Elle, imparando a volare

di alessia0516
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elle ***
Capitolo 2: *** Lui. ***
Capitolo 3: *** Perdere tutto, o quasi ***
Capitolo 4: *** C'è odore di scuse nell'aria ***
Capitolo 5: *** Vedo solo salsicciotti ***
Capitolo 6: *** Sorprese ***
Capitolo 7: *** You Know That Feeling? ***
Capitolo 8: *** The Dance ***
Capitolo 9: *** il rumore del silenzio ***
Capitolo 10: *** Come prima? ***
Capitolo 11: *** Odore di bruciato, anche in paradiso ***
Capitolo 12: *** Le due metà del cielo. ***
Capitolo 13: *** Clown ***



Capitolo 1
*** Elle ***


Ogni tanto mi sembra di essere del tutto fuori luogo, come se gli altri capissero cose che non dovrebbero o come se io vivessi in un mondo estremamente parallelo e per tanto anche se viaggio alla stessa lunghezza d’onda degli altri, non ci avrò mai un contatto effettivo, come due rette parallele che sono vicinissime ma non si incontreranno mai, ma lasciamo stare la geometria..
Forse sono io che pretendo tanto dagli altri, forse ho una mentalità un po’ più in stile anni ’60 rispetto ai miei amici.
Siamo nel 2012 e io invece che pensare a chi mi piace, a quante feste vorrei andare oppure a fare delle manifestazioni studentesche in puro stile ‘alternativo’, oggi, 10 dicembre 2012 penso al fatto che dovrebbero aggiornare il codice di comportamento, il galateo. Secondo me è un problema molto serio, da non sottovalutare, perché viviamo in un mondo in cui le parolacce e le bestemmie vengono usate come punteggiatura o per evidenziare l’ importanza della frase, neanche fossero delle virgole o dei fottuti punti esclamativi, ecco l’ho appena fatto anche io! Secondo me il vero problema in questo mondo è la mancanza di gentilezza, di amor proprio e di pudore. Vivo in un contesto sociale in cui le ragazze sembrano degli scaricatori di porto e i ragazzi sembrano delle modelle, mi pare che i ruoli si siano leggermente invertiti. Dopotutto non chiedo tanto, solo qualcuno capace di capirmi e che condivida i miei pensieri, non chiedo l’estremo romanticismo in stile Shakespeare, anche se a essere onesti, non mi dispiacerebbe per nulla, ma mi bastano i piccoli gesti e un ragazzo non pervertito o volgare, non uno che appena ci parli ti fissa le boobs come se non ci fosse un domani! Per questo mi rinchiudo nel mio mondo, guardo le serie tv in streaming, ascolto talmente tanta musica che ormai le canzoni della mia playlist le so meglio io dei cantanti stessi, esco i sabati e studio il minimo magistrale.
Vorrei che la mia vita fosse come su ‘Gossip Girl’ anche se devo dire che i canoni di perfezione di quel telefilm sono eccessivi, sono tutti bellissimi, pieni di soldi, vestiti di marca da testa a piedi, ma dopo tutto non riescono a raggiungere a pieno la felicità. Oppure vorrei qualcosa in stile ‘Diario di una nerd superstar’ li non sono tutti bellissimi, anzi se devo proprio dirla tutta la protagonista ha una fronte che fa provincia, ma non venitemi a dire che nella realtà un figo come Matty McKibben si va a mettere con un roito come Jenna Hamilton, ok, storia fantastica e tutto, ma nei limiti della decenza!
Direi che non è neanche il caso di citare telefilm dove si parla di sovrannaturale, perché nonostante le trame interessanti e alquanto intrecciate, sono poco credibili...
Poi per il resto vivo in un posto piccolissimo, una cittadina nel nord America ho la media del 7 circa, faccio parte del gruppo teatrale della mia scuola e non ho una vita sentimentale. Mi correggo, io una vita sentimentale ce l’ho solo che è tutta nella mia testa, nel senso, mi scrivo con qualche ragazzo, solo che rovino sempre tutto facendo i così detti ‘film in testa’ cioè che inizio a fantasticare su quanto lui sia bello su quanto staremmo bene insieme, sul fatto che avremmo due fantastici bambini Mary e Jim e poi ne adotteremmo uno dal Belize che si chiamerà José, avremmo due case, una in città, e una al mare, vicino Miami, dove poter passare le estati e far organizzare ai nostri ragazzi dei fantastici pool-party così che.. Ecco che lo sto facendo di nuovo, appena inizio a pensare a un ragazzo qualsiasi, senza riferimenti a persone, inizio a sviluppare questa storia all’interno della mia testa che per l’appunto resta lì, visto che i ragazzi d’oggi sono del tipo “eh no guarda mi dispiace ma non cerco cose serie” ergo : ehi, sei carina, cerco una storia seria, ma non con te, sei troppo pazza e impegnativa.
Si diciamo che sono un po’ pazza, più che altro perché non mi piace essere uniforme alla massa di persone che dipendono costantemente dal pensiero critico degli altri. Io me ne infischio e vorrei davvero che gli altri lo capissero. Diciamo che dopotutto sono anche un po’ bastian contraria, mi spiego sono un po’ controcorrente cerco di restare fedele alle mie idee anche se sono in opposizione a quelle degli altri, non mi lascio condizionare e se mi impunto su qualcosa non cambio idea per niente al mondo.
Poi tra una settimana finirà il quadrimestre e a gennaio ci saranno i nuovi arrivi a scuola, come ogni anno, la carne fresca che si sposta da una scuola all’altra, speriamo che arrivi qualcuno di interessante ad aiutarmi a dare un po’ di colore a quella scuola.
Colorata o no, fatto sta che devo alzarmi per andarci, a meno che non voglia sentire mia madre che continua a chiamarmi dalla cucina. Quindi sì, direi che è meglio alzarsi, mettere un paio di jeans a random, una maglia e un cardigan con le mie tanto amate vans, mi lavo faccia e denti, metto un po’ di fondotinta, giusto per coprire i brufoli solitari che fanno i simpatici e diventano rossi nella zona mento, che cosa odiosa. Eyeliner, mascara e cipria per fissare il tutto, due colpi di spazzola e sono pronta.
Scendo le scale e trovo la mia borsa giù con il pranzo al sacco pronto, e ovviamente Emily e mamma tutte contente a far colazione insieme, manco fossero migliori amiche per la vita, che dopotutto LORO lo sono, io sono la pecora nera della situazione.
Io ed Emily siamo gemelle omozigote, ci differenziano poche cose, lei porta una microscopica 36 mentre io sono una comoda 40 e io sono castana naturale mentre lei si è fatta bionda platino, con il consenso di mia madre, poi ovviamente c’è tutto il discorso del carattere da affrontare ma preferisco semplificare tutto con poche parole che la descrivano: popolare, cheerleader, fidanzata del quaterback. Capite perché non la sopporto? Ma lei è quella più grande anche se di pochi minuti quindi di conseguenza devo essere un minimo gentile (per lo meno davanti ai miei).
“Buongiorno amore” mi dice mia madre che dopotutto è una madre perfetta, solo che io e la perfezione siamo come l’acqua e il fuoco.. “Giorno mamma”, “Ho parlato con Hayley e gli altri del consiglio dei genitori della tua classe e mi è stato riferito che in settimana arriveranno le new entry e dovevamo trovargli qualcuno disposto a presentarli a tutti i professori e a fargli girare la scuola, ti ho inserita nel gruppo dei ragazzi disposti, ti dispiace?” mi sta esonerando dalle lezioni indirettamente, perché mai dovrebbe dispiacermi!! “Certo che no, anzi ti avrei chiesto io stessa di inserirmi! Grazie mille!” prendo la mia roba e me ne vado, almeno fino alle 13 non mi toccherà tornare in questa casa con queste persone che a stento sopporto.

Entro in classe e tiro fuori il mio quaderno dei disegni, ebbene si, sono una di quelle strane al cento percento, disegno tutto quel che penso, e penso tante cose quindi le pagine sono diventate sottili per via delle cancellature e consumate per colpa dell’inchiostro, ormai è quasi finito questo, dovrò prenderne un’altro in settimana -aggiungo alle “innumerevoli” cose da fare-. Disegnare è un bellissimo modo per uscire dalla realtà, quasi meglio della scrittura, perché bene o male quel che scrivi è facile da capire o da interpretare, il disegno è qualcosa di più mio, qualcosa che non tutti sono capaci di interpretarlo, o difficilmente ci riescono.. Quando disegno sento come un peso che mi si leva dalle spalle e mi sento estremamente leggera, sento tutti i pensieri che evaporano e che si allontanano dalla mia mente e si attaccano sul foglio, io non disegno, semplicemente ripasso i bordi delle mie idee che con un tratto leggero si appoggiano sulla carta e hanno bisogno di essere riempite. Spesso mi chiedono di fare dei disegni su commissione, ma non ce la faccio, è come se mi obbligassi a pensare qualcosa, non posso farlo. Non posso disegnare qualcosa che non mi viene spontaneamente, sennò non mi viene bene.
Oggi mi si siede vicino Mark, cosa che non avviene dal lontano 2007, da quando ha iniziato a fare football, prima eravamo molto amici, ma ora lui è troppo popolare per stare vicino a una disagiata come me.
“Ciao Elle!” Oh my gosh! Mi ha addirittura salutata! Penso sia gentile ricambiare, quindi sfoggio uno dei miei migliori sorrisi (cosa che posso fare solo dal vicinissimo 2010, grazie all’apparecchio) “Ciao Mark!!” ok, forse ci ho messo troppa enfasi, lui si gira a prendere la sua roba. OK, ci ho messo decisamente troppa enfasi!!!
Per fortuna a dar fine a questo momento di estremo imbarazzo arriva la prof di letteratura che si prepara a rifilarci una delle sue soporifere pillole di cultura.
Un’ora passa in fretta, faccio per uscire, ma sento che una mano mi tira per la maglia quando sono ormai sulla soglia della porta, mi giro pronta a riempire di insulti chi mi ha strattonata (odio l’eccessivo contatto fisico) e mi rendo conto che è Mark, di nuovo.
“Non insultarmi so che odi quando la gente ti strattona, ma non sapevo come attirare la tua attenzione visto che ti sto chiamando da tipo 10 minuti! Comunque volevo dirti che ho letto sulla lista dei candidati per i giri che siamo in gruppo insieme il 13 dicembre, quindi mi sembrava una buona idea riallacciare un minimo i rapporti così magari possiamo dare una buona impressione alla carne fresca! Quindi oggi pomeriggio da te alle 5 tea time, come ai vecchi tempi?”
“Mi hai davvero fatto prendere uno spavento quando mi hai tirata per la maglia, comunque penso vada bene! Ma solo oggi perché gli altri giorni ho degli impegni irrevocabili” cosa non vera, ma l’ho detto solo per non sembrare patetica..
Mark è carino, cioè nella media, solo che quando ha iniziato a fare football ha iniziato a snobbarmi per Emily e ha iniziato a uscire con la sua comitiva, e non mi piacciono quelle persone, sono tutte tipo “yo bro, passami la weeda”  lasciamoli stare va!
Quindi dovrò aggiungere alla mia lista -invisibile- di cose da fare anche quella di comprare cinque tipi diversi di infusi per il thè, ammesso che Mark si ricordi le regole ( io gli infusi e lui i biscotti ) anche se ne dubito fortemente..

