, è qui per salvarmi, pensai debolmente. E subito dopo: Edward sta rischiando la vita per me.
Con un gemito strozzato cercai di muovermi, dovevo fermarlo, non potevo permettere che si sacrificasse per liberarmi. Ma una nuova fitta dolorosissima alla mano mi costrinse a fermarmi. Mi sentivo impotente, un peso per gli altri.
-Tenetelo fermo!- intimò una voce autoritaria, che riconobbi come quella di Carlisle Cullen.
-Ci pensiamo noi!- rispose un tono basso, appartenente di sicuro a Emmet.
No, sono anche loro qui!
Stavano tutti rischiando la loro vita per la mia.
Un rumore agghiacciante, come di ossa spezzate, risuonò nella stanza. Cercai di capire da dove provenisse, ma le lacrime mi offuscavano la vista. Sperai che non si trattasse di uno dei miei amici.
All’improvviso, un odore pungente di fumo invase la stanza. Tossii, e avvertii per la prima volta il caldo. In breve tempo, il fuoco divampò ovunque, rendendo l’atmosfera bollente.
Tra il dolore, la nausea e la mente annebbiata dal fumo, non riuscivo più a ragionare. Gli odori, i colori e i suoni erano tutti mescolati. Prima di perdere i sensi, con un ultimo sforzo, intravidi delle sagome intorno ad un grande fuoco. Poi, tutto si fece buio.





Allora ragazzuole, avete visto che sono riuscita a postare prima? Scusate per il capitolo piccolino... Adesso purtroppo dovrete attendere esattamente venti lunghissimi giorni per il mio prossimo aggiornamento...i'm sorry!
Insomma, che ne dite di questo capitolo? ha soddisfatto le vostre aspettative? I dettagli sulla battaglia saranno forniti da Edward nel prossimo...intanto vi porgo una preghiera: fatemi sapere il vostro parere! Il link delle recensioni è sempre meno cliccato, non fatelo soffrire...*.*
Adesso devo andare ad alleggerire la mia valigia (23.4 kg quando il massimo per l'aereo è 15 kg...stendiamo un velo pietoso).
Un'ultima cosa: complimenti a tutte coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, siete tutte riuscite ad indovinare chi è che ha aiutato James: la cara Victoria!
Un bacione grande cuori miei, buone vacanze a tutti e a presto! Ele


Per rispondere a...

barbyemarco: cara! Le vacanze tutto ok, mi sono leggermente spelata ma del resto bene! Tu? Che fai di bello quest’estate? Comunque ci hai azzeccato, è stata proprio la rossa ad aiutare il vampiro sadico…*a morte tutti e due! muahmuahmuah*, per quanto riguarda il signor Piggish (vuol dire maialino in inglese XD) chissà…e su Bella: hai ragione, forse è stata un po’ avventata, ma dopotutto desiderava così tanto che il misterioso sconosciuto fosse Ed…come dici tu: che ci vogliamo fa!^^ buone vacanze anche a te!kiss
ale03: hai visto? Sono riuscita a postare! Com’è la tua Ele eh?! Ihih ^^ comunque hai indovinato pure tu, è stata proprio quella Victoria ad aiutare il vampiro cattivo…e Bella sì, è una calamita per la sfortuna!XDXD baci a presto!
lory_lost_in_her_dreams: O.O solo per questo capitolo?!? Ahi ahi ahi….forse dovevo aspettare a postarlo…mi lasceresti in vita ancora un pi please?? Devo scrivere ancora taaanti taaanti capitoli…^^ kissoli
Sheba_94: eheh tu sei tutta matta…ihih…hai visto che ce l’ho fatta a postare prima della partenza?? Quindi magari per favore potresti posticipare la mia morte…*.* occhioni…baci8
Amalia89: ciao, grazie per i complimenti! Mi lusinghi! *diventa tutta rossa* comunque James non è andato dentro al locale ma fuori…e Alice…oh, sarà stata troppo presa a escogitare un piano…bho! Per quanto riguarda Ed, hai visto che li ha seguiti?! Era stufo di aspettare…e lo credo bene! XDXD bacioni
PrincessMarauders: muahmuahmuah, grazie cara lo so!^^ comunque io lovvo le torte al cioccolato, gnaaam!!! Qualunque cosa volesse quel pazzo mi sa che adesso non potrà più volere niente….^^ kiss8
IsAry: davvero????? Oh grazie mia salvatrice! Ehi voi altri, ascoltate questa saggia ragazza!XDXD bacio
Bella_kristen:…e per la tua felicità ho postato prima! Adesso però mi dispiace ma dovrete aspettare un po’…ma non temete, ho già pronte un mucchio di nuove avventure per i nostri amici…^^bacini
keska: hai visto cara? Alla fine si è risolto tutto per i meglio! Perché dici che è meglio che stia in mano a quel pazzo di James? Sputa il rospo, sono curiosa…XDXD comunque ci hai azzeccato anche tu, è stata proprio Victoria ad aiutarlo, per liberarsi della concorrenza… baci a presto!




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Capitolo 22
*** 22. Il tuo cuore...il tuo cuore non batte! ***






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Tesori miei! Finalmente sono tornata!!! Anche se aver lasciato i 16 gradi di Londra per tornare ai 120 italiani non è un gran guadagno…
Allora, vi avverto che questo capitolo potrebbe essere un po’ melenso, quindi preparatevi una dose di insulina al vostro fianco! XDXD
Inoltre l’istinto omicida nei miei confronti potrebbe rinascere prepotentemente alla fine del capitolo…ma vi prego di soffocarlo, se volete sapere come andrà avanti la storia!
Vorrei rivolgere un grazie particolare a Confusina_94,barbyemarco e a Bella_kristen per l’aiuto che mi hanno dato nel pubblicare un’immagine, senza di voi sarei rimasta a brancolare nel buio fino alla fine dei miei giorni!^^
Ovviamente grazie 1000 a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti (ragazzi, siamo a 147, un ultimo sforzo e arriviamo a 150!! O.o) tra le seguite (64), hanno recensito o solamente letto! Vi ricordo che siete voi i motore della storia!!
Purtroppo vado di corsa, sono tornata ieri notte alle 2 e devo partire per il mare domani mattina…quindi mi tocca rifare tutta la valigia!!! Vi prometto però che nel prossimo capitolo risponderò alle vostre bellissime recensioni, intanto mi sa che dovrete accontentarvi dei miei ringraziamenti a manetta *si inchina e comincia a borbottare una sfilza di graziegraziegraziegraz…(to be continued)*
Il prossimo aggiornamento è previsto tra due settimane, quando sarò tornata dal mare…ma non temete, da allora potrò postare con molta più frequenza, visto che a Roma ho il computer!
Spero che il chappy vi piaccia e non vi deluda…il piccolo link delle recensioni è lì, che aspetta solo di essere cliccato!
Un bacione a tutti! Ele





Quando mi svegliai, il fuoco era sparito, e con lui il caldo e il fumo. La mia mente, ancora annebbiata, impiegò qualche secondo per visualizzare l’ambiente intorno a me. La prima cosa che notai fu il bianco accecante delle pareti. Socchiusi gli occhi, infastidita, e cercai di schermirli con un mano. Ma appena feci per muovermi, un dolore lancinante mi colpì prepotentemente. Guardai il mio braccio sinistro: tubicini di ogni tipo si arrotolavano su di esso, fino a convergere in uno più grosso, che andava direttamente dentro la vena…
Distolsi lo sguardo, rabbrividendo. Da quel piccolo ma significativo dettaglio, capii che mi trovavo in un ospedale. E io odiavo gli ospedali.
Fin da piccola, avevo provato subito avversione per quelle grosse strutture immacolate, piene di persone che andavano in giro con siringhe e strani macchinari. Ricordo quando a quattro anni mi venne una febbre da cavallo che, nonostante tutte le medicine, non accennava a scendere. Così la mia dottoressa di allora aveva stabilito che si ricorresse a delle iniezioni di un farmaco, ma vedendola tirare fuori un terribile arnese con la punta acuminata, ero scoppiata in un pianto dirotto. Mia madre aveva cercato di calmarmi, ma non c’era stato verso: avevo continuato a rifiutarmi di farmi curare. Allora era intervenuta mia nonna, una donna dal carattere forte e un tantino prepotente. Aveva preso in mano la siringa e ordinato a me di stare ferma immobile, che avrebbe fatto in un secondo e non avrei sentito niente. Io ovviamente avevo obbedito, serrando gli occhi e preparandomi al peggio. Purtroppo avevo anche contratto i muscoli della parte destinata alla puntura, e quando l’ago era penetrato nella carne era stato come se mi amputassero un arto. Da allora avevo un sincero terrore delle siringhe, e si dava il caso che mi trovassi proprio con un grosso tubo conficcato sotto la pelle.
Cercai di distrarmi, osservando la stanza. Su una parete vi erano lunghe veneziane a stecche, affiancate da una libreria strapiena di cartellette. Alzai gli occhi, ma li spostai subito, accecata dal neon sul soffitto. Vicino a me, avvertivo un continuo e fastidioso bip. Feci per tirarmi su dal letto dov’ero stesa, stavolta con più delicatezza, ma fui comunque bloccata da un tocco leggero sulla mia spalla.
-Stai attenta!- mi avvertì una voce allarmata.
Mi voltai, perdendomi in un mare di oro puro. Mano a mano registrai gli altri dettagli del viso che mi era mancato tanto: le labbra carnose e piene, il naso dritto e perfetto, gli zigomi spigolosi e scolpiti. Ciuffi ribelli dei suoi splendidi capelli ramati gli cadevano sul volto. Allungai il braccio destro, quello sano, e li sfiorai, fino a spostarli da un lato. Il contatto con quei crini morbidi risvegliò in me ricordi del passato.
-Mi sei mancato- sussurrai, le lacrime che minacciavano di straboccare.
Vidi i suoi occhi lucidi e le labbra tremare –Anche tu-
-Non ho mai smesso di sperare- continuai, sincera.
-E io di cercarti- rispose, sfiorandomi una guancia con la mano gelida –mi dispiace solo di averci messo tanto- aggiunse, con la voce tormentata.
Scossi la testa, non volevo che soffrisse. Non volevo che nessuno dei due soffrisse mai più –L’importante è che adesso siamo qui, insieme-
Mi sporsi verso di lui, fino a quando il bendaggio me lo permise, mentre Edward si avvicinava a me. Poi, finalmente, le sue labbra toccarono le mie, colmando il vuoto che avevano lasciato in quei giorni. Non fu un bacio casto, di quelli che di solito si danno quando due innamorati si ricongiungono dopo tanto tempo. No, subito la passione infiammò le nostre bocche, donandoci emozioni che credevamo di non poter più provare. Troppo presto, come al solito, si staccò da me, lasciandomi stravolta e ansimante.
Sorrise, divertito –Ti sei di nuovo dimenticata di respirare-
Arrossii –Già-
Sfiorò il mio volto, lì dove le guance si erano imporporate –Non sai quanto mi sia mancato questo-
Mi rabbuiai, pensando all’ultima volta che ero arrossita. Quando avevo baciato quel mostro.
-Edward io…ti devo dire una cosa- cominciai, titubante. Doveva sapere che l’avevo tradito, anche se inconsapevolmente. Se avesse deciso di lasciarmi, l’avrei capito. Dopotutto, non avevo mai compreso perché una creatura celestiale come lui volesse stare con un’umana banale e impacciata come me. Inoltre, ero certa di una cosa: il mio Edward, colui che mi aveva cercato per mari e monti e con quegli occhi così buoni e limpidi, non poteva essere lo stesso mostro che era stato James. Era innaturale e…ingiusto.
Ma lui scosse la testa, poggiandomi l’indice sulla bocca –Basta parlare, ti sei sforzata anche troppo. Poi l’infermiera se la prende con me, se non ti lascio riposare-
-Ma io sto be…- cercai di ribattere, ma la sua espressione supplicante mi fermò.
Sbuffai –Ok, ma non vale, se mi fai quegli occhi come puoi pretendere che io ti dica di no?!-
Ridacchiò –Ognuno usa le armi che ha a disposizione-
Sorrisi anch’io, triste che se ne dovesse andare ma sollevata di poter rimandare la questione del bacio. Vigliacca, mi dissi.
-Quando torni?- chiesi tuttavia, allarmata. La sola idea di essere separata, anche per breve tempo, da lui, mi faceva stare male.
-Tranquilla- mi rassicurò Edward –non vado da nessuna parte. Io resto qui con te-
A quelle parole mi rilassai leggermente. Mentre lui si sistemava in un angolo della camera, sedendosi su una poltrona, entrò l’infermiera.
-Allora cara, come ti senti?- mi chiese, vedendo che ero sveglia.
Sentendo quelle parole mi domandai per la prima volta quanto fossi rimasta incosciente.
-Ehm…bene- mentii. Il dolore alla mano era ancora forte –che giorno è oggi?-
-Il 17 maggio- caspita, avevo dormito due giorni interi! -sicura che sia tutto a posto?- continuò poi, preoccupata. Chissà, magari nel mio tentativo di alzarmi avevo mosso qualche filo.
-Sì sì, sono solo un po’ stanca…- minimizzai. Effettivamente sentivo le palpebre che si chiudevano.
-Ti ha fatto stancare lui, vero?- domandò l’infermiera, guardando Edward.
Mi voltai anche io e vidi il mio ragazzo che giaceva sulla poltrona, all’apparenza in un sonno profondo. Nell’incoscienza sembrava se possibile ancora più bello.
Com’è tenero! Pensai con amore, poi mi rivolsi alla donna.
-Oh no, lui non c’entra niente- mi affrettai a garantire.
Lei sorrise –Questo ragazzo e la sua famiglia ti hanno portato qui che eri in condizioni preoccupanti. Ci hanno detto che stavi cucinando una torta quando accidentalmente hai urtato la manopola del gas e la carta forno ha preso fuoco. Allora hai dato un pugno alla finestra, per poter respirare, e ti sei ferita alla mano. Hai perso molto sangue e avevi una seria intossicazione. Ti abbiamo tenuta in osservazione, e questo giovane è rimasto sempre al tuo fianco, giorno e notte- si avvicinò a me, con fare misterioso –posso darti un consiglio?-
Annuii, rossa come un peperone.
-Tienitelo stretto- mi bisbigliò, strizzandomi l’occhio.
A quelle parole mi parve di scorgere un sorriso sulle labbra del mio angelo. Mentre l’infermiera faceva i controlli, ripensai alle sue parole. Così mi ero fatta male a causa di un incidente domestico. All’improvviso, gli ultimi avvenimenti mi tornarono alla mente. Il misterioso visitatore, il rapimento, la faccia sconvolta di Edward, la Torre Eiffel, e infine quel boato…poi, tutto diventava confuso. La testa mi si affollò di domande. Che cosa era successo dopo? I Cullen stavano tutti bene? E James, che fine aveva fatto? Con la coda dell’occhio sbirciai il mio ragazzo addormentato, una volta sveglio avrebbe dovuto rispondere a questi e altri quesiti.
-Ecco cara, ho finito- annunciò l’infermiera, distogliendomi dai miei pensieri –la situazione è stabile, ma dovrai rimanere a riposo per qualche giorno-
-Qui in ospedale?- chiesi, agitata.
Sorrise –No, potrai andartene oggi stesso-
La ringraziai, sollevata. Quando la donna fu uscita, mi accasciai sul cuscino, esausta. Stavo già per scivolare nel mondo dei sogni, quando una mano fredda mi sfiorò il viso. Mi sollevai con cautela, fissando sorpresa Edward a pochi centimetri da me, sorridente e più sveglio che mai.
-Ma non stavi dormendo?- chiesi, accigliata.
-Bè, non dormo molto, anzi, non dormo affatto…- si giustificò lui, lasciandomi a bocca aperta.
-Tu…che cosa?!- farfugliai, la stanchezza un ricordo lontano.
Sospirò –Bella, non abbiamo ancora avuto modo di parlare della mia vera natura. Di certo ti sarai interrogata su ciò che hai visto a casa dei Blood- tacque per farmi rispondere.
Annuii, inghiottendo a vuoto. Eccome se ne avevo di domande! Fino a quel momento non avevo badato al piccolo dettaglio che il mio ragazzo non era umano, troppo felice per averlo ritrovato. Ma ora, la curiosità prese il sopravvento, riportando a galla i ricordi di quella terribile serata.
Al mio cenno, Edward continuò –Come hai potuto vedere con i tuoi occhi, quelli come me possiedono forza e velocità fuori dal comune-
Assentii, col cuore in gola.
-Ma prima di continuare, permettimi di specificare una cosa- si interruppe –io e la mia famiglia non siamo come James, non amiamo procurare dolore né adoperiamo i nostri poteri in modo malvagio-
Mi guardò penetrante –Bella, ti sei chiesta cosa siamo?-
-Ho preso in considerazione la criptonite e i ragni radioattivi…- cercai di scherzare.
Storse il naso –Solo cose da supereroi eh? Ma se io non fossi il buono, se fossi il cattivo?-
-Hai appena detto in contrario- lo ripresi.
Scosse la testa, un’espressione sofferente in viso –Bella, tu non capisci il pericolo che corri a stare con me. Ogni secondo, ogni momento insieme rischi la tua vita. Potrei ucciderti, o peggio, anche subito, se lo volessi-
-Non mi fai paura- mentii. Ero a dir poco terrorizzata. Ma non volevo che se ne andasse, che sparisse dalla mia vita. Senza di lui, esistere non avrebbe avuto più senso.
-E questo è sbagliato- sussurrò lui, accarezzandomi una guancia.
Presi la sua mano nelle mie, fissandolo dritto negli occhi –Edward Cullen, io ti amo e non posso nemmeno pensare alla mia vita senza di te. Non te ne andare, ti prego-
L’ultima frase la bisbigliai, mentre le lacrime scorrevano sul mio viso.
-Ma amore, come potrei allontanarmi da te? Tu sei tutto il mio mondo- mormorò lui, asciugandomi il volto con piccoli baci.
Presi la sua testa e la portai all’altezza del mio cuore.
-Senti come batte forte? Succede ogni volta che sei accanto a me- spiegai.
Lui si sollevò, guardandomi commosso –Un mostro come me non merita il tuo amore- disse con la voce rotta.
-Non dire così- lo rimproverai.
Per tutta risposta, mi prese la mano e la portò sul suo petto. Quel contatto mi diede i brividi, e non solo per la sua pelle gelata. Sotto il mio tocco, sentii gli addominali scolpiti e i pettorali di ferro a salire. Poi, mi accorsi che qualcosa mancava. Non avvertivo il battito del suo cuore.
Trattenni il respiro, e lui mi lasciò il polso.
-Il tuo cuore…- sussurrai.
-Non batte più dal 1918. Da quando Carlisle mi ha trasformato in quello che sono, per salvarmi da un’epidemia di spagnola. I miei genitori non c’erano più e io ero solo al mondo. Per lui non fu una decisione facile, ma non c’erano più speranze. Avevo diciotto anni e stavo per morire-
-E…in che cosa ti ha trasformato?- domandai, con un filo di voce.
Prese un bel respiro, guardandomi dritto negli occhi. Mi ripromisi che qualsiasi cosa mi avesse detto, non mi sarei stupita. Lo amavo, e niente avrebbe cambiato il mio sentimento per lui.
Proprio mentre formulavo quel pensiero, Edward parlò –Bella, io sono un vampiro- disse.
E tanti saluti ai miei buoni propositi.





(Una curiosità: l’episodio della febbre è successo veramente ed è capitato proprio a me…XDXD)



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Capitolo 23
*** 23. Senza rimpianti ***






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-Bella, io sono un vampiro-
Registrai ogni sua singola reazione: l’irrigidimento del corpo, gli occhi spalancati e la bocca mezza socchiusa. Sul suo volto si susseguirono diverse emozioni, la sorpresa iniziale, seguita dal dubbio, e poi...niente. Ed era quest’ultima cosa a preoccuparmi di più. Avrei accettato tutto, che si mettesse ad urlare e mi rifiutasse,o scappasse via spaventata. Ma non il silenzio, quello non potevo sopportarlo.
-Bella- dissi. Non era una domanda, bensì un richiamo. Ma lei niente, non si mosse ne parlò.
-Bella, dì qualcosa- ripetei, più diretto. La mia piccola umana continuò a fissarmi, lo sguardo languido e perso chissà dove. Volevo toccarla, sentire la sua mano sulla mia, abbracciarla...quanto mi erano mancati quei piccoli gesti! Avevo temuto di perderla, questa volta definitivamente. Quegli ultimi due giorni in ospedale erano stati terribili. Saperla ferita e convalescente, tutto per colpa mia, mi aveva quasi distrutto. Ma avevo resistito, ignorando il disgusto che provavo per me stesso, aspettando che si svegliasse. E quella mattina, quando finalmente aveva riaperto gli occhi e mi aveva guardato, mi ero sentito indegno. I suoi splendidi pozzi color cioccolato strabordavano di amore per me, un mostro. Perciò avevo deciso di rivelarle subito la mia vera natura, per non illudermi che sarebbe rimasta sempre al mio fianco. Doveva conoscere il mio segreto, e solo allora avrebbe potuto decidere definitivamente.
-Ti prego, parlami...- supplicai allora. Avevo bisogno che parlasse, dovevo sapere. Ma lei niente, continuava a tacere, fissandomi stralunata.
In quel momento presi una decisione: mi alzai e, dopo averle lanciato un ultimo sguardo carico di amore, mi diressi verso la porta. Quel gesto, andarmene, significava molto di più che lasciarla sola, con i suoi pensieri. Voleva dire abbandonarla, erigere un muro infrangibile tra di noi. Abbandonare quella stanza rappresentava la mia resa, una volta varcata quella soglia non sarei più stato l’uomo di prima. Né Edward, né il vampiro, solo un guscio vuoto. Non me ne sarei andato incolume. Il mio cuore, il mio cuore sarebbe rimasto lì con lei. Perché era stata l’unica capace di rianimarlo, di farlo battere per un sentimento sincero, e senza di lei, a me non sarebbe più servito. Oramai le apparteneva, che lo volesse o no.
Poggiai la mano sulla maniglia. Se avessi potuto, avrei pianto. Spinsi in basso e sentii il meccanismo scattare. Clock.
Contemporaneamente, avvertii un leggero contatto sulla mia spalla. Girai la testa e vidi una piccola mano, calda e bianca come la neve, poggiata sul mio bicipite. Stesso colore, completamente diversi. Ecco come eravamo io e Bella. Ghiaccio e Fuoco, Passione e Amore, Buio e Luce. E come tutte queste cose, l’uno non poteva vivere senza l’altro.
-Non te ne andare, ti prego- sussurrò la sua voce, tremante.
Mi voltai e vidi il suo viso rigato dalle lacrime.
-Non mi importa quello che fai. Basta che lo facciamo insieme. Non mi importa se hai ucciso o ucciderai. Scapperemo insieme. E non mi importa quello che sei, perché io ti amo e niente e nessuno potrà cambiare questo. Perciò, se anche tu mi ami, rimani con me Edward Cullen, per sempre-
Non indugiai, ma dissi deciso –Isabella Swan, io ti amo più della mia stessa esistenza, e se tu davvero mi vuoi, sarò onorato di rimanere al tuo fianco ed esserti devoto come un tuo servo-
Lei scosse la testa, sorridendo debolmente –Ma sciocchino, io mica voglio uno schiavo, voglio un fidanzato!-
Allora, e solo allora, mi rilassai completamente, abbandonandomi alle risate insieme al mio amore eterno. Abbracciai Bella delicatamente, la baciai, e le promisi mari e monti, e lei rise e pianse. Finalmente potevamo essere felici, e vivere la nostra vita a pieno, senza segreti, senza rimpianti.
Eravamo ancora stretti in un bacio appassionato, quando la porta, lasciata socchiusa da me, si aprì cigolando.
-Disturbo?- chiese una voce argentina.
Sulla soglia, più spettinata e sbarazzina che mai, c’era Alice, un sorriso a trentadue bianchissimi denti stampato in viso. Sentii un grido e Bella sgusciò via dalle mie braccia, per passare a quelle del piccolo folletto.
-Ehi ehi, quanto entusiasmo!- disse Alice, ridendo e ricambiando la stretta.
-Non sai quanto mi sei mancata!- esclamò Bella in risposta.
-Penso di immaginarlo, invece- ribatte la vampira, guardando la mia fidanzata negli occhi –Ci hai fatto preoccupare tantissimo, sai? Non sapevo che volessi intraprendere la carriera da ballerina di can-can!-
Bella, che si era incupita al finto rimprovero, arrossì e tempestò la spalla della vampira con un mare di pugnetti.
-Scema!- disse, tra le risate generali.
All’improvviso Alice l’abbracciò forte –Ben tornata a casa, sorellina- sussurrò.
Bella rimase spiazzata per un secondo, poi seppellì il viso bagnato di lacrime nella sua spalla –Grazie- singhiozzò.
A quel punto, mi sentii in dovere di intervenire, anche perché l’assenza di Bella aveva lasciato un fastidioso vuoto sul mio petto.
-Ehm ehm- esordii, schiarendomi la voce.
Alice mi guardò, scocciata –E adesso che c’è?-
-Si da il caso che quella sia la mia fidanzata, non la tua-
Sul volto del piccolo folletto comparve un sogghigno –Sicuro?-
Con un movimento fulmineo prese Bella in braccio, che emise un gridolino sorpreso –Mia principessa, vuoi fuggire con me, per esplorare terre lontane e sconosciute?- disse, facendo la voce grossa.
-Ehm, veramente preferirei tornare dal mio ragazzo- rispose l’amica, lasciandola sorpresa.
Alice sbuffò –Certo che con voi non si può proprio scherzare...- borbottò, porgendomi Bella.
Le mie braccia l’accolsero, come fatte su misura per lei.
-Mi sei mancata...- le bisbigliai all’orecchio, facendo imporporare le sue guance.
-Anche tu...- tentò di rispondere lei, ma le sue parole furono soffocate dalle mie labbra.
-Ehi piccioncini, vi date una mossa? Gli altri vi stanno aspettando di là, e sono tutti molto impazienti di riabbracciare la nostra Bella- ci richiamò Alice.
Controvoglia, ci separammo e presi il mio angelo per mano.
-Sicura di stare bene? Magari puoi restare qui in ospedale un altro giorno...- le dissi, premuroso.
Ma lei scosse la testa, facendo una smorfia alla parola “ospedale” –Tranquillo, mi sento benissimo, e poi l’infermiera ha detto che potevo andarmene anche oggi, perché mai rimandare?-
Sorrisi e insieme ci avviammo verso l’uscita, entrambi ansiosi di riabbracciare la nostra famiglia.





...Mie care, eccomi tornata con un nuovo, smielato capitolo!! Ho fatto il prima possibile, spero di non avervi fatto aspettare troppo!
Ho notato che nessuna è dovuta ricorrere all’insulina nello scorso chappy...siete tutte romantiche incurabili come me, vedo!XDXD
Adesso Bella si è ricongiunta con Edward, e nel prossimo capitolo incontrerà i Cullen al completo...teoricamente si potrebbe far finire la storia così, con un bel “e vissero per sempre felici e contenti”...................non so voi, ma io mi sono affezionata al questa mia ficcy anche più che alle altre, perciò non mi va proprio di chiuderla! Voi che ne pensate:
Chiudo la storia o no?
Fatemi sapere il vostro parere...
Ed ora un pò di numeri:
155 preferiti (sììììì abbiamo superato il 150!!!!!!)
69 seguiti
279 recensioni
...bhe, non so che dire, solo: GRAZIE, GRAZIE 1000 a tutti coloro che mi seguono e fanno salire queste cifre ogni giorno!!!
Ora vi lascio, penso di aggiornare presto, anche perché adesso ho il computer *-* certo, fa così caldo che pure muovere le mani sulla tastiera mi fa sudare....ma per voi questo ed altro!!! A presto, baci8 a tutte! Ele


Per rispondere a...

nihal_soana93: heila! Sono contenta che tu abbia trovato tenero lo scorso capitolo,io rileggendolo mi stavo per mettere a piangere XD Avevi visto giusto, Bella ha accettato Ed (non che ci fossero dubbi) ed ora si ricongiungeranno con gli altri Cullen! Cosa succederà poi è tutto da vedere...bacioni!
barbyemarco: mia cara, se ti piacciono i capitoli come quello scorso penso che anche questo potesse essere di tuo gradimento, o sbaglio?! ^^kizz
Confusina_94: ma grazie mille a te bella, che mi hai aiutato! altrimenti sarei rimasta persa per sempre...XDDbaci8
keska: cariiissiiimaa.....vero che non mi uccidi?? *-* perdonami se ti ho lasciata così, ma ormai dovresti saperlo che sono perfida *muahmuahmuah* comunque spero che questo chappy ti abbia un po consolata...anche perché all’inizio doveva essere più corto, ma poi ho pensato a te e hai tuoi splendidi capitoli e l’ho allungato! allora, sono brava eh?! XDXDbacioni
Sheba_94: eh mia cara, le vacanze in giro per il mondo sono faticose...meglio restare a casina con l’amico condizionatore!XDDkissotti
Bella_kristen: tesoro...guarda che a me fanno mooolto piacere le recensioni lunghe e dettagliate come la tua!^^ sono felice che la foto ti piaccia, non ti dico la fatica per sceglierla! Sono andata su “immagini di parigi”, “parigi cuore” e cose così e mi sono venute fuori un centinaio di foto! ma infine questa mi e sembrata la più adatta...in bocca al lupo per gli esami, io fossi in te scapperei XDDkizzotti
ale03: wei bella, sisi mi sono divertita molto anche se al mare fa un caldo tremendo...cooomunque eccomi qua con un nuovo capitolo, spero sia stato di tuo gradimento!^^baci




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Capitolo 24
*** 24. All'ombra della quercia ***






