Harry e Jamie Potter E L'inquisitore Supremo

di eltanin12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In cui Zio Vernon diventa isterico a causa dei gufi e Dudley vomita sullo zerbino di casa ***
Capitolo 2: *** In cui zio Vernon crede di vincere il premio per il miglior prato suburbano ***
Capitolo 3: *** In cui far nevicare è molto più arduo del previsto ***
Capitolo 4: *** In cui il cielo è nuvoloso e Moccì ha un attacco d'asma ***
Capitolo 5: *** In cui anche i rospi amano il rosa e Caramell rovescia una boccetta di inchostro ***
Capitolo 6: *** In cui Moccì infila la testa in un ampolla e Mundungus porta un cappotto deforme ***
Capitolo 7: *** In cui la pozione di Malfoy otterrà un Non Classificabile ***
Capitolo 8: *** In cui Moccì canta una ninna nanna ***
Capitolo 9: *** In cui Malfoy viene aggredito da una Pluffa ***
Capitolo 10: *** In cui si cerca un nomignolo per Gabriel ***
Capitolo 11: *** In cui la Umbridge diventa Inquisitore Supremo e il titolo di questa storia ha finalmente un senso ***
Capitolo 12: *** In cui Gabey sembra piacere molto a Jamie ***
Capitolo 13: *** In cui Jamie va alla ricerca di un libro ***
Capitolo 14: *** In cui Ron non sa piegare una maglietta ***
Capitolo 15: *** In cui Jamie conosce Mr. Muffin ***
Capitolo 16: *** In cui Jamie scopre un segreto di Mr. Muffin ***
Capitolo 17: *** In cui Jamie dovrebbe prendere esempio da Cho ***
Capitolo 18: *** In cui barchette di carta navigano in una palude ***
Capitolo 19: *** In cui questo capitolo ha fatto dannare l'autrice e la McGranitt offre tè e biscotti ***
Capitolo 20: *** In cui l'autrice spera che questo capitolo basti a scusarsi ***



Capitolo 1
*** In cui Zio Vernon diventa isterico a causa dei gufi e Dudley vomita sullo zerbino di casa ***



Buon 2013 a tutti!

Dopo la mia notte di bagordi, ho deciso di postare il capitolo appena rientrata, visto che dubito delle mie facoltà cognitive di domani (che è già oggi xd)
e non volevo per nessun motivo mancare alla promessa di aggiornare.

Dunque ecco il seguito de La Mappa Del Malandrino,per chi non mi avesse seguito in precendenza...può pormi pure tutte le domande o i dubbi sulla trama se non avesse voglia di leggere la ff precedente :)

Ora vi lascio al capitolo,
Buona Lettura 
 




Harry strinse gli occhi,le sagome di lapidi consunte si stagliavano tutt’intorno a loro, il profilo nero di una chiesetta era riconoscibile oltre un grande albero alla loro destra. Alla loro sinistra s'innalzava una collina, sul cui versante Harry riuscì a distinguere la sagoma di un imponente villa. Cedric guardò la Coppa Tremaghi, poi alzò gli occhi verso Harry. «A te qualcuno aveva detto che la Coppa era una Passaporta?» chiese. «No» disse Harry. Stava osservando il cimitero. Era immerso nel silenzio, e vagamente inquietante. «Questo dovrebbe far parte della prova?»
«Non lo so» rispose Cedric. Il suo tono di voce era teso. «Fuori le bacchette, che ne dici?» «Sì» disse Harry. Non voleva dimostrarsi spaventato, ma uno strano senso di disagio gli contraeva lo stomaco. Quel posto lo inquietava.
 
La cicatrice di Harry esplose di dolore. Era un male che non aveva mai provato prima; la bacchetta gli cadde dalle dita mentre si portava le mani sul viso; le ginocchia cedettero; cadde a terra accecato dal dolore, la testa stava per spaccarglisi in due.
Da molto lontano sopra di lui, una voce fredda e acuta disse: «Uccidi l'altro».
Un sibilo, e una seconda voce urlò le parole nella notte: «Avada Kedavra» Un lampo di luce verde saettò attraverso le palpebre di Harry, e sentì qualcosa di pesante cadere a terra accanto a lui; il dolore alla cicatrice raggiunse un tale picco che fu preso da un conato di vomito, e poi diminuì; terrorizzato all'idea di ciò che stava per vedere, aprì gli occhi che gli bruciavano. Cedric era disteso a terra al suo fianco, a braccia aperte, non si muoveva; lo sguardo vacuo e un’espressione impaurita che gli deformava il viso. Era morto.
Harry udì un respiro corto e affannato dall'interno del cappuccio; si divincolò, e l'uomo lo colpì, lo colpì con una mano che aveva un dito in meno. E Harry capì chi c'era sotto il cappuccio. Era Codaliscia. «Tu» disse, senza fiato.
 
Il fagotto di stoffe informe era poco più in là, vicino alla tomba. Sembrava che si agitasse furiosamente. Harry lo osservò, e la cicatrice gli bruciò di nuovo, e all'improvviso seppe che non voleva vedere che cosa c'era lì dentro.
Non voleva che il fagotto venisse aperto
 Udì dei rumori e guardò in giù: un serpente gigantesco strisciava nell'erba, aggirando la pietra tombale a cui era legato.
 
Il calderone ribolliva, schizzando dappertutto le scintille simili a diamanti, di una lucentezza così abbagliante che trasformava tutto il resto in un unico velluto nero. Non accadde nulla.
Fa' che sia annegato, pensò Harry, fa' che tutto sia andato storto
Ma poi, con un sussulto di terrore, vide nella nebbia la sagoma scura di un uomo alto e scheletrico, che si ergeva lentamente dall'interno del calderone.
L'uomo magro uscì dal calderone, fissandolo, e Harry a sua volta fissò il viso che da tre anni infestava i suoi incubi. Più bianco di un teschio, con grandi, lividi occhi rossi, il naso piatto come quello di un serpente, due fessure per narici.
Voldemort.
 
E l'ombra di Cedric si alzò, e guardò il filo di luce d'oro nella sua lunghezza, e parlò. «Resisti, Harry»
 
L'ombra di fumo di una giovane donna dai capelli lunghi cadde al suolo come aveva fatto il fantasma di Cedric, si rialzò e lo guardò.
Harry, con le braccia che tremavano follemente, guardò a sua volta il volto del fantasma di sua madre. «Tuo padre sta arrivando» disse piano lo spettro. «Vuole vederti, andrà tutto bene. Siamo così orgogliosi di voi. Resisti, Harry»
E lui venne, prima la testa, poi il corpo, un uomo alto con i capelli spettinati come quelli di Harry, la sagoma di fumo e d'ombra di James Potter sbocciò dalla punta della bacchetta di Voldemort, cadde a terra e si rialzò come aveva fatto sua moglie. Si avvicinò a Harry, lo guardò e parlò con la stessa voce remota e rimbombante degli altri, però sottovoce, così che Voldemort, il volto livido di terrore mentre le sue vittime si aggiravano attorno a lui, non potesse sentire «Quando il contatto s'interromperà, rimarremo qui solo per pochi istanti, ma ti daremo il tempo, devi correre alla Passaporta, ti riporterà a Hogwarts»
«E da Jamie» disse sua madre «devi tornare da lei»
«Hai capito, Harry?»
«Sì» disse Harry senza fiato, lottando per mantenere la presa sulla bacchetta che gli scivolava tra le dita. «Harry» sussurrò la sagoma di Cedric, «riporterai indietro il mio corpo, vero? Riporta il mio corpo ai miei genitori»
 
«Harry, Harry, svegliati»
Harry aprì gli occhi di scatto e inspirò una grossa quantità d’aria come se fosse stato in apnea, vedeva solo macchie confuse e una sagoma scura china su di lui. Era buio. Il cimitero, pensò confuso, doveva raggiungere la Passaporta. Doveva riportarlo indietro, doveva salvare il corpo di Cedric.
Una mano si posò sulla sua fronte sudata e scostò le ciocche di capelli. Harry provò a parlare, ma la voce gli morì in gola, la bocca era secca e impastata.
«Harry» la voce era piena di preoccupazione. Gli accarezzò una guancia.
«Jamie»
«Va tutto bene» lo rassicurò, senza più traccia dell’inquietudine con cui prima lo aveva chiamato.
Harry allungò una mano tremante verso il comodino per afferrare gli occhiali. Li inforcò e mise a fuoco i contorni del viso di sua sorella.
Jamie si chinò ancora più su di lui e lo abbracciò come avrebbe fatto una madre per consolare il figlio dopo un brutto incubo. Lo aiutò a tirarsi su e gli mise sotto il naso un bicchiere d’acqua.
Harry lo prese e bevve prima piano poi a lunghi sorsi, l’acqua gli bagnò la gola secca e trascinò via il nodo che sentiva all’altezza del pomo d’adamo «Niente pozioni miracolose, stavolta?» tentò di scherzare, mentre Jamie prendeva il bicchiere e lo appoggiava sul comodino.
Jamie passò una mano tra i capelli spettinati e sudati del fratello «Lo sai che stanotte non puoi prenderla»
Harry sospirò «Perché prenderne troppa potrebbe farmi finire in coma» recitò come una lezione che aveva imparato e ripetuto mille volte.
Jamie sorrise «E non è il caso di dare a Piton questa soddisfazione».Ancora non riusciva a credere che Piton le avesse lasciato “prendere in prestito” i suoi ingredienti per produrre il Distillato della Morte Vivente. L’aveva colta sul fatto mentre trafficava sul calderone nel Bagno di Mirtilla Malcontenta, ma non l’aveva punita né confiscato il tutto. Si era limitato a sgridarla e a dirle che l’avrebbe lasciata fare solo nella speranza che riducesse in coma quell’inutile arrogante di suo fratello. «Era sempre lo stesso sogno, vero?» chiese cauta
Harry annuì e passò una mano sul petto, la maglietta madida di sudore si era appiccicata come una seconda pelle e gli provocava un fastidioso formicolio «Non ha senso parlarne ancora»
«Possiamo, invece. Tutte le volte che vuoi»
«Lascia stare» Harry scostò le lenzuola con un gesto secco e scese dal letto. Senza badare alle assi scricchiolanti del pavimento aprì la porta e la sbattè dietro di sé.
Jamie sbuffò e andò alla finestra, la luna piena splendeva fredda nel cielo limpido estivo. Vide una figura nera stagliarsi vicino al lampione del marciapiede di fronte, guardò la porta per assicurarsi che Harry non fosse ancora tornato e quando si voltò, la figura era già sparita.
Erano passati due mesi da quando li avevano rispediti dai Dursley e quasi tutte le notti Harry era tormentato dagli incubi sulla morte di Cedric e sul ritorno di Voldemort. All’inizio, il Distillato Della Morte Vivente aveva funzionato bene, placava i suoi incubi e gli permetteva di dormire, ma dopo un mese, anche se Jamie era stata molto scrupolosa coi dosaggi, Harry aveva cominciato ad accusare sonnolenza molto più del normale, così aveva smesso di assumerlo e gli incubi si erano ripresentati.
«Non potete continuare asì. Lo sai, vero?»
Jamie guardò la lampada sul comò accanto al letto dove Moccì aveva preso l’abitudine di dormire. Il camaleonte era aggrappato al braccio della lampada usandolo come un ramo. «Quando potremo andarcene da questo posto le cose andranno meglio» lo rassicurò Jamie «Dobbiamo avere pazienza»
«Ahi, este parole dette da ti, son davvero strane»
Jamie abbozzò un sorriso «Un anno fa era diverso, Moccì» si stropicciò gli occhi e prese a riordinare le lettere sparse sulla scrivania, i nomi dei mittenti si ripetevano: Ron, Sirius e Hermione. Le impilò e le spostò davanti alla gabbia di Edvige, dove la loro civetta dormiva beata, la testa bianca incassata tra le piume.
 La porta della camera cigolò, Jamie si voltò e vide Harry rientrare «Va meglio?»
«Un po’» si sdraiò sopra le lenzuola e si tolse gli occhiali.
Jamie lo imitò sdraiandosi accanto a lui, all’inizio dell’estate, contro ogni protesta di Harry, lo aveva obbligato a unire i letti per potergli essere più vicino.
«Smettila di preoccuparti così» la ammonì Harry aprendo gli occhi
«Mi preoccupo quello che basta». Moccì si arrampicò sul letto, fino al petto di Harry dove si aggrappò alla maglia e si rannicchiò.
«Guarda che lo so che stai sveglia tutte le notti per colpa mia»
«Non è vero»
«Hai un aspetto orribile e delle occhiaie tremende»
«Grazie dei complimenti»
Harry sospirò «Prometti di smetterla di fare la sonnambula per badare a me»
Jamie annuì piano e gli prese la mano. Nessuno dei due parlò più e quando Jamie sentì il respiro di Harry farsi più regolare gli lasciò la mano, si alzò e gettò il cuscino a terra.  Aprì il cassetto del comò e tirò fuori una piccola pila, la accese e se la mise tra i denti. Prese il libro sulla psicologia criminale che aveva trovato nella biblioteca comunale, si sedette ben dritta e appoggiò la schiena alla spalliera in legno. Aprì il libro tra le pagine dove spuntava un segnalibro rosso in cartone e cominciò a leggere.
 
«Vernon, hai visto che gli Shepard si sono fatti installare i condizionatori dentro casa?» Zia Petunia sbirciò fuori dalla portafinestra della cucina come se la sua vista potesse oltrepassare i muri e vedere gli Shepard crogiolarsi al fresco del loro condizionatori e ridere dei vicini che ancora non li avevano installati.
Lo zio Vernon distolse gli occhi dal televisore nuovo che avevano regalato a Dudley, dieci pollici in più del precedente, un modello avanti a quello degli Sheffield, già resesi odiosi per aver acquistato un tagliaerba più avanzato del loro. «Ah, con quell’impianto fuori norma che si ritrovano» guardò astioso in direzione della casa degli Shepard, anche se in realtà fulminò solo una siepe «è da mesi che dico a Thompson di fare il suo lavoro di amministratore e provvedere», prese la fetta di pane tostato e cominciò a imburrarla «Ragazza, quanto ci metti con quel bacon? »
Jamie alzò gli occhi al cielo «È quasi pronto» rispose senza voltarsi e continuando a far saltare  le fette di pancetta in padella.
«Yo non capisco porque non puedo dargli una lezione» brontolò Moccì fissando Vernon Durlsey dalla spalla della padroncina.
«Sta buono» sibilò Jamie, e estrasse dalla tasca una boccetta trasparente riempita con dei granelli bianchi simili al sale.
Zio Vernon spostò lo sguardo su Harry che, seduto a tavola, fissava le notizie che scorrevano sotto il mezzo busto del telegiornale «E tu lì che hai da guardare?»
Harry si voltò appena verso di lui e Jamie spense il fornello «Il bacon è pronto, zio» lo buttò in un piatto, indugiò un istante e poi  rimise in tasca la boccetta.
«Allora ragazzo, non rispondi? Che hai da guardare sempre il notiziario, eh?», Jamie portò in tavola il bacon e appoggiò il piatto davanti a suo zio.
«Cambia ogni giorno, capisci?»  disse Harry tornando a guardare la televisione
«Non fare il furbo con me» zio Vernon gli puntò contro il grosso dito a salsicciotto « Sai bene che le faccende di voi altri-».
Zia Petunia smise di sbirciare i condizionatori dei vicini «Attento, Vernon»
Zio Vernon abbassò la voce in modo che solo Harry e Jamie riuscissero a sentirlo «Che le faccende di voi altri non vengono riportate nei nostri notiziari» infilzò una striscia di bacon con la forchetta, se la portò in bocca e cominciò a masticare rumorosamente.
«Questo è quello che pensi tu» disse Harry a denti stretti.
Zia Petunia inorridì e zio Vernon mandò di traverso il bacon «Senti tu, sappiamo che state architettando qualcosa, con tutti quei» abbassò di nuovo la voce in modo tale che Jamie e Harry lo sentirono a malapena  «Gufi, che continuano a svolazzare qui intorno. Non siamo stupidi, sapete»
«Questa sarebbe una novità» disse Harry che si alzò dalla sedia. Jamie ridacchiò. «Non preoccuparti zio, lo sappiamo che non potremmo mai riuscire a prenderti in giro». Harry uscì dalla portafinestra della cucina.
«Sei troppo furbo per noi» disse Jamie prima di correre via per seguire Harry sotto lo sguardo oltraggiato di zia Petunia e quello furibondo di zio Vernon.
Passarono davanti alla casa della Signora Figg, la loro vicina con dozzine di gatti che aveva spesso badato a loro e girarono l’angolo di Magnolia Crescent «Hai letto di nuovo la Gazzetta del Profeta?» chiese Jamie vedendo la faccia rubiconda di Caramell spuntare dalla tasca dei jeans di Harry.
Harry annuì «Non abbiamo una grande reputazione, eh?»
Jamie sospirò, a volte si pentiva di avergli fatto aprire quel maledetto giornale. Harry aveva il pessimo vizio di leggere solo la prima pagina, ma Jamie aveva guardato oltre i titoli di testa e ciò che aveva visto non le era per niente piaciuto: nei trafiletti era pieno zeppo di articoli su di loro e Silente, li facevano passare come dei pazzi bugiardi. Erano citazioni subdole che non ponevano l’attenzione su di loro tanto da insospettire la gente, cose come: “Speriamo che non gli venga una cicatrice o ci toccherà osannarlo” oppure “ Una bugia degna dei Potter”; e di Voldemort non veniva mai fatta parola.
Non che la cosa la sorprendesse, Caramell aveva dimostrato sin dall’inizio come volesse affrontare la faccenda, e gli articoli della Gazzetta del Profeta  non erano altro che il riflesso della posizione politica del Ministero. Non avrebbero alzato un dito contro Voldemort.
«Dovresti smettere di leggerla, Harry»
«è l’unico contatto col mondo magico che abbiamo, Jamie» replicò atono
«Bè non è proprio così-»
«Ah, giusto» disse Harry mentre si avvicinavano al parco giochi «Le lettere di Ron e Hermione, molto utili, davvero»
 
Non possiamo dire molto su Tu-Sai-Chi, ovviamente
C’è stato detto di non riportare niente di importante, nel caso le nostre lettere vengano intercettate
Siamo molto occupati ma non possiamo raccontarvi i dettagli adesso
Stanno succedendo un bel po’ di cose, vi diremo tutto quando ci vedremo
 
«Non dicono quando ci vedremo» continuò Harry «Né cosa stanno facendo. Non dicono niente di niente. Possono anche smettere di scriverci»
«È quello che gli ho risposto quando ho rimandato indietro il gufo» disse Jamie con indifferenza «Però» indugiò come se non fosse sicura di quello che voleva dire «Non sei contento che Sirius ci scriva?»
Harry accennò un sorriso e annuì. Le lettere di Sirius erano anch’esse prive di qualsiasi informazione, ma almeno contenevano parole accorte e consolanti, oltre che ai soliti odiosi avvertimenti.
 
Capisco quanto questo debba essere frustrante per voi
Tenetevi fuori dai guai e tutto andrà bene
State attenti e non fate niente di avventato
 
Entrarono nel parco e si diressero verso le uniche due altalene sopravvissute al vandalismo di Dudley e della sua banda «Stai attento, stai attento» borbottò Harry «è ridicolo detto da lui se ci pensi»
Jamie non rispose e rimase per un attimo in silenzio «Ron e Hermione erano dispiaciuti quando hanno saputo che non volevamo più ricevere le loro lettere»
«Chissenefrega» sbottò Harry sedendosi sull’altalena «Loro non si sono chiesti se ci dispiaceva essere ignorati tutta l’estate», Jamie si sedette sull’altalena libera e restò in silenzio a guardarlo «Dopotutto io l’ho solo visto tornare, ho solo avvertito tutti in tempo del suo ritorno e come premio ci hanno spedito a marcire a Privet Drive», Harry fece oscillare l’altalena «Certo, chi se ne importa se la cicatrice ci brucia in continuazione, è una notizia superata»
Moccì scosse la testa «Y ecco che ha perso la caveza»
Jamie strinse la mano attorno alla catena dell’altalena e si morse il labbro «Stai diventando più egocentrico di me, lo sai?» disse con leggero sorriso sul volto «Anzi forse persino più di Allock»
Harry tornò a respirare dopo il suo frustrato monologo e abbozzò un sorriso «Non credo mi eleggeranno mago dell’anno»
«Comincia a scrivere un libro dove ti inventi» ci pensò un attimo «Non so, forse di aver ucciso una Banshee, oppure aver fatto diventare un Vampiro, vegetariano» poi sorrise «Pensandoci bene, affrontare un Troll di montagna a undici anni, volare vicino ad un drago e sconfiggere cento Dissennatori potrebbe andare bene lo stesso»
Harry rise «Scusa, mi sa che ho esagerato prima»
Jamie alzò le spalle «No, non tanto mr Hyde»
«è che» chinò il capo sotto il peso di quelle preoccupazioni «Non capisco perché nessuno ci dice cosa succede. Silente ci ha già dimenticati?»
Al nome di Silente, Jamie strinse di più la catena «No, non credo sia possibile, Harry» esibì un sorriso forzato «Noi siamo indimenticabili»
Harry tirò fuori la Gazzetta del Profeta che aveva infilato nella tasca posteriore dei jeans. La compresse facendone una palla. Se non avesse rischiato che qualche Babbano potesse trovarla, l’avrebbe strappata e buttata via. Non avevano chiesto loro di essere famosi e non avevano chiesto di avere una dannata cicatrice collegata a Voldemort.
 Il bubolare acuto di un gufo sopra le loro teste ruppe il silenzio dei loro pensieri. Alzarono d’istinto la testa a osservare il volatile girare in tondo sopra di loro e scendere piano. Planò sulle ginocchia di Jamie e col becco le diede un buffetto sulla guancia «Ciao, Parsifal» Jamie gli lisciò le piume grigie del petto con un dito e slegò la lettera legata alla zampa. «Dai un bacio al tuo padrone da parte mia». Parsifal  sbatté le ali un paio di volte e chinò il capo verso Harry, poi spiccò il volo.
«Vuoi che ti lasci sola?»
«No, ma non sbirciare come l’ultima volta», Jamie spiegò la lettera e la voltò in modo che Harry non riuscisse a leggere
«Le sue sono le uniche lettere interessanti che ci arrivano »
Jamie alzò gli occhi al cielo «Puoi sempre leggere i romanzi zuccherosi che piacciono a Moccì», il camaleonte le diede un colpetto con la coda «Y sono dei capolavori, ma ora leggi. Muovete»
Jamie prese il camaleonte dalla spalla e lo spostò sul ginocchio di Harry «è off limits anche per te, Moccì», si alzò dall’altalena e camminando sulla terra arida del parco cominciò a leggere.
 
Ciao Trilli,
Sono sempre un po’ preoccupato a saperti in quello squallido covo provinciale di Babbani, spero che i vostri zii non ti maltrattino troppo, so che ti sai difendere da sola, ma non puoi usare la magia, perciò se succede qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego dimmelo. Mio padre è sempre influente, nonostante le sue idee remino contro l’ attuale posizione di Caramell, e può farvi togliere da lì in un attimo, anche prima di quanto possa fare Silente.
A proposito, lo sai che ha dovuto cedere il posto di presidente nel Wizengamot? Caramell è riuscito a destituirlo, con un po’ di pressione sui membri più indecisi e vari cavilli legali. Alla fine solo mio padre e pochi membri erano contrari, ma non potevano insistere troppo senza rischiare di perdere anch’essi il posto.
Credo che mio padre stia collaborando con Silente in segreto, è fuori casa più spesso di prima e l’ho visto usare il suo Patronus per mandare messaggi. La cosa non mi stupisce, mio padre non è così stupido da lasciare il suo lavoro, ma non gli piace come si stanno muovendo le cose: dice che vede Lucius Malfoy al Ministero sempre più spesso, parlotta e confabula con Caramell. Quel beota del ministro è sempre stato cieco nei suoi confronti, credo che Malfoy lo persuada a passargli delle informazioni o lo consigli sulle decisioni da prendere, onestamente non so cosa sia peggio. In entrambi i casi, per Voldemort è un gran vantaggio, un buon modo per ottenere informazioni e avere un Ministro malleabile.
Non sono ancora riuscito a sapere in quanti siano a vostro favore nel Ministero, la maggior parte è abbonata alla Gazzetta del Profeta e non osa mettersi apertamente contro Caramell... eppure, sono certo che più di quanti pensiamo non siano del tutto convinti della sua versione e ci siano buone probabilità che possano cambiare idea. Harry dovrebbe rilasciare un intervista, non sulla Gazzetta, certo, ma farsi sentire e riproporre la propria versione aiuterebbe a smuovere le acque.
Lo sai che è ridicolo che il mio Gufo ti veda più di me? Parsifal ti sembra affezionato, comincio a essere geloso. E lo sarei sul serio se non ti ritenessi troppo intelligente per farti abbindolare da qualche ragazzo di provincia che porta camice a scacchi e lava le auto (si dice così?) nei finesettimana, e non dire che sono snob, sei stata tu la prima a prenderli in giro. Inoltre so che Moises non  permetterebbe mai a qualcun’ altro di avvicinarti, gli regalerò delle locuste freschissime per questo.
Mi manchi anche tu, ma dovremo aspettare il primo settembre per vederci, e a questo proposito sappi che impedirò a qualunque tuo amico, soprattutto a Fred e George, di occupare il tuo tempo per il tragitto del viaggio. Non protestare, essere il tuo ragazzo, in questo caso, mi da la precedenza.
Salutami, Harry. Non appena avrò altre informazioni ti scriverò.
Ps: Non dare più biscotti a Parsifal, lo stai viziando.
 
Gabriel
 
Jamie sorrise come non faceva dall’ultima volta che Parsifal le aveva recapitato una lettera e aspettò un paio di secondi prima di tornare da Harry perché il battito del cuore si calmasse. Avrebbe avuto tutto il tempo di rileggerla quella notte. Una pausa del manuale di psicologia criminale poteva permettersela, ne aveva quasi analizzato la metà.
Si sedette di nuovo sull’altalena, sotto gli sguardi di Harry e Moccì «Allora?» chiese Harry.
«Ha dicho che te quiera?» (Ha detto che ti ama?)
Jamie ignorò la domanda di Moccì e raccontò a Harry quello che Gabriel le aveva riferito.
Harry calciò la ghiaia alzando una nuvola di polvere che fece tossire Moccì. «E tutto questo ovviamente Ron e Hermione non potevano dircelo»
«Forse nemmeno lo sanno»
«Dubito, loro sono lì insieme» disse seccato «Sono tanto occupati da cose segrete». Moccì fece scattare la lingua e afferrò un grillo che saltellava vicino alla scarpa di Harry. «Mentre Malfoy si lavora Caramell come se niente fosse e noi siamo bloccati qui»
«Gabriel non ha tutti i torti sai, Harry?»
«Su cosa?»
«Dovresti far sentire la tua versione»
«Silente al banchetto di fine anno ha già-»
«Sì, ma è stato mesi fa e poi la Gazzetta li ha bombardati con la versione di Caramell. Dobbiamo trovare un modo per farti tornare sotto i riflettori e farti ascoltare»
«La Gazzetta è contro di noi, il Ministero anche. Chi mai vorrebbe ascoltarmi?»
Jamie si fece pensierosa «Aspettiamo di tornare a scuola. Dobbiamo capire sul serio che aria tira» dondolò il piede « E chi possiamo avvicinare» si morse il labbro «Sono sicura che i compagni di Cedric non possano sul serio ritenerlo un incidente»
Harry abbassò la testa «Non so se mi va di parlare di Cedric» si passò una mano tra i capelli «Insomma, non-»
Jamie gli mise una mano sulla spalla «Mi dispiace, non dovevo nominarlo»
«No, no. Va bene. È solo che» sospirò turbato «Insomma, cosa dovrei dire? È morto per colpa mia. Io gli ho detto di prendere insieme la coppa non» strattonò la catena dell’altalena «Dovevo afferrarla e basta e-»
Jamie si inginocchiò davanti a lui «Harry, non dire così. Non potevi sapere cosa sarebbe successo e non potevi salvarlo. Non darti colpe che non hai. Hai riportato a casa il suo corpo anche se avevi Voldemort e tutti quei Mangiamorte alle calcagna. Hai fatto anche troppo» poi sorrise «E sappi che se ti fossi fatto ammazzare per portare via il suo corpo, avrei organizzato una seduta spiritica apposta per prendere a calci Cedric e dare a te dell’idiota»
 
Passarono tutto il resto della giornata a girovagare nel quartiere, perdendo la cognizione del tempo. Erano da poco ritornati al parco, quando un gruppo di voci fece loro alzare lo sguardo.
I lampioni delle strade circostanti producevano un chiarore velato appena sufficiente a lasciar scorgere il profilo di un gruppo di persone che attraversavano il parco. Uno di loro intonava una canzone chiassosa e scurrile. Gli altri ridevano. Un rumore attutito e ticchettante proveniva dalle  biciclette da corsa con cui andavano in giro.
Jamie storse il naso «Oh, ecco Gamba di legno insieme alla banda Bassotti», sapevano bene chi erano: Dudley Dursley che si avviava verso casa e la sua combriccola.
Dudley era grasso come non mai, ma la dura dieta di un anno e la scoperta di un nuovo talento avevano provocato un notevole cambiamento nel suo fisico. Come zio Vernon avrebbe detto con gran gioia a chiunque avesse avuto l’ ingenuità di ascoltarlo, Dudley aveva vinto, di recente, il Campionato Interscolastico Juniores del Sud-Est di pugilato nella categoria dei pesi massimi. Lo “sport nobile”, come zio Vernon amava chiamarlo.
Gli atri bambini del quartiere erano terrorizzati da lui, molto più di quanto lo fossero da “quei giovani Potter” che, erano stati avvertiti, erano dei teppisti incalliti ed erano stati al Centro di Massima Sicurezza di San Bruto per giovani criminali irrecuperabili.
Harry e Jamie guardarono le sagome oscure attraversare il prato e si chiesero chi avessero menato quella sera. Guardatevi attorno, Harry si trovò a pensare tra sé mentre li osservava. Venite Guardatevi attorno
Sono seduto qui  
Venite e provate a...
Se gli amici di Dudley lo avessero visto lì, si sarebbero sicuramente buttati a capofitto su di lui, e che cosa avrebbe fatto Dudley a quel punto? Lui non avrebbe voluto perdere faccia davanti alla banda, ma aveva una terribile paura di provocare sia Harry che Jamie. Sarebbe stato veramente divertente osservare il dilemma di Dudley, prenderlo in giro, guardarlo, incapace di rispondere. E se uno qualunque degli altri avesse provato a colpire, Harry era pronto, aveva la bacchetta. Lascia che provino. Voleva scaricare una parte della sua frustrazione sui ragazzi che in passato avevano reso a lui e a Jamie la vita un inferno.
Non s’erano girati, però, non li avevano visti, erano quasi arrivati alla recinzione. Harry dominò l'impulso di richiamarli. Cercare una rissa non era una buona mossa, non poteva utilizzare la magia, avrebbe rischiato di nuovo l’espulsione, e poi con Jamie lì presente non avrebbe mai potuto. Non avrebbe mai rischiato di metterla in mezzo.
Le voci della banda di Dudley s’erano perse in lontananza; erano fuori vista, pedalando per Magnolia Road.
«Andiamo, anche noi?» chiese Jamie
Harry annuì, s’alzò e si stiracchiò. Sembrava che zia Petunia e zio Vernon ritenessero che il momento in cui tornava Dudley fosse quello giusto per essere a casa e che ogni secondo più tardi fosse veramente troppo tardi. Lo zio Vernon aveva minacciato di chiuderli nel sottoscala se, anche una sola volta, fossero rincasati dopo Dudley.
Magnolia Road, come Privet Drive, era piena di ampie case squadrate con bei prati perfettamente curati, tutte possedute da ampi e squadrati proprietari che guidavano macchine molto pulite simili a quella di zio Vernon. Harry e Jamie preferivano Little Whinging di notte, quando le finestre con tendine ricamate proiettavano scintillanti fasci di luce nell'oscurità e non correvano il rischio di sentire mormorii di disapprovazione sul loro aspetto da “delinquenti”, quando passavano davanti a qualche abitante.
Harry affrettò il passo. «Harry, aspetta. Non c’è bisogno di correre» si lamentò Jamie, senza però costringerlo a rallentare
Avvistarono la banda di Dudley già dalla metà di Magnolia Road; si stavano salutando all’inizio di Magnolia Crescent.
Harry trascinò Jamie al riparo di un grande albero di lillà e aspettarono.
«…Ha strillato come un maiale, non è vero?» stava dicendo Malcolm tra gli sghignazzi degli altri.
«Bel gancio destro, Big D», disse Piers.
«Stessa ora domani?» disse Dudley.
«Da me, i miei genitori sono via», rispose Gordon.
«Ci vediamo là», disse Dudley.
«Ciao Dud»
«Sì, ci si vede, Big D»
«Almeno non rischiamo di sentire la mancanza di Tiger e Goyle» disse Jamie piano
Harry aspettò che il resto della banda si allontanasse e quando le voci si furono spente del tutto, tirò Jamie per la manica e girarono l’angolo di Magnolia Crescent e camminando molto velocemente raggiunsero Dudley che procedeva senza fretta canticchiando stonato.
«Ahi, esto cerca guai» commentò sconsolato Moccì rintanandosi dietro i capelli di Jamie
«Hey, Big D» lo chiamò Harry
Dudley si girò.
«Oh» grugnì. «Siete voi»
«Allora, da quando sei diventato Big D?» disse Harry. Jamie ridacchiò .
«Chiudi il becco» ringhiò Dudley, voltandosi dall’altra parte.
«Fico come nome», rispose Harry, che sogghignando scambiò uno sguardo con Jamie che sorrise maliziosa. «Ma tu sarai sempre “Gran Duddolino” per noi»
«Ti ho detto di chiudere il becco» urlò Dudley, le cui mani grandi come prosciutti si erano chiuse a pugno.
«Non lo sanno i ragazzi che mamma ti chiama così?» continuò Harry
«Stai zitto.»
«A lei non dici di stare zitta. Che dire di “Patatino” e “Duddaccione”, possiamo usare quelli, qualche volta?».
 Jamie scoppiò a ridere e aspettò con un ghigno la risposta del cugino.
Dudley non disse niente. Lo sforzo di trattenersi dal colpire Harry sembrava che richiedesse tutto il suo autocontrollo.
«Allora chi avete menato stanotte?» domandò Harry, con un sorriso sbilenco. «Un’altro di dieci anni? So che hai picchiato Mark Evans due notti fa»
«Se l’è voluta lui», ringhiò Dudley.
«Ah sì?»
«Mi prendeva in giro.»
«Davvero? Ha detto che assomigli a un maiale a cui è stato insegnato a camminare sulle zampe posteriori? Guarda che questa non è una presa in giro, Dud, è la verità», Jamie guardò Harry a bocca aperta in un misto di sorpresa e ammirazione.
Un muscolo si contrasse nella mandibola di Dudley. Questo diede a Harry l’enorme soddisfazione di sapere quanto avesse reso furioso Dudley; sentiva come se stesse travasando la propria frustrazione in suo cugino, l'unico sfogo che aveva.
Voltarono a destra per il vicolo stretto, dove Harry e Jamie avevano visto Sirius prima di salire sul Nottetempo, e che faceva da scorciatoia tra Magnolia Crescent ed il vialetto Wisteria. Era più vuoto e molto più buio delle strade che collegava perché non c'era alcun lampione. I loro passi erano attutiti dalle pareti dei garage, su un lato, e da un alta recinzione, dall'altro.
«Non me gusta esto posto» Moccì aveva il muso puntato in alto e gli occhi roteavano in direzioni diverse.
«Pensi di essere un grand’uomo solo perché porti quella cosa, non è vero?» disse Dudley dopo alcuni secondi.
«Quale cosa?»
«Quella - quella cosa che nascondi lì»
Harry sogghignò di nuovo «Non sei stupido come sembri, sai, Dud? Se tu lo fossi, non saresti in grado di camminare e parlare contemporaneamente.» Harry estrasse la sua bacchetta. Vide Dudley guardarla di sbieco.
«Non hai il permesso», disse Dudley immediatamente. «So che non ce l’hai. Verresti espulso da quella stramba scuola dove vai.»
«Come sai che non hanno cambiato le regole, Big D?» chiese Jamie inclinando la testa di lato
«Non lo hanno fatto», disse Dudley, sebbene non sembrasse completamente convinto.
Harry rise tranquillo.
«Non hai il fegato per affrontarmi senza quella cosa, non è così?» ringhiò Dudley.
«Mentre tu hai bisogno solo di quattro scagnozzi dietro di te per poter picchiare uno di dieci anni. Lo sai che il titolo di pugilato che hai vinto è a rischio? Quanti anni aveva il tuo avversario? Sette? Otto?»
«Aveva sedici anni, per tua informazione», grugnì Dudley, «ed è rimasto senza sensi per venti minuti dopo che avevo finito con lui e pesava il doppio di te. Aspetta solo che dica a papà che hai tirato fuori quella roba »
«Duddy corre subito da papà adesso, non è così? Il suo grande campioncino di pugilato è impaurito dalla ripugnante bacchetta di Harry?»
«Non sei così coraggioso di notte, vero?» sogghignò Dudley.
«Questa è la notte, Duddolino. Diciamo così quando arriva il buio, come adesso»
«Intendo quando sei a letto» schernì Dudley.
S’era fermato. Anche Harry e Jamie si fermarono, fissando il cugino e lei aveva un brutto presentimento sulla piega che avrebbe preso il discorso.
Il faccione di Dudley, visto da vicino, mostrava uno sguardo stranamente trionfante.
«Che significa che non sono coraggioso quando sono a letto?» rispose Harry, totalmente sconcertato. «Da cosa credi sia spaventato, dai cuscini o cose del genere?»
«Ti ho sentito la notte scorsa», mormorò Dudley. «Parlavi nel sonno. Piangevi»
Jamie guardò Harry e poi spostò lo sguardo su Dudley «Ma non eri tu, Dudley, che di notte correvi spaventato nel lettone di mammina e papino?» chiese tranquilla con un ghigno rilassato sul volto.
«Ero piccolo» borbottò Dudley «Ma lui» disse guardando Harry
«Che cosa vuoi dire?» ripeté Harry, deglutì, un peso gli strinse lo stomaco. Nel sogno della notte precedente aveva rivisitato il cimitero.
Dudley latrò una specie di aspra risata, quindi assunse una voce acuta e piagnucolante. «Non uccidete Cedric. Non uccidete Cedric. Chi è Cedric, il tuo fidanzato?»
«Dudley, chiudi quella fogna» disse Jamie a denti stretti
«Gordo, maldito» Moccì mosse appena la coda «Puedo attacarlo? Fammelo attaccare»(Grassone maledetto)
«Io-stai mentendo» disse Harry senza pensare. Ma la sua bocca era diventata arida. Sapeva che Dudley non mentiva, come avrebbe potuto sapere di Cedric, altrimenti?
«Papà. Aiutami, papà. Vuole uccidermi, papà. Boo hoo»
«Taci» disse Harry con calma. «Taci, Dudley, ti avverto»
«Aiuto, papà. Mamma, venite ad aiutarmi. Ha ucciso Cedric Papà, aiutami, sta facendo» Harry alzò la bacchetta e la premette sulla gola del cugino «Non puntare quella roba su di me» Dudley si appiattì contro il muro del vicolo.
Harry sentì pulsargli nelle vene l’astio di quattordici anni di soprusi subiti da Dudley, cosa non avrebbe dato per colpirlo subito, per fare a Dudley una fattura talmente accurata da farlo strisciare come un insetto fino a casa, togliergli la voce, fargli spuntare le antenne.
«Harry» Jamie gli afferrò il braccio libero
«Non parlarne mai più» ringhiò Harry a Dudley «Mi capisci?»
«Punta quella roba da un’ altra parte»
«Ho detto, hai capito?»
«Harry, basta»
«Puntala da qualche altra parte»
«Mi hai capito?»
«Dacci un taglio, Harry. Lo hai già spaventato abbastanza»
«Metti via quella roba» Dudley emise uno strano sospiro tremante, come se fosse stato immerso nell'acqua gelata.
Stava accadendo qualcosa alla notte. Il cielo indaco e pieno di stelle era improvvisamente diventato nero come la pece, senza alcun chiarore. Le stelle, la luna, i fiochi lampioni alle estremità del vicolo erano spariti. Il rombo distante delle macchine e il fruscio degli alberi s’erano attutiti fino a zittire. La calda serata estiva era diventata improvvisamente di un freddo pungente, aspro. Furono circondati da un’oscurità totale, silenziosa, impenetrabile, come se un manto spesso e gelato avesse ricoperto l’intero vicolo, accecandoli.
Moccì si protese dalla spalla di Jamie «Mollate aquì il gordo e gambe in spalla. Svelti» (Lasciate qui il grassone[...])
«Oh, no» Jamie si strinse di più a Harry «Non possono essere qui»
Harry girò la testa da una parte e dall’altra nel tentativo di vedere qualcosa ma l’oscurità sembrava coprirgli gli occhi come un impenetrabile benda.
Jamie infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans e prese la bacchetta.
«C-cosa state f-facendo? S-smettetela» piagnucolò Dudley
«Non stiamo facendo niente. Stai zitto e non muoverti» disse Harry
«Io n-non posso vedere. S-sono cieco. Io-»
«Zitto, Dudley» disse Jamie perentoria
Erano ancora immobili e si guardavano intorno, Harry afferrò con forza la mano di Jamie e lei ricambiò la stretta. Non volevano che quell’oscurità li dividesse. Il freddo era così intenso che tremavano dappertutto, avevano la pelle d’oca sulle braccia. Harry si mise davanti a Jamie tenendola ben stretta dietro di sé «Harry, per l’amor del cielo-» protestò lei indignata dalla cavalleria del fratello.
«Lo dirò a papà» piagnucolò Dudley. «D-dove siete?C-cosa state fa-facendo?»
«Vuoi stare zitto?» sussurrò Harry, «sto cercando di senti-» di colpo smise di parlare.
«Sono loro» disse Jamie. Avevano sentito proprio quello che temevano.
C'era qualcos’altro nel vicolo, a parte loro, qualcosa che emetteva lunghi respiri rauchi e raschianti. Provarono un orribile brivido di terrore, quasi come fossero immersi in aria congelata. Moccì agitò la coda come una frusta «Datevi una mossa, andale»
«D-dateci un taglio. Smettetela. V-ve la farò p-pagare, ve lo giuro»
«Dudley, sta zit-» Un pugno colpì Harry sullo zigomo, sollevandolo da terra. Un attimo dopo era disteso sull'asfalto e la bacchetta gli era volata via dalla mano. Jamie era barcollata all’indietro «Brutto idiota», alzò la bacchetta d’istinto.
«Sei un’imbecille, Dudley» urlò Harry, gli occhi che lacrimavano per il dolore mentre cercava di mettersi in ginocchio, tastando freneticamente nell'oscurità circostante. Jamie seguì la sua voce e mosse un paio di passi incerti verso di lui. Sentirono Dudley che scappava, che urtava contro lo steccato, inciampando.
«Dudley, torna qui. Gli stai correndo dritto incontro» gridò Harry
Ci fu un urlo tremendo ed il rumore dei passi di Dudley s’interruppe di colpo. Nello stesso momento, sentirono un gelo strisciante anche dietro di loro. Poteva significare solo una cosa: ce n’era un’altro.
«Dudley, torna immediatamente qui» urlò Jamie. Un suono sordo come una frequenza mal sintonizzata, vibrò in un angolo remoto della sua testa. Il panico le annodò lo stomaco.
«Dudley, tieni chiusa la bocca. Qualunque cosa succeda, tieni chiusa la bocca» urlò Harry «Jamie, resta vicino a me»
La voce di Harry, le arrivò a fatica, il fiato gli si mozzò in gola. Le voci nella sua testa erano sempre più forti, non riusciva a fermarle. I muscoli sempre più deboli. Perse la presa sulla bacchetta.
«Ahi Dios, muoviti», Moccì la colpì in testa con la coda.
Un urlo di dolore le invase la mente, lo sentiva come se lo stesse vivendo sulla propria pelle.
 
Adesso posso toccarlo
Ora, inchinati alla morte, Harry.
Non ci sarà nessuno a morire per te questa volta
Inchinati.
Avada Kedavra
 
Una figura torreggiante ed incappucciata scivolava morbidamente verso di loro, si librava senza toccare terra, nessun piede o faccia visibile sotto il mantello,  emettendo rauchi respiri mentre si avvicinava.
«Jamie» urlò Harry, corse qualche passo avanti con l’intenzione di mettersi davanti a lei, alzò la bacchetta. «Expecto patronum»
Un enorme cervo d’argento uscì dalla punta della bacchetta di Harry; le corna colpirono il Dissennatore nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore; l’essere fu sbalzato indietro e, mentre il cervo caricava, il Dissennatore planò via come un pipistrello, sconfitto. «Jamie» la chiamò preoccupato. Era in piedi, pallida come un morto e tremava, lo sguardo vacuo.
Harry la tirò per un braccio «Da questa parte» gridò al cervo. Girandosi, scattò giù per il vicolo tirandosi dietro Jamie e tenendo alta la bacchetta accesa. «Dudley? Dudley»
Avevano corso a stento per dozzina passi quando lo raggiunsero: Dudley era raggomitolato a terra, le braccia serrate sopra la testa. Un secondo Dissennatore stava piegandosi su di lui, afferrandogli i polsi con le sue mani viscide e forzandoli ad aprirsi, lentamente, quasi dolcemente, mentre chinava la testa incappucciata verso il viso di Dudley, quasi volesse baciarlo.
«Prendilo» urlò Harry. Accompagnato dal suono di una folata d’aria, il cervo d’argento che aveva fatto apparire li sorpassò galoppando. Il volto senz’occhi del Dissennatore era ad un paio di centimetri da quello di Dudley quando le corna d’argento lo colpirono. L’essere fu scagliato indietro nell'aria e, come il suo compagno, volò via e venne assorbito dall'oscurità; il cervo galoppò fino alla fine del vicolo e si dissolse in una nebbiolina argentata.
La luna, le stelle e i lampioni ripresero vita. Una brezza calda spazzò il vicolo. Il fruscio degli alberi nei giardini circostanti ed il consueto rumore delle auto in Magnolia Crescent riempirono l'aria nuovamente.
Harry era rimasto quasi fermo, con tutti i sensi in allarme che avvertivano il brusco ritorno alla normalità. Dopo un momento notò che aveva la maglietta incollata addosso: era inzuppato di sudore.
Non riusciva a credere a quello che era appena avvenuto. I Dissennatori lì, a Little Whinging. Si voltò verso Jamie che aveva ripreso un po’ di colore e la abbracciò stretta «Stai bene?» per un momento il terrore che l’avessero baciata gli aveva contratto le viscere.
Jamie trasse un sospiro tremolante «Sì,sì. Sto bene. Io ho sentito-»
«Cosa?» Harry le sfregò le braccia come per scaldarle «Le voci di mamma e papà?»
Jamie scosse la testa e dopo un secondo, in cui la scrutò per cercare un’ultima conferma che stesse bene, Harry si chinò su Dudley per vedere se era in grado di alzarsi, ma sentì forti passi di corsa dietro di loro.
 Istintivamente risollevò la bacchetta e ruotò sui talloni per fronteggiare il nuovo arrivato.
La Signora Figg, la loro vecchia vicina mezza pazza, accorreva ansimando. Ciocche screziate di grigio le fuoriuscivano dalla retina per capelli, una borsa della spesa dal manico tintinnante le penzolava dal polso ed aveva i piedi per metà fuori dalle sue pantofole di paglia intrecciata. Harry cercò di nascondere la bacchetta in fretta e furia.
«Un otra pazza» commentò Moccì atono
«Non metterla via, stupido d’un ragazzo» strillò lei. «E se ce ne fossero altri qui intorno? Oh, io lo uccido quel Mundungus Fletcher»
«Signora Figg, di che sta parlando?» le chiese Jamie sorpresa.
«Lui è andato via» disse la signora Figg, torcendosi le mani. «E’ partito per vedere qualcuno su un lotto di calderoni che sono caduti via dal retro di una scopa. Gli ho detto che lo scorticavo vivo se lui se ne andava via, e ora guarda. Dissennatori. E per fortuna che avevo messo il signor Tibbies a conoscenza del caso. Ma noi non abbiamo tempo per rimanere. In fretta, ora, noi dobbiamo riportarvi indietro. Oh, la difficoltà che questo causerà. Lo ucciderò»
«Ma- » la rivelazione che la loro vecchia strampalata vicina di casa maniaca dei gatti sapesse che cos’erano i Dissennatori era grande quasi come lo shock di Harry e Jamie nell’incontrarne due lungo il vicolo. «è -è una strega?» chiese Harry.
«Sono una Magonò, come Mundungus sa bene, Quindi chi avrebbe mai potuto pensare che avrei potuto aiutarvi a respingere i Dissennatori? Lui vi ha lasciato completamente senza protezione mentre io lo avevo avvertito-»
«Questo Mundungus ci stava seguendo?» chiese Jamie per nulla sorpresa
«Sì,sì, ma se n’è andato mentre era il suo turno. Oh ma per fortuna avevo detto a Mr Tibbes di tenervi d’occhio, così mi ha avvertita per tempo quando è successo. Oh, ma cosa dirà Silente?» la signora Figg abbassò lo sguardo su Dudley ancora sdraiato sul viale «Tu» strillò «Tira su il tuo grasso fondoschiena da terra, subito»
«Conosce Silente?» chiese Harry
«E figurati se non c’entrava lui» borbottò Jamie
«Certo che conosco Silente, chi non conosce Silente» disse la signora Figg « Ma venite, svelti. Non vi sarò di alcun aiuto se dovessero ritornare, non sono mai stata capace neanche di trasfigurare una bustina di the.»
Lei si piegò, afferrò una delle braccia massicce di Dudley nelle sue mani raggrinzite e tirò. «Alzati, su, inutile ammasso, alzati»
Ma Dudley non poteva o non voleva spostarsi. Egli rimase a terra, tremante e livido, con la bocca chiusa molto, molto stretta.
«Lo porto io». Harry afferrò un braccio di Dudley e lo sollevò. Con uno sforzo enorme riuscì ad alzarlo sui suoi piedi. Sembrava che Dudley fosse sul punto di svenire. I suoi piccoli occhi roteavano nelle loro orbite e il sudore gli aveva imperlato la faccia; nel momento in cui Harry lo lasciò andare barcollò pericolosamente.
«Bene, svelti. Tu ragazza, tieni pronta la bacchetta. Non si sa mai» consigliò a Jamie mentre si immettevano Wisteria Walk. Jamie cercò nelle tasche e Moccì srotolò la lingua facendo penzolare la bacchetta davanti ai suoi occhi. «Grazie, Moccì»
«De nada»
«Non importa il Codice di Segretezza ora, ci sarà inferno da pagare comunque, potremmo essere appesi per un drago come per un uovo. Parlare di Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni, questo era esattamente ciò che Silente temeva. Che cos’è quello alla fine della strada?» la signora Figg, strinse gli occhi  «Oh, è solo il Signor Prentice. Non mettere via ancora la tua bacchetta, ragazza, non vi ho già spiegato che io sono inutile?»
Harry diede a suo cugino una gomitata nelle costole, ma sembrava che Dudley avesse perso tutto il desiderio di muoversi da solo. Era crollato sulla spalla di Harry, i suoi grandi piedi che strisciavano per terra.
«Perché non ci ha mai detto che è una Magonò, signora Figg?» chiese Jamie «Tutte quelle volte che siamo venuti a casa sua, perché non ha mai detto niente?»
«Ordini di Silente. Io dovevo tenervi d’occhio ma non dovevo dirvi niente, eravate troppo piccoli. Mi dispiace di avervi fatto annoiare tanto, ma i Dursley non vi avrebbero mai permesso di venire se avessero pensato che vi piaceva. Non era facile, voi lo sapete. Ma, oh povera me», disse lei tragicamente, torcendo le sue mani ancora una volta, «quando Silente verrà a sapere cosa è successo. Com’ è potuto partire Mundungus? Lui pensava che sarebbe stato in servizio fino a mezzanotte. Dove è?Come dirò a Silente quello che è avvenuto? Io non posso Materializzarmi»
«Abbiamo un gufo, può prenderlo in prestito» gemette Harry, chiedendosi se la sua spina dorsale stesse per spezzarsi sotto il peso di Dudley.
«Harry, tu non capisci. Silente avrà bisogno di agire il più velocemente possibile, il Ministero ha i suoi modi di rilevare la magia proibita, loro lo sapranno già, correggetemi se sbaglio»
«Ma mi sono difeso dai Dissennatori, ho dovuto utilizzare magia. Saranno sicuramente più preoccupati per che cosa stanno facendo dei Dissennatori strisciando per Wisteria Walk, no?»
«Oh, mio caro, spero che sia così, ma ho paura» si udì un forte crack «Mundungus Fletcher, io ti ucciderò»
Un forte odore di bibita mescolato a tabacco stantio riempì l'aria mentre un uomo tozzo e non rasato con un soprabito malconcio si materializzò dritto davanti a loro. Era basso, con le gambe storte, lunghi capelli fulvi scompigliati e gonfi occhi iniettati di sangue che gli davano l'aspetto afflitto di un basset hound. Teneva in mano anche un fagotto argenteo che riconobbero immediatamente come un Mantello dell’Invisibilità. Moccì emise un verso schifato «Esto ci spiava? Bleah»
«Cosa c’è, Figgy?» disse, spostando lo sguardo dalla signora Figg a Harry, Jamie e a Dudley.«Non dovevamo rimanere nascosti?»
«Io renderò te un clandestino» pianse la signora Figg. «Dissennatori, e tu non c’eri, lavativo ladro codardo»
«Dissennatori?» ripeté Mundungus, terrorizzato. «Dissennatori, qui?»
«Sì, qui, inutile mucchio di cacca di pipistrello, qui» strillò la signora Figg. «Dissennatori che hanno attaccato i ragazzi sotto il tuo sguardo»
«Accidenti» disse debolmente Mundungus, guardando dalla signora Figg a Harry, Jamie e viceversa. Quest’ultima gli restituì uno sguardo velenoso.
«Accidenti, io -»
«E tu eri via per comprare calderoni rubati. Non ti avevo detto di non andare? Non l’avevo fatto?»
«I-ok, io-» Mundungus sembrava profondamente scosso. «Quello-quello era davvero un ottimo affare, sai»
La signora Figg alzò il braccio dal quale pendeva la sua borsa di corda e colpì con quella Mundungus sulla faccia e sul collo; a giudicare dal rumore metallico che aveva fatto era piena di scatolette di cibo per gatti.
«Ahi, gerroff, gerroff, vecchio pipistrello matto. Qualcuno deve dirlo a Silente. Sì ,dobbiamo» urlò la signora Figg, colpendo con la borsa di cibo per gatti ogni parte di Mundungus che riusciva a raggiungere. «E  sarà meglio che lo faccia tu, così  puoi spiegargli perché non eri qui a dare una mano»
«Continua a farti la permanente» disse Mundungus, con le braccia sopra la testa, per proteggersi. «Vado, vado» E con un altro forte crack, svanì.
«Spero che Silente lo uccida» disse furiosamente la signora Figg. «Ora venite ragazzi, cosa aspettate?»
«No, prima lo faccio io» disse Jamie muovendo appena le labbra. Poco importava chi fosse quel Mundungus, era appena entrato sulla sua lista nera.
Harry diede una grande spinta al semi-conscio Dudley e lo scagliò in avanti.
«Vi accompagnerò alla porta,» disse la signora Figg, mentre svoltavano in Privet Drive. «Nel caso ci fosse ancora qualcuno di loro qui intorno. Oh, parola mia, che catastrofe. E tu hai dovuto cacciarli via da solo. E Silente aveva detto che dovevamo tenervi alla larga dal fare magie a tutti i costi, almeno è stato solo uno di voi. Bene, non serve piangere sulla pozione versata, suppongo. Ma il gatto è tra i folletti ora»
«Così» ansimò Harry «Silente ci ha fatto seguire?»
«Certo che lo ha fatto» disse la signora Figg impazientemente. «Non vi sarete aspettati che vi permettesse di andare in giro tutti soli dopo quello che è avvenuto in giugno. Grand’uomo, ragazzi. Mi ha detto che siete intelligenti. Andate dentro e state lì» disse lei, non appena raggiunsero il numero quattro. «Mi aspetto che qualcuno si metta in contatto con voi abbastanza presto»
«E lei cosa farà?» chiese Jamie
«Vado direttamente a casa» rispose la signora Figg, scrutando la strada buia e rabbrividendo. «Dovrò aspettare altre istruzioni. Adesso rimanete in casa. Buonanotte»
«Aspetti, non vada ancora. Io voglio sapere-» gridò Harry.
Ma la signora Figg si era già incamminata, con le pantofole di feltro che strusciavano e la borsa di corda che risuonava di un suono metallico.
«Aspetti» le gridò Harry.
«Harry, dobbiamo portare Dudley a casa», Jamie prese Dudley sotto l’altro braccio per aiutare Harry a trascinare la mole del cugino per il vialetto.
La luce della sala era accesa. «Sarà meglio ritirare le bacchette»,
Jamie annuì «La vedo dura spiegarlo agli zii. Potevamo trattenere quel Mundungus e farglielo spiegare a lui come mai il loro Diddino è in questo stato»
«Yo non entrevo (vedo) mui (molta) differenza» disse Mocci scrutando il faccione inespressivo di Dudley. Harry abbozzò un sorriso e suonò il campanello, videro il profilo di zia Petunia diventare sempre più grande e distorto dal vetro lavorato della porta principale.
«Diddy. Era ora,cominciavo ad essere- a essere» Zia Petunia sgranò gli occhi non appena mise a fuoco il figlio «Diddy, che cosa c’è?»
Jamie smise di sostenere Dudley, fece un passo indietro e tirò Harry per la maglietta che scivolò da sotto il suo braccio appena in tempo. Dudley si dondolò sul posto per un momento, la faccia verde pallido. Quindi aprì la bocca e vomitò su tutto lo zerbino.
«Diddy. Diddy, cosa ti è successo? Vernon? Vernon»
Lo zio arrivò a passi pesanti dal soggiorno, soffiando qua e là da sotto i baffi da tricheco come faceva ogni volta quando era agitato. Si affrettò ad aiutare zia Petunia a trascinare oltre la soglia il debole Dudley evitando di pestare la pozza di vomito.
«Sta male, Vernon»
«Cos’hai, figliolo? Che cosa è successo? La signora Polkiss ti ha dato qualcosa di strano per merenda?»
«Perché sei tutto sporco, caro? Sei stato sdraiato in terra?»
«Aspetta, non sei stato aggredito, vero, figliolo?»
Zia Petunia gridò. «Telefona alla polizia, Vernon. Telefona alla polizia. Diddy, caro, dì qualcosa alla mammina. Che cosa ti hanno fatto?»
In tutta quella baraonda nessuno parve notare Harry e Jamie, cosa di cui erano felicissimi. Riuscirono a scivolare dentro appena prima che zio Vernon sbattesse la porta per chiuderla.
I Dursley avanzarono, trascinando Dudley e suggerendosi tra loro ogni possibile drammatica versione dei fatti, lungo il corridoio verso la cucina, e Harry e Jamie si spostarono cauti verso le scale.
«Chi ti ha fatto questo, figliolo? Dicci i nomi. Gliele daremo, non preoccuparti»
«Ssst. Sta provando a dire qualcosa, Vernon. Cos’è successo, Diddy? Dillo alla mammina»
Erano quasi arrivati al primo gradino quando Dudley ritrovò la voce. «Lui»
Harry e Jamie si paralizzarono e lei fece un passo indietro mettendosi davanti a Harry, Moccì si sporse dalla spalla e mulinò la coda in modo minaccioso.
«Voi, venite qui» urlò zio Vernon
Con un misto di terrore e rabbia, Harry spostò lentamente il suo piede dalla scala
«Harry, lascia parlare me» disse Jamie
Harry alzò le spalle «Non cambierebbe niente» e si voltò per raggiungere i Dursley, seguito da Jamie.
La cucina pulita in modo maniacale emanava un irreale luccichio dopo l’oscurità dell’esterno. Zia Petunia aveva sistemato Dudley su una sedia; era ancora molto verde e sudaticcio. Zio Vernon era davanti alla tavola sgombra, scrutandoli con gli occhietti ridotti a fessure. «Che cosa hai fatto a mio figlio?» chiese in un ringhio minaccioso.
«Niente» rispose Harry, sapendo perfettamente che zio Vernon non gli avrebbe creduto.
«Che cosa ti ha fatto, Diddy?» domandò zia Petunia con voce tremante,  pulendo il vomito con una spugna dal bavero della giacca di pelle di Dudley.
«Era - era tu-sai-cosa, caro? Ha usato quella cosa?»
Lentamente, Dudley chinò il capo.
Jamie fece un passo avanti « Non è stato lui» disse rabbiosa
«Allora sei stata tu» sbraitò zio Vernon. Moccì fece scattare la lingua.
«Non gli abbiamo fatto niente» disse Harry secco, mentre zia Petunia esalava un gemito e zio Vernon alzava i pugni «Non siamo stati noi, sono stati-» in quel preciso istante un allocco calò in picchiata attraverso la finestra. Mancò di poco la testa di zio Vernon, planò in cucina e lasciò cadere ai piedi di Harry la grossa busta di pergamena che reggeva nel becco, si voltò con grazia, sfiorò appena la cima del frigorifero con la punta delle ali, poi sfrecciò di nuovo sopra il giardino.
Zio Vernon chiuse di botto la finestra della cucina «Gufi» muggì con la vena alla tempia che pulsava rabbiosamente «Di nuovo gufi. Io non voglio avere più gufi nella mia casa»
Ma Harry si era subito messo ad aprire la busta e a tirare fuori la lettera, il cuore che gli batteva in gola.
 

            Gentili signori Potter,

 Abbiamo ricevuto informazione che uno di voi ha eseguito l’incantesimo del Patronus ventitre minuti dopo le nove di questa sera in una zona residenziale di Babbani e alla presenza di                    un Babbano. La gravità di questa violazione del Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i Minorenni comporta l’espulsione immediata dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
I rappresentanti del Ministero raggiungeranno fra breve il vostro luogo di residenza per interrogarvi e fare luce sul corretto avvenimento dei fatti. Dopodiché provvederanno a distruggere la bacchetta del colpevole.
Dal momento che avevate già ricevuto un avvertimento ufficiale per una precedente violazione ai sensi dell’Articolo 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, siamo spiacenti di informarvi che la presenza del colpevole sarà richiesta ad un’ udienza disciplinare presso il Ministero della Magia alle 9 a.m. del dodici di agosto.
Augurandovi ogni bene,

Cordiali saluti,
Mafalda Hopkirk
Ufficio per l’Uso Improprio della Magia
Ministero della Magia

 
Jamie osservò Harry leggere e rileggere la lettera come ipnotizzato. Non dovevano essere buone notizie. Si voltò verso i Dursley. Lo zio Vernon era violaceo, gridava, con i pugni ancora alzati; zia Petunia abbracciava Dudley, che era in preda ad altri conati.
«Harry» lo chiamò Jamie. Harry le passò la lettera e Jamie le diede un’occhiata veloce. «Non sanno chi è stato di noi due» disse piano
«E allora? Verranno qui a controllare ed è vero che ho usato la magia. Lo vedranno dalla bacchetta. Non è-» si interruppe guardandola «Non pensarci neanche per un secondo»
«A cosa?»
«Non prenderti la colpa al mio posto. Non provarci» disse Harry con forza
Jamie annuì «Non potrei nemmeno se volessi. Le nostre bacchette parleranno da sole» disse con un sorriso triste. « Ma vedrai che le cose si aggiusteranno. Non lascerò che-»
«Non possiamo restare qui» disse Harry, aveva lo sguardo vacuo. «Ho bisogno della bacchetta, Jamie. Con lui là fuori» si sistemò gli occhiali «Anche se non potrò tornare a Hogwarts»
«Harry, vedrai che non-».
«Dobbiamo andare via» Harry la prese per mano, estrasse la bacchetta e si voltò per uscire dalla cucina.
«Dove pensate di andare?» urlò zio Vernon. Quando nessuno dei due rispose, attraversò a falcate la cucina per bloccare la porta che dava sul corridoio «Non ho finito con voi due»
«Levati di mezzo» disse Harry con calma.
«Voi adesso state qui a spiegarmi come mio figlio-»
«Se non ti levi di mezzo ti farò un incantesimo» disse Harry alzando la bacchetta.
«Harry» lo ammoni Jamie
«Non puoi puntare quella cosa su di me» lo bloccò zio Vernon. «So che non ti è permesso utilizzarla fuori da quel manicomio che chiamate scuola»
«Il manicomio mi ha buttato fuori» ribatté Harry «Quindi posso fare quello che mi pare. Hai tre secondi. Uno, due-»
Un forte rumore riempì la cucina. Zia Petunia gridò, zio Vernon urlò e si chinò. Harry e Jamie, per la seconda volta quella notte, cercarono la fonte di un rumore che non avevano provocato loro.
Uno stordito arruffato gufo si era accasciato sul davanzale della cucina e aveva  cozzato contro la  finestra chiusa.
Ignorando l'urlo angosciato di zio Vernon «Gufi», Harry attraversò la stanza di corsa e aprì la finestra. Il gufo si rimise dritto sulle zampe, alle quali era legato un piccolo rotolo di pergamena, scosse le piume e aspettò che Harry prendesse la lettera. Con le mani tremanti, Harry srotolò il secondo messaggio, era tutto macchiato con l’inchiostro nero.
 
 Harry, Jamie,
Silente è appena arrivato al Ministero e sta tentando di risolvere tutto. Non uscite dalla casa dei vostri zii, non fate altre magie e non consegnate la vostra bacchetta.
 
Arthur Weasley
 
Silente stava tentando di sistemare  tutto. Che cosa poteva significare?  Ora che Caramell era contro di lui come poteva riuscire il preside a convincere il Ministero della magia?
«Vedrai che Silente metterà tutto a posto» disse Jamie e si trattenne dall’aggiungere “Come minimo”.
«Come faccio a rifiutarmi di consegnare la bacchetta, Jamie?» Harry appoggiò le mani al davanzale e chinò il capo «Cosa dovrei fare? Mettermi a duellare con i rappresentanti del Ministero? Cosi mi spediscono dritto ad Azkaban»
«Silente avrà anche perso influenza ma rimane capace di manipolare le persone. Vedrai che sistemerà tutto»
«Allora dici di restare?» Jamie annuì e Harry si voltò verso i Dursley «Bene, abbiamo cambiato idea, restiamo» Si sedette bruscamente al tavolo della cucina e si mise di fronte a Dudley e a zia Petunia.
Jamie restò in piedi alle sue spalle a braccia conserte. I Dursley parvero spiazzati dall’improvviso cambio di atteggiamento di Harry. Zia Petunia gettò un occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.«Da dove vengono questi maledetti gufi?»ringhiò.
«Il primo era del Ministero Della Magia,che mi ha espulso» disse Harry calmo. Jamie tornò alla finestra e guardò fuori per assicurarsi che non arrivasse nessun funzionario. Doveva cercare una soluzione. Harry non doveva affrontare anche questo dopo tutto quello che aveva passato.
«Il secondo, era del papà del nostro amico Ron che lavora al Ministero» continuò Harry
«Il Ministero Della Magia?» mugghiò zio Vernon «La gente come voi ha un governo? Oh, questo spiega tutto, tutto. Nessuna sorpresa che il paese stia andando in malora»
Jamie alzò gli occhi al cielo e Harry restò in silenzio. Visto che nessuno dei due rispose, zio Vernon li fulminò con lo sguardo «E perché sei stato espulso?»
«Perché ho usato la magia»
«Aha» urlò zio Vernon sbattendo il pugno in cima al frigorifero, che si aprì di colpo; diversi spuntini dietetici di Dudley crollarono fuori e si spiaccicarono sul pavimento.
«Allora lo ammetti. Che cosa hai fatto a Dudley?»
«Niente» rispose Harry, con un po’ meno di calma. «Non ero io-»
«Era» mormorò Dudley inaspettatamente, e zio Vernon e zia Petunia fecero immediatamente gesti a Harry per farlo stare zitto mentre entrambi si curvavano su Dudley.
«Dai, figliolo» disse zio Vernon, «che cosa ti ha fatto?»
«Parla con noi, caro» sussurrò zia Petunia.
«Ha puntato la sua bacchetta contro di me», borbottò Dudley.
«Sì, ma non l’ha usata» intervenne Jamie allontanandosi dalla finestra.
«Zitta» urlarono zio Vernon e zia Petunia all’unisono.
«Continua, figliolo», ripeté zio Vernon, soffiando furiosamente sotto i baffi.
«Tutto è diventato buio» disse raucamente Dudley, rabbrividendo. «Tutto buio. E poi ho s-sentito qualcosa. Dentro alla mia testa»
Zio Vernon e zia Petunia si scambiato uno sguardo di completo orrore.
Se la cosa che gli piaceva meno al mondo era la magia, seguita a breve distanza dai vicini che avevano violato più di loro il divieto di usare l’irrigatore, la gente che sentiva voci veniva sicuramente classificata al decimo posto.
Pensavano ovviamente che Dudley avesse perso la testa.
«Che tipo di cose hai sentito Diddy?» sussurrò zia Petunia, con una faccia bianchissima e con le lacrime agli occhi.
«Posso andare in bagno?» chiese Jamie a voce alta, perché gli zii spostassero la loro attenzione da Dudley. Harry la guardò interrogativo, ma lei scrollò le spalle.
«Cinque minuti» ringhiò zio Vernon. «E guai a te se non torni»
Jamie non disse niente e uscì dalla cucina senza guardare Harry.
Cinque minuti sarebbero bastati.
In punta di piedi, salì le scale, e una volta arrivata al piano di sopra anziché andare alla terza porta a sinistra, girò il pomello della prima.
Con un sospiro di sollievo vide Edvige ancora nella sua gabbia, aveva temuto fosse già a caccia. Chiuse la porta dietro di sé e si diresse alla scrivania, con un gesto secco spinse via la pila di lettere che strisciò fino al bordo del tavolo. Alcune di esse caddero a terra, ma Jamie non vi badò e si sedette alla scrivania, prese un foglio pulito di pergamena e intinse la piuma nell’inchiostro.
La punta della penna rimase sospesa a due centimetri da foglio. Jamie si solleticò l’orecchio con la piuma, indecisa a chi indirizzarla. Optò per Caramell in persona. Non ricordava il nome della funzionaria che aveva inviato loro la lettera.
 
Gentile sig. Caramell,
 
Abbiamo ricevuto la lettera con la quale accusavate me e mio fratello di aver prodotto della magia in presenza di un Babbano. Con questa mia, voglio togliervi ogni dubbio circa gli avvenimenti di questa sera.
Io, Jamie Lilian Potter ho prodotto l’incanto Patronum davanti a mio cugino Dudley Dursley e davanti a lui soltanto. Quando ho prodotto l’incantesimo, mio fratello non era con noi, ed era quindi estraneo ai fatti.
Vi invito perciò a rivolgere le accuse e qualunque altro provvedimento verrà preso unicamente alla mia persona.
 
Jamie Potter




Tana del Camaleonte:

Eccoci alla fine del primo capitolo.
Come avete visto, siamo all'estate precedente al loro quinto anno a Hogwarts, ho deciso di saltare il 4° anno per comodità dato che la maggior parte delle cose restava uguale, ma inserirò dei flashback dove opportuno per spiegare come si sono evoluti i rapporti etc. 
Le traduzioni di ciò che dice Moccì le ho inserite tra parentesi dopo le sue battute, lo trovo più immediato per la lettura, ma se preferite il vecchio glossario in questo spazio lo modifico senza problemi anche per il prossimi capitoli :)
Allora, come vedete è solo Harry ad aver partecipato al Torneo e aver visto Voldemort tornare e sia lui che Jamie stanno affrontando il dolore di chi è rimasto : Harry per la morte di Cedric e Jamie per aver quasi perso suo fratello.
Tra Jamie e Gabriel invece il rapporto è decisamente cambiato xd il come, lo scoprirete più avanti, promesso ;)
Spero vi sia piaciuto come primo capitolo, fatemi sapere che ne pensate :)
Alla prossima

Eltanin 
 

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Capitolo 2
*** In cui zio Vernon crede di vincere il premio per il miglior prato suburbano ***


Ciao a tutti,

Passate bene le feste? Eccomi qua con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha deciso di seguirmi ancora, chi ha scoperto ora la mia storia e si è incuriosito  e millyray per la splendida recensione :)
Ah, una cosa che mi sono dimenticata di dire la scorsa volta: gli aggiornamenti saranno regolari ogni due settimane, ho già dei capitoli di vantaggio per cui farò di tutto per essere regolare e non farvi aspettare :)

Buona lettura!






Jamie alzò la piuma dal foglio e con un movimento incerto e impreciso la ripose nel calamaio. Respirò tentando di calmare l’emozione. Una piccola parte di lei temeva il solo pensiero di essere espulsa, di non far più parte del mondo magico, ma era insignificante se pensava che lo faceva per Harry. Respirò di nuovo e appoggiò le mani sul tavolo. Era una sua scelta e l’avrebbe portata fino in fondo.
«Puedo saber cosa hai in mente?» (Posso sapere[...])
«Ho confessato»
«Cosa?»
«Che sono colpevole di aver fatto magie davanti a un Babbano»
«Pero ti non hai fatto nada. Sei stata immobile» (Però tu non ha fatto niente)
«È questo il punto» disse Jamie «Edvige» aprì la gabbia. La civetta sbatté un paio di volte le ali e atterrò sul davanzale «Devi consegnare questa a Caramell in persona. Non a Silente, capito? Anche se ti riconosce e ti chiama. Tu tira dritta e va’ da Caramell»
«I cinque minuti sono belli che passati. Torna qui subito» la raggiunse la voce di parecchie ottave sopra la media di zio Vernon.
Edvige le beccò la treccia, come per dire di aver capito e Jamie arrotolò con cura la pergamena e gliela legò alla zampa con un sottile nastro rosso. Edvige volò sulla sua spalla, Jamie aprì la finestra e la civetta spiccò il volo, sparendo nel cielo ormai buio.
Senza chiudere la finestra corse di sotto, sperando che nessuno facesse troppo domande.
«Ah, te la volevi svignare» le urlò zio Vernon non appena mise piede in cucina.
«No» disse Jamie con calma. Incrociò lo sguardo di Harry per un istante e, incapace di sostenerlo più a lungo, alzò lo sguardo su zio Vernon.
«Dovrai afrontar le conseguenze poi. Esto lo sabes?» sibilò piano Moccì (Questo lo sai?)
«Certo»
«Entnoces, bueno» (Allora va bene)
«E così» riprese zio Vernon ripristinando il normale volume di voce. «Hai fatto qualche assurdo incantesimo a mio figlio così che sentisse delle voci e credesse di essere - di essere stato condannato all’infelicità o qualcosa del genere, vero?» disse rivolgendosi a Harry.
«Quante volte ve lo devo dire?» disse Harry, rabbia e voce che aumentavano. «Non sono stato io. Erano una coppia Dissennatori»
«Una coppia di-  cosa sono queste scemenze?»
«Dis-sen-na-to-ri» scandì Jamie nel modo più chiaro e lento possibile. «Due di loro.»
«E che cosa diavolo sarebbero i Dissennatori?»
«I guardiani della prigione magica, Azkaban» disse zia Petunia.
Due secondi di assordante silenzio seguirono queste parole prima che zia Petunia si coprisse la  bocca con una mano come se avesse pronunciato una disgustosa bestemmia. Lo zio Vernon la guardava stralunato. La testa di Harry vacillò e Jamie aprì la bocca in un espressione di muta sorpresa. Se fosse stato un cartone animato la mascella sarebbe piombata a terra. La signora Figg era un conto, ma zia Petunia aveva dell’incredibile.
«Come fai a saperlo?» le chiese Harry attonito.
Zia Petunia si guardò terrorizzata da sé stessa. Si voltò disperata verso zio Vernon come per scusarsi, quindi abbassò la mano quel tanto da mostrare leggermente i suoi denti equini. «Ho sentito quell’orribile ragazzo che le parlava di loro anni fa» disse lei in un sussulto.
«Se ti riferisci ai nostri genitori perché non usi i loro nomi?» disse Harry con forza, ma zia Petunia lo ignorò. Sembrava terribilmente nervosa.
«E com’è che te lo sei ricordato?» chiese Jamie acida «Ci avete sempre impedito di parlare del mondo magico.»
Zia Petunia la guardò truce e poi le diede le spalle, misurando a piccoli passi il pavimento.
Tutto ciò era molto strano. Salvo uno sfogo alcuni anni prima, nel corso del quale zia Petunia aveva gridato che la loro madre era sempre stata strana, non l'avevano mai sentita nominare sua sorella. Erano sbalorditi del fatto che si fosse ricordata questi scarti di informazioni sul mondo magico tanto a lungo, quando di solito impiegava tutte le sue energie nel pensare che non fosse mai esistito.
Lo zio Vernon aprì la bocca, la chiuse di nuovo, la riaprì ancora una volta e la richiuse; quindi,  sforzandosi per ricordare cosa dire, la aprì per la terza volta e gracchiò: «Così-così questi-loro-loro in effetti esistono, questi Dissenna-qualcosa?»
Zia Petunia annuì.
Zio Vernon spostò lo sguardo da zia Petunia a Dudley a Harry e a Jamie come se sperasse che qualcuno stesse per gridare “Pesce d’aprile”. Visto che nessuno lo fece, aprì ancora una volta la bocca, ma rimase a lottare per trovare le parole a causa dell'arrivo del terzo gufo di quella sera. Il gufo sfrecciò attraverso la finestra ancora aperta come una palla di cannone piumata e atterrò con uno stridio acuto sul tavolo della cucina, facendo sobbalzare dalla paura tutti e tre i Dursley. Harry fece per prendere la busta dal becco del gufo, ma questi si drizzò e sbatté le ali fino a librare davanti a Jamie.
«Cosa-?» chiese Harry confuso
Jamie strappò il sigillo rosso del Ministero e spiegò la lettera lasciando cadere la busta a terra, mentre il gufo ripiombava indietro nella notte. Evitò di guardare verso Harry.
«Ne ho abbastanza  di gufi» borbottò zio Vernon dirigendosi a passi pesanti verso la finestra e chiudendola di nuovo con forza.
 
Gentile signorina Potter, 
 
In riferimento alla sua lettera di circa cinque minuti fa, il Ministero della Magia ha deciso di mettere agli atti la sua confessione, che viene pertanto considerata valida, e di non aprire  nessun indagine sul caso in questione.
Ogni accusa verrà rivolta soltanto alla sua persona come da lei stessa specificato, e a questo proposito deve essere informata che ci sono stati dei cambiamenti riguardo alla condanna espressa nella nostra lettera risalente a ventidue minuti fa.
Il Ministero ha  rivisto la decisione di distruggere immediatamente la sua bacchetta, potrà tenerla fino all’ udienza disciplinare del dodici di agosto, quando sarà presa una decisione ufficiale.
A seguito di una discussione con il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Ministero ha concordato che anche la questione della sua espulsione sarà decisa in quel momento. Si dovrà pertanto considerare sospesa dalla scuola in attesa di ulteriori richieste di informazioni.
 
Con i migliori auguri, cordiali saluti, 
                  Mafalda Hopkirk 
                  Ufficio per l’Uso Improprio della Magia 
                  Ministero della Magia
 
«Perché hanno scritto a te?» chiese Harry «Vogliono che testimoni?»
Jamie alzò gli occhi dalla lettera «Harry, andiamo di sopra. Ti spiegherò lì»
«Ok»  Harry si alzò in piedi «Se questo è tutto» disse rivolto ai Dursley
«No, maledizione, non è ancora tutto» tuonò zio Vernon. «Rimettiti a sedere»
Harry roteò gli occhi «Che cosa c’è adesso?»
«Dudley» urlò zio Vernon. «Voglio sapere esattamente quello che è successo a mio figlio»
«Non serve» disse Jamie con forza. Voleva togliersi quel peso il prima possibile e evitare che zio Vernon mettesse Harry ancora più di malumore.
«Io voglio sapere cosa è successo a mio figlio»
«Perfetto» urlò Harry così arrabbiato che dalla punta della sua bacchetta, che teneva ancora in mano, fuoriuscirono scintille rosse e oro. Tutti e tre i Dursley indietreggiarono, guardandolo terrificati e Jamie gli mise una mano sulla spalla per intimargli di calmarsi. «Lo faccio io?»
Harry scosse la testa «Eravamo nel vicolo tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk» parlò veloce, sforzandosi di controllare la sua rabbia. «Dudley voleva fare il furbo con me, ho tirato fuori la mia bacchetta ma non l'ho usata. Quindi sono arrivati due Dissennatori-»
«Ma che cosa sono i Dissennati?» chiese zio Vernon furiosamente. «Che cosa fanno?»
«Te lo abbiamo detto. Ti succhiano via tutta la felicità, razza di tonto» sbottò Jamie.
Il colorito di zio Vernon divenne ancora più acceso «Come osi?». Moccì divenne di un verde brillante.
«E ti baciano se ne hanno l’opportunità» disse Harry in fretta, per attirare l’attenzione dello zio.
Zio Vernon spostò lentamente lo sguardo su Harry «Ti baciano?» i suoi occhi che scintillavano leggermente. «Ti baciano?» ripeté. Il corpo irrigidito.
«È il modo di dire che si usa quando ti aspirano l'anima fuori dalla bocca»
Zia Petunia emise un debole grido. «La sua anima? Loro non gli hanno preso» si portò una mano tremante alla bocca «Ce l’ha ancora?» afferrò Dudley per le spalle e lo scosse, come se eseguisse un test per vedere se poteva sentire l’anima risuonare dentro lui.
«Sì, Harry lo ha salvato»
«Cosa? Sciocchezze e come potete esserne certi?»
«Lo capireste se ci fossero riusciti» disse Harry esasperato.
Jamie si avvicinò all’orecchio di Harry «Conoscendo Dudley non ne sarei così certa»
Moccì divenne di un verde più acceso «Esta es una mia battuta»
Harry sciolse appena la tensione e abbozzò un sorriso.

«Y nadie me agradece nunca» (E nessuno mi ringrazia mai)
«Hai combattuto, eh, figliolo?» disse zio Vernon a voce alta, con l'aspetto di un uomo che lotta per riportare la conversazione su un piano che può comprendere. «Gli hai dato il vecchio uno-due, vero?»
«Mas èl ha caìdo como un cerdo muerto» (Ma se è caduto come un maiale morto)
Jamie emise un verso esasperato «Sì, come no, un bel colpo di karate, è così che si fa»
«Non puoi dare a un Dissennatore il vecchio uno-due» disse Harry a denti stretti.
«E allora perché lui è a posto, sentiamo» gridò zio Vernon. «Perché non è tutto vuoto, allora?»
«Harry lo ha salvato» ripeté Jamie al colmo dell’esasperazione.
Con un gran fracasso, un frullare di ali e una soffice nuvola di polvere; un quarto gufo arrivò sparato giù dal caminetto della cucina.
«Per l’amor di dio» urlò zio Vernon, strappandosi grandi quantità di peli dai suoi baffi, cosa che non era stato spinto a fare da molto tempo. «Io non voglio avere gufi qui, non lo tollero, ve lo dico»
Ma Harry stava già slegando un rotolo di pergamena dalla zampa del gufo. «Deve essere di Silente» disse convinto
Jamie si morse il labbro «Speriamo. Ci deve un po’ di spiegazioni», in cuor suo desiderava non fosse affatto del preside. Era certa che Silente non fosse contento della lettera che aveva inviato e non voleva che Harry lo venisse a sapere da lui o da altri.
Harry spiegò la lettera «È di Sirius» disse un po’ deluso
Jamie si sporse da dietro la spalla del fratello per vedere «Cosa dice?»
Harry lesse il messaggio di Sirius.
 
Arthur mi ha appena detto quello che è successo. Non uscite di nuovo di casa. 
Qualunque cosa facciate restate in casa.
 
Harry strinse le dita sul pezzo di pergamena, lo voltò e con una fitta di delusione si ritrovò a fissare solo carta ingiallita. Sirius non aveva scritto altro. «Tutto qui?» sbottò quasi indignato.
Jamie prese la pergamena dalle sue mani e lesse le due righe «Beh» nemmeno lei sapeva cosa dire. Sirius poteva almeno avere la decenza di sprecare un minuto in più per chiedere come stessero o provare di tirarli su di morale. «Stanno tentando di tirarci fuori dai guai e quel tizio avrà già avvertito tutti che stiamo bene. Vedrai che appena può ci scriverà ancora» disse sorridendo sicura a Harry, nel tentativo di tranquillizzarlo.
Nel frattempo, zio Vernon seguitava a sbraitare :«...Uno stormo di gufi che vanno e vengono da casa mia. Io non lo tollero, avete capito. Non lo tollero»
Jamie sbuffò e incrociò e braccia «Non possiamo impedire ai gufi di venire»
«Voglio la verità su quello che è successo stanotte» urlò zio Vernon, la vena sulla tempia ormai pareva stesse per scoppiare «Se sono stati i Dissennacci a ferire Dudley, come mai lui è stato espulso» indicò Harry col dito grassoccio «Ha fatto voi sapete cosa, lo ha ammesso»
«Ha salvato tuo figlio, ecco cosa ha fatto» urlò Jamie, forte tanto quanto lo zio Vernon.
Harry le mise una mano sulla spalla e prese un respiro profondo« Ho usato l’incanto Patronum, è l’unica cosa che funziona contro di loro»
«Ma che cosa sono venuti a fare dei Dissennatori a Little Whinging?» disse zio Vernon in tono offeso.
«Non so cosa dirti»  Harry si massaggiò le tempie «Non ne ho idea»
«Siete voi» disse zio Vernon con forza «è qualcosa che ha a che fare con voi, lo so. Perché altrimenti sarebbero saltati fuori qui? Perché sarebbero venuti giù da quel vicolo? Voi dovete essere gli unici» non riuscì a obbligare sé stesso a dire la parola “maghi” «Gli unici voi sapete cosa, nel raggio di miglia e miglia»
Harry si passò una mano tra i capelli «Io-Io non lo so»
«Probabilmente, mi secca dirlo, ma hai ragione zio», Jamie lanciò un’occhiata a Harry come per dirgli che avrebbe preso lei in mano la situazione «Probabilmente erano qui per noi» disse distaccata e composta.
«Questi Dissennatori fanno la guardia a un qualche tipo di prigione strampalata?»
«Sì, sono le guardie» disse Jamie
«Oho. Erano venuti ad arrestarvi» disse zio Vernon con l’aria trionfante di chi raggiunge una conclusione incontestabile «è così non è vero, piccoli teppisti? Stavate scappando dalle legge»
«Ahi, come se permiete esto marrano» disse Moccì seccato, «In mi familia non siamo criminales» (come si permette questo porco)
«Certo che no» disse Jamie indignata «Grazie, Moccì» sorrise al camaleonte. Quello si tirò su impettito e fiero del ringraziamento.
«Allora perché erano-»
Harry guardò Jamie «Deve averli inviati lui» disse calmo «Sono passati dalla sua parte»
«Harry-»
«Lui chi? Chi deve averli inviati?»
«Lord Voldemort»
«Lord- aspetta» disse zio Vernon, la faccia contratta, l’immagine di un inizio di comprensione dentro ai suoi occhi da maialino. «Ho già sentito quel nome. Era il nome di quello che-»
Harry si passò una mano sugli occhi «Che uccise i nostri genitori, sì».
«Ma se n’è andato» disse zio Vernon impaziente, senza dare il minimo segno di pensare che l'assassinio dei genitori di Harry e Jamie potesse essere un argomento doloroso. «Quell’individuo gigantesco disse così. Lui se n’è andato»
«È ritornato» disse Harry con aria stanca.
Era molto strano, stare lì nella cucina chirurgicamente pulita di zia Petunia, accanto al frigorifero “migliore in commercio” e alla televisione schermo-gigante, a parlare con calma di Lord Voldemort a zio Vernon. L’arrivo dei Dissennatori a Little Whinging sembrava aver aperto una breccia nel grande muro invisibile che aveva sempre diviso il mondo inesorabilmente non magico di Privet Drive e il mondo al di là. Le due vite di Harry e Jamie si erano in qualche modo fuse e tutto era stato capovolto; i Dursley stavano chiedendo dettagli sul mondo magico, la signora Figg conosceva Albus Silente e i Dissennatori svolazzavano intorno a Little Whinging.
«Harry, basta. Non dobbiamo più spiegare niente. Non a loro-»
«Ritornato?» sussurrò zia Petunia
Alzarono entrambi lo sguardo verso zia Petunia che li stava fissando come mai aveva fatto fin’ora. I suoi occhi grandi e pallidi non erano ridotti a fessure per odio o rabbia ma erano aperti e timorosi. La pretesa che zia Petunia aveva protratto per tutta la loro vita, per cui non esisteva nessun mondo diverso da quello in cui lei viveva con Zio Vernon, sembrava essere caduta.
Jamie guardava sorpresa zia Petunia senza sapere cosa dire, la sua reazione era piuttosto sorprendente ma non voleva darle peso. Se sua zia riteneva di doversi documentare adesso sul mondo magico erano affari suoi, non le importava. Voleva solo allontanare Harry da loro e spiegargli nel modo più indolore possibile quello che aveva fatto.
«Sì» disse Harry guardando direttamente zia Petunia «È tornato. L’ho visto»
Le mani della zia cercarono le spalle massicce di Dudley coperte dalla giacca di pelle e le afferrarono.
«Aspetta» disse zio Vernon, che guardava da sua moglie a Harry e Jamie e viceversa, evidentemente stordito e confuso per l’incredibile incomprensione che sembrava essere nata tra loro. «Aspetta. Questo Lord Volde qualcosa è ritornato, dici»
«Sì»
«È quello che ha assassinato i vostri genitori»
«Sì»
«E ora invia Dissennanti per voi?»
«Sembra che sia così» disse Harry.
«Vedo» disse zio Vernon, spostando lo sguardo dalla faccia pallida di sua moglie a Harry e Jamie e tirandosi su i pantaloni. Sembrava che si stesse gonfiando, la sua grande faccia porporina che si allungava sotto ai loro occhi. «Bene, questo sistema tutto» disse. Il davanti della camicia che si tendeva man mano che lui si gonfiava «Potete uscire da questa casa, ragazzini»
Jamie sgranò gli occhi, le mani sui fianchi indignata. Zio Vernon pensava sul serio che lei e Harry stessero lì per diletto? Silente li rispediva lì tutte le estati contro la loro volontà. Non doveva permettersi di mandarli via.
«Cosa?» disse Harry.
«Mi avete sentito. Fuori» tuonò zio Vernon, e anche zia Petunia e Dudley sussultarono. «Fuori. Fuori. Avrei dovuto farlo molti anni fa. Gufi che usano la casa come luogo di riposo, budini che esplodono, metà della sala distrutta, la coda di Dudley, tutti quegli scherzi a Marge e quella Ford Anglia volante. Fuori. Fuori. Sono problemi vostri. Non starete qui se qualche pazzo vi sta cercando, non metterete in pericolo mia moglie e mio figlio, non farete ricadere dei problemi su di noi. Se ve ne andrete allo stesso modo dei vostri inutili genitori sono problemi vostri. Fuori»
Harry e Jamie rimasero inchiodati sul posto e si guardarono senza sapere cosa fare. Le lettere del Ministero, del signor Weasley e di Sirius erano tutte accartocciate nella mano sinistra di Harry, (tranne quella indirizzata a Jamie). Non uscite di nuovo di casa, qualunque cosa facciate. Non lasciate la casa dei vostri zii.
«Avete capito?» disse zio Vernon, che adesso si era curvato in avanti, la sua massiccia faccia rossa così vicina a Harry e Jamie che sentirono gli sputi colpirli in faccia, tanto che Moccì si ritirò schifato dietro i capelli della padroncina. «Andatevene. Avreste già dovuto andarvene mezz'ora fa. Io sono davvero stufo di voi. Uscite e non calpestate mai più la soglia della nostra casa. Perché mai vi abbiamo tenuto finora, non lo so. Marge aveva ragione, sareste dovuti andare all'orfanotrofio. Siamo stati dannatamente troppo permissivi. Per bontà nostra pensavamo di poter scacciare quella cosa da voi, pensavamo che avremmo potuto rendervi normali, ma eravate marci fin dall'inizio e io ne ho abbastanza-» Un quinto gufo sfrecciò giù per il camino così velocemente che sbatté contro il pavimento prima di volare in aria di nuovo con uno forte strillo «Gufi» strillò zio Vernon isterico.
Harry alzò la mano per afferrare la busta scarlatta, ma il gufo aveva spiccato il volo sopra la sua testa, volando direttamente da zia Petunia, che emise un grido e si tirò indietro, coprendosi la faccia con le braccia. Il gufo lasciò cadere la busta rossa sulla sua testa, si girò e volò su per il camino.
Harry si gettò a raccogliere la lettera e zia Petunia lo precedette. «Puoi aprirla se vuoi» disse Harry, «ma sentirò comunque quello che dice»
«Quella è una Strillettera» disse Jamie, sorpresa e un po’ compiaciuta che uno degli zii stesse per ricevere una sgridata. Sperò che fosse di Sirius.
«Buttala via, Petunia» urlò zio Vernon. «Non toccarla, potrebbe essere pericoloso»
«È pericoloso se non la apre» disse Jamie, lieta di potersi prendere una piccola rivincita dopo essere stata sfrattata.
«È indirizzata a me» disse zia Petunia con una voce tremula. «È indirizzata a me, Vernon, guarda. Signora Petunia Dursley, Cucina, numero quattro di Privet Drive» Le si bloccò il respiro, terrorizzata. La busta rossa aveva iniziato a fumare.
«Aprila» la sollecitò Harry. «Tanto si aprirà comunque da sola»
«No» La mano di zia Petunia tremava. Frenetica si guardò intorno nella cucina come per cercare una via di fuga, ma era troppo tardi. La busta scoppiò in fiamme. Zia Petunia gridò e la lasciò cadere.
Una voce terribile riempì la cucina, risuonando tra le mura, proveniente dalla lettera ardente sulla tavola. Ricorda la mia ultima, Petunia
Zia Petunia aveva l’aria di che sta per svenire. Si accasciò sulla sedia accanto a Dudley, la faccia tra le mani. I resti della busta giacevano sotto cenere nel silenzio.
«Che cosa significa?» disse raucamente zio Vernon. «Cosa-io non- Petunia?»
Zia Petunia non disse niente. Dudley fissava sua madre con la bocca che pendeva aperta. In cucina cadde un orribile silenzio. Harry e Jamie guardavano la zia, del tutto disorientata, il suo cuore che palpitava tanto da scoppiare.
«Petunia, cara?» disse timidamente zio Vernon. «P-Petunia?»
Lei alzò la testa. Tremava ancora. Deglutì. «I ragazzi» deglutì ancora «I ragazzi dovranno restare, Vernon» disse lei debolmente.
«C-cosa?»
«Loro rimangono» disse lei. Non guardò né Harry né Jamie. Si rimise di nuovo in piedi.
«Loro» disse zio Vernon incredulo «Ma Petunia»
«Se noi li cacciamo i vicini parleranno» disse lei. Aveva recuperato subito il suo solito tono vivace e stizzoso, sebbene fosse ancora molto pallida. «Faranno domande importune, vorranno sapere dove sono andati. Dovremo tenerli»
Zio Vernon si era sgonfiato come un vecchio pneumatico. «Ma Petunia, cara-»
Zia Petunia lo ignorò. Si rivolse a Harry e a Jamie «Andate nella vostra stanza» disse. «Non lascerete la casa. Adesso andate a letto»
Jamie tirò Harry per il braccio, ma lui non si mosse « Di chi era quella Strillettera?». Jamie sbuffò e gli si rimise accanto incrociando le braccia.
«Non fare domande» disse zia Petunia in tono brusco
«Non sapevamo che fossi in contatto con dei maghi, dopotutto avete sempre detto che la magia non esisteva. Quand’è che hai sentito uno di loro?» domandò Jamie velenosa «Addirittura senza dirlo a zio Vernon» un piccolo ghigno vendicativo piegò le sue labbra.
«Come osi, ragazza?» tuonò zio Vernon. «Non permetterti di mancare di rispetto a tua zia»
Zia Petunia diventò di nuovo pallida e i muscoli del viso si irrigidirono come paralizzati. «Vi ho detto di andare a letto»
«Che cosa significava? Ricordati la fine di cosa?» chiese Harry
«Andate a letto»
«Com-»
«Ubbidite immediatamente a vostra zia e andatevene a letto»
 
Harry sbatté la porta contro il muro e Jamie, dietro di lui, la fermò e la richiuse dietro di sé. «Harry», lo chiamò «Harry ti prego, devo dir-»
«In due si sono degnati di scriverci, e solo per dirci di stare in casa» percorreva la stanza a passi frenetici «Non un “ben fatto bravo”» calciò un grosso volume dalla copertina marrone e consunta «Ci hanno attaccato due Dissennatori, non li ho cercati io. Si comportano come se avessi fatto qualcosa di male»
Jamie gli andò vicino e lo trattenne per un braccio «Ma no, non hai fatto nulla di male. Non è colpa tua. Hai fatto quello che andava fatto» gli massaggiò il collo con una mano e quando Harry annuì come a dare ragione alle sue parole, aggiunse: «E anche io»
«Anche tu, cosa?» la guardò Harry senza capire.
Jamie sospirò «Ho scritto al Ministero prima. Quando sono uscita da-»
«No» Harry si allontanò di un passo come se si fosse scottato «Non-» la mascella irrigidita «Hai scritto che sei stata tu a usare la magia?»
Jamie alzò di più le spalle e il mento «Sì»
Harry imprecò e diede un calcio al baule. Le diede le spalle camminando furioso per la stanza e massaggiandosi le tempie «Ti avevo detto di non farlo. Te lo avevo detto e hai fatto di testa tua» i denti scrocchiarono tanto li stringeva.
«Harry lo so. Ma tu eri-»
«Non serviva, Jamie. Non mi importa niente di quello che hai pensato» urlò Harry, incurante del fatto che i Dursley potevano sentirlo.  
«Tu prima nel vicolo mi hai salvato, ho solo voluto-»
«Fare altrettanto?»  chiese Harry con un sarcasmo esasperato
«Non era giusto che ci andassi di mezzo solo tu», Jamie incrociò le braccia. Si aspettava una reazione simile e non avrebbe mollato. Harry doveva capire.
«No» la corresse Harry «Non era giusto che ci andassi di mezzo tu» passò nervoso una mano tra i capelli «Hai fatto quello che volevi, come al solito. Io ti avevo chiesto di non farlo, ma non ti importava ovviamente»
«Tu hai affrontato il torneo, hai visto Voldemort tornare e ora questo. Volevo solo-»
«Hai deciso per me. Lo hai fatto alle mie spalle, come tutti gli altri»
«Harry, non è così»
«Sì, invece» Harry guardò la porta della stanza e poi emise un verso di esasperazione. Avrebbe solo voluto andarsene e stare lontano da lei. Andò alla scrivania e si lasciò cadere sulla sedia. Aveva i nervi a fior di pelle.
In un moto di rabbia spinse calamaio e inchiostro che caddero a terra  con un rumore di vetri rotti: una macchia scura si estese intorno alla gamba del tavolo e delle piume bianche presero a volteggiare a mezz’aria prima di posarsi sul pavimento. Harry si prese la testa tra le mani e emise un verso esasperato.
Jamie gli si avvicinò «Mi dispiace, ok? Io volevo solo aiutarti e» sospirò «Sì, anche proteggerti. Ne hai già passate abbastanza senza dover affrontare anche questo».
«Allora già che c’eri potevi fare tu l’incantesimo. Perché non l’hai fatto invece di stare ferma?» sbottò Harry. Voleva che si sentisse male tanto quanto lui.
Jamie si allontanò «Avrei voluto» disse ora sulla difensiva.
Harry si alzò «Io ho usato la bacchetta, non tu, Jamie. Non dovevi metterti in mezzo» andò alla parte opposta della stanza «Non c’è bisogno che mi tratti come un bambino anche tu» si appoggiò con la schiena all’armadio. Respirò a fondo. fregò gli occhi col pollice e l’indice «E perché nessuno ci dice ancora che succede?»
«Provo a scrivere a Sirius, sono certa che-»
«E a Ron e Hermione» aggiunse Harry col respiro irregolare e nervoso «Scrivi a tutti e tre. Uno di loro dovrà rispondere»
Jamie annuì e si sedette alla scrivania, prese tre fogli disponendoli l’uno sopra l’altro e cominciò a scrivere :
 
Siamo appena stati attaccati dai Dissennatori, ho fatto una magia e potrei essere espulsa. Abbiamo bisogno di sapere cosa sta succedendo.
Ps: abbiamo incontrato un certo Mundugus che, da quanto la signora Figg ha detto, doveva essere di guardia a noi. Non mi pare molto affidabile visto quello che è capitato.
 
«Y como avete osato tratarci asì, brutti ingrati insolenti?» le suggerì Moccì.
Jamie alzò un sopracciglio con aria divertita. «Moccì»
«Era solo una sugestiòn» (suggerimento)
Jamie piegò i pezzi di pergamena e li arrotolò. Edvige non era ancora rientrata, «Non appena Edvige ritorna possiamo inviarle» si voltò verso Harry che aveva ripreso a misurare la stanza a grandi passi. «Vedrai che ci diranno presto cosa fare»
«Non usare il plurale, sei coinvolta solo tu a quanto pare» Harry si sedette sul letto e prese a massaggiarsi la testa
«Stai bene?» gli chiese Jamie
Harry la guardò rabbioso «Hai agito alle mie spalle e ti sei presa la colpa per qualcosa che ho fatto io. Tu che dici?»
Jamie si morse il labbro e abbassò la testa. Per qualche secondo non parlò, poi si alzò dalla sedia «Ti fa male la testa, forse ho qualcosa» disse con fare pragmatico. Si inginocchiò a terra davanti al baule e lo aprì, cominciando a rovistare. Ne estrasse una piccola boccetta, un liquido ambrato la riempiva per un quarto.
Si alzò e si mise davanti a Harry «Tieni» gli porse la boccetta con un mezzo sorriso «Calma il dolore, un sorso basterà»
«Non mi serve» fissò con particolare interesse una vecchia macchia di umido sul parquet
Jamie la posò sul comodino «Dudley ti ha dato un bel pugno», osservò critica la testa di Harry. Non voleva che smettessero di parlare, odiava quando c’era silenzio tra loro dopo una discussione.
Edvige entrò dalla finestra con un morbido frullio d’ali e atterrò sulla sua gabbia. Parsifal entrò dietro di lei e si appollaiò sul davanzale. «Ciao, Edvige» disse Jamie andando da loro «Ciao Parsifal»
Anche Harry si avvicinò «Puoi mettere giù quello, abbiamo del lavoro per te» disse ignorando l’altro gufo. I grandi e rotondi occhi di Edvige lo fissarono offesi sopra la rana morta che teneva nel becco.
«Chico, non si tratan male le segnorite» commentò Moccì
Jamie accarezzò la testa di Edvige a mo’ di scusa e le legò alla zampa le tre pergamene con un pezzo di spago, mentre Parsifal si era spostato sullo schienale della sedia e fissava Jamie coi suoi grandi occhi arancioni, molto simili a quelli di Fierobecco «Portali a Ron, Sirius e Hermione, consegnali direttamente a loro, capito?»
«E non tornare senza delle ottime risposte lunghe» disse Harry deciso «Prendili a beccate finché non hanno scritto una risposta decente se necessario», Edvige emise un fischio attutito dalla rana che aveva ancora nel becco,«Vai adesso», la civetta spiccò il volo immediatamente.
«Di sicuro si ritroveranno le mani segnate» disse Jamie mentre prendeva la scatola dei biscotti di Edvige. Parsifal si protese verso di lei facendo schioccare il becco.
«È quello che spero», Harry si buttò sul letto senza togliersi le scarpe e prese a fissare il soffitto.
Jamie diede un biscotto a Parsifal, slegò la lettera dalla sua zampa e si sedette alla scrivania. Il gufo restò immobile, senza dare segno di voler volare via, evidentemente Gabriel gli aveva ordinato di aspettare la sua risposta.
Aprì la lettera e sgranò appena gli occhi, l’inchiostro era sbavato ovunque e la scrittura era storta. Non era da Gabriel. Moccì si sporse per vedere.
 
                  Jamie,
Ho saputo dei Dissennatori, stai bene?
Papà mi ha assicurato sulla tua salute, ma non starò tranquillo finché  non riceverò una tua risposta. So che sapete produrre entrambi dei Patronus,   ma...Dissennatori.
      Jamie sul serio, io... non riesco a credere che quegli esseri siano riusciti ad arrivare lì. Ho chiesto a  papà di poterti portare via, ma ha detto che non è possibile.
Non sopporto che tu sia lì dopo quello che è successo.
Sono a tua disposizione in ogni caso. Se ti serve qualcosa, fammelo sapere. Vedrò cosa posso fare. Rispondimi il prima possibile.
 
                 Gabriel
 
Jamie sorrise e scrisse una risposta sintetica e veloce dove lo rassicurava sulla loro salute e gli chiedeva di inviare di nuovo Parsifal al più presto, così gli avrebbe raccontato tutto con più calma.
Quando anche Parsifal sparì dietro ai tetti delle case, Jamie chiuse la finestra e tirò fuori dalla tasca dei jeans la lettera di Gabriel ricevuta nel pomeriggio, le sembrava fosse passato un secolo dopo tutto quello che era successo. Insieme all’ultima, la piegò accuratamente e le ripose tra le pagine di un libro dalla copertina rossa, il titolo era scritto in caratteri dorati: Le streghe del Devonshire. Con uno scritto di Bathilda Bath.
«Allora, lui cosa dice?»
Jamie si voltò e vide che Harry la guardava sdraiato a pancia in su. «Era preoccupato, chiedeva cos’era successo?»
«Nient’altro?»
«No», Jamie si tolse le scarpe e i jeans, infilò i pantaloni della tuta che aveva lasciato ai piedi del letto «Chi credi che abbia scritto a zia Petunia?»
«Non lo so»
«Ma te la immagini zia Petunia che è in contatto col mondo magico?» continuò Jamie tentando di farlo interessare alla conversazione «Per me le ha scritto Silente, tu che ne dici?»
Harry alzò le spalle e non rispose.
 
Quella notte Jamie non lesse né il manuale di psicologia, né le lettere di Gabriel. Non ci riusciva. Un singhiozzo le scosse lo stomaco, si tappò la bocca per non produrre rumore. Le urla di dolore di Harry ancora nella testa, come se le stesse sentendo di nuovo in quel momento, come se i Dissennatori fossero tornati, come se Voldemort stesse ancora torturando Harry. Chiuse gli occhi e li strinse, come per spremere fuori le lacrime. Soffocò un altro singhiozzo.
 
«Sono rimasti solo Harry e Cedric?» chiese Hermione allungando il collo per tentare di vedere qualcosa oltre le alte siepi del labirinto.
«Fleur è stata eliminata» disse Ron «E anche quel Krum» aggiunse compiaciuto «Non era poi chissà cosa»
«Il suo talento sembra limitarsi al Quidditch in effetti» disse Gabriel tranquillo «E ora Hogwarts ha comunque la vittoria in pugno. Chi l’avrebbe mai detto che un Tassorosso potesse arrivare fin qui»
«Gabriel» lo ammonì Hermione «Non è giusto parlare così dei Tassorosso-»
Jamie non udì più il resto della conversazione, i muscoli della schiena si irrigidirono e strinse di più la mano di Gabriel nella sua. Una sensazione orribile le contorse lo stomaco.
«Tutto bene?» le chiese Gabriel a bassa voce.
Lei annuì e si sforzò di sorridere. Non doveva mancare molto alla fine della prova e presto, Harry sarebbe stato al sicuro.
Il suo sorriso si spense.
Tutto intorno a lei diventò buio.
Il tifo degli studenti cessò.
La schiena era schiacciata contro qualcosa di freddo, non riusciva a muoversi. Guardò in giù, delle corde la circondavano strette in vita.
Alzò lo sguardo. Un volto bianco e cadaverico era davanti a lei, gli occhi rossi la fissavano smaniosi. 
Un dito bianco e ossuto come quello di uno scheletro si mosse nel buio e si allungò verso il suo viso. Toccò la fronte.
La cicatrice esplose di dolore, il respirò le si mozzò, si portò le mani sul viso come a sopprimere la fonte di quel male. Si piegò su sé stessa. Le corde non c’erano più, delle mani le impedirono di cadere. Urlò.
Altre grida non sue alimentavano quel dolore come se fosse anche il suo.
«Smettila» Gli occhi le bruciavano. L’urlo non cessava, nasceva dalla cicatrice e si propagava in ogni angolo della sua testa, sempre più forte.
Conficcò le unghie nella cicatrice,voleva strapparla via dalla fronte, voleva che la smettesse di fare così male. Qualcosa le trattenne i polsi.  
Un sibilo malvagio sovrastò le urla «Ora Harry Potter, vedremo chi di noi due è il più forte. Inchinati alla morte, Harry»
«No» il dolore cessò in un istante come risucchiato. Aprì gli occhi, il buio era scomparso, mise a fuoco la sagoma di una torre. Sentì la voce preoccupata e ansiosa di Hermione e una presa calda avvolgerla.
Afferrò dei fili d’erba con le dita tremanti. Non era più nel buio.  Non erano più tra gli spalti. «Harry?», si dimenò nel panico. Era Voldemort, aveva preso Harry. 
La presa intorno a lei si fece più serrata. Delle labbra si posarono sulla sua tempia «È passato»
Alzò gli occhi per incontrare lo sguardo rassicurante di Gabriel.
«Jamie, hai avuto una specie di attacco. Hai cominciato a urlare» disse Ron agitato. Era pallido e sembrava sudato «Poi sei svenuta»
« Silente ci ha detto di allontanarti» disse Hermione «Ron, va a chiamarlo. Ha detto che voleva essere avvertito»
I passi frettolosi di Ron sul prato umido.
 
Jamie si rigirò e affondò il viso nel cuscino.
 
Jamie lo seguì fuori dall’infermeria «Non doveva lasciarlo partecipare. Non mi ha dato retta e guardi cos’è successo»
«Jamie, credimi non-»
«Non mi dica che non voleva. Quando è uscito il suo nome da quel dannato calice lei doveva fermarlo. Doveva ascoltarmi. Sapeva che non si sarebbe tirato indietro. Glielo ha lasciato fare. Ha voluto aspettare e vedere cosa succedeva? Bene, guardi cos’è successo» si piegò tenendo una mano allo stomaco, i singhiozzi nervosi gli affaticavano il respiro.
«Jamie» la chiamò dolcemente.
«Ha dovuto affrontare tutto quell’inferno da solo e lei non» respirò «Come ha potuto-»
«Hai ragione ad incolparmi » disse Silente calmo «E sei più che giustificata a farlo, il travestimento di Barty Crocuh  era perfetto, ma avrei dovuto ugualmente capirlo»gli occhi azzurri pieni di tristezza «Avrei dovuto stare più attento. L’errore è stato mio, per quanto involontario. Ho peccato di presunzione ritenendovi perfettamente protetti»
Jamie non rispose, abbassò lo sguardo e scosse la testa « Io ho provato... non-» respirò piano «Potevo capirlo che era lui. Avrei potuto capirlo. Perché sempre Harry? Ogni volta lui-»
«Non è mai saggio perdersi nei se» disse Silente «Pensa a quello che puoi fare per Harry ora. Dovrai stargli molto vicino, avrà bisogno di te più che di chiunque altro per superare questo momento. Caramell non accetta che Voldemort sia tornato e non sono certo che cambierà idea. Avrete molti del mondo magico contro se così andrà.  E tu, ragazza mia, dovrai essere forte per tutti e due»
 
La mattina seguente, le speranze di rivedere Edvige si rivelarono vane, l’unico gufo che apparve fu Parsifal, come richiesto da Jamie e questo non poté non provocare un po’ di impazienza e stizza in Harry.
Gabriel fu l’unico a rispondere quel giorno e non aveva nuove con cui aggiornarli: al Ministero non si parlava affatto dell’ udienza, né del fatto che Silente fosse piombato lì in piena notte a discutere con Caramell; e il poco importante fatto che due Dissennatori  stessero vagando per Little Whinging, ben lontani da Azkaban, era considerato quanto il ritorno di Voldemort.
Quel giorno, per amore della quiete decisero di non uscire dalla loro camera se non per andare in bagno. Zia petunia, veniva a portar loro da mangiare, passando i pasti attraverso la gattaiola che zio Vernon aveva montato tre estati prima.
Ogni volta che si era avvicinata, Harry aveva provato a interrogarla sulla Strillettera, ma, com’era prevedibile, non ottenne nessuna risposta. Interrogare la maniglia della porta sarebbe stato più soddisfacente.
Passarono così tre giorni, Harry era ancora arrabbiato con Jamie e evitava di rivolgerle la parola se non a monosillabi, oppure parlandole attraverso Moccì, che ad un certo punto si era ritirato sotto il letto, offeso per essere usato alla stregua di un gufo e dicendo che se fosse morto a causa della polvere lo avrebbero avuto sulla coscienza.
 
La quarta notte dopo la partenza di Edvige, zio Vernon ruppe il silenzio e la volontà di ignorarsi a vicenda che in quei giorni aveva fatto regnare la pace. Aprì la porta della loro camera e impose la sua robusta presenza vestita del suo abito migliore e con un espressione di enorme soddisfazione.
«Un tricheco con la cravatta» sibilò Jamie in serpentese, ma Harry ignorò la battuta.
«Noi stiamo uscendo» disse zio Vernon
«Scusa?» chiese Harry.
«Noi. Intendo io, Dudley e vostra zia. Stiamo uscendo»
«Sentiremo la vostra mancanza» disse Jamie quieta, mentre girava la pagina di un libro sulle strategie di guerra dei romani.
Zio Vernon la ignorò «Non dovete uscire da questa stanza mentre siamo via»
«Bene» disse Harry atono
«Non rubate cibo dal frigorifero»
«Intendi le barrette dietetiche scadute di Dudley?»
«E chiuderò a chiave la vostra porta», gli occhietti suini ridotti a fessure.
«Fallo»
Zio Vernon fulminò Harry, chiaramente insospettito da quella mancanza di replica, quindi uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé. Sentirono la chiave girare nella serratura e i passi pesanti di zio Vernon scendere per le scale. Alcuni minuti più tardi sentirono sbattere le portiere della macchina, il rombo del motore e il rumore inequivocabile della macchina che usciva dal viale.
«Bene, chiamiamo tipi poco raccomandabili in motocicletta e organizziamo un festino?»
Harry non rispose.
«Forse sono sull’elenco del telefono sotto la sezione: Tipi di persone severamente bandite da casa Dursley»
«Y porquè non ci decidiamo a scappare da esto posto?»
«Non possiamo» gli risposero in coro, per la milionesima volta in quei giorni
D’un tratto sentirono  un rumore provenire dal piano di sotto, entrambi scattarono in piedi.
«Hai sentito?»
Harry annuì e afferrò la sua bacchetta dal comodino e Jamie estrasse la sua dalla tasca posteriore dei pantaloni «Ladri?» mimò con le labbra
Ci fu silenzio per alcuni secondi, poi delle voci indistinte.  Si scambiarono uno sguardo e si misero ai lati della porta, le orecchie tese a più che potevano.
Un momento dopo la serratura scattò e la porta si aprì, rimasero immobili, in attesa dell’intruso, ma non accadde nulla.
Aspettarono qualche secondo, poi Jamie si sporse oltre la porta, la bacchetta alzata. Non si vedeva nessuno, Harry si mosse rapido raggiungendo le scale e lei lo seguì.
C'erano delle persone nella sala di sotto, i loro profili si stagliavano davanti alla debole luce che brillava attraverso la porta di vetro; otto o nove di loro, tutti, per quanto potevano vedere, stavano guardando verso di loro.
«Abbassate quelle bacchette prima di cavare un occhio a qualcuno» disse una voce bassa e ringhiante.
Harry e Jamie si guardarono, conoscevano quella voce, l’avevano sentita spesso durante l’anno precedente. «Malocchio Moody?» chiese lei, nessuno dei due però abbassò la bacchetta.
«Sì, ma quello vero stavolta» ringhiò la voce «Scendete qui. Vogliamo vedervi bene»
Harry guardò Jamie e abbassò appena la bacchetta «Che facciamo?»
Jamie la abbassò ma non rilassò la presa né si spostò «Non credo sia un altro impostore, ma-»
Una seconda voce leggermente rauca  arrivò fin sopra «È tutto a posto, ragazzi. Siamo venuti a portarvi via»
Jamie si sporse istintivamente dalle scale, conosceva quella voce anche se non la sentiva da più di un anno.
«Professor Lupin» chiese Harry incredulo «è lei?»
«Perché dobbiamo rimanere tutti al buio?» disse una terza voce di donna a loro sconosciuta «Lumos», la punta di una bacchetta brillò, illuminando la sala con luce magica. Jamie sbatté gli occhi. La gente era affollata intorno alla soglia delle scale, guardavano verso di loro, alcuni  si sollevavano sulle punte per vedere meglio.
Remus Lupin era il più vicino a loro. Sebbene ancora abbastanza giovane, Lupin sembrava stanco e piuttosto ammalato; aveva più capelli grigi di quando Harry e Jamie lo avevano visto l’ultima volta e i suoi vestiti erano più rattoppati e malandati che mai. Tuttavia, sorrideva, e Jamie gli sorrise di rimando, lieta che tra tutti quegli sconosciuti ci fosse una persona di cui sapeva potersi fidare.
Moccì dalla sua spalla, squadrò Lupin con sufficienza «Ahi, dios. È siempre più semejante a un vagabundo. Es hermoso rivederlo» (è sempre più simile a un vagabondo. È bello rivederlo)
«Oh, è proprio come immaginavo che fossero» disse la strega che teneva in alto la bacchetta accesa. Sembrava la più giovane tra quelle persone: aveva un viso pallido a forma di cuore, lucenti occhi scuri e corti capelli spinosi che avevano una forte tonalità viola «Ciao ragazzi»
«Sì, capisco quello che volevi dire, Remus» disse un mago calvo, di colore che stava più indietro. Aveva una voce profonda e lenta e portava un anello d’oro all’orecchio «Assomigliano molto a Lily e a James. Harry è esattamente uguale a lui»
«Eccetto per gli occhi» disse un mago dalla voce affannata e dai capelli argentei  «è lei ad avere gli occhi di James, lui invece ha gli occhi di Lily»
«Non ti senti un po’ come in un museo delle cere?» disse Jamie in serpentese
Harry annuì ancora un po’ frastornato, Edvige non era più tornata e non si era aspettato che un gruppo di maghi invadesse casa Dursley.
Malocchio Moody, che aveva lunghi capelli brizzolati e dal suo naso mancava un grande pezzo, scrutava sospettoso Harry e Jamie attraverso i suoi due occhi diversi. «Siamo sicuri che siano loro, Lupin?» ringhiò «Non ci facciamo una bella figura come guardia se portiamo indietro due Mangiamorte trasformati. Dobbiamo farli dire qualcosa che solo i veri Potter possono sapere. A meno che qualcuno di voi non si sia portato il Veritaserum»
Jamie ebbe l’impulso di dire che ne aveva qualche fiala nel baule, ma preferì tacere, meno persone sapevano delle sue scorte  e meglio era.
«Harry, quale forma prende il tuo Patronus?» chiese Lupin
«Un cervo»
Lupin annuì, poi guardò Jamie «Come hai fatto a capire che ero un Lupo Mannaro?»
«Non può saperlo» disse Jamie stirando appena l’angolo della bocca «Non gliel’ho mai spiegato come ho fatto»
Lupin sorrise «E sono ancora molto curioso di saperlo. Sono loro, Malocchio»
Abbassarono le bacchette e le infilarono nelle tasche posteriori dei jeans e, seguiti dagli sguardi di tutti ancora incollati su di loro, scesero le scale. Jamie sentì un calore scaldarle il petto per il piacere di essere al centro dell’attenzione dopo tanto tempo.
«Non mettete lì le vostre bacchette» urlò Malocchio « E se si accende? Maghi più esperti di voi hanno perso le chiappe, sapete?»,
Jamie inarcò un sopracciglio, divertita.
«Chi è che ha perso una chiappa?» chiese a Moody con interesse la donna coi capelli viola
«Non importa, tieni solo la tua bacchetta lontano dalla tasca posteriore» ringhiò Malocchio «Elementari precauzioni da bacchetta, nessuno se ne preoccupa più» e zoppicò verso la cucina. «E comunque io li ho visti» aggiunse irritato, dato che la donna aveva rivolto gli occhi al soffitto.
Lupin mise le mani sulle spalle di Harry e Jamie «Come state?» chiese guardandoli da vicino.
«Estoy bien, gracias» rispose Moccì impettito (Sto bene, grazie)
«In perfetta salute, grazie» disse Jamie con fare sostenuto. Il caratteraccio che aveva lasciato assopire durante l’estate rischiava di riemergere, spinto dall’offesa per essere stati ignorati tutta l’estate. Guardò Harry con la coda dell’occhio, era ovviamente a disagio. Non poteva biasimarlo, tutte quelle persone li fissavano con insistenza come se fossero dei fenomeni, e quel tipo di sguardi a Harry non era mai piaciuto «Siamo contenti di vederti» aggiunse sforzandosi di sorridere. Non era certa di esserci riuscita del tutto perché Lupin alzò appena il sopracciglio.
«Siete fortunati che i Dursley non siano in casa» borbottò Harry
«Fortunati, ah» esclamò la donna con i capelli viola. «Sono stata io che li ho fatti andar via. Ho spedito una lettera dalla posta babbana che li informava che erano stati inclusi nella lista dei favoriti per il premio per il miglior prato suburbano. Staranno arrivando alla premiazione giusto adesso. O pensanodi essere arrivati»
Jamie ghignò e guardò Harry «Oh, quanto darei per vedere la faccia di zio Vernon in questo momento»
Harry la ignorò e guardò Lupin «Ce ne andiamo presto» disse «Vero?»
«Più o meno immediatamente» disse Lupin «Stiamo giusto aspettando che tutto sia a posto»
«Dove andiamo? Alla Tana?» chiese speranzoso.
«Ahi, gli zotici rossi» commentò Moccì sconsolato
«No, non alla Tana» disse Lupin, scortando Harry e Jamie verso la cucina; il piccolo gruppo di maghi li seguì, ancora  guardandoli con avida curiosità «Troppo rischioso, abbiamo organizzato un quartier generale non tracciabile. Si trova a». Malocchio Moody si era seduto sul tavolo della cucina mentre tracannava da una fiaschetta portatile da liquore. «Oh, un momento». L’occhio magico di Moody ruotava in tutte le direzioni, soffermandosi sui molti apparecchi domestici dei Dursley. Moccì, fece roteare gli occhi, come per sfidare quello magico di Moody a quale girasse più veloce. «Harry, Jamie. Questo è Alastor Moody» proseguì Lupin indicando Malocchio.
«Lo conosciamo. Più o meno» si corresse Jamie
«Sì, più o meno» disse Harry, era strano essere presentati a qualcuno che avevano pensato di conoscere per un anno.
«E questa è Ninfadora-»
«Non chiamarmi Ninfadora, Remus» disse la giovane strega con un brivido «Io mi chiamo Tonks»
«Ninfadora Tonks che preferisce essere chiamata solo col suo cognome» finì Lupin
«Faresti lo stesso se quella sciocca di tua madre ti avesse chiamato Ninfadora» mormorò Tonks
«E questo è Kingsley Shacklebolt», Lupin indicò il mago alto di colore, che si inchinò. «Elphias Dodge», il mago dalla voce ansimante fece un sorriso. «Dedalus Diggle»
«Ci siamo già incontrati» disse eccitato, facendo cadere il cappello viola
Jamie sorrise «Sì, mi ricordo. È bello rivederla». No, non se lo ricordava affatto, ma riteneva importante essere gentile e tenersi stretti coloro che erano rimasti dalla loro parte.
«Emmeline Vance» Una strega dall’aspetto imponente con un mantello verde smeraldo inclinò la testa. «Sturgis Podmore» Un mago dalla mascella quadrata, con folti capelli color paglia strizzò l’occhio. «E Hestia Jones» Una strega mora dalle guance rosa fece un segno accanto al tostapane.
«Un numero sorprendente di persone si sono offerte di venirvi a prendere» disse Lupin
«Sì, esatto, i migliori» disse Moody cupamente. «Siamo la vostra scorta, Potter»
«Adesso stiamo aspettando il segnale che ci avvisi che è tutto sicuro per partire» disse Lupin, dando uno sguardo fuori dalla finestra della cucina. «Abbiamo circa quindici minuti»
«Davvero puliti, non pensi, questi Babbani?» disse la strega chiamata Tonks, che si guardava intorno nella cucina con grande interesse. Mio padre è Babbano ed è proprio un vecchio zoticone. Suppongo che siano diversi, proprio come succede con i maghi»
«Ehm sì,» disse Harry. «Aspetta» si voltò di nuovo verso Lupin, «Che cosa è successo, non abbiamo sentito niente da nessuno, cos’ha fatto Vol-?»
Diverse streghe e maghi scoppiarono in strani gridolini acuti; Dedalus Diggle fece di nuovo cadere il suo cappello e Moody ringhiò, «Zitto»
«Cosa?» disse Jamie un po’ infastidita da tutte quelle persone che volevano combattere Voldemort e avevano paura del suo nome.
«Non discutiamo di niente qui, è troppo rischioso» disse Moody, che aveva puntato l’occhio normale su Harry e Jamie. Il suo occhio magico era rimasto puntato sul soffitto. «Maledizione» disse arrabbiato, mettendo una mano sull'occhio magico, «si blocca da quando quella feccia l'ha usato» e con un ripugnante suono molliccio che assomigliava molto a un risucchio tirò fuori suo occhio.
«Malocchio, sai che mi disgusta, no?» disse Tonks come se stesse conversando normalmente.
«Uno di voi ragazzi potrebbe darmi un bicchiere d’acqua?»
Jamie aprì la lavastoviglie e prese un bicchiere pulito, ben contenta che Malocchio usasse una stoviglia dei Dursley per pulire il suo occhio magico. Fece scorrere l’acqua del rubinetto, riempì il bicchiere. Lo stuolo di maghi ancora passava lo sguardo da lei a Harry, e se prima l’aveva lusingata, ora cominciava a trovarlo un po’ irritante.
«Evviva» disse Moody, quando Jamie gli portò il bicchiere.Fece cadere il bulbo oculare magico nell'acqua e lo scosse su e giù; l'occhio schizzò in ogni direzione, fissandoli ad uno ad uno. «Voglio trecentosessanta gradi di visibilità per il viaggio di ritorno»
«Come andremo?» domandò Harry.
«Con le scope» disse Lupin. «È l’unico modo. Voi siete troppo giovani per Materializzarvi, il Ministero  lo scoprirebbe e nemmeno noi siamo in grado di creare una Passaporta non autorizzata»
«Remus dice che siete dei buoni volatori» disse Kingsley Shacklebolt con la sua profonda voce.
«Sono straordinari» disse Lupin, che stava controllando l’orologio. «Comunque, è meglio se andate a preparare le vostre cose, dobbiamo essere pronti quando arriva il segnale.»
«Verrò ad aiutarvi» disse radiosamente Tonks.
Seguì Harry e Jamie attraverso la sala e su per le scale, guardandosi intorno con molta curiosità e interesse.
«Posto carino» disse «Un po' troppo pulito, capite cosa intendo? Un po’ innaturale. Oh, questo è meglio» aggiunse lei, mentre entravano nella loro camera e Harry accese la luce.
La loro stanza era certamente molto più disordinata del resto della casa.
Jamie si era data pena di mettere a posto in quei quattro giorni di reclusione, ma non essendo portata per l’ordine i risultati non erano certo al pari di quelli di zia Petunia o del comune buon senso. La maggior parte dei libri era riversata sul pavimento, come sempre quando Jamie ne consultava o leggeva più insieme, fogli di pergamena erano sparsi in giro, e dai loro bauli aperti, spuntavano vestiti Babbani e tuniche da maghi in un groviglio disordinato, riversato sul pavimento.
Harry e Jamie cominciarono a raccogliere i libri e a gettarli frettolosamente nei loro bauli. Tonks si fermò davanti all’armadio aperto a guardare criticamente la sua immagine riflessa nello specchio all'interno dell’anta.
«Sapete, non penso che il viola sia realmente il mio colore» disse tirandosi un ciuffo di capelli spinosi. «Non pensate che mi dia un aspetto un po' malaticcio?»
Jamie si fermò e la guardò oltre il manuale di Incantesimi «Il viola è un colore orribile, non ho mai visto qualcuno a cui stesse bene»
«Sai che è proprio vero?» disse Tonks «Non ci avevo mai pensato ma hai ragione»
«Prova con un colore più chiaro» le suggerì Jamie gettando i libri nel baule «Magari un-»
Tonks socchiuse gli occhi in un espressione stranita, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. Un secondo più tardi i suoi capelli erano diventati di un rosa cicca.
«Come hai fatto?» le chiese Harry stupito
Jamie la guardò estasiata « Senza la bacchetta?», non che la sua immagine non la soddisfacesse, ma poter mutare aspetto a piacimento avrebbe fatto felice qualunque ragazza e sarebbe stata un’altra delle innumerevoli doti per cui essere elogiata.
«Ha geni di camaleonte?» chiese Moccì, guardando la figura di Tonks con rinnovato interesse.
Tonks ridacchiò «Sono una Metamorfomagus» disse girando la testa per poter osservare i suoi capelli da più angolazioni «Significa che posso cambiare il mio aspetto quando voglio. Sono nata così. Ho ottenuto il massimo dei voti in occultamento e travestimento, durante l’addestramento auror. Non ho nemmeno dovuto studiare, è stato grande»
«Tu sei un auror?» chiese Harry impressionato
«Sì» disse Tonks mostrandosi compiaciuta «Anche Kingsley lo è, è un po’ più in alto di me però,
io ho la qualifica solo da un anno. Quasi mi bocciavano in Furtività e Inseguimenti. Sono terribilmente goffa, mi avete sentito rompere quel piatto giù di sotto?»
«Si può imparare a diventare Metamorfomaghi?» domandò Jamie, ormai totalmente dimentica dei bagagli.
Tonks rise «Sarebbe senz’altro molto comodo per noi ragazze. E poi scommetto che non vi dispiacerebbe nascondere per un po’ quella cicatrice» disse adocchiando i segni a forma di saetta sulla loro fronte.
«Non sarebbe male» disse Harry girandosi.
«Dovrete impegnarvi molto allora.« disse Tonks «I Metamorfomaghi sono veramente rari, si nasce così, non lo si impara. La maggior parte dei maghi ha bisogno di utilizzare la bacchetta o pozioni, per cambiare il proprio aspetto. Ma dobbiamo affrettarci ragazzi, dovremmo fare i bagagli»
«Ah, giusto» disse Jamie lanciando uno sguardo desolato al mucchio di libri ancora per terra.
«Bè, sarà molto più rapido se io» Tonks alzò la bacchetta «Faccio i bagagli» la agitò in un ampio e deciso movimento sopra il pavimento.
Libri, telescopi abiti e bilance presero il volo e entrarono alla rinfusa nei bauli «Ops, la vostra roba si è mischiata» disse Tonks raggiungendo il baule, e con un altro movimento di bacchetta smistò gli abiti facendoli cadere ognuno nel proprio baule. Osservò il miscuglio all’interno dei bauli «Non è molto ordinato. Mia madre ha un certo metodo per mettere in ordine, lei riesce anche a piegare i calzini, non ho mai capito come fa. È come uno scatto» agitò leggermente la sua bacchetta.
Uno dei calzini di Harry diede un debole tremito e si riaccasciò in cima al mucchio disordinato nel baule. «Ah, va beh»Tonks chiuse i coperchi dei bauli nascondendo il loro disordine. «Almeno c’è tutto. non ho mai imparato fino in fondo questo tipo di incantesimi domestici. Bene, avete preso tutto? Calderone? Scopa? Wow, sono fantastiche» disse ammirando la Firebolt e la Nimbus (Jamie aveva assolutamente impedito a Sirius di prenderle una Firebolt. Era fin troppo affezionata alla sua vecchia Nimbus per potersene separare)
«Non la ammirare troppo» disse Jamie sorridendo all’espressione affascinata di Tonks, rapita dalla Firebolt «O Harry si monterà la testa»
Tonks rise «E fa bene, io cavalco ancora una vecchia Comet 260» disse con invidia «Va beh, le bacchette sono ancora nei vostri jeans? Le chiappe sono al loro posto? Ok, andiamo. Bauli Locomotor»
I bauli di Harry e Jamie si alzarono di alcuni pollici nell'aria. Tenendo la sua bacchetta come un direttore d’orchestra, Tonks fece sì che si librassero in aria attraverso la stanza e fuori dalla porta davanti a loro, la gabbia di Edvige nella sua mano sinistra. Harry e Jamie la seguirono giù per le scale portando i loro manici di scopa.
Giù in cucina Moody si era rimesso il suo occhio. Roteava così velocemente dopo la pulizia che Moccì desistette dall’imitarlo. Kingsley Shacklebolt e Sturgis Podmore stavano esaminando il forno a microonde e Hestia Jones stava ridendo di uno sbucciatore per patate che aveva trovato frugando nei cassetti. Lupin stava sigillando una lettera indirizzata ai Dursley.
«Perfetto»  disse Lupin, alzando gli occhi nel momento in cui Tonks, Jamie e Harry entrarono nella stanza. «Abbiamo ancora un minuto, penso. Dovremmo andare in giardino così saremo pronti. Harry, Jamie, ho lasciato una lettera che spiega ai vostri zii di non preoccuparsi»
«Non lo faranno» disse Jamie tranquilla
«Che siete al sicuro»
«Questo li rattristerà soltanto» disse  Harry
«E che li rivedrete l'estate prossima»
«Fabbricheranno un calendario dell’avvento per questo» disse Jamie
Lupin sorrise ma non rispose.
«Venite qui, ragazzi» Moody fece segno a Harry e a Jamie di andare verso lui con la sua bacchetta. «Devo Disilludervi»
«Cosa deve fare?» disse Harry nervosamente.
«Incantesimo di Disillusione» disse Moody, alzando la sua bacchetta. «Lupin ha detto che avete un mantello dell’invisibilità, ma non potete usarlo entrambi e comunque non vi starà addosso mentre stiamo volando; questo vi nasconderà meglio. Venite» li colpì forte sulla testa e provarono una sensazione curiosa come se Moody avesse appena rotto un uovo lì sopra, goccioloni freddi sembravano correre giù per il corpo dal punto in cui la bacchetta li aveva colpiti.
«Bel colpo, Malocchio» disse Tonks con stima, fissandoli.
«Oh, tipo un camaleonte» commentò Jamie guardandosi. Non erano diventati invisibili, avevano preso semplicemente il colore e struttura esatti del pezzo di cucina dietro di loro. Moccì fissò la padroncina e poi fece ruotare un occhio su Moody con stizza. Mutò di colore, creando delle sfumature sulla pelle, in modo che si amalgamasse con Jamie e lo sfondo «Yo lo faccio senza quel bastoncino»
Moody sbloccò la porta posteriore con la sua bacchetta.  «Venite»
Lo seguirono tutti all'esterno sul prato all’inglese meravigliosamente curato di zio Vernon.
«Notte serena,» grugnì Moody, il suo occhio magico che scrutava il cielo. «Avrebbero potuto esserci un po’ più di nuvole. Bene, voi» brontolò a Harry e Jamie, «dobbiamo volare uniti. Tonks starà proprio davanti a voi, rimanete vicino alla coda della sua scopa. Lupin vi coprirà da sotto. Io starò dietro di voi. Gli altri ci circonderanno. Non rompiamo le file per nessun motivo, capito? Se uno di noi venisse ucciso-»
«È una cosa probabile?» chiese Harry.
Moody lo ignorò «Gli altri si mantengano in volo, non si fermino, non rompano le file. Se ci prendono tutti e voi sopravvivete, la retroguardia sarà pronta a sostituirci; continuate a volare verso est e loro vi raggiungeranno»
«Smettila di essere così allegro, Malocchio, penseranno che non stiamo prendendo la faccenda seriamente» disse Tonks, mentre fissava con una cinghia il baule di Harry e la gabbia di Edvige a una serie di finimenti che penzolavano dalla sua scopa.
«Sto solo spiegando il piano ai ragazzi» ringhiò Moody. «Se uno di voi due muore o viene preso» li guardò severo «L’altro deve continuare a volare, capito?»
«Questo se lo scorda» dissero in coro Harry e Jamie.
Poi Harry la guardò, ricordandosi di avercela ancora con lei e si rabbuiò.
Tonks ridacchiò «Malocchio, non fare il tragico»
«Il nostro compito è di portarli al sicuro al quartier generale. E se moriamo nel tentativo o uno dei due-»
«Nessuno morirà» disse Kingsley Shacklebolt con la sua voce calma e profonda.
Lupin puntò lo sguardo verso il cielo «Montate sulle scope, quello è il primo segnale» finì di allacciare l’ultima cinghia del baule di Jamie.
Lontano, sopra di loro, una cascata di luminose scintille rosse aveva scintillato tra le stelle come un piccolo fuoco d’artificio.
«Evviva» disse Jamie, passò la sua gamba destra sopra la Nimbus e afferrò con forza il manico, mentre Moccì le si infilava sotto la maglietta, aggrappandosi al gancio del reggiseno. La pelle ruvida e fredda del camaleonte le provocò un brivido spiacevole. In quel momento avrebbe preferito aver acquistato una tarantola pelosa.
Il manico di scopa si mosse impaziente come un cavallo appena prima della partenza di una corsa. Sembrava avesse quanto lei una voglia terribile di essere in volo ancora una volta.
«Secondo segnale, andiamo» disse Lupin a voce alta quando altre scintille, verdi questa volta, esplosero in alto sopra di loro.
Jamie si alzò in volo. L’aria fresca della notte scorreva attraverso i suoi capelli sciolti mentre i giardini puliti e allineati di Privet Drive rimanevano indietro, inglobati in un miscuglio di nero e verde scuro, e tutti i brutti pensieri vennero spazzati via dalla sua mente come se la corsa in aria li avesse soffiati fuori dalla sua testa. Si sentì come se il cuore stesse per scoppiare dalla gioia; stava di nuovo volando. Voltò il viso a sinistra e incontrò quello di Harry, erano a un metro di distanza circa. Poteva leggere nei suoi occhi gli stessi identici pensieri. Stavano volando via da Privet Drive, come avevano fantasticato per tutta l'estate. Stavano andando a casa.
Tutti i problemi sembravano essere diventati piccolissimi, insignificanti in mezzo al vasto cielo stellato.
«Tutti a sinistra, tutti a sinistra, un Babbano sta guardando» gridò Moody da dietro, la bacchetta puntata sulla gola per amplificare la voce. Tonks deviò e Harry e Jamie la seguirono. Moccì tremava contro la pelle di Jamie e mormorava parole incomprensibili in spagnolo.
Jamie chinò il capo sul proprio collo, guardando il rigonfiamento sotto la maglia «Lo so che non ti piace. Mi dispiace»
Il vento si portò via le parole di Moccì, se questi rispose.
«Dobbiamo andare più in alto, ci vuole un altro quarto di un miglio»
Gli occhi di Jamie lacrimarono per il freddo mentre alzava il manico della Nimbus verso l'alto; adesso non poteva vedere niente oltre a luci minuscole come punte di spillo che dovevano appartenere ai fanali delle macchine e ai lampioni. Due di quelle luci minuscole sarebbero potute essere della macchina di zio Vernon, forse i Dursley erano arrivati proprio adesso alla loro casa vuota, pieni di rabbia per il premio inesistente. Jamie guardò Harry e scoppiò a ridere, il fratello le sorrise e poi si lasciò andare anch’esso a una risata liberatoria; sebbene la loro voce fosse assorbita dai mantelli svolazzanti degli altri, dal cigolare del finimenti che trattenevano i loro bauli e la gabbia e dal sibilo del vento nelle loro orecchie mentre acceleravano attraverso l'aria. Non provavano questa sensazione di vita e libertà da un mese.
«Svoltare a sud» gridò Malocchio. «Città di fronte»
Volarono verso destra per evitare di passare direttamente sopra la ragnatela di luci che brillava di sotto.
«Girare a sud-ovest» urlò Moody «Dobbiamo evitare l'autostrada»
Jamie adorava volare, ma al momento era così infreddolita che desiderò trovarsi  nel comodo e asciutto interno di una delle macchine che luccicavano sotto di loro. Ripensò con desiderio anche al viaggio con la polvere volante, aveva trovato scomodo vorticare per i caminetti e sporcarsi con la polvere, ma almeno era al caldo nelle fiamme
Kingsley Shacklebolt scese in picchiata intorno a loro, la testa calva e l’orecchino che luccicava leggermente al chiaro di luna. Ora Emmeline Vance era alla destra di Harry, con la bacchetta fuori, la testa che si girava a destra e a sinistra,  quindi anche lei piombò su di loro, prendendo il posto di Sturgis Podmore.
«Dobbiamo tornare indietro per un po', appena il necessario per assicurarci di non essere seguiti» gridò Moody.
«Sei matto, Malocchio?» gridò Tonks da davanti. «Siamo tutti congelati sulle nostre scope. Se facciamo questi fuori rotta non arriveremo prima di settimana prossima. Inoltre ci siamo quasi adesso»
«Dobbiamo iniziare a scendere» giunse la voce di Lupin. «Harry, Jamie, seguite Tonks»
Tonks scese in picchiata e loro la imitarono. Si stavano dirigendo verso il più grande agglomerato di luci che avessero mai visto, un’enorme massa incrociata che si estendeva sempre più, con linee e griglie risplendenti, frammentate di punti del nero più profondo. Volarono sempre più piano, fino a quando non poterono vedere i singoli fanali e i lampioni, i camini e le antenne della televisione.
«Scendiamo qui» li chiamò Tonks, e alcuni secondi dopo atterrò.
Harry e Jamie atterrarono proprio dietro a lei e smontarono su un prato di erba disordinata nel mezzo di un piccolo spiazzo. Tonks stava già slegando il baule di Harry. Tremando, si guardarono intorno. Le luride facciate delle case circostanti luccicavano fosche dietro alla luce dei lampioni; alcune avevano le finestre rotte, il colore che si era sgretolato da molte delle porte e pile di rifiuti erano stati lasciati fuori da diverse case sui gradini d’accesso.
«Dove siamo?» chiese Harry
Un minuto» disse Lupin con calma mentre con un movimento di bacchetta slegava il baule di Jamie.
Moody stava frugando nel suo mantello, le mani nodose intorpidite dal freddo.
«Eccolo» mormorò, alzando in aria qualcosa che assomigliava a un accendino d’argento e lo fece scattare.
Il lampione più vicino si spense con uno schiocco. Moody fece scattare di nuovo lo Spegnino; il lampione successivo si oscurò; continuò a scattare fino a quando ogni luce nella piazza non fu spenta e la sola luce residua veniva dalle finestre e dalla falce di luna in alto.
«L’ho preso in prestito da Silente» ringhiò Moody, rimettendo in tasca lo Spegnino. «Questo terrà a bada qualsiasi Babbano che guardi fuori dalla finestra, vedete? Adesso venite, svelti»
Prese Harry e Jamie per le braccia e li portò via dal prato, attraverso la strada fino al marciapiede; Lupin e Tonks li seguirono, portando i loro bauli, il resto della guardia li affiancava, tutti con le loro bacchette in mano.
Il suono attutito di uno stereo arrivava da una finestra al piano superiore di una casa vicina. Un acre odore di immondizia marcia proveniva dalla fila di bidoni della spazzatura ricolmi appena dentro il cancello rotto.
«Qui» mormorò Moody, porgendo un pezzo di pergamena verso la mano disillusa di Harry e tenendo vicina la sua bacchetta accesa, in modo tale da illuminare la scrittura. «Leggete in fretta e memorizzate»
Harry e Jamie abbassarono lo sguardo sul foglio di carta. La calligrafia stretta era vagamente familiare. Diceva: Il quartier generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra.
«Cos’è l’ordine della-?» cominciò Harry
«Non qui, ragazzo» borbottò Moody. «Aspettate che siamo dentro»
Prese il pezzo di pergamena dalle mani di Harry e gli diede fuoco con un colpo della sua bacchetta, il messaggio si accartocciò fra le fiamme e fluttuò fino a terra. Jamie guardò nuovamente le case. La testa di Moccì fece capolino dallo scollo della maglia «Ahi, un otro posto da zotici»
Erano fuori dal numero 11, guardò a sinistra e vide il numero 10, alla destra, tuttavia, c’era il numero 13.
«Ma dov’e?» chiese Harry
«Pensate a ciò che avete appena letto» disse Lupin tranquillamente.
Jamie annuì come se si fosse appena ricordata qualcosa di ovvio. Non appena pensò alla parte che riguardava il numero dodici, una porta consumata emerse dal nulla fra i numeri 11 e 13, prontamente seguita da mura sporche e finestre sudice. Era come se una nuova casa si fosse gonfiata, spingendo da parte quelle ai suoi lati. Harry e Jamie rimasero sbalorditi. Lo stereo al numero 11  continuava a pulsare. Pareva che i Babbani all’interno non si fossero accorti di nulla.
«Venite, svelti» borbottò Moody, spingendo Harry e Jamie nella schiena.
Salirono i consumati gradini in pietra, fissando la porta che si era appena materializzata. La vernice nera era logora e scalfita. Il battente d’argento aveva la forma di un serpente intrecciato. Non c’erano serratura, né buca per le lettere.
Lupin estrasse la sua bacchetta e diede un piccolo colpo alla porta, ne seguì un rumore di scatti metallici e quello che sembrava il tintinnio di una catena. La porta si aprì con un cigolio.
«Entrate in fretta» sussurrò Lupin «Ma non andate troppo in là e non toccate niente»
Jamie lo guardò perplessa ma seguì Harry e superò la soglia ritrovandosi nella quasi totale oscurità dell’ingresso. Delle nuvole di polvere si alzarono intorno ai loro passi, l’aria era densa, piena di umidità e odorava di muffa; il posto dava la sensazione di un palazzo abbandonato.
Jamie si voltò e vide gli altri entrare dietro di loro, Lupin e Tonks trasportavano i loro bauli e la gabbia di Edvige. Moody era sull’ultimo gradino intento a rilasciare le sfere di luce che lo spegnino aveva rubato ai lampioni; volarono tornando alle loro lampadine e il piazzale brillò per un istante di una luce arancione prima che Moody zoppicasse dentro e chiudesse la porta, così che l’oscurità nella stanza divenne completa. «Ecco»
Con la bacchetta colpì prima Harry e poi Jamie sulla testa; Jamie questa volta sentì come se qualcosa di caldo stesse gocciolando sulla sua schiena e capì che l’incantesimo di Disillusione doveva essersi dissolto.
«Ora state tutti fermi mentre do un poco di luce qui dentro» sussurrò Moody.
Jamie guardò Harry, perplessa e un po’ divertita. Tutto quel silenzio le dava l’impressione di essere appena entrati nella casa di una persona in fin di vita.
Un sibilo basso e le antiche lampade a gas tornarono in vita scoppiettando lungo le pareti, proiettando una tremolante luce incorporea sulla moquette lisa e la carta da parati scollata di un lungo, cupo corridoio, dove un candelabro pieno di ragnatele brillava sopra a ritratti anneriti dagli anni che pendevano storti alle pareti. Jamie sentì qualcosa correre dietro il battiscopa e si spostò appena verso Harry. Sia i lampadari che il candelabro su uno sgangherato tavolo lì vicino avevano la forma di serpenti.
Un rumore di passi affrettati e la Signora Weasley emerse da una porta all’altra estremità dell’ingresso. Sorrise in segno di benvenuto mentre si dirigeva a passi svelti verso di loro, tuttavia Jamie notò che era indubbiamente più magra e pallida dell’ultima volta che l’aveva vista.
«Oh Harry, Jamie è bello vedervi» sussurrò, stringendoli entrambi in un abbraccio stritolacostole prima di afferrarli all’altezza delle braccia e spingerli indietro per passare uno sguardo critico dall’uno all’altro. «Avete l’aria patita; avete bisogno di mangiare, ma dovrete aspettare un po’ per la cena, temo»
Si rivolse al gruppo di maghi alle loro spalle e sussurrò frettolosa «È appena arrivato, la riunione è iniziata»
I maghi dietro di loro si produssero in mormorii di interesse e eccitazione e oltrepassarono Harry e Jamie diretti alla porta dalla quale la Signora Weasley era appena arrivata. Harry fece per seguire Lupin, ma la Signora Weasley lo trattenne.
«No Harry, l’incontro è solo per i membri dell’Ordine. Ron ed Hermione sono di sopra, potete aspettare con loro finché la riunione non sarà finita, dopo ceneremo. E tenete la voce bassa all’ingresso» aggiunse con un sussurro.
«Perché?» chiese Jamie
«Non voglio che si svegli qualcosa»
Jamie si guardò intorno per cercare qualcosa di pericoloso o di bizzarro «Cosa non-?»
«Vi spiegherò dopo, adesso devo sbrigarmi, devo essere alla riunione. Vi mostrerò solo dove dormirete»
Spingendosi il dito sulle labbra, li condusse in punta di piedi oltre una lunga, tarmata tenda, davanti alla quale Jamie indugiò un secondo, forse qualunque cosa non si dovesse svegliare era lì dietro. Si affrettò a raggiungere Harry e la signora Weasley e dopo aver evitato un grande porta ombrelli che sembrava essere una gamba amputata di troll, salirono una scalinata buia, superando una fila di teste avvizzite montate su targhe lungo la parete. «Hanno decapitato degli elfi?» chiese Jamie orripilata
«E Hermione sopporta di stare qui?» disse Harry, certo che l’amica non avesse abbandonato gli ideali con i quali aveva fondato il C.R.E.P.A «Signora Weasley, perché-?»
«Ron ed Hermione vi spiegheranno tutto, cari, io devo proprio scappare» sussurrò la Signora Weasley sbrigativa. «Qui» disse quando raggiunsero il secondo pianerottolo «Questa è la tua camera, Harry» poi si rivolse a Jamie «Tu naturalmente dormirai con Hermione e Ginny, tesoro. Ma per il momento potete sistemarvi qui. La porta è quella a destra. Vi chiamerò quando avremo finito», e si affrettò di nuovo giù per le scale.
 






