Our minds, eyes and bodies were born in your exclusion.

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vengo a prenderti. ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni non date. ***
Capitolo 3: *** Visite inaspettate. ***
Capitolo 4: *** -Ce ne andiamo. ***
Capitolo 5: *** La città degli Angeli Caduti. ***
Capitolo 6: *** Dettagli ***
Capitolo 7: *** Coinquilini ***
Capitolo 8: *** Eventi fatidici ***
Capitolo 9: *** Live. ***
Capitolo 10: *** Pensieri e lacrime silenziose. ***
Capitolo 11: *** Bigliettini nascosti. ***
Capitolo 12: *** The Legacy. ***
Capitolo 13: *** Pancakes caduti a terra o...? ***
Capitolo 14: *** -E per quanto riguarda le tue ferite... ci sarò io a curarle. ***
Capitolo 15: *** Piccole vendette mattutine ***
Capitolo 16: *** -Aleeeeeex! ***
Capitolo 17: *** Acqua. ***
Capitolo 18: *** Punteggio pieno! ***
Capitolo 19: *** Sin dalla prima volta in cui lei mi ha visto. ***
Capitolo 20: *** Innamorarsi. ***
Capitolo 21: *** A-Ashley? ***
Capitolo 22: *** Pugno contro pugno. ***
Capitolo 23: *** Panico da timidezza. ***
Capitolo 24: *** Dove diavolo è il mio shampoo?! ***
Capitolo 25: *** To the sea. ***
Capitolo 26: *** Ehm... e se uscissimo? ***
Capitolo 27: *** La prima volta. ***
Capitolo 28: *** Au revoir. ***
Capitolo 29: *** Gatti. ***
Capitolo 30: *** Back to the old places. ***
Capitolo 31: *** Tegami. ***
Capitolo 32: *** 'Cause it's the end and I'm not afraid, I'm not afraid to die! ***



Capitolo 1
*** Vengo a prenderti. ***


Questo era troppo. Non ce la faceva più ad andare avanti in quel modo. Le risultava impossibile vivere in quel modo assurdo, pieno di sofferenza e rabbia. Aveva diciott'anni e se ne voleva andare da quella casa del cavolo da una vita in pratica. Il vaso della sua immensa pazienza era traboccato in un pomeriggio di Settembre, quando suo padre la scaraventò per l'ennesima volta a terra con la sola forza di un ceffone. Aveva preso a picchiarla con potenza e le sue mani grandi e pesanti colpivano il suo corpo esile senza alcun ritegno. Tutto quello perché? Perché era uscita di mattina ed era tornata in pomeriggio inoltrato. Eppure lo aveva avvertito già dalla sera prima che sarebbe uscita. E invece lui aveva fatto orecchie da mercante, per poi dimenticarselo e prendersela come al solito con lei.

La sbatté contro un muro, offuscandole la vista e facendola cadere per terra senza forze per rialzarsi, ma a quello pensò lui, tirandole i lunghi capelli rossi e arancioni. Le lacrime le uscirono secche dagli occhi bicolori -uno blu zaffiro ed uno castano-, mentre lui le urlava che non sarebbe neanche dovuta nascere. A quelle parole la vista le tornò, e in preda ad un impeto di odio mollò un pugno nello stomaco a suo padre.

-Sai cosa? Ne ho abbastanza dei tuoi maltrattamenti! Ti odio, e mi sto ancora chiedendo perché finora non ti ho mai risposto né a parole né con le mani. Beh, sono stanca di tenere per me gli insegnamenti del mio maestro, solo perché sei mio “padre”! Non mi toccare più!

Lui allungò una mano contro di lei, ma lei la scansò con un colpo secco della mano. Allora lui, ancora piegato in due dal dolore, prese il primo oggetto che gli capitò tra le mani: un soprammobile in ceramica a forma di vasetto. Glielo lanciò, ma lei prevedendolo lo parò semplicemente spostandosi dal lato opposto.

Fu in quel momento che dal piano superiore della casa si sentì il suo cellulare squillare, e lei sapeva perfettamente chi era a chiamarla. Doveva affrettarsi a rispondere, perché non ci sarebbe voluto molto che il tempo della telefonata scadesse. Evitò l'ennesima manata del padre e corse sopra chiudendosi a chiave nella sua stanza. Rispose appena in tempo, anche se ansimante e con voce che tremava sonoramente.

-Pronto?

-Ti prego aiutami.

Sapeva alla perfezione chi era e del perché avesse bisogno di aiuto. Era la sua amica più cara, Ellis, che chiamava dall'altra parte dell'Italia. Purtroppo c'era quella distanza a separarle, ma loro si sentivano appena potevano ed erano sempre disponibili l'una con l'altra, soprattutto quando si trattava dei loro problemi.

-Ellis, che succede?- si preoccupò subito lei, Layra.

-Non so cosa fare! Io... lui... loro...- le bastavano quelle due parole chiave: lui, loro, e Layra capiva subito di cosa parlasse l'amica. Lui: suo padre. Era un problema che le accomunava quello del padre violento ed aggressivo, con la differenza che Layra non aveva né una madre che potesse aiutarla né un fratello o una sorella maggiore, Ellis aveva una madre che però era sottomessa tanto quanto lei dal marito e che quindi passava le giornate rifugiata, letteralmente, in camera da letto e ne usciva solo nel bisogno.

Problema numero due, loro: i bulli che la perseguitavano ovunque andasse.

Layra sentì un singhiozzo dall'altra parte del telefono, e subito le si strinse il cuore. Odiava sentir piangere la sua amica dall'altra parte del telefono per le cattiverie che le venivano inflitte dalla mattina alla sera.

-Ellis, ascolta.. io ho decis...- si dovette interrompere. Il padre si era letteralmente scaraventato contro la sua porta ed ora cercava di aprirla con la forza urlando il suo nome con ferocia.

-Layra! Aprimi ora!

-Scusami un attimo, Ellis.- si girò contro la porta. -No che non ti apro! E vattene!

-Layra, sfondo la porta!

-Tsè! Non lo faresti mai, solo solo per quanto costa e per il tuo essere spilorcio e tirchio per ogni cosa! Quindi piantala di scassare e vattene! Ho chiuso con te!

Sentì un paio di colpi battere contro la porta, ma lei li ignorò e quando cessarono e sentì il brontolii del padre allontanarsi riprese a parlare al telefono.

-Ellis, sei ancora lì?

-Si...

-Bene. Allora, ho capito già da come hai cominciato la telefonata cos'è successo.- sentì un singhiozzo dall'altra parte della cornetta. -Non piangere, Ellis. Ti comunico una cosa fondamentale, mia cara.

Lei tirò su col naso. -Cosa?

-Vengo a prenderti.

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Capitolo 2
*** Spiegazioni non date. ***


Dopo la telefonata di Ellis, Layra non mollò minimamente il cellulare e chiamò subito un suo amico che era anche in contatto con la sua amica da un po' di tempo.

-Alex?

-Ehi, Layra! Che si dice?

-Si dice che è arrivato quel momento.

-Quello in cui perdi la verginità o quello che progettiamo da quando conosciamo Ellis?

Si sbatté una mano sulla fronte. -Scemo! Non parlare di cose che non sai! Quello di Ellis!- dall'altro capo del telefono ci fu un breve silenzio.

-Sei sicura?

-Mai stata più sicura di così.

-Quando si parte?

Lei sentì qualcosa rompersi dal piano di sotto. -Stasera.

 

Layra si armò subito della sua valigia e di quello che le occorreva per la sua fuga. Mentre si preparava pensava a tutte le angherie che era stata costretta a subire dal padre, senza mai ribellarsi e senza mai ricorrere a quello che le aveva insegnato il suo maestro di arti marziali. Continuava a chiedersi come avesse potuto sopportare tutto ciò per tutto quel tempo; ma la risposta arrivava subito: era suo padre, come avrebbe potuto fargli qualcosa? Eppure quel pomeriggio lo aveva fatto. Aveva risposto per la prima volta, e ad una provocazione a lei molto frequente. Era stato un lampo a farla agire, un fulmine di odio a ciel sereno. La stanchezza di sopportarlo. E c'era voluta una botta in testa per farglielo capire. “Mah.” pensò lei chiudendo a fatica la valigia e cercando la sua borsa a tracolla nella quale avrebbe infilato le cose basilari che le occorrevano per il viaggio.

Quando fu pronta si azzardò ad aprire la porta della sua stanza, e quando vide che non c'era nessuno, infilò velocemente borsa e valigia nell'ascensore incorporato nella casa, per poi scendere al pian terreno inespressivamente. Trovò il padre in cucina, con la testa appoggiata ad una mano ed un bicchiere di vino nell'altra. Lui alzò la testa.

-Sei scesa, eh?- era tutto rosso in viso, ma almeno non aveva il tono tipico da sbronzo. Scuoté la testa e fece per andarsene. -Aspetta!- la chiamò lui.

-Cosa c'è, ancora?- si girò nella sua direzione. Lui le si avvicinò, e la abbracciò, ma lei restò rigida sotto le sue braccia. Poteva farle una qualsiasi cosa in quel momento.

Lui le passò una mano tra i capelli, la fece scorrere lungo la schiena, causandole forti brividi, poi arrivò sulle sue natiche, e da lì non si mosse. Lei si scostò bruscamente, ricordando cosa aveva fatto la prima volta che le aveva messo le mani addosso. Per tutta risposta lui le cacciò un pugno in faccia. Un pugno inaspettato persino da lei, cintura nera di arti marziali. In quel momento era... accecata dalla rabbia si poteva dire quasi ironicamente.

La colpì sullo zigomo destro, ma lei non disse alcuna parola. Tornò in posizione composta e lo fissò con odio. Poi gli rifilò una mossa secca nell'incavo tra la spalla ed il collo e senza neanche averlo previsto il padre svenne. “Poco male” pensò tirando un sospiro di sollievo, frugando nel portafogli del padre e uscendo di casa.

Arrivò sotto casa di Alex nel giro di cinque minuti e lui era già in strada ad aspettarla. Lui entrò nella sua macchina non appena sistemò nel portabagagli la sua valigia e quando entrò non poté fare a meno di scrutare a fondo Layra.

-Che hai fatto alla faccia?

Lei non disse nulla. Accese la macchina e partirono per Messina, dove avrebbero preso il traghetto che li avrebbe condotti alla punta dello stivale dell'Italia. Non aveva mai raccontato al suo amico ciò che le capitava in casa con suo padre. Non aveva mai smentito del tutto quello che lui diceva scherzando sulla sua verginità, il motivo dei suoi lividi e dei suoi tagli nascosti. Nulla. Non voleva perdere anche lui, nonostante sapesse che lui non se ne sarebbe andato neanche dopo aver saputo la verità.

Solo quando ormai era calato il buio ovunque ed si erano imbarcati lei parlò per la prima volta da quando erano partiti. -Tua madre come l'ha presa?

Alex per poco non sobbalzò sul sedile. Era rimasto in silenzio anche lui, a rimuginare su cosa potesse essere successo alla sua amica e per un tratto di viaggio si era pure appisolato. Si riscosse.

-Non ha detto nulla di negativo. Sapeva che prima o poi me ne sarei andato, e dato che ho pure due anni più di te, è stato il momento giusto per togliere le tende. Mi ha aiutato a prepararmi, ha pianto quando l'ho salutata, ma le ho ripromesso che ci saremmo sentiti non appena fossimo arrivati alla nostra tappa. A proposito... hai i soldi per l'aereo vero?

Lei sogghignò. Li aveva presi a suo padre prima di uscire di casa, e anche in tutta la vita che aveva vissuto con lui, ogni occasione era buona per scroccargli dei soldi. E poi lavorava in una cartoleria che la pagava piuttosto bene, quindi... soldi a palate, come diceva lei. -Certo, e tu?

-Giusti giusti. Appena arriviamo mi serve subito un lavoro. E tuo padre? Che ne pensava?

Lei divenne seria. Che dire ora? “Niente, l'ho steso a terra e ho tolto le tende dopo avergli sgraffignato un po' di soldi. Era felice come una Pasqua.” pensò ironicamente. -Non... non ha detto nulla.- sospirò, tranciando il discorso poi con la scusa che aveva sonno e voleva dormire. Forse... forse non gli avrebbe mai detto la verità.

 

Si svegliarono con un boato proveniente dalla nave. Erano arrivati nel giro di tre ore, ed erano ancora le cinque del mattino.

-Bello svegliarsi così...- borbottò Alex stiracchiandosi e sbadigliando.

-Se vuoi la mattina ti sveglio così, tanto ce l'ho questo suono nel telefono.- accennò lei maliziosamente e pregustando la scena.

-Non ci pensare neanche!

Si misero in viaggio, ma subito Layra fu costretta ad accostare in un Autogrill. Morivano di fame, e lei la sera prima non aveva neanche cenato. Quindi si presero qualcosa da mangiare decidendo quando alternarsi per guidare e quante soste permettersi. Avrebbero attraversato l'Italia nel giro di un giorno e mezzo solo in macchina.

Mentre guidava, Layra si perse nei ricordi di quando sua madre era ancora viva. Avevano fatto un viaggio come quello, lei, suo padre e sua madre, tutti insieme, quando c'era allegria tra loro. Suo padre aveva guidato per tutta la durata del viaggio, senza dormire o alternarsi con sua moglie. A quei tempi, Layra aveva solo otto anni. “Beh... ora che ho diciotto anni e penso a quei periodi... posso dire... che fossimo felici.” pensò attaccando lo stereo con l'unica band che le desse conforto in un qualsiasi momento... i Black Veil Brides.

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Capitolo 3
*** Visite inaspettate. ***


Dopo rare soste agli autogrill e qualche pezzo di sonno, Layra ed Alex arrivarono finalmente nei pressi di Milano, nella cittadella di Ellis. Erano tutti e due ansiosi di vedere di persona la loro amica, anche perché non l'avevano mai vista dal vivo, tranne che per webcam e sui vari social network... in ogni caso Layra fremeva di poterla abbracciare e di darle un conforto concreto che non si limitasse a ciò che si dicevano per telefono.