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Mano nella mano con Edward, seguii Alice verso l’uscita dell’ospedale. Tra poco avrei riabbracciato la mia famiglia...non potevo ancora crederci! Quante volte li avevo sognati, durante i miei giorni di prigionia; quante volte avevo desiderato rivederli, toccarli, ridere con loro. Tante, troppe, ed ora non stavo più nella pelle all’idea. Guardai il mio fidanzato al mio fianco, sorridendogli. Lui ricambiò lo sguardo, raggiante. Guardai i suoi denti bianchissimi scintillare, e rabbrividii all’idea di quanto potessero essere letali. Perché lui era un vampiro, una creatura che fino a pochi minuti fa avevo creduto esistesse solo nelle fiabe. Quando mi aveva confessato la sua vera natura, non nascondo di aver provato timore, ma il mio amore per lui non aveva vacillato nemmeno un momento.
-Sei agitata?- mi chiese in quel momento.
-No, sono impaziente- confessai, fremendo sul posto.
-Ti stanno tutti aspettando-
-Lo so-
Rise, e fu come se mille campanelle suonassero intorno a me.
-Muovetevi, lumache!- ci intimò Alice, parecchi metri più avanti.
Allungammo il passo e in breve fummo all’aria aperta. Davanti a noi, all’ombra di un’enorme quercia circondata da cespugli, c’era una vera e propria folla, che quando comparimmo, si mise ad applaudire gridando. La mia amica si era sbagliata: lì non solo c’erano i Cullen, ma la mia famiglia al completo.
C’era il vecchio John, che non si era mai spostato prima dal suo angolino a Montmartre, e che adesso era in quel luogo per me; c’era la dolce Mariotte, che mi salutava timidamente nell’ombra; c’era Jaques, con sua sorella Eveline, entrambi felici e sorridenti.
Ovviamente poi, i miei vampiri preferiti erano in prima fila. Prima di riuscire a parlare, fui soffocata da un abbraccio stritolante.
-Bellina, sei tutta intera per fortuna!- esclamò Emmet, aumentando la stretta.
-Ancora per poco, se non la lasci- ridacchiò Alice.
Il mio fratello-orso la guardò confuso, non capendo.
-Em...met...non...respi...ro...- ansimai.
Lui mi mollò di scatto, e mi preparai all’impatto con il duro suolo. Fortunatamente qualcuno mi acchiappò prima che mi sfracellassi.
-Stai più attento, guarda che ho una sola fidanzata- avvertì una voce. Alzai lo sguardo e vidi un paio di occhi ambrati fissarmi preoccupati.
-Tutto bene, piccola?- domandò Edward, apprensivo come sempre.
Annuii, cercando di rimettermi in piedi. Ma fui bloccata da un paio di braccia, tese verso di me.
-Dalla a me, Cullen- intimò una voce, che riconobbi come quella di Jaques.
Edward lo fulminò con gli occhi, attirandomi verso il suo petto.
-E se lei non volesse?- ribatte, con tono basso e minaccioso.
-Perche mai non vorrebbe abbracciare il suo migliore amico?- disse però Jaques, impertinente.
Avvertii una vibrazione provenire dal petto di Edward, che crebbe fino a diventare simile al ringhio di un animale feroce.
-Calmati, ti prego...- gli sussurrai, temendo per la sorte del povero Jaques. Dopotutto, lui non poteva sapere di avere a che fare con un temibile vampiro.
-Tu non capisci...non puoi sentire i suoi pensieri ripugnanti...- mormorò Edward, gli occhi neri puntati sul mio amico.
Lo fissai sorpresa –Perché, tu sì?-
Mi guardò sospirando –Posso leggere nella mente di tutti, tutti tranne te-
La nuova rivelazione mi lasciò a bocca aperta, incapace di ribattere.
-Allora? Guarda che sa camminare da sola- proruppe Jaques, infastidito per essere stato completamente ignorato.
Guardai ancora Edward, interrogativa. Mi doveva delle spiegazioni.
-Dopo- mormorò lui, facendomi scendere a malincuore.
Ma subito, mi ritrovai stretta a Jaques.
-Ma dov’eri finita?! Ci hai fatto preoccupare tantissimo...-
Lo strinsi a me –Mi dispiace-
Lui mi allontanò leggermente per guardami negli occhi –Ho avuto paura di perderti- sussurrò. Poi, prendendomi alla sprovvista, sfiorò le mie labbra con le sue. Un solo pensiero mi passò per la mente.
Jaques, sei morto.
Un ruggito proruppe nell’aria, come a confermare le mie parole.
-Come hai osato, damerino da strapazzo!-
-Trattenetelo!- ordinò una voce autoritaria.
Carlisle fece la sua comparsa, seguito dalla moglie. Mi precipitai tra le braccia di Esme, che mi strinse teneramente. Vidi Edward dimenarsi dalla presa dei suoi fratelli, inutilmente. Fissava Jaques come se avesse voluto staccargli la testa dal collo, ed ero certa che l’avrebbe fatto se suo padre non fosse intervenuto.
-Edward, adesso calmati. Questo è un giorno felice, Bella è di nuovo tra noi, non rovinare tutto- disse, guardando il figlio.
Lui lo fissò di rimando per diversi secondi. Chissà, magari stava leggendo nella sua mente...
Infine i suoi muscoli, prima contratti dalla rabbia, si distesero, così come i lineamenti del suo volto. Mi sorrise incerto, probabilmente mortificato per la sua reazione violenta. D’altronde, come non dargli ragione? Anche io, se avessi visto una ragazza baciarlo, non sarei stata tanto felice...
Avrei voluto correre da lui per rassicurarlo, dicendogli che era l’unico che avrei mai amato, ma ancora prima di muovermi fui bloccata da una mano pallida che si posò sulla mia spalla.
-Ciao Bella- mi salutò Carlisle –è bello rivederti-
Gli sorrisi –Anche per me è lo stesso-
-Come ti senti?- chiese, guardandomi la mano fasciata.
-Oh, molto meglio. Davvero- dissi, vedendo la sua faccia scettica.
-Lo sai che non devi minimizzare, vero?-
Arrossii –Tranquillo, sto bene, sul serio-
Sorrise, più rilassato –Ottimo-. Poi si fece serio –C’è una persona che vorrebbe vederti-
Si fece da parte, lasciando vedere la ragazza alle sue spalle.
Trattenni il respiro, com’era cambiata in quel mese! I suoi bei capelli biondi, prima sempre in ordine e lucenti, giacevano ora aggrovigliati e spenti, incorniciando il viso scarno. Ma la cosa più impressionante erano gli occhi: gonfi, tristi e rossi per le tante lacrime versate. Tutte per colpa mia. Mi avvicinai lentamente, tendendo una mano verso di lei. A contatto con la sua pelle rabbrividii. Era stranamente fredda e liscia, quasi tirata, dal colorito pallido. Delle belle guance rosee di un tempo non c’era più traccia.
-Come ti sei ridotta...- sussurrai, la voce rotta dal pianto. Sussultai, non mi ero accorta delle abbondanti lacrime che scorrevano copiose sul mio volto.
Lei mi fissò, sfiorandomi il viso bagnato con le dita fragili.
-Sei davvero tu?- domandò flebile. Anche la sua voce era cambiata, più bassa e incerta.
-Sì Ari, sono io, sono tornata, e non me ne andrò più- dissi, gettandole le braccia al collo.
-Bella...Bella...- cominciò a dire lei, nascondendo il volto nel mio petto. –Bella...oh Bella...-
Rimanemmo abbracciate per non so quanto, un’ora forse, o di più. In ogni caso, non sarebbe stato mai abbastanza il tempo passato con lei per cancellare le settimane di lontananza. Sapevo che non sarebbe mai riuscita a dimenticare, come io non mi sarei mai perdonata di averla lasciata sola. Alla fine ci separammo, guardandoci negli occhi.
-Non ti abbandonerò mai più, d’ora in poi staremo sempre insieme- promisi.
Ma Arianna scosse la testa –No, tu hai la tua vita con Edward, e non sarò certo io a privartene, mi basta sapere che sei al sicuro, e felice. Sei felice con lui, Bella?-
Annuii, commossa –Lui è tutta la mia vita-
Mia cugina sorrise, stancamente –Bene. Adesso scusami, ma penso che andrò a riposarmi, negli ultimi tre giorni avrò dormito sì e no tre ore-
-Vai tranquilla, io finisco di salutare e poi arrivo-
Ci salutammo, poi mi guardai intorno. Alla mia destra, una folla vociante strepitava chiamando il mio nome. Istintivamente, mi nascosi dietro ad un cespuglio, prima che potessero vedermi. Ero stremata ed ero certa che non avrei retto ad altre urla. Volevo solo stare con Edward, noi due soli. Un movimento alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi voltai e vidi una ragazza rannicchiata al suolo, la testa tra le gambe. La riconobbi immediatamente.
Allungai la mano fino a sfiorare i capelli bruni, facendola sobbalzare. Quando alzò il capo e vidi gli occhi cerchiati dal pianto, la strinsi forte a me.
-Mariotte cara, che cosa ti succede?-
Lei ricambiò il mio abbraccio, singhiozzando.
-Oh Bella...lei è qui...- riuscii a capire.
-Lei chi, Mariotte? Parlami- dissi, quando vidi che non rispondeva.
-La signora cattiva...- sussurrò la mia amica, evidentemente spaventata.
Allora capii. Intendeva la donna che l’aveva cacciata di casa quando aveva rotto quel vaso.
-E chi è Mariotte? Me lo vuoi dire?- domandai gentilmente.
Lei annuì e barcollò fino al limite del cespuglio, indicando con la mano. Seguii la direzione del suo dito, che conduceva dritto a una signora alta e dai familiari capelli rosso fuoco.
La consapevolezza mi colpì come un pugno nello stomaco. Subito dopo la sorpresa, venne la rabbia. Una furia ceca che non avevo mai provato prima.
Mi alzai e con un balzo superai la siepe, correndo dritta verso quel mostro. Arrivatagli di fronte lei si voltò, notandomi.
-Ah, signorina Swan, è un sollievo vedere che sta meglio, tanto da riuscire persino a correre-
Sentii una mano bloccare il mio braccio, proprio mentre stavo per calarlo su quell’infame.
-Lasciatemi andare, lasciatemi! Voi non sapete cos’ha fatto- gridai, dimenandomi.
-Bella, adesso calmati- ordinò una voce bassa e tranquilla.
All’improvviso, mi sentii invadere dalla pace. La rabbia svanì mio malgrado, e con lei i miei istinti omicidi. Abbassai il braccio, fissando truce la stupita signora Blood di fronte a me.
-Vieni, allontaniamoci da qui- disse la voce di prima.
Mentre me ne andavo, sentii la signora parlare con qualcuno.
-Poverina, deve aver riportato danni cerebrali nell’incidente...-
Arrivata abbastanza lontano dal luogo dello scontro, il mio misterioso accompagnatore mi fece fermare. Mi voltai e vidi Jasper che mi fissava, comprensivo. Feci per parlare, ma lui mi poggiò un dito sulle labbra, spiazzandomi. Tra tutti i Cullen, Jasper era sempre stato quello meno loquace nei miei confronti, perciò quel gesto così diretto mi aveva sorpresa.
-So quello che è accaduto con Mariotte, so che la signora Blood non è proprio quello che si può definire una bella persona, e so anche che tu volevi solo proteggere la tua amica. Ma ho dovuto bloccarti, per evitare che ti facessi male. Se avessi l’avessi colpita, probabilmente a quest’ora saresti morta. Non solo per le multiple fratture che ti saresti procurata, ma per la reazione della signora-
-Bella, i Blood sono come noi, con una differenza: noi ci nutriamo solo di sangue animale mentre loro, bè...preferiscono quello umano-
Rabbrividii, gesto che non sfuggì al mio interlocutore.
Jasper sorrise –Vedo che hai afferrato il concetto-
Presi un bel respiro –Ok, forse sono stata un po’ impulsiva, però hai visto cosa ha fatto a Mariotte? Non potevo ignorarlo...- conclusi tra i singhiozzi.
Dopo un attimo di incertezza, Jasper mi avvicinò a se, facendomi poggiare la testa sul suo petto. Mi irrigidii, smettendo di piangere. Guardai in alto, incrociando gli occhi con i suoi ambrati. Sorrideva incerto. Poi si chinò e sfiorò la mia fronte con le labbra. Lo fissai, commossa –Grazie- sussurrai.
Insieme tornammo dagli altri, dove trovai un agitatissimo Edward ad aspettarmi.
-Dov’eri finita? Ero in pensiero- mi sgridò, quando fui tra le sue braccia.
-Scusami- dissi, dispiaciuta di averlo fatto soffrire.
Lui mi sollevò il mento all’altezza del suo viso –No, scusami tu, è solo che senza di te mi sento vuoto. Ti prometto che d’ora in poi cercherò di essere meno possessivo, va bene?-
Ci baciammo teneramente, quando si fu allontanato dissi –A me vai benissimo così come sei!-
Lui ridacchiò, cedendomi alle braccia di John, venuto a salutarmi.
Furono tutti molto carini con me, sinceramente felici che fossi ritornata. Perfino Rosalie si dimostrò più gentile del solito.
-Ma non eri andata una settimana alle terme?- domandai, sorpresa di vederla.
-Sì, ma mi sembrava il caso di tornare per riabbracciare la mia sorellina, no?- rispose con nonchalance, ma io fui molto colpita dal suo gesto.
Tra un abbraccio e l’altro il tempo passò velocemente e prima che potessimo rendercene conto era ormai pomeriggio inoltrato. Stavo letteralmente crollando dalla stanchezza, ma sapevo che mi rimaneva un’ultima cosa da fare, prima di potermi finalmente abbandonare tra le braccia di Edward. Perciò presi Alice in disparte per parlarle.
-Mi faresti un favore?- le chiesi.
-Tutto quello che vuoi, sorellina- esclamò lei.
Così pochi minuti dopo eravamo a bordo della sua Porche giallo canarino, pronte per partire.
-Dove vai?- mi chiese Edward, appoggiato al mio finestrino.
-Segreto- dissi io, misteriosa.
-Stai attenta, e torna presto da me- si raccomandò.
-Appena potrò- lo rassicurai.
Dopo un ultimo bacio, Alice mise in moto e in breve fummo sulla strada, dirette verso il mio ultimo debito da saldare.





Heilà, mie ragazzuole! Che ne dite di questo capitolo, ha soddisfatto le vostre aspettative? Almeno era un pò più lungo di quello precedente (fra, sei contenta?^^), e poi sono stata davvero brava, ho aggiornato a tempo record!XDXD
Allora, per quanto riguarda la storia del continuare la fanfic o meno...bhe, molte di voi mi hanno suggerito di non finirla qui, perciò (Dlin Dlon!) annuncio ufficialmente che continuerò la ficcy, almeno per altri 4-5capitoli. Spero che continuerete tutte a seguirmi!^^
...AVETE VISTO CHE COLPO DI SCENA?! eh si, la signora Blood era proprio la ex datrice di lavoro di Mariotte...ed ora Bella dove si starà dirigendo??...eheh, mistero...non dico niente, sorry....*me malvagia*
Al prossimo capitolo (che non ho idea di quando sarà XDXD comunque presto) bacioni! :* Ele


Per rispondere a...

ale03: ma cara, tu mi vizi troppo! tutti questi complimenti mi fanno arrossire come bella!^//^
nene_cullen: grazie bella, contenta che ti sia piaciuto ^^
keska: ma mia cara, chi ha detto che bella debba diventare per forza vampira?....OK, basta spoiler....che bello, ho trovato una compare romantica!^^ anche io sono incurabile...facciamoci rinchiudere insieme!XDXD
_la sua bella_: tranquilla tesoro, hai visto che la continuo?scialla!XD
flora55: hai ragione,infatti continuerò!^^
nihal_soana93: ihih hai ragione bella, alice e proprio inopportuna!^^
twilight_the best: carissima, lo so che i nostri piccioncini ne hanno davvero passate tante, ma proprio per questo, non ti sembra bello fargli passare ora dei bei momenti??.....ok, basta spoilerare, spero comunque che continuerai a seguire la storia!^.^
Bella_kristen: ed ecco la mia fan più pazza! ciao carissima, grazie grazie, adesso sono wonder woman!XDXD comunque hai ragione, possono succedere ancora un sacco di cose, infatti la storia continuera ancora!! felice?^^
mione94: amore miooooo che bello vederti nella mia ficcy! non passi quasi mai..sigh sigh....vieni piu spessooooo! hai ragione, e terribile l’idea di dover chiudere la mia ficcy....ma nn lo faro subito, aspetto ancora un po! passa piu spesso, capito?!^^
bigia: ^^ ok cara, allora continuo, se me lo dici così cos’altro potrei fare?!




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Capitolo 25
*** 25. Finalmente libere ***






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Diedi le indicazioni necessarie ad Alice per giungere alla nostra meta e, quando fummo arrivate, mi voltai completamente verso di lei, cercando di ignorare la sua faccia sorpresa. Non avevo rivelato proprio a nessuno la mia destinazione finale.
-Senti Alice, adesso io entro e tiro fuori un’amica, quando torniamo tu devi partire alla massima velocità, va bene?-
Lei si girò a guardarmi, ancora sbigottita –Bella, tu non puoi...io non...non vedo il tuo futuro, non posso lasciarti andare...- balbettò.
-Tu...che cosa?!- balbettai, sperando di aver capito male.
Sospirò –Ho il potere di vedere il futuro delle persone, in base alle decisioni che prendono, ma il tuo in questo momento è come oscurato...- spiegò.
Impiegai parecchi secondi per riprendermi dalla notizia.
Edward che legge nel pensiero, Alice veggente...sono vampiri, non bastava?! Dovevano pure avere i poteri. Ma non avevo tempo da perdere, così immagazzinai la notizia in un angolino della mente, decidendo di pensarci una volta risolta quella faccenda.
-Bè, non ho ancora proprio deciso come fare...- dissi vaga.
Alice inorridì –Mi stai chiedendo di lasciarti andare nell’ex covo del nemico, e per giunta senza un piano?- chiese, la voce leggermente isterica.
La presi per le spalle, lo sguardo supplicante –Alice, quella ragazza ha fatto tanto per me in queste ultime settimane, mi ha aiutata quando credevo di non farcela, non posso abbandonarla al suo destino, capisci?-
Mi fissò ancora, indecisa. Poi, finalmente, mi abbracciò –E va bene, ma ti terrò d’occhio e se vedo che le cose si mettono male, interverrò subito, che tu lo voglia o meno!-
Le sorrisi, staccandomi dolcemente –Grazie-
Ricambiò, stancamente –Ma non sei impaziente di ritornare a casa? Io fossi in te rimanderei tutto a domani, con più calma-
Scossi la testa –Non posso, devo farlo ora-
Lei assentì, sconfitta –Vai, e sbrigati- si raccomandò.
Scesi dalla macchina e mi diressi verso l’imponente edificio di fronte a me. L’ingresso principale era ancora chiuso, attendendo le tenebre per aprire i battenti. Mi chiesi perché le persone aspettassero la notte per andare al Moulin Rouge, forse si sentivano meno colpevoli o speravano che il buio mascherasse le loro azioni. Aggirai la facciata frontale, diretta verso l’ingresso secondario.
Lì mi fermai, ragionando sul da farsi. Avrei potuto fingermi una rappresentante di qualche prodotto di bellezza, un’esattrice delle tasse, o perfino una cliente. Ma mi parevano tutte idee fiacche. L’unica cosa che mi rimaneva da fare era proclamarmi come amica e conoscente del capo, il signor Piggish, e sperare nella sua lealtà nei miei confronti. Potevo fidarmi? Non lo sapevo, ma decisi comunque di rischiare.
Mi avvicinai alla porta e notai solo allora che era sorvegliata. Un omaccione alto e corpulento stava dritto impettito davanti all’uscio, guardandosi intorno sospettosamente. Presi un bel respiro ed uscii dalle tenebre dov’ero nascosta, attirando immediatamente l’attenzione della guardia.
-Chi va là?- domandò questa con voce tonante.
-Sono un’amica del signor Piggish e vorrei incontrarlo- dissi, sicura. In realtà, stavo tremando come una foglia, ma per fortuna l’uomo non se ne accorse.
-E a nome di chi devo chiamarlo?- chiese, diffidente.
Sorrisi, quando un’idea mi balenò nella mente –Gli puoi dire che il suo Brutto Anatroccolo è tornato a salutarlo-
Il tipaccio mi guardò perplesso ma non disse niente e scomparve nella porta alle sue spalle. Attesi pazientemente che tornasse ma, quando finalmente l’uscio si riaprì, al posto del nerboruto comparve un omino piccolo e pingue, che mi corse incontro affannosamente.
-Bella! Dov’eri finita?! Eravamo tutti in pena per te, Shila era così preoccupata!- esclamò, abbracciandomi.
Rimasi sorpresa da quel gesto così diretto, ma non dissi niente e ricambiai la stretta.
Il signor Piggish si allontanò, guardandomi interrogativamente –Che cosa ti era successo?-
-Oh, è una lunga storia, ma adesso non ho il tempo di raccontarla- dissi, ripensando alle raccomandazioni di Alice –invece devo chiederle un favore-
-Tutto quello che vuoi, piccola-
-Mi andrebbe a chiamare Shila? Anche a me è mancata molto e non vedo l’ora di riabbracciarla-
Lui annuì vigorosamente –Ma certo, ma certo, anzi, perché non vieni tu dentro, così puoi salutare anche le altre?-
Rabbrividii all’idea di rientrare in quel posto che era stato come una prigione per me e scossi la testa –No signore, non metterò mai più piede dentro al suo locale e non tenti di costringermi, ho delle persone che mi guardano le spalle e sono pronte ad intervenire al primo accenno di pericolo- dissi, usando il plurale per accentuare la minaccia.
L’uomo mi guardò sorpreso e, a dire il vero, un po’ dispiaciuto –Vedo che ti sei attrezzata e, ahimè, non credo di poter dire ne fare niente che possa farti cambiare idea, o sbaglio?-
-No, mi dispiace-
Sospirò –E adesso cosa farai? Hai una casa dove vivere? Tornerai dalla tua famiglia?-
Annuii –C’è un’altra cosa, se non la disturba Shila verrà via con me-
Mi fissò sorpreso -E perché mai questa decisione?-
-Quella ragazza ha vissuto da quando è nata dentro queste quattro mura, precludendosi di apprezzare la vita in tutto il suo splendore. Io ho passato solamente un mese al Moulin Rouge, ma sono giorni che non dimenticherò mai e che continueranno a tormentarmi per il resto della vita. Shila ha fatto tanto per me, ed è arrivata l’ora che io ricambi il favore. La porterò con me e le farò cominciare una nuova vita, bella, ricca e giusta, come si merita-
Il signor Piggish mi guardò intensamente, poi parlò con voce stanca –Non ti intralcerò, ma sarà terribile perdere due ragazze fantastiche come voi-
Sorrisi debolmente, mentre l’uomo che era stato il mio capo spariva nella porta, così tante volte aperta quella sera. Sapevo che non l’avrei rivisto mai più e a quella consapevolezza un groppo mi si formò in gola. Nonostante tutto quello che era successo, nonostante il lavoro che faceva, sapevo che il signor Piggish era una brava persona, a cui mi ero affezionata e per il quale avevo imparato a provare un gran bene.
L’uscio si aprì nuovamente, distogliendomi dalle mie macabre considerazioni. Ma non feci nemmeno in tempo a rendermene conto che una cascata di ricci color ebano mi coprì la vista e un abbracciò stritolante, degno di quello di Emmet, mi mozzò il fiato. Ricambiai la stretta, consapevole che non servissero parole per quel momento.
Quando l’attimo passò, Shila si staccò da me, osservandomi furiosa –Ma dov’eri finita? Non sai quanto mi hai fatto preoccupare! Pensavo fossi morta, vedevo già il tuo cadavere sul fondo della Senna, i titoli del giornale...-
-Ehi ehi, frena!- esclamai, facendo le corna –come vedi sono viva e vegeta, ma non sono venuta qui per parlarti della mia salute. Shila, dobbiamo andare via, e alla svelta-
Mi guardò confusa, senza capire. Sospirai, impaziente –Ti porto via con me, ora-
-Ma...dove andiamo?- chiese, disorientata.
-A casa mia-
-E il signor Piggish? E il Moulin Rouge?-
-Il capo sa già tutto, mentre per quando riguarda il Moulin Rouge, bè...dimenticalo, cancellalo, perché non lo vedrai mai più. Adesso sei libera, di vivere la tua vita, di lasciarti il passato alle spalle. Non è quello che vuoi? Dimenticare questi terribili anni passati a soddisfare i bisogni più indecenti di quegli uomini là dentro?- esclamai, indicando l’edificio alle sue spalle.
Shila rimase in silenzio per vari secondi, poi abbondanti lacrime cominciarono a rigare il suo bel viso, e annuì vigorosamente.
La presi per mano –Bene, e allora andiamo-
Corremmo verso la direzione da qui ero arrivata, fuggendo dal Moulin Rouge e dagli orrori che conteneva.
Alice ci stava aspettando impaziente, dentro alla sua Porche gialla. Appena ci vide mise in moto, ed avemmo giusto il tempo di salire, prima che partisse sgommando.
Col fiato corto per la corsa, guardai la mia amica al mio fianco. Fissava con gli occhi sgranati fuori dal finestrino, ammirando le luci di Parigi. In un certo senso, era buffo: aveva sempre vissuto in una delle città più belle del mondo e non aveva mai potuto apprezzarne le meraviglie. Mi voltai anche io verso il mio finestrino, lasciando Shila a gustarsi le meraviglie di quella magica città e approfittandone a mia volta.





Cuori miei! Scusate la lunghezza, anzi, la “cortezza” di questo capitolo ma vado di frettissima, sono reduce da una settimana di nonno (cosa che non auguro a nessuna di voi...almeno non con il MIO di nonno) e domani parto per Mirabilandia (evvivaaaa!!!) e devo ancora preparare la valigia...perchè mi riduco sempre all’ultimo minuto?! ç.ç
Che ne dite di questo chappino? Personalmente mi piace abbastanza, l’ho scritto molto istintivamente e spero che si sia avvertita la mia gioia (come quella delle due ragazze) nel lasciarsi definitivamente alle spalle il Moulin Rouge...a proposito, complimenti alle ragazze che hanno indovinato la destinazione di Bella, brave brave, *me vi bacia*
Ora devo proprio scappare, la mia madrina ha impugnato un coltello e lo muove minacciosamente verso di me...XDXD
Non ho idea di quando ci sarà il prossimo aggiornamento, ma vi dico una cosa: sono un pò depressa per il brusco calo di recensioni, perciò VI PREEEEGO lasciate anche solo una piccola, dolce e sorridente recensioncina, avrete fatto una buona azione verso questa povera autrice pazza e semi-morta (il coltello si avvicina...)
VADO, risposta alle recensioni nel prossimo chappy (sperando che siano taaante taaante) bacioni vi adoro! Ele




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Capitolo 26
*** 26. Per una volta ancora ***