Tana del camaleonte:

Bene, eccoci qua.
Come vedete, Harry non ha preso affatto bene l'iniziativa di Jamie e possiamo vedere come lei abbia vissuto il momento in cui Harry era al cimitero e il perchè i Dissennatori le facciano sentire le urla del fratello. La paura di perderlo è ora decisamente il ricordo più infelice dopo la morte dei genitori, di cui per altro erano molto meno coscienti, avendo l'età di un anno.
Questo  è comunque un capitolo di transizione, ma presto ci sarà l'udienza di Jamie e altre delucidazioni su lei e Gabriel.
Chapeau a chi è riuscito ad arrivare fin qui o ha perso tempo a leggere le mie note xd
Alla prossima,

Eltanin ;)

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Capitolo 3
*** In cui far nevicare è molto più arduo del previsto ***


Ciao a tutti,

Eccomi qui puntuale come promesso e con una sorpresina a fine capitolo :)...ma non barate andando subito in fondo (lo dico, ma lo farei per prima io stessa xd) 
Rngrazio chi ha messo questa ff nelle seguite, nelle ricordate e nelle preferite, e anche i 125 lettori silenziosi, (fantasmini, siete tutti invitati al party di Nick.Quasi-Senza- Testa, è finalmente stato ammesso alla caccia dei decapitati, bisogna festeggiare xd) e un grazie speciale a millyray, per lo spagnolo e per i fantastici complimenti.

Buona lettura !







Harry e Jamie rimasero soli sul pianerottolo e lei si avvicinò alla porta «Hai visto? Il pomello è a forma di serpente»
Harry le si affiancò «Non me lo aspettavo così»
Jamie alzò le spalle e strinse le dita attorno alle fauci aperte del rettile in ottone e aprì la porta della camera da letto.
Intraviderodella carta da parati scura, e due letti a baldacchino.
«Sono qui, sono qui. Non ci credo». Seguì uno strillo simile a un ultrasuono, e Jamie vide una massa di capelli gettarsi su Harry.
Hermione si era lanciata su di lui in un abbraccio che quasi lo spinse per terra, mentre il piccolo gufo di Ron, Leo, svolazzava entusiasta attorno alle loro teste.
«Harry» si staccò da lui, «Jamie» e le gettò le braccia al collo. «Ron, sono qui. Harry e Jamie sono qui. Non vi abbiamo sentito arrivare. Oh, come state? State bene? Siete arrabbiati con noi?»
«Hermione» Jamie sbuffò e buttò fuori l’aria, soffocata dalla stretta dell’amica.
«Scommetto di sì» continuò Hermione a raffica, «So che le nostre lettere erano inutili, ma non potevamo dirvi niente. Silente ci ha fatto giurare che non lo avremmo fatto. Oh, abbiamo così tante cose da dirvi, e voi da dire a noi. I Dissennatori... quando lo abbiamo sentito» Jamie allungò il collo oltre la spalla dell’amica e lanciò una breve occhiata a Harry «E l’udienza al Ministero. Jamie, è semplicemente vergognoso, ho fatto una ricerca, non possono espellerti, proprio non possono, è previsto nel Decreto di Ragionevole Restrizione per Maghi Minorenni l’uso della magia in situazioni di vita o di morte»
«Lasciali respirare, Hermione» disse Ron sorridendo mentre chiudeva la porta dietro di loro. Sembrava essere cresciuto di parecchi centimetri durante i mesi di lontananza, diventando più alto e dinoccolato che mai, anche se il lungo naso, i capelli rossi e le lentiggini erano gli stessi.
Ancora raggiante, Hermione lasciò andare Jamie, ma prima che potesse dire un’altra parola ci fu un leggero rumore soffocato e qualcosa di bianco scese dall’alto dell’ armadio scuro e andò a poggiarsi con grazia sulla spalla di Harry.
«Edvige» La candida civetta schioccò il becco e mordicchiò il suo orecchio con affetto, mentre Harry le accarezzava il petto.
«Era arrabbiatissima» disse Ron. «Ci ha quasi beccati a morte quando ha portato le vostre ultime lettere, guarda qui» mostrò a Harry il dito indice della mano destra, che esibiva un taglio quasi rimarginato ma profondo.
«Oh, sì» si scusò Harry. «Mi dispiace, ma volevo delle risposte, sapete»
«Noi volevamo darvele, lo sai, amico» disse Ron «Hermione era agitatissima, continuava a dire che avreste fatto qualche stupidaggine se foste rimasti bloccati tutti soli senza notizie, ma Silente ci ha
fatto-»
«Promettere che non ci avreste detto niente» disse Jamie «Sì, Hermione lo ha già detto»
Vi fu uno strano silenzio durante il quale Harry accarezzava meccanicamente Edvige, evitando di guardare gli altri e Jamie che invece lo osservava immobile, aspettando una sua mossa per decidere come comportarsi con i due amici.
«Ahi, è siempre bello quando degli amici si ritrovano» commentò Moccì, mentre i suoi occhi vagavano su ciascuna persona nella stanza. Ehi tu, gufetto strambo, stammi lejano»(lontano) strillò quando Leo volò verso di lui e cominciò a beccare la sua coda a ricciolo «Non soy uno dei tuoi animaletti da mangiare, claro?» picchiò con la coda sulla testa del gufo finché Ron non diede un colpetto a Leo, facendolo volare via «Piantala, stupido»
Quella scena sembrò smuovere la situazione, o almeno rompere il pesante silenzio che si era creato.
«Pensava che sarebbe stato meglio» disse Hermione quasi senza fiato. «Silente, intendo»
«Già» disse Harry. Notò che anche le mani di Hermione portavano i segni del becco di Edvige, e scoprì di non esserne affatto dispiaciuto.
«Pensava che eravate assolutamente al sicuro con i Babbani» disse Ron
«Davvero?» disse Harry, aggrottando le sopracciglia. «Siete stati attaccati dai Dissennatori quest’estate?»
Jamie strinse appena le labbra ma non disse nulla.
«Beh, no, ma è per questo che ha messo gente dell’Ordine a sorvegliarvi di continuo»
Jamie inarcò un sopracciglio, e ripensò alla figura che aveva visto sotto casa dei Dursley. Non che ne fosse sorpresa, sapeva fin dall’inizio che Silente li avrebbe fatti seguire e in un paio di occasioni aveva anche sentito il rumore della materializzazione, ma aveva evitato di farlo presente a Harry.
«Non ha funzionato, comunque, giusto?» disse Harry, sforzandosi di mantenere controllata la voce. «Ce la siamo dovuta cavare da soli, dopotutto, no?»
«Era così arrabbiato» disse Hermione, quasi intimorita «Silente. Noi l’abbiamo visto. Quando ha saputo che Mundugus era andato via prima che il turno terminasse. Era spaventoso»
«E vorrei vedere» sbottò Jamie «Quel dannato imbecille ha messo Harry in questa situazione e-» sgranò appena gli occhi «Cioè, ci ha messi in questa situazione»
 «Io sono contento che sia andato via» disse Harry gelido e Jamie si zittì »Se non lo avesse fatto non avrei fatto magie e Silente ci avrebbe mollato a Privet Drive tutta l’estate»
«Ma non è stata Jamie a?» chiese Ron perplesso lasciando in sospeso la frase.
Harry sbuffò e guardò Jamie «Non è questo il punto» poi si allontanò da loro, guardandosi intorno, con Edvige comodamente adagiata alla sua spalla. «Quindi, perché Silente aveva così tanta voglia di lasciarci all’oscuro di tutto?» chiese sforzandosi di mantenere un tono noncurante. «Vi siete, ehm, disturbati a chiederglielo?»
Jamie accennò un sorriso e abbassò la testa per nasconderlo; Harry sembrava essere deciso a vendicare su di loro tutta la frustrazione accumulata durante l’estate.
«Ben fatto, amigo. Tira fuori i cojones»
«Moccì» sibilò Jamie indignata, poi guardò Ron e Hermione per vedere come avrebbero reagito. Notò che si scambiarono uno sguardo, e si augurò che Harry non lo avesse notato.
«Abbiamo detto a Silente che volevamo dirvi cosa stava succedendo» disse Ron «lo abbiamo fatto, amico. Ma lui è davvero occupato adesso, noi l’abbiamo visto solo due volte da quando siamo arrivati qui e non aveva molto tempo, ci ha fatto solo giurare che non vi avremmo detto cose importanti, ha detto che i gufi potevano essere intercettati»
«Poteva comunque tenerci informati se voleva» tagliò corto Harry. «Non mi dirai che non conosce un modo per mandare messaggi senza gufi»
Hermione  scoccò un’ occhiata a Ron e dopo disse: «L’ho pensato anche io. Ma voleva che non sapeste niente»
«Forse non crede di potersi fidare di noi» disse Harry, osservando le loro espressioni.
«Non essere sciocco» disse Ron sconcertato.
«O che non sappiamo badare a noi stessi»
«È ovvio che non la pensa così» disse Hermione inquieta e lanciò a Jamie un’occhiata, come per chiedere aiuto. Jamie in tutta risposta alzò le spalle e si sedette sul letto a braccia conserte, consolidando il suo ruolo da spettatrice.
«E allora come mai dovevamo rimanere a casa dei Dursley mentre voi due prendevate parte a tutto quello che stava succedendo qui?» disse Harry, le parole precipitavano una dietro l’altra, la sua voce cresceva ad ogni parola. «Come mai voi due siete autorizzati a sapere tutto quello che succede?»
«Non lo siamo» lo interruppe Ron. «Mamma non vuole che ascoltiamo le riunioni, dice che siamo troppo giovani-»
«Quindi voi non siete stati alle riunioni» allargò le braccia «grande affare» ormai stava urlando con tutto il fiato che aveva in gola «Ma eravate comunque qui, vero? Eravate comunque insieme. Noi siamo stati rinchiusi dai Dursley per due mesi. E io ho affrontato cose ben più grosse di quanto non sia mai successo a voi, e Silente lo sa. Chi ha salvato la pietra filosofale? Chi si è sbarazzato di Riddle? Chi vi ha salvato la pelle, a voi due, dai Dissennatori?»
Edvige si spaventò per il fracasso e volò nuovamente sopra l’armadio; Leo pigolò allarmato e svolazzò ancora di più intorno alle loro teste.
«E chi doveva superare draghi e sfingi e ogni altra cosa orribile lo scorso anno? Chi ha visto luiritornare? Chi è dovuto scappare da lui? Io»
Jamie si mosse a disagio sul materasso a quella parole e spostò lo sguardo su una macchia di umidità sopra la spalliera. Ron era in piedi con la bocca mezza aperta  e senza niente da dire, mentre Hermione sembrava sul punto di piangere.
«Ma perché dovrei sapere cosa sta succedendo? Perché qualcuno dovrebbe preoccuparsi di dirci come vanno le cose?»
«Harry, noi volevamo dirvelo, davvero» cominciò Hermione.
«Non lo volevate così tanto, eh. O ci avreste mandato un gufo. Ma Silente vi ha fatto giurare»
«Beh, lo ha fatto»
«Siamo stati intrappolati due mesi a Privet Drive senza sapere cosa stava succedendo. Ma sapete che c’è? Chissenefrega. Il grande piano di Silente è fallito, perché qualcun altro si è degnato di informarci» gli occhi ridotti a fessure.
«Cosa?»
«Gabriel ha avuto la decenza di scriverci. Lui, non voi, si è preoccupato di darci tutte le informazioni che aveva»
«Ma non può avervi detto molto, lui non-»
«Sappiamo che Voldemort non sta attaccando, sappiamo che tutti ci credono matti e sappiamo che Malfoy si sta lavorando Caramell. È più di quanto voi vi siete degnati di dire»
«No, sinceramente-»
«Harry, Harry, ci dispiace tanto» disse Hermione, i suoi occhi adesso luccicavano pieni di lacrime. «Tu hai assolutamente ragione, Harry. Sarei infuriata anch’io se fosse successo a me»
Harry la fissò minaccioso, respirando ancora affannosamente, poi si girò di nuovo, misurando i passi su e giù. Edvige stridette da sopra l’armadio. Ci fu una lunga pausa, rotta soltanto dallo scricchiolio del pavimento sotto i piedi di Harry. «Che posto è questo, comunque?» sbottò a Ron e a Hermione.
«Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice disse Ron in un getto.
«Qualcuno si cura di dirci che cos’è questo Ordine della-»
«È una società segreta» disse Hermione. «Silente la dirige, l’ha fondata lui. Sono le persone che hanno combattuto contro Tu-Sai-Chi l’ultima volta»
«Chi c’è dentro?» disse Jamie curiosa.
Ron e Hermione la guardarono come se si fossero dimenticati della sua presenza, ma sembrarono sollevati che avesse deciso di intervenire. «Un po’ di gente»
«Noi ne abbiamo incontrati una ventina circa» disse Ron «ma crediamo che ce ne siano degli altri»
Harry li fissò cupo. «Quindi?» chiese guardando dall’uno all’altro.
«Ehm» disse Ron «Quindi cosa?»
«Voldemort»esclamò Harry furioso, e sia Ron che Hermione trasalirono. «Perché non ci sono attacchi? Cosa sta macchinando? Dov’è? Cosa state facendo per fermarlo?»
«Te l’abbiamo detto, l’Ordine non ci lascia partecipare alle riunioni» disse Hermione tormentandosi le mani. «Così non conosciamo i dettagli, ma abbiamo un’idea generale» aggiunse in fretta, guardando l’espressione del viso di Harry.
«Fred e George hanno inventato le Orecchie Oblunghe, sapete» disse Ron. «Sono veramente comode»
«Oblunghe?» chiese Jamie con interesse. Quei due diavoli l’avrebbero pagata per non averle scritto.
«Orecchie, sì. Solo che di recente abbiamo dovuto smettere di usarle perché mamma le ha trovate e si è infuriata. Fred e George le hanno dovute nascondere per impedire alla mamma di buttarle tutte. Ma le abbiamo utilizzate per un po’, prima che mamma ci beccasse. Sappiamo che alcuni dell’Ordine stanno seguendo dei noti Mangiamorte, per controllarli, sai»
«Alcuni di loro lavorano per reclutare più gente per l’Ordine» disse Hermione
«E alcuni di loro sorvegliano qualcosa» disse Ron «Parlano sempre di turni di guardia»
«Direi che forse, ma solo forse eh, stavano sorvegliando noi, che dici?» disse Jamie  
«Oh, già» disse Ron, con l’aria di uno che capisce qualcosa all’improvviso.
Harry sbuffò. Camminò per la stanza di nuovo, guardando tutto fuorché Ron e Hermione; e Jamie decise che si era sfogato abbastanza «Quindi cosa avete fatto voi due se non eravate ammessi alle riunioni?» domandò tranquilla. «Avete detto di essere stati occupati»
«Noi» disse Hermione in fretta «abbiamo disinfestato la casa, è stata vuota per anni ed era cresciuto di tutto qui», Jamie sgranò gli occhi, la bocca mezza aperta e la fronte corrugata, «Siamo riusciti a ripulire la cucina, la maggior parte delle camere da letto e credo che faremo la stanza della pittura dom-»
Con due rumorosi schiocchi, Fred e George si erano materializzati nel bel mezzo della stanza. Leo cinguettò più freneticamente che mai e raggiunse Edvige in cima all’armadio.
«Smettetela di farlo» disse Hermione ai gemelli.
«Ciao Harry» disse George, sorridendogli raggiante. «Ci sembrava di aver sentito la tua voce soave»
«Tu non vuoi reprimere la tua rabbia in questo modo, Harry, lascia che esca» disse Fred, raggiante anche lui. «Ci potrebbero essere un paio di persone a cinquanta miglia da qui che non ti hanno sentito»
Fred e George si scambiarono uno sguardo e un sorrisetto malizioso e poi si smaterializzarono di nuovo, sotto gli occhi perplessi dei quattro.
Un attimo dopo si udirono due rumorosi scoppi e i gemelli ricomparvero ai due lati di Jamie stritolandola in un doppio abbraccio «Ciao, Jam jam», Moccì strillò indignato mentre veniva schiacciato dal gomito di Fred. «Ci sei mancata» dissero in coro.
«Ma davvero?», nonostante le fossero mancati entrambi, non poteva negare che l’assenza di lettere da parte loro l’avesse molto offesa, ed era più che decisa a farli sentire in colpa.
«Ti prego dimmi che non hai ereditato anche tu l’ugola d’oro di Harry»
«Non mi avete scritto» borbottò, tentando di liberarsi dalla presa in cui ancora la stringevano come fossero due bambini che abbracciavano lo stesso peluche.
«E per dirti cosa?» fece George lasciandola andare
«Silente ci ha fatto promettere di non dire nulla» disse Fred imitando il gemello.
«E poi, non potevamo scriverti su quello che stavamo combinando io e Fred»
«La mamma ultimamente è molto scrupolosa nelle sue ispezioni»
«Avrebbe letto anche la nostra posta»
«E per le nostre nuove invenzioni le parole non bastano»
Jamie incrociò le braccia «Un “come stai” era gradito, comunque», con la coda dell’occhio notò che Harry batteva il piede per terra.
«Ahi, detesto gli zotici rossi. Mollali» Moccì, piantò un occhio su Fred e uno su George.
«Ah, le donne» fece Fred in modo molto melodrammatico «Con loro non se ne combina mai una giusta, vero George?»
«Vero, Fred. Ora ci toccherà prostrarci ai suoi piedi», entrambi si misero in ginocchio davanti a lei.
Hermione alzò gli occhi al cielo. «Per favore», e Ron ridacchiò. «Perdonaci, Pluffettina»
Jamie inarcò un sopracciglio, per niente colpita «Melodrammatici, sempre i soliti»
«Che dici, Fred, le è passata?»
«Diamole un incentivo, George» Fred estrasse la bacchetta e la agitò davanti a Jamie, dal nulla apparve un sacchetto rosso che librò a mezz’aria davanti a lei.
«Un umile omaggio dei nostri sforzi estivi» dissero in coro con un inchino.
Jamie lo afferrò e faticò per non scoppiare a ridere, ma mantenne un certo distacco «Avete passato l’esame di Materializzazione, allora» posò il sacchetto sul materasso.
«Con Ottimo» disse Fred, che teneva in mano qualcosa che somigliava ad un lunga funicella color carne, prima Jamie non l’aveva notata.
«Avreste impiegato circa trenta secondi in più per scendere le scale» disse Ron.
«Il tempo è Galeoni, fratellino» disse Fred «Comunque state interferendo con la ricezione» Harry e Jamie lo guardarono perplessi, «Orecchie Oblunghe» Fred sollevò la funicella che proveniva dal pianerottolo. «Stiamo cercando di sentire cosa succede di sotto»
«Dovete stare attenti» disse Ron, guardando l’ Orecchia. «Se mamma ne trova ancora una-»
«Vale la pena rischiare, questa è una riunione grossa» disse Fred.
La porta si aprì e una lunga chioma di capelli rossi apparve. «Oh, ciao Harry» disse Ginny, raggiante. «Mi sembrava di aver sentito la tua voce» sorrise a Jamie e corse ad abbracciarla «Finalmente sei qui», poi si rivolse a Fred e George «Niente da fare con le Orecchie Oblunghe, la mamma ha messo un Incantesimo Imperturbabile alla porta della cucina»
«No» George sbuffò «Come fai a saperlo?»
«Tonks mi ha detto come controllare» disse Ginny. «Devi semplicemente lanciare roba sulla porta e, se non c’è contatto, la porta è stata Imperturbata. Ho scagliato Caccabombe da sopra le scale, e queste hanno sempre rimbalzato, quindi non c’è modo per le Orecchie Oblunghe di passare per l’apertura»
Fred arricciò il labbro deluso «Peccato, avevo proprio voglia di sapere cosa succedeva al vecchio Piton»
«Piton» esclamò Harry. «Lui è qui?»
«Sicuro» disse George, che chiuse cautamente la porta e si sedette su uno dei letti; Fred e Ginny lo imitarono. «Fa rapporto. Top secret».
«Idiota» disse Fred giocherellando col bordo del copriletto.
«Beh, Silente glielo ha chiesto quando era appena successo. Era chiaro che gli sarebbe toccato fare la spia» disse Jamie «E le sue informazioni devono essere le più importanti» si voltò verso Ginny, seduta di fianco a lei «Non c’è modo di togliere quell’incantesimo?»
La minore dei Weasley scosse la testa «Non credo, e mamma se ne accorgerebbe»
«Peccato»
«Almeno non ci tocca parlare con lui. Ecco il lato positivo di non partecipare alle riunioni» disse Ron
«Piton adesso è dalla nostra parte» disse Hermione.
Ron sbuffò «Non smette di essere un idiota. Il modo in cui ci guarda quando ci vede-»
«E nemmeno a Bill piace» disse Ginny come se questo ponesse fine alla questione.
Harry affondò nel letto di fronte agli altri. «Bill è qui?» chiese. «Credevo che stesse lavorando in Egitto»
«Ha fatto domanda per un lavoro in ufficio, così può tornare a casa e lavorare per l’Ordine» disse Fred. «Dice che gli mancano le tombe, ma» sogghignò «ci sono dei privilegi»
«Cosa intendi dire?»
«Ricordate la vecchia Fleur Delacour?» disse George. «Ha avuto un lavoro alla Gringott per miliorare el inglesè»
«E Bill le sta dando un mucchio di lezioni private» ridacchiò Fred.
«Anche Charlie è nell’Ordine» disse George «ma lui è ancora in Romania. Silente vuole che ci siano quanti più maghi è possibile all’estero, così Charlie cerca di mettersi in contatto durante i suoi giorni liberi»
«Non poteva farlo Percy?» domandò Jamie. L’ultima volta che lo aveva visto, il terzo fratello Weasley lavorava al Dipartimento per la Cooperazione Internazionale al Ministero della Magia.
Alle parole di Jamie, tutti i Weasley e Hermione cambiarono espressione rabbuiandosi.
«Qualsiasi cosa facciate, non nominate Percy di fronte a mamma o papà» disse Ron.
«Perché no?» chiese Harry
«Perché ogni volta che il nome di Percy viene nominato, papà rompe qualsiasi cosa stia tenendo in mano e mamma comincia a piangere» disse Fred.
Ginny appoggiò la testa sulla spalla di Jamie «È stato orribile»  
«Mi sa che ci siamo davvero liberati di lui stavolta» disse George, aveva un’ espressione tetra, insolita per lui.
«Cos’è successo?» disse Harry.
«Percy e papà hanno litigato» disse Fred. «Non avevo mai visto papà infuriarsi con qualcuno a quel modo. Di solito è la mamma che urla»
«Era la prima settimana dopo la fine della scuola» disse Ron «Ci stavamo preparando per venire a vivere qui all’Ordine. Percy è arrivato a casa dicendo che era stato promosso»
«Stai scherzando?» disse Jamie incredula. Percy era sempre stato molto ambizioso, ma la storia di Crouch gli aveva causato non pochi grattacapi, anche escludendo il fatto che fosse soggiogato da Voldemort e lui non se ne fosse accorto, cosa di cui il Ministero, di certo, non aveva tenuto conto.
«Sì, eravamo tutti sorpresi» disse George «Perché Percy si è trovato in un sacco di pasticci per Crouch, c’è stata un’inchiesta e tutto il resto. Dicevano che Percy si sarebbe dovuto accorgere che Crouch era fuori di sé e informare i superiori. Ma conoscete Percy, Crouch gli aveva lasciato il posto, quando mai si sarebbe lamentato»
«Quindi come sono arrivati a promuoverlo?» chiese Harry
«È esattamente quello che ci siamo chiesti noi» disse Ron, curvando la schiena e sporgendosi verso Harry. «È tornato a casa molto compiaciuto con sé stesso, addirittura più compiaciuto del solito, se è possibile immaginarlo. E ha detto a papà che gli era stato offerto un posto all’ufficio di Caramell. Un posto molto buono per qualcuno diplomato da solo un anno: Assistente Cadetto del Ministro. Si aspettava che papà fosse impressionato, credo»
«Solo che papà non lo era» disse Fred
«Perché no?» disse Harry.
«Beh, Caramell continua a impazzare per il Ministero per controllare che nessuno abbia contatti con Silente» disse George.
«Idiota» disse Jamie «Non mi sorprende»
«Il nome di Silente è fango al Ministero in questi giorni» disse Fred «Sono tutti convinti che stia  solo provocando guai andando in giro a dire che Tu-Sai-Chi è tornato»
«Sì, questo lo sappiamo» disse Harry impaziente
«Papà dice che Caramell ha detto chiaramente che coloro che sono d’accordo con Silente possono ripulire la loro scrivania» disse George.
«Il problema è che Caramell sospetta di papà, lui sa che è amico di Silente, e già ritengono papà un tipo un po’ strano per la sua ossessione sui Babbani»
«Ma questo cos’ha a che fare con Percy?» chiese Harry
«Il signor Weasley pensa che abbiano assunto Percy solo per tenerlo d’occhio?» disse Jamie, guardò dai gemelli a Ron perché confermassero la sua ipotesi.
«Lui e tutti noi, ovviamente» disse George.
Harry emise un fischio sommesso.
«Ma Percy è stato felicissimo» Ron rise, una risata vuota. «È andato su tutte le furie. Beh, lui ha detto un sacco di cose terribili. Ha detto che ha sempre dovuto lottare contro la pessima reputazione di papà da quando è entrato al Ministero e che papà non ha ambizioni ed è per questo che non abbiamo mai avuto» le punte delle orecchie si chiazzarono di rosso «Beh, lo sapete, non abbiamo mai avuto molti soldi, intendo». Ginny soffiò come un gatto rabbioso.
«Cosa?» disse Harry guardando a uno a uno i fratelli Weasley.
Jamie spalancò la bocca «No!»
«Lo so» disse Ron a bassa voce. «E è andata peggiorando. Ha detto che papà è un idiota a frequentare Silente, che Silente si stava cacciando in un grosso guaio e papà sarebbe affondato con lui, e che lui, Percy, sapeva dove riporre la sua fedeltà e cioè nel Ministero. E se mamma e papà stavano per diventare traditori del Ministero, si sarebbe accertato che tutti sapessero che lui non proveniva più dalla nostra famiglia. E si è preparato i bagagli la notte stessa e ci ha lasciati. Adesso vive qui a Londra»
«Ma che imbecille» sbottò Jamie. Fra i fratelli di Ron, Percy era quello che gli era sempre piaciuto di meno, ma si era aspettata di trovarlo lì, a stringerle la mano coi suoi modi pomposi e a dichiarare quanto il Ministero si sbagliasse sul loro conto, in modo solenne come fosse una dichiarazione di alleanza ufficiale. Non lo avrebbe mai immaginato capace di dire quelle cattiverie al signor Weasley.
«Mamma è completamente sconvolta » disse Ron «Sapete, piange e eccetera. È venuta a Londra per cercare di parlare con Percy ma lui le ha chiuso la porta in faccia. Non so cosa fa quando incontra papà al lavoro. Lo ignora immagino»
«Siempre ho detto io che era un arrogante sin cerebro» (senza cervello) disse Moccì, entrambi gli occhi puntanti su un insetto simile a un millepiedi che si arrampicava sul muro dietro il letto.
«Ma Percy deve sapere che Voldemort è ritornato» disse Harry  «Non è stupido, deve sapere che i tuoi non rischierebbero tutto senza averne le prove»
«Sì, beh, mentre litigavano è saltato fuori anche il vostro nome» disse Ron, lanciando ad Harry un’occhiata furtiva. «Percy ha detto che l’unica prova è la tua parola, Harry e, beh» abbassò la testa «le visioni di Jamie» Ron la guardò dal basso «Non lo so» si grattò la nuca, a disagio «Lui non pensa che sia abbastanza»
«Percy prende per oro colato quello che scrive la Gazzetta del Profeta» disse Hermione e tutti gli altri annuirono.
«Oh, giusto» disse Harry «Gli articoli»
«Quindi l’avete letta?» chiese Hermione
Jamie annuì con un piccolo sorriso «Non abbiamo una gran reputazione al momento, vero?»
«Lo so» disse Hermione «Vogliono farvi perdere credibilità. C’è Caramell dietro tutto questo, ci scommetterei qualunque cosa. Vogliono che la gente pensi che siete solo due ragazzini stupidi, un po’ sbruffoni, che raccontano storielle ridicole perché amano essere famosi e vogliono continuare ad essere al centro dell’attenzione»
Jamie incrociò le braccia «Come se avessi bisogno di certi mezzucci per essere al centro dell’attenzione» disse con indignata altezzosità.
«Io non ho chiesto di» Harry strinse i pugni «Voldemort ha ucciso i nostri genitori» sbottò. «Siamo diventati famosi perché ha ucciso i nostri genitori ma non ha potuto uccidere noi. Chi vorrebbe essere famoso per questo? Non credono che piuttosto non avre-»
«Noi lo sappiamo, Harry, lo sappiamo» disse Ginny.
«È già uscito qualche articolo su di me che uso la magia tra i Babbani?» chiese Jamie, ora che erano lì, voleva capire quanto grave fosse la situazione e quanto Caramell ci stesse ricamando sopra.
Hermione scosse la testa «Non hanno scritto una riga sui Dissennatori. Qualcuno gli ha detto di mettere la cosa a tacere. Dissennatori fuori controllo, quella sì che sarebbe stata una notizia»
«E su di me?» la incalzò Jamie
«Niente di niente, per adesso. Non hanno nemmeno scritto che hai infranto lo Statuto Internazionale di Segretezza»
«Pensavo che ci avrebbero marciato sopra. Perché Caramell si lascia scappare questa occasione? Potrebbe infliggere il colpo mortale alla nostra reputazione»
«Così pensavamo anche noi» disse Hermione «ma credo stiano aspettando la tua espulsione Jamie, poi andranno fino in fondo. Cioè, se sarai espulsa, ovviamente» aggiunse in fretta. «Non dovrebbe succedere, non se si attendono alle loro stesse leggi. Non c’è niente contro di te, niente»
Jamie annuì, si morse il labbro e spostò lo sguardo su Harry.
Dalle scale giunse un rumore di passi.
«Uh oh» Fred diede alle Orecchie Oblunghe un forte strattone; ci fu un altro sonoro schiocco e lui e George svanirono.
Qualche secondo dopo, la signora Weasley apparve alla porta della camera da letto. «La riunione è finita, potete scendere per la cena adesso» sorrise «Harry, Jamie, tutti muoiono dalla voglia di vedervi» poi il suo sguardo si fece severo e passò a uno a uno i suoi figli «Chi ha lasciato tutte quelle Caccabombe fuori dalla porta della cucina?»
«Grattastinchi» disse Ginny senza arrossire «Lui ama giocarci»
«Oh» disse la Signora Weasley. «Credevo fosse stato Kreacher, continua a fare cose bizzarre come questa. Adesso non dimenticate di tenere le voci basse nell’ingresso. Ginny, le tue mani sono sudice, che cosa hai combinato? Va’ a lavarle prima di cena per piacere»
Ginny fece una smorfia agli altri e seguì sua madre fuori dalla stanza, lasciando Harry e Jamie soli con Ron ed Hermione. Entrambi guardavano Harry con apprensione, come se temessero che avrebbe cominciato nuovamente a urlare adesso che tutti gli altri erano andati via.
Jamie ridacchiò «Vi assicuro che ve lo siete meritati»
«Lo so, sapevamo che Harry si sarebbe arrabbiato» poi si rivolse a lui «Non ti biasimiamo, ma devi capire, noi abbiamocercato di convincere Silente»
«Sì, lo so» tagliò corto Harry. «Chi è Kreacher?» chiese cambiando argomento
«L’elfo domestico che vive qui» disse Ron «Pazzo. Mai incontrato uno come lui»
«Non è pazzo, Ron»
«L’ambizione della sua vita è di avere la testa tagliata e incastonata in una piastra come sua madre» disse Ron. «Questo è normale, Hermione?»
«Beh, è un po’ strano, ma non è colpa sua»
Ron si voltò verso Harry e Jamie «Hermione ancora non ha lasciato perdere il CREPA»
«Non è CREPA» disse Hermione con veemenza. «È Comitato di Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti. E non lo penso solo io, anche Silente ha detto che dovremmo essere gentili con Kreacher»
Jamie accavallò le gambe e appoggiò il mento sulla mano «E se lo ha detto Silente» disse muovendo appena le labbra.
«Sì, sì» disse Ron. «Andiamo, muoio di fame»
«Sembra simpatico questo Kreacher» disse Jamie divertita mentre uscivano dalla stanza.
«Bah, mai che finiamo in un posto della mi alteza» sbottò Moccì
Ron uscì per primo sul pianerottolo «Fermi» fece scattare fuori il braccio per impedire a Harry, Jamie e Hermione di camminare oltre. «Sono ancora all’ingresso, forse riusciamo a sentire qualcosa»
Il quartetto si sporse oltre il corrimano. Il grigio corridoio d’ingresso era affollato da streghe e maghi, compresa la loro scorta al completo. Sussurravano eccitati. Al centro del gruppo, Jamie vide i capelli unticci ed il prominente naso del professor Piton. Le venne spontaneo chiedersi quando gliel’avrebbe fatta pagare per aver rubato dalla sua dispensa, era impensabile che gliela lasciasse passare senza danno. Nonostante questo però, gli era grata per non averle requisito il Distillato della Morte Vivente. Si sporse un po’ di più. Se Piton faceva la spia, le sue informazioni dovevano essere le migliori.
Un piccolo pezzo di funicella color carne calò davanti ai suoi occhi. Guardando in su, vide Fred e George sul pianerottolo di sopra calare con cautela le Orecchie Oblunghe in mezzo al gruppo di persone di sotto. Un attimo dopo però, presero tutti a dirigersi verso la porta e sparirono.
«Dannazione» sussurrò Fred mentre riavvolgeva l’Orecchio Oblungo.
Sentirono la porta d’ingresso aprirsi, quindi richiudersi.
«Piton non cena mai qui» disse Ron a Harry e Jamie. «Per fortuna. Andiamo»
«E non dimenticate di tenere la voce bassa all’ingresso» sussurrò Hermione.
Mentre passarono sotto la fila di testa di Elfi Domestici appese alla parete, videro Lupin, la signora Weasley e Tonks sulla soglia, intenti a chiudere magicamente i tanti lucchetti e chiavistelli dietro coloro che erano appena usciti.
«Si mangia giù in cucina» sussurrò la signora Weasley, raggiungendoli in fondo alle scale. «Cari» disse rivolgendosi a Harry e Jamie «Se attraversate l’ingresso in punta di piedi, è dietro quella porta là-», un tonfo sovrastò le parole della signora Weasley. «Tonks!»si girò per guardare alle proprie spalle.
«Mi dispiace» gemette Tonks, che era sdraiata lunga distesa sul pavimento. «È questo stupido porta ombrelli, è la seconda volta che ci inciampo-»
Ma il resto delle sue parole furono soffocate da un orribile stridio.
Le tarmate tendine di velluto che Jamie si era fermata a osservare prima, si erano sollevate. Per una frazione di secondo, pensò di guardare attraverso una finestra, una finestra dietro la quale una vecchia donna dal cappello nero stava gridando ed urlando come se stesse subendo una tortura. Era solo un ritratto a dimensioni naturali, ma il più realistico ed il più sgradevole che avesse mai visto in tutta la sua vita.
La vecchia donna stava sbavando, i suoi occhi ruotavano, la pelle giallina sul suo volto si tirava rigida mentre urlava; e dappertutto lungo la stanza dietro di loro, gli altri ritratti si svegliarono e cominciarono ad urlare a loro volta. Jamie si coprì le orecchie con le mai e strizzò gli occhi.
Lupin e la Signora Weasley scattarono in avanti e cercarono di chiudere la strattoni le tende sulla vecchia donna, ma  quelle non si spostarono e la donna gridò più forte che mai, tendendo le mani unghiute verso di loro come per graffiare i loro volti. «Sudiciume. Scoria. Prodotti di sporcizia e meschinità. Dementi, mutanti, fanatici, via da qui. Come osate voi insudiciare la casa dei miei padri»
Tonks si scusò ancora e ancora, trascinando la gigantesca, pesante gamba di troll al suo posto. La Signora Weasley rinunciò a chiudere la tenda e si affrettò su e giù per la stanza, zittendo tutti gli altri ritratti con la  bacchetta; e un uomo dai lunghi capelli neri entrò, scagliandosi fuori da una porta di fronte a Harry e Jamie.
«Sta zitta, brutta vecchia megera, stai zitta» ruggì afferrando la tenda che la Signora Weasley aveva abbandonato.
Il viso della vecchia donna sbiancò. «Tu» urlò, gli occhi fuori dalle orbite alla vista dell’uomo «Traditore del tuo sangue, abominevole, vergogna della mia carne»
«Ho detto stai zitta» Ruggì di nuovo l’uomo, e con un incredibile sforzo lui e Lupin riuscirono a chiudere le tende.
Gli strilli della vecchia si spensero e echeggiarono nel silenzio.
Ansimando leggermente e spostando i suoi lunghi capelli neri dagli occhi, il padrino di Harry e Jamie, Sirius, si voltò verso di loro «Harry, Jamie» disse «Vedo che avete conosciuto mia madre»
«Tua -?» disse Harry incredulo
«La mia cara vecchia mamma, sì,» disse Sirius. «Abbiamo provato a farla scendere per un mese ma pensiamo che abbia fatto un Incantesimo di Adesione Permanente sul retro della tela. Scendiamo, presto, prima che si risveglino di nuovo»
«No, aspetta» disse Jamie «Se il ritratto di tua madre è qui, allora-» proseguirono giù per una fila di stretti gradini di pietra, gli altri appena dietro di loro.
«Sì, questa era la casa dei miei genitori. Non ve l’ha detto nessuno?» disse Sirius. «Ma io sono l’ultimo Black rimasto, quindi è mia ora. L'ho offerta a Silente come quartier generale, praticamente l'unica cosa utile che sono stato in grado di fare»
Jamie non poté fare a meno di notare quando fosse duro e amaro il suono della voce di Sirius. Come la prima volta che l’aveva sentita nella Stamberga Strillante.
Seguirono il loro padrino attraverso una porta che conduceva alla cucina sotterranea.
Era appena meno buia della sala soprastante, una stanza cavernosa con ruvidi muri di pietra. La maggior parte della luce proveniva da un grande fuoco dall’altro lato della grande stanza. Una foschia di fumo di pipa riempiva l'aria, attraverso cui  trasparivano le sagome minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto scuro.
Molte sedie erano state stipate nella stanza per la riunione e in mezzo c’era un lungo tavolo di legno, cosparso di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote e un mucchi di quelli che sembravano essere stracci. Al capo del tavolo il signor Weasley e il suo figlio più grande, Bill, parlavano piano con le teste vicine.
La signora Weasley si schiarì la voce. Suo marito, si guardò intorno e scattò in piedi. «Harry, Jamie» disse il signor Weasley, affrettandosi in avanti per riceverli e stringere loro le mani «È bello vedervi»
Sopra le sue spalle, Jamie vide Bill, che portava ancora i suoi lunghi capelli legati in una coda di cavallo, arrotolare in tutta fretta le lunghe pergamene rimaste sul tavolo.
«Viaggiato bene, ragazzi?» li chiamò Bill, cercando di raccogliere dodici rotoli in una volta sola. «Malocchio non vi ha fatto arrivare via Groenlandia, quindi»
«Ci ha provato,» intervenne Tonks,  che si fece in avanti per aiutare Bill. Col gomito urtò una candela, che si rovesciò all’istante sull'ultimo pezzo di pergamena. «Oh no. Mi dispiace»
«Dammi qui, cara» disse la signora Weasley con un sorriso forzato, e riparò la pergamena con un tocco della sua bacchetta. Nel lampo di luce provocato dall’incantesimo della Signora Weasley Harry riuscì a scorgere qualcosa che sembrava la pianta di un edificio.
La signora Weasley lo aveva visto sbirciare. Tolse la piantina dal tavolo e la stipò tra le bracca già sovraccariche di Bill. «Questo genere di cose devono essere portate via subito alla fine delle riunioni» disse brusca, prima di precipitarsi verso una credenza antica dalla quale prese i piatti per la cena.
Bill estrasse la sua bacchetta e mormorò «Evanesco», i rotoli svanirono.
«Sedetevi» disse Sirius. «Avete conosciuto Mundungus, no?»
La cosa che Jamie aveva scambiato per una pila di stracci emise uno prolungato sbuffo, simile a un grugnito, poi si svegliò con un sussulto. «Qualcuno mi chiama?» biascicò Mundungus stropicciandosi gli occhi. «Io sono d’accordo con Sirius» Alzò una mano nera di sudiciume nell'aria come per votare, i suoi languidi occhi iniettati di sangue erano appannati.
Ginny ridacchiò e Jamie incrociò le braccia e lo guardò dall’alto in basso, la bocca distorta in una smorfia di sufficienza e superiorità.
«La riunione è finita, Dung,» disse Sirius, mentre tutti si sedevano al tavolo intorno a lui. «Harry e Jamie sono arrivati»
«Eh?» disse Mundungus, scrutandoli attraverso i suoi fulvi capelli stopposi. «Accidenti, così sono qui. Sì, tutto a posto?»
«Sì» disse Harry. Jamie alzò un sopracciglio e ricambiò il suo sguardo con un’occhiata velenosa.
Mundungus frugò nervosamente nelle sue tasche e distolse lo sguardo da Jamie fissando solo Harry e tirò fuori una lurida pipa nera. La mise in bocca, la accese con la sua bacchetta e prese una profonda boccata. Grandi nubi fluttuanti di fumo verdognolo lo oscurarono nel giro di un secondo.
«Vi devo le mie scuse» grugnì la voce dal centro della nube puzzolente.
«Direi» disse Jamie con un tono che lasciava intendere pretendesse scuse migliori di quelle.
«Per l'ultima volta, Mundungus» lo apostrofò la signora Weasley, «vuoi per favore smetteredi fumare quella cosa in cucina, sopratutto quando stiamo per mangiare»
«Ah» disse Mundungus. «Giusto. Scusa, Molly.»
La nube di fumo svanì mentre Mundungus ritirava la pipa nella tasca, ma un acre odore di calzini bruciati rimase nell’aria. Jamie si schiacciò di più contro lo schienale come per mettere più distanza possibile.
«E se volete cenare prima di mezzanotte avrò bisogno di una mano» disse la signora Weasley rivolta a tutti quanti. «No, voi state dove siete, cari, avete fatto un lungo viaggio» disse a Harry e Jamie.
Jamie si sporse dalla sedia, per alzarsi «Ma no, io non sono stanca, preferisco-»
«Non serve, Jamie cara. Sta pure seduta» la signora Weasley le passò accanto dirigendo con la bacchetta una pila di piatti che librava a mezz’aria davanti a lei.
«Avere le mani occupate» finì la frase Jamie poggiandosi allo schienale.
«Che cosa posso fare, Molly?» disse Tonks entusiasta, saltando avanti.
La signora Weasley si bloccò. «Ehm no, è tutto a posto, Tonks, riposati anche tu, hai fatto abbastanza per oggi» e riprese a condurre i piatti
«No, no, voglio aiutarti» disse Tonks allegra, rovesciando una sedia mentre correva verso la credenza, dalla quale Ginny stava prendendo le stoviglie.
Ben presto, una serie di grossi coltelli si misero a tagliare carne e ortaggi per conto loro, sorvegliati dal signor Weasley, intanto la signora Weasley mescolava un calderone appeso sopra il fuoco e gli altri prendevano  piatti, altri calici e cibo dalla dispensa. Harry e Jamie furono lasciati al tavolo con Sirius e Mundungus, che li scrutava con sguardo lugubre, ricordando sempre di più a Harry e a Jamie un Bassethound. «Avete visto la vecchia Figgy da allora?» domandò
«No» rispose Jamie con un sorrisetto, decisa a divertirsi con lui. Harry, rilassato contro lo schienale, la guardò storto.
«Vedete, io non volevo partire,» disse Mundungus, sporgendosi in avanti, una nota implorante nella sua voce, «ma avevo l'opportunità di un affare»
Jamie ridusse gli occhi a fessure «E ovviamente non potevi perderlo» disse sarcastica.
«Oh, beh» balbettò Mundungus «Sai, le opportunità-»
Jamie non ascoltò il resto della frase perché sentì qualcosa strusciare contro le sue ginocchia. Allontanò appena la sedia dal tavolo e Grattastinchi le balzò in grembo continuando a fare le fusa contro il suo petto. Jamie gli sorrise «Ma guarda, mi ero chiesta quando ti decidevi a salutarmi»
«Hola, amigo» lo salutò Moccì con un piccolo cenno della coda.
«Era davvero un buon affare e-» stava continuando Mundungus.
Jamie tornò a guardarlo «Comunque ce la siamo cavata, no?» disse con tono conciliante.
«Ah, certo. Nulla di grave. Ve la siete cavata senza dub-»
«Essere convocati a un’ udienza non è così grave, no?» Jamie pose la domanda in modo innocente e grattò le orecchie a Grattastinchi guardando Mundungus in attesta di una risposta.
«Ma sicuro» disse Mundungus perplesso «Voglio dire-»
«Certo c’è il rischio di essere espulsa ma, dopotutto tu hai i tuoi calderoni» . Grattastinchi balzò dalle gambe di Jamie su quelle di Sirius.
«Dacci un taglio. Non è colpa sua se sei convocata a un’udienza» disse Harry, sembrava aver riacquistato il malumore di prima.
Jamie sentì lo sguardo di Sirius su di loro. Le guance si chiazzarono di rosso «Non intendevo questo, lo sai»
«Certo, certo» disse Harry, voltando il viso verso il camino.
Jamie lanciò un’ultima occhiata torva a Mundungus e non continuò più la conversazione.
Sirius grattò il gatto dietro alle orecchie con aria assente e si rivolse a loro, senza abbandonare la sua espressione cupa. «Avete passato una buona estate finora?»
«No, è stata pidocchiosa» disse Harry.
Per la prima volta, qualcosa di simile a un ghigno aleggiò sul viso di Sirius. «Non so di cosa vi possiate lamentare, parola mia»
«Cosa?» disse Harry
«Personalmente, avrei accolto con gioia un attacco dei Dissennatori. Una lotta mortale per la mia anima sarebbe stato un bel modo di rompere la monotonia. Tu pensi di aver avuto una cattiva estate, ma almeno potevi uscire a fare un giro sgranchendoti le gambe, buttarti in qualche rissa... Io sono rinchiuso qui dentro da un mese»
Jamie si sollevò dallo schienale «Come mai?»
«Perché il Ministero della Magia mi è ancora alle calcagna e Voldemort adesso saprà che sono un Animagus, Minus lo avrà informato, così il mio grande travestimento è inutile. Non c'è molto che possa fare per l'Ordine della Fenice, o così pensa Silente.»
Jamie si scambiò uno sguardo con Harry; qualcosa nel tono piatto con cui Sirius aveva pronunciato il nome di Silente suggerì loro che anche Sirius non era molto contento delle decisioni del preside.
«Almeno hai saputo quello che è successo» disse Harry incoraggiante.
«Oh sì,» disse Sirius sarcastico. «Ascolto i rapporti di Piton, devo incassare tutte le sue subdole allusioni mentre dà a intendere che lui è fuori a rischiare la sua vita mentre io sto qui seduto comodo a divertirmi» si massaggiò la fronte col pollice «Poi mi chiede come vanno le pulizie»
Jamie strinse i denti e il piccolo moto di gratitudine che aveva per Piton svanì, soffocato dalla comprensione per Sirius.
«Che pulizie?» chiese Harry.
«Cerchiamo di rendere questo posto adatto a ospitare esseri umani» disse Sirius, agitando una mano intorno alla cupa cucina. «Nessuno ha vissuto qui per dieci anni, da quando morì la mia cara madre, a meno di contare il suo vecchio elfo domestico, e lui si è girato i pollici e non ha pulito niente per anni»
«Sirius,» disse Mundungus, che non aveva prestato nessuna attenzione alla conversazione, ma era intento a studiare un calice vuoto. «Questo è mica argento massiccio, amico?»
«Sì» rispose Sirius osservando l’oggetto con disgusto «Il miglior argento battuto dai goblin nel quindicesimo secolo, scolpito con lo stemma della famiglia Black»
«Si può sempre toglierlo,eh» borbottò Mundungus, lucidandolo con l’orlo della manica.
«Silente, ti ha assunto per fare lo sciacallo?» Jamie fissò Mundungus con una smorfia di disprezzo.
 «Fred, George. No, portateli e basta» strillò la signora Weasley.
Jamie, Harry, Sirius e Mundungus si voltarono e un attimo dopo balzarono lontano dal tavolo e Moccì strillò isterico.
Fred e George avevano stregato un grande calderone di stufato, un boccale di ferro di Burrobirra e una pesante asse di legno per il pane, completa di coltello, in modo che sfrecciassero nell’aria verso di loro.
Lo stufato scivolò fino in fondo al tavolo e si fermò appena prima del bordo, lasciando una lunga bruciatura nera sulla superficie di legno; la caraffa di Burrobirra cadde con un tonfo, versando il suo contenuto dovunque; il coltello del pane scivolò dall’asse e si conficcò, con la punta rivolta all’ingiù  vibrando, esattamente dove un attimo prima c’era la mano destra di Sirius.
«Per l’amor del cielo» gridò la signora Weasley. «Non c’e n’era bisogno, ne ho abbastanza di voi. Solo perché adesso siete autorizzati a usare la magia, non significa che dobbiate tirare fuori la bacchetta per ogni più piccola cosa»
«Stavamo solo cercando di risparmiare un po' di tempo» disse Fred e corse a estrarre il coltello dal tavolo. «Scusa, Sirius. Non volevamo»
«La prossima volta fatelo quando c’è Piton e non mancate il bersaglio» disse Jamie con un ghigno.
Harry e Sirius risero; Mundungus, che si era rovesciato all’indietro ed era caduto dalla sedia, si rialzò imprecando; Grattastinchi con un sibilo rabbioso si era fiondato sotto la credenza, da dove i suoi grandi occhi gialli splendevano nell'oscurità.
«Ragazzi» disse il signor Weasley, sistemando lo stufato al centro del tavolo, «vostra madre ha ragione, dovreste mostrare un po’ più di senso di responsabilità ora che siete maggiorenni»
«Nessuno dei vostri fratelli ha combinato pasticci del genere» inveì la signora Weasley contro i gemelli mentre schiaffava una nuova caraffa di Burrobirra sul tavolo, e ne rovesciava quasi altrettanta. «Bill non sentiva la necessità di materializzarsi ogni due metri. Charlie non incantava tutto quello che gli capitava a tiro. Percy-» si bloccò di colpo e trattenne il respiro rivolgendo uno sguardo spaventato al marito, la cui espressione all’improvviso si pietrificò.
«Mangiamo» disse Bill in fretta.
«Ha un aspetto magnifico, Molly» disse Lupin. Le servì lo stufato e le porse il piatto.
Per alcuni minuti calò il silenzio, rotto solo dal tintinnio di piatti e posate e dal grattare delle sedie che venivano spostate per prendere posto a tavola.
La signora Weasley, poi, si girò verso Sirius. «Volevo dirti, Sirius, che c’è qualcosa intrappolato in quello scrittoio nel salotto, continua a far rumore e a tremare. Naturalmente potrebbe essere solo un Molliccio, ma pensavo che dovessimo chiedere ad Alastor di dargli un’occhiata prima di tirarlo fuori»
«Come vuoi» disse Sirius con un’alzata di spalle.
Jamie al sentir nominare la parola Molliccio non riuscì a trattenere un sorriso, e avvicinò la bocca all’orecchio di Harry «Oppure possiamo chiedere a Piton»
«E le tende, anche quelle sono piene di Doxy» continuò la signora Weasley. «Pensavo che potremmo affrontarli domani»
«Non vedo l’ora» disse Sirius. Jamie notò il sarcasmo nella sua voce e si girò verso Harry che le restituì lo sguardo. Nemmeno a lui era passato inosservato, ma non era certa che anche gli altri lo avessero colto.
«Ma non c’è un Elfo domestico qui?» disse Jamie «Lui non fa niente?»
«Kreacher» sbottò Sirius «Te lo raccomando. È un essere inutile»
«Non obbedisce agli ordini?»
Sirius rise amaro «Quando lo vedrai capirai»
Jamie annuì decisa. Non avrebbe sprecato tempo con le pulizie se avevano un elfo a disposizione; lo avrebbe convinto a fare il suo dovere.
Di fronte a loro, Tonks divertiva Hermione e Ginny trasformando il suo naso tra un boccone e l’altro. Strizzava gli occhi ogni volta con la stessa espressione sofferente che aveva assunto nella camera di Harry e Jamie, e il suo naso si dilatò in una protuberanza simile a un becco che somigliava a quello di Piton, si restrinse alle dimensioni di un piccolo fungo e quindi spuntarono fuori da ogni narice un bel mucchio di peli. A quanto pareva, quello era un divertimento usuale all’ora di cena, perché Hermione e Ginny iniziarono subito a chiedere i loro nasi preferiti.
«Fai quello che sembra un muso di maiale, Tonks»
Tonks ubbidì e Jamie non poté fare a meno di ridere per quanto le ricordasse quello di Dudley.
Il signor Weasley, Bill e Lupin erano impegnati in un’ intensa discussione riguardo ai Goblin e Jamie tese le orecchie per ascoltare.
«Non hanno ceduto» disse Bill. «Non riesco a capire se credono o no che è tornato. Certo potrebbero scegliere di non schierarsi affatto. Di tenersi fuori»
«Sono sicuro che non si unirebbero mai a Tu-sai-chi,» disse il signor Weasley scuotendo la testa. «Anche loro hanno subito delle perdite; ricordate quella famiglia di goblin che ha ucciso l'ultima volta, dalle parti di Nottingham?»
«Credo che dipenda da quello che viene loro offerto,» disse Lupin. «e non parlo di oro. Se si vedono offrire quelle libertà che gli abbiamo negato per secoli, saranno tentati. Non hai avuto ancora fortuna con Ragnok, Bill?»
«Al momento è in una fase  anti-mago» disse Bill, «è ancora furioso per l’affare Bagman, pensa che il Ministero lo stia coprendo, quei goblin non hanno mai ottenuto il loro oro, sapete» Uno scoppio di risate dal centro della tavola coprì il resto delle parole di Bill. Jamie corrugò la fronte e si voltò. Fred, George, Ron e Mundungus erano piegati sul tavolo, la faccia quasi nei piatti.
«…e poi» farfugliò Mundungus, con le lacrime che gli correvano giù per la faccia, «e poi, non ci crederai, lui mi fa'» imitò una voce più cupa e rauca «Da dove, Dung, da dove cavolo tiri fuori tutti quei rospi? Perché qualche figlio di un bolide è arrivato e ha rubato tutti i miei» Mundungus scoppiò di nuovo a ridere «E io gli dico, rubati tutti i tuoi rospi, Will, nooo? Allora ne vorrai degli altri, quindi? E credetemi, ragazzi, quell’imbecille d’un gargoyle ha ricomprato tutti i suoi rospi da me per molto più di quello che li ha pagati la prima volta»
«Non credo che abbiamo bisogno di sentire ancora parlare dei tuoi affari, grazie davvero, Mundungus» disse la signora Weasley, mentre Ron si accasciava contro lo schienale, ululando dalle risate.
«Scusa, Molly» disse Mundungus, asciugandosi gli occhi e facendo un occhiolino a Harry. «Ma, sai, Will li aveva rubati a Warty Harris la prima volta, quindi in realtà non ho fatto niente di male»
La signora Weasley scoccò a Mundungus un’occhiata gelida «Io non so dove tu abbia imparato quel che è giusto o sbagliato, Mundungus, ma a quanto pare hai perso alcune lezioni fondamentali»
Fred e George seppellirono la faccia nei loro calici di Burrobirra; George aveva il singhiozzo.
 Per qualche ragione, la signora Weasley gettò uno sguardo torvo a Sirius prima di rialzarsi e andare a prendere il dolce, una crostata di rabarbaro. Jamie e Harry guardarono il loro padrino.
Sirius si chinò su di loro «Molly non approva che ci sia anche Mundungus»
«Mi stupisce che Silente non lo abbia buttato fuori a calci» disse Jamie
Sirius ghignò «Se è per quello, Silente gli ha fatto passare un brutto quarto d’ora, non dubitare»
«Come mai è nell'Ordine?» chiese Harry sottovoce.
«È utile» mormorò Sirius. «Conosce tutte le canaglie, per forza, visto che è uno di loro. Ma è anche molto leale verso Silente, che l'ha aiutato a venir fuori da un brutto guaio. Conviene avere qualcuno come Dung in giro. Riesce a sapere cose che non verremmo mai a sapere. Ma Molly pensa che invitarlo a cena sia un po’ troppo. Non l'ha perdonato per essersi dileguato dal servizio quando doveva essere lì a seguirvi. E nemmeno tu a quanto pare» ghignò a Jamie
«Ci ha mollati per dei calderoni rubati. Gliela farò pagare almeno per un po’»
Sirius ridacchiò «Sembri tua madre. Ma non preoccuparti per l’udienza, andrà benone»
«Non è preoccupata» disse Harry prima che Jamie potesse rispondere.
 
Dopo tre porzioni di torta al rabarbaro con crema pasticcera, ci fu un momento di quiete generale: il signor Weasley, che sembrava sazio e rilassato, si dondolava sulla sua sedia; Tonks faceva dei grandi sbadigli, il naso ora era tornato normale; e Ginny, che aveva attirato fuori Grattastinchi da sotto la credenza, sedeva a gambe incrociate sul pavimento, facendo rotolare dei tappi di sughero di Burrobirra perché lui li rincorresse.
«È quasi ora di andare a letto, penso» disse la signora Weasley con uno sbadiglio.
«Ancora un momento, Molly» Sirius, spinse via il suo piatto e si voltò verso Harry e Jamie. «Sapete, sono sorpreso. Ero convinto che appena arrivati qui avreste cominciato a fare domande su Voldemort»
L’atmosfera nella stanza era cambiata con una rapidità sorprendente. Lì, dove un secondo prima tutti erano rilassati e assonnati, adesso c’era allerta, e tensione. Ci fu un fremito intorno al tavolo al nome di Voldemort. Lupin, che stava per bere un sorso di vino, abbassò con calma il suo calice, le spalle rigide, e Jamie si chiese se anche stavolta le avrebbe messo i bastoni fra le ruote.
«L’abbiamo fatto» disse Harry indignato. «Ho chiesto a Ron e Hermione ma hanno detto che noi non siamo ammessi nell'Ordine, così-»
«E infatti avevano ragione» disse la signora Weasley. «Siete troppo giovani». Sedeva dritta sulla sedia, i  pugni serrati sulle braccia conserte, ogni traccia di sonnolenza scomparsa.
«Da quando uno deve far parte dell'Ordine della Fenice per fare domande?» chiese Sirius. «Sono stati intrappolati in quella casa babbana per più di un mese. Hanno il diritto di sapere quello che sta succedendo»
«Aspetta» lo interruppe George a voce alta.
«Appena arrivano loro a far domande voi rispondete?» disse Fred
«Noiabbiamo provato a scucirvi qualcosa tutti i giorni e non ci avete detto una sola dannata cosa» disse George.
«Siete troppo giovani, voi non siete nell'Ordine» disse Fred, con una voce acuta che sembrava incredibilmente quella di sua madre. «Harry e Jamie non sono nemmeno maggiorenni». Jamie scoccò loro un’occhiataccia.  
«Non è colpa mia se non siete stati messi al corrente di quello che sta facendo l'ordine» disse Sirius con calma, «è una decisione dei vostri genitori. Harry e Jamie d'altra parte-»
«Non è compito tuo decidere che cosa è bene per Harry e per Jamie» disse la signora Weasley con voce stridula. L'espressione sul suo viso, di solito gentile, era minacciosa. «Non ti sei dimenticato di quello che ha detto Silente, suppongo»
Le teste di Ron, Hermione, Fred e George si voltarono da Sirius alla signora Weasley come se stessero seguendo una partita di tennis. Ginny  si era inginocchiata in mezzo a una pila di tappi di Burrobirra abbandonati, osservando la conversazione con la bocca leggermente aperta. Lupin fissava Sirius.
«A quale parte ti riferisci, Molly?» domandò Sirius.
«La parte sul non dire ai ragazzi più di quanto abbiano bisogno di sapere» disse la signora Weasley, enfatizzando le ultime tre parole.
«Veramente non ci avete ancora detto un bel niente» disse Jamie intromettendosi tra quel botta e risposta inconcludente e poco vantaggioso per loro. Voleva bene alla signora Weasley ma era pronta ad andarle contro senza riserve se significava avere informazioni.
«Perché voi non siete degli adulti, cara» ribatté la signora Weasley «E Sirius non dovrebbe-»
«Non ho intenzione di dirgli più di quanto abbiano bisogno di sapere, Molly» disse Sirius. «Ma dal momento che Harry ha visto Voldemort ritornare», di nuovo, ci fu un brivido collettivo intorno al tavolo «E Jamie lo ha sentito, hanno più diritto della maggior parte-»
«Non sono dei membri dell'Ordine della Fenice» disse la signora Weasley. «Hanno solo quindici anni e-»
Jamie fece per replicare, ma la voce di Sirius la sovrastò «E  hanno avuto esperienze pari ai membri dell’ordine, e anche maggiori rispetto ad alcuni»
«Nessuno sta negando quello che hanno fatto» disse la signora Weasley, la voce sempre più alta, e i  pugni tremanti sui braccioli della sedia. «Ma sono ancora-»
«Non sono dei bambini» disse Sirius con impazienza.
«Non sono nemmeno adulti» disse la signora Weasley, il colore che saliva alle sue guance. «Nessuno di loro è James, Sirius»
Jamie sgranò gli occhi,e guardò la signora Weasley a bocca aperta.
Ogni muscolo del corpo di Sirius sembrò irrigidirsi «Mi è perfettamente chiaro chi sono, grazie, Molly»
«Non ne sono così sicura» disse la signora Weasley. «A volte, il modo in cui-»
Jamie si alzò in piedi, la sedia quasi cadde all’indietro. Tutti la fissarono. La signora Weasley e Sirius smisero di guardarsi in cagnesco per alzare gli occhi su di lei, sorpresi. «Questo non c’entra niente, signora Weasley» disse guardandola. Le braccia che tremavano. «Non è questo che-»
«Certo che c’entra. Voi andate ancora a scuola e gli adulti responsabili per voi non dovrebbero dimenticarlo»
«Significa che sono un padrino irresponsabile?» chiese Sirius, alzando la voce.
«Significa che sei famoso per agire d’impulso, Sirius, che è la ragione per cui Silente continua a ricordarti di stare in casa e-»
«Lascia le istruzioni di Silente fuori da questa discussione, se non ti dispiace»  
«Arthur» disse la signora Weasley, girandosi verso suo marito. «Arthur, dammi una mano»
Il signor Weasley non intervenne subito. Si tolse gli occhiali e li pulì lentamente con un lembo della sua veste, senza guardare sua moglie. Solo quando li ebbe rimessi con attenzione sul suo naso rispose. «Silente sa che la posizione è cambiata, Molly. È  d’accordo che Harry e Jamie vengano informati, fino a un certo punto, adesso che stanno qui al quartier generale»
«Sì, ma c'è differenza tra quello e invitarli a chiedere qualunque cosa vogliano»
Lupin distolse lo sguardo da Sirius «Personalmente» disse con calma, mentre la signora Weasley e Jamie si voltarono di scatto verso di lui, entrambe nella speranza di aver trovato un alleato «Penso sia meglio che conoscano i fatti, non tutti i fatti, Molly, ma la situazione generale, da noi, piuttosto che una versione ingarbugliata da qualcun altro»
Jamie sorrise appena, era certa che sapesse che alcune Orecchie Oblunghe erano scampate alle retate della signora Weasley .
«Bene» disse la signora Weasley, respirò a fondo «Bene»  cercò intorno alla tavola un sostegno che non arrivò, «Vedo che sono in minoranza. Dirò solo questo: Silente deve avere avuto le sue ragioni per non volere che Harry e Jamie sapessero troppo, e sto parlando come una che ha a cuore il bene dei ragazzi e-»
«Non sono figli tuoi» mormorò Sirius
«È come se lo fossero» disse la signora Weasley. «Chi altro hanno?»
«Hanno me»
«Sì» disse la signora Weasley, il labbro arricciato «Però ti è stato piuttosto difficile seguirli mentre eri rinchiuso ad Azkaban, non è così?»
Jamie ricadde sulla sedia a quelle parole, non riusciva a credere che la signora Weasley avesse detto una simile cattiveria.
Sirius si alzò in piedi e Harry lo imitò precedendolo.  «Tutto questo non-». Non voleva che Sirius e la signora Weasley litigassero a causa loro «Siamo abbastanza grandi per decidere da soli»
«Harry, calmati e siediti, ti prego» disse Lupin«E Molly» il suo sguardo s’indurì e si spostò sulla signora Weasley «non sei l’unica persona a questo tavolo che si preoccupa per loro» disse «Sirius, siediti anche tu»
Jamie incrociò le braccia guardando torva la signora Weasley, che tremava. Sirius sprofondò lentamente nella sua sedia, la faccia pallida.
«Penso che Harry abbia ragione» continuò Lupin, «Sono abbastanza grandi da decidere per sè stessi»
«Vogliamo sapere quello che sta succedendo» disse Harry immediatamente. Non guardò la signora Weasley. Sentirla dire che gli voleva bene come un figlio lo aveva toccato, ma era anche stanco delle sue premure. Sirius aveva ragione, non era un bambino.
«Molto bene» disse la signora Weasley, con voce strozzata. «Ginny, Ron, Hermione, Fred, George, vi voglio fuori da questa cucina, adesso»
«Siamo maggiorenni» urlarono all’unisono Fred e George.
«Se Harry e Jamie hanno il permesso, perché io non posso?» gridò Ron.
«Mamma, io voglio sentire» si lamentò Ginny.
La signora Weasley si alzò «No» gli occhi emanavano lampi. «Io ve lo proibisco assolutamente»
«Molly, non puoi fermare Fred e George» disse il Signor Weasley massaggiandosi la fronte con una mano. «Sono maggiorenni»
«Vanno ancora a scuola»
«Ma sono legalmente adulti ora,» disse il signor Weasley, con voce stanca.
La signora Weasley adesso aveva la faccia scarlatta. «Io- oh, va bene, Fred e George possono restare, ma Ron-»
«Harry e Jamie diranno comunque a me e Hermione tutto quello che dite» disse Ron accalorato «L- lo farete, vero?» aggiunse in tono incerto, incontrando gli occhi di Harry.
Jamie guardò Harry, fosse per lei avrebbe detto sì soltanto per fare uno sgarro alla signora Weasley, ma lui avrebbe potuto voler vendicarsi su Ron e Hermione per le mancate informazioni.
«Certo che lo faremo» disse Harry.
«È naturale» confermò Jamie con un piccolo sorriso sornione sulle labbra
Ron e Hermione rivolsero loro un gran sorriso.
«Bene» gridò la signora Weasley. «Bene. Ginny, a letto»
Jamie avrebbe voluto dire che in ogni caso avrebbe detto tutto anche a Ginny. Questo avrebbe mandato la signora Weasley su tutte le furie, più di quanto non fosse già, ma non riuscì a formulare quella semplice frase in tempo e il momento giusto passò.
Ginny non partì rassegnata. La sentirono protestare con rabbia contro la madre per tutte le scale, e quando raggiunse l’ingresso gli strilli  della Signora Black si aggiunsero al chiasso. Lupin si affrettò al ritratto per ripristinare la calma. Fu solo dopo che era ritornato, chiudendo la porta della cucina dietro di lui e riprendendo il suo posto a tavola, che Sirius parlò. «Ok, ragazzi. Che cosa volete sapere?»
Harry fece un profondo sospiro «Dov’è Voldemort?» disse, ignorando i rinnovati brividi e  sussulti al sentir pronunciare quel nome. «Che cosa sta facendo?
«Abbiamo provato a guardare i notiziari dei Babbani» disse Jamie, purtroppo avrebbe dovuto omettere le informazioni avute da Gabriel «E non c’è ancora stato niente che sembrasse venire da lui. Nessun incidente, o morti strane»
«Questo perché non c'è ancora stata nessuna morte strana, infatti» disse Sirius, «non per quanto ne sappiamo, comunque… e sappiamo parecchio»
«Più di quanto lui pensi, ad ogni modo» disse Lupin.
«Come mai ha smesso di uccidere la gente?» chiese Harry
 «Perché non vuole attirare attenzione su di sé» disse Sirius. «Sarebbe pericoloso per lui. Vedi, il suo ritorno non è andato proprio come si aspettava. Questo l'ha infastidito»
«Perché Harry è sopravvissuto?» chiese Jamie senza giri di parole
«Esatto» disse Sirius « Nessuno oltre ai suoi Mangiamorte doveva sapere che era ritornato. Ma tu sei sopravvissuto per raccontarlo, Harry»
«E l'ultimissima persona che voleva fosse allertata del suo ritorno era Silente» disse Lupin. «Harry gli ha dato la certezza che Silente l’avrebbe saputo immediatamente»
«E questo in che modo è stato utile?» domandò Harry.
«Scherzi?» disse Bill  «Silente è la sola persona di cui Tu-sai-chi ha mai avuto paura»
«Grazie a te, Silente ha potuto richiamare l'Ordine della Fenice solo un'ora dopo il ritorno di Voldemort» disse Sirius.
«Quindi, che cosa fa l'Ordine di preciso  per contrastare Voldemort?» chiese Jamie ignorando i vari gridolini che seguirono il nome.
«Tutto quello che possiamo per contrastare i suoi piani» disse Sirius.
«Come fate a sapere quali sono i suoi piani?» domandò Harry in fretta.
«Silente si è fatto un idea precisa» disse Lupin, «e le idee precise di Silente di solito si rivelano essere azzeccate»
«E Silente cosa sospetta?»  chiese Jamie
«Beh, in primo luogo, lui deve ricostruirsi un nuovo esercito» disse Sirius. «Ai vecchi tempi aveva enormi masse al suo comando: streghe e maghi che aveva soggiogato o che costringeva con la magia a seguirlo, i suoi fedeli Mangiamorte e una grande varietà di creature oscure. Lo hai sentito dire di voler arruolare i giganti, Harry; beh, quello sarà solo uno dei gruppi che si porterà dietro. Non proverà certamente a rovesciare il Ministero della Magia con solo una dozzina di Mangiamorte»
«Allora voi gli impedite di ottenere altri seguaci?» disse Jamie
«Stiamo facendo del nostro meglio» disse Lupin.
«Come?» chiese di nuovo
«Bè, la cosa principale è cercare di convincere il maggior numero di persone possibile che Tu-sai-chi è davvero ritornato, metterli in guardia,» disse Bill. «Si è rivelato difficile, però.»
«Perché Caramell e il Ministero non vedono di buon occhio né noi, né Silente, scommetto» disse Harry
«Sì, Caramell non ha affatto cambiato posizione» disse Tonks «Si rifiuta assolutamente di credere che sia successo»
«Quello che non capisco è perché Caramell continua a negare» disse Jamie
«Perché ha paura di Silente» disse il signor Weasley con un sorriso storto
«Paura di Silente?» disse Harry.
 «Caramell pensa che sia un complotto di Silente contro di lui» disse il signor Weasley.«Pensa che Silente voglia diventare Ministro della Magia»
«Ma è ridicolo» disse Jamie «Se Silente avesse voluto diventare Ministro starebbe già occupando la sedia di Caramell»
«È questo il punto» disse il signor Weasley. «Silente non ha mai voluto fare il Ministro ma molta gente voleva che si candidasse quando si ritirò Millicent Bagnold. Alla fine fu eletto Caramell, ma  non ha mai dimenticato quanta popolarità avesse avuto Silente senza nemmeno essersi candidato»
«Caramell sa che Silente è un uomo molto più intelligente di lui e un mago molto più potente. E nei primi tempi del suo Ministero gli chiedeva aiuto e consiglio per ogni cosa» disse Lupin. «Ma sembra essere diventato avido di potere e molto più sicuro di sé. Gli piace essere il Ministro della Magia ed è riuscito a convincersi che lui è quello intelligente e che Silente sta solo creando difficoltà per il proprio tornaconto»
«Come può pensare una cosa del genere?» disse Harry. «Come può pensare che Silente si stia solo inventando tutto... che noi ci stiamo inventando tutto?»
«Perché accettare che Voldemort è tornato significherebbe accettare un problema a cui il Ministero non ha dovuto far fronte per quasi quattordici anni» disse Sirius «Caramell non riesce proprio ad ammetterlo. È molto più comodo convincersi che Silente stia mentendo per fargli le scarpe»
«Capite il problema?» disse Lupin. «Finché il Ministero insiste che non c'è niente da temere da parte di Voldemort è dura convincere la gente del suo ritorno, specialmente perché  non vogliono crederci. In più, il Ministero influenza la Gazzetta del Profeta, che non riporta nessuno di quelli che chiamano “i pettegolezzi di Silente” , così la maggior parte della comunità magica è completamente ignara di tutto quello che è accaduto e questo fa di loro facili obiettivi per i Mangiamorte se utilizzano la maledizione Imperius»
«Ma voi lo dite alla gente, non è così?» disse Harry, guardando il signor Weasley, Sirius, Bill, Mundungus, Lupin e Tonks. «State convincendo la gente che lui è tornato?»
Sorrisero tutti senza allegria.
«Bè, dal momento che tutti pensano che io sia un folle pluri-omicida e che il Ministero ha messo una taglia di diecimila galeoni sulla mia testa, mi riesce difficile passeggiare per strada e mettermi a distribuire volantini, no?» disse Sirius.
«E io non sono un ospite molto gradito a cena per la maggior parte della comunità,» disse Lupin. «Sono i rischi professionali di essere un lupo mannaro»
«Tonks e Arthur perderebbero i loro incarichi al Ministero se incominciassero ad aprir bocca» disse Sirius, «ed è molto importante per noi avere spie dentro il Ministero, perché potete scommetterci che Voldemort le ha»
«Tipo Lucius Malfoy» disse Jamie
«Già» disse Sirius «Quella vecchia carogna. A Caramell piacciono le sue mazzette»
Jamie stirò appena l’angolo della bocca e sentì degli occhi su di sé, spostò lo sguardo incontrando quello curioso e un poco sospettoso di Lupin.
«Siamo riusciti a convincere un paio di persone, però» disse il signor Weasley e Jamie spostò lo sguardo su di lui. «Tonks, ad esempio, lei è troppo giovane per essere stata nell'Ordine della Fenice l'ultima volta e avere un’Auror dalla nostra parte è un vantaggio enorme. Anche Kingsley Shacklebolt è un elemento prezioso; lui ha l’incarico di dare la caccia a Sirius, così ha alimentato le voci che Sirius è in Tibet.»
«Ma se nessuno di voi può far circolare la notizia del ritorno di Voldemort -» iniziò Harry.
«Chi dice che nessuno di noi lo fa?» disse Sirius. «Perché pensi che Silente sia così in difficoltà?»
«Che intendi dire?» chiese Harry
«Stanno cercando di screditarlo» disse Lupin. «Non avete visto la Gazzetta del Profetala settimana scorsa? Riferiva che era stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale dei Maghi perché era diventato vecchio e perde il controllo, ma non è vero; è stato estromesso dai maghi del Ministero dopo che aveva tenuto un discorso che annunciava il ritorno Voldemort. L'hanno retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot ,è l'Alta Corte dei Maghi, e stanno decidendo se levargli anche l'Ordine di Merlino, Prima Classe».
«Ma Silente dice che non gli importa quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane» disse Bill con un gran sorriso
«Non c’è niente da ridere purtroppo» disse il signor Weasley. «Se continua a sfidare il Ministero in questo modo potrebbe finire ad Azkaban e l'ultima cosa che vogliamo è avere Silente sotto chiave. Mentre Tu-sai-chi sa che Silente è qui fuori ed è consapevole di cosa è successo agirà con cautela. Se Silente è fuori gioco, beh, Tu-sai-chi avrà campo libero»
«Ma se Voldemort sta cercando di arruolare altri Mangiamorte dovrà venire fuori che è ritornato, in qualche modo» disse Jamie.
«Voldemort non marcia sulle case della gente e non bussa rumorosamente alle porte principali, Jamie» disse Sirius. «Lui inganna, strega e ricatta. È molto bravo ad agire in segreto. In ogni caso, raccogliere seguaci è solo una delle cose che gli interessano. Ha anche altri piani, piani che può realizzare solo se resta nascosto, e si sta concentrando su quelli per il momento»
«Che cosa cerca oltre ai seguaci?» domandò subito Harry.
«Quei due si sono scambiati un’occhiata» disse Moccì, indicando con la coda prima Lupin e poi Sirius.
«Una cosa che può solo rubare» disse Lupin
«Quindi l’abbiamo noi?» chiese Jamie
«Più o meno»
«E cos’è?» chiese Harry
«Come un'arma. Qualcosa che non aveva l'ultima volta» disse Sirius.
«Quando lui era ancora potente?»
«Sì»
«Che genere di arma?» disse Harry. «Peggiore dell'Avada Kedavra ?»
«Questo è sufficiente»La voce della signora Weasley emerse dall'ombra vicino alla porta. Harry e Jamie  non avevano notato il suo ritorno dopo aver portato Ginny al piano di sopra. Le braccia erano incrociate e sembrava furiosa. «Vi voglio a letto, ora. Tutti voi» aggiunse, guardando Fred, George, Ron e Hermione.
«Non puoi comandarci » iniziò Fred.
«Certo che sì» ringhiò la signora Weasley. Tremava leggermente mentre si rivolgeva a Sirius. «Hai dato molte informazioni a Harry e Jamie. Un’altra ancora e tanto vale ammetterli nell’Ordine»
«Perché no?» disse Jamie
«Vogliamo unirci, vogliamo combattere» disse Harry
«No» Non era stata la signora Weasley a parlare questa volta, ma Lupin. «L'Ordine è composto solo da maghi adulti» disse. «Maghi che hanno finito la scuola» aggiunse, dato che Fred e George avevano aperto la bocca. «Sono implicati pericoli dei quali non potete avere alcuna idea, chiunque di voi… Penso che Molly abbia ragione, Sirius. Abbiamo detto abbastanza»
Sirius diede una mezza alzata di spalle ma non disse niente. La signora Weasley fece un cenno imperioso ai suoi figli e a Hermione. A uno a uno loro si alzarono e Harry, riconoscendo la sconfitta, fece altrettanto. Jamie guardò di sbieco Lupin, poco soddisfatta delle informazioni avute e seguì gli altri.
 
La signora Weasley li accompagnò di sopra guardandoli sfilare a uno a uno davanti a lei con un cipiglio severo. «Vi voglio tutti a letto subito, senza discutere» disse loro appena raggiunto il primo pianerottolo «domani sarà una giornata molto impegnativa. Credo che Ginny stia già dormendo» aggiunse a Hermione e a Jamie «Cercate di non svegliarla. Jamie cara, la tua roba è già sistemata in camera tua»
«Sta già dormendo, sì, sì, di sicuro» disse Fred sottovoce. Jamie ridacchiò e diede la buonanotte ai ragazzi, poi seguì Hermione nella loro stanza. La signora Weasley chiuse la porta dietro di loro con uno schiocco.
Ginny andò loro incontro «Allora? Cos’hanno detto?»
Jamie rise «Oh sì. Stai proprio dormendo» ,
Anche Hermione rise «Non so come tua madre potesse pensarlo»
Jamie si tolse la maglietta e prese il pigiama dal baule. Cominciò a raccontare a Ginny tutto quello che avevano scoperto, comprese le informazioni avute da Gabriel.
«Cosa pensate che sia l’arma?» chiese Ginny seduta in fondo al letto di Hermione a gambe incrociate
«Non ne ho idea» disse Hermione «Sono stati molto vaghi»
«Ma è qualcosa che-»
Sentirono dei passi sulle scale «Ragazze, a letto, veloci» disse Hermione
Si infilarono sotto le coperte, ancora mezze vestite. Sentirono la porta aprirsi. La luce del corridoio illuminò la stanza e Jamie tirò il copriletto fin sopra la testa . La porta si richiuse un secondo dopo. Poi i passi si allontanarono.
Ginny buttò via le coperte e si tirò a sedere «La mamma non si fida per niente»
«Sì, è diventata molto autoritaria» Jamie fece accoccolare Grattastinchi tra le braccia.
«È sempre stata così» Ginny fece una smorfia «Ma in questo periodo è peggiorata. La storia di Percy, poi Voldemort che ritorna», scosse la testa «si preoccupa sempre troppo. Per non parlare di quando ha saputo di quello che è successo a te e a Harry coi Dissennatori»
«Siamo stati tutti  preoccupati, veramente» disse Hermione infilandosi la maglia del pigiama «Davvero non sei preoccupata per l’udienza, Jamie?» le chiese «Sicura di stare bene?»
«Sì, dvvero, me la caverò»
«Ci racconti cosa è successo?» chiese Ginny «La mamma come al solito non ci ha detto niente»
Jamie alzò le spalle «Eravamo in giro per il quartiere, io e Harry, poi abbiamo incontrato Dudley. Ci siamo fermati a litigare in un vicolo buio e stretto e beh, li abbiamo sentiti arrivare. Erano in due, e» umettò le labbra « Ho evocato un Patronus e sono andati via, niente di che»
«Niente di che?» disse Ginny «Non direi»
«Senza dubbio» disse Hermione «è eccezionale che tu e Harry sappiate produrre dei Patronus a quest’età»
«E per fortuna» disse Jamie «O eravamo spacciati»
«Sì, però è strano che Harry ti abbia lasciato fare»  disse Hermione «Ha sempre quell’istinto di protezione nei tuoi confronti»
Ginny ridacchiò.
«Non esagerare»
«È vero. Non ti ricordi quando dovevamo salvare Ron nella Stamberga Strillante?»
«E allora?» chiese Jamie un po’ sulla difensiva
«Niente, solo è strano che non abbia agito prima di te, conoscendolo-»
«Hermione, sono capace quanto Harry di usare la bacchetta e ti vorrei ricordare che col Patronus-»
«Ti sei esercitata prima di lui, lo sappiamo.» disse Hermione. Era una frase che già aveva sentito mille volte.
«E allora, qual è il problema? Sono solo stata più veloce di lui»
«Niente, volevo solo capire. Mi è sembrato che ce l’avesse anche con te»
Jamie sbuffò «È solo un po’ di malumore, tutto qua» si sdraiò e si girò sul fianco, dando le spalle a Hermione «Buonanotte».
 
Si rigirò più volte nel letto, non era più abituata a dormire così presto, per la verità si era abituata a fare quasi a meno di dormire e anche a evitare gli specchi perché era certa che se avesse visto il suo stato pietoso, la vanità l’avrebbe costretta ai ripari e i propositi di vegliare su Harry si sarebbero affievoliti fino a scomparire del tutto.
Inclinò in alto la testa, Moccì era immobile sulla spalliera , le palpebre abbassate.
Scalciò via le coperte sbuffando il più rumorosamente possibile, e attese qualche secondo stesa immobile. Né Ginny, né Hermione diedero segno di svegliarsi; Ginny si rigirò tra le coperte mugugnando qualcosa, ma poi calò di nuovo il silenzio.
Jamie si alzò e prese da sotto il cuscino la piccola pila da lettura, la accese e un piccolo fascio di luce illuminò i suoi piedi.
Raggiunse il suo baule, lo aprì e con la pila illuminò il caos di vestiti e libri; con la mano, spostò un paio di divise appallottolate tra loro con un calzino bianco di spugna e li spinse contro la parete sinistra del baule; frugò finché non trovò un libro dalla copertina rossa che si era infilato nella manica di un largo maglione nero appartenuto a Dudley. Lo prese e tornò a letto, infilandosi sotto le coperte, con un soffice balzo Grattastinchi salì sul letto e miagolò. «Gatto, ti ho svegliato, scusa»,  Grattastinchi  si sedette sulle gambe di Jamie con gli occhi gialli fissi sul fascio di luce
Jamie aprì il libro, a nascondere il titolo sulla prima pagina c’erano diverse buste e fogli piegati. Sistemò meglio il cuscino e prese l’ultima lettera di Gabriel, la spiegò e cominciò a leggerla mentre un sorriso spontaneo e luminoso nasceva sulle sue labbra.
 
«Bè, ammetto che vedere Ginny al ballo con Neville non era nei miei piani» disse Jamie. Con una mano sfiorò una colonna del chiostro ricoperta da un sottile strato di brina.
«A tuo fratello non piace» disse Gabriel «E tu e lei» un piccolo ghigno si formò sulle sue labbra «tu soprattutto, dovete farvene una ragione»
Jamie spinse in fuori il labbro inferiore in un piccolo broncio «Io so che sono perfetti insieme. È solo che Harry è tonto»
Gabriel rise «Oppure ha altri gusti»
Jamie storse il naso «E sono molto discutibili». Si fermarono vicino a una colonna ghiacciata,  che dava su una vista centrale della grossa fontana formata da statue di animali  e circondata da alte siepi, al momento, affollate da coppie in cerca di tranquillità.
«Fortuna che non lo ricambi, allora»
«Scherzi? La detesto ancora di più. Come ha potuto dirgli di no io non lo capisco. Harry ci è rimasto male» sbuffò «gli serviva passare una bella serata con tutto quello che sta succedendo»
Gabriel fece un passo verso di lei e le sfiorò il braccio «Sei preoccupata?»
Jamie incrociò il suo sguardo e un magone le salì al petto «Mancano ancora due prove. È troppo, troppo esposto. Potrebbero fargli del male in qualunque momento e non ho ancora niente contro Karkaroff. Non so nemmeno se è lui a dirla tutta» spostò lo sguardo sul parco.
La distesa di neve luccicava sotto la luce lunare, sembrava un paesaggio etereo e surreale.
Gabriel le prese la mano e la strinse «Stai tranquilla». Jamie fece per aprire bocca, ma lui la precedette: «A Harry per il momento non succederà niente. A tutte le prove assiste Silente con i professori e Karkaroff è tenuto d’occhio da Moody, ricorda, non azzarderà nulla con lui alle calcagna, ci tiene troppo alla pelle» sorrise e carezzò col pollice il dorso della sua mano. «Andrà tutto bene»
Jamie lo guardò, sentì un calore intenso sulle guance e stirò le labbra in un timido sorriso; spostò  gli occhi su un piccolo neo sotto l’occhio destro per non sostenere il suo sguardo «Sì, hai ragione. È probabile che non succeda niente, sono solo» mosse la mano libera come a minimizzare di più la questione «non dovrei pensarci». Jamie abbassò lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate e il suo viso si colorò di un rosso della stessa intensità dello stemma di Grifondoro, anche le guance di Gabriel s’imporporarono e le lasciò la mano.
Jamie si voltò di nuovo verso il parco. Il calore della mano che Gabriel aveva stretto scemava nel freddo invernale. La chiuse, come per ritrovarlo.
«Ti piace la neve» disse Gabriel con una leggera inflessione di domanda, per rompere il silenzio e  porre fine a quell’imbarazzo atipico per entrambi.
Jamie si voltò verso di lui «E a chi non piace. Ogni cosa è più bella quando nevica» disse con un sorriso «E poi, io e la neve siamo amiche»
Gabriel inarcò appena un sopracciglio e l’angolo della bocca si stirò in un sorriso di educato divertimento. «Davvero?»
«Non fare lo scettico» lo ammonì Jamie «Io e la neve abbiamo un patto» si appoggiò alla colonna e sorrise come se rievocasse un piacevole ricordo «Quando vivevamo tutto l’anno a Privet Drive, l’unica cosa che mi faceva sopportare il natale in quell’orrida casa era la neve. Così ho espresso il desiderio che nevicasse ogni venticinque dicembre. Ed è sempre stato così. non mi ha mai deluso». Gabriel si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo, convinto che le nevicate non fossero certo dovute al desiderio di Jamie ma piuttosto da imputare al clima inglese. «Era un po’ come un regalo di natale»
Gabriel ebbe di nuovo l’impulso di riafferrare la sua mano nel comprendere a pieno il significato di quelle parole nascosto dietro un sorriso. «In effetti ti ha accontentato anche quest’anno» disse, ora deciso a incoraggiare questa convinzione.
«Hmm, non proprio. In realtà ha nevicato qualche giorno fa. Oggi la neve non si è vista»
«Ma» Gabriel alzò lo sguardo sul metro di neve che ricopriva la distesa del parco «c’è la neve»
Jamie alzò gli occhi con un sorriso, come se Gabriel non afferrasse il vero punto della questione «Sì, ma non vale. Deve nevicare l’esatto giorno di natale. Era quello il patto» ridacchiò «Non che ci creda più sul serio, avevo quattro anni. Probabilmente da bambina ho influenzato il tempo con la magia, o è stata fortuna» esitò un istante «o il mio indiscutibile carisma» aggiunse con una mezza risata. Si rigirò verso il paesaggio «è bello lo stesso, anche così»
Gabriel la osservò per un istante, poi infilò una mano nella giacca  «Mancano un paio d’ore a mezzanotte, tutto può succedere, no?»
«Giusto» rispose lei con un sorriso, senza guardarlo. Inspirò l’aria impregnata di neve. «Sai, adoro anche il profumo, della neve» prese di nuovo un bel respiro «mi fa pensare al caminetto acceso, alla Burrobirra bollente, al laghetto ghiacciato dove si più pattinare» disse con un sorriso estatico «Ai pupazzi di neve, ai fortini che assomigliano a degli iglù e-» il rumore di uno scroscio d’acqua la fece sobbalzare e d’istinto balzò indietro di un passo.
Gabriel era bagnato da capo a piedi, come se un secchio colmo d’acqua si fosse rovesciato sopra la sua testa. Jamie lo fissò a occhi sgranati e a bocca aperta mentre Gabriel abbassava il braccio zuppo, sputacchiando dell’acqua che gli era andata di traverso «Accidenti» disse tra un colpo di tosse e l’altro.
«Ma cos’è successo?» Jamie si guardò intorno, gli occhi ridotti a fessure «Non è stato Malfoy o qualche altro idiota, vero? Se ricominciano giuro che-»
«Smettila di pensare a Malfoy» disse Gabriel, si grattò la fronte con l’indice «Forse è stato Pix»
«Hmm, sicuro?» disse Jamie continuando a sbirciare in giro.
Gabriel sbuffò e scostò i capelli bagnati che si erano appiattiti sulla fronte «è il genere di cose che trova divertente» puntò la bacchetta su di sé e, dopo aver pronunciato l’incantesimo, i vestiti e i capelli tornarono asciutti.
«Stai bene?»
«Era solo un po’ d’acqua» disse sistemandosi il risvolto della giacca. Alzò gli occhi su di lei «Tu non ti sei bagnata, vero?»
Jamie sorrise «No, affatto» sbirciò dietro la colonna e guardò il soffitto.«Strano che Pix non sia qui a prenderti in giro dopo averti annaffiato per bene. Che codardo» ghignò « Andiamo a cercarlo, così gliela fai pagare»
«Meglio di no»
Lo tirò per la manica «Dai, non facciamo niente di male. E poi tutti sono in Sala Grande»
Gabriel sospirò «Tu mi rendi tutto difficile». Le sopracciglia di Jamie svettarono in alto. «Sono stato io» lo sguardo puntato sulla colonna accanto a lei «Ho tentato di far nevicare» poi la guardò negli occhi «Per te»
Jamie aprì la bocca «Ma...Oh» sorrise divertita «Fortuna che ci sai fare con gli incantesimi mr. Perfezione» poi il suo sorriso si addolcì «Sei stato carino a provare a fare nevicare ma-». Gabriel alzò di nuovo il braccio con la bacchetta e la puntò sopra di sé. «Non vorrai riprovarci, spero»
«Exponentia nivis» pronunciò Gabriel.
«Fai sul serio? Sul serio».
Una valanga di neve piombò giù dal soffitto, ricoprendolo dalla testa ai piedi con un rumore sordo e soffice. Sembrava un pupazzo di neve ad altezza d’uomo ancora da modellare. Jamie era a bocca aperta mentre guardava l’ ammasso di neve che lo aveva inghiottito «Gabriel?» si accostò al cumolo e tolse via la neve per scoprire dalla fronte al mento di Gabriel, mentre l’espressione sorpresa lasciava pian piano posto a un sorrisetto divertito. «Stai bene?» chiese. Trattenne a fatica una risata che uscì come uno sbuffo.
Gabriel sospirò, la fronte aggrottata, le guance e il collo chiazzati di rosso, un po’ per il freddo, un po’ per l’imbarazzo «Non era nei miei piani diventare un pupazzo di neve» con la bacchetta, sciolse la neve quel tanto che bastava per potersi liberare.
 Jamie strinse le labbra e uscì un'altra risata camuffata da sbuffo, ma stavolta non riuscì più a frenarsi e scoppiò a ridere, indietreggiò fino a toccare la colonna con la schiena «Devo imparare a» rise di nuovo, aveva le lacrime agli occhi « portare sempre con me una macchina fotografica». Gabriel sorrise. «Ma è stato davvero carino da parte tua e-»scoppiò a ridere ancora e si asciugò gli occhi. «Scusa, giuro che ora la smet-». Le labbra di Gabriel si posarono sulle sue.
Chiuse gli occhi d’istinto, mentre lui la abbracciava per la vita avvicinandola di più a sé.
Dopo quelli che le sembrarono ore o giorni, e il sole per quello che le interessava poteva non sorgere più, si separarono.
Le guance erano bollenti come se tutto il calore del corpo si fosse concentrato sulla sua faccia, che, era sicura, fosse rossa ancora più dello stemma dei Grifondoro.
Gabriel guardava di fronte a sé, oltre la testa di Jamie, anche lui rosso in viso come non l’aveva mai visto, le braccia rigide lungo i fianchi.
Avvampò ancora di più per l’imbarazzo del silenzio. Non lo sopportava e la colse la paura irrazionale che sarebbe durato per sempre se non lo avesse interrotto all’istante. «Ti iameò Ja Frst a i oi» disse tutto d’un fiato per paura che le parole ad un tratto smettessero di uscire.
Gabriel sussultò appena e poi la guardò «Puoi ripetere?»
Jamie si schiarì la voce e con un po’ più di sicurezza e padronanza di sé disse: «Ti chiamerò Jack Frost d’ora in poi» un piccolo sorriso timido con un accenno di impertinenza spuntò sulle sue labbra.
Gabriel sgranò appena gli occhi, ma un secondo dopo li alzò sul soffitto «Perché la cosa non mi stupisce?»
Jamie gli puntò il dito contro «Questo si chiama karma, amico»
«Non chiamarmi amico» disse Gabriel con uno sguardo severo, molto somigliante a quello di Hermione quando la rimproverava per le sue malefatte. «E non è il karma. Quell’incantesimo è solo troppo complicato»
«No, caro»picchiettò con l’indice sul suo petto «Oggi pomeriggio tu hai disertato la battaglia a palle di neve» disse come se stesse spiegando un inconfutabile verità. Gabriel alzò un sopracciglio, scettico a qualunque senso avesse quel discorso. «E la neve si è offesa» annuì con convinzione
«La neve?»
«Sì»
«Sei assurda»
«Dopo questo scetticismo non mi stupirei se ti cadesse in testa un’altra valanga»
Gabriel roteò gli occhi «Rientriamo, per favore?
«Vedi che ci credi?»
La prese per mano e la trascinò via camminando davanti a lei «Voglio solo evitare di prendermi un raffreddore, fa freddo»
Jamie rise, lasciandosi condurre docilmente «Attento ai laghetti ghiacciati d’ora in poi»»
Gabriel sbuffò, ma un piccolo sorriso felice e soddisfatto nasceva sulle sue labbra.



Tana del camaleonte:

Piaciuta la sorpresina? 
Questo è uno dei vari flashback che si interporranno, per raccontare un po' l'evoluzione del rapporto tra Jamie e Gabriel, non tutti saranno in ordine cronologico, dipende da dove li inserirò e dal significato dell'episodio, comunque in qualche modo capirete sempre di che punto del libro si tratta perchè vi lascerò ei piccoli indizi nei flashback, in modo da non farvi perdere :)
Bene, allora, piaciuto questo primo bacio? Ve lo aspettavate così? Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando, così so se ho un futuro nello scrivere scene fluff xd
-Moccì giubila e festeggia per i due piccioncini - xd

Alla prossima, Eltanin


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Capitolo 4
*** In cui il cielo è nuvoloso e Moccì ha un attacco d'asma ***


 



    

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Ciao a tutti, 

Eccomi qui di nuovo, ringrazio tutti i 149 fantasmini e sopratutto Mary Evans, millyray e Marina94 per le loro fantastiche recensioni, grazie a tutti, davvero.

Questo è il mio primo lavoretto grafico,  spero vi piaccia. L'attrice che ho scelto per Jamie è Dakota Blue Richards, per chi volesse saperlo :)

Ora vi lascio, al capitolo,

Buona Lettua ;)


 



 

La mattina dopo, la signora Weasley, li portò in una stanza del primo piano dall’alto soffitto e dalle pareti ricoperte di carta da parati verde ormai scrostata in alcuni punti. Si occuparono di un infestazione di Doxy, spruzzandoli con l’insetticida in un particolare tiro al bersaglio che divertì Jamie nonostante i pregiudizi sulle pulizie.
Quando anche l’ultimo Doxy fu messo nel secchio, era mezzogiorno passato e mentre erano ancora nella stanza, Jamie poté  fare la tanto attesa conoscenza di Kreacher, che, a parte lo straccio sudicio, legato come un gonnellino attorno alla vita, era nudo. Era molto vecchio: la sua pelle pareva troppo abbondante, e anche se era calvo come tutti gli elfi domestici, una gran quantità di peli neri spuntava dalle grandi orecchie a forma di ali di pipistrello. Aveva gli occhi di un grigio acquoso iniettati di sangue e il grosso naso carnoso molto simile a un grugno.
Jamie storse il naso, non era per nulla come Dobby, il suo amico elfo aveva gli occhi grandi e luccicanti ed era molto più piacevole alla vista, mentre Kreacher non le faceva certo una buona impressione, ma era disposta al sacrificio se pensava a tutto il lavoro che c’era da fare in quella casa. Nessuno le garantiva che ogni pulizia sarebbe stata divertente e se Piton l’avesse presa in giro per le pulizie era certa che avrebbe accusato il colpo anche peggio di Sirius.
Kreacher, come se non li vedesse, avanzò ingobbito lento e risoluto verso l’estremità della stanza, borbottando sottovoce con un tono rauco e profondo da rospo: «puzza come una fogna e é un criminale per giunta, ma lei non è migliore, quella vecchia traditrice cattiva e i suoi marmocchi che mettono a soqquadro la casa della mia padrona. Oh, la mia povera padrona, se sapesse, se sapesse la feccia che hanno portato nella sua casa, che cosa direbbe al vecchio Kreacher, oh, che vergogna. Mezzosangue e lupi mannari, traditori e ladri, povero vecchio Kreacher, che cosa può farci-»
Fred sbatté la porta «Ciao, Kreacher» disse a voce alta.
L’elfo si voltò verso Fred «Kreacher non aveva visto il padroncino», si piegò fino a schiacciare la punta del naso sul pavimento «Perfida piccola canaglia di un traditore del suo sangue, ecco cos’è»
«Scusa?» disse George «Non ho sentito l’ultima parte»
L’elfo si alzò e si voltò verso George «Kreacher non ha detto niente» rispose  con un secondo inchino, e aggiunse sottovoce ma con molta chiarezza: «Ed ecco il suo gemello, sono bestiole mostruose»
Jamie scoppiò a ridere «Mamma mia se è strano»
Kreacher si raddrizzò e la guardò male «E questa ragazza chi è? Lei non era qui prima. Kreacher non sa il suo nome»
«Io sono Jamie Potter, Kreacher» disse con un lieve sorriso di divertimento «E lui è Harry, mio fratello»
«Anche loro staranno qui d’ora in poi, Kreacher» disse Hermione
Gli occhi pallidi di Kreacher si allargarono «Una Mezzosangue sta parlando a Kreacher come se fosse sua amica, come osa? Se la padrona di Kreacher lo vedesse in tale compagnia, oh, cosa direbbe»
Jamie alzò un sopracciglio, sarebbe stato molto difficile ammansire quel dannato elfo domestico.
«Non chiamarla Mezzosangue» esclamarono insieme Ron e Ginny.
«Non importa» disse Hermione a bassa voce «non è in sé, non sa quello che dice»
Fred guardò Kreacher con disgusto «Non illuderti, Hermione, sa esattamente quello che sta dicendo»
Kreacher continuò a fissare Harry e Jamie. «È vero? Sono i Potter? Kreacher vede solo una cicatrice, l’altra è nascosta? Può essere vero. Sono i ragazzi che hanno ucciso l’Oscuro Signore, Kreacher si chiede come ha fatto»
«Ce lo chiediamo tutti, Kreacher» disse Fred.
«Cosa vuoi comunque?» gli chiese George.
I grandi occhi di Kreacher scattarono su di lui e si allargarono appena. «Kreacher pulisce, sì»
«Carina come storia» disse una voce dietro di loro. Sirius era tornato; guardò torvo l'elfo dalla soglia.
Alla vista di Sirius, Kreacher si prostrò in un inchinò ancora più profondo.
«Tirati su» disse Sirius «Allora, cos’hai in mente?»
«Kreacher pulisce» ripeté l’elfo «Kreacher vive per servire la nobile casa dei Black»
«Che sta diventando nera ogni giorno di più. È sporca, Kreacher» disse Sirius.
Kreacher si inchinò di nuovo «Al padrone è sempre piaciuto scherzare», poi si mise a bisbigliare: «il padrone era un porco ingrato e cattivo che spezzò il cuore di sua madre»
«Mia madre non aveva un cuore, Kreacher» disse Sirius, e l’elfo si inchinò in fretta «Si è tenuta in vita solo per puro dispetto»
«Come vuole il padrone» disse Kreacher «Il padrone non è degno di asciugare la melma dagli stivali di sua madre. Oh, la mia povera padrona, cosa direbbe se vedesse Kreacher che lo serve, quanto lo odiava, che delusione è stato»
L’espressione gelida di Sirius non mutò «Ti ho chiesto cos’hai in mente» disse «ogni volta che sbuchi fingendo di dover pulire, prendi qualcosa di nascosto e lo porti nella tua stanza per impedirci di sbarazzarcene»
«Kreacher non sposterebbe mai niente nella casa del padrone» disse l’elfo, poi mormorò: «la mia padrona non perdonerebbe mai Kreacher se l’arazzo venisse buttato, appartiene alla famiglia da sette secoli, Kreacher deve salvarlo, Kreacher non lascerà che il padrone e i traditori con i loro marmocchi lo distruggano»
«Lo supponevo» Sirius scoccò un'occhiata sdegnosa alla parete dell’arazzo. «Avrà messo un altro incantesimo di Adesione Permanente sul retro, non ne dubito, ma se solo riuscirò a sbarazzarmene, lo farò. Ora va via, Kreacher.»
Pareva che Kreacher non osasse disobbedire a un ordine diretto; ma lo sguardo che rivolse a
Sirius mentre passava, strascicando i piedi davanti a lui, era colmo del più profondo disprezzo. L'elfo continuò a parlare sottovoce uscendo dalla stanza. «...torna da Azkaban per dare ordini a Kreacher, oh, la mia povera padrona, che cosa direbbe se vedesse la casa adesso, la feccia che ci vive, i suoi tesori gettati via, ha giurato che non era suo figlio ed è tornato, dicono che è anche un assassino»
Sirius chiuse con violenza la porta dietro l’elfo «Continua a borbottare e lo diventerò»
«Sirius, ti prego, non è a posto col cervello» disse Hermione, «non credo che capisca che possiamo sentirlo».
«È rimasto solo per troppo tempo» rispose Sirius, «a prendere ordini folli dal ritratto di mia
madre e a parlare da solo, ma è sempre stato un sudicio piccolo-»
«Se tu lo liberassi» disse Hermione «forse-»
Jamie rise «Credo che gli verrebbe un colpo, Hermione»
«Già, è troppo attaccato a questa casa, e a mia madre» disse Sirius con un ringhio «E comunque, non possiamo liberarlo. Conosce troppe cose sull’ordine»  attraversò la stanza e raggiunse l'arazzo che Kreacher aveva tentato di proteggere, occupava tutta la parete. Harry e gli altri lo seguirono.
L'arazzo sembrava molto antico; era sbiadito e rosicchiato qua e là dai Doxy. Tuttavia, il filo d'oro con cui era ricamato scintillava ancora abbastanza da mostrare un esteso albero genealogico che risaliva al Medioevo. Grosse lettere in cima all'arazzo recitavano: La Nobile e Antichissima Casata dei Black 'Toujours pur'
«Tu non ci sei qui» disse Harry, dopo avere analizzato da vicino il fondo dell'albero.
«Ero là» Sirius indicò un piccolo buco tondo sull’arazzo, largo all’incirca come una bruciatura di sigaretta «la mia dolce vecchia madre mi cancellò dopo che scappai di casa. A Kreacher piace raccontare la storia sottovoce»
«Sei scappato di casa?» disse Jamie
«Quando avevo più o meno sedici anni» disse Sirius «Non ne potevo più»
Jamie ripensò al ritratto della signora Black. Se sua madre era così anche da viva, non poteva certo dargli torto.
Harry lo guardò «E dove sei andato?» .
«Da vostro padre» disse Sirius «I vostri nonni furono davvero buoni; praticamente mi adottarono come un secondo figlio. Andavo a stare da James durante le vacanze, e quando ebbi diciassette anni mi trovai un posto tutto mio. Mio Zio Alphard mi aveva lasciato una buona somma d’oro, anche lui è stato cancellato dall’arazzo, probabilmente per questo motivo, dopo che me ne andai per conto mio. E comunque, ero sempre il benvenuto dal signore e la signora Potter per il pranzo della domenica»
«Non andavi d’accordo con i tuoi?»
 Sirius fece un sorriso amaro e si passò le dita attraverso i lunghi capelli arruffati. «Li odiavo tutti: i miei genitori, con la loro mania dei purosangue, convinti che essere un Black ti facesse diventare nobile, e quell’idiota di mio fratello... abbastanza debole da credergli, questo era» Sirius puntò il dito verso la parte più bassa dell'albero, al nome Regulus Black. La data di morte (più o meno quindici anni prima) seguiva la data di nascita. «Era più giovane di me» disse Sirius «e un figlio di gran lunga migliore, come continuavano a ricordarmi»
«Ma poi lui è morto» disse Jamie.
«Stupido idiota» disse Sirius «si era unito ai Mangiamorte»
«Stai scherzando?» disse Harry
«Andiamo, Harry, non hai visto abbastanza di questa casa per capire a quali tipi di maghi appartenesse la mia famiglia?»
«Erano Mangiamorte anche i tuoi genitori, quindi?» chiese Jamie
«No, no, ma credimi, erano convinti che Voldemort avesse ragione, erano per la purificazione della razza magica, per liberarsi dei Babbani di nascita e avere al governo dei purosangue. Non erano i soli, comunque; molta gente, prima che Voldemort mostrasse il suo vero volto, credeva che
avesse ragione, poi però si sono spaventati quando hanno visto che cosa era pronto a fare per ottenere il potere. Ma scommetto che i miei genitori erano convinti che Regulus fosse un
autentico piccolo eroe per essersi unito a Voldemort all'inizio».
«Com’è morto?» chiese Jamie
«È stato assassinato da Voldemort. O per ordine di Voldemort, più probabilmente; dubito che Regulus sia mai stato così importante da scomodare Voldemort in persona. Da quanto ho scoperto dopo la sua morte, si era fatto coinvolgere fino a un certo punto, poi è stato preso dal panico per quello che gli era stato richiesto e ha cercato di fare marcia indietro. Be', non si consegnano le dimissioni a Voldemort. È servizio a vita, o morte».
«Il pranzo» annunciò la signora Weasley. Teneva la bacchetta alta davanti a sé, reggendo in equilibrio sulla punta un enorme vassoio carico di panini e fette di torta. Era molto rossa in faccia e sembrava ancora arrabbiata. Gli altri si fecero avanti, avidi, ma Harry e Jamie rimasero con Sirius che si era inginocchiato più vicino all’arazzo.
«Non lo guardo da anni. Ecco Phineas Nigellus, il mio bisbisnonno, sapete? Il Preside meno amato che Hogwarts abbia mai avuto, e Araminta Melliflua, cugina di mia madre, ha cercato di far passare un progetto di legge al Ministero per legalizzare la caccia ai Babbani. E la cara zia Elladora, ha avviato la tradizione di famiglia di decapitare gli elfi domestici quando diventavano troppo vecchi per portare i vassoi del tè. Naturalmente, tutte le volte che la famiglia ha prodotto qualcuno di appena decente, è stato diseredato. Vedo che Tonks qui non c'è. Forse è per questo che Kreacher non vuole prendere ordini da lei... dovrebbe fare tutto ciò che qualsiasi membro della famiglia gli chiede»
«Oh, tu e Tonks siete parenti?» chiese Harry.
«Sì, sua madre Andromeda era la mia cugina preferita» Sirius esaminò da vicino l’arazzo «No, non c’è nemmeno Andromeda qui, guardate» e indicò un altra piccola bruciatura rotonda tra due nomi, Bellatrix e Narcissa. «Le sorelle di Andromeda ci sono ancora perché hanno avuto dei rispettabili matrimoni Purosangue, ma Andromeda si sposò con un nato Babbano, Ted Tonks, per cui» Sirius picchiettò l’arazzo con la bacchetta e rise aspro.
Jamie notò il nome di Lucius Malfoy accanto a quello di Narcissa «Quindi è vero che sei parente dei Malfoy»
«Le famiglie di Purosangue sono tutte imparentate» disse Sirius «se lasci ai tuoi figli e figlie come unica via il matrimonio tra Purosangue, la scelta è molto limitata; sono pochi quelli tra noi che non lo sono. Molly e io siamo cugini da dopo il matrimonio e Arthur è qualcosa come mio secondo cugino, ma il suo cognome è stato rimosso generazioni prima, infatti non c'è traccia di loro qui. Se mai una famiglia è stata considerata un gruppo di traditori, quelli sono i Weasley»
Jamie annuì con sguardo assente «Sì, Gabriel me lo ha detto»
Sirius la guardò «Un tuo amico?»
«Sì» disse Jamie, lieta che il padrino non fosse in vena di domande. Con quello che le stava mostrando, non era certa avrebbe preso bene la notizia che le piaceva un Serpeverde. Jamie vagò con lo sguardo sull’arazzo e notò all’estrema sinistra dell’arazzo il nome Asbury, l’ultimo nome scritto era quello di Gabriel, anche se l’unico Black di quella famiglia apparteneva a tre generazioni prima di lui.
 «Lestrange» disse ad alta voce Harry.
«Loro sono ad Azkaban» disse Sirius. «Bellatrix e suo marito Rodolphus ci finirono col figlio di Barty Crouch, anche Rabastan, il fratello di Rodolphus, era con loro»
 Harry ricordò. Aveva visto Bellatrix Lestrange nel Pensatoio di Silente: una donna alta e scura, con grandi occhi pesanti, che, dritta in piedi durante il suo processo, continuava a dichiararsi fedele a Lord Voldemort con tutto l’orgoglio che gli dava la convinzione che un giorno, dopo la sua caduta e la sua condanna, sarebbe stata ricompensata per la sua lealtà. «Quindi è tua?-»
«È importante che sia mia cugina?» sbottò Sirius «Questa non è la mia famiglia. Lei di sicuro non è la mia famiglia. Non l’ho più vista da quando avevo la vostra età, se non consideriamo uno sguardo al suo arrivo ad Azkaban. Non sono orgoglioso di avere una parente come lei» Sirius si girò, allontanandosi dall’arazzo con le mani in tasca. «Non mi piace essere di nuovo qui» disse, lo sguardo perso nel voto. «Non avrei mai pensato che sarei tornato di nuovo in questa casa»
Jamie si scambiò uno sguardo con Harry. Capivano Sirius. Sapevano come si sarebbe sentiti se, una volta cresciuti e con l’idea di essersene liberati, avessero dovuto tornare a vivere al numero quattro di Privet Drive.
«È sicuramente l’ideale come sede centrale» disse Sirius «mio padre vi installò ogni misura di sicurezza conosciuta nel mondo dei maghi, quindi è introvabile, così i Babbani non avrebbero mai potuto venire in contatto con noi. E ora che Silente ha aggiunto la sua protezione sarà dura trovare in qualunque altro luogo una casa più sicura. Silente è il Custode Segreto dell'Ordine, sapete? Nessuno può trovare la sede centrale a meno che non sia lui in persona a dirgli dov’è. Il biglietto che Moody vi ha mostrato la notte scorsa era stato scritto da lui» Sirius abbaiò una corta risata «se i miei genitori potessero vedere l’uso che ora facciamo della loro casa... beh, il ritratto di mia madre dovrebbe rendere l'idea» aggrottò le ciglia per un momento, poi sospirò. «Non mi dispiacerebbe se ogni tanto potessi uscire e fare qualcosa di utile. Ho chiesto a Silente se posso accompagnarti alla tua udienza, Jamie. Come Felpato, ovviamente. Così potrei darti un po' di appoggio morale, che ne pensi?»
Jamie guardò Harry cauta. La calma che si era instaurata tra loro dall’arrivo a Grimmauld Place era solo apparente e poteva crollare in qualsiasi momento.
«Non preoccuparti» disse Sirius. «Sono sicuro che ti dichiareranno innocente, deve esserci per forza qualcosa nello Statuto Internazionale di Segretezza riguardo al permesso di usare la magia per salvare la propria vita»
«Hermione ha detto che c’è qualcosa di simile, sì» disse Jamie tornando a guardare il padrino «Ma la legge servirà a poco. Devo solo mettere Caramell in difficoltà più di quanto lui lo faccia con me»
Harry andò dalla signora Weasley, senza dire niente. Sirius lo guardò, poi si voltò verso di lei e vide che Jamie fissava Harry con uno sguardo perso « è solo preoccupato per te» disse Sirius con un piccolo sorriso. Jamie lo guardò, e per un attimo pensò di raccontare tutto almeno al padrino, certa che non l’avrebbe giudicata.
«Sbrigatevi, voi due, o non avanzerà più nulla» li chiamò la signora Weasley.
Sirius fece un altro grande sospiro e gettò un'occhiata all’ arazzo, poi lui e Jamie si unirono agli altri.
 
Nel pomeriggio si occuparono di svuotare gli armadietti dalle vetrine polverose, Jamie non aveva mai trovato un lavoro più seccante. Gli oggetti non sembravano per niente intenzionati a lasciare il loro posto e si ribellavano come potevano:Sirius venne morso da una scatola d’argento; in pochi secondi, sulla mano morsa si formò una sgradevole crosta come uno spesso guanto marrone.
«Va tutto bene» disse, mentre esaminava la mano con interesse prima di sfiorarla  con la bacchetta e far tornare la  pelle normale  «devono essere le ceneri di Verrucoso quelle»
Jamie, di tanto in tanto ispezionava il sacco in cui depositavano gli oggetti,voleva trovare qualcosa di innocuo da poter regalare a Kreacher, così da ingraziarselo e obbligarlo a pulire la casa.
Mentre fissava gli oggetti nel sacco, George le si avvicinò, la mano avvolta in uno straccio, le fece l’occhiolino e prese la scatola piena di ceneri di Verrucoso «Questa ci sarà utile» e se la fece scivolare in tasca.
Jamie sorrise «Ancora non mi avete fatto vedere che state combinando»
«Con calma, Pluffetta. La mamma è sempre in agguato»
Jamie rise e tornò alla credenza che stava svuotando insieme a Hermione e Ginny, seguita da George. «Ieri ci ha spediti a letto. Ma stasera...»
«Non sottovalutarla, mamma ispeziona i corridoi di tanto in tanto. Ha paura che usciamo a spiare»
«Correrò il rischio» Jamie afferrò un piccolo vaso simile a un’ urna funeraria e storse il naso «Spero che non ci sia un morto qui dentro» la soppesò, meditando se regalarla a Kreacher, quando la signora Weasley le mise una mano sulla spalla e le prese il vaso dalla mano «Cara, non ciondolare» le lanciò uno sguardo di monito «Abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare» e poi guardò Fred e George con un cipiglio severo.
Jamie guardò per un secondo la mano vuota con indignazione, poi sorrise alla signora Weasley. «Certo, ha ragione»,ora avrebbe dovuto guardarsi le spalle, perché era certa che lo sguardo della signora Weasley saettasse di tanto in tanto su di lei.
Hermione prese un pesante medaglione d’oro e tentò di aprirlo «Sembra bloccato»
«Dammi» Sirius estrasse la bacchetta e prese il medaglione per la catenina. «Alohomora», il medaglione restò chiuso e Sirius lo gettò nel sacco «Pazienza. Sarà stato un gingillo di mia madre»
Jamie si avvicinò al sacco fingendo di dover gettare via qualcos’altro, controllò che la signora Weasley non guardasse e prese il medaglione. Un brivido freddo le percorse la schiena. La mano incapace di lasciare quella catenina. L’impulso di nasconderlo in tasca divenne irrefrenabile. È mio.
Un rumore forte metallico la fece sussultare. Ron aveva rovesciato un servizio di porcellana nel sacco con ben poca cura. Jamie lasciò la catena e il medaglione ricadde nel sacco.
Ogni tanto, Kreacher gironzolava per la stanza tentando di portarsi via qualcosa infilandosela sotto la fascia e mormorava maledizioni orribili contro coloro che lo scoprivano. Quando Sirius gli strappò dalle mani un grande anello dorato che portava la stemma dei Black, Kreacher scoppiò in un pianto furioso e se ne andò dalla stanza singhiozzando e chiamando sottovoce Sirius, in modi che Jamie non aveva mai sentito prima, ma le ispirarono interessanti variazioni per Malfoy.
«Era di mio padre» disse Sirius gettando l'anello nel sacco. «Kreacher non gli era devoto come lo era a mia madre, eppure l’altra settimana l’ho scoperto mentre piagnucolava su un paio di suoi vecchi pantaloni»
«Perché non glielo lasci?» chiese Jamie «Non è un oggetto pericoloso, no?»
Sirius rise «Anche tu sei fissata con la parità di diritti degli elfi?», tornò alla mensola, «Se lo facessi comincerebbe ad arraffare tutto quanto. E comunque non se lo merita»
Jamie sbuffò, prese l’anello d’oro dal sacco e se lo mise in tasca.
Moccì spuntò da dietro il collo, dove si era rifugiato per la troppa polvere «Ahi, ora rubi anche?»
«Non è rubare. Voglio solo far dare una mossa a quel dannato elfo»
«Ahi, dios ti ringrazio. Non puedo sopportare un altro giorno a inzozzarmi di polvere como un essere comune»
«Ehi, Jam Jam» la chiamò Fred a voce bassa «Stasera dopo cena, allora?»
Jamie ghignò e annuì. Si sentì osservata e abbassò gli occhi su Moccì, che la fissava «Piantala o ti getto in un cumolo di polvere»
 
George ridacchiò «Sicura di non perderti?» chiese mentre sbirciavano sul pianerottolo per controllare che ci fosse via libera.
Jamie gli scoccò un’ occhiataccia «è solo una rampa di scale, non posso mica perdermi»
«Lo hai detto anche quella volta al primo anno» disse George
«E poi sei finita nel bagno dei maschi» disse Fred
Jamie strinse le labbra e avvampò «Non dovete mai più nominare quell’episodio»
«È stato uno dei tuoi momenti migliori» ridacchiò George.
Jamie fece loro la linguaccia e si voltò con altezzosità facendo mulinare i capelli ancora gonfi di elettricità statica (a causa di uno scherzo innocuo dei gemelli) che la facevano assomigliare a uno spaventapasseri e si avviò spedita mentre Fred e George non smettevano di sghignazzare.
Stava salendo le scale, quando incontrò Kreacher «Feccia che infesta la casa. Hanno pulito il salotto della padrona. Ma Kreacher ha fatto del suo meglio. Il figlio degenere sputa sul suo stesso sangue»
«Kreacher» lo chiamò Jamie a voce bassa «Ehi, Kreacher»
Kreacher si voltò verso di lei «La ragazza con la cicatrice. Lei è legata al mio orribile padrone che sputa sulla mia povera padrona»
Jamie gli si avvicinò con le mani dietro la schiena «Sai Kreacher, potrei avere una cosa per te»
«A Kreacher non interessa cosa lei e tutta quella feccia dicono. Kreacher odia loro che rubano le cose della mia povera buona padrona»
Jamie tirò fuori l’anello dalla tasca « Ho conservato questo»
Kreacher sgranò gli occhi « L’anello del padrone, Kreacher lo credeva perduto. Il sudicio figlio del padrone lo ha gettato via»
«Lo vuoi?»
«Kreacher non chiede agli sciocchi ragazzini» borbottò lui tirandosi appena indietro « L’anello del padrone è di diritto della nobile casa dei Black, non deve stare nelle tue sudice mani»
Jamie sbuffò e si morse il labbro, capì di non dover tirare troppo la corda con lui, non voleva inacidirlo più di quanto non fosse già. «Senti, tieni. Non c’è niente di male nel dartelo»
Gli occhi di Kreacher si illuminarono e, l’elfo, sembrò d’un tratto meno cupo «Davvero la ragazza lo da a Kreacher?»
Jamie prese la mano dell’elfo e ci mise l’anello «è tutto tuo. Però devi cominciare a comportarti bene»
«Oh, l’anello del padrone» Kreacher tirò su col naso e sfregò la guancia ossuta contro l’anello con fare affettuoso «La padrona sarà contenta. Kreacher è riuscito a salvare almeno una cosa del padrone»
Jamie incrociò le braccia ignorando il suo cianciare. Non capiva perché quel vecchio elfo non le si fosse buttato subito ai piedi ringraziandola e dandole devozione assoluta. «Kreacher, almeno un grazie, no?»
«Oh, si» si piegò col naso a terra «Kreacher ringrazia la padroncina»
«Oh, bene» disse Jamie soddisfatta «E-»
«Quella sudicia amica della feccia crede che basta ridare a Kreacher quello che era legittimo della sua padrona per obbedire a lei. Arrogante ragazzina» disse sottovoce l’elfo
Il sorriso di Jamie scomparve «Stupido elfo, idiota» lo superò arrabbiata «E io che ti ho anche fatto un favore»
Entrò in camera, Hermione e Ginny già dormivano. Il piano per avere al suo servizio l’elfo di casa Black non poteva fallire così, avrebbe trovato altri modi per farsi ben volere da lui.
«Y è esta l’ora di rientrare?» Moccì la fissò dalla spalliera del letto, mentre gli occhi gialli di Grattastinchi, accoccolato sul cuscino, brillavano nel buio; il gatto miagolò come a dar ragione al camaleonte.
Jamie scoccò un’occhiataccia a Moccì «Fatti i fatti tuoi» scostò le coperte «E anche tu» disse a Grattastinchi. Il gatto miagolò di nuovo e balzò giù dal letto.
 
Nei giorni successivi, le pulizie della casa proseguirono, non erano ancora riusciti a sbarazzarsi dell’arazzo, ma avevano ripulito il salotto da tutto il resto. Kreacher rimaneva sgradevole come al solito, ma tra coloro che insultava, Jamie non veniva nominata, neanche quando gli rivolgeva la parola, era però un traguardo così insignificante da non permetterle di dimostrare agli altri quanto avesse avuto ragione e, proprio per questo, non le dava alcuna soddisfazione.
Dopo l’ennesimo attacco asmatico, provocato più dall’isterismo che dalla polvere, Moccì si ritirò nella camera di Jamie con la dignità di un nobile offeso, e ne uscì solo per cena, perché tutti vedessero in che stato era ridotto, anche se, con il tutti, si potevano intendere solo Harry e Jamie, la quale era sul punto di imbavagliarlo e rinchiuderlo in una gabbia sotto il letto.
Le visite dei membri dell' ordine erano frequenti e il campanello suonava parecchie volte al giorno, e ogni volta la madre di Sirius ricominciava a strillare, e Harry, Jamie e gli altri tentavano di origliare le parole del visitatore; ma raggranellarono pochissimo dalle brevi occhiate e dai frammenti di conversazione che riuscivano a rubare prima che la signora Weasley li richiamasse ai loro compiti. Piton entrò e usci dalla casa molte volte, anche se, con sollievo di Harry e dispiacere di Jamie, che sperava in un allegro scambio di insulti col professore, non si trovarono mai faccia a faccia; videro anche di sfuggita  la professoressa McGranitt, che sembrava davvero strana, vestita con un abito e un soprabito Babbani, e anche lei troppo indaffarata per attardarsi.
 
Una mattina, mentre facevano colazione, Tonks entrò allegra in cucina stringendo una lettera tra le mani «Ciao, ragazzi» si allungò sopra Sirius e afferrò una fetta di pane tostato «Jamie questa è per te»
«Davvero?»
«Oh, sì» Tonks addentò la fetta di pane «Il gufo che la portava sembrava piuttosto arrabbiato per non portela consegnare a te direttamente», Tonks si sedette di fianco a Sirius e si versò del caffè.
Hermione le tirò una piccola gomitata complice e Ginny ridacchiò sporgendosi oltre Hermione «Di chi è, Jamie?»
Jamie alzò le spalle e le fece una linguaccia «Non provocarmi, tu»
«Jamie, Ginny, andiamo di sopra, mi sono dimenticata che devo farvi vedere una cosa» disse Hermione
«Cosa dovete vedere» chiese Ron con la bocca piena di toast e salsicce.
«Niente, Ron» risposero loro in coro.
«Fate una cosa veloce o non riuscirete a finire la colazione» disse la signora Weasley
Ginny prese tre toast dal vassoio «Va bene così, mamma»
 
A mezzanotte le Sorelle Stravagarie smisero di suonare, tutti rivolsero loro un ultimo, sonoro scroscio di applausi, e cominciarono ad avviarsi verso la Sala d'Ingresso. Molti ragazzi dicevano che avrebbero voluto che il ballo durasse di più, e anche a Jamie non sarebbe dispiaciuto, se non altro per avere le idee più chiare su cos’era successo tra lei e Gabriel: dopo il bacio, avevano continuato a comportarsi come sempre e non era certa se fosse cambiato qualcosa tra loro.
Nella Sala d'Ingresso, Jamie e Gabriel videro Hermione rivolgere a Ron un'occhiata gelida e superarlo di corsa su per la scalinata di marmo, senza dire una parola.
«Ecco, hanno litigato di nuovo» Jamie sospirò «Ron è proprio idiota»
«È geloso» disse Gabriel
Jamie lo guardò perplessa «Lo giustifichi?»
«Per niente» Gabriel la guardò «Che Ron sia geloso di Hermione è un dato di fatto, ed è ovvio per tutti, tranne che per lui. Ecco perché si comporta da idiota»
Jamie rise «Non conosci Ron, allora. Lui è così, si sarebbe comportato da stupido in ogni caso»
Gabriel alzò un sopracciglio «Se si sa quello che si vuole, si sa anche cosa fare per averlo»
Jamie rise di nuovo «Per esempio se si vuol far nevicare?» sorrise maliziosa.
Gabriel sorrise «Hmm, in quel caso quello che volevo era farti sorridere» Jamie arrossì e la bocca di Gabriel si piegò in un piccolo ghigno «e ho ottenuto quello che volevo. La neve era solo un mezzo secondario, perciò come esempio non vale»
Jamie abbassò il viso e ridacchiò sistemandosi una ciocca di capelli «Bene» si schiarì la voce «ma resta il fatto che non mi dimenticherò di Jack Frost»
Cedric Diggory li superò a passo svelto con Cho al fianco «Harry, ehi Harry» .
Gli occhi di Jamie emanarono lampi verso di loro e si avvicinò alla scala. Gabriel la seguì con uno sbuffo esasperato.
Cedric raggiunse Harry a metà scala, mentre Cho rimase giù ad aspettarlo; quando notò Jamie le sorrise la salutò con la mano «Ciao, Jamie»
«Cho» si sforzò di sorridere, poi spostò lo sguardo sulla schiena di Cedric.
Cho sorrise dolce «è stata una bella serata, vero?». Jamie chiuse gli occhi per un istante,poi la guardò  con un sorriso cortese. «Le Sorelle Stravagarie sono veramente brave»
«Sì» disse Jamie «è stato divertente»
«Hai un vestito stupendo» le disse Cho. «Il blu ti dona, forse dovevi finire a Corvonero»
«Grazie, ma non sono adatta per la tua casa, il colore giusto non mi avrebbe fatto migliorare nello studio»
 Cedric scese di corsa le scale, le passò accanto di nuovo e la salutò con un gran sorriso. In quel momento, Jamie si ritrovò a dar ragione a tutti gli insulti che Fred e George gli rivolgevano. «Buonanotte, Jamie»
«Cedric»  disse lei con un cenno del capo e una piega seria sulle labbra. Li guardò allontanarsi mano nella mano. Si voltò verso Gabriel con il labbro inferiore spinto infuori in un broncio «Sono così orribilmente gentili»
Gabriel rise piano «Ti accompagno?»
Jamie alzò gli occhi sulle scale, doveva parlare con Harry per chiedergli cosa volesse Diggory e assicurarsi che Ron non dicesse cose troppo spiacevoli a Hermione «Oh non serve, tranquillo» spostò lo sguardo su di lui «posso reggere qualche rampa di scale senza finire nei guai» disse con un sorriso.
Gabriel sembrò smettere per un secondo di respirare «Va bene» prese fiato «Allora, buonanotte» si allontanò di un passo.
«’Notte» Jamie lo salutò con la mano e fece per salire il primo gradino quando si voltò «Gabriel» lui alzò un sopracciglio in attesa «Ci vediamo domani, vero? Per Trasfigurazione»
Gabriel annuì, rigido, senza sorridere «Certo» si voltò e si diresse verso i sotterranei. Jamie lo guardò allontanarsi con l’impressione di aver detto qualcosa di sbagliato.
 
«Hermione?» disse Jamie entrando in Dormitorio
Grattastinchi miagolò. Hermione si era già messa il pigiama e aveva sciolto i capelli, gli occhi erano lucidi e il viso arrossato. I letti di Lavanda e Calì erano ancora vuoti.
«Ron è un idiota» disse Jamie sedendosi sul letto.
Hermione si asciugò gli occhi «Decisamente»
Jamie ghignò «Però è lui che ha rosicato per tutto il ballo a vederti con Krum, gli è andata peggio, consolati»
Hermione mugugnò, poco convinta e poi sospirò come a voler buttar fuori tutta la rabbia per Ronald Weasley «A te com’è andata?» tirò su col naso «Non vi ho più visti a un certo punto»
Jamie fu lieta che Hermione non fosse troppo arrabbiata con Ron per parlare con lei, e le raccontò di quello che era successo con Gabriel.
 «Sapevo che sarebbe finita così» disse Hermione con un sorriso «Tu ne sei sorpresa?»
«Non mi aspettavo niente del genere. Non avevo mai pensato a lui in quel modo,ma poi stasera è stato strano. Ci comportavamo come sempre, però a volte ero a disagio, ma non un disagio brutto era più» pasticciò le labbra cercando un termine che incarnasse  quello che voleva dire.
«Eri in imbarazzo» disse Hermione «come con George?» aggiunse.
«Sì» disse Jamie «No, non come con George» si corresse «Era diverso»
 
«Allora, è di Gabriel?» chiese Hermione mentre passavano sotto le teste degli elfi decapitati.
«Sì» disse Jamie compiaciuta mostrandole il nome del mittente sulla busta «Non ricevo una sua lettera da quando sono venuta qui»
«Dai, svelta, aprila prima che la mamma venga a chiamarci» la incitò Ginny
Jamie strappò il sigillo, estrasse la lettera e passò la busta a Hermione
 
Cara Trilli,
Ho saputo che finalmente vi hanno portato via dai Durlsey. Sono contento che tu non debba più vivere con quei Babbani almeno per quest’anno, soprattutto perché so che Silente vi avrà messi al sicuro, anche se poteva pensarci prima di lasciarvi alla mercé dei Dissennatori.
Non preoccuparti, sto già cercando di capire chi possa aver dato l’ordine. Per ora sono ancora sotto il controllo del Ministero, così mi ha detto mio padre, perciò, se c’entra Tu-sai-chi, deve avere una spia con una carica molto in vista, che io sappia sono in pochi a cui i Dissennatori rispondono, per cui, quantomeno, avremo una cerchia ridotta tra cui cercare.
So che hai l’udienza mercoledì, se eviti di  indossare le magliette con le scritte e di insultare apertamente Caramell, non potranno farti nulla. Papà è nel Wizengamot e mi ha promesso che farà il possibile per aiutarti, sosterrà la tua versione e troverà le falle nei discorsi di Caramell per far crescere dubbi nel resto della giuria.
A proposito, mia nonna è tornata a trovarci e sta inveendo in salotto contro la Gazzetta del Profeta, credo stia insultando la loro incapacità di usare una grammatica corretta, come sempre. Non so perché continui a leggerlo.
Appena arrivata ha messo a soqquadro la casa cambiando arredamento, a papà è preso un colpo quando non ha più trovato la sua poltrona preferita, ha soffocato il dispiacere nel vino a cena e, sebbene sia un tipo poco loquace, non ricordo di averlo mai visto così muto. La mia stanza per fortuna è salva, l’ultima volta che è venuta a trovarci mi ha messo un nuovo letto a baldacchino in stile Luigi XIV e ho faticato per ritrovare un modello in stile impero identico al mio.
 
Jamie sorrise e pensò che lo avrebbe preso in giro a vita per quest’affermazione. Era davvero snob e materialista quando voleva, ma non riusciva a criticarlo davvero, senza dubbio era stato d’aiuto il mantello blu di velluto pregiato che le aveva regalato per il compleanno.
 
Per il momento è impegnata a rivisitare il giardino, credo manchi poco si metta a dipingere le rose del colore che preferisce, come la regina pazza di quel libro di cui mi hai raccontato, ma finché spadroneggia all’esterno, possiamo tutti tirare un sospiro di sollievo.
Ti direi che mi manchi, ma la tua foto è una valida sostituta, ed è anche molto silenziosa, dovresti prendere esempio da lei.
 
Jamie arricciò il naso e fece una piccola linguaccia verso la lettera.
 
Andrà tutto bene, mio padre ti aiuterà.
Ci vediamo il primo settembre.
 
Gabriel
 
Jamie sorrise, quelle cinque parole: “ci vediamo il primo settembre” la rincuoravano sempre, anche prima dell’udienza, quando l’estate dai Dursley sembrava non finire mai, le davano la sicurezza che prima o poi sarebbe tornata nel suo mondo e lui quel giorno l’avrebbe aspettata.
«Allora, cosa dice?» chiese Ginny curiosa, mentre entravano in camera.
Jamie le passò la lettera e si buttò sul letto a pancia in su.
Hermione e Ginny si misero a leggere. «Era proprio preoccupato per te» disse Hermione
«Un letto in stile impero, sul serio?» ridacchiò Ginny
«Già» disse Jamie con un sorriso.
«Dice che suo padre ti aiuterà all’udienza» disse Hermione «è una buona cosa, avrai qualcuno dalla tua parte»
«Pare di sì» poi una consapevolezza si abbatté su di lei. Avrebbe conosciuto il padre di Gabriel. Lo avrebbe visto per la prima volta all’udienza, da imputata. Non riuscì a impedire alla sua mente di creare scenari in cui veniva ammanettata da un funzionario senza volto del Ministero e trascinata nell’aula con le manette ai polsi o peggio con una palla di piombo al piede.
«Jamie?» la chiamò Hermione
«Sta fantasticando» disse Ginny pratica
Jamie si tirò a sedere di scatto e le guardò a occhi sgranati «Credete che mi metteranno le manette?»
Per tutto il giorno, fu come se una tagliola le stringesse le viscere; il pensiero che avrebbe conosciuto il suo “futuro suocero”  in veste da criminale la vergognava  oltre ogni dire. Si azzardò a parlane solo con Hermione, che però non riuscì a consolarla e l’idea di aver preso il posto di Harry, per un po’, non le parve più così felice.
Dopo qualche ora di sconforto, una nuova risolutezza s’impadronì di lei. Non appena le fu possibile, salì in camera sua e revisionò tutto il suo guardaroba, non poteva modificare le cose, ma perlomeno poteva presentarsi al meglio del suo aspetto e dare la migliore prima impressione possibile.
Dopo varie prove e consigli da parte di Hermione (Ginny non era d’aiuto visto che continuava a porgerle le magliette con le scritte :If you don’t like my sound the problemi is not mine e Forbidden to forbid; o altre magliette di gruppi rock babbani che portava solo per far arrabbiare gli zii) Jamie si ritenne soddisfatta e si sentì pronta a presentarsi davanti al padre di Gabriel.
Sentì, però, come se un mattone si fosse lasciato cadere nel suo stomaco quando la signora Weasley si rivolse a lei durante la cena di martedì sera dicendo piano «Ho stirato i vestiti che hai preparato per domani mattina, Jamie, bisogna fare anche buona impressione perché funzioni»
«Oh mi creda è più che pronta» disse Hermione che aveva patito ogni sua paranoia. Jamie fece per aprir bocca e lei le scoccò un’occhiata minacciosa «Lo sei».
Jamie si bloccò con la bocca mezza aperta davanti allo sguardo di Hermione, poi la richiuse e sorrise alla signora Weasley. «Lo sono»
«Ne sono certa cara. Hai un viso così dolce non puoi non fare buona impressione»
Fred e George fecero finta di mandare di traverso la burro birra e tossirono in modo teatrale dandosi reciprocamente pacche sulla schiena «Dolce?» disse Fred
«Sicura di parlare della stessa Jamie che ha voluto appendere al muro chi portava spille contro Harry?» disse George
Fred annuì «E per le mutande»
«Erano diffamatorie. Qualcuno doveva fargli abbassare la cresta. E voi ne siete stati entusiasti»
Sirius scoppiò a ridere «Mi ricorda qualcuno, Lunastorta» sussurrò a Lupin
«Ora basta» disse la signora Weasley «Smettetela di influenzarla» disse agitando uno straccio contro Fred e George.
Jamie emise un verso esasperata, odiava che non riconoscessero i suoi meriti «Come ci arrivo al Ministero?» chiese alla signora Weasley per cambiare argomento
La signora Weasley le sorrise «Arthur ti porterà a lavoro con lui»  
Il signor Weasley sorrise verso di lei dall’altro lato del tavolo. «Puoi aspettare nel mio ufficio finché non è l’ora dell'udienza» disse
Jamie annuì e poi guardò Sirius, ma prima che potesse fare la domanda la signora Weasley le rispose: «Il professor Silente non pensa che sia una buona idea per Sirius venire con te, e devo dire che io-»
«-pensi che abbia ragione» disse Sirius a denti stretti «Naturalmente»
La signora Weasley strinse le labbra.
Jamie strinse gli occhi «E il mio parere non conta niente?» chiese. Silente aveva di nuovo deciso per lei senza consultarla.
«Cara, è pericoloso e Silente ha fatto-»
Pugnalò con la forchetta un pezzo di carne già tagliata «Di testa sua come sempre», guardò Sirius «Quand’è che Silente ve l’ha detto?»
«È venuto la notte scorsa, quando eri a letto» disse il signor Weasley
Jamie non nascose un verso di esasperazione, odiava essere scavalcata e Silente lo faceva sempre quando doveva prendere decisioni che la riguardavano, senza contare che ancora aspettava delle scuse per come li aveva trattati tutta l’estate e per averli fatti seguire da un essere inaffidabile come Mundungus, che adocchiò velenosa dall’altro lato della tavola.
«E io non posso venire?» chiese Harry. Jamie smise di lanciare maledizioni immaginarie a Mundungus e lo fissò.
«Oh, caro, Silente ha pensato che lo avresti chiesto e in quel caso-»
«In sintesi, sei bloccato qui anche tu Harry» concluse Sirius mettendogli una mano sulla spalla, poi guardò Jamie seduta di fronte a lui e le sorrise «Te la caverai bene anche da sola»
Jamie sorrise e trattenne a stento un sospiro di sollievo. Era molto meglio che Harry restasse ben lontano dal ministero e dalla sua udienza. Si era offerto di venire solo per tentare di farsi incolpare e provare di essere stato lui, non aveva dubbi su questo.
«Sola? E yo qui sono?» Moccì si erse a testa alta dalla sua spalla.
Jamie lo guardò «Sì, mettermi a parlare serventese farà senz’altro buona impressione»
«Por una volta puedes anche restare in silenzio. Serìa un meraviglioso regalo»
Jamie schioccò le dita dandogli un buffetto «Antipatico»
 
La mattina dopo, Jamie si svegliò alle cinque e mezza in modo tanto brusco e completo che sembrava che qualcuno gli avesse urlato nell’orecchio.
Così in effetti era stato, perché, quando voltò  il viso, trovò gli occhi scuri e le palpebre giallognole di Moccì «Ahi, era ora che ti svegliassi»
Si stropicciò gli occhi e mugugnò. «Moccì, è presto» per alcuni momenti rimase sdraiata immobile mentre la prospettiva dell'udienza disciplinare e dell’incontro col signor Asbury si infiltrava in ogni più piccolo neurone del suo cervello, quindi, incapace di sopportarlo oltre, scostò le coperte e scese dal letto.
La signora Weasley, aveva lasciato il golfino, la camicia bianca e i jeans appena lavati e stirati ai piedi del letto. Jamie infilò i jeans e prima di mettere la camicia sorrise e aprì il baule. Tirò fuori e lanciò a terra diverse magliette finché non trovò quella con la scritta: “If you don’t like my sound the problem is not mine”. La mise e la sistemò dentro i jeans, poi indossò con cura la camicia. Si legò i capelli in una coda  e afferrò la manica blu del golfino. Hermione e Ginny dormivano ancora.
«Portami con tigo»
«No. Ci vediamo dopo Moccì» S’infilò le scarpe e in punta di piedi uscì.
Jamie scese le scale con calma, poi fu colta da una curiosità improvvisa e le risalì, salendo al terzo piano. Girò il pomello a forma di serpente e aprì piano la porta.  Ron e Harry dormivano.
 
La signora Weasley le saltò incontro non appena aprì la porta della cucina. «La colazione» disse mentre tirava fuori la sua bacchetta e si affrettava al fuoco.
«G-g-giorno, Jamie,» disse Tonks sbadigliando. Quella mattina i suoi capelli erano biondi e ricciuti. «Dormito bene?»
«Sì, finché Moccì non ha strillato nel mio timpano»
«Moccì?» chiese Tonks «è il tuo camaleonte, vero? Remus me lo ha detto. Posso vederlo?»
«Oh, è di sopra»
Moccì si arrampicò da sotto il tavolo, sull’angolo «Eccome qui, hermana»
Tonks si abbassò verso di lui «Oh, non ne avevo mai visto uno dal vivo»
Jamie fissò il suo camaleonte, immobile con la bocca semi aperta «Come diavolo hai fatto?», gli puntò contro il dito
«A fare cosa?» chiese, girando piano su se stesso per farsi rimirare da Tonks
«Ti ho chiuso la porta dietro, sul serio come hai fatto? Hai il teletrasporto?» disse Jamie sedendosi di fianco a Tonks.
«Che cosa vuoi, cara?» la chiamò la signora Weasley «Porridge? Muffin? Aringhe affumicate? Uova e prosciutto? Toast?»
«Porridge e muffin, grazie» tornò a guardare Moccì «Tu non ci vieni»
«Yo devo vedere il mi futuro consuegro»
Al sentir nominare il padre di Gabriel, anche se nelle strane vesti di consuocero di Moccì, il suo stomaco si contorse e abbassò appena la testa «Non nominarlo» sibilò arrabbiata.
Si udirono dei passi sulle scale e Harry entrò in cucina «Caro, anche tu sveglio?»
«Sì»
«A Jamie farà piacere che sei sceso a salutarla»
«Sì è vero» disse Jamie sorridendogli maliziosa «Non me l’aspettavo»
«Hai preso a calci la porta» le fece notare Harry sedendosi di fronte a lei «e Ron ha creduto che ci stessero attaccando»
«Ho provato a chiamarti ma non ti svegliavi» disse Jamie prendendo la zuccheriera «Volevi forse farmi andare via senza salutarmi o augurarmi buona fortuna?» versò due cucchiate nel Porridge «Pensa se dovessi essere espulsa» terza cucchiaiata di zucchero «avresti i sensi di colpa»
«Direi che te la sei cercata» disse Harry imburrando un toast.
Jamie gli scoccò un occhiataccia «Potresti essere anche un po’preoccupato sai?»
«Te la caverai benone, no?»
«Ovvio che sì»
«E allora non mi preoccupo» disse Harry
Lupin diede un’occhiata a Jamie, quindi disse a Tonks, «Cosa stavi dicendo di Scrimgeour?»
«Oh… sì… beh,  dobbiamo essere un po’ più prudenti,  ha fatto a Kingsley e a me delle strane domande e dovrò dire a Silente che non potrò fare il turno di notte domani, sono proprio t-t-troppo stanca» concluse Tonks, facendo un altro enorme sbadiglio.
«Ti sostituirò io,» disse il signor Weasley. «Sto bene, e comunque devo finire un rapporto» si girò da Tonks verso Jamie. «Come ti senti?»
Jamie guardò Harry, poi il signor Weasley «Bene»
«Presto sarà tutto finito» disse con energia il signor Weasley. «Nel giro di poche ore verrai discolpata»
Jamie tentò di non pensare che avrebbe visto il signor Asbury di lì a poco e non sapeva nemmeno com’era fatto.
«L'udienza è al mio piano, nell'ufficio di Amelia Bones. Lei è capo del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, e è una di quelli che ti interrogheranno»
«Non lo farà Caramell?» disse Jamie
«Sì, certo» disse il signor Weasley «ma la maggior parte dell’interrogatori spetta ad Amelia Bones»
«Amelia Bones è ok, Jamie» disse Tonks carezzando Moccì sulla testa «è una persona onesta, ti ascolterà fino alla fine.»
«Non perdere la calma» disse Sirius. «Sii educata e attieniti ai fatti»
«La legge è dalla tua parte» disse Lupin con calma. «Anche ai maghi minorenni è permesso usare la magia in caso di pericolo di vita»
Jamie annuì, e si chiese se valeva la pena affidarsi ad una legge che Caramell poteva già aver cambiato.
La signora Weasley si sedette accanto a lei e cominciò con fare materno a lisciarle e sistemare le pieghe della camicia « Cara la maglietta che hai sotto è un po’ troppo larga, se la togli forse-»
«No, va bene così» disse Jamie spostandosi appena di lato. Era meglio che la signora Weasley non si accorgesse della scritta poco consona per un’udienza col Ministero.
Il signor Weasley controllò il suo orologio e guardò Jamie «Penso che sia ora di andare» disse.
«Siamo un po' in anticipo, ma penso che sarà meglio aspettare al Ministero piuttosto che qui»
«Ok» disse Jamie, di colpo l’idea di uscire da quella casa e affrontare un’udienza non le pareva più facile come eseguire una semplice pozione scaccia brufoli. Guardò Harry e si alzò in piedi.
Tonks le accarezzò il braccio «Andrà tutto bene, Jamie
«Buona fortuna» disse Lupin. «Sono sicuro che andrà bene»
«E se no» disse Sirius «me la vedrò io con Amelia Bones per te»
Jamie sorrise e cercò di nuovo lo sguardo di Harry. La signora Weasley la abbracciò «Terremo tutti le dita incrociate»  
Moccì attraversò il tavolo per raggiungerla «Bueno, es ora di andare» alzò la coda come per bloccare ogni protesta «Tranquila, divento invisibile»
Jamie non riuscì a obiettare stavolta e lasciò che si attaccasse alla fibbia laterale dei jeans «Beh, ci vediamo più tardi»
«Buona fortuna» disse Harry, Jamie gli fece l’occhiolino e seguì il signor Weasley di sopra e attraverso l’ingresso. Poteva sentire la madre di Sirius grugnire nel sonno dietro la tenda.
Il signor Weasley aprì la porta e uscirono nell'alba fredda e grigia.
 
«Siamo arrivati» disse il signor Weasley con un gran sorriso, indicando una vecchia cabina telefonica rossa, dalla quale mancavano vari pannelli di vetro, davanti a un muro pieno di graffiti. «Dopo di te, Jamie»
Jamie esitò un secondo, si era aspettata un ingresso molto più in grande stile per il Ministero della Magia.
Il signor Weasley la raggiunse e chiuse la porta. Jamie si ritrovò bloccata contro l'apparecchio del telefono, che pendeva storto dal muro come se avessero cercato di strapparlo, un piccolo strillo e un solletico sulla schiena le dissero che Moccì si era spostato. Il signor Weasley si allungò oltre Jamie per prendere l’elenco, lo tenne sopra la sua testa e scrutò il disco combinatore del telefono «Vediamo... sei»  fece il numero, «due… quattro… ancora quattro… e ancora due»
Appena il disco del telefono ronzò indietro al suo posto, una limpida voce femminile risuonò dentro la cabina, non dalla cornetta in mano al signor Weasley, ma così forte e chiara da far pensare che una donna invisibile si trovasse proprio accanto a loro.
«Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e i vostri affari»
«Ehm» il signor Weasley guardò prima la cornetta poi il soffitto della cabina, poi tenendo il microfono della cornetta sul suo orecchio disse: «Arthur Weasley, Ufficio per l’ Uso Improprio dei Manufatti Babbani, qui per accompagnare Jamie Potter, a cui è stato richiesto di presentarsi a un’udienza disciplinare»
«Grazie» disse la limpida la voce femminile. «Visitatore, è pregato di prendere il tesserino di riconoscimento e di attaccarlo alla parte anteriore dei suoi vestiti»
Ci fu uno scatto e un tintinnio e Jamie vide qualcosa sbucare fuori dallo scivolo di metallo da dove escono le monete di resto. Li raccolse: era un tesserino di riconoscimento d’argento con scritto Jamie Potter, Udienza Disciplinare. Se lo appuntò sul davanti della sua camicia mentre la voce femminile parlava di nuovo. «Visitatore al Ministero, le è richiesto di sottoporsi a una perquisizione e di presentare la sua bacchetta per la registrazione al banco di sicurezza, situato all’estremità opposta dell'Atrio»
Il pavimento della cabina telefonica tremò, stavano penetrando lentamente nella terra. Jamie si guardò intorno curiosa, mentre la strada sembrava alzarsi oltre le pareti di vetro della cabina finchè l'oscurità non si chiuse sopra le loro teste. Quindi non riuscì a vedere più niente; poteva sentire solo un sordo rumore di ingranaggi mentre la cabina telefonica proseguiva il suo viaggio attraverso la terra, la situazione le ricordò il libro di Julius Verne. Dopo un minuto una fessura di luce d'oro illuminò i suoi piedi e, aumentando, raggiunse il resto del suo corpo, fino a quando non la colpì in faccia e fu costretta a chiudere gli occhi per farli smettere di lacrimare.
«Il Ministero della Magia vi augura una piacevole giornata,» disse la voce femminile.
 