Mentre guidava per il paesello, le venne però in mente una cosa. Se ne era andata senza dire nulla a quei pochi amici che aveva lasciato dall'altra parte d'Italia, e questo le strinse il cuore.

-Al...- attaccò lei, gettando un'occhiata laterale all'amico che si passava un velo di matita nera sugli occhi e si scrutava perplesso i capelli biondo scuro.

-Dimmi.- si girò lui subito.

-Tu lo hai detto agli altri che ce ne andavamo?

Lui abbassò lo sguardo verso la matita nera che teneva tra le mani e non disse nulla.

-Neanche tu, vero?

-... No.- disse lui piano.

-Dici che dovremmo chiamarli prima che lo facciano loro e ci rimangano di cacca?

Lui ridacchiò, quando Layra ometteva le parolacce con qualcosa di meno pesante era sempre divertente in un qualsiasi contesto. -Beh, direi di si. Ma il problema è... quando?

-Io li chiamerei pure subito... anzi, prendi il mio telefono, va'.- rispose lei accostando in un parcheggio di un supermercato, quasi desolato. Lui prese la tracolla di Layra e cominciò a frugarci dentro, e quando cominciava a perdere le speranze, perché era ovvio che lei ci avesse caricato dentro una marea di roba, trovò finalmente il suo cellulare.

-Ce ne hai messo di tempo.

-Beh, ma tu qui dentro ci hai messo mezza casa!

Lei ridacchiò, ma indugiò un po' su quale numero di telefono comporre. -Chiamiamo prima Ed?

-Sarà quello che la prenderà più male di tutti, dato che è il tuo migliore amico ci rimarrà abbastanza male.

-Di certo se riceverà questa notizia per ultimo si arrabbierà ancora di più.- disse lei digitando finalmente il numero e schiacciando il tasto verde di chiamata. Dopo diversi trilli, Edward rispose.

-Lay, come va?

-Ed... devo dirti una cosa... io e Alex... ce ne siamo andati.- trattenne il fiato, in attesa di una risposta dell'amico.

-Cosa?- ok, era scioccato solo da quella semplice parola e dal tono di voce che aveva utilizzato.

-Siamo partiti...- ammise lei.

-Ma dove avete il cervello voi due?!- “Ahi, brutta reazione, ahi.” -Hai la minima idea di cosa comporti ora tutto questo? Cosa ne pensano i vostri genitori?

-La madre di Al era consenziente, mio padre...

-Non lo sa vero?

-Non gliene poteva fregare di meno.

-Che cos...

-Lo sai meglio di me come avrebbe reagito!- lo interruppe subito lei. -Sai molte cose di lui... l'ho steso una volta per tutte e me ne sono andata con la mia macchina.-le tremò la voce e considerando che non voleva far sentire quella conversazione all'amico, spense la macchina ed uscì, facendogli cenno di non muoversi da lì. Chiuse lo sportello e si appoggiò con la schiena ad esso.

-Hai... hai reagito a lui?

-Si. Anche se ci ho guadagnato un livido enorme sullo zigomo. Ma ne è valsa la pena. In ogni caso... scusami se non sono venuta a salutarti...- si guardò le scarpe, mentre un nodo alla gole le stringeva la voce.

Edward sospirò dall'altra parte del telefono. -Nabba. Mi mancherai. Dove andrai a stare?

Lei emise un respiro. -Andremo in America, lo sai. Spero in California, che tra l'altro è una delle nostre tappe più note. Solo il tempo di prendere Ellis e prendiamo l'aereo.

Lui ridacchiò. -California, eh? Vai dai tuoi idoli, allora.

Lei sorrise distrattamente, mentre i visi della sua band preferita le tornavano in mente. -Beccata. Beh, non solo. Lo sai che era il mio sogno andarci a vivere.- si bloccò. Dalla macchina si sentiva la voce di Alex che cantava The Legacy, sicuramente per smaltire l'ansia di quello che avrebbe potuto dirgli l'amico. -Senti, c'è Al che freme di sentirti e sta dando un concerto in macchina. Te lo passo.- disse bussando al finestrino richiamando l'attenzione dell'amico, che si bloccò, la guardò e le fece un sorriso come per dire “No, Layra. Non è come pensi.”

-Ok... senti, lo dico io agli altri che sei partita con quel fumato... però, fatti sentire, ok? Già non mi piace l'idea che non ti rivedrò, almeno voglio sentirti, ok?

-D'accordo, Ed. Tranquillo.- sorrise lei al telefono, aprì la macchina e porse il telefono ad Alex, che quasi prese il telefono tremante e mormorò un -Pronto?- a stento. Anche lui si scusò con l'amico, ma ben presto si fece una grossa risata al telefono, e Layra poté finalmente ripartire col cuore più tranquillo.

 

Seguendo le indicazioni che Ellis le aveva dato, arrivò fin sotto casa sua e senza pensarci troppo, suonò il campanello della sua casetta ad un piano, ma visibilmente spaziosa. Era di un colore verde chiaro e le finestre parecchio spaziose e incorniciate da degli infissi bianchi, mentre il tetto era spiovente e marroncino. “Wow.” pensai io. “Casa mia, anche se a quattro piani, fa schifo a confronto.” Si, lei odiava quella casa troppo grande per solo due persone e per di più, da quando sua madre non c'era più, andava in rovina ogni giorno di più, e se non era per lei, anche l'interno sarebbe presto assomigliato ad una cantina.

Dopo un po' qualcuno venne ad aprire alla porta e Layra ed Alex, che la aveva raggiunta, si trovarono davanti un uomo di mezza età, perplesso e che li squadrava dalla testa ai piedi. A Layra venne da sbattersi una mano sulla fronte. Doveva per forza scompigliarsi i capelli e mettersi la matita sugli occhi giusto quando c'era l'alta probabilità di incontrare il padre di Ellis? Che tra l'altro, per quanto ne sapevano loro, era severissimo.

Ovviamente lei non era da meno, solo che al posto di quello stile alla Green Day/punk, lei era più da Paramore: aveva solo i capelli rossicci sciolti e lisci sulle spalle, e un filo di matita azzurrina sugli occhi. “Sicuramente più sobria di lui!”.

-Chi siete?- chiese serio il padre della loro amica.

-Ehm... Salve, siamo Layra e Alex, siamo degli amici di Ellis. E' in casa?

-Ah, voi siete gli amici di mia figlia. Parla molto di voi. Beh, entrate prego.- gli fece cenno di entrare, e anche se a disagio gli disse di salire nella seconda camera a destra in fondo al corridoio, dove c'era la stanza di Ellis.

Si avviarono sotto lo sguardo del padre e bussarono alla porta della stanza della loro amica con eccitazione tenuta a freno. -Avanti.- disse lei dall'altra parte. Loro entrarono e videro l'espressione di Ellis tramutarsi da interessata al libro che stava leggendo a ritmo di Black Veil Brides a sorpresa. -Ma che cazz... oddio!- gli corse contro a rotta di collo e li abbracciò tutti e due insieme. Alex e Layra ricambiarono la stretta.

Poi quando si staccarono si osservarono un po' in silenzio, restando in ascolto di Rebel Love Song. Ellis era esattamente come in webcam. “Bellissima.” pensò Layra. Aveva i capelli castani con qualche ciocca blu e le punte sfumavano nel verdeacqua, il viso era sfilato, le labbra poco carnose ma si un rosso pallido, le guance cosparse di qualche lentiggine e gli occhi castani anche quelli. Magra e alta quasi quanto Layra, che però era più bassa di Alex.

Ellis non sapeva se guardare prima Layra o Alex. La sua amica aveva i capelli del colore del fuoco, mentre i suoi occhi erano molto più chiari rispetto a come si vedevano al pc: di due colori diversi, ma bellissimi, uno del colore del mare, mentre l'altro del colore del legno. Le piacevano da morire. Mentre Alex era anche più alto da come se lo aspettava. Certo, l'aria del punk ce l'aveva eccome: con i capelli scombinati, gli occhi celesti coperti da quel filo di matita nera e gli occhiali quadrati in stile nerd sembrava quasi un rockettaro.

Finalmente poi interruppe il silenzio che si era insinuato tra loro. -Lay... sapevo che saresti venuta, ma non ti aspettavo così presto....- gettò un'occhiata alla porta, per poi abbassare il tono della voce. -Io non sono ancora pronta... e mio padre non mi vuole fare uscire di casa neanche per andare a comprare il pane! Non riuscirò mai ad andarmene!

Alex si accigliò, ma poi le sorrise. -Ragazza, siamo qui per questo. Faremo come... come nel video di Rebel Love Song. Uscirai di sera e passandoci le valige dalla finestra. Tu preparati intanto.

Lei gli fece cenno di abbassare il tono della voce, mentre un'espressione di terrore si disegnò sul suo viso. -Parla piano, che se mi sente mi ammazza! A me, e a voi!

Layra si accigliò, e studiò meglio il viso dell'amica avvicinandosi a lei. Sotto la luce del lampadario, vide un livido in via di estinzione sulla sua mandibola, al lato sinistro, ed un taglio sulla spalla. Portò lo sguardo poi sugli occhi della sua amica. -E' stato lui?- le sussurrò. Ellis abbassò gli occhi. Layra la abbracciò.

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Capitolo 4
*** -Ce ne andiamo. ***


Restarono ancora un po' da Ellis, finché suo padre non li andò a richiamare personalmente per andarsene. -Ellis deve finire di studiare e deve restare da sola. Vi prego di andarvene.

Lei si morse il labbro inferiore. Suo padre stava mentendo spudoratamente: lei aveva finito di studiare da ormai un anno e lavorava in una panetteria lì vicino; solo che lui era fissato che dovesse andare all'università di Milano a tutti i costi, anche se lei non voleva. Sapeva cosa sarebbe successo non appena i suoi amici se ne sarebbero andati, e la cosa le incuteva una paura pazzesca. Cercò di opporsi. -Ma papà...

-Ho detto che devi studiare.- non le diede nemmeno il tempo di parlare, e la fissò con estrema serietà. Lei si voltò a guardare Layra ed Alex, ma anche loro si sentivano sottomessi da quella severità indiretta, e dopo aver salutato l'amica e averle rivolto uno sguardo complice, cominciarono a parlottare tra loro a voce alta.

-Beh, allora ciao Ellis.- cominciò Layra. -Sai, Al, credo che stasera alle undici potremmo ripartire per qualche nuova tappa. Che ne dici?

Alex dapprima si accigliò, poi capì di cosa stesse parlando l'amica. -Ah, si. Però vedi che io sono un tipo che fa le cose con calma. Quindi che ne dici di farci un pezzo di sonno qua dietro?

-Ottima idea. Sono un po' stanca.- disse lei con aria furba. Poi si girò verso il padre di Ellis. -Grazie per averci concesso di vedere sua figlia. E' stato un piacere. Arrivederci.- lui brontolò un arrivederci e poi chiuse la porta alle spalle dei due ragazzi.

 

All'interno della casa Ellis aveva recepito i messaggi subliminali dei due amici. Quella sera alle undici lei sarebbe uscita dalla sua finestra e sarebbe fuggita con loro. Cominciò a progettare mentalmente cosa mettere in valigia e cosa lasciare. Si guardò attorno, nella sua camera. Tutto sommato non aveva molte cose. Di certo non avrebbe lasciato in balia del padre i poster dei suoi idoli: quei pochi che si era concessa raffiguravano soprattutto la band che aveva in comune con i suoi amici: i Black Veil Brides. Li amava, e la sua canzone preferita era Rebel Love Song, quindi il fatto che Alex si fosse ispirato al video di quella canzone per inscenare la sua fuga notturna, le era piaciuto un sacco. Osservò nei particolari i componenti della band, e si soffermò sul suo preferito. Quello di cui era infatuata dal primo momento in cui lo aveva visto. Jeremy Ferguson, meglio conosciuto come Jinxx. Aveva stampato un po' di foto che aveva sparso per la sua camera e sarebbero state le prime che avrebbe staccato e riposto accuratamente nella sua valigia, nascosta sotto il letto da quando Layra le aveva detto al telefono che sarebbe venuta a prenderla per andarsene da quell'inferno. Era eccitata all'idea che entro quella serata avrebbe cominciato una vita nuova, senza dover sottostare a suo padre.

Un botto proveniente dall'esterno di camera sua spense il vago sorriso che si era insinuato sulle sue labbra, e la sua eccitazione si estinse quando vide suo padre sull'uscio della sua camera. La scrutava minaccioso e paonazzo.

-Chi erano quelli?

Lei aggrottò la fronte. -Dei miei amici...

-Non sparare cazzate, tu non hai amici.

-Ma... papà, è la verità...- disse lei con voce flebile, mentre lui le si avvicinava a grandi falcate. Il primo ceffone le arrivò sonoro sulla faccia facendole voltare il viso dall'altro lato. -Amici o non amici, perché sono venuti qui? Li hai invitati tu?- lei non seppe cosa rispondere. Qualsiasi risposta avrebbe dato lui avrebbe trasformato quella mano aperta in un pugno, ne era sicura. Non voleva che uscisse a cercare i suoi amici per picchiarli, anche se dubitava che ci riuscisse, dato che Layra aveva delle grandi conoscenze delle arti marziali e Alex se la cavava abbastanza anche lui. -Si.- si limitò a rispondere. La mano non mutò in un pugno, ma il secondo ceffone arrivò lo stesso. Ed era pure un rovescio. La fede che il padre portava all'anulare entrò a contatto con la gengiva di lei attraverso la guancia e dopo un po' si sentì un sapore metallico in bocca. Secondo ceffone in arrivo. Stavolta le colpì il labbro inferiore, che si spaccò senza troppi problemi sotto l'impatto con l'anello d'oro del padre, ed il sangue stavolta le scivolò caldo e bruciante sul mento.