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Quando vidi Bella entrare in casa, mi parve una vampira anche lei. La sua pelle perlacea appariva se possibile ancora più diafana, tirata, come se si potesse rompere da un momento all’altro. Gli occhi erano rossi e gonfi di stanchezza, le palpebre semi chiuse, le occhiaie marcate quasi quanto le mie.
Appena mi notò cercò di corrermi incontro, con l’unico risultato di inciampare nei propri piedi. Prima che si sfracellasse al suolo l’afferrai al volo, come ormai facevo tutte le volte che non stava attenta e rischiava di farsi male.
-Bella, amore mio, ma cosa ti è successo? Guarda come sei ridotta!- esclamai, stringendola delicatamente tra le mie braccia.
Ma lei si scostò, coprendosi le orecchie con le mani –Non urlare- mormorò flebilmente.
-Scusa- dissi, abbassando di molto il tono fino a portarlo ad un sussurro –sicura di stare bene?- aggiunsi poi, preoccupato.
-Sì, sono solo...-
-...molto stanca- concluse Carlisle per lei. Mi guardai intorno, tutta la mia famiglia era riunita nel soggiorno della nostra casa. Avevamo voluto aspettare Bella, per darle un caloroso ben venuto. Ma nelle condizioni in cui si trovava, probabilmente avrebbe gradito di più una camomilla...
Mio padre si avvicinò al mio angioletto, prendendole il viso delicatamente tra le mani –Sì, hai decisamente bisogno di una bella dormita- concluse, dopo aver accertato lo stato di dormiveglia in cui era piombata Bella.
-N...no...io non posso...devo...- mormorò però lei, sollevando faticosamente gli occhi.
La presi per le spalle, per attirare la sua attenzione e, soprattutto, per evitare che perdesse l’equilibrio, già di per sé precario.
-Piccola, Carlisle ha ragione: non sembri molto in forma e, a dire il vero, sei uno straccio- dissi, accarezzandole il faccino smunto.
Lei fece quella che doveva essere una smorfia di disapprovazione, ma che subito si tramutò in uno sbadiglio, scatenando le risate generali.
La mia piccola Bellina nascose il viso nel mio petto, ancora scosso dalle risa –Edward, mi prendono in giro...- sentii mormorare dall’incavo della mia spalla sinistra.
-Hai ragione agnellino mio, se adesso non la smettono gli stacco tutte le ossicine, va bene?- proposi, baciandole i capelli.
-Oh, no- esclamò lei, alzando di scatto la testa e fissandomi spaventata.
Sorrisi –Tranquilla, scherzavo, e poi non potrei tenere testa ad Emmet in fatto di forza, sai, è lui il più vigoroso in famiglia. A me invece tocca il primato per la velocità, nessuno è mai riuscito a battermi- dissi fiero.
-Certo Edward, ma avrai altre occasioni per vantarti delle tue qualità, quando magari Bella non sarà nel mondo dei sogni e potrà ascoltarti- proruppe Alice.
La guardai male, ma dovetti darle ragione: Bella dormiva beata abbracciata al mio petto. La guardai teneramente, com’era rilassata e beata nel sonno!
-La porto su- sussurrai, per paura di svegliarla, e la presi in braccio delicatamente. Ma appena feci per muovermi lei sussultò, divincolandosi.
-No...devo portare...al sicuro...Shila...-
-Chi è questa Shila, amore? Una tua amica?- chiesi, preoccupato per la sua reazione.
Lei annuì, aprendo gli occhi quel che bastava per guardare intorno a sé. Sul suo viso comparve un’espressione allarmata.
-Shila, dov’è Shila?!- domandò, terrorizzata, guardando verso Alice.
Il piccolo folletto sorrise –Tranquilla cara, l’ho portata di sopra appena siamo arrivate, anche lei, come te, era molto stanca, e non ha resistito fino all’arrivo a casa-
Allora mi ricordai della bella ragazza bruna, Shila. Con lei sulle spalle, Alice era andata in camera sua, dove l’aveva depositata.
-Sì piccola, anche io mi ricordo di Shila. Ora è su, nella stanza di Alice a riposare, cosa che dovresti fare anche tu- intervenni.
Una volta accertato che la sua amica stesse bene, finalmente Bella acconsentì ad andarsi a coricare.
Com’è premurosa, sempre a preoccuparsi del bene degli altri, prima del suo! Pensai con ammirazione. L’amavo anche per quel suo grande cuore.
-Ti va bene dormire in camera di Edward, per stanotte?- chiese Alice, interrompendo i miei pensieri –Ti avrei ospitata io, ma il posto è già stato occupato dalla tua amica, mentre il divano tocca a Jasper...-
Guardai il mio povero fratello, che fissava con amore incondizionato la moglie.
Poveraccio, gli tocca sempre esaudire i desideri di quella pazza, e per giunta non si lamenta mai...spero almeno che lo facciano santo! riflettei.
Solo allora mi accorsi dell’occhiata indagatrice con la quale mi fissava Bella.
-Che c’è? Ti senti male?- chiesi, allarmato.
Lei sospirò, alzando gli occhi al cielo –No, Edward, per l’ennesima volta, sto bene, e per favore, non chiedermi ogni volta che ti guardo il mio stato di salute, potrei pensare che ti dispiaccia che me ne sia andata dall’ospedale!-
La fissai sconcertato, mentre le risate dei miei fratelli riecheggiavano intorno a me.
-Ma io...non è affatto vero, mi preoccupo solo per te...- mormorai, mortificato.
Bella mi guardò con amore, accarezzandomi la guancia –Lo so che sei iperprotettivo, e che non lo fai apposta, ma queste tue continue attenzioni per la mia salute non sono necessarie, preferisco che le concedi di più a noi due, magari-
Sorrisi, baciandole la mano sul mio viso –A quello si può sempre rimediare...- sussurrai, avvicinando il mio viso al suo. Sentivo il suo respiro accelerare, e ancor prima che avessi toccato le sue labbra, era andata in iperventilazione.
-Respira, amore- ordinai, prima di baciarla.
Come sempre mantenere il controllo fu difficile, e come sempre, la mia piccola umana non mi aiutò affatto. Anzi, si appiccicò a me e premette forte il mio viso verso il suo, non riuscendo ugualmente a spostarlo di un millimetro. Mi staccai da lei ridendo, accompagnato dal resto dei Cullen.
Quando mi fui calmato, fissai lo sguardo corrucciato dell’angioletto di fronte a me.
-Prima volevi dirmi qualcosa?- domandai, sfiorandole la ruga in mezzo alla fronte, che le si formava ogni volta che era infastidita.
A quanto parse però riuscii a distrarla, perché l’increspatura si distese, mentre un leggero rossore sulle guance la sostituì immediatamente.
-Oh sì, ti volevo chiedere se per te era un problema dividere la tua camera con me...- mormorò, color peperone.
Sorrisi, abbracciandola –Ma certo che no sciocchina, dopotutto siamo promessi sposi, ricordi?- sussurrai al suo orecchio, facendo esplodere il suo cuoricino.
Con la mano cercai il rigonfiamento dell’anello che le avevo fatto fabbricare con il diamante regalatole a San Valentino. Ma invece di trovare lui, le mie dita si intrecciarono a quelle più sottili e calde della mia piccola umana, facendomi rabbrividire.
-Edward io...non ti arrabbiare, ma penso di aver perduto l’anello...- mormorò Bella, dispiaciuta.
La guardai sorpreso e per nulla adirato –Va bene, non ti preoccupare, ma come è successo?-
-Non lo so, forse sulla Torre Eiffel, quando James...- cominciò lei, ma si interruppe a qual nome, imbarazzata.
Chiusi gli occhi e feci un bel respiro, cercando di calmarmi. Era bastato il suo nome per far nascere in me una furia omicida, la stessa che mi aveva colpito quel giorno.
In quel mare di odio, avvertii distrattamente un contatto sulla mia spalla.
-Edward, figliolo, per oggi ne abbiamo già passate abbastanza, che ne dici di portare a dormire Bella?- sentii dire da Carlisle.
E cerca di calmarti, che la se fai preoccupare la mia sorellina poi ti sistemo io, aggiunse Alice col pensiero.
Con un leggero sorriso guardai Bella, che mi osservava incerta.
-Che ne dici, andiamo a nanna?- chiesi, sollevandola da terra e accogliendola tra le mie braccia.
Lei cacciò un urletto spaventato –Ho forse altra scelta?-
Cominciai a salire le scale, cerando di ignorare i pensieri di Emmet.
Voglio proprio vedere cosa combinano quei due soli soletti in camera da letto... ghignò il deficiente.
Con la coda dell’occhio guardai Rosalie allusivo. Lei capì, e si sporse verso il marito per sussurrargli qualcosa. Emmet mi fissò allarmato, del sogghigno di poco fa nessuna traccia. Aveva afferrato il concetto.
Percorsi velocemente la distanza che ci separava dalla mia camera, impaziente di rimanere da solo con Bella. Intanto mi interrogai su quello che aveva detto Rose a Emmet. Probabilmente l’aveva minacciato di privarlo di ciò che lui amava di più, quello senza il quale non poteva vivere, anzi, sopravvivere...i cartoni dell’Ape Maia!
Sghignazzando, entrai nella stanza e depositai il mio angioletto sul divano, sedendomi accanto a lei. Non potei trattenere una risata alla vista della sua faccia sconvolta. Usando la mia velocità vampiresca, avevamo attraversato due rampe di scale in poco più di un secondo.
-Oh amore, sei troppo buffa!- dissi, rispondendo all’occhiata interrogativa di Bella.
Lei si alzò, scuotendo la testa –Ma voi vi muovete sempre così?!- la sentii borbottare, mentre si dirigeva verso il bagno.
Intanto che aspettavo che si sistemasse, misi un cd nello stereo e, abbassando il volume, feci partire Claire de Lune. Chiusi gli occhi, portando a galla i ricordi legati a quella melodia. Alcuni erano sfocati, quasi incomprensibili, e appartenevano alla mia vita umana, quella terminata da più di un secolo. Distinguevo una donna seduta ad un piano, e un bambino per terra, i grandi occhi verdi spalancati dalla meraviglia. Nell’aria c’era profumo di rose e una sinfonia aleggiava. Da sempre, le rose mi ricordavano mia madre, come quella canzone.
E poi, più recenti, c’erano i ricordi da vampiro. Io e Bella, soli in camera, lei sorrideva timida, prendeva la mia mano, ballavamo sulle note di Claire de Lune.
Sorrisi, mio malgrado erano quelle le memorie che preferivo, senza nulla togliere al pensiero di mia madre. Ma da quando avevo conosciuto Bella, il mio mondo girava intorno a lei, e solo a lei.
-Ehi, a cosa stai pensando?- chiese una voce, distogliendomi dalle mie considerazioni. Ero stato così assorto nei miei pensieri da non accorgermi dell’arrivo di Bella, che ora mi fissava curiosa, in piedi davanti a me.
Mi avvicinai e le presi le mani tra le mie –A noi due- risposi.
Lei sorrise, arrossendo leggermente, poi parve accorgersi della musica.
-Ma questa...- mormorò.
-Signorina, mi concede l’onore di questo ballo?- la interruppi io, inchinandomi e porgendole il palmo della mano destra.
Sentii le piccole dita intrecciarsi con le mie, mi alzai e portai l’altra mano all’altezza della sua vita, accostandola a me. Lei poggiò la testa sulla mia spalla, e insieme danzammo sulle note di Debussy, per una volta ancora.
Quando la melodia terminò, mi staccai dolcemente da lei, e ci sedemmo sul divano.
-Allora, era per Shila che sei andata via questo pomeriggio?- chiesi, cominciando ad accarezzarle i capelli.
Lei annuì –Sì, non potevo permettere che rimanesse in quel luogo, ha fatto tanto per me, è il minimo che potessi fare per ringraziarla-
-Capisco...devi volerle molto bene-
-Infatti-
-Hai già pensato al suo futuro? A una dimora fissa, un’occupazione?- domandai ancora.
Il suo bel visino si scurì alle mie parole –A dire il vero no, ma mi inventerò qualcosa...-
Rimanemmo un attimo in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri. Poi, un’idea mi colpì.
-Potrebbe andare a vivere con Arianna- proposi.
Bella sospirò –Ci avevo già pensato, ma saremmo troppe in tre, quella casa è piccola e io e Arianna dividiamo già una stanza...-
-Oh, se è quello il problema io avrei la soluzione-
Si voltò verso di me, fissandomi speranzosa –Sul serio?-
Sorrisi, annuendo –Certo, basta che tu venga a vivere qui-
Ovviamente la spiazzai, e fu molto difficile non scoppiare a ridere davanti alla sua espressione. Ma capii che il momento era serio.
Le presi le mani e, fissandola intensamente, ripetei la mia proposta –Bella Swan, vuoi venire a vivere con me?-
-Ma io...voi...i tuoi fratelli potrebbero non essere d’accordo, e per Esme sarebbe un peso in più...-
Scossi la testa –Per gli altri non sarà affatto un problema, e mia madre sarebbe semplicemente entusiasta di averti in casa, finalmente avrebbe qualcuno a cui dar da mangiare i suoi manicaretti!- Nonostante le mie parole, sembrò ancora indecisa.
-Bella, non importa quello che pensano gli altri, non ti ho chiesto se vuoi vivere con Emmet, o Alice, intendevo io e te, in questa stanza, insieme- dissi, giocando la mia ultima carta.
Vidi i suoi occhi spalancarsi –Io e te...insieme?-
Assentii. Aveva capito.
Improvvisamente calde lacrime presero a scorrerle sul viso. Con un balzo le asciugai, chiedendole allarmato cosa c’era che non andasse.
-Oh Edward...Edward...certo che lo voglio...- esclamò però Bella tra i singhiozzi, gettandomi le braccia al collo.
Attesi che l’ondata si placasse per parlare ancora.
-Da come hai reagito, più che entusiasmarti direi che l’idea ti terrorizza...- dissi sorridendo.
Lei fece per darmi un pugnetto sulla spalla, ma a metà strada bloccai la sua mano, e avvicinato il suo volto al mio, premetti forte le mie labbra sulle sue. La volevo, eravamo soli in camera mia, anzi, camera nostra, e in quel momento la desideravo come non mai. Con uno sforzo immane mi staccai da lei, il fiato corto per l’eccitazione.
-Sbaglio o...questa volta...ti sei lasciato...un po’ andare?- ansimò Bella, stendendosi al mio fianco.
La imitai, sfiorandole la fronte con le labbra –Io non posso mai lasciarmi andare con te Bella, mai-
-A già, dimenticavo, tu sei il vampiro assetato di sangue e io l’umana perennemente in pericolo...- borbottò.
La guardai intensamente –Bella, non è uno scherzo, devo sempre stare all’erta quando sono con te-
-Certo lo so, è solo che...- esitò.
-Cosa?-
-...potrei pensare che non mi vuoi, o almeno non come ti voglio io......- sussurrò, le guance in fiamme.
Sospirai, chiudendo gli occhi –Tu...non puoi nemmeno lontanamente immaginare quanto io ti desideri...ogni tuo movimento scatena in me emozioni fortissime, e devo usare tutto il mio autocontrollo per trattenermi...-
Le sfiorai le gote rosse –Questo è un esempio-
-C..cosa?-
-Quando arrossisci per me è davvero difficile resisterti-
Mi fissò in silenzio, gli occhi lucidi. Poi sbatté più volte le palpebre –Non pensavo di essere così provocante- mormorò.
Feci un mezzo sorriso –Oh, sì che lo sei-
Ridemmo insieme, poi si fece seria. Tentai di parlare, ma mi poggiò un indice sulla bocca, bloccandomi.
-Edward, io ti ho tradito-
La fissai perplesso, non capendo.
Sospirò –La sera in cui mi sono ferita mi avevano detto che c’era qualcuno che mi aspettava nella mia camera, qualcuno che diceva di essere mio amico e di volermi parlare. Io ingenuamente pensai, sperai potessi essere tu, così mi precipitai lì. Quando entrai, vidi una persona nell’angolo, un uomo, alto e muscoloso. Non so cosa mi prese, avrei dovuto capire che pareva strano che fossi solo, che non parlassi, ma la mia mente, anzi, il mio corpo, reagì da solo. Le nostre bocche erano talmente vicine, sentivo il suo alito freddo sul mio viso...- la voce le si incrinò.
La abbracciai forte –Shh, è tutto a posto ora, quello che conta è che siamo insieme-
-No, tu non capisci, era James! Io...non volevo, sul serio...-
-Va tutto bene Bella, non ti preoccupare-
Era la seconda volta che sentivo quel nome quella sera, e avevo rischiato nuovamente di perdere il controllo. Ma non potevo sopportare, non potevo, che quel mostro venisse a tormentarci anche ora che quella storia si era conclusa. Era sbagliato, malsano.
-Tu...non sei arrabbiato?- chiese allora il mio angioletto, guardandomi con i suoi occhioni color cioccolato.
Sorrisi –Certo che no, non l’hai fatto intenzionalmente, credevi fossi io, e comunque se colui con cui mi hai “tradito” fosse ancora in vita, lo ammazzerei di nuovo- dissi, cercando di scherzare.
Forse però Bella non era ancora a conoscenza della fine di quel mostro, poiché la sentii irrigidirsi alle ultime parole. Ciò nonostante non fece commenti, ma si limitò a stringersi di più a me.
Com’è coraggiosa, la mia piccolina, pensai, fiero.
-E comunque, anche io non sono stato proprio leale nei tuoi confronti...- aggiunsi, ad alta voce.
Subito si scostò da me, guardandomi corrucciata –In che senso?-
-Bè...Emily mi ha baciato-
-Che cosa?!-
-Sì...e poi si è scusata, e ha detto di dirti di “tenermi stretto”- ridacchiai davanti alla sua faccia perplessa.
-Ah ok...comunque non so te, ma a me da fastidio se vai a baciare le altre-
Le diedi un leggerissimo scappellotto sulla testa.
-Ahi!- esclamò lei, portandosi le mani sul capo.
La fissai, terrorizzato –Bella! Ti ho fatto male?!-
Per tutta risposta lei alzò gli occhi al cielo, scoppiando a ridere.
-Non è divertente!-
Un suo leggero bacio mi fece tacere.
-Ci prendiamo un po’ troppe libertà, eh?- sogghignai, per poi aggiungere subito davanti alle sua protesta già pronta –sto scherzando, tu puoi farmi tutto quello che vuoi, lo sai-
Bella arrossì violentemente –Edward! Gli altri potrebbero sentirti-
-Hai ragione, non voglio mica dare soddisfazioni a Emmet...-
-Scusa?- domandò lei, confusa.
Le sfiorai la fronte con le labbra –Niente amore mio, però adesso dormi che domani sarà una giornata impegnativa-
-Come mai?- chiese lei, sbadigliando sonoramente.
-Penso di aver trovato un lavoro per Shila...-
Le sue proteste non valsero a niente, non volli svelarle il mio piano, lei insistette a vuoto, finchè non cadde addormentata, esausta. Rimasi a fissarla immobile, vegliando sul suo sonno per tutta la notte, pregustando l’indomani, già sapendo che sarebbe stato denso di eventi e decisivo per il nostro futuro.





Ehilaaaa ragazzuole mie!!! Che mi dite di bello?! Io sono tornata da Mirabilandia con l’adrenalina a mileeeee!!! Ho fatto certe attrazzioni...avete presente l’I-Speed, quello della pubblicità? Ecco, io ci sono stata...e preferisco non dirvi come è stato...ma passiamo al capitolo!
...Allora, sono stata brava eh?!? Avete visto che bel chappy lungo che vi ho scritto?? Bella è finalmente tornata a casa, la sua NUOVA casa...e si, si trasferisce da Eddy!!! Bello eh? E quale sarà il misterioso lavoro che ha in mente il nostro affascinante vampiro per Shila??? Bha...*me non dice niente ^^*
Ho notato che molte di voi avevano il terrore che Shila potesse/volesse rubare Ed a Bella...bhe, non temete, ho altri piani per lei, ma non anticipo niente!^^ *me molto malvagia*
Sono molto dispiaciuta nel dovervi annunciare che il prossimo aggiornamento è previsto non prima di fine mese...devo fare la mia ultima vacanza, una settimana in Trentino, ma è l’ultima, promesso!
...Preferiti, seguiti, recensioni...le cifre salgono! E tutto grazie a voi...vi voglio taanto bene cuori miei, e ve ne vorrò ancora di più se continuerete a commentare ^^.
Ora vado, a settembre...mese nel quale comincerà la scuola...:S....bacioni! Ele


Per rispondere a ...:

bigia: cavolo, come sei perspicace! Eh sì, ci hai proprio visto giusto, Bella dai Cullen e Shila con Arianna...che te ne pare come idea?! kissss
Cullenuzza: tranqulla, il nostro Eddino cucciolo-puccioso non corre pericolo e potrai risparmiare la povera Shila!XDXD kiss8
LadySile: don’t worry, Eddy è al sicuro ^^bacio
barbyemarco: mia cara, vacanze alla grande anche se sono un po esaurita... @.@ tu sei andata da qualche parte di bello o sei rimasta a casina? io la mia non la vedo da piu di un mese e...mi manca tnt.....ç.ç...anche a me sta simpa il signor Piggish! spero che ti sia piaciuto il capitolo lunghetto, baci8!
ale03: eh si, sono tutte brave le nostre ragazze! spero tu abbia gradito il chappy!^^ baci
Sheba_94: ...vedo che metti molte vocali ^^ sono contenta che il chap ti sia piaciutoooooooooooo kissotiiiiiiiiii
keska: eh si mia cara,non sto mai ferma in un posto per piu di due settimane.....e non vedo la mia casina da taaanto tempo ç.ç spero che il pc ti si sia aggiustato, altrimenti te ne regalo uno nuovo io personalmente XDXD baciotti
RenEsmee_Carlie_Cullen: ciao, sono felice che tu abbia recensito, e che ti piaccia la mia ff!!^^ spero di sentirti ancora, kizz!
Bella_kristen: mia cara pazzaaaaa XDXD Mirabilandia è bellissima...ma molto stancante!!! Invece tu dove vai di bello?? cmq ci azzecchi sempre! Bella dai Cullen, Shila da Ari...ma non le ruba eddy, tranqui!baciotti
Sabbry: eccomi qua con il nuovo chappy! che bello, una nuova fan *.* me felice...spero continuerai a seguirmi e commentare XDXD bacius




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Capitolo 27
*** 27. Un pezzetto di cielo ***






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Capitolo dedicato a keska, per farmi perdonare di aver saltato 5 capitoli della sua splendida ficcy ^^




Quella notte, una fata dai lunghi capelli color nocciola venne a farmi visita. Vestiva un abito color del cielo, così luminoso che sembrava fatto di luce vera. I suoi occhi, i miei occhi, mi fissarono a lungo, e potei leggerci amore e anche una profonda tristezza.
L’apparizione era così bella che rimasi ad osservarla a lungo, rapita dalla delicatezza dei suoi movimenti.
-Bella- disse la fata –sei felice?-
-Sì- risposi, senza esitare.
Lei sorrise, malinconica –Finalmente hai trovato la tua via, la vostra via. Continua a seguirla, sempre, e non permettere mai che niente e nessuno vi separi. Io veglierò su di te, amor mio-
E mentre pronunciava queste parole si alzò in volo, magnifica e fiera, allontanandosi e scomparendo.
-No!- urlai a quel punto –non abbandonarmi!-
-Ti sbagli- sentii dirle, la voce poco più che un sussurro –io sarò sempre con te, ricordalo-
-No- ripetei, ma oramai non c’era più niente da fare. Della fata permaneva solo un pallido chiarore, e non mi rimase altro da fare che accasciarmi a terra, e piangere.


-Bella? Bella?- sentii chiamare una voce, allarmata –Amore non fare così, te ne prego, mi fai preoccupare!-
No, lui non deve soffrire. Nessuno di noi deve soffrire, mai più, pensai, cercando di sollevare le palpebre, pesanti come macigni.
Ci riuscii, e una forte luce mi accecò. Mi pareva di essere di nuovo al cospetto della bellissima fata di poco prima.
-La luce…- mormorai, coprendomi il volto con la mano.
-Certo, amore- le tende vennero tirate, lasciando intravedere solo un pezzetto di cielo, azzurro intenso, quel tanto che bastava per distinguere i contorni degli oggetti. Subito, la stanza piombò nella semi-oscurità.
-Va meglio?- domandò la voce, gentile.
-Sì, grazie-
Con cautela aprii gli occhi, trovando la faccia di Edward a pochi millimetri dalla mia. Sentivo il suo alito fresco sul viso, e le nostre bocce pericolosamente vicine mi impedivano di pensare razionalmente.
-Ehm…Edward, mi sono appena svegliata, potresti evitare di farmi andare in iperventilazione almeno fino all’ora di colazione?- chiesi, trattenendo il fiato.
-Oh, scusa- fece lui, allontanandosi di vari metri.
Mi alzai, fissando corrucciata l’ampio spazio che ora ci separava –Ok…però non ho la lebbra!-
In men che non si dica me lo ritrovai al mio fianco.
Lo abbracciai, e lui ricambiò la stretta, sfiorandomi la fronte con le labbra fredde.
-Buon giorno, angioletto mio- salutò felice –stanotte hai fatto un brutto sogno?-
Lo guardai accigliata –No, anzi…perché me lo chiedi?-
Lui si rabbuiò –Ti sei svegliata piangendo-
Era vero, e un rapido tocco sulle mie guance ancora bagnate me ne diede la conferma.
-Oh-
-Sicura di non aver fatto un incubo?-
Annuii –Sì. Era un sogno, un bellissimo sogno- dissi, ricordando.
Edward era curioso –Ti va di raccontarmelo?-
Dopo un momento scossi la testa, dispiaciuta.
-Tranquilla, non è un problema- ribatte lui, abbracciandomi, ma intuii la delusione celata nelle sue parole.
-Perdonami, ma non me la sento. È una cosa privata-
-Non devi giustificarti-
Rimanemmo stretti per alcuni minuti, in silenzio, poi nascosi il viso nella sua spalla.
-Ho sognato mia madre-
Mi accarezzò i capelli, comprensivo. Sapeva della sua morte da quello che gli avevo raccontato al nostro primo appuntamento.
-Era splendida, con un abito celeste fatto come di luce. Sapeva di noi, ed era felice, e ha detto di non permettere mai a nessuno di separarci-
Edward mi accostò ancora più a se –Non succederà. Mai. Sarò sempre qui a proteggerti-
-Lo so- sussurrai, lasciandomi scappare un singhiozzo dalle labbra socchiuse.
Il mio gesto lo fece sussultare –Perché soffri?- chiese, tormentato. Sapevo che avrebbe voluto poter leggere nella mia mente, per capire cosa mi turbasse e potermi consolare, ma come per ironia della sorte, ero l’unica persona i cui pensieri gli erano preclusi.
-Non sto soffrendo, sono felice-
-Stai piangendo- mi fece notare, asciugando una lacrima traditrice che era sfuggita.
-Di gioia- sorrisi –rivedere la mamma, anche solo per qualche istante, mi ha fatto provare una felicità che solo un’altra persona è riuscita ad eguagliare- dissi, accarezzandogli il volto.
Poggiai il capo sul suo petto marmoreo –Lo so, era solo un’illusione, ma è stato comunque bellissimo. Non la vedevo da così tanto tempo, da prima dell’incidente. E, chiamami folle, ma per un attimo mi è parso che fosse tornato tutto come prima, che lei non se ne fosse mai andata e che insieme a papà fossimo la stessa famiglia di prima…-
Non riuscii ad aggiungere altro. Forti singhiozzi mi scuotevano il petto, facendomi sussultare. Edward mi circondò completamente con le sue braccia, creando come un’armatura protettiva.
-Scu- tentai di dire, ma le mie labbra furono bloccate da un suo dito.
-Shhh- mormorò, cullandomi –non parlare. Sfogati, amore-
E feci come disse lui. Il ricordo di mia madre aveva riportato a galla i momenti più belli della mia infanzia, ma anche i più dolorosi. Perché alla sua immagine era legata tutta la mia vita passata, quella Vecchia, come la definivo io. Essa terminava con la morte della donna che mi aveva messo al mondo. Da allora era cominciata una fase buia, il periodo di Stallo, di cui non avevo alcun ricordo, gli anni passati da sola con papà, prima che lui conoscesse Linda. Solo dal mio trasferimento a Parigi la mia mente cominciava a ricordare. Ed una Nuova vita era cominciata, quando avevo conosciuto Edward. Con lui, avevo letteralmente ripreso a vivere, senza più lasciarmi trascinare passivamente dai giorni e dagli eventi.
Pensai a quanto dovevo all’uomo che mi aveva fatto innamorare, lo stesso che in quel momento mi stringeva tra le braccia, sopportando di buon grado quella mia fase malinconica.
Con questi pensieri in testa, piansi per non so quanto tempo, finché infine, dalla stanchezza, non caddi nuovamente addormentata, in quello che fu un sonno senza sogni e finalmente riposante.
Mi svegliai molto dopo, sentendomi fresca come una rosa. Appresi con stupore che avevo dormito quasi un giorno e mezzo, tempo nel quale Alice aveva informato Arianna della mia intenzione di trasferirmi dai Cullen. Come avevo previsto, mia cugina non era stata affatto entusiasta della decisione.
-L’ho appena ritrovata e già le devo dire addio- aveva protestato.
Quando aveva conosciuto Shila però, aveva decisamente cambiato opinione. Si erano subito trovate, ed ora loro due ed il piccolo folletto formavano un trio inseparabile. Che fosse la volta buona che mi avrebbero lasciato in pace? Lo speravo…
-Esme?- chiamai.
Lei era ai fornelli della sua splendida cucina, intenta a preparare delle uova all’occhio di bue con pancetta. Io ero seduta al tavolo, e mi arrivava un profumino delizioso, tanto che il mio stomaco si mise a protestare dalla fame. Arrossii violentemente, mentre Esme si girava sorridendo e mi metteva nel piatto tutto quel ben di Dio.
-Ecco cara, buon appetito!-
Mormorai un grazie imbarazzato, poi presi la forchetta e feci per infilare in bocca il primo boccone.
Per poco non mi scappò un grido, quando il cibo bollente venne a contatto con la mia lingua. Subito mi trovai un bicchiere colmo d’acqua davanti agli occhi.
-Attenta, scotta- mi avvertì Esme, guardandomi divertita.
Bevvi avidamente quel liquido rinfrescante –Me ne sono accorta- commentai senza fiato.
Ridemmo insieme. Decisi di aspettare che la colazione si raffreddasse, nel frattempo posi alla vampira una domanda che mi tormentava dal mio risveglio.
-Esme, dov’è Edward?-
Lei mi guardò sorpresa –Non te l’hanno detto? È sparito da quasi due giorni-
La fissai inorridita, ma lei aggiunse –Tranquilla, ci aveva avvertito e ha detto di non preoccuparci per lui. Ah, ha lasciato anche un biglietto per te- disse –Ti dispiace se vado di là un momento a prenderlo?-
Feci di no con la testa e lei sparì dietro alla porta. Azzardai un boccone timorosa, ma le uova si erano raffreddate, come me a quella notizia. Edward se ne era andato. Dove? E perché non mi aveva chiesto di accompagnarlo?
-Tieni cara- proruppe una voce, interrompendo i miei pensieri. Esme mi stava porgendo una lettera, dalla quale proveniva l’inconfondibile odore del mio vampiro. La presi ringraziandola e la aprii. Vi erano alcune righe indirizzate a me, scritte con l’elegante calligrafia di Edward.


Ciao Amore,
Inizio subito chiedendo il tuo perdono. Se stai leggendo queste righe significa che ti sei svegliata, e non mi hai trovato al tuo fianco. Lo so, ti ho promesso che non ti avrei mai lasciata, ma questa che ho preso è stata una decisione improvvisa e non premeditata. Perdonami se non ti ho portata con me, ma avevi bisogno di riposare,e contavo di sbrigarmi prima del tuo risveglio.
Non stare in pena per me, non rischio alcun pericolo. E anche tu sei al sicuro, la nostra famiglia veglia su di te.
Ho lasciato disposizioni ad Alice riguardanti la mia idea dell’altro giorno. Ricordi? Quella per trovare un’occupazione alla tua amica Shila. Lei si è dichiarata d’accordo con me, spero che anche tu troverai la mia soluzione soddisfacente. Ascolta Alice, lei ti dirà tutto. Credo.
Tornerò presto da te, ricorda che ti amo e che sei sempre nei miei pensieri.
Tuo per l’eternità,
Edward



Sorrisi, Edward mi conosceva meglio di chiunque altro. Aveva risposto a tutti i miei quesiti non posti, tranne sulla destinazione di quel suo breve viaggio. Ma aveva anche detto di non preoccuparsi, perciò cercai di soffocare i senso di agitazione che mi opprimeva…con scarsi risultati. La paura di perderlo nuovamente era ancora troppo forte.
Le ultime righe mi avevano lasciata perplessa.
Ascolta Alice, lei ti dirà tutto. Credo.
Cosa significava quell’ultima parola?
Proprio in quel momento, Alice comparve sulla soglia della cucina.
Guardò con disappunto le uova quasi intatte nel mio piatto –Non hai ancora finito? Sbrigati che dobbiamo andare- esclamò.
-Andare dove?- ribattei io, preoccupata.
-Zitta e mangia!- ordinò lei, ficcandomi della pancetta in bocca –ti aspetto tra dieci minuti alla porta d’ingresso-
-Afife!- gracchiai, mezza soffocata, ma lei era già sparita.
Finii velocemente la colazione, ringraziando più volte Esme, poi schizzai in camera a vestirmi. Arrivai senza fiato sull’uscio di casa, mentre Alice si stava già avviando.
-Forza lumacona- mi chiamò lei, allontanandosi progressivamente.
Le corsi dietro, maledicendo i vampiri e la loro velocità vampiresca.
-Mi vuoi dire dove stiamo andando?- ansimai, una volta che la ebbi raggiunta.
Il piccolo demonietto si limitò a sorridere, proseguendo imperterrito la sua marcia.
All’improvviso, capii cosa aveva voluto dire Edward. Alice non aveva nessuna intenzione di parlarmi dell’idea del fratello. Voleva semplicemente mostrarmela.
Con mia grande sorpresa, la meta della nostra camminata si rivelò la pasticceria di Eveline. Mi fermai ad osservarla, vedendola bene per la prima volta. Lavorandoci personalmente, non mi ero mai soffermata ad apprezzarne la squisita estetica. Era un negozietto all’angolo della strada, con i muri color indaco e le vetrine ornate di decorazioni lilla. Il nome della pasticceria non avrebbe potuto essere più azzeccato:

Un petit part du ciel

Con un sussulto, ripensai al sogno di quella notte.
-Che fai lì impalata? Vieni!- mi richiamò Alice.
Entrai nel negozio, stranamente tesa. Subito vidi al bancone Arianna, chinata ed intenta a ordinare dei pasticcini appena sfornati. Poi mi voltai verso la cassa e rimasi letteralmente a bocca aperta. Con indosso l’uniforme viola del posto e con la cuffietta tra i capelli corvini, c’era Shila, che mi guardava sorridendo.
Un suono cristallino proruppe nella stanza.
-Ah Bella, come sei buffa!- boccheggiò Alice, piegata in due dalle risate.
Mi voltai lentamente verso di lei, guardandola sconvolta –Sarebbe questa la favolosa idea di Edward? E io dove dovrei lavorare adesso? Faccio il bignè?-
-Io ti assaggerei volentieri- disse una voce alle mie spalle.
Mi girai, fissando di traverso il bellissimo vampiro sorridente.
-Non scherzare. Come ti è venuto in mente di dare a Shila il mio lavoro?- sussurrai, evitando di farmi sentire dalla mia amica.
Il sorriso sul volto di Edward non accennava ad andarsene, facendomi irritare ancora di più. Perché erano tutti così calmi? Avevo appena perso il lavoro…per colpa del mio fidanzato!
-Edward ha pensato che una volta sposati non avresti più dovuto lavorare- spiegò Alice.
Li guardai entrambi, confusa.
-Tesoro, io voglio il meglio per te- disse Edward dolcemente. Come mi era mancata la sua voce!
Quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me, per poco non mi venne un infarto. E una volta che ebbe tirato fuori una scatolina di velluto azzurro dalla tasca e l’ebbe aperta, rivelando un solitario, il mio vecchio solitario che avevo perso, cominciai a pensare sul serio che non sarei più riuscita a respirare.
-Bella- cominciò Edward –sai quello che provo per te, l’ho già detto altre volte e lo ripeterei fino allo sfinimento: tu sei la mia unica ragione di vita, l’aria che respiro, il mio mattino, la mia sera, la mia notte. Tutta la mia esistenza ruota intorno a te, sei il mio sole, Bella, così splendente da accecarmi. Sei tutto ciò che desidero, la mia cantante, la mia piccola, dolce, tenera e irrimediabilmente imbranata umana. Vorrei poter passare con te il resto dell’eternità, vivere ogni giorno insieme, svegliarmi ogni mattina al tuo fianco. Per questo ti chiedo, Isabella Marie Swan, vuoi diventare mia moglie?-
Sentivo che non ce la potevo fare, non ce l’avrei fatta. Il mondo intorno a me stava perdendo i suoi contorni, tutto si faceva sfumato. E poi eccole, le dannate lacrime, sempre lì, pronte a tradirmi. Avevo diciotto anni, solo diciotto anni. Una vita davanti. E un ragazzo meraviglioso che aveva appena domandato la mia mano. Cosa dovevo fare? Amavo incondizionatamente Edward, e non desideravo altro che legarmi a lui per sempre, ma era giusto? Dopotutto, ero così giovane…
Piccola mia.
Sobbalzai. Quella voce…no, non era possibile…
Bella, ascoltami.
Mamma…
Sì tesoro, sono qui. Bella, lui ti ama, voi vi amate, non permettere che sciocche paure ti facciano commettere l’errore più grande della tua vita. Se gli dici di no adesso, gli spezzerai il cuore. E perderai una possibilità che non ti si presenterà mai più. L’amore vero, quello puro, sincero, limpido, capita una volta sola nella vita. Non lasciarlo scappare. Con lui sei felice, libera di essere te stessa. Non desideri prolungare questa gioia per l’eternità? Trascorrere ogni attimo della tua vita con lui? Essergli accanto sempre e comunque, nel bene e nel male? Dividere gioie e dolori, pianti e risate, quello splendido pezzo di cielo che hai ammirato questa mattina? Ma non devo nemmeno chiedertelo, perché tu sai già la risposta. E allora amore mio, fai la cosa giusta, segui il tuo cuore.
Sorrisi tra le lacrime, per la seconda volta quella mattina. Era mia madre. Solo lei avrebbe potuto parlarmi così, solo lei mi conosceva bene quanto Edward. Edward che in quel momento stava aspettando, Edward che probabilmente soffriva del mio silenzio e delle mie lacrime.
Con un gesto violento, asciugai il mio viso, per poi rivolgerlo verso di lui. Gli presi le mani e lo feci alzare, e solo quando fummo faccia a faccia parlai.
-Anche io voglio svegliarmi accanto a te, voglio addormentarmi su di te, voglio vivere insieme a te. E voglio anche tutte le altre cose che hai detto tu. Ma soprattutto Edward, io ti voglio, ti amo e voglio essere tua moglie.-
Non ci sono parole per descrivere la felicità che entrambi provammo in quel momento. L’abbraccio in cui mi strinse fu il più forte e delicato, il bacio che mi diede il più dolce e appassionato. E mentre insieme gravitavamo nel nostro universo a parte, qualcuno interruppe improvvisamente quel momento magico.
-Eveline, sono arrivate quelle teglie che mi avevi chiesto e ho pensato di portartele…- proruppe una voce, proveniente da dietro ad un enorme scatolone imballato. Da dietro il contenitore comparve Jaques, sudato e sorridente.
-Ciao Bella! Che ci fai in mezzo al negozio abbracciata con quel manichino? E perché non sei alla cassa…- iniziò, ma si interruppe immediatamente.
Lo scatolone gli cadde sui piedi, e avrei scommesso che si fosse rotto tutte le dita, nonostante ciò Jaques non fece una piega. Anche perché era troppo occupato a guardare Shila, con quella che, posso giurarlo, era la faccia da pesce lesso più buffa che avessi mai visto.