«Livello terzo, dipartimento Incidenti e Catastrofi Magiche, che include la Squadra Annullamento Incidenti Magici, la Sede Centrale Obliviatori e il Comitato Giustificazioni per Babbani»
Tutti lasciarono l'ascensore a questo piano tranne il signor Weasley, Jamie e una strega che leggeva un pezzo di pergamena tanto lungo da toccare il pavimento. I restanti promemoria continuarono a roteare intorno alla lampada mentre l'ascensore riprese a salire sferragliando, quindi le porte si aprirono e la voce fece il suo annuncio.
«Livello secondo, dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica, che include l’Ufficio per l’Uso Improprio della Magia, il Quartier Generale Auror e il Servizio Amministrazione Wizengamot»
«Questo è il nostro, Jamie» disse il signor Weasley e seguirono la strega fuori dall'ascensore in un corridoio fiancheggiato da varie porte. «Il mio ufficio è sull'altro lato del piano»
«Signor Weasley» disse Jamie, mentre superavano una finestra da cui filtrava la luce del sole, «Queste finestre sono incantate come il soffitto di Hogwarts?»
«Esatto» disse il signor Weasley « La Manutenzione Magica decide che tempo farà ogni giorno. Abbiamo avuto due mesi di uragani l'ultima volta che hanno cercato di ottenere un aumento di stipendio. Gira qui, Jamie»
Voltarono un angolo, attraversarono una massiccia porta a due battenti di quercia e sbucarono in un open space sovraffollato, diviso in cubicoli, che ronzava di chiacchiere e risate. I promemoria sfrecciavano tra i pannelli divisori come razzi in miniatura. Un cartello sbilenco sul cubicolo più vicino diceva: Quartier Generale degli Auror.
Jamie si sporse per sbirciare dentro le porte. Gli Auror avevano tappezzato le pareti dei loro cubicoli con un po' di tutto, da ritratti di maghi ricercati e foto delle loro famiglie a poster delle loro squadre del cuore di Quidditch e articoli della Gazzetta del Profeta. Un uomo vestito di scarlatto con una coda di cavallo più lunga di quella di Bill era seduto con gli stivali sulla scrivania e dettava una relazione alla sua piuma. Un po' oltre, una strega con una benda sull'occhio parlava con Kingsley Shacklebolt da sopra la parete del suo cubicolo. Kingsley si voltò verso di loro con espressione seria e professionale «Buongiorno, Weasley» disse mentre si avvicinavano. «Devo dirti
una cosa, hai un secondo?»
Parlavano come se si conoscessero appena e Jamie dedusse che, senza tutta la questione dell’Ordine, era normale che un Auror non desse confidenza ai dipendenti degli uffici che lavoravano sotto di loro.
Seguirono Kingsley lungo la fila dei cubicoli, fino all'ultimo.
Jamie ebbe un attimo di sconcerto: il volto di Sirius la occhieggiava da tutte le parti. Ritagli di giornali e vecchie foto, tappezzavano le pareti. Jamie notò quella in cui era testimone al matrimonio dei suoi genitori; le prudettero le mani e provò l’impulso di strapparla dalla parete, era un momento privato, non avrebbe dovuto essere alla portata di tutti.
 L'unico spazio privo di Sirius era una cartina del mondo sulla quale piccoli spilli rossi rilucevano come gemme.
Kingsley ficcò in mano al signor Weasley un fascio di pergamene«Tieni» disse guardandolo dall’alto «Ho bisogno di tutte le informazioni possibili su veicoli Babbani volanti avvistati negli ultimi dodici mesi. Abbiamo ricevuto informazioni secondo cui Black potrebbe ancora usare la sua vecchia motocicletta». Kingsley strizzò l’occhio a Jamie e si chinò appena verso di lei «Dagli la rivista, potrebbe trovarla interessante» disse a voce bassa, poi drizzò la schiena e alzò il tono: «E non metterci troppo, Weasley, il ritardo di quella relazione sui carmi da fuoco ha bloccato le nostre indagini per un mese».
«Se avessi letto la mia relazione sapresti che il termine esatto è armi da fuoco» rispose asciutto il signor Weasley. «E temo che dovrai aspettare per avere informazioni sulle motociclette: al momento siamo estremamente occupati» abbassò la voce e aggiunse: «Se riesci a liberarti prima delle sette, Molly fa le polpette».
Fece un cenno a Jamie e la guidò fuori dal cubicolo di Kingsley, attraverso una seconda porta di quercia, in un altro passaggio, voltò a sinistra, avanzò lungo un altro corridoio, voltò a destra in un corridoio poco illuminato e squallido, e alla fine raggiunse un vicolo cieco, dove una figura dai capelli biondi stava leggendo qualcosa appeso alla porta.
 
Jamie osservava la barca di Durmstrang dalla finestra dell’aula al quarto piano. Il piede sinistro batteva ritmicamente a terra. Sbuffò nervosa e cercò il suo riflesso nel vetro. Si sistemò la frangia e esaminò con cura il viso.
Quella notte, nonostante le confidenze a Hermione, non aveva per nulla preso sonno.
Sì voltò di scatto quando sentì la porta aprirsi e vide Gabriel entrare «Ehi» si sistemò la treccia
Gabriel si sistemò meglio la borsa sulla spalla «Ciao» disse guardando un interessante crepa accanto alla finestra.
Jamie aprì la bocca facendo un piccolo passo avanti.
«Ci mettiamo a studiare?» chiese lui appoggiando la borsa sul banco
Jamie chiuse la bocca «Sì» sfregò le mani sui jeans «Sì, ok»
Gabriel si sedette e estrasse dalla borsa il libro di Trasfigurazione. Jamie prese posto di fronte a lui. Il silenzio era scandito solo dalle pagine sfogliate da Gabriel e dalle dita di Jamie che battevano a tempo, di un non si sa qualche motivetto, sul banco. «Ma tu vuoi davvero studiare?» gli chiese d’un tratto.
Gabriel alzò lo sguardo «Non volevi ripetizioni di Trasfigurazione?»
«Sì». Gabriel annuì riprese a leggere.
Jamie si morse il labbro e guardò fuori dalla finestra, video una nuvola grigia che assomigliava a un calderone. Si voltò verso di lui «Oggi il cielo è nuvoloso, volevo andare da Hagrid ma il mio ombrello si è  rotto e». Gabriel alzò lo sguardo su di lei «Ron ha fatto un vero casino con Hermione ieri sera, credo che non si parleranno più per un bel po’, anche perché il tema di Piton non l’ho fatto». Gabriel aveva la fronte aggrottata in segno di concentrazione «Comunque il prossimo fine settimana a Hogsmeade comprerò delle piume nuove e tu mi piaci», prese fiato guardando Gabriel in attesa, le guance rosse un po’ perché non aveva più respirato, un po’ per quello che aveva appena detto. «Hai capito?» gli chiese.
Gabriel annuì «Sì, hai l’ombrello rotto, Ron ha litigato con Hermione, non hai fatto il tema di Piton e vuoi prendere delle piume nuove» si interruppe per un istante «E ti piaccio» un accenno di sorriso sulle labbra «Anche tu mi piaci»
Jamie sorrise, il voltò avvampò «Oh»
«Ho dimenticato niente?» chiese lui riportando lo sguardo sul libro di Trasfigurazione
Il sorriso di Jamie si allargò «Ehm, oggi il cielo è nuvoloso»
«Giusto» sorrise lui «è nuvoloso»
Delle gocce di pioggia cominciarono a cadere dal cielo picchiettando sui vetri.







Tana del camaleonte: 

Rieccoci qua gente :)

Piaciuto il capitolo? Ammetto di averci preso un po' la mano con Jamie e Gabriel xd ma visto che ho interrotto il presente proprio sul più bello non potevo lasciarvi a bocca asciutta... spero vi siano piaciuti :)
Dunque, nel prossimo capitolo ci sarà l'udienza e finalmente vedremo cosa succederà a Jamie e porterà Caramell a imitare Krusciov alle Nazioni Unite xd

E niente termini in spagnolo stavolta, Moccì è soffocato dalla polvere, non vede l'ora di tornare a Hogwarts xd
Alla prossima,

Eltanin ;)

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Capitolo 5
*** In cui anche i rospi amano il rosa e Caramell rovescia una boccetta di inchostro ***


Hola gente!

Eccomi qua, con mezza italia sommersa dalla neve, arriva puntuale un nuovo capitolo.
Ringrazio come sempre chi segue questa storia e :ILoveZioVoldy e millyray per le loro recensioni :)
Finalmente, assisterete all'udienza, per cui, non vi trattengo e vi faccio passare al capitolo.

Buona lettura:





Il voltò di Jamie s’illuminò e sorrise a trentadue denti, al colmo della felicità «Oh per la miseria» accelerò il passo. Nascosto dietro al golfino, Moccì strillò di gioia.
Il ragazzo si voltò e sorrise «Trilli»
Gli gettò le braccia al collo «Quando la smetterai di chiamarmi così?»
Gabriel la abbracciò sollevandola appena da terra «Fin quando continuerà a far divertire me e a dare fastidio a te»
Il signor Weasley li raggiunse «Jamie,  questo deve essere un tuo amico presumo» disse bonario.
Jamie arrossì e sciolse l’abbraccio. «Sì, signor Weasley. Lui è Gabriel Asbury, è del mio stesso anno a Hogwarts»
«Piacere, signore» disse Gabriel porgendogli la mano.
«Asbury, eh?» il signor Weasley gliela strinse energico «Conosco tuo padre, lui sa dove sei, vero?»
«Certo, signore»
Il signor Weasley sorrise «Bene» poi guardò Jamie «Questo è il mio ufficio» indicò la porta accanto a loro «Abbiamo un discreto anticipo, puoi parlare ancora un po’ con lui se vuoi. Io ti aspetto dentro»
Jamie sorrise «Arrivo tra poco, grazie signor Weasley»
Non appena il signor Weasley chiuse la porta dietro di sé, Jamie guardò Gabriel e il sorriso tornò a illuminarsi «Ciao»
Gabriel sorrise a sua volta, sincero, senza traccia di divertimento o sarcasmo «Ciao anche a te»
 Jamie non si trattenne e fece di corsa un passo verso di lui «Sei qui, evviva» gli gettò di nuovo le braccia al collo «non riesco ancora a credere che tu sia venuto». Gabriel rise per il suo entusiasmo e la strinse a sè. «Perché non mi hai scritto che venivi nella tua ultima lettera?» gli chiese con un tono di rimprovero ben poco convincente dato che non smetteva di sorridere.
«Perché è divertente vederti fare i salti di gioia per me»
Jamie si staccò da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi «Ti informo che li avrei fatti anche sapendo che venivi»
«Sì lo so, ma avresti cominciato dall’ultima riga della lettera» spostò le mani sulla vita di lei «e mi sarei perso la parte migliore» disse con un piccolo sorriso divertito. Le accarezzò un bracco e la sua espressione si fece più seria «Pronta per l’udienza?»
Jamie annuì «Sono un po’ agitata» strinse una piega della maglietta sulla spalla di Gabriel.
«Andrà bene. Caramell non può farti niente, e mio padre terrà-»
«È per lui che sono nervosa» gli confessò Jamie
«Perché?»
Avvicinò le labbra al suo orecchio «Nn vio c tu pare i ea er la ria vlt mnre ono ott prcesso» mosse appena le labbra
Gabriel emise una piccola risata «Ripeti un po’, Trilli»
Jamie fece un respiro profondo «Non voglio che tuo padre mi veda per la prima volta mentre sono sotto processo»
Gabriel chinò il capo e ridacchiò contro la sua spalla «Tu hai delle strane priorità» disse tornando a guardarla negli occhi
«Non prendermi in giro. E se si fa un’idea sbagliata di me?»
«Jamie,  lo sa che ti sei solo difesa, è dalla tua parte» sorrise «Tranquilla, non pensa che tu sia una piccola criminale, Dodger»
«Chi è Dodger?»
«Un personaggio di Oliver Twist»
Un uomo spuntò da dietro l’angolo e entrò di corsa nell’ufficio del signor Weasley.
«Detesto Dickens. Troppe persone sfortunate», Jamie guardò la porta dell’ufficio del Signor Weasley chiudersi dietro l’uomo «Come hai convinto tuo padre a farti venire?»
«Ho usato mia nonna» disse lui «L’ho convinta a incuriosirsi al Ministero dicendole che qui avrebbe potuto lamentarsi dell’incapacità di usare la sintassi corretta dei giornalisti della Gazzetta. Non ha resistito e papà  non ha potuto dirle di no»
Jamie rise «E ora dov’è?»
«L’ho persa in ascensore» Gabriel strinse gli occhi, ripensandoci «Anche se in realtà è lei che ha ignorato me e è filata dritta a cercare un ufficio dove bastonare qualcuno»
La porta dell’ufficio si spalancò e il signor Weasley uscì, il respiro pensante come se avesse corso una maratona «Jamie, dobbiamo andare, presto. Hanno spostato la tua udienza alle otto»
Jamie sussultò, sentì un improvviso vuoto allo stomaco «Di un’ora?»
«Sono le otto adesso» disse Gabriel
«Meno male che siamo venuti qui così presto. È al vecchio tribunale dieci» disse il signor Weasley «Andiamo, svelta»
Jamie lanciò uno sguardo a Gabriel e si morse un labbro. «Vengo con voi» disse lui.
 
«Hanno cambiato l’orario apposta. È stato Caramell, ci scommetto» disse Jamie col fiato corto, mentre sfrecciavano davanti ai cubicoli degli Auror; i maghi misero fuori la testa a guardarli che filavano via.
«Per fortuna siamo arrivati qui così presto. Se non ti fossi presentata sarebbe stata una catastrofe»
«E Caramell questo lo sa bene» disse Gabriel.
 Il Signor Weasley slittò fino agli ascensori e sferrò un pugno al pulsante “giù”. «Muoviti» l’ascensore arrivò sferragliando e loro vi corsero dentro. Ogni volta che si fermava il signor Weasley imprecava furioso e prendeva a pugni il bottone numero nove. «Maledizione, quelle aule di tribunale non sono state utilizzate per anni» disse «Non riesco a capire perché  lo fanno laggiù» schiacciò di nuovo il pulsante numero nove «a meno che» scosse la testa «ma no-»
Una strega grassoccia che portava un calice fumante entrò nell'ascensore e il signor Weasley non concluse la frase.
«Atrium» disse la limpida voce femminile e le grate d'oro si alzarono, mostrando a Jamie una fugace visione delle statue d'oro nella fontana. La strega grassoccia uscì ed entrò un mago dalla pelle olivastra e con un espressione funerea.
«’Giorno, Arthur» disse con una voce sepolcrale mentre l'ascensore cominciava a scendere. «Non ti si vede spesso quaggiù»
«Affari urgenti, Bode,» disse il signor Weasley, che saltellava per l’impazienza e lanciava occhiate ansiose a Jamie.
«Ah, sì,» disse Bode, osservando Jamie senza battere le ciglia. «Naturalmente»
Jamie quasi non si curò di Bode, ma il suo insistente sguardo fisso non la fece sentire in alcun modo più a suo agio. Gabriel si spostò davanti a lei coprendola dagli occhi di Bode e le prese la mano guardando l’uomo con sufficienza.
«Dipartimento dei Misteri» disse la limpida voce femminile, senza aggiungere altro.
Le porte dell’ascensore si aprirono «Veloce, Jamie,» disse il signor Weasley, e presero a correre lungo un corridoio diverso da quelli dei piani superiori. Le pareti erano spoglie; non c'erano finestre né porte, tranne una, liscia e nera, in fondo. Jamie si aspettava che ci si sarebbero infilati, invece il signor Weasley la afferrò per il braccio e la trascinò a sinistra, dove c'era un passaggio che conduceva a una rampa di scale.
«Giù di qua, giù di qua,» ansimò il signor Weasley, scendendo due scalini alla volta. «Neanche l'ascensore arriva così in basso» prese fiato «perché la fanno qui giù questo io» prese di nuovo fiato.
Raggiunsero la fine della scala e corsero ancora lungo un altro corridoio, molto somigliante a quello che conduceva allo studio di Piton a Hogwarts, con ruvidi muri di pietra e gruppi di torce. Le porte che stavano attraversando erano di legno pesante con borchie e serrature di ferro.
«Tribunale dieci… Penso… Dovremmo quasi esserci… sì.» Il signor Weasley si fermò di colpo, quasi inciampando, fuori da una sudicia porta scura con un enorme lucchetto di ferro e crollò contro il muro, premendosi una mano sul petto.
«Eccoci» ansimò, indicando la porta. «Entra lì»
«Lei-lei non viene con -?» chiese Jamie che si sentiva un po’ intimorita da quella che sembrava una prigione sotterranea.
«No, no, non posso. Buona fortuna»
Gabriel le mise una mano sulla spalla «Pensa prima di parlare, non cercare lo scontro con Caramell, ti provocherà, stai attenta» le disse serio «Ti aspetto qui» la abbracciò per un istante e poi la sospinse verso la porta.
Il cuore di Jamie batté all’impazzata contro il nodo alla gola. Deglutì a fatica, girò la pesante maniglia di ferro e entrò nell'aula di tribunale.
Jamie boccheggiò. Non poté farne a meno. Harry le aveva raccontato del luogo che aveva visitato dentro al Pensatoio di Silente, il luogo dove aveva visto i Lestrange venire condannati all’ergastolo ad Azkaban, e se non era la stessa sala, le era molto somigliante, il che significava che la stavano trattando alla stregua di un Mangiamorte. Un piccolo moto di indignazione e ribellione scalpitò dentro di lei.
I muri erano di scura pietra, illuminati solo dalla fioca luce delle torce. Panche vuote si ergevano ai
due lati di Jamie, ma di fronte, sulle panche più alte, c'erano molte sagome in ombra.
Stavano parlando a bassa voce, ma quando la pesante porta si chiuse dietro di lei calò un
silenzio carico di presagi.
Una fredda voce maschile rimbombò tra le pareti dell'aula di tribunale. «Sei in ritardo»
Jamie strinse appena i denti, come se la colpa non fosse loro, pensò arrabbiata.  Prese un respiro «Mi scusi» disse in tono educato e remissivo «Io non avevo saputo che l’ora era stata cambiata»  
«Non è colpa del Wizengamot» disse la voce. «Un gufo ti è stato inviato questa mattina. Prendi la tua sedia»
Jamie lasciò cadere il suo sguardo sulla sedia al centro della stanza, i cui braccioli erano dotati di catene. La tremenda visione di lei che veniva ammanettata come una criminale la invase e rinunciò a chiedere se la rettifica le fosse stata inviata alle nove. I suoi passi rimbombarono nella sala mentre attraversava il pavimento di pietra. Si sedette con cautela sul bordo della sedia trattenendo il respiro, le catene cigolarono, ma non la legarono. Tornò a respirare e alzò lo sguardo sulle persone che componevano il famoso Wizengamot.
Erano più o meno una cinquantina, tutti, per quanto poteva vedere, vestiti con abiti color prugna con una elaborata “W” d’argento ricamata sulla parte sinistra del torace e tutti la guardavano da sotto i loro nasi, alcuni con espressioni molto austere, altri con sguardi di sincera curiosità.
Proprio al centro della fila anteriore era seduto Cornelius Caramel, il Ministro della Magia.
 
Le voci della McGranitt e di Caramell arrivavano sin nell’infermeria.
«Increscioso, ma comunque, Minerva-» stava dicendo Cornelius Caramell ad alta voce.
«Non avresti mai dovuto portarlo nel castello» urlò la McGranitt. «Quando lo scoprirà Silente-»
Le porte dell’Infermeria si spalancarono e Jamie aggirò il letto dove riposava Harry andando incontro al Ministro.
Caramell entrò a grandi passi. La professoressa McGranitt e Piton lo seguivano da vicino.
«Perché state urlando?» chiese Jamie incurante di parlare al Ministro Della Magia e ai suoi professori «Harry sta risposando»
Caramell la ignorò«Dov'è Silente?» chiese alla signora Weasley.
 «Non è qui» rispose lei con lo stesso cipiglio di Jamie «Questa è un'infermeria, Ministro. Non crede che farebbe meglio a-»
Ma la porta si aprì e Silente avanzò lungo la corsia. «Che cos'è successo?» chiese in tono brusco, spostando lo sguardo da Caramell alla professoressa McGranitt. «Perché disturbate queste persone? Minerva, mi meraviglio di te. Ti avevo chiesto di fare la guardia a Barty Crouch-»
«Non c'è più bisogno di sorvegliarlo, Silente» strillò lei.«Ha provveduto il Ministro» aveva le guance chiazzate di rosso e le mani strette a pugno; tremava dalla rabbia.
Jamie fece un passo indietro non aveva mai visto la professoressa McGranitt perdere il controllo a quel modo. «Quando abbiamo detto al signor Caramell che avevamo catturato il Mangiamorte responsabile dei fatti di questa sera» disse Piton a bassa voce, «è stato come se fosse a rischio la sua sicurezza personale. Ha insistito per convocare un Dissennatore che lo scortasse dentro il castello. L'ha condotto su nell'ufficio dove Barty Crouch-»
«Io gliel'ho detto che lei non sarebbe stato d'accordo, Silente» sbottò la professoressa McGranitt. «Gli ho detto che non avrebbe mai permesso a un Dissennatore di mettere piede nel castello, ma-» «Mia cara signora» ruggì Caramell, anche lui fuori di sè «In qualità di Ministro della Magia, spetta a me decidere se desidero portare con me una scorta quando interrogo un elemento potenzialmente pericolos-»,ma la voce della professoressa McGranitt sovrastò quella di Caramell.
«Nell'istante in cui quel-quella cosa è entrata nella stanza» urlò puntando il dito verso Caramell e tremando tutta, «si è gettata su Crouch e-e-.» la professoressa McGranitt si sforzava di trovare le parole per descrivere ciò che era successo.
Jamie spostò lo sguardo su Caramell «Sta dicendo che ha lasciato che il Dissennatore lo baciasse, Ministro?» chiese col tono più calmo e educato che riuscì ad avere. Non poteva credere che Caramell avesse perso il controllo su un solo Dissennatore, considerato che controllava tutti quelli di Azkaban. Un’ondata di gelida comprensione la invase. Lo aveva fatto apposta. Era possibile?
 
Jamie strinse gli occhi e un onda di rabbia esplose nel petto. Strinse con forza i braccioli della sedia.
«Molto bene,» disse Caramell. «Essendo l'accusata presente, finalmente, possiamo iniziare. Siete pronti?» si rivolse alla fila.
«Sissì, signore» disse una voce zelante che Jamie conosceva. Il fratello di Ron, Percy, era seduto proprio all’estremità della panca anteriore. Jamie guardò Percy, aspettandosi un qualche segno di riconoscimento da parte sua, che però non arrivò. Gli occhi di Percy, dietro i suoi occhiali con la montatura di corno, erano rimasti fissi sulla sua pergamena, una piuma pronta in mano. Jamie appuntò di vendicarsi per questo.
«Udienza disciplinare del dodici agosto» disse Caramell con voce sonora e Percy iniziò a prendere nota, «per le violazioni commesse nei riguardi del Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni e dello Statuto Internazionale di Segretezza da parte di Jamie Lilian Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, Little Whinging, Surrey».
Moccì si sporse da dietro la coda « Il tonto rosso era più tonto di quello que pensavo»
 Interroganti: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia; Amelia Susan Bones, Capo del Dipartimento per l’Applicazione della Legge Magica; Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Maggiore al Ministero. Scrivano di corte, Percy Ignatius Weasley»
«Testimone per la difesa, Albus Percival Wulfric Brian Silente» disse una voce quieta dietro a Jamie. Lei alzò un sopracciglio e si voltò, incontrando gli occhi azzurri del preside. Era il minimo che fosse venuto a tirala fuori dai guai, ma non lo avrebbe mai ringraziato per questo, se la sarebbe potuta cavare bene anche da sola. Tornò a guardare il Wizengamot davanti a sé.
Silente avanzava con calma nella stanza, vestito di una lunga tunica blu-notte e con un'espressione di perfetta serenità. La lunga barba e i capelli d’argento brillarono alla luce delle torce mentre si avvicinava a Jamie e guardava Caramell attraverso gli occhiali a mezza luna che erano appoggiati a metà del suo naso curvo.
I membri del Wizengamot borbottarono. Gli occhi di tutti ora fissavano Silente. Alcuni sembravano seccati, altri un po' spaventati; due anziane streghe nella fila dietro, tuttavia, levarono la mano e salutarono in segno di benvenuto.
Jamie non poté non notare come la presenza di Silente avesse provocato un timore reverenziale, nonostante quello che al Ministero si diceva di lui. Si morse le labbra per nascondere un ghigno compiaciuto nel guardare Caramell che si agitava sulla sedia biascicando qualcosa tra le labbra «Ah» disse Caramell, il colorito in tinta con la divisa del Wizengamot. «Silente, sì. Tu, ehm, hai ricevuto il nostro, ehm, messaggio che diceva che l’ora e il, ehm, luogo dell'udienza erano stati cambiati, quindi?»
«Devo averlo perso» disse Silente con sorriso serafico. «Tuttavia, a causa di un fortunato errore sono arrivato al Ministero tre ore prima, così non c’è stato alcun disguido»
«Sì, bene, suppongo che avremo bisogno di un'altra sedia, io» fece un gesto a Percy «Weasley, potresti -?»
«Non c’è problema, non c’è problema» disse Silente come se si trovasse a una riunione di un circolo di cucito; estrasse la sua bacchetta, la mosse con un piccolo scatto e una sedia di morbido chintz apparve dal nulla accanto a Jamie. Silente si sedette, unì la punta delle dita e osservò Caramell sopra di esse con un'espressione di educato interesse. Il Wizengamot stava ancora mormorando agitato; solo quando Caramell parlò di nuovo tornarono in silenzio.
«Sì» disse di nuovo Caramell, con l’aria di chi ha subito un brutto colpo. «Bene, quindi. Allora, l’accusa..sì» estrasse un pezzo di pergamena dalla pila davanti a lui, fece un profondo respiro e la lesse, «Le accuse contro l'imputata sono le seguenti: «Che ella di proposito, deliberatamente e nella piena consapevolezza dell'illegalità delle sue azioni, avendo ricevuto un precedente avvertimento scritto dal Ministero della Magia per una accusa dello stesso tipo, ha prodotto un Incanto Patronus in un'area abitata da Babbani, alla presenza di un Babbano, il due di agosto, ventitre minuti dopo le nove, il tutto costituendo una violazione del Paragrafo C del Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni, 1875 e anche della Sezione 13 dello Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi. Sei tu Jamie Lilian Potter, abitante al numero 4 di Privet Drive, Little Whinging?» Caramell fulminò Jamie dalla cima della sua pergamena.
«Sì» disse Jamie, drizzò le spalle più che poteva contro lo schienale e alzò il mento.
«Avevi ricevuto un avvertimento ufficiale dal Ministero per l'utilizzo illegale della magia tre anni fa, non è vero?»
«Sì»
«E hai evocato un Patronus nella sera del due di agosto?» disse Caramell.
Jamie graffiò con le unghie in bracciolo già scheggiato «Sì». Moccì spinse il muso contro il suo collo come segno di avvertimento.
«Sapendo che non ti è consentito utilizzare la magia fuori dalla scuola finché non avrai l’età di diciassette anni?»
«Sì» strinse i denti.
«Sapendo che eri in piena area babbana?»
«Sì», si voltò verso Silente, il preside incrociò il suo sguardo e le sorrise. Jamie distolse lo sguardo e tornò a guardare Caramell.
«Pienamente consapevole che eri in stretta prossimità  di un Babbano in quel momento?»
«Sì» disse Jamie, i denti così stretti che ne venne fuori  quasi un sibilo
Una strega, seduta alla sinistra di Caramell, prese parola: «Hai prodotto un Patronus completo?» si sistemò il monocolo che portava all’occhio destro come per metterla più a fuoco.
Jamie portò le mani in grembo «Sì»
«Un Patronus corporeo?»
Jamie trattenne un sorriso «Sì, assume la forma di un cane. È sempre stato così»  
«Sempre?» disse la Signora Bones. «Hai già prodotto un Patronus prima d’ora?»
L’angolo sinistro della sua bocca scattò per una frazione di secondo verso l’alto «Sì» disse «Lo so produrre da un anno»
«E hai quindici anni?»
«Sì, signora»
«Lo hai imparato a scuola?»
«Sì» Jamie indugiò un istante «ho imparato da sola»
«Impressionante» disse la Signora Bones, fissandola, «Un vero Patronus alla sua età» Jamie abbassò la testa per nascondere un piccolo sorriso, poi guardò di nuovo Silente. Il preside non si voltò verso di lei, al momento sembrava molto interessato a esaminarsi le unghie. «Davvero molto impressionante»
Un uomo dai lineamenti affilati si sporse dalla seconda fila, dietro Amelia Bones, si chinò verso la donna, come se volesse parlarle all’orecchio, invece, parlò con una voce chiara e limpida e tutti sentirono quello che disse: «Senza dubbio, non è da tutti padroneggiare l’Incanto Patronus in così giovane età». Per un istante, Jamie incontrò gli occhi scuri dell’uomo che la squadrò con sincera curiosità.
 
Alcuni maghi e streghe attorno a lei borbottarono di nuovo; alcuni annuirono, ma altri s'incupirono e scossero il capo.
«La questione non è quanto notevole fosse la magia» disse Caramell con una voce stizzita, «In effetti, più è impressionante peggio è direi, dato che la ragazza l’ha fatto davanti agli occhi di un Babbano»
Coloro che prima erano accigliati mormorarono in segno d'assenso,
Quelli che si erano accigliati adesso, emisero mormorii di approvazione, Percy fece un ossequioso e concorde cenno del capo.
Le mani di Jamie tornarono a stringere i braccioli «L'ho fatto a causa dei Dissennatori» disse a voce alta per sovrastare il brusio.
Il silenzio che seguì fu più assordante del rumore.
«Dissennatori?» disse la Signora Bones dopo un momento, le sue sopracciglia folte tanto alzate che il suo monocolo sembrò sul punto di cadere. «Che cosa vuoi dire, ragazza?»
«C’erano due Dissennatori a Little Whinging quella sera, signora Bones. E hanno attaccato me e mio cugino»
«Ah» disse Caramell di nuovo, sorridendo in modo spiacevole mentre si guardava intorno rivolto al Wizengamot, come se li invitasse a condividere lo scherzo. «Sì. Sì, immaginavo che avrei sentito qualcosa di questo genere»
«Dissennatori a Little Whinging?» disse la Signora Bones, con un tono di grande sorpresa. «Non capisco»
«No, Amelia?» disse Caramell, sorridendo ancora allusivo. «Lascia che ti spieghi. Lei ci ha riflettuto e ha deciso che i Dissennatori avrebbero fornito proprio una bella storiella. Molto ben congegnata infatti, i Babbani non possono vedere i Dissennatori, non è vero, ragazza? Estremamente conveniente, estremamente conveniente, in questo modo è solo la tua parola e non ci sono testimoni»
«E perché mai avrei dovuto produrre un incantesimo del genere, ministro?» disse controllando la voce per non urlare «Perché avrei dovuto mettere a rischio la mia permanenza a Hogwarts? Alzò la voce per sovrastare un’ altra esplosione di brusii da parte della gradinata. «C'erano due di loro, sono venuti fuori dall’altro lato del viale. È vero, i Babbani non possono vederli, ma vi assicuro che li sentono. Mio cugino è rimasto in una sorta di tranche, un Dissennatore lo ha quasi baciato e-»
«Basta, basta» disse Caramell, con un’espressione arrogante. «Sono spiacente di interrompere quella che, sono sicuro, sarebbe stata uno storia molto ben architettata»
Silente si schiarì la gola. Il Wizengamot cadde di nuovo nel silenzio. «Noi, in effetti, abbiamo un testimone della presenza dei Dissennatori in quel vicolo» disse, «a parte Dudley Dursley, intendo»
Sembrava che la faccia grassoccia di Caramell si fosse rimpicciolita, come se qualcuno avesse fatto uscire dell’aria da essa. Fissò Silente per un momento o due, quindi, con l'aria di uno che si ricompone, disse, «Non abbiamo tempo di ascoltare ulteriori quisquilie, temo, Silente. Voglio sbrigare questo caso in fretta»
«Se non mi ha nemmeno fatto parlare?» sbottò Jamie
«Mi è bastato quel poco che ho sentito, ho solo risparmiato a tutti noi una delle tue tante fandonie»
Jamie ficcò l’unghia dell’indice il bracciolo «E lei di fandonie se ne intende, vero Ministro?»
La rubiconda faccia di Caramell si colorò di rosso «Non ci si rivolge con quel tono al Ministro della Magia, e non spetta a te contestare le decisioni del Wizengamot»
«Ministro, temo non possiamo impedire alla difesa di presentare un testimone» prese parola l’uomo della seconda fila, parlando con voce calma e senza nessuna inflessione.  «È la politica del Dipartimento per l’Applicazione Della Legge Magica. Correggimi se sbaglio, Amelia» disse spostando lo sguardo sulla signora Bones.
«È vero» disse la Signora Bones. «È perfettamente vero. Ed è anche vero che l’imputata dovrebbe usare toni più consoni a questo tribunale» disse con un lieve tono di monito, guardando verso Silente.
Silente chinò appena il capo « Non potrei essere più d’accordo. Posso quindi convocare la testimone?»
«Oh, molto bene, molto bene» scattò Caramell «Dov’è questa persona?»
«L'ho portata con me» disse Silente. «è proprio qui fuori dalla porta. Devo -?»
«No. Weasley, vai tu» urlò Caramell a Percy, che balzò in piedi, corse giù dalla gradinata della giuria per la scalinata di pietra e passò in tutta fretta davanti a Silente e a Jamie senza nemmeno degnarli di uno sguardo. Jamie provò il forte impulso di allungare la gamba e fargli lo sgambetto.
Un momento più tardi, Percy ritornò, seguito dalla signora Figg, che sembrava più spaventata e più strana che mai. Jamie si passò una mano sulla faccia. Non era certa dell’affidabilità della signora Figg come testimone, inoltre  aveva visto Harry produrre l’incantesimo, non lei. Il cuore le balzò in gola, guardò da sotto la mano Silente, e sperò che avesse ascoltato la testimonianza della signora Figg, prima di portarla come testimone.
Silente si alzò e diede alla signora Figg la sua sedia, facendone apparire un’altra per sé.
«Nome per esteso?» disse Caramell a voce alta, mentre la signora Figg si appollaiava sull’orlo della sedia.
«Arabella Doreen Figg,» disse la signora Figg con la voce che tremava.
«E chi è lei esattamente?» disse Caramell, con un’ alta voce annoiata.
«Sono un’abitante di Little Whinging,  sono una vicina dei Potter» disse la signora Figg.
«Non abbiamo alcuna registrazione di una qualsiasi strega o mago che vivano a Little Whinging, oltre a Harry e Jamie Potter» disse la Signora Bones. «Quel luogo è sempre stato strettamente monitorato, visti...visti gli eventi passati»
«Io sono una Magonò» disse la signora Figg. «È per questo che non mi avete registrato, penso.»
«Una Magonò, eh?» disse Caramell, sporgendosi in avanti. «Questo lo verificheremo. Lascerà le generalità dei suoi genitori al mio assistente Weasley. Per inciso, una Magonò può vedere dei Dissennatori?» aggiunse, guardando a destra e a sinistra lungo la panca.
«Sì che possiamo» disse la signora Figg con indignazione.
Caramell la guardò, alzando le sopracciglia. «Molto bene» disse con sufficienza. «Qual’è la sua storia?»
«Ero uscita per comprare del cibo per gatti al negozio all’angolo alla fine di Wisteria Walk, più o meno intorno alle nove, la sera del due agosto» borbottò la signora Figg, come se avesse imparato a memoria quello che stava dicendo, «quando ho sentito dei rumori giù per il vicolo tra Magnolia Crescent e Wisteria Walk. Nell’avvicinarmi all’imbocco del vicolo ho visto i Dissennatori correre-»
«Correre?» disse la Signora Bones. «I Dissennatori non corrono, scivolano.»
«È quello che intendevo dire» disse subito la signora Figg, mentre delle chiazze rosa erano apparse sulle sue guance avvizzite. «scivolare lungo il vicolo verso quelli che sembravano tre ragazzi»
«A cosa assomigliavano?» disse la Signora Bones, stringendo gli occhi in modo che il bordo del monocolo scomparisse nella sua carne.
«Beh, uno era molto grasso e l'altro piuttosto magrolino e la ragazza-»
«No, no» disse la signora Bones con impazienza. «I Dissennatori, li descriva»
«Oh» disse la signora Figg, la vampata rosa che adesso era strisciata fino sul collo. «Loro erano grandi. E indossavano dei mantelli»
Jamie alzò gli occhi al cielo a sentire la descrizione che un bambino di sei anni avrebbe dato nel vedere l’uomo nero.
Nella seconda fila, un mago dal viso paffuto con una corta barba ispida si chinò a sussurrare qualcosa nell'orecchio della sua vicina, una strega dai capelli crespi. Lei sorrise affettatamente e annuì.
«Grandi e con indosso dei mantelli» ripeté la Signora Bones con calma, mentre Caramell sbuffava in maniera derisoria. «Vedo. Qualcos’altro?»
«Sì» disse la signora Figg. «Io li ho sentiti. Tutto è diventato freddo e quella era una sera molto calda, sapete. E mi sentii… come se tutta la felicità fosse scomparsa dal mondo. E mi sono venute in mente... cose terrificanti» la sua voce tremò e si spense.
Gli occhi della Signora Bones si riaprirono leggermente. «Che cosa fecero i Dissennatori?» chiese.
«Andarono verso i ragazzi» disse la signora Figg, adesso con voce più forte e più fiduciosa, la vampata rosa che scemava via dalla sua faccia. «Uno di loro era caduto. L'altro si è messo davanti alla ragazza e ha fatto l’incantesimo»
Jamie sgranò gli occhi. «Come sarebbe a dire l’altro?» chiese Amelia Bones «Sta dicendo che non è stata la ragazza a produrre il patronus?»
«Era buio e la signora Figg ha visto la scena dalla strada. Era lontano, non poteva distinguerci» disse Jamie. le dita strette intorno ai braccioli, tanto che le nocche divennero bianche.
«Ah, sì... d-deve essere andata così» disse la signora Figg, gli occhi spalancati che vagavano da Jamie alla tribuna.
«Ahi, Dios» Moccì «Lo avevo detto io che era loca»
«Ah, quindi non è affidabile» disse Caramell, con un sorriso trionfante sul volto «Se non è nemmeno riuscita a distinguere un ragazzo da una ragazza»
«Ho appena detto che era buio, i lampioni erano spenti, è ovvio che ha visto male noi, ma non poteva non vedere i due Dissennatori. Non poteva non vederli e soprattutto non poteva non sentirli»
Caramell passò tra le mani diversi fogli poi esibì un sorriso compiaciuto «Questa è la lettera in cui hai confessato il fatto» disse guardando Jamie «La riconosci?»
«Certo»
«E non hai forse scritto che tuo fratello non era con voi in quel momento?»
Le si bloccò il respiro «Sì» disse con voce appena udibile
«Ma qui la testimone dice che era con voi»
«S-sì è sbagliata»
«Quindi non è affidabile. Non sa quello che è successo, né chi c’era» continuò Caramell con l’aria di chi è molto vicino a smascherare un complotto «Non era lì deduco»
«C’era, si è solo-»
«Le ipotesi sono due signorina Potter, o la testimone ha mentito, o sta mentendo lei»
Jamie sentì la bocca inaridirsi, chiuse gli occhi per un istante «Mio fratello era con noi quando i Dissennatori hanno attaccato»
«Ah, vedete la sua propensione a dire le bugie?»
«Ho evocato io il Patronus» disse lei « su questo non ho mentito, ho solo omesso la presenza di Harry. Lui non ha fatto niente, non era importante»
«Questo dovevamo deciderlo noi, se permette. Sta di fatto che ha mentito» disse Caramell con un sorriso di trionfo.
«Sì, e gli ho evitato questa farsa di processo» ribatté Jamie con lo stesso volume di voce di Caramell
«Signorina Potter, la invito di nuovo a moderare i toni» disse Amelia Bones.
«Vedete» disse Caramell guardando prima a destra poi a sinistra «Vedete come si comporta, è chiaro che-»
Silente si schiarì la voce «Jamie non ha mentito, Cornelius, ha solo commesso un errore, sono sicuro, in buona fede. Inoltre, credo che se anche avessimo convocato Harry, lo avresti ritenuto un testimone di parte, ancor più della cara signora Figg, e la sua testimonianza sarebbe valsa ben poco. Tu stesso non hai sentito il bisogno di contattarlo mi pare, quindi, direi che possiamo considerarlo solo un piccolo insignificante dettaglio» disse Silente tranquillo.
Jamie si rilassò appena contro lo schienale, ma evitò di guardare Silente.
«Proceda con la testimonianza» disse la signora Bones rivolta alla signora Figg
«Ahm, si dunque...allora, la ragazza, ha prodotto il patronus che si è lanciato sul primo Dissennatore e poi, su sua indicazione, ha mandato via il secondo da suo cugino. E questo… questo è quello che è successo» concluse la signora Figg, in modo poco convincente.
La Signora Bones abbassò lo sguardo in silenzio sulla signora Figg. Caramell trafficava con i suoi documenti. Infine, alzò gli occhi e disse, in modo piuttosto aggressivo, «Questo è quello che ha visto, dunque?»
«Questo è quello che è successo» ripeté la signora Figg.
«Molto bene» disse Caramell. «Può andare»
La signora Figg lanciò un’occhiata impaurita da Caramell a Silente, quindi si alzò e sciabattò verso la porta. Jamie sentì il tonfo della porta che si chiudeva dietro di lei.
«Un testimone non molto convincente» disse Caramell in tono altezzoso. «Senza contare che le due versioni dei fatti» disse alzando la lettera « Non coincidono»
«Oh, non so» disse la Signora Bones «La testimone ha incontestabilmente descritto gli effetti di un attacco dei Dissennatori con molta precisione. E non riesco a immaginare il motivo per cui avrebbe dovuto dire che c'erano se non fosse vero.»
«Dei Dissennatori che si aggirano in un sobborgo Babbano e guarda caso succede che arriva un mago?» sbuffò Caramell. «Le quote su una scommessa del genere dovrebbero essere molto, molto alte. Nemmeno Bagman avrebbe puntato»
«Oh, io penso che nessuno di noi creda che i Dissennatori fossero lì solo per una coincidenza» disse Silente con delicatezza.
La strega seduta alla destra di Caramell, con la faccia in ombra, si mosse leggermente ma tutti gli altri erano rimasti fermi e in silenzio.
Gli occhi di Caramell si ridussero a fessure «E questo cosa dovrebbe voler dire, Silente?»
«Vuol dire che io credo che abbiano ricevuto l'ordine di andare laggiù» disse Silente.
«Per l’amor del cielo» abbaiò Caramell «Ci sarebbe traccia nei registri se qualcuno avesse ordinato a una coppia di Dissennatori di andare a passeggio per Little Whinging»
«Non se i Dissennatori prendono ordini da qualcuno che non è il Ministero della Magia in questi giorni» disse Silente con calma. «Ti ho già espresso la mia opinione al riguardo, Cornelius»
«Sì, l’hai fatto» disse Caramell «e non ho alcun motivo di credere che la tua opinione sia qualcosa di più di una bufala, Silente. I Dissennatori sono al loro posto ad Azkaban e fanno tutto quello che gli chiediamo»
«E obbedivano a lei anche quando quel Dissennatore ha baciato il figlio di Crouch?» chiese Jamie.
 
«Comunque, non è una gran perdita» inveì Caramell. «Pare che sia responsabile di parecchie morti»
«Ma ora non può testimoniare, Cornelius» disse Silente. Fissava Caramell con insistenza, come se lo vedesse chiaramente per la prima volta. «Non può spiegare il motivo per cui ha ucciso quelle persone».
«Perché le ha uccise? Be', non è certo un mistero, o forse sì?» sbottò Caramell. «Era un pazzo furioso. Da ciò che mi hanno raccontato Minerva e Severus, era convinto di aver agito per ordine di Voi-Sapete-Chi»
 «Voldemort gli ha dato davvero degli ordini, Cornelius» disse Silente. «La morte di quelle persone è stata solo la conseguenza di un piano per restituire a Voldemort tutto il suo potere. Il piano è riuscito. Voldemort ha riavuto il suo corpo»,
Fu come se qualcuno avesse colpito Caramell in pieno viso con qualcosa di pesante. Stordito, sbattendo le palpebre, guardò Silente come se non riuscisse a credere a ciò che aveva appena sentito. «Tu-Sai-Chi di ritorno? Assurdo. Andiamo, Silente» farfugliò.
«Come certo Minerva e Severus ti avranno detto» disse Silente, «abbiamo ascoltato la confessione di Barty Crouch. Sotto l'effetto del Veritaserum, ci ha raccontato come fu fatto uscire in segreto da Azkaban, e come Voldemort, dopo aver appreso da Bertha Jorkins che era ancora vivo,venne a liberarlo da suo padre e lo usò per catturare Harry. Il piano ha funzionato, ti dico. Crouch ha aiutato Voldemort a tornare».
«Senti, Silente» disse Caramell, e Jamie strinse i pugni quando vide spuntargli un sorrisetto, «tu non puoi crederci veramente. Tu-Sai-Chi, di ritorno? Andiamo, andiamo. Certo Crouch può aver creduto di agire per ordine di Tu-Sai-Chi, ma prendere sul serio la parola di un pazzo del genere, Silente...»
Jamie fece un passo verso Caramell «Be’ ora grazie a lei questo non si può più verificare»
«Oh, ma» farfugliò Caramell «Non ti ci mettere anche tu, io-»
«Se aveva paura perché non ha portato con sé degli auror? Sarebbero stati più che sufficienti contro un uomo solo» continuò Jamie, il suo tono aveva perso ogni traccia di educazione dovuta a un uomo della posizione di Caramell «Non si fida dei suoi Auror, Ministro?»
«I-Un Dissennatore era molto più sicuro, lo avrebbe tenuto sotto controllo»
«Peccato che lei non sappia controllare il Dissennatore, giusto?»
«Silente, non permetterai che mi si rivolga così-»
«Ma è lei che lo ha detto» disse Jamie sempre più tagliente «Ha detto che è sfuggito dal suo controllo, non è così?A meno che lei non abbia fatto in modo che il Dissennatore baciasse Crouch, Ministro, perché è questa l’unica altra spiegazione possibile»
Caramell la guardò paonazzo «Silente, dovresti controllare i tuoi studenti, non-»
«E lei le sue guardie», Jamie gli voltò le spalle e tornò vicino al letto di Harry, accorgendosi solo in quel momento che si era svegliato.
«Ti danno fastidio?» chiese accarezzandogli i capelli
«No» disse Harry piano «Perché Caramell fa così?»
Jamie sospirò, non sapendo bene cosa rispondere e tornò a guardare verso la porta, dove Silente e Caramell erano tornati a discutere:  «...Quando Harry stasera ha toccato la Coppa Tremaghi, è stato trasportato diritto da Voldemort» disse Silente deciso. «Ha assistito alla rinascita di Voldemort. Ti spiegherò tutto nel mio ufficio». Poi li cercò con lo sguardo e vide che Harry era sveglio, ma scosse il capo e disse: «Temo di non poterti permettere di interrogare Harry stanotte».
Un’ altro sorriso indugiò sulle labbra di Caramell. Guardò Harry, poi tornò a fissare Silente e disse: «Tu sei, ehm, disposto a credere alla parola di Harry, vero, Silente?» Ci fu un istante di silenzio, interrotto dal ringhio di Sirius. I peli del collo erano ritti, e scopriva i denti contro Caramell.
«Non solo a quella di Harry, anche Jamie lo ha visto tornare» disse Silente. Ora i suoi occhi dardeggiavano. «Ho ascoltato la confessione di Crouch, e ho sentito il resoconto di Harry e di Jamie: le tre storie collimano e spiegano tutto ciò che è successo dopo che Bertha Jorkins è scomparsa l'estate scorsa».
Caramell aveva ancora quello strano sorriso. Di nuovo scoccò un'occhiata a Harry e Jamie prima di replicare: «Sei disposto a credere che Voldemort sia tornato fidandoti della parola di un pazzo assassino e di due ragazzi che, be’» Caramell guardò ancora verso di loro.
«Lei ha letto gli articoli di Rita Skeeter, signor Caramell» disse Harry piano.
Caramell arrossì un po', ma assunse un cipiglio caparbio e insolente. «E allora?» disse, guardando Silente. «E se avessi scoperto che hai taciuto certi fatti riguardanti i due ragazzi? Parlano Serpentese, eh? E hanno degli strani attacchi ovunque si trovino»
«E lei ha corrotto diversi funzionari per avere il posto» disse Jamie. Tutti gli sguardi, più quello furioso e indignato di Caramell si spostarono su di lei «Lo diceva Rita Skeeter in qualche suo vecchio articolo» finse i giustificarsi «Se lo ha scritto deve essere vero, no?»
«Non c’erano prove e poi, si può sapere Silente, perché questa ragazzina-»
«Jamie, basta così» la ammonì Silente, guardandola. Non c’era traccia di rimprovero nei suoi occhi ma erano severi e decisi. Per quanto restia ad assecondarlo, si sedette accanto a Sirius, che le leccò la mano. E si scambiò uno sguardo con Harry, sembrava preoccupato. Gli sorrise «Andrà tutto bene»
 
«Crouch era un assassino e un pazzo. Questo era. Quella punizione gli sarebbe spettata comunque e-»
«Certo, e stavolta invece eravamo io e mio fratello che potevamo essere tolti di mezzo» disse Jamie «Davvero, la gente dovrebbe sentirsi al sicuro con lei che la pensa in modo così superficiale?» disse in una specie di ringhio rabbioso.
Nel silenzio più totale che avevano provocato queste parole, la strega alla destra di Caramell si chinò in avanti in modo che Jamie potesse vederla.  
Trovò che somigliasse a un grosso, pallido rospo. Era tozza con una larga faccia flaccida, il collo corto come zio Vernon e uno bocca larga e indolente. I suoi occhi erano grandi, rotondi e  sporgenti. Anche il piccolo cerchietto di velluto nero appollaiato in cima ai suoi corti capelli ricciuti gli faceva venire in mente una grande mosca che lei era sul punto di acchiappare con la lunga lingua appiccicosa. «La Presidenza chiede il parere di Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Maggiore al Ministero» disse Caramell.
La strega parlò con una alta, flautata voce giovanile che lasciò Jamie di sasso; si era aspettata che gracchiasse. «Sono sicura che questa ragazza non voleva dire quello che detto, non è così cara?» disse con un sorriso sciocco che rese i suoi occhi più grandi e rotondi che mai.
«Ho detto quello che ho detto in base ha quello che ha suggerito il Ministro» disse Jamie provando un moto di disgusto per quell’anfibio umano. «Ha detto che non aveva importanza se il Dissennatore aveva baciato Crouch, ma lui non aveva nemmeno avuto un processo.»
«Vuoi forse prendere le difese di un pazzo?» disse Caramell «Oh, la cosa non mi sorprende poi molto visto che» disse con tono eloquente, come se non fosse necessario aggiungere altro.
«Perché ha problemi a darmi della pazza, adesso?» disse Jamie sprezzante «Non è quello che sta facendo credere a tutti?»
«Questo è fuori argomento» tuonò Amelia Bones «Signorina Potter un'altra parola e  riceverà un richiamo ufficiale» si aggiustò il monocolo «Riprendiamo il discorso che riguarda l’inchiesta» disse guardando Caramell.
«Bene, bene» disse lui «Per me possiamo anche finirla qui. La ragazza ha ampiamente dimostrato che-»
«Non credo che il comportamento di Jamie sia inerente alla causa» disse Silente «Come ha gentilmente ricordato Amelia, eravamo fuori argomento. Quello» disse Silente, con calma ma con un tono che non ammetteva interruzioni, «Che dobbiamo chiederci è perché qualcuno all'interno del Ministero abbia mandato una coppia di Dissennatori in quel vicolo il due agosto»
«Mi scusi» ribatté la donna con la faccia da rospo «Devo aver pensato una sciocchezza. Ma mi è sembrato, per un momento, che lei e la ragazza steste suggerendo che il Ministero della Magia avrebbe ordinato un attacco contro dei minorenni» scoppiò in una argentea risata che fece rabbrividire Jamie. Alcuni altri membri del Wizengamot risero con lei. Non avrebbe potuto essere più evidente che nessuno di loro si stava divertendo.
«Se è vero che i Dissennatori prendono ordini solo dal Ministero della Magia ed è altrettanto vero che due Dissennatori hanno attaccato Jamie, suo fratello e suo cugino la scorsa settimana, ne deriva quindi logicamente che qualcuno al Ministero deve aver ordinato l’attacco» disse educatamente Silente. «Naturalmente, questi particolari Dissennatori potrebbero essere stati fuori dal controllo del Ministero»
«Non ci sono Dissennatori fuori dal controllo del Ministero» intervenne stizzito Caramell, che era diventato di un bel rosso mattone.
Silente inclinò la testa in un piccolo arco. «Quindi il Ministero aprirà indubbiamente un’inchiesta per scoprire perché due Dissennatori si trovavano così lontano da Azkaban e perché hanno attaccato senza autorizzazione»
«Non è compito tuo decidere quello che farà o non farà il Ministero della Magia, Silente» sbottò Caramell, adesso di un color magenta di cui zio Vernon sarebbe stato orgoglioso.
«Naturalmente no» disse Silente con dolcezza. «Esprimevo solo la mia fiducia che questa questione non rimarrà senza spiegazione»  lanciò un’occhiata alla Signora Bones, che riaggiustò il suo monocolo e lo fissò di ricambio, leggermente accigliata.
«Vorrei ricordare a tutti che il comportamento di questi Dissennatori, se davvero non è frutto dell’immaginazione della ragazza, non è il soggetto di questa udienza» disse Caramell. «Siamo qui per esaminare le violazioni di Jamie Potter al Decreto per la Ragionevole Restrizione per i Maghi Minorenni»
«Naturalmente» disse Silente, prima che Jamie potesse replicare ancora «ma la presenza dei Dissennatori in quel vicolo è estremamente rilevante. Il Comma Sette del Decreto stabilisce che la magia può essere usata in presenza di Babbani in circostanze eccezionali e dato che queste circostanze eccezionali includono situazioni che minacciano la vita del mago o della strega in questione o di qualsiasi strega, mago o Babbano presente al momento del-»
«Conosciamo il Comma Sette, grazie moltissimo» lo interruppe Caramell.
«Naturalmente» disse  Silente. «Quindi siamo d’accordo che l’uso dell’Incantesimo del Patronus da parte di Jamie in questa circostanza rientra precisamente nella categoria delle circostanze eccezionali che descrive il comma?»
«Se c'erano i Dissennatori, cosa di cui dubito-»
«Lo avete sentito da un testimone oculare,» intervenne Silente. «Se dubitate ancora della veridicità della sua testimonianza, richiamatela indietro, interrogatela di nuovo. Sono sicuro che  non avrebbe nulla da obiettare.»
«Io- quello- non» gridò Caramell, scartabellando i documenti davanti a lui. «È che- io voglio chiudere il caso entro oggi, Silente»
«E non ha importanza che potrebbe sbagliare, così? Oppure ha fretta perché in realtà non vede l’ora di espellermi?». Jamie si alzò appena dalla sedia. Era stufa marcia, Caramell giocava sporco e quell’udienza era un farsa a cui lei non si sarebbe più prestata a fare da attrice.
Moccì le diede un colpetto sul collo con la coda «Resta tranquila»
«Figurarsi, santo cielo. Cosa vuoi che me ne importi di espellerti» disse Caramell «Ho solo ben altre cose da fare che restare ad ascoltare le tue storie strampalate»
«È stata convocata da te, Cornelius. Tu hai scelto ora e giorno» disse Silente con tranquillità «Direi che se hai deciso di presiedere all’udienza questo dovrebbe importarti, se non altro per non commettere un grave errore di giudizio»
«Un grave errore, santo cielo» disse Caramell con il massimo della sua voce. «Ti sei mai premurato di contare il numero di storie strampalate con cui questa ragazza e suo fratello se ne sono venuti fuori, Silente, mentre provavi a coprire i loro evidenti usi impropri di magia fuori da scuola? Suppongo che tu abbia dimenticato l'Incantesimo di Librazione che hanno fatto tre anni fa-»
«È stato un elfo domestico» disse Jamie a denti stretti.
«Vedi?» urlò Caramell, gesticolando in modo plateale verso Jamie. «Un elfo domestico, in una casa Babbana» allargò le braccia come nell’evidenziare un’ovvia bugia «Te lo chiedo per-»
«L’elfo domestico in questione è attualmente lavora a Hogwarts» disse Silente. «Posso chiamarlo qui in un istante a testimoniare, se lo desideri»
«Io-non- io non ho tempo di ascoltare elfi domestici. Comunque, non è solo...per non parlare di quello che ha detto prima, per amor di Dio» gridò Caramell, sbattendo il pugno sul banco della giuria e scaraventando una boccetta di inchiostro.
«E voi l’avete gentilmente capita, accettando, presumo, che anche i maghi migliori non sempre riescono a controllare le loro emozioni» disse Silente con calma, mentre Caramell tentava di strofinare via l'inchiostro dai suoi documenti.
«E non ho nemmeno incominciato a parlare di quello che combina a scuola-»
«Ma, dal momento che il Ministero non ha alcuna autorità di punire gli studenti di Hogwarts per infrazioni commesse a scuola, il comportamento di Jamie non è rilevante per questa udienza» disse Silente educato come sempre ma ora con una punta di freddezza.
«Ohoh» disse Caramell. «Non è affar nostro quello che fa a scuola, eh? La pensi così?»
«Il Ministero non ha il potere di espellere gli studenti da Hogwarts, Cornelius, come ti ho ricordato la notte del due agosto,» disse Silente. «Né ha il diritto di confiscare bacchette fino a quando la colpevolezza non sia stata completamente provata; sempre come ti ho ricordato la notte del due agosto. Nella tua ammirevole fretta di assicurare che la legge venga rispettata, sembri, involontariamente sono sicuro, aver trascurato tu stesso alcune leggi»
«Le leggi possono essere cambiate» disse Caramell furibondo.
«Naturalmente sì» disse Silente, inclinando la testa. «E sembra davvero che tu sta facendo molti cambiamenti, Cornelius. Perché, nelle poche brevi settimane trascorse da quando mi è stato chiesto di lasciare il Wizengamot, è già diventato usuale tenere un vero processo penale per risolvere un semplice caso di magia minorile»
Alcuni dei maghi nelle file superiori si agitarono sulle loro sedie come se scottassero. Caramell divenne di una sfumatura color pulce un po' più intensa. La strega con la faccia di rospo alla sua destra si limitò a scrutare Silente con volto inespressivo.
«A quanto ne so» continuò Silente, «non esiste ancora una legge che dice che è compito di questa corte punire Jamie per ogni magia che ha compiuto. Le è stata mossa un'accusa  precisa e lei ha presentato la sua difesa. Tutto ciò che io e lei possiamo fare ora è aspettare il vostro verdetto». Silente congiunse di nuovo le punte delle dita e non disse altro. Caramell lo guardò con gli occhi ridotti a fessure e la faccia rubiconda di un intenso color lampone.
Jamie lanciò un’occhiata di traverso a Silente, non convinta che quello che aveva detto bastasse. Silente, però, continuò a fissare i banchi dove l'intero Wizengamot si era riunito in una urgente discussione sottovoce.
Poi il bisbiglio finì. «Chi è favorevole a scagionare l’imputata da tutte le accuse?» disse la voce tuonante della Signora Bones.
Jamie sussultò a quelle parole. C’erano delle mani sollevate, molte mani, più della metà. Provò a contarle, ma prima che avesse finito, la Signora Bones disse: «E chi è favorevole a condannarla?»
Caramell alzò la  mano; così fecero anche una mezza dozzina di maghi, compresi la strega alla sua destra e il mago con i grossi baffi e la strega dai capelli crespi nella seconda fila.
Caramell si guardò intorno verso tutti loro; sembrava come se qualcosa di grosso gli si fosse bloccato in gola, quindi abbassò la sua mano. Fece due profondi sospiri e disse, con una voce distorta dalla rabbia repressa «Molto bene, molto bene, scagionata da tutte le impu-»
Un paio di colpi di tosse interruppero Caramell «Ehm ehm, vorrei però ricordare come questa ragazza si è rivolta e ha mancato di rispetto al Ministro stesso. Senza contare della bugia che ha detto in precedenza». Jamie si trattenne dall’urlarle contro. «Amelia, nonostante tu l’avessi ripresa non ha forse continuato a rispondere in modo sconveniente a questo tribunale?» chiese rivolgendosi alla signora Bones.
«È vero»
«E il regolamento non prevede una sanzione? Sempre che io non mi sbagli, naturalmente»
«Certo, la prevede» disse la signora Bones
«Dopotutto però, non possiamo ritenerla grave quanto le accuse da cui è stata prosciolta» disse l’uomo coi lineamenti affilati dietro Amelia Bones «Vogliamo davvero riunire di nuovo il Wizengamot per un inezia?» chiese guardando i membri dietro di lui «Come ha giustamente sottolineato il Ministro, qualche minuto fa, dovremmo occuparci di ben altro»
«E cosa suggeriresti, Asbury?» disse Caramell senza guardarlo.
«La legge, parla di sanzioni, è vero, ma spesso e volentieri sono più simili punizioni e si limitano a del lavoro socialmente utile se l’imputato non è stato accusato di gravi crimini in precedenza, non è così Madama Bones?» chiese con tono tranquillo
«È applicato a quasi tutti i casi, sì»
«Stai forse suggerendo di far lavorare questa ragazza, Raphael?» chiese la strega con la faccia da rospo.
«Ho solo suggerito un periodo di lavori socialmente utili, Dolores. Che potrà svolgere a Hogwarts, essendo ancora una studentessa. È d’accordo, Ministro?»
Caramell  era ancora rosso in viso, ma sembrava aver riacquistato un po’ di baldanza: «Bene, bene, sì, direi di sì se siamo tutti d’accordo». Dei mormorii di assenso percorsero la sala. «La punizione verrà decisa in un secondo momento e all’imputata verrà comunicata via gufo» disse Caramell «Non ci negherai collaborazione, Silente, spero»
«Negarti collaborazione non è mai stato nelle mie intenzioni» disse Silente con tranquillità «è prosciolta da tutte le accuse e deduco non venga espulsa?»
«Sì» disse Caramell
Silente si alzò in piedi «Eccellente» disse tirando fuori la sua bacchetta e facendo sparire le due sedie in chintz. «Bene, possiamo andare?»
«Sì» disse Caramell, mentre scartabellava con alcuni documenti «Sì»
«Buon giorno a tutti»  Silente guardò Jamie  e le fece segno di seguirlo.
Jamie non ci pensò due volte e dopo un breve cenno verso il signor Asbury, che chinò appena il capo, si alzò dalla sedia accelerando il passo per stare dietro al preside.
Silente aveva già aperto la porta e si spostò di lato per farla passare con un piccolo sorriso e Jamie poté incrociare di nuovo lo sguardo del preside; stavolta i suoi occhi restarono lì a fissarla, non c’era traccia di divertimento nonostante il sorriso, erano seri, insistenti, la fissava come se si aspettasse qualcosa.
Una fitta alla cicatrice le fece abbassare lo sguardo, superò Silente, e si trovò davanti il signor Weasley e Gabriel. «Silente, Jamie»  disse il signor Weasley guardando il preside, ansioso «Com’è andata?»
«Tutto bene, Arthur» disse Silente con un sorriso «Ti racconterà tutto, Jamie. Io devo andare. Ci vediamo alla prossima riunione» disse, sempre con quel piccolo sorriso, poi se ne andò, senza salutare Jamie.
Gabriel fece un passo verso di lei.
Il signor Weasley la prese per le spalle «Allora?»
Jamie sorrise «Libera, niente espulsione, devo solo fare dei lavori socialmente utili a scuola»
Il signor Weasley scoppiò in una fragorosa risata e la abbracciò «Jamie è meraviglioso. Non potevano dichiararti colpevole. Non potevano proprio. Ma ero davvero preoccupato e» il signor Weasley si interruppe quando la porta si aprì di nuovo. Il consiglio dei maghi stava uscendo.
Uno o due maghi al loro passaggio accennarono loro col capo, alcuni, inclusa Madama Bones disse: «Buongiorno, Arthur». Il signor Asbury, li guardò rivolgendo un’occhiata severa a suo figlio e un cenno del capo al signor Weasley e a Jamie.
Caramell e la strega con gli occhi da rospo furono gli ultimi a uscire dalla sala, il Ministro non li considerò, come se fossero parte della tappezzeria, ma la strega, guardò storto Jamie, che sostenne il suo sguardo con un sorrisetto impertinente.
Ultimo a passare fu Percy. Come Caramell , ignorò completamente suo padre e Jamie; camminava impettito, reggendo un grande rotolo di pergamena e delle piume di ricambio, con la schiena rigida e il naso all'insù. La bocca del signor Weasley tremò appena, ma, oltre a questo gesto, nient’ altro segnalò che aveva incontrato il suo terzo figlio. «Allora, adesso ti porto casa, così puoi dare a tutti la buona notizia, saranno preoccupati da morire»
«Sì, ehm» si voltò per un istante verso Gabriel «Posso salutare?» chiese tornando a guardare il signor Weasley
Il signor Weasley guardò Gabriel «Oh, ma certo» sorrise a Jamie «Assolutamente sì» umettò le labbra «Ti aspetto alle scale» disse facendole l’occhiolino.
Le guance di Jamie si colorarono di rosa.«Grazie»
Il signor Weasley sorrise, si voltò per dirigersi alle scale e nel passare diede una pacca sulla spalla a Gabriel, che chinò il capo, in modo molto simile al padre «Buona giornata, signor Weasley»
Non appena i passi del signor Weasley si spensero dietro l’angolo, Jamie corse incontro a Gabriel che l’abbracciò accarezzandole i capelli. «Allora, è stato così terribile incontrare mio padre ?» le chiese con il solito sorriso divertito.
Jamie gli pizzicò un fianco «No, ha zittito una vecchia strega che mi era contro, anzi ringrazialo da parte mia»
«Lo farò»
«Chiedigli se gli sono piaciuta» disse Jamie «senza fargli capire che te l’ho chiesto io però»
Gabriel rise «Non puoi non essergli piaciuta, sta tranquilla.» fece un piccolo passo indietro «Anche perché sei vestita in modo molto rispettabile oggi» disse con piccolo sorriso di bonaria derisione.
«Era per fare buona impressione»
«Su papà?»
«Anche» disse facendo un passo avanti verso di lui. Gabriel le accarezzò le spalle «Mi aspettavo di vederti vestita da ribelle...con una delle tue maglie strane»
«Non sono strane» protestò Jamie «E poi ne porto una sotto la camicia»
Gabriel rise «Ora ti riconosco» poi le prese la mano «Andiamo, ti accompagno dal signor Weasley»
«Aspetta» Jamie lo tirò e lo abbracciò di slancio «Ti ho già detto quanto sono contenta che sei qua?»
Sulle labbra di Gabriel nacque un sorriso più caldo dei precedenti « Me lo hai detto» la baciò sulla fronte, poi intrecciò la mano con la sua e riprese a camminare.
Jamie sbuffò «Ti vuoi già liberare di me?»
Gabriel sorrise e si girò verso di lei «Sì, prima che decida sul serio di chiedere a mio padre di portarti a casa con noi, o di chiedere ospitalità al signor Weasley»
Jamie sorrise, e fece un piccolo saltello. «Mi sei mancato»
«Anche tu, Trilli»



Tana del Camaleonte:

Bene, stavolta sarò di poche parole, perchè ho la connessione precaria e non vorrei che si bloccasse sul più bello, inoltre sono sicura che preferiate leggere il capitolo che due righe in più delle mie note xd

Come avete visto, l'udienza, per Jamie è andata in modo leggerente diverso, secondo voi, quale sarà la sua punizione? Che lavoro dovrà svolgere a Hogwarts ? 
La risposta, arriverà presto, manca poco al ritorno a Hogwarts e lì si entrerà nel vivo della storia...e Moccì non dovrà più sopportare tutta quella polvere quindi il suo personaggio non andrà in coma per asma come nelle migliori soap opera (ci teneva che lo dicessi xd)
Fatemi sapere se vi è piaciuto, commentate :)

Alla prossima,

Eltanin

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Capitolo 6
*** In cui Moccì infila la testa in un ampolla e Mundungus porta un cappotto deforme ***


Salve a tutti, 

Eccomi qua con un nuovo capitolo :)
Ringrazio come sempre chi segue e legge questa storia e ILoveZioVoldy per la sua recensione....e ora vi lascio col capitolo
Ci vediamo giù in fondo,

Buona lettura!





Dopo aver salutato Gabriel, salì le scale col signor Weasley. Arrivati al nono livello, videro Caramell a pochi passi da loro parlare con un uomo alto con dei capelli lunghi e biondi. Si girò al suono dei loro passi, i suoi occhi grigi si strinsero fissando Jamie «Bene, bene. Patronus Potter» disse Lucius Malfoy.
Moccì divenne di un verde scuro e la coda abbracciò il collo di Jamie.
Jamie ridusse gli occhi a fessure e strinse i denti tanto da farli scrocchiare. Lucius Malfoy era in quel cimitero mentre Harry veniva torturato, non riusciva a credere che osasse guardarla in faccia. Se non fosse stato presente Caramell, gli avrebbe detto quel che si meritava. «Signor Malfoy» il saluto uscì molto simile a un sibilo.
«Il Ministro mi stava giusto raccontando che te la sei cavata, Potter» disse Malfoy in modo strascicato «Assolutamente stupefacente come continui a strisciare fuori dai buchi più stretti, molto serpentesco direi.»
Il signor Weasley strinse la spalla di Jamie in segno di avvertimento. «Una cosa in cui è molto bravo anche lei»
Caramell si accigliò «Cosa vorresti insinuare, Potter?» disse «Non è questo il modo di-»
«La stessa cosa che voleva insinuare il signor Malfoy, suppongo». La stretta del signor Weasley si fece più forte.
«Sempre a voler girare le cose come ti conviene, Potter» Malfoy alzò gli occhi sul signor Weasley «E c’è anche Arthur Weasley, cosa ci fai qui Arthur?»
«Io lavoro qui»rispose il signor Weasley brusco.
Malfoy arcuò le sopracciglia «Non qui, vero?» e gettò uno sguardo verso la porta alle spalle del signor Weasley. «Credevo che stessi su, al Secondo Livello. Non fai qualcosa tipo portarti a casa di nascosto dei manufatti Babbani e stregarli? »
«No» le dita del signor Weasley affondarono nella spalla di Jamie.
«Nemmeno lei lavora qui, vero?» disse Jamie a Lucius Malfoy.
«Non credo che le questioni private tra me ed il Ministro debbano interessarti, Potter» disse Malfoy  lisciando la veste sul petto. Jamie sentì il tintinnare squillante di quello che sembrava essere un sacchetto pieno d' oro. «Ora, solo perché tu e tuo fratello siete i ragazzi preferiti di Silente, non devi aspettarti la stessa indulgenza da tutti noi» si voltò verso Caramell «Saliamo al suo ufficio Ministro?»
«Certamente» disse Caramell, dando le spalle a Harry e al signor Weasley. «da questa parte, Lucius»
Andarono via assieme, parlando a basse voce. Il signor Weasley non lasciò la spalla di Jamie finché non furono scomparsi dentro all'ascensore.
Jamie batté un piede a terra «Odio, quell’uomo. Lo odio»
Il signor Weasley le rimise la mano sulla spalla, ma senza stringerla «Credo cercasse di intrufolarsi all’udienza. Voleva sapere se eri stata espulsa o no. Questo Silente lo deve sapere, gli lascerò un appunto, deve sapere che Lucius Malfoy parlava di nuovo con Caramell»
«Ma se Malfoy è così vicino a Caramell potrebbe manipolarlo, usare l’Imperius»
«Non credere che non ci abbiamo pensato» disse il signor Weasley. Jamie lo guardò, quasi alzandosi sulle punte mentre camminavano. «Ma Silente è convinto  che per ora Caramell stia agendo di volontà propria ,il che, come dice Silente, non è di grande conforto. Per adesso meglio non parlarne più, Jamie»
Buttò la testa indietro e emise uno sbuffo esasperato «Anche questa fa parte delle cose di cui non posso sapere niente?»
Il signor Weasley sorrise «Siete ragazzi, non dovete occuparvi di queste cose»
Jamie non replicò, sarebbe stato inutile, e così preferì restare in silenzio a lasciar macerare la rabbia e il profondo disgusto verso Lucius Malfoy. Dopo averlo incontrato, era più che certa di aver fatto bene a proteggere Harry; se lei stessa ne era uscita turbata, figurarsi come si sarebbe sentito lui a dover incontrare uno dei propri rapitori.
 
Hermione camminava avanti e indietro tra il tavolo della cucina e la porta «Non possono espellerla, giusto?» lanciò un’occhiata ansiosa a Ron «La legge è dalla sua parte» fermò la sua marcia e gemette con le mani nei capelli,«Ma Jamie non tiene mai la bocca chiusa, e se dicesse qualcosa a sproposito?» riprese a camminare «Santo cielo, è capace di tutto»
La porta si aprì  «Hermione, emigri in Cina?». Tutti gli sguardi si spostarono veloci verso la porta . Hermione si fermò «Perché ci sono modi più comodi e veloci per andarci» disse Jamie con un sorriso.
«Sei stata...?» chiese esitante Hermione
«Assolta» sorrise Jamie.
Fred e George le corsero incontro urlando e la abbracciarono a turno, facendola girare come matti «Ce l’ha fatta»
«Lo sapevo» urlò Ron scagliando i pugni in aria «Te la cavi sempre»
«Dovevano assolverti» disse Hermione con una mano tremante sugli occhi «Non c’erano argomenti contro di te, nessuno. Non capisco il perché della punizione a Hogwarts però» strinse gli occhi e le lanciò un occhiata d rimprovero «Non hai tenuto a freno la lingua, vero?»
Jamie ridacchiò «Non ci pensare» le disse «mi manderanno nella Foresta proibita con Hagrid o ripulirò la Sala Trofei» picchiettò il dito indice sul mento «o forse spunterò i rami del Platano Picchiatore, chissà»
La signora Weasley si asciugò il volto nel grembiule «Oh, cara»
Harry le sorrise, ma non le si avvicinò, né esultò come gli altri, ma Jamie suppose che fosse morto di preoccupazione fino a quel momento, per cui si soddisfò con questo pensiero e non indagò.
«Ascolta, Sirius» disse il signor Weasley «Abbiamo visto Lucius Malfoy al Ministero». Harry guardò prima il signor Weasley, poi Jamie.
«Come?» chiese subito Sirius
«Sì, lo abbiamo visto parlare con Caramell su al Livello Nove, e poi sono saliti insieme all'ufficio del Ministro. Silente dovrebbe sapere»
«Assolutamente» disse Sirius  «Glielo diremo, non ti preoccupare»
«Io farei meglio ad andare, c'è un bagno che vomita acqua che mi aspetta a Bethnal Green. Molly, farò tardi, dovrò sostituire Tonks, ma è probabile che Kingsley si liberi per l'ora di cena»
Harry si avvicinò a Jamie e la tirò da parte «Hai parlato con Malfoy?» le chiese, lanciando occhiate furtive verso la tavola per controllare che non ascoltassero.
«Un orribile incontro. Mi ha messo di cattivo umore» disse Jamie in tono leggero, decisa a minimizzare il più possibile la cosa agli occhi di Harry «Ma non ha detto, né fatto, nulla di rilevante»
«Gabriel aveva ragione allora» disse Harry «Ma se è così Caramell può cadere sotto la maledizione Imperius in qualunque momento. Potrebbe già essere sotto il controllo di Voldemort»
«Il signor Weasley mi ha assicurato che Caramell è sé stesso e fa i suoi interessi, e credimi è vero»
Harry annuì «Perché non ti hanno assolto e basta?»
«Ho dato a Caramell delle rispostacce. L’udienza era solo una farsa, voleva chiudere il processo senza neanche ascoltarmi. Lo avrebbe fatto se  fosse dipeso da lui, e-»
«Jamie cara, vieni. Hai mangiato troppo poco a colazione»
 
Nei giorni successivi, Jamie notò che Sirius passava sempre meno tempo con gli altri, rinchiudendosi nella sua stanza insieme a Fierobecco e non poté fare a meno di consumarsi dalla preoccupazione.
«È ovvio il perché, Jamie» disse Hermione dopo che ebbe confidato le sue impressioni a lei, Harry e Ron qualche giorno più tardi. «Penso sia triste perché non sei stata espulsa e presto tornerete a Hogwarts»
Jamie abbassò la testa «Oh, accidenti»
«Ma non dovete sentirvi in colpa» disse subito Hermione con forza «Appartenete a Hogwarts, e Sirius lo sa. Personalmente lo trovo  egoista da parte sua»
«Sei un po’ dura, Hermione»disse Ron, aggrottando le sopracciglia mentre tentava di togliere un po' di terriccio che si era incrostato al suo dito, «Neanche tu vorresti essere rinchiusa in questa casa senza la compagnia di nessuno»
«Ma lui ce l’avrà la compagnia» disse Hermione «questo è o non è il quartier generale dell'ordine della fenice? Solo sperava che almeno Jamie sarebbe venuta a vivere qui con lui, se l’udienza fosse andata male»
«Non è vero» disse Harry
«Non mi ha affatto risposto quando gli ho chiesto se potevo» disse Jamie
«Non voleva illudersi per poi rimanere deluso» disse Hermione con tono saggio «E probabilmente si sentiva anche lui un po' in colpa, perché ho l'impressione che una parte di lui si augurasse davvero che venissi espulsa»
«Hermione, dai» disse Jamie scettica
«Piantala» dissero Ron e Harry
«E bravi, come volete» alzò le spalle «Ma io qualche volta penso che la mamma di Ron abbia ragione: Sirius è confuso su chi siete. Vi considera come i vostri genitori, soprattutto tu Harry, che assomigli così tanto a tuo padre»
«Cioè credi che sia un po’ tocco? » disse Harry alzando il tono di voce.
«No, io-»
«Hermione, dacci un taglio» disse Jamie irritata «Sirius sa benissimo chi siamo e alla signora Weasley non piace perché non è nei suoi standard. Hai sentito che cattiverie gli ha detto la sera che siamo arrivati» si girò verso Ron «Scusa, Ron»
Ron alzò le spalle «Figurati»
«La mamma di Ron ha esagerato, forse» disse Hermione
«Togli il forse»
«D’accordo» disse Hermione «Io non penso che sia pazzo, credo solo che abbia passato troppo tempo da solo»
A quel punto la signora Weasley entrò nella stanza. «Non avete ancora finito?» chiese, infilando la testa nell'armadio.
«Credevo che fossi venuta a dirci di fare una pausa» protestò Ron amareggiato. «Lo sai
quanta muffa abbiamo tolto da quando siamo qui?»
 «Eravate così entusiasti di aiutare l'Ordine» osservò la signora Weasley. «Potete fare la vostra parte rendendo abitabile il Quartier Generale».
«Mi sento come un elfo domestico» brontolò Ron.
«Be', adesso che capisci quanto è terribile la loro vita, forse ti darai un po' più da fare per il CREPA» disse Hermione speranzosa, mentre la signora Weasley li lasciava. «Sai, forse non
sarebbe una cattiva idea mostrare esattamente alla gente com'è tremendo dover pulire di continuo: potremmo fare una pulizia sponsorizzata della sala comune di Grifondoro, e destinare i proventi al CREPA; questo potrebbe accrescere la conoscenza del problema, oltre che i fondi».
«Non ci provare, Hermione» s’infiammò di indignazione Jamie «Una volta uscita da questa casa non voglio più sentir parlare di pulizie» disse staccando con un forza un enorme crosta di muffa.
«Jamie, ma questo sarebbe per beneficenza, pensa a...»
«Io ti sponsorizzo se non parli più del CREPA» borbottò Ron irritato, ma piano, in modo che solo Harry lo potesse sentire.
 
Vivere alla Quartier Generale del movimento anti-Voldemort non era così interessante o eccitante come Harry e Jamie si aspettavano. Anche se i membri dell'Ordine della Fenice andavano e venivano regolarmente, e a volte si fermavano per i pasti o per scambiare informazioni sottovoce, la signora Weasley faceva in modo che Harry, Jamie e gli altri fossero tenuti accuratamente fuori tiro d'orecchio (Oblungo o normale) e nessuno, nemmeno Sirius, pareva credere che Harry e Jamie avessero bisogno di sapere qualcosa di più di quello che avevano sentito la notte del loro arrivo.
L’ultimo giorno delle vacanze, Jamie stava riordinando il caos che regnava nel suo baule quel tanto che bastava perché si chiudesse, mentre Moccì aveva infilato la testa in un ampolla vuota in cerca di aria priva di polvere, quando Hermione corse dentro la stanza a piccoli passi agitati «Sono arrivate, sono arrivate» alzò la mano e sventolò delle buste spiegazzate.
Jamie ci mise un istante per capire tutta l’agitazione di Hermione, poi sorrise «Le liste dei libri»
Hermione le porse la sua «Sì, ma» prese un respiro «Lo sai, quest’anno si scelgono i Prefetti e-»
«E non dubiterai certo di essere tu, vero?»
«Es una carica importante?» chiese Moccì, guardandole da dietro il vetro dell’ampolla.
«Non proprio, Moccì» Jamie abbassò lo sguardo su di lui. I suoi occhi distorti dal vetro erano ancora più grandi. «Fai impressione, esci da lì»
«Potresti essere tu, Jamie» disse Hermione « Non ci hai pensato?»
 A quelle parole Jamie scoppiò a ridere «Farò finta di non aver sentito, affidarlo a me è come dare in mano a Pix dell’esplosivo e dirgli di divertirsi»
Hermione sembrò rilassarsi appena e emise una debole risata «Non ci tieni a diventare Prefetto?» chiese.
Jamie mise le mani avanti «Troppe responsabilità. Il divertimento non vale lo sforzo» si sedette sul letto «Su, apri la busta, cosa aspetti?»
«Facciamolo insieme» disse Hermione, ancora poco certa di essere il nuovo Prefetto.
Jamie annuì «Al tre, allora»
«Uno»
Moccì tirò fuori la testa dall’ampolla «Es una carica importante o no?» strillò
«Due»
«Tre». Strapparono le buste. Jamie rovesciò la sua da cui scivolò fuori nient’altro che la solita lista dei libri e Jamie sorrise raggiante.
«Oddio» Hermione saltellò impaziente sul posto. Infilò la mano nella busta e estrasse una spilla coi colori di Grifondoro e una P disegnata al centro, identica a quella che aveva Percy prima di diventare caposcuola. «Sono un Prefetto»
Jamie si alzò dal letto e la abbracciò «Lo sapevo»
Moccì infilò di nuovo la testa nell’ampolla «Mai una vuelta che tu ottenga un riconoscimento degno di nota»
«Davvero?» Hermione studiò con ammirazione la spilla «Insomma, anche se» sospirò «Non ne ero proprio sicura»
«Ma se conosci il regolamento a memoria» le fece presente Jamie «Chi meglio di te»
Hermione sorrise compiaciuta «Oh, beh» tirò un sospiro di sollievo e rigirò di nuovo la spilla tra le mani.
«Certo se la consumi prima di arrivare a Hogwarts potrebbero mettere in dubbio che tu-»
«Oh mio dio» esclamò Hermione alzando gli occhi su di lei «Chi sarà l’altro Prefetto?»
Jamie alzò le spalle «Forse Dean»
«Non pensi che potrebbe essere Harry?»
«Harry chi?»
«Tuo fratello»
«Assolutamente no» rise Jamie
Hermione la guardò scettica «Non è che la pensi anche tu come Fred e George, vero?»
«No, ma Harry non può essere prefetto» scosse la testa.
«Io credo di sì, invece. Pensaci ha affrontato talmente tante cose che....Chi se non lui»
 
Hermione e Jamie corsero nella stanza dei ragazzi, anche se sarebbe più corretto dire che Hermione procedeva di buon passo, trascinando Jamie, che riteneva esagerato l’entusiasmo dell’amica, era convinta che non avrebbero trovato nessun altro neo Prefetto in quella casa.
Hermione spalancò la porta correndo nella stanza, le guance arrossate e i capelli scompigliati. Superò Fred e George senza degnarli di uno sguardo e si gettò su Harry «Hai...ti è arrivata...?» vide il distintivo nella mano di Harry e lanciò un grido. Si voltò verso Jamie che era rimasta appena più indietro «Jamie, te l’avevo detto» poi tornò a guardare Harry «Lo sapevo» disse con la voce carica di emozione «Anche io, Harry, anche io»
«No» disse Harry in fretta, e premendo il distintivo nella mano di Ron. «È Ron, non sono io»
«È...che cosa?»
«Il prefetto è Ron, non io» disse Harry.
Jamie sgranò gli occhi. Hermione spalancò la bocca «Ron? Ma...sei sicuro? Voglio dire» diventò rossa mentre Ron la guardava con aria di sfida. «C’è il mio nome sulla lettera»
Jamie sorrise «Ron, sul serio?»
«Sul serio» confermò Ron, la punta delle orecchie rossa.
«Questo è perfetto» disse Jamie lanciando un piccolo grido «I miei migliori amici, Prefetti. Questo è più di quanto sperassi» disse eccitata.
«Perché così entusiasta?» le chiese Fred «Da quando essere Prefetto è-»
Jamie non gli badò e corse incontro a Ron, prendendogli le mani «Ron, lo sai quante cose possiamo fare ora che sei Prefetto?»
Ron sembrò perplesso «Ehm...»
«Ron» esclamò di nuovo Jamie «Puoi togliere punti e mettere in punizione. Pensa a quello che ci si apre davanti» disse mentre Hermione la guardava sconcertata «Pensa a quanti punti possiamo togliere a Malfoy...organizzare degli agguati, io lo faccio arrabbiare e poi spunti fuori tu e» batté le mani e lanciò un piccolo grido, guardando a turno chiunque nella stanza, senza chiedersi perché nessun’altro fosse entusiasta quanto lei. «Oh, adoro il potere riflesso»
Ron sorrise «Sì, mi piace come idea»
«Ron non può fare niente di simile» cominciò Hermione
«Pluffetta ci hai fatto spaventare» disse Fred.
«Pensavamo non fossi più tu» disse George «Abbiamo temuto ti piacessero i Prefetti»
Jamie rise «Avrò tre Prefetti a mia disposizione, non ho intenzione di lamentarmi»
«Tre?» chiese Harry che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«Ron, Hermione e Gabriel»
George storse il naso «Vuol dire che starai con un Prefetto?»
Jamie gli fece una linguaccia.
«Pensi che diventerà Prefetto?» le chiese Hermione speranzosa
«Direi proprio di sì» disse Jamie sicura «Non vedo proprio altre alternative se escludiamo i tonti come Tiger e Goyle e i figli di Mangiamorte»
La porta si aprì di nuovo e la signora Weasley entrò di spalle nella stanza con una pila di abiti appena lavati e stirati tra le braccia. «Ginny mi ha detto che sono finalmente arrivate le lettere con le liste dei libri» disse mentre raggiungeva il letto e cominciava a dividere i vestiti in due pile «Se le date a me, le porto a Diagon Alley oggi pomeriggio e vi prendo i libri mentre voi fate i bagagli. Ron dovrò comprarti altri pigiami, questi sono più corti di quindici centimetri, è incredibile come cresci in fretta, che colore ti piacerebbe?»
«Prendiglieli rossi e oro, così s’intonano alla sua spilla» suggerì George con un sorrisetto maligno
«S’intonano a cosa?» chiese la signora Weasley arrotolando una paio di calzini marroni e sistemandoli sulla pila di Ron.
«Alla sua spilla» disse Fred, con il tono di chi vuole che il peggio passi in fretta «La sua deliziosa spilla da Prefetto»
Ci volle un momento perché le parole di Fred facessero breccia nella mente della signora Weasley concentrata sui pigiami. «La sua...ma...Ron, non sei?» Ron mostrò la spilla. La signora Weasley emise uno strillo identico a quello di Hermione. «Non ci credo, non ci credo. Oh, Ron, è meraviglioso, Prefetto, come tutti in famiglia»
«E io e Fred chi siamo, i vicini della porta accanto?» disse George indignato, ma sua madre lo
spinse da parte e gettò le braccia attorno al più piccolo dei suoi maschi.
«Aspetta che lo sappia tuo padre. Ron, sono così fiera di te, che notizia meravigliosa, potresti diventare Caposcuola come Bill e Percy, è il primo passo. Oh, che bella cosa, tra tutti questi pensieri, sono emozionata, oh, Ronnie» Fred e George facevano finta di vomitare alle sue spalle, ma la signora Weasley non se ne accorse; con le braccia strette attorno al collo di Ron, gli baciava tutta la faccia, che era diventata più rossa della spilla.
«Mamma, non... mamma, controllati» balbettò lui, cercando di allontanarla.
Lei lo lasciò andare e disse, senza fiato: «Be', che cosa vuoi? A Percy avevamo regalato un
gufo, ma tu ce l'hai già».
«C-che cosa vuoi dire?» chiese Ron, come se non osasse credere alle proprie orecchie.
«Ti meriti un premio» disse la signora Weasley in tono affettuoso. «Che cosa ne dici di un
bel po' di vestiti nuovi?»
«Glieli abbiamo già comprati noi» intervenne Fred in tono acido, quasi rimpiangendo quell'atto di generosità.
«O un calderone nuovo, quello vecchio di Charlie è tutto arrugginito, o un topo nuovo, ti
piaceva Crosta». Jamie emise un gemito.
 «Mamma» disse Ron speranzoso, «posso avere una scopa nuova?»
Jamie tirò un sospiro di sollievo, ma l'espressione gioiosa della signora Weasley si attenuò lievemente. I manici di scopa erano cari.
«Non una bella» si affrettò ad aggiungere Ron. «Solo... solo una nuova, per una volta»
La signora Weasley esitò, poi sorrise. «Ma certo... be', è meglio che mi muova se devo comprare anche una scopa. Ci vediamo più tardi... il piccolo Ronnie prefetto. E non dimenticate di fare i bauli... Prefetto... oh, sono tutta un tremito» diede a Ron un altro bacio sulla guancia, tirò su forte col naso e uscì agitata.
Fred e George si scambiarono uno sguardo.
«Non ti dispiace se non ti baciamo, Ron?» chiese Fred con voce falsamente preoccupata.
«Possiamo inchinarci, se vuoi» aggiunse George.
«Oh, piantatela» rispose Ron, guardandoli torvo.
«Se no?» disse Fred, con un ghigno perfido che si allargava sul suo viso. «Ci vuoi mettere in
castigo?»
«Vorrei proprio vedere» ridacchiò George.
«Può anche farlo, se non state attenti» intervenne Hermione arrabbiata.
Fred e George scoppiarono a ridere, e Ron borbottò: «Lascia perdere, Hermione».
«Dovremo stare attenti, George» disse Fred, fingendo di tremare, «con questi due alle
costole.»
«Sì, sembra proprio che i nostri giorni da fuorilegge siano giunti all'epilogo» commentò George, scuotendo il capo. E con un altro sonoro crac i gemelli si smaterializzarono.
«Quei due» esclamò Hermione furibonda, fissando il soffitto, attraverso il quale si sentivano Fred e George in preda alle risate nella stanza di sopra. «Non badarci, Ron, sono solo invidiosi»
«Non credo» disse Ron dubbioso, guardando a sua volta il soffitto. «Hanno sempre detto che solo gli stupidi diventano prefetti, però» aggiunse in tono più allegro, «loro non hanno mai avuto delle scope nuove. Vorrei poter andare con la mamma a sceglierla, non potrà mai permettersi una Nimbus, ma è uscita la nuova Tornado, sarebbe magnifico... sì, credo che andrò a dirle che mi piace la Tornado, così, perché lo sappia» E schizzò via, lasciando Harry, Jamie e Hermione soli.
Harry si voltò verso il suo letto, raccolse la pila di abiti puliti che la signora Weasley vi aveva posato e attraversò la stanza diretto al suo baule.
Hermione guardò Jamie che alzò le spalle, non capendo cosa avesse il fratello.
«Harry» disse Hermione incerta.
«Complimenti, Hermione» disse Harry, con una voce così affabile che non suonò affatto come la sua, e aggiunse, sempre senza guardarla: «Brava. Prefetto. Grandioso».
«Grazie» disse Hermione. «Ehm... Harry... mi presti Edvige, così lo dico alla mamma e a papà? Saranno contenti... insomma, prefetto è una cosa che possono capire».
«Sì, non c'è problema» disse Harry, sempre con lo stesso orrendo tono cordiale che non gli apparteneva. «Prendila pure» Si chinò sul baule, posò i vestiti sul fondo e finse di cercare qualcosa mentre Hermione andava all'armadio e chiamava Edvige.
Jamie lo guardò perplessa, con Harry non avevano mai parlato di diventare Prefetto. Jamie si riteneva già abbastanza famosa e rispettata senza doversi accollare dei doveri che le avrebbero solo intralciato i divertimenti, certo c’erano dei privilegi nel portare la spilla, ma ne avrebbe potuto usufruire di riflesso visto che due dei prefetti erano suoi migliori amici e uno di loro il suo ragazzo. Perché non aveva dubbi che Gabriel sarebbe diventato Prefetto e poi magari anche Caposcuola, pensò con un certo compiacimento.
Harry avrebbe dovuto gioire della situazione, anche lui ne avrebbe potuto usufruire nello stesso modo, eppure con Hermione si era dimostrato freddo e non aveva difeso Ron dai gemelli.
Quando Hermione uscì dalla stanza, Harry sprofondò sul suo letto e Jamie lo raggiunse sedendosi sul bordo. « Harry, l’abbiamo scampata. Pensa che noia doversi occupare di quelli del primo anno e fare le ronde».
Harry la guardò come se fino a quel momento fosse stato assente e annuì piano «Già, bel colpo»
Jamie pasticciò le labbra e poi continuò sorridente: «Credo che Silente ci abbia fatto un gran favore, non poteva farci diventare Prefetti con tutti i guai che abbiamo combinato ma ci ha dato un modo per poter avere i privilegi del ruolo, anche se di riflesso»
«Pensi che Ron sia diventato Prefetto perché nostro amico?» le chiese Harry che, non capiva per quale ragione, sembrava sperare fosse così.
Jamie ci pensò un istante «Credo che li abbia scelti anche per tenerci d’occhio» storse il naso «Me, soprattutto. Ron sarà un buon Prefetto» poi aggiunse «Lo saresti stato anche tu comunque»
Harry sospirò «Silente forse non la pensava così»
«Bè,  forse aveva paura di scatenare una faida familiare, perché posso accettare di avere un migliore amico Prefetto, anche che lo sia il mio ragazzo va bene, ma non posso proprio sopportare che in famiglia ci sia un rispettabile sottoposto della legge, proprio no»
Harry rise un po’ più sollevato e Ron entrò nella stanza tutto allegro. «L'ho raggiunta appena in tempo» annunciò. «Dice che se può compra la Tornado».
«Forte» disse Harry, e fu sollevato nel sentire che la sua voce aveva smesso di suonare cordiale. «Senti Ron, complimenti, bel colpo»
Il sorriso svanì dal volto di Ron. «Non ho mai pensato che capitasse a me» ammise, scuotendo il capo. «Credevo che saresti stato tu»
 «No, io mi sono cacciato in troppi guai» rispose Harry, ripetendo le parole di Fred.
«Sì» disse Ron. «Già, forse... be', è meglio che riempiamo i bauli, no?»
 
La signora Weasley tornò da Diagon Alley verso le sei, carica di libri, con un lungo pacco avvolto in carta spessa che Ron le tolse di mano con un gemito di desiderio.
«Non è il momento di aprirla, adesso, sta arrivando gente a cena, vi voglio tutti di sotto»
disse la signora Weasley, ma non appena fu sparita Ron strappò la carta con frenesia e studiò ogni centimetro della sua nuova scopa con espressione estatica.
Giù nel seminterrato, sopra la tavola ingombra di piatti la signora Weasley aveva appeso uno striscione scarlatto:
 
CONGRATULAZIONI
RON E HERMIONE
NUOVI PREFETTI
 
Harry e Jamie non l'avevano vista così di buonumore in tutte le vacanze.
«Ho pensato di organizzare una festicciola, non una cena seduta» disse. «Tuo padre e Bill stanno arrivando, Ron. Ho mandato un gufo a tutti e due e sono eccitatissimi» aggiunse, con un gran sorriso.
Fred alzò gli occhi al cielo.
Sirius, Lupin, Tonks e Kingsley Shacklebolt erano già arrivati e Malocchio Moody fece il suo ingresso zoppicando poco dopo che Harry e Jamie si furono serviti una Burrobirra.
«Oh, Alastor, sono felice che tu sia qui» disse la signora Weasley allegra, mentre Malocchio si liberava del mantello da viaggio. «È un secolo che volevamo invitarti, potresti dare un'occhiata allo scrittoio nel salotto e dirci che cosa c'è dentro? Non abbiamo voluto aprirlo nel caso che sia qualcosa di veramente pericoloso».
«Non c'è problema, Molly» L'occhio blu elettrico di Moody ruotò verso l'alto e si fermò sul soffitto della cucina.
«Il salotto» ringhiò, mentre la pupilla si contraeva. «Lo scrittoio nell'angolo? Sì, lo vedo. Sì, è un Molliccio» l’occhio blu tornò a guardare in giro per la stanza «Vuoi che vada su a toglierlo di mezzo?»
«No, no, lo farò io più tardi» rispose la signora Weasley raggiante, «tu serviti da bere. Stiamo festeggiando» indicò lo striscione scarlatto. «Il quarto prefetto in famiglia» disse con affetto, scompigliando i capelli di Ron.
«Prefetto, eh?» ringhiò Moody, con l'occhio normale puntato su Ron e quello magico che scrutava l'interno della testa.  Jamie si avvicinò a Ron, curiosa di ascoltare l’opinione di Malocchio.
«Be', congratulazioni» disse Moody, continuando a osservare Ron con l'occhio normale, «le
posizioni di autorità attirano sempre guai, ma immagino che Silente sia convinto che tu possa resistere agli incantesimi principali altrimenti non ti avrebbe scelto»
Jamie sorrise e diede loro le spalle trattenendo una risata mentre andava da Harry.
Ron rimase stupito da questo aspetto della questione, ma la pena di replicare gli fu risparmiata
dall'arrivo di suo padre e del fratello maggiore. La signora Weasley era così di buonumore che non brontolò nemmeno per il fatto che avevano portato con loro Mundungus; costui indossava un lungo cappotto stranamente rigonfio in punti improbabili e declinò l'offerta di toglierlo e riporlo con il mantello da viaggio di Moody.
«Be', credo che un brindisi sia d'obbligo» disse il signor Weasley quando tutti ebbero da bere. Levò il calice. «A Ron e Hermione, i nuovi prefetti di Grifondoro»
 Ron e Hermione sorrisero e tutti bevvero alla loro salute e applaudirono.
«Io non sono mai diventata prefetto» disse Tonks allegramente alle spalle di Harry e Jamie, quando
tutti si spostarono verso il tavolo per servirsi. I suoi capelli quella sera erano rosso pomodoro e lunghi fino alla vita; sembrava la sorella maggiore di Ginny. «Il Direttore della mia Casa diceva che mi mancavano alcune qualità necessarie».
«Tipo?» chiese Ginny, che stava scegliendo una patata al forno.
«Tipo comportarmi bene» rispose Tonks.
Ginny e Jamie  risero; Hermione non sapeva se sorridere o no e scese a un compromesso bevendo un sorso troppo lungo di Burrobirra e soffocandosi, cosa che fece scoppiare di nuovo a ridere Jamie.
«E tu, Sirius?» Ginny diede grandi pacche a Hermione sulla schiena.
Sirius, che era accanto a Harry, fece la sua solita risata simile a un latrato. «Nessuno mi avrebbe voluto come prefetto, passavo troppo tempo in punizione con James. Il bravo ragazzo era Lupin, lui sì che ha portato la spilla».
«Silente sperava che sarei riuscito a esercitare un po' di controllo sui miei migliori amici» aggiunse Lupin. «Inutile dire che ho fallito clamorosamente».
Jamie si voltò verso Hermione con un piccolo ghigno «Tu non ci proverai neanche, vero?»
«Sei ancora recuperabile» disse Hermione «E solo perché sono tua amica non pensare di cavartela»
Jamie inclinò la testa di lato « Non mi toglierai sul serio dei punti» disse convinta
«Jamie, non posso fare trattamenti di favore» disse Hermione con un tono che non ammetteva repliche «Non sarebbe corretto, anche nei confronti degli altri...»
«Oh ma io non lo dirò a nessuno». Ginny ridacchiò beccandosi un’occhiataccia da Hermione. «E poi non dirmi che non vuoi prenderti gioco della Parkinson, perché non ci credo»
Hermione nascose il viso bevendo dal calice di Burrobirra, nel quale indugiò più del dovuto prima di rispondere dicendo che non poteva abusare della sua carica, anche se a Jamie sembrò di vedere un sorriso nascosto dal bordo del bicchiere.
Hermione poi, si mise a spiegare infervorata a Lupin le sue opinioni sui diritti degli elfi. «Insomma è un'idiozia, come la segregazione dei lupi marinari, no? Tutto per questa orribile idea che hanno i maghi di credersi superiori alle altre creature»
Jamie decise che ascoltare un discorso serio come quello di Hermione, non si addiceva alla serata, così, con un calice colmo di Burrobirra, si spostò alla ricerca di una conversazione che non le occupasse troppo la mente. Passò casualmente vicino alla signora Weasley e Bill, al solito, stavano discutendo dei capelli di Bill.
«...Stai esagerando, e sei così un bel ragazzo, starebbero molto meglio corti, vero, Jamie?»
Jamie si fermò e sorrise «Sì, gli starebbero bene corti, ma così lunghi hanno una loro personalità»
«Tu dici?» disse la signora Weasley guardando meglio il figlio «No, vedi, il suo viso sarebbe molto più valorizzato se fossero corti»
Jamie resistette cinque minuti in quella conversazione inconcludente, poiché era certa che qualunque obiezione venisse mossa, Bill avrebbe continuato a tenere i capelli lunghi e la signora Weasley avrebbe sempre preferito i capelli corti. Trovò la sua salvezza quando scorse Harry in un angolo con Fred, George e Mundugus.
Mundungus smise di parlare quando vide Jamie, ma Fred le strizzò l’occhio e le fece segno
di avvicinarsi.
«Tranquillo» disse a Mundungus, «possiamo fidarci anche di lei, è dei nostri».
«Guarda che cosa ci ha portato Dung, li stavamo giusto mostrando a Harry» disse George, tendendo la mano verso Jamie. Era piena di quelli che sembravano baccelli avvizziti. Emettevano un debole ticchettio, pur essendo completamente immobili. «Semi di Tentacula Velenosa» continuò George. «Ci servono per le Merendine Marinare, ma sono una Sostanza Non Commerciabile di Classe C e quindi abbiamo avuto qualche difficoltà a procurarceli».
«Dieci galeoni per tutti, allora, Dung?»
«Con tutti i guai che ho passato?» protestò Mundungus, gli occhi iniettati di sangue ancor più dilatati del solito. «Mi spiace, ragazzi,ma fanno venti, non uno zellino di meno».
«A Dung piace scherzare» disse Fred a Harry e Jamie. «Sì, finora il massimo che ha preso è stato sei falci per un sacchetto di piume di Knarl» aggiunse George.
«Non è carino derubare dei ragazzini, soprattutto se sei ospite» disse Jamie velenosa,  non aveva comunque perso la sua antipatia per Mundungus.
«Ah, gli affari sono affari, eh» Mundungus si grattò la testa.
«Attenti» li mise in guardia Harry a voce bassa.
«A cosa?» chiese Fred. «La mamma è occupata con il prefetto Ron, siamo al sicuro».
«Ma Moody potrebbe avervi messo l'occhio addosso» osservò Harry.
Mundungus si guardò dietro le spalle, nervoso. «Ha ragione» brontolò. «E va bene, ragazzi, facciamo dieci, se li prendete in fretta».
«Evviva, Harry» disse Fred deliziato, dopo di che Mundungus si vuotò le tasche nelle mani
tese dei gemelli e sgattaiolò via in direzione del cibo. «Meglio portarli di sopra, Jamie vieni con noi?»
Lei alzò le spalle e li seguì «Torno subito» disse a Harry con un sorriso.
Fred lanciò un occhiataccia a Ron «Tutta una festa per un Prefetto. Davvero sprecata»
Jamie incrociò le mani dietro la schiena «Sapete cosa penso?» disse con un sorriso birichino.
«Cosa?» chiese George
«Vostra madre sarà orgogliosa di voi quando il negozio di scherzi si concretizzerà. Forse ora non la considera la professione ideale, e non lo sarà mai per lei, ma quando vedrà tutto il vostro impegno, sarà orgogliosa»
Fred si fermò e si girò verso di lei «Hai bevuto troppo, bambolina?» 
Jamie rise «Siete invidiosi di Ron, l’ho capito»
«Essere invidiosi di Ronnino il Prefettino?» disse George indignato «Ma sicura di stare bene?»
«Non della sua spilla, ma dell’approvazione di vostra madre. L’avrete anche voi quando capirà quanto impegno state mettendo per il vostro negozio» disse Jamie serafica «Comunque non è colpa di Ron, e lui potete scommetterci che sarà contento per il vostro negozio, per cui dateci un taglio» disse tornando dove aveva lasciato Harry.
Ci mise qualche minuto a trovarlo, sembrava preso in una conversazione con Moody «Ah, Jamie» la salutò malocchio « Stavo giusto mostrando una cosa a tuo fratello. Vieni a vedere»
Jamie si mise all’altro lato di Moody e vide che teneva in mano una foto. «Questo è il vecchio Ordine» disse «Dunque, dov’eravamo rimasti?» fece scorrere il dito sulla foto «Ah, sì. Questo è Edgar Bones,il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago. Sturgis Podmore, accidenti, com'era giovane, Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo. Hagrid, naturalmente, è sempre lo stesso. Elphias Doge, l'avete conosciuto, mi ero dimenticato che portava sempre quello stupido cappello. Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi,spostatevi, spostatevi» le piccole persone nella foto si pigiarono e quelli nascosti in seconda fila si fecero avanti. «Questo è Aberforth, il fratello di Silente, l'ho incontrato solo quella volta, un tipo strano, ecco Dorcas Meadowes, Voldemort l'ha uccisa personalmente, Sirius, quando aveva ancora i capelli corti... e... ecco, ho pensato che questo vi poteva interessare»
Jamie ebbe un tuffo al cuore e guardò Harry che aveva la stessa emozione negli occhi. I loro genitori sorridevano, seduti ai due lati di un ometto dagli occhi acquosi che riconobbero subito per Codaliscia.
«Eh?» disse Moody.
«Lui non dovrebbe esserci» disse Jamie indicando Peter Minus « Credo debba bruciare la sua faccia» disse assorta, come se stesse parlando più a sé stessa che con Moody. Poi alzò gli occhi sul volto di Moody, solcato da profonde cicatrici e butterato «Ma è una bella foto davvero» disse cercando di sorridere e guardando Harry come per chiedere aiuto.
«Sì» disse Harry sorridendo. «Ehm... senta, mi sono appena ricordato che non ho messo via il mio» la fatica di inventare un oggetto che non aveva riposto gli fu risparmiata. Sirius aveva appena detto: «Che cos'hai lì, Malocchio?» e Moody si era voltato verso di lui.
Harry attraversò la cucina seguito da Jamie, scivolarono oltre la porta e salirono le scale prima che
qualcuno potesse richiamarli.
«Ho resistito a malapena all’impulso di strappare quella foto...seduto in mezzo a loro...che schifo» borbottò Jamie con voce sommessa.
Sgattaiolarono su per le scale dell'ingresso, oltre le teste impagliate degli elfi, ma quando si avvicinarono al primo pianerottolo sentirono dei rumori. «Li senti?» disse Harry
Qualcuno singhiozzava in salotto.
«Chi c'è?» chiese Harry. Non ebbe risposta, ma i singhiozzi continuarono. Prese Jamie per mano e salirono i gradini rimasti due alla volta, attraversarono il pianerottolo e aprirono la porta del salotto.
Qualcuno era rannicchiato contro la parete scura, la bacchetta in mano, il corpo scosso dai singulti. Disteso sul vecchio tappeto polveroso in una macchia di luce lunare, gli occhi spalancati  con un rivolo di sangue che usciva dalla bocca, c'era Ron.
«O dio» esalò Jamie con un piccolo passo indietro «Ma-»
«Signora Weasley» gracchiò Harry.
«R-R-Riddikulus» disse la signora Weasley tra i singhiozzi, puntando la bacchetta tremante verso il corpo di Ron.
Crac.
Il corpo di Ron si trasformò in quello di Bill, disteso sulla schiena a braccia spalancate, gli occhi dilatati e vuoti. La signora Weasley pianse più forte che mai. «R-Riddikulus» ripeté tra i singulti.
Crac.
Il corpo del signor Weasley sostituì quello di Bill, gli occhiali di traverso, un rivolo di sangue che gli colava sul volto.
«No» gemette la signora Weasley. «No... Riddikulus. Riddikulus» Crac. I gemelli morti. Crac. Percy morto. Crac. Harry morto.
Jamie tremò appena alla vista del corpo di suo fratello.
«Signora Weasley, esca di qui» urlò Harry, fissando il proprio corpo sul pavimento. «Lasci
fare a qualcun altro». La voce gli si mozzò in gola. Crac. Jamie riversa sul pavimento, il collo inclinato all’indietro e gli occhi nocciola senza vita rivolti verso di loro.
Harry si ritrasse appena e guardò Jamie accanto a lui,  come per avere una futile conferma che quel corpo non fosse reale.
«Che cosa succede?» Lupin era arrivato di corsa nella stanza, seguito a ruota da Sirius, con Moody che arrancava zoppicando alle loro spalle. Lupin guardò prima la signora Weasley, poi il corpo di Jamie sul pavimento, e parve capire all'istante. Estrasse la bacchetta e disse, molto forte e chiaro: «Riddikulus» Il corpo di Jamie sparì. Un globo argenteo rimase sospeso nell'aria sul punto in cui prima era disteso il cadavere. Lupin agitò ancora una volta la bacchetta e il globo svanì in uno sbuffo di fumo.
«Oh... oh... oh» boccheggiò la signora Weasley e poi esplose in un gran pianto, il volto tra
le mani.
«Molly» disse Lupin desolato, avvicinandosi. «Molly, non» Un attimo dopo la signora Weasley singhiozzava con tutta l'anima sulla spalla di Lupin.
«Era solo un Molliccio» disse Lupin cercando di consolarla, accarezzandole la testa. «Solo
uno stupido Molliccio»
«Li vedo m-m-morti di continuo» gemette la signora Weasley contro la sua spalla. «Di c-c-continuo. Me lo s-s-sogno»
Sirius fissava la macchia di moquette dove il Molliccio era rimasto disteso fingendo di essere il corpo di Jamie. Moody osservava Harry e Jamie, che evitarono il suo sguardo. Harry aveva la strana sensazione che l'occhio magico di Moody li avesse seguiti fin dalla cucina.
«N-n-non ditelo ad Arthur». la signora Weasley deglutì, asciugandosi  gli occhi con le maniche. «N-n-non voglio che sappia, che sono una sciocca»
Lupin le diede un fazzoletto e lei si soffiò il naso.
«Harry, Jamie mi spiace tanto. Che cosa penserete di me?» disse con voce tremante. «Non sono
nemmeno capace di sbarazzarmi di un Molliccio»
«Non dica sciocchezze» rispose Harry sforzandosi di sorridere.
Jamie andò da lei ad abbracciarla «Non lo pensiamo affatto»  e la signora Weasley le gettò le braccia al collo.
«È solo che s-s-sono così preoccupata» continuò lei mentre le lacrime le colavano di nuovo dagli occhi. «Metà f-f-famiglia fa parte dell'Ordine, sarà un m-m-miracolo se ne usciremo tutti vivi, e P-P-Percy non ci rivolge la parola, e se succede qualcosa di t-t-terribile e non abbiamo fatto la p-p-pace con lui? E se io e Arthur veniamo uccisi, chi s-s-si prenderà cura di Ron e Ginny?»
«Molly, adesso basta» disse Lupin con fermezza. «Non è come l'ultima volta. L'Ordine è più preparato, abbiamo un certo vantaggio, sappiamo che cos'ha in mente Voldemort» la signora Weasley emise un breve squittio di terrore al suono di quel nome. «Oh, Molly, andiamo, è ora che ti abitui a sentirlo. Ascolta, non posso promettere che nessuno si farà del male, nessuno può prometterlo, ma adesso siamo molto meglio organizzati. Allora non facevi parte dell'Ordine, non capisci. Eravamo schiacciati venti a uno dai Mangiamorte, ci venivano a cercare uno alla volta» Harry pensò di nuovo alla foto, ai volti sorridenti dei suoi genitori. Sapeva che Moody li stava ancora osservando.
«Quanto a Percy, non preoccuparti» intervenne Sirius bruscamente. «Rinsavirà. È solo questione di tempo: quando Voldemort uscirà allo scoperto tutti al Ministero ci supplicheranno di perdonarli. E non sono sicuro che accetterò le loro scuse» aggiunse amareggiato.
«Quanto a chi si occuperà di Ron e Ginny se tu e Arthur non ci foste più» aggiunse Lupin
con un vago sorriso, «cosa credi, che li lasceremmo morire di fame?»
La signora Weasley abbozzò un sorriso tremulo. «Sono una sciocca» borbottò di nuovo, asciugandosi gli occhi.
 
Jamie  Harry salirono in silenzio le scale che li separavano dalle loro camere, arrivati al secondo pia pianerottolo, Jamie fece per dirigersi verso la sua camera, ma quando fu quasi alla porta si voltò verso Harry, che la guardava con il piede destro sul primo gradino. Si avvicinò a lui «Harry»
Lui sospirò « è stato stupido, litigare per l’udienza»
«Mi dispiace, non avrei dovuto farlo, lo so, ma-»
Harry alzò le spalle «Va bene» disse con un sorriso mesto «Non importa» spostò il piede dal gradino voltandosi del tutto verso di lei «Dopo il Molliccio e i morti della foto, sembra una stupidaggine, no?»
Jamie annuì « Sì, è stato» respirò piano e chinò la testa «orribile» spostò lo sguardo su un asse del pavimento  «Vederti morto mi ha fatto pensare» lo guardò la basso « «Non litighiamo più, ti prego»
«Non succederà» disse Harry come fosse una promessa inscindibile.
Entrambi sapevano che sarebbe successo ancora, nonostante si occupassero l’uno dell’altro, erano fratelli, dopotutto, e come tali, non potevano impedire le  incomprensioni e i normali litigi tipici di due fratelli adolescenti.




Tana del camaleonte:

Rieccoci qua :)
Come vedete questo è un capitolo di transizione, nel prossimo finalmente i nostri raggiungeranno Hogwarts e più Jamie e Gabriel per  tutte .
Non mi dilungo coi commenti perchè sono appena rientrata e tra poco dovrò uscire di nuovo, alla faccia della domenica all'insegna del relax xD.
Come sempre, commenti e critiche sono ben accetti, 
Alla prossima,

Eltanin.

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Capitolo 7
*** In cui la pozione di Malfoy otterrà un Non Classificabile ***


Ciao gente,

Eccomi qua con un nuovo capitolo, ringrazio come sempre che legge questa storia e millyray, Vale Lovegood e ILoveZioVoldy per le loro fantastiche recensioni.

Non vi trattengo oltre, ci vediamo in fondo :3

Buona lettura





Jamie alzò lo sguardo dalla superficie nera.  «Papà, mamma» disse in un sussurro. Erano lì, a pochi passi da lei, sorridevano.
Un’ometto grassoccio s’inserì tra loro, sorrideva.
Jamie sapeva chi era. «Tu» ringhiò, scattò verso di lui, per prenderlo, ma le gambe non risposero, restarono lì, ancorate al pavimento nero. Guardò in basso, non si vedeva i piedi. Urlò di rabbia. Tese le mani in avanti come artigli, ma per quanto sembrasse vicino non riusciva a prenderlo «Mamma, papà, andate via da lui» urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Loro sorridevano.
L’angoscia le contorse le viscere «Vi prego, no, non dovete fidarvi».
Codaliscia sorrideva.
Guardò suo padre «Papà, fa qualcosa ti prego»
Lui  sorrideva.
Si tese verso di lui «Papà» urlò. La superficie nera si alzò, inghiottendola.
Jamie era seduta nell’aula dell’udienza al Ministero. «Questa  sudicia feccia non deve più insozzare la terra della mia padrona» Kreacher era seduto in tribuna, attorniato dal Wizengamot, portava i vestiti e il cappello uguali a quelli di Caramell.
Si girò di scatto, la sedia in chintz accanto a lei era vuota, Silente non c’era.
Avvertì un vuoto allo stomaco e si sentì sollevare in aria, sorvolava un lungo corridoio buio che finiva su una porta chiusa a chiave, una ragazzo in maglietta e jeans sotto di lei, camminava.
«Harry» lo chiamò, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Tutto divenne rosso.
Aprì gli occhi, la coda pelosa di Grattastinchi ondeggiava placida sulla sua faccia, la scostò in malo modo e si tirò a sedere «Gatto, diamine» si grattò la cicatrice che prudeva. La maglia del pigiama era umida di sudore e si era appiccicata alla schiena e al collo.
«Jamie, datti una mossa» Hermione le buttò sul letto i jeans «Siamo in ritardo»
Moccì la scrutava dalla testa di Grattastinchi, sulla quale aveva passato la maggior parte del tempo dal loro arrivo a Grimmauld Place.
C’era una grande agitazione in casa. Fred e George avevano stregato i loro bauli in modo che volassero di sotto, per risparmiarsi la fatica di trasportarli, col risultato che quelli avevano urtato Ginny e l'avevano fatta precipitare per due rampe di scale fino all'ingresso; la signora Black e la signora Weasley urlavano tutt'e due a pieni polmoni.
«...Potevate farle male sul serio, idioti»
«...Sudici ibridi che infangate la casa dei miei padri»
Jamie era anche lei infuriata e li squadrava furibonda, aspettando che la signora Weasley si calmasse per dare loro una tirata d’orecchie. Moccì la sosteneva dalla spalla sinistra come un diavoletto «Esta volta se lo meritano proprio. Digliene quattro»
Le intenzioni di Jamie furono impedite dall’arrivo di Malocchio che, come sempre, aveva qualcosa di cui borbottare: Sturgis Podmore, di cui Jamie ricordava vagamente l’aspetto, non era ancora arrivato e senza di lui non potevano muoversi perché sarebbe mancato un membro alla scorta.
Il ritratto della signora Black ululava dalla rabbia, ma nessuno si diede la pena di chiuderle
le tende in faccia; tutto il fracasso nell'ingresso l'avrebbe risvegliata comunque.
«La scorta?» urlò Jamie per sovrastare  le urla della signora Black. «Dobbiamo andare a King’s Cross con la scorta?» guardò Moody  con un indignazione in realtà rivolta a Silente.
«Certo che sì, Potter. Che ti aspettavi» disse col solito tono burbero «Non potete uscire senza scorta, troppo pericoloso»
«Ma se-»
«Volete scendere, tutti quanti?» urlò a pieni polmoni la signora Weasley
«Niente proteste, Potter» disse Moody, l’occhio magico che saettava da ogni parte «Nessuno di noi è così stupido da mandarvi a zonzo da soli, può succedere di tutto e allora il nostro lavoro andrebbe a farsi benedire»
Jamie si ricordò delle tragiche visioni di Moody quando era stata trasportata con Harry al quartier generale e desistette dal replicare, ma sperò che stavolta non avesse in mente nessuna deviazione che comprendesse qualcosa di simile alla Groenlandia.
«Volete scendere tutti quanti, per favore?» urlò con tutto il fiato in gola la signora Weasley.
«Harry, Jamie, voi dovete venire con me e Tonks» urlò la signora Weasley sovrastando gli strilli
ripetuti di: «Mezzosangue! Feccia! Sudice creature!».
 «Lasciate qui baule e civetta, ai bagagli ci pensa Alastor.Oh, per l'amor del cielo, Sirius. Silente ha detto di no»
Un cane nero simile a un orso era comparso al fianco di Jamie e Harry, che stavano scavalcando i vari bauli stipati nell'ingresso per raggiungere la signora Weasley.
«Oh, insomma» sbottò lei, esasperata. «Be', la responsabilità è soltanto tua» aprì con forza la
porta d'ingresso e uscì nel debole sole settembrino. Harry, Jamie e il cane la seguirono. La porta si
richiuse con un tonfo alle loro spalle e gli strilli della signora Black s'interruppero all'istante.
Harry si guardò intorno «Dov’è Tonks?»scesero i gradini di pietra del numero dodici, che sparirono non appena raggiunsero il marciapiede
La signora Weasley distolse lo sguardo dal cane nero che avanzava a balzi al loro fianco «Ci sta aspettando laggiù» Una vecchia signora li salutò all'angolo. Aveva i capelli grigi a riccioli fitti e portava un cappello viola a forma di pasticcio di maiale in crosta.
«Ciao, ragazzi» disse con una strizzatina d'occhio. «Meglio muoversi, no, Molly?» aggiunse,
guardando l'orologio.
«Lo so, lo so» gemette la signora Weasley allungando il passo, «è che Malocchio voleva aspettare Sturgis. Se solo Arthur fosse riuscito a mandarci un'altra volta delle macchine dal Ministero... ma di questi tempi Caramell non gli lascia prendere in prestito nemmeno una boccetta vuota d'inchiostro» sbuffò «come fanno i Babbani a viaggiare senza magia-» ma il cagnone nero diede un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i piccioni e inseguendo la propria coda. Harry e Jamie si guardarono e  non poterono fare a meno di ridere, ricordandosi dei pochi momenti che avevano passato con lui a Privet Drive due anni prima. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia.
Fosse stato per Jamie, avrebbe corso e giocato insieme a lui, ma sapeva che alla signora Weasley poteva costare un colpo al cuore e Moody sarebbe come minimo impazzito non appena lo fosse venuto a sapere.
Impiegarono venti minuti per raggiungere King's Cross a piedi, e l'unico avvenimento significativo fu quando Sirius spaventò un paio di gatti per divertirli. Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta vicino alla barriera tra i binari nove e dieci finché non ci fu via libera, poi ciascuno di loro vi si appoggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove  l'Espresso per Hogwarts eruttava vapore fuligginoso lungo un marciapiede affollato di studenti in partenza e delle loro famiglie.
Jamie saltellò sui talloni. Tornava a Hogwarts.
«Bel cane, ragazzi» gridò un ragazzo alto con i riccioli rasta.
«Grazie, Lee» rispose Harry con un gran sorriso, mentre Sirius scodinzolava frenetico.
«Oh, bene» la signora Weasley tirò un sospiro di sollievo «ecco Alastor con i bagagli» con un berretto da facchino abbassato sugli occhi scompagnati, Moody si fece avanti zoppicando sotto l'arco, spingendo un carrello carico dei loro bauli.
«Tutto a posto» borbottò alla signora Weasley e a Tonks, «non credo che ci abbiano seguito»
Qualche istante dopo, il signor Weasley comparve sul marciapiede con Ron e Hermione. Avevano quasi scaricato il carrello di Moody quando Fred, George e Ginny arrivarono con Lupin.
«Niente guai?» chiese Moody.
«Nulla» rispose Lupin.
«Farò ugualmente rapporto su Sturgis a Silente» ringhiò Moody, «è la seconda volta che non si fa vedere in una settimana. Sta diventando inaffidabile come Mundungus».
«Be', state bene» disse Lupin, stringendo la mano a tutti. Si avvicinò a Harry e Jamie per ultimi e diede loro una pacca sulla spalla. «Anche voi. State attenti» poi sorrise a Jamie «Non combinare troppi guai con Fred e George»
Nah» disse lei con un sorriso malandrino «Per chi mi hai preso?»
«Sì, testa bassa e occhi aperti» aggiunse Moody, stringendo a sua volta la mano a Harry e a Jamie. «E non dimenticate, tutti quanti» disse guardandoli a uno a uno «attenti a quel che scrivete nelle lettere. Se avete dei dubbi, non scrivetelo».
«È stato magnifico conoscervi tutti quanti» disse Tonks, abbracciando Hermione, Ginny e Jamie.
«Ci vedremo presto, immagino».
 Risuonò un fischio d'avvertimento; gli studenti ancora sul marciapiede si affrettarono verso il treno.
«Svelti, svelti» esclamò la signora Weasley concitata, abbracciandoli a caso e acchiappando
Harry due volte. «Scrivete, fate i bravi. Se avete dimenticato qualcosa ve la spediremo»
Jamie si abbassò e abbracciò il cane nero che portò una zampa sulla schiena di lei e posò il testone sulla sua spalla « Ci rivediamo presto, promesso» disse prima che la signora Weasley la spingesse sul treno. «Salite sul treno, presto» disse concitata. Per un breve istante, l'enorme cane nero si rizzò sulle zampe di dietro e posò quelle davanti sulle spalle di Harry, ma la signora Weasley spinse via Harry verso lo sportello del treno, soffiando: «Per l'amor del cielo, comportati in modo più canino, Sirius»
«Ci vediamo» gridò Harry dal finestrino aperto mentre il treno cominciava a muoversi; Ron, Hermione, Jamie e Ginny salutavano con la mano accanto a lui. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.
«Non sarebbe dovuto venire con noi» osservò Hermione preoccupata.
«Oh, dai» ribatté Ron, «non vedeva la luce del giorno da mesi, poveraccio».
«Bene» disse Fred, battendo le mani una volta, «non possiamo star qui a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo degli affari da discutere con Lee. Vieni con noi, Jam jam?»
«Non posso» si guardò intorno lungo la carrozza.
«Ah, ah» strillò Moccì, gongolando dalla spalla di Jamie
«Ah giusto, il tuo innamorato» ghignò Fred
Jamie si voltò verso di lui, con le guance gonfie e il labbro inferiore in fuori «Fred, sta zitto»
George ridacchiò «Ci vediamo dopo» e lui e Fred sparirono a destra lungo il corridoio.
Il treno prese velocità; le case fuori dal finestrino sfrecciavano via e loro quattro cominciarono a
barcollare.
«Andiamo a cercarci uno scompartimento, allora?» chiese Harry.
Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo.
«Ehm» fece Ron.
«Noi... be'... io e Ron dovremmo andare nella carrozza dei prefetti» disse Hermione cauta.
Ron non stava guardando Harry; sembrava  interessato alle unghie della propria mano sinistra.
«Oh» disse Harry. «D'accordo. Va bene».
«Quindi anche Gabriel sarà occupato?» chiese Jamie, il broncio che ancora le gonfiava le guance
«Occupato a fare cosa?» domandò una voce dietro di loro.
Jamie si voltò tanto velocemente che sentì una fitta al collo «Ciao» sorrise raggiante.
«Ciao» sorrise Gabriel. Ron e Harry si guardarono e ridacchiarono e Hermione tirò loro una gomitata «Congratulazioni per le spille» disse, rivolto a Ron e Hermione.
«Bè, ma sei anche tu un prefetto, no?» Jamie gli circondò il collo con le braccia«Avrò un ragazzo importante»
Gabriel scosse la testa «Non sono un Prefetto» disse «Non mi hanno mandato la spilla» la sua espressione era neutra, solo la mascella dava impressione di rigidità.
«Oh» fece Hermione delusa «Tutti noi avevamo sperato di sì» guardò Ron «Mi chiedo chi abbiano scelto, allora»
Ron alzò le spalle «Spero non Malfoy» disse «Dai, muoviamoci»
«Sì, » disse Hermione «Comunque» disse agli altri «non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio» aggiunse in fretta «le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto».
«Va bene» ripeté Harry. «Be',allora magari ci vediamo dopo».
«Sì, sicuro» disse Ron lanciandogli uno sguardo furtivo e ansioso. «È uno strazio doverci andare,ma dobbiamo. Insomma, non mi diverto, non sono mica Percy» concluse con enfasi.
«Lo so» Harry sogghignò
«Andiamo» disse Ginny, «se ci muoviamo riusciremo a tenere il posto anche per loro. Venite con noi ?» chiese a Jamie e Gabriel.
«Certo che sì» disse Jamie prendendo Gabriel per mano.
Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni. Harry non poté fare a meno di notare che un sacco di ragazzi rispondevano ai suoi sguardi con enorme interesse e che parecchi davano gomitate ai loro vicini e li indicavano. Dopo aver osservato questo comportamento in cinque carrozze di fila, ricordò che La Gazzetta del Profeta aveva raccontato per tutta l'estate ai suoi lettori che razza di bugiardi esibizionisti erano.  Rabbuiato, si chiese se i ragazzi che li fissavano e mormoravano credessero a quegli articoli. Jamie, dietro di lui, era impegnata a parlare con Gabriel e dal sorriso che aveva, era convinto che non avesse notato nulla.
Nell'ultima carrozza, incontrarono Neville Paciock, la faccia tonda lucente per lo sforzo di trascinare il baule e trattenere con una mano sola il suo rospo agitato, Oscar. «Ciao, Harry. Ciao Jamie» disse, ansante. «Ciao, Ginny, è pieno dappertutto. Non riesco a trovare un posto-»
«Ma che dici?» ribatté Ginny, che si era insinuata oltre Neville per sbirciare nello scompartimento dietro di lui. «Qui c'è posto, ci sono solo Luna 'Lunatica' Lovegood e Jean ‘Fanatico’ Willoughby» Neville borbottò confusamente che non voleva disturbare nessuno.
«Non fare lo sciocco» rise Ginny, «loro vanno benissimo».
Fece scorrere la porta e trascinò dentro il suo baule. Harry, Neville, Jamie e Gabriel la seguirono.
«Ciao, Luna. Ciao, Jean» disse Ginny, «possiamo sederci qui?» La ragazza vicino al finestrino alzò lo sguardo. Aveva capelli disordinati, lunghi fino alla vita, di un biondo sporco, sopracciglia molto pallide e occhi sporgenti che le conferivano un'espressione di perenne sorpresa.  Il ragazzo seduto di fronte a lei la imitò, guardandoli col sopracciglio appena alzato in un espressione di annoiata sufficienza.
Jamie capì all'istante perché Neville aveva deciso di passare oltre quello scompartimento. La ragazza dava la netta sensazione di essere completamente tocca. Forse era la bacchetta che si era infilata dietro l'orecchio sinistro, o la collana di tappi di Burrobirra che indossava, o la rivista che stava leggendo a rovescio.
Il ragazzo invece, aveva dei lineamenti delicati e eleganti, i capelli erano impomatati e in ordine, ma era vestito in modo insolito: indossava un completo grigio fumo, i risvolti della giacca ricoperti di lustrini luccicavano, la cravatta invece era di un turchese lucido.
I loro sguardi vagarono su Neville e Gabriel e si fermarono su Harry e Jamie.
La ragazza annuì.
«Sedetevi pure» disse il ragazzo con un gesto elegante e annoiato.
«Grazie». Ginny sorrise.
Harry, Neville e Gabriel sistemarono i bauli sulla rastrelliera e si sedettero.
Luna li osservò da sopra la rivista rovesciata, intitolata Il Cavillo. Non sembrava che avesse bisogno di sbattere le palpebre quanto un normale essere umano. Fissò a lungo Harry, che si era seduto di fianco al ragazzo e se n'era già pentito.
«Hai passato una bella estate, Luna?» le chiese Ginny.
«Sì» rispose lei in tono sognante, senza togliere gli occhi di dosso a Harry. «Sì, è stata abbastanza piacevole, sai. Tu sei Harry Potter» aggiunse, poi puntò gli occhi su Jamie «E tu sei Jamie Potter»
«Così dice l’anagrafe» disse Jamie distogliendo per un istante gli occhi da Gabriel.
Neville ridacchiò. Luna puntò su di lui gli occhi pallidi. «E non so chi sei tu».
«Nessuno» rispose Neville in fretta.
«No che non sei nessuno» disse Ginny, secca. «Neville Paciock, Luna Lovegood e Jean Willoughby. Luna e Jean sono del mio anno, ma di Corvonero».
«Un ingegno smisurato per il mago è dono grato» canticchiò Luna.
Jean estrasse dall’interno della giacca una rivista, in copertina c’era il cantante delle Sorelle Stravagarie «E si sa, anche molto raro» disse Jean sparendo dietro la rivista.
Luna alzò il giornale quanto bastava a nasconderle il viso e tacque. Harry e Neville si guardarono
con le sopracciglia inarcate, Gabriel storse la bocca e Jamie e Ginny soffocarono un risolino.
Il treno continuò a sferragliare, portandoli in aperta campagna. Era una strana giornata dal tempo incerto; un momento la carrozza era inondata di sole, un attimo dopo passavano sotto minacciose nuvole grigie.
«Indovinate che cosa ho ricevuto per il mio compleanno?» disse Neville.
«Un'altra Ricordella?» chiese Harry, rammentando quella specie di biglia che la nonna di Neville gli aveva mandato nel tentativo di aiutare la sua pessima memoria.
«No» rispose Neville. «Mi potrebbe servire, però, quella vecchia l'ho persa un secolo fa» ficcò la mano libera da Oscar nella borsa dei libri «no, guarda qui», dopo aver rovistato un po', estrasse quello che sembrava un piccolo cactus grigio in un vasetto, ma invece che di spine, era coperto di bolle. «Mimbulus mimbletonia» disse orgoglioso.
Gabriel alzò un sopracciglio e si avvicinò all’orecchio di Jamie «Per fortuna non siamo seduti accanto a lui» la pianta pulsava lievemente, e questo le dava l'aspetto abbastanza sinistro di un
organo interno ammalato.
«È molto, molto rara» spiegò Neville con un gran sorriso. «Non so se ce n'è una nemmeno nella serra di Hogwarts. Non vedo l'ora di mostrarla alla professoressa Sprite. Me l'ha presa il mio prozio Algie in Assiria. Voglio vedere se riesco a farla riprodurre»
Jamie si sporse verso Neville per osservare meglio la pianta «Viene usata in qualche pozione?»
«No, non credo»
Jamie emise un gemito dispiaciuto, Gabriel la prese per i fianchi e la riportò con la schiena appoggiata allo sedile «Meglio stare alla larga da quella pianta»
Jamie lo guardò «Perché?»
«Non ti bacerò se finirai ricoperta di pus» le disse lui muovendo appena le labbra.
Jamie gli tirò un leggero pugno sul fianco.
Da ogni bolla della pianta, schizzò del liquido: getti densi, puzzolenti, di un verde scuro. Colpirono il soffitto, i finestrini, e macchiarono le riviste di Luna Lovegood e Jean Willoughby; Ginny, che aveva alzato le braccia davanti al viso appena in tempo, si ritrovò soltanto con una specie di viscido cappello verde sulla testa, ma Jamie e Gabriel, che non avevano seguito la scena, ne erano ricoperti da capo a piedi, mentre Harry aveva ricevuto uno schizzo in piena faccia.
Neville, che aveva anche lui faccia e busto zuppi, scosse il capo per liberarsi gli occhi.
«S-scusate» disse, boccheggiando. «Non ci avevo ancora provato, non sapevo che sarebbe successo così» Harry  sputò una boccata di pus per terra  «Non preoccupatevi, comunque, la Puzzalinfa non è velenosa» aggiunse teso
Jean Willoughby emise un verso schifato «Il verde rancido non si intona per niente al mio completo»
Jamie scoppiò a ridere «Cosa stavi dicendo?» chiese a Gabriel che sembrava ribollire sotto la melma verde.
In quel preciso istante la porta dello scompartimento si aprì.
«Oh, ciao, Harry» disse una voce nervosa. «Ehm, è un brutto momento?» Harry si ripulì le lenti degli occhiali con la mano libera da Oscar. Una ragazza molto graziosa con lunghi, lucidi capelli neri stava sulla soglia e gli sorrideva: Cho Chang.
«Sì, l’ingegno è decisamente un dono raro» disse Jean Willoughby a voce bassa.
Jamie ridacchiò.
«Oh, ciao» rispose Harry in tono piatto.
«Ehm» fece Cho. «Be',avevo pensato di passare a salutarti, allora arrivederci». piuttosto rossa in faccia, chiuse la porta e se ne andò. Harry si afflosciò nel sedile con un gemito e Jamie sgranò gli occhi, quella scena non le era piaciuta, non le era piaciuta affatto. Harry sembrava pensarla come lei, anche se per ben altri motivi.
Jean Willoughby estrasse le bacchetta «Gratta e netta» ripulì tutti quanti.
«Grazie» gli sorrise Jamie.
«Di nulla, so quanto è irritante, e il cotone tende ad assorbire il colore, specie quello sintetico delle vostre magliette» poi si voltò verso Harry «A quanto pare la stella del Quidditch ha una cotta per te»
«C-chi?» chiese Harry.
«Cho Chang, ha “pensato” di passare a salutarti» disse facendole il verso «Chissà se si farà scoraggiare da un po’ di pus» disse con un tono tra il divertito e lo sprezzante
Jamie, in quel momento, pensò di aver trovato un altro alleato, tutto quel sarcasmo nei confronti di Cho le aveva provocato un improvviso moto di simpatia per il ragazzo e smodato interesse nel conoscerlo.
I suoi propositi però dovettero attendere, perché Jean non era intenzionato a parlare, era di nuovo sparito dietro la sua rivista, ripulita da ogni traccia di pus.
Ron e Hermione non comparvero per quasi un’ora e quando arrivarono, Jamie e Gabriel lasciarono loro il posto per andare a sgranchirsi le gambe lungo il treno. Dopo aver appreso che Malfoy era diventato prefetto al posto di Gabriel, Jamie aveva un diavolo per capello.
«Mi spiace che non ti abbiano fatto prefetto. So che ci tenevi, e anche tuo padre»
«Non mi interessava poi tanto, per citare Ron, non sono suo fratello Percy, ma sarebbe stato utile, specialmente ora».
Jamie pasticciò le labbra «E se fosse stato per colpa mia? Sai, stai insieme a me e...ultimamente non è una buona garanzia»
«Vero, dovrei mollarti per salvare la mia reputazione» disse Gabriel con un sorriso divertito «Ma considerando che tu sei nel giusto, il mio nome non subirà danni a lungo termine, anzi. Posso sopportare qualche mese di vergogna in cambio di maggiore gloria nei prossimi anni» poi avvicinò la bocca al suo orecchio «e mi avrebbe seccato passare troppo tempo con Pansy Parkinson» le circondò la vita con le braccia e poggiò le labbra sulle sue « Dì la verità» disse con un piccolo ghigno «Ti vedevi già come una first lady?»
Jamie emise un piccolo sbuffo «Bè, avrei avuto molta più influenza e potere con tre prefetti dalla mia parte» ammise
«Alle volte sei più Serpeverde tu di me» ridacchiò Gabriel.
 
«Sii educato, Potter. O dovrò metterti in castigo»
«Sei solo un asino con una spilla, Malfoy. Fossi in te non mi vanterei» disse Jamie, arrivando alle loro spalle. Draco, Tiger e Goyle, erano davanti all’entrata del loro scompartimento.
Malfoy si girò verso di lei con un sorrisetto trionfante «Guarda, guarda, la sfregiata col suo nuovo amichetto» lanciò uno sguardo a Gabriel «Come ci si sente a essere di nuovo secondi a un Malfoy, Asbury? Come l’ha presa il tuo paparino?»
«Malfoy, mio padre fa parte del Wizengamot, ha fatto carriera. Il tuo che altro fa oltre che elargire donazioni?» rispose Gabriel con un tono indifferente.
Malfoy fece un passo avanti, verso di lui «Mio padre e il Ministro Della Magia sono molto in confidenza, fossi in te non mi azzarderei, Asbury»
Gabriel non si mosse «Curioso, credevo che da quest’estate avesse  preso a frequentare vecchie amicizie» disse Gabriel con la solita calma e espressione imperturbabile.
Malfoy strinse gli occhi a fessure «Pensa a chi frequenti tu, piuttosto» lanciò uno sguardo di disprezzo a Jamie, che venne ricambiato.
«Chi frequento o no non sono mai stati affari tuoi» disse Gabriel con tono più duro e intransigente.
«Come sei caduto i basso, Asbury» disse Malfoy, poi diede loro le spalle «E tu, Potter? Dimmi, come ci si sente a essere secondo a Weasley?»
«Taci, Malfoy» intervenne Hermione in tono asciutto.
«A quanto pare ho toccato un nervo scoperto» continuò Malfoy con un ghigno. «Be', stai
attento, Potter, perché io ti starò addosso come un segugio aspettando che tu faccia un passo
falso».
«Fuori» urlò Hermione, alzandosi.
Sogghignando, Malfoy scoccò a Harry, a Jamie e a Gabriel un ultimo sguardo maligno e se ne andò, con Tiger e Goyle che si trascinavano alle sue spalle.
Jamie, entrata nello scompartimento chiuse la porta «Idiota» disse, mentre Ginny e Hermione si stringevano per farli sedere.
«Butta un po' un'altra rana» disse Ron, con uno sbuffo.
 
«Ron ha urlato in faccia a Fleur Delacour per invitarla al ballo» rise Jamie «è stato epocale. Non so dove abbia trovato il coraggio. Io  pensavo... speravo che invitasse Hermione, ma continua a perdere tempo, e l’ha offesa quando non ha creduto che qualcuno l’avesse invitata. È proprio idiota.» aprì la porta dell’aula del quarto piano e vi entrò «Pensa che addirittura lo ha chiesto a me...di andare al ballo intendo»
«Forse accettare non sarebbe una cattiva idea» disse Gabriel mentre chiudeva la porta dell’ aula dietro di sé.
«Quell’incantesimo di confusione non è ancora passato?» rise Jamie «Ho detto di sì a te, nel caso lo avessi dimenticato»
Gabriel sospirò «Ron, è un tuo amico, se ha bisogno» esitò per un istante «puoi andare al ballo con lui, non è un problema»
«Ron si arrangia» Jamie appoggiò la borsa sul banco « E poi preferisco andarci con te» prese a rovistare tra i libri affondando la testa nella borsa « Ti dispiace?» rise alzando gli occhi su di lui.
Gabriel si passò una mano sugli occhi e si sedette ad un banco, congiunse le mani «È meglio non andare insieme al ballo»
Jamie si fermò e tolse le mani dalla borsa «Sei serio?» lo guardò per qualche secondo, nessun ghigno o risata nacque sulle labbra di lui. Incrociò le braccia «Perché?»
Gabriel chinò il capo e sospirò «Li hai sentiti per i corridoi»
«Dai, Gabriel, è Malfoy, è un idiota, a chi gliene importa di quello che dice»
«Tu non sei nella sua stessa casa, Jamie» disse Gabriel, lo sguardo fermo, la voce decisa «Ho faticato per poter conquistare la mia tranquillità lì dentro. Ho dovuto impormi per essere lasciato in pace e fin’ora ha funzionato. Io non mi intromettevo con loro e loro non lo facevano con me» continuò alzandosi in piedi «Ora invece» scosse la testa «non fanno che commentare, devo sopportare le loro prese in giro, i loro scherzi e»umettò le labbra «onestamente, non so se vale la pena sopportare tutti questi problemi per un ballo». Jamie lo aveva ascoltato a bocca aperta, incredula. «Mi dispiace, avrei dovuto pensare alle conseguenze prima di invitarti ma» sembrò sul punto di dire qualcosa poi richiuse la bocca e sospirò «mi dispiace» ripeté soltanto.
«Ma» chiuse la bocca, gli occhi puntati sul pavimento, sgranati, come se stesse ancora realizzando il senso di quelle parole, «Be’, se sei così deciso non cercherò di farti cambiare idea» sistemò i capelli dietro le orecchie e evitò di guardarlo negli occhi «Dopotutto non avrò problemi a trovare qualcun altro» il tono più duro e rancoroso di quanto avesse voluto. Prese a torturarsi le labbra coi denti «A questo punto, però, credo sia meglio smettere di» aprì la bocca in cerca di un termine che identificasse il loro rapporto; per qualche ragione, la parola amici non le sembrava adeguata «parlarci, salutarci eccetera eccetera»disse infine, mantenendo un cipiglio orgoglioso. «E a partire da questo momento» Infilò in fretta e alla rinfusa i suoi libri in borsa continuando a mangiarsi le labbra «ecco perché non sono una Serpeverde, per forza, voi davanti ai problemi ve la date a gambe, sempre» si mise la borsa in spalla e si avviò a passo di marcia verso la porta,  «E comunque» disse voltandosi verso di lui «Dopo questo nemmeno io ci voglio più andare al ballo con te» sbatté  la porta con forza. Sentiva uno strano senso di vuoto allo stomaco.
Non si sarebbe fatta abbattere, pensò, mentre gli occhi le diventavano lucidi, ci sarebbe andata con qualcun altro di più importante e carino.
Il suo pensiero successivo andò a Malfoy: questa sua intromissione l’avrebbe pagata cara.
 
Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell'estate, a gridare saluti agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli. Harry e Jamie notarono  che alcuni sussurravano al loro passaggio; Harry strinse i denti e cercò di comportarsi come se non se ne accorgesse o non gli importasse, Jamie gli si affiancò senza dire nulla, il giorno seguente, si sarebbe lanciata nelle pubbliche relazioni, dovevano capire che erano sempre gli stessi e che non erano cambiati.
Luna e Jean si allontanarono da loro per raggiungere il tavolo di Corvonero e Gabriel li lasciò per andare a quello di Serpeverde. Quando furono a quello di Grifondoro, Ginny fu chiamata da alcuni compagni del quarto anno e andò con loro. Harry, Jamie, Ron, Hermione e Neville si sedettero vicini a metà del tavolo tra Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, e Calì Patil e Lavanda Brown; queste ultime rivolsero a Harry e Jamie saluti fin troppo amichevoli, dai quali capirono che avevano smesso di parlare di loro un attimo prima.
Harry guardò oltre le teste degli studenti il tavolo degli insegnanti, lungo la parete in fondo alla Sala. «Hagrid non c'è».
Anche Jamie, Ron e Hermione scorsero con lo sguardo il tavolo degli insegnanti, benché non ce ne
fosse bisogno: la taglia di Hagrid lo rendeva evidente a colpo d'occhio.
«Non può essersene andato» disse Ron, un po' inquieto.
«Certo che no» concordò deciso Harry.
«Non pensate che sia... malato, o ferito?» chiese Hermione.
«No» rispose subito Harry.
«Ma allora dov'è?» ci fu una pausa, poi Jamie disse molto piano, in modo che Neville, Calì e Lavanda non sentissero: «Forse non è ancora tornato. Sapete, la sua missione... quella
cosa che doveva fare in estate per Silente».
«Sì... sì, dev'essere così» disse Ron, rassicurato, ma Hermione si morse il labbro, osservando gli insegnanti come se sperasse in una spiegazione definitiva dell'assenza di Hagrid. «Chi è quella?» chiese in tono brusco, indicando il centro del tavolo.
Lo sguardo di Jamie seguì il suo. Si posò prima sul professor Silente, seduto sul suo seggio d'oro dall'alto schienale al centro del lungo tavolo; indossava una veste viola scuro cosparsa di stelle d'argento e un cappello in tinta. La testa di Silente era china verso la strega seduta accanto a lui, che gli parlava all'orecchio. Aveva l'aspetto, pensò Jamie, di una zia zitella: tarchiata, con corti capelli ricci color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste. Voltò appena il viso per bere un sorso dal calice e Jamie riconobbe con orrore una faccia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi sporgenti. «È la Umbridge»
«Chi?» chiese Harry.
«Era alla mia udienza, lavora per Caramell»
«Bel cardigan» commentò Ron con una smorfia.
«Lavora per Caramell» ripeté Hermione, accigliata. «Ma allora che cosa diavolo ci fa qui?»
«Non lo so»
Con gli occhi ridotti a fessure Hermione controllò il tavolo degli insegnanti. «No» borbottò, «no, impossibile»
Jamie capì di che cosa parlava «O Piton ricopre due cattedre, oppure quella è-»
Le porte della Sala Grande si aprirono e entrò una lunga fila di bambini dall'aria spaventata. In testa c'era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato un antico cappello da mago, pieno di toppe e rammendi, con un ampio strappo vicino al bordo sfilacciato.
 
«Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi» cominciò Silente. «Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti» Harry, Jamie, Ron e Hermione si scambiarono dei sorrisetti. «E ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani. Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto, per quella che mi riferisce essere la qattrocentosessantaduesima volta, di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo ufficio. Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure».
Ci fu un giro di applausi educati ma  poco entusiasti; Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi di vago panico: Silente non aveva detto per quanto tempo la professoressa Caporal avrebbe insegnato, mentre Jamie, si era voltata verso il tavolo degli insegnanti e aveva occhi solo per la Umbridge, la sua presenza lì, non le piaceva, le metteva uno strano senso di agitazione e disagio.
Silente riprese: «I provini per le squadre di Quidditch delle Case si terranno il» s'interruppe, guardando interrogativo la professoressa Umbridge. Siccome non era molto più alta in piedi che da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare, ma poi lei si schiarì la voce, «Hem hem», e fu chiaro che si era alzata e intendeva tenere un discorso.
Silente parve stupito solo per un attimo, poi si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla. Altri membri del corpo insegnanti non furono così abili nel nascondere la loro sorpresa. Le sopracciglia della professoressa Sprite scomparvero sotto i capelli svolazzanti e la bocca della professoressa McGranitt era sottile come Harry non l'aveva mai vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima d'allora. Molti studenti ammiccarono; era chiaro che quella donna non sapeva come andavano le cose a Hogwarts.
«Grazie, Preside» disse in tono lezioso la professoressa Umbridge, «per le gentili parole di
benvenuto». La sua voce era acutissima, tutta di gola, da bambinetta, e di nuovo Jamie provò un potente moto di disgusto che non riuscì a spiegarsi; sapeva solo che detestava tutto di lei, dalla sua
stupida voce al suo soffice cardigan rosa. Lei fece un altro colpetto di tosse per schiarirsi la
voce («Hem hem») e continuò. «Be', devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts» sorrise, rivelando denti molto aguzzi. «E vedere queste faccette felici che mi guardano» Jamie si guardò intorno e poi si scambiò uno sguardo con Harry. Nessuno dei volti che vedeva aveva un'aria felice. Al contrario, erano tutti sconcertati dal fatto che si rivolgesse loro come se avessero cinque anni. «Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amici» gli studenti si scambiarono occhiate e alcuni nascosero a stento delle smorfie.
«Sarò sua amica, basta che non mi presti mai quel cardigan» sussurrò Calì a Lavanda, e tutt'e due furono scosse da risatine silenziose.
La professoressa Umbridge si schiarì la voce di nuovo («Hem hem»), ma quando riprese, un po' del timbro di gola era sparito. Suonava molto più pratica e le sue parole avevano il tono piatto di un discorso imparato a memoria. «Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell'insegnamento».
La professoressa Umbridge qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali rispose. Le scure sopracciglia della professoressa McGranitt si erano contratte tanto da darle il cipiglio di un falco, e Harry la vide scambiare uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite, mentre la Umbridge faceva un altro piccolo 'hem, hem' e continuava il suo discorso. «Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione». Jamie scambiò con Hermione un breve sguardo preoccupato, quel discorso le piaceva sempre meno. Per quanto le scelte di Silente sugli insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure fossero quasi sempre discutibili, era certa che non avesse richiesto lui la presenza della Umbridge, Caramell, doveva averglielo imposto.
Sì guardò intorno,  Harry e Ron, non stavano più ascoltando, anche nel resto della sala l’attenzione era scemata, Lavanda e Calì ridacchiavano con le teste vicine a proposito dei vestiti della Umbridge.
Gabriel, invece, ascoltava la nuova insegnante, la sua espressione era neutra, ma Jamie ormai, sapeva che era solo apparenza.
Al tavolo di Corvonero, Luna Lovegood aveva estratto di nuovo il Cavillo, Jean Willoughby, accanto a lei aveva un espressione di disgusto in viso e Jamie, non sapeva dire se era per le parole della Umbridge o per i suoi vestiti. «perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha bisogno di essere
perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite».
Sedette. Silente applaudì. Gli insegnanti seguirono il suo esempio, anche se alcuni unirono le mani solo una o due volte prima di smettere. Alcuni studenti fecero lo stesso, ma quasi tutti erano stati colti di sorpresa dalla fine del discorso, avendone ascoltato solo qualche parola e, prima che potessero mettersi ad applaudire sul serio, Silente si alzò di nuovo. «Grazie infinite, professoressa Umbridge, è stato profondamente illuminante» disse, con un inchino. «Ora, come dicevo, i provini per il Quidditch si terranno...»
«Sì, è stato illuminante davvero» commentò Hermione a bassa voce.
«Non mi dirai che ti è piaciuto?» replicò piano Ron, rivolgendo uno sguardo inespressivo a Hermione. «È il discorso più noioso che abbia mai sentito, e io sono cresciuto con Percy».
«Ho detto illuminante, non piacevole» precisò Hermione. «Ha spiegato molto».
«Davvero?» chiese Harry, sorpreso. «A me sono sembrate un sacco di ciance».
«No, la Umbridge ha spiegato tra le righe il vero motivo per cui è qui» rispose Jamie cupa.
«Sul serio?» disse Ron in tono piatto.
Hermione roteò gli occhi «Che cosa ne dite di: 'Il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato'? E di: 'Tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite?»
«Be', che cosa vuol dire?» chiese Ron, impaziente.
«Te lo spiego io» rispose Hermione minacciosa. «Vuol dire che il Ministero si sta intromettendo negli affari di Hogwarts».
Attorno a loro si levò un gran sbatacchiare; era chiaro che Silente aveva appena congedato
gli studenti, perché tutti si alzavano, pronti a uscire dalla Sala. Hermione scattò in piedi, turbata.
«Ron, dobbiamo mostrare la strada a quelli del primo anno»
«Oh, sicuro» disse Ron, che  se l'era dimenticato. «Ehi... ehi, voi. Nanerottoli»
«Ron»
«Be', è vero, sono minuscoli»
«Lo so, ma non puoi chiamarli nanerottoli. Voi del primo anno» gridò Hermione in tono autoritario lungo il tavolo. «Da questa parte, per favore» Un gruppo di nuovi studenti si avviò timidamente lungo lo spazio fra i tavoli di Grifondoro e di Tassorosso, ciascuno deciso a non passare per primo. Sembravano davvero molto piccoli; Jamie era certa di non aver avuto un'aria così giovane al suo arrivo. Si affiancò a Harry, mettendogli una mano sulla spalla e vide un ragazzino scoccare loro uno sguardo di terrore. Se la sua immagine non si fosse ristabilita, almeno avrebbe potuto sfogarsi spaventandoli a morte, le sembrava di essere tornata indietro al secondo anno, quando credevano che lei e Harry potessero pietrificare con lo sguardo.
«Andiamo?» disse a Harry, per il momento era più saggio rifugiarsi in fretta nella Sala Comune.
Harry annuì «Ci vediamo dopo» disse a Ron e Hermione e con Jamie attaccata al suo braccio, si fece strada  tra la folla di studenti. A testa alta, lo sguardo dritto davanti a loro, ignorarono ogni sguardo e mormorio , anche se, a ognuno di essi, la presa di Jamie sul braccio di Harry si stringeva un po’ di più.
Salirono la scalinata di marmo e imboccarono un paio di scorciatoie per lasciarsi alle spalle la folla.
«Dovevo saperlo che  avrebbero creduto tutti alla Gazzetta» disse Harry «Non ci hanno visto per tutta l’estate ...è come hai detto tu...l’ultima volta mi hanno visto con il cadavere di Cedric, non ho potuto spiegare come sono andate le cose»
«Lo farai, Harry» disse Jamie accarezzandogli il braccio «è il primo impatto, non sono più abituati ad averti sotto gli occhi tutti i giorni...in una settimana smetteranno di farlo perché rientrerà nella routine scolastica e capiranno che non sei uno di quei predicatori pazzi che Zio Vernon caccia sempre dal prato con la canna dell’acqua». Harry sorrise appena.
 
La sala comune di Grifondoro era accogliente come sempre, una confortevole stanza rotonda in una torre, piena di poltrone spellate e mollicce e di vecchi tavoli traballanti. Un fuoco scoppiettava  nel camino e alcuni ragazzi si scaldavano le mani prima di salire nei loro dormitori; dall'altra parte della stanza, Fred e George Weasley stavano appendendo qualcosa alla bacheca.
«Ehi, Jam Jam» la chiamò Fred «Vieni a vedere»
Jamie guardò Harry «Tu non vieni?»
«No, voglio solo buttarmi a letto» disse Harry «Ci vediamo domani» si allontanò verso il dormitorio, seguito da Neville e Jamie raggiunse i gemelli «Ehi, che combinate?»
«Iniziamo il nostro commercio, ovviamente» disse George «Guarda» disse indicando l’annuncio che avevano appeso.
 
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«Qui veramente dice che state cercando cavie» disse Jamie con un sopracciglio alzato
«Certo, te lo abbiamo detto che i nostri prodotti devono essere rifiniti»
«Non possiamo continuare a prenderli noi»
«Per una questione di quantità più che altro, noi due soli non bastiamo»
«E comunque li paghiamo bene, non preoccuparti»
«Non fatevi beccare da Hermione, però» disse con un ghigno, si allontanò dando a George una pacca sulla spalla.
Salì in Dormitorio, di regola avrebbe organizzato qualche scherzo  a Gazza coi gemelli, ma con la Umbridge a scuola e la sua reputazione a terra, non le sembrava il momento adatto per gesti eclatanti che avrebbero posto troppa attenzione su di lei.
Calì stava appendendo un poster delle Sorelle Stravagarie sopra il suo letto e Lavanda era china sul suo baule «Ciao, ragazze» le salutò Jamie.
«Oh, sei tu» disse Lavanda, poi lanciò a Calì uno sguardo preoccupato.
Jamie se ne accorse, strinse i denti e si sforzò di sorridere «Passata bene l’estate?»
«Abbastanza», la testa di Lavanda sparì dentro al baule.
«Hmm, non sembra granchè» sorrise cordiale.
Lavanda e Calì si scambiarono un altro sguardo e Jamie si sforzò di non alzare gli occhi al cielo «Volete chiedermi qualcosa?» domandò col tono più gentile che riuscisse a trovare.
Calì sembrò titubante, guardò Lavanda e poi Jamie «No, nulla perché?» Calì sorrise e tornò a interessarsi al suo poster
« Guardate che lo so cosa dice la Gazzetta su me e Harry» disse Jamie fingendo una voce allegra «è naturale che abbiate dei» esitò per un istante «dubbi, su quello che è successo l’anno scorso» si sedette sul suo letto «Dobbiamo convivere per tutto l’anno, per cui forse è il caso di chiarirci, parlarne insieme se vi va» sulle labbra fece comparire un sorriso incoraggiante.
«Bene» Lavanda si alzò dal baule e si sedette sul suo letto « se non ti da fastidio» disse con un sorriso imbarazzato «La  Gazzetta dice che tu e Harry siete»
«Dei bugiardi con il complesso dell’abbandono» concluse per lei Jamie «Sì, dice così, ma sembra essersi dimenticata che Cedric è morto»
«Ottimo inizio» disse Moccì «Vai alla grande, chica»
«Puoi dirci come è successo?» chiese Calì «Cosa ti ha detto Harry?»
Jamie aprì la bocca e esitò, non era certa di poterne parlare, a Harry avrebbe potuto non fare piacere, ma doveva portare più persone possibili dalla loro parte e Lavanda e Calì erano delle bocche larghe. «La coppa tremaghi era una passaporta ,Harry e Cedric l’hanno presa insieme e sono stati trasportati in un cimitero, Voi-sapete-chi ha ordinato di uccidere Cedric» fece una piccola pausa drammatica, e si prese il tempo di pensare quali particolari dovesse omettere «e poi è tornato, si è riappropriato del suo corpo, ora è forte come prima. Harry è riuscito fortunatamente a scappare, portando con sé il corpo di Cedric». Lavanda e Calì si scambiarono uno sguardo in silenzio.
«è, ehm» disse Lavanda «Strano, voglio dire, il cimitero e la passaporta», guardò Calì, in cerca di aiuto
«Beh, nel cimitero c’era la tomba del padre di Voi-sapete-chi e gli serviva per il rituale di» fece una pausa «per ritornare in vita, insomma»
«Sembra tutto un po’» cominciò Calì
«Strano» concluse Lavanda per lei «Insomma, non te la prendere ma, cimiteri, persone morte che risorgono...»
«Voldemort non era morto» disse Jamie, Lavanda e Calì trasalirono a quel nome.
«Bè, sembra un racconto del terrore» disse Lavanda «Inventato»
«Quindi non mi credete» disse Jamie
«La versione della Gazzetta sembra un po’ più plausibile» disse Calì «Mi dispiace»
«Sì» sbottò Jamie «Come no, credete alla stupida versione della Gazzetta come tutti gli altri ottusi»
«Ehi, anche i miei genitori credono alla Gazzetta» disse Lavanda.
«Oh, non mi sorprende» disse Jamie con tono sprezzante.
Lavanda scattò in piedi «Gli stai dando degli ottusi?»
«Se lo danno da soli credendo a quelle idiozie»
«Come ti permetti» strillò Lavanda «La Gazzetta aveva ragione su di voi, e tu volevi solo
abbindolarci con le tue bugie»
Moccì diventò di un verde scuro. «Barboncino isterico»
«Io volevo solo spiegarvi e farvi capire» disse Jamie  «Ma se sei così tonta da non-»
«Che succede qui?» chiese Hermione entrando nella stanza
«Io mi faccio cambiare dormitorio» strillò Lavanda «Non voglio stare con questa pazza»
«Cerchiamo di calmarci, Lavanda» disse Hermione in tono autoritario e calmo « in primo luogo, Jamie non è pazza. La conoscete, tutti e due» disse guardando anche Calì « Non vi ha mai fatto niente di male...una persona non diventa un pericolo pubblico solo perché un giornale-»
«è la Gazzetta, Hermione, non il Cavillo» disse Lavanda «Se il ministro dice che sono dei bugiardi perchè dovrebbe mentire?» chiese infervorata «E a Silente sono state tolte le cariche di presidente del Wizengamot e-»
«Se non ti trovi più bene a Hogwarts vattene, Lavanda. Naturalmente sei anche libera di restare e continuare a  pensarla come vuoi» aggiunse Hermione prima che Lavanda potesse replicare «ma facci il favore di chiudere il becco»
 
La mattina dopo, Lavanda si vestì in tutta fretta con Calì e filò fuori dal dormitorio. «Sarei dovuta diventar matta prima» disse Jamie «Almeno ce la saremmo tolta dai piedi tempo fa»
«è un problema suo, ignorala» disse Hermione
In Sala Comune, trovarono Harry e Ron. «Che cosa succede?» chiese Hermione. Harry aveva un’aria abbattuta, che non piacque per nulla a Jamie «Sembra che» lo sguardo le cadde sulla bacheca «Oh, per l'amor del cielo» «Beccati» ridacchiò Jamie.
«Hanno passato il limite» commentò Hermione in tono cupo, staccando il cartello che Fred e George avevano appeso sopra la comunicazione del primo finesettimana a Hogsmeade, che sarebbe stato in ottobre.
Ron fece una faccia preoccupata. «Perché?»
«Perché siamo prefetti» esclamò Hermione, attraversando il buco del ritratto. «Sta a noi stroncare questo genere di cose». Ron non rispose.
«Eddai Hermione, non essere così rigida» disse Jamie
«Non ci provare» disse Hermione voltandosi verso di lei. «Ma insomma, che cosa c'è, Harry?» continuò mentre scendevano una rampa di scale fiancheggiate da ritratti di vecchi maghi e streghe che, immersi in una loro conversazione, li ignorarono. «Sembri proprio arrabbiato».
Jamie lo guardò. «Seamus crede che Harry stia mentendo su Tu-Sai-Chi» spiegò Ron succinto, quando Harry non rispose.
Hermione, sospirò e si scambiò uno sguardo con Jamie senza dire nulla. «Sì, anche quella scema di Lavanda la pensa così».
«Jamie» la ammonì Hermione «Andarle contro non migliorerà le cose»
«Da che parte stai?» scattò Harry «Pensi che loro abbiano ragione?»
«Certo che no» disse Hermione «Ho detto a Lavanda di chiudere il becco se proprio lo vuoi sapere» rispose tranquilla «E sarebbe carino se la smettessi di aggredirci, Harry, perché, nel caso non te ne sia accorto, io e Ron siamo dalla tua parte».
Ci fu una breve pausa.
«Scusa» mormorò Harry.
«Figurati» disse Hermione con grande sussiego. Poi scosse il capo. «Non ti ricordi che cos'ha detto Silente al banchetto di fine anno?» Sia Harry che Ron, che Jamie la guardarono con aria
smarrita e Hermione sospirò di nuovo. «Su Voi-Sapete-Chi. Ha detto che la sua 'abilità nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia'» «Come fai a ricordarti una cosa del genere?» chiese Ron, guardandola ammirato.
«Ascolto, Ron» disse Hermione, con una punta di asprezza.
«Anch'io ascolto, però non saprei dirti che cosa-»
«Il punto è» proseguì Hermione, «che è esattamente di questo che parlava Silente. Voi-Sapete-Chi è tornato solo due mesi fa e abbiamo già cominciato a litigare fra noi. E l'avvertimento del Cappello Parlante è lo stesso: state vicini, restate uniti»
«Harry aveva ragione ieri sera» ribatté Ron. «Se vuol dire che dobbiamo fare gli amiconi con Serpeverde non se ne parla proprio».
«Ehi» esclamò Jamie e mollò una sberla sul coppino a Ron
«Ahia, non parlavo mica di Gabriel, accidenti, l’ho capito che è un tipo a posto»
«Be', io penso che sia un peccato non sforzarsi di ottenere un po' di unità tra le Case» concluse Hermione severa.
Erano arrivati ai piedi della scalinata di marmo. Una fila di Corvonero del quarto anno attraversava la Sala d'Ingresso; avvistarono Harry e Jamie e si affrettarono a stringersi tra loro, come se avessero paura che potesse attaccare gli isolati. «Sì, dovremmo proprio fare amicizia con gente del genere» commentò Harry, sarcastico.
Seguirono quelli di Corvonero nella Sala Grande ed entrando guardarono tutti d'istinto verso
il tavolo degli insegnanti. La professoressa Caporal chiacchierava con la professoressa Sinistra, l'insegnante di Astronomia, e Hagrid ancora una volta si notava solo per l'assenza.
Il soffitto incantato sopra di loro rifletteva un deprimente grigio da pioggia.
«Silente non ha nemmeno detto quanto resterà la Caporal» osservò Harry, mentre raggiungevano il tavolo di Grifondoro.
«Forse» disse Hermione pensierosa.
«Cosa?» chiesero Harry e Ron in coro.
«Be', forse non voleva attirare l'attenzione sul fatto che Hagrid non è qui».
«Come sarebbe, attirare l'attenzione?» disse Ron con una mezza risata. «Come facevamo a non accorgercene?» prima che Hermione potesse rispondere, una ragazza nera alta, con lunghe treccine si avvicinò a Harry e a Jamie.
«Ciao, Angelina».
«Ciao» disse lei in tono spiccio, «bella estate?» E senza aspettare risposta: «Sentite, sono diventata Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro».
«Magnifico» Harry le rivolse un gran sorriso;
«Grande, te lo meriti» disse Jamie contenta. Immaginavano che le ramanzine di Angelina non
sarebbero state prolisse come quelle di Oliver Baston, il che poteva essere solo un miglioramento.
«Sì, be', abbiamo bisogno di un nuovo Portiere adesso che Oliver se n'è andato. I provini sono venerdì alle cinque e voglio che ci sia tutta la squadra, d'accordo? Così possiamo vedere come si inserisce il nuovo giocatore».
«Va bene» rispose Harry.
Angelina sorrise e se ne andò.
«è bello sapere che certe cose non cambiano. Angelina è sempre Angelina» disse Jamie.
«Mi ero dimenticata che Baston non c'è più» disse Hermione vaga, sedendosi vicino a Ron e tirando verso di sé un piatto di pane tostato. «Immagino che per la squadra farà una bella differenza, vero?» «Credo di sì» rispose Harry, prendendo posto sulla panca di fronte. «Era un buon Portiere»
«Ma non sarà male avere delle nuove energie, no?» disse Ron.
Tra fruscii e sbatter d'ali, centinaia di gufi planarono dalle finestre in alto, portando lettere e pacchetti ai destinatari e spruzzando i ragazzi seduti a far colazione con una pioggia di goccioline d'acqua; evidentemente fuori pioveva forte. Edvige non c'era, ma Harry e Jamie non ne furono sorpresi; il loro unico corrispondente era Sirius e dubitavano che avesse qualcosa di nuovo da dire dopo solo ventiquattr'ore. Hermione, invece, dovette spostare in fretta il suo succo d'arancia per fare spazio a un grosso umido gufo che reggeva nel becco una copia zuppa della Gazzetta del Profeta.
«Come mai continui a riceverla?» chiese Harry irritato, pensando a Seamus, mentre Hermione infilava uno zellino nella borsa di cuoio sulla zampa del gufo, che decollò subito. «A me non interessa, dice un mucchio di sciocchezze».
«Così studiamo il nemico, Harry» disse Jamie .
«È meglio sapere che cosa pensa» rispose Hermione cupa, poi srotolò il quotidiano, ci sparì dietro e non riemerse finché Harry, Ron e Jamie non ebbero finito di mangiare. «Niente»  arrotolò il giornale e lo posò vicino al piatto. «Niente su di voi o su Silente o nient'altro».
La professoressa McGranitt avanzava lungo il tavolo, distribuendo gli orari.
«Guardate oggi» gemette Ron. «Storia della Magia, due ore di Pozioni, Divinazione e due ore di Difesa contro le Arti Oscure... Rüf, Piton, Cooman e quella Umbridge tutti in un giorno. Spero che Fred e George si spiccino a perfezionare quelle Merendine Marinare-»
«Le mie orecchie m'ingannano?» domandò Fred, arrivando con George e stringendosi sulla panca vicino a Jamie. «I prefetti di Hogwarts certo non desiderano saltare le lezioni, vero?»
«Guarda che cos'abbiamo oggi» ribatté Ron scontroso, ficcando l'orario sotto il naso di Fred. «È il lunedì peggiore che abbia mai visto».
«Hai ragione, fratellino» disse Fred, scorrendo la colonna. «Puoi avere un po' di Torrone Sanguinolento a buon prezzo, se vuoi».
«Come mai costa poco?» chiese Ron insospettito.
«Perché continui a perdere sangue dal naso finché non ti prosciughi; non abbiamo ancora trovato un antidoto» rispose George, servendosi un'aringa affumicata.
«Grazie tante» borbottò Ron, intascando l'orario, «ma credo che sceglierò le lezioni».
«E a proposito delle vostre Merendine Marinare» intervenne Hermione, scrutando Fred e George con gli occhi fiammeggianti, «non potete attaccare annunci sulla bacheca di Grifondoro per cercare cavie».
«Ve lo avevo detto di non farglielo vedere» disse Jamie
«E chi lo dice?» chiese George, esterrefatto.
«Io» rispose Hermione. «E Ron».
«Lasciami fuori» disse Ron in fretta.
Hermione lo guardò torva. Fred e George ridacchiarono.
«Cambierai registro molto presto, Hermione» disse Fred, spalmando uno spesso strato di burro su una focaccina. «Stai cominciando il quinto anno, e molto presto pregherai in ginocchio per una Merendina».
«E perché cominciare il quinto anno dovrebbe farmi desiderare una Merendina Marinara?»
chiese Hermione.
«Il quinto è l'anno del G.U.F.O.»
«E allora?»
«E allora si avvicinano gli esami, no? Vi faranno sgobbare da star male» disse Fred con gusto.
«Metà di quelli del nostro anno hanno avuto un esaurimento nervoso in zona G.U.F.O.» raccontò George con un largo sorriso. «Lacrime e scenate... Patricia Stimpson continuava a svenire...»
«A Kenneth Towler sono venute le pustole, ti ricordi?» continuò Fred abbandonandosi alle memorie.
«Che schifo» disse Jamie
«Perché gli avevi messo della polvere di Bulbadox nel pigiama» gli rammentò George.
«Oh, sì» disse Fred con un ghigno. «Me l'ero scordato... è difficile tenere tutto a mente, a volte, vero?»
«Comunque è un anno da incubo, il quinto» proseguì George. «Se a uno importano i risultati degli esami, almeno. Io e Fred siamo riusciti a tenerci su».
«Sicuro,vi siete beccati, quanti erano, tre G.U.F.O. per ciascuno?» chiese Ron.
«Sì» rispose Fred con aria indifferente. «Ma abbiamo la sensazione che il nostro futuro si
estenda oltre il mondo dei successi accademici».
«Abbiamo seriamente discusso se dovevamo prenderci la briga di tornare qui per il settimo
anno» disse George tutto allegro, «adesso che abbiamo» era lì lì per farsi scappare della vincita del Tremaghi, ma s'interruppe a un'occhiataccia di Harry. «adesso che abbiamo i nostri G.U.F.O.» concluse in fretta. «Voglio dire, abbiamo proprio bisogno dei M.A.G.O.? Ma abbiamo pensato che la mamma non avrebbe sopportato che lasciassimo la scuola in anticipo, non adesso che Percy si è rivelato l'idiota più grande del mondo».
«Non abbiamo intenzione di sprecare l'ultimo anno che passiamo qui, però» disse Fred, e guardò con affetto la Sala Grande. «Lo useremo per fare un po' di ricerche di mercato, scoprire esattamente che cosa chiede lo studente medio di Hogwarts a un negozio di scherzi, valutare con attenzione i risultati della nostra indagine e infine proporre prodotti che soddisfino la domanda».
«Ma dove li prenderete i soldi per aprire un negozio di scherzi?» chiese Hermione scettica. «Vi serviranno gli ingredienti e il materiale... e anche i locali, immagino»
Harry si sentì avvampare e si chinò sotto il tavolo fingendo di dover raccogliere un tovagliolo.
«Hermione, loro sono in gamba, sanno quello che fanno» disse Jamie con un sorriso.
«Non farci domande e non ti racconteremo bugie, Hermione» disse Fred «Andiamo, George, se arriviamo presto forse riusciamo a vendere un po' di Orecchie Oblunghe prima di Erbologia».
Harry affiorò da sotto il tavolo e vide Fred e George allontanarsi, carichi di pile di pane
tostato.
«Che cosa voleva dire?» chiese Hermione, guardando prima Jamie e Harry e poi Ron. «’Non farci
domande...' Vuol dire che hanno già dell'oro per aprire un negozio?»
«Sai, me lo chiedo anch'io» disse Ron, la fronte aggrottata. «Mi hanno regalato un nuovo corredo di vestiti quest'estate e non sono riuscito a capire dove hanno preso i galeoni»
Harry decise che era ora di deviare la conversazione da quel terreno pericoloso. «Pensate che davvero quest'anno sarà così duro?»
«Oh, sì» disse Ron. «Deve esserlo, no? I G.U.F.O. sono proprio importanti, il lavoro che puoi cercare dipende da loro, e tutto il resto. Quest'anno, più avanti, ci sono anche gli incontri di orientamento professionale, me l'ha detto Bill. Così uno può scegliere i M.A.G.O. che vuole affrontare l'anno prossimo».
«Voi lo sapete che cosa volete fare dopo Hogwarts?» chiese Harry agli altri tre poco dopo,
quando uscirono dalla Sala Grande diretti a Storia della Magia.
«Non proprio» disse Ron lentamente. «Solo che... be'...» Sembrava un po' imbarazzato.
«Che cosa?» insisté Harry.
«Be', sarebbe forte diventare Auror» rispose Ron disinvolto.
«Sì, è vero» concordò Harry.
«Però sono, insomma, il meglio» disse Ron. «Bisogna essere bravi sul serio. E voi?»
«Non mi dispiacerebbe fare l’Auror, al momento cacciare maghi oscuri è l’alternativa migliore ma» Jamie morse una fetta di pane tostato«Questo restringerebbe il mio campo d’azione, voglio arrivare a un alto livello in pozioni e magari arrivare a un alta carica nel ministero nel reparto legislativo così da far cambiare le leggi a mio piacimento»
«Diventare ministro della magia, no?» ridacchiò Ron
«Credevo volessi fare l’Auror» disse Harry
«Sì, ma mi limiterebbe e ci sono un sacco di cose che vorrei diventare» disse Jamie «E io voglio espandermi in tutte le direzioni possibili. Tu, Hermione?»
«Non so» rispose Hermione. «Credo che mi piacerebbe fare qualcosa di davvero utile».
«Un Auror è utile» esclamò Harry.
«Sì, è vero, ma non è la sola cosa utile» disse Hermione pensosa. «Voglio dire, se riuscissi a
far crescere il CREPA» Harry e Ron evitarono accuratamente di guardarsi.
Jamie ridacchiò «Pensa, potremmo diventare delle contestatrici e picchettare davanti alla fontana. Preparo le magliette» disse prima di scoppiare in una risata argentina.
 
«Che cosa succederebbe» chiese Hermione in tono gelido quando uscirono dalla classe per l'intervallo (Rüf fluttuò via attraverso la lavagna), «se quest'anno mi rifiutassi di prestarvi i miei appunti?»
«Verremmo bocciati al G.U.F.O.» rispose Ron. «Se vuoi questo peso sulla coscienza, Hermione...» «Be', ve lo meritereste» sbottò lei. «Non ci provate nemmeno ad ascoltarlo, vero?»
 «Ci proviamo eccome» ribatté Ron. «È solo che non abbiamo il tuo cervello o la tua memoria o la tua concentrazione... sei più brava di noi, tutto qui... ti pare bello farcelo pesare?» «
Oh, non rifilarmi queste sciocchezze» disse Hermione, ma parve un po' addolcita mentre marciava davanti a loro nel cortile umido.
Cadeva una pioggerellina fitta e leggera, e i ragazzi riuniti a gruppetti attorno al cortile sembravano come sfocati. Loro scelsero un angolo appartato sotto un balcone.
«In realtà basta seguire la lezione all’inizio e alla fine per sapere di cosa a parlato» disse Gabriel Ruf non dice nulla di più dei libri, per recuperare basta una ricerca in Biblioteca»
«Certo» disse Ron, allungando la e «Ma Hermione continuerà a passarci i suoi appunti, vero?».
Jamie rise all’espressione torva di Hermione. «Secondo voi che pozione ci farà fare, Piton?»
Qualcuno svoltò l’angolo e venne verso di loro «Ciao, Harry» Era Cho Chang, e per di più era di nuovo sola. Cosa alquanto insolita: Cho era quasi sempre circondata da una banda di ragazze ridacchianti. Jamie alzò gli occhi al cielo, si sistemò meglio tra le gambe di Gabriel e alzò la schiena dal petto del ragazzo per studiare meglio Cho, in modo molto simile a quello di Grattastinchi davanti a una preda.
«Ciao» le disse Harry, e sentì che la faccia gli si scaldava. Almeno questa volta non era coperto di
Puzzalinfa, si disse.
Cho a quanto pareva stava pensando la stessa cosa. «Allora ti sei liberato di quella roba, eh?»
«Sì» rispose Harry, cercando di sorridere, come se il ricordo del loro ultimo incontro fosse divertente invece che umiliante. «Allora, hai... ehm... passato una bella estate?» Il tempo di pronunciare queste parole, e desiderò di non averlo fatto: Cedric era stato il ragazzo di Cho, e il ricordo della sua morte doveva aver afflitto la sua vacanza almeno quanto quella di Harry. Qualcosa parve irrigidirsi sul suo volto, ma lei rispose: «Oh, è andato tutto bene, sai-»
«È una spilla dei Tornados?» chiese Ron all'improvviso, indicando la veste di Cho, dove era fissata una spilla azzurro cielo con incisa una doppia 'T' d'oro. «Non tieni mica per loro, vero?»
«Sì» rispose Cho.
«Da sempre, o solo da quando hanno cominciato a vincere il campionato?» chiese Ron, con
un tono di voce che Harry giudicò eccessivamente accusatorio ma che Jamie trovò invece adattissimo e voltò il viso verso di lei guardandola come un giudice.
«Tengo per loro da quando avevo sei anni» rispose Cho con freddezza. «Comunque, ci vediamo, Harry». E se ne andò. Hermione aspettò che Cho fosse a metà cortile prima di scagliarsi contro Ron.
«Sei privo di qualsiasi tatto»
 «Che cosa? Le ho chiesto solo se-»
«Non hai capito che voleva parlare da sola con Harry?»
«E allora? Poteva farlo, non gliel'ho impedito»
«Perché l'hai aggredita sulla sua squadra di Quidditch?»
«Aggredita? Io non l'ho aggredita, stavo solo-»
«Chi se ne importa se tiene ai Tornados?»
 «Oh, andiamo, metà della gente che vedi con quelle spille le ha comprate solo la stagione scorsa» «Ma che importanza ha?»
«Vuol dire che non sono dei veri tifosi, saltano sul carrozzone del vincitore»
Jamie si trattenne dal ridere mordendosi le labbra, mentre Gabriel guardava Ron con un misto di compassione e sufficienza « La prossima volta, vai tu a salutarla» disse Gabriel a Harry «Le farà piacere». Ron e Hermione nel frattempo, continuavano il oro battibecco.
Jamie si voltò verso di lui e gli lanciò un’occhiataccia. Gabriel alzò le spalle con un sorriso sornione «Non credi che ora tocchi a Harry fare una mossa?» le chiese mentre il sorriso si trasformava in un piccolo ghigno «Dopo che Cho è venuta due volte a cercarlo...una ragazza potrebbe anche stancarsi»
«Veramente io ti venivo sempre a cercare, al terzo anno-»
«Questo era prima che mi piacessi»
«Potete smettere di discutere su cosa dovrei fare?» disse Harry che si sentì grato per il suono della campanella.
 
Piton raggiunse la cattedra «Prima di cominciare la lezione di oggi» fece scorrere lo sguardo su tutti gli studenti, «ritengo opportuno ricordarvi che il prossimo giugno affronterete un esame importante, durante il quale dimostrerete quanto avete imparato sulla composizione e l'uso delle pozioni magiche. Per quanto alcuni alunni di questa classe siano senza dubbio deficienti, mi aspetto che strappiate un 'Accettabile' al vostro G.U.F.O., o incorrerete nel mio disappunto». Il suo sguardo questa volta indugiò su Neville, che deglutì. «Dopo quest'anno, naturalmente, molti di voi smetteranno di studiare con me» continuò Piton. «Io ammetto solo i migliori nella mia classe di Pozioni per il M.A.G.O., il che significa che ad alcuni dovrò dire addio».
Jamie si avvicinò all’orecchio di Gabriel «Può scordarsi di dirlo a me»
«Ma abbiamo un altro anno davanti prima di quel lieto congedo» continuò Piton piano,«così, che intendiate o no cercare di affrontare il M.A.G.O., consiglio a tutti voi di concentrare i vostri sforzi sul mantenimento dell'alta media che mi aspetto dai miei studenti. Oggi prepareremo una pozione che viene richiesta spesso al G.U.F.O.: la Bevanda della Pace, una pozione che calma l'ansia e placa l'agitazione. Attenti: se esagerate con gli ingredienti infliggerete al bevitore un sonno pesante e qualche volta irreversibile, quindi dovete prestare molta attenzione». Alla sinistra di Harry, Hermione si mise un po' più diritta, ostentando la massima concentrazione. Jamie sgranò appena gli occhi, poteva prepararla a occhi chiusi dopo averla prodotta in quantità industriale per Harry; si chiese perché Piton avesse scelto quella particolare pozione «Gli ingredienti e il metodo» disse Piton, agitando appena la bacchetta, «sono sulla lavagna» (e vi apparvero).  «Troverete tutto quello che occorre» e agitò di nuovo la bacchetta, «nell'armadio» (la porta  dell'armadio si spalancò). «Avete un'ora e mezza, cominciate».
 
«Un lieve vapore d'argento dovrebbe ora sprigionarsi dalle vostre pozioni» annunciò Piton, a dieci minuti dalla fine.
Jamie osservò compiaciuta la sua pozione di una perfetta sfumatura argentea, era ancora stupita che Piton non avesse tentato nessun sabotaggio nei suoi confronti, perciò non perse d’occhio la sua pozione.
Piton passò davanti al suo calderone senza dire nulla, segno che non aveva nessun commento negativo
«La mia pozione è perfetta» canticchiò Jamie a bassa voce.
«Non gongolare troppo» le sussurrò Gabriel con un sorrisetto «eri in vantaggio»
Jamie alzò le spalle con un sorriso.
 «Potter, e questa che cosa sarebbe?» disse Piton. Jamie con un tuffo al cuore alzò lo sguardo, poi si rese conto che Piton stava parlando con Harry e non con lei. I Serpeverde in prima fila alzarono lo sguardo eccitati. Jamie strinse di più la bacchetta e in moto di protezione desiderò di essersi seduta accanto a Harry, mentre li separavano Ron, e Hermione.
«La Bevanda della Pace» rispose Harry, teso.
«Dimmi un po', Potter» disse Piton dolcemente, «sai leggere?» Draco Malfoy rise.
Jamie strinse le dita attorno alla bacchetta e la alzò di poco, quel tanto che bastava per puntare il calderone di Malfoy.
«Sì» rispose Harry, le dita serrate attorno alla bacchetta.
«Leggimi la terza riga delle istruzioni, Potter».
Jamie sussurrò «Wingardium Leviosa» una radice di elleboro si sollevò piano dal banco di Malfoy e guidata dalla bacchetta di Jamie scivolò nel calderone con un lieve plop, di cui non si accorse nessuno, troppo presi ad ascoltare Piton infastidire Harry.
Harry guardò la lavagna strizzando gli occhi; non era facile decifrare le istruzioni nella bruma di vapore multicolore che riempiva il sotterraneo.
«'Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antiorario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro'». Il suo cuore ebbe un tuffo. Non aveva aggiunto lo sciroppo di elleboro, ma era passato alla quarta riga delle istruzioni dopo aver lasciato bollire la sua pozione per sette minuti.
«Hai fatto tutto quello che c'era scritto alla terza riga, Potter?»
«No» rispose Harry molto piano.
«Prego?»
«No» disse Harry più forte. «Ho dimenticato l'elleboro».
«Lo so, Potter, il che vuol dire che questa porcheria è del tutto inutile. Evanesco».
La pozione di Harry svanì; lui rimase come un idiota accanto al calderone vuoto.
«Quelli di voi che sono riusciti a leggere le istruzioni riempiano una fiaschetta con un campione della loro pozione, scrivano chiaramente sull'etichetta il loro nome e la portino alla mia scrivania per la verifica» disse Piton. «Compito: trenta centimetri di pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì».
Harry fu il primo a lasciare l’aula. Jamie in tutta calma, raccolse le sue cose e consegnò la sua pozione appena prima di Malfoy, mentre Gabriel la aspettava sulla porta.
Prese la mano che Gabriel le porgeva e si voltò indietro con un sorrisetto mentre  la pozione di Malfoy cominciava a fumare ed era diventata di un nero pece.
Gabriel alzò gli occhi al cielo e la trascinò via, prima che Piton potesse pensare che lei c’entrasse qualcosa.
 
Dopo un’ora di Aritmanzia, che Jamie sopportava solo per la presenza di Hermione e Gabriel, si diressero alla prima lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure su cui Jamie aveva un orrendo presentimento.
Quando entrarono nella classe di Difesa contro le Arti Oscure, trovarono la professoressa Umbridge già seduta alla cattedra, con addosso il vaporoso cardigan rosa della sera prima e il fiocco di velluto nero in cima alla testa.
Tutti entrarono in silenzio; la professoressa Umbridge era ancora un'entità ignota e nessuno sapeva quanto potesse essere rigorosa in fatto di disciplina. «Be', buon pomeriggio» disse quando finalmente tutti si furono seduti.
Alcuni borbottarono «Buon pomeriggio».
«Mmm, mmm» disse la professoressa Umbridge. «Così non va, no? Vorrei per favore che rispondeste 'Buon pomeriggio, professoressa Umbridge'. Un'altra volta, prego. Buon pomeriggio, ragazzi»
«Buon pomeriggio, professoressa Umbridge» le risposero in coro.
«Bene» disse la professoressa Umbridge in tono amabile. «Non era troppo difficile, vero? Via le bacchette e fuori le piume, prego».
Molti ragazzi si scambiarono sguardi cupi; l'ordine 'Via le bacchette' non era mai stato seguito da una lezione interessante. Jamie si scambiò uno sguardo con Harry, seduto accanto a lei, ripose la sua ed estrasse piuma, inchiostro e pergamena. La professoressa Umbridge aprì la borsa, sfilò la bacchetta, che era insolitamente corta, e batté forte la lavagna; subito apparvero le parole: Difesa contro le Arti Oscure Ritorno ai principi base.
«Allora, l'insegnamento di questa materia è stato piuttosto discontinuo e frammentario, non è così?» esordì, voltandosi verso la classe con le mani intrecciate davanti a sé. «Il continuo cambio d'insegnanti, molti dei quali pare non abbiano seguito alcun programma approvato dal Ministero, ha purtroppo sortito l'effetto di porvi assai sotto la media d'istruzione che ci aspetteremmo di vedere nell'anno dei G.U.F.O. Vi farà piacere sapere, tuttavia, che questi problemi saranno finalmente risolti. Quest'anno seguiremo un corso di magia difensiva strutturato con cura, fondato sulla teoria, approvato dal Ministero. Copiate le frasi seguenti, prego».
Colpì di nuovo la lavagna; il primo messaggio sparì e fu sostituito dagli 'Obiettivi del Corso'.
1. Comprendere i principi base della magia difensiva.
2. Imparare a riconoscere le situazioni nelle quali la magia difensiva può essere usata
legalmente.
3. Porre la magia difensiva in un contesto per l'uso pratico.
Per un paio di minuti l'aula fu invasa dal fruscio delle piume sulla pergamena. Quando tutti ebbero ricopiato i tre obiettivi del corso, la professoressa Umbridge chiese: «Avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?» La classe fu percorsa da un cupo mormorio di assenso.
«Credo che dobbiamo riprovarci» disse la professoressa Umbridge. Jamie roteò gli occhi. «Quando vi faccio una domanda, vorrei che rispondeste 'Sì, professoressa Umbridge', o 'No, professoressa
Umbridge'. Allora: avete tutti Teoria della Magia Difensiva di Wilbert Slinkhard?»
«Sì, professoressa Umbridge» risuonò nell'aula.
«Bene» disse la professoressa Umbridge. «Vorrei che apriste il libro a pagina cinque e
leggeste 'Capitolo Uno, Fondamenti per principianti'. Non ci sarà bisogno di parlare».
Si allontanò dalla lavagna e si sedette dietro la cattedra, osservandoli con quegli occhi gonfi
da rospo. Jamie aprì il libro a pagina cinque e cominciò a leggere. Gli occhi ridotti a fessure man mano che avanzava nella lettura. Quei fondamenti, erano da primo anno, ben lontani da quello che avrebbero dovuto imparare e inoltre detestava il tono lezioso dell’autore.
Vicino a lei, Gabriel leggeva e di tanto in tanto alzava appena gli occhi sulla professoressa Umbridge come se le lanciasse insulti silenziosi. Alla sua destra, Harry si guardava intorno con sguardo annoiato , Ron si rigirava la piuma tra le dita con aria assente, fissando lo stesso punto della
pagina, Jamie guardò a sinistra e si sorprese nel vedere Hermione che non aveva nemmeno aperto il libro. Guardava fisso la professoressa Umbridge, con la mano alzata.
A quanto ricordava, Hermione non aveva mai trascurato di leggere quando le veniva ordinato, né in verità aveva mai resistito alla tentazione di aprire qualunque libro le capitasse sotto il naso.
Anche Harry se ne era accorto, ed era più sorpreso di lei, anche un’altra mano si alzò, quella di Gabriel. Jamie lo guardò interrogativa e lui sorrise appena . Con la mano libera le fece segno di alzare anche la sua e scrisse velocemente qualcosa sulla pagina del libro: Obbiettivi del corso, niente uso della magia.
Jamie aprì appena la bocca a quelle parole e puntò gli occhi sui tre obiettivi che aveva copiato.
Fece scattare la mano in aria, ora erano in tre ad avere lo sguardo fisso sulla Umbridge, mentre la professoressa guardava con altrettanta decisione da un'altra parte.
Dopo parecchi minuti, tuttavia, Harry e Ron non furono più i soli a tenere d'occhio Hermione, Jamie e Gabriel. Il capitolo che era stato ordinato loro di leggere era così noioso che un numero crescente di ragazzi aveva deciso di osservare il loro muto tentativo di attirare l'attenzione della professoressa Umbridge invece di affaticarsi sui 'Fondamenti per principianti'.
Quando ormai più di metà della classe fissava loro al posto dei propri libri, la professoressa Umbridge parve decidere che non poteva più ignorare la situazione. «Volevate chiedere qualcosa a proposito del capitolo, cari?» domandò, come se si fosse appena accorta di loro.
«Non a proposito del capitolo, no» rispose Hermione.
«Be', adesso stiamo leggendo» disse la professoressa Umbridge, mostrando i dentini affilati. «Se ha altre domande, possiamo affrontarle alla fine della lezione».
«Ho una domanda sugli obiettivi del suo corso» ribatté Hermione.
La professoressa Umbridge alzò le sopracciglia. «Il suo nome è?»
«Hermione Granger» rispose Hermione.
«Be', signorina Granger, credo che gli obiettivi del corso siano perfettamente chiari se li legge attentamente» disse la professoressa Umbridge con deliberata dolcezza.
«Veramente, professoressa, non entrano molto nello specifico» obiettò Gabriel in tono calmo e rispettoso
«Non mi pare di averle dato la parola, signor Asbury» disse la Umbridge con tono più duro
«Là non c'è scritto niente sul fatto di usare incantesimi di Difesa» disse Hermione
Ci fu un breve silenzio durante il quale molti ragazzi si voltarono a guardare corrucciati i tre obiettivi del corso ancora scritti sulla lavagna.
«Usare incantesimi di Difesa?» ripeté la professoressa Umbridge con una risatina. «Be', non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa, signorina Granger. Lei non si aspetta di venire aggredita durante le lezioni, no?»
«Non useremo la magia?» domandò Ron ad alta voce.
«Gli studenti alzano la mano quando desiderano parlare durante le mie lezioni, signor...?»
«Weasley» disse Ron, scagliando la mano in aria.
La professoressa Umbridge, con un sorriso ancora più ampio, gli voltò le spalle. Anche Harry, Jamie, Gabriel e Hermione alzarono subito la mano. Gli occhi gonfi della professoressa Umbridge
indugiarono su Harry e Jamie un istante prima di rivolgersi a Hermione.
«Sì, signorina Granger? Voleva chiedere qualcos'altro?»
«Sì» rispose Hermione. «Senza dubbio lo scopo di Difesa contro le Arti Oscure è esercitarsi negli incantesimi di Difesa, no?»
«Lei è per caso un'esperta di istruzione del Ministero, signorina Granger?» chiese la professoressa Umbridge con la sua voce falsamente dolce.
«No, ma-»
«Be', allora temo che non sia qualificata per decidere qual è lo 'scopo' di un corso. Maghi molto più anziani e capaci di lei hanno ideato il nostro nuovo programma di studi. Apprenderete gli incantesimi di Difesa in un modo sicuro, privo di rischi»
«A che cosa serve?» chiese Harry ad alta voce. «Se verremo attaccati, non sarà in un-»
«La mano, signor Potter» cantilenò la professoressa Umbridge.
Harry scagliò il pugno in aria. Di nuovo, la professoressa Umbridge gli voltò rapida le spalle, ma ormai parecchi ragazzi avevano la mano alzata.
«Il suo nome è?» chiese la professoressa Umbridge a Dean.
«Dean Thomas».
«Allora, signor Thomas?»
«Be', è come dice Harry, no?» disse Dean. «Se verremo attaccati,non sarà privo di rischi».
«Ripeto» rispose la professoressa Umbridge, sorridendo a Dean in modo molto irritante, «si aspetta di venire aggredito durante le mie lezioni?»
«No, ma-»
La professoressa Umbridge lo interruppe. «Non ho intenzione di criticare il modo in cui le cose sono state condotte in questa scuola» disse, con un sorriso nient'affatto convincente che le stirava la bocca larga, «ma in questo corso siete stati esposti all'influenza di maghi assai irresponsabili, davvero assai irresponsabili, per non parlare» e diede in una risatina maligna, «di ibridi
estremamente pericolosi».
Jamie per poco non saltò su sulla sedia, era inconcepibile che ci si riferisse così a Remus.
«Se intende il professor Lupin» sbottò Dean arrabbiato, «è stato il migliore che abbiamo
Mai-»
«La mano, signor Thomas. Come stavo dicendo, siete stati introdotti a incantesimi complessi, inadatti alla vostra età e potenzialmente letali. Siete stati indotti con la paura a credere che sia probabile imbattersi in Attacchi Oscuri un giorno sì e uno no»
«Non è così» disse Hermione, «abbiamo solo»
«La sua mano non è alzata, signorina Granger»
Hermione alzò la mano. La professoressa Umbridge si voltò dall'altra parte. «Mi pare di aver capito che il mio predecessore non solo ha praticato maledizioni illegali davanti a voi, ma addirittura su di voi».
«Be', è saltato fuori che era un pazzo, no?» disse Dean accalorandosi. «Ma comunque abbiamo imparato un sacco di cose».
«La sua mano non è alzata, signor Thomas» trillò la professoressa Umbridge. «Ora, è opinione del Ministero che una conoscenza teorica sarà più che sufficiente a farvi superare gli esami, e dopotutto è questo lo scopo della scuola. Il suo nome?» aggiunse, fissando Calì, che aveva appena fatto scattare in aria la mano.
Jamie provò un moto di speranza nel vedere che diverse persone nella classe si stavano rivoltando alla Umbridge, non erano così succubi del Ministero come aveva temuto, dopotutto.
«Calì Patil, e al G.U.F.O. non c'è anche una prova pratica di Difesa contro le Arti Oscure? Non dobbiamo dimostrare di saper concretamente eseguire le contromaledizioni, eccetera?»
«Se avrete studiato abbastanza a fondo la teoria, non c'è ragione per cui non dovreste essere in grado di eseguire gli incantesimi durante gli esami, in circostanze di massima sicurezza»
rispose la professoressa Umbridge categorica.
«Senza mai averli provati prima?» chiese Calì incredula. «Ci sta dicendo che la prima volta che potremo fare gli incantesimi sarà agli esami?»
«Ripeto, se avrete studiato a fondo la teoria»
«E a che cosa servirà la teoria nel mondo reale?» intervenne Jamie ad alta voce, la mano di nuovo levata.
La professoressa Umbridge alzò lo sguardo. «Qui siamo a scuola, signorina Potter, non nel mondo reale» disse piano.
«Allora non dobbiamo prepararci a ciò che ci aspetta là fuori?» disse Harry facendo scattare la mano in aria
«Non c'è niente che ci aspetta là fuori, signor Potter».
«Oh, davvero?» ribatté Harry. La rabbia che gli borbottava dentro sommessa da tutto il giorno stava raggiungendo la temperatura di ebollizione.
«Harry» gli sussurrò Jamie mettendogli la mano sul braccio
«Chi immagina possa desiderare di aggredire ragazzini come voi?» indagò la professoressa
Umbridge con voce tremendamente mielosa.
«Mmm, mi lasci pensare» rispose Harry in tono falsamente meditabondo. «Forse... Lord
Voldemort?» Ron trattenne il fiato; Lavanda Brown emise un gridolino; Neville scivolò giù
dallo sgabello e Jamie sospirò. Non riteneva fosse il momento giusto per spiattellare la verità in faccia a tutti, non così presto, prima avrebbero fatto meglio a riabilitare la loro immagine a scuola, col Quidditch e con gli scherzi, ma oramai Harry lo aveva detto e dovevano andare fino in fondo.
La professoressa Umbridge, tuttavia, non batté ciglio. Fissava Harry con aria di cupa soddisfazione.
«Dieci punti in meno per Grifondoro, signor Potter».
La classe era immobile e silenziosa. Tutti fissavano la Umbridge o Harry.
«Ora, permettete che chiarisca un paio di cose». La professoressa Umbridge si alzò e si sporse verso di loro, le mani dalle dita tozze allargate sul piano della cattedra. «Vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è tornato dal mondo dei morti»
«Non era morto» disse Harry con rabbia, «ed è tornato»
«Signor-Potter-lei-ha-già-fatto-perderedieci-punti-alla-sua-Casa-non-peggiori-la-situazione» disse la professoressa Umbridge tutto d'un fiato, senza guardarlo. «Come stavo dicendo, vi è stato riferito che un certo Mago Oscuro è di nuovo in circolazione. Questa è una bugia».
«Non è una bugia» esclamò Harry. «Io l'ho visto, io ho combattuto contro di lui»
«Punizione, signor Potter» La professoressa Umbridge era trionfante. «Domani sera. Alle cinque. Nel mio ufficio. Ripeto, questa è una bugia. Il Ministero della Magia garantisce che non correte alcun pericolo da parte di alcun Mago Oscuro. Se siete ancora preoccupati, venite assolutamente da me dopo le ore di lezione. Se qualcuno vi mette in agitazione diffondendo frottole su Maghi Oscuri rinati, vorrei esserne informata. Sono qui per aiutarvi. Sono vostra amica. E ora, volete per favore continuare la lettura? Pagina cinque, 'Fondamenti per principianti'». La professoressa Umbridge sedette dietro la cattedra. Harry invece si alzò, Jamie sgranò gli occhi ma non esitò ad alzarsi in piedi al suo fianco. Li guardavano tutti; Seamus era mezzo spaventato, mezzo ammaliato.
«Harry, Jamie, no» sussurrò Hermione allarmata, tirando Harry per una manica, ma lui allontanò il
braccio con uno strattone. «Professoressa, allora secondo lei com’è morto Cedric Diggory? Perché è morto, è un dato di fatto, che scusa ha trovato il Ministero per la sua morte?» chiese Jamie con voce sicura. Trattennero tutti il respiro, perché nessuno di loro, tranne Ron e Hermione e Gabriel, aveva mai sentito Harry o Jamie parlare di ciò che era successo la notte della morte di Cedric. Spostarono gli sguardi curiosi da Jamie alla professoressa Umbridge, che aveva alzato gli occhi e la guardava senza alcuna traccia del suo sorriso posticcio. «Signorina Potter, anche lei in punizione. La morte di Cedric Diggory è stata un tragico incidente» rispose in tono gelido.
«È stato un assassinio» disse Harry. Avvertiva il proprio tremito. Non aveva parlato quasi con nessuno della cosa, men che meno davanti a trenta compagni di classe avidi di sapere. «Voldemort l'ha ucciso, e lei lo sa».
Il volto della Umbridge era privo di espressione. Per un attimo, Harry pensò che gli avrebbe
urlato contro. Invece disse, con la voce più morbida, più dolcemente infantile che riuscì a trovare: «Venite qui, signori Potter, cari».
Harry calciò via la sedia, oltrepassò Ron e Hermione, seguito da Jamie che non si scompose e camminò con la dignità di una regina che viene condannata all’esilio e raggiunse la cattedra. Sentì il resto della classe trattenere il respiro.
La professoressa Umbridge estrasse un piccolo rotolo di pergamena rosa dalla borsetta, lo srotolò sulla cattedra, intinse la piuma in una boccetta di inchiostro e prese a scrivere in fretta, chinandosi in modo che Harry e Jamie non potessero vedere quello che scriveva. Nessuno parlò.
Dopo un minuto la Umbridge arrotolò la pergamena e la colpì con la bacchetta; il rotolo si sigillò completamente, in modo che non potessero aprirlo. «Portatelo alla professoressa McGranitt, cari» disse la professoressa Umbridge, e porse il messaggio a Harry.
Lui lo prese e uscirono dall'aula senza fiatare, Jamie alzò lo sguardo su Gabriel appena prima di uscire e incrociò lo sguardo preoccupato e contrariato di lui.
Harry la fece passare per prima e sbatté la porta alle proprie spalle.
Senza parlare, percorsero in fretta il corridoio per la McGranitt stretto, e voltando un angolo Harry cozzò contro Pix il Poltergeist, che svolazzava sulla schiena a mezz'aria, facendo il giocoliere
con parecchi calamai.
«Ma guarda, sono i Potterini Potter» chiocciò Pix, lasciando cadere due calamai che si frantumarono a terra e schizzarono le pareti di inchiostro; Harry balzò indietro con un ringhio. «Alla larga, Pix».
«Oooh, Potteruccio fa i capricci» disse Pix; li inseguì lungo il corridoio sfrecciando sopra di loro «Che cosa c'è questa volta, caro il mio amico Potty? Sentite delle voci? Avete delle visioni? Parlate delle strane» e diede in una pernacchia gigante, «lingue?»
«Dacci un taglio, Pix, o ti concio per le feste» disse Jamie mentre  scendevano di corsa la più vicina rampa di scale, ma Pix scivolò con la schiena lungo il corrimano. «In molti son convinti che blateri insensato, alcuni, più gentili, lo danno per malato, ma Pix lo sa benissimo che Potty è un po' suonato.»
«Zitto» Una porta alla loro sinistra si aprì di colpo e la professoressa McGranitt uscì dal suo ufficio con aria cupa e un po' infastidita. «Si può sapere perché diamine urli, Potter?» scattò, mentre Pix gongolava allegramente e sfrecciava via. «Perché non siete a lezione?»
«Siamo stati mandati da lei». disse Jamie
«Mandati? Come sarebbe, mandati?». Harry le tese il messaggio della professoressa Umbridge.
La professoressa McGranitt lo prese, accigliata, lo aprì con un colpo di bacchetta, lo srotolò
e cominciò a leggere. I suoi occhi si spostavano da un lato all'altro del foglio dietro gli occhiali quadrati mentre scorreva le parole della Umbridge, e a ogni riga si stringevano di più. «Entrate».
Harry e Jamie la seguirono nell'ufficio. La porta si chiuse da sola dietro di loro.
«Allora?» chiese la professoressa McGranitt, voltandosi. «È vero?»
«È vero che cosa?» chiese Harry, più aggressivo di quanto non volesse. «Professoressa?» aggiunse, nel tentativo di sembrare più educato.
«È vero che avete urlato contro la professoressa Umbridge?»
«Sì» rispose Harry.
«E le avete dato della bugiarda?»
«Sì»
«Le avete detto che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è tornato?»
«Sì». disse Jamie impettita. Era stata senza ombra di dubbio una mossa stupida, ma fino a prova contraria avevano detto solo la verità e non se la sarebbe rimangiata.
La professoressa McGranitt si sedette alla sua scrivania e  li osservò, accigliata. Poi disse: «Prendete un biscotto».
«Prendo... che cosa?» chiese Harry
«Prendete un biscotto» ripeté lei impaziente, indicando una scatola di latta stampata con un disegno scozzese in cima a una pila di documenti sulla scrivania. «E sedetevi».
Già in un'altra occasione Harry si era aspettato di venire bacchettato dalla professoressa McGranitt e invece si era visto assegnare alla squadra di Quidditch di Grifondoro.
Si sedettero e presero uno Zenzerotto ciascuno dalla scatola.
La professoressa McGranitt posò il biglietto della professoressa Umbridge e li guardò con molta serietà. «Potter, dovete stare attenti».
Harry inghiottì il boccone di Zenzerotto e la fissò. Il suo tono di voce non era affatto quello a cui erano abituati; non era sbrigativo, asciutto e severo; era basso e ansioso e in qualche modo molto più umano del solito. «Una cattiva condotta nella classe della professoressa Umbridge potrebbe costarvi molto di più di qualche punto sottratto alla Casa e un castigo».
«Lo so» disse Jamie prima che Harry potesse chiedere il perché «Ma non possiamo lasciare che faccia a tutti il lavaggio del cervello»
 Suonò la campana che segnalava la fine della lezione. Sopra di loro e tutto attorno risuonarono i rumori elefantiaci di centinaia di studenti in movimento.
«Qui c'è scritto che vi ha assegnato una punizione per tutte le sere per sette giorni, a partire da domani» disse la professoressa McGranitt, guardando di nuovo il biglietto della Umbridge.
«Tutte la settimana» ripeté Harry, orripilato. «Ma professoressa, non può...?»
«No, non posso» rispose la professoressa McGranitt in tono piatto.
«Ma-»
«È una tua insegnante e ha tutti i diritti di infliggervi punizioni. Andrete nel suo ufficio domani alle cinque. Ricordate solo questo: state attenti a Dolores Umbridge».
«Ma ho detto la verità» esclamò Harry, offeso. «Voldemort è tornato, lei lo sa; il professor Silente sa che è-»
«Per l'amor del cielo, Potter» inveì la McGranitt raddrizzandosi gli occhiali con rabbia (aveva fatto una smorfia terribile al nome di Voldemort). «Credi davvero che c'entrino la verità o le bugie? Il problema è che dovete stare tranquilli e controllarvi» Si alzò, le narici dilatate e la bocca sottilissima, e anche Harry e Jamie si alzarono.
«E allora le lasceremo dire e fare quello che vuole?» chiese Jamie «Facciamo il gioco di Caramell?»
«Di questo non dovete preoccuparvene voi» disse la McGranitt «voi dovete fare il vostro dovere a scuola e evitare problemi con lei. Prendete un altro biscotto» disse  in tono irritato, spingendo la scatola verso di loro.
«No, grazie» rispose Harry .
«Non siate ridicoli».
Ne presero uno a testa.
«Grazie» disse Harry controvoglia.
«Non avete sentito il discorso di Dolores Umbridge al banchetto d'inizio anno, Potter?»
«Sì,ha detto... che il progresso verrà proibito o... be', voleva dire che... che il Ministero della Magia sta cercando di interferire a Hogwarts». disse Harry
La professoressa McGranitt li scrutò per un attimo, poi tirò su col naso, fece il giro della scrivania e gli aprì la porta.
«Be', sono felice che almeno ascolti Hermione Granger, Potter» disse, poi guardò Jamie« e che abbia una buona influenza su di te» e fece loro segno di uscire dal suo ufficio.



Tana del Camaleonte:

Bene, ora i nostri eroi sono finalmente arrivati a Hogwarts e come da copione si sono già messi nei guai. Il primo tentativo di pubbliche relazioni, per Jamie è andato male, ma non si arrederà facilmente xd
Abbiamo anche un nuovo personaggio Jean Willoughby, amico di Luna Lovegood, Corvonero, lascio a voi l'ultima parola su di lui,  ma vi anticipo che sarà presente tanto quanto la nostra amata Luna. 
Vi informo che farò pausa vacanze di pasqua, per cui il prossimo aggiornamento sarà domenica 14 aprile,
E a questo proposito invio a tutti virtualmente delle uova di pasqua dei Tiri Vispi Weasley (non ditelo a Hermionexd)

Alla Prossima,

Eltanin ;)

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Capitolo 8
*** In cui Moccì canta una ninna nanna ***



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Un regalino su Jamie e Gabriel, l'attore, per chi lo volesse cercare, è Lucas Till (Havok di X-man first class) e, non ricordo se l'ho detto l'altra volta, l'attrice che uso per Jamie è Dakota Blue Richards (Lyra di La Bussola d'oro e Franky Fitzgerald di Skins) .... spero non vi abbia rovinato l'idea che vi eravate fatti di Gabriel :)



Bene, ora, parliamo di cose serie xd Eccomi qua puntuale come un orologio svizzero al primo aggiornamento dopo pasqua. E' un capitolo corto rispetto ai miei soliti, ma l'ho tagliato così solo per questioni di trama, non tirate un sospiro di sollievo perchè al prossimo aggiornamento tornerò ai miei soliti capitoli lunghi quanto l'austostrada del sole xd
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono questa storia e cooklover, millyray, Vale Lovegood e ILoveZioVoldy aver recensito :)
Ma bando alle ciance, vi lascio al capitolo...
ci vediamo infondo 

Buona Lettura ;)





Martedì sera, Harry e Jamie si diressero all’ufficio della Umbridge. Durante tutto il tragitto, Jamie riempì Harry di raccomandazioni, tanto che ad un tratto lui sbottò: «Lo so, me l’hai già detto mille volte, dacci un taglio»
Quando bussarono alla porta, la Umbridge disse: «Avanti» con voce zuccherosa. Entrarono e si guardarono attorno. Jamie spalancò la bocca ed emise un gemito strozzato. Le superfici piane erano state ricoperte da tovaglie e pizzi. C'erano parecchi vasi pieni di fiori secchi, ciascuno posato sul suo centrino, e su una delle pareti era appesa una collezione di piatti ornamentali, raffiguranti gattini in technicolor, ma ognuno con un fiocco diverso al collo.
Erano così orrendi che Harry e Jamie li fissarono costernati, finchè la professoressa Umbridge non parlò di nuovo «Buonasera, ragazzi»
Jamie e Harry trasalirono, lì per lì non l'avevano notata perché indossava un completo a fiorami sgargianti che si mimetizzava perfettamente con la tovaglia sul tavolo dietro di lei.
«Buonasera» borbottò Jamie
Harry pasticciò le labbra «’Sera».
«Prego, sedetevi» indicò due tavolini ai lati opposti della stanza, rivolti verso il muro e con una pergamena bianca ciascuno.
«Ehm» mormorò Harry senza muoversi. «Professoressa Umbridge, ehm» respirò «prima che
cominciamo, noi» sfregò il palmo della mano sui jeans «volevo chiederle un» guardò Jamie in cerca di aiuto «favore»
Gli occhi da rospo si strinsero. «Oh, davvero?»
«Vede, noi facciamo parte della squadra di Quidditch di Grifondoro» disse Jamie « E venerdì alle cinque dovevamo essere al provino per il nuovo Portiere, e ci stavamo chiedendo se fosse possibile anticipare la punizione o spostarla a un’altra sera» ben prima di finire la frase seppe che era inutile.
«Oh, no» rispose la Umbridge, con un sorriso così ampio che pareva avesse appena inghiottito una mosca particolarmente sugosa. «Oh, no, no, no. Questa è la punizione che voi vi meritate per aver diffuso storie malvagie e maligne per attirare l'attenzione, signorina Potter, e le punizioni non possono essere modificate secondo i comodi del colpevole. No, domani alle cinque verrete qui, e il giorno dopo, e anche venerdì, e subirete la punizione come stabilito. Credo che sia bene che perdiate qualcosa a cui tenete sul serio. Dovrebbe rafforzare la lezione che sto cercando di impartirvi».
Harry strinse un pugno.
Jamie lo guardò con la coda dell’occhio e gli sfiorò la mano.
L'insegnante li osservava con la testa appena inclinata, sempre con quell'ampio sorriso, come se sapesse  che cosa stavano pensando e aspettasse di vedere se Harry avrebbe ricominciato a urlare.  Harry distolse lo sguardo da lei, lasciò cadere la borsa dei libri vicino alla sedia del tavolino di destra e si sedette. Jamie lo imitò andando al tavolo opposto.
«Ecco» disse la Umbridge «stiamo già diventando più bravi a controllare i nostri scatti, vero? Ora ricopierete un po' di frasi per me. No, non con la vostra piuma» aggiunse quando Harry si chinò ad aprire la borsa. «Userete due delle mie, sono piuttosto speciali. Ecco qui».
Porse a ciascuno due lunghe piume nere e sottili con la punta molto affilata.
«Voglio che scriviate: Non devo dire bugie»
«Quante volte?» chiese Jamie, con una lodevole affettazione di cortesia.
«Oh, quanto ci vuole perché il messaggio penetri» rispose la Umbridge mielosa. «Cominciate».
Si spostò alla sua scrivania, si sedette e si chinò su una pila di pergamene che sembravano
temi da correggere.
 «Professoressa?» disse Jamie con un tono lezioso «Non ci ha dato l’inchiostro»
«Oh, non le servirà l'inchiostro» disse la professoressa Umbridge, con una vaghissima punta
di ilarità nella voce.
Jamie alzò un sopracciglio e si scambiò uno sguardo perplesso con Harry, poi si voltò, appoggiò la punta della piuma sul foglio e cominciò a scrivere: Non devo dire bugie.
 Sul dorso della mano destra sentì un dolore come se grossi aghi si fossero conficcati nella carne, strinse forte la piuma e emise un gemito di dolore. Le parole erano comparse sulla pergamena in quello che sembrava scintillante inchiostro rosso. Nello stesso tempo, erano apparse anche sul dorso
della mano destra di Jamie, incise sulla sua pelle come tracciate da un bisturi: mentre era ancora intenta a fissare il taglio che luccicava di rosso, la pelle si richiuse, lasciando il punto dove si era aperta appena più rosso di prima, ma liscio.
Jamie si voltò verso Harry, incontrando il suo sguardo, anch’esso sconvolto. «Qualcosa non va, cari?» chiese la professoressa Umbridge con un sorriso dolce e inquietante.
«Niente» disse Harry, lanciò un ultimo sguardo a Jamie e si chinò sul banco.
«Tutto bene» disse Jamie, avvicinò di più la sedia al tavolo, drizzò la schiena e spinse il petto in fuori. Non le avrebbe dato la soddisfazione di godersi la sua sofferenza pensò mentre un nodo si formava in gola.
Tornò a guardare la pergamena, vi posò di nuovo la piuma, scrisse “Non devo dire bugie”, e sentì una seconda volta il dolore acuto sul dorso della mano; di nuovo, le parole si erano incise nella sua pelle; di nuovo, si rimarginarono dopo qualche secondo.
E andò avanti così. Più e più volte Jamie scrisse le parole con quello che ben presto capì non essere inchiostro, ma il suo stesso sangue. E più e più volte le parole furono incise sul dorso della sua mano, si rimarginarono, e riapparvero non appena ebbe posato di nuovo la piuma sulla pergamena.
Il buio cadde oltre la finestra della Umbridge. Né Harry, né Jamie chiesero quando avrebbero potuto
smettere. Non guardarono nemmeno l'orologio. Sapevano che lei li stava osservando in cerca di
segnali di debolezza e non volevano mostrarne alcuno, nemmeno se avessero dovuto restare lì fino al mattino a squarciarsi la mano con quella piuma.
«Venite qui» disse lei, dopo quelle che parvero ore.
Harry si alzò e Jamie, dopo un respiro profondo, lo imitò. La mano era tutta una puntura dolorosa. Quando la guardò, vide che la ferita si era chiusa, ma la pelle era rosso vivo.
«Le mani» disse lei.
Loro le tesero. Lei le prese nelle sue. Jamie represse un brivido quando la toccò con le grosse
dita tozze cariche di vecchi orribili anelli.
«Mmm, direi che non ha fatto ancora molta impressione» concluse, sorridendo. «Be', dovremo riprovare domani sera, vero? Potete andare».
Harry e Jamie uscirono dal suo ufficio senza una parola. La scuola era deserta; era di sicuro mezzanotte passata. Risalirono piano il corridoio, «Stai bene?» deglutì Harry
Jamie annuì «è stato» deglutì, la saliva premette contro il groppo in gola «istruttivo, davvero» piegò le labbra in una smorfia di disgusto «E questi sarebbero i metodi approvati dal Ministero» si massaggiò la mano «fantastici, senza dubbio»
«Già, fortuna che si lamentavano di Allock, Lupin e Moody l’impostore».
 Jamie sospirò di sollievo quando il ritratto si aprì e il calore del fuoco nel camino li accolse.
«A te va di fare i compiti?» chiese Harry
«Per niente» disse Jamie massaggiandosi la mano. Non avevano fatto in tempo a esercitarsi negli incantesimi Evanescenti, non avevano fatto il disegno dell’Asticello e non avevano nemmeno fatto i temi.
Un picchiettare alla finestra li fece sussultare, Jamie strinse gli occhi e vide dietro il vetro, nel buio, la sagoma scura e gli occhi arancioni di un gufo. Si affrettò alla finestra e la aprì. «Parsifal» esclamò, mentre il gufo, zuppo di pioggia, balzava dentro. Alla zampa aveva legato un pacco spesso quanto un libro.
«Non è passato un giorno e già ti manda regali?» chiese Harry «Credevo non fosse il classico ragazzo smieloso alla Roger Davies» disse con un debole sorriso.
«Infatti non lo è» Jamie slegò il pacco dalla zampa del gufo, e Parsifal volò sul tappeto davanti al camino, le piume gonfie e arruffate. Jamie notò un biglietto attaccato alla carta del pacco, lo staccò e lo aprì.
 
Sospettando che la Umbridge non vi avrebbe fatto tornare a un’ora decente, ho pensato vi sarebbero serviti. Solo per questa volta. Teneteli, non se ne accorgerà nessuno, basta che non lo diciate a Hermione, ho idea che prenda il ruolo di Prefetto molto seriamente, e non voglio che qualcuno lo venga a sapere.
 
Buonanotte Trilli
 
Gabriel
 
Jamie aprì il pacco.  Impilati, c’erano diversi fogli di pergamena, in alto su tutti spiccava il titolo del tema per la McGranitt. Jamie lo prese tra le mani e notò che sotto ce n’era un altro,  scritto con un'altra calligrafia.
«Sono dei compiti già fatti» disse Harry « E non dobbiamo nemmeno copiarli, forte», il malumore per la punizione, si era un po’ attenuato davanti al pensiero di non essere così indietro coi compiti e poter andare a letto senza pensieri. «Adoro il tuo ragazzo, Jamie» disse Harry
Jamie guardò i temi con un sorriso dolce e commosso «Anche io»
 
La mattina dopo, Jamie si svegliò riposata, anche se il nodo alla gola della sera prima non era scomparso del tutto. Guardò la mano destra, era ancora arrossata e non appena il torpore del sonno scomparve, ricominciò a prudere. Grattò con furia il dorso, col risultato di fare peggio, la mano prudette ancora più di prima. Moccì si arrampicò sulla sua testa e scivolò per un istante sui suoi capelli «Que passa?»
Jamie sospirò «Niente»  continuò a guardarsi la mano
«Non soy certo que vedo i colori como a ti, ma tu mano non ha qualcosa que non va?»
«È solo un graffio» disse Jamie. Scostò le coperte e si alzò, facendo scivolare Moccì sul cuscino.
«Ciao» la salutò Hermione, mentre Lavanda filava fuori dal Dormitorio col naso all’insù. «Com’è andata ieri sera?»
«Che?» Jamie si stropicciò gli occhi.
«La punizione della Umbridge» disse Hermione spazzolandosi i capelli «Com’è andata?»
Jamie si guardò la mano, poi alzò gli occhi su Hermione «Ci ha fatto scrivere»
«Allora non è così terribile dopotutto»
«No, infatti»
«Meglio così» Hermione lanciò la spazzola sul letto e prese la borsa « Dai muoviti, ti aspetto giù»
«Perché tanta fretta?»
«Oh, voglio solo controllare una cosa» disse vaga, uscì a piccoli passi frettolosi, tirandosi dietro la porta.
Jamie alzò gli occhi al cielo e si tolse la maglia. Era certa che Hermione avesse piazzato berretti per gli Elfi Domestici.
Quando scese, vide Harry e Ron seduti a un tavolino con delle pergamene sparse sul tavolo «Che fate?»
«Divinazione» rispose Ron semi sdraiato sul banco.
«Perché tu non li hai fatti ieri sera?»
«Non ho avuto tempo» bofonchiò Ron in tono annoiato come se lo avesse già ripetuto mille volte.
Va bene» disse Jamie alzando le mani «Vi porto qualcosa dalla colazione» poi si guardò in giro «Ma Hermione?»
Ron indicò con un gesto molle il buco del ritratto.« Credo di aver detto qualcosa di poco carino sui suoi dannati berretti»
«Hai detto che sembravano vesciche, Ron» disse Harry con un leggero sorriso.
 
Quando arrivò nell’atrio, vide Gabriel all’imbocco delle scale. Un sorriso affiorò spontaneo sulle sue labbra, fece di corsa metà scala, saltò gli ultimi due gradini e lo abbracciò di slancio «Grazie, grazie, grazie»
Gabriel rise «Non c’e di che, Trilli»
Jamie gli batté sulle spalle «Sei stato la mia salvezza e sappi che non l’ho mai detto a nessuno»
Gabriel sorrise sornione e prese a sistemarle il nodo della cravatta «Hmm, ricordo che lo hai detto anche a Grattastinchi quando divorò un topo per te l’anno scorso. E anche a Dean Thomas quando ti ha regalato quel pacchetto di zuccotti»
«Sì» Jamie umettò le labbra e poi le mordicchiò «ma non ero seria come adesso» disse con un sorriso. «Come hai fatto a procurarti quei temi?»
Gabriel l’abbracciò per la vita «Con piccoli incentivi. A quanto pare i prezzi di Mielandia, Zonko e Scrivenshaft si sono alzati e vendono materie prime indispensabili»
«Cioè?»
«Toby Hurst, Tassorosso e Debra Elliot e Helen Bennet di Corvonero»
«Corruttore» sorrise e gli accarezzò i capelli dietro al collo «Ma ti ho addomesticato bene»
«E hai guadagnato di più del colore del grano»
Jamie gli puntò il dito contro«Ah» saltellò «hai letto Il Piccolo Principe»
«Sì, mi sono sentito un po’ scemo all’inizio, ma poi»
«Poi?» lo incitò lei con il sorriso di chi la sa lunga.
«Poi ho capito che era non era solo una fiaba per bambini...ma ha una visione troppo critica degli adulti» Jamie fece per parlare, ma Gabriel le puntò contro il dito «Hai detto lo stesso di Peter Pan»
«Era un’altra cosa, i pirati sono i pirati» Gabriel fece per parlare ma Jamie lo anticipò «sono sicura che non l’hai letto bene, non lo hai capito fino in fondo»
«Non sono Goyle, non ho bisogno di rileggere le cose»
Jamie lo guardò come si guarda un cucciolo «Oh, il mio spaventapasseri dai capelli di grano» gli mise le mani tra i capelli «Rileggilo dopo che saremo andati dal Mago di Oz»
Sbuffò esasperato « Ti odio»
«Nah, ormai sono per te unica al mondo»
«Bella fregatura» sorrise Gabriel
«Infatti». La folla di studenti che scendevano le scale aumentava.
Gabriel smise di sorridere «Com’è andata con la Umbridge?» le accarezzò un fianco.
Jamie avvertì di nuovo quel nodo alla gola. Si sforzò di non perdere il sorriso «Bene».
Gabriel parve accorgersi di qualcosa, perché strinse appena gli occhi«Cosa vi ha fatto fare?»
«Scrivere delle frasi» disse con un alzata di spalle e il tono più indifferente che riuscì ad avere. «Una vera noia» Prima che lui potesse parlare di nuovo gli scoccò un bacio sulle labbra «Ho fame» disse con un sorriso, e si allontanò dirigendosi con un passo saltellante verso il portone della sala Grande.
 
La giornata per Jamie non andò affatto bene: a Trasfigurazione risultò una delle peggiori, insieme a Harry; Gabriel le stava addosso, non si era bevuto la sua scenetta prima di colazione e sospettava qualcosa. Nel frattempo la professoressa Caporal, Sinistra e McGranitt assegnarono loro altri compiti, che lei e Harry non avevano alcuna speranza di finire visto che erano ancora in castigo.
A coronare il tutto, Angelina Johnson li cercò di nuovo a cena e quando seppe che non sarebbero riusciti ad andare ai provini, disse che non era affatto contenta del loro comportamento e che si aspettava che chi desiderava continuare a far parte della squadra mettesse gli allenamenti al di sopra degli altri impegni.
«Siamo in castigo» urlò Harry ad Angelina, che si allontanò a grandi passi. «Credi che preferisca restare chiuso in una stanza con quella vecchia rospa invece di giocare a Quidditch?»
«Almeno sono solo frasi» disse Hermione per consolarli, mentre Harry si lasciava ricadere sulla panca e guardava il pasticcio di carne e rognone, di cui non aveva più molta voglia e Jamie faceva ricadere la forchetta nel suo piatto «Non è una punizione così tremenda, davvero» Harry aprì la bocca,incrociò lo sguardo di Jamie, leggendo la stessa indecisione, la richiuse e annuì.
«Non posso credere a quanti compiti abbiamo» disse Ron abbacchiato
«Be', perché non hai fatto niente ieri sera?» gli chiese Hermione. «Dov'eri?»
«Io ero» Ron punzecchiò i resti del suo pasticcio con la forchetta «avevo voglia di fare una passeggiata»
Harry e Jamie ebbero la chiara impressione di non essere i soli a nascondere qualcosa.
 
Il secondo castigo fu orrendo come il precedente. La pelle sul dorso delle loro mani si irritò più in fretta e ben presto fu rossa e infiammata. Non sarebbe riuscita a rimarginarsi del tutto ancora a lungo. Ben presto la ferita sarebbe rimasta incisa sulla mano e la Umbridge forse sarebbe stata soddisfatta. Non si lasciarono sfuggire nemmeno un gemito di dolore né si voltarono a cercare il conforto dell’altro, e dal momento in cui entrarono nella stanza a quando furono congedati, di
nuovo dopo mezzanotte, non dissero altro che «buonasera» e «buonanotte».
Tornati in Sala Comune, nonostante fossero sfiniti, aprirono i libri, fecero il tema per la McGranitt e buttarono già una mappa stellare e qualcosa sul corretto trattamento degli asticelli assegnato dalla professoressa Caporal.
Quando ebbero finito, erano le tre e mezza, e si trascinarono distrutti fino ai rispettivi dormitori.
 
Il terzo castigo trascorse come gli altri due, tranne per il fatto che dopo due ore le parole “Non devo dire bugie” non si cancellarono più dal dorso della mano di Jamie. Vi rimasero incise e goccioline di sangue colarono sulla pergamena. Si voltò verso Harry e incontrò il suo sguardo.
Sentendo che le piume appuntite avevano smesso per un momento di grattare sulla pergamena, la professoressa Umbridge alzò lo sguardo. «Ah» disse con voce mielosa. Fece il giro della scrivania per osservare la mano di Jamie «Bene» poi andò a osservare quella di Harry «Dovrebbe servirvi come monito, vero? Per stasera può andare».
«Dobbiamo sempre tornare domani?» chiese Harry, raccogliendo la borsa con la mano sinistra
invece che con la destra ferita.
«Oh, sì» rispose la professoressa Umbridge, col suo ampio sorriso. «Sì, credo che possiamo imprimere il messaggio un po' più a fondo con un'altra sera di lavoro».
Usciti dall’ufficio, si ritrovarono davanti Gabriel. Jamie sussultò sorpresa  «Ciao, che fai qui?»
«Ti aspettavo» Gabriel sorrise, anche se assomigliava appena a un ghigno.
«Io vado» disse Harry «Ci vediamo dopo» fece un cenno a Gabriel e li superò.
Jamie tirò più giù la manica destra e si sforzò di sorridere anche se il magone era più grosso che mai.
Gabriel sorrise «Andiamo?» le tese la mano.
Jamie gli porse la sinistra, e nascose la destra dentro la tasca. Il tessuto ruvido contro il dorso le provocò una fitta di dolore
«Così non riusciamo a camminare però» le fece notare lui con un sorriso tranquillo senza stringerle la mano.
«Giusto» tirò ancora più giù la manica, cercando di nascondere una smorfia di dolore e afferrò la sua. Quando le dita di Gabriel si chiusero sul suo dorso però, non riuscì e evitare un gemito di dolore e irrigidì il braccio. Gabriel strinse gli occhi«Cosa c’è’?» le chiese
«Mi hai dato la scossa» disse Jamie in fretta
Gabriel la guardò immobile per quello che le parve un eternità, poi alzò le loro mani intrecciate,le girò per avere il dorso di Jamie davanti agli occhi, e scostò la manica. Alzò gli occhi sulla porta della Umbridge, poi li abbassò su Jamie «Andiamo via di qua»  spostò la sua presa sul polso e la guidò lontano da quell’ufficio. Salirono fino al quarto piano in silenzio, e quando la porta dell’aula si chiuse dietro di loro, Gabriel l’ abbracciò e il magone che Jamie aveva in gola sembrò sul punto di esplodere.
 «Wynne» chiamò Gabriel ad alta voce.
Un elfo domestico dagli occhi grandi e il naso lungo e affusolato comparve con un pop accanto a loro «Il signorino ha chiamato ?» chiese con un inchino
«Puoi portarmi dell’essenza di Purvincolo?»
«Certo, signorino» l’elfa scomparve con un altro pop.
Scostò una sedia da un banco «Siediti» le disse
Lei obbedì e lui si sedette di fronte. L’elfa tornò un attimo dopo, con una bacinella piena di un liquido trasparente e giallognolo «Ecco fatto, signorino Asbury» e la fece librare fino al banco.
«Brava, grazie Wynne, puoi andare» l’elfa scomparve e Gabriel spinse la ciotola verso Jamie, le prese la mano e la immerse nel liquido. Jamie avvertì un pizzicorio e una sensazione di freschezza piacevole. «Meglio?» le chiese Gabriel
Jamie annuì a testa bassa, aveva paura che se avesse detto anche solo una parola, il magone sarebbe aumentato e non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime.
«Non avete intenzione di dirlo a nessuno, vero?»
«Infatti» la voce uscì distorta
Gabriel sospirò «E finirai ancora in castigo con lei?»
Jamie deglutì, ma non alzò gli occhi su di lui «Non lo so»
 «Non sareste meno forti solo perché la denunciate, non significherebbe perdere contro di lei»
Jamie teneva la testa bassa, la scritta sembrava luccicare ancora di più nel liquido giallognolo «E a chi dovremmo dirlo? Alla McGranitt? Lei non ha potere sulla Umbridge»
«Allora a Silente»
«Lascia fuori Silente, Gabriel» alzò per un istante gli occhi su di lui, poi ricaddero in basso «non gli chiederò mai aiuto. Non a lui»
Gabriel emise un verso sprezzante e scosse la testa «Tu non-»
«Senti» Jamie si massaggiò la fronte con la mano libera «Possiamo non parlarne più, per favore?»
«Il tuo non è nemmeno orgoglio, Jamie» appoggiò la schiena alla sedia «è solo testardaggine e presunzione»
«Gabriel, per favore non-» le sue parole vennero coperte da quelle di lui.
 «Pensi di ferirla senza farti vedere sofferente e portando con arroganza una ferita di guerra?»
Jamie sospirò  «Non è così semplice» si piegò e riprese a massaggiarsi la fronte
« Credi di batterla così?»
Scosse la testa «Non è questo il punto» tolse la mano dalla bacinella «tu non capisci» prese la testa fra le mani «non-»
 «Se fossi al tuo posto lo direi a qualcuno»
Le dita premettero in modo convulso sulle tempie «Ma non ci sei, Gabriel» le uscì a fil di voce, con una nota isterica.
«Mio padre potrebbe fare qualcosa, se-»
«Lascia perdere tuo padre» coi pollici prese a massaggiare le tempie. «Ti prego»
Gabriel scosse la testa «Devi dirlo a Silente, lui-»
Jamie emise un gemito irritato «Ti ho detto no» disse a denti stretti
«E perché no, sentiamo» disse con un tono provocatorio e esasperato «Perché non ti piace come si comporta? Perché non ti considera come vorresti?»
Jamie premette le dita contro le tempie così forte che la testa cominciò a pulsare.
«Sei solo cocciuta e arrogante» ripeté Gabriel senza giri di parole «E ti fai solo del male» il tono ora era più dolce, le mise una mano sulla spalla. «Dammi retta, tu-»
Jamie lo scostò brusca «Non capisci niente di niente» le parole uscirono simili a ringhi. Si alzò in piedi «Sei un maledetto idiota, pensi di sapere cosa è meglio per me? Bè ho una notizia, lo so io quello che è meglio per me, non ho bisogno di una predica, tanto meno da uno che ha sempre avuto tutto servito su un piatto d’argento» sfogò in quelle parole tutta l’esasperazione accumulata. «Va al diavolo, non voglio più averti intorno»
Gabriel non rispose. Jamie aprì la porta, che sbatté contro il muro e uscì a passo svelto.
 Lui non la rincorse, ma Jamie non se lo aspettava, prese grandi respiri profondi mentre saliva le scale e si reggeva al corrimano. Si era pentita di quelle parole non appena aveva messo piedi fuori dall’aula, ma non era in grado di chiedergli scusa, non quella sera.
A ogni scalino sentiva la testa e la mano pulsare. Il groppo in gola le sembrò ancora più grande.
S’infilò a letto così com’era vestita e lasciò cadere la testa sul cuscino. La coda di Moccì ondeggiò sopra di lei solleticandole la punta del naso «Que passa?»
«Non te lo dico o cominceresti a rompere e oggi ne ho già avuto abbastanza» disse con voce rotta
«Bueno, ho già capito» Moccì con un piccolo “pof” atterrò sul cuscino e si rannicchiò contro il collo di Jamie, lei accennò un sorriso e chiuse gli occhi.
«Segura che non vuoi parlarne?»
«Sto bene così»
Nel dormitorio calò il silenzio per diversi minuti «Ma dormiresti meglio si tu ti togliessi il peso»
«Moccì» Jamie lo guardò «piantala e dormi» gli grattò la testa e chiuse gli occhi.
Di nuovo nel Dormitorio tornò il silenzio.
«Estrellita donde estás me pregunto quién serás. Estrellita dónde estás me pregunto quién serás» cantò Moccì.
Jamie aprì gli occhi «E questa cosa diavolo è?»
«Una ninna nanna» disse Moccì «por relaxarte»
«Oh santo cielo»
 
Dopo aver appreso che Ron voleva provare per il ruolo di portiere, Harry e Jamie erano ancora più dispiaciuti di non poter assistere ai provini, e Ron, forse, lo era più di loro.
«Andrai benissimo, Ron» lo rassicurò Jamie a pranzo, il  venerdì.
«Hmm, è che so che Fred e George non mi lasceranno in pace. Cioè, se ci fossi stata almeno tu, Jamie, avresti potuto controllarli»
«Bè, tu digli che incontreranno la mia vendetta se non ti supporteranno come si deve» gli disse con un ghigno «Comunque vedrai che saranno dalla tua parte» il suo sguardo fu attratto da Gabriel che stava raggiungendo il tavolo di Serpeverde, Jamie abbassò subito gli occhi sul piatto e si concentrò sulla zuppa.
«Andrai alla grande, Ron» lo rassicurò Harry «Devi solo concentrarti»
 
La sera alle cinque bussarono alla porta dell'ufficio della professoressa Umbridge per quella che
speravano essere l'ultima volta, e fu detto loro di entrare. Le pergamene bianche erano pronte per loro sui tavolini coperti di pizzo, le piume nere affilate lì accanto.
«Sapete che cosa fare» la Umbridge sorrise dolce.
Jamie e Harry si scambiarono uno sguardo e poi andarono ognuno al proprio posto.
Jamie prese la piuma e provò a guardare oltre la finestra da cui si scorgeva il campo da Quidditch, ma la finestra era fuori dalla sua visuale e avrebbe dovuto dondolare la sedia all’indietro per scorgere anche solo metà del campo. Ci rinunciò subito, strinse la piuma, preparata all’onda di dolore che sapeva sarebbe arrivata e cominciò a farla scorrere sul foglio: Non devo dire bugie.
Il taglio sulla mano destra si riaprì e si mise a sanguinare. Accusò il dolore con uno scatto della testa che chinò appena, ma non si fermò e continuò a scrivere.
Non devo dire bugie. Il taglio si fece più profondo; pungeva e bruciava.
Non devo dire bugie. Il sangue le colò lungo il polso.
Si morse le labbra più forte che poté, finché non sentì il sapore ferroso e salato del sangue.
Non devo dire bugie.
Non devo dire bugie.
La pergamena luccicava di gocce di sangue e il dorso della mano gli bruciava di dolore.
Alzò lo sguardo dalla pergamena, il buio era calato dietro il vetro della finestra.  Sperò con tutto il cuore che presto quella punizione avrebbe avuto fine.
«Vediamo se avete capito il messaggio, d’accordo?»  disse la voce stucchevole della Umbridge un’ora dopo. «Venite qua»
Si alzarono e andarono alla cattedra,  la Umbridge tese le sue mani piene di anelli e afferrò le loro per esaminare le parole incise. Jamie provò una strana sensazione allo stomaco e poi qualcosa dentro la sua testa, come un gemito di dolore ovattato che le fece prudere la cicatrice.
Harry liberò di scatto il braccio dalla presa della Umbridge e fece di colpo un passo indietro, fissandola.
Jamie si avvicinò a lui d’istinto.
«Sì, fa male, vero?» chiese la Umbridge con voce soave.
Harry non replicò.
«Bè credo di aver raggiunto l’obiettivo. Signor Potter, può andare» disse guardando Harry.
«Lei dovrà trattenersi ancora un po’ signorina Potter» sorrise a Jamie .
«Perché?» chiese Harry a pugni stretti.
La Umbridge lo guardò «Non sono cose che la riguardano, Signor Potter» il tono di voce ora più duro «Lei è congedato» . Le tornò il sorriso «Forza, caro»
«Ti aspetto qui fuori» disse Harry a bassa voce, Jamie annuì, per nulla tranquilla a stare da sola con quella donna e ancora confusa per quella sensazione che aveva avvertito.
Non appena la porta si chiuse dietro suo fratello, Jamie cominciò a sudare. Provò un senso di panico irrazionale, come se qualcosa potesse attaccarla alle spalle da un momento all’altro. Guardò la Umbridge che le sorrideva zuccherosa, e questo, se possibile, la mise sull’attenti ancora di più.
«Prego, cara. Si sieda» con la bacchetta spostò la sedia dal tavolino alla sua scrivania.
Jamie non perse tempo a replicare e si sedette.
«Bene, così» disse la Umbridge con un sorriso compiaciuto «Vede, stiamo già diventando più educate»
«Posso chiedere per cosa sono stata trattenuta?» chiese col tono più educato e fermo possibile.
«Ma certo cara» la Umbridge, aprì un cassetto della scrivania, per un momento Jamie intravide solo il fiocco nero oltre il bordo della cattedra, poi si alzò e le porse una lettera sigillata «La apra, prego»
Jamie la prese, stando attenda a non sfiorare le dita della Umbridge e lesse l’indirizzo sulla busta. Era diretta a lei, e il mittente era niente di meno che il Ministero della Magia. Aprì la busta e estrasse la lettera continuando a guardare sott’occhi la Umbridge, aveva paura di perderla d’occhio per troppo tempo. Era stupido lo sapeva.
«Non si è dimenticata del piccolo conto in sospeso col Ministero, vero?»
«No, ma credevo che la lettera mi sarebbe stata recapitata via gufo»
«Bè, in altre circostanze così sarebbe stato naturalmente, ma vista la mia carica a Hogwarts sarebbe stato sciocco fare altrimenti, non trova? Ma prego, legga, dopo tutto le sarà più chiaro»
Jamie prese a leggere, a metà foglio alzò gli occhi sulla Umbridge con un misto di incredulità e orrore.
La Umbridge sorrise. Un brivido le scorse lungo la schiena «Non è d’accordo con la punizione, cara?»
 
Jamie uscì dall’ufficio,si trascinò dietro la porta e la chiuse piano. Harry era lì, davanti a lei «Tutto ok?» era pallido «Cosa voleva?»
«Andiamo da Ron e Hermione, perché per stasera credo che sopporterò di raccontarlo una sola volta»
Harry dovette temere il peggio, perché annuì e accelerò il passo, impaziente di sapere.
«Mimbulus mimbletonia» disse col fiato corto alla Signora Grassa.
Un gran fragore li accolse. Ron venne loro incontro correndo, con un sorriso da orecchio a orecchio, rovesciandosi addosso un calice di Burrobirra.
«Harry, Jamie ce l'ho fatta, sono Portiere»
«Che cosa? Oh... magnifico» Harry cercò di sorridere in modo naturale.
«Forte, Ron» Jamie sforzò un sorriso «Bravo, davvero»
«Prendete una Burrobirra». Ron infilò in mano una bottiglia a Harry. «Non ci posso credere... dov'è andata Hermione?»
«È là». Fred, tracannando a sua volta una Burrobirra, indicò una poltrona vicino al fuoco. Hermione vi sonnecchiava, con la bevanda  inclinata in mano.
«Be', prima ha detto che era contenta» disse Ron con una smorfia.
«Lasciala dormire» si affrettò a dire George. Ci volle qualche istante perché Jamie notasse
che parecchi bambini del primo anno riuniti attorno a loro recavano inconfondibili segni di recenti emorragie nasali.
«Vieni qui, Ron, e vedi un po' se la vecchia divisa di Oliver ti va bene» gridò Katie Bell, «possiamo togliere il suo nome e metterci il tuo» Dopo che Ron si fu allontanato, Angelina avanzò a grandi passi verso Harry e Jamie
«Mi dispiace se sono stata un po' dura con voi, Potter» disse brusca. «È faticosa, questa
faccenda di dirigere la squadra, sapete, comincio a pensare di essere stata ingiusta con Baston,
qualche volta». Osservò Ron da sopra l'orlo del suo calice con un vago cipiglio. «Sentite, lo so che è il vostro migliore amico, ma non è un fenomeno» disse senza giri di parole. «Credo che con un po' di allenamento andrà bene, però. Viene da una famiglia di buoni giocatori. Conto sul fatto che rivelerà un po' più di talento di quello che ha dimostrato oggi. A essere sincera, Vicky Frobisher e Geoffrey Hooper hanno volato meglio tutti e due, stasera, ma Hooper è una piaga, si lamenta sempre, e Vicky fa parte di ogni genere di gruppo. Ha ammesso anche lei che se gli allenamenti si accavallassero con il Club di Incantesimi metterebbe il Club al primo posto. Comunque, abbiamo un allenamento domani alle due, quindi fate in modo di esserci, stavolta. E fatemi un favore, aiutate Ron più che potete, ok?» Harry annuì, e Angelina tornò da Katie Bell. Harry e Jamie andarono a sedersi vicino a Hermione, che si svegliò con un sussulto quando Harry posò la borsa.
«Oh, siete voi... è bello, per Ron, vero?» bofonchiò. «Sono così» sbadigliò «così» sbadigliò di nuovo «così stanca» un altro sbadiglio. «Sono stata sveglia fino all'una a fare altri berretti. Spariscono in un soffio» A guardar bene, Jamie vide che c'erano berretti di lana nascosti per tutta la stanza, dove elfi incauti potevano raccoglierli senza rendersene conto.
«Allora, cosa ti ha detto la Umbridge?» chiese Harry. Jamie estrasse la lettera dalla tasca e gliela passò, Hermione ancora con espressione assonnata si sporse contro di lui per leggere.
«Cosa?» Harry balzò in piedi quando ebbe finito la lettera «Non possono farlo»
«Sì invece» disse Jamie inclinando la testa all’indietro.
Hermione era a bocca aperta mentre finiva di leggere, guardò Jamie «Diventerai l’assistente della Umbridge?».



Tana del camaleonte:

Ve l'aspettavate come punizione? Jamie diventerà assistente della Umbridge, povera lei, ma ne vedremo delle belle, e nel prossimo capitolo avrete più dettagli sul suo nuovo compito e ovviamente avrete altre scene Jamie/ Gabriel, non possono ignorarsi a lungo....sopratutto perchè Moccì non lo permetterebbe xd 
La ninna nanna che canta Moccì è l'equivalente della nostra Stella stellina, per chi volesse ascoltarla in spagnolo la potete trovare qui: 
http://www.youtube.com/watch?v=b4jJuH42i30

Alla prossima,

Eltanin ;-)

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Capitolo 9
*** In cui Malfoy viene aggredito da una Pluffa ***


Eccomi qua con un nuovo capitolo, somersa dalla pioggia.

Ringrazio come sempre chi segue e legge questa storia e millyray, cookslover, Vale Lovegood e ILoveZioVoldy per le loro recensioni, scusate se nno sono riuscita a rispondere a tutti ma questa settimana sono stata incasinata 

Bando alle ciance, io prendo la barca a remi di Hagrid, e ci vediamo in fondo :)

Buona lettura !






Un dolore acuto alla guancia. Jamie alzò di colpo «Ehi» si guardò in giro. Tutte dormivano ancora. Grattastinchi era acciambellato sul letto di Hermione e produceva un leggero e caldo soffio di fusa. Abbassò lo sguardo sul suo cuscino. Moccì era lì, la fissava con entrambi gli occhi e agitava la coda. Jamie emise un verso esasperato e ricadde all’indietro, atterrando su cuscino col viso accanto al camaleonte «Ti prego dimmi che hai un buon motivo per avermi preso a sberle» si sporse verso la finestra. Il cielo si stava tingendo di azzurro. Ricadde sul cuscino con un piagnucolio « ed è l’alba. È sabato, e tu mi hai svegliato all’alba. Dimmi che qualcuno è in pericolo di vita perché solo una cosa del genere ti potrebbe salvare al momento»
Moccì continuava ad agitare la coda «Harry ti cerca. Io ho llamado ma tu eri catatonica»
«E non potevi lasciarmi dormire?»
«Ehi, io avevo mille cose da fare hoy, non soy mica un bùho » le diede le spalle , tirò la coda dritta in su e con un passo altezzoso scese dal cuscino e sparì oltre il bordo del materasso.
Jamie sbuffò e uscì dal caldo bozzolo delle coperte. Si vestì, e scese in Sala Comune dove trovò Harry  seduto a un tavolo. «Ti prego, dimmi che c’è una valida ragione perché io sia qui e non nel mio letto caldo e morbido» si trascinò fino al tavolo e cadde sulla sedia «Caldo» si stese sul tavolo «Morbido»
Harry le batté una mano sulla spalla con fare consolatorio  «Ho scritto una lettera a Sirius, pensavo volessi darci un occhiata prima di spedirla» le porse  il foglio di pergamena
Jamie si tirò su con un grande sbadiglio e lesse:  
 
Caro Tartufo,
Spero che tu stia bene, i primi giorni qui sono stati terribili, sono proprio felice che sia arrivato il finesettimana. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, la professoressa Umbridge. È simpatica quasi come la tua mamma. Scrivo perché la cosa di cui ti avevo scritto la scorsa estate è successa di nuovo ieri sera mentre ero in castigo con la Umbridge.
Il nostro più grande amico manca a tutti quanti, speriamo che torni presto.
Ti prego, rispondi in fretta.
I migliori saluti,
Harry
 
«Nessuno potrebbe capirci nulla, no?». Jamie scosse la testa e sbadigliò. «Vuoi aggiungere qualcosa anche tu?»
«No» si passò una mano sugli occhi «Non voglio dirgli che devo fare l’assistente alla Umbridge, Sirius si arrabbierebbe e farebbe qualcosa di stupido» passò la lettera a Harry.
«Hai ragione» disse Harry. «Vieni con me a spedirla?»
Jamie sbadigliò di nuovo e annuì.
 
«Io non andrei da quella parte se fossi in voi» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, attraversando
la parete davanti a Harry e Jamie che stavano scendendo per il corridoio. «Pix sta tramando uno
spassoso scherzo ai danni della prossima persona che passerà davanti al busto di Paracelso a
metà del corridoio».
«E consiste nello scaraventare Paracelso in testa alla persona, per caso?» chiese Harry.
«Parrà buffo, ma è così» disse Nick-Quasi-Senza-Testa con voce annoiata. «La finezza non è mai stata il suo forte. Vado a cercare il Barone Sanguinario, » fluttuò verso il muro accanto «forse riuscirà a fermarlo» alzò una mano «ci vediamo ragazzi» scomparve attraverso la parete.
«Sì, saluti» rispose Harry, e invece di voltare a destra presero a sinistra, imboccando un percorso più lungo ma più sicuro per la Guferia.
Qualcosa sfiorò le loro caviglie. Guardarono giù e videro la gatta scheletrica del custode, Mrs Purr,
che camminava furtiva dietro di loro. Puntò loro addosso gli occhi gialli simili a lampadine prima di sparire dietro alla statua di Wilfred il Meditabondo.
«Non stiamo facendo niente di male» le gridò dietro Harry. Lei aveva tutta l'aria di stare andando a riferire al suo padrone.
Jamie guardò Mrs Purr sparire «Dai, muoviamoci a spedire la lettera»
«Ehi...ehm...come stai?» chiese Harry mentre percorrevano il corridoio per la Guferia.
«Bene» sospirò Jamie «In fondo dovrò solo aiutarla a correggere i compiti, portarle il caffè, lustrare quegli orribili piatti e rattoppare  centrini» alzò le spalle «non sarà la fine del mondo»
«Per quanto?»
«La lettera diceva fino a natale» Jamie si grattò la fronte «Lunedì mattina, prima delle lezioni devo andare da lei, per» si schiarì la voce «parlare di tutti i dettagli» disse con voce acuta,simile a quella della Umbridge.
«Non mi piace questa cosa...tu che passi tutto quel tempo con lei » disse Harry mentre apriva la porta della Guferia «è» esitò «malvagia non...non mi piace»
Jamie non rispose, non aveva voglia di pensare alla Umbridge o al fatto che per tre interminabili mesi avrebbe dovuto stare a stretto contatto con lei. Il solo pensiero le provocava la nausea.
Guardò fuori dalla finestra mentre Harry chiamava Edvige, il sole era sorto e il cielo era di un azzurro terso, perfetto per gli allenamenti di Quidditch.
Harry le si affiancò con Edvige sul braccio. Jamie accarezzò la civetta sul petto, Edvige le diede un affettuoso colpo col becco e poi con una leggera pressione sul braccio di Harry spiccò il volo.
La guardarono finché non divenne un puntino nero e sparì.
Le cime degli alberi della foresta proibita dondolavano alla brezza leggera. Jamie le osservò,
assaporando l'aria fresca sul viso, pensando al Quidditch che la aspettava, quando Harry le prese il braccio «Guarda, lo vedi?» indicò un punto tra le cime degli alberi, Jamie strinse gli occhi ma non vide nulla se non uno stormo di uccelli gracchianti «Ehm...cosa dovrei vedere?»
Harry agitò il dito «Il cavallo...era lì... volava»
Jamie lo guardò con tanto d’occhi «Harry, io, non ho visto niente, non-»
«Ma...era lì»
Jamie non fece in tempo a rispondere perché la porta della Guferia si aprì dietro di loro. Si voltarono di colpo e videro Cho Chang che reggeva una lettera e un pacchetto.
«Ciao» disse Harry
«Oh, ciao» rispose Cho, senza fiato.
«Ciao» la salutò Jamie.
«Ciao» le sorrise Cho «Non pensavo che ci fosse qualcuno quassù così presto. Mi sono ricordata solo cinque minuti fa che è il compleanno di mia mamma». mostrò il pacchetto.
«Ho capito» mormorò Harry. «Bella giornata» accennò alle finestre. Sentì le viscere accartocciarsi dall'imbarazzo. Guardò Jamie e le fece un cenno verso la porta, lei rispose con un sguardo confuso e mimò un: “Cosa?”  con le labbra.
«Sì»  Cho si guardò attorno in cerca di un gufo adatto. «Buone condizioni per il Quidditch. È tutta la settimana che non esco, e voi?»
«Nemmeno». Harry si voltò verso Jamie “Va via”disse muovendo solo le labbra.
“Perché?” mimò lei. Le sopracciglia inarcate.
Cho aveva scelto uno dei gufi della scuola. Lo persuase a scendere sul suo braccio, e quello tese con garbo una zampa in modo che lei potesse fissare il pacchetto. «Ehi, Grifondoro ha già un nuovo Portiere?»
«Sì» rispose Harry. «È il nostro amico Ron Weasley, lo conosci?». Si voltò verso Jamie “Voglio stare da solo con” con la testa accennò verso Cho e Jamie sorrise e incrociò le braccia “No” gli fece la linguaccia.
«Quello che odia i Tornados?» chiese Cho in tono distaccato. «È bravo?»
«Sì» disse Harry. «Credo di sì. Non abbiamo visto il suo provino, però, eravamo in punizione». Con una mano dietro la schiena spinse Jamie “Muoviti”.
“Ahi” Jamie gli mollò una sberla sulla mano.
Cho alzò lo sguardo, il pacchetto attaccato solo per metà alla zampa del gufo. «Quella Umbridge è disgustosa». Harry smise di spingere Jamie. «Punirti soltanto perché hai detto la verità su come... come è morto. L'hanno sentito tutti, lo sapeva tutta la scuola. Sei stato proprio coraggioso a tenerle testa».
Jamie inarcò un sopracciglio. E lei chi era, la ragazza dell’ultimo banco? Si era alzata anche lei al fianco di Harry e anche lei era finita in punizione.
Stava per dire a Cho qualcosa di spiacevole ma la porta della Guferia si aprì di nuovo, Gazza entrò ansimando. Macchie violette chiazzavano le sue guance incavate e coperte di venuzze, le mascelle gli vibravano e i sottili capelli grigi erano arruffati; a quanto pareva era arrivato di corsa. Mrs Purr trotterellava alle sue calcagna, guardò in su verso i gufi e miagolò affamata. In alto si udì un irrequieto frusciare di ali e un grosso uccello marrone fece schioccare il becco, minaccioso.
«Aha» Gazza fece un passo coi suoi piedi piatti verso Harry e Jamie, le guance flosce, tremanti di rabbia. «Ho ricevuto una soffiata, volete spedire un grosso ordine di Caccabombe»
Jamie si accigliò e lo guardò feroce «Chi le ha detto che stiamo ordinando delle Caccabombe?»
Cho spostava lo sguardo da loro a Gazza , anche lei accigliata; il gufo sul suo braccio, stanco di reggersi su una zampa sola, stridette in segno di avvertimento, ma lei lo ignorò.
«Ho i miei informatori» disse Gazza con un sibilo compiaciuto. «Ora consegnatemi la roba
che state spedendo».
«I suoi informatori sono pessimi allora, non abbiamo spedito niente del genere» ribatté Jamie
«Consegnatemi subito quello che state spedendo» ribatté il custode.
«Chi la manda qui?» disse Jamie con forza «Me lo dica»
Gazza avanzò contro di lei «Io non devo proprio dirti niente, ragazzina» le chiazze sulle guance divennero di un viola più scuro « Consegnatemi la roba» disse con tono più stridulo
 «Non possiamo, è partita» disse Harry
«Partita?» chiese Gazza, la faccia deformata dalla rabbia.
«Partita» ripeté Harry tranquillo.
Gazza aprì la bocca infuriato, boccheggiò per qualche istante, poi frugò con lo sguardo gli abiti di Harry e Jamie.
«Come faccio a sapere che non ce l'avete in tasca?»
«Perché-»
«Li visti io spedirla» disse Cho
Gazza la aggredì. «Tu li hai visti?»
«Proprio così, io li ho visti» rispose lei, feroce.
Ci fu un attimo di pausa in cui Gazza e Cho si guardarono torvi, poi il custode andò verso la porta trascinando i piedi. Si bloccò con la mano sulla maniglia e tornò a guardare Harry e Jamie.
«Se sento anche solo una zaffata di Caccabomba» Scese le scale a tonfi. Mrs Purr gettò un'ultima occhiata di desiderio ai gufi e lo seguì.
Harry e Cho si guardarono, mentre Jamie continuò a fissare la porta.
«Grazie» disse Harry.
«Non c'è di che». Finalmente Cho fissò il pacchetto alla zampa del gufo, un po' rossa in viso. «Non stavate ordinando delle Caccabombe, vero?»
«No» rispose Harry.
«Chissà come mai ne era convinto» disse, portando il gufo verso la finestra.
Jamie si allontanò di qualche passo, pensierosa. Qualcuno aveva detto a Gazza di tenerli d’occhio quando avessero spedito qualcosa. Poteva essere stato Malfoy, ma dubitava che Gazza seguisse gli ordini di quella nullità. Piton non poteva essere, avrebbe messo a rischio informazioni dell’Ordine. Il pensiero di Jamie andò alla Umbridge, li odiava, era del Ministero, e forse sperava di coglierli in flagrante a fare qualcosa anti- Caramell. Sperò con tutto il cuore che non sospettasse qualcosa di Sirius.
«Ehm, allora...io vado. Ciao Harry» la voce di Cho la riscosse dai suoi pensieri.  La porta cigolò e Cho sparì giù per le scale.
Dopo un istante di silenzio, in cui quei pensieri non l’avevano abbandonata del tutto, si voltò verso Harry che aveva un sorriso da ebete in faccia. «Con quel sorriso sembri un idiota» aprì la porta della Guferia e uscì lasciandolo indietro.
 
Quando scesero in Sala Grande era già ora di colazione e diversi studenti erano già ai rispettivi tavoli.
Jamie si fermò sulla soglia e disse a Harry di andare avanti.
Camminò incerta fino all’imbocco dei sotterranei «Calma,calma. Vedrai che è facile, basta chiedergli scusa», si fermò e con un gemito sconsolato tornò indietro di qualche passo «Oddio e se pensa che ci siamo lasciati?» le dita si graffiavano nervose. «No, no» si fermò di nuovo «Ci devo parlare, forza» di nuovo, si  voltò verso i sotterranei e vide Gabriel spuntare dalle scale. Jamie si paralizzò per un istante, ma poi vide le sue labbra piegarsi in quella smorfia di ammirazione con cui ogni tanto l’aveva sorpreso a osservarla e un poco la rincuorò. Gli andò incontro di qualche passo. Alzò incerta la mano «Ciao»
«Ciao» la sua espressione si traformò in una maschera di serietà.
«Senti mi» prese a torturarsi le mani «Mi dispiace per l’altro giorno, non dovevo dirti quelle cose ma» sospirò «era stata una serata infernale, ero arrabbiata per conto mio...tu non c’entravi niente»
«Jamie»
«No,no, fammi finire».Gabriel fece per aprir bocca ma Jamie continuò a parlare. «Lo so che tu volevi solo aiutarmi e non dovevo parlarti così. Certo tu sei stato un po’ antipatico, questo è da dire. Comunque niente di quello che ho detto è giustificabile, soprattutto quando ho detto che non ti volevo intorno, è un enorme cavolata perché io voglio averti intorno eccome e-»
Gabriel le posò le mani sulle spalle e la guardò negli occhi «Mi fai parlare?» Jamie annuì «Ma quanto ossigeno hai per parlare così tanto?»
«Ho una riserva illimitata con anni e anni di allenamento per sfiancare i miei zii»
Gabriel ridacchiò «Anche a me dispiace per l’altra sera» Jamie tentò di parlare e lui le tappò la bocca con la mano «Ho sbagliato, eri triste e avrei dovuto consolarti invece che impormi » tolse la mano.
«Quindi non sei arrabbiato?»
Gabriel sorrise «No»  le prese la mano destra  e accarezzò il dorso col pollice «Come stai?»
«È aperto un dibattito sull’argomento»
Ridacchiò «Ma non mi dire» esibì un sorriso sornione «e a proposito della tua riserva illimitata di ossigeno» una luce maliziosa si accese nei suoi occhi «credo » le prese anche l’altra mano «che sia piuttosto interessante»
Jamie sorrise  e si avvicinò a lui tanto da sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi contro il suo «è una delle mie qualità migliori»
«Oh, ma guarda i due nuovi piccioncini» Malfoy entrò nella visuale di Jamie . Gabriel le lasciò una mano e si voltò con aria tranquilla «Asbury, non hai ancora finito di sporcarti con la sfregiata?»
Pansy Parkinson alle calcagna di Malfoy rise di gusto »I tuoi gusti non devono essere poi molto raffinati»
«Neanche quelli di Malfoy visto che gli piacciono le cagne, Parkinson» disse Jamie con un soffio rabbioso.
«Attenta, attenta Potter» Malfoy picchiettò sulla spilla da Prefetto «Posso metterti in punizione. Anzi, cinque punti in meno a Grifondoro per la tua arroganza. E altri dieci in meno perché ti vedi con Asbury». Pansy Parkinson scoppiò a ridere.
«Malfoy» Gabriel parlò con un tono di annoiata indifferenza «Fossi in te starei attento perché ai Prefetti la spilla può essere revocata se abusano dei loro poteri e può farlo sia il Capocasa  che il preside»
Malfoy avanzò per fronteggiare Gabriel, che non mosse un muscolo, né cambiò espressione «Osi forse minacciarmi, Asbury?» la voce di un tono più alto, piena di arrogante autorità.
«Cos’è quest’ingorgo nell’ingresso?» il Professor Piton avanzò verso di loro.
«Ecco, ci mancava solo Ethelred il sempre-pronto» disse Jamie a bassa voce. (Ethelred: famoso per il suo carattere permaloso, maledì molti interlocutori innocenti e scagliava maledizioni su ignari passanti. Morì ad Azkaban.)
 «Cinque punti in meno a Grifondoro, Potter».Jamie sbuffò .«Piantatela di perdere tempo e andate tutti quanti a fare colazione, forza» disse glaciale, lo sguardo dritto davanti a sé, li superò senza guardarli «Chiunque non obbedisca finirà in punizione a scrostare i calderoni di quelli del primo anno»
Malfoy lanciò un ultima occhiata malevola verso di loro e poi seguì Piton, con Pansy che camminava altezzosa al suo fianco.
«Però...non ci ha neanche maledetti»  sorrise «Questa giornata promette bene»
Ti hanno appena tolto venti punti»
«Hermione ne prende il doppio al giorno» gli circondò il collo con le braccia «Ma Malfoy la pagherà»
«Lascialo perdere» Gabriel le passò un braccio intorno alla vita
«Hmm, no non credo, sta abusando troppo della mia pazienza e non mi importa se è un Prefetto» si alzò in punta di piedi «con chi sto non lo deve riguardare» parlò ad un soffio dalle labbra di Gabriel «Mi sei mancato, spaventapasseri»
«Anche tu, Trilli» Gabriel la strinse di più per la vita e colmò le distanze tra le loro labbra.
E Jamie si beò di quel contatto che la allontanava dal resto del mondo «Dopo pranzo ho gli allenamenti di Quidditch, vieni a vedermi?» disse quando si staccò da lui.
Gabriel piegò le labbra in una smorfia di finto dispiacere «Devo studiare»
Jamie picchiettò con la punta sul pavimento «Ma devo dirti una cosa»
«Dimmela ora»
«è un discorso lungo» spinse il labbro inferiore in fuori «Ti prego, vieni»
«Vengo alla fine dell’allenamento» Gabriel poggiò le labbra sulla sua fronte «e poi facciamo una passeggiata e parliamo come vuoi tu»
Jamie prese la sua cravatta tra le dita e la tirò per gioco «secchione» sorrise «ho un ragazzo spaventapasseri e secchione»
«Sapevo che leggere il piccolo principe sarebbe stata una pessima idea»
«Quando leggerò quel trattato sugli influssi delle costellazioni di Tolomeo e La vera Storia di Vlad Drakul comparata a quella di Bram Stoker, citerai quello che vuoi tu. Per esempio potresti paragonarmi a una stella o a una costellazione»
«Sì è vero» il sorriso di Gabriel si trasformò in un ghigno «Quella della mosca, magari?». Jamie inarcò un sopracciglio. «Si abbina al tuo soprannome, Trilli»
«No, non puoi fare così» piagnucolò Jamie «Se citi le costellazioni non vale, lo sai che sono una schiappa in Astronomia»
Gabriel rise e la baciò sulla tempia  «Lo so, l’ho fatto apposta»
Jamie sorrise «Dovremmo smetterla di volere sempre l’ultima parola»
«Hai ragione» Gabriel sciolse l’abbraccio e la prese per mano «Andiamo a fare colazione, il tuo Porridge ti aspetta»
Alla soglia della Sala Grande, Jamie si voltò verso Gabriel, camminando all’indietro «Ciao Tolomeo» sorrise e gli lasciò la mano «Ah» gli puntò il dito contro «l’ho avuta io l’ultima parola»
 
Jamie con un sorriso a trentadue denti si sedette accanto a Hermione «Buongiorno, mondo»
Ron la guardò accigliato «Come mai anche tu così contenta?»
Jamie alzò le spalle «Pace, amore e niente maledizioni» prese una fetta di pane e cominciò a imburrarla.
«Ah...certo» fece Ron. Posò il pezzo di pane tostato che stava mangiando e bevve un lungo sorso di succo di zucca. Poi chiese: «Senti,vieni anche tu con me e Harry al campo dopo colazione? Solo per... ehm... farmi fare un po' di pratica prima degli allenamenti? Così posso, insomma, prendere un po' le misure».
Jamie lo guardò con un sorriso pimpante «Sì, perché no» e addentò un muffin.
«Sinceramente, anche Jamie dovrebbe impegnarsi coi compiti» intervenne Hermione seria, ma s'interruppe: stava arrivando la posta del mattino e, come al solito, La Gazzetta del Profeta planava verso di lei nel becco di un allocco, che atterrò  vicino alla zuccheriera e tese una zampa. Hermione infilò uno zellino nella borsetta di cuoio, prese il quotidiano e scrutò la prima pagina con sguardo critico mentre il gufo partiva.
«Qualcosa d'interessante?» chiese Ron. Harry fece un gran sorriso, sapendo che l'amico era deciso a distoglierla dall'argomento compiti.
«No» sospirò lei, «solo qualche sciocchezza sulla bassista delle Sorelle Stravagarie che si
sposa». Hermione aprì il giornale e vi si immerse.
Jamie si versò del succo di zucca e spostò gli occhi verso il tavolo di Serpeverde, incrociò lo sguardo di Gabriel e sorrise dietro il muffin che stava addentando. Ron fissava le alte finestre, un po' preoccupato.
«Aspettate» disse Hermione all'improvviso. «Oh, no. Sirius»
A Jamie si mozzò il respiro e il muffin cadde sul tavolo.
«Che cosa è successo?» Harry afferrò il giornale con tanta violenza che si strappò e lui e Hermione se ne ritrovarono in mano metà per ciascuno.
«Il Ministero della Magia ha ricevuto una soffiata da una fonte attendibile sul fatto che Sirius Black, famigerato terrorista... bla bla bla... al momento si nasconde a Londra» lesse Hermione sulla sua metà, in un sussurro angosciato.
«Lucius Malfoy, ci scommetto quello che volete» mormorò Harry «Ha riconosciuto Sirius al binario»
«Il Ministero avverte la comunità magica che Black è molto pericoloso, ha ucciso tredici persone... evaso da Azkaban... Le solite sciocchezze» concluse Hermione. Poi posò la sua metà del giornale e guardò Harry, Jamie e Ron spaventata. «Be', non potrà più uscire di casa, ecco tutto» sussurrò. «Silente gli aveva raccomandato di non farlo».
Harry guardò sconsolato la parte del Profeta che aveva strappato e Jamie si voltò verso il tavolo degli insegnanti dove Piton stava bevendo da un calice scuro, lo sguardo perso nel vuoto, con la chiara intenzione di ignorare la professoressa Sprite, che parlava con molta enfasi e gesticolava, cercando di coinvolgerlo in una conversazione. Jamie si chiese se Piton ne sapesse qualcosa, visti i suoi contatti.
«Ehi» Harry appiattì il foglio in modo che Hermione, Jamie e Ron potessero vederlo. «Guardate qui»
Ron notò l’articolo di saldi da Madama Mclan «Non ho bisogno di vestiti»
«No. Guardate» Harry indicò un trafiletto a fondo colonna «questo pezzo» Ron, Hermione e Jamie si chinarono per leggere; l'articolo era lungo pochi centimetri. Era intitolato:
EFFRAZIONE AL MINISTERO
Sturgis Podmore, 38 anni, residente al numero due di Laburnum Gardens, Clapham, è
apparso davanti al Wizengamot con l'accusa di effrazione e tentata rapina al Ministero
della Magia il 31 agosto. Podmore è stato arrestato da Eric Munck, guardiamago del
Ministero della Magia, che l'ha sorpreso nel tentativo di forzare una porta di massima
sicurezza all'una di notte. Podmore, che si è rifiutato di parlare in propria difesa, è stato
condannato per entrambe le accuse e dovrà scontare sei mesi ad Azkaban.
 
«Sturgis Podmore?»  Ron scandì le parole. «È quel tipo con la testa che sembra impagliata, no? Fa parte dell'Ord-»
«Ron, ssst» lo zittì Hermione e si guardò intorno atterrita.
«Sei mesi ad Azkaban» sussurrò Harry, spaventato. «Solo per aver tentato di aprire una porta»
«Non fare lo sciocco, non è solo perché ha tentato di aprire una porta. Che cosa accidenti ci faceva al Ministero della Magia all'una di notte?» bisbigliò Hermione.
«Credi che stesse facendo qualcosa per l'Ordine?» chiese Ron.
«Aspettate un momento» disse Harry. «Sturgis doveva venire ad accompagnarci, ricordate?» Gli altri tre lo guardarono. «Sì, avrebbe dovuto far parte della scorta che ci portava a King's Cross, vi ricordate? E Moody era arrabbiato perché non si era fatto vedere: quindi non poteva essere in missione per loro, no?»
«Be', forse non si aspettavano che venisse catturato» disse Jamie.
«Potrebbe essere una montatura» esclamò Ron eccitato. «No... sentite»  abbassò di colpo la voce all'espressione minacciosa di Hermione. «Il Ministero sospettava che fosse uno della banda di Silente, così...non so... lo hanno attirato laggiù, e non stava affatto cercando di aprire una porta. Forse si sono solo inventati qualcosa per prenderlo»
Jamie rifletté sulle parole di Ron, per qualche motivo le tornò in mente il sogno del corridoio con la porta chiusa e Harry che lo percorreva, forse era un associazione involontaria ma quel corridoio aveva qualcosa di familiare.
«Sapete, non ne sarei affatto sorpresa»Hermione ripiegò la sua metà del giornale, sovrappensiero. Mentre Harry posava coltello e forchetta, lei parve uscire da una fantasticheria.
«Giusto, bene, credo che dovremmo affrontare per primo il tema per la Sprite sugli arbusti autofertilizzanti, e se siamo fortunati riusciremo a cominciare con l'Incantesimo Inanimatus
Conjurus della McGranitt prima di pranzo» Jamie sentì una piccola fitta al pensiero della pila di compiti che la aspettavano di sopra, ma il cielo era di un azzurro limpido che dava l'euforia, e aveva una voglia matta di volare.
«Be', possiamo farli stasera» disse Ron, mentre lui, Harry e Jamie scendevano per i prati verso il
campo di Quidditch, con le scope in spalla; le terribili minacce di Hermione che sarebbero stati bocciati a tutti i G.U.F.O. ancora risuonavano nelle loro orecchie. «E abbiamo anche domani. Si agita per i compiti, è il suo problema» Ci fu una pausa e poi aggiunse, in tono appena più ansioso: «Credete che parlasse sul serio quando ha detto che non ci avrebbe lasciato copiare da lei?»
«Sì» rispose Harry. «Però è importante anche questo, dobbiamo allenarci se vogliamo continuare a far parte della squadra di Quidditch»
«Sì, è vero» disse Ron, rincuorato. «E abbiamo un sacco di tempo»
«E siamo in tre» Jamie inspirò l’aria frizzante «Possiamo sempre dividerceli»
Presero delle palle dall'armadio dello spogliatoio e cominciarono ad allenarsi: Ron sorvegliava le tre alte porte, Harry e Jamie giocavano da Cacciatori. Ron bloccò i tre quarti dei loro tiri (Jamie restò un po’ ferita nell’orgoglio) e andò meglio via via che si allenavano. Dopo un paio d'ore, tornarono al castello per il pranzo,durante il quale Hermione annunciò senza giri di parole che li riteneva tre irresponsabili; poi tornarono al campo di Quidditch per i veri allenamenti. Tutti i loro compagni, tranne Angelina, erano già nello spogliatoio.
«Tutto bene, Ron?» chiese George con una strizzatina d'occhi.
«Sì» rispose Ron, che era diventato sempre più silenzioso man mano che si avvicinavano al
campo.
«Pronto a farci fare brutta figura, prefettuccio?» Fred sbucò tutto spettinato e con un ghigno malizioso dal collo della divisa da Quidditch.
«Fred Weasley» lo rimbeccò Jamie con la divisa mezza infilata, le maniche che pendevano lunghe e le mani sui fianchi «Dacci un taglio e sostieni tuo fratello o ti ritroverai la tua mazza dove non batte il sole»
Fred rise «Non ti arrabbiare Puffettina, stavo solo scherzando», ma non disse più nulla e andò alla sua panca.
«Siamo una squadra, dobbiamo sostenerci a vicenda» ribadì Jamie
«Ben detto» disse Angelina arrivando già vestita dall'ufficio del Capitano. «Cominciamo. Katie e Fred, potete portare la cesta delle palle? Oh, c'è un po' di gente là fuori a guardare, ma voglio che la ignoriate, d'accordo?» Qualcosa nel suo finto tono disinvolto suggerì a Jamie che forse sapeva chi erano gli spettatori non invitati; infatti uscirono dallo spogliatoio nella vivida luce solare sotto una tempesta di fischi e urla della squadra di Serpeverde e di tifosi assortiti, raggruppati a metà delle tribune vuote. Le loro voci echeggiavano forte nello stadio.
«Che cosa cavalca quel Weasley?» gridò Malfoy con la sua beffarda voce strascicata. «Chi è che ha gettato un Incantesimo Volante su quel vecchio ciocco muffito?» Tiger, Goyle e Pansy Parkinson sghignazzarono e strillarono.
Jamie montò sulla sua scopa, se fosse stata una battitrice avrebbe  indirizzato i bolidi contro di loro. «Non possono stare qui» disse ad Angelina.
«Il regolamento non lo vieta» disse Angelina «Ignorali, capito?» Jamie annuì, anche se lanciò un occhiataccia alle tribune. «Bene, tutti quanti, cominceremo con qualche passaggio per scaldarci, tutti quanti, per favore»
«Ehi, Johnson, che senso ha quell'acconciatura?» strillò Pansy Parkinson da sotto. «Che te ne fai di tutti quei vermi che ti escono dalla testa?»
Angelina scostò dal viso le lunghe treccine e continuò come se nulla fosse: «Sparpagliatevi, allora, e vediamo che cosa riusciamo a fare» Jamie andò a librarsi proprio sopra le teste dei Serpeverde, aveva la bacchetta nella tasca della divisa, ed era decisa a usarla se Malfoy avesse dato troppa aria alla bocca, mentre Harry raggiunse l’altra estremità del campo  e Ron si ritrasse verso la porta di fronte. Angelina prese la Pluffa con una mano e la scagliò forte a Fred, che la passò a George, che la passò a Harry, che la passò a Ron, che la lasciò cadere.
I Serpeverde, guidati da Malfoy, esplosero in urla e scoppi di risate. Ron, che si era precipitato per afferrare la Pluffa prima che toccasse il suolo, sterzò dalla picchiata in maniera goffa, e scivolò di lato sulla scopa, poi tornò in quota, tutto rosso. Jamie ebbe l’impulso di sputare sulla chioma platinata di Malfoy, vide Fred e George scambiarsi uno sguardo, ma  nessuno dei due disse nulla, cosa di cui fu loro grata.
«Passala, Ron» gridò Angelina, come se niente fosse.
Ron lanciò la Pluffa ad Alicia, che la passò a Jamie, che la passò a George
«Ehi, Potter, come va la cicatrice?» urlò Malfoy. «Sicuro che non avete bisogno di un riposino? Dev'essere, vediamo un po', una settimana intera che non andate in infermeria, per voi è un record, no?» George passò ad Angelina; lei passò indietro a Harry, che non se l'aspettava, ma prese la palla con la punta delle dita e la passò rapido a Ron, che si tuffò e la mancò di pochi centimetri.
«Dài, Ron» disse Angelina seccata, mentre lui si precipitava di nuovo verso terra, inseguendo la Pluffa. «Stai attento».
Sarebbe stato difficile dire se fosse più rossa la faccia di Ron o la Pluffa. Malfoy e il resto
della sua squadra ululavano dal ridere.
Al terzo tentativo, Ron prese la Pluffa; forse per il sollievo la passò con tanto entusiasmo a Katie che la colpì forte in faccia.
«Scusa» Ron, scattò in avanti per vedere se le aveva fatto male.
«Torna al tuo posto, sta bene» abbaiò Angelina. «Quando passi a una compagna, cerca di non ribaltarla dalla scopa, d'accordo? Per quello ci sono i Bolidi» Il naso di Katie sanguinava. Giù in basso, i Serpeverde battevano i piedi e sghignazzavano. Fred e George volarono verso Katie.
«Ecco, prendi questo» Fred e diede qualcosa di piccolo e viola che si era sfilato di tasca, «sistemerà tutto in un attimo».
«D'accordo» gridò Angelina, «Fred, George, andate a prendere le mazze e un Bolide. Ron,
vai su alle porte. Harry, lascia andare il Boccino quando lo dico io. Cercheremo di segnare
nella porta di Ron, naturalmente».
Quando Angelina fischiò, Harry liberò il Boccino e Fred e George lasciarono il Bolide.
Angelina Jamie e Katie, giocavano come sempre ma segnavano con fin troppa facilità  e presto Angelina fischiò di nuovo.
«Stop, stop, stop» gridò Angelina. «Ron, non stai coprendo la porta centrale»
«Oh,mi dispiace»
«Continui a spostarti mentre guardi i Cacciatori» disse Angelina. «O stai al centro finché non devi muoverti per difendere un anello, oppure gira intorno agli anelli, ma non svolazzare da una parte, è così che hai lasciato passare gli ultimi tre tiri»
«Mi dispiace» ripeté Ron, il viso rosso che brillava come un faro contro il cielo azzurro
vivo.
«E, Katie, non puoi fare qualcosa per quel naso?»
«Sta peggiorando» esclamò Katie con voce confusa, cercando di tamponare i fiotti di sangue con la manica.
Jamie si voltò a guardare Fred, che si tastava le tasche preoccupato. Lo vide estrarne qualcosa di violetto, osservarlo per un istante e poi guardare Katie, orripilato.
Jamie volò verso di lui «Fred, che diavolo le hai dato?»
«Ehm, credo abbia preso per sbaglio-»
«Be', riproviamo» disse Angelina. Stava ignorando i Serpeverde, che avevano intonato Grifondoro schiappe, Grifondoro schiappe, ma c'era senza dubbio una certa rigidità nel suo modo di cavalcare la scopa.
All’ennesima battuta di Malfoy su Ron, Jamie afferrò la Pluffa e anziché passare ad Angelina o a tirare negli anelli la scaraventò con tutta la forza che aveva contro Malfoy, intento a sghignazzare.
La Pluffa, lo colpì dritto in faccia e lo rovesciò a gambe all’aria.
Gli sghignazzi dei Serpeverde cessarono, lasciando posto alle urla isteriche di Pansy e ai lamenti di Draco, ancora steso a gambe all’aria sule gradinate.
«Potter» Angelina volò verso di lei, imitata dal resto della squadra. Fred e George avevano due sorrisi compiaciuti. «Cosa diavolo hai combinato?»
«Mi è sfuggita la Pluffa» disse Jamie «Mi dispiace» urlò in basso ai Serpeverde «Ma sono gli inconvenienti di assistere a un allenamento di Quidditch»
«Se finisci in punizione di nuovo per questa cosa giuro che ti uccido» ringhiò Angelina «Riprendiamo l’allenamento» urlò a tutta la squadra «Tu, recupera la Pluffa e non uccidere nessun’altro» disse a Jamie.
Jamie atterrò sul legno delle gradinate, proprio davanti a Malfoy, si chinò verso di lui e raccolse la Pluffa, ancora piazzata sulla sua faccia. Rise, al segno rosso e rotondo che marchiava il viso di Malfoy. Ignorò gli impropri di Pansy, e con un ghigno malandrino disse: «Riprenditi, Malfoy, mi raccomando»
L’allenamento procedette più tranquillo senza gli insulti dei Serpeverde, che avevano accompagnato Draco in Infermeria, ma appena dopo tre minuti, il fischio di Angelina trillò. Jamie, non era ancora riuscita a concludere un azione decente, Katie sanguinava troppo per concentrarsi e Ron non dava loro filo da torcere.
«E adesso che cosa c'è?» sbottò ad Angelina.
«Katie» Sfrecciò veloce verso di lei e Jamie vide Fred e George fare lo stesso.
Era chiaro che Angelina aveva interrotto l'allenamento appena in tempo; Katie era bianca come un lenzuolo, tutta coperta di sangue.
«Deve andare in infermeria» disse Angelina
«Ce la portiamo noi» si offrì Fred. «Deve, ehm,aver mangiato per sbaglio una Vescicola Sanguinolenta»
«Be', è inutile proseguire senza Battitori e con un Cacciatore fuori» disse Angelina cupa.
I Grifondoro, si trascinarono agli spogliatoi e si cambiarono, Jamie  tastò nella tasca della felpa la lettera del Ministero.
Gabriel, l’aspettava all’ingresso del campo da Quidditch. Le sorrise «Ciao Joscelind Wadcock, com’è andata?» le circondò le spalle con un braccio e cominciarono a camminare. (Joscelind Wadcock Cacciatrice di Quidditch, gioca nel Puddlemore United. Detiene il record di maggior marcature nel campionato inglese)
«Da schifo, ma Malfoy si è beccato una Pluffa dritta in faccia»
Uscirono presto dal sentiero, e finirono per passeggiare intorno alla capanna di Hagrid.
Jamie sospirò e estrasse la lettera dalla tasca «Leggila» gli tese la lettera.
Gabriel la prese e man mano che leggeva la sua espressione era sempre più accigliata. «Ecco perché mio padre non ha voluto dirmi niente» accartocciò la lettera e la buttò per terra. Si passò una mano sulla bocca.
Jamie si appoggiò con la schiena alla porta della capanna «Cosa credi che dovrei fare?»
«Stare attenta, tanto per cominciare» alzò gli occhi su di lei «La Umbridge può sfruttare questa situazione per scoprire informazioni su Silente»
«Credi che potrebbe» Jamie passò la mano sullo stipite di legno scheggiato «usare il Veritaserum?»
Gabriel annuì  e si avvicinò a lei, senza però salire i due scalini «è probabile»
«Porca miseria» Jamie si staccò dalla porta e rimase sull’orlo del primo gradino «Si può contrastare in qualche modo?»
«Bé, se tu sei consapevole del suo uso, ha già meno effetto»
Jamie lo abbracciò e nascose il viso nell’incavo del collo «Bella fortuna» biascicò contro il colletto della camicia.
Gabriel la strinse «Possiamo cercare in Biblioteca se c’è qualcosa di più efficace» con una mano le accarezzò la schiena.
Jamie alzò il viso per incrociare il suo sguardo «Mi serve un piano,Gabriel» poggiò la fronte contro la sua.
Le baciò la punta del naso «Lo avremo, Jamie»
 
All’ingresso, Piton venne loro incontro con un ghigno vittorioso «Asbury, fila nella tua Sala Comune» disse glaciale.
Gabriel la guardò e Jamie con un sorriso gli fece segno di andare, i battibecchi con Piton non erano mai stati un problema.
 «Potter, mi è stato riferito che hai colpito il signor Malfoy» disse Piton, una volta che Gabriel, sparì nei sotterranei.
Jamie incrociò le braccia dietro la schiena «È stata una Pluffa, signore»
«Lanciata da te» sibilò Piton «Sappi che ci saranno delle conseguenze, stavolta»
«Severus» la voce asciutta della McGranitt rimbombò nel silenzio dell’ingresso.
Piton si voltò verso di lei «Minerva» le labbra si piegarono in una smorfia «Presumo che tu sappia cos’è successo»
«Oh sì» disse la McGranitt con assoluta calma scendendo le scale senza fretta «E benché io non capisca cosa potessero farci dei Serpeverde all’allenamento della mia squadra» scoccò a Piton uno sguardo gelido quando gli fu accanto «direi che quello che è successo è decisamente normale»
«Ma davvero?» Piton si voltò del tutto verso di lei. «Reputi normale che a un mio studente venga quasi rotto il naso?»
«Sì se è durante un allenamento di Quidditch. Le Pluffe volanti sono all’ordine de giorno, chi va ad assistere agli allenamenti lo dovrebbe mettere in conto. Suppongo che il signor Malfoy abbia imparato la lezione e starà più attento in futuro . Ora, se non ti dispiace, Severus, avrei bisogno di parlare con Potter»
Piton con un ringhio si voltò e con un movimento fluttuante del mantello si avviò nei sotterranei.
Jamie guardò la McGranitt «Giuro che è stato un incidente, professoressa»
«Risparmiati i giuramenti Potter» disse secca la McGranitt  «Angelina Johnson mi ha già riferito quello che è successo e non ti aspetterai certo che creda che uno dei miei Cacciatori possa sbagliare così un lancio» e Jamie poté giurare di cogliere una nota divertita nella sua voce.
«Ma, allora-»
«Ti ho coperto col professor Piton perché ritengo che la colpa sia del signor Malfoy quanto tua. Ma ricordati che sarà solo per questa volta, non ammetterò ancora questo genere di comportamenti, soprattutto con Dolores Umbridge a scuola»
«Ma professoressa, cosa c’entra questo con-»
«Nel tuo caso, Potter, tutto, ecco perché ti tolgo dieci punti»
«Ma-»
« Ora vai in Sala Comune e non combinare altri guai»
 E Jamie non poté fare altro che sfilare sotto lo sguardo severo della McGranitt.
 
La domenica sera, Jamie, Ron e Harry si ritrovarono a lavorare ai compiti.
«Sapete, probabilmente dovremmo cercare di fare più compiti durante la settimana» borbottò Harry  quando mise da parte il lungo tema per la McGranitt sull'Incantesimo Inanimatus Conjurus e si rivolse tetro a quello per la professoressa Sinistra sulle molte lune di Giove, altrettanto lungo e difficile.
Ron si strofinò gli occhi arrossati «Sicuro» gettò il quinto foglio di pergamena nel fuoco. «E se chiediamo a Hermione se possiamo dare un'occhiata al suo?»
Harry la guardò; era seduta con Grattastinchi in grembo e chiacchierava con Ginny mentre un paio di ferri da calza, a mezz'aria davanti a lei, sferruzzavano un paio di informi calzini da elfo.
«No» rispose lui, «lo sai che non ci lascerà».
«Jamie, ci fai vedere il tuo?»
Jamie alzò gli occhi dal tema di Storia della Magia «Sì, è lì sul tavolo»
«Grande» disse Ron un po’ sollevato
E così continuarono a lavorare e il cielo diventava sempre più scuro. Pian piano, la folla nella sala comune riprese a diradarsi. Alle undici e mezza, Hermione si avvicinò, sbadigliando. «Quasi finito?»
«No» rispose Ron secco.
«La luna più grande di Giove è Ganimede, non Callisto» disse lei, indicando da sopra la spalla di Ron una riga del tema di Astronomia, «ed è Io che ha i vulcani».
«Grazie» ringhiò Ron, cancellando le frasi sbagliate.
«Scusa, è solo che-»
«Sì, be', se sei venuta solo per criticare-»
«Ron»
«Non ho tempo di ascoltare una predica, d'accordo, Hermione, ci sono dentro fino al collo, qui» «No,guarda» Hermione stava indicando la finestra più vicina. Sia Jamie, che Harry che Ron si voltarono.
Un bell'allocco era fermo sul davanzale e scrutava Ron.
«Non è Hermes?» chiese Hermione, meravigliata.
«Sì, accidenti» Ron gettò via la piuma e si alzò. «Come mai Percy mi scrive?»
Attraversò la stanza e aprì la finestra; Hermes volò dentro, atterrò sul tema di Ron e tese una
zampa a cui era fissata una lettera. Ron la prese e l'allocco partì subito, lasciando orme
d'inchiostro sul disegno della luna Io.
«È senza dubbio la scrittura di Percy» Ron, sprofondò di nuovo nella poltrona e fissò le parole sull'esterno del rotolo: Ronald Weasley,Casa di Grifondoro, Hogwarts.
Guardò gli altri tre. «Che cosa ne pensate?»
«Non lo so» disse Jamie osservando la lettera
«Aprila» esclamò Hermione e Harry annuì.
Ron srotolò la pergamena e cominciò a leggere. Più i suoi occhi scendevano lungo il foglio,
più marcato diventava il suo cipiglio. Quando ebbe finito, era disgustato. Gettò la lettera ai tre, che si curvarono per leggerla insieme.
Caro Ron,
Ho saputo solo ora (nientemeno che dal Ministro della Magia in persona, che l'ha appreso
dalla vostra nuova insegnante, la professoressa Umbridge) che sei diventato prefetto di
Hogwarts.
Sono stato assai piacevolmente sorpreso da questa notizia e voglio assolutamente
congratularmi con te. Devo ammettere che ho sempre temuto che avresti imboccato quella
che potremmo definire la strada 'di Fred e George', invece che seguire le mie orme, quindi
puoi immaginare che cosa ho provato nel sapere che hai smesso di farti beffe dell'autorità e
hai deciso di assumerti qualche vera responsabilità.
Ma voglio offrirti qualcosa di più delle mie congratulazioni, Ron: voglio darti qualche
consiglio, per questo ti mando la lettera di notte invece che con la solita posta del mattino.
Spero che riuscirai a leggerla lontano da sguardi indiscreti e a evitare domande
imbarazzanti.
Da qualcosa che il Ministro si è lasciato sfuggire quando mi ha comunicato che ora sei un
prefetto, deduco che frequenti ancora molto Harry e Jamie Potter. Devo dirti, Ron, che nulla
potrebbe farti rischiare di perdere la tua spilla più del continuo fraternizzare con quei
ragazzi. Sì, sono certo che sarai sorpreso di sentirmelo dire, e senza dubbio obietterai che i
Potter sono sempre stati i prediletti di Silente, ma mi sento in dovere di dirti che Silente
potrebbe non essere Preside di Hogwarts per molto tempo ancora e la gente che conta ha
una visione molto diversa, e probabilmente più precisa,del comportamento dei Potter. Non
dirò altro qui, ma se leggi La Gazzetta del Profeta di domani ti farai un'idea di come tira il
vento... vedi se riesci a riconoscere da che parte soffia il tuo.
Sul serio, Ron, spero che non vorrai condividere gli stessi difetti dei Potter: potrebbe essere
molto dannoso per le tue prospettive, e sto parlando anche della vita dopo la scuola. Come
certo saprai, visto che nostro padre l'ha accompagnata ,Jamie Potter è stata convocata a
un'udienza disciplinare quest'estate, davanti all'intero Wizengamot, e non ne è uscita molto
bene. È stata assolta per un puro cavillo, se vuoi saperlo, e molte persone con cui ho
parlato rimangono convinte che sia colpevole. So che Dolores Umbridge si occuperà di lei, e so che spera di allontanarla dalla cattiva influenza del fratello, forse dopotutto per lei non è ancora tutto perduto, anche se ti consiglio nuovamente di stare lontano da entrambi.
Può darsi che tu abbia paura di tagliare i ponti con loro, con Harry Potter soprattutto, so che può essere mentalmente instabile e addirittura violento, più della sorella, ma se ti preoccupa, o se hai individuato nel suo comportamento qualcos'altro che ti turba, insisto perché tu ne parli con Dolores Umbridge,una donna davvero deliziosa che, lo so, sarà solo felice di aiutarti.
Questo mi conduce al secondo consiglio. Come ho accennato prima, la direzione di Silente
a Hogwarts potrebbe ben presto finire. La tua fedeltà, Ron, non dovrebbe andare a lui, ma
alla scuola e al Ministero. Sono molto dispiaciuto di sapere che finora la professoressa
Umbridge incontra assai scarsa cooperazione da parte del corpo insegnanti quando invece
si sforza di apportare a Hogwarts quei necessari cambiamenti che il Ministero desidera
così ardentemente (anche se dovrebbe trovarlo più facile dalla prossima settimana: di
nuovo, leggi La Gazzetta del Profeta domani) Dirò solo questo: uno studente che ora si
dimostrasse volonteroso nell'aiutare la professoressa Umbridge potrebbe essere in
un'ottima posizione per diventare Caposcuola entro un paio d'anni!
Mi spiace di non essere riuscito a vederti di più durante l'estate. Mi addolora criticare i
nostri genitori, ma temo di non poter più vivere sotto il loro tetto finché continuano a
frequentare la folla pericolosa che attornia Silente. (Se scriverai a nostra madre, dille pure
che un certo Sturgis Podmore, che è grande amico di Silente, è stato appena spedito ad
Azkaban per essere entrato illegalmente nel Ministero. Forse questo aprirà loro gli occhi
sulla razza di criminali di basso rango con cui sono in confidenza al momento.) Mi ritengo
assai fortunato di essere sfuggito al marchio di promiscuità con questo genere di persone,
il Ministro non potrebbe davvero essere più benigno con me, e spero, Ron, che non permetterai ai legami familiari di renderti cieco davanti alla natura malaccorta delle convinzioni e delle azioni dei nostri genitori. Spero sinceramente che col tempo capiranno quanto si sono sbagliati e naturalmente quel giorno sarò pronto ad accettare le loro sincere scuse.
Per favore, rifletti con grandissima attenzione su quanto ti ho detto, soprattutto sulla parte che riguarda Harry  e Jamie Potter, e congratulazioni di nuovo per essere diventato prefetto.
Tuo fratello,
Percy
 
Jamie strinse i braccioli dalla poltrona e si alzò con uno sbuffo «Ma per favore», diede loro le spalle e si avvicinò alla finestra. Puntò gli occhi sulla capanna di Hagrid avvolta nel buio.“So che Dolores Umbridge si occuperà di lei”. Un brivido le percorse la schiena.
Harry alzò lo sguardo verso Ron. «Be'» disse con un sorriso«se vuoi, ehm» prese la lettera di Percy «che cosa?»  la rilesse «Oh, sì, 'tagliare i ponti' con me, giuro che non diventerò violento».
Ron tese la mano «Ridammela» ringhiò . «È»  strappò a metà la lettera «il più grosso» e la strappò in quattro, «idiota» e la strappò in otto, «del mondo». Gettò i pezzi nel fuoco.
«Andiamo, dobbiamo finire questa roba prima dell'alba» disse Ron a Harry, e trasse di nuovo a sé il foglio del tema per la professoressa Sinistra.
Hermione osservò Jamie, poi guardò Ron con una strana espressione. «Oh, datemeli qui» disse all'improvviso.
 «Cosa?» chiese Ron.
«Dateli a me, gli do un'occhiata e li correggo» si offrì lei.
«Sul serio? Ah, Hermione, tu ci salvi la vita» disse Ron. «Che cosa posso-?»
«Potete dire: 'Promettiamo di non fare mai più i compiti così in ritardo» allungò le mani per  prendere i temi, ma aveva l'aria divertita.
«Un milione di grazie, Hermione» mormorò Harry . Le diede il suo tema e si alzò dalla poltrona, strofinandosi gli occhi. Si avvicinò a Jamie e le diede un colpetto con la spalla «Se non ci vuoi andare dalla Umbridge potrei diventare psicotico e violento anche con lei»
Jamie accennò un sorriso.
 