Ogni tanto quando entro nel supermercato che abbiamo qui, mi sembra molto quello dei Simpson, da quando hanno cambiato gestione il commesso è indiano e ogni tanto mi capita di chiamarlo Apu, anche se la cosa fa più ridere lui che gli altri ..  Prendo quel che mi serve, sto giro prenderò limone, arancia, mirtilli, caramello e vaniglia e menta!
Vado a casa e mi rendo conto che sono le 14 e ho appena finito di pranzare.. “Mamma oggi pomeriggio Mark verrà per il tea time, come ai vecchi tempi perché dobbiamo organizzarci per i nuovi..”  la mamma sembra un po’ disorientata “Mark.. Mark.. mmm... L’amico di Em... Aaaaah ma tu parli del piccolo Stevenson! Si si tranquilla io e Em sloggeremo per le 16 così vi lasciamo tranquilli a casa, la porto a fare shopping per la festa d’inverno, prendo qualcosa anche a te ok?” la mamma che si comporta come se dovessi girare un porno con un immigrato clandestino mai visto prima questa mi mancava da sentire!  Vabbè, almeno sarò tranquilla di fare quel che mi pare! Quindi salgo le scale per andare in camera mia, prendo il bagnoschiuma, la crema per il corpo, shampoo vari, e il cambio.. Passa mezz’ora che sono pronta davanti all’armadio.. Quando si presenta un ragazzo carino, nella media,- ok lui è decisamente sopra la media - l’armadio ci sembra improvvisamente vuoto, non vediamo niente di carino, anche quando magari c’è più di qualcosa che andrebbe bene, allora punto su un classico, felpa che copre le maniglie dell’amore e jeans a sigaretta, easy!
Finisco di truccarmi, metto su dei bei calzetti, di certo non posso restare a casa mia con le scarpe! Sono le 16 e 45, manca un quarto d’ora, quindi direi che posso distendermi sul divano per 5 minuti minimo.. Neanche l’avessi detto che suona il campanello, mi sistemo e vado ad aprire.

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Capitolo 2
*** Lui. ***


E’ lui. E’ lui ed è eccezionalmente bello. Ma dopotutto io non dovrei pensarlo, ma i suoi occhi verdi come non so cosa te lo fanno pensare.. “Ehm .. Elle, mi piacerebbe entrare, sai com’è qui fuori siamo a 7 gradi sotto lo zero..” che stupida!! “Oddio, si certo scusami, accomodati pure!!” Vedo che si è ricordato dei biscotti e ha addirittura portato dei fiori, sono delle viole, prendo un vaso, lo riempio d’acqua e le metto a centro tavola. “Che pensiero gentile!” “Beh mi sembra il minimo, dopo che non mi faccio vivo per tipo cinque anni, pur continuando a frequentare tua sorella..” -segna sul calendario che oggi, Mark Stevenson, non solo si è presentato a casa mia con 15 minuti di anticipo e ha portato dei fiori, ma si è anche auto definito uno stronzo- “Bon, ci conosciamo da quando eravamo in fasce, se non ci siamo praticamente rivolti la parola per cinque anni, che vuoi che sia? Tanto ne abbiamo 17!” Ok, dal suo sguardo vedo che ha colto il velo di sarcasmo nella mia affermazione... “Vado a metter su il thè, intanto tu vai al computer per stampare le piantine della scuola e prendi anche qualche foglio per poter prendere meglio appunti” Lui sorride e va a fare quel che gli ho gentilmente chiesto. Torno in salotto e lui ha messo i fogli sul tavolo e mi sta aspettando, porto il vassoio con il thè e lui tira fuori i biscotti. Iniziamo con fare molto british, a bere il nostro thè e ora io non ce la faccio più non riesco a trattenermi, da brava cretina scoppio a ridere.. Lui inizialmente mi guarda stranito, poi si ricorda che ha a che fare con la ‘strana’ della scuola e inizia a ridere anche lui di riflesso. Ridiamo così per un po’ e sembra che con questa risata abbiamo decisamente sciolto il ghiaccio e iniziamo a parlare seriamente -circa- sul da farsi.. Ormai si son fatte le otto e non abbiamo concluso nulla, mia mamma e Em sono andate a cena fuori per lasciarci soli, anche se la serata non era partita con quell’idea.. “Ti andrebbe di ordinare una pizza?” non so come sia riuscita a chiedergli una cosa del genere e di fatti sembra stupito anche lui “Perché no” la sua risposta mi lascia paralizzata. Ok Elle, mantieni la calma, alzati dal divano, cammina verso il telefono di casa, cerca il numero della pizzeria e ordina una pizza maxi. Pazzesco, la vocina nella mia testa mi stava dicendo come comportarmi, sono fuori. Passa mezz’ora, la più lunga della mia vita, penso che sia stata anche la più imbarazzante, ma per fortuna arriva il tipo del pizza hut con la nostra margherita maxi. Lui aveva messo la tovaglia sul tappeto e abbiamo appoggiato li il cartone della pizza.. “Hai qualche dvd da metter su? Giusto per guardare qualcosa” ovvio che ho dei dvd da vedere, mica vivo su Marte! “Certo che genere cerco?” “Che commedie hai?” Dopo un’intensa discussione siamo arrivati al compromesso : Una notte da Leoni. Mettiamo via gli scatoloni della pizza e ci sediamo sul divano. Il film è esilarante solo che l’ho visto tipo mille volte quindi con la coda dell’occhio osservo le sue reazioni, lui non l’ha mai visto. Ride, quando ride mi ricorda le mille volte che è venuto a casa mia e che abbiamo giocato a tutti i giochi del mondo e dopo averli finiti ne inventavamo noi. Persa nei miei pensieri non mi accorgo che si è girato anche lui a guardarmi. Mi si avvicina e mi prende sotto braccio. Ooook, sono a casa mia con uno dei ragazzi più carini della scuola, stiamo guardando un film e siamo praticamente abbracciati, ma che stupida sono a non provarci? Sì, odiosa vocina nella mia testa, sono stupida! Non succede niente, se non che lui nonostante sia arrivata la parte migliore del film non ride più di tanto.. finito il film lo accompagno alla porta visto che era buio e doveva tornare a casa . “Beh, è stato un bel tuffo al passato.. Daremo sicuramente un’ottima impressione ai ragazzi” dice lui.. “Eh si, perché poi mal che vada avremo sempre e comunque passato questo bel..” non faccio in tempo di finire la frase che ci stiamo baciando, un bacio a stampo, niente di osé, dopo un po’ si stacca “Niente andrà male, niente può andar male!” ok, io sono bordeaux e mi sento tipo la protagonista di una delle mie tanto amate serie tv. La cosa diventa disorientante.. “Buonanotte Mark” “Buonanotte Elle” Chiudo la porta di casa e salgo di fretta le scale per vedere dalla mia camera la sua auto che si allontana - lo so, sembro una tredicenne arrapata, ma per qualche strana ragione mi va di farlo - raggiungo la finestra e vedo lui fuori dalla macchina rivolto verso la mia casa “Non so perché ma avevo come il presentimento che saresti venuta li” “Patetico eh?” “No, adorabile” va bene che dopo 17 anni che ci conosciamo mi baci ma dovresti aver capito che non sono adorabile, sono tutto fuorché adorabile. O forse lo sto diventando.. Ora la sua macchina si sta allontanando, dopo cinque intense ore posso finalmente togliermi questi jeans, e il sangue riprende a circolare nelle mie gambe, finalmente, pensavo che dopo aver messo questi pantaloni avrebbero dovuto amputarmi le gambe visto che non ci arrivava il sangue .. Comunque è stato strano.. Non strano in senso brutto, ma neanche strano in senso bello.. Strano e basta. Forse è meglio che io vada a dormire sennò poi sono sicura che inizierò a farmi talmente tanti film in testa che forse mi immaginerò già il giorno del divorzio.. Mia madre è come mamma orso, lei le cose le sente con la pancia, quando sto male non serve dirglielo, lei in qualche modo lo sa già, o quando sono felice lei lo sa, la cosa bella è che a differenza di molti genitori, lei non fa domande, lei non mi chiede (per lo meno non in modo eccessivo) il motivo della mia gioia o del mio dolore, si limita a un semplicissimo ‘se hai bisogno, sono qui’ e effettivamente quando ho bisogno lei c’è, sempre. Scendo le scale oggi con un sorriso che va da un orecchio all’altro. “Direi che non serve fare troppe domande, sbaglio” è meglio di una medium sta donna!! “Direi che non sono necessarie” le rispondo, prendo il pranzo e vado a scuola.. Ora però mi sorge un dubbio esistenziale.. E se lui facesse come se non fosse successo niente? Tipo Matty e Jenna di “Awkward” quando lui la tiene segreta per un’intera stagione? No, di certo lui non è fatto così, poi diciamocelo io non sono da buttar via, sono meglio di Jenna quindi non avrebbe motivo di vergognarsi di me.. Se non per via del mio carattere asociale.. Arrivo a scuola, ho fatto apposta ad arrivare giusta in tempo per il suono della campanella.. Non lo vedo, vorrà dire che la mia domanda da un milione di dollari dovrà aspettare minimo l’una.. Le ore sembrano non passare più e sono solo alla seconda ora “La signorina Bartley può venire con me?” oddio, è il prof per il gruppo che devo accompagnare io... Il che vuol dire che tra poco vedrò Mark.. Interessante.. Mi alzo e esco dal luogo di torture noto al mondo come classe.. “Oggi le presenterò il gruppo con cui lavorerà da domani perché abbiamo deciso di anticipare i tempi, quindi da quest’ora in poi dovrà fare conoscenza con gli studenti e fargli il discorso che ha programmato con il suo collega che oggi per motivi di salute non è a scuola” si motivi di salute... certo! “Va bene, dove sono?” vedo arrivare verso di me un gruppo di cinque ragazzi, tutti maschi, tutti carini, tutti che sembrano degli svalvolati on the road come me... La cosa potrebbe diventare interessante, visto che Mr. malaticcio oggi non è potuto venire a scuola, poverino! “Ciao a tutti io sono Elle Bartley, voi siete?” “Jeremy, Will, Steve ed Eric” “Ah si è vero, io sono Aaron” Ok, mi sono innamorata, è ufficiale! Aaron, si è trasferito da Perth, lo scorso anno, ma non si è trovata bene al West Side High allora ha deciso di provare le altre scuole, a partire dalla nostra. E’ alto, tanto tanto alto (intendiamoci sarà 1.90, ma io sono 1.70 quindi lo vedo chilometrico) ha i capelli scuri e mossi, e gli occhi nerissimi, non è magro, è muscoloso, forse faceva surf o cose del genere.. Fatto sta che me ne sono persa completamente e forse lui se n’è accorto. “Quando hai finito di fissarmi potresti anche iniziare a parlare!” ok, se n’è accorto, decisamente! “Non ti stavo fissando, mi ero semplicemente persa un attimo per riordinare mentalmente il mio discorso - non potevo trovare una scusa più banale - comunque benvenuti nella mia scuola, e ora vi mostrerò le varie attività proposte” Penso di aver parlato per ore e ho scoperto che Will è sicuramente gay visto che mi ha chiesto se abbiamo corsi di economia domestica, Jeremy è uno sportivo, ma non in stile football, più in stile basket, poi Steve è un artista, canta balla e recita ed Eric suona il sax, quindi gli ho già indicato i vari incontri che hanno per i corsi e gli ho dato i piani per le lezioni, sono davvero dei ragazzi simpaticissimi e gentili, nonché molto educati! Aaron non ha fiatato. Perde punti così, io sono logorroica e lui non mi dice neanche una parola.. Gli altri se ne vanno e restiamo in due. “Tu cosa fai di solito, Aaron?” “Sport, esco con gli amici e leggo.” “sport, beh bellissimo! cosa fai?” “Baseball” “Ma è fantastico! C’è una squadra qui a scuola!” “Non mi interessa” Si alza e fa per andarsene. In fondo al corridoio si gira e mi dice “Domani alle 20 al Blue Spot, se vuoi avere una chance con me, fatti trovare lì, vieni che ti do il mio numero” Bene, questa è una cosa davvero strana, di certo non vado lì a prendere il suo numero anche se ogni cellula del mio organismo vorrebbe farlo “Se vuoi darmi il tuo numero vieni tu qui, altrimenti ci troveremo al Blue Spot alle 20 e vedremo come andranno le cose” Mi guarda, sorride e se ne va.