Lui prese a urlarle contro che doveva avvertirlo quando chiamava persone a casa, che non poteva fargli fare la figura dell'idiota ogni volta che qualcuno suonasse alla loro porta e lui non lo sapeva. Si girò e fece per andarsene, ma Ellis si prese di coraggio, e per la prima volta si azzardò a rispondergli.

-Io... che tu ci creda o no, ho degli amici. E se tu ti fai problemi madornali quando quell'unica volta mi vengono a trovare... beh, non mi riguarda.- lui respirò rumorosamente, ritornò indietro, la prese per la maglietta che indossava e la trasse a sé, per poi darle un pugno nello stomaco che le tranciò il respiro. La lasciò cadere poi per terra ansimante.

-Non uscirai da camera tua per tre giorni.- brontolò infuriato, sfilando una chiave dalla sua tasca e dopo essersi richiuso la porta alle sue spalle, chiuse dentro la ragazza, che per tutta risposta sputò del sangue per terra come segno di sfregio.

 

Fuori casa, mentre Layra si accostava dall'altro lato della casa per attendere che le tre ore che li separavano dalla loro partenza passassero, un dubbio la assalì. Forse non era stata una buona idea andare a trovare la sua amica. Conoscendo quello che le raccontava Ellis su suo padre, quello avrebbe potuto picchiarla anche per quel pretesto. Le si strinse il cuore, e si voltò a guardare fremente la finestra della camera della sua amica. Vi scorse un riflesso. Più precisamente, il riflesso di Ellis, che poggiava una mano contro il vetro e li scrutava con un sorriso triste dall'altra parte della finestra. A Layra si strinse il cuore, e attaccò la mano al finestrino come per dirle che la aspettava lì, e non si sarebbe mossa finché lei non fosse entrata nella sua macchina.

 

Ellis si scostò dalla finestra e si mise subito all'opera, nel massimo del silenzio. Staccò i poster, come si era ripromessa, inserendo solo la foto più piccola di Jinxx nel suo portafogli, come portafortuna. Prima di farlo, osservò dolcemente l'immagine del suo idolo, che sorrideva verso l'obiettivo della macchina fotografica. Sapeva che quella stessa sera sarebbero partiti per la California, e lei aveva in testa solo che sarebbe andata a vivere coi suoi amici per poi inseguire i suoi idoli ovunque andassero. Voleva incontrarlo, Jinxx. Voleva rivelargli che era follemente innamorata di lui e si convinse che lo avrebbe fatto alla prima occasione che le si fosse presentata. Accarezzò la carta in cui era impresso il suo viso e la infilò nel portafogli.

Dopo un'ora la sua valigia era solo a metà, e notando che si erano già fatte le nove e mezza passate cercò di affrettare i tempi. Quando l'occorrente per sopravvivere era stato riposto nella valigia si dedicò a quel poco di vita che stava lasciando in quella casa. I poster erano già stati riposti tutti in valigia, quindi le pareti erano spoglie del tutto. Restava il pc portatile, qualche libro e quaderno a lei molto cari, liPod già infilato in tasca e poi? Si girò a guardare il suo comodino. Lì c'erano poggiati un paio di oggetti che le erano molto cari e significativi. Un ciondolo, regalatole dal suo vecchio migliore amico, scomparso dalla sua vita da qualche annetto a quella parte; una sua foto con lui dalla quale non si separava mai; e un quadernetto di sua madre. Era una specie di diario che sua madre aveva scritto nei primi periodi in cui aveva cominciato a vivere con suo padre, prima che si relegasse in quella dannata stanza in fondo al corridoio. Scosse la testa, ma decise di lasciare quel quaderno come unica testimonianza dell'essersene andata di lì per suo padre. Gli allegò un bigliettino nel quale lo mandava a fare in culo, gli diceva che era scappata per colpa sua e di quello di cui non si era mai accorto, di come la aveva trattata e di provare per lo meno a non tormentare sua madre. Concluse dicendogli che doveva leggere quel quaderno e che per lo meno avrebbe dovuto avvicinarsi di nuovo a lei, anziché starsene per i fatti suoi e maltrattarla; e che la macchia sul pavimento sarebbe stata l'unica traccia che gli sarebbe rimasto di lei.

Ormai alle undici meno dieci la sua stanza era spoglia delle sue cose. Il ciondolo e la foto di lei e del suo migliore amico, erano l'uno al collo e l'altro accanto la foto dell'idolo nel portafoglio, l'iPod nelle tasche dei jeans, il portatile in una borsa a tracolla a parte. “Perfetto” pensò, aprendo la finestra e cercando nel buio i suoi amici. Li trovò nello stesso punto in cui erano rimasti, che fissavano la sua finestra in attesa di lei. Gli fece cenno di avvicinarsi silenziosamente e loro scesero dalla macchina in tutta fretta.

-Hoi, fate piano. Non possiamo sapere se quel pazzo ci sente, anche se mi ha chiusa a chiave nella stanza.- sussurrò Ellis, porgendo a Layra il portatile e ad Alex la valigia e poi si accinse a scendere dalla veranda della finestra.

Incassate le valige nel portabagagli si sedette nei sedili posteriori della macchina e si lasciò andare ad rumoroso sospiro di sollievo. Layra la scrutò dallo specchietto retrovisore.

-Te lo ha spaccato lui il labbro?- disse tutto d'un fiato.

Ellis si paralizzò, mentre Alex si voltava a guardarla preoccupato. Poi annuì. Layra accese il motore della macchina, ma fece strisciare dietro una mano in segno di conforto. -E' tutto finito. Ce ne andiamo.- Ellis strinse la mano di Layra.

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Capitolo 5
*** La città degli Angeli Caduti. ***


Arrivarono all'aeroporto con un anticipo di due ore, ma queste volarono solo per fare i biglietti, imbarcare i bagagli e raggiungere l'aereo stesso che li avrebbe portati nel luogo dei loro sogni: Los Angeles. Era una vita che tutti e tre sognavano di andarsene da quello stato per arrivare finalmente nella città degli Angeli. “O meglio...” pensò Ellis. “... degli Angeli Caduti.” sogghignò pensando agli idoli che condividevano soffermando il suo pensiero sul chitarrista ritmico.

Si sedette sul suo sedile accanto Alex e Layra e poi prese a frugare nel portafogli, estraendone una foto dell'idolo. La lisciò delicatamente e si imbambolò a fissarne gli occhi.

-Ahi, ahi. Jinxx fa lo stesso effetto che fa una ciotola di latte ad un gattino, vero Ellis?- Alex la riportò alla realtà sorridendole. Lei ridacchiò.

-Lo incontrerò. Come Layra incontrerà Ash, non è vero?- si sporse in avanti per scorgere l'amica dai capelli del colore del fuoco, che alzò gli occhi e le sorrise.

-Si, e poi anche Al, ha qualcuno da incontrare, no?

-Certo, con la differenza che io non ho una cotta per Jake.- fece un sorriso in stile “Capitan Ovvio” e scoppiarono a ridere.

Dovettero restare in aereo per otto ore, e prevedendo che quando sarebbero arrivati sarebbe stato pomeriggio, mentre in Italia erano quasi le due di notte, decisero di cominciare ad abituarsi già da subito al fuso orario, ma la cosa non fu per niente facile. Verso le quattro di notte, nell'orario italiano, Ellis e Layra crollarono dal sonno, mentre Alex riuscì a tenere duro per un'altra oretta, per poi sprofondare anche lui nel sonno.

Si svegliarono quando arrivarono, e la cosa non fu facile da affrontare per loro. Quando misero piede fuori dall'aereo una folata di vento caldo gli invase la faccia: era pieno agosto dopo tutto, che si aspettavano? I pinguini? Per di più il sole gli accecò quasi la vista, e dovettero mettersi tutti degli occhiali da sole o portarsi le mani sugli occhi per abituarsi alla forte luce.

-Beh, direi che come inizio potremmo andare a stare in un Hotel, e poi ci troviamo una casa, che ne dite?- propose Layra mentre entravano nel reparto in cui si recuperavano le valigie.

-Concordo pienamente.- disse Ellis riprendendosi dal cambio di luminosità sbattendo le palpebre. Rimasero in attesa delle loro valige, e nel frattempo Alex cominciò a guardarsi attorno. Ad un tratto si paralizzò.

-Al, se non vuoi perdere la tua valigia devi tenere lo sguardo qui, non altrove!- esclamò Layra scuotendolo per la felpa leggera che indossava.

-Lay... guarda lì... quello... quello non è Christian?

L'amica si girò. -Christian chi?

-Come “chi”? Christian Coma! CC!

Le due ragazze sobbalzarono e si girarono di scatto, non appena recuperarono le valigie. -Dove? Dove?

-E' lì! Tra la folla! Con la giacca nera in pelle e gli occhiali da sole!

Loro aguzzarono la vista e finalmente lo videro. Il batterista della loro band preferita stava chiacchierando con un tipo dai capelli neri ed un cappuccio tirato sulla testa e con gli occhiali da sole. Layra si accigliò. “D'accordo che in aeroporto fa fresco, ma è agosto, non fa caldo? Ma si, al diavolo. Quello è Christian Coma!”

-Ellis, vieni con me. Al, piglia la tua valigia e muovi il culo.

-Che vuoi fare?- chiese la ragazza dalle ciocche verdeacqua. -Di certo non possiamo metterci a sbandierare che lui è CC, il batterista dei Black Veil Brides, in un posto così affollato!

-Infatti non voglio fare una cosa del genere. Ci avvicineremo a lui e basta, poi gli strappiamo un autografo.- sorrise quasi maliziosamente, mentre la distanza tra di loro si accorciava. Ma man mano rallentavano e persino Alex le aveva raggiunte.

-Che vi prende? Perché camminate così piano?

-E' che...- cominciò Layra.

-E' uno dei nostri idoli, come ci dovremmo comportare??

-Normalmente, no? Sentite, siamo appena arrivati a Los Angeles e sto morendo di sonno, però questa è un'occasione da non perdere. Muovetevi e andiamo!

Si trascinarono le valige e si fermarono a breve distanza dal batterista. -Senti, mi cedono le gambe! Non ce la faccio!- disse Layra guardando sottecchi il batterista che continuava a chiacchierare.

-Muoviti, che appena ti rivolge la parola gli svieni addosso!- rispose Alex incoraggiandola.

Gli si avvicinarono, e poi Ellis non resistette più.

-Ehm... scusa, tu... sei Christian Coma?

Il batterista si girò e li scrutò tutti. Poi sorrise, mettendo un braccio attorno alle spalle della ragazza. -In carne e ossa, ragazza.

Lei sbiancò, per poi arrossire violentemente. Layra si trattenne di meno. -Oddio, oddio, oddio!- cominciò ad esclamare. -Allora non sei ciecato, Al!- il ragazzo si accigliò, ma poi decise di lasciarsi andare anche lui.

-Occristo, penso che morirò prima del tempo.

Il batterista rise e si girò verso la persona con cui parlava poco prima. -Ehi, Andy, sono i nostri fans!

I tre ragazzi si paralizzarono, per poi spalancare le bocche. -Tu sei Andy??- chiesero all'unisono. Lui gli fece cenno di abbassare i toni, poi, sorridendo, si tolse gli occhiali scoprendo i suoi occhi oceanici. Layra non resistette più, e le si inondarono gli occhi di lacrime di felicità.

-Oddio.- mormorò portandosi le mani alla bocca.

Il cantante le si avvicinò, e raccolse la lacrima che le era scesa dagli occhi. -Su, su. Non c'è bisogno di piangere. Sono solo un cantante da strapazzo.

-Amico, se tu fossi un cantante da strapazzo neanche saremmo qui!- esclamò il batterista.

-Beh, ragazzi, che possiamo fare per voi?

-U-Una foto...- disse Ellis, con ancora il braccio del batterista attorno alle spalle.

-...Ed un autografo?- intervenne Alex che si era ripreso a stento dallo shock.

-Volentieri.- Andy tirò fuori carta e penna dal nulla e ci chiese i nostri nomi. -Come vi chiamate?- il batterista ci fissò a sua volta.

-Io sono Layra.- mi presentai per prima.

-Io, Ellis.

-Ed io sono Alex.

-Che nomi fichi!- esclamò il batterista.

Divisero il foglio in tre parti e li autografarono con tanto di dedica, poi si fecero scattare la foto. Dopo un po' Andy guardò l'orario dal suo iPhone. -CC, è ora di andare. Gli altri ci aspettano.

-G-Gli altri?- mormorò Ellis pensando al chitarrista ritmico.

-Eh, già. Se ci rincontriamo ve li facciamo pure incontrare.- gli sorrise CC.

-Allora... boh, a presto.- disse Alex stringendo i due autografi.

-A presto.- ci sorrisero i due con un cenno della mano ed inforcando degli occhiali da sole.

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Capitolo 6
*** Dettagli ***


-Sapete, ad un tratto mi è passato il sonno.- disse Alex uscendo ancora sotto shock dall'aeroporto.

-A me non è passato, ma... cacchio, neanche siamo arrivati a Los Angeles e già abbiamo incontrato due dei nostri idoli! Ma ci rendiamo conto?- Layra era tutta eccitata ed Ellis era ancora rossa per le emozioni provate.

-Oddio... Christian Coma ha messo il suo braccio attorno le mie spalle. Le. Mie. Spalle.- ancora non riusciva a realizzare. -Ragazzi, prima troviamo un Hotel, prima svengo. Ma li avete visti?? Oddio, penso che posso pure morire felice ora... no, pausa. Prima incontro il mio Jinxx, poi muoio.- scoppiarono tutti a ridere.