Era mezzanotte passata e la sala comune era deserta, a parte loro quattro e Grattastinchi. Gli
unici rumori erano quelli della piuma di Hermione che cancellava frasi qua e là sui loro
temi, e il fruscio delle pagine mentre controllava varie informazioni nei libri sparsi sul tavolo. Jamie, accoccolata e infossata nella poltrona come un gatto, provava un senso di nausea e di vuoto allo stomaco, che niente aveva a che vedere con la stanchezza e tutto con la lettera che ormai si arricciava nera nel cuore del fuoco.
Un tuffo allo stomaco accompagnò il pensiero a Sirius; non gli avrebbe detto nulla della Umbridge, lui non doveva più muoversi da quella casa. L’articolo della Gazzetta l’aveva spaventata più di quel che pensava e non avrebbe sopportato se gli fosse accaduto qualcosa di male.
Jamie sbatté le palpebre. Aveva appena visto nel fuoco qualcosa che non avrebbe dovuto
esserci. Era comparsa in un lampo ed era sparita subito. Alzò la testa dal velluto rosso. Gli occhi ben aperti. Un secondo dopo, riappoggiò la testa al bracciolo della poltrona. Se l’era solo immaginato.
«Bene, ricopia questo» disse Hermione a Ron, spingendo verso di lui il suo tema e un foglio
coperto di frasi scritte da lei, «e poi aggiungi questa conclusione».
«Hermione, sei proprio la persona più meravigliosa che abbia mai conosciuto» rispose Ron  «e se sarò ancora sgarbato con te»
«saprò che sei tornato normale» concluse Hermione. «Harry, il tuo va bene, a parte questo pezzetto alla fine, credo che tu debba aver frainteso la professoressa Sinistra: Europa è coperta di ghiaccio, non di ghiaia» Jamie scivolò in ginocchio sul tappeto bruciacchiato e liso a fissare le fiamme. Hermione la guardò «Jamie?»
«Che hai?» chiese Harry
Ron la fissò con una smorfia perplessa «Ehm, perché sei lì per terra?»
 Jamie si avvicinò di più al camino «Ho appena visto la testa di Sirius nel fuoco»
«La testa di Sirius?» ripeté Hermione. «Intendi dire come quando voleva parlarvi durante il Torneo Tremaghi? Ma adesso non lo farebbe, sarebbe troppo...Sirius» Trattenne il fiato, fissando il fuoco. Ron lasciò cadere la piuma. Lì, al centro delle fiamme danzanti, c'era la testa di Sirius, coi lunghi capelli scuri che ricadevano attorno al viso sorridente.
«Cominciavo a pensare che sareste andati a letto prima che sparissero tutti gli altri» disse. «Ho controllato ogni ora».
«Sei comparso nel fuoco ogni ora?» chiese Harry con una mezza risata.
«Solo per qualche secondo, per vedere se c'era via libera».
«Ma qualcuno poteva vederti» disse Jamie, incapace di allontanare la preoccupazione di prima.
 «Be', credo che una ragazza,una del primo anno, a giudicare dall'aspetto, possa avermi
Intravisto»
Jamie si voltò verso le scale dei Dormitori femminili.
«Ma non ti preoccupare» aggiunse Sirius in fretta, vedendo che Jamie era già balzata in piedi, pronta ad andare a sfondare i dormitori del primo anno «appena si è voltata di nuovo a guardarmi sono sparito, e scommetto che ha pensato che fossi solo un ceppo dalla forma strana».
«Ma Sirius, è un rischio terribile-» cominciò Hermione.
«Infatti» disse Jamie tornando in ginocchio sul tappeto
«Santo cielo, che fine ha fatto la mia figlioccia?» rise Sirius «Sembri la personificazione di Molly» inclinò appena la testa  «È il solo modo che mi è venuto in mente per rispondere alla lettera di Harry senza ricorrere a un codice, i codici si possono decifrare».
Sentendo nominare la lettera di Harry, sia Hermione che Ron si voltarono a fissarlo.
«Non ci hai detto che avevi scritto a Sirius» protestò Hermione.
«Me ne sono dimenticato» rispose Harry
Jamie lo guardò con un sopracciglio alzato in un finto cipiglio sarcastico «Ah, l’incontro con Cho ti la lobotomizzato il cervello?»
Harry le tirò una gomitata «Piantala», sentì gli occhi di Hermione su di sé e si voltò verso di lei «Non guardarmi così, Hermione nessun altro poteva capirci qualcosa, vero, Sirius?»
«No, era scritta molto bene» confermò Sirius con un sorriso. «Comunque meglio sbrigarci, prima di venire interrotti: la cicatrice».
«Che cosa?-» cominciò Ron
 Hermione lo interruppe. «Te lo diciamo dopo. Vai avanti, Sirius».
«Be', so che può non essere divertente quando vi fa male, ma siamo convinti che non ci sia
niente di cui preoccuparsi sul serio. Vi ha fatto male per tutto l'anno scorso, vero?»
«Sì, e Silente ha detto che succedeva tutte le volte che Voldemort provava un'emozione intensa»
rispose Harry, ignorando, come al solito, le smorfie di Ron e Hermione. «Quindi forse, non so, era solo molto arrabbiato la sera che ho subito quella punizione».
«Be', adesso che è tornato vi farà male più spesso» disse Sirius.
«Quindi non credi che c'entri il fatto che la Umbridge ci ha toccato?» chiese Harry.
«Ne dubito» rispose Sirius. «La conosco di fama e sono sicuro che non è una Mangiamorte»
«È abbastanza orrida da poterlo essere» osservò Harry cupo, e Ron e Hermione annuirono con convinzione.
«è perversa e tremenda» disse Jamie, con voce atona.
«Sì, ma il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte» disse Sirius con un sorriso
ironico. «Lo so che è un brutto soggetto, però... dovreste sentire Remus quando parla di lei».
«Lupin la conosce?» Harry  ricordò i commenti della Umbridge sugli ibridi pericolosi, durante la prima lezione.
«No» rispose Sirius, «ma due anni fa lei ha presentato un progetto di legge anti-lupi mannari
che gli rende praticamente impossibile trovare lavoro».
Jamie emise un gemito sprezzante «La cosa non mi sorprende»
«Che cos'ha contro i lupi mannari?» s'infuriò Hermione.
«Paura, immagino» Sirius sorrise alla sua indignazione. «A quanto pare, detesta i semiumani; l'anno scorso ha anche condotto una campagna per far riunire e marchiare sirene e tritoni. Immagina un po', perdere tempo ed energie a perseguitare gli esseri marini quando ci sono delle nullità come Kreacher a piede libero».
Ron rise, ma Hermione parve turbata. «Sirius» lo rimproverò. «Sul serio, se facessi un piccolo sforzo con Kreacher, sono sicura che reagirebbe bene. Dopotutto tu sei l'unico membro della sua famiglia che gli rimane, e il professor Silente ha detto-»
«Allora, come sono le lezioni della Umbridge?» la interruppe Sirius. «Vi sta addestrando tutti a uccidere gli ibridi?»
«No» Harry, ignorò lo sguardo offeso di Hermione per essere stata interrotta nella sua difesa di Kreacher. «Non ci permette di usare la magia»
«Non facciamo altro che leggere quello stupido libro» disse Ron.
«Ah, be', i conti tornano» commentò Sirius. «Le nostre informazioni dall'interno del Ministero dicono che Caramell non vi vuole addestrati a combattere».
«Addestrati a combattere»Jamie emise un verso sprezzante «Che cosa crede che facciamo qui, che
formiamo una specie di esercito di maghi?»
«È proprio quello di cui è convinto» rispose Sirius, «o meglio, è proprio quello che teme che faccia Silente: formare il suo esercito personale col quale riuscirà a impossessarsi del Ministero della Magia».
Jamie rimase a bocca aperta, indecisa tra una risata e un gemito di sconforto.
Ci fu una pausa, poi Ron disse: «È la cosa più stupida che abbia mai sentito, incluse tutte le scemenze che spara quella Luna Lovegood».
Hermione drizzò la schiena e le sopracciglia svettarono in alto «Quindi ci viene impedito di imparare Difesa contro le Arti Oscure perché Caramell ha paura che useremo gli incantesimi contro il Ministero?» 
«Già» rispose Sirius. «Caramell è convinto che Silente non si fermerà davanti a nulla per prendere il potere. È sempre più ossessionato da Silente. È solo questione di tempo: lo farà arrestare con qualche accusa falsa».
Questo fece venire in mente a Harry la lettera di Percy. «Sai se ci sarà qualcosa su Silente sulla Gazzetta del Profeta di domani? Percy, il fratello di Ron, pensa di sì»
«Non so» disse Sirius. «Non ho visto nessuno dell'Ordine per tutto il finesettimana, sono tutti impegnati. Siamo rimasti solo io e Kreacher quaggiù.» C'era una chiara nota di amarezza nella sua voce.
Jamie sospirò, era questione di tempo prima che Sirius scoppiasse e uscisse di casa. Lei al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
«Quindi non hai notizie nemmeno di Hagrid?» chiese Harry
«Ah» fece Sirius, «be', doveva già essere di ritorno, nessuno sa che cosa gli è successo». Poi, vedendo i loro volti afflitti, si affrettò ad aggiungere: «Ma Silente non è in pensiero, quindi non agitatevi, voi, sono sicuro che Hagrid sta bene».
«Ma se doveva già essere tornato» disse Hermione con una vocina angosciata.
«Madame Maxime era con lui, ci siamo messi in contatto con lei e dice che si sono separati
nel viaggio di ritorno,ma niente lascia pensare che sia ferito o... be', niente suggerisce che
non sia perfettamente a posto».
Per nulla convinti, Harry, Jamie, Ron e Hermione si scambiarono sguardi preoccupati.
«Sentite, non andate in giro a fare troppe domande su Hagrid» aggiunse Sirius in fretta, «attirerete ancora di più l'attenzione sul fatto che non è tornato, e so che Silente non lo vuole. Hagrid è un duro, se la caverà». E poiché non sembravano sollevati, continuò: «Quand'è il vostro prossimo finesettimana a Hogsmeade, comunque? Stavo pensando che ce la siamo cavata con il travestimento da cane alla stazione, no? Pensavo che potrei-»
Jamie sgranò gli occhi «No» esclamò con Harry e Hermione in un coro molto forte.
«Sirius, non hai letto La Gazzetta del Profeta?» aggiunse Hermione, tesa.
«Oh, quella» rispose Sirius con un ghigno, «sono sempre lì che cercano di indovinare dove
mi trovo, non hanno il minimo indizio»
«Sì, ma questa volta forse ce l'hanno» obiettò Harry. «Qualcosa che Malfoy ha detto in treno ci ha fatto pensare che sapesse che eri tu, e suo padre era sul marciapiede ,sai, Lucius Malfoy,quindi non venire qui, per nessun motivo. Se Malfoy ti riconosce di nuovo-»
«D'accordo, d'accordo, ho capito». Il tono di Sirius era amaro «Era solo un'idea, pensavo che vi avrebbe fatto piacere stare un po' insieme».
«Certo che ci farebbe piacere, più di qualsiasi altra cosa» la voce di Jamie era ancora più angosciata di quella di Hermione «ma non vogliamo che ti spediscano di nuovo ad Azkaban.Ti prego, tu capisci,vero?»
Ci fu una pausa, durante la quale Sirius guardò Harry e Jamie dal fuoco, con una ruga verticale tra
gli occhi incavati.
«Siete meno simili a vostro padre di quanto pensassi» concluse, glaciale. «Il rischio sarebbe
stato il pepe per James».
Jamie spalancò la bocca a quelle parole «No, è solo che» boccheggiò «Ti prego»
«Senti» disse Harry.
«Be', è meglio che vada, sento Kreacher che scende le scale» lo interruppe Sirius. «Vi scrivo per dirvi un orario in cui posso tornare nel fuoco, allora, d'accordo? Se ve la sentite di rischiare» Si udì un minuscolo pop, e il punto in cui la testa di Sirius era apparsa fu di nuovo fiamma guizzante.
 
Il mattino dopo si aspettavano di dover setacciare La Gazzetta del Profeta di Hermione per trovare l'articolo menzionato da Percy nella lettera. Invece il gufo postale era appena decollato dal bordo della brocchetta del latte, quando Hermione sobbalzò e spiegò il giornale sul tavolo, rivelando la grande fotografia di una sorridente Dolores Umbridge, che sbatteva lentamente le ciglia sotto il titolo di prima pagina.
IL MINISTERO RIFORMA L'ISTRUZIONE
DOLORES UMBRIDGE NOMINATA
PRIMO 1NQUISITORE SUPREMO
«La Umbridge 'Inquisitore Supremo?» Harry, lasciò la fetta di pane tostato mangiata a metà. «E che cosa vorrebbe dire?»
Hermione lesse ad alta voce:
Ieri sera, con una mossa a sorpresa, il Ministero della Magia ha approvato un decreto
legge che gli attribuisce un controllo senza precedenti sulla Scuola di Magia e Stregoneria
di Hogwarts.
«Il Ministro da qualche tempo manifesta un certo disagio riguardo alle vicende di
Hogwarts» ha dichiarato l'Assistente Percy Weasley. «Questa è la risposta alle istanze
espresse da genitori preoccupati che la scuola prenda una direzione che non approvano».
Non è la prima volta nelle ultime settimane che il Ministro Cornelius Caramell adotta
nuove leggi per apportare miglioramenti alla Scuola di Magia. Lo scorso 30 agosto è stato
approvato il Decreto Didattico Numero Ventidue, secondo il quale, nel caso in cui l'attuale
Preside non sia in grado di presentare un candidato per un posto di docente, il Ministero ha
facoltà di selezionare la persona più indicata. «È così che Dolores Umbridge ha ricevuto
l'incarico di insegnante a Hogwarts» ha dichiarato Weasley ieri sera. «Silente non è
riuscito a trovare nessuno, perciò il Ministro ha nominato la Umbridge, che naturalmente
ha ottenuto un successo immediato...»
Jamie aveva un espressione di terrore e disgusto in faccia.
«Ha ottenuto che cosa?» disse Harry, a voce molto alta.
«Aspetta, c'è dell'altro» disse Hermione. «un successo immediato, rivoluzionando totalmente l'insegnamento di Difesa contro le Arti Oscure e fornendo al Ministro un riscontro sul campo riguardo a ciò che succede davvero a Hogwarts.
È quest'ultima funzione che il Ministero ha formalizzato approvando il Decreto Didattico
Numero Ventitré, che istituisce la nuova figura di Inquisitore Supremo di Hogwarts.
“È una nuova, entusiasmante fase del piano ministeriale per affrontare quello che qualcuno
definisce calo degli standard a Hogwarts” ha dichiarato Weasley. “L'Inquisitore avrà la
facoltà di sottoporre a verifica i suoi colleghi insegnanti e assicurarsi che siano all'altezza
del loro compito. Il posto è stato offerto alla professoressa Umbridge in aggiunta alla sua
cattedra e siamo lieti di annunciare che lei ha accettato”.
La nuova strategia del Ministero ha ottenuto il favore entusiastico di genitori e studenti di
Hogwarts.
“Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a una giusta e
imparziale valutazione” ha dichiarato ieri sera il signor Lucius Malfoy (41 anni) dalla sua
villa di campagna nel Wiltshire. “Molti di noi che abbiamo a cuore l'interesse dei nostri
figli siamo preoccupati da alcune eccentriche decisioni prese da Silente negli ultimi anni, e
siamo felici che il Ministro stia tenendo d'occhio la situazione”.
Tra queste eccentriche decisioni ci sono senza dubbio le controverse assunzioni di
personale precedentemente descritte su queste pagine, che hanno visto l'ingaggio del
licantropo Remus Lupin, del mezzogigante Rubeus Hagrid e del visionario ex Auror
'Malocchio' Moody.
Secondo molte voci, Albus Silente, ex Supremo Pezzo Grosso della Confederazione
Internazionale dei Maghi ed ex Stregone Capo del Wizengamot, non sarebbe più all'altezza
del compito di gestire la prestigiosa scuola di Hogwarts.
“Ritengo che l'istituzione dell'Inquisitore sia un primo passo verso la garanzia che a capo
di Hogwarts ci sia un preside nel quale tutti noi possiamo riporre la nostra fiducia” ha
dichiarato un membro del Ministero ieri sera.
I membri anziani del Wizengamot Griselda Marchbanks e Tiberius Ogden hanno dato le
dimissioni in segno di protesta contro l'introduzione della carica di Inquisitore a Hogwarts.
“Hogwarts è una scuola, non una succursale dell'ufficio di Cornelius Caramell” ha detto
Madama Marchbanks. “Questo è un ulteriore, disgustoso tentativo di gettare discredito su
Albus Silente”.
(Per un completo approfondimento sui presunti legami di Madama Marchbanks con gruppi
sovversivi di goblin, vedi a pagina 17).
Hermione alzò lo sguardo. «Così ora sappiamo come ci è capitata la Umbridge. Caramell ha approvato un 'Decreto Didattico' e ce l'ha scaricata addosso. E adesso le ha dato il potere di giudicare gli altri insegnanti» Hermione respirava affannata e i suoi occhi mandavano lampi. «Non ci posso credere. È uno scandalo»
Jamie picchiò la fronte sul tavolo «e io devo anche farle da assistente»
Hermione si voltò verso di lei e l’indignazione per l’articolo sparì «Quando cominci?»  
«Oggi, devo andare da lei prima delle lezioni»
«Meglio che ti sbrighi allora» le consigliò Hermione «Se arrivi in ritardo potrebbe arrabbiarsi»
Harry gettò la mezza fetta di pane tostato nel piatto «Vuoi che venga con te?» fece per alzarsi.
Hermione lasciò cadere il giornale sul tavolo «Harry, smettila. Non puoi accompagnarla ogni volta che dovrà andare dalla Umbridge»
«Ha ragione» Jamie si alzò dalla panca «Me la cavo, tranquillo» e si diresse fuori dalla Sala Grande.
 
Bussò alla porta del suo ufficio ed entrò «Buongiorno, signorina Potter» la salutò la professoressa Umbridge, era seduta alla scrivania, una tazza di tè fumante davanti a lei.
«’Giorno, professoressa» Jamie tentò di sorridere, ma gli angoli della bocca erano come pietrificati.
«Prego cara, si sieda» con un gesto le indicò la sedia davanti ala scrivania.
Jamie si sedette e congiunse le mani in grembo, nella posa che lei considerava da perfetta alunna modello con un manico di scopa nella schiena ma che la Umbridge avrebbe senza dubbio apprezzato «Vorrei chiederle una cosa, se possibile»
«Ma certo» disse la Umbridge con un sorriso «Una tazza di tè?» appoggiò le dita tozze sul manico della teiera.
«No, grazie». La Umbridge tolse la mano dalla teiera e le sue labbra si strinsero per un istante, poi tornò a sorridere. «Volevo chiederle dei, ehm, chiarimenti su quello che dovrei fare»
«Qualcosa non è chiaro?». Jamie fu sicura di notare una sfumatura di gretta ilarità nel solito tono zuccheroso.
«Beh, nella lettera non è spiegato per quante ore io dovrei essere a sua disposizione, voglio dire...dovrò seguire le lezioni e fare i compiti»
«Ma certo cara, il Ministero non vuole certo interferire con la sua istruzione. Non le verrà tolto tempo per svolgere i compiti e naturalmente seguirà le lezioni con regolarità. Non potrei mai permettere che uno dei miei studenti trascuri gli studi» , il suo discorso suonava quasi convincente, se Jamie non avesse già capito che tipo di donna era, avrebbe potuto cascarci. «Tutto quello che le si chiede è un po’ del suo tempo libero per aiutarmi a svolgere delle faccende e vedrà, ci faremo delle belle chiacchierate» la Umbridge posò di nuovo le dita tozze attorno al manico della teiera «Sicura di non volere del tè?»
«Ehm, no ho già fatto colazione, grazie»
«Bene» le labbra della Umbridge si strinsero di nuovo e lasciò la teiera «Venga da me stasera dopo le lezioni, parleremo meglio e potremo fare due chiacchiere con più calma»
«Credevo dovesse essere una punizione»
«Certo, cara, ma il ministero tiene che sia anche educativa, perché l’incidente di questa estate non si ripeta e perché lei venga riportata sulla retta via.» la campanella suonò «Ora vada, cara, o farà tardi a lezione»
«Arrivederci» disse Jamie uscendo dalla porta
«Ah ah» la Umbridge alzò il dito «Arrivederci cosa, signorina Potter?»
«Arrivederci professoressa»  Jamie si sforzò di sorridere mentre sulle labbra premeva una smorfia di disgusto
La Umbridge sorrise «Così è molto meglio, non trova?»
Jamie non rispose e chiuse la porta dietro di sé, quando fu al riparo dalla sguardo della Umbridge, chiuse gli occhi e tirò un sospiro di sollievo. Avrebbe tanto voluto leccare i piedi a Caramell durante l’Udienza pur di evitare la compagnia di quella donna orribile.
 
Dopo pranzo, ebbero una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, entrati in classe, Harry e Ron, raccontarono a Jamie Hermione e Gabriel, quello che era successo a Divinazione, durante la verifica della Cooman.
«Via le bacchette» ingiunse la Umbridge con un sorriso e coloro che erano stati tanto ottimisti da estrarle le rimisero tristi in borsa. «Poiché abbiamo finito il Capitolo Uno la scorsa lezione, vorrei
che andaste a pagina diciannove e cominciaste il Capitolo Due, 'Comuni teorie difensive e
loro derivazione'. Non ci sarà bisogno di parlare».
Compiaciuta, si sedette alla cattedra. La classe emise un profondo sospiro mentre in un sol gesto andava a pagina diciannove. Jamie  si chiese affranta se nel libro c'erano abbastanza
capitoli per tenerli occupati tutto l'anno, e stava per controllare l'indice quando notò che
Hermione aveva di nuovo la mano alzata.
Anche la professoressa Umbridge l'aveva notato, e non solo: sembrava che avesse elaborato una strategia per affrontare una simile eventualità. Invece di fingere di non aver visto Hermione, si alzò e aggirò la prima fila di banchi finché non si trovò faccia a faccia con lei,poi si chinò e sussurrò, in modo che gli altri non sentissero: «Che cosa c'è stavolta, signorina Granger?»
«Ho già letto il Capitolo Due» disse Hermione.
«Bene, allora vada al Tre».
«Ho letto anche quello. Ho letto tutto il libro».
La Umbridge sbatté le ciglia, ma recuperò il controllo quasi all'istante. «Bene, allora sarà in grado di dirmi che cosa dice Slinkhard sulle controfatture nel Capitolo Quindici».
«Dice che 'controfatture' è un nome improprio» rispose Hermione «Dice che 'controfatture' è solo il nome che la gente dà alle proprie fatture per renderle più accettabili».
La professoressa Umbridge inarcò le sopracciglia e Jamie vide che era impressionata suo
malgrado.
«Ma io non sono d'accordo» riprese Hermione.
Le sopracciglia della Umbridge s'inarcarono ancora di più e il suo sguardo si fece più freddo. «Lei non è d'accordo?»
«Infatti» Hermione al contrario della Umbridge non stava sussurrando ma parlava con un tono limpido e chiaro, attirando l'attenzione del resto della classe. «Slinkhard non apprezza le fatture, ma io ritengo che possano essere molto utili se usate per difendersi».
«Oh, davvero?» disse la Umbridge, dimenticando di sussurrare. Si raddrizzò «Be', temo che sia l'opinione di Slinkhard a contare per la classe, e non la sua, signorina Granger».
«Ma-»
«Basta così» disse la Umbridge. Tornò al suo posto e fronteggiò la classe; tutta la gaiezza di cui aveva fatto mostra all'inizio della lezione era sparita. «Signorina Granger, ho deciso di togliere cinque punti alla Casa di Grifondoro».
Ci fu un mormorio diffuso.
«E perché?» chiese con rabbia Harry.
Jamie trattenne il respiro e chiuse gli occhi, come se stesse aspettando una catastrofe inevitabile.
«Non t'immischiare, Harry» bisbigliò Hermione.
«Per aver interrotto la mia lezione con inutili considerazioni» spiegò dolcemente la professoressa Umbridge. «Io sono qui per insegnarvi a utilizzare un metodo approvato dal Ministero, il quale non prevede che gli studenti esprimano la loro opinione su questioni che comprendono assai poco. I vostri precedenti insegnanti forse vi hanno concesso maggiori licenze, ma poiché nessuno di loro avrebbe superato un'ispezione ministeriale, con la sola possibile eccezione del professor Raptor, che almeno pare essersi limitato a temi appropriati alla vostra età»
 «Sì, Raptor era un grande insegnante» disse Harry ad alta voce, «peccato per quel piccolo difetto di avere Lord Voldemort che gli spuntava dalla nuca».
L'affermazione fu seguita da uno dei silenzi più fragorosi che Jamie avesse mai sentito. Anche a lei mancò il respiro.
«Signorina Potter?» la Umbridge la guardò e Jamie sussultò nel sentire il suo nome «Cosa crede che dovrebbe meritare il signor Potter per la sua impudenza?». L’aula rumoreggiò di bisbiglii.
Jamie boccheggiò e si guardò intorno, incredula e spaesata «C-come, scusi?»
La Umbridge sorrise viscida « Cosa crede che dovrebbe meritare il signor Potter per la sua impudenza?»
Jamie guardò Gabriel con terrore, lui le prese la mano sotto il banco e puntò lo sguardo sulla Umbridge «Da quando sono gli studenti a decidere le punizioni?»
«Lei non ha la mano alzata, signor Asbury»
Gabriel la fece scattare in alto e la Umbridge la ignorò come aveva fatto alla prima lezione  «Allora, signorina Potter?» parlò con tono glaciale.
Jamie sussultò di nuovo «Ehm» si sistemò una ciocca dietro le orecchie «Forse, cinque punti in meno?»
 La Umbridge dondolò sui talloni, le mani dietro la schiena «Ritenti ancora cara» disse con un sorriso che a Jamie provocò un ondata di nausea.
Chiuse il pugno sul banco e le mancò poco a digrignare i denti come una tigre in gabbia «Non è compito mio decidere, se voleva un parere gliel’ho appena dato»
«Oh, ma è qui che si sbaglia signorina Potter» la Umbridge si avvicinò al suo banco «Vede, essendo lei mia assistente questo è uno dei suoi compiti» si chinò su di lei «E come mia assistente non deve manifestare il suo pensiero, ma il mio» disse quest’ultima frase in un sibilo isterico e acuto. Si alzò dal banco «Allora, signorina Potter?» tornò a girare per la classe e le diede le spalle «Stiamo aspettando»
Jamie guardò Harry e lui alzò le spalle con sguardo cupo «Dillo» sussurrò.
Jamie si passò una mano sulla fronte e deglutì «Una punizione, suppongo»
La Umbridge si voltò verso di lei con un ampio sorriso «Vede che non era così difficile? Anche lei in fondo sapeva quali erano le giuste conseguenze, dopo quello che ha detto il signor Potter» si avvicinò a loro «La prossima volta faremo di meglio, vero?» le sorrise zuccherosa, poi guardò Harry «Una settimana di punizione allora, signor Potter» disse con tono gelido. «E,Signorina Potter, la pregherei di essere presente» disse mielosa «Se non le dispiace avremo bisogno anche di lei»
«Ma, professoressa non...non posso venire tutta la settimana, ho gli allenamenti di Quidditch» disse Jamie «Aveva detto che non avrebbe tolto del tempo a-»
«Ai compiti, signorina Potter, ai compiti. Il Quidditch non è un compito, né un obbligo ma un divertimento» i suoi occhi si strinsero «E come tali non devono essere rispettati da un provvedimento»
 
La sera, bussarono entrambi all’Ufficio della Umbridge. Harry fu fatto sedere al solito tavolo. «Signorina Potter, fornisca la piuma a suo fratello, cara, le spiace?» le tese la piuma.
 Jamie la prese, brusca dalle mani della Umbridge e con la mano che tremava appena, la passò a Harry. «Io cosa devo fare?»
«Ho molti compiti da correggere e le mie valutazioni da esaminare» disse la Umbridge con la testa già china sui fogli «stia lì a controllare suo fratello per me, le spiace?»
Jamie restò a bocca aperta «Io no- non posso aiutare lei?»
La Umbridge la guardò con un sorriso «Oh cara, ma lo fa, controllando il signor Potter»
«Ma non può controllarlo come ha fatto la scorsa punizione?»
Le labbra della Umbridge si strinsero «Signorina Potter, disertare la mia prima richiesta non è il modo migliore per iniziare il nostro rapporto» disse con tono più isterico « non crede?» e riacquistò il solito tono mieloso.
Jamie si voltò verso Harry e restò lì, in silenzio accanto a lui, gli mise una mano sulla spalla, d’istinto «Senza interagire con lui, signorina Potter, non deve dargli alcun conforto. Guardi e basta»
Jamie non lasciò la spalla di Harry «E questo lo ritiene istruttivo?» disse in un sibilo sprezzante.
«Faccia silenzio signorina Potter, o distrarrà suo fratello dalla punizione» la Umbridge sorrise «Ora lo lasci, forza»
Jamie smise di stringere la spalla di Harry e si voltò verso di lui, angosciata.
«Lascia perdere» le disse lui e iniziò a scrivere. Jamie vide le scritte comparire in rosso sulla  pergamena e il taglio sulla mano di Harry riaprirsi, il sangue colò sulla pergamena, l’espressione di Harry era tesa e soffrente. Jamie incrociò le braccia e distolse lo sguardo su un quarto di tappezzeria rosa davanti alla testa di Harry. Le mani le prudevano «Signorina Potter, non si distragga» la voce della Umbridge aumentò quel prurito.
 
Jamie si voltò e la vide sorriderle in modo inquietante, prese un grosso respiro e tornò a guardare la pergamena.
 Dopo mezz’ora, la Umbridge le chiese : «Come sta andando, Signorina Potter?»
«Ha scritto più o meno cento volte»
«Controlli la mano per favore, cara»
Jamie chiuse gli occhi per un istante e fece un profondo sospiro, prese la mano di Harry tra le proprie; la scritta: Non devo dire bugie, luccicava rossa contornata da gonfiore sul dorso. Jamie represse un’ondata di odio e disprezzo per quella donna «La scritta è incisa e rossa, e» deglutì «e la mano è gonfia»
«è profondo?»
«Sì»
«Bene» sorrise la Umbridge «continui signor Potter»
 
A fine serata, quando Harry venne congedato, la Umbridge volle che Jamie si trattenesse «Bene, signorina Potter, ora possiamo discutere sui particolari del suo compito»
Jamie si sedette come la prima volta,  davanti alla scrivania, troppo nauseata per dire qualcosa.
«Voglio che lei venga qui ogni sera dopocena per un’ora. Questo sarà sufficiente per non intaccare i suoi studi»
«D’accordo» acconsentì Jamie « Ma quando ho gli allenamenti sarà possibile-»
«Se se lo meriterà, cara. Ogni cosa va guadagnata»
Jamie ebbe l’impulso di saltarle addosso e sbranarla come se si stesse trasformando in un lupo mannaro. «Bene» .doveva uscire da lì. «Sono stanca, posso andare?»
La Umbridge sorrise come se se la ridesse sotto i baffi «Vada pure, cara. È già tardi», così la congedò.
E Jamie fuori da quell’ufficio ebbe l’impulso di piazzarle dei fuochi esplosivi fuori dalla porta.


Tana del camaleonte: 

llamado: chiamato
Hoy: oggi
Bùho: gufo

Per qualsiasi parola sbagliata correggetemi pure :)



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Alzi la mano che vuole la morte della Umbridge più di quella di Voldemort xd


Dunque, piccolo aspetto tecnico che mi ha fatto sentire la mancanza delle note a piè di pagina...le citazioni sui personaggi del mondo magico, non ho potuto fare a meno di metterle di fianco tra parentesi per paura che si perdesse la battuta, (anche se la cosa non mi fa impazzire), ma se le preferite, messe in fondo, o prima del capitolo, fatemelo sapere, perchè so che magari possono infastidire la lettura.
Come avete visto, le cose tra Jamie e Gabriel, si sono sistemate per il meglio, e nel prossimo capitolo si comincerà a parlare di E.S.

Alla Prossima,

Eltanin

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Capitolo 10
*** In cui si cerca un nomignolo per Gabriel ***


Ciao ragazzi,
Auguri a tutte le mamme del mondo *-*
Grazie a chi continua a leggere questa storia e a chi la recensisce, ma prima di lasciarvi alla lettura vi posto qua una piccola nota, che forse vi servirà in un punto del capitolo :)
BabaJaga: megera russa che viveva in una casa dalle zampe di gallina gigantesche. Famosa per la sua dieta a base di bambini, che regolarmente consumava a colazione e presumibilmente anche a pranzo e per il tè delle cinque.


Buona lettura!








La parte peggiore di quella seconda settimana di punizione fu la reazione di Angelina. Li bloccò appena arrivò al tavolo di Grifondoro per la colazione di martedì mattina e urlò così forte che la professoressa McGranitt si alzò dal tavolo degli insegnanti e venne verso di loro.
«Signorina Johnson, come osi fare un tale baccano nella Sala Grande? Cinque punti in meno
per Grifondoro»
«Ma professoressa, si sono fatti punire di nuovo»
La McGranitt si voltò verso di loro «Che cosa significa?» chiese con voce tagliente. «Una punizione? E da chi?»
«Dalla professoressa Umbridge»  Harry evitò gli occhi della McGranitt, fiammeggianti dietro le lenti quadrate.
«Mi stai dicendo» abbassò la voce perché il gruppo curioso dei Corvonero alle loro spalle non sentisse, «che dopo i miei avvertimenti di lunedì scorso hai di nuovo perso la calma durante la lezione della professoressa Umbridge?»
«Sì» mormorò Harry al pavimento.
La McGranitt guardò Jamie «Potter, mi aspettavo che almeno tu-»
Jamie lasciò cadere un biscotto zuppo nel caffè latte «La mia non è proprio una punizione, professoressa»
«Cosa intendi dire?»
«è il provvedimento del Ministero per quello che è successo questa estate»
«Spiegati meglio»
«Devo, ehm, devo assistere la professoressa Umbridge»
«Potter» la McGranitt boccheggiò nel totale sconcerto e Jamie per un attimo temette che fosse sul punto di abbracciarla per la disperazione, poi si sistemò gli occhiali e il suo tono di voce era di nuovo fermo: «E quindi non ti permette di partecipare agli allenamenti, ho capito bene?»
«Ehm, sì. Dice che devo guadagnarmeli»
La McGranitt strinse le labbra e annuì «Potter, tu ti presenterai regolarmente agli allenamenti»
«Ma-»
«Alla professoressa Umbridge parlerò io» disse la McGranitt, poi guardò Harry «Altri cinque punti in meno per Grifondoro»
«M-cosa? Professoressa, no» Harry balzò in piedi «Sono già stato punito da lei. Perché ci toglie altri punti?»
«Perché la punizione non sembra sortire alcun effetto su di te» rispose aspra la McGranitt. «Non un'altra parola, Potter. E quanto a te, signorina Johnson, limita le urla al campo di Quidditch, o rischierai il posto di Capitano» La professoressa McGranitt tornò al tavolo degli insegnanti.
Harry si lasciò cadere sulla panca accanto a Ron, furioso.
«Ha tolto punti a Grifondoro perché mi faccio squarciare la mano tutte le sere. Ma ti sembra
giusto?»
«Lo so» disse Ron solidale, mettendo della pancetta nel piatto di Harry, «è fuori di testa».
Harry pugnalò una fetta di pancetta con la forchetta «Bè, almeno tu non devi più saltare gli allenamenti»
«Hmm, non so se la McGranitt potrà convincerla»
«Comunque è semplicemente orribile che ti faccia assistere alla punizione di Harry» Hermione alzò gli occhi dal giornale «questa è pura cattiveria»
«Ma non mi dire» col cucchiaio ripescò la poltiglia di biscotto dal fondo della tazza.
«Se ti fossi comportata bene durante l’udienza ora non dovresti-»
Jamie inclinò il cucchiaio e con un “plop” la poltiglia affondò, inghiottita dal caffèlatte «Hermione, per favore, abbi pietà»
Hermione si limitò a sfogliare la sua Gazzetta del Profeta e non disse nulla.
«Secondo te la McGranitt ha ragione, vero?» chiese con rabbia Harry alla foto di Cornelius Caramell che le nascondeva la faccia.
«Avrei voluto che non ci togliesse dei punti, ma credo che abbia ragione a dirti di non perdere la calma con la Umbridge» disse la voce di Hermione, mentre Caramell gesticolava con energia dalla prima pagina, impegnato in un discorso ufficiale.
 
Quando entrarono nell'aula di Trasfigurazione la professoressa Umbridge e la sua tavoletta erano su una sedia nell'angolo.
«Ottimo» sussurrò Ron, mentre sedevano ai soliti posti. «Ora la Umbridge avrà il fatto suo».
La professoressa McGranitt entrò nell'aula con passo deciso, senza mostrare di aver notato
la presenza della Umbridge.
«Basta così» disse, e il silenzio fu istantaneo. «Finnigan, vuoi venire qui e distribuire i compiti? Brown, prendi questa scatola di topi» Lavanda emise un piccolo strillo «Non essere sciocca, ragazza, non ti faranno niente. Danne uno per ciascuno» e Jamie con un gemito picchiò la testa sulla spalla di Ron.
«Hem, hem» fece la professoressa Umbridge, con la stessa tossetta sciocca che aveva usato per interrompere Silente la prima sera. La McGranitt la ignorò. Seamus restituì il compito a Jamie, che lo prese e gli sorrise. Guardò il suo compitò e vide con sollievo che almeno quella volta aveva preso 'A'.
«Bene, ascoltate tutti... Dean Thomas, se fai di nuovo quella cosa al topo ti metto in punizione... siete riusciti quasi tutti a far Evanescere le lumache, e anche coloro che hanno lasciato indietro un certo quantitativo di guscio hanno afferrato l'essenza dell'incantesimo. Oggi ci-»
«Hem, hem» tossì la professoressa Umbridge.
«Sì?» la McGranitt si voltò, le sopracciglia così vicine che sembravano formare un'unica linea severa.
«Mi stavo chiedendo, professoressa, se avesse ricevuto il mio biglietto con la data e l'ora dell'ispe-»
 «Certo che sì, o le avrei chiesto che cosa ci fa nella mia classe» la professoressa McGranitt, voltò con decisione le spalle alla Umbridge. Jamie sorrise, a bocca aperta. Molti studenti si scambiarono sguardi di gioia. «Stavo dicendo,oggi ci eserciteremo sulla sparizione, nel complesso più difficile, del topo. Ora, l'Incantesimo Evanescente-»
«Hem, hem».
«Mi domando» disse la professoressa McGranitt con rabbia gelida, voltandosi verso la Umbridge, «come pretende di farsi un'idea dei miei abituali metodi di insegnamento se continua a interrompermi. Vede, di regola non permetto a nessuno di parlare mentre parlo io».
Per la professoressa Umbridge fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Non disse nulla, ma lisciò la pergamena sulla tavoletta e cominciò a scrivere furiosamente.
Jamie guardò la McGranitt con la stessa ammirazione  con cui alla coppa di Quidditch aveva osservato Clara Ivanova, e si sarebbe anche messa ad applaudire con lo stesso entusiasmo se non fosse stato fuori luogo.
Con somma noncuranza, la professoressa McGranitt si rivolse di nuovo alla classe. «Come dicevo, quanto più è complesso l'animale da far sparire, tanto più difficile diventa l'Incantesimo Evanescente. La lumaca, in quanto invertebrato, non pone problemi particolari; il topo, in quanto mammifero, rappresenta una sfida più ardua. Quindi questa non è magia che si possa eseguire con il pensiero rivolto alla cena. Allora: conoscete l'incantesimo, vediamo che cosa sapete fare»
«E fa la predica a me perché perdo la calma con la Umbridge» mormorò Harry a Ron con un sorriso
La Umbridge non seguì la McGranitt in giro per l'aula come aveva fatto con la Cooman; forse capì che la McGranitt non gliel'avrebbe permesso. Tuttavia prese molti più appunti, seduta nel suo angolo, e quando la McGranitt annunciò la fine della lezione, si alzò con aria lugubre.
«Be', è un buon inizio» Ron sollevò una lunga coda di topo che si agitava e la rimise nella scatola con cui Lavanda stava passando.
Mentre uscivano dall'aula, Harry vide che la professoressa Umbridge si avvicinava alla cattedra; diede di gomito a Ron, che diede di gomito a Hermione che a sua volta diede di gomito a Jamie, e tutti e quattro rimasero indietro per origliare.
«Da quanto tempo insegna a Hogwarts?» domandò la Umbridge.
«Trentanove anni il prossimo dicembre» La McGranitt chiuse con uno scatto la sua borsa.
La Umbridge prese un appunto.
«Molto bene» disse, «riceverà i risultati della mia ispezione tra dieci giorni».
«Non vedo l'ora» rispose  in tono indifferente «Ah, professoressa Umbridge, le spiace aspettare due minuti?» disse la McGranitt con un cipiglio tutt’altro che gentile. Lanciò un’occhiata al quartetto e loro capirono di dover uscire.
«Ora la McGranitt la metterà a posto» Ron diede una pacca sulla spalla a Jamie «Vedrai che ti farà giocare a Quidditch»
«Forse, ma si metterà nei guai. La Umbridge non apprezzerà un intromissione»
«Le ci vorrà ben di più per poter cacciare la McGranitt» disse Hermione «E nella lettera era scritto che il provvedimento non doveva interferire con la tua vita scolastica. Per quanto non mi piaccia, il Quidditch è comunque ritenuto un attività scolastica, facoltativa, ma scolastica, tanto che da dei crediti»
 
Durante l’intervallo, Jamie si allontanò dagli altri e bussò all’ufficio della McGranitt. «Avanti»
Jamie aprì la porta «Posso, professoressa?»
La McGranitt la guardò dalla scrivania «Siediti, Potter»
«Grazie» Jamie prese posto di fronte a lei.
«È successo, qualcosa?» chiese la McGranitt con le sopracciglia che svettavano in alto e una nota di preoccupazione nella voce.
«No, no» Jamie incrociò le braccia «Volevo solo parlarle di questa cosa...di fare l’assistente alla Umbridge»
La McGranitt s’irrigidì «Dimmi, Potter»
«Tutti sanno che è successo?» sfregò le mani sulle braccia «Intendo, fuori dalla scuola...a Londra»
La McGranitt strinse le labbra, poi la ruga in mezzo alla fronte si distese «Prendi un biscotto, Potter» le indicò con la mano una scatola blu piena di biscotti glassati.
Jamie prese un biscotto con la glassa bianca «Grazie».
«Silente ha voluto che» la McGranitt indugiò per un istante «Felpato non ne venisse a conoscenza»
Jamie che stava per mordere il biscotto, si fermò e restò a bocca aperta «E come ci è riuscito? Voglio dire...lui vive lì e...»
«Semplicemente, c’è stato il passaparola» disse la McGranitt «Abbiamo modi per comunicare anche singolarmente»
Jamie annuì e morse il biscotto «E crede che anche Piton lo farà?». Se Sirius lo fosse venuto a sapere da un commento sprezzante di Piton sarebbe stato ancora peggio.
Il cipiglio si fece severo «Il professor Piton, Potter», poi la voce della McGranitt si fece meno dura «Non disobbedirà a un ordine di Silente»
«Hmm» Jamie non si tranquillizzò del tutto, ricordava bene come Piton aveva fatto sapere a tutti di Lupin. «Bene, grazie professoressa» si alzò dalla sedia «Buona giornata» si diresse verso la porta, aveva già una mano sulla maniglia quando la voce della McGranitt la fece voltare: «Potter, hai già abbastanza problemi, non preoccuparti anche per lui. Sa badare a sé stesso».
Jamie annuì «Arrivederci, professoressa»
 
A lezione di Cura delle Creature Magiche, incontrarono di nuovo la professoressa Umbridge, che verificò la Caporal e Harry si beccò un’altra sera di punizione, con sommo disappunto di Hermione e Jamie.
La sera, la punizione si ripeté come la volta precedente e Jamie fu di nuovo costretta a guardare la mano di Harry sanguinare sempre di più a ogni lettera incisa. Se la Umbridge riteneva di spaventarla o di educarla in quel modo perverso si sbagliava di grosso. Avrebbe trovato il modo di distruggerla prima o poi.
Di nuovo, la Umbridge le chiese di trattenersi qualche minuto in più. «Sa, signorina Potter, credevo di averle spiegato perché non volevo che venissero modificati gli orari per gli allenamenti di Quidditch» l’espressione della Umbridge era di zuccherosa ferocia «e credevo che avesse capito che lo facevo solo nel suo interesse. Non va bene che qualcuno si pieghi sempre a ogni suo capriccio». Jamie si aspettò che le infliggesse una punizione o altro «Ciò nonostante mi è stato fatto notare che il Quidditch è considerato attività scolastica, anche se facoltativa»
Il cuore di Jamie ebbe un piccolo tuffo per la sorpresa «Quindi quando avrò gli allenamenti posso...?»
«Sì, ma verrà qui due ore anziché una e quando avrà gli allenamenti verrà qui un’ ora prima da me»
Jamie accettò con sollievo quelle condizioni, e si appuntò di impegnarsi molto di più in Trasfigurazione da quel momento in avanti.
In Sala Comune trovò Harry, Ron e Hermione ad aspettarla. Harry aveva la mano immersa in quello che sembrava essenza di Purvincolo.
«Stavamo dicendo che dovreste protestare» disse Ron
«E io dicevo che era inutile» replicò Harry in tono piatto.
«La McGranitt diventerebbe matta se sapesse»
«Sì, probabilmente sì» Jamie si sdraiò sul divano «E quanto pensi che ci metterebbe la Umbridge a far passare un altro decreto per cui chiunque critichi l'Inquisitore Supremo viene licenziato all'istante? Si è già esposta un sacco oggi per me»
Ron aprì la bocca per ribattere ma non emise alcun suono, e dopo un momento la richiuse, sconfitto.
«È una donna tremenda» disse Hermione con voce flebile. «Tremenda. Dobbiamo fare qualcosa».
«Io ho suggerito il veleno» borbottò cupo Ron.
«Buona idea» disse Jamie «Aconito, sangue di vipera, semi di mela, cosa preferite?»
Hermione le scoccò un’occhiataccia «Intendo qualcosa per il fatto che è una pessima insegnante, e che da lei non impareremo nulla sulla Difesa»
«E che cosa possiamo fare?» Ron sbadigliò. «È troppo tardi, no? Il posto ce l'ha, e nessuno glielo toglie. Garantisce Caramell».
«Be'» azzardò Hermione. «Ci stavo pensando oggi» lanciò a Harry un'occhiata nervosa e proseguì. «Pensavo... forse è ora che cominciamo a fare da soli».
Jamie alzò la testa dal divano e la guardò incuriosita.
«Fare da soli cosa?» chiese Harry in tono sospettoso, la mano immersa nella soluzione di tentacoli di Purvincolo.
«Imparare da soli la Difesa contro le Arti Oscure» rispose Hermione.
«Scordatelo» gemette Ron. «Vuoi darci altro lavoro? Ti rendi conto che Harry e io siamo di nuovo indietro con i compiti ed è solo la seconda settimana?»
«Ma questo è molto più importante dei compiti» esclamò Hermione.
Harry, Jamie e Ron sgranarono gli occhi.
«Non pensavo che nell'universo ci fosse qualcosa di più importante dei compiti» disse Ron.
«Non fare lo scemo» lo rimbeccò Hermione, e Harry notò, con un cupo presentimento, che il suo volto era illuminato dallo stesso fervore di quando parlava del CREPA. «La questione è prepararci, come ha detto Harry nella prima lezione della Umbridge, per quello che ci aspetta là fuori. Essere sicuri di saperci difendere. Se non impariamo nulla per un anno intero...»
«Non possiamo fare molto, da soli» disse Ron, scoraggiato. «Voglio dire, sì, possiamo andare in biblioteca a cercare gli anatemi ed esercitarci, immagino»
«Sono d'accordo, abbiamo superato lo stadio in cui possiamo imparare solo dai libri» convenne
Hermione. «Abbiamo bisogno di un insegnante, uno vero, che ci mostri come usare gli incantesimi e ci corregga se sbagliamo».
«Se stai parlando di Lupin-» cominciò Harry.
«No, non sto parlando di Lupin. È troppo occupato con l'Ordine e comunque possiamo vederlo al massimo nei finesettimana a Hogsmeade, e non è abbastanza».
Jamie aggrottò la fronte «Allora chi?»
Hermione emise un profondo sospiro «Non è chiaro?» disse. «Sto parlando di Harry».
Ci fu un momento di silenzio. Una lieve brezza notturna scosse appena il vetro della finestra alle spalle di Ron, e il fuoco tremolò.
«Me, in che senso?» disse Harry.
«Sto parlando di te che ci insegni Difesa contro le Arti Oscure».
Harry la fissò. Poi si voltò verso Ron, pronto a scambiare con lui una di quelle occhiate esasperate che spesso condividevano quando Hermione elaborava progetti inverosimili come il CREPA. Ma con sua profonda costernazione, invece, Ron non sembrava esasperato. Allora si voltò verso Jamie che gli sorrise «A me come idea piace»
Ron aveva la fronte  aggrottata e stava riflettendo. Infine disse: «È un'idea, sì».
«Cosa è un'idea?» chiese Harry.
«Tu» rispose Ron. «Tu che ci insegni come si fa».
«Ma» Harry sorrideva, convinto che quei tre lo stessero prendendo in giro. «Ma io non sono un insegnante, non posso»
«Harry, tu sei il migliore del nostro anno in Difesa contro le Arti Oscure, insieme a Jamie» disse Hermione.
«Ehi, ma non parlavi solo di Harry?»
«Solo perché lui ha incontrato tu sai chi di persona» disse Hermione «Ma in realtà, dovreste farlo entrambi...solo che nominare una figura sola mette meno in confusione e Harry, come stavo dicendo, è stato il migliore in Difesa contro le arti oscure»
«Io?» fece Harry, con un sorriso sempre più ampio. «Ma no, tu mi hai superato in tutti i test»
«Veramente no» disse Hermione con disinvoltura. «Tu e Jamie mi avete battuto al terzo anno, l'unico in cui abbiamo fatto l'esame con un professore competente. Ma io non sto parlando di voti, Harry. Pensa a quel che hai fatto»
«In che senso?»
«Sai, non sono sicuro di volere un insegnante così scemo» disse Ron  con un sorrisetto. Si rivolse a Harry. «Vediamo» cominciò, imitando Goyle che si concentrava. «Uh, primo anno: hai salvato la Pietra Filosofale dalle mani di Tu-Sai-Chi».
«Ma quella è stata fortuna» disse Harry, «non bravura»
«Il secondo anno» lo interruppe Ron, «hai ucciso il Basilisco e distrutto Riddle».
«Sì, ma se non fosse arrivata Fanny»
«Il terzo anno» proseguì Ron, a voce ancora più alta, «hai battuto un centinaio di Dissennatori in un colpo solo.»
«Lo sai che è stato un caso, se la Gira Tempo non avesse»
«L'anno scorso» continuò Ron, quasi urlando, «hai battuto Tu- Sai-Chi un'altra volta»
«Ascoltatemi bene» esclamò Harry, irritato dai loro sorrisi «Ascoltatemi, d'accordo? A dirlo così sembra grandioso, ma è stata tutta fortuna. Io non ho mai saputo che cosa stavo facendo, non ho mai avuto un piano, ho solo fatto quello che mi passava per la testa, e quasi sempre sono stato aiutato»
Ron e Hermione sorridevano ancora. Jamie aveva lo sguardo perso nel fuoco «Non fate quella faccia come se la sapeste più lunga di me, io c'ero, capito?» gridò, accalorato. «Io so che cosa è successo, va bene? E me la sono cavata non perché ero bravo in Difesa contro le Arti Oscure, me la sono cavata perché... perché mi è arrivato un aiuto al momento giusto o perché ho indovinato... ma sono andato alla cieca, non avevo la minima idea di quello che facevo» Harry balzò in piedi «Piantatela di ridere» La ciotola di essenza di Purvincolo cadde a terra e si ruppe. Grattastinchi schizzò via sotto un divano. Il sorriso di Ron e Hermione era svanito.
Jamie sospirò.
«Voi non sapete che cosa vuol dire. Voi,nessuno di voi ha mai dovuto affrontare niente del genere. Pensate che basti imparare a memoria un paio di incantesimi e buttarglieli addosso, come si fa in classe? Invece non c'è nulla fra te e la tua morte tranne il... il cervello, o il fegato, o quello che è... come fai a ragionare quando sai che tra un nanosecondo sarai assassinato, o torturato, o vedrai morire i tuoi amici? Non ce l'hanno mai insegnato, in classe, ad affrontare una cosa come questa... e voi due ve ne state lì come se io fossi ancora vivo perché sono in gamba, mentre Diggory è stato uno stupido, ha sbagliato tutto... non lo capite, poteva capitare a me, sarebbe capitato a me se Voldemort non avesse avuto bisogno di me»
Jamie distolse lo sguardo dal camino e si alzò in piedi «Harry, appunto per questo hanno bisogno di te, perchè tu sai cosa significa»
«Lo sai anche tu» disse Harry «Allora perché tu-»
Jamie con una mezza risata amara si risedette sul divano «Tu l’hai affrontato moto più di me e lo sappiamo tutti e due»
«Harry» disse Hermione, «ma non vedi? È per questo che abbiamo bisogno di te. Dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo... affrontare V-Voldemort».
Era la prima volta che pronunciava il nome di Voldemort e fu questo, più di ogni altra cosa, a calmare Harry. Con il respiro ancora affannato, ricadde sulla poltrona.
«Allora,pensaci» disse piano Hermione. «Per favore».
Harry annuì a stento.
«Bè, io vado a letto» disse Hermione «Tu vieni?» chiese a Jamie
«Fra un minuto»
«Vado a letto anche io» Ron si alzò dalla poltrona «Tu che fai?»
«Salgo tra poco» disse Harry «Do una ripulita qua»
Ron annuì e seguì Hermione verso le scale. Jamie li guardò allontanarsi.
«Reparo» mormorò Harry. Jamie si voltò e vide i frammenti della bacinella avvicinarsi come attratti da una forza invisibile e la ciotola tornò come nuova.
Harry abbassò la bacchetta e la rinfilò in tasca, con lo sguardo fisso sul fuoco.
Jamie distolse lo sguardo da lui e si perse a guardare le fiamme. Intravide la forma di un volto. Sbattè le palpebre un paio di volte, si trattenne dal gridare il nome del suo padrino o di accucciarsi davanti al fuoco. Dopo un paio di minuti infatti, il volto di Sirius non comparve e lei rilassò i muscoli contro lo schienale morbido del divano. Non pensava davvero che il volto di Sirius apparisse nel fuoco, sopratutto per come si era conclusa la conversazione l’ultima volta, ma lo avrebbe trovato confortante, le sarebbe piaciuto parlare con lui.«Harry?» voltò il viso verso di lui.
«Credi che dovrei farlo, vero?»
Jamie sospirò, si lasciò cadere indietro e stese le gambe sul bracciolo «Sì» fece penzolare il braccio fino a toccare il tappeto con la punta delle dita «Credo che sia la soluzione migliore». Harry non parlò. «Sarebbe un gran vantaggio perché impareremo davvero Difesa Contro Le Arti Oscure e potremo portare molta gente dalla nostra parte, a nessuno piace la Umbridge e questo-»
«Non voglio insegnare a altri» disse Harry
«Come?» rise Jamie «Credi che Hermione intendesse dire che vuole che insegni solo a lei e Ron?»
«Ma nessuno vorrà che io gli insegni» disse Harry con tono più irritato «Sono pazzo, te ne sei dimenticata?»
Jamie si sporse verso di lui «Sì, ma credimi la Umbridge ti batte» disse con un sorriso.
Harry sbuffò  e si tirò indietro contro il bracciolo più lontano da lei «Jamie, non scherzare»
«Bene, però è vero che la Umbridge è più odiata di te. Ti dico che chiunque preferisce te a lei e tutti pensano che non impareremo nulla per i GUFO»
«Non significa che vorranno» esitò «insomma, prendere ordini da me o che pensino che io possa insegnar loro qualcosa»
«Però puoi» Harry le lanciò un occhiataccia «potresti» ripeté lei con più forza
«E allora fallo tu» sbottò Harry «Sei brava quanto me»
Jamie voltò di nuovo il viso verso le fiamme e affondò di più tra i cuscini del divano «Non è una questione di bravura, Harry» lo guardò.
Harry non rispose, lo sguardo fisso sulla bacinella vuota che teneva in mano.
Jamie sospirò e tornò a guardare le fiamme.
Il silenzio calò nella sala comune, interrotto solo dallo scoppiettio dei ceppi nel camino e dal vento che batteva sulle finestre.
«Avrei voluto essere al tuo posto, l’anno scorso» Jamie dopo aver pronunciato quelle parole voltò il viso verso di lui e incrociò gli occhi di Harry. Non glielo aveva mai detto, non così apertamente.
«Bè...io ero contento di saperti al sicuro e» sorrise leggero «Non sono bravo in pozioni quindi non penso che mi sarei preso cura di te così bene come tu hai fatto con me»
«Harry»
«No no, sul serio» la interruppe lui «E se anche ci avessi provato, Piton mi avrebbe ucciso nel bagno di Mirtilla»
Jamie sbuffò divertita.
Harry si schiarì la voce «Comunque» posò la bacinella sul tavolo accanto «Grazie per quello che hai fatto, sul serio. Non credo di avertelo mai detto»
«Era sottointenso» disse Jamie «Ma facciamo che mi devi un favore»
«D’accordo»
«Davvero?»
Harry annuì e Jamie sorrise «Accetterai la proposta di Hermione allora»
 
Due settimane dopo, Jamie si ritrovava a frequentare l’ufficio della Umbridge più della Sala Comune, o più dell’ufficio di Piton a dirla tutta.
Quel giorno, era china su dei documenti che altro non erano che mere e inutili circolari ministeriali, aveva sperato di poter mettere mano e occhi su qualche carta importante che le desse un idea dei piani del ministero, ma così non era stato. Certo non sarebbe stato un compito così terribile se non fosse stato in un ufficio tinto di rosa e pieno di merletti; gli inquietanti gattini in technicolor e la Umbridge con quel suo sorriso zuccheroso  le mettevano i brividi. Mentre impilava la circolare novecentoundici sopra la novecentodieci pensò con nostalgia all’ufficio cupo e umido nei sotterranei e alla veste nera di Piton, che stavano assumendo contorni confortanti  a confronto dell’accecante rosa e crema di quell’ufficio.
«Basta così per oggi cara» disse la Umbridge, sporgendosi dalla scrivania «Che ne direbbe di una tazza di tè? Ce lo siamo meritate non trova?» fece un ampio sorriso, che avrebbe dovuto essere incoraggiante, ma che per Jamie assomigliava a quello di BabaJaga.
«No, grazie professoressa Umbridge ma avrei dei compiti da fare, così-» come ogni volta rifiutava.
«Oh, via via, dopo una tazza di tè avrà la mente più sgombra per finire i suoi compiti». Come ogni volta la Umbridge replicava, e i denti aguzzi sporsero dal sorriso come una muta minaccia. «Si sieda» Jamie ubbidì. E come ogni volta non poteva dire di no.
Fece comparire davanti a lei una tazza di tè a fiorellini rosa, inclinò la teiera rosa confetto e riempì entrambe le tazze «Quanto zucchero, cara?»
«Due» disse Jamie, e due zollette di zucchero, non di un bianco candido ma di un lieve rosa pastello affondarono nel suo tè.
Jamie sollevò la tazza e sorseggiò. La prima volta aveva tentato di fingere, credendo che potesse esserci del Veritaserum, ma aveva dovuto ricredersi, perché non aveva riscontrato nessun effetto della pozione, né la prima, né le volte successive. Non credeva che fosse per bontà o ingenuità, anzi. Era convinta in effetti, che la Umbridge stesse solo aspettando il momento buono. L’avrebbe fatta abituare a quella consuetudine e così Jamie avrebbe abbassato la guardia. Se la Umbridge si aspettava di trovarsi di fronte una ragazzina sprovveduta si sbagliava di grosso, pensò mentre la adocchiava oltre il bordo della tazza.
«Sa cosa ho riscontrato oggi di molto interessante, Signorina Potter?»
«Che cosa?» chiese con tono educata curiosità.
«Oggi sono esattamente due anni che una delle mie leggi migliori è stata approvata»
Jamie sollevò gli occhi dalla superficie ambrata del tè, «Congratulazioni, suppongo» bevve un sorso
«Grazie» squittì la Umbridge «Sì, la legge contro i lupi mannari mi ha portato molte soddisfazioni»
Jamie per poco non sputò il tè; umettò le labbra per catturare tutte le gocce e prese un altro sorso, poi posò la tazza sulla scrivania con estrema lentezza «La legge che impedisce loro di lavorare?» chiese con tono educato.
«La legge che protegge le persone normali dalle mostruosità. Può essere considerata una legge sulla sicurezza in effetti»
Jamie chiuse le mani attorno alla tazza «Ha mai sentito parlare della pozione anti-lupo? È stata inventata qualche anno fa se non mi sbaglio»
«Lei è molto ben informata signorina Potter» la Umbridge strinse appena gli occhi, ma il tono di voce restò zuccheroso «Come è venuta a conoscenza di questa pozione? Non è nel programma di nessun anno se non sbaglio. Ve ne ha forse parlato il professor Piton?» bevve un sorso di tè senza staccarle gli occhi di dosso.
«No, l’ho trovata per caso in un libro e mi ha incuriosito»
«E quando ne è venuta a conoscenza?»
Jamie strinse i denti, poi sforzò un sorriso «L’anno scorso»
«Davvero?»
«Sì, e la trovo geniale, rende la trasformazione indolore e inoffensiva. Direi che è un buon passo avanti»
«Oh io non sono certa che sia così infallibile» il sorriso irritante sulle labbra «non abbiamo prove del suo effettivo funzionamento»
«Per forza, è proibita»
«Ecco, signorina Potter, è proibita, questo è il punto. Qualunque uso non autorizzato o produzione di questa pozione devono essere severamente puniti » il sorriso ora era di una zuccherosa ferocia.
«Perché è proibita esattamente?»
«Perché questo porterebbe i lupi mannari a sfuggire dal controllo del ministero. La pozione infonderebbe uno sbagliato senso di sicurezza nella gente e porterebbe a delle negligenze» il tono via via più alto «Qualcuno potrebbe rimanerne ferito, capisce?» chiese con tono più dolce, e bevve un sorso di tè.
«Io capisco solo che i lupi mannari avrebbero una vita più facile» disse Jamie
«Vedo che è un argomento che le sta molto a cuore, signorina Potter» posò la tazza di tè sulla scrivania «C’è forse qualche particolare motivo?»
«È solo che detesto le ingiustizie»
«Oh, ma questa non è un ingiustizia mia cara, ingiustizia è mischiare quegli ibridi con le persone per bene. Ingiustizia è togliere dal controllo del ministero creature che nuocerebbero senz’altro alla società, lei non crede cara?»
Jamie non rispose  e si limitò a girare il cucchiaino nel tè.
Dopo qualche secondo di silenzio, la Umbridge riprese «Sa una cosa signorina Potter?»
«Cosa?»
«Il professor Lupin, l’uomo che ha presieduto la mia cattedra due anni fa, era un grande amico di suo padre, lo sapeva?»
Jamie deglutì e si portò in fretta la tazza alla bocca. Le sue labbra indugiarono diversi secondi sul bordo «So che andavano a scuola insieme»
«Glielo ha detto il professor Lupin?»
Jamie alzò le spalle «Più o meno» strinse la mano attorno al ginocchio.
«Cosa ne pensa di lui come insegnante?». Quel sorriso continuò a ricordare a Jamie quello di BabaJaga prima di pregustare la sua vittima del tè delle cinque. Bevve un sorso di tè e tenne lo sguardo basso, poi lo alzò «Era bravo, uno dei più preparati»
La Umbridge strinse gli occhi «Lei ha passato molto tempo col professor Lupin?»
«Non oltre alle lezioni» bevve un altro sorso di tè e poi posò la tazza sulla scrivania.
«E da quanto non lo vede?»
«Da quando è andato via  due anni fa. Come tutti qui, credo»
La Umbridge sorrise «Molto bene, signorina Potter. Si è fatto tardi, può andare»
Jamie afferrò la sua borsa accanto alla sedia «Buona serata, professoressa», la rabbia premeva contro il groppo in gola. Si voltò, senza guardarsi indietro. La Porta dell’ufficio non le era mai sembrata così lontana da raggiungere.
 
Jamie non disse nulla di queste chiacchierate a Harry, Ron o Hermione, ne parlò solo con Gabriel, l’unico, che non lo avrebbe detto agli altri e che, sperava, non sarebbe andato fuori di testa.
«La Umbridge pensa che tu stia lavorando con Silente» disse Gabriel mentre camminavano sulle rive del lago «Vuole estorcerti informazioni, è chiaro»
«Lo so» disse Jamie «Ma mi preoccupa che abbia nominato Lupin»
«Questo perché è un lupo mannaro» Gabriel la guardò «E per quella, catturare un alleato di Silente per giunta lupo mannaro è molto allettante. Ma per ora credo volesse solo provocarti. Sa che Lupin era un lupo mannaro, sa che era amico di tuo padre e ha fatto due più due. Sperava di farti perdere il controllo»
«Ho una voglia matta di saltarle alla gola e cancellarle quel sorriso finto dalla faccia. La voglio distruggere»
Gabriel la guardò severo «La Umbridge è pericolosa, Jamie. Mio padre mi ha raccontato delle cose» si sedette sull’erba e Jamie lo imitò «Al Ministero non piace a moti, ma nessuno osa mettersi contro di lei. Chi ci ha provato è stato retrocesso o peggio»
«Quindi va lasciata fare?»
«Quindi non è così facile da distruggere» disse Gabriel serio, poi sorrise «Dovremo essere molto furbi, più di lei»
Jamie posò la testa sulla sua spalla «Cos’hai in mente?»
«Dobbiamo portarla a esplodere e a mostrarsi per la megera che è»
«Non è già abbastanza chiaro che è un Umpa-lumpa demoniaco?»
«Un che?»
«Devo farti leggere la fabbrica i cioccolato» disse Jamie come se lo stesse annotando mentalmente
Gabriel sbuffò «Umpa-lumpa» disse provando ad assaggiare e a trovare il significato di quelle parole. «Dobbiamo portarla a fare qualcosa di illegale, un passo falso che le renda impossibile insabbiare o giustificare e deve essere sotto gli occhi di tutti»
«Posso studiarla mentre lavoro per lei, ma non potrò espormi molto»
«Soprattutto visto cosa Hermione vuole organizzare» disse Gabriel.
 
Dopo che Harry ebbe accettato di insegnare, Jamie e Hermione si misero a organizzare al meglio il primo incontro che stabilirono per il finesettimana a Hogsmeade di ottobre...
Jamie abbassò il tomo che teneva in mano giusto per potersi guardare intorno «è difficile selezionare chi potrebbe essere interessato, sai?»
Hermione alzò gli occhi dal manuale consunto sulla regolamentazione dei comportamenti degli studenti di Hogwarts  «Secondo questi manuali non stiamo infrangendo nessuna legge» girò un paio di pagine «Quello che facciamo può essere considerato un gruppo di studio e nessuna regola lo vieta»
«Sì, ma alla Umbridge non piacerà. Se qualcuno va a spifferarle tutto siamo nei guai»
«Bè è un rischio che dobbiamo correre»
Jamie si portò una mano al cuore con enfasi melodrammatica «Hermione, sei diventata un eversiva»
Hermione alzò gli occhi al cielo e chiuse il volume «Hai parlato con Fred e George?»
«Certo e ne sono entusiasti, e anche Lee»
«Qualcun altro della squadra di Quidditch?»
«Angelina e Katie» disse Jamie «Angelina non ne era proprio entusiasta, ma solo perché teme che distragga troppo dal Quidditch e che la Umbridge metta me e Harry di nuovo in punizione» prese la borsa e estrasse un pacchetto di zuccotti.
«Jamie non si può mangiare in Biblioteca» Hermione tentò di prendere il pacchetto, ma Jamie  allungò il braccio mettendolo fuori dalla sua portata «Comunque Angelina ha i M.A.G.O e quindi in linea di massima l’ha trovata una buona idea»
Hermione rinunciò a requisirle gli Zuccotti «Bene, io ho convinto Lavanda e Calì»
«E come hai fatto?»
«Bè, sono state più accomodanti da quando hanno capito che la Umbridge non ci insegnerà un bel niente...e da quando ha trattato così la Cooman alla sua ispezione...» Hermione le prese un braccio e Jamie la guardò perplessa «Guarda» le indicò con un cenno della testa «c’è Ernie, lui ha detto che vi crede»
«Ricevuto, vado a parlarci» Jamie si alzò e raggiunse il tavolo del ragazzo «Ciao Ernie»
«Ciao, Jamie. Come stai?»
«Bene. Posso sedermi?»
«Certo, siediti pure» disse col solito modo pomposo
«Senti, Ernie» Jamie incrociò le braccia sul tavolo «Tu cosa ne pensi della Umbridge, come professoressa»
Enie, sembrò irrigidirsi «Ehm, è-è brava sì, davvero brava»
Jamie restò per un istante a bocca aperta, poi ebbe una stretta allo stomaco «Oh, tranquillo non sono qui in veste di assistente, sul serio»
Ernie, rilassò le spalle «Davvero?»
«Davvero» annuì «a me lei non piace... insomma, sono costretta a fare quello che mi dice ma non farei mai la spia per lei». Ernie sembrò crederle perché sorrise e riprese a respirare. «Quindi, che ne pensi della rospa? Sinceramente»
Ernie sospirò «Detesto parlare male di un insegnante, sai? Ma lei non ci sta insegnando un bel niente, leggere quel libro non mi farà certo preparare per gli esami»
Jamie sorrise compiaciuta «E se io ti dicessi che c’è un modo per poterci preparare ai G.U.F.O?»
«Cioè?»
Jamie si chinò di più verso Ernie «Stiamo pensando, io e Harry, di organizzare una specie di gruppo di studio di Difesa Contro Le Arti Oscure, ho controllato e non infrangerebbe nessuna regola»
«Sembra interessante, ma chi ci insegnerà? Non possiamo imparare a soli»
«Harry» disse Jamie «Ha ricevuto il massimo dei voti in materia e dopo tutto quello che ha affrontato è il più indicato per farlo»
«D’accordo» disse Ernie «Come ho già detto, io vi credo e credo a Silente. Puoi contare su di me»
Jamie sorrise «Ottimo, sai se qualcuno nella tua casa potrebbe essere interessato?»
Ernie ci pensò su un istante «Bè, credo che Hanna Abbot e Susan Bones...poi posso chiedere in giro»
«Perfetto ,ma... Ernie, chiedilo a persone scontente della Umbridge, meglio mantenere un po’ di discrezione anche se non è illegale»
«Hai la mia parola» disse Ernie con fare solenne
Jamie si alzò dalla sedia «Il primo incontro sarà a Hogsmeade, per l’uscita di ottobre. Alle dieci, alla Testa di Porco, d’accordo?»
«Ci sarò»
 
Jamie tornò da Hermione. «Allora?»
«Abbiamo guadagnato qualche Tassorosso»
«Bene» Hermione prese la borsa «Ginny dice che ha parlato con Michael Corner e lui ha sparso la voce con qualche suo compagno» e si incamminarono fuori dalla Biblioteca.
«Ah sì, quel Michael Corner» e poi Jamie borbottò qualcosa di poco carino sui Corvonero che si insinuavano nelle loro vite.
Hermione rise «Non abbiamo finito con Corvonero»
«Ma non hai detto che?-»
«Sì, ma Ginny deve ancora parlare con Luna Lovegood e Jean Willoughby»
«Bene» Jamie alzò le spalle «Ci pensa lei, noi non-»
«Noi andremo a parlare con Cho»
Jamie si bloccò di colpo «No»
Hermione che l’aveva superata di qualche passo si voltò con le mani sui fianchi «Jamie»
«Perché dobbiamo dirlo a lei?»
Hermione fece un verso esasperato e la afferrò per un braccio «Perché ci servono tutte le persone possibili e poi perché a Harry farà piacere»
Jamie sbuffò e ciondolò la testa «Che pazienza che ci vuole» disse in modo strascicato, mentre seguiva Hermione.
 
La mattina della gita a Hogsmeade era limpida ma ventosa. Dopo colazione si misero in fila
davanti a Gazza, che controllava i loro nomi sulla lunga lista degli studenti che avevano ottenuto dai genitori o dai tutori il permesso di andare al villaggio. Con un piccolo tuffo al cuore, Jamie ricordò che se non fosse stato per Sirius non ci sarebbero potuti andare affatto.
Quando arrivò davanti a Gazza, il custode annusò a fondo sia lei che Harry, quasi volesse sentire se avevano fumato.
Poi fece un breve cenno che gli fece tremolare le guance, e scesero i gradini di pietra e uscì nella fredda giornata di sole.
«Perché Gazza vi annusava?» chiese Ron mentre si avviavano lungo l'ampio viale che portava ai cancelli.
«Immagino che stesse cercando una Caccabomba» rise Harry. «Ho dimenticato di dirvelo»
Raccontò di quando avevano spedito la lettera a Sirius e Gazza era entrato qualche istante dopo, pretendendo di vedere la missiva.  
Jamie si scambiò uno sguardo con Hermione.
«Ha detto che qualcuno gli aveva soffiato che stavate ordinando delle Caccabombe? Ma chi è
stato?»  disse Gabriel.
«Non lo so» rispose Harry con un'alzata di spalle. «Forse Malfoy, si diverte così».
Oltrepassarono le due alte colonne di pietra sormontate dai cinghiali alati e svoltarono a sinistra verso il villaggio, con i capelli negli occhi per il vento.
«Malfoy?» disse Hermione scettica. «Mah... sì, forse...» rimase pensierosa per tutto il tragitto fino a Hogsmeade.
«Dove andiamo, a proposito?» domandò Harry. «Ai Tre Manici di Scopa?»
«Oh... no» disse Hermione, riemergendo dalle sue fantasticherie, «no, è sempre pieno e c'è troppo rumore»
 «Abbiamo detto agli altri di incontrarci alla Testa di Porco, l'altro pub, non è nella via principale. È
un po'... come dire... equivoco... ma gli studenti di solito non ci vanno, perciò non credo che
saremo spiati» disse Jamie «E non corriamo il rischio di incontrare Malfoy»
Percorsero la strada principale e superarono l'Emporio degli Scherzi di Zonko, dove non furono sorpresi di trovare Fred, George e Lee Jordan; passarono davanti all'ufficio postale, dal quale i gufi partivano a intervalli regolari; infine svoltarono in una traversa in fondo alla quale c'era una piccola locanda. Una consunta insegna di legno pendeva da una staffa arrugginita sopra la porta, con l'effigie di una testa di cinghiale mozza che gocciolava sangue su un panno bianco. Il vento fece cigolare l'insegna. I cinque esitarono davanti alla porta.
Jamie alzò le spalle e la spinse «Dai, muoviamoci,  tanto ci stanno seguendo»
«Chi?» disse Ron guardandosi intorno nervoso.
«I nostri, Ron» disse Jamie con un sospiro «Non siamo liberi neanche di respirare, figurati girare a Hogsmeade da soli» spinse più forte la porta che cigolò.
Non era affatto come i Tre Manici di Scopa, la cui ampia sala dava un'impressione di calore e pulizia. La Testa di Porco era un locale piccolo, angusto e molto sporco, con un forte odore di qualcosa che poteva essere capra. Le finestre a bovindo erano così incrostate che ben poca luce filtrava nella stanza, illuminata da mozziconi di candela piantati su rozzi tavoli di legno.
Jamie ricordò che Hagrid aveva nominato quel pub al primo anno: «C'è tanta gente bizzarra,
alla Testa di Porco» aveva detto, spiegando come aveva vinto un uovo di drago a uno sconosciuto incappucciato. All'epoca si era chiesta come mai Hagrid non avesse trovato strano che lo conosciuto fosse rimasto a viso coperto durante il loro incontro; ma vide che nascondere la faccia andava di moda, alla Testa di Porco. Al bancone c'era un uomo con la testa completamente avvolta in sporche bende grigie, che riusciva comunque a ingollare infiniti bicchieri di una sostanza fumante e incandescente attraverso una fessura all'altezza della bocca; due figure incappucciate sedevano a un tavolo accanto a una finestra: Jamie avrebbe detto che erano Dissennatori, se non fosse stato per il loro forte accento dello Yorkshire; e in un angolo in ombra accanto al camino sedeva una strega coperta da capo a piedi da un fitto velo nero. Si distingueva solo la punta del suo naso, che formava una piccola protuberanza nel velo.
«Non so, Hermione» mormorò Harry quando arrivarono al banco. Guardò in particolare la strega velata. «Non pensi che potrebbe esserci la Umbridge, là sotto?» Hermione la studiò con un'occhiata.
«La Umbridge è più bassa» disse piano. «E comunque, se anche la Umbridge venisse qui non potrebbe fare nulla per fermarci, Harry. Ho controllato e ricontrollato il regolamento della scuola, non stiamo violando nulla; ho chiesto al professor Vitious se agli studenti fosse permesso venire alla Testa di Porco e lui mi ha detto di sì, anche se mi ha raccomandato caldamente di portarci i bicchieri. E ho controllato tutto il possibile sui gruppi di studio e di lavoro, e stiamo senza dubbio rispettando le regole. Credo solo che non sia il caso di sbandierare quello che facciamo».
«E per buoni motivi» disse Jamie.
«Infatti» convenne Harry asciutto, «soprattutto perché non è proprio un gruppo di studio che
hai in mente, giusto?» Il barista uscì da una stanza sul retro e andò verso di loro. Era un vecchio dall'aspetto burbero, con una gran quantità di lunghi capelli grigi e la barba. «Che cosa volete?» borbottò.
«Cinque Burrobirre» rispose Hermione.
L'uomo trasse da sotto il bancone quattro bottiglie polverose e molto sporche, che sbatté con
forza sul legno.
«dieci falci» disse.
«Faccio io» disse in fretta Harry, porgendogli le monete. Il barista lo squadrò, indugiando
per una frazione di secondo sulla sua cicatrice. Poi si voltò e mise i soldi in un antiquato registratore di cassa di legno, il cui cassetto si aprì automaticamente. I cinque, andarono a sedersi al tavolo più lontano dal bancone e si guardarono attorno. L'uomo con le sudice bende grigie batté con le nocche sul banco e ricevette dal barista un altro beverone fumante.
«Sapete?» mormorò Ron entusiasta, guardando il bar. «Qui potremmo ordinare qualunque cosa. Scommetto che quel tizio ci venderebbe di tutto, che gliene importa? Ho sempre desiderato provare il Whisky Incendiario...»
«Tu-sei-un-prefetto» ringhiò Hermione.
«Ah» fece Ron, e il sorriso svanì dalla sua faccia. «Già...» e Jamie rise divertita.
Harry la guardò  «Allora, chi hai detto che dovrebbe venire?» Tolse il tappo arrugginito dalla sua Burrobirra e bevve un sorso.
«Oh, io e Hermione abbiamo fatto davvero un buon lavoro» Jamie graffiò con l’unghia l’angolo dell’etichetta della Burrobirra «Ne rimarrai sorpreso» bevve un sorso.
Hermione lanciò un occhiata nervosa all’orologio «Abbiamo detto di venire più o meno adesso e sono sicura che tutti sanno dov'è... oh, guarda, devono essere loro».
La porta del pub si era aperta. Un ampio raggio di luce polverosa divise per un attimo la sala
a metà e poi scomparve, oscurato dall'ingresso di una vera folla.
Davanti c'erano Neville, Dean e Lavanda, seguiti da Calì e Padma Patil con (lo stomaco di
Harry fece un salto mortale all'indietro) Cho e una delle sue amiche ridoline; poi Luna Lovegood e Jean Willoughby; poi Katie Bell e Angelina Johnson, Colin e Dennis Canon, Ernie Macmillan, Justin Finch- Fletchley, Hannah Abbott e una ragazza di Tassorosso con una lunga treccia di cui Jamie non ricordava il nome; tre ragazzi di Corvonero che aveva procurato Ginny: Anthony Goldstein, Michael Corner e Terry Steeval; Ginny, seguita da un ragazzo alto,
biondo e magro con il naso all'insù che Jamie riconobbe vagamente come un membro della
squadra di Quidditch di Tassorosso, e a chiudere la fila Fred e George Weasley con Lee Jordan, tutti e tre muniti di grossi sacchetti di carta gonfi della mercanzia di Zonko.
«Bè, sono sorpreso» disse Harry a Jamie, in un sussurro roco.
«Sì, l'idea ha avuto un certo successo» rispose allegramente Hermione. «Ron, ti va di prendere qualche altra sedia?» Il barista era rimasto paralizzato nell'atto di pulire un bicchiere con uno
straccio tanto sporco che pareva non essere mai stato lavato. Probabilmente non aveva mai
visto il locale così pieno.
«Buondì» disse Fred avvicinandosi al bancone e contando rapidamente i suoi compagni,
«possiamo avere... venticinque Burrobirre, per cortesia?» Il barista lo guardò male per un
attimo, poi, gettando via lo straccio con un gesto irritato, come se avessero appena interrotto
qualcosa di molto importante, prese a passare Burrobirre da sotto il banco.
«Salute» disse Fred, distribuendole in giro. «Fuori i soldi, voi, non ne ho abbastanza per
«tutti...Ciao Pluffetta» sorrise a Jamie le fece l’occhiolino.
Jamie sorrise «Ciao Freddie»
Gabriel le pizzicò il fianco e Jamie si voltò verso di lui che la fissò di rimando con un leggero sorriso «Ciao Freddie, eh?»
«Lo vuoi anche tu un nomignolo ?»
Harry si sporse verso di loro ««Ma cosa avete raccontato?» bisbigliò. «Cosa si aspettano da me?» «Niente, vogliono solo sentire che cos'hai da dire» rispose Hermione cercando di tranquillizzarlo
«Fratellino, tu non devi fare niente adesso, parleremo prima noi»
«Ciao, Harry. Ciao, Ragazzi» disse Neville raggiante, sedendosi di fronte a lui.
Harry cercò di ricambiare il saluto, ma aveva la bocca straordinariamente arida. Cho gli
aveva appena sorriso e si era seduta alla destra di Ron. La sua amica, con i capelli ricci di un
biondo ramato, non sorrise, anzi rivolse a Harry uno sguardo di totale diffidenza che diceva
senz'ombra di dubbio che se fosse stato per lei non sarebbe mai venuta.
Jamie la fissò di rimando con uno sguardo che definire minaccioso sarebbe stato un eufemismo.
Gabriel accostò la bocca al suo orecchio «Se li spaventi non ti ascolteranno mai» disse con una nota divertita.
«Quella lì non mi ascolterebbe comunque. Ha troppa puzza sotto il naso che le intontisce il cervello»
Gabriel rise e il suo respiro caldo accarezzò il lobo di Jamie «Mettila così, se convinci una come lei, allora potrai convincere chiunque» e tornò dritto contro lo schienale con aria rilassata.
In un batter d'occhio i nuovi arrivati presero posto attorno a Harry, Ron e Hermione, qualcuno con aria eccitata, altri curiosa, Luna Lovegood persa nel vuoto. Quando tutti ebbero trovato una sedia, le chiacchiere si spensero. Tutti gli occhi erano puntati su Harry.
«Ehm» disse Hermione. Il nervosismo rendeva la sua voce un po' più acuta del solito. «Bene, ehm... ciao».
Il gruppo si concentrò su di lei, anche se gli sguardi continuavano a tornare su Harry.
«Ecco... ehm... bene, sapete tutti perché siamo qui. Dunque, Harry ha avuto l'idea...» - Harry
le lanciò un'occhiataccia - «cioè io ho avuto l'idea... che sarebbe stato meglio per chi voleva
imparare Difesa contro le Arti Oscure, e intendo dire impararla davvero, non quella spazzatura che ci fa studiare la Umbridge...» - la voce di Hermione si fece all'improvviso più forte e sicura «perché nessuno potrebbe definire quella roba Difesa contro le Arti Oscure»
«Giusto» disse Anthony Goldstein, e Hermione parve rincuorata
«...Be', ho pensato che avremmo fatto meglio, insomma, a prendere in mano la situazione».
«Ma lei non è l’assistente della Umbridge?» chiese il Tassorosso alto che era entrato per ultimo.
«Solo sulla carta e solo fino a natale» disse Jamie con tono leggero «Chi di voi è così idiota da pensare che mi piaccia?» il tono era ironico e divertito e tenne lo sguardo fisso sul ragazzo.
Il Tassorosso non parlò più e Jamie distolse lo sguardo da lui «Continua» disse a Hermione
 «E con questo intendo dire imparare a difenderci sul serio, non solo in teoria, ma con veri incantesimi...»
«Però vuoi anche passare l'esame di Difesa contro le Arti Oscure ai G.U.F.O., immagino?» disse Michael Corner.
«Certo» rispose subito Hermione. «Ma ancora di più voglio essere ben addestrata nella Difesa, perché... perché...» respirò a fondo e concluse, «perché Lord Voldemort è tornato».
La reazione fu immediata e prevedibile. L'amica di Cho strillò e si versò la Burrobirra addosso; Terry Steeval ebbe una specie di spasmo involontario; Padma Patil rabbrividì, e Neville emise uno strano suono che riuscì a trasformare in un colpo di tosse. Tutti comunque fissarono quasi avidamente, Harry.
Jamie avrebbe voluto cavare gli occhi a tutti quei curiosi impudenti. Gabriel le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse brevemente. Jamie sospirò. «Be'... il progetto è questo» disse con voce sicura passando lo sguardo su di loro «Se volete unirvi a noi, dobbiamo decidere come...»
 «Dove sono le prove che Tu-Sai-Chi è tornato?» chiese il giocatore biondo di Tassorosso in tono aggressivo.
Jamie spostò lentamente lo sguardo su di lui. La mano si serrò stretta intorno alla bottiglia tanto che la punta delle dita divenne rossa. «Per esempio, lo dice Silente»
«Silente crede a lui» disse il ragazzo biondo accennando a Harry.
Gabriel le strinse la spalla e guardò il ragazzo con altera superiorità« è due volte che parli e non hai ancora detto il tuo nome».
«Zacharias Smith» rispose il ragazzo, «e credo che abbiamo il diritto di sapere con precisione come fa Potter a dire che Voi-Sapete-Chi è tornato».
«Senti» intervenne Hermione, «non è per questo che abbiamo indetto l'incontro-»
«Di sicuro non per soddisfare la tua morbosa curiosità da giornaletto scandalistico» scandì Jamie rabbiosa.
«Va bene, Jamie» disse Harry. Aveva appena capito il motivo per cui era venuta tanta gente. Forse non Hermione, ma almeno, Jamie avrebbe dovuto prevederlo. Alcune di quelle persone, o forse la maggior parte, erano lì nella speranza di sentire la storia di Harry di prima mano.
«Che cosa mi fa dire che Tu-Sai-Chi è tornato?» domandò Harry, guardando Zacharias dritto negli occhi. «L'ho visto. Ma Silente ha raccontato a tutta la scuola che cos'è successo alla fine dell'anno scorso, e se non hai creduto a lui non crederai a me, e non ho intenzione di sprecare un pomeriggio a cercare di convincere nessuno».
L'intero gruppo parve trattenere il respiro mentre Harry parlava. Gli parve che perfino il barista stesse ascoltando, intanto che strofinava lo stesso bicchiere con lo straccio sudicio, sporcandolo sempre di più.
Zacharias disse sdegnoso: «Silente ci ha detto soltanto che Cedric Diggory era stato ucciso da Tu-Sai-Chi e che tu avevi riportato il suo corpo a Hogwarts. Non ci ha raccontato nessun particolare, non ci ha detto com'è stato ucciso Diggory, credo che tutti noi vorremmo sapere...»
Jamie fece per parlare, ma Harry la precedette: «Se sei venuto per sapere che cosa succede quando Voldemort uccide qualcuno, non posso aiutarti» rispose Harry. La sua collera, sempre pronta ad affiorare in quei giorni, stava montando di nuovo. Non staccò gli occhi dal volto aggressivo di Zacharias Smith, ed era ben deciso a non guardare Cho. «Non voglio parlare di Cedric Diggory, va bene? Quindi se è per questo che siete qui, potete anche andarvene» Scoccò un'occhiata rabbiosa a
Hermione: era tutta colpa sua; era stata lei a decidere di metterlo in mostra come una specie di fenomeno e ovviamente tutti erano corsi a sentire la sua storia assurda. Ma nessuno si alzò, nemmeno Zacharias Smith, anche se continuò a fissare Harry.
«Allora» riprese Hermione, con voce di nuovo acuta, «come dicevo... se volete imparare un
po' di Difesa, dobbiamo pensare a come faremo, quante volte ci incontreremo e dove...»
«È vero» la interruppe la ragazza con la lunga treccia, guardando Jamie, «che sai evocare un Patronus?» Il gruppo fu percorso da un mormorio interessato.
Jamie, che fine a quel momento aveva mantenuto lo sguardo fisso su Zacharias Smith, con l’intenzione che un fulmine lo squarciasse, la guardò con espressione neutra « Sì, e anche Harry» aggiunse poi con un leggero sorriso.
«Un Patronus corporeo?»
E Jamie la guardò con rinnovata curiosità «Tu conosci  per caso Madama Bones?» domandò.
La ragazza sorrise. «È mia zia» disse. «Io sono Susan Bones. Mi ha detto della tua udienza. Allora, è vero? Fai un Patronus a forma di cane?»
Jamie sorrise sincera «Sì e Harry a forma di cervo»
«Accidenti, ragazzi» esclamò Lee, molto impressionato. «Non lo sapevo»
 «La mamma ha raccomandato a Ron di non dirlo troppo in giro» disse Fred, sorridendo a Jamie. «Ha detto che attiravate già abbastanza l'attenzione così».
«Non ha tutti i torti» borbottò Harry, e un paio di ragazzi risero.
La strega velata seduta in fondo si mosse appena sulla sedia. Jamie la guardò e strinse gli occhi. Incerta se fosse la spia dell’Ordine oppure di Voldemort, o della Umbridge.
«E hai ucciso un Basilisco con la spada che c'è nell'ufficio di Silente?» domandò Terry
Steeval. «Me l'ha raccontato uno di quei ritratti sul muro quando ci sono andato l'anno scorso...» «Ehm... sì» disse Harry.
Justin Finch-Fletchley fischiò; i fratelli Canon si scambiarono un'occhiata attonita e Lavanda Brown disse piano: «Wow», e Jamie si chiese che scuola avessero frequentato negli ultimi anni.
«E il primo anno» disse Neville a tutto il gruppo, «ha salvato quella Pietra Filologica...»
«Filosofale» sibilò Hermione.
«Sì, quella... dalle mani di Voi-Sapete-Chi» concluse Neville.
Gli occhi di Hannah Abbott erano tondi come galeoni.
«Per non parlare» disse Cho (gli occhi di Jamie saettarono verso di lei, che guardava Harry
sorridendo), «delle prove che ha dovuto superare durante il Torneo Tremaghi l'anno scorso... draghi, sirene, Acromantula e tutto il resto...» Ci fu un mormorio di ammirato assenso attorno al tavolo.
«Sentite» disse, Harry e tutti tacquero all'istante. «Io... non voglio cercare di fare il modesto, ma...
sono stato molto aiutato...»
«Oh, no» sussurrò Jamie alzando gli occhi al cielo.
«Non con il drago» intervenne subito Michael Corner. «Quello è stato un gran bel volo...»
«Be', sì...» ammise Harry, pensando che sarebbe stato maleducato contraddirlo.
«E nessuno vi ha aiutato a liberarvi dei Dissennatori al terzo anno» disse Susan Bones.
«No» rispose Harry, «no, d'accordo. Certo, ho fatto delle cose senza l'aiuto di nessuno, ma
quello che sto cercando di dire è...»
«Stai cercando di svicolare?» chiese Zacharias Smith.
«Ho un'idea» disse Ron ad alta voce, prima che Harry potesse ribattere. «Perché non chiudi quella bocca?» Forse era stata la parola 'svicolare' a dare particolarmente fastidio a Ron. In ogni caso stava guardando Zacharias come se non chiedesse di meglio che picchiarlo.
Zacharias arrossì. «Be', siamo tutti qui per imparare da lui, e ci sta dicendo che non sa fare niente» si difese.
Jamie sentì di nuovo l’impulso di scaraventare la bottiglia di Burrobirra, dritta in testa a quello Smith. Ernie gliel’avrebbe pagata per averlo invitato.
«Non ha detto questo» ringhiò Fred.
«Vuoi che ti puliamo le orecchie?» domandò George, sfilando da una delle borse di Zonko
un lungo strumento metallico dall'aria letale. Jamie sorrise compiaciuta.
«O anche altre parti del corpo, per noi non fa differenza dove lo mettiamo» disse Fred.
«Va bene» riprese in fretta Hermione, «andiamo avanti... il punto è: siamo tutti d'accordo, vogliamo prendere lezioni da Harry?» Ci fu un mormorio di assenso generale. Zacharias incrociò le braccia e non disse nulla, forse perché era troppo occupato a tenere d'occhio lo strumento nelle mani di Fred.
«Bene» disse Hermione, soddisfatta che almeno qualcosa fosse stato deciso. «Dunque, la domanda successiva è con quale frequenza ci incontriamo. Non credo che abbia senso farlo meno di una volta alla settimana...»
«Un momento» obiettò Angelina. «Dobbiamo assicurarci che non interferisca con i nostri allenamenti di Quidditch».
«Giusto» disse Cho, «nemmeno con i nostri».
«E neanche con i nostri» aggiunse Zacharias Smith. Jamie frenò l’impulso di fargli notare che tanto, a loro gli allenamenti non servivano.
«Sono sicura che troveremo una sera che vada bene per tutti» proseguì Hermione, con una nota di impazienza, «ma vedete, è una cosa importante, stiamo parlando di come difenderci dai Mangiamorte di V-Voldemort...»
«Ben detto» esclamò Ernie Macmillan «Personalmente credo che sia molto importante, forse più importante di qualsiasi altra cosa che faremo quest'anno, persino dei G.U.F.O.» Si guardò intorno come se si aspettasse di sentir dire «Assolutamente no» Visto che nessuno parlò, proseguì: «Personalmente non riesco proprio a capire perché il Ministero ci abbia rifilato un'insegnante così inutile in un momento tanto critico. Ovviamente negano il ritorno di Voi-Sapete-Chi, ma mandarci un'insegnante determinata a impedirci di usare incantesimi difensivi...»
«Secondo noi il motivo per cui la Umbridge non ci vuole addestrare alla Difesa contro le Arti Oscure» disse Jamie, «è che deve avere una sua... idea folle che Silente possa usare gli studenti della scuola come una specie di esercito privato. Crede che possa mobilitarci contro il Ministero».
Quasi tutti restarono attoniti alla notizia; tutti tranne Luna Lovegood, che cinguettò: «Be',
questo ha un senso. Dopotutto, Cornelius Caramell ha il suo esercito privato».
Jean Willoughby sorrise accondiscendente.
«Cosa?» fece Harry, preso completamente alla sprovvista da quell'informazione.
«Sì, ha un esercito di Eliopodi» spiegò Luna in tono solenne.
«No che non ce l'ha» sbottò Hermione.
«Invece sì» disse Luna.
«Che cosa sono gli Eliopodi?» chiese Neville con sguardo vacuo.
«Sono spiriti di fuoco» cominciò Luna, sgranando gli occhi sporgenti che la fecero sembrare
più pazza che mai, «grandi creature fiammeggianti che cavalcano bruciando tutto ciò che...»
«Non esistono, Neville» insisté Hermione, acida.
«Sì che esistono» disse Luna con rabbia.
«Scusa, ma che prove ci sono?» domandò Hermione.
«Hermione» disse Jamie sconsolata
«Ci sono moltissime testimonianze oculari. Sei così ottusa che hai bisogno che le cose ti
vengano ficcate sotto il naso...»
 «Hem, hem» intervenne Ginny, in un'imitazione così fedele della professoressa Umbridge che molti si guardarono intorno allarmati prima di ridere. «Non dovevamo decidere con quale frequenza incontrarci?»
«Sì» disse Hermione, «hai ragione, Ginny».
«Be', una volta alla settimana va bene» concordò Lee Jordan.
«Sempre che...» cominciò Angelina.
«Sì, sì, l'abbiamo capito, il Quidditch» disse Hermione spazientita. «Bene. L'altra cosa da decidere è dove incontrarsi...» Questo era molto più difficile; l'intero gruppo ammutolì.
«In biblioteca?» suggerì Katie Bell dopo qualche momento.
«Non credo che Madama Pince sarebbe molto contenta» rispose Harry.
«Forse un'aula vuota?» propose Dean.
«Sì» disse Ron, «la McGranitt potrebbe darci la sua, l'ha fatto quando Harry si allenava per il Tremaghi».
«No, Ron. A parte noi, non deve saperlo nessun’altro, nemmeno i professori di cui ci fidiamo» disse Jamie passando lo sguardo sul piccolo gruppo «Meno sanno, meglio è per loro e non saranno in una posizione scomoda con la Umbridge»
«Va bene, cercheremo un posto» concluse Hermione. «Manderemo un messaggio a tutti quando avremo definito luogo e orario del primo incontro».
Rovistò nella sua borsa, prese piuma e pergamena, poi esitò, come se cercasse di farsi coraggio per dire qualcosa. «Io... credo che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente oggi. Ma credo anche» e qui respirò a fondo, «che dovremmo essere tutti d'accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro».
Fred prese la pergamena e firmò allegramente.
«Ehm...» disse esitando Zacharias, senza prendere la pergamena che George tentava di passargli, «ecco... sono sicuro che Ernie mi dirà quando c'è la riunione».
Ma anche Ernie pareva riluttante a firmare. Hermione lo guardò con le sopracciglia inarcate. «Io... ecco, noi siamo prefetti» disse Ernie. «E se qualcuno trovasse quella lista... insomma...
come dici anche tu, se la Umbridge scopre...»
«Hai appena detto che questo gruppo è la cosa più importante di quest'anno» gli ricordò Harry.
«Eh... sì» disse Ernie, «sì, ne sono convinto, è solo che...»
«Ernie, credi davvero che lascerei questo elenco in giro?» chiese Hermione stizzita.
«No. No, certo che no» rispose Ernie, un po' meno teso. «Io... firmo, sicuro».
Nessuno fece obiezioni dopo Ernie, anche se Harry vide l'amica di Cho scoccarle un'occhiata di rimprovero prima di aggiungere il proprio nome. Quando l'ultima persona (Zacharias) ebbe firmato, Hermione si riprese la pergamena e la rimise con cura nella borsa. C'era una strana atmosfera nel gruppo ora; era come se fossero legati da una specie di contratto.
«Be', si è fatto tardi» disse Fred, alzandosi. «Io, George e Lee dobbiamo acquistare merci di natura strategica; ci vediamo dopo».
In un batter d'occhio anche il resto del gruppo se ne andò. Cho impiegò molto tempo ad allacciare le cinghie della borsa, con i lunghi capelli neri che le nascondevano il viso, ma la sua amica le stava accanto a braccia incrociate, emettendo versetti d'impazienza, e Cho non ebbe altra scelta che andare via con lei. Mentre l'amica la precedeva fuori dalla porta, Cho si voltò e salutò Harry con la mano.
«Be', direi che è andata abbastanza bene» disse allegra Hermione qualche istante dopo, mentre uscivano dalla Testa di Porco.
«Quello Zacharias è un idiota» commentò Ron, guardando in tralice la sagoma di Smith, appena distinguibile in lontananza.
«Già» disse Jamie «Credo che abbia sentito Ernie parlare con Hannah»
«Nemmeno a me piace molto» ammise Hermione, «Comunque più siamo meglio è... insomma, anche Michael Corner e i suoi amici non sarebbero venuti se lui non uscisse con Ginny...» Ron, che stava tracannando l'ultimo sorso di Burrobirra, si soffocò e si spruzzò la bevanda sulla camicia.
«Lui cosa?» gracchiò indignato, con le orecchie del colore di involtini di manzo crudi.
«Ma perché glielo hai detto?» sbottò Jamie «Ora andrà fuori di testa»
«Lei esce con... mia sorella esce con... Michael Corner in che senso?»
«Be', è per questo che lui e i suoi amici sono venuti, credo... certo, ovviamente vogliono imparare la Difesa, ma se Ginny non avesse detto a Michael che cosa stava succedendo...»
«Quando è... quando si sono...»
«Si sono conosciuti al Ballo del Ceppo e si sono messi insieme alla fine dell'anno scorso» disse Hermione in tono composto. Avevano svoltato in High Street, e lei si fermò davanti al negozio di piume Scrivenshaft, che aveva in vetrina una bella esposizione di penne di fagiano. «Mmm... credo che mi comprerò una piuma nuova».
«Cerchiamo di cambiare argomento o non la finiranno più» disse Harry a Jamie e Gabriel a voce bassa.
«Oppure potremmo lasciarli fare, sono divertenti» disse Gabriel con un piccolo ghigno
Jamie gli strattonò il braccio «Oppure» disse a voce alta, per fari sentire anche da Ron e Hermione «Potremmo cercare un nomignolo per Gabriel» si girò verso di lui e gi fece la linguaccia.
«Credo che Gabriel sia un bel nome già così» disse Hermione, intenta a soppesare in mano una piuma azzurra.
«Grazie» disse Gabriel con un tono tra il grato e l’esasperato
«Qual era Michael Corner?» domandò Ron furioso.
«Quello bruno» rispose Hermione.
«Non mi piace» disse Ron all'istante.
«Che strano» mormorò Hermione fra i denti.
«Gabe non è male, che dite?» disse Jamie a voce alta
«Adesso capisco cos'ha provato il tuo camaleonte» sbottò Gabriel.
«Ma» continuò Ron, seguendo Hermione lungo una fila di piume infilate in calamai di rame, «io credevo che a Ginny piacesse Harry» Hermione lo guardò compassionevole e scosse il capo e Jamie emise un gemito sconsolato come se avessero nominato un argomento doloroso.
«A Ginny piaceva Harry, ma ha lasciato perdere mesi fa. Non che non ti voglia bene, è ovvio» disse con gentilezza a Harry, mentre esaminava una lunga piuma nera e oro.
«È per questo che adesso parla?» chiese Harry a Hermione. «Non parlava mai davanti a me,
prima».
«Esatto» rispose Hermione. «Sì, credo che prenderò questa...» Andò al banco e pagò quindici falci e due zellini, con Ron che le alitava sul collo.
«Ron» disse severa, voltandosi e pestandogli un piede, «è proprio per questo che Ginny non ti ha detto che sta con Michael: sapeva che l'avresti presa male. Quindi non farla tanto lunga, per l'amor del cielo».
«Se litigano è colpa tua» disse Jamie seria a Gabriel.
«Non vedo come»
«Se ti fossi fatto cercare un nomignolo a quest’ora l’argomento sarebbe chiuso»
«Ne pagherò le conseguenze» rispose senza scomporsi, mentre Ron non si arrendeva : «Che vuoi dire? Chi la sta prendendo male? lo non la faccio lunga per niente...» Ron continuò a borbottare fra i denti per tutta la strada.
Hermione guardò Harry e sussurrò, mentre Ron ancora imprecava contro Michael Corner: «E già che parliamo di Michael e Ginny... che cosa mi dici di te e Cho?»
«Gabey, Reel, Rye» disse Jamie con forza, determinata a cambiare argomento.
«In che senso?» chiese in fretta Harry ignorando Jamie
«Be'» Hermione abbozzò un sorriso, «non riesce a toglierti gli occhi di dosso, no?» Harry non aveva mai apprezzato tanto la bellezza del villaggio di Hogsmeade e Jamie, al contrario, non aveva mai trovato visita al villaggio più infelice di quella.




Tana del camaleonte:

Eccoci qua, come vedete, prendere il tè non è sempre piacevole xd In realtà volevo paragonare la Umbridge alla strega di Hansel e Gretel ma a quanto pare i Grimm non le avevano dato un nome e BabaJaga è stata una valida sostituta.
Nel prossimo capitolo avremo la verifica di Piton, non perdetevela xd

Alla prossima,

Eltanin ;) 



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Capitolo 11
*** In cui la Umbridge diventa Inquisitore Supremo e il titolo di questa storia ha finalmente un senso ***


 Salve a tutti, gente!

Eccomi qua con un nuovo capitolo, purtroppo è uscito molto più corto del solito, ma ho avuto una settimana infernale e non volevo mancare l'aggiornamento, spero vi piaccia lo stesso ^_^
Ringrazio come sempre i fantasmini sienziosi che leggono questa storia e ILoveZioVoldy e cookslover per le loro fantastiche recensioni.

Bando alle ciance e vi lascio al capitolo, buona lettura !









Per il resto del finesettimana Jamie si sentì in pace con sé stessa, perfino in presenza della Umbridge.
Sapere che stavano facendo qualcosa per resistere a lei e al Ministero, e che aveva un ruolo chiave nella rivolta, era per Jamie motivo di immensa soddisfazione.
Continuava a rivivere nella mente la riunione di sabato: a parte un paio di elementi fastidiosi, quel gruppo prometteva bene. Con un po’ di fortuna sarebbero anche stati in grado di rovesciare quella rospa demoniaca.
Lunedì, però, ebbe un brusco risveglio, un cartello era stato appeso in bacheca nella Sala Comune,
così grande da coprire tutto il resto: l'elenco dei libri usati di incantesimi in vendita, i continui memorandum di Argus Gazza sul regolamento, l'orario degli allenamenti di Quidditch, le offerte di scambio di figurine di Cioccorane, gli ultimi annunci dei Weasley in cerca di volontari, le date dei finesettimana a Hogsmeade e gli avvisi di oggetti smarriti. Il nuovo cartello era stampato in grossi caratteri neri, e in fondo, accanto a una firma precisa e vezzosa, c'era un sigillo dall'aria ufficiale.
PER ORDINE DELL'INQUISITORE SUPREMO DI HOGWARTS
Tutte le organizzazioni, società, squadre, gruppi e circoli
di studenti sono sciolti a partire da questo momento.
Per organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo
si intende l'incontro regolare di tre o più studenti.
L'autorizzazione alla ricostituzione può essere richiesta
all'Inquisitore Supremo (professoressa Umbridge).
Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo
o circolo può esistere senza previa conoscenza
e approvazione dell'Inquisitore Supremo.
Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga,
a un'organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo che
non siano stati approvati dall'Inquisitore Supremo sarà espulso.
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventiquattro.
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Inquisitore Supremo.
Stava fissando la bacheca con un tremito alle labbra quando Harry e Ron l’affiancarono.
«Vuol dire che chiuderanno il Circolo delle Gobbiglie?» chiese un ragazzino del secondo anno al suo amico.
«Credo che le Gobbiglie non siano un problema» disse cupo Ron, facendo sobbalzare i ragazzi del secondo anno. «Invece non credo che noi saremo altrettanto fortunati, che cosa ne pensate?» domandò a Harry quando i ragazzini furono scappati.
«Non è una coincidenza» mormorò Jamie con un sibilo. «Lei sa».
«Non può» disse Ron.
«C'era gente che ascoltava, in quel pub. E ammettiamolo, non sappiamo di chi possiamo fidarci, tra tutti quelli che sono venuti... chiunque potrebbe essere andato a dirlo alla Umbridge» disse Harry. «Zacharias Smith»  Ron, battè il pugno contro il palmo della mano «Oppure... secondo me anche quel Michael Corner, ha uno sguardo sfuggente»
«Se è stato uno di loro lo sapremo presto» disse Jamie, gli occhi che dardeggiavano fissi sull’annuncio.
«E come?»
Jamie si voltò verso di loro a braccia incrociate «Tu credi che io e Hermione abbiamo fatto firmare tutti solo per ricordare chi c’era o come inutile rito di iniziazione?»
Ron parlò vicino all’orecchio di Harry «Quando fa così non assomiglia a una specie di ibrido tra Hermione, mia madre e Piton?»
Harry ridacchiò.
«Ti ho sentito, Ron»
«Ragazzi, che succede?» Hermione stava scendendo le scale del dormitorio, Ron andò in fretta da lei e la trascinò alla bacheca «Ecco cosa succede»
Hermione scorse in fretta l'avviso. La sua espressione divenne gelida.
«Qualcuno ha fatto la spia» esclamò Ron con rabbia.
«Non è possibile» sussurrò Hermione.
«È quello che vi stavo per dire» disse Jamie scocciata «La pergamena che abbiamo firmato è stregata»
«Credeteci, se qualcuno è andato a cantare dalla Umbridge, sapremo chi è stato, e se ne pentirà sul serio» disse Hermione
«Che cosa gli capiterà?» chiese Ron, curioso.
«Be', mettiamola così» disse Jamie «al confronto, l'acne di Eloise Midgeon sembrerà una deliziosa spruzzatina di lentiggini e il naso di Piton un grazioso nasino alla francese»
«Andiamo a colazione e sentiamo che cosa ne pensano gli altri... chissà se l'annuncio è stato affisso in tutte le Case».disse Hermione.
Fu subito chiaro, all'ingresso nella Sala Grande, che l'avviso della Umbridge non era apparso solo nella Torre di Grifondoro. Il chiacchiericcio aveva un'intensità particolare e c'era un gran movimento di gente che andava su e giù fra i tavoli discutendo di quello che aveva letto. Harry, Ron, Jamie e Hermione avevano appena preso posto quando Neville, Dean, Fred, George e Ginny piombarono su di loro.
«Hai visto?»
 «Credi che lei sappia?»
«Che cosa facciamo?»
Guardavano tutti Harry. Lui controllò che non ci fossero insegnanti nei dintorni. «Lo facciamo lo stesso, è ovvio» bisbigliò.
«Sapevo che avresti detto così» disse George raggiante, dandogli un amichevole pugno sul braccio.
«Anche i prefetti?» chiese Fred, con uno sguardo interrogativo rivolto a Ron e Hermione.
«Naturalmente» rispose Hermione con disinvoltura.
«Arrivano Ernie e Hannah Abbott» disse Ron, guardando indietro. «E quei tipi di Corvonero e Smith... ma nessuno sembra molto butterato».
Hermione parve allarmata «Lascia perdere i brufoli, quegli idioti non possono venire qui, o gli altri sospetteranno... sedetevi» disse a Ernie e Hannah muovendo solo le labbra, e si sbracciò in gesti frenetici verso il tavolo di Tassorosso. «Dopo, parliamo dopo»
«Lo dico a Michael» fece Ginny spazientita, alzandosi dalla panca «quello scemo» e corse al tavolo di Corvonero; ma le conseguenze dell'annuncio non furono del tutto chiare finché non fecero per lasciare la Sala Grande, diretti a Storia della Magia.
«Harry, Jamie, Ron» Angelina corse verso di loro, sopraffatta dalla disperazione.
«Va tutto bene» mormorò Harry, quando lei fu abbastanza vicina. «Lo facciamo lo stesso-»
«Vi rendete conto che parlava anche del Quidditch?» disse Angelina senza ascoltarlo «Dobbiamo andare a chiederle il permesso di riformare la squadra di Grifondoro»
Cosa?» fece Jamie, quel pensiero neanche l’ aveva sfiorata.
«Non è possibile» disse Ron inorridito.
«Avete visto il cartello, parla anche delle squadre. Harry, stammi a sentire, per l'ultima volta,ti prego, ti prego, non perdere la calma con la Umbridge o non ci lascerà più giocare. E tu, Jamie sei sua assistente, mettici una buona parola e non avvelenarle il tè o cose simili. Vi prego»
«Va bene, d'accordo» rispose Harry, visto che Angelina sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. «Non ti preoccupare, farò il bravo»
«E io non le metterò lassativi o veleni nel tè, promesso» disse Jamie con un sorriso
«Scommetto che la Umbridge sarà a Storia della Magia» mormorò cupo Ron, mentre si avviavano alla lezione di Rüf. «Non è mai venuta, non ancora... scommetto quello che vi pare che la troviamo lì...» Ma si sbagliava; l'unico insegnante nell'aula era il professor Rüf, che fluttuava come sempre un paio di centimetri al di sopra della sedia e si preparava a continuare il suo monotono borbottio sulle guerre dei giganti. Jamie non tentò nemmeno di seguire quello che stava dicendo; si afflosciò sul banco, ignorando le occhiatacce di Hermione, finché una gomitata  fra le costole non le fece alzare la testa «Hermione, accidenti!»
Lei indicò la finestra. E Jamie si voltò. Edvige era appollaiata sullo stretto davanzale e la fissava attraverso il vetro spesso, con una lettera legata alla zampa. Guardò Harry, e lui alzò le spalle. Anche molti altri compagni indicavano Edvige.
«Oh, mi è sempre piaciuta tanto quella civetta, è così bella» sospirò Lavanda rivolta a Calì.
Harry lanciò un'occhiata al professor Rüf, che continuava a leggere i suoi appunti, beatamente ignaro che l'attenzione della classe era rivolta ancora meno del solito a lui.
Harry si alzò in silenzio, si chinò e corse dietro la fila di banchi sino alla finestra, aprendola pian piano.
Si aspettava che Edvige tendesse la zampa per fargli prendere la lettera e poi volasse di nuovo nella Guferia, ma non appena la finestra fu aperta abbastanza saltò dentro, stridendo afflitta. Harry richiuse i vetri con un'occhiata nervosa al professor Rüf, si chinò di nuovo e tornò al suo banco con Edvige sulla spalla. Se la posò in grembo e fece per toglierle la lettera dalla zampa.
«Harry, guarda. Non sta bene» disse Jamie sporgendosi su Edvige
Solo allora Harry si rese conto che aveva le piume curiosamente arruffate; alcune erano piegate nel
verso sbagliato, e una delle ali ricadeva a una strana angolatura.
«È ferita» bisbigliò Harry, curvo su di lei. Hermione e Ron si sporsero a guardare; Hermione posò addirittura la piuma. «Guarda... ha qualcosa all'ala...» Edvige tremava; quando Harry fece per toccarle l'ala sussultò, gonfiò le piume e gli lanciò un'occhiata di rimprovero.
«Povera piccola» Jamie le accarezzò il capo «Dobbiamo farla vedere a qualcuno»
«Professor Rüf» disse Harry ad alta voce, e tutta la classe si voltò a guardarlo. «Non mi sento bene».
Jamie si alzò «Sì, posso accompagnarlo in Infermeria?»
Rüf alzò gli occhi, stupito come sempre di trovarsi davanti tanta gente.
«Non ti senti bene?» ripeté in tono vago.
«Per niente» rispose Harry deciso, e si alzò tenendo Edvige nascosta dietro la schiena. «Credo di dover andare in infermeria».
«Sì, e io lo accompagno, posso?»
«Sì» disse il professor Rüf, preso alla sprovvista. «Sì... sì, l'infermeria... bene, andate pure, Perkins...» Una volta fuori dall'aula, Harry si posò di nuovo Edvige sulla spalla e corsero via.
«Harry, dobbiamo farla vedere alla Caporal, è l’unica soluzione»
Harry annuì.
«Però prima è meglio prendere la lettera» con molta delicatezza, slegò la lettera dalla zampa di Edvige e  la osservò. «è ancora sigillata»
«Aspetta, pensi che l’abbiano ferita per-»
«Sì, direi di sì» Jamie mise la lettera in tasca «hanno già tentato di rintracciare la nostra posta, no?» disse mentre si avviavano giù per le scale, con Edvige che fischiava ondeggiando sulla spalla di Harry
Ai lati della porta della sala professori c'erano due gargoyle di pietra. Quando furono vicino, uno di essi gracchiò: «Dovreste essere in classe, ragazzini».
«È una cosa urgente» tagliò corto Harry.
«Ooooh, è urgente» disse l'altro gargoyle con voce stridula. «Be', questo sistema tutto, vero?» Harry bussò. Sentirono un rumore di passi, poi la porta si aprì e si trovarono faccia a faccia con la professoressa McGranitt.
«Non avrete preso un'altra punizione» esclamò subito lei, mentre le sue lenti quadrate mandavano un lampo allarmante.
«No, professoressa» si affrettò a rispondere Harry.
«Allora perché non siete in classe?»
«A quanto pare è urgente» intervenne subdolo il secondo gargoyle.
«Stiamo cercando la professoressa Caporal» spiegò Harry. «La nostra civetta è ferita».
«Una civetta ferita, hai detto?» La professoressa Caporal apparve alle spalle della McGranitt; fumava la pipa e teneva in mano una copia del La Gazzetta del Profeta.
«Sì» disse Harry, sollevando con cautela Edvige dalla spalla, «è arrivata dopo gli altri gufi e ha l'ala strana, guardi...» La professoressa Caporal si ficcò la pipa tra i denti e prese Edvige, sotto gli occhi della McGranitt.
«Mmm» mormorò, muovendo appena la pipa mentre parlava. «Sembra che sia stata aggredita, ma non riesco a immaginare da cosa. A volte i Thestral attaccano gli uccelli, certo, ma Hagrid ha addestrato quelli di Hogwarts a non toccare i gufi».
La McGranitt, però, rivolse loro uno sguardo tagliente e chiese: «Sapete che percorso ha fatto questa civetta,?»
 «Credo venisse da Londra» disse Jamie «Strano, no?» Incrociò i suoi occhi per un istante e intuì, dal modo in cui aveva congiunto le sopracciglia, che lei sapeva che 'Londra' voleva dire 'Grimmauld Place, numero dodici'.
La professoressa Caporal tirò fuori dalla tasca un monocolo e se lo sistemò sull'occhio per esaminare da vicino l'ala di Edvige. «Dovrei essere in grado di curarla se me la lasciate, Potter»
disse. «Per qualche giorno non dovrà volare per lunghe distanze, comunque».
«Ehm... va bene, grazie» disse Harry, mentre suonava la campana della ricreazione.
«Non c'è problema» rispose burbera la Caporal, sparì in sala professori portandosi via Edvige, che
fissava Harry e Jamie come se non riuscisse a credere che potessero abbandonarla così.
«Potter»
«Sì, professoressa?» Lei lanciò un'occhiata in corridoio: c'erano studenti che si avvicinavano da tutte le parti.
«Ricordate» disse in fretta, a bassa voce, senza distogliere lo sguardo dalla pergamena nella sua mano, «che i canali di comunicazione da e per Hogwarts potrebbero essere sorvegliati, è chiaro?»
«Certo, professoressa, ma-» disse Jamie, ma il flusso di studenti nel corridoio li aveva quasi travolti. La McGranitt rivolse loro un breve cenno e tornò in sala  professori.
Videro Ron, Hermione e Gabriel in un angolo riparato del cortile, con i colletti dei mantelli alzati per proteggersi dal vento. Jamie srotolò la pergamena mentre si avvicinavano a loro « è la grafia di Sirius». Harry si sporse contro di lei « Dice: stesso posto,stessa ora»
«Edvige sta bene?» domandò Hermione preoccupata, quando Harry e Jamie furono a portata d'orecchio.
«Dove l'avete lasciata?» chiese Ron.
«Alla Caporal» rispose Harry. «E abbiamo incontrato la McGranitt... sentite...» Raccontò che cosa
aveva detto la McGranitt. Con sua sorpresa, nessuno di loro si stupì. Al contrario, i tre si  scambiarono un'occhiata significativa.
Harry guardò Hermione «Che cosa c'è?»
«Be', stavo dicendo a Ron... e Gabriel è del mio stesso parere.... e se qualcuno avesse cercato di intercettare Edvige? Insomma, non si è mai fatta male in volo prima, giusto?»
«È quello che ho pensato anche io, anche Gazza aveva tentato di intercettare la nostra posta» disse Jamie
«Di chi è la lettera, a proposito?» Ron la prese dalle mani di Jamie.
«Di Tartufo» rispose piano Harry.
«'Stessa ora, stesso posto'? Vuol dire il camino della sala comune?»
«Ovvio» commentò Hermione, leggendo il biglietto. Sembrava a disagio. «Spero solo che nessun altro l'abbia letto»
«Ma era sigillato» disse Harry, cercando di convincere se stesso, oltre che lei. «E nessuno capirebbe cosa c'è scritto se non sapesse dove abbiamo già parlato con lui, giusto?»
«Non lo so» ribatté Jamie nervosa, issandosi di nuovo la borsa sulla spalla al suono della campanella, «non sarebbe proprio difficile risigillare la pergamena per magia»
«e se la Metropolvere è sorvegliata... ma non vedo come possiamo dirgli di non venire senza essere
intercettati anche noi» disse Hermione. Scesero le scale diretti all'aula di Pozioni.
«E poi si arrabbierebbe di nuovo» disse Jamie «Se la prenderebbe a morte se ci rifiutassimo di vederlo» giunti in fondo furono richiamati alla realtà dalla voce di Draco Malfoy, che era fuori dall'aula di Piton e sventolava una pergamena dall'aria ufficiale, parlando a voce molto più alta del necessario. «Sì, la Umbridge ha dato subito il permesso alla squadra di Quidditch di Serpeverde di continuare a giocare, gliel'ho chiesto per prima cosa questa mattina. Be', è stato praticamente automatico, lei conosce benissimo mio padre, lui entra ed esce dal Ministero come gli pare... sarà interessante vedere se anche Grifondoro otterrà il permesso, non credete?»
Jamie strinse gli occhi e emise un ringhio «Sarà anche praticamente automatico che si beccherà un’altra Pluffa in faccia»
Gabriel la strinse di più contro di lui «Non cominciare»
«Non reagite» disse Hermione con un sussurro supplichevole afferrando le maniche di Harry e Ron «è proprio quello che vuole».
«Cioè» continuò Malfoy alzando ancora la voce, mentre i suoi occhi grigi brillavano malevoli all'indirizzo di Harry, Jamie e Ron, «se dipende dall'influenza all'interno del Ministero,
non credo che abbiano molte possibilità... secondo mio padre sono anni che cercano una scusa per licenziare Arthur Weasley... e quanto ai Potter, mio padre dice che è solo una questione di tempo prima che il Ministero spedisca lei ad Azkaban e lui al San Mungo, pare che abbiano un reparto speciale per quelli con il cervello spappolato dalla magia». Malfoy fece una faccia grottesca, con la bocca aperta e gli occhi al cielo. Tiger e Goyle scoppiarono nella loro risata simile a un grugnito e Pansy Parkinson squittì deliziata.
Qualcosa urtò contro la spalla di Harry, facendolo barcollare. Una frazione di secondo dopo, si rese conto che Neville era partito alla carica e puntava verso Malfoy.
«Neville» urlò Jamie.
«Neville, no» Harry balzò in avanti e afferrò Neville per gli abiti; Neville si divincolò, agitando i pugni, cercando  di colpire Malfoy, che per un attimo parve sotto shock.
«Aiutami» disse Harry a Ron. Riuscì a passare un braccio attorno al collo di Neville e a trascinarlo via, lontano dai Serpeverde. Tiger e Goyle avevano fatto un passo avanti, i pugni in guardia, pronti alla rissa. Ron afferrò il braccio di Neville e insieme a Harry riuscì a trascinarlo nella fila di Grifondoro. Neville era paonazzo; la pressione del braccio di Harry sulla sua gola rendeva incomprensibili le strane parole che gli uscivano dalle labbra. «Non... ridere... non... Mungo... faccio... vedere...» La porta dell'aula si aprì e apparve Piton. I suoi occhi neri scorsero la fila di Grifondoro fino al punto in cui Harry e Ron stavano lottando con Neville. «Potter, Weasley, Paciock... state facendo a botte?» chiese con la sua voce fredda e beffarda. «Dieci punti in meno per Grifondoro. Lascia andare Paciock, Potter, o ti prendi una punizione. Dentro, avanti».
Harry lasciò andare Neville, che lo guardò storto, ansimando.
«Ho dovuto fermarti» si giustificò Harry senza fiato, recuperando la borsa. «Tiger e Goyle ti avrebbero fatto a pezzi».
Jamie si avvicinò a lui e gli accarezzò il braccio «Tutto ok?»
Neville non disse nulla; si limitò a riprendere la borsa e a entrare nell'aula.
«Per la barba di Merlino» bisbigliò Ron, mentre lo seguivano, «che cosa gli ha preso?»
«Malfoy è un idiota» disse Jamie e entrò in classe seguita da Gabriel. Sapeva benissimo perché il tema dei pazienti del San Mungo e dei danni mentali provocati dalla magia era tanto delicato per Neville, era stata l’unica a cui Harry lo aveva detto. Nemmeno Neville sapeva che loro sapevano.
Presero i soliti posti in fondo all’aula, tirarono fuori piume, pergamene e le loro copie di Mille Erbe e Funghi Magici. Tutta la classe bisbigliava della reazione di Neville, ma quando Piton chiuse la porta con uno schianto, tutti tacquero all'istante.
«Avrete notato» disse Piton con la sua voce bassa e sarcastica, «che oggi abbiamo un'ospite».
Indicò un angolo dell'aula in penombra e Jamie vide la professoressa Umbridge seduta con
la tavoletta sulle ginocchia. Lanciò un’ occhiata a Piton, sperando con tutto il cuore che le desse il fatto suo. Tra i due non aveva dubbi su chi tifare.
«Oggi proseguiremo con la Soluzione Corroborante. Troverete le vostre misture come le avete lasciate la volta scorsa; se sono state eseguite correttamente, dovrebbero essere maturate durante il finesettimana. Le istruzioni» agitò di nuovo la bacchetta, «sono sulla lavagna. Al lavoro».
La professoressa Umbridge passò la prima mezz'ora della lezione prendendo appunti nel suo
angolo.
Jamie continuava a lanciarle brevi occhiate, mentre regolava la fiamma del calderone.
 La Umbridge si alzò. «Ora ci divertiamo» fece Jamie piano, vedendola dirigersi tra due file di banchi verso Piton, che era chino sul calderone di Dean Thomas.
«La classe sembra molto avanzata per il suo livello» disse brusca la Umbridge alla schiena di Piton. «Ma mi stavo chiedendo se sia il caso di insegnare loro una pozione come la Soluzione Corroborante. Credo che il Ministero preferirebbe che fosse esclusa dal programma».
Jamie scosse la testa con un sorriso e cominciò a mescolare la sua pozione, tenendo d’occhio i due professori.
Piton si raddrizzò lentamente e si voltò a guardarla.
«Bene, da quanto tempo insegna a Hogwarts?» chiese la Umbridge, con la piuma pronta
sulla tavoletta.
«Quattordici anni» rispose Piton. La sua espressione era indecifrabile. Jamie si trattenne dal ridacchiare e prese tre foglie di zucca dalla scatola in legno accanto al calderone.
«So che prima aveva fatto domanda per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure» disse
la Umbridge.
«Sì» rispose piano Piton.
«Ma non ha avuto successo?»
Piton fece una smorfia. «Evidentemente».
Jamie, china sul fornello per aumentare la fiamma soffocò una risata dietro la mano.
La professoressa Umbridge prese nota. «E tutti gli anni, da quando è arrivato qui a scuola, ha fatto regolarmente domanda per quel posto, se non sbaglio».
«Sì» confermò Piton muovendo appena le labbra. Sembrava furibondo.
«Ha idea della ragione per cui Silente gliel'ha rifiutato con tanta costanza?» chiese la Umbridge.
«Le suggerisco di domandarlo a lui» rispose Piton con uno scatto.
«Oh, lo farò» disse la Umbridge, con un dolce sorriso.
«Immagino che sia rilevante, vero?» domandò Piton, stringendo gli occhi neri.
Jamie ghignò sotto i baffi «Ora la uccide» prese una boccetta con del liquido di rosso scuro, la inclinò sul calderone e contò dieci gocce.
«Oh, sì» rispose la Umbridge. «Sì, il Ministero vuole un quadro completo del... ehm... bagaglio di esperienze degli insegnanti».
«Evidentemente il suo non lo ha chiesto» sibilò Jamie «Vecchia arpia» prese a mescolare la pozione con una leggera violenza, tanto che delle gocce di pozione schizzarono fuori.
La Umbridge  voltò le spalle a Piton e andò a interrogare Pansy Parkinson sulle lezioni. Piton si voltò verso Jamie e i loro occhi si incontrarono per un istante, poi Jamie li spostò sulla schiena della Umbridge, girando con violenza il mestolo.
 
«Insomma Harry, è mai possibile che tu sia così negato in Pozioni?» sbottò Jamie servendosi della zuppa di carote. Harry aveva di nuovo sbagliato a seguire le istruzioni e Piton lo aveva valutato di nuovo come “Non Classificabile” e gli aveva assegnato un tema sulla pozione.
«Non infierire» disse Harry a denti stretti «Forse salto Divinazione. Fingerò di star male e farò il tema per Piton, così non dovrò stare sveglio stanotte».
«Non puoi saltare Divinazione» disse Hermione, severa.
«Senti chi parla. Tu te ne sei andata. La odi, la Cooman» osservò indignato Ron.
«Io non la odio» ribatté lei altera. «Penso solo che sia un'insegnante assolutamente atroce e una vera impostora. Ma Harry ha già perso Storia della Magia e non credo che debba saltare altre lezioni, oggi»
Harry sbuffò, puntellando la forchetta sul suo pasticcio di carne.
Jamie sospirò come se stesse per fargli un immenso favore «Ti aiuterò col tema di Piton, d’accordo, Harry? Ma è l’ultima volta»
 
L’ora successiva, quando si ritrovarono per la lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure, Harry e Ron raccontarono cos’era successo durante l’ora di Divinazione: la Cooman aveva ricevuto l’esito dell’ispezione e non era stato affatto positivo.
«Bene» disse Jamie con un sorriso, mentre prendevano posto «Questo convincerà del tutto Calì e Lavanda ad andare contro la Umbridge»
La Umbridge entrò mentre lei parlava. Ostentava il solito fiocco di velluto nero e un'espressione di profondo compiacimento.
«Buon pomeriggio, ragazzi»
«Buon pomeriggio, professoressa Umbridge» cantilenarono tutti in tono depresso.
La Umbridge sorrise e guardò Jamie «Buon pomeriggio, signorina Potter»
Jamie strinse le dita attorno alla piuma e con un enorme sforzo, perché i suoi muscoli facciali erano restii a muoversi in un espressione diversa dal disprezzo, sorrise «Buon pomeriggio, professoressa Umbridge» la voce uscì roca, come se avesse il respiro mozzato.
La Umbridge sorrise  guardandola negli occhi, poi si rivolse alla classe «Via le bacchette, prego».
Ma non ci fu il solito tramestio di risposta questa volta; nessuno si era preso la briga di tirarle fuori.
«Andate a pagina trentaquattro di Teoria della Magia Difensiva e leggete il Capitolo Tre, intitolato 'Casi di risposta non offensiva agli attacchi magici'. Non ci sarà...»
«...bisogno di parlare» conclusero in coro Harry, Jamie, Ron e Hermione, a denti stretti.
 
Dopocena, Angelina diede loro la notizia che la Umbridge non aveva dato il permesso alla squadra, e Jamie poteva immaginare quanto piacere ne traesse la Umbridge a incombere sulle loro teste con quella minaccia. Non avrebbe rinunciato tanto presto a quell’arma.
Affondò nella poltrona con l’orribile interrogativo di cosa avrebbe pretesto la Umbridge per accordare il permesso a Grifondoro, accarezzando di tanto in tanto Moccì, che pisolava immobile sul bracciolo della poltrona.
La Sala Comune era più caotica del solito, Fred e George stavano dando spettacolo con le loro merendine marinare e la folla attorno a loro applaudiva e urlava in segno d’approvazione, le dimostrazioni continuarono per tutta la sera, perciò fu solo a mezzanotte passata che Harry,Jamie, Ron e Hermione ebbero la sala comune tutta per loro. Alla fine Fred si chiuse alle spalle la porta che conduceva ai dormitori maschili, facendo tintinnare le sue monete con tanta ostentazione che Hermione gli scoccò un'occhiataccia.
Ron, che si stava appisolando in poltrona, si svegliò con un grugnito soffocato e guardò nel fuoco con gli occhi ancora pieni di sonno. «Sirius» esclamò.
Jamie alzò gli occhi dal libro di pozioni. La testa scura e spettinata di Sirius era di nuovo nel fuoco.
«Ciao» disse con un sorriso.
«Ciao» risposero in coro i quattro, inginocchiandosi sul tappeto davanti al camino. Grattastinchi fece le fusa e si avvicinò al fuoco, cercando, nonostante il calore, di annusare il viso di Sirius.
«Come vanno le cose?» domandò Sirius.
«Non un granché» rispose Harry, mentre Hermione allontanava Grattastinchi per impedirgli di incendiarsi i baffi. «Il Ministero ha imposto un altro decreto, per cui non è più permesso avere squadre di Quidditch»
«O gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure?» completò Sirius.
Ci fu una pausa.
«Però... le voci corrono» disse Jamie con un sorrisetto.
«Dovreste scegliere i vostri luoghi di riunione con più cura» rispose Sirius, con un sorriso
ancora più largo. «La Testa di Porco, ma andiamo».
«Be', ma l’alternativa era i Tre Manici di Scopa» ribatté Jamie «È sempre pieno di gente»
«E quindi sarebbe stato più difficile sentire cosa dicevate» disse Sirius. «Hai molto da imparare, Jamie».
«Chi ci spiava?» domandò Harry.
«Mundungus, ovviamente» disse Sirius, e rise alle loro facce perplesse. «Era la strega sotto il velo».
«Quello era Mundungus?» Harry era sbalordito. «E che cosa ci faceva alla Testa di Porco?»
«Secondo te?» sbuffò Sirius. «Vi teneva d'occhio, è evidente».
«L’avevo detto io» disse Jamie
«Siamo ancora pedinati?» Harry si arrabbiò.
«Certo» rispose Sirius, «e infatti, la prima cosa che fate nel vostro finesettimana libero è organizzare un gruppo di Difesa clandestino». Ma non sembrava arrabbiato né preoccupato. Al contrario, li guardava con visibile orgoglio. E Jamie sentì un calore espandersi nel petto al pensiero  che Sirius fosse fiero di loro.
«Perché Dung si è nascosto?» chiese Ron, con un certo disappunto. «Ci avrebbe fatto
piacere vederlo».
«Parla per te» disse Jamie. Dubitava che lo avrebbe mai sopportato.
«È stato bandito dalla Testa di Porco vent'anni fa» spiegò Sirius, «e quel barista ha la memoria lunga. Abbiamo perso il Mantello dell'Invisibilità di scorta che aveva Moody quando Sturgis è stato arrestato, così ultimamente Dung si veste spesso da strega... Comunque, prima di tutto, Ron, ho promesso a tua madre di riferirti un messaggio».
«Ah sì?» disse Ron, apprensivo.
«Dice che per nessuna ragione al mondo devi partecipare a gruppi segreti di Difesa contro le Arti Oscure. Dice che saresti espulso di sicuro e il tuo futuro sarebbe rovinato. Dice che avrai un sacco di tempo per imparare come difenderti e che sei troppo giovane per preoccupartene adesso. In più, consiglia» e gli occhi di Sirius si rivolsero agli altri tre, «a Harry, Jamie e Hermione di non andare avanti con il gruppo, anche se si rende conto di non avere autorità su di voi, e vi prega solo di ricordare che ha a cuore il vostro bene. Vi avrebbe scritto tutto questo, ma se il gufo fosse stato intercettato voi sareste finiti in un guaio serio, e non può dirvelo di persona perché stanotte è di turno».
«Di turno per cosa?» domandò in fretta Ron.
«Faccende dell'Ordine, non ci pensare» rispose Sirius. «Così è toccato a me fare da messaggero; per favore, ditele che l'ho fatto, perché secondo me non si fida».
Ci fu un'altra pausa durante la quale Grattastinchi, miagolando, cercò di toccare la testa di Sirius con la zampa, e Ron giocherellò con un buco nel tappeto. «Insomma, tu vuoi che le dica che non parteciperò al gruppo di Difesa?» mormorò alla fine.
«Io? Certo che no» rispose Sirius, sorpreso. «Io credo che sia un'idea eccellente»
«Davvero?» Harry si sentì sollevato.
«Ma sicuro» disse Sirius. «Pensi che io e tuo padre ce ne saremmo stati buoni buoni a prendere ordini da una vecchia megera come la Umbridge?»
«Ma... l'anno scorso continuavi a ripeterci di stare attenti e non correre rischi...»
«L'anno scorso tutto suggeriva che qualcuno all'interno di Hogwarts stesse cercando di uccidervi, Harry» rispose Sirius «Quest'anno sappiamo che c'è qualcuno fuori da Hogwarts che vorrebbe ucciderci tutti, quindi credo che imparare a difendersi come si deve sia un'ottima idea»
«E se veniamo espulsi?» chiese Hermione, dubbiosa.
«Hermione, ma è stata una tua idea» Harry la fissò.
«Lo so. Volevo solo sapere che cosa ne pensava Sirius» disse lei con un'alzata di spalle.
«Be', meglio espulsi e capaci di difendersi che a scuola senza la minima idea di quello che succede» rispose Sirius.
«Ben detto» esclamarono entusiasti Harry, Jamie e Ron.
«Allora» continuò Sirius, «com'è organizzato il gruppo? Dove vi incontrate?»
«Eh, quello è un problema» rispose Harry. «Non lo so proprio».
«Che ne dite della Stamberga Strillante?» suggerì Sirius.
«Ehi, è un'idea» esclamò Ron eccitato, ma Hermione emise un suono scettico e gli altri,
Sirius compreso, la guardarono.
«Sirius, eravate solo in quattro quando vi incontravate alla Stamberga Strillante» disse Hermione, «e sapevate trasformarvi in animali e immagino che avreste potuto stringervi tutti sotto un Mantello dell'Invisibilità all'occorrenza. Ma noi siamo ventotto, nessuno è un Animagus, e quindi non ci servirebbe tanto un Mantello quanto un Tendone dell'Invisibilità»
«È vero» ammise Sirius, un po' deluso. «Be', sono sicuro che troverete una soluzione. Una volta c'era un passaggio segreto piuttosto ampio dietro quel grande specchio al quarto piano: forse vi basta per esercitarvi negli incantesimi».
«Fred e George mi hanno detto che è chiuso» disse Jamie «È franato, o qualcosa del genere».
«Oh» fece Sirius, aggrottando la fronte. «Bene, ci penso e ve lo-» s'interruppe. Il suo volto si fece all'improvviso teso e allarmato. Si voltò e guardò, almeno così sembrava, il robusto muro di mattoni del caminetto.
«Sirius» disse Harry, ansioso.
Ma era svanito. Jamie fissò le fiamme per qualche attimo, a bocca aperta, poi si voltò verso Harry
«Perché è...?» Hermione trattenne il respiro atterrita e balzò in piedi, sempre fissando il fuoco.
Tra le fiamme era apparsa una mano che si agitava come per afferrare qualcosa: una mano tozza, dalle dita corte coperte di brutti anelli antiquati.
I quattro scapparono di corsa. Alla porta dei dormitori dei ragazzi, Jamie si voltò. La mano della Umbridge si muoveva ancora tra le fiamme, come se avesse saputo con precisione dove si trovava la testa di Sirius qualche momento prima e stesse cercando di afferrarla.


Tana del Camaleonte:

Eccoci qua, stavolta mi avete raggiunto prima del solito xd e mi scuso di nuovo, vi prometto che i prossimo capitolo sarà lungo come al solito.
Un consiglio per il prossimo capitolo, ricordatevi Moccì sulla poltrona xd

Un bacio a tutti <3

Eltanin :)

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Capitolo 12
*** In cui Gabey sembra piacere molto a Jamie ***


Ciao a tutti!

Contro ogni mio prognostico sono riuscita a postare oggi questo capitolo, mi scuso se 'impagninazione non fosse perfetta, ho sistemato gli errori che mi saltavano agli occhi ma magari me n'è sfuggito qualcuno.
Come sempre, grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia e a cookslover e ILoveZioVoldy per i loro commenti sempre positivi. Grazie, mi rendete felice =3
Ora bando alle ciance, con questa giornata di pioggia, spero che questo capitolo possa farvi un po' di compagnia

Buona lettura 







«La Umbridge legge la nostra posta, Harry. Non c'è altra spiegazione»
Harry distolse gli occhi dalla rana sul suo banco «Credi che sia stata lei ad aggredire Edvige?»
Jamie chiuse le mani attorno al rospo marrone che gracidava in continuazione «Ne sono quasi certa»
«Guarda Harry, ti sta scappando la rana» disse Hermione
Harry puntò la bacchetta verso la rana toro che saltellava speranzosa verso l'altro lato del tavolo, disse «Accio» e quella balzò con aria depressa nella sua mano.
Incantesimi era una delle lezioni migliori per parlare in tutta tranquillità; di solito c'era un tale movimento che il pericolo di essere ascoltati era minimo. Quel giorno, con l'aula piena di rospi gracidanti e corvi gracchianti, e la pioggia che batteva violenta contro i vetri delle finestre, i sussurri fra Harry,Jamie, Ron e Hermione su come la Umbridge aveva quasi catturato Sirius passarono del tutto inosservati.
«Lo sospettavo da quando Gazza ci ha accusato di aver ordinato Caccabombe: era una bugia così stupida» bisbigliò Jamie.
«Già» disse Hermione «insomma, una volta letta la lettera sarebbe stato evidente che non stavate ordinando nulla, e quindi non sareste stati affatto nei guai. È una cosa abbastanza scema, no? Ma poi ho pensato: e se qualcuno cercasse solo una scusa per leggere la vostra posta? Quello sarebbe stato un modo perfetto per la Umbridge: mettere Gazza sull'avviso, fargli fare il lavoro sporco e confiscare la lettera, poi trovare un modo per sottrargliela o chiedergli di vederla... non credo che Gazza avrebbe avuto nulla da obiettare, quando mai ha difeso qualche diritto degli studenti? Harry, stai stritolando la rana».
Harry abbassò lo sguardo: in effetti stava stringendo la rana toro così forte da farle uscire gli occhi dalle orbite; la posò in fretta sul banco.
«Ci è mancato davvero poco, stanotte» Jamie trattenne il rospo per una zampa posteriore, con l’altra mano alzò la bacchetta «Mi domando solo se la Umbridge sa quanto ci è andata vicina. Silencio». Il rospo su cui stava esercitando il suo Incantesimo Tacitante ammutolì a metà di un gracidio e la guardò con rimprovero. «Se avesse preso Tartufo...»
Harry concluse la frase per lei. «Entro stamattina sarebbe tornato ad Azkaban». Agitò la bacchetta senza concentrarsi: la sua rana cominciò a gonfiarsi come un palloncino verde ed emise un sibilo acuto.
«Silencio» si affrettò a dire Hermione, puntando la bacchetta verso la rana di Harry, che si sgonfiò senza far rumore. «Be', non deve farlo più, e basta. Però non so come riusciremo a dirglielo. Non possiamo mandargli un gufo».
«Non credo che rischierà di nuovo» disse Ron. «Non è stupido, sa di essere stato quasi catturato. Silencio».
Il grosso, brutto corvo davanti a lui gracchiò beffardo. «È il modo in cui muovi la bacchetta» osservò Hermione critica «non devi agitarla, è più come una stoccata».
«I corvi sono più difficili delle rane» rispose stizzito Ron.
«Bene, facciamo cambio»Hermione afferrò il corvo di Ron e lo sostituì con la sua rana. «Silencio» Il corvo continuò ad aprire e chiudere il becco aguzzo senza che ne uscisse alcun suono.
«Molto bene, Granger» squittì la vocetta stridula del professor Vitious, facendo trasalire  Harry, Jamie, Ron e Hermione. «Ora fallo tu, Weasley».
«Cos...? Oh. Va bene» rispose Ron, molto agitato. «Ehm, Silencio» La stoccata fu così forte che colpì la rana nell'occhio: quella saltò giù dal banco con un gracidio assordante.
Harry e Ron non furono sorpresi di vedersi assegnare altri esercizi sull'Incantesimo Tacitante.
Durante la ricreazione, ebbero il permesso di restare dentro la scuola per via della fitta pioggia. Insieme a Gabriel, trovarono posto in un'aula rumorosa e affollata al primo piano, in cui Pix vagava sognante dalle parti del lampadario, soffiando di tanto in tanto bolle d'inchiostro sulla testa di qualcuno. Si erano appena seduti quando Angelina venne loro incontro, facendosi largo a fatica tra i gruppi di studenti chiacchieroni.
«Ho il permesso» annunciò. «Posso ricostituire la squadra di Quidditch»
«Stupendo» esclamarono insieme Ron, Harry e Jamie
«Sì» disse Angelina, raggiante. «Sono andata dalla McGranitt, e credo che si sia rivolta a Silente. Comunque la Umbridge ha dovuto cedere. Ah, perciò vi voglio in campo alle sette, perché dobbiamo recuperare. Vi rendete conto che mancano solo tre settimane alla prima partita?» Se ne andò sgomitando, schivò per un soffio una bolla d'inchiostro che colpì un allievo del primo anno, e sparì.
Il sorriso di Ron si attenuò non appena guardò fuori dalla finestra, che era oscurata dalla pioggia battente. «Speriamo solo in una schiarita. Che cosa c'è, Hermione?» Anche lei guardava la finestra, ma come se non la vedesse. Aveva lo sguardo smarrito e la fronte aggrottata.
«Pensavo» disse, sempre rivolta alla finestra inondata dalla pioggia.
«A Siri... a Tartufo?» chiese Harry.
«No, non proprio» rispose lentamente Hermione. «È più» si morse il labbro «mi chiedevo» esitò un istante «immagino che stiamo facendo la cosa giusta, no?» Harry e Ron si scambiarono un'occhiata e Jamie alzò appena gli occhi dal muffin ai mirtilli mentre lo addentava.
«Adesso sì che è tutto chiaro» disse Ron. «Mi avrebbe proprio dato fastidio se non ti fossi spiegata per bene».
Hermione lo guardò come accorgendosi solo in quel momento che lui era lì. «Mi chiedevo» ripeté a voce più alta, «se stiamo facendo la cosa giusta, con questo gruppo di Difesa contro le Arti Oscure».
Gabriel alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.
Jamie posò il muffin sul banco «Stai scherzando?»
«Cosa?» sbottarono insieme Harry e Ron.
«Hermione, è stata una tua idea» s'indignò Ron.
«Lo so» rispose Hermione, torcendosi le dita. «Ma dopo aver parlato con Tartufo...»
«Ma lui è d'accordo» obiettò Harry.
«Sì» Hermione fissò di nuovo la finestra. «Sì, è proprio questo che mi ha fatto pensare che forse non è una buona idea» Pix li sorvolò a pancia in giù, con la cerbottana pronta; con un gesto automatico, i cinque si ripararono la testa con le borse finché non li ebbe superati.
«Fammi capire» disse Harry con rabbia, mentre posavano di nuovo le borse a terra, «Sirius è d'accordo con noi, quindi secondo te non dovremmo farlo più?»
Hermione aveva l'aria tesa e piuttosto avvilita. Guardandosi le mani disse: «Onestamente, vi fidate del suo giudizio?»
«Sì!» ribatté Harry. «Ci ha sempre dato ottimi consigli» Una bolla d'inchiostro passò sibilando accanto a loro e colpì Katie Bell in pieno orecchio. Hermione vide Katie alzarsi e cominciare a scagliare oggetti contro Pix; qualche istante dopo parlò di nuovo, e parve scegliere le parole con molta cura. «Non ti sembra che sia diventato, in qualche modo imprudente da quando è confinato a Grimmauld Place? Non credete che stia... in un certo senso... vivendo attraverso di noi?»
Jamie trattenne il respiro e aveva un espressione di totale sconcerto.
 «Che cosa vuol dire 'vivendo attraverso di noi'?» ribatté Harry.
«Voglio dire, ecco, penso che lui sarebbe felice di formare società segrete di Difesa sotto il naso di qualcuno del Ministero... secondo me è davvero frustrato per quanto poco può fare adesso... perciò credo che gli faccia piacere... istigarci».
Ron era assolutamente perplesso. «Sirius ha ragione» disse. «Sembri davvero mia madre».
«Hermione, queste sono tutte cavolate» disse Jamie con una calma gelida «Sirius non ci istiga e non ci metterebbe mai in pericolo. Lui vuole il nostro meglio» raccolse la sua borsa «E se hai cambiato idea sul nostro progetto, se non te la senti più» disse a denti stretti «Bene, tiratene fuori ma non mettere Sirius in mezzo per giustificarti» si alzò dal banco e con la borsa sulla spalla si diresse fuori dall’aula a passo di marcia.
Lo sguardo di Harry la seguì finché non venne inghiottita dalla folla di studenti, poi rivolse a Hermione un’occhiataccia.
Gabriel chiuse il libro e lo rimise in bora «Penso che tu abbia ragione su Tartufo» si alzò dalla sedia «ma era meglio se lo tenevi per te» e uscì anche lui dall’aula.
 