Mie careeee!!!
…No dai, mettete giù quelle piccozze e quei forconi, da brave…
Chiedo venia per il mio tremendo ritardo nell’aggiornare, ma ho 3 giustificazioni più che soddisfacenti (risposte alle vostre bellissime recensioni nel prossimo chappy, sempre per lo stesso motivo):


1- Innanzitutto sono tornata dalla montagna in uno stato pietoso, e dopo 7 giorni passati a camminare tra salite, discese, salite, discese, burrone…potete pure concedermi che sono stanca morta! Ma questa non è una vera giustificazione, perciò…


1 (di nuovo)- Essendo stata lontana da casa per quasi due mesi non ho potuto vedere le mie amiche, e adesso tutte premono per uscire con me (ormai mi sono ridotta a usare un’agenda, come per degli appuntamenti….XDXD)


2- I compiti…non ditemi che sono l’unica che si è ridotta all’ultimo per farli…bè dai, sono già a buon punto, mi manca solo un intero libro di matematica, uno di storia, uno di spagnolo e una tavola di tecnica…
3, ma non il meno importante, anzi…- Mi sono innamorata.


Chiedo perdono! A presto ;)




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Capitolo 28
*** 28. Jaques ***






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Jaques non mi era mai piaciuto. Fin dal nostro primo incontro, era subito stato palese l’astio che nutrivamo l’uno verso l’altro, reciprocamente. E il fatto che ogni volta che incontrava Bella ci provasse con lei, non aiutava certo a farmelo stare più simpatico. Ciò nonostante, quando vidi la sua faccia quel giorno, provai solidarietà nei suoi confronti. Conoscevo quell’espressione, era la stessa che si poteva leggere sul mio volto ogni quel volta mi trovavo in compagnia della mia piccola umana. E dallo stesso modo in cui lui guardava Shila, capii che da quel giorno in poi non mi sarei più dovuto preoccupare della sua concorrenza.
-Cosa gli succede?- mi chiese Bella, fissando Jaques, allarmata.
-Oh niente- risposi tranquillo, stringendola più vicina a me –penso che si sia appena innamorato-
Il mio angioletto ingenuo spostò il suo sguardo castano su di me, ammutolendo.
Sbirciai in direzione di Jaques, cercando di leggerne i pensieri. Niente, il vuoto più assoluto.
Corrugai la fronte, perplesso. Che fosse uno scudo, come Bella? Però mi pareva strano, l’avrei notato prima…
Poi capii: non ero il mio potere a non funzionare, era la sua mente ad essere completamente sgombra.
-Oh, eccoti finalmente! È tutta la mattina che aspetto quelle teglie, ma dov’eri finito?- esclamò Eveline, comparendo dal retro del negozio. I corti ricci rossi erano più ingarbugliati del solito, e totalmente coperti di farina, come il resto del corpo. Sembrava che fosse caduta dentro all’impasto di una delle sue favolose torte.
-Vieni che ti indico il posto dove mollare lo scatolone- disse ancora, facendo per incamminarsi. Poi, notando la strana immobilità del fratello, si bloccò irritata.
Ma cosa combina adesso?!
-Jaques, non ho tempo da perdere, quindi mi faresti il favore di muovere quel culo, una buona volta?- abbaiò, arrabbiata.
Ma Jaques non diede segno di aver capito, anzi, non diede proprio segno di vita.
Pur non avendo il dono di Jasper, percepivo la rabbia di Eveline crescere secondo dopo secondo. Le avevano commissionato tre torte per tre matrimoni, da fare entro domani, ma non poteva combinare niente senza quelle teglie. Decisi di intervenire, prima che l’irritazione della padrona del negozio si trasformasse in furia omicida.
-Eveline- chiamai –penso che Jaques non sia in grado di compiere alcun attività, in questo momento-
-E perché penseresti questo?- domandò lei, acida.
-Si da il caso che sia in palese stato di shock-
-Shock?- ripeté la ragazza, senza capire –e come mai?-
-Penso che dovremmo chiederlo direttamente a lui- precisai.
Mi diressi verso Jaques, che stava cominciando a riprendersi da quello stato catatonico. Primi pensieri confusi cominciavano ad affiorare nella sue mente. Si stava domandando cosa facesse in quel luogo, perché provasse un grande dolore al piede sinistro (quello dov’era caduto lo scatolone, per intenderci) e chi fosse la “creatura celestiale” davanti ai suoi occhi.
-Io ti consiglio di andarglielo a chiedere di persona- gli sussurrai all’orecchio.
Lui mi guardò stralunato, annuendo. Era così preso da non domandarsi neanche come facessi a conoscere quel quesito che si era posto silenziosamente.
Con passo incerto, lo vidi dirigersi verso Shila, che lo fissava accigliata. Con mia grande soddisfazione però, notai che quell’uomo così strano non le dispiaceva affatto, anzi, aveva da subito destato la curiosità della bella ragazza.
Arrivatole di fronte Jaques si arrestò, parlando con voce trasognata, anche se forse sarebbe meglio se avesse taciuto.
-Oh creatura, cosa sei, una visione, un sogno? Se è così non svegliatemi, perché resterai a guardarti per sempre- disse.
Mi portai una mano alla fronte, scuotendo il capo, mentre tutto intorno a me percepivo le risatine dei presenti.
-Oh no, io sono Shila, solo Shila. Tu chi saresti?- chiese la fanciulla, ridacchiando.
-Jaques Noir, suo umile servo- rispose il deficiente, facendo un inchino, senza mai distogliere lo sguardo da quello di lei.
Shila arrossì, sorridendo.
Che strano individuo! Però sembra simpatico, ed è anche carino…
Bè, se non altro non lo considerava un pazzo maniaco!
Mi accorsi della leggera pressione sul mio braccio. Bella mi osservava, concentrata.
-Stai leggendo i suoi pensieri?- sussurrò, accennando col capo in direzione di Jaques, che stava facendo un elegante baciamano a Shila.
Le sorrisi. Com’era perspicace, la mia piccolina!
-Cosa dicono?- chiese ancora il dolce angioletto.
-Niente. Ti basta guardare come si sta comportando adesso…come uno completamente privo di cervello- risposi, fissando il decerebrato che stava tessendo le lodi del naso di Shila.
-No sul serio, ha una linea così delicata, e poi, guarda! Nemmeno un brufolo, e dire che alla tua età Eveline ne era piena…-
Sbirciai preoccupato verso la sorella, che stava seriamente prendendo in considerazione la possibilità di privare Jaques dell’inutile appendice che si trovava in mezzo alle gambe…
Presi l’ignaro fratello in disparte, interrompendo gli elogi al neo sulla guancia destra di Shila, che altro non era che una macchia di cioccolato.
-Piantala di fare il cretino, piuttosto aiuta tua sorella con quelle teglie, avrai tutto il tempo di approfondire la conoscenza di Shila più tardi- gli sibilai.
-Ehi amico, calma, potresti aiutare tu quella megera, così potrei dedicarmi completamente a quel bel bocconcino di là- propose il subnormale, con un sorrisino ebete alquanto irritante stampato in viso.
Cominciavo a pensare che la trovata di Eveline non fosse tanto male…scossi la testa. Non potevo permettere che capitasse qualcosa a Jaques, sapevo che Bella ci teneva a lui, anche se non capivo come ci si potesse affezionare ad un mollusco del genere.
Sospirai –Va bene Jaques, mi occuperò io delle teglie, basta che ora sparisci dalla mia vista, altrimenti potrei non essere più padrone delle mie azioni-
Lui alzò le mani in segno di resa, poi si sistemò i vestiti, dirigendosi sorridente in direzione di Shila.
-Perdonami, ma ho avuto un piccolo contrattempo- esclamò, prendendo la mano della ragazza tra le sue.
Te lo do io il contrattempo…
-Nel cafè qui all’angolo fanno un cappuccino buonissimo, posso avere l’onore di offrirtene uno?- chiese poi il damerino, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più maliziosi.
Non che ce ne fosse bisogno! Shila era completamente rapita dai suoi modi così aristocratici, ed accettò subito e volentieri.
-Eveline, potrei…?- domandò incerta, rivolgendosi alla capa.
-Sì sì, andate- disse lei, sbrigativa. Non vedeva l’ora di levarsi il fratello di torno.
Jaques porse il braccio a Shila, che lo prese sorridendo, e insieme uscirono dal negozio. Appena se ne furono andati dalla stanza, l’atmosfera melensa e insostenibile si alleggerì, tornando ad essere sopportabile.
-Ma che cosa gli è preso?- proruppe Arianna, rimasta scioccata a fissare la scena, come tutti gli altri.
-Non ne ho idea e francamente non me ne importa un ficco secco, ma se osa comportarsi ancora così si può scordare di vivere sotto il mio stesso tetto- disse Eveline, cupa.
Dovevo ricordarmi di dare un’occhiata alle offerte di case sul giornale…
Sentii una risata provenire dalle mie spalle. Bella aveva le lacrime agli occhi, e un delizioso verso le usciva dalle labbra, rosee come le guance.
-Sei felice, amore?- le chiesi, sorridendo. Magari era per la recente proposta che le avevo fatto, e che lei aveva accettato.
-Era…era troppo buffo!- boccheggiò il mio angioletto, ormai preda delle risate –avete visto che faccia? Sembrava un pesce lesso!-
-Sì cuginetta, uguale a te quando vedi Edward- sogghignò Arianna, meritandosi una linguaccia da parte dell’amica.
Tra le risate generali, Alice parlò.
-Bando alle ciance ragazzi, abbiamo un matrimonio da organizzare- esclamò, riscuotendo l’assenso della bionda dietro al bancone.
-Dobbiamo ancora scegliere la chiesa- cominciò Arianna.
-E la lista degli invitati- aggiunse il folletto.
-Non dimentichiamo i fiori…-
-…e il vestito, l’acconciatura, il trucco!-
Le due pazze presero a saltare in mezzo alla stanza, emettendo urletti esaltati e intonando una canzoncina che suonava tipo “Edward e Bella si voglion sposaaar, lui dice sì, lei fa così, poi ci ripensa e dice di sìììììì!”
Circondai il mio amore con le braccia, come per proteggerla dalla quella follia dilagante. Adesso anche Eveline, dopo aver appreso la notizia del matrimonio, si era unita al duo.
-Tranquillo, non diventerò mai così- mi rassicurò Bella, intuendo i miei pensieri.
-Lo spero, anche perché ne abbiamo già abbastanza di maniache dello shopping- risposi io, fissando accigliato Alice.
Non potete rimanere qui, dobbiamo organizzare il vostro matrimonio! Pensò il folletto.
Ah certo, mica potevamo assistere ai preparativi per il nostro matrimonio…
-Alice vuole che ce ne andiamo- sussurrai nell’orecchio alla mia piccola umana.
Lei arrossì per quel contatto così vicino –Come mai? E poi non dovresti dare una mano con lo scatolone?-
-Dice di non preoccuparsi, che ci penserà lei, e ha anche minacciato di trascinarti a fare la prova abito, se non spariamo immediatamente- dissi, rabbrividendo davanti alle immagini che vidi nella mente della mia diabolica sorella.
Bella ebbe la mia stessa reazione e, presomi per mano, ci lanciammo fuori dal negozio. Una volta all’aria aperta, mi guardò, penetrante.
-Dove sei andato mentre io dormivo?- chiese, e intuii che quella domanda la tormentava da quando mi aveva visto.
-Oh, da nessuna parte- mi affrettai a dire.
Lei assottigliò lo sguardo –Vorresti forse mentire alla tua futura moglie?-
Mi morsi il labbro, maledicendo le dannate lezioni di Alice che, a quanto pareva, stavano dando i loro frutti.
-E va bene- sospirai, arrendendomi –ero andato a cercare il tuo anello-
Il ché era vero, o almeno, in parte…
Bella si guardò l’anulare della mano destra, dove il solitario brillava in tutto il suo splendore.
-Dove lo hai trovato?-
-Era ai piedi della Torre Eiffel, come avevi presupposto tu-
-E non lo aveva ancora preso nessuno?-
Scossi la testa –Era ben nascosto. Deve esserti caduto mentre James ti portava in cima, ed è finito tra le fondamenta. È solo grazie alla mia vista da vampiro che sono riuscito a trovarlo e recuperarlo-
Lei mi fissò atterrita, e capii subito la causa della sua perplessità.
-J..James?- ripeté, titubante.
Annuii, sorridendole. Sentire quel nome non mi provocava più problemi, tanto che riuscivo persino a pronunciarlo. Avevo capito che non c’era più nulla da temere nel momento stesso in cui Bella aveva pronunciato il fatidico “sì” alla mia proposta.
La mia piccola umana mi abbracciò –Ci hai messo due lunghi giorni per recuperare l’anello? Sicuro di non aver fatto altro?- disse, penetrandomi con quei pozzi che aveva al posto degli occhi.
-Al cento per cento- risposi, baciandola sul naso.
Ma lei non sembrò affatto soddisfatta, anzi, sulla sua candida fronte comparve quella ruga di disapprovazione che tanto amavo.
-Non ti preoccupare, saprai tutto a tempo debito- aggiunsi, ma mi accorsi troppo tardi di aver commesso un grave errore.
-Ah ah!- esclamò il mio angioletto pestifero –allora è vero che mi stai nascondendo qualcosa-
-Niente che sia indispensabile che tu sappia, amore-
-Chi te lo dice? Eddai Edward, dimmelo, sono curiosa!-
Le sfiorai la bocca con le labbra –La pazienza è la virtù dei forti, e tu sei forte e coraggiosa come una leonessa, vero? La mia bellissima e invincibile leonessa-
-In questo momento mi sento più come un criceto, chiusa nella sua gabbia e impotente- si lagnò lei.
Risi della sua espressione offesa, facendola arrossire –Anche i cricetini sono piccoli e teneri, proprio come te-
Bella alzò gli occhi al cielo –Con te non si può parlare…- cominciò, ma fu distratta dalla mia bocca che si era prepotentemente attaccata alla sua.
Mi staccai, lasciandola senza fiato –Non vale- ansimò.
-Ognuno usa le armi che ha…- dissi io.
-Questa l’ho già sentita…-
Così, ridendo e scherzando, ci dirigemmo verso casa Cullen, camminando con passo sicuro incontro al nostro futuro.





Cuooori miei! Allora, come penso che avrete capito questo era più che altro un capitolo di passaggio, ma personalmente lo trovo abbastanza carino *me molto modesta ^^*
Jaques è completamente cotto di Shila, e anche lei non sembra indifferente…Edward è riuscito a sfuggire alle insistenti domande di Bella prendendola per sfinimento, ma dove sarà andato veramente in quei due giorni? Si accettano ipotesi e scommesse….xDxD


Per rispondere a…

barbyemarco: XDXD no, Jaques è umano, anche se mi rifaccio alla figura di Jacob, non ha avuto l’imprintig, semplicemente un colpo di fulmine….^^….grazie 1000 x il consiglio, come vedi l’ho seguito alla lettera! Kiss
ale03: eh carissima, hai proprio ragione, sono un caso disperato! Lui sì che piace a me, ma io….non è ho idea!:S BACIUZ
nihal soana93: mia cara, mi hai aiutata sì!^^ come vedi ho parlato con la mia amica, ed ho ben in mente ciò che voglio da lui….cercherò di capire se abbiamo le stesse intenzioni! Baciotti
RenEsmee_Carlie_Cullen: hai visto? ho aggiornato in tempo record XDXD grazie per i consigli, hai ragione, devo vivere l’amore….kissotti
keska: la mia futura dottoressa!^^ sì, ora i piccioncini si sposano, ed hai ragione, anche a me è piaciuta molto la parte della madre, l’ho scritta perché secondo me non c’è persona più vicino a te di tua madre, quella che ti conosce meglio e sa meglio consigliarti…..guarda, io mi sono sentita in colpa tantissimo per essermi innamorata di L., ma dopotutto, cosa ci posso fare? Non è stata una cosa premeditata…..XDXD lasceremo decidere a lui….bacioni!
Bella_kristen: eccola la mia lettrice pazzaaaa!!!XDXD sì, la montagna è davvero stancante, ma mai quanto l’amore….DAVVERO E SUCCESSA LA STESSA COSA ANCHE A TE?!?!? O mio dio!!! E come si e risolta??? Io spero che vada tutto bene….^^ per quanto riguarda il chappy…wow, quanto entusiasmo! Allora, l’anello ce l’ha bella e quindi siamo a posto, poi Jaques starà con shila e siamo ok…..e questo chap e bello lungo, cosi sei felice!^^ baci8
bigia: proverò proverò cara mia, e speriamo bene!^^ baci
Sheba_94: anche io voglio un Edward!!! E comunque ogni ora e buona x commentare!^^ io sono stata sincera, ora si vedra cosa succedera….speriamo bene! Come va con i compiti? Io ho finito quasi tutto tranne…..latino!!XDXDkissssss


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Capitolo 29
*** 29. Preparativi ***






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Mie care, chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma tra la scuola appena ricominciata (e la conseguente valanga di compiti) e i miei casini amorosi ho avuto molto poco tempo per scrivere…
Questo capitolo doveva essere più lungo, ma ho deciso di dividerlo, sia perché altrimenti avrei dovuto farvi aspettare ulteriormente, sia perché…voglio farvi restare col fiato sospeso! ^^ me malvagia.
Spero che, anche se è un po’ cortino vi piaccia…vi prometto che il prossimo sarà lungo per tutti e due!
Ci vediamo in fondo con la risposta alle vostre recensioni! Baci e buona lettura!





Edward mi stava tenendo nascosto qualcosa, lo sentivo. Tra di noi non c’erano mai stati segreti, gli avevo persino raccontato la mia storia, era uno dei pochi con cui mi ero confidata. Ma lui niente, non voleva rivelarmi dove era andato in quei due maledetti giorni. E questo mi distruggeva. Sapere che un segreto alleggiava tra noi due, era peggio che non sapere il segreto stesso. La sola presenza di quell’incognita bastava a rendermi irrequieta e scostante.
-Bella? Sei ancora tra noi?- domandò una vocetta squillante e infastidita.
Alzai il capo distratta, trovando a pochi centimetri dal mio viso quello di Alice, che mi fissava corrucciata.
-Ti dispiacerebbe collaborare? Sto cercando di organizzare il tuo matrimonio, un po’ di partecipazione da parte tua non sarebbe male- sbottò.
Sospirai –Hai ragione Alice, è solo che…-
-Non ti devi preoccupare- mi interruppe lei –Edward ti sta preparando una bellissima sorpresa, è per questo che non può rivelarti dove è andato in quei giorni-
La guardai, scettica. Sia lei che suo fratello sapevano bene quanto detestassi le sorprese.
Per tutta risposta, la piccoletta alzò gli occhi al cielo –Non fare così, vedrai che ti piacerà- altra occhiata poco convinta da parte mia –l’ho visto!-
Giusto, mi ero dimenticata che sapeva leggere nel futuro. Edward mi aveva raccontato tutto sui vampiri, compresi gli strani poteri che possedeva la sua strana famiglia. E si era alquanto sorpreso quando mi aveva vista rimanere impassibile davanti a quelle confessioni. Eppure, nonostante si trattassero di creature leggendarie, non riuscivo a provare timore nei confronti dei Cullen. Eravamo davvero una ben strana combriccola…
-Va bene, ti credo, ma non sono ancora tranquilla- risposi ad Alice, che mi fissava in attesa.
-Oh, quanto rompi sorellina! Adesso non fare più storie e aiutami a decidere il colore dei tovaglioli- esclamò lei, prendendomi per mano e trascinandomi attraverso il negozio.
Oramai era quasi un mese che si occupava della preparazione del matrimonio mio e di Edward, e non sembrava mai stanca. Fiori per la chiesa, lista degli invitati, regali, partecipazioni…un negozio dopo l’altro, senza fermarsi nemmeno un momento. Va bene che i vampiri non dormono, ma non si stancano mai?
Ma Alice aveva anche due valorose compari. Arianna e Shila venivano sguinzagliate, chi a fare compere, chi a compilare inviti, sotto ordini della piccola boss. Speravo che almeno loro prima o poi si sarebbero scocciate ma niente, parevano instancabili. E i Cullen non mi aiutavano di certo. Era come se fosse stato stipulato un patto muto tra Alice e la sua famiglia: lei non avrebbe disturbato loro, a patto che il compito di preparare la cerimonia fosse affidato intermente a lei.
Guardai tristemente i due tovaglioli di colori pressappoco identici che mi porgeva Alice, raggiante.
-Ma tu, non ti stanchi mai?- le chiesi con tono supplicante.
Mi diede un buffetto –Zitta, parla solo per pronunciare la parola “sabbia” o “perla”-
Sbuffai –Ma qual è la differenza?! Sono identici!-
Uno strillo acuto riempì la sala del negozio dove ci trovavamo, attirando tutti gli sguardi dei presenti su di noi.
-Aaah! Cosa sentono le mie povere orecchie! Senti, non sto a spiegarti l’abisso che separa il sabbia dal perla, ma tu sbrigati a deciderti, abbiamo ancora le posate da prendere, E i bicchieri, e i piatti, e i fiori per la tavola, e…-
-Sì sì, ho capito- dissi sbrigativa, prendendo in mano il tovagliolo perla, che mi pareva leggermente più chiaro rispetto all’altro –questo-
Alice mi fissò, perplessa –Sei sicura? Io avrei scelto l’altro…-
Trascorremmo il resto della giornata a fare shopping di ogni suppellettile possibile ed immaginabile. Quando infine tornammo a casa, mi reggevo in piedi solo con la forza della disperazione.
-Ma non potevano accompagnarti le tue aiutanti?- domandai con un filo di voce, mentre entravamo in casa.
-Arianna si sta occupando degli inviti, mentre Shila aveva un impegno-
-E quindi l’ho dovuta sostituire per forza io?-
-Senti, non l’avrei lasciata andare se non si fosse trattato di una cosa importante. Oggi doveva uscire con Jaques, è il loro primo mensiversario!- esclamò il folletto, con gli occhi a forma di cuore. Grugnii, ma proprio oggi dovevano festeggiare il loro primo mese insieme?
-Preferivi forse passare la giornata a scrivere bigliettini su bigliettini, fino a quando la tua mano non si fosse staccata dal resto del corpo e non fosse scappata via urlando?- ribatte Alce, infastidita.
Scossi la testa, rassegnata. Discutere con lei era inutile quasi quanto cercare di cavare fuori quel dannato segreto ad Edward.
-Eccole qui, le mie due donne- proruppe una voce in quel momento. Edward mi stava venendo incontro, le braccia aperte e un grande sorriso sul volto. Si parla del diavolo, anzi, del vampiro…
Mi accasciai sul suo petto, sorretta dalla sua presa.
-Oh oh, qui c’è qualcuno che ha bisogno di una bella dormita. Alice ti ha torturata così tanto?- mi chiese il mio futuro marito, accarezzandomi i capelli amorevolmente.
-Non le ho fatto niente, è lei che esagera- si difese il folletto, prima di sparire in sala con tutti i nostri acquisti.
Edward mi portò in camera nostra e chiuse la porta. Dopodiché si venne a sedere sul letto, dove giacevo stesa. Ero davvero esausta.
-Bella, devo preoccuparmi?- mormorò con la voce tormentata.
Scossi la testa –No…-
-E allora, mi vuoi dire cosa c’è che non va?-
Intuii che non si stava riferendo alla mia stanchezza, ma al mio strano comportamento in quelle ultime settimane.
Mi alzai, guardandolo negli occhi -È solo che…Edward, cosa mi stai nascondendo? Dimmelo ti prego, non voglio che ci siano segreti tra di noi-
Lui sorrise, stringendomi a sé –Stai tranquilla amore, domani saprai tutto-
Alzai la testa di scatto, fissandolo speranzosa –Davvero?-
-Davvero davvero- ripeté lui, baciandomi il naso e facendomi il solletico –domani noi due faremo un viaggio-
-Un viaggio? E dove andiamo?-
-Shhh, adesso dormi. Lo scoprirai domani mattina- disse lui, e dal suo tono fermo capii che il discorso si chiudeva lì.
Decisi di non ribattere, ciò nonostante mormorai un “uffa” che lo fece ridere fino alle lacrime (anche se i vampiri non potevano piangere, Edward era un bravissimo attore). Poco dopo mi addormentai sul suo petto marmoreo che, seppur duro come la pietra, era il posto dove preferivo coricarmi. Un secondo prima di chiudere gli occhi sentii mormorare poche parole da Edward.
-Dormi angioletto mio, che domani sarà una giornata che non dimenticherai per il resto della tua vita-




Sbuffai, annoiata.
-Va tutto bene, amore?- chiese Edward, per l’ennesima volta.
-Sì, ma…quanto manca ancora?- dissi, voltandomi verso di lui.
Un grande sorriso si allargò sul volto del mio vampiro.
-Non temere, siamo quasi arrivati. Resisti un paio di ore-
Strabuzzai gli occhi –Un paio di ore?! Edward, ma io non ne posso più! Siamo dentro alla tua dannata macchina dalle otto del mattino-
Oh oh. Il sorriso di poco prima scivolò via dal volto di Edward. Che stupida che sono.
-Isabella, non posso andare più veloce di così. C’è un limite da rispettare, e io ho già sforato. Inoltre, come puoi vedere, la strada è affollata di macchine, e la mia adorata Volvo non ha ancora imparato a volare-
Mi morsi il labbro inferiore, maledicendo la mia lingua lunga. Possibile che non riuscissi mai a stare zitta? Edward era stato molto paziente con me, mi aveva sopportato in tutti quei giorni in cui ero stata così intrattabile, ed ora stava guidando in mezzo al terribile traffico del sabato solo per farmi una sorpresa. Guarda fuori dal finestrino, in direzione della lunga coda di auto dei francesi che scappavano dalle affollate città per concedersi un weekend al mare. E quel pover uomo seduto al mio fianco non si era mai lamentato Mi aveva chiamata col mio nome per intero, cosa che faceva solamente quando era molto infastidito. Avevo insultato la sua Volvo, l’avevo trattato male, e lui stava facendo tutto quello per me…gli occhi mi si riempirono di lacrime. Sfortunatamente, lui se ne accorse.
-Bella, piccola, io non volevo…- disse con la voce tormentata.
Scossi la testa con forza –No Edward, sono io che non avrei dovuto dire quelle cose. Non so cosa mi sta succedendo, ma in questo periodo sono sempre agitata, sulle spine…perdonami, ti prego, io…io non ti merito…- mormorai, cercando di trattenere i singhiozzi.
Subito mi trovai in mezzo alle sue braccia.
-Amore, non dire mai più una cosa del genere- disse lui, serio, poi mi prese il viso tra le mani, incatenando i miei occhi ai suoi –noi due siamo fatti per stare insieme, è il nostro destino. È normale che tu sia nervosa, ti stai per sposare! Anche io sono impaziente, perché non vedo l’ora di diventare a tutti gli effetti tuo marito, dobbiamo solo resistere per ancora un po’…- sussurrò, baciandomi dolcemente.
Chiusi gli occhi, beandomi di quel contatto. Edward aveva ragione, tra poco sarei diventata la signora Cullen, e allora non avrei più dovuto preoccuparmi di tovaglioli, inviti e altre cose. Stavo cominciando a rilassarmi, quando improvvisamente mi ricordai che ci trovavamo in auto, bloccati dalla folla, e che il mio fidanzato non aveva le mani sul volante.
-Edward, la macchina!- strillai, staccandomi da lui.
La sua splendida risata risuonò nell’abitacolo –Ah Bella, ma quante volte di dovrò ricordare che sono un vampiro e che, per giunta, so leggere nel pensiero?-
Incrociai le braccia, mettendo il muso. Edward rise ancora, e poi mi fece il solletico, e risi anche io.
Il viaggio proseguì più tranquillo, tanto che le due ore parvero volare via. Vidi il panorama cambiare, dai boschi francesi passammo per alte montagne, alcune anche innevate, fino a giungere in campagne sterminate, e poi colline.
Quando infine ci fermammo, scesi velocemente dalla macchina, un atroce dubbio che si formava nella mia mente. Ci trovavamo in uno spiazzo, delimitato da un muretto di mattoni. Mi avvicinai a quest’ultimo e, giuntavi dinanzi, mi sporsi per guardare sotto.
Spalancai la bocca, senza parole. Ai piedi dell’altura vi era un boschetto, con rigogliosi alberi dalle foglie verdi, e in lontananza, ma non meno bella, vidi il mare, scintillante sotto la luce del sole.
Mi voltai verso Edward, che si avvicinò e mi prese la mano. Sotto il sole, la sua pelle brillava come coperta da mille diamanti. Mi fermai ad ammirare quello spettacolo unico, ancora più bello del paesaggio oltre quel muretto.
-Non mi avevi detto di questo…- mormorai, rapita dal suo splendore.
Lui sorrise, sfiorando la mia bocca con le labbra –Non ne ho avuto occasione, e poi, volevo che fosse una sorpresa-
-È questo che volevi mostrami?-
Edward indietreggiò, spostandosi dalla luce e portandomi con se –No, il vero regalo è un altro-
E detto ciò si mise di lato, mostrando la persona alle sue spalle. Un uomo alto e stempiato mi fissava, il volto distorto dal rimorso, gli occhi azzurri colmi di lacrime.
-Bella, mi sei mancata- disse mio padre.