Un'ora e mezza dopo riuscirono a trovare due camere disponibili per tutti e tre in un Hotel a tre stelle, di cui quella di Alex era collegata a quella di Ellis e Layra che dormivano insieme. Le camere erano spaziose ed ognuna aveva un bagno a sé. Le pareti erano di color verde foglia, il pavimento in moquette, come si aspettavano dopo tutto, mentre il bagno era piastrellato e con un'enorme vasca da bagno. I letti delle due ragazze erano paralleli tra loro ed erano divisi solo da un comodino di legno scuro, mentre le coperte dei letti erano di colore verdazzurro. In fondo alla stanza c'era un balcone, mentre davanti i letti, accanto la porta del bagno, c'erano un tavolo della stessa tonalità del comodino e un cassettone.

-Ok, ragazze, io vado a “docciarmi”. Ci vediamo dopo.- disse lui chiudendosi nella sua camera. Ellis e Layra restarono un po' in silenzio, poi si fissarono e gettarono un urlo di felicità.

-Oddio, oddio, oddio! Abbiamo incontrato Andrew Biersack e Christian Coma!!!- cominciarono a saltellare per la stanza, per poi buttarsi felici sui letti e cominciare a ridere.

-Adesso non ci resta che incontrare il resto della banda. Che dici li troveremo per puro caso come oggi o dovremmo cominciare a stalkerarli?- chiese Layra ridendo e girandosi verso l'amica, che stava nel letto accanto.

-Direi che potremmo fare entrambe le cose.- sorrise guardando il soffitto verde.

Restarono un attimo in silenzio. -Senti io mi faccio una doccia...- si alzò Layra, cominciando a frugare nella valigia, togliendone fuori dei vestiti puliti.

-D'accordo... senti... per la casa come faremo?- chiese Ellis mettendosi a sedere sul materasso.

-Beh, come avevamo concordato sin da principio, noi tre vivremo insieme, no?- la ragazza annuì. -Quindi l'affitto verrà diviso in tre. Domani ci mettiamo alla ricerca di una casa, e se non la troviamo in centro possiamo anche cercarla verso le “estremità” della città. L'importante è che siamo qui, no?- le sorrise.

-Giusto.

Poco più tardi, anche Ellis si fece una doccia, ed in serata si diressero insieme ad Alex a cenare nel pianterreno dell'albergo, mangiando prelibatezze, anche se fuori orario. Di sera risultò ancora strano addormentarsi, e prima di dormire, Ellis e Layra non poterono fare a meno di chiacchierare.

-Sai cosa mi ha sorpresa oggi?- disse Layra dal bagno mentre indossava il suo pigiama e si scrutava il livido sulla faccia allo specchio.

-Cosa?- Ellis si stese sul letto.

-Né CC né Andy hanno notato le nostre ferite...

-... hai ragione, ma ti do subito una risposta. Intanto sia io che tu abbiamo la mania di lasciare che i capelli ci coprano un lato del viso, e guarda caso, giusto quello in cui siamo ferite. Il mio livido è sulla mandibola, quindi è più nascosto ancora perché i miei capelli sono abbastanza lunghi. E tu hai il ciuffo che arriva all'altezza del mento. Per la mia spalla... beh, quella era coperta, mentre per il mio labbro spaccato...- si inumidì il labbro che cominciò a bruciarle. -L'ho tenuto ritratto per tutto il tempo.

-Come mai?- chiese Layra riemergendo dal bagno.

-Non volevo che un momento come quello fosse rovinato da un mio problema. Certe ferite è meglio non metterle troppo in evidenza, per quanto già lo siano; soprattutto se c'è presente uno dei tuoi idoli.

Layra fece cenno di aver compreso. Ellis era molto saggia, e lei se ne fidava ciecamente. -Però ti faccio un'altra domanda...- le disse.

-Dimmi pure.- rispose Layra, sdraiandosi sul suo letto e spegnando la luce.

-Hai detto ad Al di tuo padre e di quello che ti ha fatto?

Layra rimase un po' in silenzio. -.... No. Non ne ho il coraggio.

-Perché? Lui sa di me, ma non sa di te! Non è giusto.

-Lo so... ma, ormai come faccio a dirglielo? “Sai Al, mio padre mi ha violentata e picchiata per tutta la vita, e sai, non sopporto quando parli della mia verginità, perché me l'ha strappata mio padre. Ma non ti preoccupare, tanto ormai siamo in America, è acqua passata.”- mimò il discorso sarcastico che avrebbe potuto inscenare con l'amico. Ellis ridacchiò.

-Ma no. E poi... perché parla della tua verginità?

-E' un ragazzo, tutti i ragazzi parlano di quello con noi ragazze. Lo sai che sono tutti un po' fumatelli.

Scoppiarono a ridere e finalmente riuscirono ad addormentarsi.

Le loro ore di sono erano paragonabili a quelle italiane, con la differenza che Alex aveva parecchia difficoltà a svegliarsi sia in America che in Italia. Il mattino dopo non voleva saperne di alzarsi, e spegnendo la radio impostata sul cellulare si riaddormentò.

Dall'altra stanza Ellis e Layra erano già pronte a mettersi all'opera per cercare casa, ma prima di tutto avrebbero dovuto chiamare Alex, senza il quale non si potevano muovere. Ellis bussò alla porta dell'amico, ma lui non rispose.

-Sarà in bagno?- aspettarono ancora un po'. Poi Layra decise di bussare un po' più forte dell'amica.

-Al? Sei caduto nel gabinetto?- lo chiamò, ma di nuovo nessuna risposta. -Ok, noi entriamo, ma se ci sei davvero caduto lì dentro, noi non ti tiriamo fuori!- aprì la porta ed entrarono nella stanza ancora al buio. Dopo essere riuscite a mettere a fuoco dov'erano le tende del balcone le spalancarono, facendo accecare il dormiente.

-Al! Che cavolo ci fai ancora a letto?!- esclamò Ellis.

-Mmmh...- lui si mise il cuscino in faccia.

-“Mmmh” cosa?! Alzati!

-Ancora cinque minuti, ma'.

-“Ma'”?!- esclamarono tutte e due scoppiando a ridere, ma Alex non ne voleva sapere di alzarsi nemmeno con la luce che si era andata ad instaurare nella camera. Layra ci pensò su un po', poi si ricordò di un modo per svegliarlo.

-Sta a vedere.- sussurrò all'amica, sfilando il cellulare di tasca.

-Metti Perfect Weapon?

-Naaah, ormai ci è abituato. Metterò qualcosa di peggiore.- ridacchiò, dopodiché si avvicinò all'amico, e fece partire il boato della nave che aveva sentito quando avevano traghettato. Alex cadde dal letto.

-Perfetto, abbiamo trovato un modo per svegliarti.- risero le ragazze.

-Ha ha ha, divertente. Lay, ti avevo pregato di non farlo.

-Avevi, appunto.

 

Scesero a fare colazione dopo mezzora e cominciarono a farsi un'idea sulla casa da scegliere.

-Io direi di andare in una palazzina.- propose Ellis.

-Concordo pienamente, ma se vogliamo vivere tranquillamente dobbiamo vivere all'ultimo piano. Non ci tengo ad avere una vecchietta urlante che mi dice di abbassare il volume perché tengo i Black Veil Brides troppo alti nello stereo, dal piano di sopra.

Alex rise. -Ci sto. Ma se non troviamo?

-Andiamo verso l'esterno della città. Ma vediamo... intanto, vai a chiedere a quel figo di cameriere dove possiamo trovare un'agenzia.

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Capitolo 7
*** Coinquilini ***


Cercarono casa per tutto il giorno e alla fine della giornata gliene rimase solo una da perlustrare: l'appartamento si trovava in una palazzina posta sopra un locale che, come gli spiegò l'agente, di giorno era un semplice bar, mentre di notte si trasformava in un pub ed in un locale a tutti gli effetti. Ma assicurò che non era rumoroso. La casa si trovava al terzo piano, nonché l'ultimo, della palazzina, ed aveva una caratterista che era impossibile ignorare. Aveva una stanza il cui tetto era tutto a vetri, e lasciava passare i raggi del sole riscaldandola. Fu il particolare che rapì di più tutti i ragazzi, ed in seguito notarono che le camere erano pure spaziose, con una cucina ben attrezzata e due bagni, con tanto di lavanderia. Era mezza arredata, mancavano solo i letti, i tavoli e tutto l'occorrente per vivere. Il prezzo sarebbe stato diviso per tre, quindi non gli si sarebbe posto il problema del pagamento. Tutto lì era spazioso, non c'erano crepe sul muro o segni di umidità permanente. Era perfetta. Quest'opinione era abbastanza reciproca e non ci volle molto perché concordassero all'unisono un -La prendiamo!-

 

Il giorno dopo, cominciando ad abituarsi al fuso orario, si trasferirono lì ed andarono subito a cercare l'occorrente per vivere, a cominciare da tavoli, sedie e letti. -Col tempo poi ci occuperemo del resto, che ne dite?- disse Alex.

-Senza dubbio. Ma, sinceramente, io vorrei ridipingere la mia stanza.- disse Layra mentre cercava di individuare un negozio di arredamento per le viuzze, senza però dimenticare la strada di casa.

-Condivido pienamente. Per me stasera possiamo dormire semplicemente nella stanza a vetri, così domani verniciamo e poi possiamo seriamente sistemarci.- disse Ellis.

Alex sospirò. -E va bene, tanto anche io volevo tingermi la stanza... ehi, qui c'è un negozio che fa al caso nostro!

Entrarono e dopo aver cercato e discusso con il proprietario del negozio comprarono un mini frigo con un frizer poco più piccolo, un tavolo, tre letti e delle sedie. Si misero d'accordo col proprietario, ormai loro amico, e dissero che sarebbero tornati per comprare altro, anche perché i prezzi erano davvero bassi. Lui fu felice di riceverli ancora e si offrì di portargli tutto personalmente alla casa entro il pomeriggio.

Nel tempo restante si occuparono di cercare le vernici per le camere e la prima a dire la sua fu Ellis. -Io opto per un lilla chiaro. Non ho voglia di roba troppo cupa.

-Bel colore,- disse Alex. -Ma io opto per qualcosa di più scuro... un blu notte andrà bene. E tu, Lay?

-Io?- si girò a guardarli lei. -Rosso sangue.

 

Passarono così i primi giorni: ad arredare,dipingere, progettare e cercare lavoro. Layra ed Ellis fecero una cosa più concreta di quella che stava facendo Alex, che cercava lavoro in supermercati. Loro si proposero in negozi di musica, Ellis in quello di CD e Layra in quello di strumenti musicali, che in pratica erano l'uno attaccato all'altro. Avevano un piano preciso loro: incontrare i loro idoli, e quelli erano negozi che attiravano non poco. Alla fine Alex trovò lavoro in un locale rockettaro nelle vicinanze dei due negozi nei quali lavoravano le due amiche.

 

La domenica che venne cominciarono a dipingere le stanze.

-Sai, una cosa Ellis?- disse Layra intingendo la vernice rossa nel secchio. -Secondo me dovremmo scendere al locale di sotto stasera... chissà che non incontriamo qualcuno di fico.

-Perché no? Io ci sto. E tu, Al?

-Andata. Tanto da un po' di giorni a questa parte non facciamo nulla di così coinvolgente.- scrollò le spalle e cominciò a verniciare il muro della stanza di Layra.

Di sera si prepararono alla bell'e meglio indossando abiti che sfociavano dal punk al gotico, e dopo aver indugiato un po' entrarono nel locale. Ne rimasero affascinati: le pareti sfumavano dal viola al rosso magenta, le sedie erano tutte imbottite in pelle rossa e sui tavoli erano incisi a tratti dei ghirigori neri; il piano bar era lunghissimo e dietro il bancone c'era un barista sui trent'anni che si occupava di liquori e dei clienti seduti davanti a lui, parlandogli e scherzandoci, dando in contemporanea ordini ai camerieri. Le luci erano tenui, ed in fondo alla stanza c'era un palchetto, sul quale probabilmente si esibivano diverse band per dare diletto ai clienti. In un'area del locale c'erano semplicemente delle panche, sempre imbottite ed in rosso. La gente di quel locale aveva uno stile tutto suo: non erano le solite persone rumorose e fastidiose. Le ragazze nel locale erano tutte in ghingheri dark, piene di borchie, piercing e tatuaggi, dal trucco pesante e nero, ma ce n'erano anche alcune dallo stile uguale a quello di Alex o particolarmente gotico come quello di Ellis e Layra. Lo stesso valeva per i ragazzi e non ci volle molto perché uno di loro si avvicinasse ai tre nuovi arrivati e li invitasse a sedersi.

Era un cameriere, ma i ragazzi ci misero un po' per vederlo come tale, dato che era pieno di piercing e le braccia erano così tatuate che non se ne intravedeva la pelle chiara.

-Ma questo è il paradiso!- esclamò Ellis sedendosi su una sedia, facendo ridere il ragazzo.

-Dal vostro accento devo dedurre che siete appena arrivati a Los Angeles, dove state?

Layra puntò un dito verso il soffitto. -Abitiamo proprio quassù.

-Ah, allora siete voi i nuovi inquilini! Beh, siamo vicini di casa allora, io sono Axel e abito al secondo piano.

Layra ed Ellis erano imbambolate a fissarlo e non si accorsero che lui le stava scrutando a vicenda con un mega sorriso stampato in faccia. Layra si era imbambolata a fissare il suo piercing al labbro, ma i suoi capelli biondi con qualche ciocca castana erano ancora più affascinanti, ed i suoi occhi verdi erano qualcosa in cui ci si poteva perdere. Alex tossicchiò, e loro tornarono nel mondo reale.

-Eh? Ah, oh. I-Io sono Layra e.. e lei è Ellis... E... e questo qua è Alex.

-“Questo qua”?- Alex inarcò un sopracciglio, ed il ragazzo scoppiò di nuovo a ridere.

-Beh, ora che ci conosciamo torno al mio lavoro, che vi porto?

-Qualcosa di dolce?- chiese Ellis.

-Dolce? Mmm... Torta? Gelato? Crepes? Pancakes?

-Pancakes!- esclamarono tutti e tre all'unisono.

-Hehe, andata. Torno tra poco.