I corridoi erano quasi deserti, gli studenti erano tutti radunati nelle aule, Jamie non aveva una meta precisa, camminava nel corridoio a passo svelto, le braccia incrociate strette al petto, la borsa che sbatteva contro la gamba. Sentì dei passi dietro di lei, ma li ignorò, svoltò in un altro corridoio, il rumore di passi la seguì. Si fermò e si voltò. Gabriel era a pochi metri da lei «Cominciavo a pensare che volessi percorrere tutto il castello» disse con un leggero sorriso, avvicinandosi a lei. Accarezzò le sue braccia, ancora strette e incrociate sul petto.
«Tu cosa ne pensi?» gli chiese lei con voce impastata dal magone e da una vaga minaccia «La pensi come lei?»
Gabriel la guardò, i movimenti delle mani sulle sue braccia diventarono più lunghi e lenti «Non lo conosco abbastanza per poter dire qualcosa...quello che penso» si avvicinò di più a lei e posò la fronte contro la sua «è che Hermione si sentirà incredibilmente in colpa adesso»
«Bene» lo sguardo basso «se lo merita»
Gabriel premette un po’ di più la fronte contro quella di Jamie e le punte dei loro nasi si sfiorarono. Lei allora alzò lo sguardo su di lui «Il tuo padrino vi vuole bene, questo lo posso dire anche senza conoscerlo» sorrise appena quando sentì le braccia di Jamie premere di più contro il suo petto, la circondò in un abbraccio. Stettero così, in silenzio per diversi minuti, poi Jamie sciolse le braccia e lo strinse «Grazie per aver mentito»
Gabriel allontanò il viso per poterla guardare «Su cosa?»
Jamie accennò un sorriso «Lo so che la pensi come Hermione, ti conosco»
Gabriel sbuffò e poggiò la fronte contro la sua per un istante «Credevo di essere meglio come bugiardo»
Jamie scosse la testa «Non con me» accarezzò i capelli più corti all’inizio del collo
«E non sei arrabbiata?»
«Ho imparato a capire il tuo modo di vedere le cose» gli accarezzò il braccio «ma è stato un bel tentativo» un sorrisetto sulle labbra «Gabey»
Gabriel la adocchiò severo e le diede un pizzicotto sul fianco «Falla finita»
 
La sera, Harry, Ron e Jamie dovettero uscire per l’ allenamento di Quidditch, ma il tempo non era migliorato per niente da quella mattina e dopo un ora, Angelina dovette arrendersi e la squadra ritornò mogia negli spogliatoi.
Fred e George parevano particolarmente irritati; entrambi camminavano a gambe larghe e storcevano il viso a ogni movimento.
«Prima o poi i vostri esperimenti vi costeranno la vita» disse Jamie, una smorfia al pensiero del dolore che dovevano provare ad avere i sederi pieni di foruncoli.
George si massaggiò il didietro «Tutto, per l’arte degli scherzi»
Jamie scosse la testa e strizzò i capelli pieni d’acqua, prese l’asciugamano dalla panca e si tamponò il viso.
La cicatrice pulsò, chiuse gli occhi e premette il viso contro l’asciugamano; un ondata di odio la invase. Un tuffo allo stomaco, la percezione dello spogliatoio svanì e vide Harry davanti a lei, una smorfia di rabbia gli deformava la faccia. «È così difficile fare quello che vi ho chiesto?» la voce sibilante . Alzò la bacchetta e la puntò contro di lei «Crucio». Delle voci intorno a lei urlarono. Jamie incontrò i suoi occhi. Erano rossi.
Poi, tutto venne come risucchiato da un vortice.
«Ah, i miei sembrano anche più grossi»
«Alcuni dei miei sono scoppiati mi sa», erano le voci di Fred e George.
«La presa del bradipo funziona bene» disse Angelina «Ma con questo tempo...»
«Vedrai che migliorerà per la partita» disse Katie.
La cicatrice bruciava ancora, sentiva le gambe tremare, si sedette sulla panca , l’asciugamano sempre premuto contro il viso, lo allontanò poggiandolo sulla bocca. Harry era in piedi, immobile, di fianco a lei, era pallido. Cercò il suo sguardo, lo stomaco si strinse per la paura di vedere quegli occhi rossi, ma un secondo dopo, trovò quel verde familiare e i muscoli del petto si rilassarono.
«State, ehm, state bene?» disse Ron, guardando prima l’uno poi l’altra con un cipiglio preoccupato.
«Te lo diciamo dopo» sussurrò Harry, e a Ron bastò per capire. Tutti e tre restarono indietro mentre gli altri della squadra uscivano, imbacuccati nei mantelli, con i cappelli tirati fin sulle orecchie.
«Cos'è successo?» chiese Ron quando Katie fu sparita oltre la porta. «La cicatrice?». Harry annuì.
«Ma» spaventato, Ron, andò alla finestra e guardò fuori nella pioggia. «Lui non può essere qui vicino, giusto?»
«No» Harry si lasciò cadere su una panca e si massaggiò la fronte. «Probabilmente è molto lontano. Fa male perché... è... arrabbiato» guardò Jamie «Lo hai sentito anche tu?»
Jamie si morse il labbro «Sì, l’ho sentito anche io» lo stomaco ancora contorto dalla preoccupazione, non capiva perché aveva visto Harry al posto di Voldemort e non voleva pensare alla probabile e logica risposta.
«L'avete visto?» chiese Ron, orripilato. «Avete... avuto una visione?»
Harry rimase immobile a guardarsi i piedi.  «Vuole che si faccia qualcosa, ma non lo si sta facendo abbastanza in fretta» disse Jamie
«Ma... come fate a saperlo?» chiese Ron.
Jamie scosse il capo e si premette forte le mani sugli occhi. Piccole stelle apparvero nel suo campo visivo. Sentì che Ron si sedeva sulla panca accanto a lei.
«È stato così anche l'ultima volta?» domandò Ron, a voce bassa. «Quando vi ha fatto male nell'ufficio della Umbridge? Tu-Sai-Chi era arrabbiato?»
«Non lo so» disse Jamie.
«Che cos'è allora?»
«L'ultima volta è stato perché era contento» disse Harry «Molto contento. Credeva... che stesse per succedere qualcosa di buono. E la notte prima che tornassimo a Hogwarts» ripensò al momento in cui la cicatrice gli aveva fatto male da morire, nella stanza che occupava con Ron a Grimmauld Place «era furioso» si voltò a guardare Ron, che non gli toglieva gli occhi di dosso.
«Potresti prendere il posto della Cooman, amico mio» disse sgomento.
«Non sto facendo profezie» protestò Harry.
«No, lo sai cosa stai facendo?» disse Ron, spaventato e impressionato allo stesso tempo. «Harry, stai leggendo nella mente di Tu-Sai-Chi»
«No» disse Jamie con forza con un tono di voce più alto di quanto avrebbe voluto. Harry e Ron sussultarono. Sospirò «No» disse con un tono di voce stavolta troppo basso « è più, il suo umore, immagino, vero?» guardò Harry
Harry annuì «Sì, sono come dei lampi sul suo stato d'animo. L'anno scorso Silente ha detto che stava succedendo una cosa del genere, che potevamo avvertire quando Voldemort era vicino o quando provava odio. Ora sentiamo anche quando è soddisfatto...» Ci fu una pausa. Il vento e la pioggia sferzavano l'edificio.
«Dovete avvisare qualcuno» disse Ron.
«L'ultima volta l'ho detto a Sirius».
«Be', diglielo anche stavolta»
«Non posso, no?» rispose cupo Harry. «La Umbridge controlla i gufi e i camini, non ti ricordi?»
«Allora a Silente».
«Te l'ho appena spiegato, lo sa già» tagliò corto Harry alzandosi. «Non ha senso raccontarglielo di nuovo». Prese il mantello dall'attaccapanni e se lo mise sulle spalle. «Andiamo?»
Jamie si alzò senza pensarci e prese il suo mantello.
Ron allacciò il suo, guardandoli, pensieroso. «Silente lo vorrebbe sapere» insisté.
Harry scrollò le spalle. «Andiamo, abbiamo ancora gli esercizi sull'Incantesimo Tacitante»
Attraversarono a passo svelto i campi bui, scivolando e inciampando sui prati fangosi, senza parlare. Jamie pensò che forse avrebbero dovuto davvero parlare con Silente, lui avrebbe senz’altro saputo spiegarle perché aveva visto Harry come Voldemort, ma scacciò quel pensiero quasi subito. Lui prendeva già troppe decisioni sulla loro vita. Avrebbe risolto da sola questo problema, avrebbe trovato il modo di tenere Voldemort il più possibile lontano da loro.
«Mimbulus mimbletonia» disse la voce di Ron, e Jamie si riscosse appena in tempo per arrampicarsi nella sala comune attraverso il buco dietro il ritratto.
A quanto pareva Hermione era andata a letto presto, lasciando Grattastinchi acciambellato su una sedia e un assortimento di bitorzoluti berretti da elfo su un tavolo accanto al fuoco.
Jamie sperava di trovarla sveglia, lei avrebbe senz’altro saputo dirle qualcosa sulla lettura della mente, poi però si ricordò di essere arrabbiata con lei e sprofondò con uno sbuffo sulla poltrona più vicina, senza badare a un piccolo strillo.
Ron continuava a lanciare loro occhiate ansiose, ma Harry prese i libri di Incantesimi e si mise a lavorare al suo tema.
Jamie non aprì nemmeno il libro, in quel momento aveva voglia di mandare all’aria tutto: la Umbridge, Silente, Hogwarts e di rintanarsi a Grimmauld Place con Sirius.
Quando Ron annunciò che andava a dormire, Harry stava ancora lavorando al tema, e lei era ancora immobile con lo sguardo perso.
La mezzanotte passò mentre Harry leggeva e rileggeva un paragrafo sugli usi della coclearia, del levistico e della starnutaria senza capire nemmeno una parola, e E Jamie ormai si stava assopendo rannicchiata sulla poltrona. Grattastinchi le balzò in grembo, sistemandosi tra le sue gambe incrociate con miagolii di fusa, producendo col corpo una vibrazione che Jamie trovò confortante, e cullata da quel suono, si addormentò con una strana parola : Desagradecida, nella testa.
Si trovò di nuovo in un lungo corridoio senza finestre, stavolta era a terra, davanti a lei dei passi rimbombavano nel silenzio, alzò gli occhi, Harry camminava davanti a lei, verso la porta alla fine del corridoio, provò a seguirlo, ma i suoi piedi non risposero al comando, erano immobili.
«Signorini Potter, signorini» si svegliò di soprassalto. Le candele erano tutte spente nella Sala
Comune, ma qualcosa si muoveva accanto a lei.
«Hai sentito?» era la voce di Harry «Chi c'è?» si drizzò a sedere. Il fuoco era quasi spento, la sala molto buia.
«Dobby ha il loro gufo, signori» annunciò una voce stridula.
«Dobby?» disse Jamie con voce assonnata, scrutando nell'oscurità verso la voce.
Dobby l'elfo domestico era in piedi accanto al tavolo sul quale Hermione aveva lasciato una dozzina di berretti di maglia. Le sue grandi orecchie a punta sporgevano da sotto quello che sembrava un insieme di tutti i berretti sferruzzati da Hermione; li portava uno sull'altro, così che la sua testa sembrava più lunga di un metro, e sulla cima sedeva Edvige, che tubava serena e guarita.
«Dobby si è offerto volontario per riportare il gufo di Harry e Jamie Potter» squittì l'elfo con espressione adorante. «La professoressa Caporal dice che ora sta benissimo, signorini». Fece un inchino così profondo che il suo naso a matita sfiorò la superficie lisa del tappeto. Edvige, con uno stridio indignato, volò sul bracciolo della poltrona di Harry.
«Grazie, Dobby» disse Harry, accarezzando la testa di Edvige.
Jamie strinse gli occhi per vedere meglio Dobby e si accorse che l'elfo portava anche molte sciarpe e innumerevoli calzini, così che i piedi sembravano troppo grossi per il corpo.
«Ehm... hai preso tu tutte le cose che Hermione ha lasciato qui intorno?»
«Oh no, signorina» rispose allegramente Dobby. «Dobby ne ha prese anche per Winky, signore».
«Giusto, come sta Winky?» domandò Jamie con un sorriso tirato.
Le orecchie di Dobby si afflosciarono un po'. «Winky beve ancora tanto, signorina» disse malinconico, abbassando gli enormi occhi verdi, grandi come palle da tennis. «Ancora non vuole vestiti, Jamie Potter. E nemmeno gli altri elfi domestici. Nessuno di loro pulirà più la Torre di Grifondoro, con tutti i berretti e calzini nascosti ovunque, per loro è un insulto, signorina. Dobby fa tutto da solo, signorina, ma a Dobby non importa, perché lui spera sempre di incontrare Harry e Jamie Potter e stanotte è successo» Dobby fece un altro profondo inchino. «Ma Harry e Jamie Potter non sembrano felici» proseguì, raddrizzandosi e guardandoli timidamente. «Dobby li ha sentiti mormorare nel sonno. Harry e Jamie Potter stavano facendo brutti sogni?»
Jamie e Harry si scambiarono uno sguardo che significava una muta domanda : “Allora è vero che c’eri anche tu?”
«Non proprio brutti» rispose Harry, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
«Non è stato il peggio della serata» disse Jamie infilando le dita nel pelo morbido e lungo di Grattastinchi.
L'elfo li guardò con i suoi immensi occhi sferici. Poi disse, molto serio, le orecchie basse: «Dobby vuole aiutare Harry e Jamie Potter, perché Harry e Jamie Potter hanno liberato Dobby e Dobby è molto, molto più felice adesso».
Harry e Jamie sorrisero. «Non puoi aiutarci, Dobby, ma grazie per l'offerta». disse Harry. Si chinò a raccogliere il libro di Pozioni. Chiuse il libro, e in quel momento il fuoco illuminò le sottili cicatrici bianche sul dorso della sua mano: il risultato della punizione della Umbridge «Aspetta un momento... c'è una cosa che puoi fare per noi, Dobby»
L'elfo si voltò, raggiante. «Lo dica, Harry Potter, signore»
Jamie lanciò a Harry uno sguardo interrogativo.
«Abbiamo bisogno di trovare un posto dove ventotto persone possono esercitarsi nella Difesa contro le Arti Oscure senza essere scoperte dagli insegnanti. Soprattutto» strinse il pugno sul libro, e le cicatrici brillarono di un biancore perlaceo, «dalla professoressa Umbridge».
Jamie aprì appena la bocca, poi guardò l’elfo «Puoi aiutarci, Dobby?»
Dobby fece un saltello, agitando allegramente le orecchie e battendo le mani. «Dobby conosce un posto perfetto, signorini» esclamò contento. «Dobby l'ha sentito dire dagli altri elfi domestici quando è arrivato a Hogwarts, signorini. Noi la chiamiamo Stanza Va-e-Vieni, signorini, oppure Stanza delle Necessità»
«Perché?» chiese Harry curioso.
«Perché è una stanza dove si può entrare» disse Dobby serio, «solo se c'è veramente bisogno. A volte c'è, a volte no, ma quando appare ha sempre tutto quello che serve a chi la cerca. Dobby l'ha usata, signorini» continuò l'elfo, calando le orecchie con aria colpevole «quando Winky era molto ubriaca; l'ha nascosta nella Stanza delle Necessità e ha trovato antidoti alla Burrobirra, un bel lettino da elfo per farla dormire, signore... e Dobby sa che il signor Gazza ci trova i detersivi quando li sta finendo, signore, e-»
«E se avessi davvero bisogno di un bagno» lo interruppe Harry, ricordando all'improvviso una cosa detta da Silente al Ballo del Ceppo, il Natale prima, «si riempirebbe di vasi da notte?»
«Dobby pensa di sì, signore» rispose l'elfo, annuendo serio. «È una stanza strabiliante, signore».
Jamie si raddrizzò sulla poltrona, prendendo in braccio Grattastinchi «Quanti la conoscono?»
«Molto pochi, signorina. La gente di solito ci capita per caso quando ne ha bisogno, ma spesso non la trovano più, perché non sanno che è sempre lì che aspetta di essere chiamata, signore».
«È fantastico» disse Harry, col cuore che batteva forte. «È perfetto, Dobby. Quando puoi mostrarci dov'è?»
 «Quando vuole, signore» rispose Dobby, deliziato dall'entusiasmo di Harry. «Possiamo andare adesso, se volete»
Jamie si alzò in piedi «Perché no?» guardò Harry «Ti va?»
Harry era pensieroso «Non stanotte »con riluttanza si abbandonò di nuovo nella poltrona. «È una cosa molto importante, non voglio rovinare tutto, bisogna prepararla con cura»
Jamie sbuffò e si lasciò ricadere nella poltrona stringendo Grattastinchi un po’ di più.
«Senti Dobby, puoi dirmi dov'è di preciso questa Stanza delle Necessità, e come si fa a entrare?» disse Harry.
Dopo che Dobby scomparve, Harry e Jamie si decisero a salire nei Dormitori, lieti di aver ricevuto la prima buona notizia della giornata.
Jamie si mise il pigiama con Grattastinchi che continuava a strisciare contro le sue gambe rischiando più volte di farla cadere, e si infilò sotto le coperte con un brivido di freddo. Aveva appena chiuso gli occhi quando li riaprì di colpo. Si tirò a sedere, sul viso un espressione colpevole. Scostò le coperte e s’infilò la vestaglia; senza nemmeno cercare le pantofole, uscì in punta di piedi dal Dormitorio e scese le scale, all’ultimo gradino, si guardò intorno, poi si diresse alla poltrona che occupava non meno di dieci minuti fa.
S’inginocchiò all’altezza del bracciolo «Scusa scusa scusa» continuò a raffica a ripetere quella parola.
Un pezzo del velluto bordeaux si staccò e si mosse, due occhi scuri da cui trasudava disappunto la fissarono «Mi hai lasciato aquì por un dìa intero» il tono era freddo e stizzito, mentre Jamie continuava a ripetere “scusa” senza sosta «ti sei olvidada de mi stamattina, e ho pensato, è distratta, ma poi mi hai ignorato per tutto il giorno e stasera ti sei quasi seduta sopra di me» il tono si era fatto via via più isterico.
Jamie si aggrappò con le mani al bracciolo della poltrona «Hai tutte le ragioni, sul serio, mi dispiace, è stata una giornata infernale»
«Non es una buona scusa»
«No non lo è, ma ti assicuro che non l’ho fatto apposta» poi lo guardò con aria un po’ meno colpevole e più perplessa «Ma quindi tu sei rimasto su questa poltrona per tutto il tempo?»
«Claro que sì, volevo vedere quando ti saresti ricordata di avere un nobile camaleonte di razza che tutti vorrebbero avere e che tu trascuri in modo indecente»
«Ah» fece Jamie ancora stupita «E sei rimasto qui giusto per darmi una lezione?»
«Sì»
«E non facevi prima a salire su Grattastinchi e venire da me?»
«Ah» strillò Moccì «E dovevo anche essere io a venire da te, dopo esta umiliazione»
«Bè, non intendevo questo, solo...» guardò la poltrona ancora stranita «Sei rimasto su questa poltrona tutto il tempo...cioè, è strano» gli occhi di Moccì si strinsero minacciosi «Niente, lascia perdere...andiamo a letto, adesso?»
«No»
«No? Perché? Sei diventato un tutt’uno con la poltrona? Hai sviluppato una relazione con un acaro o hai scoperto che ti piace troppo il bordeaux?» .Moccì continuò a fissarla minaccioso. «Ok» Jamie alzò le mani «perché?»
Il camaleonte restò in silenzio per qualche secondo «Yo cambio indirizzo» e con una calma impettita, che usava quando voleva dimostrarsi superiore, scese dal bracciolo con la coda all’insù.
«Non di nuovo nell’ufficio di Piton, spero»
Moccì si voltò a lanciarle un’occhiataccia «Mi trasferisco, sul serio» scese sul pavimento.
«A questa velocità ci arrivi domani mattina»
Moccì strillò una parola in spagnolo, incomprensibile per Jamie, che ridacchiò e fece per seguirlo avanzando di un passo.
«Non mi seguire» strillò tanto che fece un piccolo saltello.
Jamie sbuffò divertita, le mani sui fianchi «Bene, piccolo esploratore, buonanotte. Invitami a prendere un tè quando trovi casa» disse salendo le scale dei dormitori.
«Lo farò e ci metterò uno di quegli orribili prodotti dei tonti rossi por farti riempire di verruche»
 
La mattina, Harry scese a colazione, con due cerchi neri sotto gli occhi.
«Non stai bene?» Jamie gli versò del latte caldo
«Moccì si è trasferito da me» disse Harry guardandola come se fosse la causa della sua disgrazia più grande «E si è lamentato di te» la indicò mollemente col dito «tutta la notte»
«Oh no» Jamie imburrò del pane e ci mise su una generosa quantità di marmellata alle ciliegie e gliela passò «Ok, per farmi perdonare ti faccio tutte le fette di pane tostato che vuoi»
«Odio capire il Serpentese»
«Oggi lo vengo a riprendere» gli passò anche un muffin al cioccolato ma Harry fece segno di no con la testa e sbadigliò.
«Certo che dimenticarlo per tutto il giorno» disse mentre lei gli stava imburrando una’altra fetta di pane.
Jamie lo guardò offesa e ritrasse la fetta nel suo piatto «Niente più pane per te»
 
Le loro vesti turbinavano e sventolavano mentre attraversavano la porzione di prato allagato che li separava dalle due ore di Erbologia, dove riuscirono a stento a sentire quello che la professoressa Sprite diceva, per via della pioggia che batteva sul tetto della serra. Nel pomeriggio, la lezione di Cura delle Creature Magiche dovette essere spostata dai prati spazzati dalla tempesta a un'aula vuota al pianterreno, e con grande sollievo della squadra Angelina li aveva cercati a pranzo per avvertirli che l'allenamento di Quidditch era annullato.
«Bene» le disse Harry a bassa voce, «perché abbiamo trovato un posto dove tenere il primo incontro del gruppo di Difesa. Stasera alle otto al settimo piano, davanti all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll. Puoi dirlo a Katie e Alicia?» Angelina parve un po' spiazzata, ma promise di riferirlo alle altre. Harry tornò a occuparsi con gusto delle salsicce e del purè di patate. Quando alzò la testa per prendere un bicchiere di succo di zucca, vide che Hermione lo guardava.
«Che cosa c'è?» chiese a bocca piena.
«No, è che... i piani di Dobby non sono sempre sicuri. Non era per colpa sua che avevi perso
tutte le ossa del braccio?»
«Hermione nessuno ti obbliga a venire se non ti va» disse Jamie inforcando con forza una salsiccia che quasi schizzò via dal piatto. Dopo quell’intervallo, i rapporti tra Jamie e Hermione erano tesi, o meglio, Jamie ce l’aveva a morte con Hermione, e non voleva sentire ragioni.
Hermione si morse il labbro senza dire nulla.
«Quella stanza non è solo un'idea di Dobby; anche Silente la conosce, me ne ha parlato al Ballo del Ceppo» disse Harry, deciso a evitare un litigio.
L'espressione di Hermione si rasserenò. «Te ne ha parlato Silente?»
«Solo un accenno» disse Harry scrollando le spalle.
«Ah, allora va bene» tagliò corto lei, e non sollevò altre obiezioni. Jamie dovette ingoiare la risposta pronta che stava per dire, grazie a una gomitata di Harry.
Insieme, avevano passato la maggior parte del giorno a rintracciare i firmatari dell'elenco per comunicare loro il luogo dell'appuntamento. Con un certo disappunto di Harry e Jamie (che sperava di non riuscire ad avvertirla), fu Ginny a trovare  Cho Chang e la sua amica; comunque, alla fine della cena erano sicuri che l'informazione fosse stata trasmessa a tutte le venticinque persone che si erano presentate alla Testa di Porco.
 
Jamie smistò con uno sbuffo l’ennesima circolare. Sarebbe arrivata in ritardo al primo appuntamento del gruppo e tutto per stare in compagnia della Umbridge, di cui aveva tremendamente paura dopo l’incidente con Sirius. Entrata in quell’ufficio, si era aspettata un interrogatorio su cosa avesse fatto la notte scorsa, ma la Umbridge si era limitata a darle da fare, senza instaurare nessun tipo di conversazione, a esclusione di qualche apprezzamento ai suoi stessi merletti e quando le chiese se il gatto del terzo piattino sulla destra non avesse qualcosa di strano.
Quando l’orologio ticchettò le otto, e l’ultima circolare fu impilata, Jamie raccolse la borsa. «Arrivederci, professoressa»
La Umbridge sorrise dietro il bordo della tazza «Arrivederci, signorina Potter»
Jamie si voltò e si diresse alla porta, aveva già una mano sulla maniglia quando la voce della Umbridge la fermò «Signorina Potter?»
Jamie si voltò appena «Sì, professoressa?»
Il sorriso si fece più largo e orrido «Vada a letto presto stanotte», il cuore di Jamie perse più di un battito e il respiro le si mozzò. Strinse con forza la maniglia «Sarà stanca»
Jamie deglutì «Certo» abbassò la maniglia con un colpo secco «Buona notte, professoressa» aprì in fretta la porta quel tanto che le bastava per passare e scivolò fuori richiudendosela subito alle spalle.
Gabriel era appoggiato al muro di fronte ad aspettarla, non fece in tempo a salutarla che Jamie lo afferrò per il polso «Mettiamo più terreno possibile tra noi e questo ufficio, subito»
Gabriel la assecondò, tenendo senza fatica il passo frettoloso di lei «Cosa ti ha detto?» si voltò per un istante a guardare la porta dell’ufficio.
«Te lo dico dopo, ora voglio solo pensare alla nostra riunione»
Gabriel non insistette e si limitò a liberarsi della sua presa e a circondarle le spalle con un braccio «Sì, sarà interessante vedere gli sguardi persi e imbarazzati tra Harry e Cho» disse con un sorriso di leggero divertimento.
Jamie lo guardò a bocca aperta e con un espressione offesa «Certo, sarà fantastico» un piccolo ghigno sulle labbra «Gabey»
Gabriel sospirò «Devo imparare a stare zitto»
Jamie lo guardò sorridente «Adoro il tuo intento di farmi dimenticare un brutto pensiero con un altro brutto pensiero, forse addirittura più terribile. Lo consideri davvero un buon modo di consolare la gente?»
Gabriel rise e poggiò le labbra sulla sua tempia «Direi che funziona, Trilli»
 
Quando arrivarono alla stanza della necessità, il gruppo era già al completo. «Vi stavamo aspettando» disse Hermione con un sorriso nervoso. Harry guardò Jamie con visibile sollievo e lei gli andò vicino «Tutto bene?»
«Credo di sì» disse, mentre Jamie si guardava intorno con un sorriso: la stanza era stanza spaziosa, illuminata dalle stesse torce tremolanti che rischiaravano le aule sotterranee, otto piani più sotto.
Le pareti erano occupate da librerie di legno e al posto delle sedie c'erano grandi cuscini di seta. In fondo alla stanza, una scaffalatura ospitava una serie di strumenti come Spioscopi, Sensori Segreti e un grande Avversaspecchio scheggiato. «Direi che è perfetta, no?»
«Sì» sorrise Harry, poi si rivolse al gruppo «Bene. Ho pensato a quali cose dovremmo fare prima di tutto, e... ehm...» Notò una mano alzata. «Sì, Hermione?»
«Credo che dovremmo eleggere un capo» propose Hermione.
«Harry è il capo» disse subito Cho, guardando Hermione come se fosse matta e a sua volta Jamie guardò Cho allo stesso modo. Avvicinò la bocca all’orecchio di Hermione «Ma possono parlare?» chiese dimenticandosi di essere arrabbiata con lei.
Hermione sorrise appena e scosse la testa, poi si rivolse a Cho: «Sì, ma secondo me è meglio deciderlo con una vera votazione» disse imperturbabile. «È più formale e gli conferisce autorità. Allora... chi pensa che Harry debba essere il nostro capo?» Tutti alzarono la mano, compreso Zacharias Smith, che però lo fece senza entusiasmo.
«Ehm... bene, grazie» mormorò Harry, sentendosi avvampare. «E... sì, Hermione?»
«Credo anche che dovremmo darci un nome» rispose lei allegramente, con la mano ancora alzata.
«Aumenterebbe lo spirito di gruppo e l'unità, non credi?»
«Potremmo chiamarci Lega Anti- Umbridge?» propose speranzosa Angelina.
«O il Gruppo Il Ministero della Magia è Deficiente?» suggerì Fred.
Jamie rise «Sì m piace»
«Stavo pensando» disse Hermione, guardando torva Fred, «più a un nome che non lasci capire a tutti che cosa stiamo facendo, così possiamo parlarne senza problemi anche al di fuori delle riunioni».
«Esercitazioni Segrete?» suggerì Cho. «In breve ES, così nessuno capirà di che cosa stiamo parlando?»
«Sì, ES va bene» disse Ginny. «Però facciamo che significa Esercito di Silente, visto che è quello l'incubo peggiore del Ministero, no?» Ci furono molti mormorii di approvazione e risate.
«Tutti a favore di ES?» chiese Hermione in tono autoritario, mettendosi in ginocchio sul cuscino per contare. «Siamo la maggioranza... mozione approvata» Appese al muro la pergamena con le firme e scrisse in alto, a grandi lettere: ESERCITO DI SILENTE
«Bene» disse Harry quando Hermione si fu seduta di nuovo, «cominciamo? Pensavo che la prima cosa da fare sia l'Expelliarmus, l'Incantesimo di Disarmo. So che è una cosa abbastanza elementare, ma io l'ho trovato molto utile-»
«Oh, per favore» disse Zacharias Smith, alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia. «Non credo che l'Expelliarmus ci aiuterà contro Tu-Sai-Chi, non ti pare?»
«Io l'ho usato contro di lui» rispose Harry pacato. «Mi ha salvato la vita, in giugno».
Smith aprì la bocca con espressione stupida. Gli altri erano molto silenziosi.
«Ma chi pensa che sia troppo facile può andare» aggiunse Harry.
Smith non si mosse. E nemmeno gli altri.
«Bene» disse Harry, con la bocca un po' più asciutta del solito per via di tutti quegli occhi puntati addosso. «Direi di dividerci a coppie ed esercitarci».
Dare istruzioni fu molto strano, però mai come vederle eseguire. Tutti si alzarono all'istante
e si divisero. Com'era prevedibile, Neville rimase senza compagno.
«Puoi allenarti con me» gli disse Harry. «Bene, al mio tre... uno, due, tre...» La stanza si riempì all'istante di grida di Expelliarmus. Le bacchette volarono in tutte le direzioni; incantesimi sbagliati colpirono i libri sugli scaffali e li fecero cadere.
Dopo qualche incantesimo, Jamie si guardò intorno, c’era un sacco di tecnica scadente. Molti non riuscivano affatto a disarmare i loro avversari, ma si limitavano a farli indietreggiare di qualche passo o sobbalzare, investiti da incantesimi troppo deboli.
«Expelliarmus» disse Gabriel, e Jamie sentì la bacchetta volargli via di mano.
«Ehi» lo guardò sconcertata
«Carpe diem» disse lui con un sorriso aprendo appena le braccia.
Jamie stava meditando di affatturarlo quando Harry si avvicinò a loro «Ehi, Gabriel puoi lavorare con Neville mentre io e Jamie andiamo a controllare gli altri?»
Jamie sorrise «Fai il bravo» disse a Gabriel «Niente carpe diem»
Si spostarono al centro della stanza. A Zacharias Smith stava succedendo qualcosa di molto strano. Ogni volta che cercava di disarmare Anthony Goldstein, era la sua bacchetta a volargli via di mano, eppure Anthony non sembrava aver aperto bocca. Jamie ridacchiò e indicò a Harry i gemelli: Fred e George erano a qualche metro da Smith e gli puntavano la bacchetta alle spalle, a turno.
«Scusa» sussurrò George, quando Harry incrociò il suo sguardo. «Impossibile resistere».
«Io li avrei lasciati fare» disse Jamie
Harry scosse la testa con un sorriso e la trascinò verso altre coppie. Ginny era in coppia con Michael Corner: lei si comportava molto bene, mentre Michael o non era proprio capace o non voleva scagliare un incantesimo su di lei. Ernie Macmillan agitava invano la bacchetta, dando così tempo all'avversario di eludere la sua guardia; i fratelli Canon, entusiasti ma incostanti, erano i maggiori responsabili per i libri che balzavano giù dagli scaffali; Luna Lovegood era altrettanto discontinua: a volte faceva volare via la bacchetta dalle mani di Jean Willoughby, altre volte si limitava a fargli drizzare i capelli in testa, con sommo disappunto di lui, che si fermava ogni volta per passarci le mani e rimetterli in ordine, nonostante questo però, le poche volte che lo videro in azione, se l’era cavata bene, più della media.
«Basta così, stop» gridò Harry. «Stop» Ho bisogno di un fischietto, pensò, e subito ne vide uno posato sulla fila di libri più vicina. Lo prese e soffiò forte. Tutti abbassarono le bacchette.
«Non male» disse Harry, «ma si può senz'altro migliorare». Zacharias Smith lo guardò accigliato «Riproviamo».
Presero di nuovo a girare per la stanza, fermandosi qua e là per dare suggerimenti. Pian piano, il rendimento generale migliorò. Harry evitò per un po' di avvicinarsi a Cho e alla sua amica, ma
dopo aver osservato due volte ogni coppia nella stanza, sentì che non poteva continuare a ignorarle. Jamie lo seguì a ruota, nonostante Harry avesse tentato di mandarla a vedere come se la cavano Anthony Goldstein e Zacharias Smith. 
«Oh no» esclamò Cho piuttosto agitata, quando lui si avvicinò. «Expelliarmius. Cioè, Expellimellius. E... Oh, scusa, Marietta» La manica della ragazza dai capelli ricci aveva preso fuoco, Jamie si morse le labbra per evitare di scoppiare a ridere; Cho la spense con la sua bacchetta e guardò Harry come se fosse stata colpa sua. «Sei tu che mi innervosisci, prima mi riusciva» disse con aria contrita.
«Andava bene» mentì Harry, ma vedendo che lei inarcava le sopracciglia, disse: «Cioè, no, faceva schifo, ma so che ti riesce, ti ho osservato da laggiù».
Lei rise. La sua amica Marietta li guardò acida e voltò loro le spalle.
«Non fateci caso» mormorò Cho. «Non voleva venire, ma l'ho convinta io. I suoi le hanno proibito di fare qualsiasi cosa che possa irritare la Umbridge. Sapete, sua madre lavora al Ministero».
«E i tuoi?» domandò Harry.
«Anche loro mi hanno proibito di mettermi contro la Umbridge» rispose Cho con orgoglio.
Jamie diede loro le spalle e si mosse verso Luna Lovegood e Jean Wilooghby, che non indossava, notò solo in quel momento, la divisa come gli altri, ma un completo blu elettrico con una cravatta grigio fumo  tempestata di piccoli punti bianchi. Si stava per l’ennesima volta sistemando i capelli «Ah hanno un adorabile modo di flirtare, non trovi?» le disse Jean guardando Cho con sufficienza «Perfettamente in linea con ogni clichè che si rispetti»
Sorrise «Lei non ti piace, vero?»
«Affatto, come si può non adorare una tale stella del Quidditch, fulgida nonostante tutte le avversità della vita» si toccò i capelli con una mano «Come stanno i capelli?»
Ehm... bene» disse Jamie
Passò un ultima volta le dita a sistemare il ciuffo davanti «Dovrò farmelo bastare per ora». Luna Lovegood si avvicinò a loro. «E nel caso avessi dubbi sulla sua fantasticosità, il gruppo di ancelle ridacchianti e quello adorante di maschi dotati di ingegno latente dovrebbe toglierti ogni incertezza»
Jamie rise «Mi piaci, Jean Willoughby»
«Non mi sorprende»
«Mio padre sostiene attivamente ogni iniziativa antiministeriale» si vantò Luna Lovegood accanto a loro, la guardarono e videro che parlava con Harry e Cho; evidentemente aveva origliato la loro conversazione «Dice sempre che si aspetta qualsiasi cosa da Caramell; pensa solo a tutti i goblin che ha fatto assassinare. E ovviamente usa l'Ufficio Misteri per mettere a punto terribili veleni che
somministra di nascosto a quelli che non sono d'accordo con lui. E poi c'è il suo Sferzatore Unghiobulare»
Jean sorrise e guardò Jamie «Non sarebbe poi tanto impensabile»
«Se cambiamo il soggetto in Umbridge direi di no»
«Ehi, ragazzi» disse Hermione dall'altro capo della stanza, «avete guardato l'ora?» Harry vide sbalordito che erano già le nove e dieci. Soffiò nel fischietto, tutti smisero di gridare  Expelliarmus» e l'ultimo paio di bacchette cadde a terra.
«Non era affatto male» disse Harry, «ma abbiamo passato l'orario, è meglio che smettiamo. Stesso posto, stessa ora la prossima settimana?»
«Prima» esclamò Dean Thomas impaziente, e molti annuirono.
Ma Angelina intervenne: «La stagione di Quidditch sta per cominciare e abbiamo bisogno di allenarci»
«Facciamo mercoledì prossimo» stabilì Harry. «Decideremo allora se aggiungere altri incontri. È meglio andare, ora».
Estrasse la Mappa del Malandrino e controllò attentamente la presenza di insegnanti al settimo piano. Fece uscire tutti, tre o quattro alla volta, e rimase a osservare preoccupato i loro puntini sulla mappa finché non giunsero sani e salvi ai dormitori.
 
Era praticamente impossibile fissare un appuntamento regolare per gli incontri dell'ES, per via degli allenamenti di Quidditch di tre squadre diverse, che spesso venivano spostati a causa del maltempo, ma a Jamie non dispiaceva, anzi aveva consigliato di continuare con questo metodo; se qualcuno li avesse tenuti d'occhio, sarebbe stato difficile ricavarne uno schema preciso.
Hermione escogitò ben presto un sistema di comunicazione molto astuto per far sapere la data e l'ora dell'incontro a tutti i membri del gruppo, perché sarebbe parso sospetto se ragazzi di Case diverse si fossero raggruppati troppo spesso nella Sala Grande. Diede a ciascun membro dell'ES un falso galeone (Ron si entusiasmò moltissimo quando vide il cestino, convinto che lei stesse davvero distribuendo oro).
«Vedete le cifre attorno al bordo delle monete?» disse Hermione, mostrandone una alla fine del quarto incontro. La moneta splendeva grossa e gialla alla luce delle torce. «Sui galeoni veri è solo un numero di serie riferito al goblin che li ha coniati. Su questi falsi, invece, il numero cambierà per comunicare l'ora e la data del prossimo incontro. Quando la data cambia, le monete diventeranno calde; ve ne accorgerete se le portate in tasca. Ne prendiamo una ciascuno: ho messo un Incanto Proteus su tutte, così quando Harry decide la nuova data e il numero sulla sua moneta cambia, anche le altre cambieranno».
 
All'avvicinarsi della prima partita di Quidditch della stagione, Grifondoro contro Serpeverde, le riunioni dell'ES furono sospese perché Angelina pretese allenamenti quasi quotidiani. Il fatto che la Coppa di Quidditch non si tenesse da molto tempo aumentava di parecchio l'interesse e l'eccitazione per la partita; per Corvonero e Tassorosso il risultato era importante, perché naturalmente avrebbero incontrato entrambe le squadre nel corso dell'anno; e i Direttori delle Case in campo, malgrado tentassero di esibire un decoroso equilibrio, erano determinati a veder vincere la propria parte. Harry e Jamie si resero conto di quanto la professoressa McGranitt tenesse a battere Serpeverde quando lei si astenne dall'assegnare compiti la settimana prima dell'incontro.
«Credo che abbiate abbastanza da fare al momento» disse, altera. Nessuno riuscì a credere alle proprie orecchie finché lei non guardò Harry, Jamie e Ron negli occhi e aggiunse con aria truce: «Mi sono abituata ad avere la coppa nel mio ufficio, ragazzi, e non ho proprio voglia di cederla al professor Piton, perciò usate il tempo libero per allenarvi, intesi?»
«Agli ordini, signora» disse Jamie mimando con due dita un saluto militare che la McGranitt si astenne dal commentare, anche se le labbra strette erano stirate in un sorriso appena accennato.
Piton non era meno partigiano; aveva prenotato il campo di Quidditch per gli allenamenti di Serpeverde così spesso che Grifondoro aveva difficoltà ad andare a giocare. Faceva anche orecchie da mercante alle varie testimonianze di fatture scagliate dai Serpeverde sui giocatori di Grifondoro nei corridoi.
Quando Katie Bell si presentò in infermeria con le sopracciglia così folte che le oscuravano la vista e le finivano in bocca, Piton sostenne che doveva aver tentato un Incantesimo Parruccone su se stessa e rifiutò di ascoltare i testimoni oculari che dichiaravano di aver visto il Portiere di Serpeverde, Miles Bletchley, colpirla alle spalle con un incantesimo mentre studiava in biblioteca.
Jamie, che si era organizzata per tempo, riuscì a intervenire: «Professor Piton» sbucò in mezzo alla folla di studenti con un sorrisetto malandrino
Piton la guardò con un espressione di totale disprezzo «Cosa diavolo vuoi, Potter?»
«Ho le prove che Miles Bletchey ha affatturato Katie Bell»
«E quali sarebbero?» chiese Piton in un sibilo glaciale
«Uno dei testimoni oculari aveva una macchina fotografica e ha documentato l’accaduto» disse Jamie, le mani sui fianchi, una delle quali teneva delle foto. «Naturalmente non ci si può aspettare che si creda a quanti? Quattordici testimoni... come si può pensare che siano obbiettivi?» prese le foto e gliele mostrò senza però lasciarle «Per fortuna però, abbiamo qui dei supporti visivi, vede? Qui Bletchey ha la bacchetta alzata e sta lanciando un incantesimo» fece scorrere un'altra foto « E qui si vede Katie sul fondo e Bletchey che sghignazza insieme a» Jamie si finse sorpresa «Oh ma non è Warrington quello?» ne fece scorrere un’altra« Oh, vede questa è da un'altra angolazione e si vede chiaramente-»
«Basta così, Potter» ringhiò Piton, era livido in volto.
Jamie in totale placida tranquillità ritirò le foto «Bene, direi che è chiaro come sono andate le cose. Una vera fortuna che ci fosse una macchina fotografica o i colpevoli l’avrebbero fatta franca, sono stati così discreti»
Piton aveva un espressione di odio e rabbia sul viso «Bletchey, Warrington, nel mio ufficio»
I due lanciarono a Jamie occhiate di puro rancore, lei ricambiò con un sorrisetto tranquillo, e si allontanò fischiettando.
Harry e Jamie erano ottimisti sulle possibilità di Grifondoro; dopotutto non erano mai stati battuti dalla squadra di Malfoy. Bisognava ammettere che le prestazioni di Ron non erano all'altezza di quelle di Baston, ma si stava impegnando davvero molto. Il suo punto debole era la tendenza a perdere fiducia quando commetteva un errore; se lasciava passare un tiro si agitava e aumentavano le possibilità che sbagliasse di nuovo. D'altra parte, l’avevano visto fare alcune parate davvero spettacolari quando era in forma; durante un allenamento memorabile si era appeso con una sola mano alla scopa e aveva calciato via la Pluffa dalla porta così forte che quella aveva attraversato il campo ed era finita nella porta avversaria.  L'intera squadra dichiarò che era una parata degna di quella di Barry Ryan, il Portiere della Nazionale Irlandese, contro il miglior Cacciatore della Polonia, Ladislaw Zamojski. Persino Fred aveva detto che Ron poteva ancora rendere fieri lui e George, e che stavano prendendo in seria considerazione l'ipotesi di ammettere di essere suoi parenti, cosa che, assicurò Fred, cercavano di negare da quattro anni.
L'unica preoccupazione reale era che le tattiche della squadra di Serpeverde per far perdere le staffe a Ron ancor prima di entrare in campo funzionavano benissimo. Harry e Jamie sopportavano i loro commenti velenosi da oltre quattro anni, perciò i bisbigli del tipo «Ehi, Potty, ho sentito che Warrington ha giurato di buttarti giù dalla scopa, sabato» non facevano loro neanche il solletico. Ma Ron non aveva mai affrontato un'implacabile campagna di insulti, beffe e intimidazioni. Quando quelli di Serpeverde, alcuni dei quali avevano diciassette anni ed erano parecchio più grossi di lui, gli mormoravano nei corridoi «Prenotato il letto in infermeria, Weasley?» lui non rideva, ma assumeva una delicata tonalità di verde. Quando Draco Malfoy imitava Ron che si lasciava sfuggire la Pluffa (e lo faceva ogni volta che si incontravano), le orecchie di Ron avvampavano e le mani gli tremavano così forte che lasciava cadere qualunque cosa avesse in mano in quel momento.
Jamie provava a tamponare la situazione ribattendo ogni volta al posto di Ron, ma questo non scoraggiava per nulla Malfoy e non migliorava per nulla l’umore di Ron.
Ottobre passò tra raffiche di vento e scrosci d'acqua, e novembre arrivò, freddo come ferro ghiacciato, con grandi gelate ogni mattina e piogge che tagliavano mani e viso. Il cielo e il soffitto della Sala Grande si fecero di un grigio tenue e perlaceo, le montagne attorno a Hogwarts si coprirono di neve e la temperatura nel castello si abbassò tanto che molti studenti indossavano spessi guanti di pelle di drago nei corridoi, tra una lezione e l'altra.
La mattina dell'incontro era limpida e fredda. Jamie si svegliò di buon’ora, colta dal suo proverbiale ottimismo pre-partita. Se Ron non ce l’avesse fatta, sarebbe bastato non lasciare mai la Pluffa ai Serpeverde, il problema per lei, era risolto. Guardò dalla finestra, le cime delle montagne piene di neve risplendevano illuminate dall’alba. Jamie sorrise e si diresse fuori dal dormitorio.
La Sala Grande si riempiva in fretta, il volume delle chiacchiere era più alto e l'umore più esuberante del solito. Quando passò davanti al tavolo di Serpeverde, scoppiò un gran vociare e Jamie si voltò e vide che, oltre alle solite sciarpe e cappelli verdi e argento, ciascuno di loro portava un distintivo d'argento dalla forma simile a una corona. Sentì il nome di Ron, per qualche motivo sghignazzato diverse volte, e la cosa non le piacque affatto.
Non tentò nemmeno di vedere cosa c’era scritto sulle spille, aveva capito che era una presa in giro per Ron e tanto bastava.
Fu accolta da un fragoroso benvenuto al tavolo di Grifondoro, dove tutti vestivano di rosso e oro, e si sedette accanto a Ron che aveva un colorito verdastro e un espressione di totale sconforto. Gli diede una pacca sulla spalla «Pronti a far strisciare le serpi nei loro buchi?»
«Devo essere demente per fare questo» sussurrò Ron con voce roca. «Demente».
«Non fare lo scemo» ribatté Harry con fermezza, passandogli un assortimento di cereali, «andrai benissimo. È normale essere nervosi».
«Io sono una schiappa» gracchiò Ron. «Uno schifo totale. Non giocherei bene nemmeno se
ne andasse della mia vita. Ma che cosa mi è venuto in mente?»
«Piantala» lo rimproverò Harry severo. «Pensa alla parata che hai fatto col piede l'altro giorno: persino Fred e George hanno detto che è stata clamorosa».
Il volto di Ron si contrasse. «È stato un incidente» bisbigliò, infelice. «Non l'ho fatto apposta... sono scivolato dalla scopa quando voi non guardavate e mentre cercavo di risalire ho dato un calcio alla Pluffa per sbaglio».
Jamie s’ingozzò col caffèlatte.
«Be'» disse Harry, riprendendosi in fretta dalla brutta sorpresa, «un altro paio di incidenti così e abbiamo la vittoria in tasca»
Hermione e Ginny vennero a sedersi di fronte a loro, con sciarpe, guanti e coccarde rossi e oro.
«Come ti senti?» chiese Ginny a Ron, che fissava il fondo di latte nella ciotola di cereali come se stesse seriamente pensando di affogarcisi.
«È solo nervoso» rispose Harry per lui.
«È un buon segno, anche agli esami non si rende mai molto se non si è nervosi» aggiunse Hermione di cuore.
«Ciao» disse una voce sognante alle loro spalle. Harry si voltò: Luna Lovegood veleggiava verso di loro dal tavolo di Corvonero. Molti la fissavano e alcuni ridevano apertamente; sulla sua testa, in equilibrio precario, c'era un cappello a forma di testa di leone a grandezza naturale. «Io faccio il tifo per Grifondoro» Luna indicò il cappello. «Guardate che cosa fa» alzò la mano e toccò il cappello con la bacchetta. Il leone spalancò la bocca ed emise un ruggito molto realistico che fece trasalire tutti i vicini. Jean la raggiunse, portava un completo rosso a bordi oro con un mantello rosso bordato di pelliccia «Naturalmente noi tifiamo per voi» disse convinto e Jamie gli sorrise «Fatevi onore, nessuno li sopporterebbe vederli vantare tronfi per i corridoi. Non hanno nessuno stile...andiamo Luna?»
«Sì. Comunque... forza, Ronald» E fluttuò via. Si erano a malapena ripresi dallo shock del cappello di Luna quando Angelina arrivò di corsa, seguita da Katie le cui sopracciglia erano state caritatevolmente riportate alla normalità da Madama Chips.
«Quando siete pronti» disse, «andiamo subito al campo, verifichiamo le condizioni e ci cambiamo».
«Arriviamo» le assicurò Harry. «Ron deve solo mandar giù qualcosa».
Dopo dieci minuti, però, fu evidente che Ron non sarebbe riuscito a mangiare altro, e Harry pensò che era meglio portarlo negli spogliatoi. Quando si alzarono, Hermione li imitò e prese Jamie da parte.
«Non far vedere a Ron che cosa c'è scritto sulle spille di Serpeverde» bisbigliò concitata.
Jamie annuì,.
«In bocca al lupo, Ron» disse Hermione, si alzò in punta di piedi e lo baciò sulla guancia.
«E a te, Harry...» Ron parve riprendersi appena mentre attraversavano la Sala Grande. Si toccò perplesso dove Hermione l'aveva baciato, come se non fosse sicuro di che cosa era successo. Era troppo distratto per notare altro, ma Jamie lanciò un'occhiata curiosa alle spille passando accanto al tavolo di Serpeverde, e stavolta distinse le parole che vi erano incise: Weasley è il nostro re
Con la sgradevole sensazione che non volesse dire nulla di buono, sospinse Ron attraverso la Sala d'Ingresso, giù per le scale di pietra e fuori, nell'aria gelida.
Gabriel era là fuori, imbacuccato nel mantello e le sorrise «Trilli»
«Ehi» Jamie scese gli ultimi gradini con un salto, slittando sull’aria ghiacciata «Ci vieni alla partita, vero?» gli circondò il collo con le braccia, mentre Ron e Harry li superavano, e Harry le disse: «Fai in fretta» uno sguardo eloquente e un piccolo cenno della testa rivolto a Ron e Jamie annuì.
«Sai che odio il Quidditch» disse Gabriel
Jamie sorrise e si alzò in punta di piedi «Sì, ma tu vieni per vedere volare me» fece sfiorare le punte dei loro nasi. «Sono troppo fantastica quando volo, non puoi perdertelo»
«Ma non mi dire» e Jamie sentì le labbra calde di Gabriel sulla punta fredda del naso.
Rise «Vedrai che faccia farà Malfoy quando Harry gli fregherà il boccino da sotto il naso» disse prima di correre via.
Negli spogliatoi, Angelina si era già cambiata e parlava alla squadra. Harry, Jamie e Ron indossarono le divise (Ron cercò di infilarsi la sua al contrario prima che Katie, impietosita, andasse ad aiutarlo), poi sedettero ad ascoltare il discorso pre partita, mentre il vociare all'esterno si faceva sempre più intenso, via via che la folla si riversava fuori dal castello verso il campo.
«Allora, ho avuto solo adesso la formazione ufficiale di Serpeverde» disse Angelina, consultando una pergamena. «I Battitori dell'anno scorso, Derrick e Bole, sono andati via, ma a quanto pare Montague li ha rimpiazzati con i soliti gorilla, invece che con gente brava a volare. Sono due tipi che si chiamano Tiger e Goyle, non so molto di loro»
«Noi sì» dissero in coro Harry, Jamie e Ron.
«Be', non sembrano abbastanza svegli da distinguere un capo della scopa dall'altro» commentò Angelina infilandosi la pergamena in tasca, «ma in fondo mi ha sempre sorpreso che Derrick e Bole trovassero la strada per il campo senza cartelli indicatori».
«Tiger e Goyle sono dello stesso stampo» confermò Harry.
Si sentivano centinaia di passi salire sugli spalti. Alcune voci cantavano, ma Jamie non riuscì a capire le parole. Tirò un sospiro e mise una mano sulla spalla di Harry, lui le sorrise. Ron aveva un colorito sempre più verdastro, si teneva le mani sullo stomaco e aveva le mascelle segnate.
«È ora» disse piano Angelina, guardando l'orologio. «Forza, tutti quanti... in bocca al lupo».
La squadra si alzò, si mise le scope in spalla e uscì in fila indiana dagli spogliatoi nella luce abbagliante. Furono accolti da un boato, nel quale Jamie sentì ancora quel canto, seppure confuso tra le ovazioni e i fischi.
La squadra di Serpeverde li stava aspettando. Anche loro portavano le spille d'argento a forma di corona. Il nuovo Capitano, Montague, era un tipo alla Dudley Dursley, con avambracci come prosciutti pelosi. Alle sue spalle erano appostati Tiger e Goyle, quasi altrettanto grossi, che battevano stolidamente le palpebre nella luce facendo oscillare le loro nuove mazze da Battitori. Malfoy era su un lato, e la sua testa biondo platino luccicava.
«Capitani, datevi la mano» ordinò l'arbitro Madama Bumb, quando Angelina e Montague si
avvicinarono. Harry vide che Montague tentava di stritolare le dita di Angelina, ma lei non
batté ciglio. «Sulle scope...» Madama Bumb s'infilò in bocca il fischietto e soffiò.
 
La partita, era un disastro, i Serpeverde giocavano duro, e Ron aveva fatto passare quattro tiri, poi, un boato di gioia dalle tribune rosso-oro. Harry aveva preso il boccino.
Jamie frenò la scopa con un sorriso, stava per volare verso Harry, quando vide un bolide colpirlo in pieno sulla schiena, facendolo cadere in avanti dalla scopa.
Alzò lo sguardo e vide Tiger sghignazzare, senza pensarci si buttò a tutta velocità contro di lui e lo caricò, sbattendoci contro. Tiger non se l’aspettava e si ribaltò, anche Jamie per poco non cadde, ma a parte una forte fitta alla spalla si sentì soddisfatta e scese a terra per raggiungere Harry, imitata dal resto della squadra. «Stai bene?»
«Certo» le disse Harry
Jamie lo abbracciò con uno strillo di gioia
«Davvero» disse Angelina «Abbiamo vinto»
Sentirono qualcuno sbuffare alle loro spalle e si voltarono: Draco Malfoy era atterrato, pallido di rabbia. Ma riusciva ancora a sogghignare. «Hai salvato il collo di Weasley, eh?» disse a Harry. «Non ho mai visto un Portiere peggiore... ma d'altra parte è nato in un bidon... ti sono piaciuti i miei versi, Potter?» Harry non rispose. Si voltò per salutare gli altri compagni di squadra che atterravano uno alla volta, gridando e agitando il pugno in segno di trionfo; tutti tranne Ron, che era sceso dalla scopa e sembrava intenzionato ad avviarsi da solo agli spogliatoi.
«Ti rode, eh Malfoy?» disse Jamie «Sconfitti ancora una volta» e si voltò anche lei verso gli altri compagni.
«Volevamo scrivere un altro paio di strofe» continuò Malfoy, mentre Katie abbracciava Harry. «Ma non abbiamo trovato delle rime per grassa e brutta... volevamo omaggiare anche sua madre, e-»
«Tutta invidia, Malfoy» disse Angelina, scoccandogli un'occhiata disgustata.
«Non siamo riusciti nemmeno a inserire povero fallito... sai, suo padre...» Fred e George lo sentirono. Mentre stringevano la mano a Harry, s'irrigidirono e si voltarono verso Malfoy. Jamie li prese entrambi per le braccia e li strattonò «Non fate niente, adesso»
«Lasciate stare» intervenne subito Angelina, afferrando anche lei il braccio di Fred. «Lascia stare, Fred, lascialo strillare, gli brucia perché ha perso, quel piccolo insolente...»
«Ma a voi piacciono i Weasley, vero, Potter?» lo canzonò Malfoy. «Ci passate le vacanze e tutto il resto... Non capisco come fate a sopportare la puzza, ma immagino che quando uno è stato allevato
da Babbani anche la baracca dei Weasley vada bene» Harry trattenne George. Ci vollero gli sforzi combinati di Angelina, Jamie e Katie per impedire a Fred di saltare addosso a Malfoy, che rideva sguaiatamente. Harry cercò con lo sguardo Madama Bumb, ma stava ancora rampognando Tiger per il suo Bolide scorretto.
«O forse» incalzò Malfoy, lanciando un'occhiata maligna di traverso mentre se ne andava, «vi ricordate di quanto puzzava la casa di vostra madre, e il porcile dei Weasley te la fa tornare in mente»
 Jamie lasciò Fred e avanzò verso Malfoy, la bacchetta sguainata «Tu piccolo bastardo» Non fece in tempo a formulare un incantesimo che venne travolta prima da  George che la superò correndo e poi da Harry. Tutti e due si erano fiondati su Malfoy.
«Harry, no, fermo» urlò Jamie «George, torna qui»
Sentiva le altre ragazze gridare, Malfoy che urlava, George che imprecava, il suono di un fischietto e gli schiamazzi della folla attorno a loro. «Impedimenta» urlò contro Harry, doveva fermarli e subito. Harry fu respinto indietro dalla forza dell’incantesimo. Qualcun’altro gridò «Impedimenta» e anche George venne sbalzato indietro.
«Che cosa credevi di fare, eh?» gridò Madama Bumb, quando Harry balzò in piedi. aveva il fischietto in una mano e la bacchetta nell'altra; la scopa giaceva abbandonata più in là. Malfoy era
raggomitolato a terra, gemente e piagnucolante, con il naso insanguinato; George esibiva un labbro gonfio; Fred era ancora trattenuto a forza dalle due Cacciatrici e Tiger ridacchiava sullo sfondo. «Non ho mai visto un comportamento simile... subito al castello, tutti e due, dal Direttore della vostra Casa. Adesso»
Jamie li guardò «Madama Bumb, posso accompagnarli?»
«E va bene, Potter. E non combinate altri disastri, e ora, via dal mio campo»
Avevano appena raggiunto la porta dell'ufficio della professoressa McGranitt quando la sentirono arrivare alle loro spalle a passo deciso. Portava una sciarpa di Grifondoro, ma se la strappò dal collo con mani tremanti. Era livida. «Dentro» esclamò furiosa, indicando la porta. Harry e George entrarono, seguiti da Jamie. La McGranitt si mise dietro la scrivania e li fronteggiò, tremando dalla rabbia e gettando da una parte la sciarpa di Grifondoro. «Allora?» disse. «Non ho mai visto un simile spettacolo. Due contro uno. Giustificatevi»
«Malfoy ci ha provocato» rispose Harry, rigido.
«Provocato?» la professoressa McGranitt, batté un pugno sul tavolo così forte che la scatola di latta scozzese scivolò a terra e si aprì, spargendo Zenzerotti sul pavimento.
«Aveva appena perso. Certo che voleva provocarvi. Ma che cosa può aver detto mai per giustificare quello che voi»
«Ha insultato i miei genitori» ringhiò George. «E la madre di Harry».
«Ma invece di lasciare che Madama Bumb sistemasse la questione, voi avete deciso di mettere in scena un duello alla Babbana, vero?» urlò la McGranitt. «Avete la più pallida idea di che cosa-?»
«Hem, hem».
Jamie si pietrificò.
Harry e George si voltarono. Dolores Umbridge era sulla soglia, avvolta in un mantello di tweed verde che accresceva più che mai la sua somiglianza con un grosso rospo, e sorrideva in quel modo orribile, nauseante e infausto che Jamie aveva imparato ad associare a una disgrazia imminente.
«Posso esserle d'aiuto, professoressa McGranitt?» chiese, con il suo tono più velenosamente dolce.
Jamie guardò la McGranitt nell’irrazionale speranza che potesse farla sparire.
La McGranitt avvampò. «D'aiuto?» ripeté con voce trattenuta. «In che senso, d'aiuto?»
La Umbridge avanzò nell'ufficio senza deporre il suo sorriso viscido. «Ecco, ho pensato che potesse farle comodo un piccolo supplemento d'autorità».
Jamie non sarebbe stata sorpresa di veder volare scintille dalle narici della professoressa McGranitt.
«Ha pensato male» voltò le spalle alla Umbridge. «Ora statemi bene a sentire, voi due. Non mi interessa come vi abbia provocato Malfoy, non mi interessa se ha insultato ogni singolo membro delle vostre famiglie: il vostro comportamento è stato disgustoso e per questo vi do una settimana di punizione ciascuno. Non guardarmi così, Potter, te lo meriti. E anche a te Potter» disse guardando Jamie «Non toccava a te intervenire, tre giorni di punizione. E se uno di voi-»
«Hem, hem». La McGranitt chiuse gli occhi come per invocare la pazienza e si voltò verso la Umbridge. «Sì?»
«Credo che il signor Potter e il signor Weasley meritino qualcosa di più di una punizione» disse la Umbridge, con un sorriso ancora più ampio.
La McGranitt spalancò gli occhi. «Purtroppo» rispose, tentando un sorriso di rimando che assomigliava di più a un sintomo del tetano, «conta quello che penso io, visto che sono nella mia Casa, Dolores».
«Be', in realtà, Minerva» precisò leziosa la Umbridge, «credo che scoprirà che la mia opinione conta. Dove l'ho messa? Cornelius l'ha appena mandata...voglio dire» e diede in una risatina fasulla mentre frugava nella borsa, «il Ministro l'ha appena mandata... ah sì» estrasse una pergamena e la srotolò. Si schiarì la voce con affettazione prima di leggere. «Hem hem... Decreto Didattico Numero Venticinque».
«Un altro» esclamò con veemenza la McGranitt.
«Sì» disse la Umbridge, sempre sorridendo. «In effetti, Minerva, è stata proprio lei a farmi capire che era necessario un ulteriore emendamento... ricorda come mi ha scavalcato, quando non volevo consentire alla squadra di Quidditch di Grifondoro di ricomporsi? Ha portato il caso davanti a Silente, che ha insistito perché la squadra tornasse a giocare. Be', non potevo accettarlo. Ho preso subito contatti con il Ministro, e lui ha convenuto che l'Inquisitore Supremo deve avere il potere di sottrarre privilegi agli allievi, o non avrebbe...o, per meglio dire, non avrei più autorità di un qualsiasi insegnante. E ora vede, Minerva, che avevo ragione a non volere che la squadra di Grifondoro si ricostituisse? Hanno dei caratteri spaventosi... stavo leggendo il Decreto, comunque... hem hem... All'Inquisitore Supremo è conferita la massima autorità sulle punizioni, sanzioni e soppressioni di privilegi riguardanti gli allievi di Hogwarts, nonché la facoltà di alterare punizioni, sanzioni e soppressioni di privilegi comminate da altri membri del personale. Firmato Cornelius
Caramell, Ministro della Magia, Ordine di Merlino, Prima Classe eccetera eccetera». Arrotolò la pergamena e la ripose nella borsa, senza smettere di sorridere. «Dunque... credo proprio che dovrò squalificare questi due dal gioco del Quidditch a tempo indeterminato» disse, guardando da Harry a George e viceversa.
Harry sentì il Boccino agitarsi freneticamente nella sua mano. «Squalificarci?» ripeté, e la sua voce suonò  remota. «A tempo...indeterminato?»
«Sì, signor Potter, ritengo che una squalifica a vita sia l'ideale» disse la Umbridge, con un sorriso che si allargava sempre più mentre Harry si sforzava di capire quello che aveva appena sentito. «Lei e il signor Weasley qui presente. E per essere sicuri, credo che anche il gemello di questo giovanotto vada fermato... se le sue compagne di squadra non gliel'avessero impedito, sono certa che avrebbe attaccato anche lui il giovane Malfoy. Naturalmente le loro scope sono confiscate; le terrò al sicuro nel mio ufficio, per essere certa che la squalifica non venga violata. Ma non sono irragionevole, professoressa McGranitt» proseguì, rivolgendosi alla McGranitt, che la fissava, immobile come una statua di ghiaccio. «Il resto della squadra può continuare a giocare, non ho visto segni di violenza da parte loro. E in quanto alla signorina Potter» Jamie sussultò.
«Cosa c’entra, Potter» disse la McGranitt che sembrava aver ripreso il cipiglio combattivo da leonessa
«Oh, non si preoccupi Minerva, non ho intenzione di punirla» la Umbridge sorrise a Jamie «Ma di premiarla»
La McGranitt spalancò gli occhi.
«Che?» disse Jamie con voce acuta e strozzata.
«Ha tentato di difendere il signor Malfoy dalla violenza di suo fratello e del signor Weasley»
«Io non volevo difen-»
«Senza dubbio» disse la Umbridge come se non l’avesse sentita «Merita di continuare a giocare a Quidditch e non solo, credo che meriti il posto di capitano»
«Eh?» Jamie non riuscì a frenarsi, era sbigottita. Guardò Harry e George e sembravano anche’essi totalmente sconcertati.
«La squadra ha già un capitano» disse la McGranitt «Angelina Johnson non è stata squalificata»
«Sì, ma Potter ha saputo intervenire al meglio, credo che sarà una guida più salda per la squadra»
«Grazie ma no» disse Jamie
La Umbridge si voltò lentamente verso di lei «Come, cara?» il tono di voce appena più stridulo
«Ho detto, no grazie. Angelina è un ottimo capitano»
La Umbridge sembrava ribollere di glaciale ferocia sotto il tweed verde «Lei sta rifiutando un premio? Bè, signorina Potter è senz’altro un grande segno di modestia da parte sua»
«Potter è troppo giovane per fare il capitano» disse la McGranitt con forza.
«Oh, io non credo affatto Minerva. Vede, se Potter sarà capitano sono più che certa che questi incidenti non capiteranno più e potrò lasciar giocare la squadra in tutta serenità. Se Potter non  prenderà il comando però, temo che potrei decidere di revocare la mia decisione di lasciare continuare a giocare tutti gli altri»
La McGranitt sembrava sul punto di avventarsi sulla Umbridge e strozzarla col tweed e Jamie era in totale panico, non voleva togliere il posto ad Angelina, ma non vedeva altre vie di uscita «Questo sembra un ricatto, professoressa» disse.
«Io le chiamerei più... condizioni dettate dal buonsenso e dalla premura verso gli studenti, signorina Potter» sorrise la Umbridge «In ogni caso la scelta dipende da lei»
«Bene» rispose Jamie drizzando la schiena e a testa alta. Guardò la McGranitt «Grifondoro è una squadra, parlerò coi miei compagni e decideremo insieme»
Bene... buon pomeriggio» E con uno sguardo di somma soddisfazione, la Umbridge uscì dall'ufficio, lasciandosi alle spalle una scia di orripilato silenzio.
 
«Squalificati» mormorò Angelina con voce sepolcrale, quella sera nella sala comune. «A vita. Niente Cercatore e niente Battitori... e ci ricatta pure, ora che accidenti facciamo?» Non pareva proprio che avessero vinto la partita. Ovunque Jamie guardasse, c'erano facce sconsolate e furiose;
la squadra era sprofondata nelle poltrone attorno al fuoco, tutti tranne Ron, che non si vedeva dalla fine dell'incontro.
«È così ingiusto» disse Katie stordita. «Insomma, e Tiger, che ha tirato quel Bolide dopo il fischio? Lui l'ha squalificato?»
«No» disse Ginny mesta; lei e Hermione erano sedute ai due lati di Harry. «Avrà solo una punizione, ho sentito Montague che ne rideva a cena».
«E squalificare Fred, che non ha fatto nulla» esclamò furiosa Katie battendosi più volte il pugno sul ginocchio.
«Non per scelta» precisò Fred  «Avrei ridotto quel piccolo rifiuto a una polpetta se voi due non mi aveste trattenuto».
Jamie fissava la finestra scura. Nevicava. Eppure non si sentiva per niente felice. «Adesso dobbiamo pensare a cosa fare» guardò Angelina «Io non voglio prendere il tuo posto, lo sai vero?»
Angelina annuì «Lo so, ma la Umbridge non ci ha dato molte alternative»
«è una vera megera» disse Hermione «Lo fa perché vuole metterti contro tutti, Jamie. Ci scommetto quello che vuoi che è così»
«Bè, questo non succederà» disse George «Insomma, lo sappiamo tutti che sei obbligata»
«Voi sì, ma gli altri no» disse Hermione «Tutti cominceranno a sparlare e a dire che lei viene favorita dalla Umbridge»
«Quindi secondo te dovrei rifiutare? »
«No» disse Hermione «Non lo so....dovete decidere voi....se vi fate vedere uniti come squadra, credo che non ci sarebbero molte malelingue, ma...»
Jamie sprofondò di più nella poltrona «La Umbridge vince comunque»
Angelina sospirò «Io credo che dovremmo accettare. Credo che dovresti fare il capitano, Jamie, possiamo ancora vincere la stagione e sostituire Fred, George e Harry»
«Arrendersi e darla vinta ai Serpeverde sarebbe peggio» disse Katie «E poi quella del capitano è solo una formalità, tu e Angelina potete dare ordini insieme»
«Vero» disse Jamie che si sentì un po’ più sollevata.
«Tutti d’accordo, allora che Jamie diventi capitano?» disse Angelina, tutti mossero la testa in segno affermativo «Bene...io vado a letto» annunciò alzandosi lentamente. «Forse è tutto un brutto sogno...forse mi sveglierò domani mattina e scoprirò che non abbiamo ancora giocato...» Katie la seguì subito. Fred e George si trascinarono a letto poco dopo, lanciando occhiate torve, e Ginny se ne andò non molto più tardi. Solo Harry, Jamie e Hermione rimasero accanto al fuoco.
«Avete visto Ron?» chiese Hermione a voce bassa.
Harry scosse il capo.
«Credo che ci stia evitando» disse Hermione. «Dove credete che-?» In quel preciso istante, con un cigolio alle loro spalle, il ritratto della Signora Grassa si aprì e Ron entrò arrancando dal buco. Era molto pallido e aveva neve sui capelli. Quando vide Harry, Jamie e Hermione si fermò di botto.
«Dove sei stato?» chiese ansiosa Hermione, balzando in piedi.
«In giro» mugugnò Ron. Portava ancora la divisa da Quidditch.
«Sei congelato» disse Hermione. «Vieni a sederti» Ron si avvicinò al camino e sprofondò nella poltrona più lontana da Harry, senza guardarlo. Il Boccino rubato sfrecciò sopra le loro teste.
«Mi dispiace» mormorò Ron, guardandosi i piedi.
«Di cosa?» chiese Harry.
«Di aver pensato di poter giocare a Quidditch» rispose Ron. «Domani mattina mi dimetto, per prima cosa».
«Se ti dimetti» rispose Harry stizzito, «resteranno solo tre giocatori in squadra». E quando
Ron lo guardò perplesso, spiegò: «Mi hanno squalificato per il resto della vita. E anche Fred
e George».
«Sì e io sono capitano» disse Jamie.
«Cosa?» urlò Ron.
Hermione gli raccontò tutta la storia; né Harry, né Jamie avrebbero sopportato di doverla ripetere da
capo. Quando ebbe finito, Ron era più angosciato che mai.
«È tutta colpa mia»
«Non sei stato tu a farmi picchiare Malfoy» ribatté Harry furioso.
«se non fossi un tale disastro a Quidditch...»
«...questo non c'entra niente».
«...è stata quella canzone a farmi impazzire...»
 «...avrebbe fatto impazzire chiunque».
Hermione si alzò e andò alla finestra, lontano dalla discussione, a guardare la neve che vorticava contro i vetri.
«Senti, smettila, d'accordo?» sbottò Jamie «Va già abbastanza male senza che tu ti addossi la colpa di tutto» Ron non rispose, ma guardò l'orlo bagnato della sua veste con aria infelice. Dopo un po' disse, con voce sorda: «Non mi sono mai sentito peggio in vita mia».
«Benvenuto nel club» disse amareggiato Harry.
«Be'» intervenne Hermione, con la voce che tremava appena. «Io so una cosa che potrebbe farvi star meglio tutti e tre».
«Ah, sì?» chiese Harry, scettico.
«Sì» rispose Hermione, voltando le spalle alla finestra nera come la pece e bagnata di neve, con un sorriso che le si allargava sul volto. «Hagrid è tornato».





Tana del camaleonte:

Olvidada: dimenticata

Vi avevo detto di ricordarvi Moccì sulla poltrona xd Come vedete, anche il personaggio di Jean W. che spero vi piaccia, sta piano piano uscendo fuori, e anche lui fa parte della lega anti-Cho, anche se per motivi diversi da quelli di Jamie xd
E la Umbridge elegge Jamie capitano, che ne pensate di questa mossa?

Alla prossima,

Eltanin ;)

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Capitolo 13
*** In cui Jamie va alla ricerca di un libro ***


Ciao a tutti, 

eccomi qua con un nuovo capitolo, ringrazio cookslover e ILoveZioVoldy che recensiscono sempre e mi scuso per non essere riuscita a rispondere, purtropp sono stata incasinata, ma adoro le vostre recensioni :)

Buona Lettura







«Ma non ci hai ancora spiegato come ti sei ridotto così, Hagrid» disse Ron, indicando il volto insanguinato del guardiacaccia.
Erano andati subito a trovarlo e Hagrid aveva appena finito di raccontare loro la sua estate tra i giganti, ma ancora i quattro non erano riusciti a spiegarsi le ferite e i tagli che aveva il loro amico.
«O perché sei arrivato così in ritardo» aggiunse Harry. «Sirius ha detto che Madame Maxime è tornata a casa secoli fa»
«Chi ti ha aggredito?» chiese Ron.
«Io non sono stato aggredito» esclamò Hagrid con enfasi. «Io...» ma il resto delle sue parole fu sommerso da un'improvvisa serie di colpi alla porta. Hermione trasalì; la tazza le scivolò di mano e si frantumò a terra; Thor abbaiò. Tutti e cinque guardarono la finestra accanto alla porta. L'ombra di una persona bassa e tarchiata ondeggiava sulla tenda leggera. Jamie si portò le mani alla bocca «È lei»
«Qui sotto» disse in fretta Harry; afferrò il Mantello dell'Invisibilità, lo fece roteare addosso a sé, a Hermione e Jamie mentre Ron faceva il giro del tavolo per tuffarsi sotto il manto anche lui. Rannicchiati insieme, indietreggiarono in un angolo. Thor abbaiava rivolto alla porta. Hagrid aveva l'aria del tutto confusa.
«Hagrid, nascondi le nostre tazze» bisbigliò Jamie con tono concitato. Hagrid afferrò le tazze di Harry, Ron e Jamie e le ficcò sotto il cuscino della cuccia di Thor. Il cane balzò verso la maniglia; Hagrid lo allontanò con il piede e aprì.
La professoressa Umbridge era sulla soglia. Indossava il mantello di tweed verde e un cappello della stessa stoffa, con i paraorecchie. A labbra strette, fece un passo indietro per vedere Hagrid in faccia: gli arrivava a stento all'ombelico. «Allora» scandì a voce alta, come se stesse parlando con un sordo. «Lei è Hagrid, vero?» Senza aspettare la risposta, entrò nella stanza e guardò dappertutto con i suoi occhi sporgenti. «Va' via» sbottò, agitando la borsetta in direzione di Thor, che balzava tentando di leccarle la faccia.
«Ehm... mica per essere sgarbato» chiese Hagrid fissandola, «ma lei chi diavolo è?»
«Mi chiamo Dolores Umbridge». I suoi occhi esaminavano la capanna. Due volte indugiarono nel punto in cui si trovava Jamie, che si strinse al braccio di Harry .
«Dolores Umbridge?» ripeté Hagrid, ancora più confuso. «Credevo che stava al Ministero,
non lavora mica con Caramell?»
«Ero Sottosegretario Anziano del Ministro, sì» disse la Umbridge, che camminava per la capanna registrando ogni dettaglio, dallo zaino appoggiato alla parete al mantello da viaggio abbandonato. «Ora sono docente di Difesa contro le Arti Oscure»
«Che coraggio» disse Hagrid, «non sono mica più tanti quelli che farebbero quel lavoro».
«...e Inquisitore Supremo di Hogwarts» concluse la Umbridge, senza dare segno di averlo sentito.
Hagrid si accigliò «E che roba è?»
«Precisamente quello che stavo per chiedere io» disse la Umbridge, indicando i frammenti della tazza di Hermione, per terra.
«Oh» disse Hagrid, con un pericoloso sguardo verso l'angolo dov'erano nascosti Harry, Jamie, Ron
e Hermione, «ah, quello... è stato Thor. Ha rotto una tazza. Perciò ho usato quella». Hagrid indicò la tazza da cui stava bevendo, con una mano premuta sulla bistecca di drago che reggeva sull'occhio. La Umbridge guardava lui, adesso, studiando ogni particolare del suo aspetto. «Ho sentito delle voci» disse piano.
«Parlavo con Thor» spiegò impavido Hagrid.
«E lui le rispondeva?»
«Be'... in un certo senso» disse Hagrid, a disagio. «A volte Thor è quasi umano»
«Ci sono quattro serie di impronte nella neve che portano dal castello alla sua capanna» osservò melliflua la Umbridge.
Hermione esalò un gemito; Harry le tappò la bocca con la mano. Per fortuna Thor stava annusando sonoramente l'orlo del vestito della Umbridge e lei non parve aver sentito.
«Be', sono appena tornato» disse Hagrid, agitando una mano enorme verso lo zaino. «Forse
qualcuno è venuto a trovarmi prima e non l'ho incontrato».
«Non ci sono impronte che si allontanano dalla capanna».
«Ah... allora boh, non lo so» Hagrid si tirò la barba e lanciò un'altra occhiata verso l'angolo di Harry,Jamie, Ron e Hermione, come in cerca di aiuto. «Ehm»
La Umbridge girò sui tacchi e percorse tutta la lunghezza della capanna, guardandosi intorno. Si chinò a sbirciare sotto il letto, aprì gli armadi. Passò a pochi centimetri dal punto in cui Harry, Jamie, Ron e Hermione erano appiattiti contro il muro e Jamie strinse più forte il braccio di Harry. Dopo aver esaminato con cura l'enorme calderone in cui Hagrid cucinava, la Umbridge si voltò e chiese: «Che cosa le è successo? Come si è procurato quelle ferite?» Hagrid si tolse in fretta la bistecca di drago dall'occhio, e si videro i lividi neri e violacei, e una buona quantità di sangue sia fresco sia rappreso. «Oh... ho avuto un piccolo incidente»
«Che tipo di incidente?»
«Io... sono inciampato».
«È inciampato» ripeté lei, gelida.
«Sì, proprio. Su-sulla scopa di un mio amico. Io non volo mica. Be', guardi che stazza, secondo me non c'è una scopa che mi regge. Il mio amico alleva cavalli Abraxan, non so se li ha mai visti, bestie grosse, con le ali, sa com'è, ho fatto un giro su uno-»
«Dove è stato?» domandò la Umbridge, interrompendo con freddezza il balbettio di Hagrid.
«Dove sono...?»
«Stato, sì» insisté lei. «La scuola è cominciata due mesi fa. Un'altra insegnante ha dovuto coprire le sue lezioni. Nessuno dei suoi colleghi ha saputo darmi informazioni. Non ha lasciato un recapito. Dove è stato?»
Ci fu una pausa, durante la quale Hagrid la fissò con l'occhio appena scoperto. «Eh... sono stato via. Motivi di salute» rispose.
«Motivi di salute» ripeté la professoressa Umbridge. I suoi occhi vagarono sul volto pallido e gonfio di Hagrid; gocce di sangue di drago cadevano lente e silenziose sul suo panciotto.
«Capisco».
«Sì» confermò Hagrid, «un po' d'aria fresca, sa...»
«Sì, immagino che per un guardiacaccia l'aria fresca sia una cosa rara» disse melliflua la Umbridge. L'unica porzione della faccia di Hagrid che non era né nera né violacea arrossì. «Ecco... un cambio di panorama, sa com'è...»
«Panorama di montagna?» la Umbridge.
Lo sa, pensò Jamie disperata.
«Montagna?» ripeté Hagrid, riflettendo rapido. «No, Sud della Francia. Un po' di sole... il mare» «Davvero?» disse la Umbridge. «Non è molto abbronzato».
«Sì... be'... ho la pelle delicata» Hagrid tentò un sorriso conciliante. La Umbridge lo guardò con freddezza, e il sorriso vacillò. Poi lei si assestò la borsetta nell'incavo del gomito e disse: «Ovviamente informerò il Ministro del suo ritardo».
«D'accordo» rispose Hagrid con un cenno.
«È anche bene che lei sappia che in qualità di Inquisitore Supremo è mio triste ma necessario dovere sottoporre a ispezione i miei colleghi insegnanti. Perciò suppongo che ci vedremo presto».
Si voltò bruscamente e si avviò alla porta.
«Ispezione?» le fece eco Hagrid con voce inespressiva, gli occhi fissi sulla sua schiena.
«Oh sì» disse mielosa la Umbridge, voltandosi verso di lui con la mano già posata sulla maniglia. «Il Ministro è deciso a liberarsi degli insegnanti insoddisfacenti, signor Hagrid. Buonanotte».
Se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle. Harry fece per sfilarsi il Mantello dell'Invisibilità, ma Hermione gli afferrò il polso.
«Aspetta» gli bisbigliò all'orecchio. «Potrebbe non essersi ancora allontanata».
Hagrid parve pensarla allo stesso modo; attraversò la stanza e scostò appena la tenda. «Sta tornando al castello» sussurrò. «Per la miseria... fa davvero ispezioni sui professori?»
«Sì» rispose Harry, togliendosi il Mantello. «La Cooman è già in verifica...»
«O mio dio» disse Jamie togliendosi il mantello «Quella sottospecie di Babajaga in rosa controlla anche le impronte»
«Ehm... che genere di cose intendi farci fare in classe, Hagrid?» chiese Hermione, ignorando la preoccupazione di Jamie per le impronte.
«Oh, non ti preoccupare, ho un mucchio di lezioni in cantiere» disse entusiasta Hagrid, recuperando dal tavolo la bistecca di drago e schiaffandosela di nuovo sull'occhio. «Ho tenuto da parte un paio di creature apposta per l'anno del G.U.F.O.; aspetta e vedrai, sono una chicca».
«Ehm... chicca in che senso?» domandò Jamie
«Non ve lo dico» rispose allegro Hagrid, «mica voglio rovinare la sorpresa».
Jamie e Hermione si scambiarono uno sguardo allarmato. «Senti, Hagrid». Agitata, Hermione rinunciò alla diplomazia. «La professoressa Umbridge non sarà per niente contenta se porti a lezione qualcosa di pericoloso».
«Pericoloso?» Hagrid sorrise perplesso. «Che sciocca, non è che vi porterei niente di pericoloso. Cioè, insomma, si sanno difendere...»
«Hagrid, devi passare l'ispezione della Umbridge, e per farlo sarebbe molto meglio che lei ti vedesse impegnato a spiegarci come si curano i Porlock, o come distinguere uno Knarl da un porcospino, cose del genere» disse Hermione infervorata.
«Ma non è interessante, Hermione» ribatté Hagrid. «La roba che ho io fa molta più impressione, Li allevo da anni, credo che il mio è l'unico branco domestico in Inghilterra».
Jamie emise un gemito «Hagrid, ti prego» lo supplicò con una nota di autentica disperazione nella voce. «La Umbridge non accetterà mai nulla di interessante, capito? È un autentica idiota, lo so, ma non le piacerebbe nulla di quello che hai in mente, qualunque cosa sia»
«Cerca solo una scusa per liberarsi di tutti gli insegnanti che secondo lei sono troppo vicini a Silente. Per favore, Hagrid, insegnaci qualcosa di noioso che sia nel programma dei G.U.F.O.» disse Hermione
Ma Hagrid si limitò a sbadigliare sonoramente e a lanciare uno sguardo di desiderio al grande letto nell'angolo. «Sentite, è stata una giornata lunga ed è tardi» disse, dando un colpetto affettuoso sulla
spalla di Hermione, tanto che le ginocchia le cedettero e cadde a terra con un tonfo. «Oh, scusa» la rimise in piedi tirandola su per il colletto. «Sentite, non vi preoccupate per me, vi assicuro che ho della roba fantastica pronta per le lezioni adesso che sono qui... be', è meglio se rientrate al castello, e non dimenticate di cancellare le impronte»
«Non so se vi ha capito» disse Ron poco dopo, quando, controllato che la via fosse libera, s'incamminarono sotto la neve fitta, senza lasciare tracce grazie all'Incantesimo Obliterante di Hermione.
«Allora torneremo domani» rispose Hermione, perentoria. «Deciderò io le lezioni per lui, se devo. Non m'importa se quella butta fuori la Cooman, ma non si libererà di Hagrid»
«Altrimenti possiamo sempre darla in pasto alle creaturine che Hagrid vuole farci vedere» disse Jamie trai denti «Spero siano letali...più di lei»
 
Il ritorno di Hagrid al tavolo degli insegnanti il giorno dopo a colazione, non fu salutato con entusiasmo da tutti gli studenti. Alcuni, come Fred, George e Lee, emisero ululati di gioia e si precipitarono fra i tavoli di Grifondoro e Tassorosso per andare a stringergli la mano enorme; altri, come Calì e Lavanda, si scambiarono occhiate cupe scuotendo la testa.
«Spero che Hagrid ci abbia ascoltato, o sarà fin troppo facile per la Umbridge» Jamie bevve un sorso di cioccolata.
«Non vi ha dato retta, eh?» chiese Harry sconsolato. Hermione e Jamie erano andate da lui, suggerendogli alla fine l’intero programma, ma secondo Harry, Hagrid le ascoltava più per non dar loro un dispiacere che per vero interesse.
Jamie sbuffò e schiaffò della marmellata di arance su una fetta di pane  «Non molto, credo. Il problema è che la Caporal era davvero brava»
«Sì, almeno erano sicuri di non farsi staccare la testa da qualcosa» disse Harry
Fu con una certa apprensione che Harry, Jamie, Ron, Hermione e Gabriel, infagottati contro il freddo, il martedì si avviarono verso la lezione di Hagrid. Erano preoccupati, non solo per ciò che Hagrid poteva decidere di insegnare, ma anche per come il resto della classe, in particolare Malfoy e i suoi amici, si sarebbero comportati se la Umbridge fosse stata presente.
Invece non videro l'Inquisitore Supremo da nessuna parte mentre marciavano a fatica nella neve. Hagrid li aspettava sul limitare della foresta. Non aveva un aspetto rassicurante: i lividi che sabato notte erano stati violacei ora si erano tinti di un giallo verdastro e alcuni dei tagli sembravano sanguinare ancora. Tanto per completare l'infausto quadretto, Hagrid portava in spalla qualcosa che assomigliava a mezza mucca morta.
«Oggi lavoriamo qui» annunciò allegramente agli studenti che si avvicinavano, accennando con la testa agli alberi scuri alle sue spalle. «È un po' più riparato. E comunque, loro preferiscono il buio», «Che cosa preferisce il buio?» chiese Malfoy a Tiger e Goyle, con una punta di panico nella voce. «Che cosa ha detto che preferisce il buio? Avete sentito?»
Jamie rise e diede di gomito a Harry «Se scappa come quella volta al primo anno sarà la più bella giornata della mia vita»
Harry sorrise fra sé; dopo la partita di Quidditch, tutto ciò che dava fastidio a Malfoy a lui andava benissimo.
«Pronti?» Hagrid guardò felice gli allievi. «Allora, ho pensato per voi del quinto anno a una gita nella foresta, per vedere queste creature nel loro ambiente naturale. Ora, quello che studiamo oggi è una cosa rara, mi sa che sono l'unico in Inghilterra che li ha addomesticati».
«Ed è sicuro che siano addomesticati?» domandò Malfoy, il panico ancora più marcato. «Non sarebbe la prima volta che porta bestie selvagge a lezione, no?» Ci fu un mormorio di assenso tra i Serpeverde e anche alcuni Grifondoro parvero pensare che Malfoy non avesse tutti i torti.
«Certo che sono addomesticati» disse Hagrid, lanciandogli un'occhiataccia e sistemandosi meglio la mucca morta sulla spalla.
Gabriel avvicinò la bocca all’orecchio di Jamie «Quella non è molto confortante»
Jamie sospirò «Spero non siano il suo branco di ragni»
Ron fece un piccolo sussulto e la guardò a occhi sgranati, d’improvviso più pallido «Credi che potrebbe essere?»
«...E allora che cosa è successo alla sua faccia?» chiese Malfoy.
«Fatti gli affari tuoi» rispose Hagrid con rabbia. «Ora, se avete finito le domande stupide,
venite con me» Si voltò ed entrò dritto nella foresta. Nessuno pareva avere molta voglia di seguirlo. Harry guardò gli altri quattro, che annuirono con un sospiro, e tutti e cinque si avviarono dietro Hagrid, guidando il resto della classe.
Ron continuava a guardarsi intorno «Non credete che siano davvero dei ragni, vero?»
«Ma no» disse Harry «Jamie tira a indovinare e dice i ragni ogni volta, lo sai»
«Beh, ha detto che è un branco» disse Jamie sporgendosi in avanti per guardare Harry e Ron.
«Non possono essere le Acromantule» disse Hermione con un tono logico che poneva fine alla questione «Sono totalmente fuori controllo, Hagrid non le porterebbe mai»
Camminarono per una decina di minuti, fino a un punto in cui gli alberi erano così fitti che era buio come al crepuscolo e non c'era neve per terra. Con un grugnito, Hagrid depose a terra la sua mezza mucca, fece un passo indietro e si voltò verso gli allievi, la maggior parte dei quali avanzavano furtivi tra gli alberi, guardandosi nervosamente intorno come se si aspettassero un agguato da un momento all'altro.
«Venite, venite avanti» li incoraggiò Hagrid. «L'odore della carne li attirerà, ma a ogni modo gli do una voce, perché a loro ci piace sapere che sono io».
Si voltò, scosse la testa irsuta per levarsi i capelli dagli occhi ed emise uno strano grido stridulo, che echeggiò tra gli alberi scuri come il richiamo di un uccello mostruoso. Nessuno rise: erano quasi tutti troppo spaventati.
Hagrid ripeté il suo grido acuto. Passò un minuto, durante il quale tutta la classe continuò a guardare nervosamente intorno a sé e tra gli alberi per riuscire a scorgere che cosa stava per arrivare. E poi, quando Hagrid scosse il capo per la terza volta e gonfiò il petto enorme, Harry sferrò una gomitata a Ron e indicò lo spazio vuoto tra due tassi nodosi.
Un paio d'occhi fissi, bianchi e lucenti si aprirono nel buio e un momento dopo il muso e il collo da drago, e poi il corpo scheletrico di un grande cavallo alato nero emersero dall'oscurità. Studiò i ragazzi per qualche istante, agitando la lunga coda, poi chinò la testa e cominciò a strappare la carne della mucca morta con le zanne appuntite.
«Che cosa...?» Jamie indicò i pezzi di carne che venivano strappati «Cos’è che sta mangiando?»
Harry si voltò verso di lei «Non lo vedi?»
«Oh, eccone un altro» disse fiero Hagrid quando un secondo cavallo nero emerse tra gli alberi scuri, ripiegò le ali di cuoio e chinò il capo sulla carne. «Bene... alzi la mano chi riesce a vederli»
Harry alzò la mano con immenso piacere; finalmente avrebbe capito il mistero di quelle bestie. Hagrid fece un cenno di assenso. «Eh, sì... lo sapevo che tu li vedevi, Harry» disse serio. «E anche tu, Neville? E...»
«Chiedo scusa» intervenne Malfoy beffardo, «ma cos'è esattamente che dovremmo vedere?» Per
risposta, Hagrid indicò la carcassa di mucca a terra. Tutta la classe la fissò per qualche secondo, poi molti trattennero il respiro e Calì strillò. Jamie osservava incuriosita i pezzi di carne che venivano strappati e sparivano inghiottiti nel vuoto. «Hagrid che cos’è?»
«Un Thestral» rispose con orgoglio Hagrid, e alle sue spalle Hermione emise un leggero «Oh» di comprensione. «A Hogwarts ce n'abbiamo una mandria intera. Chi di voi sa...?»
«Ma portano davvero tanta, tanta sfortuna» lo interruppe Calì, allarmata. Jamie la guardò scettica.
«Attirano orribili sventure sulle persone che li vedono. La professoressa Cooman una volta mi ha detto...»
Jamie alzò gli occhi al cielo «Ah, come il Gramo, giusto?» disse con un sorrisetto sprezzante
«È solo superstizione, non portano nessuna iella» ridacchiò Hagrid «hanno un gran cervello e sono utili. Certo, questi non fanno granché, più che altro tirano le carrozze della scuola, a meno che Silente non deve fare un viaggio lungo e non ci ha voglia di Materializzarsi... eccone altri due...» Altri due cavalli uscirono silenziosi dal bosco; uno passò molto vicino a Calì, che rabbrividì e si strinse contro l'albero, dicendo: «Mi pare di aver sentito qualcosa, dev'essere vicino a me»
«Non ti preoccupare, non ti fa niente» disse paziente Hagrid. «Adesso, chi mi sa dire perché certi li vedono e certi no?»
Hermione alzò la mano.
«Dài, dillo» la invitò Hagrid raggiante.
«Possono vedere i Thestral» rispose Hermione, «solo le persone che hanno visto la morte».
«Esattissimamente» commentò Hagrid in tono solenne, «dieci punti a Grifondoro. Allora, i Thestral-»
«Hem, hem». Jamie si strinse di più all’albero vicino come poco prima aveva fatto Calì e chiuse gli occhi, sperando di veder sparire la proprietaria di quella tosse irritante.
La professoressa Umbridge era arrivata. Era a pochi passi da loro, con il mantello e il cappello verde, la tavoletta pronta. Hagrid, che non aveva mai sentito prima la sua falsa tossetta, guardò con una certa apprensione il Thestral più vicino, pensando che il suono venisse da lì.
«Hem, hem».
«Oh, salve» la salutò Hagrid con un sorriso, una volta individuata la fonte del rumore.
«Ha ricevuto il biglietto che ho inviato alla sua... dimora questa mattina?» La Umbridge, come durante il loro primo incontro, parlò ad alta voce e con lentezza, come se si rivolgesse a uno straniero un po' tonto. «Che le diceva che avrei fatto un'ispezione oggi?»
«Oh, sì» rispose cordiale Hagrid. «Son contento che ha trovato il posto. Be', come vede» si grattò la testa «boh, non lo so, li vede? Oggi facciamo i Thestral»
«Come, scusi?» disse forte la professoressa Umbridge, portandosi la mano all'orecchio. «Che cosa ha detto?»
 «Ehm, Thestral» urlò Hagrid. «Cavalli grossi, ehm» sbatté le braccia enormi con aria speranzosa «con le ali»
La Umbridge inarcò le sopracciglia e mormorò, scrivendo sulla sua tavoletta: «Deve... fare... ricorso... a... gesti... elementari».
Jamie pestò un piede a terra e incrociò le braccia «Vecchia megera».
Gabriel le diede un colpetto con la spalla «Non farti venire in mente strane idee»
«Shht» gli sibilò irritata
«Sì... insomma» riprese Hagrid, rivolgendosi di nuovo alla classe con aria un po' confusa, «ehm... che cosa stavo dicendo?»
«Sembra... dotato... di scarsa... memoria... a breve... termine» mormorò la Umbridge, abbastanza forte perché tutti la sentissero. Draco Malfoy era felice come se Natale fosse arrivato con un mese d'anticipo
«Ora uccido lei, e uso il piccolo stronzetto come arma del delitto» bofonchiò Jamie, oltraggiata da quello che stava succedendo.
Gabriel accennò un sorriso  e accostò la bocca all’orecchio di lei «Esattamente strane idee come questa»
Anche Hermione, era livida di rabbia.
«Sì, ecco» disse Hagrid a disagio, lanciando un'occhiata alla tavoletta della Umbridge, ma proseguendo stoicamente. «Sì, vi stavo dicendo come mai abbiamo una mandria. Ecco, abbiamo cominciato con un maschio e cinque femmine. Questo qua» e diede un colpetto al primo cavallo apparso, «si chiama Tenebrus, è il mio preferito ed è il primo che è nato qui nella foresta»
«È al corrente» lo interruppe la Umbridge a voce molto alta, «del fatto che il Ministero della Magia ha classificato i Thestral come 'pericolosi'?»
Harry e Jamie si scambiarono uno sguardo depresso, ma Hagrid si limitò a ridacchiare.
«I Thestral non sono pericolosi. Sì, possono anche mordere, se gli dai proprio fastidio»
«Manifesta... piacere... all'idea... della... violenza» mormorò la Umbridge, scribacchiando
ancora sulla tavoletta.
«No... no, via» esclamò Hagrid, un po' preoccupato. «Insomma, un cane morde se lo provochi, no? Ma i Thestral hanno una brutta fama solo per quella storia della morte... la gente credeva che erano cattivi segni, ma è che non capivano, no?»
La Umbridge non rispose; finì di scrivere l'ultimo appunto, poi guardò di nuovo Hagrid e disse, sempre a voce molto alta e scandendo le parole: «Prego, continui pure la lezione come al solito. Io
camminerò» e mimò con le dita l'atto di camminare (Malfoy e Pansy Parkinson furono presi
da silenziosi accessi di risate), «tra gli studenti» (e indicò diversi membri della classe), «a fare domande». Si indicò le labbra.
Hagrid la fissò, ignaro della ragione per cui lei si comportava come se lui non capisse un linguaggio normale. Gli occhi di Hermione e Jamie erano gonfi di lacrime di rabbia.
«Vecchia megera, arpia maligna» sussurrò Hermione, quando la Umbridge si avvicinò a Pansy
Parkinson. «Lo so che cosa stai facendo, brutta perversa subdola...»
«Ehm... allora» disse Hagrid, sforzandosi di riprendere il filo della lezione, «i Thestral. Ci sono un sacco di cose buone da dire su di loro»
«Lei riesce sempre» chiese la professoressa Umbridge a Pansy Parkinson, con voce squillante, «a capire il professor Hagrid quando parla?» anche Pansy aveva le lacrime agli occhi, ma dal ridere; anzi, il tentativo di controllarsi rese la sua risposta poco comprensibile. «No... perché... ecco... quasi sempre... sembra... un grugnito...» La Umbridge prese appunti.
«Si è appena meritata di essere appesa a testa in giù mentre Pix la spruzza di inchiostro» disse Jamie con un tono che sembrava sancire una promessa inscindibile.
«E io ti do una mano» disse Hermione con forza.
Harry e Ron si voltarono verso di lei a occhi sgranati, poi si scambiarono uno sguardo sconcertato, incapaci di credere che Hermione appoggiasse uno degli scherzi di Jamie.
Le poche zone senza lividi della faccia di Hagrid avvamparono, ma lui fece finta di non aver sentito la risposta di Pansy. «Ehm... sì... le cose buone dei Thestral. Ecco, una volta che li hai domati, come questi, non ti perdi mai più. Hanno un senso dell'orientamento mostruoso, devi solo dirgli dov'è che vuoi andare»
«Sempre che loro riescano a capire te» disse forte Malfoy, e Pansy Parkinson fu sopraffatta da una nuova crisi di risatine. La Umbridge li guardò con un sorriso indulgente e si rivolse a Neville.
«Lei vede i Thestral, vero, Paciock?» domandò.
Neville annuì.
«Chi ha visto morire?» chiese, con indifferenza.
«Mio... mio nonno» disse Neville.
«E che cosa pensa di loro?» chiese la Umbridge, indicando con la mano tozza i cavalli, che avevano già quasi spolpato la carcassa.
«Ehm» rispose nervosamente Neville, guardando Hagrid. «Ecco, direi che... non sono male»
«Gli allievi... sono... troppo... intimiditi... per... ammettere... di... avere... paura...» mormorò la Umbridge, prendendo un altro appunto.
«No» esclamò Neville, indignato. «No, non mi fanno paura»
«Va tutto bene» disse la Umbridge, dando un colpetto sulla spalla di Neville con quello che doveva essere un sorriso di comprensione, ma che sembrò più un'espressione maligna. «Bene, Hagrid»
riprese, parlando di nuovo lentamente e forte, «credo di avere abbastanza elementi con cui lavorare. Riceverà» (fece il gesto di prendere qualcosa a mezz'aria), «i risultati dell'ispezione» (indicò la tavoletta), «tra dieci giorni». Sollevò dieci dita corte e poi, con un ampio sorriso, più che mai simile a un rospo sotto il cappello verde, si allontanò dal gruppo, lasciando Malfoy e Pansy Parkinson in preda a risate irrefrenabili, Hermione e Jamie tremanti dalla rabbia e Neville confuso e turbato.
«Quella specie di gargoyle ripugnante, ignobile e bugiarda» esplose Hermione mezz'ora più
tardi, mentre tornavano al castello lungo i solchi tracciati prima nella neve. «Visto che cosa vuole fare? Odia gli ibridi, e cerca di far passare Hagrid per una specie di troll ritardato solo perché sua madre era una gigantessa... oh, non è giusto, non è stata affatto una brutta lezione... voglio dire, capirei se fossero stati Schiopodi Sparacoda, ma i Thestral vanno bene... in effetti, per gli standard di Hagrid sono dolcissimi»
«La Umbridge dice che sono pericolosi» obiettò Ron.
Jamie si fermò e si voltò verso di lui, sembrava una furia «Ron, la Umbridge avrebbe definito pericoloso anche Fierobecco, è come dice Hagrid, sanno difendersi, e se fossero davvero pericolosi avrebbero ucciso qualcuno, magari la Umbridge o Malfoy o la Parkinson»  girò i tacchi e riprese ad arrancare con forza sbattendo i piedi sulla neve, e loro le andarono dietro.
 «Immagino che un'insegnante come la Caporal non li farebbe studiare prima del livello M.A.G.O.» disse Hermione «ma insomma, sono davvero interessanti, no? E quella cosa che alcuni possono vederli e altri no. Vorrei poterli vedere anch'io».
«Davvero?» mormorò Harry.
Hermione parve sconvolta. «Oh, Harry... scusami... no, certo che non voglio... ho detto una cosa stupida».
«Non fa niente» tagliò corto lui, «non ti preoccupare».
«Mi ha sorpreso che tanta gente potesse vederli» disse Ron, «Tre in una classe...»
«Sì, Weasley, ci stavamo proprio chiedendo...» disse una voce venata di perfidia. Senza che nessuno di loro avesse sentito i passi attutiti dalla neve, Malfoy, Tiger e Goyle erano arrivati alle loro spalle. «Credi che se avessi visto qualcuno tirare le cuoia vedresti meglio la Pluffa?» Tutti e tre scoppiarono a ridere mentre li superavano, poi attaccarono il ritornello di Perché Weasley è il nostro re. Le orecchie di Ron s'infuocarono.
Jamie aveva già estratto la bacchetta, ma Gabriel le bloccò il braccio «Non farti provocare»
Jamie si divincolò «Macchè provocare, io voglio fargliela pagare»
Gabriel le bloccò entrambe le braccia «Sì, ma fallo quando non possono beccarti», Jamie lo guardò furente senza ritirare la bacchetta. «Metti giù, forza» Gabriel le abbassò le braccia «Accontentati di pensare a mille modi per fargliela pagare» sorrise al vederla ancora imbronciata.
«Ignorali, ignorali e basta» disse Hermione, ed estrasse la bacchetta per ripetere l'incantesimo dell'aria calda, in modo da aprire nella neve intatta un varco che li portasse fino alle serre.
 
La Biblioteca a quell’ora non era molto frequentata, Jamie sapeva di essere al limite del coprifuoco ma dopo aver passato di nuovo un intera serata con la Umbridge, sentiva il bisogno di concentrarsi su qualcosa, l’alternativa per distrarsi era andarsene a fare una passeggiata notturna sotto la neve,  ma era certa che molte persone non avrebbero gradito.
Con le mani intrecciate dietro la schiena passeggiava tra gli scaffali, non sapeva di preciso dove cercare. In genere avrebbe chiesto a Hermione, conosceva la Biblioteca meglio dei libri di testo, ma poi l’avrebbe riempita di domande, si sarebbe preoccupata e, come Ron, anche lei le avrebbe consigliato di andare da Silente.
Sfogliò diversi libri di Difesa, ma nessuno parlava di come tenere qualcuno fuori dalla propria mente.
Sbuffò e si massaggiò il collo.
Moccì spuntò dalla borsa «Porque siamo ancora in esto luogo polveroso». Jamie lo aveva convinto a tornare da lei dopo che Hagrid le aveva procurato un bel sacchetto di locuste.
«Cerco un modo per» non sapeva di preciso come definirlo «chiudere la mente, credo. Sempre che esista» sospirò e rimise il libro nello scaffale.
«Y porque non chiedi a quella disgustosa signora che lavora aquì?»
«Perché non voglio che si sappia» prese un altro volume, intitolato: Difese magiche, volume terzo.
Si sedette per terra e posò il libro sulle ginocchia e lo aprì. Moccì uscì dalla borsa e si arrampicò in cima al libro.
Jamie sfogliò alcune pagine, era a metà libro quando lesse: Occlumanzia: difesa magica della mente. Sorrise «Evvai, mi sa che ci siamo»
«Salto dalla felicità» disse Moccì senza entusiasmo
Jamie con l’indice gli diede un buffetto sulla testa e poi si mise a leggere: Il termine Occlumanzia è usato per indicare la difesa magica della mente contro la penetrazione esterna (Legilimanzia) così da evitare che qualcuno possa leggere i pensieri altrui. È una branca poco nota della magia, ma è assai utile anche se di difficile esecuzione.
«E ti pareva», voltò la pagina.
Per utilizzarla, bisogna svuotare la mente dalle emozioni, renderla una tabula rasa e rilassarsi.
Jamie guardò scettica la pagina. Si era aspettata qualche particolare incantesimo, magari una figura simile al Patronus...«Con tutti i pensieri che ho in testa è una parola» sbuffò e rilesse il piccolo paragrafo. La sua attenzione fu attratta dal termine Legilimanzia. Penetrare la mente altrui era una vera tentazione...
«Potter»
Jamie sussultò.
Madama Pince era in piedi di fronte a lei, le mani sui fianchi e il solito cipiglio arcigno. «La Biblioteca sta chiudendo»
Jamie si alzò in piedi in fretta «Scusi, stavo leggendo. Non mi sono accorta»
Lo sguardo di Madama Pince si assottigliò «Non è che volevi rubare quel libro,vero?»
«Certo che no. Non mi serve rubarlo se posso prenderlo in prestito» disse con tono di sprezzante ovvietà.
«Bene, mettilo al suo posto e va fuori di qui»
«Non posso prenderlo?»
«No. I registri sono chiusi e non li riaprirò certo perché tu sei arrivata fuori orario. La prossima volta vieni a un’ora decente» ciò detto Madama Pince girò i tacchi «Fuori entro cinque minuti, Potter» e se ne andò.
Jamie si guardò intorno circospetta, alzò la maglia e provò  infilarci sotto il libro. Il tomo però era troppo ingombrante e con uno sbuffo lo rimise nello scaffale.
Era sul pianerottolo del quarto piano, quando Moccì sbucò dalla borsa «Arriva qualcuno».
Jamie si bloccò, una presa le serrò il braccio e si sentì trascinare contro il muro. Un velo leggero le cadde sopra la testa.
«Harry» disse quando mise a fuoco il suo viso. Lui le fece segno di tacere. Si sentirono dei passi frettolosi che si avvicinavano. La Umbridge sbucò dalle scale, la solita aria soddisfatta che aveva spesso in quel periodo.
Non appena sparì dalla loro vista, Harry si mosse piano e estrasse la Mappa Del Malandrino, la osservò per qualche secondo «Possiamo andare»
Jamie gli tirò un pugno sul braccio «Mi hai fatto prendere un colpo. Che cavolo ci facevi qui?»
Harry ripiegò la Mappa «Ho visto che non arrivavi, mi sono preoccupato e ho chiesto a Hermione di recuperare la mappa per me. Ti ho trovato e tenuto d’occhio da quando sei uscita dalla Biblioteca, quando ho visto la Umbridge sono venuto a prenderti prima che ti vedesse. Che ci facevi là?» chiese mentre s’incamminavano sotto il mantello.
«Ah niente» disse Jamie «Cercavo solo» scosse la testa «Non lo so»
Moccì spuntò dalla borsa «Un modo por chiudere la mente»
«Che?» Harry guardò perplesso prima il camaleonte poi Jamie.
«Beh, insomma, tutte quelle visioni su Voldemort, pensavo potremmo provare a fermarle in qualche modo»
«Ma» disse Harry confuso «Possiamo impedire che la cicatrice faccia male?»
«No, non credo. Beh possiamo evitare però di vedere e sentire quello che lui prova, no?» disse Jamie con una nota d’ansia nella voce «Credo dovremmo provarci»
«Perchè Silente non ce lo ha mai detto?» disse Harry «Forse sa che con noi e Voldemort non può funzionare. In fondo non è proprio un legame normale»
«Infatti, non è normale» disse Jamie con forza, mentre Harry pronunciava la parola d’ordine e toglieva il mantello «Dobbiamo tenerlo lontano, Harry»
Varcarono il passaggio e Harry  la guardò «D’accordo, forse hai ragione» diede una sguardo verso le poltrone, dove Hermione e Ron sembravano presi da un battibecco. «Come si fa?»
«Beh, per quel poco che ho letto bisogna rilassare e svuotare la mente totalmente»
«Tutto qua?»
Jamie sbuffò spazientita «Sì, Harry. Tutto qua.» incrociò le braccia «Comunque non deve essere per niente facile...non pensare a niente prima di dormire» disse più a sé stessa che a Harry «Ma dobbiamo provarci» gli prese il braccio «Promettimi che ti impegnerai seriamente».
Harry sembrò rimanere impressionato e capire che qualcosa la preoccupava, perché sorrise e le assicurò che ci avrebbe provato.
Più tardi in Dormitorio, Jamie si sdraiò a letto, a pancia in su, le mani intrecciate sopra le coperte. Prese un gran sospiro «Svuota la mente, forza» chiuse gli occhi.
Nella mente le passarono varie immagini: La Umbridge che per poco non l’aveva beccata, il completo verde smeraldo di Jean Willoughby, gli occhi di Gabriel, il suo sorriso mezzo accennato quando la prendeva in giro.
Aprì gli occhi, e sbuffò «Che cavolo»
«E dire che pensavo avessi la testa vuota» disse Moccì dalla testa del letto.
«A quanto pare è piena» disse senza allegria
Si sentì un miagolio e Grattastinchi balzò sul letto e sulle gambe di Jamie «Vuol dare una mano» disse Moccì.
Grattastinchi si accoccolò accanto al suo petto e cominciò a produrre quella vibrazione che Jamie adorava «Grazie, gatto»
Moccì si schiarì la voce «Un elefante se balanceaba sobre la tela de una araña y como veía que no se caía fue a llamar a otro elefante»
«Che diavolo blateri?»
«Es una filastrocca por farti addormentare» disse con tono scocciato per essere stato interrotto «lasciami fare»
«Ma non capisco di che parla»
«Non me stupisce. Serra la bocca por una volta»
Jamie accarezzò il pelo di Grattastinchi e storse gli occhi.
«Dos elefantes se balanceaban sobre la tela de una araña, y como veían que no se caían fueron a llamar a otro elefante. Tres elefantes…»
Espirò e chiuse gli occhi, la voce monotona di Moccì, incredibile ma vero riusciva a non farle pensare ad altro, presto quel suono entrò nella sua testa e sentì le palpebre farsi sempre più pesanti.
 
Arrivò dicembre e portò con sé altra neve e un'autentica valanga di compiti per gli allievi del quinto anno. I doveri di prefetto di Ron e Hermione divennero ancora più gravosi via via che Natale si avvicinava. Furono incaricati di sovrintendere alla decorazione del castello («Provaci tu ad appendere un festone quando all'altro capo c'è Pix che tenta di strozzarti» disse Ron), di sorvegliare gli allievi del primo e del secondo anno che dovevano trascorrere gli intervalli all'interno per via del freddo pungente («E fanno anche gli arroganti, quei mocciosi, noi non eravamo così maleducati al primo anno» osservò Ron) e di pattugliare i corridoi a turno con Argus Gazza, che sospettava che lo spirito vacanziero potesse esprimersi in improvvisi duelli di magia («Ha il letame al posto del cervello, quello lì» commentò Ron furioso). Erano così impegnati che Hermione aveva perfino smesso di sferruzzare berretti da elfo e si rammaricava perché gliene mancavano solo tre.
«Tutti quei poveri elfi domestici che non ho ancora liberato, costretti a restare qui per Natale perché non ci sono abbastanza berretti» Harry e Jamie che non aveva avuto il cuore di dirle che era Dobby a portar via tutti i suoi lavori a maglia, si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi riabbassarono le teste sui rispettivi temi di Storia della Magia.
Jamie trovava sempre più difficile riuscire a esercitarsi in Occlumanzia, svuotare la mente le aveva impedito di sognare di nuovo quel corridoio, ma ogni tanto la cicatrice prudeva lo stesso, senza contare che col pensiero ricorrente del natale, era difficile svuotare la mente che si dirigeva sempre verso un unico pensiero: Sirius. Sperava di poter passare il natale con lui e soprattutto lontano dal la Umbridge e da Hogwarts. Vedere la sua faccia da rospo anche quel giorno le avrebbe senz’altro rovinato il natale, ma temeva che Silente decidesse di tenere lei e Harry il più possibile vicino a lui.
L'unica cosa che sia lei che Harry aspettavano con ansia erano le riunioni dell'ES, e quelle sarebbero state interrotte per le vacanze, visto che quasi tutti i componenti avrebbero passato il Natale con le famiglie. Hermione sarebbe andata a sciare con i suoi genitori, idea che divertì moltissimo Ron, che non aveva mai sentito di Babbani che si legavano assi di legno ai piedi per scivolare giù dalle montagne. Lui tornava alla Tana. Quando Jamie lo scoprì, capì che non ci sarebbe stato nessun natale a Grimmauld Place e che lei e Harry sarebbero stati bloccati lì, con la presenza della Umbridge a incombere sulle loro teste.
Quando però, Harry pose a Ron la domanda su come sarebbe tornato a casa per Natale: «Ma venite anche voi. Non ve l'ho detto? La mamma mi ha scritto di invitarvi settimane fa» Hermione alzò gli occhi al cielo.
Jamie restò a bocca aperta «Tua madre ci ha invitato?»
«Certo» disse Ron allegro «Che ti credevi»
«Beh, ma» Jamie era confusa «e Sirius?»
Ron si bloccò con la bocca mezza aperta, Harry la guardò stringendo le labbra e poi si voltò verso Ron in attesa di una risposta.
Hermione la guardò in modo comprensivo «Non credo che Silente gli permetterà di muoversi da lì»
Calò per un po’ un silenzio imbarazzato, poi Jamie si rivolse a Ron «Beh, allora ringrazia tua madre e dille che non ci saremo»
«Cosa?» esclamò Ron sorpreso «E perché?»
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Harry guardò Jamie «Non credi che-»
«No, affatto» lo interruppe Jamie  con forza «Non posso pensare di passare un natale da te, Ron, quando Sirius sarà tutto solo. Se non posso passarlo con lui credo sia meglio che resti qui. Tu puoi fare quello che vuoi, Harry, ma io non mi accetterò» disse con un tono di drammatica serietà.
«Non dire idiozie» disse Harry. Per quanto la prospettiva di un natale alla tana fosse meravigliosa, non poteva certo pensare di passarlo senza sua sorella. «Resto qui anche io. Scusa,Ron» disse guardando l’amico, che non si aspettava certo questo risvolto.
Hermione chiuse del tutto il libro «Jamie, ma non pensi che Sirius vorrebbe sapere che state passando un natale felice? Se scoprisse che avete rifiutato per lui sono certa che ci rimarrebbe molto male...lui rimarrà da solo comunque»
«Sì, e tutto per colpa di Silente» sbottò Jamie «Voi non sapete com’ è terribile essere soli a natale». Senza contare che trovava molto indelicato che la signora Weasley non avesse provato a organizzare il natale a Grimmauld Place per stare tutti insieme. Tutto quell’astio nei confronti di Sirius, dopo quello che aveva passato era ingiustificato, e si stupiva di come la signora Weasley, di solito così affettuosa e materna, non riuscisse a capirlo.
«Oh, andiamo» disse Ron «Fate sul serio?»
Harry annuì, anche se il natale alla Tana gli faceva sempre più gola ogni volta in più che rifiutava «Mi spiace»
Ron sbuffò e affondò nella poltrona «Miseriaccia»
 
«E se facessi tu il Cercatore?» disse Katie «I tuoi geni promettono bene»
«Sì, ma rimarrebbe scoperto un Cacciatore» disse Jamie
Angelina annuì «Senza contare che noi tre giochiamo bene insieme, con un altro potrebbe mancare l’alchimia. Il ruolo di Cercatore invece è individuale»
«Già, ma dove lo troviamo un bravo quanto Harry?» disse Ron
«Ginny si è comportata bene» Jamie guardò Angelina per cercare conferma
«è vero, non è andata male...certo, non è Harry...»
«Nessuno è come Harry» disse Jamie con un moto d’orgoglio «Dovremo farcela bastare»
«E per i battitori? Alcuni erano davvero tremendi, vero?» disse Katie
Angelina battè la testa sul banco « Erano orrendi»
Jamie annuì, sconsolata. Di norma avrebbero preso in giro le schiappe, ma tutti e quattro erano di umore depresso, aver visto tanti provini orribili li aveva solo abbattuti di più.
«Kirke e Sloper, non sono male rispetto alla media» disse Angelina «Non sono Fred e George ma almeno sanno come s’impugna una mazza»
«Vada per loro» disse Jamie senza entusiasmo. La squadra non era la squadra senza Harry, Fred e George.
Fu con quell’umore che si diressero tutti alla stanza delle necessità per l’ultimo incontro dell’ES prima delle vacanze.
 
Alla fine dell’ora, Harry congedò tutti e, mentre la stanza si svuotava, Jamie ,Gabriel, Ron e Hermione lo aiutarono a sistemare i cuscini, serviti per esercitarsi nell’incantesimo di schianto.
Ad un tratto, Hermione diede di gomito a Ron e disse: «Noi andiamo»
Jamie si voltò verso di lei, perplessa, poi si guardò intorno e vide che Cho e la sua amica erano ancora nella stanza. Guardò Hermione a bocca aperta come se le avesse fatto un enorme torto «Io resto invece»
Hermione le scoccò un’occhiata di rimprovero e Gabriel rise «No, ce ne dobbiamo andare» la afferrò per la vita.
«Non ti azzardare» protestò Jamie, mentre lui già la trascinava via sotto lo sguardo stupito di Harry.
«Non fare tante storie» disse Hermione con tono pratico, mentre l’amica di Cho si accodava a loro per uscire.
«Oh, aspetta» diede una pacca sul braccio con cui Gabriel la trascinava.
Lui si fermò e abbassò lo sguardo su di lei «Che c’è?»
«Dobbiamo tornare indietro, avete tutti dimenticato il buonsenso»
Gabriel sbuffò una risata e riprese a trascinarla «Muoviti»
 
«Non so davvero come abbiamo potuto lasciarlo lì da solo» disse Jamie camminando avanti e indietro davanti al camino.
«è con Cho non con una manticora» disse Hermione placida
Jamie si fermò e incrociò le braccia «è la stessa cosa, forse peggio» e riprese a camminare
«A Harry ha fatto di certo piacere»
Jamie sbuffò, poi sentì le porte del ritratto aprirsi e si voltò. Harry aveva appena varcato il passaggio, sembrava sotto shock. Jamie lo guardò in silenzio mentre si dirigeva verso di loro e si lasciava cadere sulla poltrona accanto a quella di Hermione. «Harry, stai bene?» chiese preoccupata.
Jamie si avvicinò a lui «Lo avevo detto che non dovevamo lasciarlo da solo»
«Che cosa c'è?» chiese Ron, puntellandosi su un gomito per vederlo meglio. «Che cosa ti è successo?»
«È Cho?» chiese Hermione in tono professionale. «Ti ha bloccato dopo la riunione?» Confuso e
sorpreso, Harry annuì. Jamie trattenne il respiro e Ron ridacchiò, ma s'interruppe quando incrociò lo sguardo di Hermione. «E... che cosa voleva?» chiese, con finta disinvoltura.
«Lei» cominciò Harry, la voce roca; se la schiarì e riprovò. «Lei... eh...»
«Vi siete baciati?» domandò bruscamente Hermione.
Jamie emise uno strillo acuto. Ron scattò a sedere così in fretta che rovesciò il calamaio sul tappeto. Senza badarci affatto, fissò Harry. «Allora?» chiese.
Jamie lo fissava senza fiato.
Harry guardò prima il miscuglio di curiosità e ilarità sul viso di Ron, il vago cipiglio di Hermione poi la faccia sconvolta di Jamie, e annuì.
«Oh» Jamie emise un gemito strozzato.
«Ah» Ron fece un gesto trionfante col pugno e scoppiò in una risata che fece sobbalzare alcuni timidi allievi del secondo anno vicino alla finestra. Un sorriso riluttante si aprì sul viso di Harry mentre guardava Ron rotolarsi sul tappeto. Hermione rivolse a Ron uno sguardo di profondo disgusto e ritornò alla sua lettera.
«E allora?» domandò Ron, tornando a guardare Harry. «Com'è stato?»
Harry ci pensò un momento. «Umido» rispose, con sincerità.
Il verso di Ron avrebbe potuto esprimere giubilo o disgusto; difficile dirlo.
«Perché stava piangendo» aggiunse Harry, cupo.
«Oh» fece Ron, sorridendo un po' meno. «Baci così da schifo?»
«Non lo so» disse Harry, che non ci aveva pensato, e subito si preoccupò. «Forse sì».
«No, è quella che ha qualche problema» sbottò Jamie
«E tu come lo sai?» chiese Ron
«Perché Cho passa la metà del tempo a piangere, in questi giorni» rispose Hermione. «Piange a pranzo, a cena, nei bagni, ovunque».
«Allora un po' di baci dovrebbero tirarla su» osservò sorridendo Ron.
Jamie ridacchiò.
«Ron» disse Hermione sprezzante, intingendo la punta della piuma nel calamaio, «sei l'essere più insensibile che abbia mai avuto la sventura di incontrare».
«E perché?» domandò Ron, indignato. «Che razza di persona è, una che piange quando uno la bacia?»
«Già» disse Harry, con una nota di disperazione, «perché si comporta così?»
Hermione li guardò quasi compassionevole. «Non capite i sentimenti di Cho in questo momento?» chiese.
Jamie alzò gli occhi al cielo.
«No» risposero Harry e Ron in coro.
Hermione sospirò e posò la piuma. «Be', ovviamente è molto triste per la morte di Cedric. Poi immagino che sarà confusa perché le piaceva Cedric e adesso le piace Harry, e non riesce a capire chi le piace di più. E poi si sentirà in colpa, pensando che baciare Harry sia un insulto alla memoria di Cedric, e si  preoccuperà di quello che gli altri potrebbero dire se cominciasse a uscire con lui. E
probabilmente non capisce nemmeno bene che cosa prova per Harry, perché lui era con Cedric quando è morto, e quindi è tutto molto confuso e doloroso. Oh, e ha anche paura di essere buttata fuori dalla squadra di Quidditch di Corvonero perché sta volando malissimo».
«Quello è solo perché è una schiappa» borbottò Jamie
 «Uno non può provare tutte quelle cose insieme. Scoppia» disse Ron
«Solo perché tu possiedi la varietà di emozioni di un cucchiaino non significa che siamo tutti così» commentò acida Hermione, riprendendo la piuma.
«Troppo complicata, Harry. Lascia perdere, dammi retta» disse Jamie
«Ha cominciato lei» raccontò Harry. «Io non avrei... mi è più o meno saltata addosso»
«Sfacciata» disse Jamie indignata
Hermione scosse la testa ridendo «Vai avanti, Harry»
«E subito dopo mi piange sulla spalla... non sapevo che cosa fare..»
«Non è colpa tua» lo confortò Ron, allarmato alla sola idea.
«Dovevi solo essere carino con lei» disse Hermione, guardandolo con ansia. «Sei stato carino, vero?»
 «Be'» fece Harry, mentre uno sgradevole calore gli incendiava il viso. «Le ho... dato dei colpetti sulla spalla».
Jamie scoppiò a ridere.
Hermione parve trattenersi con estrema difficoltà dall'alzare gli occhi al cielo. «Be', poteva andare peggio, immagino» disse. «La vedrai di nuovo?»
«Per forza» rispose Harry. «Abbiamo le riunioni dell'ES, no?»
«Hai capito che cosa intendo» si spazientì Hermione.
Harry tacque.
«Oh be'» disse Hermione seppellendo ancora una volta il viso nella lettera, «avrai un sacco di occasioni per chiederglielo».
«Ma se non vuole chiederglielo?» obiettò Ron, che guardava Harry con un'espressione  penetrante.
«Già» disse Jamie, poi guardò Harry «Non vuoi chiederglielo, vero?»
«Non dite sciocchezze» replicò Hermione distrattamente. «È un secolo che a Harry piace Cho, no, Harry?»
Le parole di Hermione aprirono a Jamie scenari raccapriccianti su suo fratello e Cho insieme.
«A proposito, a chi lo scrivi quel romanzo?» chiese Ron a Hermione, cercando di leggere il pezzo di pergamena che ormai toccava terra. Hermione lo sollevò per impedirgli di vedere. «A Viktor».
«Krum?»
«Quanti altri Viktor conosciamo?» Ron non disse nulla, ma s'incupì. Rimasero in silenzio ancora per una ventina di minuti; Ron finì il suo tema di Trasfigurazione tra molti sbuffi d'impazienza e cancellature, Hermione scrisse senza posa fino al margine estremo della pergamena per poi arrotolarla con cura e sigillarla. Jamie arricciava la coda di Moccì, tra gli strilli e le proteste di quello. Harry aveva lo sguardo perso nel fuoco.
«Be’, andiamo a letto?» disse Hermione con uno sbadiglio.
Jamie annuì «’Notte, ragazzi» e seguì Hermione su per le scale dei Dormitori femminili.
«Quindi» Jamie aveva un gran sorriso sornione «Viktor eh?» le diede una gomitata complice
Hermione aprì la porta «Non ti ci mettere anche tu. Siamo solo amici di piuma»
«Certo, certo. Vi siete anche solo baciati l’anno scorso» ridacchiò Jamie
«Non farti strane idee» disse Hermione a voce bassa. Lavanda e Calì stavano già dormendo.
Jamie non disse niente e prese a sfilarsi i vestiti. Era stanca, la fine della punizione con la Umbridge la rincuorava ma tra l’ES e la preoccupazione per Sirius, sentiva la testa pesante. S’infilò sotto le coperte. La coda di Moccì ciondolava sopra la sua fronte, con l’indice la spinse in su, appoggiandola sulla spalliera in legno.
Sbadigliò. Harry e Cho insieme, pensò sprezzante, che idea ridicola...
Era nella Foresta Proibita, la Umbridge stava venendo avvolta nel bozzolo di un ragno.  I piedi grassocci infilati in scarpe rosa, scalciavano. Jamie osservava la scena con feroce soddisfazione e immensa gratitudine per quelle creature.
Un piacere violento la avvolse, i contorni degli alberi divennero sfocati, vide il volto di Harry, gli occhi rossi e le pupille verticali la fissavano. Un sibilo di un serpente. Qualcuno a terra ricoperto di sangue.
Un dolore acuto, la fronte stava per spaccarglisi in due. Aprì gi occhi di colpo.
«Jamie» esalò Hermione,era china su di lei «S-stai bene?»
Jamie respirò a fondo, ogni centimetro del suo corpo era coperto di sudore. Il dolore alla fronte, la lacerava, come se penetrasse in profondità. Vide altre due sagome ai piedi del letto.
«Harry» mormorò con voce strozzata.
«Cosa c’è?» disse Hermione posandole una mano sulla fronte «vuoi che chiamiamo Harry?»
«No, sono io che devo andare da lui»Le mani erano scosse da tremiti come ogni parte del suo corpo. Si tirò a sedere, qualcosa gocciolò sulla mano che stringeva le coperte. Stava piangendo. Premette la mano contro la fronte, il dolore era lancinante, le salì la nausea. Delle voci mormoravano. «Chiamiamo qualcuno?»
Hermione le sostenne la schiena «Forse non dovresti muoverti, non-
Jamie la interruppe con un gesto molle del braccio «Qualcuno si è fatto male» ignorò la nuova ondata i nausea e poggiò i piedi sul pavimento freddo, per un istante provò sollievo. Si alzò barcollando e ebbe la prontezza di riflessi di reggersi alla colonna del letto.
Hermione si affrettò a sorreggerla «Ti accompagno»
Jamie ringraziò che non ebbe opposto altra resistenza mentre con passo frettoloso e malfermo uscivano dal Dormitorio. Calì e Lavanda le seguirono, sentiva i loro passi e mormorii dietro di loro, ma le giungevano ovattati, non avevano alcuna importanza. Il dolore alla fronte  pian piano diminuiva.
«Oh santo cielo» disse Hermione quando entrarono nel Dormitorio dei ragazzi e videro la piccola folla attorno a Harry, seduto a letto. Jamie si staccò da Hermione e si diresse da lui.
Posò le mani tremanti sulle spalle di Seamus e Dean perché le permettessero di passare e si lasciò cadere sul letto di Harry con il respiro affannoso e scosso dai tremiti.
«Jamie» disse lui, era pallido. Le mise le mani sulle spalle e le sentì tremare «Lo hai visto? Hai visto anche tu?». La guardò. Jamie trattenne a fatica un singhiozzo. I suoi occhi erano verdi.
«S-sì» disse lei «O almeno credo»
«Non c’è tempo» Harry tossi e si pulì la bocca con la manica del pigiama «Il padre di Ron è ferito sta sanguinando, io ero» Jamie sussultò «Era un serpente enorme» Harry provò ad alzarsi ma Ron lo spinse indietro «Sta calmo, sono andati a chiamare aiuto»
Jamie si accasciò accanto a Harry. Dean e Seamus mormoravano lì vicino con Lavanda e Calì. Hermione era di fianco a Ron, in piedi davanti al loro letto e li guardavano entrambi con aria sconvolta.
Si udirono passi affrettati su per le scale, e la voce di Neville. «Di qua, professoressa».
La professoressa McGranitt entrò di corsa nel dormitorio, avvolta nella sua vestaglia scozzese, gli occhiali un po' storti sul naso ossuto.
«Cosa ci fate tutti voi qui-» s’interruppe quando vide Harry e Jamie sul letto «Potter, state male tutti e due? Cosa vi è successo?»
Harry si tirò a sedere «È il papà di Ron» Jamie sussultò e  guardò Harry con gli occhi sgranati «È stato attaccato da un serpente ed è grave, lo abbiamo visto».
«Che cosa vuol dire, l'avete visto?» chiese la McGranitt, aggrottando le sopracciglia scure.
«Non lo so... dormivo e poi ero lì...»
«Vuoi dire che l'hai sognato?»
«No» rispose Harry furioso «Prima stavo facendo un sogno completamente diverso, una cosa stupida... e poi questo l'ha interrotto. Era vero, non l'ho immaginato. Il signor Weasley dormiva sul pavimento ed è stato attaccato da un serpente gigantesco, c'era un sacco di sangue, lui è svenuto, qualcuno deve scoprire dov'è...» La McGranitt lo guardava attraverso le lenti storte come se ciò che vedeva la terrorizzasse.  «Non sto mentendo e non sono matto» la supplicò Harry, quasi urlando. «Gliel'ho detto, io l'ho visto»
«Ti credo, Potter» rispose brusca la professoressa McGranitt. «Mettetevi la vestaglia, andiamo dal Preside».
Harry non esitò, balzò giù dal letto all'istante, si mise la vestaglia e inforcò gli occhiali. Jamie lo imitò.
«Weasley, è meglio che venga anche tu» disse la McGranitt.
La seguirono, superando le figure silenziose dei loro compagni, fuori dal dormitorio e giù per le scale a chiocciola fino alla sala comune, oltre il ritratto della Signora Grassa e lungo il corridoio illuminato dalla luna. Jamie prese la mano di Harry.
Incrociarono Mrs Purr, che li guardò con gli occhi simili a lampadine soffiando, ma la McGranitt disse «Sciò» e la gatta scivolò via nell'ombra. Dopo pochi minuti giunsero al gargoyle di pietra a guardia dell'ufficio di Silente. «Ape Frizzola» disse la professoressa McGranitt.
Il gargoyle si animò e fece un balzo di lato; la parete al suo fianco si aprì rivelando una scala a chiocciola di pietra in continuo movimento, come una scala mobile. Tutti e tre salirono sui gradini; la parete si chiuse con un tonfo e salirono a spirale fino alla lucida porta di quercia con il batacchio a forma di grifone.
Benché fosse mezzanotte passata, si udivano voci nella stanza, un gran parlare. Sembrava che Silente stesse intrattenendo almeno una decina di persone.
La McGranitt bussò tre volte e le voci cessarono di colpo, come se qualcuno le avesse spente. La porta si aprì da sola e la McGranitt precedette Harry, Jamie e Ron all'interno.
La stanza era immersa nella semioscurità; gli strani strumenti d'argento sui tavoli erano silenziosi e fermi invece che ronzanti e fumanti come al solito; i ritratti dei vecchi Presidi che coprivano le pareti sonnecchiavano nelle comici. Accanto alla porta, un magnifico uccello rosso e oro, grande come un cigno, era appollaiato sul suo trespolo, con la testa sotto l'ala.
«Oh, è lei, professoressa... e... ah». Silente era seduto alla sua scrivania, su una sedia dallo schienale alto; si chinò in avanti nel cerchio di luce della candela che illuminava le carte sparse davanti a lui. Indossava una vestaglia viola e oro, ricamata, sopra una camicia da notte candida, ma era perfettamente sveglio, e i suoi penetranti occhi azzurri fissavano la professoressa McGranitt.
«Professor Silente, i Potter hanno avuto un... un incubo» esordì la McGranitt. «Dicono...»
«Non era un incubo» intervenne Harry.
La McGranitt si voltò verso di lui, un po' torva. «Molto bene, Potter, raccontalo tu al Preside».
«Io... ecco, io stavo dormendo» cominciò Harry e, nonostante la paura e l'ansia di farsi capire da Silente, fu un po' irritato dal fatto che il Preside non lo guardasse, ma tenesse gli occhi fissi sulle proprie dita intrecciate. «Ma non era un sogno normale... era vero... l'ho visto succedere» Respirò a fondo. «Il papà di Ron, il signor Weasley... è stato aggredito da un serpente gigantesco». Le sue parole parvero echeggiare nell'aria, e suonarono vagamente ridicole, perfino comiche. Ci fu una pausa durante la quale Silente si appoggiò allo schienale e fissò pensieroso il soffitto. Jamie aveva gli occhi fissi su Silente. Pallido e spaventato, Ron guardava da Harry al preside.
«Come lo hai visto?» chiese Silente piano, ancora senza guardare Harry.
«Be'... non lo so» rispose Harry, nervoso... ma che cosa importava? «Nella mia testa, credo»
«Mi hai frainteso» disse Silente, calmo. «Voglio dire... ricordi... ehm... da quale posizione hai osservato l'attacco? Eri vicino alla vittima, o guardavi la scena dall'alto?»
Jamie afferrò di scatto il braccio di Ron, aggrappandosi con le unghie al tessuto del pigiama, come se fosse sul punto di svenire, ma lui parve non accorgersene. Gli occhi di Silente saettarono per un istante su di lei.
«Il serpente ero io» disse Harry «Ho visto tutto dal punto di vista del serpente».
Jamie sbiancò e fu certa che il suo cuore mancò davvero un battito.
Per un momento nessuno parlò, poi Silente guardò di nuovo Jamie «Lo hai visto anche tu?»
«Sì»
«Allo stesso modo?», gli occhi azzurri di Silente sembravano penetrarla.
Jamie distolse lo sguardo. «Era tutto confuso, io...non ho riconosciuto che era il papà di Ron ma... credo fossi accanto al serpente »
Silente annuì, poi guardò Ron che era ancora cadaverico, domandò con voce diversa, più tagliente: «Arthur è ferito in modo grave?»
«Sì» rispose Harry con enfasi.
Silente si alzò così in fretta che Jamie trasalì, e si rivolse a uno dei vecchi ritratti appeso quasi sotto il soffitto. «Everard» chiamò. «E anche tu, Dilys» Un mago dal viso olivastro con una frangetta nera e un'anziana strega con lunghi boccoli argentei nella cornice accanto, che parevano entrambi profondamente assopiti, aprirono gli occhi all'istante. «Stavate ascoltando?» chiese Silente.
Il mago annuì; la strega rispose: «Si capisce».
«L'uomo ha i capelli rossi e gli occhiali» disse Silente. «Everard, dovrai dare l'allarme e accertarti che lo trovino le persone giuste...» Entrambi assentirono e uscirono di lato dalle cornici, ma invece di riapparire nei quadri vicini (come succedeva di solito a Hogwarts) non si videro più. Una cornice conteneva ormai soltanto lo sfondo di un tendaggio nero, l'altra una bella poltrona di cuoio.
«Everard e Dilys sono stati due dei più celebrati Presidi di Hogwarts» spiegò Silente, aggirando Harry, Jamie, Ron e la McGranitt per avvicinarsi al magnifico uccello che dormiva sul
trespolo. «La loro fama è tale che entrambi hanno i ritratti appesi in altre importanti istituzioni
magiche. E poiché sono liberi di muoversi fra i loro ritratti, potranno dirci che cosa accade altrove»
«Ma il signor Weasley potrebbe essere ovunque» esclamò Harry.
«Per favore, sedetevi tutti e quattro» disse Silente, come se Harry non avesse parlato. «Everard e
Dilys forse ci metteranno un po'. Professoressa McGranitt, vuole procurarci altre sedie?»
La McGranitt estrasse la bacchetta dalla tasca della vestaglia e la agitò; quattro sedie comparvero
dal nulla, di legno e con lo schienale diritto, piuttosto diverse dalla comoda poltrona di chintz che Silente aveva evocato durante l'udienza di Jamie. Jamie si sedette, e voltando il capo osservò il Preside sfiorare con un dito la cresta dorata di Fanny. La fenice si svegliò subito, raddrizzò la bella testa e guardò Silente con i lucidi occhi scuri. «Avremo bisogno» le disse lui molto piano, «di un segnale d'allarme».
Ci fu un lampo di fuoco, e la fenice sparì.
Silente andò a prendere uno dei fragili strumenti d'argento, lo portò alla sua scrivania, sedette di nuovo di fronte a loro e lo toccò delicatamente con la punta della bacchetta.
Lo strumento si animò all'istante e cominciò a emettere tintinnii ritmici. Minuscoli sbuffi di
fumo verde pallido uscirono dal piccolo tubo d'argento in cima. Silente li osservò con attenzione, aggrottando la fronte. Dopo qualche secondo, gli sbuffi divennero una striscia costante di fumo che si addensò e salì a spirale nell'aria... all'estremità spuntò una testa di serpente, con le fauci aperte.
Jamie lo osservò assottigliando gli occhi.
«Sicuro, sicuro» mormorò  Silente, evidentemente a se stesso, sempre osservando la lingua di
fumo senza la minima traccia di sorpresa. «Ma diviso nell'essenza?» Jamie temette di capire troppo bene quella domanda. La figura, si divise all'istante in due serpenti, di cui uno aveva due teste, si attorcigliavano e oscillavano nell'aria. Con uno sguardo di cupa soddisfazione, Silente diede allo strumento un altro lieve colpetto con la bacchetta: il tintinnio rallentò e si spense, e le serpi di fumo si diradarono, divennero una nebbia informe e svanirono.
Silente ripose lo strumento sul suo tavolino con le gambe sottili.
«Cosa voleva dire?» chiese Jamie con disperata rabbia.
Silente non rispose e non alò lo sguardo su di lei.
«Professore?» incalzò Jamie, stanca disperata.
Silente alzò lo sguardo ma non rispose, d’improvviso aveva l’aria molto stanca. Si udì un grido dall'alto della parete alla loro destra; il mago di nome Everard era riapparso nel suo ritratto, un po' ansante. «Silente»
«Allora?» chiese subito Silente.
«Ho urlato finché non è arrivato qualcuno di corsa» disse il mago, asciugandosi la fronte con la tenda alle sue spalle, «ho detto che avevo sentito qualcosa scendere le scale... non sapevano se credermi ma sono andati lo stesso a controllare... lo sai, non ci sono ritratti da cui guardare, laggiù. Comunque l'hanno portato su poco dopo. Non ha un bell'aspetto, è coperto di sangue, sono corso al ritratto di Elfrida Cragg per guardarlo meglio quando uscivano»
«Bene» disse Silente, mentre Ron trasaliva. «Immagino che Dilys l'abbia visto arrivare, allora» Pochi istanti dopo, anche la strega dai boccoli d'argento riapparve nel suo ritratto; si lasciò cadere tossicchiando nella poltrona e disse: «Sì, Silente, l'hanno portato al San Mungo... sono passati davanti al mio ritratto... sta male»
«Grazie» rispose Silente. Si rivolse alla McGranitt. «Minerva, ho bisogno che lei vada a svegliare gli altri ragazzi Weasley».
«Ma certo» La McGranitt si alzò e andò in fretta alla porta.
Harry lanciò un'occhiata obliqua a Ron, che era terrorizzato.
La professoressa sostò sulla soglia «Silente... e Molly?».
«Quello sarà compito di Fanny quando avrà finito di controllare se qualcuno si avvicina»
disse Silente. «Ma forse lo sa già... ha quel suo ottimo orologio...»
Jamie con un tuffo al cuore pensò alla lancetta del signor Weasley puntata su “pericolo mortale” ma non poteva morire...non era possibile. Prese Harry e Ron per mano e strinse più forte quella di Ron.
Silente stava rovistando in un mobile alle loro spalle. Ne riemerse reggendo un vecchio bollitore annerito, che posò con cautela sulla scrivania. Levò la bacchetta e mormorò «Portus» Per un momento il bollitore tremolò, risplendendo di una strana luce blu; poi il tremito cessò e il bollitore tornò più nero e opaco di prima. Silente andò a un altro ritratto, stavolta quello di un mago dall'aria scaltra, con la barba a punta, che indossava i colori verde e argento di Serpeverde, e apparentemente immerso in un sonno così profondo da non sentire la voce che tentava di svegliarlo. «Phineas. Phineas».
I soggetti dei ritratti che tappezzavano la stanza non fingevano più di dormire; si spostavano nelle cornici per veder meglio che cosa succedeva. Il mago dall'aria astuta continuava a far finta, e allora anche qualcuno degli altri prese a gridare il suo nome. «Phineas. Phineas. Phineas.» Il ritratto non poté più ignorarli; ebbe un sussulto teatrale e spalancò gli occhi. «Chi mi chiama?»
«Ho bisogno che tu vada a visitare l'altro tuo ritratto, Phineas» disse Silente. «Ho ancora un messaggio».
«L'altro mio ritratto?» ripeté Phineas con voce acuta e un lungo sbadiglio falso (ma i suoi occhi percorsero la stanza e si posarono su Harry e Jamie). «Oh, no, Silente, sono troppo stanco
stasera».
I ritratti sulle altre pareti insorsero. «Insubordinazione, signore» tuonò un mago corpulento dal naso rosso, agitando i pugni.
«Omissione ingiustificata di servizio»
«Siamo obbligati dall'onore a servire l'attuale Preside di Hogwarts» gridò un vecchio mago dall'aria fragile, che Jamie riconobbe come Armando Dippet, il predecessore di Silente. «Vergognati, Phineas»
«Lo convinco io, Silente?» si offrì una strega con lo sguardo penetrante, levando una bacchetta stranamente grossa, non molto diversa da una sferza.
«Oh, d'accordo» disse il mago chiamato Phineas, guardando la bacchetta con vaga apprensione, «ma a quest'ora potrebbe aver distrutto il mio ritratto, si è sbarazzato di quasi tutta la famiglia...» «Sirius sa che non deve distruggere il tuo ritratto» ribatté Silente, «Devi riferirgli che Arthur Weasley è gravemente ferito e che la moglie, i figli e Harry e Jamie Potter arriveranno tra breve a casa sua. Chiaro?»
«Arthur Weasley ferito, moglie, figli e i Potter vanno da lui» cantilenò Phineas con voce annoiata. «Sì, sì... molto bene» scivolò via dalla cornice e sparì, proprio nel momento in cui la porta dell'ufficio si apriva di nuovo. Fred, George e Ginny entrarono, seguiti dalla professoressa  McGranitt, tutti e tre sconvolti e arruffati, ancora in pigiama.
«Harry, che cosa succede?» domandò Ginny, spaventata. «La professoressa dice che hai visto che papà è ferito»
«Vostro padre è rimasto ferito nel corso del suo lavoro per l'Ordine della Fenice» disse Silente, prima che Harry potesse parlare. «È stato portato all'Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche. Ora vi rimando a casa di Sirius, che è molto più comoda della Tana per raggiungere l'ospedale. Vostra madre arriverà lì».
«Come ci andiamo?» gli chiese Fred, scosso. «Polvere Volante?»
«No» rispose. «Non è sicura al momento, la Metropolvere è sorvegliata. Prenderete una Passaporta». Indicò il vecchio bollitore dall'aria innocente posato sulla sua scrivania. «Aspettiamo solo che Phineas Nigellus torni a riferire... voglio essere sicuro che la strada sia sgombra» Al centro dell'ufficio apparve un breve lampo di fuoco lasciandosi dietro un'unica piuma dorata che fluttuò dolcemente sul pavimento.
«È il segnale di Fanny» disse Silente, afferrando la piuma mentre cadeva. «La professoressa Umbridge deve aver saputo che non siete nei vostri letti... Minerva, vada a distrarla, le racconti una storia qualunque...» La professoressa McGranitt uscì in un fruscio di stoffa scozzese.
«Dice che ne sarà deliziato» annunciò una voce annoiata alle spalle di Silente; il mago Phineas era riapparso davanti al suo stendardo di Serpeverde. «Il mio propronipote ha sempre avuto gusti strani in fatto di ospiti».
«Venite qui, allora» ordinò Silente a Harry, Jamie e ai Weasley. «Presto, prima che arrivi qualcuno».
Harry e gli altri si raccolsero attorno alla sua scrivania.
«Avete già usato tutti una Passaporta prima d'ora?» chiese Silente; loro annuirono e tesero
una mano per toccare un punto del bollitore annerito. «Bene. Al mio tre, allora... uno, due...» Accadde in una frazione di secondo: nella pausa infinitesimale prima del 'tre', la cicatrice bruciò e Jamie avvertì una stilettata di odio squarciarle la mente, premette la mano libera contro la cicatrice.
«...tre». Jamie sentì un sussulto potente all'altezza dell'ombelico; la terra svanì da sotto i suoi piedi,
la mano restò incollata al bollitore; urtò contro gli altri mentre venivano scagliati in un turbinio di colori e raffiche di vento, con il bollitore che li trascinava in avanti... finché i suoi piedi toccarono terra con tanta forza che le ginocchia le cedettero, il bollitore cadde con uno schianto e da qualche parte molto vicino una voce gracchiò: «Rieccoli, i marmocchi del traditore del suo sangue. È vero che loro padre sta morendo?»
«Fuori» ruggì una seconda voce.
Jamie aprì gli occhi, erano arrivati nella buia cucina nel seminterrato di Grimmauld Place numero
dodici. Le uniche fonti di luce erano il focolare e una candela tremolante, che illuminavano i resti di una cena solitaria. Kreacher si dileguò nel corridoio, voltandosi a guardarli con malevolenza mentre si aggiustava il gonnellino; Sirius corse loro incontro, preoccupato. Non si era fatto la barba ed era ancora vestito da giorno; emanava anche un vago sentore di alcol stantio, come Mundungus.
«Che cosa succede?» domandò, allungando la mano per aiutare Jamie ad alzarsi. «Phineas Nigellus mi ha detto che Arthur è stato gravemente ferito...»
«Chiedi a Harry e Jamie» disse Fred.
«Sì, voglio sentire anch'io» aggiunse George.
I gemelli e Ginny li fissavano. I passi di Kreacher si erano fermati sulle scale, fuori. Jamie si voltò verso Harry apprensiva, poi ritornò a guardare i Weasley «è stata...una specie di visione» raccontò quello che aveva raccontato Harry, e disse che entrambi avevano assistito la scena da un lato della stanza e non che Harry aveva visto la scena con gli occhi del serpente. Harry la fissò in silenzio con uno sguardo vuoto, e Ron  che era ancora molto pallido, le rivolse un'occhiata fugace, ma non disse nulla. Quando Jamie finì, Fred, George e Ginny continuarono a fissarli per un po'.  Jamie non seppe dire se era la sua immaginazione o no, ma le parve di leggere una forma di accusa nei loro occhi. Aveva fatto bene a proteggere Harry.
«La mamma è qui?» chiese Fred a Sirius.
«Probabilmente non sa ancora nulla» rispose Sirius. «L'importante era portarvi via prima che la Umbridge potesse interferire. Immagino che Silente abbia mandato qualcuno a dirlo a Molly, ora».
«Dobbiamo andare al San Mungo» disse Ginny affannata. Guardò i fratelli; erano ancora tutti in pigiama. «Sirius, puoi prestarci dei mantelli o qualcosa del genere?»
«Aspetta, non potete andare al San Mungo adesso» esclamò Sirius.
«Certo che possiamo, se vogliamo» protestò Fred con espressione ostinata. «È nostro padre»
«E come farete a spiegare che sapevate che Arthur è stato aggredito ancora prima che l'ospedale avvisasse sua moglie?»
«E che differenza fa?» domandò George, accalorandosi.
«Molta, perché non vogliamo far sapere che Harry e Jamie hanno visioni di cose che accadono a
centinaia di chilometri da loro» rispose Sirius, arrabbiato. «Avete idea di come il Ministero userebbe un'informazione del genere?» Le facce di Fred e George dicevano che a loro non
importava nulla del Ministero. Ron era ancora cinereo e silenzioso.
Jamie si morse il labbro, il cuore le si strinse per il senso di colpa. Se ci fosse stato Harry al posto del signor Weasley, era certa che avrebbe avuto una reazione molto più violenta della loro.
Ginny disse: «Potremmo averlo saputo da qualcun altro... da qualcuno che non sono loro».
«E chi, per esempio?» ribatté Sirius con impazienza. «Sentite, vostro padre è stato ferito mentre lavorava per l'Ordine e le circostanze sono già abbastanza sospette senza che i suoi figli lo sappiano due secondi dopo: potreste danneggiare seriamente quello che l'Ordine-»
«Chi se ne frega dell'Ordine» gridò Fred.
«Papà sta morendo» urlò George.
«Vostro padre sapeva quello che faceva e non vi ringrazierebbe se intralciaste i piani dell'Ordine» anche Sirius alzò la voce. «Le cose stanno così... ecco perché voi non fate parte dell'Ordine... non capite... ci sono cose per cui vale la pena di morire»
«È facile dirlo, per te, chiuso qui dentro» urlò Fred. «Non mi pare che stai rischiando il collo»
Il poco colore rimasto sul viso di Sirius svanì. Per un momento parve che volesse colpire Fred, ma
quando parlò la sua voce era calma e determinata. «So che è difficile, ma dobbiamo agire tutti come se non sapessimo nulla. Dobbiamo stare qui almeno finché non abbiamo notizie di vostra madre, è chiaro?»
Fred e George avevano ancora un'espressione ribelle. Ginny, invece, andò alla sedia più vicina e vi si lasciò cadere.
Harry guardò Ron, che fece un buffo movimento, a metà tra un cenno di assenso e una scrollata di spalle, e sedettero anche loro, seguiti da Jamie. I gemelli diedero un'altra occhiata furente a Sirius, poi rassegnati si sistemarono ai lati di Ginny.
«Bene» disse Sirius incoraggiante, «forza... beviamo tutti qualcosa mentre aspettiamo. «Accio Burrobirra» Levò la bacchetta mentre parlava e cinque o sei bottiglie arrivarono in volo dalla dispensa, scivolarono sul tavolo sparpagliando i resti della cena di Sirius e si fermarono con grazia davanti a ognuno di loro. Bevvero tutti, e per un po' gli unici suoni furono il crepitio del fuoco e il rumore sordo delle bottiglie sul tavolo.
Jamie non beveva, però, aveva lo stomaco chiuso e contorto dal senso di colpa e dalla preoccupazione. Guardò la bottiglia di Harry, la mano che la stringeva tremava. Jamie afferrò la mano libera che Harry teneva in grambo, anche quella tremava. La strinse.
Poi una lingua di fuoco a mezz'aria illuminò i piatti sporchi di fronte a loro, e tra esclamazioni di sorpresa un rotolo di pergamena cadde sul tavolo, insieme a una piuma dorata di fenice.
«Fanny» esclamò Sirius, afferrando la pergamena. «Non è la scrittura di Silente, dev'essere un messaggio di vostra madre... tieni» lanciò la lettera tra le mani di George, che la aprì e lesse ad alta voce: «Papà è ancora vivo. Sto andando al San Mungo. Restate dove siete. Vi darò notizie appena posso. Mamma».
George guardò gli altri. «Ancora vivo...» ripeté come in trance. «Ma se dice così» Non finì la frase.
Pallido, Ron fissava il retro della lettera come se gli potesse sussurrare parole di conforto.
Fred sfilò la pergamena dalle mani di George e la rilesse da solo, poi guardò Harry. Jamie avvertì la mano di Harry stringere più forte la sua, lasciò la bottiglia e posò anche l’altra mano sulle loro intrecciate.
Sirius a un certo punto suggerì, senza la minima convinzione, che andassero tutti a letto, ma gli sguardi disgustati dei Weasley furono una risposta sufficiente. Rimasero seduti attorno al tavolo in
silenzio, a guardare lo stoppino della candela affondare sempre più nella cera liquida, avvicinando di tanto in tanto le bottiglie alle labbra, parlando solo per chiedere l'ora, per chiedersi ad alta voce che cosa stava succedendo, e per rassicurarsi a vicenda che se ci fossero state brutte notizie le avrebbero sapute, perché la signora Weasley doveva essere già arrivata al San Mungo da un pezzo.
Fred si appisolò, con la testa che ciondolava sulla spalla. Ginny era acciambellata sulla sedia come un gatto, ma non dormiva; Harry vedeva il fuoco riflesso nei suoi occhi. Ron era seduto con il capo fra le mani; impossibile dire se fosse sveglio o no. Harry, Jamie e Sirius si guardavano di tanto in tanto, sentendosi degli intrusi nel dolore della famiglia... e aspettavano, aspettavano...
Alle cinque e dieci del mattino, secondo l'orologio di Ron, la porta della cucina si aprì e apparve la signora Weasley. Era molto pallida, ma quando tutti si voltarono verso di lei e Fred, Ron e Harry si alzarono a metà dalle sedie, sorrise debolmente. «Guarirà» disse, sfinita. «Sta dormendo. Più tardi possiamo andare a trovarlo, ora c'è Bill con lui; si prenderà una mattina di permesso».
Fred ricadde sulla sedia con il volto fra le mani. George e Ginny si precipitarono ad abbracciare la madre. Ron scoppiò in una risata stentata e tracannò in un sorso il resto della Burrobirra.
«Colazione» annunciò Sirius a voce alta e allegra, saltando in piedi. «Dov'è quello stramaledetto elfo domestico? Kreacher. Kreacher» Ma Kreacher non rispose. «Ah, lasciamo perdere» mormorò Sirius, contando i presenti. «Allora, colazione per... otto... uova e pancetta, direi, tè e pane tostato»
«Ti aiuto» disse Jamie alzandosi.
«Anche io» le fece eco Harry.
 Non volevano intromettersi nella gioia dei Weasley e entrambi temevano il momento in cui Molly  avrebbe loro chiesto di raccontare di nuovo la  visione. Ma avevano appena preso i piatti dalla credenza quando la signora Weasley glieli tolse dalle mani a tutti e due e li abbracciò. «Non so che cosa sarebbe successo se non fosse stato per voi, cari» disse con voce velata. «Avrebbero potuto non trovarlo per ore, e allora sarebbe stato troppo tardi, ma grazie a voi è vivo e Silente è riuscito a inventare una storia credibile per giustificare la presenza di Arthur lì, non sapete in che guaio si sarebbe trovato altrimenti, guarda il povero Sturgis...»
Harry riusciva a stento a sopportare la sua riconoscenza, ma per fortuna lei li lasciò andare subito per ringraziare Sirius di essersi occupato dei suoi figli durante la notte. Sirius disse che era stato un piacere, e che sperava che sarebbero rimasti tutti da lui mentre il signor Weasley era all'ospedale.
«Oh, Sirius, ti sono così grata... dicono che ci vorrà un po', e sarebbe magnifico stare più vicini... naturalmente significa che forse saremo qui per Natale». Jamie si accorse che la signora Weasley la guardò con un sorriso stanco e le fece un occhiolino.
«Più siamo, meglio è» esclamò Sirius con una sincerità così palese che la signora Weasley lo guardò raggiante, si mise un grembiule e cominciò a dare una mano con la colazione.
«Sirius» mormorò Harry, che non poteva sopportare oltre quella scena. «Ti posso parlare un momento... adesso?» Jamie, lo guardò, posò i piatti in tavola e li seguì nella dispensa. Senza preamboli, Harry  raccontò ogni dettaglio della sua visione, compreso il fatto che il serpente che aveva attaccato il signor Weasley era proprio lui.
Quando si fermò per riprendere fiato, Sirius gli chiese: «L'hai raccontato a Silente?»
«Sì» rispose Harry con impazienza, «ma non mi ha spiegato che cosa vuol dire. Ormai non mi dice più niente».
«Sono sicuro che se ci fosse stato motivo di preoccuparsi te l'avrebbe detto» ribatté Sirius deciso.
«Ma non è tutto» proseguì Harry, la voce appena più forte di un bisbiglio. «Sirius, io... io sto impazzendo, credo. Nell'ufficio di Silente, prima di prendere la Passaporta... per un paio di secondi ho pensato di essere un serpente, mi sentivo un serpente... la cicatrice mi faceva male quando guardavo Silente... Sirius, io volevo aggredirlo»
Jamie si portò una mano al petto, allora era quello l’odio che aveva sentito prima di prendere la Passaporta. Proveniva da Harry.
«Dev'essere stata una conseguenza della visione» tentò Sirius. «Stavi ancora pensando al sogno, o quello che era, e...»
«No» Harry scosse la testa, «era come se qualcosa montasse dentro di me, come se ci fosse un serpente dentro di me».
«Harry» lo ammonì Jamie, con tono preoccupato che somigliava però più a una supplica
«Hai bisogno di dormire» concluse Sirius deciso. «Ora fate colazione e poi andate di sopra a letto, tutti e due» disse guardando dall’uno all’altra e mise una mano sulla spalla di Jamie «dopo pranzo potrete andare a trovare Arthur con gli altri. Sei sotto shock, Harry: ti stai accusando di qualcosa che hai solo visto, e meno male che l'hai visto, se no Arthur poteva morire. Smettila di preoccuparti».  Gli batté una mano sulla spalla e uscì dalla dispensa.
Harry lo seguì con lo sguardo.
Jamie stirò gli angoli della bocca in un sorriso stentato «Sirius ha ragione, Harry. Non c’è nessun serpente dentro di te, ok?» e con quella frase voleva convincere anche sé stessa.
Si voltò verso di lei senza dire niente. Abbassò lo sguardo.
Jamie lo guardò per qualche istante in silenzio, poi gli prese la mano e sorrise «Andiamo a fare colazione prima che pensino che la dispensa ci abbia inghiottito»
Harry annuì appena e si lasciò trascinare fuori dalla dispensa buia.