…Ta daaaan!! Allora, cosa ne pensate?...Lo so lo so, è davvero corto, però si spiegano un po’ di cose…
Innanzitutto Shila e Jaques stanno insieme, poi Edward svela a Bella il segreto…dove sarà stato in quei due giorni? La scorsa volta nessuna di voi ha indovinato, vediamo se stavolta ce la fate…
Ehi tipe, ma dove siete finite?! Ok, posso capire d’estate…ma ora le vacanze sono finite! Non accetto più un calo nelle recensioni…e ringrazio infinitamente le mie stelline che commentano sempre! Ovviamente un grazie grande anche a chi mette tra i preferiti o seguiti questa ficcy ^^


Per rispondere a…

ale03: ah mia cara, a chi lo dici!! Io direi che Dio ha creato prima l’uomo come bozza, ma la vera opera d’arte è la donna…giusto?!?!^^ baci
bigia: per fortuna con la mia amica ho chiarito, ma adesso è successo questo casino con L…cosa devo fare???? Hellllp….kiss
keska: mia carissimaaaa, hai proprio ragione, mi sono innamorata di un pazzo furioso! T.T Ma parlami di te, il tuo cervello ha riattaccato la spina o è ancora in vacanza?? XDXD Sì, quello scorso era un capitolo di passaggio, ma vedrai che il prossimo sarà decisivo…O.O bacioni!
RenEsmee_Carlie_Cullen: grazie cara ^^ io ho aspettato…ma come vedi è successo un macello…ç.ç kissss
mione94: amore mioooooo ma che bello che mi recensisci!!!^^ Eh mia compina, aiutami tu, io nun so più che fare…certo, anche tu non sei messa poi tnt bene, con quel cavolo di TDC ….ù.ù….bhe dai, io mi prendo Billy Joe e tu Nick, così siamo felici entrambi! O se preferisci, tu Jacob….vero?!?!?!XDXD ci ved doma a scuola, ti lovvo!
Bella_kristen: *-* wow mia cara, ma io ti ammiro! Tu sì che devi essere una brava amica, metterti da parte per quell’altra ragazza…sei stata un tesoro! Io AVEvo pensato di farlo, ma proprio non ci riesco a dimenticare L….e ora è successo questo casino….cosa devo fare???aiutami tuuuuuu…..bacioni ti vi bi!
Sheba_94:ma noooo anche a me piacciono gli Evanence!!! E anche i Nirvana (Kurt <3) e Ozzy Osbourne e Alice Cooper e i LP…XD quali sono i tuoi altri gruppi preferiti?? Sono felice che il chappy ti abbia fatto ridere, pensa che mentre lo scrivevo ridevo da sola XDXD me matta, kissssssssss
angel94: ciao!! Eh, come hai visto non va affatto bene con L….tu che mi consigli di fare??? Baciii!


Prossimo aggiornamento: data sconosciuta XDXD spero al più presto…Bacione e: COMMENTATE! ^^ ele



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Capitolo 30
*** 30. L'abito ***






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Avevo ragione. Il panorama di fronte ai miei occhi mi era sembrato talmente familiare, troppo perché io non ci fossi mai stata. Fin da quando ero bambina, io e i miei genitori venivamo a passare le vacanze estive in Italia, nella nostra casa al mare nelle Marche. Ricordo che quel luogo mi piaceva tantissimo: adoravo le mattine trascorse tra bagni e ghiaccioli, per non parlare dei pomeriggi passati a giocare a nascondino nel grande giardino dietro casa. Ero sempre stata bravissima a nascondermi, amavo esplorare i dintorni della casa, inoltrarmi nel bosco (disobbedendo agli ordini di mia madre), scoprire nuovi nascondigli.
Guardai la villetta di fronte a me. Non l’avevo ancora notata. Se me ne fossi accorta prima, avrei riconosciuto subito quei posti carichi di ricordi. La casa non era cambiata molto, il muro esterno era dello stesso rosso magenta, forse solo un po’ più sbiadito, l’albero di fronte al balcone della mia cameretta era lo stesso, una quercia altissima e chissà quanto vecchia. In un lampo, mi chiesi chi fosse il più centenario tra lei e il mio fidanzato…
Anche mio padre non era cambiato molto. Il suo volto squadrato all’apparenza severo, ma che celava la vera natura buona di quell’uomo, era esattamente come lo ricordavo. Appena mi aveva vista, un gran sorriso era comparso su quel viso che tanto mi era mancato e le due solite fossette si erano formate agli angoli della bocca. Gli occhi, di un celeste quasi impossibile, si erano colmati di gioia e di lacrime.
-Bella…- sussurrò ancora, incredulo. Forse mi considerava una visione, o uno spettro del passato. Per me era così, mi pareva di essere tornata indietro nel tempo a quando, piccola canaglia, riuscivo a sfuggire all’occhio vigile di mia madre, per andarmi a rintanare in uno dei miei rifugi segreti. Lì trascorrevo ore in completa calma, immergendomi nella natura e ascoltando il suono del vento tra le foglie. Ma prima o poi arrivava lui e, con parole dolci e comprensive, riusciva sempre a riportarmi a casa. Non so come facesse a scovarmi, sta di fatto che ci riusciva sempre. Lui che sapeva farmi ridere quand’ero triste, Lui che mi copriva quando disobbedivo alla mamma, Lui che mi faceva sognare con le sue storie, Lui, Lui che c’era sempre stato per me.
“Papà”. Una parola. Mille significati. In quel momento, vedendolo lì, davanti a me, sofferente eppure felice, solo allora mi accorsi di quanto mi fosse realmente mancato in quei mesi. Nonostante la presenza di Edward, non vi era nessuno che avrebbe mai potuto sostituire il suo affetto, colmare il vuoto che aveva lasciato. Certo, il mio futuro marito aveva catturato il mio cuore, ma c’era una parte, una metà che sarebbe sempre appartenuta a mio padre, sentivo che gli spettava di diritto.
Sorrisi, sorrisi tra le lacrime che avevano cominciato a scendere copiose sul mio volto, sorrisi, guardando i due uomini più importanti della mia vita. E capii, finalmente compresi che non potevo vivere senza di loro, nessuno dei due. Corsi da mio padre e lo abbracciai, e lo strinsi come non facevo da tanto.
-Perdonami. Ti voglio bene-
Mi allontanai, udendo quelle parole. Lo fissai in faccia, e mi parve più anziano, provato, come se improvvisamente tutto il peso degli anni gli fosse piombato sulle spalle.
-Isabella, sono stato cieco. Non ho visto il male che ti stavo facendo, che ti stava procurando la persona che avevo portato in casa. Che stolto, che idiota! Come ho potuto credere davvero che quella donna avrebbe potuto riempire il vuoto lasciato dalla perdita di tua madre, finanche essere come una seconda mamma per te? Solo dopo la tua scomparsa mi sono reso conto di quanto fosse arida e vuota la sua anima. Avevo capito il mio errore, ma era troppo tardi. Avevo già perduto tua madre, ed ora…anche te-
Ebbe un eccesso di tosse, e cadde a terra. Edward fece per muoversi, ma per una volta fui più veloce di lui.
-Papà!- urlai, precipitandomi al suo capezzale. Gli presi un braccio e con la mano lo aiutai ad alzarsi, sorreggendolo.
-Bella...Bella…- continuò a mormorare lui.
-Portiamolo dentro- suggerì Edward, aiutandomi a tenerlo.
Annuii ed entrammo in casa. Anche l’interno era come lo ricordavo. Passammo sotto il grande arco di pietra, arrivando all’ingresso. Con passo sicuro mi diressi verso la prima porta in fondo a destra, seguita da Edward con papà. Quando misi piede nel grande salone, per un attimo mi parve di scorgere la delicata figura di mia madre seduta sulla poltrona davanti alla finestra, intenta a leggere una fiaba alla bambina dai boccoli castani seduta ai suoi piedi. Poi la magia finì, e io mi mossi rapida per sistemare il divano di velluto.
-Ecco. Mettilo qui- dissi ad Edward, quando arrivò.
Lui vi adagiò sopra mio padre, rivolgendomi un timido sorriso. Lo ricambiai, dovevo ricordare che era grazie a lui se mi ero ricongiunta alla mia famiglia.
-Come si sente?- domandò il mio vampiro in quel momento.
-Tranquillo figliolo, sto bene- mormorò mio padre, poggiando la mano sul braccio di Edward. Li guardai, sconvolta.
-Vi conoscete?- chiesi, pentendomi subito di quella domanda. Era ovvio, altrimenti come avrebbe fatto Edward a sapere dove trovare mio padre? In un attimo, capii cosa aveva fatto in quei due misteriosi giorni.
-Oh sì, è stato Edward a parlarmi di te. Un giorno si è presentato alla mia porta, pregandomi di ascoltarlo. E quando ha fatto il tuo nome, ho subito prestato attenzione- disse papà.
-Cosa ti ha detto?- chiesi, tesa.
Lui sorrise –Quello che avrei voluto sentirmi dire. Che stavi bene e che eri felice. Perché sei felice, vero Bella?-
Era la terza volta che mi sentivo rivolgere quella domanda nel giro di pochi giorni, e per la terza volta diedi quella stessa risposta.
-Sì papà, io ed Edward siamo felici-
Ma lui parve sorpreso –Ah, tu ed Edward?- ripeté, guardando interrogativamente il suo futuro cognato, che ricambiò lo sguardo, raggiante.
-Sì, Charlie. Non avevo voluto dirglielo prima perché desideravo farlo insieme a sua figlia, ma è così, io e Bella ci sposiamo-
Guardai stralunata il mio fidanzato, allegro come un bambino. Voleva davvero far venire un infarto a mio padre?!
-Oh bè, allora congratulazioni!- esclamò l’altro, lasciandomi basita. Ma dove erano finiti i padri di una volta, quelli iperprotettivi che si incavolavano come una iena quando la figlia annunciava il suo matrimonio? Poi mi ricordai che io avevo già un ragazzo di questo tipo, e che di certo non mi serviva anche un genitore tale…
-Ehm per favore Edward, potresti andarmi a prendere un bicchiere d’acqua? La cucina è dietro l’angolo, seconda porta a sinistra- disse papà, interrompendo le mie riflessioni.
Edward annuì, e mentre se ne andava mi parve di scorgere un sorrisetto sul suo viso perfetto.
-Pss- fece Charlie. Distolsi lo sguardo dal mio affascinante e futuro marito, per incrociarlo con quello limpido dell’uomo steso davanti a me. Lui fece cenno di avvicinarmi. Mi chinai su di lui, curiosa.
-Bella, sei incinta?- mi sussurrò all’orecchio.
Divenni immediatamente bordeaux, allontanandomi di scatto.
-Papà!-
-No sai, non si può mai sapere, magari ti aveva costretta a sposarlo per salvarsi la faccia, tutti sanno come sono fatti i giovani d’oggi…-
Pensai ad Edward, vestito con una maglia strappata, otto cappellini sulla testa e un grosso anello al naso. No, decisamente non ce lo vedevo. Anche se l’idea della maglietta che mostrava i suoi addominali perfetti non era poi tanto male…
-Allora? Non rispondi? Guarda che lo prendo per un sì! Sei incinta o no?- insistette mio padre.
-No!- strillai, più rossa di un peperone.
Lo vidi rabbuiarsi –Ah, e io che pensavo di essere diventato nonno…-
Sbagliavo, o sembrava deluso?
Ma non feci in tempo a chiederglielo, perché proprio in quel momento ritornò Edward, portando in mano un’enorme bicchiere di Gin Tonic e poggiandolo sul tavolino di fianco al divano.
-Mi dispiace, non ho trovato dell’acqua, ma nel frigorifero c’era questo…spero che vada lo stesso bene- si scusò.
-Sì sì, è perfetto- lo liquidò mio padre, non degnando di uno sguardo il bicchiere –allora, a quando le nozze?- domandò poi, rivolto a me.
-Ehm…non saprei…non abbiamo ancora fissato una data…- mormorai, implorando Edward con lo sguardo.
Fortunatamente capì, e venne in mio soccorso –Mia sorella Alice si sta occupando dei preparativi, sono all’oscuro di tutto, ma penso di non sbagliare dicendo che entro l’anno prossimo io e Bella dovremmo già essere marito e moglie-
-Mmm…un anno, bè, passa in fretta, no?- disse Charlie, guardandomi ammiccante.
Arrossi, cogliendo l’allusione a tutti quei mesi passati lontano da casa. Per me erano stati interminabili e, giudicando dalla sua espressione, avrei osato dire anche per lui.
Driiiin! Fece il campanello del soggiorno, risuonando con una sola lunga nota.
Feci per alzarmi, ma Edward mi precedette.
-Vado io- esclamò, fissandomi eloquente. Un terribile sospetto prese corpo nella mia mente.
Lei mie peggiori supposizioni ebbero conferma quando un piccolo tornado dai capelli neri entrò nel salone.
-Bella, Bella, allora, ti è piaciuta la sorpresa?- chiese il folletto, con voce squillante.
-Sì Alice, ma…-
-Ah! Hai visto che avevo ragione?-
-Ok, ma cosa ci fai qui?- ribattei, cercando di fermare i suoi saltelli incontrollati.
-Uh, cosa? Oh sì, che sbadata, fuori ci sono anche gli altri- esclamò lei, tutta contenta.
Strabuzzai gli occhi –Gli altri?- quanta gente si era portata dietro?
La bocca quasi mi cadde per terra quando una piccola folla di persone entrò nel salone. Primi fra tutti, fecero la loro comparsa i Cullen al completo, capitanati da un raggiante Carlisle, accompagnati dall’altra famiglia di vampiri, i Blood, poi arrivarono Arianna e Shila, mano nella mano con Jaques, seguiti infine da John e Mariotte. Fissai sbalordita la mia amica, che mi pareva di non vedere da una vita, e ricambiai il suo timido saluto, poi decisi di bermi il Gin Tonic ancora intatto di mio padre, e lo scolai in un sol sorso. Ma cosa stava architettando quella pazza di Alice?!
-Bene bene, mi sembra di vedere che ci siamo tutti- trillò la piccola vampira -Forse dovrei fare un appello, tipo quello che si fa a scuola…- aggiunse poi, zittita però da una mia occhiataccia.
-Oh, vedo che siamo un po’ scontrosi…ma non temere, mia cara sorellina, vedrai che tra un po’ sarai entusiasta anche tu come me- scampanellò felice. Mi chiesi se si fosse fumata qualcosa.
-Ehm…Alice? Penso di parlare a nome di tutti i presenti chiedendoti: ma cosa ci facciamo qui?- disse Jaques, interrompendo il monologo dell’esuberante folletto.
-Saprai tutto a tempo debito, mio caro Jaques! Ma ora, permettetemi di presentarmi al padre della mia sorellina- disse Alice, avvicinandosi a Charlie.
Mi accostai anche io a loro, temendo che la pazzia della più matta dei Cullen potesse contagiare anche mio padre.
-Charlie, che piacere! Io sono Alice Cullen, la sorella di Edward, ed ora sorella anche di sua figlia. Ma lo sa che è proprio una ragazza adorabile? Peccato che non si sappia vestire…ma a quello c’è sempre rimedio, no?- esclamò lei, stringendo la mano del pover uomo.
-Oh…ehm, sì, è un piacere fare la tua conoscenza, Alice- farfugliò Charlie, confuso da tutte quelle parole.
-No, piacere mio! Senta posso rubarle sua figlia per un po’? Sa, è per quella sorpresa che avevate preparato lei e mio fratello- ricominciò subito la piccola vampira.
-Ma come fai a…? Bè, ci rinuncio, sì sì, prendila pure, è tutta tua…- borbottò mio padre, subito rivolto verso Carlisle, che stava presentando lui e la sua famiglia.
Fissai perplessa Alice, facendo per parlare, ma lei mi mise un dito sulle labbra, prendendomi per un braccio e trascinandomi via.
-Zitta e cammina- ordinò, e fui spaventata dal cambiamento di tono. Dov’era andata a finire la dolce e scherzosa discola di poco prima?
Imboccammo le scale, raggiungendo il primo piano, ma invece di dirigersi verso la mia stanza, come mi aspettavo, percorremmo il corridoio subito di fronte, fermandoci davanti ad una porta di colore rosso. Alice la spalancò e con un sussulto, riconobbi la camera dei miei genitori.
-Ehm…non so se sia il caso…- mormorai.
-Tranquilla, ho il permesso di Charlie- rispose lei.
Scossi la testa. Non era per quello, era solo che entrando in quella stanza temevo di trovare troppe cose di mia madre, troppo di lei, e di non farcela…
Ma Alice non volle sentire ragioni, e con uno strattone non proprio gentile, mi tirò dentro.
Subito fui colpita dal profumo. Nell’aria, quasi impercettibile, si avvertiva una delicata fragranza di rose. L’odore della mamma.
Mi guardai intorno, tutto in quella camera mi ricordava lei, dalla tela immacolata, ancora poggiata sul cavalletto, in attesa chissà da quanto tempo di essere dipinta, ai vestiti piegati con cura sulla sedia. Mi avvicinai a quest’ultimi e li presi in mano, facendo scorrere il tessuto leggero tra le dita. Quegli indumenti erano impregnati di lei. Alzai gli occhi al soffitto, ammirando la volta celeste in tutto il suo splendore. L’aveva dipinta lei, esattamente come quella che aveva fatto in camera mia, identica. Diceva sempre che in quel modo avrei potuto vedere le stelle, anche quando calava la completa oscurità.
Chiusi gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime, e perdendomi nei ricordi.
-Lo senti anche tu?- chiese ad un tratto Alice –lei è qui-
Sussultai, aprendo gli occhi e guardandola. Fissava un punto indefinito, in lontananza, e in quel momento non era nella mia stessa stanza, in quella casa. Si trovava in un posto sperduto in mezzo al nulla, che nessuno di noi avrebbe mai potuto raggiungere.
-Alice? Tutto a posto?- esclamai, allarmata, toccandole un braccio. Lei non si mosse.
Cominciavo davvero a preoccuparmi, forse era il caso che chiamassi qualcuno, Edward...
Decisi di tentare un ultima volta –Sorellina? Non fare così, mi fai preoccupare…- mormorai, scrollandola dolcemente.
Lei parve finalmente risvegliarsi. Mi guardò prima sorpresa, poi vidi la sua espressione tramutarsi in palese fastidio.
-Oh Bella, devi sempre rovinare tutto!- gridò, arrabbiata, correndo via.
Guardai sconvolta il punto dove un attimo prima si trovava la mia sorellina, che ora era chiaramente in collera con me. Ma come mai? Cosa avevo fatto?
Mi accasciai al suolo, le lacrime che minacciavano di straboccare. Ma prima che cedessi al pianto, notai che lo sportello dell’armadio si era leggermente aperto. Dovevo averlo urtato col piede. Sospirando, mi avvicinai per chiuderlo. Non volevo che nulla fosse fuori posto, in quella stanza.
Ma quando fui davanti all’anta semi aperta, notai qualcosa di bianco al suo interno. Curiosa, spalancai ancora un po’ la porta. Pareva un lembo di un vestito, così candido da fare quasi male agli occhi. Corrucciai la fronte, sapevo che non avrei dovuto impicciarmi, ma quel pezzettino bianco mi attirava come una forza sconosciuta. Con un ultimo sospiro, aprii completamente le ante dell’armadio.
Trattenni il respiro, portandomi una mano alla bocca. Non avevo mai visto niente di più bello. Le spalline, di una delicatezza quasi innaturale, erano legate da un paio di fiocchetti di raso al corpetto, tutto ornato di perline. Quest’ultimo era collegato alla gonna mediante una fascia di seta, e il sotto cadeva in morbide pieghe, così perfette e regolari da far pensare di essere state fatte apposta. Era così semplice, da risultare più bello di qualsiasi abito più lavorato. Spostai lo sguardo da quel miraggio e notai le splendide scarpe color panna al suo fianco. Non riuscivo a credere a tanta meraviglia.
Con mano tremante, presi delicatamente tra le dita la gonna di tulle. Era leggermente ruvida e contrastava perfettamente con la morbidezza della fascia. Cercai di frenare l’impulso che spingeva la mia mano, ma fu tutto inutile. Presi il vestito da sposa e lo adagiai sul letto, poggiando le scarpe di fronte a terra. Con le braccia tremanti mi spogliai, fino a rimanere solamente in intimo, ed infilai quella magnifica creazione.
Il tessuto scorse sulla mia pelle quasi fosse acqua, e sull’enorme specchio del comodino vidi una bellissima ragazza ricambiare il mio sguardo sorpreso.
Mi avvicinai, timorosa, e anche la stupenda fanciulla mosse qualche passo incerto verso di me. Arrivatale di fronte, mi fermai. Non potevo credere che quella ragazza fossi davvero io. L’abito cadeva morbido sul mio corpo snello, pareva fatto apposta per me. Lo sentivo mio.
Improvvisamente, avvertii una presenza alle mie spalle. Mi voltai di scatto e vidi Edward fermo sulla porta della stanza. Gli occhi spalancati mi fissavano, la bocca semi aperta. Nel complesso, aveva proprio la faccia di uno che ha appena subito un forte shock.
-Lo sai che non si dovrebbe vedere la sposa in abito da matrimonio?- gli dissi, sgridandolo.
Lui parve riscuotersi –Sei…semplicemente perfetta-
Arrossii. Edward mi si avvicinò lentamente, e mi sfiorò una guancia imporporata.
-Non vedo l’ora essere la signora Cullen- dissi, in un sussurro.
-Anche io non vedo l’ora che tu lo sia, amore mio- rispose lui, baciandomi appassionatamente.
La sua mano fredda calò lungo il mio fianco, accarezzandomi dolcemente e provocandomi brividi di piacere. Feci aderire il mio corpo al suo, eliminando ogni distanza. La sua lingua si muoveva fluida insieme alla mia, in una danza sempre più sfrenata. Le bocche si aprivano e chiudevano, i respiri erano spezzati, ansimavamo. Non so cosa sarebbe successo, se proprio in quel momento non fosse arrivato mio padre ad interromperci.
-Ehm ehm-
Mi staccai immediatamente da Edward. Charlie ci fissava accigliato, chiaramente infastidito.
-Siete desiderati di sotto- annunciò, guardando corrucciato il mio vestito –vedo che hai trovato l’abito di tua madre-
-Il…l’abito di mamma?- chiesi, sorpresa.
Lui annuì –Lo indossava, quando andammo insieme all’altare. Ha detto che te l’avrebbe lasciato, così avresti portato con te un pezzettino di lei nel giorno più importante della tua vita-
Non dovetti sforzarmi di trattenere le lacrime. Presero a sgorgare copiose, irrefrenabili. Sentii la mano di Edward sul mio fianco stringermi a sé.
-Ha detto che ci aspettano giù?- domandò il mio fidanzato.
Mio padre parve risvegliarsi –Uh? Ah sì, la piccoletta ha un annuncio da fare, ha detto di raggiungerla immediatamente-
Insieme, scendemmo le scale, e ci dirigemmo verso il salone. Appena entrati, trovammo la solita folla ad attenderci, ed un’agitatissima Alice che ci assalì appena ci vide.
-Ma dov’eri finita?! Ah, vedo che hai visto il vestito, ti piace? Volevo fare un po’ di modifiche, tipo ingrandire i fiocchi del corpetto e aggiungere delle roselline fucsia alla gonna, ma Edward me l’ha impedito…- guardai grata il mio vampiro, che mi sorrise di rimando.
Solo allora la pazza si accorse della presenza del fratello maggiore –Edward, ma che ci fai lì? Tu non puoi vedere la sposa con indosso l’abito prima del grande giorno! Ma devo spiegarvi sempre tutto?!- esclamò, esaurita.
-Calmati Alice, a me non da fastidio, e poi non ho segreti per mio marito- dissi, sorridendo dolcemente ad Edward, ed ignorando la faccia disgustata della piccola vampira.
-Va bene, va bene, al diavolo le tradizioni…comunque vi ho chiamati tutti qui perché ho un annuncio importante da fare- proclamò, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
-Come ben sapete, è da quasi un mese che sto organizzando il matrimonio dei due piccioncini. Oramai era tutto pronto, ma mi mancava ancora una cosa: non riuscivo a trovare una chiesa adatta alla funzione. Ma, per una volta, Bella si è rivelata utile. Venendo a trovarti, Charlie, lei ed Edward si sono imbattuti in una deliziosa chiesetta, costruita nella pietra, e alla nostra Bella è piaciuta così tanto ed ha insistito talmente a lungo che alla fine ho acconsentito ad utilizzarla come luogo dove celebrare il matrimonio-
La guardai confusa, non capendo. Ma cosa stava dicendo? Io ed Edward non avevamo mai fatto soste, lungo il nostro viaggio, e non mi pareva proprio di aver notato nessuna chiesette durante il tragitto.
Stavo già per chiedere spiegazioni, quando una mano bloccò il mio braccio.
-Tranquilla, Alice prima ha avuto una visione, la chiesetta si trova lungo la via del ritorno, è per questo che non l’abbiamo ancora vista. Ma non poteva dirlo, ci sono troppi umani nella sala. Non ti preoccupare, vedrai, ti piacerà- mi sussurrò Edward.
Allora capii, ecco cosa era successo nella stanza ad Alice! Aveva visto che avrei scombinato i suoi piani, e si era arrabbiata. Ma poi a quanto pare aveva rivalutato la situazione e trovato il modo di volgerla a suo favore. Quella ragazza non finiva mai di stupirmi.
-Benissimo, allora che ne dite di andarci adesso?- domandò in quel momento la vampira.
-Dove?- ribattei.
-Ma che domande: alla chiesa, è ovvio!- esclamò il folletto.
Afflosciai le spalle, delusa. Non penso che ce l’avrei fatta a sopportare un altro viaggio, per quel giorno.
-Alice, Bella è molto stanca, non penso sia il caso di forzarla ulteriormente. Inoltre ora che la sua mente è annebbiata dalla stanchezza non potrebbe apprezzare a pieno la chiesa, che ne pensi di portarcela domani, quando si sarà riposata?- propose Edward. L’ho già detto che amavo quel ragazzo?
La sorella si rabbuiò, ma alla fine cedette. Salutai tutti gli ospiti, che decisero di fermarsi in albergo per quella notte, e quando finalmente se ne furono andati via, mi accasciai sul divano, esausta. Non vedevo l’ora di farmi una bella dormita, e il mio lettuccio su al piano di sopra mi pareva molto invitante.
-Bè, allora vi lasciamo riposare- disse Carlisle, salutando mio padre –ci vediamo domani Bella, Edward-
Una volta che anche i Cullen se ne furono andati, nel salone rimanemmo solo io, Edward e mio padre. Charlie tossì imbarazzato, e annunciò che sarebbe andato a dormire presto, perché era “molto provato dagli eventi straordinari di quella giornata”. Mi dichiarai perfettamente d’accordo con lui, ma quando ci chiese se volevamo dormire nella camera sua e di mamma, declinai gentilmente l’offerta. Non volevo più entrare il quella stanza piena zeppa di ricordi, almeno per un po’ di tempo, e poi sentivo una grande nostalgia della mia cameretta. Così mi avviai insieme ad Edward verso la mia vecchia stanza.
Appena entrai, un grande sorriso di aprì sul mio volto. Era tutto come l’avevo lasciato l’ultima volta che ero stata lì, i pupazzi sul mobiletto, le bambole sparse in giro, gli immancabili libri di favole poggiati sul comodino.
Mi gettai sul letto, ridendo, e trascinando con me Edward.
-Ehi ehi, quanta foga!- esclamò lui, felice. Poi si bloccò.
Era sopra di me, le gambe divaricate, gli occhi fissi sui miei, incredibilmente invitante e sexy…
Con mia grande disapprovazione di alzò dal letto, e si sedette sulla sedia lì vicino.
-Amore mio, adesso cosa succede?- domandò preoccupato, passando un dito sulla ruga della mia fronte.
Mi rilassai a quel contatto che, a dirla tutta, mi fece piombare in uno stato catatonico.
-Niente, è solo che avrei voluto che rimanessi lì dove eri- dissi, sbadigliando.
Lui sorrise –Dormi piccola, domani sarà una giornata faticosa-
-Uffa, sempre giornate faticose…- mi lamentai.
Edward mi accarezzò i capelli, facendomi piombare ancora di più nell’incoscienza.
-Vedrai, dopo il matrimonio ti porterò in un posto fantastico, dove potrai riposarti quanto vorrai-
Grugnii in assenso, voltandomi su un fianco a guardarlo –Mi leggeresti una storia?-
Le parole mi erano uscite di bocca senza nemmeno che lo volessi. Arrossii immediatamente –Se vuoi…- aggiunsi imbarazzata.
Ma lui sorrise –Certo, angioletto mio-
Prese uno dei libri sul comodino, e cominciò a leggere.
-“C’era una volta un piccolo anatroccolo, considerato brutto e deriso da tutti…”-
Sussultai, e dopo un momento scoppiai a ridere.
Tra le risate, scorsi l’immagine di Edward che mi fissava divertito.
-La trovi simpatica?-
-No, è solo che…niente, vai avanti, ti prego- risposi, lasciando cadere il discorso.
E, mentre il mio fidanzato vampiro mi cullava con la sua voce, tra le parole del “Brutto Anatroccolo”, lentamente mi addormentai, la mano destra in quella grande e fredda di lui, la sinistra stretta sul mio splendido vestito.