I tre ragazzi restarono a fissarlo finché non scomparve tra i clienti, e allora il loro sguardo cominciò a girovagare per il locale. Alex si concentrò sul poster attaccato al muro accanto a loro. Era un annuncio: delle band sarebbero venute a suonare nel locale in quei giorni.

-Ehi!- esclamò il ragazzo, attirando l'attenzione delle due amiche. Delle band suoneranno qui!- loro si impuntarono subito sul poster, poi gli si tranciò il respiro: i Black Veil Brides sarebbero venuti a suonare lì il sabato che sarebbe venuto.

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Capitolo 8
*** Eventi fatidici ***


Cinque giorni.” pensò Ellis svegliandosi. “Cinque...” si mise a sedere sul letto sotto la luce ancora tiepida e non troppo forte del sole proveniente da fuori le pareti vetrate. Quel numero la ossessionò fino a che non entrò in bagno e non si guardò allo specchio incastrato tra le piastrelle blu. “Ma io come faccio a resistere cinque giorni senza vedere Jinxx?!” pensò schiaffandosi in faccia l'acqua ghiacciata che usciva dal rubinetto. “Morirò dall'ansia!”. Si lavò, si vestì e uscì dal bagno spazzolandosi i capelli a ciocche verdeacqua. Incrociò Alex che usciva dalla camera con aria assonnata e con gli occhi che sembravano iniettati di sangue.

-Al? Che hai? Dormito male?- si preoccupò lei. Lui si girò bruscamente.

-Quella pazza mi ha svegliato con l'acuto di Andy in I Am Bulletproof. Sembra niente, ma quel “Rawr!” mi ha fatto cadere dal letto! Ogni mattina ne trova uno nuovo!- Alex tornò sui suoi passi verso il bagno e ci si chiuse dentro, mentre Ellis prese a ridere senza interruzioni finché non arrivò nella camera vetrata e ci trovò Layra nelle stesse condizioni.

-Dimmi che gli hai fatto un video.- le disse ridendo. Layra stava ancora cercando di calmarsi e teneva il viso affondato nel cuscino dell'amico nella speranza di porre fine a quella ridarella assurda. Alzò gli occhi dalla federa e con occhi allegri fece cenno di si all'amica, e così Ellis poté scasciarsi dalle risate grazie alle torture imposte da Layra sul povero Alex.

 

I primi quattro giorni passarono con una lentezza quasi assurda per i tre ragazzi, ma cercarono comunque di occupare il tempo arredando la casa, sistemando letti, mobilio e facendo shopping casalingo. Alla fine del quarto giorno ognuno poteva dormire nella propria stanza, dipinta e arredata a piacimento di ognuno. Solo ad Alex mancava un piccolo, molto significativo particolare nella sua camera da letto... la sveglia.

Il quinto giorno venne svegliato con le voci esaltate di Layra ed Ellis, che entrarono in camera sua urlando un -Al! Svegliati!! Oggi è il gran giorno!- e per tutta risposta lui si era schiacciato il cuscino contro la faccia. Le due amiche non si erano comunque fermate a quello, non gli bastava. Cominciarono a scorrazzare per la stanza urlando e cantilenando: -Oggi li vediamo! Oggi li vediamo! Oggi vediamo i Black Veil Brides!

Ad Alex venne un istinto omicida, soppresso da un cuscino lanciato alla cieca e prontamente raccolto da Layra, che insieme all'amica si fiondò sul suo letto.

-Tuffo a bomba!- esclamò Ellis ridendo e scafazzando il povero Alex, che alla fine si arrese e si alzò dolorante e ammaccato dal peso delle due.

Si diresse in cucina e si lasciò cadere sulla sedia mezzo distrutto, e quando Ellis e Layra lo raggiunsero le guardò con aria distrutta. Loro gli sorrisero.

-No, ma spiegatemi perché sorridete. Ieri sono rimasto al locale fino le due di notte, e stamattina ve ne spuntate voi due che cominciate a saltarmi sul letto mentre io cerco di dormire. E che ore sono ancora? Ah, già. Le nove. Dico, il sabato e la domenica è vacanza. Perché non posso dormire?

Loro continuarono a sorridergli, poi Layra gli si avvicinò. -Devi capire, mio caro, che oggi incontriamo i nostri idoli.- gli mise un braccio attorno alle spalle, azione ripetuta poi da Ellis dal lato opposto, la quale continuò a parlare. -E mio caro, ti rendi conto dell'evento megalomene contro cui stiamo andando?

Alex sospirò esasperato. -Mi arrendo.

La mattina fu quasi insopportabile da sopportare per le due amiche: la passarono torturando il povero Alex e facendo avanti e indietro per l'appartamento, con le canzoni dei Black Veil Brides nel mega stereo che si era comprata Layra e ad esultare ad ogni minimo ricordo potessero suscitare i propri idoli.

 

Finalmente il pomeriggio arrivò e le due si chiusero quasi del tutto in bagno, dando poca occasione all'amico di entrarci, e quindi si dovette spostare in quello che avevano deciso di usare per la lavanderia, provvisto, si, di doccia, toilet e tutto, ma scomodo da morire. Fu costretto a fare indietro tra mini bagno e camera sua, e quando lui aveva finito, che ci aveva messo solo mezzora, Ellis e Layra si stavano ancora vestendo.

Donne.” aveva pensato sospirando e sedendosi al tavolo fissandone le striature in legno nell'attesa. E si perse nei suoi pensieri, ricordando la famiglia che si era lasciato alle spalle che in tutto quel tempo era riuscito a sentire una sola volta, agli amici che lui e Layra avevano lasciato in Italia. Chissà cosa provava lei, chissà se gli mancava Edward. “Forse neanche lo ha chiamato...” pensò gettando un'occhiata alla porta della camera dell'amica che era in fibrillazione e urlava che non sapeva come vestirsi, come del resto faceva Ellis.

Alla fine Layra se ne uscì con dei jeans neri strappati e particolarmente larghi, pieni di catene rumoreggianti, con sopra un top nero strappato ai lati che lasciava intravedere la pelle chiara della ragazza, ed i capelli rosso fuoco le scendevano semplicemente sulle spalle.

Ellis, invece indossava una maglietta larga leopardata con una spalluccia ricadente da un lato, con sotto dei pantaloncini strappati che a loro volta coprivano dei leggins neri e delle converse completamente nere, al contrario di quelle di Layra che erano bianche e nere.

Lui era vestito in modo più semplice: t-shirt della band che di lì a poco avrebbero incontrato, jeans blu normali e strappati alle caviglie con qualche cintura in più, soliti capelli spettinati con un velo di matita nera. Solito mezzo punk.

Solo dopo una piena mezzora furono in grado di scendere al pub sotto casa, e Layra ed Ellis strattonavano il loro amico per via della frenesia. Restarono però per un po' fuori dal locale.

-Il poster parlava chiaro: era alle dieci, e ancora sono le 9.50 pm.- disse Alex.

-Mh. Hai ragione.- concordò Layra. -Io mi faccio un tiro...- da una tasca dei suoi jeans sfilò delle sigarette e ne estrasse una sotto gli sguardi degli amici che la guardavano con disapprovazione. -Che c'è? Anche io ho coltivato i miei piccoli vizi. Non me la sono passata solo a prendere a pugni un sacco da boxe.

-Chi è che prendeva a pugni un sacco da boxe?- una voce esterna intervenne e ai ragazzi saltò il cuore in gola. Alle spalle di Layra c'era Jake, il chitarrista dei Black Veil Brides, l'idolo di Alex.

-I-Io.- balbettò Layra, mentre la sigaretta le cadeva di mano.

Ellis mollò una gomitata ad Alex. -Ahia! Ellis!

-Uh, che bel nome Ellis!- seconda voce proveniente dalle spalle di Jake. Stavolta la ragazza rischiò lo svenimento. Era Jinxx. Il suo Jinxx. Il chitarrista ritmico che aveva sognato, desiderato, amato per tutta la vita. Si aggrappò a Layra, poi si avvicinò a Jinxx e lo toccò con un dito.

-Cristo, è reale.- mormorò, poi lo fissò, e gli saltò addosso gridando un -Oddio!

Jinxx scoppiò a ridere e la strinse a sua volta. -Eh, si. Come vedi sono reale, mia piccola fan.

Layra li fissava esterrefatta e a bocca aperta, mentre Alex ancora si reggeva a stento in piedi. Poi anche lui si lasciò andare con un: -Omiostrasantissimodio! Tu sei Jake Pitts!

E anche Jake scoppiò in una fragorosa risata, stringendo la mano ad Alex e facendogli rizzare i capelli dalla gioia.

-Ragazzi, che dite, entriamo?- propose poi Jinxx. Layra si riprese dallo shock e annuì soffusamente, cercando con lo sguardo il bassista che tanto desiderava incontrare, ma di lui neanche l'ombra. Si avviarono dentro il locale accanto i due componenti della band che ben presto si congedarono da loro con un breve saluto e promettendo che dopo il loro mini concerto si sarebbero presi qualcosa da bere con loro.

-Ci saranno anche gli altri?- chiese frettolosamente Layra pensando ad Ashley.

Jinxx la guardò un attimo sorridendo. -Ovvio, e dato che siete voi, che ci avete fatto anche abbastanza simpatia, vi facciamo fare un giro nei nostri camerini.

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Capitolo 9
*** Live. ***


Layra non poteva smettere di guardarsi attorno. Ellis ed Alex erano in fibrillazione, ma lei non riusciva a non cercare il suo bassista preferito con lo sguardo. Niente, non lo trovava da nessuna parte. “Vabbé lo vedrò quando suonerà.” pensò ad un tratto sistemandosi davanti il palchetto con i due amici. Dopo un po' le luci, già basse di loro, si offuscano un po', e si vedono delle sagome sistemarsi sul palco. Ai tre ragazzi prese a battere forte il cuore in petto, finché le luci non divennero più forti e le immagini dei loro idoli più nitide.

Eccolo lì: Ashley Purdy si innalzava in tutta la sua statura proprio davanti Layra, e, ignorando il pubblico sotto di lui, accordava tranquillamente il basso, lasciando che i capelli gli coprissero metà viso, nonostante già ci fosse la fascia della sua stessa band a coprirgli la fronte. Ormai non si truccava più pesantemente come qualche tempo prima dell'ultimo CD, Wretched And Divine, ma si metteva solo un po' di matita nera attorno agli occhi e basta, non più in stile “panda” come lo definiva Layra. Ma era bello lo stesso. Quella sera stava come al solito a petto nudo sotto i riflettori, lasciando intravedere perfettamente il suo OUTLAW stampato sugli addominali.

Alex mollò una gomitata a Layra, che era praticamente ipnotizzata dall'immagine del bassista col basso bianco e nero tra le mani. Le sorrise. -Ed eccolo lì, il tuo ricercato.- neanche a farlo apposta il bassista poggiò lo sguardo su di lei, che era arrossita non appena l'amico aveva preso a prenderla in giro e gli aveva mollato un pugno sulla spalla. Ashley li osservò un po', restando imbambolato sulla figura della ragazza dai capelli rosso acceso che rideva insieme alla sua amica dai capelli a ciocche color verdeacqua. Quando lei riportò gli occhi su di lui, Ashley riportò lo sguardo sulle corde del basso.

 

Il concerto durò ben poco, ma Layra ed Ellis non riuscivano a stare calme. Quando il cantante, Andy, aveva impugnato il microfono, i fan sottostanti cacciarono un urlo di benvenuto che fece vibrare il pavimento, e di conseguenza riscosse anche gli animi dei tre amici sotto il palco, che partecipavano al loro primo concerto dal vivo.

Ma... il pavimento vibra.” pensò Ellis guardandosi i piedi, meravigliata. Vi fu il primo attacco di chitarra e di batteria tra Jake e Christian e Devil's Choir partì, con la voce roca di Andy che cantava.

I'll carry on... away from the fire!” cantarono i tre in coro con lui, felici di essere lì, sotto i loro idoli. Quando arrivò Shadows Die, ad Alex venne da fare lo Smash di CC, riprodotto nel lungometraggio di Legion Of The Black, sul pavimento, ma si trattenne per il poco spazio.

Fu pazzesco, il live, che alla fine durò solo due orette, si concluse con Nobody's Hero, una delle canzoni preferite da Layra. Quando il concerto finì completamente, Alex, Ellis e Layra si avviarono verso il piano bar cantando tutti insieme.

-I'm a loaded gun! An only son! But I'm nobody's hero... Nobody's Hero!!- ordinarono qualcosa da mangiare e da bere, ma Ellis aveva voglia solo di roba dolce,quindi si prese dei semplici Waffles, che figuravano nel menù come “nuovi arrivati”, mentre gli altri due presero semplicemente due birre.

Dopo un po', comparve Axel dietro il bancone.

-Ragazzi, ciao! Com'era il mini live?

-Spettacolare!- esclamarono all'unisono, facendolo ridere.

-Beh, qualcuno mi ha detto di scortarvi in un posto. Vi va di seguirmi?- loro si accigliarono, ma accettarono. Non che si fossero scordati che Jinxx aveva detto che gli avrebbe fatto fare un giro nei camerini, ma semplicemente l'avevano preso come un invito detto tanto per dare una speranza a tre fans. “Perché, scusa, come potrebbero cinque musicisti interessarsi a tre quasi ventenni che non sono nessuno?” pensò Alex, mentre Ellis e Layra confabulavano tra loro ed Ellis svuotava il suo piatto, per poi alzarsi insieme all'amica, e seguire con lui Axel.

Entrarono in un corridoio poco stretto e con le luci inserite nel pavimento, che ai lati illuminavano le pareti violacee. Dall'inizio del corridoio si sentivano delle voci maschili provenire dalla fine di esso, e ai tre ragazzi cominciò ad accelerare il battito cardiaco.

Ellis e Layra istintivamente si presero per mano. Quando giunsero alla porta dalla quale provenivano le voci, Axel le vide rosse in viso.