Tana del camaleonte:

Stavolta ho un piccolo avviso da fare, purtroppo con le vacanze non avrò più modo di scrivere come faccio adesso, per cui la ff subirà una pausa di aggiornamenti e tornerò ai primi di Agosto...spero di ritrovarvi tutti qua al prossimo capitolo :)
Buone vacanze a tutti! 

Eltanin

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Capitolo 14
*** In cui Ron non sa piegare una maglietta ***


Ciao a tutti!

Eccomi di nuovo qua col nuovo aggiornamento...la brutta notizia è che non ce ne sarà un altro fino a settembre (non uccidetemi vi servo per sapere come va a finire xd) purtroppo tra una settimana ripartirò e starò via fino a fine agosto, ma vi prometto che poi gli aggiornamenti torneranno regolari, giurin giurello.
Ora bando alle ciance, vi lascio al capitolo, spero vi piaccia

Buona lettura !



«Certo che è preoccupato» ringhiò Moody. «Il ragazzo vede le cose da dentro la testa del serpente di Tu-Sai-Chi. Certo Potter non si rende conto di che cosa significa, ma se è posseduto da Tu-Sai-Chi...».
Quelle parole pronunciate da Moody nella stanza d’ospedale le rimbombavano in testa. Il suo sguardo era fisso sulle scarpe bitorzolute di Malocchio che ondeggiavano mentre il treno sferragliava. Deglutì e con la punta delle dita sfiorò la mano di Harry, lui incrociò le braccia al petto.
«Stai bene, Harry caro?» la signora Weasley si sporse sopra Ginny «Non hai un bell’aspetto. Ti senti male?»
Jamie guardò Harry con la coda dell’occhio, era diventato più pallido e aveva la mascella contratta, si morse il labbro e un secondo dopo si voltò del tutto verso la signora Weasley e Ginny «Signora Weasley?»  le labbra si stirarono in un sorriso.
La Signora Weasley distolse lo sguardo inquisitorio da Harry «Dimmi, cara»
«Com’era il nome di quella cantante di cui mi parlava quest’estate? Non riesco proprio a ricordarlo... Celeste qualcosa?». Ginny smise di osservare una pubblicità Babbana e lanciò a Jamie, un’occhiata perplessa, ma non disse nulla.
«Oh sì, Celestina Warbeck» disse la signora Weasley con energica allegria «Hai sentito qualche sua canzone? Oh, “Un calderone pieno di forte amor bollente” è così bella, io e Arthur-»
«Mamma» sbottò Ginny «è una canzone dei tuoi tempi, non è il nostro genere» lanciò a Jamie un occhiata eloquente e un sorrisino, mentre la Signora Weasley si impegnava in un’ accorata difesa della sua cantante preferita.
Tornati a Grimmauld Place, sotto consiglio della signora Weasley, Harry si fiondò di sopra con la scusa di dormire un po’ prima di cena.
Jamie si trattenne dal seguirlo, non voleva porre troppa attenzione su di lui, e se si fosse mostrata preoccupata o arrabbiata avrebbero senz’altro capito che qualcosa non andava. Così  si trattenne nella buia cucina insieme agli altri, mentre e colse l’occasione buona per avvicinarsi a Ron mentre era impegnato a piegare dei vestiti appena lavati. «Credo che dovresti salire a parlargli. Non l’ha presa bene» disse a bassa voce
Ron tenne lo sguardo sulla maglia che stava tentando di piegare in modo ordinato, senza successo «Nah, meglio lasciarlo da solo», sbuffò vedendo la maglietta che assomigliava più a un fagotto di stracci «Ginny, si può sapere come ci riesci ?»
Jamie sgranò gi occhi e lo fissò indignata. Ron si preoccupava di una dannata maglia più che per Harry...o forse credeva alle parole di Moody e ora aveva paura di lui? Era per questo che era rimasto in cucina a piegare i vestiti?
Restò in cucina solo per mantenere l’apparenza di normalità, e non appena Fred e George si smaterializzarono, si sentì libera di andare senza destare sospetti e essere seguita dall’occhio magico di Moody.
Una volta nell’atrio, salì di corsa le scale finché non arrivò alla porta di Harry. Si fermò con la mano sulla maniglia e bussò «Harry?» Non ci fu risposta se non dei rumori di oggetti sbattuti. Aprì la porta. «Che stai facendo?»
Harry sbatté il coperchio del baule «Torno dai Dursley»
Jamie chiuse la porta dietro di sé «Harry» disse piano
«Non posso restare qui, non capisci? Se Voldemort è dentro di me-»
«Non dirlo» gli puntò il dito contro «non-»
Scosse la testa, guardando per terra «Sto mettendo in pericolo tutti, gli sto dando una perfetta visione del quartier generale. Senza contare che potrei aggredire qualcuno di voi...»
Jamie fece un paio di respiri profondi «Harry, quello che hanno detto...»
«Era la verità» , la voce stanca e rassrgnata «Silente lo sa, ecco perché non mi guarda negli occhi». Jamie aprì la bocca per parlare ma non uscì alcun suono. «Non ha senso restare qui. È meglio per tutti se non mi hanno intorno»
«Ok» con un gesto nervoso si portò i capelli dietro le orecchie «Ok» ripeté guardandosi intorno come alla ricerca di una soluzione «Vado a prendere il mio baule e-»
Harry spostò lo sguardo sulla porta «Tu non vieni» . Jamie sbarrò gli occhi «Potrei far del male anche a te. Io devo stare da solo, è l’unica soluzione»
Jamie si avvicinò a passo deciso  «No, non è vero» gli prese il braccio «E guardami, per favore» lo strattonò «Guardami» e lui alzò appena lo sguardo «Tu stai bene. Non hai niente che non va»  Harry fece per replicare, ma lei gli afferrò anche l’altro braccio e lo voltò del tutto verso di lei «Io ti conosco meglio di chiunque altro, credi che non me ne sarei accorta se avessi qualcosa che non va? Se Voldemort fosse dentro di te?»
«Hai sentito anche tu quello che-»
«è un enorme e gigantesca cavolata» scandì forte le parole.
«Davvero? È per questo che volevi a tutti i costi farmi imparare l’Occlumanzia?»
Jamie rimase spiazzata per un istante «Era solo una precauzione per-»
«Per evitare quello che è successo al signor Weasley, appunto» afferrò una maniglia del baule e si scostò brusco dalla presa di Jamie. Trascinò il baule verso la porta.
«Harry» lo chiamò lei con tono di supplica
«Ce la battiamo, eh?» disse una voce sprezzante. Si voltarono entrambi.
Phineas Nigellus era apparso sulla tela del suo ritratto e stava appoggiato alla cornice. Guardava Harry con un'espressione divertita.
«No, non me la sto battendo» tagliò corto Harry, trascinando il baule di qualche altro passo.
«Esatto, perché non te ne vai da nessuna parte» Jamie afferrò l’altra maniglia del baule e lo tirò nel senso opposto, ma era pesante e lo spostò solo qualche centimetro.
«Pensavo» disse Phineas Nigellus, accarezzandosi la barba a punta, «che per appartenere alla Casa di Grifondoro si dovesse essere coraggiosi... A me pare che saresti stato meglio nella mia. Noi di Serpeverde siamo coraggiosi, certo, ma non stupidi. Per esempio, se possiamo, scegliamo sempre di salvarci la pelle»
«Non è la mia pelle che sto salvando» rispose gelido Harry, dando uno strattone al baule su un punto della moquette particolarmente gibboso e divorato dalle tarme, davanti alla porta.
«Ah, ho capito» replicò Phineas Nigellus, sempre accarezzandosi la barba, «questa non è la
fuga di un codardo... è un gesto nobile».
«Taci e tornatene da dove sei venuto» disse Jamie a denti stretti.
«Ragazzina insolente. Come ti permetti?» strillò «Guai a lui se mi manda un’altra volta a parlare con voi» borbottò fra sé «In ogni caso» disse con fare sprezzante «Ho un messaggio per te da parte di Silente, ragazzo nobile»
Harry si voltò. «E che cosa dice?»
«Resta dove sei».
«Non mi sono mosso» esclamò Harry, con la mano ancora sulla maniglia. «Qual è il messaggio?» «Te l'ho appena detto, stupido» rispose dolcemente Phineas Nigellus. «Silente dice: Resta dove sei».
«Perché?» chiese Harry con impazienza, lasciando cadere l'estremità del baule. «Perché vuole che resti? Che altro ha detto?»
«Nient'altro» rispose Phineas Nigellus, inarcando un sottile sopracciglio nero, come se trovasse Harry impertinente.
La collera di Harry eruppe come una serpe che si erge dall'erba alta «È tutto qui, allora?» urlò. «Resta dove sei? Anche quando sono stato attaccato da quei Dissennatori, è tutto quello che sono riusciti a dirmi. Stai buono che gli adulti sistemano tutto, Harry. Non ci prendiamo il disturbo di dirti niente perché il tuo cervellino potrebbe non sopportarlo»
«Sai» urlò ancora più forte Phineas Nigellus, «questo è precisamente il motivo per cui insegnare mi faceva schifo. Voi giovani avete questa convinzione infernale di avere assolutamente ragione su tutto. Non ti è venuto in mente, mio povero damerino tronfio, che potrebbe esserci una ragione eccellente per cui il Preside di Hogwarts non ti rivela ogni dettaglio dei suoi piani? Ti sei mai soffermato un istante, uomo navigato, a pensare che eseguire gli ordini di Silente non ti ha mai provocato dei danni? No. No, come tutti i ragazzini, sei sicuro di essere il solo a sentire e a pensare, a riconoscere il pericolo, a essere abbastanza sveglio da capire i piani dell'Oscuro Signore...» «Quindi ha dei piani su di me?» replicò rapido Harry.
«Ho detto questo?» chiese Phineas Nigellus, esaminandosi con aria annoiata i guanti di seta.
«Ora se vuoi scusarmi, ho cose migliori da fare che dar retta a un adolescente in crisi... buona giornata».
Raggiunse con calma il bordo della cornice e sparì. «Vattene pure» sbraitò Harry contro la cornice vuota. «E di' a Silente: Grazie di nulla» La tela restò in silenzio.
Furioso, Harry trascinò di nuovo il baule ai piedi del letto, poi si gettò a faccia in giù sulle coperte tarmate.
Jamie sospirò sollevata nel vederlo abbandonare la presa sul baule. Ogni tanto Silente faceva qualcosa di utile.
Si sedette sul bordo del letto e gli accarezzò la schiena «So che si comporta male, ma Silente ti ha detto di restare... vuol dire che non hai niente che non va, vedi?»
Harry non rispose e Jamie continuò solo ad accarezzargli la schiena, dopo qualche minuto il suo respiro si fece più regolare e Jamie capì che si era addormentato.
 
«Harry sta ancora dormendo» disse Ron entrando nella cucina «Mi sa che non cena»
Jamie alzò gli occhi dalle posate che stava sistemando e lanciò a Ron un’occhiata dura. Non doveva nemmeno aver tentato di convincerlo, ne era certa.
«Oh, beh gli lascerò qualcosa da parte» disse la signora Weasley girando il mestolo nella zuppa «povero caro, aveva un aria così pallida oggi»
Forse era perché lei sapeva come stavano davvero le cose, ma sembrava che nella sala si fosse instaurata una certa tensione. Jamie strinse con forza il manico del coltello prima di posarlo sul tovagliolo e sorridere «Beh, peggio per lui, questa zuppa ha un profumo buonissimo. Non sa che si perde» disse allegra.
Ron la guardò un po’ sconcertato e lei alzò gli occhi al cielo, quanto le mancava Hermione...poi sorrise «Chissà come se la sta cavando Hermione su gli scii» disse, contenta di aver trovato un altro argomento di conversazione  che avrebbe distratto, sperava, l’attenzione da Harry.
Ron emise un sbuffo «A me continua a sembrare una cavolata. Che senso ha legarsi dei bastoni ai piedi?»
Jamie fece uscire una risata «Ron, non sono bastoni e non sono più fatti di legno da anni tanto per cominciare»
«Oh mio padre ci ha provato una volta» disse Tonks, prendendo del pane «Ma si è rotto una gamba e mamma si era infuriata parecchio»
«Vedi?» disse Ron «è anche pericoloso»
«Non più di un bolide» disse Jamie con un sorrisetto. Con il Quidditch di mezzo la conversazione sarebbe continuata da sola.
«È diverso»
«Com’è che ti interessa tanto, Ron?» chiese Ginny con aria innocente
La punta delle orecchie di Ron si tinsero di rosso «Mica mi interessa. Solo che lo trovo stupido» borbottò, mentre Ginny ridacchiava.
 
Jamie salì prima di Ron, voleva assicurarsi che Harry stesse bene, ma quando si avvicinò al letto, si accorse che dormiva ancora.
«Controlli che il ragazzino bisbetico dorma?» disse la voce bassa ma sprezzante di Phileas Nigellius
Jamie si voltò verso di lui «Per essere stato preside lei fa davvero schifo» e detto questo aprì la porta e la chiuse piano dietro di sé. Sul pianerottolo, trovò Ron, sembrava indeciso e preoccupato «Come...come sta?»
«Se è quello che ti stai chiedendo dorme, non avrai l’imbarazzo di parlargli» disse brusca e risentita.  Gli voltò le spalle e si allontanò. Che andasse al diavolo anche lui.
A passo rabbioso salì le scale che la separavano dalla camera che condivideva con Ginny, sperò che fosse ancora vuota, aveva bisogno di stare da sola. Doveva pensare, doveva fare chiarezza su quello che era successo, Harry non poteva essere posseduto da Voldemort e lei lo avrebbe provato a lui e a tutti gli altri. Il suo spirito vendicativo fremeva per andare di sotto e dare a tutti quanti una strigliata, farli sentire in colpa e poi prendere Harry e rintanarsi dai Dursley, ma sapeva che alla lunga sarebbe stata una scelta che si sarebbe ritorta contro di loro. No, dovevano restare lì, e lei avrebbe tenuto duro e avrebbe coperto Harry finché non fosse stato in grado di affrontare gli altri. Certo sarebbe stato più semplice se gli altri si dessero da fare la metà di lei per aiutarlo. Strinse un pugno e spinse la porta con rabbia, tanto che quella scricchiolò e sbatté contro il muro, con la stessa foga e a denti stretti afferrò la maniglia e la richiuse con una spinta violenta, piccoli calcinacci caddero sul pavimento.
Le dita si strinsero con forza contro la maniglia, voleva accanirsi ancora e ancora contro la porta. Con uno sforzo enorme del suo autocontrollo lasciò la maniglia e con due passi veloci raggiunse il letto, tirò un calcio al legno e si buttò sulle coperte. Afferrò un cuscino e ci affondò la faccia, poi urlò con tutto il fiato che aveva in gola, le mani stringevano convulse la federa a ogni urlo soffocato dalla stoffa.
Cadde con la schiena all’indietro e il cuscino ancora premuto sulla faccia. Non si era mai sentita più sola di così. Fred e George erano inutili in questo caso e Ron era stato una delusione. Le mancava Gabriel, e soprattutto Hermione.
Con uno slancio si alzò, gettò il cuscino e si diresse alla scrivania, afferrò un pezzo giallognolo e sciupato di pergamena e aprì una boccetta d’inchiostro, intinse la piuma e scrisse due frettolose righe. Arrotolò la pergamena e se la infilò in tasca, ricordandosi che non avevano un gufo a disposizione con cui spedirla e si buttò di nuovo sul letto col cuscino in faccia. Avrebbe dovuto chiedere alla Signora Weasley, l’indomani.
Sentì la porta aprirsi e poi chiudersi. «Ginny?»
«Ah, allora non ti sei soffocata col cuscino» scherzò lei.
Jamie si tirò su e abbandonò il cuscino ai piedi de letto «Ho bisogno di parlare con te»
«Lo immaginavo» disse Ginny pratica, spostò il cuscino e si sedette infondo al letto « si tratta di Harry?»
Jamie prese un respiro «Si tratta di quello che ti è successo al tuo primo anno» disse tutto d’un fiato, il tono più duro di quanto avesse voluto per la rabbia che ancora non aveva sfogato.
«Vuoi sapere com’è essere posseduti?» disse Ginny con voce incolore
«Mi dispiace» disse Jamie con sguardo basso «ma sei l’unica persona che conosco che è stata posseduta da Voldemort» Ginny sussultò «e-»
«E vuoi sapere se anche Harry lo è o no» concluse Ginny con calma «Beh, ricordo che avevo dei grossi buchi mentali, a volte mi ritrovavo in un posto e non sapevo come ci fossi finita, a Harry questo è mai successo?»
«No, ne sono certa»
Ginny sorrise «E allora è tutto a posto, non è posseduto » si alzò e andò al suo letto a prendere il pigiama.
«Le ripeterai anche a lui domani mattina?»
«Certo. Almeno la smetterà di fare l’eremita» disse togliendosi la maglia
Jamie rimase per un istante in silenzio «Credo che andrò a fare due passi» disse con un piccolo sorriso «Ci vediamo dopo» disse mentre apriva piano la porta e la richiudeva dietro di sé.
Prese a salire le scale finché non arrivò all’ultimo piano, provò diverse porte prima di vedere l’occhio arancione di Fierobecco fissarla dal fondo della stanza. «Ciao bellissimo» si avvicinò di qualche passo e si inchinò, l’Ippogrifo chinò il grosso capo e poi lo protese verso di lei, emettendo un piccolo stridio. Jamie si avvicinò e allungò la mano per accarezzargli il becco, poi si inginocchiò accanto a lui e poggiò la schiena contro il muro freddo, senza smettere di coccolarlo finché lui non posò il grosso testone sulle sue gambe e chiuse gli occhi.
Ora sapeva cosa dire a Harry per tranquillizzarlo, eppure Ginny non poteva essere la risposta alla domanda che da qualche tempo la spaventava. Era diverso, Voldemort non era reale, ma solo un diario pieno di magia oscura, e non c’era lo stesso insano legame. Era chiaro che Harry non avesse aggredito il signor Weasley e non era posseduto nel senso più ovvio del termine, ma c’era qualcosa che legava le loro menti; l’immagine di Harry con gli occhi rossi riapparve nella sua mente, e senza rendersene conto prese a tremare. Le lacrime presero a scendergli lungo le guance e poggiò una mano sulla fronte mentre dei singhiozzi le scuotevano il petto.
Aveva già rischiato di perderlo una volta, non avrebbe permesso che succedesse di nuovo.
 
Tutti passarono la mattina successiva ad appendere decorazioni natalizie, Jamie non ricordava di aver mai visto Sirius così di buon umore, cantava addirittura le carole, felice di avere ospiti per natale. Le scappò un piccolo sorriso sincero. Ascoltava la voce stonata del padrino che insieme a quelle ancora più sgraziate di Fred e George intonavano Deck the halls with holly, mentre guardava dalla finestra il cielo sempre più bianco che preannunciava neve. Tutto ciò di solito l’avrebbe portata al limite della felicità, ma non quel natale, pensò con un sospiro. Si sarebbe sentita meglio trovando delle risposte. Era decisa, una volta a Hogwarts avrebbe tallonato Silente finché non le avesse rivelato qualcosa, si sarebbe accampata fuori dal suo ufficio se necessario.
«Cara, non hai freddo a stare così vicino alla finestra? Ti prenderai un raffreddore» disse la Signora Weasley.
Jamie si voltò appena «Non si preoccupi, Signora Weasley. Nevicherà, non fa così freddo» la sua lettera doveva averla già raggiunta, perché ritardava? Si rivolse a Ginny «Andiamo di sopra?»
«D’accordo»
Ron emerse da un mucchio di nastri aggrovigliati e si alzò di colpo « vengo anche io»
Jamie gli lanciò un’occhiataccia, ma non disse nulla e si limitò a uscire dalla stanza seguita da Ginny e Ron. Una volta sulle scale, Jamie si fermò e si voltò verso Ron, e lo guardò torva «Noi stiamo andando da Harry»
«Ok» disse lui stranito
«No, non è ok» disse Jamie « Lo hai ignorato da quando siamo tornati dall’ospedale»
«No, ehi, è lui che voleva stare da solo. Io l’ho solo lasciato fare, pensavo dovesse...sai...digerire quello che ha sentito»
Jamie sbuffò «Oh questo è davvero tipico di te, Ronald» si voltò e un piccolo sorriso spuntò sulle labbra, sollevata di aver frainteso. «Beh, è stata una cosa davvero stupida» ricominciò a salire le scale «ma ora finisce qui. Lo faremo scendere da lì»
Ci volle sorprendentemente poco a convincere Harry. Le parole di Ginny furono provvidenziali come Jamie aveva previsto, e avere la conferma che nessuno lo odiava e evitava come un lebbroso, gli fece tornare la fame e il buon umore, che si rifletté in lei, nonostante  non riuscisse a scacciare del tutto i brutti pensieri, vedere Harry stare bene la sollevava.
 
Alle sei, il campanello suonò e le urla della signora Black invasero la casa. Pensando che fosse un altro membro dell’ordine nessuno di loro si mosse dalla camera, il torneo di Gobbiglie che avevano organizzato era più interessante.
Ron lanciò la Gobbiglia contro quella gialla di Harry quando la porta si aprì «Ciao ragazzi» Hermione fece capolino dalla porta.
«Hermione» disse Harry sorpreso. Jamie alzò lo sguardo dal campo di Gobbiglie. «Non dovevi essere a sciare con i tuoi?»
«Sei scappata da quello sport assurdo?» ghignò Ron
«Per tua informazione sciare è magnifico, Ron» aveva la neve sui capelli e le guance rosse per il freddo «Mamma e papà erano un po' contrariati, ma ho spiegato che chiunque prenda seriamente gli esami rimane a Hogwarts per studiare. Vogliono che vada bene, mi capiranno» si tolse la giacca «Quando ho ricevuto la tua lettera ero già a Hogwarts» disse guardando Jamie
«Che lettera?» chiese Harry
Jamie alzò le spalle con noncuranza «Le ho scritto perché pensavo ci servisse il suo aiuto»
«Beh, in ogni caso sarei venuta lo stesso. Silente  mi ha raccontato quello che è successo» si sedette sul letto di Harry. «ma ho dovuto per forza aspettare la fine ufficiale delle lezioni per partire. La Umbridge è già livida perché voi le siete scomparsi sotto il naso, anche se Silente le ha detto
che il signor Weasley era al San Mungo e che vi aveva dato il permesso di andare a trovarlo»
Jamie sgranò gli occhi per un istante «Hermione, Moccì è con te, vero?»
Hermione la guardò sorpresa «No...in effetti non l’ho visto»
Jamie emise un gemito sconsolato. Moccì avrebbe di nuovo fatto il diavolo a quattro e si sarebbe presa una strigliata. Già se lo immaginava ancorato a una colonna del letto nel Dormitorio a inveirle contro, utilizzando parole spagnole che poteva solo immaginare.
 
Il giorno di natale, nel pomeriggio, andarono tutti all’ospedale a trovare il signor Weasley, per un po’ la visita fu piacevole...finché la signora Weasley non scoprì che suo marito aveva giocato coi punti di sutura Babbani e Jamie, Harry, Ginny, Ron e Hermione erano battuti in ritirata  per evitare le sue furie, alla ricerca della sala da tè...
«Che piano è questo?»
«Credo il quinto» disse Hermione.
«No, il quarto» la corresse Harry. «Ancora uno...» Ma non appena mise piede sul pianerottolo si fermò di botto, fissando il vetro delle doppie porte che conducevano al reparto Lesioni da incantesimo. Un uomo li guardava con il naso premuto contro il vetro. Aveva capelli biondi e ondulati, occhi azzurro acceso e un ampio sorriso vacuo che scopriva denti bianchissimi.
«Accidenti» fece Ron, guardandolo anche lui.
Jamie restò a bocca aperta «Mio dio»
«Oh, cielo» esclamò Hermione, quasi senza fiato. «Professor Allock» L'ex insegnante di
Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts aprì le porte e avanzò verso di loro. Indossava una
lunga vestaglia lilla.
«Oh, salve» disse. «Immagino che vogliate il mio autografo, vero?»
«Non è cambiato molto, eh?» mormorò Harry a Ginny, che sorrise.
«Ehm... come sta, professore?» chiese Ron, con un vago senso di colpa. Era stata la bacchetta difettosa di Ron a danneggiare la memoria del professor Allock al punto da farlo ricoverare al San Mungo; visto che però in quell'occasione Allock stava cercando di cancellare in modo permanente la memoria di Harry, Jamie e Ron, la loro solidarietà  era molto moderata.
«Sto molto bene, grazie» esclamò Allock esuberante, estraendo dalla tasca una piuma di pavone piuttosto malconcia. «Quanti autografi volete? Adesso so scrivere anche con le lettere attaccate, sapete»
«Ehm... al momento non li vogliamo, grazie» rispose Ron rivolgendo uno sguardo perplesso a Harry, che chiese: «Professore, ha il permesso di andare in giro per i corridoi? Non dovrebbe restare in corsia?»
 Il sorriso svanì lentamente dal viso di Allock. Per qualche secondo fissò Harry, poi chiese: «Ma noi non ci conosciamo?»
«Ehm... sì» rispose Harry. «Lei insegnava nella nostra classe a Hogwarts, ricorda?»
«Insegnavo?» ripeté Allock un po' spiazzato. «Chi, io?» Poi il sorriso riapparve sul suo
volto, così repentino da risultare inquietante, Jamie fece un passo indietro. «Vi ho insegnato tutto quello che sapete, immagino. Be', che ne dite di quegli autografi, adesso? Ne facciamo una bella decina, così li potete dare a tutti i vostri amichetti e nessuno rimane senza»
Ma in quel momento una testa si affacciò da una porta in fondo al corridoio e una voce cinguettò: «Gilderoy, ragazzaccio, dove ti sei cacciato?» Una Guaritrice dall'aria materna, con un cerchietto di lamé nei capelli, venne loro incontro lungo il corridoio, sorridendo con calore a Harry e agli altri.
«Oh, Gilderoy, hai visite. Che carino, e proprio il giorno di Natale. Sapete, non riceve mai
visite, povero agnellino, e non capisco proprio perché, è un tale tesoro, non è vero?»
«Tanto da sembrare un serial killer» disse Jamie all’orecchio di Ron, che ridacchiò»
«Stiamo facendo gli autografi» disse Gilderoy alla Guaritrice con un altro smagliante sorriso. «Ne vogliono un mucchio, sono irremovibili. Spero solo di avere abbastanza fotografie»
«Sentitelo» esclamò la Guaritrice, prendendolo per un braccio e guardandolo raggiante, come se fosse stato un bambino di due anni molto precoce. «Era piuttosto famoso qualche anno fa; noi ci auguriamo davvero che questa fissa per gli autografi sia un segno che la sua memoria sta cominciando a tornare. Venite da questa parte: è in un reparto riservato, dev'essere sgattaiolato fuori mentre distribuivo i regali di Natale, la porta di solito è chiusa a chiave... non che sia pericoloso, ma vedete» proseguì con un sussurro, «è un po' un pericolo per se stesso, povero caro... non ricorda chi è, si allontana e non sa più come tornare... siete stati molto carini a venire a trovarlo».
«Ehm» fece Ron, accennando invano al piano di sopra, «in realtà noi stavamo... ehm» Ma
la Guaritrice sorrideva speranzosa, e il borbottio di Ron sfumò nel nulla. Si scambiarono uno sguardo disarmato, poi seguirono Allock e la sua Guaritrice lungo il corridoio. «Non ci fermiamo molto» disse Ron a bassa voce.
«No davvero» annuì Jamie.
La Guaritrice puntò la bacchetta verso la porta del reparto Janus Thickey e mormorò: «Alohomora». La porta si aprì e lei li precedette all'interno, mantenendo una presa ben salda sul braccio di Gilderoy finché non lo ebbe sistemato su una poltrona accanto al letto. «Questo è il nostro reparto lungodegenti» bisbigliò ai ragazzi. «Per lesioni permanenti da incantesimo, sapete. Naturalmente, con trattamenti intensivi di pozioni e incanti e un pizzico di fortuna possiamo ottenere un miglioramento. Gilderoy sembra aver recuperato un po' di coscienza di sé; e il signor Bode sta facendo grandi progressi, sembra proprio che abbia ripreso a parlare, anche se ancora in lingue non comprensibili. Ora devo finire di distribuire i regali, vi lascio a chiacchierare».
Jamie si guardò intorno. Il reparto aveva le caratteristiche inequivocabili della degenza permanente. I pazienti avevano molti più oggetti personali che nel reparto del signor Weasley; la parete dietro il letto di Gilderoy, per esempio, era rivestita di sue foto, che sorridevano radiose e salutavano i nuovi arrivati. Ne aveva firmate parecchie con una grafia slegata e infantile. Non appena la Guaritrice l'ebbe sistemato nella poltrona, Gilderoy trasse a sé una nuova pila di fotografie, afferrò una piuma e cominciò ad autografarle tutte, in modo febbrile.
«Puoi metterle tu nelle buste» disse a Ginny, gettandole in grembo le foto firmate una dopo l'altra. «Non mi hanno dimenticato, no, ricevo ancora una gran quantità di lettere dai fan... Gladys Gudgeon scrive tutte le settimane... vorrei solo sapere perché» S'interruppe, un po' perplesso, poi sorrise di nuovo e riprese a firmare con rinnovato vigore. «Immagino che sia per via del mio bell'aspetto».
«Non è cambiato proprio per niente» rise Jamie a bassa voce all’orecchio di Hermione «Il premio strega per il sorriso più bello, ricordi?»
Un mago con l'aria lugubre e il viso olivastro giaceva nel letto di fronte: fissava il soffitto,
mormorando fra sé, e non pareva accorgersi di nulla. Due letti più in là c'era una donna con la testa completamente coperta di pelliccia. Attorno a due letti in fondo alla stanza erano state tirate delle tendine a fiori, per offrire un po' di intimità agli occupanti e ai loro visitatori.
«Ecco qua, Agnes» disse allegra la Guaritrice alla donna pelosa, porgendole una piccola pila
di regali di Natale. «Vedi che non ti dimenticano? E tuo figlio ha mandato un gufo per dire che ti verrà a trovare stasera. Carino, no?» Agnes abbaiò a lungo.
«E guarda, Broderick, ti hanno mandato una piantina e un bel calendario con un Ippogrifo diverso per ogni mese; rallegrano l'ambiente, non ti pare?» disse la Guaritrice all'uomo che mormorava, posando sul comodino una pianta piuttosto brutta con lunghi tentacoli ondeggianti e fissando il calendario alla parete con un colpo di bacchetta. «E... oh, signora Paciock, va già via?» Harry e Jamie si voltarono. Le tendine in fondo alla stanza si erano aperte e due visitatori si allontanavano lungo il corridoio tra i letti: un'anziana strega dall'aspetto formidabile, con un lungo abito verde, una pelliccia di volpe tarmata e un cappello a punta adorno di quello che era senza dubbio un avvoltoio impagliato, e dietro di lei, con aria immensamente depressa... Neville.
In un lampo, Harry e Jamie capirono chi doveva esserci in quei due letti. Si guardarono disperati, alla ricerca di qualcosa che distraesse gli altri, in modo che Neville potesse uscire senza essere notato e senza dover dare spiegazioni, ma anche Ron si era voltato al suono di 'Paciock' e prima che Harry potesse fermarlo gridò: «Neville» Neville trasalì e si strinse nelle spalle come se un proiettile l'avesse appena mancato.
«Siamo noi, Neville» esclamò Ron allegro, alzandosi. «Hai visto...? C'è Allock. Tu chi sei
venuto a trovare?»
«Sono tuoi amici, Neville, caro?» gli chiese la nonna con grazia, avanzando rapida verso di loro.
Neville aveva l'aria di uno che avrebbe preferito essere in qualunque altro posto. Un rossore
violaceo si diffuse sul suo viso paffuto mentre cercava di evitare i loro sguardi.
«Ah, sì» disse sua nonna, strinse gli occhi come per mettere meglio a fuoco Harry e Jamie, e porse una mano rugosa prima a Harry, «Sì, sì, so chi siete», poi a Jamie, «Neville parla di voi con grandissima ammirazione».
«Ehm... grazie» mormorò Harry, stringendole la mano.
«È un piacere conoscerla, Signora Paciock» disse Jamie ricambiando la stretta della donna
Neville non li guardò e continuò a fissarsi i piedi, sempre più rosso.
«E voi due siete chiaramente dei Weasley» proseguì la Signora Paciock, tendendo con un
gesto regale la destra a Ron e poi a Ginny. «Conosco i vostri genitori... non bene, naturalmente... però è brava gente, davvero brava... e tu devi essere Hermione Granger, vero?» Hermione parve piuttosto sorpresa che la signora Paciock conoscesse il suo nome, ma le strinse comunque la mano.
«Sì, Neville mi ha raccontato tutto di voi. Lo avete aiutato in un paio di situazioni spinose,
vero? È un bravo ragazzo» proseguì, lanciando al nipote uno sguardo severo da sopra il naso
ossuto, «ma non ha il talento di suo padre, temo» e accennò ai due letti in fondo, facendo
tremare l'avvoltoio impagliato in maniera allarmante. Jamie non era mai stata più dispiaciuta per qualcuno.
«Che cosa?» disse Ron, sbalordito. Jamie si voltò verso di lui con uno sguardo di fuoco. Avrebbe voluto pestargli un piede ma era troppo lontana anche per uno scappellotto. «C'è tuo padre laggiù, Neville?»
«Che cosa significa?» chiese la signora Paciock in tono tagliente. «Non hai raccontato dei tuoi genitori agli amici, Neville?» Neville respirò a fondo, guardò il soffitto e scosse il capo. Jamie non sapeva cosa dire per aiutarlo. «Non c'è niente di cui vergognarsi» si adirò la signora Paciock. «Tu dovresti essere orgoglioso, Neville, orgoglioso. Non hanno sacrificato la loro salute mentale perché il loro unico figlio si debba vergognare di loro, sai»
«Io non mi vergogno» mormorò Neville, sempre guardando qualunque cosa tranne Harry e gli altri. Ron si era alzato in punta di piedi per sbirciare nei due letti in fondo.
«Be', hai uno strano modo di dimostrarlo» ribatté la signora Paciock. «Mio figlio e sua moglie» spiegò altera, «sono stati torturati fino alla pazzia dai seguaci di Voi-Sapete-Chi».
Hermione e Ginny si portarono le mani alla bocca. Ron smise di tendere il collo per vedere i
genitori di Neville e prese un'aria mortificata.
«Erano Auror, sapete, molto rispettati nella comunità dei maghi» proseguì la signora Paciock. «Molto dotati entrambi. Io... sì, Alice cara, che cosa c'è?» La madre di Neville veniva verso di loro furtiva. Non aveva più il viso tondo e allegro che Harry e Jamie avevano visto nella vecchia foto del primo Ordine della Fenice che gli aveva mostrato Moody. Era magra e sciupata, gli occhi sembravano enormi e i capelli, che erano diventati bianchi, ricadevano in ciocche stoppose. Non sembrava che volesse parlare, o forse non poteva, ma fece dei timidi gesti verso Neville, porgendogli qualcosa nella mano tesa.
«Ancora?» disse la signora Paciock, in tono un po' stanco. «Molto bene, Alice cara, molto
bene... Prendilo, Neville, qualunque cosa sia».
Ma Neville aveva già teso la mano, in cui sua madre mise un incarto vuoto di gomma Bolle
Bollenti.
«Molto gentile, tesoro» disse la nonna di Neville con finta allegria, battendo appena sulla
spalla della nuora.
Ma Neville mormorò: «Grazie, mamma».
Sua madre si allontanò lungo la corsia, canticchiando tra sé. Neville guardò gli altri con espressione spavalda, come sfidandoli a ridere. Jamie non credeva di aver mai avuto meno voglia di ridere in tutta la sua vita.
«Be', sarà meglio andare» sospirò la signora Paciock, infilandosi i lunghi guanti verdi.
«Sono davvero lieta di avervi conosciuti-»
«N-Neville» disse Jamie all’improvviso, lui e sua nonna si voltarono «Quando torniamo a scuola mi darai ancora ripetizioni di Erbologia, vero?» si rivolse alla donna «Sa Signora Paciock, se non fosse per lui avrei dei voti pessimi in quella materia e se Neville non mi aiutasse non so cosa combinerei ai G.U.F.O» disse con una risatina. «Neville forse non glielo dice perché non gli piace vantarsi, ma è un amico prezioso, ed è raro per noi di questi tempi, davvero»
La nonna di Neville la fissò con uno sguardo che sembrava sorpreso «Bene, grazie cara. Sono contenta che mio nipote vi sia amico, anche se è il minimo dato che voi siete nel giusto» poi si rivolse a lui «Neville, butta quella carta nel cestino, con tutte quelle che ti ha dato potresti tappezzarci la stanza».
Ma, mentre si allontanavano, Jamie fu sicura di aver visto Neville infilarsi la carta della gomma in tasca.
La porta si chiuse alle loro spalle.
«Non lo sapevo» disse Hermione, con gli occhi lucidi.
«Nemmeno io» disse roco Ron.
«E io neppure» sussurrò Ginny.
Tutti guardarono Harry e Jamie.
«Io sì» mormorò lui, cupo. «Me l'ha detto Silente, ma avevo promesso di non parlarne con nessuno, l’ho detto solo a Jamie... è per questo che Bellatrix Lestrange è finita ad Azkaban: ha usato la Maledizione Cruciatus sui genitori di Neville finché non hanno perso la ragione».
«È stata Bellatrix Lestrange?» bisbigliò Hermione agghiacciata. «La donna di cui Kreacher
tiene la foto nella tana?»
Ci fu un lungo silenzio, rotto dalla voce furiosa di Allock. «Sentite, io non ho mica imparato a scrivere tutto attaccato per niente»
 
Si scoprì che Kreacher si era nascosto in soffitta. Sirius disse che l'aveva trovato lì, coperto
di polvere, senza dubbio in cerca di altre reliquie della famiglia Black da mettere in salvo
nel suo armadio. Nonostante Sirius sembrasse soddisfatto della spiegazione, Harry era
inquieto: Kreacher sembrava di umore migliore, il suo amaro rampognare si era affievolito e
obbediva agli ordini più docilmente del solito; Harry provò a farne parola con Jamie ma nemmeno lei sembrava prestare troppa attenzione ai movimenti dell’elfo, aveva molti pensieri per la testa, a cui si era aggiunto anche Sirius, sempre meno allegro, ora che il Natale era passato. Via via che si avvicinava la data del loro ritorno a Hogwarts, Sirius tendeva a cadere in quelli che la signora Weasley chiamava 'attacchi di broncio', durante i quali diventava taciturno e accigliato, e spesso si ritirava per ore nella stanza di Fierobecco.
Il suo malumore si diffuse per la casa, filtrando sotto le porte come un gas nocivo, e alla fine
contagiò tutti.
«Starà malissimo quando ce ne andremo» disse Jamie, lo sguardo preoccupato rivolto al soffitto verso la stanza di Fierobecco.
«Lo so» Harry alzò gli occhi dalla scacchiera «Se non fosse per l’ES avrei già chiesto di restare qui»
«Harry» disse Hermione
«E perché no?» ribatté lui «La Umbridge avrà già fatto uscire altri venti decreti per controllare le nostre vite, Silente continua a ignorarmi e mi hanno tolto il Quidditch. Non muoio dalla voglia di tornare lì dentro»
Hermione aveva un aria sconvolta «Sì, ma pensa allo studio, ci sono gli esami  quest’anno e-»
«Giusto, avevo dimenticato il carico di compiti che ci investirà, grazie, lo aggiungo alla lista»
Ron, Jamie e Ginny scoppiarono a ridere all’espressione indignata di Hermione.
«Tranquilla» disse Jamie tra una risata e l’altra «stava solo scherzando. Perché una valanga mai vista di compiti e che porta molti studenti all’esaurimento dovrebbe spaventarci?»
In quel momento, la porta si aprì. «Harry, caro» disse la signora Weasley, affacciandosi nella camera «Oh, ci sei anche tu Jamie, bene. Potete venire giù in cucina? Il professor Piton vorrebbe parlarvi».
Jamie si voltò verso la signora Weasley, guardandola come se le avesse annunciato l’arrivo dell’apocalisse.
Harry non registrò subito l'informazione; una delle sue torri era impegnata in una
violenta rissa con un pedone di Ron e lui la stava aizzando con entusiasmo. «Schiaccialo... schiaccialo, è solo un pedone, idiota. Scusi, signora Weasley, stava dicendo?»
«Il professor Piton, Harry. In cucina. Vuole parlare a tutti e due».
L'orrore gli fece spalancare la bocca. Si voltò verso Jamie che dopo il primo momento di smarrimento e la ricerca frenetica di qualcosa che avesse combinato prima di lasciare Hogwarts, cominciava a provare una certa curiosità e si era già alzata in piedi
Grattastinchi, che Hermione tratteneva con difficoltà da un quarto d'ora, saltò felice sulla scacchiera e seminò il panico tra i pezzi, che corsero a nascondersi urlando.
«Piton?» domandò incredulo Harry.
«Il professor Piton, caro» ripeté la signora Weasley in tono di rimprovero. «Muovetevi, dice
che non può restare molto».
«Che cosa vuole da voi?» chiese Ron, quando sua madre lasciò la stanza. «Non avete fatto niente, vero?»  gli sguardi di Ron, Hermione, Harry e Ginny si puntarono su Jamie
«No» rispose indignata, cercando di ricordare che cosa potesse aver fatto perché Piton la inseguisse fino in Grimmauld Place. «Bé, pare che queste vacanze non abbiano ancora finito di stupirci» disse con un sorriso furbo «Andiamo a vedere che vuole»
Un minuto o due dopo, spinsero la porta della cucina e trovarono Sirius e Piton seduti al lungo
tavolo, che guardavano in cagnesco in direzioni opposte. Il silenzio tra loro era carico di
reciproco disprezzo. Sul tavolo davanti a Sirius c'era una lettera aperta.
Jamie accostò la bocca all’orecchio di Harry«Incredibile che non si stiano ammazzando a vicenda»
Harry tossì per annunciare la loro presenza.
Piton si girò verso di lui, il volto incorniciato dagli unti capelli neri. «Sedetevi, Potter».
«Sai» disse Sirius a voce alta, dondolando sulle gambe posteriori della sedia e parlando al
soffitto, «preferirei che non dessi ordini qui, Piton. È casa mia, capisci».
Uno sgradevole rossore fece avvampare il volto pallido di Piton.
Harry sedette accanto a Sirius, e Jamie accanto a lui, lo sguardo carico di curiosità puntato sul professore.
«Dovevo vedervi da soli, Potter» cominciò Piton, con la solita piega beffarda sulle labbra,
«ma Black-»
«Sono il loro padrino» intervenne Sirius, a voce ancora più alta.
«Sono qui per ordine di Silente» proseguì Piton, la cui voce, per contrasto, si faceva sempre
più bassa e stizzosa, «ma ti prego di restare, Black, so che ti piace sentirti... coinvolto».
Jamie strinse le labbra e lanciò a Sirius un’occhiata preoccupata.
«E questo che cosa vorrebbe dire?» sbottò Sirius, lasciando ricadere la sedia in avanti con uno schianto.
Jamie boccheggiò un istante poi si rivolse subito a Piton «A-allora professore cosa voleva dirci?» disse a voce alta, mentre Sirius ringhiava ancora.
Piton smise di squadrare torvo Sirius e si voltò con lentezza verso di lei. «Innanzitutto, Potter, mi sono ritrovato tra i piedi qualcosa che ti appartiene»
Jamie lo guardò perplessa, mentre Piton infilava una mano sotto la veste e ne estraeva un Moccì, comodo sul palmo della sua mano «Un patetico tentativo di spiarmi suppongo»
Jamie era a bocca aperta e lo prese dalla mano di Piton «Moccì, ma come?»
«Mi sentivo solo e sapevo che prima o poi quello sarebbe venuto aquì. E il suo ufficio ha un clima così umido...» disse con voce sognante
«Non lo hai mandato a spiarlo vero?» le sussurrò Harry
«Certo che no» disse Jamie a Harry, poi si rivolse al professore «le assicuro che non l’avrei mai fatto...sopratutto visto che frequenta posti dove serpenti giganti che azzannano tutto quello si trovano davanti girano indisturbati» disse con un sorrisetto «Ma grazie per avermelo riportato vivo, senza nessun arto mancante finito in qualche pozione...abbiamo finito?» chiese poi un po’ confusa.
«Ovviamente no» disse Piton con una smorfia di mal sopportazione «Il Preside mi ha mandato a dirvi, Potter, che desidera che entrambi studiate Occlumanzia il prossimo trimestre».
Gli occhi di Jamie si riempirono di attenzione.
«Che studi cosa?» chiese Harry.
Jamie alzò gli occhi a cielo. Ma l’aveva ascoltata, quando gliene aveva parlato?
Piton ghignò «Occlumanzia, Potter. La difesa magica della mente contro la penetrazione esterna. È una branca poco nota della magia, ma è assai utile».
Jamie guardò Harry con la coda dell’occhio, sapeva che quelle parole avevano risvegliato i dubbi di qualche giorno fa. Gli prese la mano sotto il tavolo e guardò Piton «Perché dobbiamo studiare Occlumanzia?»
«Perché il Preside ritiene che sia una buona idea» replicò soave Piton. «Ri-»
«E perché il preside crede che sia una buona idea?» disse Jamie con tono polemico. Le parole di Piton l’avevano irritata
«La cosa non ti deve interessare, Potter» disse Piton con tono duro per essere stato interrotto «Come stavo dicendo riceverete lezioni private una volta alla settimana, ma non direte a nessuno che cosa state facendo, meno che mai a Dolores Umbridge. È chiaro?»
«Sì» rispose Harry. «Chi ci insegnerà?»
Piton inarcò un sopracciglio.
«Io» disse.
Jamie si strozzò con la saliva, e tossì.
Harry ebbe l'orribile sensazione che le sue viscere si sciogliessero e si voltò in fretta verso Sirius in cerca di appoggio.
«Perché non può farlo Silente?» chiese Sirius, aggressivo. «Perché tu?»
«Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino» rispose Piton, suadente. «Ti aspetto lunedì alle sei, Potter Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno. Tu invece» disse guardando Jamie «verrai alle cinque dello stesso giorno e no» disse vedendo che Jamie stava per parlare «non potete prendere lezioni insieme, per ovvi motivi che non perderò tempo a spiegarvi se non ci siete già arrivati» Fece per andarsene, con il nero mantello da viaggio che ondeggiava alle sue spalle.
«Aspetta un momento» lo chiamò Sirius, raddrizzandosi sulla sedia.
Piton si voltò a guardarli con lo stesso sorriso di scherno. «Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato».
«Arrivo subito al punto, allora» disse Sirius, alzandosi. Era più alto di Piton che, notò Jamie, strinse il pugno nella tasca del mantello, sicuramente attorno all'impugnatura della bacchetta. «Se vengo a sapere che usi queste lezioni di Occlumanzia per rendere la vita difficile a Harry e Jamie, dovrai risponderne a me».
«Che cosa commovente» sogghignò beffardo Piton. «Ma avrai notato che assomigliano molto al loro padre, vero?»
«Certo» disse Sirius con orgoglio.
«E quindi saprai che sono tanto arroganti che le critiche gli rimbalzano addosso» proseguì Piton mellifluo.
Sirius spinse da parte la sedia e fece il giro del tavolo diretto verso Piton, estraendo la bacchetta. Piton fece balenare la sua. Rimasero a squadrarsi, Sirius furente, Piton all'erta, con lo sguardo che saettava dal viso di Sirius alla punta della sua bacchetta.
«Sirius» esclamarono Harry e Jamie in coro.
«Ti ho avvisato, Mocciosus» ringhiò Sirius, il volto a pochi centimetri da quello di Piton, «non mi interessa se Silente crede che ti sia ravveduto, io la so più lunga...»
 «Oh, ma perché non glielo dici?» bisbigliò Piton. «O temi forse che potrebbe non prendere molto sul serio il consiglio di uno che sta nascosto da sei mesi in casa di sua madre?»
Jamie saltò in piedi «Basta» disse a voce alta« Professore io credo che debba-»
«Dimmi, come sta Lucius Malfoy in questi giorni? Sarà contento che il suo cagnolino lavori a Hogwarts, non è così?»
«A proposito di cani» disse dolcemente Piton, «sapevi che Lucius Malfoy ti ha riconosciuto l'ultima volta che hai arrischiato una gita? Idea furba, Black, farti vedere in un bel posto sicuro... ti ha dato una scusa inattaccabile per non uscire più dalla tana, vero?»
Sirius levò la bacchetta.
«No» urlò Harry, e balzò al di là del tavolo frapponendosi tra i due, Jamie lo imitò «Sirius, non farlo»
«Mi stai dando del codardo?» ruggì Sirius, cercando invano di spostare prima Harry poi Jamie.
«Be', sì» disse Piton.
«Basta» urlò Jamie «Professore» disse voltandosi verso di lui con un tono che sapeva di rabbia e supplica.
«Jamie, stanne  fuori» scandì Sirius, cercando di spingerla via con la mano libera, ma Jamie si teneva salda al suo braccio e i piedi erano ben puntati a terra.
«Pensa» disse Piton con un ghigno «tieni tanto a loro, ma non sapevi nemmeno che la tua figlioccia è stata fin’ora-»
Jamie sentì le viscere contorcersi «Professore» urlò, adesso guardandolo con odio «Professore» ripeté a denti stretti e con un tono più basso.
La porta della cucina si aprì e apparve l'intera famiglia Weasley più Hermione, tutti molto felici, con il signor Weasley che avanzava orgoglioso in mezzo al gruppo, vestito con un pigiama a righe e un impermeabile.
«Guarito» annunciò lieto. «Sono completamente guarito» Lui e tutti gli altri rimasero bloccati sulla soglia di fronte alla scena che si presentò, anch'essa sospesa a metà: Sirius e Piton si erano voltati verso la porta, con le bacchette sempre puntate l'una contro l'altra, e Harry e Jamie erano rimasti immobili tra loro, con le braccia aperte nel tentativo di separarli.
«Per la barba di Merlino» disse il signor Weasley, mentre il sorriso gli si spegneva, «che cosa succede qui?» Sia Sirius che Piton abbassarono le bacchette. Jamie aveva ancora lo sguardo su Piton,  che ostentava ancora un'espressione di puro disprezzo, tuttavia  ripose la bacchetta e attraversò la cucina, passando davanti ai Weasley senza una parola. Sulla soglia si voltò. «Lunedì e martedì sera alle sei, Potter». E se ne andò.
Sirius restò a guardare la porta con aria cupa, la bacchetta al fianco.
«Che cosa succede?» chiese ancora il signor Weasley.
«Niente, Arthur» rispose Sirius, che respirava affannosamente, come dopo una lunga corsa. «Solo una chiacchierata amichevole tra due vecchi compagni di scuola». Con quello che parve uno sforzo enorme, sorrise. «Allora... sei guarito? È una notizia fantastica».
«Vero?» disse la signora Weasley, accompagnando il marito a una sedia. «Il Guaritore Smethwyck ha fatto la sua magia, alla fine, e ha trovato l'antidoto a qualsiasi cosa ci fosse nelle zanne di quel serpente. Arthur ha imparato la lezione e non farà più pasticci con la medicina dei Babbani, non è così, tesoro?» aggiunse, in tono alquanto minaccioso.
«Sì, Molly, cara» rispose lui, mite.




Tana del camaleonte:

No, non mi ero scordata dei ringraziamenti :)
A
cookslover
millyray
ILoveZioVoldy

Grazie per le vostre recensioni, mi rendono felice tanto quanto Dobby quando vede Harry xd
e
un grazie anche 
A tutti coloro che in sordina leggono la mia storia, (non mi fregate perchè lo vedo il conteggio delle letture xd) 
Insomma, in sinstesi, grazie a tutti xd mi date lo sprono ad andare avanti  :)
Scusate, oggi sono sentimentale xd sarà perchè su you tube ho visto i saluti di tutto il cast di Harry Potter all'ultima ripresa dell'ultimo film *-*

Ci "vediamo" a settembre, non mancate ;)

Eltanin

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Capitolo 15
*** In cui Jamie conosce Mr. Muffin ***


Salve a tutti,

Lo so, mi avete dato per dispersa, e dato che dovevo pubblicare due settimane fa, ne avete tutti i diritti xd 
Ma ora sono tornata e spero che questo capitolo ripaghi l'attesa :)
Bando alle ciance, vi ho già fatto aspettare troppo,

Buona Lettura !




 
L’indomani erano pronti per tornare a Hogwarts, Lupin e Tonks li avrebbero accompagnati col Nottetempo.
Jamie respirò a fondo e chiuse il baule. Restò inginocchiata, le mani che ancora tenevano le cinghie. Quella partenza le provocava una stretta al cuore. Né lei, né Harry erano riusciti a parlare con Sirius e l’idea di lasciarlo solo dopo quello che aveva detto Piton la spaventava a morte.
«Jamie, hai finito?» le chiese Hermione
 «Andiamo a fare colazione, sennò chi la sente mia madre» disse Ginny mentre usciva dalla stanza
Jamie si alzò in piedi lentamente, era come se la forza di gravità la schiacciasse a terra. Non aveva nessuna voglia di lasciare quella casa.
Dopo una colazione frettolosa, indossarono giacche e sciarpe( compreso Moccì che era avvolto in un maglione giallo senape e portava un piccolo berretto verde con quattro manopole abbinate sulle zampe) contro il gelido mattino di gennaio.
Jamie si scambiò uno sguardo di totale desolazione con Harry, il cuore aveva accelerato i battiti, non voleva salutare Sirius, non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo a dire il vero. Aveva un brutto presentimento su questa separazione, non sapeva quando avrebbero potuto rivedersi, e tenere dei contatti via gufo o camino era troppo rischioso. Faceva male. Era decisa a dirgli di non fare sciocchezze e a rassicurarlo, lui non era un codardo, tutti lo sapevano, ma prima che potesse dire qualcosa, Sirius fece cenno a lei a Harry di avvicinarsi.
«Voglio che prendiate questo» bisbigliò, e infilò tra le mani di Harry un pacchetto incartato
alla meglio, della misura di un libro tascabile.
«Che cos'è?» chiese Jamie.
«Un modo per farmi sapere se Piton vi rende la vita difficile. No, non aprirlo qui» disse Sirius guardando circospetto la signora Weasley, che stava cercando di convincere i gemelli a indossare manopole di maglia. «Dubito che Molly approverebbe... ma voglio che lo usiate se avete bisogno di me, intesi?»
«E» Jamie abbassò la voce e lanciò un’occhiata alla signora Weasley «è sicuro? Voglio dire» una nota di ansia nella voce «non può essere rintracciabile, vero?»
Sorrise nostalgico «Naturale, lo usavamo io e vostro padre, quando ci mettevano in punizione separati»
«Bene» disse Jamie con un sorriso «Ma sarà più facile che dovremo raccontarti di come Piton si ritroverà l’ufficio invaso dai rospi o il perché dai calderoni della sua casse spuntino solo coriandoli colorati»
Sirius sorrise i nuovo, ma era un sorriso triste e malinconico. Jamie se ne accorse. «Ne sono certo» mise loro una mano sulla spalla «Andiamo allora» e prima che uno di loro potesse dire altro salirono le scale e si fermarono insieme davanti alla porta chiusa da serrature e pesanti catene, circondati dai Weasley.
«Arrivederci, Harry, stai bene» lo salutò la signora Weasley abbracciandolo, poi afferrò Jamie tirandola in un altro abbraccio «Stai bene anche tu, e non dare troppa retta a Fred e George»
«Ci vediamo ragazzi, tenete d'occhio i serpenti per me» disse gioviale il signor Weasley, stringendo la mano prima a Jamie e poi a Harry.
«Sì... certo» rispose distrattamente Harry; Sirius lo strinse a sé brevemente con un braccio e disse in tono burbero: «Abbi cura di te, Harry».  Poi  strinse Jamie allo stesso modo «Fa la brava»
Jamie si ritrovò con la faccia affondata  nella giacca di Sirius, odorava di Whisky. «Com’è che avete tutti paura che combini qualcosa?» disse Jamie con un broncio divertito, mentre abbracciava il busto del padrino. In quell’abbraccio voleva trasmettere tutto quello che a parole non era riuscita a dirgli.
Un momento dopo, Jamie si ritrovò fuori nella gelida aria invernale, con Tonks (che quel giorno
era pesantemente camuffata da signora di campagna, alta e sportiva, i capelli grigio ferro)
che la spingeva giù per le scale. Si sporse a guardare indietro, oltre la figura di Tonks, alla ricerca, per l’ultima volta dello sguardo di Sirius, ma trovò solo il batacchio a serpente con le fauci aperte, mentre il rumore ferroso dei catenacci arrugginiti accompagnava i loro passi.
 
Jamie, alle cinque meno un minuto arrivò davanti alla porta di Piton, osservò con compiacimento l’ambiente cupo dei sotterranei. Bussò, e quando la porta si aprì da sola, entrò con un sorriso «Finalmente, il mio ufficio preferito» la porta si chiuse con un cigolio sinistro alle sue spalle. «è sempre così accogliente» l’ufficio era immerso nella penombra, i barattoli di vetro pieni di ingredienti ove toccati dalla luce tenue brillavano di un colore tra il verdastro e i giallognolo.
La sua attenzione però, venne catturata dalla scrivania sulla quale era posato un bacile di pietra poco profondo, coperto di rune e simboli incisi, immerso nella luce delle candele.
«Siediti, Potter» comandò dal buio la voce fredda di Piton.
Jamie sussultò, le tornò in mente della festa di Halloween al loro quinto anno di elementari a Little Whinghin, il professor Cooper aveva impersonato Dracula, e parlava nell’ombra prima di apparire tentando di spaventarli. Obbedì, e prese posto sulla sedia di fronte al professore, che ora si era spostato alla luce «Bene, Potter. Sai perché sei qui» disse «Il preside mi ha incaricato di insegnarti l’Occlumanzia»
«Sì» disse Jamie «ma non capisco del tutto il perché»
«Questa non è una lezione normale, Potter» disse Piton stringendo gli occhi con malevolenza, «ma sono sempre il tuo insegnante e perciò devi chiamarmi 'signore' o 'professore'».
«Bene» si trattenne dallo sbuffare «professore. Però non mi ha risposto. Perché devo imparare anche io se» esitò un istante «se con me è diverso»
Piton la guardò per un istante in silenzio. «Il preside non mi informa di tutti i particolari, Potter, ma  anche tu hai avuto delle visioni dell’Oscuro Signore, e il preside desidera che questi episodi non si ripetano. Sembra inoltre ritenere che se vi applichiate in due progredirete più in fretta»
Jamie annuì, decisa a assorbire ogni informazione che Piton le avrebbe concesso. Restò in silenzio, lo sguardo perso sul pensatoio, poi lo alzò su Piton «Professore, quando ho una visione a volte io...io non vedo direttamente Voldemort-»
«Non pronunciare il suo nome» sbottò Piton
Jamie lo guardò offesa e tra loro calò un silenzio gradevole  «Non lo chiamerò Oscuro Signore, professore, né tantomeno Tu-sai-chi» disse con forza e con una punta di disprezzo, non rivolta a Piton ma a Voldemort» le parole rimasero sospese tra loro, mentre ancora si fissavano, lei guardinga e lui malevolo «Ora» riprese Jamie «quando ho una visione, io non vedo direttamente» umettò le labbra «Riddle, ma Harry. Io vedo Harry con...con gli occhi rossi, perché?» pronunciare quelle parole fu liberatorio, non lo aveva mai detto a nessuno prima d’ora,  forse Piton non era la scelta più accurata per una confidenza, ma finora le era apparso più disponibile del solito e d’altra parte era anche l’unico che poteva darle una risposta competente, oltre a Silente.
Piton si passò un dito sulle labbra «Sembra che la mente di Potter schermi la tua, non consciamente naturalmente, ma è di certo più esposta e legata a quella dell’Oscuro Signore»
Jamie strinse il bordo della seduta «Perché?» domandò di nuovo con un tono di disperata rassegnazione 
«Perché» disse Piton brusco «deve essere un meccanismo innestatosi  la notte che siete sopravvissuti alla maledizione»
Jamie si trattenne dal chiedere di nuovo “perché” , non era per petulanza o irriverenza, solo non riusciva ad accettarlo. Come avrebbe potuto proteggerlo? Deglutì «Vol» si corresse subito «Lui...Lui sa di questo legame? Si è accorto che anche Harry era nel serpente?»
Piton annuì «L’interferenza di tuo fratello» le labbra si piegarono in una smorfia di disgusto «è stata troppo intensa. L’Oscuro Signore se ne è accorto e ha dedotto probabilmente che il processo funziona anche al contrario...questo ci riporta all’Occlumanzia» usò un tono così categorico che Jamie capì di non poter fare altre domande e abbassò lo sguardo sul pensatoio. «Come ti ho detto nella cucina del tuo caro padrino, questa branca della magia chiude la mente alle intrusioni e alle influenze esterne»
Jamie, che era stata per un istante assorta nei suoi pensieri, alzò lo sguardo «Signore» disse, il fiato corto come se avesse corso «è possibile che io riesca a proteggere la mente di Harry? Le nostre menti possono entrare in contatto,no? Per cui potrei, non so» si torceva le mani «creare uno scudo io stessa o scacciare Vol-»
«Potter» disse Piton con tono irato «Non hai la minima idea di quanto possa essere potente l’Oscuro Signore, e la Legillimanzia come l’Occlumanzia sono  arti complesse, non è come evocare un semplice Patronus con cui giocare a tempo perso, sciocca ragazzina»
Jamie saltò su dalla sedia sporgendosi verso di lui «Ma se diventassi brava-»
Piton si alzò in piedi sbattendo le mani sulla scrivania «E allora prima diventalo, razza di arrogante»
Si fronteggiarono così, in piedi, per un tempo indefinito, prima che Jamie si tirasse indietro e si risedette «E allora mi insegni» disse a denti stretti.
«Molto bene» sibilò glaciale Piton estrasse la bacchetta da una tasca interna e la avvicinò
alla tempia, la punta affondata all'attaccatura dei capelli unti. Quando la ritrasse, venne via anche una sostanza argentea, tesa fra la tempia e la bacchetta come uno spesso filo di ragnatela, che si spezzò e cadde con grazia il pensatoio in pietra, dove turbinò, né gassosa né liquida. Ancora per due volte Piton avvicinò la bacchetta alla tempia e ripeté l'operazione, poi, senza alcun commento, sollevò lo sollevò con cautela e lo ripose su uno scaffale lontano, tornando a fronteggiare Jamie con la bacchetta puntata. « Alzati e prendi la bacchetta»
Jamie si alzò ed estrasse la bacchetta. Erano uno davanti all’altra con la scrivania in mezzo.
«Puoi usare la bacchetta per tentare di disarmarmi, o difenderti in qualunque altro modo»
disse Piton.
«Credevo che fosse più una questione mentale...signore» aggiunse in fretta «Cioè, pensavo non servisse la bacchetta...»
«L’avversario va disarmato della propria bacchetta perché non possa più attaccare. Questa è una regola basilare, direi» disse sprezzante «Naturalmente, se si è abbastanza concentrati si può respingere con la mente, senza bisogno di sforzi fisici. Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine a opporti alla Maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile... ora concentrati. Legilimens»
Piton colpì prima che Jamie fosse riuscita a svuotare la mente. L'ufficio fluttuò davanti ai suoi occhi e svanì; le immagini si susseguivano veloci nella sua testa, come un film tremolante, così vivido da abbagliare.
Era in un corridoio con Gabriel, al loro terzo anno.
« Sei un Serpeverde» disse Jamie, mentre camminavano «Avrei dovuto capirlo. Non potevi essere Grifondoro, ti avrei notato prima...troppo poco saccente per essere Corvonero.» poi lo guardò divertita «Davvero troppo taciturno per essere Tassorosso»
«No, troppo intelligente, per essere Tassorosso» la corresse lui, puntiglioso.
Ora era nella Stamberga Strillante, lei Harry, Ron e Hermione avevano appena colpito Piton.
Era a Grimmauld Place, sulla porta. Sirius la stava abbracciando.
No,no disse una voce dentro la testa di Jamie. Vattene, fuori dalla mia testa. Sentì una fitta alla schiena.
L'ufficio di Piton era di nuovo visibile e si rese conto di essere caduta a terra contro la sedia. Aveva battuto la schiena contro il bordo della seduta. Piton aveva abbassato la bacchetta «Mi hai permesso di andare troppo a fondo, hai perso il controllo» disse Piton sprezzante, poi ghignò malefico «Un ultimo saluto commuovente a proposito»
Jamie si tirò in piedi, il pugno stretto intorno alla bacchetta, e un espressione di profondo disprezzo «Non mi aspetto che lei capisca certe cose, signore»
«Non osare rispondermi, insolente di una ragazzina». Rimasero di nuovo a scambiarsi sguardi truci per pochi secondi che sembrarono interminabili, poi Piton parlò di nuovo «Come primo tentativo non era poi così scarso. Alla fine mi hai fermato anche se hai sprecato tempo ed energia per urlare. Devi rimanere concentrata. Respingimi con la mente e non avrai bisogno di ricorrere alla bacchetta».
Jamie lo guardò torva ancora per un momento prima di allentare la tensione sulle spalle e annuire piano «come devo fare?» non riuscì a evitare una nota di stizza nella voce.
«Voglio che tu chiuda gli occhi» disse Piton.
Jamie prese un profondo sospiro e  obbedì.
«Svuota la mente, Potter» ordinò la sua voce fredda. «Liberati di ogni emozione...»
Era più facile a dirsi che a farsi. Non riusciva a escludere ogni pensiero e ogni emozione, qualcosa restava sempre, e se...? d’improvviso le venne un’idea, e le labbra s’incresparono in un sorriso
«Non lo stai facendo, Potter, serve più disciplina... ora concentrati». Jamie sussultò appena al rimproverò e si concentrò.
«Ricominciamo... al mio tre... uno, due, tre... Legilimens»
«Vi farò sapere nel solito modo» ripeté Harry a Zacharias Smith che li aveva fermati nella sala d’ingresso dopo pranzo, «ma stasera non possiamo, io devo andare... ehm... a un recupero di Pozioni».
«E anche io ho da fare con Piton, lezioni extra per i G.U.F.O» disse Jamie
«Tu prendi ripetizioni?» chiese Zacharias Smith, rivolto a Harry in tono sdegnoso. «Santo cielo, devi essere un disastro. Piton di solito non dà ripetizioni, se non sbaglio».
«E tu devi essere un idiota» disse Jamie con un ghigno sprezzante «non vi abbiamo dato i galeoni per giocarci. Ma forse dovevamo darti anche il libretto delle istruzioni»
Per un istante la scena si dissolse, poi anziché cambiare, si riformò davanti agli occhi di Jamie, come se fosse stata riavvolta e fatta ripartire. Funzionava. Si concentrò con più forza su quel ricordo. La scena si stava ripetendo una terza volta, quando la sala d’ingresso cominciò a farsi più cupa, di fianco a lei apparve il portaombrelli a zampa di Troll. No, pensò con delusione. No, non può, io avevo...Sirius era davanti a lei e le sorrideva malinconico. Strinse gli occhi con forza, la figura di Sirius cominciò a dissolversi e la sala d’ingresso insieme alla figura di Smith a riformarsi.
All’improvviso, tutto si dissolse, Jamie aprì gli occhi e si ritrovò in ufficio. Piton, davanti a lei, aveva abbassato la bacchetta, doveva aver interrotto l’incantesimo. Lo scrutò dal basso, con la testa un poco incassata nelle spalle, pronta per essere ripresa, ma il professore non sembrava arrabbiato. Per la prima volta da che lo conosceva la sua espressione non era di disprezzo o rabbia, una ruga gli solcava la fronte, sembrava stupito «Hai creato un ricordo perché io lo vedessi e non farmi accedere agli altri?»
«Non l’ho creato, è una cosa successa davvero poche ore fa» disse Jamie «Ma sì, era insignificante e... concentrarmi su un unico ricordo è più facile che svuotare la mente»
«No, non lo è affatto» disse Piton con tono più duro «Quello che hai fatto non è una cosa da poco, richiede una concentrazione maggiore rispetto a quello che ti ho chiesto»
Jamie sorrise gongolante «Davvero?»
«Ora evita di esaltarti e gonfiarti come il tuo sciocco padre. Riuscire una volta non significa che tu sia un abile Occlumante»
«Posso rifarlo», ora che aveva capito di essere portata, era ancora più motivata a imparare. Era certa di poter essere un ottima Occlumante, e lo sarebbe diventata.
«Bene» ghignò Piton, senza però la solita cattiveria «Ma prima voglio che impari a svuotare la mente come ti ho detto»
«Ma-»
«Non interrompermi. Prima devi imparare a svuotare la mente, questo è necessario per rendere stabile qualsiasi illusione tu voglia creare nella tua mente, altrimenti un abile Occlumante romperà facilmente il ricordo e accederà a quelli veri senza che tu possa fare nulla per impedirlo» Piton alzò la bacchetta «Riproviamo?»
Jamie annuì. Era determinata a riuscire. Chiuse gli occhi. Doveva riuscire.
«Ricorda, devi svuotare la mente, impediscimi di accedere a qualunque tuo ricordo. Respingimi...Uno, due, tre...Leggilimens»
Era seduta sugli spalti, sotto di lei c’era il labirinto, Harry era appena sparito all’interno. Hermione accanto a lei applaudiva insieme agli altri. No, disse, non puoi. Vedeva ancora Piton, in piedi, davanti a lei, mormorava a mezza voce, e pian piano, l’immagine di Piton si faceva più chiara e quella del labirinto sfumava.
Alzò la bacchetta «Expelliarmus» Piton barcollò e la sua bacchetta volò verso l’altro, lontano. All’improvviso, la mente di Jamie si riempì di ricordi non suoi: un uomo dal naso adunco che urlava contro una donna che cercava di difendersi, mentre un bambino piccolo coi capelli neri piangeva in un angolo... un adolescente dai capelli unti sedeva solo in una camera buia, puntando la
bacchetta al soffitto per ammazzare le mosche... una ragazza rideva mentre un ragazzo ossuto tentava di cavalcare una scopa imbizzarrita...
«Basta così» Jamie sentì una forte spinta al petto e cadde all’indietro di schiena. Piton tremava appena ed era molto pallido.
Jamie si rialzò «Ehm...mi dispiace, non l’ho fatto apposta» disse mentre si massaggiava le reni. Con il respiro un po' affannoso, Piton sistemò meglio il Pensatolo in cui aveva riposto alcuni pensieri prima della lezione, come per assicurarsi che ci fossero ancora. «Quindi, mi stai dicendo che mi hai respinto per sbaglio?» il sopracciglio inarcato e un tono di tranquilla derisione nella voce
Jamie restò a bocca aperta per un istante «No. Mi riferivo a...»
«Tra parentesi, Potter, un incantesimo di disarmo, davvero?» continuò Piton sedendosi alla scrivania «Senza dubbio si è rivelato efficace ma sei al quinto anno, mi aspetto incantesimi  più complessi, sempre che tu ne sia capace»
Jamie non capiva se Piton la stesse provocando per farla reagire e punirla per quello che aveva visto o se fosse realmente soddisfatto dei suoi progressi. «Bene, riproviamo di nuovo. Prometto che la colpirò con uno schiantesimo» disse con lo stesso tono noncurante del professore. Non appena finì di palare, avvertì un acuto dolore alla cicatrice, che la fece pentire.
«No, per oggi basta così» disse Piton «Voglio che tu venga qui mercoledì alla stessa ora. Continueremo a lavorare»
«D’accordo» disse Jamie, mentre un altra fitta le pungolava la fronte. Resistette all’impulso di portare una mano sulla cicatrice.
«Devi sgombrare la tua mente da ogni emozione tutte le notti prima di dormire. Svuotala, rendila piatta e calma. Hai capito?»
Jamie annuì, si sentiva di colpo stanca, tutta la baldanza di prima era svanita. Prese la borsa «Arrivederci, professore». Mentre apriva la porta si voltò a guardare Piton, che le dava le spalle: stava raccogliendo i propri pensieri dal Pensatoio e se li rimetteva con cura dentro la testa. Uscì senza aggiungere altro e chiuse la porta dietro di sé. Le fitte alla cicatrice aumentavano sempre di più. Sperò che Harry s’impegnasse sul serio. Doveva andare bene.
 
Era caduta in dormiveglia, rannicchiata sulla poltrona della Sala Comune quando sentì la voce ovattata di Hermione salutare Harry e con un enorme sforzo di volontà  aprì gli occhi e si mise a sedere. La testa le girò, la cicatrice prudeva ancora. «Com’è andata?» chiese stropicciandosi gli occhi. «Stai bene, Harry?» aggiunse quando lo vide pallido.
 «Sì... bene... non lo so» disse lui sbrigativamente «Sentite... ho appena capito una cosa...» E raccontò del corridoio con la porta chiusa. Aveva capito che era l’Ufficio Misteri.
 «Quindi... stai dicendo...» bisbigliò Ron,«che l'arma... la cosa che Tu-Sai-Chi sta cercando... è al Ministero della Magia?»
«Nell'Ufficio Misteri, dev'essere lì» rispose Harry. «Ho visto quella porta in sogno, Jamie l’ha vista quando era all’udienza, ed è proprio la stessa che tuo padre stava sorvegliando quando il serpente lo ha morso».
Hermione trasse un lungo, lento sospiro. «Ma certo» disse.
«Ma certo cosa?» chiese Ron con una certa impazienza.
«Ron, pensaci... Sturgis Podmore stava cercando di forzare una porta al Ministero della Magia... doveva essere quella, è una coincidenza troppo evidente»
«E perché Sturgis stava cercando di forzarla, se è dalla nostra parte?» disse Ron.
«Be', non lo so» ammise Hermione. «È un po' bizzarro...»
Jamie pensò che Sturgis poteva essere caduto sotto Imperius, ma non ebbe la forza di dirlo. Si sentiva troppo stanca e svuotata per discutere.
«Allora, che cosa c'è nell'Ufficio Misteri?» domandò Harry a Ron. «Tuo padre non ne ha mai parlato?»
«So che quelli che ci lavorano li chiamano 'Indicibili'» rispose Ron pensieroso. «Perché, a quanto pare, nessuno sa che cosa fanno... strano posto per un'arma».
«Non è strano, ha senso, invece» disse Hermione. «Dev'essere una cosa segretissima che il Ministero sta sviluppando, immagino... Harry, sei sicuro di star bene?» Harry continuava a
premersi le mani sulla fronte come per stirarla. Jamie si voltò verso di lui.
«Si... bene...» rispose, abbassando le mani tremanti. «Mi sento solo un po'... non mi piace
molto l'Occlumanzia».
«Immagino che chiunque si sentirebbe scosso se la sua mente fosse stata aggredita a ripetizione» disse Hermione solidale.
«Anche a me fa male la cicatrice, credo sia normale» disse Jamie, sorrise incoraggiante.
«Cappelli Decapitati» gridò George in quel momento, mentre Fred sventolava davanti al pubblico un cappello a punta ornato di piume rosa. «Due galeoni l'uno, guardate Fred, ora» Fred si mise
il cappello in testa, sorridendo. Per un secondo ebbe soltanto un'aria molto stupida; poi sia
cappello che testa svanirono.
Molte ragazze strillarono, ma tutti gli altri scoppiarono a ridere.
«E via di nuovo» gridò George, e le mani di Fred afferrarono l'aria al di sopra delle spalle;
poi la sua testa riapparve quando si tolse il cappello di piume rosa.
«Ma come funzionano quei cappelli?» chiese Hermione, distraendosi dai compiti e osservando Fred e George. «Insomma, ovviamente è un Incantesimo di Invisibilità, ma sono stati bravi a estendere il campo di invisibilità oltre i confini dell'oggetto incantato... però dubito che la formula abbia una durata molto lunga».
Harry non rispose «Dovrò farlo domani, questo» mormorò, rimettendo nella borsa i libri che aveva appena tirato fuori.
«Be', scrivilo nel tuo diario» esclamò Hermione. «Così non te lo dimentichi» Harry e Ron
si scambiarono un'occhiata mentre Harry apriva la borsa, prendeva il diario e lo apriva,
esitante. «Non rimandare a domani, scansafatiche» cinguettò il libro quando Harry vi scrisse i
compiti per la Umbridge. Hermione lo guardò raggiante.
«Credo che andrò a letto» disse Harry, rimettendo il diario nella borsa e si alzò dirigendosi verso i Dormitori, sotto lo sguardo attento di Jamie, finché non sparì tra la folla radunata intorno a Fred e George. Jamie si abbandonò di nuovo in poltrona, pensando di dormire lì.
«Ron, forse è meglio se vai con lui» disse Hermione. Ron annuì e si alzò dalla poltrona.
Jamie all’improvviso provò una brutta sensazione, una felicità non sua. Si alzò di scatto «Vengo con te» e senza aspettare risposta, in tutta a fretta attraversò la Sala Comune, evitò Fred che tentò di piazzarle in testa un cappello e prese a salire le scale dei Dormitori quando sentì una risata, una risata folle provenire da una delle camere. Col cuore in gola salì gli ultimi scalini, scivolò sulla pietra, ma Ron, dietro di lei la afferrò per un braccio e le passò avanti trascinandola con lui. «Oddio, Harry...Harry...» Jamie si portò le mani alla bocca. Harry giaceva sul pavimento, gli occhi chiusi rivolti al soffitto, la bocca distorta in quella folle e malata risata; le mani battevano a terra a ritmo di quell’orrenda euforia.
Jamie afferrò il braccio di Ron, incapace di muoversi «R-Ron» esalò «Aiuto» gli occhi le si annebbiarono di lacrime.
«Miseriaccia» esclamò, il volto era sbiancato, ma si avvicinò a Harry con passo incerto, indeciso sul come farlo smettere «Ehm...» biascicò in panico «Ok» afferrò Harry per il colletto lo scosse «Harry, Harry», lo scosse ancora, Harry non accennava a smettere «Porca miseria, Harry» lo colpì con uno schiaffo in pieno viso. La risata cessò, e Ron lo adagiò a terra.
Le gambe le tremavano, con due passi incerti e veloci si chinò su Harry, con sollievo vide che aveva gli occhi aperti, respirò a fondo «H-Harry» la voce non le uscì calma e ferma quanto aveva sperato. Non doveva farsi vedere spaventata.
«Che è successo?» chiese Ron
«Io... non lo so...» ansimò Harry, alzandosi a sedere. «È felice... molto felice...»
«Tu-Sai-Chi?»
«È successo qualcosa di buono» mormorò Harry. Stava tremando come quando aveva visto il serpente attaccare il signor Weasley,«Qualcosa in cui sperava» respirò a fondo.
«Hermione mi ha detto di seguirti» mormorò Ron, aiutandolo a rialzarsi. «Dice che le tue difese sono deboli in questo momento, dopo che Piton ha giocato con la tua mente... però credo che alla lunga sia utile, vero?»
«Certo,certo che lo è» disse Jamie con forza mentre sorreggeva Harry dall’altro lato «è solo questione di abitudine» deglutì e si schiarì la voce.
Aiutarono Harry ad arrivare al letto e lui si lasciò cadere sui cuscini, Jamie si sedette sul bordo. «Piton ha detto anche a te di svuotare la mente?»
«Mhm» mormorò Harry
«Dovresti farlo» disse lei con tono risoluto «Dovresti sul serio»
Harry alzò appena la testa dal cuscino «Jamie, sono uno straccio per colpa di Piton» disse con stizza «Voglio solo dormire» scandì lentamente.
Jamie sospirò «Vedrai che domani andrà meglio» si alzò dal letto e guardò Ron «Buonanotte» disse con un sorriso mesto prima di dirigersi a passo svelto fuori dal Dormitorio, la buonanotte di Ron la raggiunse che già era sulle scale.
Si appoggiò alla parete, chiuse gli occhi e respirò a fondo. Aveva la nausea. Deglutì, il rantolo della saliva inghiottita aumentò solo il suo malessere, prese un altro respiro e con due passi s’immerse di nuovo nel caos della Sala Comune.
«Ehi, Pluffetta», ignorò il richiamo di Fred e George senza nemmeno voltarsi, a passo veloce attraversò tutta la Sala Comune. «Jamie, dove vai?» Hermione si alzò dalla poltrona quando la vide superarla «C’è il coprifuoco ti metterai nei guai che...» ma Jamie la ignorò come aveva fatto coi gemelli e sparì oltre il buco del ritratto.
Imboccò in fretta il corridoio e scese di corsa le scale, fino al secondo piano e ai Gargoyles in pietra.
«Fatemi passare, devo vedere Silente»
«E la parola d’ordine?» parlò il gargoyle a sinistra.
« E chissenefrega, devo parlare con lui. Subito»
«Ah» sbottò il gargoyle «Questa è bella davvero. Non si entra senza la parola d’ordine...ragazzina insolente...senza contare che tu»  si sporse verso di lei col becco affilato «non dovresti essere in giro a quest’ora» tornò in posizione eretta «O sbaglio?»
Si passò una mano sulla fronte e si guardò intorno con fare nervoso «Senti, non conosco la parola d’ordine, ok? Ma è urgente, ti giuro che è urgente» aveva il fiato corto «devo vederlo, devo vederlo subito»
«Dicono tutti così» disse l’altro gargoyles con un movimento delle ali che sembrava un’ alzata di spalle
Jamie strinse i pugni e pestò un piede a terra. Il rumore occhieggiò in tutto il corridoio «Ho detto di farmi passare» fece un rabbioso passo avanti.
«Niente parola d’ordine, niente permesso» parlò di nuovo il primo gargoyle
Strinse il pugno tanto da conficcare le unghie nel palmo «Tu, stupido ammasso di pietra» la frustrazione accumulata esplose e sferrò un calcio rabbioso e isterico alla base del Gargoyle «ti detesto» picchiò un pugno contro la pietra, poi un altro e un altro ancora. La pietra grigia si screziò di rosso. I Gargoyles restavano in silenzio, immobili.
Spinse con forza isterica entrambe le mani contro il gargoyle, «Continuo tutta la notte se serve, brutto-»
«Piantala» una presa ferrea le bloccò le mani.
«Lasciami» Jamie provò a divincolarsi, ma si ritrovò la schiena premuta contro il suo petto. Le mani ancora le stringevano i polsi«Lasciami»
«No» disse con tranquillità
Si piegò su sé stessa con un gemito di rabbia, sorretta dalla sua presa, che ora la circondava in un abbraccio. Dopo qualche secondo di silenzio si voltò, affondò il viso nel suo petto e si aggrappò con forza al maglione. Lui la avvolse di nuovo tra le braccia accarezzandole i capelli.
«Gabriel» lo chiamò a voce flebile, il volto ancora nascosto tra le pieghe del suo maglione.
«Puoi chiamarmi Gabey se ti fa sentire meglio» con un piccolo sorriso
Jamie accennò una risata senza allegria e sfregò il naso sul maglione, la lana pizzicava.
Lui la scostò quel tanto che bastava per poterla guardare in viso « Meglio andare in un posto sicuro»  e le circondò le spalle con un braccio. Jamie si lasciò condurre senza dire nulla, tutta la foga di prima era svanita, si sentiva solo triste e svuotata. Camminava, guidata da Gabriel, senza fare attenzione a dove la stava portando. Si accorse che la lasciò per qualche istante solo perché uno spiffero soffiò contro la spalla fino a quel momento premuta contro il petto di Gabriel.
La guidò a sedersi su una poltrona e si sedette di fronte a lei. Jamie aveva lo sguardo perso su una piastrella, e si mangiava le unghie della mano sinistra. Gabriel le prese la mano libera «Hmm, ho un déja vu su questa scena» disse con un sorriso rassicurante
Jamie sbuffò una risata, la mano tremò contro le sue labbra e un singhiozzo ruppe la risata «è stato orrendo»
Gabriel strinse di più la sua mano e la accarezzò in silenzio, mentre Jamie tra le lacrime gli raccontava quello che era successo.
«Non sopporto di...dovevi vederlo. Non era più lui» le labbra tremarono «quella risata»
Gabriel le baciò la fronte e Jamie tirò su con naso «Ho paura. Sono terrorizzata, non» la voce si spezzò, intrisa dal pianto «non so cosa fare» ammise a volto basso «Non so come fermarlo, non so come aiutare Harry e non» scosse la testa «Oddio» si alzò dalla poltrona «è troppo» mosse qualche passo nervoso, le braccia strette al petto «Non ce la faccio» singhiozzò di nuovo e portò una mano a reggersi la fronte «Non voglio più affrontare tutto questo»
Gabriel si alzò e l’abbracciò forte. Non disse niente. La tenne stretta finché a poco a poco Jamie non sfogò tutte le lacrime e sembrò calmarsi «Sai» disse dopo qualche minuto «mi sono reso conto di non averti dato il tuo regalo di natale»
Jamie emise un mugugno e si asciugò gli occhi con la manica del maglione. Gabriel sbuffò e estrasse un fazzoletto dalla tasca e glielo porse «Uh, uomo d’altri tempi» il tono ironico rotto dalla voce ancora rovinata dal pianto. «Non stavi parlando di regali?» fece per ridargli il fazzoletto ma lui alzò una mano «tienilo per la prossima volta, le tue maniche mi ringrazieranno»
«Così saranno disoccupate»
«E pulite»
Jamie emise uno sbuffo, era troppo stanca per riuscire a ridere. Per qualche secondo  non parlò. Chiuse gli occhi. L’abbraccio di Gabriel era così caldo...
«Parlavi di un regalo?» puntellò col dito sul suo petto
«Bene, sei ancora ricettiva vedo» disse con un sorriso sornione
Stirò le labbra in un debole sorriso «Lo sarei anche in mezzo all’apocalisse alle parole regalo, cioccolato e cuccioli»
«Buona a sapersi» fece un movimento veloce con la  bacchetta e una massa scura apparve sospesa tra loro. Jamie la prese tra le mani, un bottone rosso e uno azzurro la fissavano dal tenero musetto di un orso. «Un orsacchiotto di pezza?» lo osservò meglio. Dei fili sparavano dal pelo in alcuni punti del naso e delle orecchie, la pancia sulla quale c’era un piccolo taglio, come una cicatrice, era color crema come il muso, mentre il resto del pelo era nero. Sul fianco risaltava una toppa gialla.
«Era mio»
Jamie per un istante si sorprese, non credeva che Gabriel potesse avere un giocattolo così...normale e per giunta rovinato. Non credeva nemmeno che avesse mai potuto conservarlo. Abbassò lo sguardo sull’orsacchiotto, poi lo alzò su Gabriel «E lo vuoi abbandonare?» lo punzecchiò «carogna»
Gabriel alzò gli occhi al cielo con un sorriso di finta esasperazione «No, te lo affido. Mi ha aiutato quando» smise di sorridere «quando avevo paura del buio, e dei Lethifold...può farti compagnia...e»le guance avvamparono «puoi avere qualcosa di me, sempre con te, cioè» borbottò senza guardarla. Jamie nascose un risolino contro la pancia dell’orsacchiotto. «è una stupidaggine» bofonchiò.
In quel momento, le sembrava davvero un orsacchiotto brontolone. «No, no» lo abbracciò «è» guardò l’orsacchiotto con un sorriso «Perfetto. Grazie» lo baciò sulla guancia.
«Prego» mormorò mentre il colorito tornava alla normalità.
«Se fossi diventato più rosso avresti preso fuoco, spaventapasseri»
«Ah, va sempre meglio,vedo» disse lui con un tono tra l’esasperato e il divertito, le circondò la vita con un braccio.
«Ha un nome?» alzò l’orso mettendolo tra loro
«Certo che no» affermò Gabriel con tutto l’orgoglio e la dignità maschile che possedeva
Jamie annuì «Posso dargliene uno io?»
«È tuo, puoi anche insegnargli a ballare il valzer, se vuoi» poi la guardò «ma ti prego di non coinvolgermi»
«Vedi? Allora è vero che lo vuoi abbandonare»
Gabriel sbuffò esasperato e Jamie sorrise, poi cadde tra loro un momento di silenzio e il sorriso scomparve «Forse è meglio che vada. È tardi...Dove siamo a proposito?»
«Nella stanza delle necessità»
«Oh,» si guardò intorno «è vero. Alzò di nuovo l’orso «Da’ la buonanotte a Mr Muffin»
 
Era già al quarto piano, con l’orsacchiotto infilato sotto il maglione, la testolina sbucava dal collo. Stava giocando con un filo penzolante dalle orecchie, asciugandosi di tanto intanto il naso con la manica quando una voce glaciale la bloccò sul posto «Potter»
Chiuse gli occhi e prese un respirò come se invocasse la forza e la pazienza di qualche santo, poi si voltò piano. Il professor Piton era di fronte a lei, le braccia conserte e un ghigno malevolo sul volto. «Siamo oltre l’orario del coprifuoco e tu sei fuori dal tuo Dormitorio»
Jamie deglutì «Già», non voleva che Piton si accorgesse delle stato in cui era. Era certa di avere gli occhi gonfi e arrossati e il viso cosparso di chiazze rosse. «Scusi, io...ero» la voce aveva tremato. Chiuse gli occhi e sbuffò. Quando lì riaprì, Piton la fissava ancora, il ghigno era scomparso. «Ehm...volevo parlare col professor Silente» si schiarì la voce.
«Il professor Silente non tornerà prima di domani mattina»
«Ah» disse con lo sguardo basso
«Cinquanta punti in meno per Grifondoro, Potter»
Jamie annuì, per una volta nella vita non aveva voglia di ribattere «Posso andare, professore?»
Piton restò immobile per qualche secondo, poi fece un gesto di accordo con la mano e Jamie si voltò. Fece un paio di passi prima di voltarsi di nuovo «Stasera è successa una cosa che credo dovrebbe sapere»
«Parla»
Prese un respiro «Harry era appena tornato dalla sua lezione e è salito in Dormitorio, quando io e Ron lo abbiamo raggiunto, lui stava ridendo» disse con un filo di voce «Non era la sua risata però...era quella di»
Piton fece per parlare ma Jamie lo anticipò «Adesso sta bene, è passato, ma...quanto è grave?»
Piton sospirò e appoggiò l’indice e il pollice sulla radice del naso, poi tornò a guardarla «Le lezioni che state prendendo servono a evitare  che questi episodi si ripetano. Te l’ho già spiegato, Potter. Ci vorrà del tempo...d’altra parte tuo fratello non ha dimostrato il minimo acume e nessuna predisposizione per la materia. Confido che questo episodio lo persuada a impegnarsi di più, anche se probabilmente è solo una vana speranza»
Jamie si strinse le braccia, la testa di Mr. Muffin sfregò contro il mento «Potrebbe smettere, per favore?» la voce lasciava trasparire tutta la sua stanchezza «Può smetterla di odiarci così tanto? Almeno un po’» sentiva le lacrime pronte a scendere di nuovo. Deglutì «Non abbiamo fatto niente per farci odiare così tanto da non avere neanche un po’ della sua comprensione. Non pretendo una pacca sulle spalle» Dio, sarebbe inquietante, pensò «Ma» prese un respirò e deglutì, la saliva si scontrò col groppo in gola «basta con queste cattiverie. Sono stanca» strinse le labbra per impedire un singhiozzo «E ora mi tolga pure tutti i punti che vuole» disse con un sospiro. Abbassò la testa «Può non dire a Harry che gliel’ho detto, per favore?» si voltò e salì di corsa le scale.


Tana del camaleonte:

Eccoci qua, spero che il capitolo non vi abbia deluso :)

Ringrazio Hufflerin_Tassoverde e Vale Lovegood: (non preoccuparti, so quanto è irritante scrivere col cellulare :) ) e anche chi continua a seguire questa storia,

Alla prossima, !

Non preoccupatevi, farò di tutto per aggiornare in orario, stavolta,

Eltanin ;)

 

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Capitolo 16
*** In cui Jamie scopre un segreto di Mr. Muffin ***


Ciao a tutti,

mi dispiace di nuovo per il riatardo, e so che potrei trovarmi McNair con la sua ascia a suonarmi il campanello xd ma purtroppo si era cancellato il capitolo e ho dovuto riscriverlo...
Bando alle ciance, vi lascio al capitolo, spero vi piaccia :)

Buona lettura !





Si era pentita di quello sfogo qualche gradino più tardi, non aveva idea di cosa le fosse preso, ma sperava ( speranza vana visti i precedenti) che Piton non andasse mai sull’argomento. In fondo, forse, anche lui si era sentito a disagio.
Jamie scosse la testa, si sarebbe beccata una punizione coi fiocchi e se Harry lo fosse venuto a sapere l’avrebbe uccisa di certo.
Quando rientrò, la Sala Comune era vuota, a eccezione di Hermione raggomitolata sulla poltrona con Grattastinchi in grembo, entrambi sonnecchiavano, ma non appena il ritratto si richiuse dietro di lei, Hermione aprì gli occhi e li stropicciò «Dove sei stata?»
Jamie stirò le labbra in un sorriso e si sedette sulla poltrona accanto «Non dovevi aspettarmi»
Hermione le lanciò uno sguardo raggelante «Certo che dovevo, sei uscita senza dire niente a nessuno. So che non era per uno scherzo perché Fred e George non ne sapevano niente, quindi dove sei stata? E» strizzò gli occhi «le tue mani...santo cielo come hai fatto?»
Jamie si guardò le mani, le nocche erano sbucciate e alcune sanguinavano «Oh, non me n’ero accorta»
«E ho quasi paura a chiederti dell’orso»
«Bè, quella è una bella storia»
«Jamie» Hermione allungò la mano a prendere la sua «Cos’è successo?»
Jamie sospirò, quella sera sembrava interminabile «Ero andata a cercare Silente...».
Raccontare tutto a Hermione lo trovò più liberatorio di quanto pensasse, ma la paura era ancora lì, annidiata nelle viscere del suo stomaco, sarebbe mai riuscita a liberarsene?
Stavano salendo le scale del Dormitorio, quando Jamie si fermò «Tu vai, io ho...dimenticato una cosa. Arrivo subito». Hermione esitò, stava per dire qualcosa ma Jamie la rassicurò: «Non uscirò dalla Sala Comune,promesso»
Sospirò «Non fare tardi, hai bisogno di dormire» poi sparì dietro la curva delle scale.
 
Jamie aprì la porta del Dormitorio, mordendosi il labbro a ogni cigolio della porta, non voleva svegliare nessuno. La lasciò aperta e in punta di piedi si avvicinò al letto. Con la spalla si appoggiò alla colonna del baldacchino, incrociò le braccia, la pelosa presenza di Mr. Muffin le sfregò contro il petto.
Harry dormiva, sembrava sereno. Vederlo tranquillo nel sonno la tranquillizzò un po’.
Un fruscio di coperte si mosse alla sua sinistra, Jamie si voltò, Ron era seduto sul letto. Jamie accennò un sorriso e alzò goffamente la mano in segno di saluto. Ron la guardava con un misto di dispiacere e comprensione, abbassò gli occhi per un istante, poi li rialzò su di lei.
Jamie alzò le spalle con un sorriso triste e uscì.
 
Si era appena sistemata sotto le coperte e aveva appoggiato l’orso di pezza accanto a lei sul cuscino.
Prese ad accarezzarlo, era un pupazzo inanimato, ma la sua presenza era rassicurante, forse perché ogni volta che lo guardava pensava a Gabriel. Si accoccolò di più contro Mr. Muffin, era strano, emanava calore come un essere vivente, non lo aveva notato prima. Senza dubbio, Gabriel doveva avergli fatto un incantesimo.
Sorrise,  e per la prima volta quella sera, dietro quel sorriso non si nascondeva nessuna tristezza.
 
La mattina dopo, le notizie della Gazzetta non portavano niente di buono. I Mangiamorte erano evasi in massa da Azkaban e la colpa ricadeva tutta su Sirius; e Broderick Bode, un vecchietto che avevano conosciuto al San Mungo, nel reparto di Allock, era stato ucciso, strangolato da un Tranello del Diavolo. Quello che era ancora più sospetto, è che Bode, lavorava nell’Ufficio Misteri.
Nei giorni seguenti, però, la situazione prese una piega inaspettata.
La storia si era finalmente diffusa nella scuola grazie ai pochi che leggevano il giornale. Girava voce che alcuni evasi fossero stati visti a Hogsmeade, si nascondessero nella Stamberga Strillante e stessero per introdursi a Hogwarts, come aveva già fatto una volta Sirius Black.
I ragazzi che venivano da famiglie di maghi erano cresciuti sentendo pronunciare i nomi dei Mangiamorte con altrettanto timore di quello di Voldemort; i crimini che avevano commesso durante il suo regno di terrore erano leggendari. C'erano parenti delle vittime tra gli studenti di Hogwarts, che si ritrovavano loro malgrado a godere di una sorta di macabra fama riflessa: Susan Bones, i cui zii e cugini erano tutti morti per mano di uno di quei dieci, disse cupa durante la lezione di Erbologia che capiva bene come dovevano sentirsi Harry e Jamie. «E non so come fate a sopportarlo... è terribile» concluse bruscamente, mettendo troppo letame di drago sul suo vassoio di semi di Stridiosporo che si contorsero e squittirono infastiditi.
Era vero che i mormorii intorno a loro, sopratutto intorno a Harry, erano aumentati in quei giorni, eppure credettero di riconoscere un leggero cambiamento di tono. Sembravano più curiosi che ostili, e un paio di volte furono certi di aver udito frammenti di discorsi che esprimevano insoddisfazione per la versione del Profeta sulla fuga dei Mangiamorte da Azkaban. Tra la paura e la confusione, i dubbiosi sembravano optare per la sola spiegazione plausibile: quella che Harry, Jamie e Silente sostenevano fin dall'anno prima.
Non era solo l'umore dei ragazzi a essere cambiato. Ormai era piuttosto normale incontrare nei corridoi gruppi di due o tre insegnanti che parlottavano concitati, per tacere non appena uno studente si avvicinava.
«È chiaro che non possono più parlare liberamente in sala professori» sussurrò Hermione un
giorno, mentre lei, Jamie,Harry e Ron superavano un gruppetto composto dalla McGranitt, Vitious
e la Sprite fuori dall'aula di Incantesimi. «Non con la Umbridge intorno».
«Credi che sappiano qualcosa di nuovo?» chiese Ron, guardando i tre insegnanti da sopra la spalla.
«Se è così, a noi non diranno niente, no?» disse Harry con rabbia. «Non dopo il Decreto... a che numero siamo arrivati?»
Infatti era comparso un nuovo avviso nelle bacheche la mattina dopo la notizia della fuga da Azkaban:
PER ORDINE DELL'INQUISITORE SUPREMO DI HOGWARTS
Agli insegnanti è fatto assoluto divieto d'ora in poi di fornire
agli allievi qualunque informazione che non sia strettamente pertinente
alle materie che insegnano.
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventisei.
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Inquisitore Supremo
Quest'ultimo decreto aveva provocato una gran quantità di battute tra gli studenti.
 
Lee Jordan aveva fatto notare alla Umbridge che in base alle nuove regole non era autorizzata a
sgridare Fred e George perché giocavano a Spara Schiocco in fondo all'aula.
«Spara Schiocco non ha nulla a che vedere con la Difesa contro le Arti Oscure, professoressa! Non si tratta di informazioni pertinenti alla sua materia!» Quando Jamie rivide Lee, il dorso della sua mano sanguinava parecchio. Jamie gli consigliò l'essenza di Purvincolo.
Erano convinti che l'evasione da Azkaban avrebbe fatto abbassare la cresta alla Umbridge, che la catastrofe avvenuta proprio sotto il naso del suo adorato Caramell l'avrebbe sconvolta. Invece il suo desiderio furioso di portare sotto il proprio controllo ogni aspetto della vita di Hogwarts si intensificò. Sembrava determinata a ottenere almeno un licenziamento quanto prima, e l'unica domanda era se sarebbe toccato alla professoressa Cooman o a Hagrid.
Ogni lezione di Divinazione e di Cura delle Creature Magiche si svolgeva ormai in presenza
della Umbridge e della sua tavoletta.
La Cooman non reagiva bene a questa situazione, cosa che rendeva felici Jamie e Harry, che tra i due non avevano dubbi su chi dovesse andarsene.
Purtroppo non potevano fare a meno di notare che Hagrid non offriva uno spettacolo migliore
della Cooman. Anche se apparentemente seguiva i consigli di Hermione , da prima di Natale non aveva mostrato nulla di più pericoloso di un Crup (creatura indistinguibile da un Jack Russell terrier, a parte la coda biforcuta), sembrava che avesse perso la calma anche lui.
Era stranamente distratto e suscettibile durante le lezioni, perdeva il filo del discorso e continuava a guardare nervosamente la Umbridge. Era anche molto meno affettuoso con Harry, Jamie, Ron e Hermione, e aveva espressamente vietato loro di andarlo a trovare dopo il tramonto.
«Se vi becca ci rimettiamo il collo tutti» spiegò avvilito, e poiché non volevano fare nulla
che lo inguaiasse ancor di più, obbedirono.
Harry  si vendicò nel solo modo possibile: raddoppiando i suoi sforzi per l'ES.
Era felice di vedere che tutti, compreso Zacharias Smith, lavoravano ancora più intensamente da quando sapevano che c'erano altri dieci Mangiamorte in libertà, ma in nessuno il miglioramento fu vistoso quanto in Neville. La fuga degli aggressori dei suoi genitori aveva provocato in lui una strana trasformazione, a dire il vero un po' inquietante.
Non una volta aveva accennato all'incontro con Harry, Jamie, Ron e Hermione nel reparto riservato
del San Mungo e, seguendo il suo esempio, anche loro non ne avevano parlato. E non aveva
detto una parola sull'evasione di Bellatrix e dei suoi amici torturatori. In effetti, Neville non
diceva quasi più niente durante le riunioni dell'ES, ma si dedicava senza posa a ogni incantesimo e contromaledizione che Harry spiegava, il viso paffuto contratto per la concentrazione, indifferente alle ferite e agli incidenti, lavorando più duro degli altri. Migliorava così in fretta che dava quasi ai nervi, e quando Harry insegnò loro il Sortilegio Scudo (per riflettere fatture minori in modo che rimbalzassero contro l'assalitore) solo Hermione s'impadronì dell'incantesimo prima di Neville.
Jamie avrebbe dato qualsiasi cosa perché Harry migliorasse in Occlumanzia, quanto Neville in Difesa, la cicatrice bruciava sempre di più e diceva di peggiorare a ogni lezione. Jamie si impegnava con tutta sè stessa per riuscire a migliorare il prima possibile, ma ultimamente le lezioni non procedevano bene nemmeno per lei. Aveva paura, costantemente paura. Non riusciva a togliersi dalla testa quella risata,  svuotare la mente le era impossibile, e Piton perdeva spesso la pazienza, tanto che più di una volta erano finiti a urlarsi contro, e Jamie era uscita sbattendo la porta.
«Forse è un po' come una malattia» disse Hermione preoccupata, quando Harry confidò che la cicatrice faceva sempre più male da quando aveva iniziato Occlumanzia. «Un'influenza, qualcosa del genere. Deve peggiorare prima di poter migliorare».
«Sono le lezioni di Piton che la fanno peggiorare» rispose Harry. «Non ne posso più di questo dolore alla cicatrice, e mi sono stufato di camminare lungo quel corridoio tutte le notti». Si strofinò la fronte con rabbia. «Vorrei solo che quella porta si aprisse, mi sono stufato di stare lì a guardarla...»
«Non scherzare» lo interruppe Hermione brusca. «Silente non vuole che tu sogni quel corridoio, o non avrebbe chiesto a Piton di insegnarti Occlumanzia. Devi solo impegnarti un po' di più».
«Io mi sto impegnando» protestò Harry, punto sul vivo. «Provaci tu qualche volta... Piton
che cerca di entrarti nella testa... non è proprio uno spasso, sai»
«Forse...» cominciò Ron.
«Forse cosa?» sbottò Hermione.
«Forse non è colpa di Harry se non riesce a chiudere la mente» disse cupo Ron.
Jamie che fino a quel momento si era morsa le labbra per non parlare, alzò gli occhi su Ron, pieni di indignazione.
«In che senso?» chiese Hermione.
«Be', forse Piton non sta proprio cercando di aiutarlo...» Harry, Jamie e Hermione lo fissarono. Ron
li ricambiò con uno sguardo gravido di significati. «Forse» ripeté a voce ancora più bassa, «invece, cerca di aprire la mente di Harry un po' di più... per facilitare Voi-Sapete...»
«Taci, Ron» intervenne Hermione infuriata. «Quante-»
«Ron» sbottò Jamie con forza «smettila di dire idiozie, Piton non sta facendo niente del genere» Harry non aveva bisogno di un altro motivo per mandare al diavolo l’ Occlumanzia. Non l’avrebbe permesso.
«E tu come lo sai?»
«Io sto riuscendo in Occlumanzia, brutto caprone. E l’unico motivo per cui tu non ci riesci» si rivolse a Harry «è perché non ti applichi. Tu non vuoi veramente migliorare. Tu vuoi continuare a vedere quelle cose, non puoi farne a meno. Sei un idiota» incrociò le braccia e affondò di più nella poltrona, mentre Ron e Hermione la guardarono esterrefatti e Harry infuriato «Davvero? Credi che mi piaccia vedere quelle robe? Credi che mi diverta a sentire quello che sente lui tutto il tempo?»
«Beh, a questo punto sì»
«Ma va’ al diavolo»
«Vacci tu»
«Ehm, ragazzi» s’inserì Hermione «Non litigate...Harry, Jamie è solo preoccupata per te» Jamie distolse lo sguardo imbronciato fissandolo sul bracciolo della poltrona. «Lo sa che in realtà ti stai impegnando. E Tu Ron» voltò lo sguardo sul rosso e il tono divenne severo «Hai sospettato di Piton, e quando mai hai avuto ragione? Silente si fida di lui, lavora per l'Ordine, e questo ci deve bastare».
«Era un Mangiamorte» insisté Ron. «E non abbiamo mai avuto la prova che abbia davvero
cambiato bandiera».
«Silente si fida di lui» ripeté Hermione. «E se noi non possiamo fidarci di Silente, non possiamo fidarci di nessuno».
 
  Jamie scendeva le scale dei Sotterranei e a ogni scalino emetteva uno sbuffo, l’idea di un’altra lezione disastrosa la atterriva e si sentiva già stanca all’idea di dover discutere con Piton.
Si fermò davanti alla porta dell’ufficio, chiuse gli occhi e prese un sospiro «Coraggio, sei forte, lo sai fare...lo hai già fatto. Andrà bene. Non pensarci...non pensare a niente» prese un altro respiro «Sì...non penso a niente» Bussò, e la voce di Piton le diede il permesso di entrare.
«’ Sera, professore» senza guardarlo si sedette sulla solita sedia e appoggiò la borsa.
Piton, non parlò e si limitò a estrarre i suoi ricordi e a riporli nel Pensatoio.
Jamie, aspettava, seduta a braccia conserte, l’ordine di alzarsi e estrarre la bacchetta, la mano era già attorno al manico sotto il mantello.
«Legillimens» di colpo un lampo di luce. Capì troppo tardi quello che stava succedendo.
«Forse invece, cerca di aprire la mente di Harry un po' di più... per facilitare Voi-Sapete...» 
«Taci, Ron» Hermione era infuriata.
 
Lei e Ron si guardavano in silenzio nel Dormitorio maschile.
 
Harry rideva riverso sul pavimento.
 
«Ha un nome?» alzò l’orso mettendolo tra loro
«Certo che no» affermò Gabriel con tutto l’orgoglio e la dignità maschile che possedeva
Jamie annuì «Posso dargliene uno io?»
 
Harry rideva, la bocca distorta da quella folle e malata risata
 
Jamie era in piedi davanti al letto di Harry, lui dormiva.
 
Il vortice di pensieri si dissolse per un istante a causa di uno più lucido. Bastardo. Fuori. fuori dalla mia testa.
Era riversa di lato sul pavimento, sentiva il legno duro dello schienale contro la schiena. La testa le rimbombava, faceva male. Jamie alzò gli occhi su Piton.
«Venti punti in meno a Grifondoro per un linguaggio poco appropriato» disse lui con voce annoiata. Alzò di nuovo la bacchetta. Jamie sgranò gli occhi «Aspetti, non son-»
«Legillimens»
 
Stava prendendo a pugni i Gargoyles, il suo sangue macchiava la pietra.
 
Signor Malfoy» il saluto uscì molto simile a un sibilo.
«Il Ministro mi stava giusto raccontando che te la sei cavata, Potter» disse Malfoy in modo strascicato «Assolutamente stupefacente come continui a strisciare fuori dai buchi più stretti, molto serpentesco direi.»
Il signor Weasley strinse la spalla di Jamie in segno di avvertimento. «Una cosa in cui è molto bravo anche lei»
Caramell si accigliò «Cosa vorresti insinuare, Potter?» disse «Non è questo il modo di-»
«La stessa cosa che voleva insinuare il signor Malfoy, suppongo»
 
Harry rideva, le mani battevano a terra, a ritmo di quell’euforia.
 
«Può smetterla di odiarci così tanto? Almeno un po’»
 
Jamie provò un improvviso senso di vergogna. No.No.No.  Expelliarmus.
 
Un uomo e una donna stanno litigando. Un bambino è rannicchiato in un angolo, le mani premute sulle orecchie. L’uomo ha in mano una bottiglia mezza vuota, colpisce la donna con un pugno, lei cade a terra e urla. Il bambino si alza e corre accanto alla donna, le lacrime agli occhi «Smettila, basta. Perché ci odi tanto?»
 
Era di nuovo sul pavimento, le gambe le facevano male, la mano era alzata e stringeva la bacchetta.
Piton era finito contro gli scaffali. La bacchetta gli era volata via di mano.
Jamie si tirò a sedere, la schiena le mandò una fitta, e la pelle delle gambe tirava da morire. Si accorse di essere quasi contro la parete e si appoggiò al muro.
«Alzati» disse Piton e recuperò la bacchetta da terra e con un incantesimo mise a posto la sedia.
«Non ci sono stati molti progressi, ma dopo le ultime lezioni disastrose non è stato un tentativo troppo scarso»
Jamie si alzò, barcollò, le gambe erano indolenzite e la schiena le mandò un’altra fitta. «Non mi ha dato il tempo di prepararmi, non avevo nemmeno estratto la bacchetta» si lasciò cadere sulla sedia.
«Potter, credi che se il Signore Oscuro ti attaccasse si assicurerebbe che tu fossi pronta?» Piton si voltò verso gli scaffali «Inoltre, avevi la mano attorno la bacchetta, avresti potuto reagire molto prima se ti fossi applicata. Invece ti sei di nuovo lasciata sopraffare dalle emozioni, mi chiedo se l’essere duri di comprendonio sia genetico» si voltò, con in mano una fiala piena di un liquido viola
«Hai picchiato la testa prima, bevi questa» aggirò la scrivania e gliela porse.
Jamie sgranò gli occhi per la sorpresa ma prese la fiala «Come tentativo di avvelenarmi non è granché»
Piton le diede un leggero scappellotto «Chiudi quella dannata bocca e bevi » disse glaciale «Poi puoi andare. Per oggi basta così»
 
Jamie si era ritirata presto quella sera, con sommo disappunto di Fred e George che la ritenevano troppo seria. Non poteva dar loro torto, non aveva ancora fatto uno scherzo degno di tale nome dall’inizio dell’anno. Doveva rimediare, ma davvero non aveva tempo tra il Quidditch, i compiti, le riunioni dell’ES e  le lezioni con Piton.
Abbracciò il cuscino e accarezzò la zampa di Mr. Muffin
«Con mi non sei mai estata così affettuosa» brontolò Moccì dalla spalliera
Jamie alzò la mano e accarezzò il fianco del camaleonte « Gelosone»
Moccì emise uno strillo di protesta «Liberatene»
«è un regalo di Gabriel»
Moccì tacque per un istante «Non dirgli niente e liberatene»
«Moccì» Jamie gli diede un colpetto col dito, poi prese Mr. Muffin sollevandolo davanti al viso,«Io lo trovo adorabile, vero Mr Muffin?»
«Bah, è un nome stupido, una persona si intelligente como lui come può avergli dato un nome tanto idiota»
Jamie gli fece il verso poi ripose: «Guarda che l’ho chiamato io così»
«Ora tutto as un perchè»
Jamie alzò gli occhi al cielo e giocherellò con l’orsacchiotto, quando sentì qualcosa di secco sotto il la zampa sinistra dell’orso. Non ci aveva mai fatto caso prima. Prese la bacchetta e la puntò sull’orso «Lumos», alzò la zampa chiara dell’orso, c’erano delle lettere, scritte con quello che sembrava inchiostro, Jamie strizzò gli occhi «Artù» lesse sottovoce «Artù» rivoltò l’orsacchiotto e un bottone azzurro e uno rosso la fissarono di rimando «Ti chiami così?» sorrise compiaciuta «Ma allora ce l’hai un nome» rise «Il tuo ex padroncino è un gran bugiardo»
 
«L’Ordine di questi libri è davvero imbarazzante. Come si fa a mettere al posto di Paracelso una copia di un orrendo libro di Allock, non dovrebbero nemmeno coesistere nello stesso universo»
Jamie lo osservava seduta al tavolo «Sì, come hanno osato fare quest’affronto? »gli diede corda per gioco, poi batté una mano sulla panca accanto a lei «Vieni a sederti qui»
Gabriel la ignorò «Come pensano che facciamo a studiare se non ci mettono a disposizione quello di cui abbiamo bisogno»
Jamie strabuzzò gli occhi, Gabriel era davvero un Prefetto mancato «Sì, rendiamo la cosa pubblica e facciamo annullare gli esami»
«Io sono serio. Madama Pince dovrebbe fare meglio il suo lavoro, ha da fare solo quello»
«Sì, a parte appartarsi negli angoli bui con Gazza a fare cosacce»
Gabriel si voltò verso di lei, esterrefatto e disgustato «Cosa?»
Jamie rise e batté di nuovo la mano sulla panca «Vieni a sederti qui»
Gabriel sbuffò, ma obbedì «Che c’è?»
Jamie gli prese le mani «Mr. Muffin»
«Mr. Muffin?»
«Ha un problema»
«Vuole disertare le lezioni di Valzer?»
«Oh no, per quello è molto dotato»
«Buono a sapersi»
« Ma ha un conflitto interiore»
«Oh santo cielo» Gabriel fece per alzarsi ma Jamie lo trattenne «No, devi ascoltare»
«Perché mi sembra una conversazione senza senso?», ma si risedette sulla panca.
«Non è senza senso»
«Un orsacchiotto di pezza con un conflitto interiore a te pare normale?»
«No, è per quello che ti ho detto che ha un problema»
Gabriel la guardò senza parole «Sei riuscita a fregarmi» sospirò «Vai avanti»
Jamie sorrise, ma tornò seria subito dopo «Ha una crisi di identità»
«Non identificarlo con te»
Jamie gli mollò una sberla sulla spalla «è confuso.  Io l’ho chiamato Mr. Muffin, ma non credo che gli piaccia e senta suo questo nome»
L’espressione di Gabriel si fece diffidente per un istante e Jamie ghignò tra sé. «Ho paura di chiederti come fai a saperlo»
«Oh, quello non è importante. Ma credo che dovrei trovargli un altro nome»
«Mi sembra un idea sensata, per quanto lo possa essere questa conversazione»
«E tu dovresti darmi una mano, lo conosci meglio di me»
«Io e lui non abbiamo mai parlato di queste cose»
«Sì, in effetti vi immagino a parlare di donne e azioni di borsa con la pipa in bocca» faticava a non ridere «Ma avrai pur un nome da proporre»
Gabriel strinse gli occhi e la guardò in silenzio, Jamie stava per scoppiare a ridere «Tu lo sai»
Jamie rise «Oh sì, piccolo Merlino»
«Come lo hai scoperto?»
«Me lo ha detto l’orso»
«La versione per le persone sane di mente?»
«Era scritto sotto la zampa»
«Ah» sbottò Gabriel «Me ne ero dimenticato, accidenti»
Jamie continuava a sorridere «Perché non me lo hai detto?»
«Volevo lasciarti libera di chiamarlo come volevi»
«Hmm» Jamie gli accarezzò le mani «La versione priva di orgoglio maschile?»
«Volevo salvare l’orgoglio maschile che tu hai appena annientato»
«è quello che sospettavo»
Si guardarono negli occhi per qualche secondo in silenzio poi scoppiarono a ridere.
«Perché proprio Artù?» gli chiese Jamie
«Uno dei suoi significati è orso, mi sembrava adatto»
«Hmm...Parsifal...Artù...dimmi, se avremo un gatto dovrò temere un nome tipo Galahad o Lancillotto?»
«Perché mai dovremmo avere un gatto ?»
«Come perché?» Jamie lo guardò incredula e mise le mani avanti «Senti, io te lo dico, in questo caso dovremo rivedere il nostro rapporto, perché non so se voglio passare la mia vita senza avere un gatto»
«Se ti piacevano così tanto perché non ne hai preso uno?»
«Zia Petunia sarebbe morta di allergia e» si bloccò con l’indice appoggiato sulle labbra «Già, perché non l’ho fatto?»
Gabriel rise. «Avremo un gatto, d’accordo»
«E potrò chiamarlo come voglio?»
«D’accordo...anche se penso che Lancillotto per un gatto-»
«No, no» disse con un sorriso a trentadue denti «Il nostro gatto sarà cicciotto, pieno di pelo e si chiamerà Cupcake»
«Perché deve essere grasso?»
Jamie lo ignorò come rendendosi conto di qualcosa «E a proposito, se avessimo dei figli...»
«Li vuoi grassi anche loro?»
«Insomma, fate silenzio questa è una Biblioteca» Madama Pince era sbucata da dietro uno scaffale.
«Ci scusi» disse Jamie

Gabriel si voltò del tutto verso la Bibliotecaria «E a proposito del fatto che questa è una Biblioteca, io ho un reclamo da fare...»



Tana del Camaleonte:

Eccoci qua! Inanzitutto cosa che non ho fatto prima, ringrazio chi contniua a leggere questa storia, nonostante le mie debacle nell'aggiornare e grazie soprattuto a 
Vale LovegoodHufflerin_Tassoverde (grazie per non avermi inviato McNair a proposito xd), e ILoveZioVoldy per le loro fantastiche recensioni,
Spero che il capitolo sia valsa l'attesa

Alla prossima (vi giuro che farò di tutto per essere puntuale)

Eltanin ;)

 

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Capitolo 17
*** In cui Jamie dovrebbe prendere esempio da Cho ***


Ciao a tutti, 

stavolta sono stata puntuale xd quindi eccovi qua il nuovo capitolo

Buona lettura!




Con le solite preoccupazioni e tante cose da fare (una sconcertante quantità di compiti che spesso tenevano in piedi gli allievi del quinto oltre la mezzanotte, le riunioni segrete dell'ES e le lezioni con Piton) gennaio parve passare a una velocità allarmante.
Jamie brontolava contro il calendario ogni giorno di più, l’idea che Harry e Cho avrebbero passato San. Valentino insieme la irritava, tanto che tentò di somministrare a Cho dei pasticcetti vomitevoli, ancora in fase di rodaggio, convinta che se Harry l’avesse vista in quello stato non le si sarebbe più avvicinato. Il suo piano però non andò a buon fine, fu una delle amiche di Cho a mangiare i pasticcetti e ogni suo altro tentativo di sabotaggio, da quel momento in poi venne intercettato in tempo da Hermione...
Jamie era nascosta dietro l’angolo, mentre sentiva Cho e le sue “Cornacchie ridanciane”, come le aveva rinominate, essere prese da sfrenati risolini. Era indecisa se lanciarle una fattura o metterle qualcosa nel succo di zucca del pranzo, ad ogni buon conto, aveva estratto la bacchetta.
«È arrivata» esclamò una voce alle sue spalle
Jamie fece un salto «Woah»  si voltò e vide Hermione fissarla con un sorriso compiaciuto «Giuro che ti metterò un campanellino al collo uno di questi giorni» disse con una mano sul petto
«Stavi di nuovo pedinando Cho?» chiese Hermione con un fare saputello
«Sì, e tu mi hai impedito di attuare il mio piano» incrociò le braccia «di nuovo»
«Beh, stavolta non l’ho fatto apposta, ma meglio così»
«Si può sapere  da che parte stai?»
«Dalla parte di Harry»
«E io e Ginny? Noi ragazze dovremmo essere unite»
«Ginny sta con Michael Corner e l’unica a cui interessa importunare Cho sei tu»
«Davvero vuoi che quella piattola...»
Le mise le mani sulle spalle «Avrai dei nipoti dai capelli neri e bellissimi», poi s’incamminò «Adesso andiamo, è ora di pranzo»
«E dal pianto facile» disse un attimo prima di seguirla. «che volevi dire prima con “è arrivata?”»
«Oh sì, Rita Skeeter mi è ha risposto» le passò la lettera «Ha accettato»
«Non poteva fare altrimenti» sorrise Jamie  «Quando può venire?» chiese mentre leggeva la lettera
«Le ho chiesto di venire per la prossima uscita a Hogsmeade. È la nostra unica occasione»
«Ma la prossima uscita non è-»
«San Valentino, sì. Ma Gabriel capirà, no?»
«Non è lui il problema... Angelina ha detto che dovremmo allenarci tutto il giorno e io non me la sento di contraddirla...anche perché ha ragione, facciamo schifo»
«Jamie, ma non puoi mancare. Rita Skeeter vorrà parlare anche con te. Spostate l’allenamento a più tardi, in fondo sei tu il capitano»
«D’accordo, nel caso riuscissi a evitare una morte dolorosa, o nel caso in cui Angelin non decida di legarmi alla scopa, ci sarò»
«Ottimo» sorrise Hermione «Ora dobbiamo solo dirlo a Harry».
Jamie dopo qualche secondo scoppiò a ridere «Che c’è di divertente?»
«Niente, solo...» disse tra le risa che a Hermione sembravano un tantino folli e diaboliche «Senza volerlo mi hai aiutato»
 
«Senti, Harry» disse Hermione durante il pranzo, «è una cosa importante. Credi che possiamo
incontrarci ai Tre Manici di Scopa verso mezzogiorno?»
«Alla prossima uscita?» chiese perplesso. «Be'... non so» rispose esitante. «Cho forse si aspetta che passiamo tutta la giornata insieme. Non abbiamo ancora deciso cosa fare».
«Porta anche lei, allora» incalzò Hermione e Jamie si strozzò con il succo, tanto che qualche spruzzo arrivò in faccia a Ron . «Verrai?»
«Va bene... ma perché?»
«Non ho tempo di spiegartelo adesso, devo rispondere subito a questa» disse alzandosi «Fai in modo di venire anche tu» disse a Jamie, prima di dirigersi a passo spedito fuori dalla Sala Grande con la lettera in una mano e un panino nell’altra.
«Si può sapere che state combinando?» chiese Harry
Jamie sbuffò  e si alzò «Devo andare a parlare con Angelina»
«Farai annullare l’allenamento?» chiese Ron speranzoso
Harry gli lanciò un’occhiata cupa.
«Lo rimanderò al tardo pomeriggio»
Fu difficile, ma Angelina alla fine cedette e permise solo a Jamie di unirsi più tardi all’allenamento.
 
Il 14 febbraio arrivò, e contro ogni suo malefico piano, Harry si incontrò con Cho all’uscita del castello. Li seguì con lo sguardo, lanciando improperi, mentre Gabriel la trascinava lungo il viale, rifiutando ogni volta le sue proposte di un appuntamento a quattro.
Stavano passeggiando lungo la via principale , quando Jamie vide Harry e Cho. Aveva appena cominciato a piovere e dopo qualche secondo li vide imboccare una via che conosceva molto bene. Sorrise. «Ehi, perché non andiamo da Madama Piediburro?»
Gabriel smise di osservare la vetrina di Scrivenshaft e si voltò verso di lei «Hai idea di quello che ci sarà lì oggi? Putti che sputano coriandoli , coppiette con le labbra incollate...»
«Hmm, la competizione ti spaventa?» gli chiese con un sorriso malizioso.
«Ti devo ricordare che tutte le volte che siamo entrati continuavi a voler ordinare un paraocchi e hai tentato di fabbricarne uno con le carte dei cupcake?»
Mise le mani suoi fianchi«Ci sarei riuscita se avessero avuto della colla», poi sorrise e afferrò il suo braccio, saltellando come una bambina «Allora, ci andiamo? So che muori dalla voglia di mangiare dei cupcake e a me va della cioccolata, perciò...» lo tirò per un braccio.
Madama Piediburro fu contenta di vederli, era convinta che il loro amore fosse nato nel suo locale e per questo li aveva presi in simpatia.
«Oh, eccoli qui i miei ragazzi. State ancora insieme, che bello» li accolse con un sorriso gioioso «siete tornati dove tutto è cominciato, eh? Quale posto migliore per festeggiare San. Valentino»
«Per l’ennesima volta, non ci siamo innamorati qui» disse Gabriel esasperato.
«Sì, anche perché mi ha quasi insultato per la maggior parte del tempo»
«Certo che sì. Eri ficcanaso e invadente»
«Sapete che vi dico» continuò la donna come se non avesse sentito una parola «Oggi per voi la prima consumazione è gratis»
Jamie stese le labbra in un sorriso e si strinse a lui «L’ho amato appena l’ho visto»
Madama Piediburro sorrise e emise uno strillo eccitato.
«Accidenti, un delfino nel Sussex»  commentò Gabriel sotto voce.
«Ragazzi, mi fate davvero felice, questo è un luogo d’amore, ed è splendido che il vostro sia nato proprio qui»
«E se le dicessi che vogliamo fare qui il pranzo di nozze, eh?» disse Jamie con un sorrisone, «avremmo consumazioni gratis fino ai M.A.G.O?» fece l’occhiolino a Madama Piediburro
Gabriel le tappò la bocca con una mano «Ci faccia sedere. La scongiuro»
« Oh, ma certo, certo. Vorrete stare da soli, immagino» fece un altro risolino «Scegliete il tavolo che preferite, io arrivo subito per le ordinazioni»
«Grazie..» disse Jamie e si diresse verso un tavolo dove una coppietta si stava tenendo per mano e c’era l’alta probabilità che si stessero sussurrando frasi sdolcinate. «Ehi, ciao» i due alzarono lo sguardo su di lei «Spostatevi»
Gabriel la afferrò per le spalle trascinandola via «Parlava dei tavoli liberi»
«Oh, ma non eravamo i suoi clienti preferiti?» disse con un sorriso ironico, mentre si lasciava condurre verso un tavolo lungo la finestra. «Ehi, guarda. C’è Harry» imitò un tono sorpreso
Gabriel la guardò con uno sguardo esasperato «Perché sono più che certo che lo sapessi?»
«Perché sei un malfidente. Andiamo a salutarli» lo tirò per il braccio senza aspettare una risposta «Ehi, ragazzi» li salutò Jamie con un sorrisone. Cho si voltò verso di lei, aveva gli occhi lucidi e li asciugò in fretta con un fazzoletto in pizzo.
«Prendi esempio da lei» Gabriel le poggiò una mano sulla testa e indicò Cho «Vedi? Lei lo usa il fazzoletto»
Jamie gli diede una gomitata sulle costole «è un brutto momento?»
Harry la guardò come per dire: “ E lo chiedi anche?” «Volete sedervi con noi?»
«No» s’intromise Gabriel «Ci sediamo a quel tavolo. Vi lasciamo soli»
«Sicuri?» disse Harry, ma Gabriel aveva già trascinato Jamie a un tavolo vicino.
«Ma che fai?» gli chiese lei «Harry aveva bisogno di aiuto»
«Per qualche insano motivo ti sto aiutando, lasciali soli e questa sarà l’ultima  volta che lei gli girerà intorno»
«Andava male, dici?»
«Stava piangendo»
«Mah, conoscendola è più un abitudine che una garanzia»
Gabriel aveva ragione. Poco dopo, Cho parlò a voce così alta che molti nel locale presero a guardarli.
«Cupcake, più spettacolo» disse Jamie con un gesto della mano come se fosse l’assistente di un mago babbano, mentre un putto sputava coriandoli rosa su Gabriel.
«Oh, tu ne parli con Hermione Granger» urlò Cho con voce stridula, il volto bagnato di lacrime. Molte altre coppie smisero di baciarsi per guardare. «Ma non vuoi parlarne con me. F-forse è meglio se p-paghiamo e tu vai da Hermione Granger, visto che è quello che vuoi»
Jamie con un sorriso esterrefatto si voltò verso Gabriel «Mio eroe». Lui in risposta alzò gli occhi al cielo.
«Vai via» esclamò Cho, piangendo nel fazzoletto. «Non capisco perché mi hai chiesto di uscire se prendi appuntamenti con altre ragazze... quante altre ne vedi, dopo Hermione?»
«Ma non è così» disse Harry, che dopo un attimo prese a ridere. Quello era un errore.
Cho balzò in piedi. La sala da tè era silenziosa e tutti li guardavano.
«Ci vediamo, Harry» annunciò in tono melodrammatico, e tra lievi singhiozzi corse alla porta, l'aprì e si precipitò fuori, nella pioggia battente.
«Cho» esclamò Harry, ma la porta si era già richiusa con un vezzoso tintinnio.
Nella sala regnava un silenzio totale. Gli occhi di tutti erano puntati su Harry. Lui gettò un galeone sul tavolo, si tolse i coriandoli rosa dai capelli e seguì Cho fuori.
Jamie bevve in fretta un sorso di cioccolata «Hmm, su su, è già finita la gara a chi riesce a stare incollati di più senza respirare?». Lei e Gabriel si alzarono e presero i mantelli.  Tutti gli occhi prima puntati su Harry si spostarono su di lei, in silenzio. «Che c’è? Se non era una gara, cavolo, prendete fiato ogni tanto»
«Andiamo o rischiamo il linciaggio» disse Gabriel spingendola fuori.
«Harry non c’è» Jamie alzò il cappuccio del mantello «Sarà già ai Tre manici di scopa»
«Andiamo lì, allora. Ho bisogno di un posto dove una dannato putto non ti sputi addosso coriandoli»
 
I Tre Manici di Scopa era affollato, c’era da aspettarselo con quella pioggia. Dopo qualche secondo, sentirono una voce che li chiamava «Jamie, Gabriel. Di qua», Hermione sventolava la mano dall’altro lato del locale. Harry era seduto accanto a lei. al loro tavolo c’erano anche Luna Lovegood,  e Rita Skeeter.
«Ciao» Hermione scivolò lungo la panca per far loro spazio «Siete, in anticipo. Lo stavo giusto dicendo a Harry, vi aspettavamo come minimo tra un’ora. Pensavo voleste godervi San Valentino»
«Oh, credimi me lo sono goduto più che abbastanza» disse Jamie con un sorriso a trentadue denti, ancora troppo compiaciuta dalla litigata tra Cho e Harry per accorgersi di aver fatto un doppio senso. Gabriel si passò una mano sul viso, borbottando confuse parole di imbarazzo.
Rita Skeeter si mise più comoda e guardò Jamie e Gabriel con avidità «Allora, state ancora insieme vedo» Aprì la borsetta di coccodrillo e vi rovistò dentro. «Forza, voglio tutti i particolari»
«Non sono affari suoi, gliel’ho già detto» disse Hermione con un tono che non ammetteva repliche «Quindi può metterla via subito»
Rita era stata sul punto di cavare dalla borsetta una piuma verde acido. Con l'aria di una che è stata costretta a ingoiare Puzzalinfa, richiuse di colpo la borsetta.
«Bene, direi che possiamo cominciare» disse Jamie con uno sguardo d’intesa a Hermione.
«Sì, direi di sì» rispose fredda Hermione.
«Che cos’avete in mente?» chiese Harry.
La disoccupazione non si addiceva a Rita. I capelli, che un tempo erano acconciati in eleganti riccioli, ora le pendevano flosci e spettinati attorno al viso. Lo smalto scarlatto sui suoi artigli di cinque centimetri era scheggiato e mancavano un paio di pietre false nella montatura degli occhiali a farfalla. Bevve un altro sorso e chiese a denti stretti: «È carina, Harry?»
«Un'altra parola sulla vita sentimentale di Harry, o su quella di Jamie» aggiunse notando che Rita stava per parlare di nuovo «e il patto è cancellato, è una promessa» intervenne Hermione, irritata.
«Quale patto?» chiese Rita, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. «Tu non hai parlato di nessun patto, Signorina Sotutto, mi hai solo detto di venire qui. Ah, ma uno di questi giorni...» ed emise un sospiro vibrante.
«Sì, sì, uno di questi giorni scriverà un sacco di storie orrende su Harry, Jamie e me» concluse
Hermione in tono indifferente. «Perché non cerca qualcuno a cui interessi?»
«Quest'anno ne hanno già scritte parecchie su Harry senza il mio aiuto» osservò Rita, lanciandogli
un'occhiata da sopra l'orlo del bicchiere, e aggiunse in un roco sussurro: «Come ti sei sentito, Harry? Tradito? Turbato? Frainteso?»
«È arrabbiato, è ovvio» rispose Jamie con voce dura e limpida. «Perché ha detto la verità al Ministro della Magia, ma il Ministro è troppo idiota per credergli».
«Dunque continui a sostenere che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è di nuovo tra noi?» chiese Rita, abbassando il bicchiere e lanciando a Harry uno sguardo perforante, mentre il suo dito si allungava goloso verso il fermaglio della borsetta di coccodrillo. «Sostieni tutte  le idiozie che dice Silente sul fatto che Tu-Sai-Chi è tornato e tu sei l'unico testimone?»
«Non sono l'unico testimone» ringhiò Harry. «C'erano anche almeno una decina di Mangiamorte. Vuole i nomi?»
«Non vedo l'ora» sospirò Rita, frugando nella borsa e guardandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. «Un titolone: Potter accusa. Sottotitolo: Harry Potter fa i nomi dei Mangiamorte ancora fra noi. E poi, sotto una tua bella foto, Harry Potter, 15 anni, adolescente disturbato, sopravvissuto all'attacco di Voi-Sapete-Chi, ieri ha provocato una tempesta accusando rispettabili ed eminenti membri della comunità dei maghi di essere Mangiamorte...» La Penna Prendiappunti era già nella sua mano, a metà strada verso la bocca, quando l'espressione rapita svanì dal suo volto. «Ma naturalmente» proseguì, abbassando la penna e lanciando sguardi di fuoco a Hermione, «la Signorina Perfettini non vorrebbe mai un articolo del genere, giusto?»
«A dire il vero» ribatté soave Hermione, «è esattamente quello che la Signorina Perfettini vuole».
Rita la fissò. Harry anche. Luna, dal canto suo, canticchiava con aria svagata “Perché Weasley è il nostro re e mescolava la sua bibita con un bastoncino su cui era conficcata una cipollina. Jamie scoppiò a ridere «Sì, avete capito bene. È esattamente quello che vogliamo, Mrs. Beettle»
«Voi volete che io scriva un'intervista con lui su Tu-Sai-Chi?» chiese Rita in un sussurro.
«Precisamente» rispose Hermione. «La vera storia. Tutti i fatti, tali e quali Harry li riferisce.
Le racconterà tutti i particolari, le dirà i nomi dei Mangiamorte che ha visto lì, le descriverà l'aspetto di Voldemort adesso... oh, si controlli» aggiunse in tono sprezzante, lanciando un tovagliolino attraverso il tavolo. Rita, infatti, al nome di Voldemort aveva fatto un tale balzo che si era versata addosso metà del suo Whisky Incendiario.
Rita tamponò l'impermeabile sporco, sempre fissando Hermione. Poi disse schietta: «Il Profeta non lo pubblicherebbe. Nel caso tu non l'abbia notato, nessuno crede alla sua panzana. Tutti pensano che sia un mentecatto. Ecco, se mi lasci scrivere la storia in questo senso...»
«Non ci serve un altro articolo sulla pazzia di Harry» disse Jamie con forza «Ne abbiamo già troppi, grazie. Voglio che gli sia data l'occasione di dire la verità»
«Non c'è mercato per un articolo del genere» ribadì Rita, gelida.
«O per meglio dire Il Profeta non lo pubblicherebbe perché Caramell non vuole» incalzò
Hermione, irritata.
Rita la fissò a lungo, con durezza. Poi si sporse in avanti, appoggiandosi al tavolo, e disse in tono pratico: «D'accordo, Caramell fa pressione sul Profeta, ma è lo stesso. Non usciranno con un articolo che mette Harry in buona luce. A nessuno interessa. È contrario agli umori del pubblico. Quest'ultima evasione da Azkaban ha già preoccupato la gente a sufficienza; nessuno vuole credere che Tu-Sai-Chi è tornato».
«Perciò La Gazzetta del Profeta esiste solo per dire alla gente quello che vuole sentirsi dire?» chiese Jamie, caustica.
Rita si abbandonò contro lo schienale, le sopracciglia inarcate, e finì di bere il suo whisky.
«Il Profeta esiste per vendere, sciocca» rispose con freddezza.
«Mio padre dice che è un giornalaccio» disse Luna, entrando a sorpresa nella conversazione.
Succhiando la cipollina del suo cocktail, scrutò Rita con gli enormi occhi sporgenti e un po' folli. «Lui pubblica storie importanti, che il pubblico deve conoscere. Non gli importa di fare soldi».
Rita la guardò con disprezzo.
«Immagino che tuo padre sia il direttore di qualche stupido bollettino di paese, eh?» disse «Venticinque modi per confondersi con i Babbani e le date dei prossimi saldi?»
 «No» rispose Luna, immergendo di nuovo la cipollina nella sua Acquaviola, «è il direttore del
Cavillo».
Rita sbuffò così forte che i clienti del tavolo accanto si voltarono. «Storie importanti che il pubblico deve conoscere, eh?» replicò sprezzante. «Ci potrei concimare il giardino, con quella robaccia».
«Be', questa è la sua occasione per alzare un po' il livello» disse Hermione, soave. «Luna dice che suo padre sarebbe felice di accettare l'intervista di Harry. Ecco chi la pubblicherà».
Rita le fissò entrambe per un momento, poi scoppiò in una sonora risata.
«Il Cavillo» sghignazzò. «Ma credete che la gente lo prenderà sul serio se viene pubblicato
sul Cavillo?»
«Alcuni no» rispose Hermione con voce misurata. «Ma la versione che ha dato La Gazzetta del Profeta della fuga da Azkaban presenta notevoli lacune. Credo che molti si chiedano se non esiste una spiegazione migliore, e se c'è una storia alternativa, anche se è pubblicata in un...» lanciò un'occhiata di sbieco a Luna, «in una rivista.... insolita...ecco... credo che avranno voglia di leggerla».
Rita non disse nulla per un po', ma fissò Hermione con la testa appena inclinata.
«Va bene, ipotizziamo per un attimo che io accetti» disse d'un tratto. «Quanto ci guadagno?»
«Non credo che papà paghi proprio le persone perché scrivano sulla rivista» rispose Luna
sognante. «Lo fanno perché è un onore, e naturalmente per vedere il loro nome pubblicato».
Rita Skeeter fece di nuovo la faccia di una che ha della Puzzalinfa in bocca e si rivolse a
Hermione.
«Devo farlo gratis?»
 «Be', sì» rispose tranquilla Hermione, bevendo un sorso della sua bibita. «Altrimenti, come ben sa, informerò le autorità che lei è un Animagus non registrato. Naturalmente Il Profeta la pagherebbe profumatamente per un resoconto diretto della vita ad Azkaban».
Jamie guardò Hermione con un sorriso compiaciuto «Ecco perché sei la mia migliore amica» poi guardò Rita Skeeter «Ehi, mrs. Beetle, quest’articolo sarà un successone vedrà, farà molto più scalpore che un altro articolo sulla nostra pazzia. Di quelli ce ne sono a bizzeffe e nessuno ci fa più caso, ma questo...Faremo in modo che lo leggano tutti, non si preoccupi»
«Immagino di non avere scelta, no?» chiese, la voce che tremava appena. Aprì di nuovo la borsetta di coccodrillo, ne trasse un pezzo di pergamena e sollevò la Penna Prendiappunti.
«Papà ne sarà contento» disse Luna allegra. Un muscolo della mascella di Rita si contrasse.
«Allora, Harry?» chiese Hermione. «Pronto a dire la verità alla gente?»
«Direi di sì» rispose Harry, guardando Rita che faceva dondolare la Penna Prendiappunti sulla pergamena.
«Fuoco alle polveri, Rita» disse serena Hermione, pescando una ciliegia dal fondo del suo
bicchiere.
 