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Capitolo 3
*** Perdere tutto, o quasi ***


E’ ufficiale, sono una cretina, e sono passata da poter avere due possibili pretendenti per il mio cuore ad averne... zero. Ma meglio partire da ieri sera. Sono le 16 e ieri Aaron mi ha chiesto di trovarci alle 20 di oggi.. Sono molto indecisa se andarci o meno, cioè lui è molto carino, ha uno stile diverso dai soliti jeans e la giacca della squadra di football piuttosto che quella di baseball o nuoto o un qualsiasi sport della scuola che dia in dotazione una cavolo di giacca che sembra come se ti renda visibile a quelli che della scuola ‘contano’ o che per lo meno pensano di contare.. I cosiddetti ‘veri’ che poi, veri non si sa bene di cosa.. Alla fine sono i più finiti di tutti! Comunque dicevo.. Ah si! Il suo look si contraddistingue molto dagli altri, cioè lui è davvero carino ma è il tipico ragazzo invisibile, che non vuole apparire. Jeans, maglia di un gruppo musicale, converse e giacca in pelle! Ora sono le cinque e se voglio andarci devo assolutamente decidere adesso, perché sennò dopo sarò troppo tardi e non riuscirò a vestirmi e tutto. Bon o la va o la spacca, mi vado a lavare.. Manca pochissimo al nostro appuntamento, incontro.. Neanche so come definirlo! Visto che lui non arriva (e io sono qui con i miei 10 minuti premeditati di ritardo, come sempre) mi ordino un bel frappé alla fragola con topping al cioccolato, non è male! Passa un’ora e di lui neanche l’ombra. Beh, non molto gentile per uno che ti ha addirittura chiesto di trovarvi per conoscerci, anzi per ‘avere una chance’ con lui. Pessimo. Aspetto altri cinque minuti, intanto il mio nervosismo aumenta, giuro che se arriva adesso lo riempio di botte, anzi meglio, gli tiro delle sprangate con un palo della luce da quanto sono alterata. Non esiste che mi dai buca dopo che tu mi hai chiesto di uscire.. Ma sarà stronzo in testa?! Ed eccolo che varca la porta del Blue Spot, con molta nonchalance, come se niente fosse. Penso che sul mio volto si legga molto chiaramente la mia rabbia verso di lui. “Ehi!” “No, scusami un attimo, arrivi dopo un’ora e quaranta minuti, in cui mi hai lasciata da sola ad aspettarti qui come una cretina per poi arrivare con molta tranquillità e dicendo ‘Ehi!’, ma dico mi stai prendendo per scema!?” gli ho urlato contro tutto, i camerieri si son girati a guardarci poi hanno ricominciato a farsi i fatti loro. Lui sembra stupito. “No guarda che non intendevo..” non lo lascio finire che mi alzo dal tavolo e lo lascio lì “Ah, visto che ti ho aspettato qui, come minimo me li paghi tu i due frullati che ho dovuto bere.” COME MINIMO. Torno a casa a piedi visto che il bar si trova a circa tre isolati da casa mia, mi sento una di quelle ragazze che tornano a casa disfatte dopo il ballo di fine anno. Invece io sono disfatta perché ho pianto, talmente tanto che mi è colato tutto il mascara, mi fanno talmente male i piedi che sto camminando scalza visto che non sopporto più le mie ballerine. Mi sono pure fatta carina per lui, ma a quanto pare è troppo cazzone (perdonate il francesismo) per capire che ci tenevo a conoscerlo. Lasciamo stare, spero che il mio struccante riesca a tirar via anche le delusioni che mi ha provocato questa serata.. Mi distendo sul letto che non mi è mai sembrato più comodo e confortevole, e abbraccio forte il mio Momo, il peluche che ho da quando sono nata circa.. Sono le undici e mi sveglio perché non riesco a dormire, poi a un certo punto sento suonare il campanello. Vado ad aprire alla porta, è sicuramente Aaron che vuole chiedermi scusa per essersi comportato da Stronzo con la S maiuscola. Metto su le pantofole mi sistemo un minimo e vado ad aprire. “Senti Aaron, è inutile che tu mi chieda scusa, io ci tenevo davvero a conoscerti e tu mi hai dato buca.” Oh cacchio. Non è Aaron. Dovrei smetterla di dire le cose senza pensare. E’ Mark. E sembra un Mark che vuole spiegazioni. “Mi dispiace deluderti, ma fino a prova contraria io non mi chiamo Aaron, sai, sono Mark Stevenson, quello che ti ha baciata due sere fa e che ora voleva venire a scusarsi per non esserti stato d’aiuto ieri a scuola.. E a quanto pare sono quello che ora c’è rimasto molto male sapendo che dopo un giorno che ti ha lasciata da sola, hai già trovato un rimpiazzo.” Oh no. Non è possibile che il mio karma si stia rivoltando così contro di me.. “Scusami avevo intenzione di dirtelo.” “Evidentemente non me l’hai detto, scusa per il disturbo, buona notte.” Sono stupida, stupida, stupida! Chiudo la porta e mi siedo, stringo forte le ginocchia al petto e inizio a piangere. Emily scende le scale e mi viene vicino. “Hei, tutto apposto?” “Secondo te?” “Mark mi ha parlato di voi due, anche se speravo fossi tu a dirmelo, voleva davvero fare le cose come si deve.. Ti andrebbe di raccontarmi come sono andate le cose?” Che ne avete fatto di mia sorella? Quella egoista/egocentrica/manipolatrice di mia sorella? “Certo che mi va..” Dopotutto non mi dispiacerebbe sistemare le cose con lei... Mi aiuta ad alzarmi e andiamo in cucina, tira fuori il gelato alla vaniglia e andiamo in giardino e ci sediamo, le racconto tutto, proprio tutto così di getto, senza pensarci troppo. Mi sento come se mi fossi tolta un peso.. “Capisco.. Prova a parlarne con tutti e due, dopotutto tu e Mark non state insieme, poi questo Aaron sembra piacerti davvero molto.. Quindi segui la mia teoria, finché le cose non si fanno serie con uno dei due non chiuderti nessuna delle due porte, sennò potresti pentirtene e restare a mani vuote, comunque hai fatto bene a reagire così al bar, non farti mettere i piedi in testa da nessuno e per nessun motivo..” Ho sempre voluto un rapporto così.. “Grazie mille Em.. Davvero.. Tu come stai?” “Diciamo che neanche da me le cose stanno andando benissimo.” cavolo. Se lei dice che le cose non vanno bene vuol dire che davvero stanno andando male. “Dimmi tutto, prometto che non ne parlerò con nessuno.” Si leva la maglia del pigiama e vedo dei lividi sulla schiena e sui fianchi. “Ma che cosa ti è successo?! Chi è stato? Giuro che lo ammazzo!” lei inizia a piangere “No, ti prego! Se venisse a sapere che ne ho parlato con te sarebbe ancora peggio.. Con Tyler le cose non stanno andando molto bene ultimamente, lui quando usciamo la sera beve sempre e questo è il risultato.. E’ diventato molto aggressivo, più del solito..” inizio a piangere anche io, se lei che è sempre stata la meno emotiva e la più forte delle due si è ridotta così non posso fare altro che piangere.. “Ma ne hai parlato con mamma? Perché non lo lasci?!” “E’ più complicato di quel che sembra... La mamma sa tutto, anche se non le ho detto niente, sai che lei le cose le capisce senza il bisogno di dirle niente.. Non posso lasciarlo, dopotutto ne sono innamorata, anche se questo amore mi fa male... Lui non è cattivo intendiamoci, anzi, soffre quando sa che mi fa del male. Per favore non farne parola con nessuno, non vorrei mai metterti in mezzo..” non sapendo che fare l’aiuto ad alzarsi e l’abbraccio “Sappi che per qualsiasi cosa ci sono, se hai bisogno di parlare dimmi pure.. Mi dispiace per quel che ti sta succedendo..” lei mi sorride, si asciuga le lacrime e l’accompagno in camera sua, le rimbocco le coperte e vado a dormire. Ormai si son fatte le due e non ce ne siamo neanche accorte, non penso di aver mai parlato così apertamente con lei, ma ne sono felice. Oggi ho decisamente perso due ragazzi, ma ho riottenuto una sorella, penso che sia la cosa più importante.. E ora resta solo domani, un domani che un po’ mi spaventa perché avrò a che fare con due persone, una a cui dovrò delle scuse e un’altra che mi dovrà delle spiegazioni più che valide. Inoltre dovrò provare a non riempire di botte Tyler per quel che ha fatto a Em, diciamo che anche se non siamo mai state due sorelle come le gemelle Olsen, siamo in sintonia e ci capiamo bene, sta notte ne ho avuto la prova, non posso permettere che qualcuno le faccia del male, ma so anche che se mi intrometto le cose possono solo andare peggio, e di certo non mi perdonerei mai il fatto che le cose vadano peggio per colpa mia. Dopotutto è mia sorella e lui è il suo ragazzo, quel che succede tra di loro non rientra nei fatti miei, di certo non posso impicciarmi. Mi sono accorta di aver fatto una cosa non da me, le ho portato Momo, sta sera serve più a lei che a me, lei il suo orsacchiotto l’ha perso o l’ha messo in cantina, non ricordo molto bene, fatto sta che sta sera lei ha bisogno di un’aiuto da parte sua. Quindi glielo porto e poi torno in camera mia con molta calma mi metto sotto le coperte e chiudo gli occhi, sperando che domani vada meglio.