-Ehi, tranquille, non mordono.- ridacchiò, poi entrò. -Ehi, ragazzi, vi ho portato i fatidici ospiti!- e fece entrare i tre amici in uno stanzino spazioso, dalle pareti bianche ma illuminate dalle stesse luci per terra che c'erano in corridoio. Poco disordinato ma con un particolare fondamentale: i Black Veil Brides dentro.

Il batterista si illuminò non appena li vide, e si alzò in piedi. -Ehi, ma noi ci siamo visti all'aeroporto!- diede una gomitata al vocalist sul braccio, che era accanto a lui. -Ti ricordi, Andy? Eh? Ti ricordi??

-E, piantala, CC! Certo che mi ricordo!- si passò una mano tra i capelli della cresta, sorridendo. -E' un piacere rivedervi. Senti Axel...- si voltò verso il cameriere, che guardava la scena divertito, scrutando le facce dei tre nuovi arrivati, che erano attoniti. -... ci porti qualcosa da bere?

-Agli ordini!- e si volatilizzò nel corridoio.

Nel frattempo ognuno dei tre ragazzi era concentrato sul proprio idolo, con un piccolo difetto. Layra ancora non trovava Ashley. Erano tutti presenti: Jinxx, Andy, Jake e Christian. Tutti tranne il bassista. “Sempre che manca, lui.”

-B-Beh...- disse ad un tratto Alex distogliendo lo sguardo dalla chitarra che Jake portava ancora in spalla. -Direi che se ci presentassimo e non stessimo zitti come degli idioti sarebbe meglio, che dite ragazze?

Le due si distolsero dai loro pensieri. -Eh? Oh, si. Certo, io sono Ellis, vi adoro, e... e...- guardò il chitarrista ritmico, poco distante da lei, che le sorrise facendola arrossire. Diede una gomitata ad Alex. -Ti cedo il posto.- mormorò abbassando gli occhi sulla moquette verdastra.

-Uh, io sono Alex.- disse l'amico più convinto di sé. -E... per la miseria, devo dirlo, so suonare la chitarra.

La cosa colpì molto Jake, perché subito se ne interessò. -Davvero? Fai covers?- felice delle sue attenzioni, Alex si affrettò a rispondere.

-Si, anche se attualmente mi dedico solo alla vostra roba... tipo... tipo The Legacy, con la quale sono entrato in fissa di recente... vero Layra?- la guardò con un mezzo sorriso, e lei subito si invigorì.

-Si, e se canti ancora ti lancio qualcosa! La tua non è una fissa, è un'ossessione!

-Racing faster, escape disaster...- la stuzzicò lui, e lei per tutta risposta gli mollò un pugnetto sulla spalla, facendo ridere i presenti.

-Quindi ti chiami Layra?- una voce che fino poco prima non era presente fece sobbalzare tutti. Era Ashley, ed era comparso dal nulla, e ora osservava la rossa sorridendo.

Le prese un infarto alla poveretta. -S-Si.

-E' un bel nome, mi piace.- secondo sorriso. “Di questo passo morirà” pensò Ellis sogghignando.

-Beh, dai accomodatevi, mentre che Axel ci porta qualcosa.- Christian indicò una poltrona che faceva angolo con la stanza, a forma di elle, e ci si buttò sopra, sprofondando nell'imbottitura in pelle nera. Jinxx si spiattellò una mano sulla fronte e fece cenno anche lui di accomodarsi, gettando un'occhiata laterale ad Ellis.

Jake riprese lo stesso a parlare. -Se non erro, quando eravamo fuori hai detto che ti alleni con un sacco da boxe, giusto Layra? Credo che tu stessi fumando in quel momento.

Layra si sentì gli sguardi addosso, ma stavolta non si intimidì: la sua passione per le arti marziali era qualcosa di irrefrenabile. -Si, è vero. Sono cintura nera di karate, ma mi diverto anche con i sacchi da boxe, improvvisando quel poco che so di boxe... a proposito, ragazzi, ho trovato cosa appendere nella stanza a vetri di sopra.

Ellis ed Alex la guardarono accigliati, poi Alex ci arrivò. -Un sacco da boxe?

-Bingo!- schioccò lei la lingua tutta contenta.

-Fico.- dissero Jake ed Andy all'unisono, guardandola con aria accorata. -Ma quindi se qualcuno ti tocca tu lo butti al tappeto?- chiese ammirandola Ashley, che era seduto poco distante da lei, che si trovava tra l'incavo della poltrona ad elle.

-Ehm... fondamentalmente, si.- ogni volta che il bassista le rivolgeva la parola, lei o si imbambolava a fissarlo o si sentiva avvampare. “Per fortuna che le luci sono basse.” pensò sistemandosi il ciuffo dietro l'orecchio con un gesto della mano, mentre Axel portava finalmente delle dannate birre.

-Ehi, avete parlato di una stanza a vetri. Di che si tratta?- chiese Jinxx.

-Oh, niente di che, abbiamo una stanza dal soffitto e le pareti tutte a vetri, fatta eccezione per due che sono attaccate al corridoio. E' un bello spettacolo sia di sera che di giorno, ma ancora in tutto quello spazio non sappiamo cosa metterci.- rispose Ellis.

-Già...- sottolineò Alex. -Dopotutto, ci siamo appena trasferiti...- fece spallucce.

-Uh, e da dove venite?

I tre ragazzi si guardarono reciprocamente, poi Ellis rispose amareggiata, mordendosi il labbro inferiore, ancora spaccato, facendolo bruciare come non mai. -Dall'Italia.- il labbro le fece male e ben presto si sentì un sapore metallico in bocca. -Diamine, avete un fazzoletto?- si toccò il labbro, ed effettivamente sanguinava. Jinxx gliene porse uno accigliato.

Le loro mani si sfiorarono, e ad Ellis venne da mordersi di nuovo il labbro, cosa che non fece per via del dolore.

-Ma... perché ti sanguina il labbro? Cioè, che ci hai fatto?- chiese Andy.

Abbassò lo sguardo. Layra si intromise. Non voleva veder soffrire l'amica. -E' un po' lunghetta come storia.- istintivamente si toccò il livido, ancora presente, sullo zigomo.

-Comunque, se vi va, vi facciamo vedere la fatidica stanza a vetri anche stasera. Tanto casa nostra è qui sopra.- cambiò argomento Alex.

-Davvero?- si illuminarono loro.

-Certo!- esclamò lui.

-Allora, accettiamo.

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Capitolo 10
*** Pensieri e lacrime silenziose. ***


Ellis e Layra bevvero insieme i loro idoli, e quando salirono al piano superiore, a casa loro, erano un po' brille e si divertivano a pungolare Alex rischiando di cadere con lui giù per le scale, mentre i cinque musicisti li seguivano divertiti. Non ci volle molto perché sia l'una che l'altra si avvinghiassero ai ragazzi che avevano desiderato per una vita, e loro, dal canto proprio, non si infastidirono, anzi presero a scherzarci senza disturbarsi troppo, facendo battute e facendo ridere anche gli altri presenti. Nella loro leggera sbronza, però, la loro timidezza persisteva, anzi era pure più elevata del solito, quindi, quando Ashley accarezzò una guancia alla ragazza rossa lei rischiò di diventare scarlatta.

Alex, dal canto suo, non riusciva a smettere di parlare con Jake, al punto che il chitarrista ad un tratto lo sfidò a suonare con lui, facendogli venire in contemporanea un'idea lampante.

-Jake, sei un genio.

-Lo so, è tre ore che me lo dici.- rispose lui ridacchiando e percorrendo l'ultima rampa di scale al suo fianco.

-Si, ma intendo che mi hai fatto venire un'idea spettacolare! Nella stanza a vetri posso metterci gli amplificatori e suonarci!

-Ma se Layra ci si vuole mettere col sacco da boxe.- intervenne Andy sogghignando. Alex guardò l'amica che giocherellava con Ashley a non cadere giù per le scale. Fece spallucce sorridendo. -Sarà... una specie di sala svago.- sorrise, giungendo finalmente per primo all'appartamento, che ai loro occhi si presentò tutto buio.

Ellis e Layra si fecero spazio, entrando al seguito di Alex, che prima di guidare chiunque nella fatidica stanza vetrata, decise di renderle meno brille annacquando tutta quella birra con dell'acqua fresca. Prima che riuscissero a bere però ce ne volle abbastanza, perché non appena si guardavano cominciavano di nuovo a ridere, oppure, molto elegantemente, sputavano tutto addosso all'amico che cercava di essere paziente. Quando finalmente riuscirono a riprendersi dalla sbronza e si accorsero di aver fatto la doccia all'amico si affrettarono a scusarsi e a dargli un asciugamano.

In tutto questo i cinque musicisti non riuscivano a smettere di ridere: quei tre ragazzi erano troppo divertenti, ed effettivamente si stavano dimostrando molto simpatici anche nei loro confronti.

-Ok, ditemi che non ho fatto qualche cavolata.- disse Layra respirando a fondo e scrutando i presenti.

-Naaah, niente di che, abbiamo solo rischiato di cadere dalle scale un paio di volte.- ironizzò il bassista, e lei arrossì violentemente, mormorando un -Oddio...

-Allora, questa stanza a vetri?- propose Alex dopo un po'. Attraversarono il corridoio che conduceva ad essa e non appena vi giunsero, Layra spalancò la porta e subito una luce lunare li invase. Non ci volle molto perché non appena si sistemarono al centro della stanza puntassero i nasi all'insù, lasciando che lo sguardo vagasse nel cielo stellato.

-E'... bellissimo.- disse Christian all'unisono con il vocalist, pur mantenendo un tono basso e meravigliato.

Ellis e Layra, da parte loro non dissero nulla. Si sedettero insieme sulla moquette e rimasero immerse nei loro pensieri. Solo allora, Layra si lasciò andare ai suoi pensieri, realizzando dove era arrivata, che buona parte dei suoi sogni si stavano realizzando e che... che quello che aveva passato era solo passato. Immagini di suo padre le tornarono in mente come se fossero successe il giorno prima, e ad un tratto le lacrime, in quel silenzio condiviso con amici e musicisti, le scesero calde e silenziosamente, sia sullo zigomo violaceo che su quello intatto. “Mi odio... avrei potuto porre rimedio a tutta quella violenza molto tempo prima, e invece ancora mi ritrovo con un brutto segno sul viso.” Emise un sospiro, forse pure troppo forte, che la forzò ad alzarsi e lasciare la stanza per riprendersi. Alla luce del corridoio, si appoggiò contro il muro freddo e col volto rivolto verso il soffitto, ora non più vetrato, cercò di bloccare quel pianto assurdo. Qualcuno uscì dalla stanza.

Ti prego, chiunque, ma non lui... ti prego.”

-Ehi tutto bene?- era Ashley, giusto la persona che NON doveva vederla così.

-Ehm... si. Solo dei brutti ricordi.- disse lei passandosi velocemente le mani sugli occhi bagnati. Lui fece capolino accigliandosi, e le si avvicinò.

-Sei sicura?- le scostò una ciocca di capelli rossi. Proprio la ciocca che copriva il livido. Alla vista di quella macchia violacea quasi sussultò. -E questo?- lo sfiorò delicatamente con le dita fredde, facendola rabbrividire.

-Uno di quei brutti ricordi.- disse lei abbassando lo sguardo e arrossendo un po'. Lui le sollevò il viso con un dito posto sotto il mento. Uno dei gesti che facevano sempre impazzire la ragazza, ma che in quel momento le risultò molto strano.

-Se volessi mai sfogarti, io ci sarò sempre. Chiaro? Non tenerti mai nulla per te, chiaro? Sfogati sempre con qualcuno. E, data la tua indole combattiva, prenditela con un bel sacco da boxe.- la fece ridere, e lui si rasserenò.

 

Ben presto i Black Veil Brides si dovettero congedare.

-E' stato un piacere.- disse diplomaticamente Jake, sorridendo ai ragazzi sull'uscio della casa.

-Spero di rivedervi...- mormorò Ellis, la cui affermazione era più diretta a Jinxx che agli altri. Si aggrovigliò le dita dietro la schiena.

-Succederà.- affermarono loro. -Statene certi.

Si salutarono abbracciandosi, e mentre Ellis e Layra cercavano di trattenere i labbri inferiori mezzi tremanti, Alex chiamò un'ultima volta Jake. -Ancora dobbiamo suonare insieme io e tu!- il chitarrista per tutta risposta rise e gli alzò una mano come cenno di saluto.

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Capitolo 11
*** Bigliettini nascosti. ***


Qualche giorno dopo, Layra si alzò presto, senza dedicarsi ad uno dei suoi passatempi preferiti, ovvero svegliare il povero Alex dormiente. La sera prima aveva ricevuto una delle telefonate che gli avevano sconvolto l'umore fino alla mattina dopo. Era stato suo padre a irrompere nella sua quiete. L'aveva chiamata, pur spendendo un capitale, della quale lei andò fiera, per delle spiegazioni.

-Non ti devo nessuna spiegazione.- rispose lei. -Me ne sono andata e basta. E' colpa tua.- alla sua pacatezza, la risposta erano stati un fiume di insulti che sembravano senza fine, bestemmie, provocazioni, e la discussione si dilungava, in lui che voleva rimetterle le mani addosso per fare chissà che, ma poi si contraddiceva, e si pentiva di averla creata, che era il suo disgusto, ma prontamente ritornava a contraddirsi dicendo che la rivoleva tra le sue mani. Era udibilmente ubriaco, e la cosa la fece imbestialire ancora di più. La sua telefonata risuonava in tutta la stanza, ma non le importava che la potessero sentire, anzi, non si preoccupò nemmeno di farsi viva a cena. Si chiuse nella sua stanza e non ne uscì più, immergendosi in un pianto rabbioso, perché, per quanto potesse rispondere, la soddisfazione tardava ad arrivare. Le ferite di una vita le si riaprivano come piaghe e lei non poteva fare altro che assorbire le parole malvagie urlatele contro.