Ehi mie care, allora, vi è piaciuto il capitolo?? Avete visto quanto è lungo?! 10 pagine tonde tonde, stavolta non posso lamentarmi ù.ù
E così adesso Bella si è ricongiunta a suo padre, Charlie…che ha gli occhi azzurri perché all’autrice girava così! xDxD No dai, bho, non so perché ce li ha azzurri, ho un’idea ma devo ancora valutarla…^^
Frenate! Charlie non sa della vera natura di Edward, forse vi è sfuggito che nello scorso capitolo Ed si è levato dalla luce del sole prima che arrivasse lui…
Vi piace il vestito da sposa?! È esattamente come quello della mia madrina *-*


(Chiedo venia, risponderò ai vostri bellissimi commenti la prossima volta, devo scappare a prepararmi che stasera vado a un nutella party °ç° ^^ Ah, grazie mille stelline, il numero delle recensioni è salito di molto dopo il mio appello, mi raccomando, non abbandonatemi! ^^Baciiiii)




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Capitolo 31
*** 31. Spazi ***






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Mi svegliai con un delizioso profumino di caffè nelle narici. Inspirai profondamente, godendo di quell’aroma fantastico, e con gli occhi ancora semichiusi cercai di individuarne la fonte. La trovai immediatamente: sul mio comodino vi era una tazza fumante, affiancata da un invitante cornetto.
Mi alzai, stirandomi e guardandomi intorno. Ero sola. Corrugai la fronte, ma stranamente non mi sentii esageratamente allarmata come mi succedeva di solito quando non trovavo Edward al mio fianco. Sorrisi, certo, quello era il mio territorio, la mia casa, ed ero nella mia cameretta, pronta a gustare una squisita colazione. Probabilmente il bel vampiro era andato dalla sua famiglia, o a caccia. Improvvisamente, mi sentii terribilmente in colpa. Mi ero così abituata alla presenza di Edward al mio fianco da non chiedermi nemmeno se lui avesse bisogno dei suoi spazi. Anche se non si lamentava mai, certamente avrebbe voluto passare più tempo con gli altri Cullen, o anche rimanere un po’ solo con i suoi pensieri…
Afferrai la tazza di caffè, con rabbia. Che stupida egoista che ero stata! Mi ripromisi che avrei lasciato Edward in pace, o che almeno ci avrei provato. Dopotutto glielo dovevo, con tutto quello che aveva fatto per me!
Presi a sorseggiare la deliziosa bevanda con lentezza, godendomi il buon sapore amarognolo e la bella sensazione del caldo liquido che mi scorreva in gola. Pur essendo in primavera inoltrata, il clima non era affatto afoso, anzi, la mattina vi era sempre una fresca brezza nell’aria, e anche le serate erano alquanto refrigeranti. Terminai il caffè e mi dedicai al cornetto. Anche quest’ultimo era squisito, e lo terminai in un baleno.
Con le guance tutte sporche di briciole, mi diressi tranquillamente verso il bagno. Con calma mi lavai il viso e i denti, poi decisi di farmi un bel bagno. Mentre aspettavo che la vasca si riempisse, mi spogliai, scoprendo sorpresa di indossare il pigiama. Poi, ricordai: la sera prima, quando già dormivo, era venuta Alice e mi aveva aiutato a togliermi il vestito da sposa.
“Se ci dormi sopra lo sgualcisci!” mi aveva rimproverata. Per tutta risposta, aveva ricevuto un grugnito assonnato.
Guardai la vasca che ormai era piena quasi fino all’orlo. Chiusi il rubinetto e feci per entrare, ma mi bloccai di scatto. La mia immagine riflessa sullo specchio aveva attirato la mia attenzione. Osservai il mio corpo, come non facevo da tanto tempo. Mi soffermai sul piccolo seno, sul ventre piatto e sulle gambe esageratamente sottili. Durante la mia prigionia non avevo mangiato molto, e anche adesso che ero finalmente tornata a casa, il cibo non sembrava esercitare su di me una grande attrazione. Riportai la mia attenzione sul petto e sui fianchi, chiedendomi per la prima volta cosa pensasse Edward delle mie forme, non così tanto prorompenti. Forse avrei dovuto ricorrere alla chirurgia, o semplicemente mangiare un po’ di più…arrossii, vergognandomi di quei pensieri stupidi. Come avevo anche solo potuto pensare che Edward si preoccupasse talmente del mio aspetto? Lui mi amava per quello che avevo dentro…
Scossi la testa, cacciando quelle riflessioni e decidendo di lavare tutto via con un buon bagno. Infilai sicura un piede nell’acqua, ma subito lo ritrassi, rabbrividendo. Forse un bagno gelato non era proprio quello che mi serviva, specialmente dopo aver appena fatto colazione…
Sbuffai. Mio padre e le sue stupide abitudini, proprio quella della doccia ghiacciata mi doveva passare?
Bè, ormai il danno era fatto, e non mi andava di sprecare tutta quell’acqua. Così presi un bel respiro e mi immersi completamente nel liquido. Mentre tremavo per la bassa temperatura, constatai che la vasca era più piccola di quanto ricordassi. Dopotutto, l’ultima volta che vi ero entrata avrò avuto più o meno sette anni…
Strinsi le ginocchia al petto, cercando di fermare i sussulti dovuti al freddo. Presi il sapone e lo passai su tutto il corpo. Poi strizzai lo shampoo nella mano e ne portai un chilo sui capelli, sfregando furiosamente. Nell’aria aleggiava l’inconfondibile profumo di arancia e frutto della passione. Sorrisi, ricordando il mio primo incontro con Edward. Sembrava fosse avvenuto un’eternità fa, invece erano passati solo pochi mesi…tempo nel quale io mi ero innamorata di lui, ed ora lo stavo per sposare.
Chiusi gli occhi, lasciandomi travolgere dal miscuglio di sentimenti dentro alla mia testa.
-Bella? Tutto bene?- chiese una voce all’improvviso.
Aprii gli occhi di scatto –Sì sì, ora esco-
-Va bene- disse Edward. Sembrava sollevato.
-Scusa, ma sei chiusa lì dentro da più di un’ora, e mi stavo preoccupando…cosa stavi facendo?-
Mi resi conto sorpresa che mi ero addormentata dentro alla vasca. Cercai di alzarmi, ma il mio corpo non mi rispondeva. Sentivo tutte le membra intirizzite, come se vi fosse una patina sopra la mia pelle.
-Amore? Ci sei?- domandò ancora Edward, allarmato.
-Ehm…sono nella vasca da bagno, ma non riesco ad alzarmi- confessai imbarazzata.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Vuoi che vada a chiamare Alice, o Rosalie?- propose lui.
-Se…se vuoi, puoi aiutarmi tu- mormorai, arrossendo.
Dopo un momento sentii la porta del bagno aprirsi, cigolando. Edward entrò titubante, bloccandosi immediatamente quando mi ebbe vista.
Le bolle del bagno schiuma erano quasi tutte scoppiate, ed ora l’acqua era limpida e trasparente.
-Io…- cominciò lui, incerto.
Arrossii ulteriormente –Se non vuoi non è un problema…-
Lo vidi chiudere gli occhi, frustrato.
-Edward va bene lo stesso, non ti preoccupare, adesso faccio da sola…-
-No, Bella- disse lui, tremando –tu non puoi capire. Tu. Non. Sai. Quello. Che. Mi. Fai.-
Lo guardai, confusa. Lui sopirò, poi cominciò ad avvicinarsi lentamente. Giuntomi di fronte si chinò, portando le mani sui miei fianchi. Intrecciai le braccia dietro al suo collo e, aggrappata così a lui, riuscii finalmente ad uscire.
Una volta fuori dall’acqua, presi a tremare violentemente. D’altra parte, ero rimasta immersa nel liquido ghiacciato troppo a lungo.
Edward prese il mio asciugamano e me lo avvolse intorno al corpo, abbracciandomi.
-Sciocchina, ma come ti è venuto in mente di stare così tanto in acqua?- mi rimproverò.
-Veramente non era mia intenzione…mi sono…addormentata- ammisi.
Sentii le risate scuotere il suo petto marmoreo ancora prima che uscissero dalle sue labbra –Bella, sei incorreggibile!-
Lo guardai in viso, con le guancie in fiamme –Tanto sei venuto tu a salvarmi- replicai.
Lui tacque, guardandomi intensamente.
-Grazie- dissi, sincera. Capivo quanto gli costasse dover resistere al richiamo del mio sangue.
-Edward…- aggiunsi -…posso farti una domanda?-
Lui mi fissò, curioso –Certo, dimmi-
Arrossii, ma ormai non potevo più tornare indietro –Io…io ti piaccio?-
Sorrise –Ma certo amore, altrimenti non sarei qui con te- esclamò, baciandomi la punta del naso.
Scossi il capo, abbassando gli occhi –No, mi hai fraintesa, io intendevo…fisicamente- le mie guance divennero se possibili ancora più rosse.
Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, almeno finche lui non mi sollevò la testa, incatenando il suo sguardo dorato al mio.
-Bella, tu mi piaci da impazzire. Ogni tuo movimento causa in me emozioni fortissime. Quando ti siedi sulle mie gambe, e fai aderire il tuo corpo al mio…devo fare uno sforzo incredibile per reprimere i miei istinti. Anche se sono un vampiro resto pur sempre un uomo, un uomo che è terribilmente attratto da te…- concluse, sussurrando.
Lo fissai intensamente, poi mi avventai sulle sue labbra, baciandolo con passione. Che gioia era stato scoprire che l’effetto che lui aveva su di me era reciproco!
Premetti il suo volto contro il mio, approfondendo di più il bacio. Negli ultimi tempi Edward si era lasciato un po’ andare, allentando le misure di sicurezza, ed io, non facendomelo ripetere due volte, ne avevo approfittato…
L’asciugamano cadde per terra, lasciandomi completamente nuda di fronte a lui. Immediatamente, scomparve dalle mie braccia, lasciandomi stupefatta.
-Io…Edward, mi dispiace…- balbetta, mortificata.
-Non…non fa niente Bella…- sentii dire dalla camera da letto –Ti passo i vestiti-
Mi ricoprii con l’asciugamano e andai sulla porta, dove un secondo dopo comparve Edward con gli abiti in mano. Parve sollevato nel vedermi coperta.
Quand’ebbi finito di vestirmi, decidemmo di scendere al piano di sotto. Presi un bel respiro, stringendo la mano del mio ragazzo e preparandomi ad affrontare l’uragano Alice.
In salone trovammo i Cullen al completo. Emmet e Jasper erano intenti a studiare la scacchiera di mio padre, ponderando l’idea di fare l’ennesima sfida, Esme stava commentando lo splendido mobilio, ascoltata da una Rosalie non poi così tanto attenta, tutta presa dal suo riflesso sul grande specchio del cassettone. Carlisle stava parlando con mio padre, seduti sul divano uno di fronte all’altro. Notai la differenza che c’era tra i due uomini: uno biondo e longilineo, simile ad un divo del cinema, l’altro col volto segnato dal tempo, ma con gli occhi celesti ancora accesi e vivaci. Sorrisi, pensando teneramente ai miei due papà.
Mi guardai intorno, sospetta. Non avevo ancora visto Alice, che non fosse venuta…?
-Eccoti qua, dormigliona- strillò qualcuno a pochi centimetri dal mio volto.
Cacciai un urletto e, inciampando nei miei piedi, persi l’equilibrio, sbilanciandomi all’indietro. Per fortuna, Edward era pronto e mi prese al volo.
-Un giorno o l’altro me l’ammazzerai- disse divertito e un po’ preoccupato, rivolgendosi alla sorella.
Il piccolo folletto sbuffò, poi mi prese per mano, cominciando a saltare forsennatamente e a parlare a raffica.
-Oh sorellina, quante cose che dobbiamo fare oggi! Devi vedere la chiesa, è deliziosa. Ho già parlato col parroco e ho fissato la data delle nozze, purtroppo questo è periodo di matrimoni e la gente solitamente prenota con mesi in anticipo, se non anni, ma sono comunque riuscita a strappare venerdì prossimo dall’agenda del santo padre, non sei contenta? Lo so, non bisognerebbe sposarsi di venerdì, ma proprio per questo era l’unico giorno disponibile, Non ti dispiace vero? Certo che no! E poi dobbiamo prendere appuntamento dalla sarta, per quei tre o quatto ritocchi al vestito di cui ti avevo accennato, e ci sono anche i fiori e il banchetto da sistemare e…-
-Alice, frena- ordinò Edward, tappando la bocca alla sorella con la mano per precauzione.
Lei lo guardò infastidita, spostando le dita del mio fidanzato –Ma cosa ti prende, sei impazzito per caso?-
-Oh, se c’è qualcuno qui pazzo, di certo non sono io- esclamò lui –ti rendi conto della quantità di parole che sei riuscita a dire più o meno in trenta secondi? Io direi di procedere una cosa alla volta-
-E sentiamo, da dove partiresti?- domandò la vampira, acida.
-Innanzitutto non avresti dovuto fissare la data delle nozze senza consultare prima me e Bella, devo sempre ricordati che è il nostro matrimonio- disse Edward, infastidito –e prima di ogni altra cosa, Bella deve vedere la chiesa, e solo se davvero le piacerà potremo pensare alla cerimonia-
Alice sbuffò, ma non contraddì il fratello –Sentiamo cosa ne pensa Bella- propose invece.
I due vampiri mi guardarono, in attesa. Ricambiai i loro sguardi, confusa. La conversazione era avvenuta così in fretta che avevo avuto modo di afferrare solo qualche frase sporadica.
-Ehm…io non so…- biascicai.
-Amore, ti va di andare a vedere la chiesa che ha trovato Alice?- mi chiese Edward, gentilmente.
Annuii, guardando circospetta la piccola furia, che però parve soddisfatta.
-Bene, ma sbrighiamoci, tanto sappiamo già che ne andrà matta- esclamò, dirigendosi leggiadra verso l’uscita.
-Ah, Alice?- la bloccò Edward.
Lei si voltò, fissandolo infastidita.
-Niente sarta, Bella ha deciso che non vuole modificare il vestito, te l’ha detto ieri-
Il folletto sbuffò –Magari ha cambiato idea…- tentò, guardandomi con gli occhioni da cerbiatta.
Scossi la testa –No sorellina, mi dispiace, l’abito non si tocca- decisi.
-Uffa, va bene, però sbrigatevi a venire che abbiamo un mucchio di cose da fare- ci ricordò lei, sparendo dietro alla porta.
Guardai Edward supplicante, e lui rise –Forza e coraggio amore, ci sono io con te- disse, sfiorando delicatamente le mie labbra con le sue.
-A proposito- riposi io, cogliendo l’occasione –se pensi che io ti stia troppo appiccicata, dimmelo, voglio lasciarti i tuoi spazi e non essere sempre asfissiante-
Lui mi guardò sorpreso, scoppiando in una fragorosa risata. Ma, quando vide la mia espressione seria, sospirò, scuotendo il capo.
-Bella, credi davvero di essere un peso per me?- domandò.
Dopo un istante, annuii incerta.
-Ma allora non l’hai ancora capito! Io dedicherei ogni singolo istante della mia vita a te, perciò non vedo l’ora di essere tuo marito a tutti gli effetti- esclamo, come se fosse ovvio.
-Ok…ma se sono appiccicosa dimmelo, ti prego-
Altro sospiro –Va bene amore, te lo prometto-
Sorrisi, rassicurata –Grazie- sussurrai, baciandolo dolcemente.
Lui ricambiò il bacio, staccandosi quasi subito, con mio grande disappunto –Sbrighiamoci a raggiungere la piccola pazza, prima che si faccia venire in mente altre mille cose da controllare e organizzare- poi, accorgendosi della mia disapprovazione, aggiunse divertito –avremo tutto il tempo per stare insieme dopo il matrimonio, da soli, io e te e nessun altro-
Inghiottii a vuoto. La sola idea di rimanere finalmente sola con Edward bastava per farmi andare in iperventilazione.
Ci affrettammo a seguire Alice in cortile, salutando gli altri e rassicurando mio padre, che era seriamente preoccupato riguardo la salute mentale della piccola Cullen.
Fuori trovammo Alice appoggiata alla sua Porche gialla, che batteva nervosamente il piede per terra.
-Oh, eccovi finalmente! Sono invecchiata di cento anni aspettandovi- si lamentò lei, salendo sulla macchina.
-Credimi, non si nota- la tranquillizzai io, facendola sorridere.
Feci per dirigermi verso la Volvo di Edward, ma la mia amica mi richiamò.
-Non c’è tempo per prendere due auto diverse, dovreste seguirmi e con molta probabilità vi perdereste tra le montagne- disse, sbrigativa.
Guardai Edward, che annuì. Titubante, mi infilai nel sedile posteriore della Porche, mentre il mio ragazzo prese posto a fianco della sorella.
-Pronti per una nuova avventura?- chiese il folletto, accendendo il motore. La macchina fece le fusa, e io fissai dubbiosa i molteplici comandi nelle mani di Alice.
-Sì, però vai pia- non feci in tempo a finire la frase che una brusca sterzata mi fece appiattire contro il morbido sedile di pelle, togliendomi il respiro.
Sentii provenire una risata argentina dal posto del guidatore e Edward si girò e mi allacciò la cintura.
-Cerca di resistere amore, non sarà un viaggio lungo- mi disse, mentre un’altra brusca curva mi faceva spiaccicare sul finestrino dell’auto.





Mie careeeeee, ma quanto non vi voglio bene?!
…Lo so, ho un ritardo imperdonabile, ma che ci volete fare? Tra la scuola e i miei innumerevoli problemi di cuore non trovo mai un minuto libero per dedicarmi a scrivere!
Allora, che ne dite di questo capitoletto? Personalmente mi piace molto, anche se è un po’ cortino e non succede niente in particolare. Ma mi pareva doveroso dedicare un pezzettino della storia a Bella. Tra poco diventerà la signora Cullen, e non sa se riuscirà a mantenere le sue vecchie abitudini, come la doccia gelata la mattina. E in più volevo un attimo approfondire l’argomento “fisicità” tra i due promessi sposi, che sarà molto importante tra qualche capitolo…
Ragazzeee, manca pochissimo alla fine! Sigh sigh, sono disperata, la sola idea di terminare questa fan fiction basta a farmi star male. Mi ci sono talmente affezionata! So che molte di voi potranno capirmi, ma dopotutto è durata anche troppo a lungo, ed è ora di mettere la parola fine…anche se ovviamente la storia continuerà all’infinito, nella mia come nella vostra immaginazione :)


Per rispondere a…

3things: nono tranquilla, Charlie non è malato, è solo l’emozione che gli gioca brutti scherzo ^^ sono lusingata, adirittura la tua nuova eroina! Grazie cara, sei un tesoro!
Amalia89: Mia cara, hai perfettamente ragione. Anche io vorrei essere l’unica ragazza di L., ma per ora lui sta con quell’altra, e a me non resta altro che stare a guardare…ç.ç
RenEsmee_Carlie_Cullen: Sìììì Alice non si smentisce mai !XDXD io con L. continuerò a provarci, non credano che lascerò perdere tanto facilmente…^^
bigia: Crepi il lupo, e speriamo che alla fine scelga me…^^ sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche a me ha fatto commuovere! XDXD
mione94: Amore mioooo ma quante cose non sono successe dall’inizio della scuola?! Io che bacio L., noi che conosciamo CD…aiutooooo!!!! Chissà cosa succederà ancora prima della fine dell’anno….lo scopriremo solo vivendo!! Ti amooo
keska: *-* Cavolo, quanti complimenti!!! Grazie cara, mi hai reso felicissima! Sono contenta che lo scorso chappy ti sia piaciuto, e lo so che questo è un più più cortino, ma spero lo stesso che sia stato di tuo gradimento…^^
ale03: Tranquilla tesoro, l’importante è che alla fine tu sia riuscita a commentare!^^ effettivamente devo dire che lo scorso capitolo mi è venuto davvero bene ù.ù come sono modesta eh?! ^^
Bella_kristen: La mia pazzaaaaaaaaaa ^^ mi stavo chiedendo dove fossi finita, ma per fortuna sei tornata!!! Allooora, purtroppo non ho una foto del vestito, ma ti posso giurare che è davvero una meraviglia…^^ Con L….ti ringrazio x gli auguri, e spero davvero che vada tutto a finire bene…^^





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Capitolo 32
*** 32. Finalmente sposi ***






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Non scherzo se dico che quel viaggio fu il peggiore della mia vita.
Mio padre non era mai stato un pilota provetto e anche se Edward superava spesso e volentieri i limiti di velocità, ciò non mi aveva mai causato alcun problema (almeno, non fisico). Ma Alice…Alice era un altro paio di maniche. Se vogliamo, un incrocio tra Charlie e il mio bel vampiro. Il dolce folletto guidava con eleganza, è vero, ma pareva proprio un piccolo pirata della strada.
Non si accontentava di non rispettare i limiti, no, superava a destra, guidava nella corsia riservata all’ambulanza e polizia, il tutto con la più assoluta calma. Vedendo con che espressione atterrita e sconvolta la stavo guardando, si giustificò con poche e semplici parole:
-Io non ho tempo da perdere-
La distanza tra la casa di mio padre e la chiesetta era pressappoco di un’ora emmezza. Noi la percorremmo in trenta minuti esatti.
Quando Edward mi aprì la portiera e fece per aiutarmi a scendere, gli caddi letteralmente in braccio.
-Come ti senti, tesoro?- mi chiese lui, premuroso come sempre.
-Oh, io sto bene, nausea e terrore a parte, piuttosto chiedilo alle mie gambe…- risposi io, guardando le mie ginocchia tremanti.
Lui rise, poi ci affrettammo a raggiungere il piccolo demonio che ci reclamava già all’interno della chiesa.
A fatica distolsi lo sguardo dal volto perfetto del mio fidanzato, per portarlo alla facciata frontale dell’edificio. Pur non essendo paragonabile alla bellezza di Edward, ci andava comunque molto vicino. La nuda roccia pareva essere stata modellata da scultori un po’ maldestri, che avevano lasciato sfaccettature e spuntoni qua e là. Ma a un occhio più attento, la chiesa si rivelava nel suo vero splendore.
Due piccole aperture, dai bordi irregolari, si tramutavano in finestre, precise nei contorni discontinui. Al centro esatto delle due finestrelle, si apriva l’entrata principale e unica, simile all’ingresso di una caverna, dalla forma ad arco con una fascia decorata da un nastro di pietra, che si attorcigliava sinuosamente lungo tutto il suo perimetro. Due colonne in granito, infine, conducevano all’atrio.
Ma la cosa più spettacolare era che l’intera costruzione era incassata nella montagna.
Osservai ammirata tanta meraviglia dell’ingegno umano, finche un grido di Alice non mi riportò coi piedi per terra.
-Sarà meglio andare…- dissi ad Edward, anche lui rapito dalla costruzione.
Mentre insieme ci dirigevamo all’interno dell’edificio, mi chiesi quanti particolari che sfuggivano all’occhio umano fossero invece palesi per quelli di un vampiro. I dettagli dei pilastri, le pieghe impercettibili del nastro, le piccole sporgenze naturali della pietra…
-Bella!-
Sobbalzai, guardandomi attorno. Se l’esterno della chiesa era così bello, il suo interno non era da meno.
Da fuori, avevo pensato che l’ambiente dentro sarebbe stato abbastanza intimo, ma ora mi accorgevo di piccoli accorgimenti che avevano permesso al costruttore di ampliare un poco lo spazio. Due nicchie si aprivano sulle parete laterali e sul lato frontale vi era un ampio arco, sostenuto da una struttura in legno, alla quale era stato applicato un enorme fiocco rosa shocking, perfettamente abbinato con il vestito della piccoletta sotto di lui.
Spostai lo sguardo su Alice, che mi guardava raggiante, rivolgendole un’occhiata tutt’altro che amichevole.
-Allora, ti piace?- domandò lei, regalandomi il sua specialissima occhiata da cerbiatta.
-Intendi la chiesa o quello?- replicai, indicando il disgustoso batuffolo rosa.
-Oh sì, bè, il nastro l’ho aggiunto io, mi pareva che donasse un tocco di classe a questo ambiente così povero- disse lei, guardando amorevolmente la sua creatura.
Sospirai –La chiesa è molto carina, davvero, ma…Alice, quel fiocco no, ti prego!-
Trascorremmo la seguente mezz’ora a discutere sull’argomento “coso pomposo”, come lo definii io, facendo arrabbiare tantissimo la mia sorellina.
-Va bene, toglietelo se volete- sbottò infine la vampira –tanto il matrimonio è il vostro, vero Edward?- e detto questo uscì dalla chiesa, sbuffando come un treno.
-Ma…ma io che c’entro?!- esclamò il mio vampiro, guardandomi supplicante.
Lo abbracciai, mentre lui si abbassava per nascondere la testa nel mio petto.
-Shh tranquillo, ci sono io a proteggerti- gli sussurrai.
Dopo un attimo di silenzio, scoppiammo a ridere entrambi. Edward si allontanò e mi prese le mani, guardandomi sorridente.
-Per una volta i ruoli si invertirebbero-
Lo squadrai corrucciata –Pensi che non ne sarei capace? Di fare te, intendo?- dissi, emettendo un piccolo ringhio a dimostrazione delle mie parole.
Lui in tutta risposta si accucciò, i muscoli tesi, più bello e terribile che mai, e cacciò un ruggito che mi fece accapponare la pelle. Poi si tirò su, composto ed elegante come sempre, e mi offrì il braccio. Io lo presi, col cuore che pompava a mille, cercando di ignorare il sorrisetto eloquente che era comparso sulle splendide labbra del mio ragazzo.
-Oh, era ora! Pensavo che steste meditando di togliermi anche dalla lista degli invitati- proruppe Alice, acida, quando ci vide uscire dalla chiesa.
-Sorellina, non volevo farti arrabbiare, sul serio, se vuoi possiamo tenerlo, il fiocco…-
Dopo un momento di incertezza, Alice scosse la testa, sghignazzando –Non me ne importa niente del nastro, volevo solo sentirti pronunciare quelle parole-
Guardai a bocca aperta la piccola canaglia che si infilava agilmente nella sua Porche.
-La seguiamo?- chiese Edward, fissandomi a sua volta.
La smorfia che lesse sul mio viso doveva essere di tale terrore che non insistette oltre. Si avvicinò al posto del guidatore, tornando poco dopo con un’espressione trionfante sul volto.
-Cosa le hai detto?- domandai, con un filo di voce.
-Che la fidanzata è la mia-
Sorrisi, accigliandomi però subito dopo –Ma allora…come torniamo a casa?-
Un sorrisetto furbo sul suo viso fece nascere in me un terribile sospetto.
-Edward, non vorrai…non oseresti…- balbettai, ma ormai avevo già capito.
Prima che potessi accorgermene, mi ritrovai sulla sua schiena, con le braccia strette sul suo collo, mentre un miscuglio indefinito di colori scorreva al nostro fianco. Edward correva velocissimo, tanto che impiegammo lo stesso tempo dell’andata per raggiungere la casa di mio padre. Quando stimavo che fossimo quasi arrivati, il bel vampiro si fermò all’improvviso.
-Cosa suc-cede?- biascicai, i muscoli che mi dolevano per lo sforzo.
-Ci stanno aspettando tutti fuori, non possiamo arrivare correndo- rispose lui, aiutandomi a scendere e a stendermi per terra.
Mi girava la testa e non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Edward mi guardava preoccupato, in attesa che mi riprendessi. Finalmente riuscii a tenermi in piedi da sola e raggiungemmo gli altri.
-Eccoli!- esclamò mio padre, alzando in aria la mano e sventolandola nella nostra direzione.
Ricambiai il saluto, ancora un po’ confusa, mentre Edward mi mise una mano sulla vita, forse per aiutarmi a sostenermi meglio.
-Insomma Bells, che ne dici della chiesa?- domandò Charlie, seguendoci in salotto.
-È deliziosa papà, davvero- dissi, sorridendogli.
-Ehm ehm, un attimo di attenzione prego!- proruppe una voce argentina in quel momento.
Mi girai e vidi Alice al centro della stanza, in piedi sopra ad una credenza, contenente i bicchieri di Lalich di mia madre. Impallidii ma non dissi niente, dato che mio padre non pareva essersene accorto.
-Appurato che la chiesa designata per il matrimonio è di gradimento alla signorina qui presente- scandì la vampira, fissandomi così intensamente da farmi arrossire –direi che possiamo finalmente parlare della data del matrimonio. Io avevo pensato di fissarla per il 21 Giugno, venerdì prossimo, data che sono riuscita a strappare al pastore, che è anche il solstizio d’estate, ma se i promessi sposi non gradiscono tale giorno possiamo benissimo rimandare, come minimo tra cinque o sei mesi!- dopo che avemmo accordato il nostro permesso, Alice continuò.
-Ed ora gli invitati. Pensavo di andare per una volta contro le mie abitudini, concedendo un matrimonio intimo con poche e care persone, sapendo che questo è quello che vorrebbe la sposa- la guardai, grata –perciò direi che la lista si concentra tutta in questa stanza-
Mi guardai intorno: i Cullen, ovviamente, e mio padre, John e Mariotte, Jaques e Shila…i Blood? Va bè…
-Bene, non ho sentito obbiezioni, perciò passiamo ai posti a tavola…-
Su questo ci fu molto da discutere, poiché c’era sempre qualcuno a cui non andava bene la sua posizione. Ma alla fine si trovò un accordo anche sulle vari disposizioni, come su tutto il resto. I preparativi procedettero spediti, e in men che non si dica arrivò il giorno tanto atteso.
La mattina del 21 Giugno mi svegliai come al solito. Mi stirai con un sonoro sbadiglio, andai in bagno e mi lavai la faccia. Solo una volta che ebbi sollevato lo sguardo mi fui guardata allo specchio, ricordai che data era.
La mia reazione fu istantanea. Mollai lo spazzolino con già sopra il dentifricio, che cadde a terra, schizzando schiuma bianca ovunque, spalancai gli occhi e sbiancai. Subito, sentii qualcuno precipitarsi al mio fianco. Mi voltai, gettandomi tra un paio di braccia fredde come il ghiaccio, e alzai la testa, fissando disperata un paio di occhi color ambra.
-Bella, che ti succede?- domandò una voce argentina e innegabilmente femminile.
Mi immobilizzai all’istante, quando mi resi conto che la presa solida che mi stringeva non era di Edward, bensì della sua affascinante sorella bionda.
Mi separai da Rosalie, arrossendo –Io…scusa, pensavo fossi Edward-
Lei sorrise –Mi dispiace cara, ma dovrai aspettare ancora un po’ prima di vedere il tuo fidanzato-
La guardai sorpresa –Porta sfortuna vedere la sposa, il grande giorno- spiegò lei.
Lo stomaco mi si attorcigliò ulteriormente, mentre mi ricordava quel piccolo particolare.
-Oggi…oggi mi sposo…- sussurrai, quasi incredula.
Rosalie mi abbracciò, raggiante –Sì, è proprio così Bella-
Ricambiai la stretta, sconcertata ma felice. Io e la vampira bionda non eravamo mai state molto intime, almeno, non come lo ero con Alice, ma era bastato quel gesto di affetto per farmi capire quanto Rosalie tenesse a me e quanto fosse felice della mia ormai prossima unione con Edward.
-Bè, cosa fate lì impalate? Abbiamo ancora un sacco di cose da fare e alle undici Bella deve essere sull’altare- esclamò allora Alice, comparendo dal nulla, come sempre.
Le due vampire passarono tutta la mattinata a truccarmi e pettinarmi. Nonostante avessero già fatto miliardi di prove, riuscirono comunque ad aggiungere gli ultimi particolari all’acconciatura e al vestito. Rosalie ornò i miei capelli con profumatissimi fiori d’arancio, in armonia con la fragranza del mio shampoo, mentre il piccolo folletto aggiunse un utilissimo lembo di seta alla gonna del vestito, in modo tale che potessi tenerla sollevata evitando di farla strusciare a terra e di rovinarla.
Quando ormai mancavano pochi minuti all’inizio della cerimonia, ci precipitammo in macchina. Pregai Alice di far guidare la sorella, e lei a malincuore accettò.
Il viaggio verso la chiesa fu il momento peggiore. Durante i preparativi di quel giorno non avevo avuto modo di soffermarmi troppo su cosa significasse davvero quel momento ma ora, chiusa dentro quelle quattro porte, tutti i pensieri e lo stress accumulato in quei giorni ebbero modo di riversarsi su di me.
-Io…io non ce la faccio- mormorai, troppo piano perché un orecchio umano riuscisse a sentirmi. Ma, sfortunatamente, in quell’occasione avevo a disposizione solo due sveglissime vampire, che ci sentivano perfettamente.
Alice si girò come una furia, guardandomi allarmata –Bella, che cosa stai facendo?! Non vedo più il tuo futuro!-
Sobbalzai. Come era possibile? Io volevo sposarmi con Edward…credevo.
-Bella, Bella, smettila ti prego!- gridò la piccola vampira, prendendosi la testa tra le mani.
-Alice…Alice…- la chiamai. Mi sentivo terribilmente in colpa.
Dopo un paio di secondi lei si lasciò andare il capo, fissando decisa la sorella
-Rosalie, accosta, per favore-
La macchina si fermò sul ciglio della strada. Guardai fuori dal finestrino le altre vetture che passavano, troppo imbarazzata per parlare con le mie due future cognate. Ma furono proprio loro a rompere il silenzio, a cominciare da Rosalie.
-Bella, tu ami Edward- disse tranquilla.
Chiusi gli occhi a quelle parole. Era vero, amavo Edward con tutta me stessa…ma ero davvero pronta a compiere un passo simile?
-Vuoi passare il resto della tua vita con lui- aggiunse Alice.
Anche questo era vero. Ma…come moglie? Era davvero un grande passo…
-Avere dei figli insieme- intervenne ancora Rosalie.
Non potei evitare di arrossire. Effettivamente ci avevo pensato, anche se non ne avevo ancora parlato con Edward. E, nell’eventualità che avessimo veramente un bambino, non potevo permettere che crescesse con i genitori separati. Perché se una volta all’altare ci avessi ripensato, ero sicura che stavolta Edward non sarebbe riuscito a perdonarmi.
-Diventare…come lui- concluse Alice.
Sussultai. Come facevano a…? Scossi il capo. Logico no? Alice vede nel futuro…e mi doveva aver vista trasformata in vampira. Niente più barriere, niente più limiti, niente più differenze tra me e Edward. Sì…
Avevo preso la mia decisione. Aprii gli occhi, fissando le due sorelle in attesa.
-Sbrigati Rosalie, non vorrei arrivare in ritardo al giorno più importante della mia vita- esclamai, facendo sorridere entrambe.
Con una sonora sgommata, ripartimmo alla volta della chiesa.
Arrivammo alle undici in punto.
-Corri Bella!- disse Alice, poi ci ripensò –no aspetta, se no poi inciampi e ti rovini il vestito-
Scossi la testa, mentre la mia testimone mi accompagnava (anzi, mi portava lei direttamente) all’entrata dell’edificio. Sbirciai dentro. La sala, per quanto piccola, mi pareva strapiena di persone. Da lì non riuscivo a vedere l’altare, ma mi figurai comunque l’immagine celestiale di Edward in smoking, in piedi, in attesa. E il pensiero che stesse aspettando proprio me per poco non mi fece svenire.
-Oh!- sentii esclamare al mio fianco. Mi accorsi che mi ero letteralmente accasciata su Alice.
-E adesso che ti prende?- sbottò lei, aiutandomi a tornare in posizione eretta –Su non fare storie, ne abbiamo già parlato, ti vuoi sposare no?-
-Sì…- sussurrai, con un filo di voce.
-E allora vai!- disse, e mi spinse all’interno della chiesa.
Diciassette paia di occhi si voltarono a guardarmi.
Tranquilla Bella, è tutto a posto, mi ripetei, prendendo un bel respiro e aggrappandomi con tutte le forze al braccio che mio padre mi tendeva. Mossi un primo passo, poi un altro ancora. Per fortuna, la distanza che dovevo percorrere non era lunga.
Qualcuno, probabilmente Emmet, fischiò dall’ultima file delle panche.
Pensa ad Edward, Edward che ti sta aspettando, Edward che tra poco sarà tuo marito…
Ahia. Pessima idea. Sentii i miei piedi intrecciarsi e il suolo farsi sempre più vicino. Quando ormai credevo di non poter più evitare una gaffe terribile, se non un volo molto doloroso, un paio di braccia forti mi afferrarono, salvandomi.
Alzai lo sguardo e fissai lo splendido volto dell’uomo davanti ai miei occhi.
Edward era, se possibile, ancora più perfetto del solito. Il completo nero faceva risaltare magnificamente la carnagione candida, i capelli erano più spettinati e meravigliosi che mai. Era un’apparizione, un angelo, venuto apposta per me.
Mi sorrise incerto e ricambiai apertamente. Poi, il pastore cominciò la funzione.
Ascoltai le prime parole, ma dopo mi persi negli occhi del mio vampiro. In un attimo, mi passarono davanti tutti i momenti che avevamo trascorso insieme. Dalla prima volta che ci eravamo visti, a quando “per caso” ci eravamo incontrati a Montmartre, e la nostra prima uscita, seguita da molte altre. Rividi anche le esperienze meno gradevoli: James che mi rapiva, il Moulin Rouge, lo scontro sulla Torre Eiffel…ma quello era il passato. Tutto era passato. Ora mi trovavo davanti al mio futuro, e i mille dubbi che mi avevano assillato fino ad allora erano come evaporati. Desideravo solo una cosa: trascorrere il resto dell’eternità insieme all’uomo che amavo.
Dire il fatidico “sì” non fu difficile come avevo immaginato. Ci baciammo davanti alle persone che amavamo di più, e non ci vergognammo affatto di mostrare il nostro amore. Il banchetto fu ottimo, come la compagnia. Poi Edward mi prese in braccio e io risi, lanciai il bouquet di rose e fiori d’arancio, e Shila lo prese al volo. Dopodiché io e mio marito uscimmo dalla chiesa, inondati da una pioggia di riso e da un coro di “viva gli sposi”, e a bordo della sua Volvo ci allontanammo, in direzione di un futuro roseo quasi quanto il grande fiocco di Alice.