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Capitolo 4
*** C'è odore di scuse nell'aria ***


Oggi nevica, tanto per cambiare, nevica sempre d’inverno e sbadata come sono, cadrò in mezzo alla folla.. Sono pronta anche prima che si svegli mia madre.. Scendo le scale e preparo il pranzo per me e per mia sorella giusto per evitare un po’ di lavoro a mamma. Scende le scale e resta a dir poco stupita del mio lavoro, mi ringrazia e mi dice che posso andare a scuola. Sono le 7 e quindi posso camminare con molta calma evitando le cadute. Quando cammino mi faccio travolgere dai miei pensieri e non mi accorgo delle persone che mi stanno attorno. Dato che oggi ho più tempo degli altri giorni decido di fare il giro più lungo così da perdere più tempo. Oh no. Mi fermo. E’ mai possibile che tra tutte le case lui abiti proprio qui!? E soprattutto che tra tutti i giorni che avevo per incontrarlo, proprio il giorno dopo che gli avevo detto di tutto e di più la sera prima in un bar. Meglio fare retromarcia, torno indietro e cammino più veloce che posso, ma neanche a farlo apposta cado. Lui corre verso di me, mi riconosce. Merda. “Ehi, tutto ok?” cioè secondo te?! Sono appena caduta caduta con il culo per terra sul ghiaccio gelido, secondo te sto bene?! “Tutto apposto.” lo guardo male, con uno dei miei sguardi di fuoco. “Senti.. Ieri sera, non mi sono comportato bene con te, per niente.. Ma dovresti sapere perché non c’ero, cioè avrei davvero voluto esserci, ma ho avuto problemi con” “senti, a me non interessa avere delle spiegazioni, se non c’eri evidentemente non volevi conoscermi tanto quanto lo volevo io, ma non c’è nessun problema eh!” faccio per andarmene, ma lui mi prende la mano “Fammi finire. Non c’ero perché ho avuto problemi con i miei genitori, diciamo che le cose in casa mia non sono proprio tranquillissime..” ora ha visto che nella mia faccia c’era un’espressione del tipo ‘ok, mi sento una stronza..’ “comunque non ti biasimo, non potevi saperlo e la tua reazione mi ha fatto capire che non sei una di quelle che si fanno mettere i piedi in testa” “Aaron, senti non so che impressione ti avevo dato, ma di certo io non sono una facilotta come le altre, quindi se vuoi essermi amico devi partire da un presupposto di sincerità e rispetto reciproco.” sembra essere d’accordo.. Iniziamo a parlare in modo molto sincero e scopro che sua mamma non sta tanto bene, e suo padre non è molto presente, anzi quasi per niente.. Lui è praticamente cresciuto da solo e ha dovuto crescere anche la sorella che è più piccola di lui, ha 8 anni, nonostante i dieci anni di differenza, lui è presente per lei e cerca di farle vivere la sua infanzia al massimo. Prima di arrivare a scuola, d’istinto mi viene da abbracciarlo e lui mi cinge la vita con le sue braccia muscolose, e mi sussurra un ‘grazie’ all’orecchio. Arriviamo in classe e Mark si è seduto all’altro capo dell’aula. Dopo aver parlato con Aaron, non so se voglio chiarire con lui.. Però dovrei ascoltare Em.. Meglio chiarire con tutti e due per non restare a mani vuote! Sono rimasta delusa troppe volte, quindi meglio andare a parlargli e chiarire il fatto che io e Aaron siamo solo amici. Mark non mi guarda, non si è girato neanche una volta durante la lezione, cioè ok che gli devo delle scuse, ma contavo almeno nel suo sguardo che dice ‘con questa abbiamo chiuso’ o ‘mi hai deluso’ o cose del genere, invece niente, zero. Finita l’ora provo a parlarci, mi metto d’impegno, dopotutto ci avevo pensato tutta la lezione al discorsetto che avevo in serbo per lui! “Mark vorrei parlarti!” lui sembra che non mi abbia neanche sentita o non si sia nemmeno accorto di me.. “Mark, ho detto che devo parlarti!” niente. Ah si? Bene, fai il sostenuto che tanto con me comportandoti in questo modo non arriverai mai da nessuna parte. Arriva l’ora del pranzo e mi siedo su una panchina per mangiare il mio sandwich farcito con non so che delizie culinarie, intravedo Aaron e gli faccio un cenno come per dirgli di venire a sedersi vicino a me, ma evidentemente non mi ha vista, per lo meno spero che sia per questo motivo che non si è seduto vicino a me. Vedo che va in direzione di Katie, la mia peggior nemica.. Forse lei avrà una cosa importante da dirgli per la scuola, sarà sicuramente così. Noto una cosa strana, ma per fortuna Rose mi distrae e si siede vicino a me.. Rose è la mia migliore amica, mi correggo, è l’unica ragazza a cui voglio bene e che per il momento non mi ha ancora pugnalata alle spalle.. Quindi lei sa tutto di me come io so tutto di lei, so che corre dietro a Nick, una promessa del nuoto americano, da circa quando eravamo in seconda media.. Vi sembrerà patetico, ma loro due starebbero davvero bene insieme, e non lo dico perché per me Rose meriterebbe il meglio che il mondo ha da offrirle visto che ha perso sua madre dopo esser stata messa al mondo e nonostante ciò cammina a testa alta e affronta le giornate con una grinta e un brio indescrivibili.. Vive con il padre e la sua nuova fidanzata, a dispetto delle prime idee che possono saltare in mente lei ha un ottimo rapporto con Lory, dopotutto da quando ha cinque anni è l’unica figura materna che ha mai avuto, ma il loro rapporto è basato principalmente su fiducia e amicizia.. Vabbé, Rose ora mi sta parlando del fatto che oggi Nick si è seduto davanti a lei a filosofia “Dovevi sentire il profumo dei suoi capelli Elle!!!! Erano profumatissimi, giuro quel ragazzo oltre che essere bellissimo ha anche una buona cura del suo fantastico corpo” sembra una dodicenne che parla del suo idolo quando apre il capitolo Nick, in poche parole, parla sempre di lui.. Non la biasimo! “E che tu ci creda o meno ho deciso di chiedergli di uscire!” “Cavoli, dopo cinque anni che sei persa di lui vuoi chiedergli di uscire? Di solito bisogna aspettare ancora due lustri prima di poterlo fare, sei sicura? Magari è una decisione affrettata, pensaci bene!!” scoppiamo a ridere.. “Dai non fare la cretina, pensavo di proporgli un cinema oppure una cena, ma forse con la cena pensa che sono la tipica ragazza che pensa che dopo una volta che sono usciti se lo porta a nozze, che aperta parentesi è così ma non vorrei che lo venisse a sapere già dal primo appuntamento!!” “Chiedigli di andare a vedere un film e mangiare un boccone, di certo non passi per psicopatica in questo modo” “Hai ragione, come sempre! Con Mark? Avete parlato?” “No mi evita del tutto..” lei sembra quasi compiaciuta, loro due si odiano praticamente dal secondo anno di asilo perché Rose sostiene fermamente che Mark ha colorato e tagliato i capelli alla sua Malibu Stacey e da quel giorno si è aperta una guerra che continua tutt’oggi a base di frecciatine e insulti. “Peccato!!! (finta dispiaciuta) E con il bello e tenebroso Aaron??” “Ancora peggio! Guarda in zona Katie chi c’è!” “Oh mio dio. Non posso crederci! Ma lei non riesce a tenere la sua cosina dentro i pantaloni almeno con i tuoi ragazzi?? Le piace sempre quel che c’è nel piatto degli altri!!! E’ ora di smetterla!” Dimenticavo di aggiungere che Rose è una tipa un po’ manesca e per un po’ intendo tanto. “No Rose, ti prego!” “Solo perché me lo chiedi tu, sennò le metterei le sue extensions su per il beep.” Ah, un’altra cosa e giuro che è l’ultima, sta cercando di diventare più garbata e meno scaricatrice di porto per Nick, quindi ogni volta che vorrebbe dire una parolaccia dice Beeep. “Io ti adoro, per caso te l’ho già detto?” “Non abbastanza, continua ad adularmi! Sta sera vieni da me per le prove vestito per due eventi? Il ballo e la mia uscita con Nick?” “Ovvio!!” Sperando di avere un accompagnatore per il ballo!