«Ma io non ti trovo brutta» disse Harry, perplesso.
Hermione rise.
«Harry, sei peggio di Ron... no, è impossibile» sospirò, mentre Ron e Jamie si univano a loro per cena, infangati e imbronciati. «Senti... si è arrabbiata quando le hai detto che volevi vedermi, così ha cercato di farti ingelosire. Era il suo modo per scoprire quanto ti piace».
«Era per questo?» domandò Harry, mentre Ron e Jamie si lasciavano cadere sulla panca di fronte a
loro e Ron si avvicinava tutti i piatti a portata di mano. «Ma non sarebbe stato più semplice
chiedermi se mi piaceva più di te?»
«Le ragazze non fanno quel tipo di domande» rispose Hermione.
«Ah, state parlando di Cho» Jamie sorrise, senza però la solita allegria, e afflosciò la testa sulla spalla di Ron.
«Be', dovrebbero» esclamò Harry. «Così avrei potuto dirle quanto mi piace, e lei non si sarebbe agitata di nuovo per la storia di Cedric»
«Non sto dicendo che ha fatto una cosa ragionevole» ribatté Hermione
«Perché è stata totalmente folle, credimi, andrebbe d’accordo con Allock» disse Jamie  mentre Ginny si univa a loro, infangata quanto Ron e Jamie e altrettanto di malumore.
«Lo so» disse Hermione paziente «Sto solo cercando di farglii capire come si sentiva in quel momento».
«Dovresti scrivere un libro» disse Ron, tagliando la sua patata, «con la traduzione di tutte le
scemenze che fanno le ragazze, così i ragazzi capirebbero».
«Proprio così» approvò Harry con calore, guardando il tavolo di Corvonero. Cho si era
appena alzata e,  senza guardarlo, uscì. Piuttosto avvilito, Harry si rivolse a Ron, Jamie e Ginny. «Com'è andato l'allenamento?»
«Come il tuo appuntamento con Cho, solo senza coriandoli a rendere buffo il tutto» Jamie si servì un quarto di torta al cioccolato e uno di torta di zucca.
«In poche parole un incubo» rispose Ron scontroso.
«Oh, dài» disse Hermione, guardando Ginny, «sono sicura che non è vero...»
«Invece sì» la interruppe Ginny. «Raccapricciante. Angelina era quasi in lacrime, alla fine».
«Credo stia tentando di annegarsi nelle docce anche lei» Jamie puntellò la fetta al cioccolato «Deve essere una prerogativa dei capitani»
«Veramente il capitano sei tu» disse Ginny
Jamie sospirò «Oh, accidenti, è vero» lanciò la forchetta sul piatto con aria sconsolata «Ora dovrò andare a annegarmi»
 
Jamie, Ron e Ginny andarono a ripulirsi, dopo cena; Harry e Hermione tornarono nell'affollata sala
comune di Grifondoro e alla loro solita catasta di compiti. Harry stava litigando da mezz'ora
con una nuova carta astrale, quando comparvero Fred e George.
«Ron e Ginny non ci sono?» chiese Fred guardandosi intorno mentre prendeva una sedia. «E Jamie?»
Quando Harry scosse il capo, aggiunse: «Bene. Stavamo guardando l'allenamento. Li faranno a pezzi. Senza di noi fanno veramente schifo».
«Non è che vi date troppa importanza?» chiese una voce irritata.
Fred fulminò Harry con lo sguardo «Avevi detto che non c’era»
Jamie si avvicinò a loro, si alzò sulle punte e mollò a Fred uno schiaffo sul coppino «Devo ricordarvi di chi è la colpa se dobbiamo fare a meno di voi?» si lasciò cadere sul divano accanto a George «E poi non facciamo tutti schifo»
«È vero, Ginny non è male» disse con onestà George. «Anzi non so come ha fatto a diventare così brava visto che non l'abbiamo mai lasciata giocare con noi».
«È da quando aveva sei anni che entra di nascosto nel vostro capanno delle scope in giardino e le usa quando non ci siete» rivelò Hermione da dietro una traballante pila di libri di Antiche Rune.
«Oh» disse George, ammirato. «Be', adesso si spiega».
«Ron ha parato almeno un tiro?» chiese Hermione, emergendo da Geroglifici e Logogrammi
Magici.
«Sì, può farcela se crede che nessuno lo guardi» rispose Fred, alzando gli occhi al cielo. «Quindi sabato basta che chiediamo al pubblico di voltarsi ogni volta che la Pluffa arriva dalla sua parte». Si alzò di nuovo, inquieto, e andò verso la finestra, a osservare i prati bui. «Il Quidditch era quasi l'unica cosa per cui valesse la pena stare in questo posto».
Hermione lo guardò severa. «Tra poco hai gli esami»
 «Te l'ho già detto, non ce ne frega tanto dei M.A.G.O.» rispose Fred. «Le Merendine Marinare sono pronte a decollare, abbiamo scoperto come liberarci di quei brufoli, bastano due gocce di Purvincolo. Ce l'ha suggerito Lee».
George sbadigliò  e guardò sconsolato il nuvoloso cielo notturno. «Non so nemmeno se ho voglia di vederla, questa partita. Se Zacharias Smith ci batte, potrei essere costretto a uccidermi».
Jamie gemette e nascose il viso nella spalla di George.
«A uccidere lui, casomai» disse deciso Fred.
«Ecco il problema del Quidditch» osservò Hermione in tono distratto, di nuovo china sulla sua traduzione runica, «crea tensione e conflitto tra le Case».
Alzò il capo per cercare la sua copia del Sillabario dei Sortilegi e vide che Fred, George, Jamie e
Harry la fissavano con un misto di disgusto e incredulità.
«Be', è vero» sbottò con impazienza. «È soltanto un gioco, no?»
«Hermione» disse Harry scuotendo la testa, «sei brava sui sentimenti e tutto il resto, ma il Quidditch proprio non lo capisci».
«Forse no» convenne lei cupa, tornando alla sua traduzione, «ma almeno la mia felicità non
dipende dalla bravura di Ron come Portiere».
«Beh, la mia sì» disse Jamie a braccia conserte» sospirò «Vedi come mi basta così poco e non vengo accontentata?!» scosse la testa «Mondo crudele»
 
Entrarono nella Sala Grande per colazione proprio nel momento in cui i gufi recapitavano la posta del mattino. Hermione non era l'unica ad aspettare con ansia la sua Gazzetta del Profeta: quasi tutti volevano altre notizie sui Mangiamorte evasi, che nonostante i molti avvistamenti non erano ancora stati catturati. Hermione diede uno zellino al gufo e aprì trepidante il giornale, mentre Harry si versava il succo d'arancia; visto che aveva ricevuto un solo biglietto in tutto l'anno, quando il primo gufo atterrò davanti a lui con un piccolo tonfo, pensò a un errore.
«Chi stai cercando?» chiese, spostando con indifferenza il succo d'arancia da sotto il suo
becco e chinandosi per leggere il destinatario:
Harry Potter
Sala Grande
Scuola di Hogwarts
 
«è per te?» chiese Jamie prima di morsicare la sua fetta di pane tostato.
Harry aggrottò la fronte e fece per prendere la lettera ma, prima che ci riuscisse, altri tre,
quattro, cinque gufi erano atterrati e facevano le acrobazie, calpestando il burro e abbattendo la saliera, nel tentativo di consegnare la loro lettera per primi.
«Che cosa succede?» chiese Ron stupito, mentre tutto il tavolo di Grifondoro si sporgeva a guardare e altri sette gufi atterravano stridendo, tubando e agitando le ali.
Jamie rise e si scambiò uno sguardo complice con Hermione «Mi sa che ci siamo»
 Hermione  affondò le mani nella massa di piume e ne estrasse un allocco che portava un lungo pacchetto cilindrico. «Apri prima questo, Harry»
Harry strappò la carta marrone. Ne uscì una copia, arrotolata stretta, del numero di marzo del Cavillo. La srotolò e vide la propria faccia che sorrideva mite in copertina. Sulla foto era scritto, in grandi caratteri rossi:
 
HARRY POTTER PARLA CHIARO:
LA VERITÀ SU COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO
E LA NOTTE IN CUI IO LO VIDI TORNARE
 
Jamie batté le mani, entusiasta « è davvero forte»
«Bello, no?» domandò Luna, che aveva veleggiato verso il tavolo di Grifondoro e ora si insinuava sulla panca tra Fred e Ron. «È uscito ieri, ho chiesto a papà di mandarvene una copia omaggio. Credo che questa» e indicò i gufi ancora accalcati sul tavolo davanti a Harry, «sia la posta dei lettori».
«Lo pensavo anch'io» disse Hermione, curiosa. «Harry, ti dispiace se noi...»
«Fate pure» rispose Harry, leggermente perplesso.
Jamie, Ron e Hermione cominciarono ad aprire buste.
«Questa è di uno che pensa che ti sia bevuto il cervello» riferì Ron, leggendo una lettera. «Andiamo bene...»
«Questa donna ti raccomanda una buona serie di Shockantesimi al San Mungo» continuò Hermione, appallottolandone una seconda.
«Questa invece non è male» diss Harry, scorrendo la lunga missiva di una strega di Paisley. «Ehi, dice che mi crede»
«Questo non ha ancora deciso» annunciò Fred, che si era unito con entusiasmo all'apertura delle lettere. «Dice che non sembri matto, ma che non vuole credere che Tu-Sai-Chi sia tornato, perciò non sa cosa pensare. Accidenti, che spreco di pergamena».
«Eccone un altro che hai convinto, Harry» esclamò Jamie eccitata. «Avendo letto la sua versione della storia, sono giunto alla conclusione che La Gazzetta del Profeta le ha reso un vero torto... per quanto poco io desideri credere al ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere- Nominato, devo convenire che sta dicendo la verità... Oh, ma è meraviglioso»
«Un altro che pensa che tu stia delirando» disse Ron, gettandosi alle spalle una lettera accartocciata,
«...ma quest'altra dice che l'hai convertita e adesso crede che tu sia un vero eroe... ha anche messo una foto... però»
«Che cosa succede qui?» chiese una voce infantile, falsamente soave.
Jamie si strozzò con il succo, e alzò la testa. La professoressa Umbridge era in piedi alle spalle di Fred e Luna, con gli sporgenti occhi da rana che scrutavano il groviglio di gufi e pergamene sul tavolo davanti a Harry. Alle sue spalle molti studenti sbirciavano curiosi. «Perché riceve tutte queste lettere, signor Potter?» chiese scandendo le parole.
«È un crimine, adesso?» intervenne Fred. «Ricevere posta?»
«Attento, signor Weasley, o dovrò metterla in punizione» minacciò la Umbridge. «Allora, signor Potter?»
Harry esitò, ma non avrebbe potuto tenere segreto ciò che aveva fatto; era solo questione di tempo prima che una copia del Cavillo finisse sotto gli occhi della Umbridge.
«Questa gente mi scrive perché ho rilasciato un'intervista» rispose. «Su quello che mi è successo lo scorso giugno». Jamie gli posò la mano sul polso, e senza sapere perché guardò verso il tavolo dei professori. La McGranitt li fissava da sopra la sua tazza, in particolare fissava la Umbridge come se fosse intenzionata ad attaccarla da un momento all’altro. Piton, di fianco alla McGranitt li osservava con un espressione neutra.
«Un'intervista?» ripeté la Umbridge, con voce più sottile e più acuta che mai. «Che cosa intende dire?»
«Intendo dire che una giornalista mi ha fatto delle domande e io ho risposto» spiegò Harry. «Ecco...» E le lanciò la copia del Cavillo. Lei l'afferrò e fissò la copertina. Il suo viso pallido e paffuto si ricoprì di chiazze viola.
«Quando ha fatto questo?» chiese, con voce incerta.
«Nell'ultimo finesettimana a Hogsmeade».
Lei lo guardò, incandescente dalla rabbia, con la rivista che tremava fra le dita tozze. «Non ci saranno più finesettimana a Hogsmeade per lei, signor Potter» sibilò. «Come osa...come ha potuto...» Respirò a fondo. «Ho provato e riprovato a insegnarle a non dire bugie. A quanto pare il messaggio non è giunto a destinazione. Cinquanta punti in meno a Grifondoro e un'altra settimana di punizione».
«No» Jamie si alzò in piedi.
Hermione le afferrò un braccio «Jamie, ti prego»
«Come dice, prego?» la Umbridge aveva i grandi occhi sgranati e minacciosi.
«Lei non può punirlo per questo. Rilasciare un intervista non è reato, non può punirlo. La libertà di parola e di stampa è un diritto, professoressa» parlava a voce alta e chiara «Certo se fossimo sotto dittatura non ci sarebbe da sorprendersi, ma l’ultima volta che ho controllato eravamo ancora una democrazia, vero?»
«Signorina Potter» disse la Umbridge a denti stretti «Una settimana di punizione...e non dica più una parola»
«Se pensa davvero che siano tutte bugie perché le da tanto fastidio?» ribatté Jamie a tono di voce ancora più alto «Se quello che dite voi è la verità, perché temere quello che dice mio fratello?»
Nella sala era sceso il silenzio. Tutti gli sguardi erano puntati prima su Jamie e la Umbridge.
La Umbridge era rossa in viso e stringeva le labbra in modo convulso«Due settimane di punizione, signorina Potter e niente finesettimana anche per lei d’ora in poi»
«Forse ha paura che una volta lette le parole di Harry la gente veda le clamorose falle della versione della Gazzetta? Non è così inattaccabile, vero? A proposito cosa sta facendo esattamente il Ministero per catturare quei dieci Mangiamorte oltre che incolpare Sirius Black? Avanti, smentisca quest’intervista, rassicuri la gente»
«Signorina Potter», era paonazza e aveva gli occhi fuori dalle orbite. «Io non le permetto di» la voce della Umbridge si dissolse, coperta da quella più alta di Jamie.
«Dia la sua valida versione dei fatti sul perché dieci Mangiamorte sono evasi in massa dalla prigione più sicura di questo mondo»
«Non osi più dire-»
«E la  più grande preoccupazione del Ministero sembra quella di non perdere la faccia»
«Signorina Potter» la voce della Umbridge era talmente acuta che sembrava potesse raggiungere gli ultrasuoni. Camminò verso Jamie, il rumore dei tacchi riecheggiava nel silenzio che era caduto nella sala «Tre settimane di punizione e non emetta più un fiato o giuro che la faccio espellere», il tono di voce sempre più stridulo e isterico a ogni parola. Guardò il numero del Cavillo «In quanto a questo, mi assicurerò che nessuno legga queste sciocche bugie» E si allontanò stringendo al petto Il Cavillo, seguita con lo sguardo da molti studenti.
Jamie si risedette sulla panca con un sospirò pesante. «Jamie» Hermione le afferrò un braccio «Ma sei impazzita?»
«No. Ora tutti l’hanno vista in panico e ora tutti leggeranno il Cavillo con un enorme punto di domanda sull’affidabilità del Ministero se già non l’avevano»
«Tu sei tutta matta» disse Fred con un sorriso
«Lo è davvero. Non era necessario» disse Hermione preoccupata
«Non preoccuparti, mi immolo volentieri per la causa»
«E poi dici a me di stare buono» disse Harry con un sospiro «Non vedevi l’ora di dirgliene quattro, vero?»
Jamie alzò le spalle con un leggero sorriso e guardò di nuovo il tavolo dei professori. Non si stupiva che Silente non fosse intervenuto, ma era strano che la McGranitt non fosse corsa a tapparle la bocca per impedire un comportamento che  senza dubbio considerava autolesionista. Trovò in fretta lo sguardo della sua Capocasa, e aveva l’aria di volerle fare una bella ramanzina, ma niente era a confronto dello sguardo di Piton. Era rabbioso, tanto quanto lo era stato al terzo anno dopo che Sirius l’aveva fatta franca e gli avevano revocato l’ordine di Merlino. Distolse subito lo sguardo. Non aveva idea del perché ma sentiva di averla combinata grossa.
 
A metà mattina enormi cartelli erano stati affissi in tutta la scuola, non solo nelle bacheche ma anche nei corridoi e nelle aule.
PER ORDINE DELL'INQUISITORE SUPREMO DI HOGWARTS
Tutti gli studenti trovati in possesso della rivista
Il Cavillo saranno espulsi.
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventisette
Firmato: Dolores Jane Umbridge, Inquisitore Supremo
 
Stranamente, ogni volta che Hermione e Jamie vedevano uno di quei cartelli sorridevano raggianti.
«Cos'è di preciso che vi rende tanto felice?» le chiese Harry.
«Oh, Harry, ma non capisci?» sussurrò Hermione. «Se voleva essere assolutamente certa che ogni
persona nella scuola leggesse l'intervista, non doveva far altro che bandirla»
«È il fascino del proibito» rise Jamie.
E a quanto pareva, erano nel giusto. Verso la fine della giornata, anche se non si era visto in giro nemmeno un angolino del Cavillo, tutti citavano l'intervista e la sfuriata di Jamie contro la Umbridge. Harry li sentiva sussurrare in fila fuori dalle lezioni, a pranzo e in fondo alle aule, e Hermione e Jamie riferirono che nei bagni delle ragazze, dov'erano state prima dell'ora di Aritmanzia, non si parlava d'altro.
«E poi ci hanno visto, e ci hanno bombardato di domande» raccontò Jamie con gli occhi che brillavano, «e io penso che ti credano, sul serio, credo che tu li abbia finalmente convinti»
Nel frattempo la professoressa Umbridge pattugliava la scuola, fermava gli studenti a caso e chiedeva loro di vuotare le tasche e aprire i libri: Jamie osservò la perquisizione di un gruppo di Corvonero, quando la Umbridge strepitò isterica e si allontanò sbattendo i tacchi a terra, sorrise. Gli studenti erano diversi passi avanti a lei: le pagine con l'intervista erano state stregate per sembrare libri di testo se lette da estranei, o diventavano bianche finché il proprietario non voleva rileggerle. In breve fu chiaro che a scuola l'avevano letta tutti.
Agli insegnanti naturalmente era proibito menzionare l'intervista per via del Decreto Didattico Numero Ventisei, ma trovarono lo stesso il modo di esprimere i loro sentimenti.
La professoressa Sprite assegnò venti punti a Grifondoro quando Harry le passò l'annaffiatoio; un radioso professor Vitious infilò in mano una scatola di garruli topi di zucchero alla fine della lezione di Incantesimi e a Jamie un pacchetto di Piperille, disse «Ssst» e corse via; Il professor Piton invece assegnò a Jamie un non classificabile alla sua pozione perché secondo lui aveva abbassato il fuoco troppo presto e tritato male il fegato di coccodrillo e le tolse trenta punti quando aveva provato a ribattere.
Il giorno dopo, si stavano dirigendo verso l’aula di Trasfigurazione quando Jamie si sentì spingere di lato, era già sul piede di guerra, pronta a dirne quattro a chi l’aveva spinta, ma si bloccò basita nel vedere che Cho si era affiancata a Harry, gli aveva preso la mano e gli stava sussurrando all'orecchio, (non così piano da non farsi sentire da Moccì, che le riferì le esatte parole): «Scusami tanto, davvero. Quell'intervista è stata così coraggiosa... mi ha fatto piangere».
«La cosa dovrebbe-» sbottò Jamie prima di venire trascinata di avanti dagli sforzi congiunti di Gabriel e Hermione che le aveva tappato la bocca con una mano «sorprenderci» sfiatò contro la mano dell’amica.
 
Quando arrivò all'aula di Trasfigurazione, Seamus uscì dalla fila e si parò loro davanti.
«Vi volevo dire» borbottò guardando il ginocchio sinistro di Harry, «che vi credo. E ho mandato una copia della rivista a mia madre».
La cosa che però appagò di più Jamie, fu la reazione di Malfoy, Tiger e Goyle. Li vide confabulare in biblioteca più tardi quel pomeriggio: erano in compagnia di un ragazzo allampanato che, sussurrò Hermione, si chiamava Theodore Nott. Si voltarono verso di loro mentre Hermione cercava dei libri sullo Svanimento Parziale. Goyle fece scrocchiare minaccioso le nocche e Malfoy bisbigliò qualcosa di  malevolo a Tiger. Sapeva benissimo perché si comportavano così:  Harry aveva citato tutti i loro padri tra i Mangiamorte.
«E la cosa più bella» gongolò Hermione quando uscirono dalla biblioteca, «è che non possono dire nulla, perché non possono ammettere di aver letto l'intervista» A coronare il tutto, Luna annunciò durante la cena che nessun numero del Cavillo era mai andato esaurito così in fretta.
«Papà vuole ristampare» annunciò, con gli occhi che sporgevano dall'eccitazione.
«Non riesce a crederci, dice che alla gente questo interessa perfino di più degli Snorticoli Cornuti» Harry fu salutato come un eroe nella sala comune di Grifondoro, quella sera. Fred e George, temerari, avevano scagliato un Incantesimo di Ingrandimento sulla copertina del Cavillo e l'avevano appesa al muro, così che una testa gigantesca di Harry sorvegliava tutto, e ogni tanto tuonava: «MINISTERO DI DEFICIENTI» e «VAI A MANGIARE LETAME, UMBRIDGE».
 Hermione non lo trovò molto divertente; disse che disturbava la sua concentrazione e finì per andare a letto presto, irritata, ma Jamie ne era entusiasta, e ci volle un po’ per convincerla a non spostarlo in Sala Grande.
«Spero che la punizione con la Umbridge non tolga tempo a Occlumanzia. Piton mi ammazzerebbe» sbuffò Jamie storcendo gli occhi. «Credo sia per quello che è arrabbiato»
Harry si sfregò la fronte «A te fa male?»
Jamie capì che si riferiva alla cicatrice «Pizzica solo un po’» si mise a sedere più dritta e lo guardò attenta «Cosa senti?»
«Solo mal di testa...dev’essere quel dannato coso» con la testa accennò al manifesto «Meglio che vada a letto» si alzò
«Ti sei esercitato in Occlumanzia? Svuoti la mente come ti ha detto Piton?»
«Sì, sì» sbuffò Harry allontanandosi verso le scale dei Dormitori, tra le mille proteste degli altri, che volevano sentire ancora dal vivo l’intervista, e seguito dallo sguardo di Jamie, che non lo mollò per un istante finché non scomparve su per le scale.
Jamie si alzò e si diresse vero un gruppetto formato da Dea, Seamus, Neville, Ron, Ginny e Fred e George «Ehi, ragazzi»
«Pluffetta» la salutarono in coro Fred e George
«Che ne dite di farci tutti un torneo di Gobbiglie?»
«Ma durano un sacco di tempo» disse Ginny «Non è un po’ tardi?»
«No, non è così tardi» disse Seamus, che da quella mattina sembrava ansioso di farsi perdonare da loro «Io ci sto»
«Anche io» disse Dean con un’alzata di spalle. Da lì seguirono altre risposte affermative e in poco tempo il tappeto davanti al camino divenne un campo di Gobbiglie. Alcuni come Katie Bell e un paio di ragazzi dell’ultimo anno, che Jamie non conosceva, si unirono alla partita, e lei cedette il suo posto a un’ amica di Katie con molto piacere e si sedette sul divano, accanto a Angelina. Dean aveva appena bocciato la Gobbiglia di Ginny, quando Jamie cominciò ad avvertire un ronzio nelle orecchie, era come se qualcuno avesse abbassato il volume della sala. Prese un respiro, la cicatrice mandò una fitta, si morse il labbro e affondò le unghie nel bracciolo.
Non è colpa tua Rockwood sibilò una voce nella sua testa.
Si allungò verso Ginny « Torno subito»
 
Harry era in piedi in una stanza buia, con le tende tirate, illuminata da un unico candeliere. Le sue
mani afferravano la spalliera di una poltrona davanti a lui. Aveva dita lunghe e bianche, come se non avessero visto il sole per anni e sembravano grandi, pallidi ragni sul velluto scuro della poltrona.
Sul pavimento davanti alla poltrona, nel cerchio di luce delle candele, era inginocchiato un
uomo vestito di nero.
Lasciò la presa sulla poltrona e la aggirò, si avvicinò all'uomo a terra e gli si fermò davanti, guardandolo da un'altezza maggiore del solito.
«Sei sicuro delle tue informazioni, Rookwood?» chiese Harry.
«Sì, mio Signore, sì... io lavoravo in quell'Ufficio dopo... dopotutto...»
«Avery mi ha detto che poteva prenderla Bode».
«Bode non avrebbe mai potuto prenderla, Padrone... Bode sapeva che non poteva... senza dubbio è per questo che ha resistito tanto alla Maledizione Imperius di Malfoy...»
«Alzati, Rookwood» sussurrò Harry.
L'uomo in ginocchio quasi cadde in avanti per la fretta di obbedire. La sua faccia era butterata; le cicatrici risaltavano alla luce della candela. Rimase un po' curvo, come sul punto di inchinarsi, e rivolse occhiate terrorizzate al viso di Harry.
«Hai fatto bene a riferirmelo» disse Harry. «Molto bene... Ho sprecato mesi in piani infruttuosi, a quanto pare... ma non importa... da questo momento ricominciamo da capo.
Hai la gratitudine di Lord Voldemort, Rookwood...»
«Mio Signore... sì, mio Signore» balbettò Rookwood, la voce arrochita dal sollievo.
«Avrò bisogno del tuo aiuto. Di tutte le informazioni che potrai darmi».
«Certo, mio Signore, certo... qualunque cosa...»
«Molto bene... puoi andare. Mandami Avery».
Rookwood si allontanò camminando all'indietro, inchinandosi, e sparì dietro una porta.
Solo nella stanza buia, Harry si voltò verso la parete. Uno specchio scheggiato e annerito dal
tempo era appeso nell'ombra. Harry si avvicinò.
La sua immagine riflessa si fece più grande e chiara nel buio... un volto più bianco di un teschio... occhi rossi, con pupille come fessure...
«Nooooooooo»
«Harry» gridò una voce nelle vicinanze.
Harry si agitò, si avviluppò nelle tende e cadde dal letto. Per qualche secondo non seppe dove si trovava; era convinto che avrebbe visto il volto bianco simile a un teschio che lo guardava nel buio
«Harry» ripeté con forza la voce di Jamie, era risentita. Teneva aperte le tende del baldacchino e Harry disteso sulla schiena, la fissò alla luce della luna. Sapeva che ora si sarebbe messa a prenderlo a pugni e a lanciargli contro improperi perché non aveva ancora imparato a chiudere la mente.
Si mise a sedere a fatica, la cicatrice bruciava ancora e aveva la nausea. «Jamie...»
Lei non disse nulla, gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi  «Hai sentito anche tu...» disse Harry. Il silenzio tra loro gli pesava.
«Più o meno» Jamie aspettò che Harry si rimettesse a letto «è passato?»
«è passato» disse Harry guardandola con gli occhi bassi.
«Bene» ci fu silenzio per un altro secondo «I ragazzi ne avranno ancora per un po’ di sotto, quindi non ti disturberanno» Harry annuì e Jamie lasciò cadere di nuovo il silenzio «’Notte, Harry» si diresse alla porta e uscì dal Dormitorio, senza dire più una parola.





Tana del Camaleonte:

A tutti voi giunti fin qua, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto :)
Devo ringraziare Vale Lovegood, ILoveZioVoldy e Hufflerin_Tassoverde, le vostre recensioni mi migliorano la giornata e mi spronano a cercare di fare sempre meglio (e spero di riuscirci xd) e un grazie anche a tutti i lettori fantasmi, siete tutti un grande sostegno per questa storia :)

Alla prossima,

Eltanin ;)

 

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Capitolo 18
*** In cui barchette di carta navigano in una palude ***


Ciao a tutti!

Chiedo scusa a tutti per la settimana di ritardo, ma sono stata ingoiata da un drago ed ero senza portatile, oltretutto non c'era campo per chiamare aiuto...ok è una scusa poco credibile anche su un sito di fan fiction xd, ma prima o poi spero di vivere in un mondo dove essere divorata da un drago possa valere come scusa xd No, la verità è che sono stata pigra purtroppo, il freddo comincia a farmi cadere in letargo, ma la buona notizia è che ho comprato un elettroshock per tenermi sveglia e pimpante 
Bene, ora la faccio finita con questo sclero e vi lascio al capitolo, 

Buona Lettura!



Jamie s’infilò sotto le coperte, Grattastinchi saltò sul letto, miagolando e strusciò la testa contro il suo mento. Jamie lo accarezzò «Harry è un idiota» sussurrò come se parlasse col gatto. Non avrebbe mai imparato Occlumanzia, ormai era una speranza inutile. È un idiota pensò con rabbia. Si rigirò tra le coperte. Lo faceva apposta, era un masochista. Strinse le coperte. Gli aveva chiesto di impegnarsi, gli aveva chiesto di esercitarsi , e lui le aveva risposto di sì. Tutte le volte le aveva risposto di sì. Tutte le dannate volte le aveva mentito. Non ci aveva provato...nemmeno provato, ne era sicura. Buttò indietro le coperte, Grattastinchi miagolò infastidito e balzò giù dal letto. Jamie sbuffò e si passò una mano sulla fronte. Non riusciva a pensare ad altro, la parola imbecille si ripeté mille volte nella sua testa mentre si riavvolgeva nelle coperte come un bozzolo. Affondò il viso contro il petto di Mr. Arthur Muffin e soffocò contro un gemito di irritazione e chiuse gli occhi.
Era immersa nel buio, sotto i piedi scalzi sentiva le assi in legno del pavimento. Non riusciva a mettere a fuoco l’ambiente. Dove si trovava?
«Avery, sono profondamente deluso» una voce sibilante, era alle sue spalle. Un brivido le percorse la schiena. Si voltò, un’alta figura immersa nel buio troneggiava su un’altra accucciata a terra. Tremava.  «Mio signore...m-mio signore vi scongiuro i-io»
Jamie indietreggiò. Vattene. Vattene. Si prese la testa fra le mani. Esci dalla mia testa subito.
«Avery, mi hai fatto perdere tempo» la figura alzò un braccio «Crucio»
 
«Potter». Era riversa di schiena, Piton torreggiava su di lei, le braccia incrociate e un cipiglio più che furioso «Cos’era quello»
«Lo sa cos’era» Jamie si mise a sedere a fatica
«E tu sai perché siamo qui, Potter?»
Jamie chiuse gli occhi «È successo solo una volta»
«Rispondi alla domanda»
«Per imparare l’Occlumanzia» disse mentre lo guardava dal basso
Piton annuì e si diresse alla scrivania «E a cosa serve, Potter?»
Jamie si trattenne dal mandarlo a quel paese «A evitare questi sogni, a chiudere la mente e impedire a Vol- a Lui» si corresse « di entrare nelle nostra testa» si sedette davanti alla scrivania.
«E visto che sai così bene la teoria, illuminami sul perché tu e tuo fratello sembrate avere problemi ad applicare questi concetti alla pratica»
Emise un lungo sospiro «È successo solo una volta»
Piton si sporse in avanti «Una volta al Signore Oscuro può bastare, Potter. Fattelo entrare in testa»
Jamie si prese la testa fra le mani «Sono riuscita a uscire dal sogno prima che si concludesse, me ne sono tirata fuori»
«Il punto è che non dovresti neanche entrarci. L’unico motivo per cui te ne sei tirata fuori è che il Signore Oscuro non sapeva che tu fossi lì»
Jamie non riuscì a trattenere un verso tra l’offeso e l’incredulo, Piton se ne accorse e si sporse ancora di più verso di lei, lo sguardo truce «Credi davvero che quei patetici tentativi fossero abbastanza, Potter? La tua mente sarebbe una facile preda per lui se lo volesse. Se tentasse di manipolarti non riusciresti a mostrare neanche un briciolo di resistenza»
«È ingiusto» disse Jamie, prese a massaggiarsi il collo «Io ho fatto tutto quello che lei mi diceva, sto andando bene. Se non sono abbastanza preparata-»
«Non incolparmi della tua stupidità» disse con voce bassa e minacciosa «Forse» mormorò Piton socchiudendo gli occhi neri e freddi, «forse a voi in realtà piace fare questi sogni e avere queste visioni, Potter. Forse ti fanno sentire speciale... importante?»
«Importante?» sputò Jamie con disprezzo. Alzò lo sguardo su di lui «Importante?» i denti scoperti da un ringhio «Mio fratello viene-» si morse la lingua e batté una mano sulla scrivania. Chinò il capo «Senta» parlò con un tono sottomesso «Ho sbagliato, ma non succederà più. Voglio imparare, quindi per favore mi insegni. Mi insegni e basta. È importante...e» prese un respiro «Vorrei imparare anche la Legilimanzia» si azzardò a guardarlo. L’espressione di Piton era indecifrabile, come sempre.
«Potter, la priorità  è che impari a chiudere la mente» Piton incrociò le braccia «Te l’ho già detto una volta e non lo ripeterò più, non ti aiuterò a soddisfare la tua ambizione idiota»
Jamie strinse gli occhi e lo guardò «Non è per quello, non-» la mascella contratta tanto che scricchiolò, i denti che mordevano la lingua per impedirsi di dire una parola di troppo «Riproviamo, per favore?»
«Il tempo per oggi è scaduto, Potter» disse Piton «Continuiamo la prossima volta»
«Ma-».
Piton la guardò «Cosa, Potter?»
«Oggi non è andata bene e non ho fatto progressi...per colpa mia» alzò le mani «Per favore, solo per un’ora, le prometto che m’impegnerò»
Piton la fissava con un espressione curiosa «E sia, Potter. Ma ti avverto non farmi perdere tempo, esigo di vedere dei progressi se devo sprecare la mia serata in questo lavoro tedioso»
Jamie tirò un sospiro di sollievo «Grazie»
 
 
PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
Dolores Jane Umbridge (Inquisitore Supremo) sostituirà
Albus Silente in qualità di Preside della Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico
Numero Ventotto.
Firmato: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia
 
Gli avvisi erano comparsi nella notte per tutto il castello. L’ES era stata scoperta e per quanto i danni fossero stati contenuti, Silente era stato costretto a lasciare la scuola dato che si era reclamato responsabile per quello che loro avevano organizzato. Perfino Jamie non poteva evitare di sentire le viscere contrarsi per il senso di colpa. Erano stati sconsiderati,dovevano scegliere con maggior cautela chi coinvolgere. Un moto di rabbia le salì pensando all’ amica di Cho, certo la sua punizione era stata esemplare, ma Marietta Edgecombe avrebbe dovuto evitare di incrociare il suo cammino per molto tempo se ci teneva alla vita.
Oltre agli avvisi però, si era diffusa anche la voce di come Silente avesse sconfitto due Auror, il Ministro, il suo assistente (a ripensare a Percy a Jamie venne il voltastomaco) e Dolores Umbridge, per poi svanire nel nulla sotto al loro naso.
«Come sono riusciti a saperlo ?» chiese Harry. In quell’ufficio c’erano solo lui, Jamie e Marietta, che era tenuta sottochiave in infermeria.
«Dobby» disse Jamie
«Cosa?» Hermione la guardò sorpresa «E ti pareva che c’entravi tu» sbuffò poi, anche se aveva un leggero sorriso sulle labbra.
Jamie ridacchiò «Ieri notte gli ho chiesto di creare delle copie di questo e metterle in tutte le Sale Comuni» estrasse dalla tasca un foglio sul quale erano scritte frasi a grandi lettere colorate. «Ho scritto quello che è successo. Tutto quanto...scusa per come ne è uscito Percy, Ron» disse mentre l’amico leggeva il foglio, insieme a Hermione e Harry «Non ho saputo trattenermi». Aveva dipinto Percy con epiteti molto poco carini,  uno tra i quali si riferiva alla sua faccia come al sedere di un Babbuino, e un altro lo definiva l’appendice più solerte e inutile di Caramell.
«Non preoccuparti. È un idiota» disse Ron cupo «Falli leggere a Fred e George, si divertiranno» disse ridandole il foglio.
«Oh lo hanno già letto, alcuni insulti li hanno proposti loro»
Il racconto di Jamie però, non aveva saziato la curiosità generale, in molti li fermarono per avere un resoconto di prima mano.
«Silente non ci metterà molto a ricomparire» disse fiducioso Ernie Macmillan, dopo aver ascoltato la loro storia mentre tornavano da Erbologia. «Non sono riusciti a eliminarlo quando eravamo al secondo anno e non ci riusciranno neanche stavolta. Il Frate Grasso mi ha detto» e abbassò la voce con tono da cospiratore, costringendo Harry, Jamie, Ron e Hermione ad avvicinarsi per sentirlo, «che ieri sera, dopo averlo cercato in lungo e in largo nel castello e tutt'attorno, la Umbridge ha tentato di rientrare nel suo ufficio, però non è riuscita a superare il gargoyle. L'ufficio del Preside è sigillato, per lei». Ernie ridacchiò. «A quanto pare, la cosa non le è piaciuta».
«Immagino che non vedesse l'ora di sistemarsi là dentro» commentò acida Hermione, salendo i gradini di pietra che portavano nella Sala d'Ingresso. «E di spadroneggiare da lassù su tutti gli insegnanti, quella stupida vecchia tronfia avida...»
«Ehi, Granger, ci tieni davvero a finire la frase?» Draco Malfoy era sbucato da dietro una porta, con Tiger e Goyle alle calcagna. La sua pallida faccia aguzza era accesa di malizia. L’occhio nero che Jamie gli aveva fatto la sera prima, era ben visibile. «Temo che dovrò togliere qualche punto a Grifondoro e a Tassorosso» annunciò in tono strascicato.
«Non puoi togliere punti ai prefetti, Malfoy» lo rimbeccò subito Ron.
«Lo so che i prefetti non possono togliersi punti fra di loro, Re dei Furboni» ghignò Malfoy. Tiger e Goyle ridacchiarono. «Ma i membri della Squadra d'Inquisizione-»
«La cosa?» sbottò Hermione.
«La Squadra d'Inquisizione, Granger». Malfoy indicò una piccola 'I' d'argento sulla veste, subito sotto la spilla da prefetto. «Un gruppo di studenti, scelti personalmente dalla professoressa  Umbridge»
«Quindi siete i suoi lecchini» disse Jamie «Tuo padre lo sa che ti vendi per così poco?...Ah giusto te lo ha insegnato lui»
Malfoy avanzò verso di lei con Tiger e Goyle che scrocchiavano minacciosi i pugni «Attenta a quello che dici, Potter. Cinquanta-»
Jamie aveva estratto la bacchetta. «Silencio»
Malfoy per un momento parve strozzarsi, poi emise versi simili a rantoli. Pestò i piedi rabbioso, rosso in faccia, mentre Jamie se la rideva «Come, come? Non capisco una parola di quello che dici»
Malfoy aprì la bocca ma ne uscì un verso acuto e gracchiante
«Jamie, ma ancora non ti riesce bene quell’incantesimo? Guarda che potrebbero chiederlo ai G.U.F.O» disse Hermione, anziché rimproverarla per aver colpito Malfoy.
«Io continuo a dire che dovrebbe rivedere le sue priorità» disse Ron all’orecchio di Harry.
Tiger e Goyle fecero un passo avanti, indecisi su cosa potessero significare i ripetuti gesti di Malfoy nell’indicare Jamie tra un rantolo e l’altro, battendo poi un pugno sull’altra mano.
«Ehi» disse Jamie con la bacchetta ancora alzata «Ce n’è anche per voi, Squadra di Imbecilli»
Tiger e Goyle indietreggiarono.
«Ah, ma allora non sono del tutto scemi» disse Ernie che sembrava genuinamente sorpreso.
«Se non filate via subito, vi faccio gracchiare come corvi e vi riduco la faccia come a Marietta Edgecombe» disse Jamie.
Malfoy sembrò ritenere che non valesse la pena rischiare la faccia («un po’ come suo padre» disse poi un Ron divertito) e si ritirò tra un rantolo e l’altro, agitando i pugni in aria.
«Stava bluffando» disse Ernie, sconvolto. «Non può avere il permesso di togliere punti... è assurdo... minerebbe alla base tutto il sistema dei prefetti».
Ma Harry, Jamie, Ron e Hermione si erano già voltati verso le grandi clessidre incastonate nella parete alle loro spalle, dove erano segnati i punti di ogni Casa. Quella mattina, Grifondoro e Corvonero erano in testa alla pari. Ma ora, davanti ai loro occhi, molte piccole pietre scintillanti volarono in alto, diminuendo la quantità nella parte in basso. In effetti, la sola clessidra che sembrava invariata era quella di Serpeverde, ancora piena di smeraldi.
«Ve ne siete accorti, eh?» disse la voce di Fred.
Lui e George erano scesi dalla scala di marmo e si erano uniti a loro.
«Malfoy ci voleva togliere un sacco di punti» protestò Harry furibondo,
«Sì, durante l'intervallo Montague ci ha provato anche con noi» disse George.
«Come, 'provato'?» chiese Ron.
«Non è riuscito a finire la frase» rispose Fred. «Anche perché lo abbiamo infilato a capofitto dentro l'Armadio Svanitore al primo piano».
«Bella mossa» ghignò Jamie
«E voi come vi siete liberati di Malfoy?» chiese Fred ridendo
«Ah, l’ho zittito con molta classe» disse Jamie «Letteralmente»
«Molto brava» applaudì George «Ma ammettilo, noi abbiamo fatto di meglio»
«Solo perché non avevo un Armadio Svanitore» protestò Jamie
Hermione li fissò sbigottita. «Ma così finirete in un guaio terribile» disse rivolta ai gemelli «insomma, un conto è Jamie che lo ha solo...ma voi-»
«Non finché Montague non ricompare, e potrebbero volerci settimane. Chissà dove è andato a sbattere» replicò imperterrito Fred. «E poi abbiamo deciso che non c'importa niente di finire nei guai».
«Perché, vi è mai importato?» chiese Hermione.
«Certo» rispose George. «Non ci hanno mai espulso, no?»
«Abbiamo sempre saputo qual’era il limite» disse Fred.
«Anche se magari ogni tanto l'abbiamo superato di un filino» precisò George.
«Però non abbiamo mai provocato veri disastri» concluse Fred.
«E invece adesso?» chiese Ron incerto.
«Be', adesso...» disse George.
«dato che Silente non c'è più...»
«riteniamo che un po' di confusione...»
«sia proprio quello che si merita la nostra cara Preside» concluse Fred.
«Ma non dovete» bisbigliò Hermione. «Assolutamente. Ne approfitterebbe per espellervi»
«Proprio non ci arrivi, eh?» Fred le sorrise. «Non c'interessa restare qui. Ce ne andremmo in questo istante, se prima non volessimo dimostrare il nostro sostegno a Silente. Ragion per cui...» e controllò l'orologio, «sta per cominciare la Fase Uno. Se fossi in voi, per pranzo farei in modo di trovarmi nella Sala Grande, così gli insegnanti non potranno accusarvi di essere coinvolti».
«Essere coinvolti in cosa?» domandò Hermione preoccupata.
«Essere coinvolti in cosa?» chiese Jamie eccitata nello stesso momento
«No, no,no da brava» disse George battendole una mano sulla testa «Tu stavolta non verrai»
Jamie li fissò a bocca aperta «Come?»
«Tu non puoi essere espulsa. Troppe persone ci ucciderebbero» disse Fred «Nostra madre»
«Il tuo ragazzo» disse George
«La McGranitt»
«Ogni membro dell’Ordine che ha a cuore il tuo futuro...Lupin potrebbe sbranarci e non sarebbe un incidente»
Jamie incrociò le braccia «Sì sì ho capito, ho afferrato il concetto»
«Grazie al cielo» disse Hermione con un sospiro
«Goditi solo lo spettacolo, Jam Jam» George le fece l’occhiolino. «Su, andate a pranzo, sbrigatevi, da bravi».
Fred e George si voltarono e sparirono nella folla sempre più fitta che scendeva le scale per andare a pranzo. Con aria  sconcertata, Ernie borbottò qualcosa su un compito di Trasfigurazione da finire e si allontanò.
«Se ne vogliono andare» disse Jamie triste e incredula
«Nah, sarà solo un bluff, dicono così ma non lo faranno....voglio dire...mamma li ucciderebbe, lo sanno» disse Ron
Jamie scosse la testa «Se ne vogliono andare» disse rassegnata, ma senza tristezza. Se lo aspettava, già da tempo Fred e George smaniavano per andarsene, e ora avevano un buon motivo per farlo.
«Penso che sia una buona idea toglierci da qui, sapete» disse nervosa Hermione. «Nel caso...»
«Sì, giusto» annuì Ron. Si diressero tutti e quattro verso le porte della Sala Grande, ma trovarono Gazza a sbarrare la strada.
«La Preside vuole vedervi, Potter» sogghignò. «Tutti e due»
«Ma noi non vogliamo vedere lei» disse Jamie di getto.
«Seguitemi» ringhiò Gazza.
Jamie si scambiò uno sguardo preoccupato con Harry e lanciò un'occhiata a Ron e Hermione, che avevano entrambi l'aria allarmata. Harry scrollò le spalle e seguirono Gazza risalendo la marea di studenti affamati per tornare nella Sala d'Ingresso.
Gazza sembrava di buonumore, e mentre salivano la scalinata di marmo canticchiava stridulo fra sé. «Le cose sono cambiate, qui, Potter» disse quando raggiunsero il primo pianerottolo.
«Ce ne siamo accorti» replicò freddo Harry.
«Sissignore... glielo dicevo da anni, a Silente, che era troppo tenero con voialtri». Sbottò in una risatina maligna. «Voi sudicioni non avreste mai tirato una sola Pallottola Puzzola se aveste saputo che potevo cavarvi la pelle a frustate. E nessuno avrebbe osato lanciare Frisbee Zannuti nei corridoi se avessi potuto appendervi per le caviglie nel mio ufficio. Ma quando entrerà in vigore il Decreto Didattico Numero Ventinove, allora avrò mano libera... e lei ha chiesto al Ministro di firmare un ordine per l'espulsione di Pix... oh, sì. Le cose saranno molto diverse, con lei al timone...»
«Sì, come in un Gulag russo, rosa e pieno di merletti». disse Jamie con un sorriso finto. A quanto pareva, la Umbridge si era conquistata il pieno appoggio di Gazza, e il peggio era che lui si sarebbe dimostrato un alleato fondamentale: la sua conoscenza dei passaggi segreti e dei nascondigli della scuola era probabilmente seconda solo alla sua e a quella dei gemelli Weasley. «Non ci faccia troppo l’abitudine comunque» disse Jamie «Silente tornerà...e inoltre se sperate di cacciare Pix vi sbagliate di grosso»
«Vedremo Potter, vedremo. Forse sarai la prima che proverà le nuove punizioni. Eccoci arrivati» annunciò Gazza sogghignando. Batté tre colpi sulla porta della professoressa Umbridge e la aprì. «I Potter per lei, signora».
L'ufficio della Umbridge, così familiare a Harry e Jamie dopo tante punizioni, era sempre il solito, tranne che sulla scrivania era comparsa una grossa targa di legno con la parola Preside scritta in lettere dorate. Con una fitta al cuore, Harry vide la sua Firebolt e le Tornado di Fred e George incatenate con lucchetti a un robusto piolo di ferro infilato nella parete alle spalle della Umbridge.
Era seduta alla scrivania e scribacchiava rapida su una delle sue pergamene rosa, ma non appena entrarono alzò la testa e rivolse loro un sorriso smagliante. «Grazie, Argus» disse dolcemente.
«Di niente, signora». Gazza s'inchinò per quanto glielo permettevano i suoi reumatismi e uscì camminando a ritroso.
«Sedetevi» ordinò la Umbridge brusca, indicando una sedia. Harry e Jamie obbedirono. Lei riprese a scrivere, lasciandoli a fissare i disgustosi gattini che sgambettavano sui piatti appesi alla parete, e a chiedersi quali nuovi orrori avesse in serbo.
«Bene» posò la piuma fissandoli con l'aria soddisfatta di un rospo che si accinge a ingoiare una mosca particolarmente succulenta. «Che cosa vi andrebbe di bere?»
«Prego?» chiese Harry, sicuro di non aver sentito bene.
«Bere, signor Potter». Se possibile, il suo sorriso sembrava ancora più soddisfatto. «Tè? Caffè? Succo di zucca?» Agitò la bacchetta a ogni nome, e subito un bicchiere o una tazza apparvero sulla scrivania.
«Niente, grazie» rispose Harry.
«Neanche per me» disse Jamie. Non avrebbe ingoiato nulla offerto da lei. La Umbridge li prendeva davvero per scemi
«Desidero che beviate qualcosa insieme a me» insisté la Umbridge con una dolcezza minacciosa. «Scegliete qualcosa».
«Non sempre otteniamo quello che vogliamo» disse Jamie con un sorriso e un tono gentile «così diceva un saggio» si affrettò ad aggiungere.
«Su, signorina Potter. Non sia sciocca» disse la Umbridge con un sorriso sinistro «Beva»
«Allora del tè grazie» disse Jamie con un sorriso
«Anche per me» disse Harry.
La Umbridge si alzò con una complicata manovra per dar loro la schiena mentre aggiungeva il latte al tè. Poi fece il giro della scrivania, sempre con la stessa espressione di sinistra dolcezza.
«Ecco qui». consegnò loro le tazze. «Bevete prima che si raffreddi, mi raccomando. E ora, ragazzi miei... Mi sembrava il caso di fare una chiacchierata dopo tutto lo scompiglio di ieri sera».
Né Harry né Jamie  aprirono bocca. La Umbridge tornò a sedersi dietro la scrivania e aspettò. Dopo lunghi secondi silenziosi,  chiese vivacemente: «Allora, non bevete il vostro tè?»
«Certo» Jamie sorrise, poi si scambiò  un’occhiata eloquente con Harry e accostò la tazza alle labbra, guardandosi bene dallo schiuderle e finse di sorseggiare. Lo vide fare lo stesso.
Il sorriso della Umbridge si allargò. «Bene» mormorò. «Molto bene. Allora...» Si protese verso di loro. «Dov'è Albus Silente?»
«Non lo so» rispose pronto Harry.
«Bevete, bevete» disse lei, sempre sorridendo. «Allora, smettiamola con questi giochetti. Lo so che  sapete dove si trova. Voi due ci siete dentro fino al collo, dall'inizio. Considerate la vostra posizione...»
«Lei crede davvero che Silente ci avrebbe rivelato dove andava, sapendo che saremmo rimasti qui con lei?» disse Jamie «è il mago più grande di tutti i tempi e lei lo tratta da sciocco»
La Umbridge strinse le labbra in modo convulso, come se stesse per scoppiare «Beva, beva, signorina Potter»
Ancora una volta finse di bere.
«Molto bene» disse la Umbridge, decisamente contrariata. «In tal caso sarete così gentili da dirmi dov'è Sirius Black».
Jamie alzò gli occhi dalla tazza, e la posò sul tavolo «In genere non frequentiamo assassini latitanti. I compiti e la scuola non ce ne danno il tempo»
La Umbridge batté forte la tazza sul tavolo «Ora basta scherzare, signorina Potter» disse a voce alta. Poi sorrise «le ricordo che in ottobre ho quasi catturato il criminale Black nel camino di Grifondoro. So perfettamente che era lì per incontrarsi con voi, e se ne avessi avuto le prove nessuno di voi tre sarebbe in libertà al momento, ve lo assicuro. Allora... dov'è Sirius Black?»
«Non lo sappiamo» ripeté Harry. «Non ne abbiamo la minima idea».
Rimasero a fissarsi a lungo, Jamie pensò seriamente di provare a entrare nella sua testa, ma prima che si decidesse, la Umbridge si alzò.
«Benissimo. Per questa volta accetterò la vostra parola, ma siete avvertiti: ho il pieno appoggio del Ministero. Tutti i canali di comunicazione della scuola sono sotto controllo. Un Controllore Metropolvere tiene d'occhio ogni camino di Hogwarts... tranne il mio, naturalmente. La Squadra d'Inquisizione fermerà tutti i gufi per aprire e leggere la posta in entrata e in uscita dal castello.
«Ecco, vede? Quando si priva la gente dei diritti più elementari....questa è dittatura»
«Signorina Potter, un mese di punizione non le è bastato?»
BUM!
Perfino il pavimento tremò. Sbigottita, la Umbridge scivolò di lato e fu costretta ad aggrapparsi alla scrivania per non cadere.
«Che cosa...?» Stava guardando la porta e Harry ne approfittò per svuotare le tazze ancora piene nel vaso di fiori secchi più vicino. Dal piano di sotto arrivava un frastuono di urla e passi di corsa.
«Tornate a pranzo, Potter» gridò la Umbridge. Levò la bacchetta e si precipitò fuori dall'ufficio. Dopo averle concesso pochi secondi di vantaggio, Harry e Jamie si affrettarono a seguirla per vedere l'origine di quel pandemonio.
Non fu difficile scoprirlo. Un piano più sotto regnava il caos. Qualcuno (e avevano un'idea molto precisa di chi fosse) aveva dato fuoco a quella che sembrava un'intera cassa di fuochi d'artificio magici.
Draghi formati da scintille verdi e oro sfrecciavano nei corridoi emettendo vampe roventi e botti assordanti; girandole rosa shocking grandi quasi due metri sibilavano nell'aria, simili a pericolosi dischi volanti; razzi dalle lunghe code di luccicanti stelle argentate rimbalzavano sui muri; bengala tracciavano parolacce a mezz'aria; petardi esplodevano dappertutto come mine; e invece di consumarsi e svanire, o fermarsi e spegnersi, tutte quelle meraviglie pirotecniche sembravano acquistare energia e velocità.
A metà delle scale, Gazza e la Umbridge sembravano paralizzati dall'orrore. Una delle girandole più grandi decise che le occorreva più spazio di manovra e roteò verso di loro con un sibilo sinistro. I due si chinarono di scatto con uno strillo atterrito e la girandola sfrecciò fuori dalla finestra alle loro spalle. Nel frattempo, diversi draghi e un grosso pipistrello violetto che emetteva minacciosi sbuffi di fumo approfittarono della porta aperta in fondo al corridoio per svignarsela verso il secondo piano.
«Svelto, Gazza» strillò la Umbridge. «Se non facciamo qualcosa si spargeranno per tutta la scuola... Stupeficium» Uno zampillo di luce rossa scaturì dalla punta della sua bacchetta e centrò un razzo... ma invece di bloccarsi, quello esplose con tanta violenza da aprire un foro nel quadro di una strega dall'aria melensa in mezzo a un campo; la strega riuscì a fuggire appena in tempo, per riapparire pochi secondi dopo schiacciata nel quadro vicino, dove due maghi impegnati in una partita a carte si alzarono galantemente per farle posto.
«Non usi gli Schiantesimi, Gazza» urlò la Umbridge a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti, anche se l'incantesimo era stato opera sua.
«Ha ragione, Preside» ansimò Gazza, che essendo un Magonò non sarebbe riuscito a Schiantare un bel niente. Si tuffò in un vicino ripostiglio, ne riemerse con una scopa e cominciò ad agitarla verso i fuochi turbinanti: nel giro di pochi istanti, la scopa era in fiamme.
Jamie e Harry ridevano tanto da avere il mal di pancia. «Andiamo, prima che decida di prendersela con noi» disse Harry tra le risa. Corsero verso una porta nascosta dietro un arazzo poco più avanti nel corridoio. Nel passaggio trovarono anche Fred e George, che ascoltavano gli strilli della Umbridge e di Gazza soffocando a stento le risate.
«Notevole» commentò Harry piano, sorridendo. «Davvero notevole... di questo passo manderete in rovina il dottor Filibuster...»
«Lo spero» sussurrò George, asciugandosi le lacrime. «Oh, mi auguro che provi a farli Evanescere... a ogni tentativo si moltiplicano per dieci».
«Geniale» disse Jamie sorridendo «Spero davvero che sia così idiota da provarci»
I fuochi d'artificio continuarono a sfrigolare e a dilagare per tutta la scuola, ma anche se erano decisamente rumorosi, in particolare i petardi, gli altri insegnanti non parvero preoccupati.
«Ma guarda» commentò sarcastica la professoressa McGranitt quando un drago entrò nella sua aula, sparando botti e sputando fiamme. «Signorina Brown, le dispiacerebbe correre a informare la Preside che abbiamo in classe un fuoco d'artificio fuggiasco?»
Jamie infossò la testa tra le braccia per nascondere le risate.
 Il risultato fu che la professoressa Umbridge passò il suo primo pomeriggio da Preside correndo qua e là per rispondere agli appelli degli altri insegnanti, nessuno dei quali sembrava in grado di liberarsi dei fuochi d'artificio senza il suo aiuto. Mentre tornavano alla Torre di Grifondoro alla fine delle lezioni, fu con immensa soddisfazione che videro una Umbridge arruffata e sporca di fuliggine uscire barcollando, la faccia lucida di sudore, dall'aula del professor Vitious.
«Mille grazie, professoressa» le gridò dietro il professor Vitious con la sua vocetta stridula. «Naturalmente avrei potuto sbarazzarmi da solo di quei bengala, ma non ero sicuro di averne l'autorità». E sorridendo le chiuse la porta dell'aula sulla faccia ringhiosa.
 
«Ehi, a quanto pare hanno trovato Montague» disse Jamie  con un sorrisone, sedendosi sulle gambe di Gabriel. Un vento leggero soffiava sul chiostro
«E dov’era?» chiese Hermione con la testa china sul libro di rune
«Nel water» rise Jamie «A quanto pare la Umbridge non riusciva a tirarlo fuori e ha chiamato Piton. Susan e Ernie erano lì e hanno visto tutto»
Jamie vide Harry che si avvicinava a loro, doveva aver appena finito la lezione di Occlumanzia, il viso era più pallido del solito, e sembrava gli fosse passato sopra il Nottetempo tre volte «Ehi, com’è andata?» gli chiese non appena fu abbastanza vicino
«Bene» disse Harry senza guardarla
«Stai migliorando?»
«Ehm...si direi di sì»
Jamie lo guardò per un istante in silenzio,  il suo atteggiamento non prometteva bene «Bé, meglio che vada, Piton diventa più sgradevole del solito se ritardo e non credo che recuperare Montague dal bagno abbia migliorato il suo umore» disse con un ghigno
Harry allungò una mano verso di lei «No»
Jamie lo guardò «No, cosa?»
«Bè...ehm...non devi andare non...dobbiamo più prendere lezioni di Occlumanzia per un po’»
Jamie posò la borsa per terra «E perché? Te lo ha detto lui?»
«Sì, ehm...dice che ha da fare col suo ruolo di spia e che la Umbridge sospetta qualcosa...non è entrato nei particolari, affari segreti dell’Ordine, come al solito» Harry alzò le spalle.
«Ma-»
«Dice che ormai siamo abbastanza bravi e non-». Harry si bloccò allo sguardo scettico di Jamie «Bè non ha usato proprio la parola bravi ma il senso era quello»
Jamie si risedette «Hmm ok, allora va bene...immagino»
 
No, non andava bene. Ecco perché Jamie, mezz’ora dopo, stava scendendo le scale dei sotterranei diretta all’uffici di Piton. Non che non si fidasse di Harry...Sospirò. No, non si fidava, era la verità, forse terribile, ma era così. Harry perdeva  affidabilità sull’argomento Occlumanzia e se anche avesse detto la verità, non potevano permettersi di smettere le lezioni, checché ne dicesse Piton. Lo avrebbe obbligato con qualsiasi mezzo.
Bussò alla porta. Dallo studio non arrivò nessuna risposta. «Professore» Jamie bussò di nuovo «Professore sono io» Un paio di Serpeverde la guardarono perplessi «Ehm, ho bisogno di chiarimenti su quella Pozione Corroborante, potrebbero chiederla ai G.U.F.O, è importante»  disse per farsi sentire da loro mentre la sorpassavano, avevano ripreso a parlare tra loro. Tutti sapevano che gli studenti del quinto stavano cominciando a dare di matto. Non appena i due sparirono nel buio del corridoio, Jamie bussò più forte e più in fretta «Professore. Professore, possiamo parlare, per favore?» ancora nessuna risposta. Jamie batté la testa contro la porta. Forse non era nel suo ufficio...provò l’impulso di aprire la porta per accertarsi che davvero non ci fosse, ma per una volta seguì il buon senso e sopratutto il suo istinto di autoconservazione.
Dopocena però, ci riprovò. Con la scusa di accompagnare Gabriel, scese di nuovo nei sotterranei e bussò all’ufficio di Piton. Di nuovo nessuna risposta.
Estrasse la mappa dalla tasca «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» spiegò la zona dei sotterranei. Il puntino di Piton era nel suo ufficio «Fatto il misfatto» rinfilò la mappa sotto il maglione «Professore» bussò «Professore» bussò di nuovo «So che è li, è urgente ho bisogno di parlarle, per favore» di nuovo nessuna risposta. Picchiò un pugno contro la porta «Diavolo»
Non capiva perché Piton si rifiutasse di parlare fino quel punto.
Harry non era più collaborativo, continuava a sostenere la versione di quel pomeriggio, ma Jamie ormai non ci credeva più.
 
La campanella era suonata «Mettete le vostre pozioni nelle fiale e pulite i calderoni, forza» ordinò Piton e una fila disordinata cominciò a formarsi verso la cattedra. Jamie fece tutto con molta calma e si tenne per ultima. Posò la fiala insieme alle altre. Quasi tutti erano già usciti «Professore, possiamo parlare?»
«Non ora, Potter» disse Piton , senza a guardarla, mentre con la bacchetta, rimetteva a posto gli ingredienti sui banchi
«D’accordo, quando allora?»
«Fuori di qui, Potter o ti metto in punizione»
«Ma-»
«Venti punti in meno a Grifondoro, e te ne tolgo cinquanta se non metti piede fuori dalla mia classe in un secondo»
Jamie lo fissò incredula, Piton era furioso, ma lei non gli aveva fatto niente, né uno scherzo, né una parola di troppo «Ma insomma, si può sapere che le ho fatto?»
Piton non la guardò  «Cinquanta punti in meno per Grifondoro»
«Vada al diavolo» sbottò Jamie mentre usciva «E ora me ne tolga pure cento, chissenefrega» uscì e sbatté la porta.

Jamie e il resto della squadra rientrarono  fradici e infangati, si erano trattenuti fino a tardi, nella remota speranza di vedere qualche miglioramento, ma la pioggia era fitta e i battitori colpivano più loro stessi che i bolidi. Jamie strizzò l’orlo del mantello. Ron si era già diretto, più abbattuto che mai, alle scale del Dormitorio seguito da Sloper e Kirke.
«Vado a letto anch’io » disse Ginny «Non vedo l’ora di mettermi qualcosa di asciutto»
«Non dirlo a me» disse Katie, mentre si trascinavano tutte e due verso i Dormitori.
Jamie si voltò verso Angelina «è stata colpa del tempo»
«Lo credi davvero?»
«No» sospirò Jamie «Facciamo schifo»
«Già» Angelina si tolse il mantello
«Ma non dobbiamo arrenderci, possiamo farcela...anche perché non potrei sopportare la vittoria di Serpeverde, mi toccherebbe ucciderli tutti»
Angelina sbuffò una risata «Gran bel piano» sbadigliò «Vado a letto anche io, tu non vieni?»
«No, ho ancora il tema di Incantesimi da finire»
«Buonanotte allora» disse dandole una pacca sulla spalla.
Jamie si tolse il mantello e lo lanciò per terra, afferrò il libro e il tema che aveva lasciato su un tavolo e  poi si sdraiò davanti al camino, nel tentativo di scacciare il freddo e l’umidità che si erano insinuati nelle ossa.
Cominciò a rileggere le righe che aveva già scritto, ma rinunciò presto a capirne il significato. Mille pensieri le affollarono la testa, se Piton lo fosse venuto a sapere...Jamie gettò la piuma a terra in un moto di stizza. Aveva dimenticato. A lui non importava più nulla di insegnarle l’Occlumanzia. Si sdraiò su un fianco verso il camino. Tutto le stava sfuggendo di mano. A mala pena riusciva a pensare a come arrivare alla fine dell’anno, come ci si poteva aspettare che...chiuse gli occhi.  Non voleva pensare a quello che era successo all’orientamento, sapeva che prima o poi la McGranitt ne avrebbe voluto parlare. Aveva sorpreso anche sé stessa in fondo. Frugò nella tasca e ne estrasse il piccolo specchio, lo osservò per un po’ rigirandoselo tra le mani. Scosse la testa «Ma che diavolo penso di farci» lo rinfilò in tasca.
Il passaggio del ritratto si aprì.
«Ehi Jam Jam» la salutò Fred. «Hai deciso di dormire sul tappeto?»
Jamie alzò appena la testa «Il mio letto è troppo soffice. Che ci facevate fuori a quest’ora?»
«Affari, Pluffetta» disse George «Dobbiamo darti una notizia»
«Una fantastica notizia» disse Fred mentre si sedevano davanti a lei.
Jamie sorrise e si tirò a sedere «Fantastica come: abbiamo ridipinto di nero l’ufficio della Umbridge o fantastica come: abbiamo trovato il modo di cacciarla dalla scuola?»
«No, è più fantastica come: abbiamo trovato un appartamento e un negozio a Diagon Alley» disse Fred
«E li abbiamo affittati» disse George
«Oh» per un momento il sorriso sul suo volto scomparve. Sapeva che volevano andarsene ma non si aspettava così presto, e una parte di lei aveva sperato che non se ne andassero affatto. Tornò a sorridere «Wow, è» si sistemò i capelli dietro le orecchie e si schiarì la voce «Davvero una notizia fantastica, sono contenta» annuì «Quindi» abbassò lo sguardo e si batté le mani sulle gambe. Alzò gli occhi su di loro «Quindi quando pensate di trasferirvi?»
«A breve» disse Fred
«Forse da domani» disse George 
Jamie avvertì una stretta al petto «D-domani?»
«Sì, abbiamo organizzato un colpo grosso contro la Umbridge, se ci dovesse beccare»
«Ed è probabile, dato che non saremo esattamente “discreti”» ghignò Fred, Jamie gli restituì un tenue sorriso.
«Allora ce ne andremmo, non abbiamo motivi per rimanere» disse George.
«Né intenzione di farci punire da quella vecchia rospa» disse Fred.
«Ma» con le dita graffiò il tessuto dei jeans «ma coi fuochi d’artificio non vi ha beccati»
«Già, ma stavolta sarà necessario attirare la sua attenzione su di noi» disse George
« E perché?» disse Jamie con un tono tra l’offeso e l’arrabbiato
«Ehm, segreto professionale» disse Fred «Non possiamo dirtelo»
«Bene» Jamie raccolse il tema e lo appoggiò sulle gambe «Ok» prese in mano la piuma e avvicinò il libro di Incantesimi.
«Ok?» disse Fred perplesso, scambiandosi uno sguardo con George.
«Sì» disse Jamie senza alzare gli occhi «beh» diede un sospiro stanco, posò la piuma e li guardò «Insomma è...è quello che avete sempre voluto no? È il vostro sogno e» si morse il labbro «e è giusto che andiate. I vostri prodotti sono fantastici e quasi tutti privi di effetti collaterali, avete i soldi e avete il posto. Siete praticamente pronti e» fece una breve risata priva di allegria «qui sta diventando uno schifo» scosse la testa e per un istante abbassò lo sguardo «Avete talento, sicuramente avrete successo e il vostro diventerà il negozio più famoso di tutta Diagon Alley, perciò» esitò «perciò sì, è ok» riprese in mano la piuma e distolse lo sguardo da loro «mi dispiace che ve ne andiate , questo posto sarà anche peggio senza di voi e mi mancherete da morire, ma è fantastico ed è»
«Ok?» suggerì Fred  divertito
«Sì, è ok» disse Jamie, un po’ senza fiato. Tornò a posare gli occhi sul tema, anche se non riusciva ancora a capire una parola di quello che stava leggendo.
Fred e George si guardarono, poi tornarono a guardare lei «Beh» Fred batté le mani «Sai non ti abbiamo detto tutto questo solo a titolo informativo»
«giocandoci per giunta un po’ del nostro effetto sorpresa» disse George
«questa potrebbe essere la nostra ultima notte a Hogwarts»
«la fine di un era»
«Va festeggiata come si deve, vero George?»
«Vero, Fred. E non potevamo farlo senza la nostra Pluffetta»
«La nostra migliore allieva» disse Fred. «Non possiamo andare via senza salutarti come si deve». Jamie accennò un  sorriso. «In fondo il nostro trio ha fatto divertire e mandato su di giri il povero Gazza per quasi cinque lunghi anni, quindi» si rivolse al fratello «George»
«Come fosse già fatto, Fred» si alzò e si diresse alle scale dei dormitori
«Ma dove va?» chiese Jamie
«A prendere la nostra riserva speciale, non l’abbiamo ancora aperta»
«Questo un po’ mi spaventa»
«La tua fiducia è commuovente» Fred le tolse il libro e la pergamena dalle ginocchia «Ora basta studiare, non ti si addice»
Jamie gli fece la linguaccia.
George ritornò in quel momento e posò sul tappeto una bottiglia con un liquido ambrato e tre piccoli bicchieri. «Eccoci qua, la migliore annata di whiskey incendiario»
«Whiskey?» Jamie afferrò la bottiglia per leggere l’etichetta «Non era meglio la Burrobirra, o una bella cioccolata calda»
«Nah, non si può mica brindare con la cioccolata» Fred le tolse di mano la bottiglia e cominciò a svitare il tappo.
«Ma con la Burrobirra sì»
«La Burrobirra la bevi sempre» disse George «questa è un occasione speciale, non ti ricapiterà di bere Whiskey tanto presto e soprattutto sotto il naso della Umbridge»
«Allora, sei dei nostri Jam Jam?» ghignò Fred «La nostra ultima azione insieme da fuorilegge, che ne dici?»
Jamie esitò un istante prima di sorridere «Coraggio» prese uno dei bicchieri «Versa qua»
«Agli ordini» Fred si chinò a riempirle il bicchiere. Jamie incrociò il suo sguardo e lo vide farle l’occhiolino. Sorrise di rimando.
Fred riempì anche quello di George e poi il suo.  «Bene, bene, bene» alzò il suo bicchiere « In alto i calici ai più grandi ideatori di scherzi degli ultimi anni» disse con fare solenne. «E un brindisi a quella volta che abbiamo incantato tutte le scope e gli spazzoloni di Gazza per fare in modo che rilasciassero gelatina colorata ogni volta che li usava per pulire»
Jamie rise «Quando Silente ha detto che i pavimenti gli piacevano di più così, ha addirittura fatto a pezzi il povero Freddy»
«F-Freddy chi?» chiese Fred confuso, guardando da lei a George in cerca di chiarimenti
«Freddy lo spazzolone»
«Hai dato un nome a quel vecchio spazzolone?» disse George perplesso
«No, ha dato il mio nome a un vecchio spazzolone» precisò Fred sconcertato
«Beh, è morto gli serviva un nome»
George batté una pacca sulla spalla a Fred «E poi era quello che aveva rilasciato più gelatina. Si era fatto onore»
«Ah, è vero» disse Fred, poi sorrise «sono orgoglioso che sia mio omonimo. Chi fa un altro brindisi?»
George alzò il bicchiere «Io brindo a quella volta che abbiamo rapito Mrs. Purr e l’abbiamo sostituita con una gatta quasi identica»
Fred ridacchiò « Già, il vecchio Gazza se ne era accorto e andava a dire in giro a tutti che quella non era la sua gatta»
«Lo prendevano tutti per pazzo... quando ha chiesto alla McGranitt di trasformarsi in gatto per parlare con lei ho creduto che lo schiantasse»  ridacchiò Jamie
«Certo che nessuno gli dava retta, era identica» disse George con ghigno rilassato «Per questo era geniale»
«Perfido» disse Jamie.
«Senti chi parla» rise George
«Già» disse Fred «e quella volta che hai piazzato le foto di Malfoy e praticamente metà dei Serpeverde mentre svolazzavano in aria, per tutta la scuola?»
Jamie alzò le spalle «E allora?»
«Oh» disse George «E quella volta che ha animato dei pupazzi di neve contro Malfoy?»
Fred rise «Alla fine uno si è trascinato su di lui mentre era a terra e l’ha inghiottito» la indicò «Geniale» poi ghignò «e perfido, ma geniale»
«Aveva distrutto il povero signor Bel Cappello, se l’era meritato» si difese Jamie «E sì»disse con un finto tono indifferente «Ammetto che era geniale»
«Tocca a te brindare» disse George
«Ok» Jamie alzò il bicchiere «Allora brindo ai miei pupazzi di neve zombie, che» gli puntò il dito contro «Vi ricordo voi siete stati ben contenti di aiutarmi a costruire e animare» poi sorrise e alzò il bicchiere un po’ di più «E brindo a ogni scherzo e malefatta che abbiamo fatto insieme. Sono tanti e»ridacchiò «troppi per citarli tutti ma sono tutti fantastici, geniali e» li guardò entrambi e sorrise «tutti indimenticabili»
Fred e George sorrisero e alzarono di più i loro bicchieri «A tutti i nostri scherzi» disse Fred.
«Che sono fantastici e indimenticabili» disse George.
«E a noi tre che li abbiamo creati» concluse Jamie
«Sì, perché siamo anche noi fantastici e indimenticabili» disse Fred con un sorriso malandrino. «Pronti?» chiese guardando prima George e poi Jamie «Allora, un brindisi per Freddy lo spazzolone» fecero scontrare una volta i bicchieri.
«Uno per la sosia di Mrs. Purr» disse George mentre i bicchieri tintinnavano l’uno contro l’altro per la seconda volta.
«e uno per i pupazzi di neve zombie» disse Jamie. I bicchieri si scontrarono per la terza volta e poi bevvero tutti e tre tutto d’un fiato.
Jamie si pentì quasi subito di averlo fatto, il whiskey le bruciò la gola e scese infuocato nello stomaco «Oh mi dio» si portò una mano alla gola e tossì,  Fred e George scoppiarono a ridere «Ecco perché lo chiamano incendiario. Non lo berrò mai più» si sdraiò di nuovo sul tappeto, il bruciore stava svanendo e  sentiva la testa pesante, ma in un modo piacevole. «Woah» si passò una mano sugli occhi mentre la nostalgia le stringeva lo stomaco «Questa è davvero la fine di un era» sospirò, avvertiva uno strano senso di vertigine «Voi due» sentiva la bocca impastata « Niente più noi tre» disse muovendo l’indice in cerchio a indicare ciascuno di loro «è davvero triste» le parole uscivano senza che riuscisse a fermarle «Non doveva finire, non prima di giugno almeno» sgranò gli occhi e si tirò su di scatto. La testa le girò «Ma è anche davvero fantastico per il vostro negozio e sono felice per voi sul serio» con un lamento si risdraiò sul tappeto. Lo reggeva proprio male l’alcol.
Fred e George scoppiarono a ridere, poi si scambiarono uno sguardo. «Ehi, Fred» George si batté una mano sulla gamba «Credo dovremmo dare vita a una nuova tradizione, sei d’accordo?»
«Assolutamente» disse Fred, diede un paio di colpetti sulla gamba di Jamie «Sei sempre tra noi, Pluffetta?»
Credo di avere un autonomia di un altro paio di minuti»
«Bene» rise Fred «Che ore sono?» chiese.
George guardò l’orologio «Manca un minuto a mezzanotte, tempismo perfetto»
«Splendido» sorrise Fred «Allora, ogni anno»
«il 30 aprile» disse George
«a un minuto a mezzanotte»
«ovunque siamo e qualunque cosa stiamo facendo»
«Noi berremo un bicchiere di Whiskey alla nostra salute e in ricordo dei bei vecchi tempi» conclusero in coro.
Jamie si alzò e pesò sui gomiti «Fate sul serio?» chiese stupita e divertita
«Ci stai?» ghignò Fred
«S-sì, sì» si tirò a sedere «ma fate sul serio, sul serio?»
«Certo» George alzò la mano destra, subito imitato da Fred.
Jamie abbassò lo sguardo e sorrise, poi alzò anche lei la mano destra.
Si scambiarono uno sguardo complice «Giuro solennemente che ogni 30 aprile, a un minuto a mezzanotte, berrò un bicchiere di Whiskey alla nostra salute», l’eco della Sala fece risuonare le loro voci come se quella promessa si fosse impressa per sempre nella mura.
Fred allungò la mano destra al centro con un ghigno che forse era un po’ nostalgico «Fatto il misfatto»
George fece lo stesso e la posò sopra quella di Fred «Fatto il misfatto» con un sorriso e una luce seria negli occhi
Jamie sorrise un po’ commossa e la posò sopra le loro «Fatto il misfatto» strinse appena le dita attorno a quelle di George e al dorso di Fred. Sciolse la presa e così fecero Fred e George. Jamie sentì il calore della loro stretta scivolare via dalle dita. Chiuse la mano e la strinse con l’altra. «Quindi» si morse il labbro «ogni 30 aprile» si sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Fred e George sorrisero «Ogni 30 aprile»
Jamie sorrise e si portò le ginocchia al petto «Ogni 30 aprile» ripeté in un sussurro.


 «Ti dico che sono strani, tutti quanti» disse Jamie, mentre lei e Gabriel camminavano per un corridoio del quarto piano «Harry sono giorni che parla a stento, è sempre pensieroso. Ron evita di guardarmi e Hermione ha il tipico sguardo da: “Ti prego non fare niente di stupido” quando guarda Harry»
«Strano che Hermione abbia un segreto con te» disse Gabriel «Se fosse qualcosa di serio te lo direbbe, non riuscirebbe a starsene zitta»
Sbuffò «Mi stanno nascondendo qualcosa, lo so. E poi, Piton che interrompe così le lezioni...non lo so» scosse la testa «credo che-»
«Sentirono delle urla provenire da dietro  e si voltarono, una massa di studenti correva verso di loro con strilla eccitate.
«Uh, che bello» disse mentre alcuni li superavano «Vieni andiamo» prese Gabriel per mano  e lo trascinò nella folla iniziando a correre.
«Perché lo stiamo facendo?»
«È divertente» rise Jamie, guardandosi intorno curiosa. Sembrava ritenere tutto come un fenomeno bizzarro da scoprire.
«Non sappiamo nemmeno che succede. È ridicolo, non divertente» Gabriel si guardò in giro contrariato.
«Ehi» disse Jamie a una ragazza di Corvonero di fianco a lei. «Che succede, perché corriamo?»
«Come, non lo sai? Sembra che sia spuntata una palude al quinto piano, vogliono vederla tutti prima che la tolgano»
A Jamie spuntò un sorriso enorme «Oh mio dio» si voltò verso Gabriel «Lo vedi che abbiamo fatto bene?»
L’intero corridoio di Gregory il Viscido, era stato trasformato in una palude. Da tutti e due i lati si era formato un capannello di studenti che ridevano e si salutavano e facevano navigare barchette di carta incantate, vinceva chi arrivava sulla sponda opposta. Presto la palude fu piena di relitti di pergamena mezzi affondati, che in qualche modo la rendevano più pittoresca di quanto non fosse già. Almeno secondo Jamie.
La Umbridge arrivò poco dopo, seguita da Gazza. Jamie si fece in disparte, prima che decidesse di incolpare lei. «Che cos’ è successo,qui? Chi è stato? Qualcuno ha visto chi è stato?» strillò la Umbridge, gli studenti che facevano folla intorno a lei si guardarono bene dal parlare, limitandosi a guardarsi tra loro scrollando le spalle. «Gazza, faccia qualcosa»
«Vado a prendere lo straccio e lo spazzolone, Signora Preside?»
«No, razza di sciocco. Vada a chiamare Vitious e la McGranitt, svelto»
Gazza si fece di nuovo largo tra gli studenti, e Jamie si ritrovò premuta contro le schiene di due  ragazzini di Tassorosso. Si alzò sulle punte, più avanti, due ragazze di Serpeverde, (probabilmente erano della “Squadra di Imbecilli”) erano alle spalle della Umbridge, chinata sulla palude. Fu un attimo, qualcuno da dietro le diede una leggera spinta e lei ne approfittò. Spostò il peso del corpo e caricò una spallata. Uno dei due ragazzini, andò a sbattere contro le Serpeverdi, che caddero in avanti, contro l’enorme sedere della rospa, e la Umbridge finì di faccia nella palude, tra gli strilli sorpresi e eccitati degli studenti. Era a gambe all’aria e la gonna in tweed si era alzata tanto da mostrare degli enormi mutandoni rosati col bordo in pizzo.
«Oddio» Gabriel si coprì gli occhi con una mano e la trascinò indietro «Non credo che dormirò stanotte» disse mentre Jamie rideva a crepapelle.
«Tu sei fuori di testa»
«Giuro non so che mi sia preso. È stato...mi si è annebbiato il cervello»
«Ragazzi che succede?» Hermione e Ron li avevano raggiunti
«Guardate voi stessi» disse Jamie con un sorriso
«Signora preside» zoppicò Gazza con in mano uno spazzolone, mentre dietro di lui, con un sorrisetto divertito camminavano con tutta la calma del mondo Vitious e la McGranitt.
Gli studenti fecero loro spazio per mostrare la Umbridge, che era riemersa con la faccia, mentre annaspava e strepitava ricoperta di fango «Gazza, Gazza» sputacchiò della melma verde «Venga subito qui»
«Signora Preside» Gazza sgranò gli occhi e zoppicò in fretta verso di lei «Signora Preside»
«Minerva, Filius. Fate qualcosa» sbraitò la Umbridge
La McGranitt sembrava la donna più felice del mondo «Naturalmente Dolores, ma ci vorrà del tempo. Sembra un incantesimo complicato, vero Filius?»
«Direi di sì, direi proprio di sì» squittì Vitious con aria gioviale e le mani intrecciate dietro la schiena.
«Tiratemi fuori di qui» ordinò con voce stridula mentre sbatteva le braccia nella palude producendo un ciaff ciaff che rendeva la situazione, se possibile, ancora più divertente.
«Arrivo, signora preside» Gazza le allungò lo spazzolone «Afferri questo»
La Umbridge lo scacciò con uno strepito rabbioso e con le sue tozze braccia si issò sul bordo del pavimento, mentre tutti gli studenti indietreggiavano. Sembrava sul serio un enorme rospo.
«Sei stata tu?» chiese Hermione a bassa voce
«Beh, in fondo è quasi il suo habitat»
Hermione le afferrò un braccio «Andiamocene»
Quando furono ben lontani dalla palude, Hermione le lasciò un braccio e si mise a camminare più avanti insieme a Ron «Credi che Harry abbia già fatto?» gli chiese a voce bassa
«Cosa?» si intromise Jamie. Loro sussultarono. Li superò e si parò davanti a loro «Cosa dovrebbe avere già fatto?». Hermione e Ron si guardarono. «Sputate il rospo, avanti»
«Harry è nell’ufficio della Umbridge, per parlare con Sirius via camino» disse Hermione tutto d’un fiato»
«Perché?»
«Non lo sappiamo» disse Ron «Sul serio» aggiunse, visto lo sguardo scettico e minaccioso con cui Jamie lo aveva fissato.
 
Spalancò di botto la porta della Umbridge, Pix dietro di lei ridacchiava maligno e fremeva battendo le mani «Ecco fatto, entra e fa casino» vide Harry inginocchiato con la testa dentro il camino «Harry James Potter» gridò
Harry sussultò e picchiò la testa contro la pietra. Jamie s’ inginocchiò accanto a lui e infilò la testa Si ritrovò davanti il salotto di Grimmauld Place e Sirius e Lupin seduti sul divano «Prima che uccida qualcuno o torturi i testimoni mi vuoi dire perché hai organizzato una cavolo di rivolta senza dirmi niente e ti sei infilato nel camino della megera sempre senza dirmi niente?» Harry la fissava come un cane bastonato, mentre si massaggiava la testa. Jamie gli puntò contro l’indice. «Hai tre secondi, usali bene»
Harry sospirò «Bene, sono entrato nel pensatoio di Piton e lui mi ha beccato»
Jamie sgranò gli occhi incredula «Che cos’hai fatto?» in un tono che assomigliava molto a quello della signora Weasley. Gli mollò un pugno sul braccio «Che cos’hai fatto?»
«Piantala»
Gli mollò un altro pugno «Che cos’hai fatto?».
Qualche altro strepito e pugno più tardi Jamie lo obbligò a raccontarle tutto.
«Ok, smettila di dire Piton e mutande» Jamie aveva il viso nascosto tra le mani «Piton e mutande non dovrebbero neanche stare nella stessa frase.»
Pix scelse quell’esatto momento per intonare un motivetto a tema, improvvisato sul momento, dove mutandone faceva rima con nasone, mentre scriveva “Faccia da Cacca” sul muro con una sostanza verdastra e appiccicosa che sembrava muco e proveniva dalle sue dita.
Sirius sembrava divertirsi un mondo.
Jamie emise un gemito «Oddio che imbarazzo. Sostituiamo la parola mutande con calzini?....no , con scarpe, meglio con scarpe...Come non detto» disse quando Pix ricominciò a cantare più forte.
«Un attimo» disse Jamie rendendosi di colpo conto di una cosa «è per questo?»
«Cosa?»
«È per questo che non ci insegna più Occlumanzia?»
«Che cosa?» L'urlo di Sirius fece trasalire tutti e due, e un po' di cenere le andò su per il naso.
«Dici sul serio?» chiese Lupin. «Ha smesso di darvi lezioni?»
«Sì» disse Harry
«Non per molto» disse Jamie decisa. Harry la guardò interrogativo. «Tu sei un idiota e lo è anche lui. Vado a dirgliene quattro» fece per uscire dal camino
Harry le afferrò un braccio «No,no, no, non credo che gli piacerà. Tu non lo hai visto quando-»
«Harry, non aggravare la tua posizione»
«la mia... che-?» la fissò perplesso
«Tu sei nei guai. E lo sarà anche lui tra poco. Non gli permetterò di disertare, non adesso. Tu imparerai l’Occlumanzia e lui ti insegnerà. È così che andranno le cose, punto»
«E non glielo dirai in questi termini vero?» chiese Harry spaventato
Jamie lo fulminò con lo sguardo « Se necessario farò saltare in aria la porta»
«Jamie» disse Lupin «gli parlerò io, non-»
 Jamie guardò Lupin «Non ti darà retta, lo sai. Ditelo a Silente se siete in contatto con lui come penso» poi si rivolse a entrambi «A proposito, è stato bello vedervi. Ciao» e sfilò la testa dal camino.
Harry sospirò, poi si sentì strattonare per il colletto della camicia e cadde all’indietro fuori dal camino «Andiamo, è meglio che filiamo via di qui, prima che arrivino Gazza o la Umbridge»
Avevano fatto appena in tempo a nascondersi sotto il Mantello dell'Invisibilità quando Gazza entrò di corsa nell'ufficio. Sembrava fuori di sé dalla gioia e borbottava febbrilmente mentre attraversava la stanza, apriva un cassetto della scrivania e vi frugava dentro. «Approvazione Frustate... Approvazione Frustate... finalmente avrò il permesso» Non notò nemmeno il disastro che Pix aveva causato «se la cercano da anni...» Prese una pergamena, la baciò e corse via stringendosela al petto.
Dopo aver controllato di essere interamente coperti dal Mantello dell'Invisibilità, riaprirono la porta e si affrettarono a seguire Gazza, che zoppicava a una velocità mai vista.
Un piano più sotto, decisero che poteva arrischiarsi a tornare visibile. Harry tolse il mantello, lo infilò nella borsa e ripresero a correre. Sembrava che nella Sala d'Ingresso fosse scoppiato un
pandemonio. Scesero a capofitto la scalinata di marmo e scoprirono che vi si era riunita quasi tutta la scuola.
Era come la sera del licenziamento della Cooman. Gli studenti erano in piedi lungo le pareti
e c'erano anche insegnanti e fantasmi. Tra la folla spiccavano i membri della Squadra d'Inquisizione, che ostentavano un'aria  compiaciuta; Pix, librandosi al di sopra della calca, guardava Fred e George che, immobili al centro, avevano l'espressione inconfondibile di chi è appena stato incastrato.
«Bene» esultò la Umbridge. Harry e Jamie la videro ferma pochi gradini sotto di loro, ancora una volta intenta a guardare dall'alto la preda. Purtroppo non era più coperta di melma. «Allora, vi sembra divertente trasformare un corridoio in una palude, eh?»
«Molto divertente, sì» rispose Fred, fissandola senza la minima traccia di paura.
Quasi piangendo di gioia, Gazza si avvicinò alla Umbridge. «Ho trovato il modulo, Signora Preside» gracchiò, sventolando la pergamena che gli avevano visto prendere dalla scrivania. «Ho il modulo, e ho la frusta pronta... mi permetta di procedere subito...»
«Benissimo, Argus. Voi due» e di nuovo abbassò lo sguardo su Fred e George, «scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola».
Jamie strinse un pugno  e infilò la mano nella tasca della divisa, strinse le dita attorno alla bacchetta.
«Sa una cosa?» replicò Fred. «Credo proprio di no». Si voltò verso il gemello. «George» disse, «credo che abbiamo raggiunto l'età per interrompere la nostra carriera accademica».
«Condivido in pieno la tua opinione» rispose disinvolto George. «È arrivata l'ora di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?»
«Assolutamente».
«Oh no» Jamie si portò una mano al petto.
Prima che la Umbridge potesse dire una sola parola, levarono le bacchette e dissero all'unisono: «Accio scope» In lontananza risuonò uno schianto fragoroso. Una rapida occhiata a sinistra, e Harry si chinò appena in tempo trascinando Jamie con sè. Le scope di Fred e George, una si trascinava ancora dietro la pesante catena e il piolo di ferro al quale la Umbridge l'aveva legata, sfrecciarono nei corridoi e verso i loro proprietari; svoltarono a destra, scesero fluide le scale e si fermarono davanti ai gemelli, la catena sferragliante sui lastroni di pietra del pavimento.
«A mai più rivederci» disse Fred alla professoressa Umbridge e salì a cavallo della sua scopa.
«Sì, non si disturbi a darci sue notizie» aggiunse George, montando sulla sua.
Lo sguardo di Fred passò in rassegna la folla silenziosa e attenta.
«Se a qualcuno servisse una Palude Portatile, identica a quella che avete visto all'opera, si presenti al numero novantatré di Diagon Alley... Tiri Vispi Weasley» annunciò a voce alta. «La nostra nuova sede»
«Sconti speciali per gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella vecchia megera» aggiunse George, accennando alla Umbridge.
«Fermateli» strepitò lei, ma troppo tardi.
All'avvicinarsi della Squadra d'Inquisizione, Fred e George si staccarono dal pavimento, schizzando a quasi cinque metri da terra, il piolo di ferro che oscillava minaccioso sotto di loro. Fred individuò il poltergeist che, al capo opposto della Sala, si librava alla sua stessa altezza.
«Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix».
E Pix, che fino ad allora Jamie non aveva mai visto prendere ordini da nessuno, levò il berretto a sonagli e scattò sull'attenti mentre, Fred e George si libravano oltre la Umbridge, verso Harry e Jamie «Tieni alta la nostra reputazione, Pluffetta» disse Fred
«E vienici a trovare, per te tutti i prodotti saranno gratis» volarono loro intorno un paio di volte, poi sfrecciarono  fuori dal portone, tra gli applausi tumultuosi degli studenti, verso il tramonto radioso.




Tana del camaleonte:

Eccoci qua, spero che il capitolo sia valso l'attesa, come vedete ho fatto qualche salto temporale, ci stiamo avvicinando pian piano alla fine
Ringrazio chi continua a seguire e a leggere questa storia e a chi la recensisce e mi manda pazzi assassini con l'ascia, è bello e inquietante poter vivere in prima persona la scena del bagno...beh la mia porta l'ha presa un po' meno bene ma supererà la cosa xd

Alla prossima (siete autorizzati a usare l'elettroshock per farmi dare una mossa)

Eltanin ;)

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Capitolo 19
*** In cui questo capitolo ha fatto dannare l'autrice e la McGranitt offre tè e biscotti ***


Ciao a tutti,

scusate di nuovo per il ritardo, l'elettroshock ha funzionato ma la mia ispirazione in compenso ha vacillato xd mi spiace di averci messo tanto ma questo capitolo mi ha dato parecchi problemi, e tutt'ora non sono del tutto soddisfatta del risultato, ma onestamente ero stufa di lavorarci sopra e girarci intorno, così ve lo dovrete sorbire voi xd Però, c'è una piccola sorpesa, nel capitolo scorso dopo che Jamie viene cacciata fuiri dall'aula da Piton e prima della scena della palude, ho aggiunto una piccola scena tra Fred e George e Jamie, ho deciso che quei tre meritavano di salutarsi per bene:) Non ho creato un missing moments a parte anche per comodità di eventuali futuri lettori e perchè quella scena fa a tutti gli effetti parte della storia e ho preferito integrarla.
Spero vi faccia piacere, e spero che questo capitolo vi piaccia, nonostanto tutto. Ci avviciniamo sempre di più alla fine :)

Buona lettura.






Jamie, osservava con un sorriso la Umbridge che cercava di riportare ordine tra la folla di studenti che ancora esultavano verso le sagome di Fred e George che si intravedevano scure contro il tramonto. Nessuno degli insegnanti sembrava intenzionato a darle una mano e i suoi nuovi lacchè non avevano molta autorità, Malfoy venne quasi travolto da un gruppo di studenti del settimo anno.
Ghignò nel vederlo strepitare senza che nessuno, a parte Pansy Parkinson che sgomitava con foga verso di lui, gli desse la minima importanza.  Distolse gli occhi da quella scena e incrociò la figura di Piton, fermò il suo sguardo su di lui. I loro occhi si incrociarono, quelli di Piton  pieni del solito disprezzo. Fu solo per un istante, Piton si diresse subito verso i sotterranei. Jamie si fece largo tra la folla, le ci volle una mezz’ora buona prima di riuscire a raggiungere il pianterreno e Piton, era già sparito da un pezzo.
Imboccò le scale dei sotterranei, giusto in tempo per sentire la Umbridge strillare alla McGranitt e Vitious di andare subito a occuparsi della palude.
Bussò con forza. Nessuna risposta. Tirò un calcio contro la porta «Professore» bussò di nuovo «Professore, apra questa maledetta porta» ancora nessuna risposta. Jamie tirò un altro calcio «Bene, non vuole parlare e allora parlerò io. So quello che è successo e non mi importa niente. Harry ha sbagliato, lo metta in punizione, gli tolga punti, ma non può però smettere di darci lezione. È importante e lei lo sa. Non mi importa se Harry non capisce, non mi importa se secondo lei è un spreco di tempo, deve continuare a insegnarci» sferrò un pugno contro la porta «Continui a insegnarci» bussò di nuovo due colpi forti «Professore» bussò altri due colpi. Nessuna risposta «Bene» si allontanò di un passo «non importa, sa perché? Tornerò qui ogni giorno, la braccherò, non le lascerò un minuto libero fino a quando non acconsentirà a riprenderci, chiaro?», tornò sui suoi passi e riprese a salire le scale.
 
Jamie non era tornata in Sala Comune, si era nascosta nella Guferia, con la sola compagnia di Edvige e Parsifal che becchettava  la sua mano e le sue tasche alla ricerca di biscotti gufici.
Non si era presentata nemmeno a cena. Non aveva voglia di parlare con nessuno, le avevano tutti mentito per coprire Harry. Anche se era sicura che nessuno di loro sapesse tutta la storia, era troppo irritata per sopportare le scuse di Hermione e gli sguardi colpevoli di Ron, così si era rintanata nelle cucine. Dobby era stato molto contento di vederla, tanto che non aveva taciuto un istante e lei, divertita e un po’ contagiata dall’entusiasmo e dalla naturale allegria dell’elfo, lo aveva assecondato volentieri.
Quando uscì dalla cucine era quasi ora del coprifuoco, la Sala d’ingresso era deserta. Lanciò un sguardo all’imbocco dei sotterranei, scosse la testa, s’infilò le mani in tasca e salì le scale.
In Sala Comune trovò Harry seduto sul divano, con una pergamena e un libro sulle ginocchia. Si sedette accanto a lui. Harry smise di scrivere.
«Quando abbiamo smesso di parlare noi due?» gli chiese.
Harry sospirò e mise da parte il tema «Forse quando è diventato più facile far finta che le cose non andassero tanto da schifo» alzò le spalle «Mi dispiace»
Jamie chinò la testa «Lo so»
«Volevo dirtelo, davvero, soprattutto di quello che ho visto su mamma e papà. È solo che» scosse la testa «sapevo che ti saresti arrabbiata e non...non avevo voglia di sentirmi dire che avevo fatto un disastro e che dovevo tornare di corsa da Piton a chiedergli scusa» Jamie fece per parlare «E non ho nessuna intenzione di farlo, Jamie. Odiavo stare in quell’ufficio con lui e stavo peggio dopo ogni lezione. So che ci tenevi che imparassi, ma non funzionava...credimi se tornassi lì dentro andrebbe anche peggio»
Jamie spostò lo sguardo sul camino. «Già...» Forse Harry aveva ragione, lui e Piton non potevano andare d’accordo in nessun modo, non a questo punto. Era inutile insistere, però...strinse un pugno. Voldemort doveva restare fuori dalla mente di Harry. Sospirò. L’unica opzione era che imparasse a schermare la sua mente, e le serviva comunque Piton, era impensabile farcela da sola.
«A cosa stai pensando?»
Jamie si voltò verso di lui, esitò per un secondo «Hai ragione, ormai dubito che le cose tra te e Piton si possano sistemare».  Proiettò lo sguardo sul fuoco che scoppiettava nel camino
Harry la guardò in silenzio per un istante.« A te piaceva Occlumanzia, vero?»
Jamie restò in silenzio per qualche secondo «Sì, mi piaceva» incrociò i suoi occhi «Me la cavavo anche abbastanza bene»  tornò a guardare davanti a sé «ero brava»
«Mi dispiace»
Trattenne il respiro. Voleva dirglielo. Voleva dirgli quanto era spaventata. Voleva dirgli che la visione di lui che rideva, steso a terra, la perseguitava ogni volta prima di dormire, che un secondo prima di incontrare il suo sguardo il cuore mancava un battito per la paura di trovare due occhi rossi a fissarla. Voleva, ma non lo fece « Non sono arrabbiata,  sul serio». Ci avrebbe pensato lei, avrebbe obbligato Piton a darle lezioni a qualunque costo, e lo avrebbe protetto.  «Senti, però non ho capito una cosa»
«Cosa?»
«Perché hai voluto parlare con Sirius? Se le lezioni di Occlumanzia non ti preoccupavano, di che volevi parargli?»
«Beh,papà era un» chinò il capo «Insomma, te l’ho detto ha lasciato Piton in-»
Jamie alzò una mano «Non dire quella parola, non dirla ti prego» poi rise «e così eri sconvolto per questo?»
«Dovresti saperlo quanto me cosa vuol dire essere umiliati davanti a tutti, Jamie. So bene come si sentiva Piton mentre papà» non continuò. « Sai, ho sempre pensato che i Malandrini fossero  come Fred e George, ma loro non andavano di certo ad appendere gente a testa in giù...forse Malfoy o qualche altro Serpeverde, ma perché se lo meritava»
«E Piton no, secondo te?»
«è più il fatto che esiste, non so se mi spiego» disse amaro Harry, ricordando le parole di suo padre. «Questa è stata la sua motivazione: Solo perché esisteva»
Jamie sospirò «Beh, io penso lo stesso di Malfoy e Pansy Parkinson. Sono così orribile?»
«Ma tu non hai mai attaccato Malfoy senza motivo»
«Sì, invece» rise Jamie
«D’accordo, ma non lo hai mai umiliato in quel modo, con quella cattiveria» scosse la testa «Tutto quello che Piton dice di papà è vero. Era davvero uno sbruffone arrogante...aveva ragione»
«Bene forse papà lo era ma» gli posò una mano sul braccio «Harry, Piton rimane comunque l’ultima persona che può giudicare qualcuno. Lui è diventato un Mangiamorte...papà era solo un po’ presuntuoso...lui è diventato un Mangiamorte, che può esserci di peggio»
«Ma tu non difendevi Piton su...?»
«Io difendo Piton adesso» disse Jamie «Ma è stato un Mangiamorte e lo è diventato di sua volontà...pensaci..è sgradevole adesso che è dalla nostra parte, figurati quando era cattivo e credeva in quelle scemenze...Sì, forse papà con lui si comportava da bulletto, ma ai tempi Piton non doveva essere proprio una bella persona. Non può permettersi di giudicare papà»
Harry scosse la testa «Forse, ma questo non cambia le cose...nessuno ci aveva mai detto che papà era così...tutti ne hanno sempre parlato bene e invece...ci hanno mentito»
«No, non credo» lo guardò «Ci hanno parlato di papà per la persona che era prima di morire, non per com’era a quindici anni» posò di nuovo la mano sul suo braccio «Non era come Dudley e i suoi amici, Harry» Harry la guardò sorpreso e Jamie rise «L’ho capito che sei un po’ sconvolto perché lo paragoni alla banda di Dudley e ti identifichi con Piton, cosa, lasciamelo dire, molto inquietante, ma non è la stessa cosa....papà se la prendeva con Piton e forse con qualche altro futuro Mangiamorte, è un po’ diverso...e poi tu hai visto papà solo quando era con Piton...sono sicura che sotto sotto fosse una bella persona»
«Mamma lo odiava....giuro non lo sopportava sul serio»
Jamie scoppiò a ridere «Harry»
«Cosa?»
«Mamma non lo odiava»
«Non l’hai vista. Lei lo considerava un idiota» sospirò scoraggiato «E non so davvero darle torto»
Jamie continuò a ridere «Oh, tu di ragazze proprio non capisci niente»
«Quindi non era vero che lo considerava un idiota, secondo te?»
«No, sono più che certa che lo trovasse idiota, ma» si morse il labbro con un sorrisetto «un idiota carino». Harry la guardò confuso. «Chi disprezza compra»
«Mi stai dicendo che in realtà le piaceva?»
«Sì»
«E allora perché lo trattava così e non ci usciva insieme?»
«Perché era un idiota»
«Non capisco»
«A lei piaceva, ma dato che lui era un idiota ha dovuto aspettare che maturasse per poterci uscire insieme senza aver voglia di schiantarlo e senza che lui mandasse all’aria tutto»
«E come fai a dirlo?»
«Perché ci è uscita e l’ha sposato»
Harry la guardò perplesso, poi proiettò lo sguardo davanti a sé «Io a voi ragazze non vi capisco proprio...Ron ha ragione, dovrebbero scrivere un libro con le istruzioni»
 
Bussò alla porta dell’ufficio, e una voce familiare le dette il permesso di entrare. Aprì la porta «Buongiorno, professoressa. Voleva vedermi?»
La McGranitt alzò gli occhi da una pergamena mentre una piuma svolazzava da sola sulla carta «Naturalmente, Potter» la McGranitt fece un gesto e la piuma si fermò cadendo sulla scrivania «Siediti»
«Grazie» si sedette davanti alla scrivania.
La McGranitt spinse verso di lei una scatola di latta a trama rossa scozzese «Biscotti?»
Jamie sorrise. Ogni volta che doveva affrontare un argomento delicato offriva loro dei biscotti, non che potessero addolcirle la pillola, ma apprezzava il tentativo. Ne prese uno «Grazie» gli diede un piccolo morso.
«Sai perché sei qui?»
«Credo di immaginarlo»
 
Piton l’aveva ignorata di nuovo per tutta la lezione. Niente commenti acidi, niente malignità, niente tentativi di sabotaggio. Niente di niente. E la cosa la faceva infuriare. Odiava l’indifferenza, la faceva impazzire. Era in grado di rispondere a una cattiveria o di sostenere una lite e urlare in risposta fino a scorticarsi le corde vocali, ma non aveva idea di come affrontare l’indifferenza dietro cui si era richiuso Piton. Ogni suo tentativo di attirare l’attenzione non era servito a nulla se non a farle prendere una D, e il fatto che ormai fosse conscia che Harry le stesse nascondendo qualcosa, non migliorava le cose. L’unica cosa che sapeva, è che stavano perdendo tempo prezioso. Doveva riuscire a convincere Piton a riprendere le lezioni, prima che Harry avesse di nuovo qualche visione.
Fu quasi in una sorta di tranche che si diresse verso l’ufficio della McGranitt. Bussò alla porta dell’ufficio e entrò. «Buongiorno, professoressa»
«Buongiorno, Potter» disse la McGranitt in tono asciutto «Siediti»
Jamie aveva appena fatto un passo verso la scrivania, quando un colpo di tosse la paralizzò sul posto. Si voltò e con orrore vide la Umbridge seduta in un angolo, con una tavoletta sulle ginocchia, una vezzosa ruche attorno al collo e un orrido sorrisetto soddisfatto sulla faccia.
Strinse un pugno. Perché se la doveva ritrovare anche lì?L’irritazione e il nervosismo si trasformarono in un ondata di rabbia alla sua vista. E il vaso sul tavolino accanto sembrava perfetto da tirarle contro per cancellarle quel sorriso. Quella donna non doveva osare sorriderle in faccia, non poteva sopportarlo.«Siediti, Potter» ripeté la McGranitt con tono più brusco. Le sue mani erano scosse da un lieve tremito mentre riordinava gli opuscoli che ingombravano la scrivania.
Jamie si sedette dando le spalle alla Umbridge e si sforzò di ignorare il grattare della sua piuma sulla tavoletta.
«Allora, Potter, scopo di questo colloquio è discutere di quale carriera desideri intraprendere, e aiutarti a decidere le materie da seguire nel sesto e settimo anno» disse la professoressa McGranitt. «Hai già pensato a che cosa ti piacerebbe fare dopo aver lasciato Hogwarts?»
«Ehm...»Jamie abbassò lo sguardo confusa. Non aveva mai guardato davvero quegli opuscoli, si rese conto di non aver preso sul serio la cosa. Ma come poteva? «Non» la piuma grattò sulla pergamena. Chiuse gli occhi per un istante. «Non lo so»
«Non lo sai?» la McGranitt aggrottò le sopracciglia
«No, non lo so» rispose brusca, la piuma continuava a scivolare sulla pergamena.
La McGranitt prese degli opuscoli «Beh, vai indubbiamente bene in Pozioni, hai sempre preso Eccezionale fin’ora e di certo non avrai problemi a tenere questo voto anche ne-»
“Hem Hem”
La McGranitt chiuse gli occhi e sospirò come a invocare pazienza «Sì, Dolores? Ha di nuovo mal di gola?»
«Oh, no grazie Minerva, no» sorrise «è solo che non è esatto quello che ha detto. Vede, Potter ha preso D in pozioni negli ultimi due compiti assegnati. Il professor Piton me lo ha personalmente confermato, ed è del mio stesso parere riguardo». Jamie avvertì una stretta al cuore. Non ascoltò il resto. Non seppe perché si sentì come tradita, non che le avesse mai riconosciuto nulla ma ...non credeva davvero possibile che Piton potesse sostenere la Umbridge solo per farle dispetto. Non badò alla risposta ringhiata tra i denti della McGranitt.
«Potter, otterrà il G.U.F.O in Pozioni se lo desidera, e non spetterà al professor Piton giudicarla» la McGranitt sembrava sbuffare fumo dalle narici. «Potter, quali altre materie vorresti continuare a studiare?»
«Mah, non lo so...io» la piuma grattò sulla pergamena. Sbuffò e chiuse gli occhi, poi li riaprì «Io non ho fatto molti progetti ultimamente, non» la piuma grattò di nuovo sulla pergamena. Sospirò «Continuerò le materie principali,credo possa andare bene così. Posso andare?»
La McGranitt la fissò per un istante «Va’ pure, Potter»  si alzò dalla sedia afferrò la borsa e in tutta fretta, si chiuse la porta alle spalle.
 
«Mi dispiace per essermene andata» disse Jamie prima che la McGranitt potesse parlare «Temo di averla messa in una posizione scomoda con la Umbridge»
La McGranitt fece un gesto secco della mano come se scacciasse una mosca molesta «Non preoccuparti di Dolores Umbridge, Potter» fece una pausa «Vorresti del tè?» le chiese, stirò le labbra in un sorriso appena accennato «Ti assicuro che non sarà corretto con alcun genere di sostanza»
 Se le offriva addirittura del tè doveva essere davvero preoccupata «Certo...va bene, grazie»
La McGranitt fece un gesto con la bacchetta e sul tavolo planarono con grazia una teiera, una zuccheriera e due tazze di porcellana bianca. Un altro movimento di bacchetta e la teiera versò il tè.
«Prendi un altro biscotto, Potter». Jamie obbedì. La McGranitt congiunse le mani sulla scrivania «Sai Potter, ero certa che tu, come Hermione Granger, saresti stata indecisa su cosa fare finita la scuola per le numerose possibilità date dai vostri interessi» umettò le labbra «Mi aspettavo che, con Dolores Umbridge presente, tu ti saresti imposta  e avresti nominato una carica al Ministero che si occupasse di corruzione o di fondare un giornale libero dalle pressioni del Ministero; ero sinceramente preoccupata per come sarebbe potuta andare...e invece mi sono sorpresa a impensierirmi perché non lo hai fatto»
Jamie morse il biscotto «Avrebbe preferito che mi mettessi a litigare con la Umbridge?» chiese con una leggera ironia.
«Sì, piuttosto che vedere quel disinteresse che hai mostrato» scosse la testa «Non è ammissibile Potter» disse in tono duro e infervorato che di solito usava quando c’era di mezzo il Quidditch.
«Il tuo futuro deve interessarti. Il tuo futuro è importante»
Quelle parole la colpirono più di quanto si aspettasse. Non è che pensasse di non averne uno, ma non era nemmeno sicura di avere possibilità di scelta.
«Beh lo so è solo che...preferirei preoccuparmi di un futuro più... prossimo»
«Potter, c’è qualcosa che ti preoccupa?»
 Strinse le spalle «No, a parte le solite cose» sorrise. Non voleva dare adito a sospetti su Harry. L’ultima volta che Malocchio Moody si era fatto scappare una frase di troppo, lui ne aveva sofferto, e poi non voleva che vedesse quanto fosse in ansia e spaventata, lei non poteva farci nulla...o forse sì... Chinò il capo, poi lo rialzò «Quel giorno ero solo infastidita dalla Umbridge, volevo tagliare corto e andarmene e...è solo che-» la voce si incrinò e coprì la mano con la bocca. Sorrise appena, la bocca nascosta dalle dita «Mi scusi» si passò la mano sulla fronte e poi posò le mani in grembo «Io sono preoccupata. Non so se ne era al corrente, né se posso dirglielo, ma io e Harry da natale prendiamo lezioni»
«di Occlumanzia. Lo so Potter, sta tranquilla. Va’avanti» disse la McGranitt con un tono brusco che nascondeva preoccupazione
Jamie abbassò lo sguardo «Una settimana fa il professor Piton ha sospeso le lezioni, lui e Harry hanno avuto uno...uno scontro e da allora non vuole più insegnarci. Io ho provato ha parlare con lui, ma mi tiene alla larga, si rifiuta di parlarmi. L’Occlumanzia è importante per noi e sono spaventata. Harry non ha imparato a sufficienza per proteggersi da Voldemort e nemmeno io» sospirò e scosse la testa «Non so cosa fare. È per questo che quando ho avuto il colloquio con lei io...non ero in me, mi rendo conto, ma non riuscivo a pensare ad altro, mi dispiace» abbassò lo sguardo e si morse il labbro, in attesa.
La McGranitt si riappoggiò allo schienale «Non preoccuparti, Potter. Vedrò di parlare di questa situazione al professor Piton»
Jamie rialzò il capo e la guardò. «Davvero?» si portò una mano al petto.
La McGranitt accennò un sorriso «Ora puoi andare, Potter»
Si alzò dalla sedia e sorrise «Grazie, professoressa»
Uscì dall’ufficio  si chiuse la porta alle spalle. Questo a Piton non sarebbe piaciuto affatto, ma era certa che non fosse del tutto immune alle ire della McGranitt. La rispettava, nonostante tutto, e forse escluso Silente era l’unica che degnasse di un minimo di considerazione. Era stata sciocca a non pensarci prima.  Forse tutto sarebbe andato a posto.




Tana Del Camaleonte:

Eccoci qua, o almeno chi ha avuto il coraggio di arrivarci xd Come vedete, Jamie decide comunque di continuare a mentire a Harry e non dirgli tutta la verità  su quello che prova e come si sente, e chissà se Piton verrà strigliato dalla McGranitt e se funzionerà....
Anyway, ringrazio come sempre chi segue e legge questa storia e un grazie speciale a :
ChihiroUchiha, so che questo capitolo risponde solo in parte alla tua domanda, ma se ne riparler, promesso xd millyray, Vale Lovegood, MaryZiamShipper e ILoveZioVoldy, come vedi si è riparlato della scena del pensatoio, spero ti sia piaciuta :)

Alla prossima,

Eltanin ;)

 

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Capitolo 20
*** In cui l'autrice spera che questo capitolo basti a scusarsi ***



Ciao a tutti!
Mi scuso tantissimo per i mesi di assenza, purtroppo tra il nuovo lavoro e altri problemi di salute non sono riuscita a dedicarmi alla scrittura come volevo e la storia è rimasta in stand by nel mio pc. Per fortuna ora dovrei essere in grado di continuare, anche perchè siamo quasi alla fine.
Spero che questo capitolo valga l'attesa 

Buona Lettura!



La storia della fuga di Fred e George fu ripetuta così spesso nei giorni successivi che, Jamie non ne dubitava, presto sarebbe diventata leggenda a Hogwarts: nel giro di una settimana, perfino coloro che avevano assistito alla scena erano quasi convinti di aver visto i gemelli scendere in picchiata sulla Umbridge con le loro scope e tempestarla di Caccabombe prima di sfrecciare fuori dal portone. Già molti parlavano di imitarli: Diversi studenti, cominciarono a fare battute del tipo «Certi giorni avrei proprio voglia di saltare sulla scopa e piantare questo posto», o «Un'altra lezione del genere e me la svigno come i Weasley».
Fred e George avevano fatto in modo che nessuno potesse dimenticarli troppo presto. Per cominciare, non avevano lasciato istruzioni su come disfarsi della palude che al momento
riempiva il corridoio al quinto piano dell'ala est. La Umbridge e Gazza furono visti tentare
in tutti i modi, ma senza successo. Alla fine la zona fu recintata e Gazza, digrignando furiosamente i denti, doveva traghettare gli studenti verso le aule. Insegnanti come la McGranitt o Vitious sarebbero stati capaci di eliminarla in un baleno ma, come nel caso dei Fuochi Forsennati, sembrava che preferissero stare a guardare le inutili fatiche della Umbridge.
Poi c'erano i due grossi squarci a forma di scopa nella porta dell'ufficio della Preside, aperti dalle Tornado di Fred e George nella fretta di raggiungere i loro padroni. Gazza sostituì la porta e trasportò la Firebolt di Harry nei sotterranei, dove girava voce che la Umbridge avesse messo di guardia una squadra di troll armati fino ai denti. Ma i suoi guai erano appena cominciati.
Jamie aveva deciso di svagare la mente da Piton, finché non avesse avuto novità dalla McGranitt, e per farlo, si divertiva a fare tiri mancini alla Umbridge, come incantare stormi di uccelli di carta che sganciavano Caccabombe sulla sua testa a ripetizione o incantare la sedia dell’aula perché la legasse e corresse via con lei sopra: quell’incantesimo era durato per quasi tutta la giornata, perché Jamie lo aveva diffuso e ogni volta che la sedia rallentava o incespicava uno o più studenti lo rinnovavano, e quella correva di nuovo via veloce con una Umbridge strillante in groppa. Correva voce che Vitous avesse lanciato l’incantesimo almeno due volte.
Quando Hermione le fece notare che si stava dando troppo da fare con gli scherzi e poco con i compiti,(ma questa parte Jamie la ignorò) diffuse volantini, grazie all’aiuto di Pix, in cui annunciava che si cercavano nuovi Combina Disastri Aiutanti, e Harry, Ron, Hermione  Gabriel (molto scocciato dalla presenza insistente di ragazzi che si mettevano in mostra) furono sorpresi di vedere che quasi tutta la scuola rispose all’appello.
Nonostante la porta nuova, qualcuno riuscì a infilare nell'ufficio della Umbridge uno Snaso dal grugno peloso, che prima demolì la stanza alla ricerca di oggetti luccicanti e poi, quando lei entrò, le saltò addosso e tentò di strapparle a morsi gli anelli dalle dita tozze. Il lancio di Caccabombe e
Pallottole Puzzole nei corridoi era così frequente che per assicurarsi una provvista d'aria fresca gli studenti presero l'abitudine di eseguire su se stessi un Incantesimo Testabolla prima di uscire dalle aule, anche se così sembrava che avessero infilato la testa dentro una boccia di pesci rossi.
Gazza si aggirava per i corridoi brandendo una frusta, ansioso di usarla sui colpevoli, ma ce
n'erano così tanti che non sapeva da chi cominciare. La Squadra d'Inquisizione tentava di
aiutarlo, ma ai suoi componenti continuavano a capitare gli incidenti più strani. Warrington
della squadra di Quidditch di Serpeverde fu ricoverato in infermeria con un'orribile malattia
della pelle, che pareva ricoperta di fiocchi d'avena. Jamie, nonostante negasse il suo coinvolgimento si lasciò scappare che era una versione rinnovata dell’incantesimo che aveva butterato Marietta Edgecombe; e il giorno dopo, con grande gioia di Hermione, che passò a Jamie tutti i suoi appunti di Storia della Magia, Pansy Parkinson saltò tutte le lezioni perché le era spuntato un imponente palco di corna.
Nel frattempo divenne chiaro che, prima di lasciare Hogwarts, Fred e George erano riusciti a
vendere una consistente provvista di Merendine Marinare. Appena la Umbridge entrava in classe gli studenti cominciavano a svenire, vomitare, avvampare di febbre, perdere sangue dal naso. Strillando di rabbia e di frustrazione, lei cercò di risalire alla causa dei sintomi misteriosi, ma gli allievi continuavano a ripetere ostinati di essere afflitti da 'Umbridgite'.
Alla fine, dopo aver messo in castigo quattro classi una dopo l'altra senza riuscire a scoprire il loro segreto, fu costretta a permettere agli studenti sanguinanti, vacillanti, febbricitanti o vomitanti di lasciare l'aula in blocco.
Ma nemmeno i consumatori di Merendine Marinare potevano competere col signore del caos, Pix, che aveva preso a cuore le parole di congedo di Fred. Ridacchiando come un folle, sfrecciava per la scuola rovesciando tavoli, sbucando a sorpresa dalle lavagne, capovolgendo statue e vasi; e per ben due volte chiuse Mrs Purr dentro un'armatura, dalla quale fu estratta ululante dal custode furioso. Pix frantumava lanterne e spegneva candele, faceva volteggiare torce fiammeggianti sulle teste degli studenti atterriti, scagliava ordinate pile di pergamene tra le fiamme o fuori dalla finestra; aprì tutti i rubinetti dei bagni, inondando il secondo piano; rovesciò un sacco pieno di tarantole in mezzo alla Sala Grande durante la colazione; e quando aveva voglia di rilassarsi, svolazzava per ore dietro alla Umbridge, facendole una pernacchia ogni volta che lei apriva bocca.
Di tutto il personale, soltanto Gazza sembrava intenzionato ad aiutarla. Addirittura, una settimana dopo la fuga di Fred e George, Harry vide la professoressa McGranitt passare accanto a Pix che trafficava intorno a un lampadario di cristallo, e poteva giurare di averla sentita sussurrare al poltergeist: «Si svita dall'altra parte».
Inoltre, Montague non si era ripreso dal suo soggiorno nel gabinetto: era ancora confuso e disorientato, e un martedì mattina si videro i suoi genitori salire per il viale, furibondi.
«Credete che dovremmo dire qualcosa?» chiese Hermione preoccupata, premendo la guancia contro la finestra dell'aula di Incantesimi e guardando i signori Montague varcare il portone a passo di marcia. «Di quello che gli è successo, voglio dire. Magari può aiutare Madama Chips a curarlo».
«Certo che no» sbottò Jamie. Se Montague rimaneva fuori gioco, era un vantaggio per la squadra di Quidditch.
«Tu vuoi solo che non giochi a Quidditch» Gabriel toccò con la punta la sua tazzina, a cui sputarono quattro zampe, simili a quelle di un gatto.
Jamie alzò le spalle «Non ho intenzione di negarlo» punzecchiò la tazzina col dito «e comunque non vedo tutta questa grande differenza da prima»
« Prima o poi guarirà» disse Ron indifferente.
«E poi è un problema in più per la Umbridge, no?» aggiunse soddisfatto Harry.
Lui e Ron toccarono con la punta della bacchetta le tazze da tè che avrebbero dovuto Trasfigurare. A quella di Harry spuntarono quattro corte zampette che non riuscirono a raggiungere il ripiano del tavolo e si agitarono impotenti a mezz'aria. Quella di Ron, invece, si sollevò per pochi secondi su quattro lunghe, vacillanti zampe sottili che di colpo cedettero e si afflosciarono, spaccandola in due.
«Reparo» disse svelta Hermione, rimettendola insieme con un gesto della bacchetta. «D'accordo, ma se non guarisse?»
«E chi se ne frega?» replicò irritato Ron mentre la sua tazza si rialzava barcollando, come ubriaca, con le ginocchia che tremavano forte. «Non avrebbe dovuto cercare di togliere punti a Grifondoro. Se vuoi preoccuparti per qualcuno, Hermione, preoccupati per me»
«Per te?» Hermione riacchiappò la propria tazza, che zampettava vispa sul tavolo su piccole zampe robuste a forma di foglia di salice. «E perché dovrei?»
«Quando la lettera della mamma riuscirà a superare il controllo della Umbridge» Ron tenne la sua tazza mentre le fragili zampe cercavano invano di reggerla, «sarò nei guai fino al collo. Non mi stupirebbe ricevere un'altra Strillettera».
«E perché?» Jamie toccò la sua tazza con la bacchetta e a quella spuntarono due grosse zampe basse e artigliate simili a quelle di un Troll «Ciao piccolo scherzo della natura»
«Dirà che è colpa mia se Fred e George se ne sono andati. Dirà che avrei dovuto impedirglielo, aggrapparmi alle loro scope o qualcosa del genere... sì, sarà tutta colpa mia».
«Ma sarebbe un'ingiustizia. Tu non potevi farci niente. Sono sicura che non lo dirà: se è vero che hanno aperto un negozio a Diagon Alley, devono aver progettato tutto da secoli».
«Già, e c'è un'altra cosa: come si sono procurati i locali?» Ron batté la bacchetta sulla tazza con tanta energia che le si piegarono di nuovo le gambe e crollò agitandosi davanti a lui. «È un po' strano, non trovi? Servono galeoni a palate per affittare un posto a Diagon Alley. E lei vorrà sapere come sono riusciti a mettere le mani su tanto oro».
«Sì, me lo sono chiesta anch'io» disse Hermione, facendo correre la sua tazza in piccoli cerchi precisi intorno a quella di Harry, le cui zampette tozze ancora non riuscivano a toccare la scrivania. «Magari Mundungus li ha convinti a vendere merci rubate o fare altre cose orribili»
Gabriel alzò gli occhi su Jamie «Tu non sei coinvolta, vero?»
«Con quello là?» disse Jamie «Vorrai scherzare, sai che non lo sopporto»
«Mundungus non c'entra» intervenne brusco Harry.
«Come fai a saperlo?» chiesero in coro Ron e Hermione.
«Ecco» Harry esitò, ma il momento della confessione era finalmente arrivato. Non aveva senso mantenere il segreto e lasciare che tutti sospettassero Fred e George di essere due criminali. «Gliel'ho dato io, l'oro. Quello che ho vinto al Torneo Tremaghi lo scorso giugno».
Calò un silenzio sbigottito, poi la tazza di Hermione trotterellò oltre il bordo del tavolo e s'infranse sul pavimento.
«Oh, Harry, non ci credo» esclamò Hermione.
«Invece sì» replicò Harry in tono ribelle. «E non sono affatto pentito. A me non serviva, e loro apriranno un negozio fantastico».
«Infatti, Hermione. A noi non servivano quei dannati soldi, loro potranno farci qualcosa di buono» disse Jamie, la sua tazzina si era rovesciata e le zampe da Troll scalciavano.
«Ma è magnifico» esultò Ron. «Quindi è tutta colpa tua, Harry... la mamma non potrà prendersela con me. Posso dirglielo?»
«Sì, forse è meglio» borbottò Harry. «Almeno non penserà che fanno i ricettatori di calderoni rubati».
Hermione non fiatò per il resto dell’ora.
 
A fine lezione, Jamie si avvicinò alla cattedra «Professoressa, posso parlarle un minuto?»
La McGranitt smise di impilare i temi appena consegnati e alzò gli occhi su di lei «Ma certo, Potter»
«Ehm...ci sono novità riguardo...»
La McGranitt strinse le labbra «No, Potter» il cuore di Jamie perse un battito «Mi dispiace ma il professor Piton sembra irremovibile al riguardo»,
Chinò il capo«Oh» l’ansia e la paura tornarono a stringere il cuore.
«Mi dispiace davvero» una nota di insolita dolcezza nella voce
Stirò le labbra nell’abbozzo di un sorriso «Fa...fa niente. Grazie lo stesso per averci provato» si sistemò la borsa in spalla con un gesto nervoso «arrivederci, professoressa» si congedò con un altro sorriso tirato e uscì dall’aula.
Harry e gli altri erano fuori ad aspettarla. «Che dovevi chiederle?» disse Ron
«Niente, informazioni sui G.U.F.O» afferrò la mano che Gabriel le porgeva e si diressero nel parco, sotto il debole sole di maggio.
 
«Hermione, è inutile che mi rimproveri» disse Harry, prima che l’amica, che gli lanciava sguardi da quando la lezione era finita, potesse parlare «ormai è cosa fatta. Fred e George hanno preso l'oro e ne hanno anche già speso un bel po'. E io non posso né voglio chiedere di restituirmelo. Quindi risparmia il fiato».
«Non volevo parlare di Fred e George» protestò lei offesa.
Ron e Jamie sbuffarono increduli e si guadagnarono un'occhiataccia. Gabriel sorrise divertito da dietro le pagine del libro di Antiche Rune.
«Davvero» insisté Hermione arrabbiata. «Volevo chiedere quando pensate di tornare da Piton per chiedergli di riprendere le lezioni di Occlumanzia»
Jamie deglutì e artigliò una manciata di fili d’erba, le dita affondarono nella terra umida e fredda.
Una presa calda si strinse intorno alla sua mano, alzò lo sguardo, Gabriel le fece un piccolo sorriso pieno di affetto e portò in grembo le loro mani intrecciate.
Jamie sospirò e carezzò col pollice il dorso della sua mano. Lui la aiutava sempre.
«E non dirmi che hai smesso di fare sogni strani, Harry» disse Hermione «perché Ron mi ha detto che ieri notte borbottavi di nuovo nel sonno».
Harry scoccò un'occhiataccia a Ron, che ebbe il buon gusto di sentirsi un po' in colpa. «Borbottavi solo un pochino» bofonchiò in tono di scusa. «Qualcosa tipo 'più avanti'».
«Sognavo di vederti giocare a Quidditch» rispose Harry. Jamie gli scoccò un’occhiata e poi sbuffò aria dalle narici. Stava mentendo «E ti dicevo di sporgerti di più per prendere la Pluffa».
«Ci provi, a bloccare la mente, vero?» insisté Hermione, con sguardo penetrante. «Continui
a fare gli esercizi di Occlumanzia?»
«Ma certo» rispose Harry, sforzandosi di sembrare offeso dalla domanda, ma evitando di guardarla negli occhi.
Jamie si trattenne dallo scagliarsi contro di lui e prenderlo a pugni. Quando meno se lo aspettava gli avrebbe chiuso la mente e non avrebbe più sognato un bel niente. Se ci riesci sussurrò la voce delle sue paure.
«Sai» disse Ron, le orecchie ancora paonazze, «se Montague non si riprende prima della partita fra Serpeverde e Tassorosso, forse abbiamo una possibilità di vincere la Coppa».
«Sì, è possibile» annuì Harry, lieto di cambiare argomento.
«Insomma, ne abbiamo vinta una e persa un'altra... se sabato prossimo Serpeverde perde contro Tassorosso...»
«Sì, possiamo sempre sperare che vada così» disse Jamie, ma per un volta, non le importava affatto del Quidditch, né di vincere la coppa.
 
Moccì sbucò da dietro i suoi capelli «Donde stiamo andando?»
Jamie non rispose, si limitò a imboccare le scale dei Sotterranei, non avrebbe aspettato ancora, non aveva tempo, e non si sarebbe fatta dire di no.
Bussò alla porta e abbassò la maniglia senza aspettare risposta. La porta si aprì, Piton era in piedi, dietro la scrivania, il braccio sinistro coperto solo dalla manica della camicia «Potter, nessuno ti ha insegnato ad aspettare il permesso di entrare?» la sua voce era glaciale, gli occhi di solito privi di espressione, erano pieni di rabbia .
Moccì fece scattare la lingua, divenne di un verde più scuro.
«Mi dispiace» il tono stizzoso, «Ma lei non mi ha mai aperto, e io non posso più aspettare. C’è poco tempo e mi stupisce che lei non lo capisca» sistemò una ciocca dietro le orecchie «Deve continuare a insegnarmi, ho bisogno-»
Piton ridusse gli occhi a fessure « Io non devo fare proprio nulla, Potter. Esci immediatamente dal mio ufficio»
«No, non mi farò buttare fuori, lei mi deve ascoltare. Ho bisogno di imparare Occlumanzia, lei non capisce. Lui entrerà nella sua testa, lo farà di nuovo e Harry non è pronto,  devo imparare anche per lui, io» prese un respiro «la prego, la scongiuro, lei deve» deglutì «Non importa quello che è successo tra lei e Harry, lui ha sbagliato, ma quello che ha visto non cambia le cose. Non è niente, non-»
«Esci subito dal mio ufficio» la voce era un sibilo rabbioso «Ora»
«No»
«Potter»
Pestò un piede «Non me ne vado finché lei non prometterà di insegnarmi»
Piton aggirò la scrivania «Tu te ne andrai, ora» avanzò a grandi passi verso di lei
«Non posso credere che lei faccia così, tutto per uno stupido ricordo di quando aveva quindici anni, come può»
Piton la afferrò per un braccio «Fuori, Potter» prese a trascinarla alla porta, mentre Jamie opponeva fiera resistenza
«No, no» cercò di puntare i piedi «lei mi deve ascoltare. È importante» Piton la spinse fuori dalla porta la chiuse dietro di lei.
«No» batté i pugni «Professore, mi apra. No» picchiò di nuovo un pugno con un sibilo frustrato.
II flusso di studenti che si avvicinava per dirigersi a cena, le impedì di insistere, così salì a passi svelti salì le scale e una volta nell’ingresso spinse il pesante portone socchiuso e si scagliò fuori.
Non le importava di essere vista, nè se la Umbridge lo fosse venuto a sapere.
Vagò nel parco, fino al lago, la piovra gigante sfiorava la superficie dell’acqua coi suoi tentacoli. Si sedette sulla riva, i sassi umidi le bagnarono le calze e la gonna, un brivido le corse lungo la schiena. Raccolse le ginocchia contro il petto e le circondò con le braccia, Moccì sbucò dal colletto della camicia e le circondò il collo con la coda. «Moccì» spinse la guancia contro il corpicino del camaleonte in cerca di conforto «Cosa faccio adesso?» la punta del muso di Moccì le fece il solletico quando sfregò contro la sua mandibola «Senza di lui come faccio a imparare? Come proteggo Harry?»
Dei passi sul selciato la fecero voltare, Gabriel era a pochi metri da lei. Gli diede le spalle e aspettò che la raggiungesse. Le si sedette accanto, in silenzio, infilò la mano sotto il mantello e estrasse una coppetta gialla sigillata dalla pellicola «C’è il budino al cioccolato stasera» gliela porse.
Jamie tolse la pellicola, e annusò il profumo caldo del cioccolato, rimase immobile a fissarlo, poi guardò Gabriel con uno sguardo offeso. Lui sorrise e estrasse dalla tasca un biscotto a forma di cucchiaino, gli occhi di Jamie s’illuminarono e lo prese «Dobby ha pensato che avresti apprezzato»
«Dovrò ringraziarlo, allora» affondò il cucchiaino nel budino e se lo portò alla bocca.
«Buona idea»
Jamie annuì «Ci andrò domani, magari dopo pranzo» prese un altro boccone.
«Jamie»
«Mi tirerà su di morale prima di Trasfigurazione»
«Jamie»
Si voltò verso Gabriel «Credi che useremo ancora i topi?», tornò a concentrarsi sul dolce e punzecchiò il budino col cucchiaio «Spero di no o avrò un’altra D e la McGranitt mi fisserà con quel cipiglio tra il deluso e il severo» prese una cucchiaiata di budino «e Hermione sarà la sua fedele copia per tutta la giornata»
«Jamie»
«Mi fa venire i sensi di colpa quando lo fa» gli occhi fissi sulla ciotola
«Jamie»
Alzò gli occhi su di lui in una muta domanda. «Che cosa ti serve?» l’angolo sinistro delle labbra alzato appena in un sorriso.
Aprì la bocca confusa «Beh, ho il cucchiaio» e guardò di nuovo la ciotola «che fa anche da biscotto credo ci sia tutto» umettò le labbra pensierosa «Forse manca un po’ di panna però...»
Gabriel poggiò la mano sulla sua che reggeva il cucchiaio, Jamie incrociò il suo sguardo e strinse le labbra «Mi serve che quell’idiota torni a insegnarmi Occlumanzia, ecco cosa mi serve. Ma non lo farà e qualsiasi cosa io possa dire o fare non cambierà nulla». Gabriel restò a osservarla in silenzio. «Non so come fare ad aiutare Harry»
«Jamie» Gabriel strinse la sua mano «ti serve imparare Occlumanzia» un lieve sorriso sulle labbra «non ti serve Piton»
Sospirò «Lui è l’unico che sappia come si fa, Gabriel»
«Non per forza» si alzò in piedi senza lasciare la sua mano e la tirò con sé «coraggio» le passò il braccio intorno alle spalle «ci faremo dare una mano anche da Hermione. In Biblioteca troverà i libri che ci servono in men che non si dica» una ruga gli solcò la fronte «Sempre che Madama Pince abbia imparato a catalogarli come si deve»
Jamie sorrise e si slanciò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia «Grazie»
 
Hermione aveva procurato loro ogni libro che nominasse anche solo di sfuggita Occlumanzia e Legillimanzia, ciò nonostante trovare consigli pratici che permettessero a Jamie di capire come invadere la mente altrui e schermarla si rivelò impossibile, almeno finché Hermione non se ne andò per poi tornare con un permesso della professoressa McGranitt per accedere alla sezione proibita.
Non era la prima volta che Hermione riusciva a procurarsi un pass per la sezione proibita , Allock le aveva dato i permessi per i libri che servivano loro sulla pozione Polisucco al secondo anno, ma convincere la McGranitt a una cosa simile era su tutt’un altro piano di persuasione.
«Beh, è diventata molto meno rigida da quando c’è la Umbridge come preside» si giustificò Hermione «inoltre sa che lo stiamo facendo per una buona causa e si fida di me. Le ho promesso che non farete sciocchezze»
«Jamie ha solo bisogno di qualche consiglio in più per chiudere la mente» Gabriel sfogliò uno dei libri «per altro sono argomenti interessanti. Qui parla di una collaborazione con un dottore Babbano, un neu...»
«Un neurochirurgo?» Hermione si sporse per leggere
«Sì, esatto. Dopo gli è stata modificata la memoria, e McConaughy arrestato ma avevano sviluppato studi interessanti sulle varie parti del cervello e su come influenzarle stimolando reazioni e illusioni più forti»
Restarono lì tutto il giorno, solo nel tardo pomeriggio Hermione li lasciò, decisa ad andare a sferruzzare berretti in Sala Grande, e ora dopo ora, la Biblioteca cominciò a svuotarsi.
 
«Bene, direi che abbiamo letto tutto quello che poteva esserci utile» Gabriel si rilassò contro lo schienale della sedia «Andiamo ?»
Jamie alzò gli occhi dal libro «Vai tu, io devo ancora capire come mettere in pratica tutte queste cose» riportò lo sguardo sul libro «Da sola la teoria non mi serve a nulla» girò un paio di pagine «Devo trovare un modo per esercitarmi»
Sulle labbra di Gabriel spuntò un lieve sorriso « Non vedo proprio quale sia il problema»
Jamie lo fissò «Che vuoi dire?»
Gabriel si alzò con la consueta calma e le tese una mano «Andiamo?»
Jamie chiuse il libro «Cos’hai in mente?» e afferrò la sua mano
«Meglio non parlarne qui»
Senza dire altro, la condusse per dei corridoi che Jamie conosceva bene, quel percorso le era più che familiare da due anni a quella parte.
Gabriel aprì la porta dell’aula e una volta dentro la bloccò e occultò con la magia. Era il loro unico posto sicuro, dopo la cattura dell’ES, era diventato troppo rischioso utilizzare la Stanza delle Necessità, Jamie era quasi certa che la Umbridge la facesse sorvegliare, capitava fin troppo spesso che Mrs Purr, girovagasse per quel corridoio.
Gabriel posò la borsa sul banco più vicino, poi le si mise di fronte a un paio di metri di distanza, come facevano quando si esercitavano con l’ES. «Forza, prova a entrare nella mia mente»
Jamie sgranò gli occhi «Sei impazzito?»
«Hai detto che hai bisogno di esercitarti, giusto?»
«Sì, ma non così, non» sospirò «Potrebbe succedere qualcosa di brutto, potrei farti male. Non ho mai provato a entrare nella mente di qualcuno, era Piton che entrava nella mia»
«Da qualcuno dovrai pur cominciare» sorrise Gabriel
«Beh, potremmo sempre far sparire Tiger e Goyle»
«La loro mente è troppo vuota non andrebbe bene»
Jamie accennò un sorriso e posò le mani sui fianchi «Lascia perdere»
«E come pensi di fare quando dovrai entrare nella testa di Harry?» appoggiò la schiena contro un banco «Se sbagliassi con lui non sarebbe peggio ?»
«Gabriel non posso chiederti una cosa del genere»
«Non me lo devi chiedere, ti sto dicendo io di farlo»
Jamie aprì la bocca per parlare «Tu non puoi essere sempre» s’interruppe e prese un respiro «Non è giusto, Gabriel. Non dovrei» sbuffò «porca miseria non dovrei neanche prendere in considerazione un’idea del genere, è...e se ti incasinassi la testa?»
Gabriel si avvicinò «Guardami» e le prese la testa tra le mani «è da giorni che ti angosci per questo e» continuò prima che lei lo interrompesse  «questa è l’unica soluzione che abbiamo»
Jamie posò le mani attorno a quelle di Gabriel, carezzò il dorsi coi pollici «Non sei costretto a farlo sai? Non devi sentirti obbligato...voglio dire»
«Non lo sono» rispose con tranquillità «Perché ti fai tanti problemi?» lasciò il suo viso per prendere le mani tra le sue «Che c’è che non va?»
Sospirò «Niente, niente» posò la fronte contro la sua spalla «Grazie» si strinse per un istante contro di lui prima di staccarsi «Quindi» si schiarì la voce «direi di cominciare a provare»
«Direi di sì» disse. Il labbro appena inclinato all’insù, negli occhi però una luce seria
«Non sarà piacevole» disse Jamie estraendo la bacchetta «Spero di riuscire bene...»
«Coraggio»
Prese un respiro e puntò la bacchetta contro Gabriel «Legillimens»
L’aula e Gabriel sbiadirono, mentre si delineava intorno a lei un’altra stanza. Strinse la mano attorno alla bacchetta, aveva piena coscienza del suo corpo, al contrario di quando la sua mente veniva violata. La luce filtrava dalla brina ghiacciata sul vetro, in contrasto con la luce calda del fuoco acceso in un ampio camino. Gabriel era seduto ad una scrivania, le dava le spalle. Parsifal il suo gufo era appollaiato su un grosso trespolo, lì accanto.
Si accostò alla scrivania, Gabriel stava leggendo una lettera, le mani strette intorno al foglio tremavano, la fronte contratta e la mascella tesa. «Gabriel» il cuore si strinse e d’istinto volle toccarlo. La mano affondò nella sua spalla come se fosse un fantasma. Lo sguardo le cadde sulla lettera. Era sua. La prima lettera che si erano scambiati. La bacchetta vibrò, la strinse forte in un attimo di panico, la sua mente venne invasa da parole,mentre tutto intorno a lei svaniva.
 
Ti ho accusato di non essere coinvolto tanto quanto me
 
Era a Hogwarts, in un corridoio. Scivolò tra la folla del cambio d’ora, Gabriel le camminava accanto a grandi passi. Sentì la sua voce chiamarlo a gran voce, lui la ignorò.
«Senti, a me quel libro serve proprio e mi serve adesso» Jamie gli si parò davanti «Tu non hai nemmeno idea di quanto sia importante per me»
«Lo è anche per me» replicò calmo continuando a camminare e costringendola ad arretrare. Jamie si spostò di lato «Non quanto può esserlo per me. Per te è solo una stupida ricerca, ma per me è importante. Dovresti darmelo... come fai a non capire?»
Gabriel la fulminò «Sempre a pensare che tutto ti sia dovuto vero?»
«Cosa? Che cavolo blateri»
«Perché deve essere più importante per te?» sibilò a denti stretti.
«Tu non hai la minima idea di quello che i Dissennatori ci fanno» replicò lei con forza, afferrandolo per un braccio «Non puoi capire» lo sguardo di Gabriel si fece più duro. Si liberò con sgarbo dalla sua presa e affrettò il passo, mischiandosi tra gli altri studenti.
 
e ora che conosco la verità me ne vergogno da morire, credimi.
 
Gabriel,camminava con calma, ma con un pugno serrato,
«Gabriel»
Il ragazzo si voltò non troppo sorpreso di vedere Jamie e si fermò, aspettandola in silenzio.
Lo raggiunse «Grazie, per il libro», le parole le uscirono a fatica «Avevo capito che ti servisse ancora, ma... grazie, era importante per me»
 
Non ti ho prestato attenzione, nonostante insistessi per esserti amica, solo ora me ne rendo conto. Forse ero troppo presa dall’idea di aver trovato un Serpeverde come si deve
 
«Gabriel»
Lui si voltò con un sospiro, la vide correre verso di lui, incurante di travolgere gli altri, la borsa, in bilico sulla spalla che sbatteva contro il fianco, e la cravatta, rovesciata all’indietro sulla spalla.
«Tu che materia hai adesso?» gli domandò, togliendosi dagli occhi i ciuffi che erano sfuggiti dalla treccia.
Gabriel, sorpreso la osservò per un secondo in silenzio, «Hai travolto mezzo corridoio, per chiedermi che materia ho adesso?» disse con una nota di rimprovero che non sfuggì a Jamie
«Ti sei dileguato subito dopo la campanella» borbottò, e si sistemò la cravatta dentro il maglione.
Gabriel la fissò accigliato «Ho Storia della Magia», disse spostandosi di lato per non venire urtato.
«Anche io... l’anno scorso la seguivamo coi Tassorosso» disse Jamie
Gabriel annuì «Noi coi Corvonero»
«Meglio così» disse Jamie contenta «Andiamoci insieme»,afferrò il braccio di Gabriel per farsi seguire lungo il corridoio.
« Sei un Serpeverde» disse Jamie, mentre camminavano «Avrei dovuto capirlo. Non potevi essere Grifondoro, ti avrei notato prima. Troppo poco saccente per essere Corvonero.» poi lo guardò divertita «Davvero troppo taciturno, per essere Tassorosso»
 
Non ti libererai di me.
 
Si voltò appena verso di lui, poi cominciò a correre «Vattene via»
Erano nel parco di Hogwarts, Jamie ricordava fin troppo bene quell’occasione.
Gabriel le andò dietro. Il cielo era nuvoloso. «Jamie»
«Ti ho detto di andare via»
«Sta per piovere»
«E allora rientra e smettila di venirmi dietro»
«Ti devo parlare, piantala di correre»
«No, adesso è il mio turno»
«Cosa?»
«Ti ho sempre corso dietro io da un anno a questa parte»
«Sì e direi anche letteralmente»
«Adesso è il mio turno. Sono io che vado via»
«E io ti sto inseguendo» sfiatò «quindi per favore smettila di correre»
«Perché?»
«Perché ci sono quarantaquattro ettari di parco e non voglio essere senza fiato quando ti richiederò di venire al ballo»
Si fermò e si voltò verso di lui.
«Grazie al cielo» ansimò mentre rallentava nel raggiungerla.
«Cos’è che vorresti fare?»
«Invitarti al ballo»prese un respiro «Di nuovo. Se per te va bene»
Jamie aprì la bocca, poi la richiuse «Non lo so»
«Beh posso...posso chiedertelo comunque e... vediamo come va»
«Ok»
Gabriel prese un altro respiro «Avevo un buon discorso, ben articolato anche, ma non so se ho abbastanza fiato, per cui» respirò «Non ti chiederò scusa per essermi tirato indietro, la situazione era insostenibile per me, avresti dovuto capirlo» Jamie fece per parlare, ma lui alzò una mano per fermarla «Quindi non sono qui perché mi sento in colpa nei tuoi confronti, anche se ti ho lasciato senza cavaliere, ma nei miei. Non avrei dovuto farmi condizionare né imporre nulla che mi impedisse di avere quello che volevo. Non m’importa molto del ballo in sé, ma ci voglio andare con te» si avvicinò di un passo «Se ci devo andare, voglio che sia con te»
 
«Allora, come sto?» Jamie fece una giravolta. I ricami bianchi alla fine del vestito azzurro, luccicarono come ghiaccio. Gli sorrise.
«Sei...sembri» non gli era mai capitato di essere senza parole «Sembri un fiocco di neve» si morse il labbro.
«Davvero?» rise contenta «Adoro i fiocchi di neve»
“Anche io”
 
So che non deve essere stato facile per te
 
«Tesoro ho una sorpresa per te»
Un bambino sui cinque anni era seduto sul tappeto, un grosso libro posato sulle gambe. Una donna dai lunghi capelli biondi si sedette accanto a lui, le mani nascoste dietro la schiena.
«Che cosa, mamma?» chiese il bimbo tentando di sbirciare.
«Ecco qua» mostrò al piccolo un orso di pezza.
Jamie lo riconobbe all’istante, aveva solo qualche toppa in meno e il pelo era più lucido.
Il piccolo prese l’orso « è buffo» lo stritolò in un abbraccio «è caldo. È buffo e caldo»
La madre rise «Ti farà compagnia» accarezzò i capelli al piccolo, spostandogli i ciuffi biondi dalla fronte «Quando sono in viaggio puoi stingerlo forte forte e immaginarti che sia uno dei miei abbracci, d’accordo?»
Il bimbo annuì
 
Nessuno può sapere cosa ti farà stare meglio, sempre che qualcosa possa mai funzionare.
 
«Rinchiudi il Molliccio» Gabriel voltò le spalle al velo, camminò fino ai banchi ai quali si appoggiò
Erano nell’aula del quarto piano, il suo patronus a forma di gufo, aveva appena cacciato indietro il Lethifold.
Jamie lo raggiunse, alzò una mano per posarla sulla sua spalla, ma si fermò
«Non riesco a renderlo divertente» mormorò Gabriel, muovendo appena il viso per guardarla
Jamie sentì il magone salirle al petto «Perché non lo è. Non lo è affatto», la sua voce era piena di dolcezza.
 
È il tuo dolore, non quello di qualcun altro
 
Jamie si trovò davanti a un grosso armadio, le ante erano aperte e all’interno, rannicchiato sotto a delle vesti da strega, c’era Gabriel. Sembrava avere intorno ai dieci anni, indossava un completo nero e una cravatta dello stesso colore. Tremava. «Mamma» la voce flebile, incrinata dal pianto. Stringeva al petto Mr. Muffin. «Sei caldo» premette la fronte contro quella dell’orso «Sei caldo» un singhiozzo «Mamma» la voce si spezzò «Va tutto bene. Sei caldo. Va» scoppiò a piangere «Non va bene» tirò su col naso «Mamma» gemette «mamma»
Un altro singhiozzo.
Le mancò il cuore.
Due gocce salate le bagnarono le labbra, le toccò con la punta delle dita. Era stata lei.
La bacchetta vibrò.
«Mamma» il richiamo divenne ovattato «Mamma» sempre  più lontano, poi Jamie si sentì risucchiare.
 
Un dolore sordo alle ginocchia e si ritrovò a fissare una crepa nella mattonella del pavimento. La vista era appannata, passò la manica sugli occhi. Le braccia tremavano nello sforzo di sostenere il corpo, il cuore batteva a mille. «Gabriel» alzò lo sguardo. Era  anche lui per terra, si stava massaggiando la schiena.
Gattonò veloce fino a lui «S-stai bene ?» chiese con un filo di voce
«Direi di sì» il labbro s’incurvò appena verso l’alto « è davvero fastidioso. Però è andata bene, o almeno credo. Sei riuscita a controllare i miei ricordi?»
Emise un gemito d’incredulità «No, ovviamente no. Gabriel, io» le parole le morirono in gola. Abbassò lo sguardo, aveva lo stomaco stretto in una morsa.
Gabriel allungò una mano e le sfiorò la guancia con la punta delle dita «Era solo il primo tentativo». Jamie sussultò al suo tocco. «Riproviamo?» le chiese con un lieve sorriso
Fu un macigno nello stomaco e un calore spiacevole le investì le guance. Si scostò. «No» rannicchiò le ginocchia al petto e ci infossò il viso, lo sguardo basso.
Gabriel la scrutò per un istante in silenzio, poi si sporse verso di lei «Jamie ?», non ottenne risposta.
Le accarezzò le mani che artigliavano con forza i pantaloni «Jamie, mi dici cos’hai?». Lei emise un gemito. «Ti sei fatta male in qualche modo?» cercò di sciogliere quell’intreccio di gambe e braccia e lei irrigidì i muscoli e gli oppose resistenza. Gabriel sospirò « Guardami» gli occhi ostinati puntati in basso. «Ho bisogno di capire». Jamie rimase immobile. «Ti sei fatta male?», ripeté. A un cenno di diniego di lei si rilassò appena.
Jamie alzò lo sguardo e lo puntò in quello di Gabriel «Ho paura di averne fatto a te»
Gabriel circondò il suo corpo rannicchiato con le gambe «A me?» abbassò il viso all’altezza del suo.
Puntò di nuovo gli occhi sulle ginocchia e annuì. «Mi dispiace», il suono soffocato dal tessuto dei pantaloni contro cui preme la bocca. Lui la osservava in silenzio, Jamie sentiva il suo respiro caldo sul viso. La morsa che le stringeva lo stomaco aumentò, ebbe l’istinto di ritrarsi, e per risposta le gambe di Gabriel si strinsero di più intorno a lei. «Per cosa ti dispiace ?» il tono pacato e sollevato di chi sta cominciando a capire
« Non volevo» sospirò «non volevo costringerti a rivivere quel ricordo,non» esitò «non avrei dovuto vederlo, io» posò le mani sulle braccia di Gabriel, tremavano «mi dispiace»
Sorrise «Va tutto bene»
«No, non è vero» strinse la presa sulle sue braccia «riguardava tua madre e so quanto-»
Le accarezzò la guancia «Jamie, non è un problema»
Inclinò il viso per spingersi di più contro il suo palmo e lo guardò negli occhi « No, non è giusto. Se qualcuno vedesse un mio ricordo così intimo io» prese la mano di Gabriel fra le sue e la allontanò dal viso «era il tuo dolore, Gabriel» la strinse.
«E io ho scelto di condividerlo con te» le disse lui con semplicità. «Non ho mentito dicendoti che non era un problema. Non avrei acconsentito a lasciar entrare nessun’altro, Jamie. Ma eri tu, non un semplice qualcuno»
«Ti ho costretto a rivivere quel ricordo»
Gabriel strinse le sue mani e con l’altra le accarezzò la guancia « è passato. Fa sempre male, ma non come quel giorno. Non ti devi preoccupare»
« Lo dici solo per consolarmi»
Rise col suo consueto modo composto «Trilli, tendi a dimenticare a volte che agisco diversamente dai tuoi amici» con le gambe la spinse contro di sé «Sai che non uso queste bugie pietose»
Rannicchiò le gambe contro il petto di Gabriel « Non dirmi che non hai sofferto nel rivivere quei momenti, perché non ci credo»
Lui la strinse a sé « Non l’ho detto, e non lo dirò. Ma credi forse che non avessi messo in conto il fatto che avresti avuto libero accesso alla mia mente ? Sapevo che sarebbe potuto accadere e
non è un problema. Possiamo riprovare quando vuoi» le accarezzò la schiena
«No, non è giusto» tese i muscoli per ritrarsi da lui «non voglio che tu soffra. E non voglio essere io la causa»
Gabriel incrociò le gambe dietro la sua schiena impedendole di allontanarsi « Jamie, è importante che impari l’Occlumanzia, e non solo per aiutare Harry»
«Troverò un altro modo. Non voglio che» sospirò « Tu fai tanto per me» le tremò la voce «troppo»
« Mi stai forse dicendo che sono perfetto?» le chiese con sorriso sornione, il tono ironico
«Sì»  disse «Lo sei. Sei stato un ragazzo perfetto ultimamente, mi hai sempre aiutato. Io invece» abbassò lo sguardo «ti ho creato più problemi che altro....devi sopportare Malfoy e tutti gli altri, la Umbridge ti ha nel mirino, rischi di finire in punizione e di essere coinvolto in situazioni pericolose se non probabilmente mortali» puntò gli occhi nei suoi «Mi hai dato il tuo orso di pezza. Quell’orso di pezza» la voce sconvolta e carica di angoscia «come...?» la voce le morì in gola. Come hai potuto darlo a me?
Accennò una risata «Non ti rendi conto, vero?», allo sguardo perplesso di Jamie, rise di nuovo «Non capisci quello che hai fatto per me...quello che continui a fare. C’è un motivo se i ricordi riguardavano quasi tutti te. Guarda» estrasse la bacchetta « Expecto Patronum» dalla bacchetta uscì un filamento argenteo che si plasmò nella figura di una volpe. Si mise a correre allegra per la stanza, poi si dissolse in uno sbuffo di fumo. Jamie si voltò verso Gabriel «Il tuo Patronus era un gufo»
«Lo era,sì» un calmo sorriso sulle labbra
«So che possono cambiare forma, ma...perché una volpe?»
Gabriel alzò gli occhi e umettò le labbra con fare pensieroso, poi la guardò «Tu sarai per me unica al mondo» recitò con un sorriso accennato
Jamie sorrise  «E io ci guadagno il colore del grano» disse a sua volta «ma ancora non capisco cosa significhi»
Poggiò la fronte contro la sua «Che tu sei il mio pensiero felice, Trilli». Jamie sgranò gli occhi a quelle parole e avvertì il calore salirle alle guance, il cuore mancò un battito per poi battere più veloce di prima. Affondò le dita nei suoi capelli e posò le labbra sulle sue, un brivido le percorse la schiena, ogni brutto pensiero venne spazzato via. Amore e gratitudine le riempivano il cuore.
 «Prometto che sarò un buon pensiero felice» disse a pochi centimetri dalle sue labbra «Lo giuro»
Gabriel sorrise e premette di più la fronte contro la sua «Ne sono certo, Trilli. Però adesso ascoltami» lei alzò lo sguardo per incrociare i suoi occhi, il sorriso era svanito. «Non voglio vederti andare in pezzi perché non riesci a proteggere Harry» ammise con brutale sincerità « e voglio saperti al sicuro da Lui» la voce si addolcì « è nel mio interesse preservare il mio pensiero felice. Perciò ti farai aiutare in Occlumanzia»
Sospirò, arrendendosi alla forza delle parole di Gabriel, affondò il viso nell’incavo del suo collo e gli si strinse contro.
«Riproviamo ?»
«Sì»



Tana del camaleonte :

Eccoci qua, spero siate stati in molti ad arrivare fin qui :)
Come dicevo sopra siamo quasi alla fine di questa storia, si cominciano a tirare le somme e presto saremo all'ufficio misteri, ce la farò a finire la storia, non dubitate ! In ogni caso non verrà mai abbandonata, ho tutta l'intenzione di portare a termine questa, come la prossima che seguirà, nonostante possa rischiare di bloccarmi, per cui contniuerò a infestare questo sito per un bel po' xd

Alla prossima (e sarà molto presto, spero xd)

Eltanin ;)


 

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