Allora…premetto che questo capitolo mi piace così così. Così buono nella prima parte, così cattivo nell’altra. Lo so, forse avrei dovuto approfondire meglio il grande giorno, ma non voglio più dilungarmi troppo a lungo, perciò il matrimonio è venuto fuori così. Mi dispiace. E poi, cercate di capirmi, ho 39 di febbre! xD
Bhe, che dire? La chiesa. La chiesaaa….esiste veramente! È un luogo stupendo, nel Lazio, ci sono passata una volta davanti insieme a mio padre e non l’ho più dimenticata. Ma sfortunatamente non sono più riuscita a trovarla…sembra sparita nel nulla!
Per la questione della trasformazione di Bella…non preoccupatevi. So cosa fare.
Uh, una domanda. Nel prossimo capitolo ci sarà un momento molto intimo tra Bella e Edward…la prima notte di nozze.
Preferite che lo scriva dal punto di vista di Ed o di Bella? Ditemelo voi vi prego, perché io sono terribilmente indecisa…:S
Ah sì, vi avverto…il prossimo chappy sarà il penultimo (o terzultimo, se metto l’epilogo) e…SARÀ COL BOLLINO ROSSO! Io vi ho avvertite…^^
Un Bacione mie care, a presto ;) Ele


Per rispondere a:

keska: *-* oooo come sei cara!! Non sono ancora guarita anche se sto meglio (la tosse malvagia mi perseguita) ma sono comunque qui con il nuovo chappy! Spero sia decente, anche se l’ho scritto rannicchiata sotto le coperte con moccio al naso…xD che immagine orribile xD comunque mia cara…se Bella non si facesse le paranoie, che Bella sarebbe?!?!^^ Un bacione e grazie 1000 per il tuo appoggio! :*
RenEsmee_Carlie_Cullen: ^^ Tesoro ti ringrazio per l’incoraggiamento, ma come hai visto mi sono rassegnata al fatto che L. e LU. Stiano insieme…ma questo non vuol dire che se proprio si dovessero mollare io non ne approfitterei….^^
ale03: ohoh carissima, è proprio a te che mi riferisco col mio appello! Se ti va potresti parlaci dei tuoi problemi di cuore, magari tra noi c’è qualcuna che ha un buon consiglio per te…pensaci! ;)
Bella_kristen: Tesorooooo che bello risentirti ^^ tranquilla, l’importante è che tu sia riuscita a commentare ^^ Allora…come hai visto non era l’ultimo chappy, ma ormai ci siamo….si avvicina la fineeeeeeee ç_____ç si lo so, anche io mi metto a piangere ogni volta che ci penso…ma prima o poi tutto finisce….(come sono drammatica xD) ma scialla, ho già cominciato una nuova ficcy (hai presente Speed&Love? Ho pubblicato i primi capitoli ^^) e poi ho un sacco di idee in mente…^^ bacioniiiii
bigia: ^^ ihih meno male che alla fine hai visto l’aggiornamento!
barbyemarco: va beeeene ti perdono, però d’ora in poi mi aspetto di vedere il tuo nome tra i “recensori” ;) un kiss, non ti ammalare pure tu!xD
nihal_soana93: eccomi cara, non sono guarita ma ho postato lo stesso ^^ mi raccomando, riguardati anche tu…:*






RECENSIRE FA BENE,
RECENSIRE GIOVA A TE E ALLA SCRITTRICE,
RECENSIRE È UNA BUONA COSA.
E allora:
RECENSISCI ANCHE TU!


(Programma P.R.P.T.= Più Recensioni Per Tutti)





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Capitolo 33
*** 33. E poi fu il paradiso ***






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Ok…Premetto che non mi sono mai cimentata in capitoli del genere…cioè sì, ho scritto una fan fic un po’ spinta, ma mai ho parlato di cose così…serie.
Ce l’ho messa tutta davvero per scrivere questo chappy, ho fatto un Pov. Edward, Come ha deciso la maggioranza, e mi pare che sia venuto bene…a me piace. Spero che sia così anche per voi.
Vi prego, fatemi sapere un vostro parere arrivati alla fine, è molto importante per me sapere cosa ne pensate di QUESTO capitolo. :)
Ci vediamo in fondo con le vostre recensioni,
fatemi sapere cosa ne pensate allora, è importante!!
Bacioni cuori, vi adoro. Ele




ATTENZIONE: IL RAITING DI QUESTO CAPITOLO è ROSSO.






Raggiungere la nostra meta non fu affatto complicato. Grazie alle perfette indicazioni di Alice e alla velocità con cui spingevo la Volvo, arrivammo in vista della casetta in appena due ore.
Parcheggiai in leggera pendenza e mi voltai ad osservare lo splendido angelo che giaceva sul sedile posteriore. Bella dormiva profondamente, le gote rosee e le labbra leggermente aperte. Il piccolo petto si alzava e abbassava a ritmo costante, seguendo il respiro profondo e calmo. Sorrisi. Era davvero sorprendente, con quell’abito da sposa che cingeva il suo corpo magro. Mi soffermai sul battito del suo cuore: costante, senza traccia di quella leggera tachicardia che la prendeva ogni volta che le sorridevo. Fui distratto dal soffio delle sue parole.
-Edward…- sussurrò il mio amore. Mi sporsi verso di lei, come rispondendo al suo richiamo, e allungai una mano fino a sfiorare la sua morbida e calda guancia.
Perché Bella era così, delicata, fragile, indifesa, viva. Chiusi gli occhi, ricordando la discussione con Alice di quella mattina.
-Edward, succederà prima o poi- aveva detto lei.
-No- la mia risposta, chiara e decisa.
Un sospiro da parte sua –Ne sono quasi certa. Lo vedo chiaramente da più di un mese. Ormai è scritto nel suo destino-
-Il futuro può cambiare-
-Sì, ma non quando uno ha scelto. E Bella ha scelto Edward, lei vuole essere come te-
-Perché?- avevo allora replicato. Non potevo, non volevo rassegnarmi all’idea di privare la mia piccola umana della sua vita, di portarle via il suo calore, di rendere dure e gelide le sue membra, di non poter vedere mai più le sue guancie tingersi di rosso…
-Perché non vuole che ci siano più differenze a separarvi, più pareti tra voi- ecco, la risposta della mia saggia sorellina.
-Ma…io non ho mai voluto che ce ne fossero- ero insicuro, stavo per cedere.
-Lo so fratellino, lo so! Ma ci sono, questa è la realtà, e tu non puoi fare niente per cambiarla. Tranne che renderla una di noi. A tutti gli effetti-
E così si era concluso il discorso, mentre Alice mi abbracciava e io prendevo forse la decisione più importante della mia vita.
-Ciao-
Mi riscossi dai miei pensieri e portai nuovamente la mia attenzione sulla delicata creatura di fronte a me.
-Ti sei svegliata, finalmente. Dormito bene?- le domandai dolcemente, scendendo dalla macchina per aiutarla ad alzarsi.
-Sì, la tua Volvo è molto comoda- rispose lei, stirandosi e cingendo il mio collo con le braccia sottili. Il suo profumo mi colpì come una pugnalata, e per un attimo il mondo perse i suoi contorni. Avevo sviluppato uno straordinario autocontrollo, sorprendendo perfino me stesso, ma certe volte era davvero troppo difficile resistere al richiamo del sangue della mia umana. Come l’altro giorno, in quel piccolo bagno vicino alla sua camera, dove la sua fragranza irresistibile mi aveva colpito più forte del solito…allora, resistere era stato particolarmente difficile.
Ma ora era diverso. Eravamo marito e moglie, e io non potevo più permettermi tali distrazioni. Per sicurezza comunque, smisi di respirare, rivolgendo un sorrisone a Bella, che però non pareva essersi accorta della mia lotta interiore, impegnata com’era a non inciampare nel piccolo strascico del vestito.
-E pensare che l’hai pure insultata-
-Mh?-
-La mia piccola- dissi indignato, accarezzando la carrozzeria scintillante della mia Volvo.
-Oh chiedo perdono, a quanto pare mi ero sbagliata- esclamò Bella per poi poggiare le sue stupende labbra sul cofano dell’auto –ecco fatto, un bacino e passa tutto-
Guardai l’invitante bocca di mia moglie, provando un’assurda punta di gelosia nei confronti della fortunata macchina.
-Ehi, sono io il marito- protestai, prendendo Bella per la vita e facendola girare tra le mie mani. Lei cacciò un gridolino di sorpresa, poi si arrestò di fronte a me. Ci guardammo negli occhi, leggendo reciprocamente l’amore indissolubile che ci legava. Ed ora due piccole fedi in oro bianco, molto semplici, stavano sui nostri anulari sinistri, suggellando le promesse strette quella mattina.
-Ti amo- dissi, fissando i suoi profondi occhi cioccolato.
-Anche io. Per l’eternità- rispose lei, poi mi baciò, e da li iniziò tutto.
Entrambi capimmo subito che quel bacio non era come gli altri. Precedentemente, avevo sempre posto dei limiti ai nostri contatti intimi, e sempre arrivava un punto in cui dovevo fermarla, prima che si spingesse troppo oltre, rischiando seriamente la vita. Ma questa volta non fu così. Entrambi sapevamo che quel bacio sarebbe stato decisivo, l’inizio o la fine di tutto.
Avevo riflettuto a lungo sull’argomento, ed ero certo che anche Bella lo avesse fatto.
La prima notte di nozze. La notte più speciale, la più importante di una coppia. Spesso i fidanzati, specialmente le ultime generazioni, si univano prima del matrimonio. Ma nel nostro caso non era stato possibile, sia per la piccola complicazione da parte mia, sia per la mia mentalità all’antica.
Ciò nonostante, sapevo che quella notte saremmo stati una coppia di novelli sposi come tutte le altre e che, giustamente, Bella si sarebbe preparata a un mio comportamento specifico.
Così avevo passato l’ultimo mese esercitandomi. L’allungamento progressivo di ogni bacio, il mio contatto sempre più diretto con lei…erano tutti piccoli esercizi che avevo fatto in preparazione a qual momento. E adesso, con mia grande soddisfazione, mi sentivo pronto.
Questi furono i miei ultimi pensieri razionali di quel giorno, o quasi. Poi, subentrò l’istinto, che prevalse su tutto.
Mentre le nostre labbra infiammavano e le nostre lingue si contorcevano nelle bocche, presi Bella per le cosce e le feci allacciare le gambe dietro al mio bacino. Quasi non ci fu bisogno di forzarla, con un piccolo saltello si portò in quella posizione, facendo aderire il suo bacino al mio.
Sentii un piccolo gemito sfuggirmi dalle labbra.
Calma Edward. Mi diressi verso l’entrata della piccola casetta che Alice ci aveva riservato per la nostra luna di miele.
Era un delizioso cottage nei pressi di Gradara che, come mi aveva rivelato il piccolo folletto, era una dei paesini prediletti da Bella. La casa era abbastanza grande, con una cucina abitabile, un ampio salone con caminetto, due bagni e un’enorme camera da letto. Così almeno l’aveva descritta Alice.
Sempre continuando a baciarla appassionatamente, condussi Bella all’interno della nostra prima dimora, in braccio, proprio come si fa con la propria sposa. Chissà se lei se ne era accorta, o era troppo concentrata sulle nostre lingue…
Scacciai quei pensieri dalla mente. Per una volta avrei messo da parte i miei moralismi e mi sarei lasciato andare. Sì.
Un piccolo movimento del bacino di Bella contro il mio mi riportò alla realtà. Era impaziente, la mia piccola. Bè, lo ero anch’io. I pantaloni apparivano adesso particolarmente stretti e fastidiosi…
Andando a naso, raggiunsi in batter d’occhio la camera da letto. Infatti, la previdente Alice aveva riempito la casa di rose, concentrandole principalmente in quella stanza.
Quando entrammo, non potei evitare di sbirciare l’ambiente con la coda dell’occhio.
Wow. Enorme era troppo poco. Era davvero gigantesca. Un grande armadio si apriva sulla destra, opposto all’ampia vetrata che sostituiva la parete laterale, ricordandomi la mia camera nella casa a Parigi. Da quest’unica finestra trasparente, si poteva vedere il mare. Ma la cosa che colpiva subito della stanza era il letto.
A baldacchino, con belle lenzuola rosa, ma soprattutto immenso.
Vi poggiai sopra Bella, continuando a baciarla, e passando dalla bocca al collo, assaporando il suo sapore nell’incavo della clavicola, per poi scendere a stuzzicare la cavità tra un seno e l’altro. Avvertii la sua schiena inarcarsi e il suo sospiro quando la mia lingua passò troppo vicino al capezzolo. Fu allora che quasi non ci vidi più.
Misi le mani sulla sua schiena, cercando la cerniera del vestito. La trovai e con un unico movimento fluido, liberai il suo corpo da quell’ingombro.
Non era la prima volta che vedevo Bella nuda, ma non mi era mai capitato di avercela così vicina. I piccoli seni sodi spuntavano sul petto magro, sotto la pancia piatta, le anche risaltavano, coperte in parte dagli slip, che lasciavano intravedere una parte della sua intimità. Le gambe erano leggermente aperte, come se fosse indecisa, o stesse aspettando un segno da parte mia.
La guardai una frazione di secondo, prima di dedicarmi totalmente a lei e al suo corpo. Con le mani sfiorai i fianchi, delicato, con la bocca i capezzoli turgidi, stuzzicandoli con la lingua. Questa cosa la fece letteralmente impazzire. Sentivo i suoi ansimi mischiati ai miei, in una sinfonia selvaggia e affascinante.
Poi, avvertii la sua manina calda attraverso il tessuto della camicia, timida, incerta. Allora la aiutai, portando le sue piccole dita sui bottoni, slacciandoli insieme a lei. Poi i pantaloni, e le scarpe, finchè non ci ritrovammo uno di fronte all’altro, quasi completamente spogli, senza più veli a nasconderci.
La vidi osservare ammirata i miei pettorali e le gambe muscolose e per una volta fui fiero del mio corpo da vampiro. Lei cominciò ad accarezzarmi il petto, tracciando i contorni degli addominali, baciandomi, sempre più in basso, sempre più audace.
Sentivo che non avrei resistito ancora a lungo. La presi per le cosce e la adagiai sul letto, passando la lingua sull’orlo dei suoi slip, con desiderio, con impazienza. Lei mi esaudì e con un unico movimento fece calare l’ultima difesa.
Ispirai il profumo di quel frutto prelibato, l’assaggiai e godetti di quel nettare divino, mentre tutto in me gridava quanto la volessi.
Avvertivo anche il suo, di desiderio, così mi liberai dei boxer e permisi anche a lei di accedere alla mia intimità. Con la mano cominciò a massaggiarmi tutto, e per me fu come essere in paradiso, quel paradiso che mi era sempre parso irraggiungibile, ma che adesso mi sembrava più vicino che mai.
Continuando a stuzzicarci, ci portammo sempre più vicino, finche io non fui esattamente sopra di lei. La guardai: era bellissima. Bellissima e dannatamente provocante. Baciai il suo collo, annusai i suoi capelli, stuzzicai il suo lobo.
-Ti voglio…adesso- le sussurrai infine, con voce bassa e roca.
-Sono tua- fu la sua risposta, appena sussurrata.
Mi bastò quello per agire.
Feci aderire perfettamente il mio bacino al suo e sentii distintamente la vicinanza tra noi diminuire. E poi, finalmente, infine, entrai dentro di lei, calmo, pacato, eppure desideroso più che mai.
Fu allora che accadde un evento straordinario. Appena mi sentii dentro di lei, fu come se avvertissi anche che lei era dentro di me. Come un mare in piena, tutte le sue emozioni mi travolsero, e fu come se, per la prima volta, riuscissi a leggere nella sua mente.
Quello che vidi non erano pensieri veri e propri, sensazioni, sentimenti. Avvertii l’immenso amore che provava per me, e fui felice di notare che era grande come il mio per lei, e sentii anche il desiderio, quella voglia matta che la stava prendendo sempre di più.
Mi mossi dentro di lei, e sentii lei dentro di me, e fu tutto confuso, e fu il paradiso. Quando la sentii raggiungere l’orgasmo, esplosi. Quel piccolo gemito fu il colpo di grazia alla mia razionalità. Spinsi forte verso di lei, e urlai il suo nome, e il mio e il suo nome si mischiarono, e ansimai e gemetti, e in un attimo fu la felicità più assoluta.
E poi al culmine di tutto, premetti la bocca sul suo collo, sentendo la giugulare gravida di sangue pulsare sotto le mie labbra. Istintivamente, affondai i denti in quella carne morbida, e fu il buio.





Per rispondere a:

keska: Ahahah certo mia cara, d’altra parte se Bella non inciampasse anche il giorno del suo matrimonio, non sarebbe verosimile…xDxD Sono contenta anche il capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere come è andato questo..:S sono un po’ agitata ^^ a presto! Bacioni
RenEsmee_Carlie_Cullen: Hai ragione, meglio un’amica in più e un ragazzo in meno :) Sono contenta che l’impostazione del chappy scorso ti sia piaciuta, avevo il terrore di avere stretto troppo…:S Hai visto?? Questo l’ho fatto dal pov Ed ^^ baciii
Bella_kristen: La mia pazzaaaaaa xDxD SìSì Sono guarita *-* Hai visto?! Bella inciampa al matrimonio…ihih è proprio da lei!xD Allooora mia cara, visto che mi avevi detto di dirti se scrivevo una nuova fanfic…ebbene sì! Si chiama “Il diario di Elly” e praticamente parla di quello che è successo tra me e L….U? U. è un tipo…’particolare! Ve ne parlerò meglio nel prossimo chappy…Hai letto Speed e…Love?? Ti è piaciuta?? Ti prego fammi sapere il tuo parere *-* a presto mia cara, bacioniiiii
barbyemarco: eccomi qua! Hai visto che puntualità?!xD sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, lo so, era un po cortino, come questo….ma d’altra parte, vino buono in botte piccola, giusto?? xD kiss kiss
Amalia89: Eccolaaaaa xD MMM…dici che sono stata troppo cattiva con la povera Bella??? XDXD forse hai ragione…ma d’altra parte, che Bella sarebbe stata senza almeno un tentativo di caduta?!?! ^^ baci tesoro!
Sognatricecoipiediperterra: Woooooooow una nuova lettrice!!!!! Evvivaevvivaevviva!!!! *-* Scusa, ma non sono abituata ad avere nuovi lettori, sai, sono quasi alla fine della storia…ma tu ti sei letta tutta i capitoli, complimenti!!! Meriti in bacione….SMAK!!! XDXD sono contenta che ti sia piaciuta, fammi sapere cosa ne pensi anche di questo chap!^^ :*






RECENSIRE FA BENE,
RECENSIRE GIOVA A TE E ALLA SCRITTRICE,
RECENSIRE È UNA BUONA COSA.
E allora:
RECENSISCI ANCHE TU!


(Programma P.R.P.T.= Più Recensioni Per Tutti)





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Capitolo 34
*** 34. Insieme, a Parigi ***