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Capitolo 5
*** Vedo solo salsicciotti ***


Come rovinarmi la giornata? Due parole possono bastare: prova vestito. Ebbene sì, io e Rose dobbiamo pur vestirci in qualche modo per quel ridicolo ballo. Lei dice di non volerci andare con Nick, ma le si legge negli occhi che è il suo desiderio più grande. So benissimo che lo fa solo perché Mark non vuole vedere me e io non ne voglio sapere niente di Aaron quindi mi fa lei da accompagnatore visto che non vuole farmi passare un altro ballo come quello dell'anno scorso cioè vedendo 1000 volte Dirty Dancing, cantando a squarciagola 'I've had the time of my life" e mangiando kili di delizioso e poco salutare gelato alla vaniglia. Sarà il venticinquesimo vestito che mi provo, ma sono tutti troppo larghi, stretti, lunghi, corti, con troppi fronzoli, troppo semplici, ma in ogni vestito arrivo a una conclusione: mi sento un salame, si sono grassa. "Rose, ma chi voglio prendere in giro dai! Sembro un salame ungherese ripieno eccheccazzo! Vedo solo salsicciotti!" "Io invece vedo una bellissima ragazza, talmente bella da mozzare il fiato, con un vestito che sembra fatto su misura per lei e gli unici salumi che vedo sono dei prosciutti, quelli che hai davanti agli occhi!" Mi risponde molto pacata Rose. Nessuno mi aveva mai definita bellissima, se non mio padre ma lui non fa testo perché mi vede con gli occhi dell'amore paterno. Nessun ragazzo ha mai collegato la parola bella a me. Io non mi sono mai reputata nemmeno carina. Non mi piaccio e di certo non è un segreto di stato, tutti sanno che io 'punto sulla simpatia'. Compro il vestito e abbraccio Rose, mi ha detto di essere bella e io per qualche motivo che ancora non conosco, per qualche istante l'ho creduto davvero.. Mi sentivo compiaciuta di quel che vedevo riflesso sullo specchio.

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Capitolo 6
*** Sorprese ***


Svegliarsi con “Blow me” di P!nk alla radio davvero non ha prezzo, quella canzone ti da un’energia assurda, è una di quelle canzoni per le quali anche se non ti piace particolarmente l’artista alzi al massimo il volume e canti a squarciagola pur non sapendo tutte le parole. Oggi è il giorno, il giorno della festa.. Sono emozionata, forse più del dovuto visto che la mia accompagnatrice è la mia migliore amica, eppure mi sento come una bambina alla sua prima festa di compleanno. Poi sono particolarmente felice perché Aaron e Kate hanno litigato o come dicono i pettegolezzi a scuola “c’è puzza di bruciato in paradiso”, ma dopotutto sono dispiaciuta perché li vedevo ben inseriti l’uno con l’altra .. Non diciamo cazzate, sono al settimo cielo! Magari se mi faccio bella bella forse lui e io potremmo avere una seconda chance .. O forse .. Forse lui non viene nemmeno, forse dovrei chiamarlo, anzi forse un sms potrà bastare, sì basterà di certo. Hei, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sai dove trovarmi- semplice, diretto, d’effetto. Tanto non mi risponde, posso starne certa. Suona il telefono. E’ lui. Cosa faccio? Rispondo? Riattacco? Ma se gli ho detto io che ci sarei stata cosa gli chiudo a fare.. Solo che ho una voce terribile al telefono. “Pronto?” ok, il danno è fatto “Ho letto il tuo sms e mi ha fatto pensare, potremmo vederci?” “S-s-sì certo! Dove?” “Sai dove abito, verresti da me?” chiede lui, non so perché ma me lo immagino all’altro capo del telefono con una faccia come quella del gatto con gli stivali di Shrek “Va bene, tempo 10 minuti e sono lì” riattacco mi vesto alla velocità della luce e esco di casa senza dire niente a nessuno. Sto andando a casa sua, e se abitasse in una baracca diroccata nel mondo e suo padre fosse un alcolizzato pervertito e sua madre una stronza di prima categoria?? E se.. No basta se e basta ma. Come va va. Mi apre la porta, ha gli occhi rossi, deve aver pianto parecchio.. Che troia Kate sapevo che l’avrebbe fatto soffrire. Nonostante il suo ‘dolore’ mi porge un sorriso che è splendido. Non parla mi prende per una mano e mi abbraccia, sento le sue forti braccia cingermi la vita, mi mancava sentirmi stretta dalla sua forza, dal suo affetto, da lui. Mi prende per mano e mi accompagna su per le scale. La sua casa è bella, con un tocco leggermente femminile, con un arredamento che calza a pennello per la struttura della casa, non un mobile fuori posto, non un quadro di troppo, tutto ben bilanciato con le pareti di diverse tonalità pastello che cambiano da una stanza all’altra. Mi apre la porta e mi fa accomodare in camera sua, una stanza molto ampia, un arredamento moderno, stile maschile, accogliente. “Siediti pure dove vuoi” visto che c’era una sedia mi siedo sul letto. “Che succede?” lui abbassa lo sguardo e lo alza dopo poco.. Ha degli occhi da cane bastonato. “Non mi frega niente di Kate .. Ho pianto solo perché per una sgualdrina come lei ho perso una persona speciale” “E chi sarebbe ?” chiedo facendo finta di non aver capito che stesse parlando di me “Ehm.. Si chiama Elle Bartley, è una bella moretta dagli occhi verdi e dal carattere molto particolare.. Non penso tu la conosca.” mi si illuminano gli occhi, ma non posso dargliela vinta con così poco “Mmm .. Bartley Bartley Bartley, non penso, non penso proprio!” Lui mi guarda con il suo sorrisetto, ma con quel tipo di sorriso malizioso. Sta volta prendo coraggio, gli prendo il viso e lo bacio sulle labbra, poi apro gli occhi e mi stacco velocemente. “Oddio scusa non so cosa mi sia preso..” “Guarda che nessuno ti ha detto di fermarti” mi dice lui, e riprende a baciarmi, quando bacio lui sento un brivido che mi percorre tutta la schiena, una sensazione indescrivibile a parole.. Mi accompagna alla porta “Beh dopo quel che è successo conto di accompagnarti io alla festa, ho parlato con Nick che accompagnerà Rose.” Gli sorrido, lo prendo per la maglia e gli do un ultimo bacio, ultimo per lo meno per ora.

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Capitolo 7
*** You Know That Feeling? ***


La conoscete quella sensazione? Quella di ansia, quella che hai pochi istanti prima di salire sul palco, quei mille pensieri, positivi o meno che ti sfrecciano la mente talmente veloci che non capisci più niente, quel brivido che ti prende allo stomaco, non parlo di un semplice mal di pancia o delle cosiddette ‘farfalle allo stomaco’, no sto parlando di qualcosa di più complesso, quel tipo di attesa che ti fa rotolare sul letto da quanto ti sta logorando. Ecco, mi ritrovo a rotolarmi nel letto, da un lato all’altro in attesa che questo strano dolore, se così posso definirlo, possa andar via.. Sono quasi le sei e Aaron mi passerà a prendere verso le otto o giù di lì, sono lavata, ho i capelli asciutti e aspetto solo che passi abbastanza tempo per essere pronta per le otto spaccate e non dover aspettare contando i minuti, i secondi, gli attimi. Sono le sei e mezza, devo iniziare a prepararmi a meno che non voglia fare tardi.. Forse dovrei scrivergli per dirgli che il mio vestito è blu, così può coordinare la cravatta.. ‘ma cosa siete?! Le gemelle Olsen che dovete vestirvi coordinati?! Vi siete baciati, non ti ha mica fatto una richiesta di matrimonio eh tesoro mio’ stupida vocina nella mia testa! Però ha ragione, sembrerei quasi patetica, anzi, togliamo pure il quasi! Mi sto infilando il vestito quando vedo sul riflesso dello specchio, il riflesso di mia mamma, commossa. Lei è una di quelle donne tutte d’un pezzo, non si lascia andare facilmente alle emozioni, se non per sua scelta. Su iTunes suona Ed Sheeran con ‘Give me love’ giusto per dare il via a mia madre che scoppia in lacrime, mi alzo di scatto per vedere se sta bene. Stranamente sono lacrime di gioia.. Gioia, mia madre la prova a causa mia.. Penso che sia una cosa che non capita da quando ha 4 anni le avevo fatto un disegno dove c’era una casa un’ uguale e un disegnino stilizzato con scritto ‘Mami’ e lei mi ha ricambiato il regalo con una fantastica caramella, la più buona che io abbia mai mangiato fino ad adesso.. E’ uno dei pochi ricordi che ho della mia infanzia, molti sono offuscati, ma questo è chiaro, come se l’avessi vissuto ieri, ce l’ho impresso nella mente. Non dico niente, non vorrei rovinare tutto con una delle mie stupide uscite, quindi l’abbraccio e le chiedo di aiutarmi a chiudere il vestito giusto per rompere il silenzio a dir poco imbarazzante che si era creato. Mi tira su la lampo “Sei splendida, raggiante, non pensavo di dirtelo, ma sei davvero deliziosa con questo vestito” ok, ora le lacrime salgono a me! “Grazie mamma, mi fa piacere che tu l’abbia detto, avevo bisogno di sentirlo da te.” visto l’imbarazzante silenzio che era tornato mia madre mi sorride e torna in cucina e io torno in camera a vestirmi. Ora non c’è più. Non c’è più quella strana sensazione allo stomaco, sono stranamente scialla. Sono estremamente tranquilla, forse troppo, ma non me ne frega niente, di solito quando mi agito, soprattutto se si parla di Aaron, le cose vanno di male in peggio, quindi prendiamo questa calma con filosofia!! Sono le otto meno cinque.. Sono quasi pronta, mancano le mie decollté blu, a completare il bel vestito blu con le paillettes stretto in vita e poi con un’ampia gonna che arriva fino a poco sopra il ginocchio, ovviamente senza spalline. Mi guardo allo specchio, mi accorgo che mancano gli orecchini, visto che il vestito è molto sfarzoso di suo opterò per delle perle, che sì, andranno benissimo. Mi alzo e faccio un giro davanti allo specchio, mi diverto troppo a veder la gonna che si gonfia. Mi piaccio, sì, non dico di esser bella, ma sono più che presentabile. Intanto che mi riempio di complimenti da sola (giusto per aumentare la mia autostima) sento la porta aprirsi e la voce di un ragazzo chiede a mia madre di me, scendo a razzo le scale e vedo che è Mark.. Ma che cazzo?! Mi sento parecchio disorientata!! “Ciao Elle, sei splendida, più del solito! Tranquilla non voglio farti da accompagnatore.. Sono qui per ringraziarti” mi porge un fiore bianco da mettere al polso.. OK ora sono decisamente confusa!! “Figurati, ma se posso, per cosa mi ringrazi!?” “Per avermi fatto capire cosa mi piace davvero, oggi io e il mio ragazzo andremo al cinema quindi non mi vedrai al ballo, ma mettendo in discussione le cose tra noi, ho iniziato da me, ho iniziato a rivedere tutto quel che volevo poi ho conosciuto Will, uno dei ragazzi nuovi, mi ha fatto capire molte cose” beh evviva l’onestà, ma sono felice per lui, so che ora posso essergli amica! “Sono davvero felice per voi, davvero! Possiamo tornare amici come prima?” mi abbraccia, lo interpreterò come un sì. Ci salutiamo e sento un peso che mi si è tolto dalle spalle, sono più che contenta per loro, se lo meritano! Pochi istanti e vedo Aaron sulla soglia della porta.