E fu così che il mattino seguente a quella sfuriata telefonica si alzò di mal umore, ma pronta a sfogarsi contro una delle armi migliori: il suo nuovo sacco da boxe. L'unico con cui poteva prendersela senza che le rispondesse o qualsiasi altra cosa. C'era solo l'impatto tra i suoi pugni, le cui nocche erano protette da delle semplici fasce, ed il rumore che ne emettevano, misto alla sua rabbia.

Lo avevano appeso ad un lato della stanza, ad un tubo di ferro stabile. Layra si sgranchì le gambe, si riscaldò un po' nell'immensa stanza e poi si lasciò andare, sfogandosi contro il suo nuovo “compagno” di combattimenti. Smise di colpirlo solo quando le nocche presero a bruciarle violentemente e tra le bende intravide qualche macchietta rossa. “Possibile che pure così io debba sanguinare?” pensò spazientita, fermandosi col fiatone a scrutare le mani sfasciandole. Appunto, proprio come pensava. Sanguinavano ed erano violacee. Sospirò, ma almeno le ferite erano piccole. Il problema era il dolore che scaturiva dai lividi, e ad ogni movimento lei soffriva più che mai. Ebbe però la tentazione di ricominciare, ma non lo fece: qualcuno la scrutava dalla soglia della porta: Ellis.

-Ehi...- la salutò. Lei per tutta risposta le si avvicinò e le prese le mani, scrutandole e accarezzandole.

-Lo sai che sia io che Al ti abbiamo sentita ieri sera, vero?- Layra sembrò interdetta, ma poi annuì. -Lo sai, che con noi puoi parlare di tutto, vero?- da interdetta, i suoi occhi per un momento bruciarono poi si inondarono di lacrime. Ellis la abbracciò.

 

Ellis si diresse verso il negozio di CD nel tardo pomeriggio, pensando a quanto sarebbe stato lungo il suo turno lavorativo, anche se almeno sarebbe stata accompagnata da buona musica di sottofondo. Servì un paio di clienti, vendendo CD ma anche magliette di varie band e facendo pure amicizia con qualche fan sfegatato dei Black Veil Brides.

Già... I Black Veil Brides...” pensò un po' tristemente passandosi le dita tra una ciocca blu che sfumava nel verdeacqua, alla ricerca di qualche doppia punta, tra l'altro inesistente. “Per me già si sono scordati di noi. D'accordo che sono musicisti e che hanno i loro impegni, ma... ok, lo ammetto, ci avevo sperato...” mentre pensava al violinista di cui era infatuata e sistemava una compilation completa dei Beatles in uno scaffale per poi spostarsi in uno poco distante dei Motley Crue, qualcuno le tamburellò sulla spalla, attirando la sua attenzione. -Ehm... solo un secondo...- sistemò il CD Saints Of Los Angeles accanto il Greatest Hits: Updated, e si girò, trovandosi davanti un tizio con un cappuccio tirato fin sopra gli occhi, e un mezzo sorriso stampato in faccia. Lei si accigliò, pur non facendogli una bella impressione, si mostrò disponibile.

-Mi dica, prego.- lui rimase un attimo in silenzio, poi, sempre sogghignando, si portò un dito sulla bocca in segno di fare silenzio, e si scoprì di poco il volto. Ad Ellis mancò il fiato. Era Jinxx. Si portò le mani alla bocca, credendo che la sua faccia si stesse dipingendo di tutti i colori dalla felicità.

-Oddio!- sussurrò colma di gioia e lo abbracciò. Lui la strinse a sé senza esitazioni.

Non si poteva dire che in quei pochi giorni non avesse maturato qualcosa per quella ragazza. Anzi non poteva negare di aver provato qualcosa sin dal primo momento in cui la aveva vista fuori dal locale sotto la sua casa. Non sapeva se fosse così, ma probabilmente c'era stata una scintilla non appena lei lo aveva toccato dicendo il fatidico “Cristo, è reale”.

-Mi passeresti uno dei CD che hai appena sistemato?- le chiese poi, lasciandola un po' interdetta, mentre lui si risistemava il cappuccio sul capo. Prese Saints Of Los Angeles e gli chiese se voleva altro, lui fece di no, e si spostarono alla cassa. Fu lì, che lui, mentre pagava le passò un bigliettino tra i dollari.

Ora era tutto chiaro. Ellis si illuminò e mentre si andava a cambiare lesse tremante il bigliettino. “Ci vedremo presto e... no, non ci siamo dimenticati di voi.”

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Capitolo 12
*** The Legacy. ***


Alex ascoltò attentamente e tutto emozionato il breve racconto di Ellis. Lei era tutto un fremito: mentre parlava arrotolava le dita tra loro, spostava lo sguardo a destra e a manca e non riusciva a smettere di dire che era impossibile non pensare a quell'abbraccio così caloroso e ricambiato. Era felice per lei: il suo sogno di incontrare il suo idolo si stava felicemente avverando, ed il fatto che lui si fosse impegnato a cercarla le faceva battere il cuore come non mai. In più, il fatto che suo padre non l'avesse più cercata da quando era partita era un punto a favore del suo buon umore.

Il cellulare di Alex squillò nell'altra stanza e lui si congedò temporaneamente dalle due amiche che ora saltellavano allegramente per la cucina. “Da una parte però vorrei essere al suo posto...” pensò Alex guardando il display del cellulare, che segnava a grandi caratteri neri il numero di sua madre. Lei, dal canto suo, non riusciva a stare senza il figlio, e lui sapeva che prima o poi avrebbe affrontato l'argomento Chiamami-Meno-Spesso. Anzi, forse il momento era quello, proprio prima di andare a fare le ore piccole al locale in cui lavorava.

O la va o la spacca.” pensò schiacciando il tasto verde del cellulare.

Andò meglio di quanto pensasse: la madre dapprima ne rimase interdetta, ma poi, sotto spiegazione del figlio parve apprendere. Sospirò di sollievo e dopo aver chiacchierato un po' ancora con le sue coinquiline, Alex si avviò a piedi verso il locale. Per strada, con gli auricolari nelle orecchie che trasmettevano ripetutamente The Legacy, a mezz'aria il ragazzo riproduceva con le dita accanto i fianchi gli accordi per chitarra del brano che ascoltava.

Era un'abitudine che lui e Layra avevano preso: lei tamburellava semplicemente le dita sulle tasche dei jeans che indossava, andando a tempo della canzone che ascoltava, ma comunque, in stile pianoforte, lui riproduceva gli accordi per chitarra di una qualsiasi canzone conoscesse. A pensarci bene, sarebbe stato bello suonare tutti insieme, lui, Layra ed Ellis, dato che tutti e tre sapevano suonare la chitarra. Passò davanti il negozio di strumenti musicali di Layra e si ricordò che lei non sapeva suonare la chitarra elettrica, ma solo la classica. Fece spallucce. “Poco male, ora abbiamo tutto il tempo per fargliela apprendere.” però entrò lo stesso nel negozio, anche se l'amica non era di turno.

Passò davanti una sfilza di chitarre classiche, sassofoni e violini, per poi passare all'area chitarre elettriche e bassi. Sogghignò vedendo dei bassi simili a quelli di Ashley. “Scommetto che Layra ci passa le ore a sognare davanti questi bassi.” passò avanti e si fermò davanti una schiera molto ampia di Fender ed Ibanez e rimase incantato a guardarle, pensando a come sarebbe stato fico suonarne una. Mentre fantasticava su una Fender qualcuno gli si accostò.

-Si, non sarebbe male suonarla.- commentò la voce, che gli fu subito nota. Ad Alex prese un colpo e si girò di scatto. Si, era Jake. -Ma come dovrai ormai sapere io mi butto sulle B.C. Rich...- gettò lo sguardo ad una fila di chitarre poco distanti da loro. -Vuoi provare?

Alex era stordito, senza parole ed emozionato allo stesso tempo. Mentalmente ringraziò Layra e l'esistenza di quel negozio, anche se prima di riscuotersi gli ci volle un po'. -Ehi? Sei ancora tra noi?- Jake gli sventolò davanti agli occhi una mano, e finalmente Alex si riprese.

-Eh, oh, uh, si. Certo, dove?

Jake sorrise ed indicò una saletta che lo staff del negozio metteva a disposizione per suonare. Alex perse un battito. Stava per suonare con Jake. Il suo idolo. Guardò l'orario, mentre Jake chiedeva ad un commesso di far provare ad entrambi due B.C. Rich. “Ma si, il lavoro stasera può anche aspettare.” mandò un SMS ad un collega per farsi coprire dal capo e si avviò nella saletta.

Accordarono le chitarre e poi Alex rimase in attesa di direttive.

-Beh? Che suoniamo? Scegli tu.- gli disse il chitarrista.

-The Legacy, te ne prego.- lui sorrise, ormai, dopo la sera del mini concerto, aveva completamente appreso che quel brano era la sua passione. Partirono insieme, lasciando quasi che le dita si muovessero da sole sulle tastiere e i plettri pizzicassero le corde autonomamente. Ad Alex parve di sognare. Arrivati all'assolo si lasciò persino andare al fatidico scream di Andy.

-Run! Never look back! Run!

Jake ridacchiò, ma ciò non servì a farlo distrarre, infatti né l'uno né l'altro stonarono mai una singola nota. A canzone finita, Alex si sentiva in paradiso e felicemente realizzato. Avrebbe voluto suonare col chitarrista per tutta la vita, volendo, ma il tempo a disposizione era poco, e ben presto il suo cellulare squillò e lui già sapeva che stavolta non era sua madre, ma bensì il capo.

-Diamine.- mormorò sfilando dalla tasca dei jeans strappati alle ginocchia il cellulare.

-Devi andare?

-Già.- sospirò.

-Beh, allora è stato un piacere.- gli sorrise e gli diede una pacca amichevole sulla spalla. Poi gli strinse la mano e inavvertitamente Alex si sentì qualcosa di cartaceo tra le dita. Jake poggiò la chitarra e sogghignando uscì dalla stanza.

Alex realizzò finalmente di avere un piccolo pezzo di carta tra le mani. Gli si mozzò il fiato e gli sembrò di entrare nel racconto di Ellis. C'era scritta una sola frase.

Jinxx ha già detto ad Ellis che ci rivedremo, vero?”

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Capitolo 13
*** Pancakes caduti a terra o...? ***


Ora ci manca solo che anche Layra riceva qualche strambo bigliettino, e si potrà dire che il mondo abbia smesso di ruotare su se stesso per tutti e tre.” pensò Alex il mattino dopo la fatidica suonata, ancora sotto le coperte e in dormiveglia. Nel buio della sua stanza sentì una porta aprirsi e dei sussurri. “Ah, stavolta non mi fregano.” pensò cercando di trattenere un sorriso maligno. Aspettò che Layra ed Ellis si avvicinassero al suo letto e poi... BUM! Si alzò di soprassalto facendo prendere alle due amiche un infarto.

-Fregate!- esclamò ridendosela, ed inforcando con i piedi le infradito. Le due però non gli diedero occasione di uscire dalla camera, e lo rigettarono sul letto, vendicandosi a suon di solletico e facendolo morire dalle risate.

Era sabato mattina, quindi si permisero tutti di prendersela comoda, dato che nessuno dei quattro lavorava a partire dal venerdì sera fino al lunedì che seguiva. Si avviarono tutti ancora ridenti ed in pigiama verso la cucina e per una volta fecero tutti colazione insieme. Si offrì di preparare Layra, che la mattina mangiava sempre qualcosa di fugace e scappava al negozio di strumenti a fare il suo turno.

Waffles, cappuccini, cornetti, cereali, cioccolato sciolto da mettere sopra i Waffles. Meglio di così? Si sedettero a tavola, ma neanche il tempo di cominciare a mangiare, che già qualcuno suonò al campanello dell'ingresso, che dava direttamente sulla cucina comprendente il tavolo su cui davano luogo a colazione, pranzo e cena.

I tre si guardarono accigliati. Non avevano ancora familiarizzato del tutto con i coinquilini, a parte con Axel, ma lui non saliva mai a far loro visita. Ellis fece spallucce, si alzò e andò ad aprire. Non appena aprì restò perplessa davanti chi le stava davanti.

-Ciao, Ellis, puoi dare questo a Layra?- un tizio con un cappuccio tutto tirato sul capo, fino al naso le stava porgendo un bigliettino. Lei lo prese e continuò a scrutarlo con un certo cipiglio. La voce non gli era nuova, ma sotto quel cappuccio non riusciva a distinguere chi fosse il fatidico mittente del bigliettino dell'amica. Il “tizio” sorrise e se ne andò.

Ellis rientrò, con la fronte aggrottata e porse il bigliettino all'amica.

-Ma chi era?- chiese insieme ad Alex.

-Non l'ho capito. Era un tizio incappucciato che neanche si è presentato.- Layra fece spallucce e prese il bigliettino tra indice e medio. Le cadde lo zucchero di mano dentro il cappuccino con tutta la carta.

Indovina un po' chi rivedrai tra non molto?”

-No, ma è tutta una questione di bigliettini, per la miseria!- esclamò Alex.

 

Passarono uno, due, tre giorni, una settimana.

-Secondo voi se la ricordano ancora quella storia dei bigliettini?- bofonchiò Layra mentre si lavava i denti, il sabato mattina seguente.

-Sinceramente?- disse Ellis. -Ci sto perdendo le speranze.

-Io invece no.- ribatté Alex, che si stava lavando anche lui i denti. -Dopo la fatidica suonata con Jake, sono molto più fiducioso nel rivederli.

-Si, intanto è sabato, siamo ancora in pigiama e non abbiamo niente da fare. Cos'hai da dire a tua discolpa?- Layra sputò il dentifricio e si sciacquò la bocca. Alex scrollò le spalle e ripeté la routine dell'amica, mentre Ellis si dirigeva nella sua stanza, seguita da Layra e poco dopo da Alex. La prima si sedette sul suo letto, mentre l'altra ci si lasciò proprio cadere sopra, mentre Alex si sedeva accanto la proprietaria del letto.