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Sentivo la sua mano, fredda e dura, allacciata alla mia, più piccola e calda. Quel contatto, che ora mi pareva così naturale, era stato l’inizio di tutto. Ricordavo come fosse ieri la prima volta che avevo visto Edward, quella gelida mattina d’inverno, alla pasticceria. Era venuto per fare una commissione alla madre…ah sì, ricordo. Doveva comprare della glassa ai mirtilli. Ricordo la faccia che fece mia cugina, quando si accorse di lui, e la sua tipica espressione oddio-che-pezzo-di-figo che gli rivolse. Io non l’avevo ancora visto, e mi venne da ridere guardando la faccia della mia amica. Ricordo perfettamente il momento in cui i miei occhi incrociarono i suoi, come mi persi in quel mare di ambra diluita, quell’accenno di amore improbabile che vi lessi. E infine, ricordo ogni singola sensazione che mi colpì quando quella grande mano sfiorò la mia, così piccina a confronto. Come un leone con un gattino.
Le nostri mani si erano toccate nuovamente, il giorno del nostro primo appuntamento, quando, cercando di aprire la portiera, avevo trovato le sue lunghe dita ad accogliermi, invece del freddo metallo della sua Volvo. Ci tenevamo per mano quel San Valentino, a casa sua, mentre conoscevo la sua famiglia. Ci tenevamo per mano varcando la soglia di casa Blood, in quel giorno che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite. Non mi ero accorta di quanto mi mancasse quel contatto, fino a quando in ospedale non avevo avuto modo di riprovarlo. Nonostante le sue mani fossero così grandi e gelide, Edward sapeva sempre essere delicato e caloroso, cingendo le mie dita tra le sue. Dolce era stato quando eravamo saliti all’altare, mano nella mano, passionale quella nostra prima e indimenticabile notte di nozze, le sue mani che passavano su tutto il mio corpo, come bollenti.
Sì. Se mi avessero chiesto quale fosse il contatto fisico che più amavo tra di noi, avrei risposto quello. Semplicemente tenerci per mano.
-A cosa pensi?- mi chiese in quel momento il proprietario della mano che stringevo tra le mie.
Mi voltai a osservare lo splendido volto di mio marito. Quel giorno erano esattamente sei mesi che eravamo sposati, e per festeggiare, Edward aveva deciso di portarmi in un posto speciale. Il cielo era sereno, benché il sole fosse coperto da candide nuvole batuffolose. Il tempo ideale per uscire in compagnia di un vampiro.
Nonostante l’assenza del sole, il viso di Edward era illuminato dalla tipica non-luce delle giornate come quella: i suoi occhi, allora color del grano, rilucevano di amore, incatenati ai miei, e un leggero sorriso sghembo incurvava le labbra piene e perfette. Da quando eravamo marito e moglie, non avevo mai visto quell’espressione felice abbandonare il suo volto. Gli donava un aspetto un po’ svampito, quel perenne sorriso, che però non diminuiva affatto la sua perfezione. Anzi, pareva così spensierato da risultare addirittura più bello.
-Bella? Sei stata ancora rapita dalla mia bellezza?- proruppe Edward, ridacchiando davanti alla mia faccia colpevole.
-Non è colpa mia, sei tu che lo fai apposta- sbottai, facendo la finta offesa.
La sua splendida fronte si riempì di quelle rughe che tanto gli donavano –Cos’è che farei?-
Davanti alla sua perplessità non riuscii a fingere oltre, e scoppiai in una risata cristallina.
-Fai l’Edward, e questo non vale!- esclamai, scoccandogli un veloce bacio a fior di labbra.
-Oh, se per questo tu fai la Bella ventiquattro ore su ventiquattro, cosa dovrei dire io?- replicò lui, ricambiando il piccolo gesto.
Sbuffai –Sai che non è la stessa cosa-
-No, hai ragione, fare la Bella è molto più scorretto- confermò soddisfatto.
Scossi la testa, ma lasciai perdere. Per qualche strano e arcano motivo, Edward era convinto che tra i due fossi io la più affascinante. Ma proprio a me doveva capitare l’unico vampiro fuori come un balcone?
-Allora? Mi vuoi dire cosa passa per quella tua testa boccolosa?- mi richiese, spettinandomi amorevolmente.
Lo guardai in cagnesco, cercando di snodare la matassa che aveva creato –Pensavo a quanto detesto che mi si spettinino i capelli, dopo che ho passato mezz’ora la mattina a cercare di renderli decenti-
Sul suo bel faccino comparve un espressione triste –Mi dispiace, ma io non capisco niente di queste cose da donne-
-Che sia donna, che sia vampira, è lo stesso: nessuna femmina gradisce che si rovini il suo duro lavoro- lo sgridai, facendolo ridere di gusto.
-A dir la verità- aggiunsi poi, penetrandolo con gli occhi –stavo pensando a te-
Sbuffò, lanciandomi una tipica espressione da assenza-di-espressione.
-Che ti prende?- gli domandai, sorpresa da quella sua reazione.
-Sei così…monotona- commentò.
-Ehi, non è colpa mia, sei tu che sei troppo carino- sbottai offesa. Lui entrava nella mia testa, e la colpa era mia?
-Oh bè, almeno adesso sono “carino”…com’è che dicevi prima? Il mio personale David?-
Lo abbracciai stretto –Hai ragione, tu sei molto più che carino, tu sei perfetto, come il David di Michelangelo-
Lui ricambiò l’abbraccio e non rispose, anche se mi parve di sentirgli mormorare una cosa tipo “come non detto”.
-Imperciocchè mia piccola Gioconda, dove desideri essere condotta ora?- proruppe poi, sbirciandomi birichino.
Gli lanciai un’occhiataccia: odiavo questo mio nuovo nomignolo, e lui lo sapeva benissimo. Solo perché avevo messo su qualche chilo, non doveva per forza paragonarmi alla Gioconda! E poi, testuali parole, l’aveva detto lui stesso che “un po’ di carne su quelle tue fragili ossa ci voleva proprio”.
Ma ero troppo distratta dal termine che aveva usato, per rimproverarlo –Imper-che-cosa?-
Ridacchiò -È tutta farina del sacco di Alessandro Manzoni- spiegò.
-Ah- mormorai, storcendo il naso. Manzoni non mi era mai andato a genio, fin da quando l’avevo studiato a scuola. I Promessi Sposi glieli facevo pure passare (anche se avrei volentieri dato quattro sberle a quella frignona di Lucia) ma dopo l’ode a Napoleone…quella me l’aveva fatto proprio venire in odio!
-Oh dunque, mia donzella, mi vuole degnare della sua regal risposta?-
-Se magari la pianti di parlare come un vocabolario, può darsi!-
Edward si cucì la bocca, facendomi gli occhioni e fissandomi in attesa del mio verdetto.
Mi guardai intorno. Il posto dove mi aveva portata era davvero enorme.
-Ma…proprio Disneyland Paris?- gemetti.
Lui alzò le spalle, sempre tacendo. Lo interpretai come un “tu-mi-hai-chiesto-di-portarti-in-un-Luna-Park-e-questo-è-l’unico-che-ho-trovato”.
Girai la testa da una parte e dall’altra: quante attrazioni che c’erano! Avevo solo l’imbarazzo della scelta. Poi, in un angolino incastrato tra un gonfiabile strapieno di bambini e un gigantesco negozio di dolci, notai un piccolo chiostro. A dir la verità, ad attirare la mia attenzione erano stati degli enormi lecca-lecca nel posto lì di fianco, ma una cosa in quel chiostretto mi aveva completamente catturata.
Edward seguì il mio sguardo –Vuoi una caramella?- mi chiese premuroso.
Scossi la testa, arrossendo.
Sorrise, accarezzandomi una guancia rosso porpora –Non vergognarti, lo sai che puoi chiedermi tutto-
-Ecco io…- balbettai -…quel tiro a segno- dissi, indicando il chiostro.
Ci avvicinammo e, quando eravamo a pochi metri, quasi inciampai in un bambino. Un bambino?!
Il piccolo era caduto per terra e ora si stava rialzando, spolverandosi i vestiti.
-Ti sei fatto male?- gli chiesi, preoccupata.
Lui mi guardò e rimasi colpita dai suoi grandi occhi azzurri –No signorina, sto bene grazie- disse, con una vocetta deliziosa.
-Nicolas!- sentii una voce chiamare in quel momento.
Il bambino si voltò e corse verso una giovane donna che era comparsa da dietro il chiostretto.
-Non correre che se no cadi di nuovo- lo ammonì la ragazza.
-Va bene mamma- disse il piccolo Nicolas, fermandosi all’istante.
La madre gli sorrise e gli accarezzò i riccioli biondi. La somiglianza tra i due era evidente, i capelli di lei erano dello stesso color oro del bambino, anche se gli occhi si avvicinavano più a un bel verde smeraldo che al celeste di quelli di Nicolas.
-Mi dispiace signori, ma mio figlio è un vero scalmanato- si scusò la donna, rivolgendosi a noi.
-Non ti preoccupare, mia moglie adora i bambini- le rispose Edward, sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso timidamente, e fui piacevolmente sorpresa nel costatare che non era stata completamente rapita dalla bellezza del mio vampiro, come normalmente succedeva a tutte le donne con cui parlava.
-Io sono Anastasia- si presento la ragazza, stringendomi la mano –e lui è mio figlio, Nicolas- aggiunse, accarezzando sulla testa il piccolo angioletto biondo.
-Piacere, Bella- dissi, ricambiando la stretta –io e questo bel bambino ci siamo già conosciuti, vero Nicolas?- esclamai poi, rivolgendomi al piccolo, che mi fissò con i grandi occhi, prima di nascondersi dietro alla madre.
-Perdonatelo, ma a volte è molto timido-
-Non ti preoccupare, posso capirlo-
Ridemmo tutti insieme –Allora Anastasia, questo chiostro è tuo?- domandò poi Edward alla ragazza.
Lei annuì –Me l’ha lasciato mio padre quando è venuto a mancare. Adesso siamo solo io e te, vero amore mio?- mormorò amorevolmente al bambino.
A quella scena mi si strinse il cuore. E così Anastasia era sola, senza un compagno come padre per Nicolas, né una famiglia che potesse aiutarla. Solo allora mi resi davvero conto di quanto fossi fortunata, ad avere Edward al mio fianco e mio padre e gli altri Cullen. A questi pensieri, scoppiai in un pianto dirotto.
-Oddio, si sente male?- chiese Anastasia, allarmata.
-Non ti preoccupare, si è solo commossa per la tua storia- spiegò Edward, abbracciandomi e capendomi sempre come nessun altro avrebbe potuto fare.
-Ma non si deve preoccupare! Io e mio figlio stiamo benissimo- esclamò lei, tentando di calmarmi. Ma l’abbraccio di Edward e le sue carezze ci erano già riusciti, in parte.
-Mi dispiace…ma io ho una famiglia che mi vuole bene, e ho pensato a voi due, soli…- mormorai, le parole spezzate dall’ennesimo singhiozzo.
-Lei è molto cara, ma davvero, non si preoccupi. A noi piace la nostra vita, vero tesoro?- chiese Anastasia al bambino, che era uscito dal suo nascondiglio e aveva osservato tutta la scena con i grandi occhi blu.
Nicolas guardò prima la madre, poi me –Sono belli i pupazzi- affermò, prendendomi la mano.
Gli sorrisi tra le lacrime, che non volevano saperne di fermarsi.
-Oh signorina, non faccia così…- disse Anastasia –non c’è niente che io possa fare per parla stare meglio?-
Il bambino guardò la madre con gli occhi luccicanti –Io ho un’idea-
E detto questo, corse dietro al chiostro, per tornare poco dopo con un’enorme peluche in mano.
Me lo diede, e io lo presi, non potendo credere ai miei occhi.
-Ecco, ho visto che lo guardavi prima, e magari può farti stare meglio. Sai, io ho un pupazzo che si chiama Pito ed è un pitone e ogni volta che sono triste lo prendo e lo stringo forte forte e poi sto di nuovo bene- spiegò, fiero.
Gli sorrisi, abbracciandolo e asciugandomi gli occhi –Grazie- sussurrai, stringendo al petto il leone pupazzo.
-Dai, saluta questi signori e vai a giocare ora- disse la madre, rivolta al bimbo.
Lui annuì e mi diede un bacino sulla guancia –Ciao bella signorina, e mi raccomando non piangere più!- poi guardò un attimo Edward e mormorò un timido “ciao”, prima di scappare via, in direzione dei gonfiabile.
Guardai Anastasia -È un bambino d’oro, sei fortunata ad avere un figlio così-
Lei sorrise –Vedrà che anche il suo sarà bravissimo, e crescerà con due genitori splendidi-
Arrossii pesantemente, portando la mano sinistra sulla mia pancia. Si notava già così tanto?
-Come possiamo ringraziarti per il pensiero e scusarci per il disturbo?- chiese Edward.
La ragazza sgranò gli occhi e scosse la testa più volte –Oh nessun disturbo! E per quanto riguarda il leoncino, lo tenga pure: lo consideri un regalo di Nicolas per il suo bambino-
Scossi la testa a mia volta –No, non possiamo andarcene così- poi mi sfilai dal collo la collanina in oro che mi aveva regalato Edward per il nostro terzo mensiversario –ecco, prendi questo- dissi, tendendola ad Anastasia.
Lei guardò ammirata il gioiello, ma si allontanò –Non posso accettarlo-
-Cerco che puoi, anzi, devi. È un regalo, come il leoncino, e i regali non si rifiutano, mai!-
La vidi esitare ancora un momento, poi si arrese e prese la collanina –Non so come ringraziarvi-
Sorrisi –Puoi salutarmi Nicolas al suo ritorno, e dargli un bacio da parte mia. Questo basterà-
Anche lei sorrise –Vi auguro tanta felicità, e che il vostro bambino cresca forte e sano-
-Ti ringrazio- dissi, commossa, poi ci salutammo.
Camminammo in silenzio per un po’ di tempo, ognuno assorto nei propri pensieri.
-Dove vuoi andare adesso?- mi chiese dolcemente Edward.
Guardai il cielo, che cominciava a scurirsi –Si sta facendo tardi e comincio a essere un po’ affamata-
Proprio in quel momento, come a sottolineare le mie parole, il mio stomaco brontolò sonoramente.
Arrossii imbarazzata, mentre Edward rideva -È ancora troppo presto per cenare, ma l’ora ideale per uno spuntino-
-Vada per lo spuntino- sentenziai, e ci dirigemmo all’uscita del parco.
Sulla strada per il ritorno mi addormentai, cullata dal rilassante rombo del motore della Volvo. Al mio risveglio, sorpresi Edward a guardarmi intensamente.
-Che c’è?- domandai, ancora assonnata, poi mi accorsi di essere aggrappata con tutte le mie forze al peluche che mi aveva regalato Nicolas. Subito lo lasciai, appoggiandolo sulle mie gambe. Che figura da bambina!
-Posso farti una domanda?- chiese in quel momento Edward. Annuii, ancora imbarazzata -Come mai proprio un leone?-
-Cosa?- ero ancora un po’ lenta a capire.
-Mi chiedevo per quale motivo avessi adocchiato proprio il pupazzo di un leone- chiarì lui.
Quando capii, immediatamente le mie guance si tinsero di rosso.
-Bè…ecco…-
-Se non vuoi dirmelo fa lo stesso, era solo una mia curiosità- intervenne, premuroso come sempre.
Feci no con il capo –No no, è solo che è…stupido-
Sorrise –Amo le cose stupide-
Ricambiai il sorriso, leggermente più rilassata, poi spiegai –Ti ricordi quando mi paragonasti ad un agnello, e tu ad un leone? Bè, ho scelto il peluche di leone perché mi ricorda tanto te-
Edward mi guardò un attimo –Perciò…adesso mi devo procurare un pupazzo di agnellino?-
Ridemmo insieme, e la restante parte del viaggio passò tranquillamente. Ma sapevo che, sebbene l’avesse buttato sul ridere, quel mio gesto l’aveva colpito.
-Eccoci arrivati- annunciò all’improvviso.
Feci per guardarmi intorno, ma lui mi bloccò –No piccola, aspetta, non essere impaziente-
Obbedii e mi limitai ad attendere che mi facesse scendere dalla macchina. Poi mi lasciai condurre da mio marito su per una scalinata, fino ad un muretto, dove ci sedemmo.
-Adesso puoi guardarti intorno- sussurrò lui, e io distolsi lo sguardo dal suo viso, dove l’avevo tenuto tutto il tempo.
Rimasi senza fiato. Di fronte al muretto, pochi metri più in basso, vi era un enorme parco, con un’immensa fontana al centro e tante panchine che la costeggiavano. E, alzando gli occhi, incontrai la familiare sagoma della Torre Eiffel. Poiché eravamo vicini al Natale, la torre era ornata da luminarie d’oro e d’argento, che la facevano risplendere nel buio della notte come la più luminosa tra le stelle.
-È…bellissimo- boccheggiai, rapita da quella vista mozza fiato.
Edward sorrise –Sono contento che ti piaccia-
Lo guardai, includendo anche lui in quello spettacolo meraviglioso. Ora era tutto perfetto. La mia vita era perfetta, lui era perfetto, il nostro bambino che sarebbe nato tra pochi mesi era perfetto. Sapevo che mai sarei potuta essere più felice di così, né più completa. Tutti i tasselli erano andati al loro posto: io e Edward, nella nostra casetta vicino a Montmartre, Arianna con Michel, il suo nuovo fidanzato, testimone e damigella al matrimonio di Shila e Jaques. John, pittore famoso, Mariotte, sua apprendista, e Eveline, con la sua catena di pasticcerie. E ovviamente i Cullen, stabilitisi permanentemente nella loro grande villa color lavanda, e i Blood, partiti tutti insieme per un viaggio intorno al mondo.
Notai solo allora il contenitore che Edward mi stava porgendo –Che cos’è?-
Lui sorrise, misterioso –Aprilo-
Lo feci e sorrisi a mia volta, guardando il cucchiaino infilzato nel gelato puffo e pistacchio.
-Quando l’hai preso?-
-Mi sono fermato da Eveline mentre dormivi-
-Oh, è quello di Eveline! Ne vado pazza- esclamai eccitata.
Altro sorriso –Lo so-
Guardai per l’ennesima volta mio marito e richiusi il coperchio della vaschetta. Edward fraintese –Non lo vuoi?-
-Certo, ma lui può aspettare - dissi, avvicinandomi a lui senza smettere di fissarlo. Gli presi le mani.
-Sai che non bisognerebbe viziare così la propria moglie? Potrei farci l’abitudine- lo ammonii scherzosamente.
Lui ridacchiò –Ma io voglio solo che tu sia felice-
-Mh, lo dici adesso che siamo sposati da solo sei mesi, ma pensa quando saranno passati venti anni, e poi quaranta, e ottanta…-
Edward mi abbracciò, baciandomi la fronte –Non temere, sarà così per sempre, e avremo l’eternità davanti, dopo che lui sarà nato- disse, poggiando la mano sulla mia pancia pronunciata –A proposito, hai già pensato a come chiamarlo?-
Sorrisi –Nicolas-
-È un’ottima scelta- condivise lui, sorridendo a sua volta.
Gli sfiorai una guancia fredda –Spero che abbia preso tutto da te- sussurrai.
Lui scosse la testa, portando la sua mano sopra la mia e baciandola –No, gli occhi devono essere i tuoi-
Poggiai la mia fronte calda sulla sua, fuoco contro ghiaccio –E le mani le tue-
-Affare fatto- mormorò, baciandomi dolcemente e sfiorando con la mano la mezzaluna sul mio collo.
E così stretti, l’uno all’altro, trascorremmo il resto del pomeriggio, e tornammo in quel luogo ogni ventuno del mese: per ricordare quel caldo giorno di Giugno, quando avevamo legato per sempre i nostri destini, per non dimenticare quei momenti magici trascorsi insieme, per ammirare il magnifico panorama di Parigi, la città dove tutto era iniziato, la culla del nostro amore.






FINE











Wow. E lo ripeto, Wow!
Lo so, è una battuta di Bartok, ma che ci volete fare?! Dopotutto, questa storia è partita anche da quello.
Ricordo come se fosse ieri quando mi venne l’idea per scriverla. Stavo guardando il cartone animato di “Anastasia”, quando mi chiamò mia cugina. Entrambe siamo appassionate di viaggi e in particolare amiamo Parigi, e si dava il caso che proprio in quel momento il cartone fosse arrivato al punto in cui sono tutti insieme a Parigi e c’è quella canzone, “Parigi ha la chiave del cuore”.
Allora io e mia cugina, che, indovinate un po’, si chiama Arianna, cominciammo a parlare di un’ipotetica vacanza a Parigi, e di andare a lavorare in una pasticceria, e di dipingere a Montmartre, e tanto altro…
Quella vacanza purtroppo non l’abbiamo ancora fatta, ma la da quella conversazione è nata questa storia, e direi che di viaggi con la fantasia ne ho comunque fatti parecchi.
Sapete perché l’ho chiamata “Parigi alla chiave del cuore” e non “ha”? Il motivo è semplice: volevo che fosse proprio la città dell’amore ad essere la porta del cuore per i nostri due protagonisti.
Mamma mi ha detto più volte di inviare questo romanzo (perché alla fin fine questo è) a una casa editrice, ma poiché è basato sulla storia della Meyer sarei leggermente accusata di plagio, perciò non se ne fa niente. Peccato, però. Mi ci vedevo già, ricca e famosa! xD
Cavolo ragazze, io mi ero affezionata davvero a questa storia. Ma lo sapete che insieme a lei ho trascorso quasi un anno? Io sono una persona molto emotiva, e spesso e volentieri molte delle mie sensazioni sono passate sulla storia. Penso sia normale per ogni scrittore, trasmettere qualcosa di se stessi alla sua opera. Quando ero triste, i personaggi erano tristi, quando ero felice tutto andava per il meglio. Ovviamente, se nel capitolo precedente Bella e Edward erano felici e contenti ma quel giorno io ero incazzosa, non è che potevo cambiare la trama così. Perciò ammetto che a volte è stato difficile continuare la storia, ma che alla fine ogni capitolo mi ha soddisfatta. Viva la modestia!
Ma ora…ora l’avventura è finita. Ho accennato brevemente alla sorte di ciascun personaggio, non mi sono dilungata perché già così il capitolo veniva lungo e poi non volevo trasformarlo in una sorta di “elenco della spesa” (come dice la mia prof. D’italiano), ciò nonostante non mi sembra giusto liquidare così i nostri amici, perciò qua sotto troverete che fine ha fatto ogni personaggio.



Edward e Bella: bhe, ovviamente si sono sposati (spero l’abbiate capito) e in quella loro memorabile notte di nozze è successo qualcosa di unico e irripetibile: Edward è riuscito ad avvertire le sensazioni di Bella, come se avesse acquistato momentaneamente il potere di Jasper. Tale evento eccezionale si è verificato in quanto, essendo già lui legato alla ragazza, quella notte ogni barriera è caduta tra loro, e sono entrati talmente in intimità che hanno stabilito questo contatto unico.
Dal loro rapporto nascerà Nicolas, un bambino dagli occhi color del cioccolato e i capelli ricci e ramati (scusate, ma me lo sono immaginata ed è stupendo!!). Oh sì, quasi dimenticavo: la questione del morso. Bhe, è vero che all’apice del piacere Edward ha morso Bella, ma subito dopo ha succhiato via il suo veleno e ha lasciato richiudere la ferita. Perché? Semplice: ci ha ripensato. Ovviamente poi, dopo il parto, Bella gli ha fatto promettere, e sta volta senza ripensamenti, di renderla un vampiro. E così è avvenuto. Nicolas, che è un mezzo-vampiro, è cresciuto bello e sano, in compagnia dei suoi genitori vampiri, vivendo in una bella casa affacciata su Montmartre.


Arianna: Aaaaaaaaaah, la cara Arianna! Bhe, la nostra amica è infine riuscita a trovare l’amore! Ha conosciuto questo Michel ad una sfilata di moda, lui era un fotografo ma invece di immortalare le modelle, era rimasto rapito dalla bellezza di Arianna. E, conoscendo la bella bionda, potete immaginare come è andata a finire.


Shila e Jaques: Ihihih, avete visto che bella coppia che vi ho creato?!? I piccioncini sono andati a nozze poco dopo dei due protagonisti, e hanno avuto tanti di quei figli che non lo auguro a nessuno. Uno dei bambini si chiama Marcel, come il padre di Shila, ma è chiamato da tutti Piggy, in ricordo dell’uomo che aiutò la ragazza a fuggire dal Moulin Rouge.


I Cullen: Come ho accennato, si stabilirono definitivamente nella villa di Parigi. Carlisle non fece fatica a trovare un impiego presso un ospedale lì vicino, mentre Esme si divise tra lezioni di cucina e arredamento a casalinghe avide di sapere. Alice divenne molto amica di Anastasia (ebbene sì, non mi sono dimenticata nemmeno di lei!) e la aiutò a trovare un lavoro presso un negozio di giocattoli, di cui poi divenne la padrona. Il bel Nicolas crebbe e divenne il migliore amico di Nicolas 2 Cullen, tanto che le loro madri dovettero insistere per non farli dormire insieme tutti i giorni. Rosalie e Jasper migliorarono progressivamente il loro rapporto con Bella, mentre Emmet fu felice come una pasqua quando Edward gli diede il permesso di trasferire la sua collezione di DVD dell’Ape Maia in camera sua, ormai inutilizzata.


I Blood: Lì ho mandati in giro per il mondo con uno scopo preciso: che si riappacifichino. Dopo la litigata con la signora Blood, quel giorno all’ospedale, tra i due coniugi la situazione era un tantino critica e di conseguenza tutta la famiglia era in tensione. Durante il viaggio però, la signora Blood ammise di aver sbagliato e tutto tornò come prima. Emily divenne una scrittrice famosa mentre suo fratello Cosimo un attore di fama mondiale.


Charlie: oh, ma la sapete una cosa? Charlie ha gli occhi azzurri e basta. Sul serio, ce li ha azzurri così tanto per! Comunque trascorse una vita felice, in compagnia della figlia e del nipote, che amò alla follia.


Linda: Aahahah, ebbene sì, c’è pure lei! Che fine le faccio fare…mmm…che ne dite spiaccicata da un autobus? Meglio affogata sotto la doccia??? No, ho un’idea migliore. Un giorno mentre piegava le magliette, anzi no, mentre disponeva in ordine cromatico i calzini le cadde in testa un paio di scarpe alla quale si era dimenticata di slacciare i lacci (ahi ahi ahi). La botta le provocò un overdose di farmaci dimagranti (lo so, è assurdo, ma tanto sono io la scrittrice, e poi siamo alla fine! Fatemi divertire) dicevo, una bella overdose e morì tra atroci dolori, e con tutto il trucco colato sulla faccia. Eh??


John, Mariotte e Eveline: John infine riuscì a realizzare il suo sogno. Un giorno, mentre un artista passeggiava per la piazza, notò un quadro dell’inglese: i colori erano cupi e le forme incerte, poiché infatti John stava diventando cieco. All’uomo l’opera piacque talmente che aiutò John ad entrare nel mondo dell’arte e fece di lui un famoso pittore. Mariotte divenne sua apprendista, e successivamente prese il suo posto. Eveline invece, dopo il matrimonio del fratello, decise pure lei di darsi una mossa: conobbe un imprenditore e dopo averlo sposato aprì una catena di pasticcerie sparse per tutta la città.


Il signor Pigghish: Bhe, il povero signor Pigghish morì di crepacuore poco dopo che Bella e Shila se ne furono andate. Era già vecchio, poverino, e il suo cuore non resse all’abbandono delle sue due predilette. Non piangete, suvvia, volevo già ficcarci un morto, preferivate che fosse Arianna? No, e allora niente.


Viky e le sue amichette troie: tutte morte di sifilide e altre malattie orribili. Che ve ne pare?






Mmmm, direi che ho finito. Cavolo, dovrei chiudere la storia, siamo già alla decima pagina…aaaaaah non ci riesco!!! La sola idea che non prenderò più in mano il computer pensando “oh, adesso devo scrivere il capitolo numero bla bla di Parigi” mi distrugge…
Vi giuro, io mi ci ero davvero affezionata a questa storia. Insieme io e lei ne abbiamo passate tante…o miseriaccia!!! Quasi mi dimenticavo di voi!!!
Certo, perché è anche e soprattutto grazie a voi che la storia è andata avanti e si è conclusa (nel senso che non è per colpa vostra che l’ho finita, ma che è grazie a voi che è riuscita ad arrivare alla fine, capite la differenza??). Quando, dopo aver pubblicato il primo capitolo, ho visto quelle dieci recensioni…accidenti, che emozione!!! E poi sempre così, con alti e bassi: dieci, undici, dodici, VENTI, otto, quattordici…anche se ultimamente si erano davvero abbassate di numero, ma va bhe. Ho solo una cortesia da chiedervi, un ultimo desiderio di questa povera scrittrice che deve dire addio alla sua opera.




IMPORTANTE:



Non so per quale arcano e misterioso morivo, l’ultimo capitolo di una storia ha inevitabilmente sempre pochissime recensioni. Almeno, alle mie due storie precedenti è andata così. Ma loro erano inferiori a questa (senza offesa) e sinceramente gradirei che tutti coloro che hanno letto, seguito, adottato e fatta loro “Parigi alla chiave del cuore” lasciassero un’ultima recensione in quest’ultimo capitolo. Anche una piccola, un “che schifo sta storia” o un “sembra cibo per le capre”, un’opinione generale sulla storia insomma (sono graditi anche i complimenti, ovviamente).


Bene, adesso mi sa che siamo proprio arrivati alla fine. Sotto scriverò le ultime risposte alle recensioni (sigh sigh) e poi basta. Oh. Cavolo. Non ci posso credere. Ma è davvero finita…???!? Davvero davvero??? Oh. Mamma.
Che dire??? Vi ringrazio tutti, davvero. Chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti:


1 - 3things
2 - acqua1879
3 - Ahirin
4 - aki93
5 - alemasencullen
6 - alessandradichiara
7 - AlessandraMalfoy
8 - alistar125
9 - Allen_Anne_Black
10 - Aly_Cullen
11 - Amalia89
12 - AmyGoku
13 - angel94
14 - angteen
15 - anna345
16 - annatfl
17 - Anthy
18 - Antonya
19 - barbyemarco
20 - bell
21 - BellaSwanCullen
22 - Bella_Cullen_1987
23 - bella_josephine
24 - Bella_kristen
25 - Bella_Swan_Cullen_
26 - bigia
27 - blair93
28 - bunnynana
29 - cesarina89
30 - Chelsea88
31 - Clady
32 - clakkycullen
33 - ClaryCullen
34 - Confusina_94
35 - Cristy97
36 - Cullenuzza
37 - damaristich
38 - Dan
39 - Debby_DG
40 - dora92
41 - eilinor
42 - eka
43 - eli1414
44 - elivamp
45 - Elrilin
46 - elypar
47 - erika1975
48 - erini83
49 - erzsi
50 - evol
51 - Fantasy_Mary88
52 - FAVOLA_SIA
53 - federika88
54 - federikaBis
55 - federikuccia
56 - feeg
57 - fefigna
58 - Femke
59 - Fiorellina94
60 - flavia93
61 - franci87
62 - franci_cullen
63 - freeze
64 - fuffycullen
65 - gegge_cullenina
66 - gerby88
67 - giagiotta
68 - Gio Clearwater
69 - Giorgia_2_
70 - Giorgina_Cullen
71 - Gio_Cullen
72 - grilla
73 - HOLLYWOOD
74 - Honey Evans
75 - Hylenia
76 - ieia
77 - IsAry
78 - Jade995
79 - jesskiss85
80 - Jiuliett_Cullen
81 - Kikka2891
82 - kikka_la cantante di edward
83 - kokylinda
84 - lady cat
85 - LadySile
86 - ladystar
87 - Lena89
88 - lia90
89 - LicaLeah
90 - lilla5
91 - lillina913
92 - lilly95lilly
93 - Lion E Lamb
94 - Lithia del Sud
95 - lithium80
96 - Little Angel
97 - Little_Princess_In_A_LoveStory
98 - lovelgirl96
99 - Lucyspice
100 - Madeline
101 - mamy
102 - Marika_BD
103 - marikina
104 - MaryAc_Cullen
105 - mary_cullen90
106 - mery123
107 - meryj
108 - mezzanotte
109 - mikelina
110 - Millennia Angel
111 - mine
112 - mione94
113 - missbyron
114 - Monika1
115 - nene1964
116 - nene_cullen
117 - nihal_soana93
118 - Noemi91
119 - paramore27
120 - PATRIZIA70
121 - pikkolimorsi
122 - pinkura
123 - PrincessMarauders
124 - RenEsmee_Carlie_Cullen
125 - RockAngelz
126 - Rori95
127 - rubensmall
128 - Rumy
129 – Sabbry
130 - Sakuno
131 - samby14
132 - sanvegeta
133 - SaraMasenCullen
134 - scimmietta95
135 - serinetta
136 - serysaku
137 - Shavanna
138 - Sheba_94
139 - silvia16595
140 - single93
141 - sissy_cullen_4ever
142 - Snow Fox
143 - sole a mezzanotte
144 - sophia90
145 - stranger6
146 - suxpicci_89
147 - tati1984
148 – tatinaj
149 - tittyswan89
150 - Toru85
151 – tutumany
152 - twilight_the best
153 - uchiha91
154 - underworld_max
155 - usachan
156 - Usagi Kou
157 - valeriuccia
158 - Valle89
159 - violae
160 - viviss
161 - Xx_scritrice88_xX
162 - x___Cullen
163 - ysellTheFabulous
164 - _Alice_
165 - _Haruka_
166 - _HoneY_
167 - _ki_
168 - _MissCullen_
169 - _Nessie_
170 - _screps_
171 - __cory__


Chi tra i seguiti:

1 - 19sunflower88
2 - Ada Wong
3 - ale03
4 - Alessietta
5 - Alice89
6 - Amo90
7 - Athena87s
8 - Baby laLe
9 - Barbara767
10 - barbyemarco
11 - bellacullen889
12 - chiaro di luna
13 - chiccobe
14 - Clady
15 - coppolina93
16 - CriPattinson
17 - cristycar
18 - Cuccola
19 - Cullenuzza
20 - deisy87
21 - deneb91
22 - Elanor92
23 - ely4890
24 - erichina
25 - erini83
26 - Fc27
27 - fede1207
28 - Firey94
29 - FrensiusCullen
30 - gamolina
31 - gerby88
32 - Gillyna
33 - Gio Black
34 - girl601
35 - Giulia miao
36 - Giuls920
37 - GiulyRedRose
38 - Honey Evans
39 - ilariaechelon
40 - ISA1983
41 - IsAry
42 - jecca92
43 - kekuccia
44 - keska
45 - Kicici
46 - kikacullen
47 - lady jane
48 - ladystar
49 - Lady_kira
50 - Lauuh
51 - Lau_twilight
52 - lisa76
53 - LiTtLe GiRl
54 - littlevampire
55 - lunatica1988
56 - mariamax
57 - Mary___02
58 - memycullen_93
59 - mickym
60 - mik92
61 - mione91
62 - mirna
63 - Miyu
64 - monamona
65 - orchidea85
66 - ornella
67 - paramore27
68 - Picci151
69 - pingu_bella
70 - POISONBLOODkaly
71 - PrincessMarauders
72 - Psico
73 - rebecca73
74 - remedios
75 - RockAngelz
76 - rosa62
77 - samby14
78 - sanvegeta
79 - sara2087
80 - saratokio
81 - Sophie x Daniel
82 - strega78
83 - superlettrice
84 - SweetCherry
85 - tabatha
86 - tati1984
87 - tsukinoshippo
88 - Twilight4ever93
89 - Twilly
90 - vallinda
91 - Vampiretta
92 - vanessa_91_
93 - veliva
94 - volpessa22
95 - ysellTheFabulous
96 - Yuffie23
97 - zsusy93
98 - _bambolina_
99 - _gioia_
100 - _la sua bella_


E ovviamente anche solo chi si è immedesimato nella figura del lettore solitario e nascosto.
Ma soprattutto tutti coloro che anche solo una volta hanno recensito anche solo un capitolo, perché tutto ciò che mi avete scritto ha dato vita alla storia, voi l’avete scritta insieme a me, aiutandomi con i vostri consigli e le vostre idee, i rimproveri, le correzioni e tutto il resto. Grazie infinite, cuori miei, vi amo.
E ora vi saluto definitivamente.
Cacchio, sto piangendo.
Bhe, ciao cuori. Grazie ancora, di tutto. Vi amo.
Elena


Per rispondere (un’ultima volta sigh sigh) a:

mione94: Ihih nn avevo dubbi che ti sarebbe piaciuto amore ihih….MA ANDESSO è FINITAAAAAA!!!!ç___________ç nn vedo l’ora che ti rivada internet così potrai leggere l’ultimo chappyyyyyy ti amooooo
cullengirl: eh non proprio come hai visto…ma tanto poi vampira lo diventerà lo stesso!^^
RenEsmee_Carlie_Cullen: cavolo, ma lo sai che la tua recensione mi ha fatto commuovere??? Davvero….grazie grazie grazie. :)
lovelgirl96: ups, grazie per l’accorgimento delle fedi, provvederò a correggere! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta, peccato che ora è finita ç_ç
keska: sono molto contenta della tua recensione, direi che si può definire a tutti gli effetti positiva! Sono contenta di non essere caduta nel volgare, la mia intenzione era descrivere un rapporto carico di amore e passione, e direi che ci sono riuscita! ^^ Ah cara, volevo rivolgerti un grazie in particolare perché sei una delle poche che ha recensito costantemente (senza non vedere i capitoli come faccio io xD) e perché le tue recensioni mi fanno sempre riflettere! Ma ora aspetto il commento finale eh…Grazie 1000000 ti voglio bene ^^
barbyemarco: eccomi eccomi ^^ che bel complimento ma grazieeeeee *__________* spero il finale ti sia piaciuto…fammi sapere!!!^^
Bella_kristen: La mia tesoraaaaaaaaaaa!!!! Hai visto, alla fine è finita pure Paris…sigh sigh… ah a proposito, ne approfitto per dirti che “il diario di Elly” è cancellata…problemi con il tipo, se vuoi saperne di più vai a leggere la spiegazione nel “L’Odissea di Elly”….allora, come ti è parsa questa ficcy??? Mi raccomando, aspetto il tuo commento finale…….baciiiiiiii
Amalia89: ahaha e va be, ormai è finita!^^
Giorgina_Cullen: nono, niente morti (a parte il povero sign pigghish) spero ti sia piaciuto il finale!^^
Sognatricecoipiediperterra: sì, è stato difficile, ma sono fiera di me ^^





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Capitolo 35
*** AVVISO ***





Ho rivisto e corretto la grafica e la grammatica di tutti i capitoli (un lavoro eterno, ma sono una pazza maniaca dell'ordine :D)
Ora leggere questa storia sarà molto più piacevole ;)



IMPORTANTE!

In un futuro non troppo prossimo (causa maturità + patente) ho intenzione di scrivere degli extra (ho già buttato giù i loro titoli e le idee ci sono, devo trovare tempo e forza fisica di scriverli)
Quindi tenete gli occhi aperti ;)


Con questo concludo
Un buon 2013 a tutti ;)




Elena

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