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Capitolo 8
*** The Dance ***


Aaron è davanti a me e stiamo ballando un lento, il dj di sta sera è davvero bravo, è al quarto anno, adesso ha messo “fix a heart” di Demi Lovato, un momento a dir poco perfetto, mi sussurra all’orecchio che è la serata più bella della sua vita e che è più che felice di passarla con me. Sta sera ha deciso di non bere, lo fa perché deve riaccompagnarmi a casa e non farebbe mai niente per essere la causa di un mio dolore fisico e non. Da lontano sbircio Rose e Nick che ballano e lei che tiene la sua testa sulla spalla del giocatore di football, e lui sembra il ragazzo più felice della terra! Mi dispiace che Mark e Will non possano essere qui a godersi la serata con me, ma penso che per il momento sia meglio non farne parola con nessuno della loro relazione perché se a scuola iniziassero a sparlarne la vivrebbero male e verrebbero presi di mira e non voglio che accada a causa mia per lo meno. Sono certa che stanno passando una bella seratina, loro due al cinema. Finalmente avrò anch’io un amico gay! È un mio desiderio da tipo l’età di 13 anni!! Vabbè lasciamo stare la mia vocina in testa e pensiamo a goderci la festa che la notte è giovane! Mi vibra il telefono e leggo sullo schermo dell’iPhone un sms : “Ti ringrazio davvero tesoro, Will ed io stiamo passando una serata indimenticabile, spero valga lo stesso per te! Ah se puoi, non dire niente a nessuno di me e Will … Preferirei essere io a farlo, ma vorrei aspettare ancora un po’. MARK” Aaron è andato a prendermi una coca cola e Rose mi viene in contro “Aaron è un ragazzo d’oro, ti prego sposalo! Grazie a lui sto passando una delle serate migliori di sempre! Nick è stranamente dolce e se ne sta fregando di quella facilotta di Melanie che ancora un po’ e gli mette le tette in faccia da tanto ci prova, ma niente da fare, guardalo lì com’è impassibile, non cede alle sue avance.. Ma, ma che cosa?! Oh mio Dio.” Nick e Melanie si stanno baciando, lui non sembra poi così impassibile, o forse è una mia impressione. Oh no, Rose che parte in quarta verso loro due. “Rose, ti prego non sta a far scenate davanti a tutti!” “Il mio quasi ragazzo si sta baciando con un’altra e tu mi dici di non far scenate?! Ma che cavolo di amica sei!?” L’avrà detto solo dal nervoso, è sicuro –no invece, l’ha detto perché hai detto una frase da ipocrita come poche altre, e si sei un’amica schifosa in questo momento.- BASTA! Non do più retta alla vocina nella mia testa. “Rose, ti prego!” non faccio in tempo a fermarla che la sua mano si sta già fiondando a velocità supersonica sulla guancia di Melanie, Nick è bordeaux dalla vergogna. “Tu sei una sporca sgualdrina, porta le tue luride chiappe lontane dal mio quasi ragazzo! Brutta troietta da quattro soldi che non sei altro! E tu Nick, tre secondi fa hai detto che eri quasi sicuro di esserti innamorato di me, ma se questo è il tuo modo di dimostrare affetto a una ragazza, beh caro mio, abbiamo una visione leggermente diversa della cosa! Ah e… Elle, non me ne può fregar di meno se ho fatto una figura di merda, anzi vorrei che tu fossi accanto a me a fare questa figura di merda assieme, ma evidentemente non ci sei!” si guarda in giro e si rende conto che la musica è scesa e che tutti la stanno guardando. Fa un giro su se stessa, si leva i tacchi vertiginosi e scappa dalla palestra, faccio per inseguirla quando Aaron mi ferma “Adesso non ti perdonerebbe neanche se le portassi un mazzo di 300 rose e un gioiello da Tiffany, parlale domani quando la rabbia le sarà un po’ sbollita…” effettivamente ha ragione. Cavolo, lui conosce la mia migliore amica meglio di me, mi sento uno schifo. Non mi trattengo più e scoppio a piangere, Aaron, con fare molto protettivo mi abbraccia e mi dice che tutto andrà bene anche se dubito fortemente che sarà così… “Ti prego portami via di qui!” gli dico guardandolo coi miei occhi gonfi per il pianto e il mascara colato. Mi prende per mano e nel modo più veloce mi aiuta ad andarmene dalla sala. Entriamo in macchina e io scoppio in lacrime, lui mi tira su il viso, mi porge un fazzoletto e mi asciuga le lacrime, un bacio veloce poi inserisce la marcia e partiamo. “Ti dispiace se alzo un po’ il volume della radio? Sentirti piangere mi fa star male e non riesco a concentrarmi…” mi chiede preoccupato. “Certo che no…” gli rispondo tirando su il naso. Siamo a pochi minuti da casa mia “Al prossimo incrocio gira a sinistra e..” “Elle, so dove abiti, tranquilla!” mi sorride e allo stop mi da un micro bacetto sulla guancia. Quant’è dolce, non so come farei e soprattutto cosa farei se lui non fosse qui con me ora. “Call me maybe” di Carly Rae Jepsen rimbomba per le pareti dell’auto e noi due come due cretini che la cantiamo insieme. Hey I just met you And this is crazy But here’s my number So… Vuoto. Bianco. Silenzio.

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Capitolo 9
*** il rumore del silenzio ***


Non riesco a vedere niente, a dire la verità non riesco nemmeno ad aprire gli occhi. Sento la mia testa contro al tettuccio dell’auto e la cintura mi tira tantissimo la spalla, inoltre ci sono pezzi di vetro dappertutto. Mi ricordo di una volta di quando avevo cinque anni che nel tentativo di prendere un bicchiere l’ho rotto, mia mamma mi ha detto di star ferma esattamente dov’ero finché lei non avesse pulito tutto, forse ora dovrei stare immobile e aspettare che passi lei con la scopa. Lei non è qui, non può aiutarci. Un momento! Aaron? Oddio. Il suo braccio, quello che tanto amavo perché ogni volta che mi stringe mi fa sentire protetta, è sulle mie gambe così come la sua testa. Provo a girargli la testa e a svegliarlo un po’. “Aaron? Aaron, ti prego svegliati, girati non è divertente! Oh mio dio, m-m-ma questo.. questo è sangue.” Inizio a urlare dal panico più totale. Sento delle voci fuori dalla macchina. “Il ragazzo è in condizioni gravi mentre la ragazza dovrebbe aver bisogno di dei punti e potrebbe avere una spalla rotta, aspettiamo i paramedici o li tiriamo fuori? Ok, vi aspettiamo siamo sull’Evergreen Avenue, muovetevi!” Dopo poco sento la sirena dei paramedici, aprono le portiere dell’auto e mi accorgo solo ora che siamo capovolti.. Tirano fuori prima Aaron e lo caricano su una barella e la sua ambulanza parte subito. Mi prendono in braccio i paramedici mi fanno sedere sulla barella e controllano i miei parametri vitali, portano anche me in ospedale. Odio gli ospedali, li ho sempre odiati e di certo dopo quel che è successo le cose non andranno meglio… Il primo ricordo che ho degli ospedali non è dei migliori, ci sono stata all’età di circa 3 anni perché io e mia madre stavamo al capezzale di mio padre che ha avuto una malattia autoimmune ed è stato ricoverato per quasi un mese. Odio l’odore che si sente nei corridoi di un ospedale, è quella puzza dei medicinali e il tanfo di pipì, poi le infermiere sono una più odiosa dell’altra, non capiscono che noi le stressiamo perché siamo estremamente preoccupati per i nostri cari… Non ci arrivano proprio! Da qui riesco a intravedere la barella di Aaron che sta andando verso la sala operatoria (ormai conosco questo posto meglio di casa mia) spero che vada tutto bene. “Sono qui per Aaron Tanner. Sì sono la madre” intravedo in lontananza questa figura femminile slanciata, sarà più di un metro e ottanta, dai lunghi e ricci capelli castani. Un’infermiera la sta accompagnando verso una stanza, mi viene quasi da seguirla solo che non mi sembra il caso. Entra in ospedale mia madre con Emily, ecco che ora mi sentirò il cazziatone da parte di tutte e due e francamente dopo quel che è successo non mi va più di tanto di sentirle. “Oh grazie al cielo stai bene! Ci hanno detto che il ragazzo è stato mandato in sala operatoria, sai niente?” “Sì, è in sala operatoria perché ha avuto delle complicazioni.. Per fortuna non ha sbattuto la testa, ma ha perso molto sangue.” Io non ho detto niente, mi giro e vedo la madre di Aaron che ha le lacrime agli occhi. “Scusi, lei è?” domanda molto retorica di mia madre. “Sono Samantha Tanner, la madre di Aaron, tu devi essere Elle Bartley giusto? “Ehm… sì sono io! Mi dispiace per quel che è successo, non era mia intenzione che andasse a finire così” e non lo era davvero, quel che volevo era che lui mi accompagnasse a casa, mi scortasse fin sotto la porta, che ci scambiassimo un piccolo bacio e fine, di certo non volevo che lui dovesse combattere per la vita in una serata così piacevole e tutto per colpa di un autista distratto e forse ubriaco.. “Ovvio, lo so che non era di tua intenzione, ci mancherebbe! Comunque ora potete andare a casa, sarai stanca e sicuramente vorrai metterti comoda a casa, appena Aaron si sveglierà ti chiamerò o ancora meglio verrò a prenderti a casa tua domani mattina così potrai stare con lui, che sia sveglio o meno.” Penso abbia ragione, è meglio riposare piuttosto che restare a rimuginare in ospedale in ogni singolo frammento di questa serata. Arriviamo a casa, mamma ed Em mi aiutano a salire le scale, mi metto un comodo pigiama, mamma intanto mi porta su una cioccolata calda. Non faccio in tempo a finirla che il sonno mi travolge e appoggiando delicatamente la testa al cuscino. Mi sveglio e mi sembra di non aver appena trascorso una notte infernale.. Vedo l’ora, sono le quattro del mattino. Prendo il mio iPhone sperando che sullo schermo che come sfondo ha una foto mia e di Aaron, ci sia un suo messaggio. 12 messaggi ricevuti. Dieci dei quali sono solo di Rose. -Tesoro, che è successo?! Ho saputo dell’incidente, ti prego scrivimi che ho il cuore a mille!- e sono circa tutti su quel genere lì. Le rispondo brevemente dicendole che IO sto bene, perché qui solo io sto bene. Uno degli altri due messaggi è di Mark -Ho saputo dell’incidente.. Appena puoi chiamami! Oppure vengo io a trovarti, fa lo stesso!- L’ultimo sms è di un numero sconosciuto -Sono Samantha, la madre di Aaron, passerò a prenderti domattina verso le nove, Aaron è uscito dalla sala operatoria e dovrebbe svegliarsi tra poco, spero tu stia bene!- Oh meno male! Avevo bisogno di sentir dire che Aaron stava bene, che non c’erano state ulteriori complicazioni e soprattutto che avrei potuto vederlo tra poche ore. ------------- continuo se c'è qualche recensione, sennò non riesco a capire se a qualcuno piace o meno :) ne basta anche una!

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Capitolo 10
*** Come prima? ***


Prima di addormentarmi non mi sono neanche resa conto del fatto che Rose mi ha scritto, nonostante la nostra lite… Onestamente ora è l’ultimo dei miei problemi, per lo meno lo sarà finché non vedrò con i miei occhi che Aaron sta bene, anche se sua mamma mi ha assicurata sulle sue condizioni, non mi fido è più forte di me, sono sempre stata poco fiduciosa degli altri. Mia mamma sale in camera mia e mi aiuta a vestirmi, ho il braccio fasciato e ho bisogno di grattarmi tutto il braccio, ma a ogni mio singolo movimento inizio a citare tutti i santi. Mi vesto molto comoda, una tuta abbinata alla felpa, gli UGG e i capelli legati, ancora profumati da ieri sera. Scendo le scale con molta calma, voglio farcela da sola, vedo che in salotto c’è la Samantha, con due occhiaie da far paura, ma posso crederci, suo figlio è in ospedale dopo un incidente grave e lei si è addirittura presa la briga di passare a prendermi… “Oh ciao tesoro, come stai? Ti senti un po’ meglio? Sono felice di vederti in piedi da sola! Hai mangiato?” oddio, mi sta facendo il quarto grado neanche fosse mia mamma! Mi limito a dirle che tutto va bene. Usciamo di casa, saliamo in macchina e mi aiuta a chiudermi la cintura. In macchina vigeva un silenzio di tomba. A spezzare questi momenti di mutismo totale era la radio, troviamo parcheggio e lei mi accompagna nella stanza di Aaron. La 317. Entro facendo pianissimo, cammino pensando bene a ogni movimento prima di farlo, con un passo molto leggero, manco il pavimento fosse fatto di uova. La stanza è freddissima, non parlo del clima, quello è ok, ma l’ambiente, le pareti, tutto mette molta tristezza, non ricorda certamente la bellissima camera di Aaron, della quale ricordo ogni minimo particolare, a partire dalla bandiera australiana sul soffitto, fino alla gomma consumata sulla scrivania. Ed eccolo lì sul letto, pallido, con gli occhi chiusi e il volto stanco. Mi siedo sulla poltroncina in finta pelle accanto al letto e gli prendo la mano che nonostante tutto è calda e soffice. Si muove e prova ad aprire gli occhi, io mi alzo di scatto e dopo circa 10 ore posso rivedere i suoi occhi neri che sono talmente lucidi da potercisi rispecchiare. “Hei” dice con un filo di voce, mi mancava la sua voce “Hei” ricambio e resto ferma a fissarlo per qualche minuto ringraziando il cielo di averlo lasciato in vita. Posso stringergli la mano, quando si sentirà meglio potrò riabbracciarlo e sentire le sue braccia che mi avvolgono come una calda coperta. “sei stupenda” ecco sì, anche le sue bugie mi mancavano, ora posso dire di essere contenta. “tu sei stupendo, e soprattutto stai bene” Finalmente il mio cuore ricomincia a battere a una velocità normale, lo guardo e iniziamo a fare qualche battutina su quanto sia squallida la stanza e su quanto le infermiere siano antipatiche. Ora posso dire che Aaron è sicuramente uguale a prima, per fortuna, visto che io il ragazzo un po’ svitato, atletico e alternativo che conosco, penso di amarlo. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Hey ragazze! Spero vi piaccia questo capitolo, so di non aver scritto molto, ma era solo per tranquillizzarvi, Aaron sta bene ed è quello di prima, ma non sapete cos’ho in serbo per dopo.. Aggiornerò al più presto e se ve la sentite fate delle recensioni, positive o negative che siano, accetto tutto :D Un bacione, Alessia

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Capitolo 11
*** Odore di bruciato, anche in paradiso ***


Ormai è passato un mese dall’incidente e mi illudevo davvero se pensavo che le cose non fossero cambiate minimamente… Mi sento estremamente sola, Aaron a stento mi parla, non può fare baseball perché ha avuto problemi con la spalla. Abbiamo provato a mandare avanti la relazione e i primi giorni andava benissimo, ma non era reale, sembravamo una di quelle famiglie perfette degli anni ‘50, ma senza sentimenti alla base, per lo meno non ce n’erano da parte sua, ogni singola cosa suscitava delle liti, tirava fuori il fatto che a causa mia e di un mio stupido desiderio, quello di tornare a casa prima del tempo lui ha avuto un brutto incidente, rischiando anche la vita. Non si ricordava mai che lì in macchina c’ero anche io, che avevo il suo sangue su di me che ero a dir poco paralizzata dalla visione. Non si ricorda che ho passato giorni e giorni al suo capezzale, fino a che è stato dimesso, che nonostante avessi anche io un braccio fasciato, gli portassi i libri o che cercassi di semplificargli tutto… Ci siamo lasciati ufficialmente, per lo meno, abbiamo smesso di prenderci in giro la scorsa settimana. Non poteva andare avanti così, io non posso passare le mie giornate a pensare a lui e ai suoi continui sbalzi d’umore, al fatto che quando guardavo quei suoi occhi neri, non riuscivo a intravedere la sua anima, bensì vedevo solo lo stupido riflesso dei miei di occhi. Come se fossero fatti di vetro. Quando gli tenevo la mano, nei pochi momenti d’intimità che abbiamo avuto, non sentivo la sua mano calda e soffice che avvolgeva la mia. Quando ci baciavamo, non sentivo un brivido ripercorrere tutta la mia spina dorsale, fino ad arrivare ai capelli, non sentivo niente, penso che baciare una Barbie sarebbe stato più emozionante. Decisamente… Non riesco a mangiare, non riesco a specchiarmi, le parole che lui mi ha detto, risuonano nella mia testa come una canzoncina che non riesci a scordarti. Ha criticato tutto di me, dal mio aspetto, le mie cosce, i miei fianchi e tutto il resto, ma anche il mio carattere, il mio atteggiamento nei suoi confronti… A suo avviso poco affettuoso e falso. “Sei solo una falsa in cerca d’attenzioni” dopo che dalle sue labbra, che un tempo amavo tanto, sono uscite queste parole di disprezzo totale, i miei sentimenti per lui sono scesi in secondo piano: posso amarlo più di chiunque altro, ma non più di me stessa. Quindi ora mi ritrovo qui, distesa sul letto a fissare il soffitto, come per cercare qualcosa di nuovo, ma niente, nemmeno la mia musica può consolarmi, niente di tutto ciò che un tempo per me era sinonimo di vita, ha più un senso. Sono quattro giorni che non vado a scuola, due dei quali sono rimasta chiusa in camera mia. Sono ben 96 ore che non ho nessun tipo con il mondo esterno, con mia mamma uso la scusa del raffreddore, con Emily quella della delusione sentimentale, con me stessa mi dico che è un semplice momento di depressione, passerà con il tempo. Mi dico le balle da sola ora. Domani dovrò presentarmi a scuola, siccome Mark ed io avremo un incontro con i ragazzi nuovi per vedere come si sono inseriti e se non ci si presenta è una nota. Le ore sono passate spaventosamente veloci, sono le sei del mattino, mi butto sotto la doccia, mi lavo, sciacquando i resti di lacrime che si erano asciugate sulla mia pelle, mi metto una tuta a caso, lego i capelli, non mi trucco, non ne ho motivo. Esco dalla mia stanza, metto il giubbotto, mi carico lo zaino in spalla, mugugno qualcosa che dovrebbe essere un saluto e esco di casa. Arrivo a scuola dove intravedo dietro una colonna, Nick e Rose, che hanno chiarito e si stanno scambiando un bacio passionale, quindi non ho intenzione di interromperli. Non ora. Salgo le scale e butto il libretto sulla cattedra, così che il prof possa firmare l’assenza senza dover fare troppe scenate. In classe non è ancora arrivato nessuno, mi siedo al mio banco e ci appoggio sopra la borsa. Dieci minuti dopo il suono della campanella entra il responsabile dei nuovi arrivati e convoca me e Mark, accompagnandoci quindi nell’aula dove si sono tenuti gli incontri precedenti. “Se non te la senti, puoi dire di sentirti male” mi disse Mark, prendendomi sottobraccio “Non serve, mi ha solo spezzato il cuore, che io sappia non l’hanno ancora inventata la cura per i cuori infranti… L’ho evitato per quattro giorni e penso di avergli già dato troppa importanza dopo che si è comportato in quel modo” “Per qualsiasi cosa quando non ce la fai più fammi un segnale e intervengo io, ok?” Mark si sta dimostrando un vero amico, le cose tra lui e Will vanno a gonfie vele. Entrano uno ad uno Jeremy, Will, Steve ed Eric… Con il suo solito ritardo elegante arriva Aaron vedo che ha tolto il gesso, quando varca la porta sento una stretta al cuore ma stringo forte la penna che ho in mano e abbasso lo sguardo. Subito Mark prende in mano la situazione iniziando a parlare con tutti i ragazzi del più e del meno, di come se la stanno passando in questo periodo a scuola, se hanno difficolta, solite stronzate insomma. Alzo lo sguardo, per la prima volta da quando Aaron è entrato e mi accorgo che mi sta fissando e mi fa cenno di guardare il cellulare. Sblocco velocemente l’iPhone e vedo un suo sms. -Dopo scuola avrei bisogno di parlarti, passi da me? Non preoccuparti, non voglio farti del male, te ne ho già fatto abbastanza, voglio solo parlarti e non mi sembra opportuno farlo a scuola. Mi concedi mezz’ora del tuo tempo? X Aaron. – Senza accorgermene gli ho fatto cenno di sì con la testa e sul suo volto nasce un’espressione di tranquillità e soddisfazione, un sorriso conferma tutto. Lui. Quel messaggio. QUEL SORRISO. Ci sto cascando di nuovo.

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Capitolo 12
*** Le due metà del cielo. ***


“Dopo l’incidente sono cambiate tante cose, a partire dal nostro rapporto che non è più come prima e di certo non serve un genio per rendersene conto…” sta girando in torno a questa frase o per lo meno a questo concetto da circa un’ora. Dopo la seconda volta che ha ripetuto tutto ciò, le sue parole mi escono dalle orecchie, non lo ascolto più… Forse perché non sono pronta a perdonarlo, forse perché non lo sarò ancora per un po’. Mi ha offesa, ma tralasciando le critiche a livello personale, semplicemente la scintilla, il fuoco che un tempo era più vivo che mai, ogni giorno diventava sempre più fioca, fino ad emanare una luce quasi impercettibile. Quando lo vedevo o quando dovevo uscire insieme a lui, non sentivo quel brivido che percorreva tutta la colonna vertebrale, non sentivo più le farfalle e nemmeno il cervello che non riusciva più a pensare razionalmente.
Lo guardo e vedo solo le sue labbra muoversi, ora davvero non ce la faccio più a sentire lui e le frottole che vuole rifilarmi.
Mi vibra il telefono.
Dio esiste! Controllo il destinatario: Emily
Apro il messaggio e mi accorgo che lui ha smesso di parlare e ha iniziato a fissarmi scocciato.
“è Emily…” gli dico in modo lavativo, come se non fosse affare suo (che dopotutto non sono fatti suoi).
-Ho bisogno di te, tra quanto puoi raggiungermi? Mamma non deve sapere niente. Em-
Leggo queste poche righe che subito mi vengono in mente mille pensieri, non tutti positivi.
Potrebbe essere una sciocchezza o potrebbe aver avuto problemi con le ragazze … O con Tyler.
“ora devo andare!” e inizio a raccogliere le mie cose
“ti accompagno.”
“non serve!”
“non è una proposta. Sali in macchina!”
Usciamo da casa sua e saliamo in macchina, mi faccio dire da Emily dove si trova esattamente.
“Non era necessario portarmi, potevo andare benissimo a piedi!”
“Elle, avremo già fatto più di 4km se è un’emergenza, a piedi ci avresti impiegato troppo tempo, invece di lamentarti e fare la sostenuta potresti ringraziarmi” mi dice tutto d’un fiato con la voce spezzata, forse perché non gli ho ancora risposto alle sue scuse.
Dopo qualche minuto dovremmo essere arrivati, intravedo a qualche metro dall’auto Emily accasciata sotto un albero e la figura di Tyler che la raggiunge in lontananza.
Scendiamo dall’auto e io vado di fretta verso Emily e noto che è piena di lividi.


********

 
Non mi aveva dato ancora una risposta, so di essere stato molto stronzo con lei, ma almeno una risposta me la merito, anche un ‘vaffanculo’ va benissimo. Invece niente, siamo io e lei nel parcheggio di questo fottuto parchetto a salvare sua sorella che evidentemente non sa badare a se stessa.
Usciamo dall’auto e in lontananza intravedo Tyler che cammina barcollando verso Emily. Subito sfrecciano la mia mente mille pensieri vedendolo in quelle condizioni e notando che Em è sdraiata accanto a un albero con i capelli scompigliati, ho fatto due più due e non ci ho visto più.
Corro verso di lui e lo prendo per la maglietta
“Che cazzo hai fatto?! EH?! Che le hai fatto?!” gli urlo contro con una rabbia che non pensavo di avere.
“Non ho fatto assolutamente niente, o per lo meno credo” disse lui sbiascicando queste parole.
Iniziò a ridere sotto i baffi e lì sono impazzito. Lo colpisco ripetutamente al viso e quando ormai è disteso per terra inizio a riempirlo di calci, mi fermo solo quando sento di essere tirato dalla maglia.
Mi giro con gli occhi ancora infuocati dalla rabbia. È Elle. La vedo e i battiti del mio cuore rallentano di colpo. La vedo e ripenso al suo sguardo annoiato mentre le chiedevo scusa. Improvvisamente mi cedono le ginocchia e mi accascio a terra scoppiando in lacrime.
Che diamine mi succede?! Io che piango?! Io non sono uno che piange! Avrò pianto l’ultima volta forse dieci anni fa. Eppure sono qui, inginocchiato sull’erba bagnata e mi copro il viso con le mani, non voglio che lei mi veda così, mi sento una femminuccia, un vero uomo non piange, per lo meno non così.
Preso dal mio momento emotivo non mi sono accorto che la mamma di Elle ha portato a casa Emily e che Tyler se n’è andato. Che motivo aveva Elle di restare?! Mi ha praticamente rifiutato, sono qui solo perché ho insistito io, lei nemmeno mi voleva e ora è qui in piedi davanti a me, immobile. Vorrei dire qualcosa, ma non so come ci si comporta in queste situazioni, cioè devo chiederle scusa? Devo dire qualcosa? O devo semplicemente stare zitto e aspettare che sia lei a fare la prima mossa? Dopotutto sono vulnerabile in questo momento e potrebbe anche lasciarmi in balia dei miei pensieri e delle mie lacrime. Devo dire qualcosa, qualsiasi cosa, così mi asciugo gli occhi con le maniche della felpa, tiro su il naso e mi faccio avanti.
“Perché sei ancora qui?!” non poteva uscirmi peggio questa frase
“Se vuoi me ne posso anche andare, solo che non mi pare giusto lasciarti qui da solo.”
Non voglio che se ne vada, lei se ne accorge e così si siede accanto a me, con molta calma e appoggia la sua testa alla mia spalla.
“… Grazie” sussurro
Lei alza lo sguardo mi da un bacio sulla guancia e dice
“Oggi non è una bella giornata per Aaron Tanner, quindi penso che potremmo migliorarla uscendo sta sera per fare una passeggiata! Non vuol dire che ti ho perdonato, ma che potremmo provarci di nuovo.” Mi si illuminano gli occhi e di certo non posso piangere di nuovo. Mi alzo in piedi, la tiro su e l’abbraccio. Mi mancava sentire la sensazione del suo corpo che combacia perfettamente col mio. Sento che lei mi stringe forte, e inizia a fare su e giù per la mia schiena con la mano, come per accarezzarmi, poi arriva a toccarmi i capelli, le sue dita che s’intrecciano tra i miei ricci neri, non resisto al momento, le prendo il viso tra le mani e la bacio. Sembrava che lei non aspettasse altro ed è stato un momento semplicemente bellissimo, sento un brivido per tutto il corpo e per una volta sono fiero del mio gesto coraggioso.
                                                       

 
Care lettrici, come potete vedere ho scelto di far parlare anche Aaron in questo capitolo…
Vi piace come continuano le cose tra i due? Vi dico già di aspettarvi delle belle novità per il prossimo capitolo.. forse qualche NEW ENTRY!!!
Fate pure delle recensioni, accetto sia critiche che complimenti
Bacini!
Ale

 

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Capitolo 13
*** Clown ***


Consiglio pre-lettura! Ascoltatevi Clown di Emeli Sandè mentre leggete questo capitolo, crea l'atmosfera perfetta
Mi sembra di rivevere una scena già vista. Solo che credo che si sia leggermente ribaltata la situazione. 
Sono al Blue Spot da 30 minuti e di Elle, nemmeno l'ombra. Zero. 
Spero che non mi tiri pacco... O che si comporti come io ho fatto la prima volta. Passano altri dieci minuti e finalmente eccola che varca la porta del locale, ed è bellissima. 
Di scatto mi alzo e le scosto la sedia, da vero gentleman.
-Buonasera Elle!
-Hey Aaron, scusa per il ritardo, Em ha avuto una crisi, una brutta e ho dovuto tirarle su il morale e ....
-Ehi, non mi devi nessuna spiegazione, sei qui.
Le sorrido cercando di rassicurarla un po'.
Mi piace come ride e come fa la stupida, è una donna vera al 100%, non si preoccupa di mangiare un bell'hamburger come un camionita, non sembra curarsi dei suoi difetti, ma cerca di far vedere i suoi pregi.

*****

Conclusa la bellissima serata in cui abbiamo riso e scherzato, andiamo verso casa di Aaron, sta sera dormirò da lui visto che anche mia mamma la pensa come l'opzione migliore per recuperare pienamente il rapporto. Entriamo in casa e andiamo in camera sua, mi lascia il tempo di metteere il mio pigiama (a dir poco bellissimo) e ci sdraiamo insieme sul suo letto a una piazza e mezza. 
Ci teniamo per mano e guardiamo il soffitto, il momento è bellissimo, ma devo chiederglielo.
-Aaron, devo chiederti una cosa, rispondimi sinceramente eh
-Certo, vai pure!
-Le cose che mi hai detto quando ci siamo lasciati.. Voglio dire, perché?! Le pensavi davvero?
-Sapevo che prima o poi me l'avresti chiesto. Te l'ho detto perchè ero arrabbiato, avevo mille dolori fisici e non e stupidamente ti ritenevo l'unica colpevole. Quando tu non hai fatto nulla. Spero che un giorno riusciremo ad andare avanti senza mai voltarci indietro.
Smetto di vedere i suoi occhi e torno a fissare il soffitto.
-Ok... Grazie, avevo solo bisogno di sentirmelo dire.
-Cambierà qualcosa?
Bella domanda... Lui sembra lo stesso, io sono più forte di prima e il nostro rapporto sembra funzionare...
-MMM.... Forse, non voglio gufare quindi stiamo a vedere!
-E' già qualcosa... Meglio delle mie aspettative.

Ci scambiamo un tenero bacio, io mi giro da un lato e mi lascio abbracciare da lui.
La notte passa velocemente, dopo quasi due mesi, ho dormito dieci ore di fila. Finalmente. Grazie ad Aaron mi sento perfetta, infinitamente piccola, ma anche tanto protetta.
Forse con lui posso essere felice.

***

Mi sveglio prima di lei per portarle la colazione, è stata una notte stupenda, non che abbiamo fatto niente, anche se i numeri c'erano tutti, ma oggi dovevamo chiarire e abbiamo tempo per il resto. L'ho osservata tutta la notte e anche quando dorme lei è fantastica.
Con lei mi sento senza pensieri, libero, grande e capace di difenderla da ogni pericolo, a meno che non ne sia io stesso la causa.
Forse con lei posso essere felice.





Care lettrici, 
Questa è la conclusione della storia... Mi sembra inutile continuare visto che non so se la storia vi è piaciuta o meno visto l'unica recensione (positiva e ti ringrazio) .
Se la storia vi è piaciuta, mi dispiace per questo finale breve, ma penso che sia una buona conclusione, avevo in mente di andare avanti con altre idee, però non ho ricevuto nessuna recensione quindi penso che continuare fosse inutile e una perdita di tempo. Dopotutto si scrive per essere letti no?
Se la storia non ti è piaciuta, ti chiedo scusa.

xoxo
Alessia

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