-Che si fa?- chiese lui. Nello stesso momento suonarono al campanello.

-Questo è Axel.- disse Alex, ripensando a quando gli aveva chiesto di portargli dei pancakes quando ne aveva tempo. Si alzò e si diresse verso la porta, mentre Ellis lo raggiungeva e Layra restava con la faccia affondata nel cuscino dell'amica.

-O porca paletta!- esclamò Alex. Layra, tra le coperte, aggrottò la fronte.

-Che c'è? Ti sono caduti i pancakes?- gli chiese dall'altra stanza.

-No, meglio.- una voce la fece saltare sul letto. Sull'uscio della stanza c'era il suo bassista preferito ad osservarla divertito, in attesa della sua reazione.

-Oddio, oddio, oddio!- esclamò lei alzandosi di scatto e correndogli contro, gettandogli le braccia al collo. Lui la prese al volo e la strinse a sé delicatamente, lasciando affondare il suo naso tra i suoi capelli dall'odore di mandorla e miele. “Che fragranza...” pensò lui. Quando si staccarono lui le scrutò il viso. Per lo meno non aveva più il mega livido sullo zigomo. Lo accarezzò, ora che era guarito, e poi si avviarono verso l'entrata, con lui che le teneva una mano sulla spalla coperta da una sola spallina del pigiama.

Quando Layra si rese conto di essere in pigiama davanti i propri idoli si imbarazzo, e notò che lo stesso imbarazzo era sulle guance, ora rosse, di Ellis, che guardava con adorazione Jinxx, stringendogli un braccio, mentre lui le scompigliava allegramente i capelli. Alex dal canto suo era volato a vestirsi.

CC le guardava reciprocamente, e ad un tratto scoppiò a ridere. -Bei pigiami, eh?- Entrambe se li guardarono: Ellis ne indossava uno a strisce nere e viola, costituito da una maglietta a maniche corte e dei pantaloni lunghi fino le caviglie, ma non troppo larghi. Layra era tutto l'opposto: canottiera bianca e verde con sopra stampato un albero perso nel prato e pantaloni neri ultra larghi. Alex riemerse con una maglietta più modesta di quella gialla con su scritto a caratteri rossi “JUMP!”, e dei jeans normali.

Dopo un po', Layra prese discorso.

-Ora vogliamo delle spiegazioni.- incrociò le braccia al petto, mentre Ellis guardò direttamente il violinista, e Alex fece lo stesso con il chitarrista.

-Diciamo che è stato piacevole avervi conosciuti, e ci avete fatto una bella impressione sin dal primo momento in cui vi abbiamo adocchiati all'aeroporto.- rispose Andy. -Anche se non sapevamo che poi ci saremmo rivisti così.- rivolse un sorriso al batterista che lo ricambiò complice.

-Ma siamo qui soprattutto per farvi una proposta.- Jake arricciò un angolo della bocca.

-Vorreste venire a passare questo weekend da noi?

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Capitolo 14
*** -E per quanto riguarda le tue ferite... ci sarò io a curarle. ***


I tre ragazzi restarono per un momento esterrefatti e senza parole, poi la prima a riprendersi fu Ellis. -Dico, d'accordo che vi abbiamo fatto una buona impressione, ma... addirittura?- guardò stupefatta Jinxx, che parve assumere un certo colorito che lasciò la ragazza perplessa. Si passò una mano tra i capelli corvini.

-Diciamo che ci piacerebbe conoscervi meglio.- disse più schiettamente Andy, sorridendo sinceramente. Ellis guardò Layra ed Alex e poi lanciò un -Oddio!- di felicità gettando le braccia al collo di Layra. Era il loro sogno da sempre, e tutto appariva ai loro occhi quasi in verosimile. Lei la abbracciò di rimando poggiandole una mano sul capo, nonostante fosse ancora sotto shock.

Questo...” pensò Layra. “Questo significa stare con loro... con Ashley... Ashley Purdy... Dormirò sotto lo stesso tetto del mio bassista preferito...” gettò un'occhiata ad Alex e molto probabilmente lui doveva avere avuto lo stesso pensiero riguardo Jake, perché gli venne da abbracciare il chitarrista che però cominciò a correre per la casa scherzosamente terrorizzato, facendoli ridere tutti.

Ellis, Layra ed Alex si prepararono in tutta fretta per poi precipitarsi al piano terra con i cinque musicisti, trasportando un borsone ciascuno e rischiando di cadere dagli scalini ad ogni passo che facevano. Entrarono in una macchina tirata a lucido e nera, nella quale guidava il batterista.

-Signori e signore, destinazione: casa Black Veil Brides.- fece rombare il motore e partirono, attraversando strade colme di macchine e altre meno, per poi passare dalla città alla periferia, costituita per lo più da schiere di villette ed altre isolate. Fu proprio in una di queste ultime che CC fermò l'auto, e quando i tre ragazzi scesero dalla macchina restarono ad ammirare la casa che si ergeva davanti i loro occhi.

Era ad un solo piano, tra il marciapiede ed il portone d'entrata, bianco in legno con attaccato ad esso un bussa-porta, c'era un praticello di un verde sgargiante. Le mura della casa erano tinte di un bianco estivo e c'era pure una finestra che sporgeva dalle mura stesse. Andy aprì la porta dopo aver attraversato insieme ai ragazzi il piccolo spiazzo libero dal verde e li fece entrare, sorridendo.

Non ci volle molto perché i menti dei tre amici si abbassassero. Ashley rialzò quello di Layra. -Attenta che entrano le mosche.- scherzò.

Davanti a loro si estendeva un corridoio che poi si diramava in una serie di stanze, di cui la prima a destra fu un salotto ben arredato, che si affacciava direttamente sulla fatidica finestra sporgente, sotto la cui veranda, che sopra aveva un cuscino viola scuro, c'era una poltrona in stoffa color vinaccio, attorno alla quale si estendevano altre poltroncine dello stesso materiale. Poco distante c'era una parete di cieca tre metri alla quale era appoggiato un divano in pelle nera ai cui piedi si stagnava un tappeto sfrangiato; e poco distante da esso, si ergeva una cucina dalle fattezze modeste ma ben arredata.

I ragazzi condussero Ellis e Layra in una stanza tutta loro, costituita da due letti separati ma non troppo distanti e un bagno attaccato alla stanza, mentre di fronte ai letti c'erano la bellezza di tre armadi grandi alti fino al muro, che per fortuna non era neanche troppo elevato. Jake guardò i loro visi stupefatti e sorrise compiaciuto, poi si rivolse ad Alex.

-Tu dormirai con noi ragazzacci, non credo che queste due ragazze vogliano essere private della loro privacy.- l'amico lo guardò con adorazione.

-Ti posso abbracciare?

 

Mentre Ellis sistemava la sua roba nell'armadio e Layra si faceva una doccia, sentì il cellulare squillare. “Strano” pensò, nessuno l'aveva chiamata da quando era partita. Guardò il display ed il cuore le saltò in gola. Era un numero italiano quello che leggeva, il prefisso era il +39, dopo tutto. Respirò, pregando che non fosse chi pensava e rispose.

-P-Pronto?

-Che razza di fine hai fatto?- le sue preghiere non furono ascoltate. Dall'altra parte del telefono c'era suo padre. -Come hai minimamente potuto pensare di fuggire di casa? Dove sei ora?- il suo tono si alzava gradualmente.

-I-In America... e.. per tua informazione... non tornerò mai più da te.- si sentì una risata sprezzante.

-In America! Tsé! Ed io sono nel paese delle meraviglie! Muoviti, tu mi appartieni! Torna qui e basta. Tu...- si interruppe una manciata di secondi -Tu sei mia.

Il viso di lei si indurì, ma ben presto si affievolì con una lacrima. -No.- e chiuse la telefonata. Da qualche lacrima, il suo viso si bagnò completamente di esse, mentre i ricordi e quelle parole così acide e sprezzanti le rimbombavano nelle orecchie. Nonostante la situazione così piacevole in cui si trovava, quella telefonata le aveva ribaltato l'umore. Uscì dalla camera ed attraversando il corridoio, ignorando chi stava uscendo dalla propria camera, e sbucò fuori casa. Una volta sullo spiazzo in mezzo al praticello verde, si sedette sullo scalino e si lasciò andare ad un pianto liberatorio non appena socchiuse alle sue spalle la porta. “Pure qui! Ma perché?!” pensò infossando la testa tra le ginocchia strette in petto.

Alle sue spalle sentì la porta schiudersi e le sobbalzò il cuore in petto.

-Tutto bene?- “Perché proprio lui deve vedermi così?” eppure la cosa era evidente. Scosse la testa senza rialzarla. Jinxx si sedette accanto a lei, poggiando le braccia sulle ginocchia.

-Ti va di parlarne?- lei indugiò, poi annuì timidamente.

-M-Mio padre mi ha appena chiamata dall'Italia... beh, tu non lo sai, ma lui è una persona molto violenta, altamente convinta che io sia di sua proprietà, e non ha mai esitato a deridermi e a usarmi come meglio preferiva, e qualora io mi rifiutassi di fare ciò che mi imponeva... beh... lui mi picchiava...- scostò la spalla della t-shirt che indossava e svelò un taglio in via di cicatrizzazione. Il violinista rimase serio. -O-ora pretende che io torni lì. Ma tanto non lo farò. Layra mi ha portata via di lì, e non ho proprio intenzione di disfare il suo lavoro.- abbozzò un sorriso malinconico. Lui le mise un braccio attorno alle spalle.

-Non devi dare retta a quello che ti dice tuo padre. E per quanto riguarda le tue ferite...- le scoprì un ultima volta la spalla. -... ci sarò io a curarle.

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Capitolo 15
*** Piccole vendette mattutine ***


Dopo quella semplice frase Ellis cancellò quasi del tutto la telefonata con padre e si concentrò praticamente solo su quello che gli aveva detto Jinxx. Cosa significava? O meglio... cosa c'era dietro quella frase? Mentre si faceva domande su domande rientrando in casa insieme a lui, Layra le venne incontro con addosso una semplice canottiera con sopra stampato un serpente e dei jeans blu sbiaditi sulle ginocchia, e con i capelli rossi che le scendevano sulle spalle fluenti e tutti bagnati.

-Cominciavo a preoccuparmi non trovandoti più da nessuna parte! Va tutto bene?- notò subito gli occhi arrossati dell'amica. Notava sempre tutto, non le sfuggiva un dettaglio. Lei fece cenno di si, sorridendo leggermente e poi guardando il violinista, che innalzò gli angoli della bocca. Entrarono in salotto e già Jake era alle prese con i fornelli con Andy che gli gironzolava attorno, rubando qua e là piccole quantità di cibo, facendo esasperare il chitarrista.

-Andy! Per l'amor del cielo! Siediti a tavola e smettila!- gli tirò un ciuffo di insalata ma il vocalist lo prese al volo coi denti, neanche fosse un cagnolino. Jake si schiaffò una mano sulla fronte. -Caso perso.- i tre appena arrivati scoppiarono a ridere.

-Dai, Andy, vieni. Non avevi la passione per i fogli, tu?- Jinxx tirò fuori dal nulla un foglietto ed Andy si diresse ad ampie falcate verso di lui cercando di acchiappare il foglietto sia coi denti che con le mani, ma invano. Ad un tratto mise il broncio incrociando le braccia ed arrendendosi al violinista che voleva farlo soffrire di fame. Layra ed Ellis intanto se la ridevano in disparte e Layra, intenerita dal vocalist sfilò il foglietto a Jinxx e lo porse gentilmente ad Andy che la guardò con così tanta gratitudine che le avrebbe potuto fare le feste saltellando.

Dopo aver gustato il pranzo del chitarrista, che si rivelò un ottimo cuoco, si sedettero a chiacchierare sul divano sorseggiando del thé caldo, e quando si accorsero che si erano avviati per il pomeriggio inoltrato i musicisti decisero di mostrare ai tre ragazzi una parte della villetta che non avevano ancora visto. Gli fecero attraversare tutto il corridoio, e alla fine di esso, dopo la porta della camera di Ellis e Layra, sbucarono in un giardinetto ben tenuto, dall'erba rasata terra terra, e con un'enorme Salice Piangente al suo centro, mentre in un piccolo spiazzo si celava un tavolino da ping pong, e ben presto Ashley svelò la sua passione per il gioco.

-Allora ti sfido.- propose Layra che se la cavava abbastanza bene con le racchette. Lui sogghignò e le porse una racchetta e la pallina, invitandola a cominciare per prima, mentre gli altri gli si accerchiavano per vedere come sarebbe andata la partita tra i due. Tra un dritto ed un rovescio ed una schiacciata, alla fine Layra ebbe la meglio e vinse. Il bassista, sconfitto, però non se ne dispiacque, la sua bravura era evidente. La guardò compiaciuto, congratulandosi con lo sguardo. E quando lei rispose con un sorriso, qualcosa gli montò nello stomaco. “Forse...” pensò il vocalist guardando l'amico di sbieco “Tra questi due ci nascerà qualcosa.”

 

Dopo cena, Ellis e Layra vagarono alla ricerca di Alex e lo trovarono nella stanza di Ashley ed Andy che ascoltava con gli auricolari, sicuramente, The Legacy e che tamburellava con le dita gli accordi sul materasso. -Tana per Al!- saltarono sul suo letto quasi facendolo saltare su di esso e per poco non prese un infarto al bassista ed al cantante di cui il primo se ne stava a petto nudo per la stanza con addosso solo dei pantaloni, ed il secondo riemergeva proprio in quel momento dal bagno col suo pigiama bianco e blu addosso, costituito da una canottiera slabbrata bianca e dai pantaloni blu notte.

Le due si accorsero di Ashley ed Andy solo in un secondo momento, e poi scoppiarono a ridere rischiando di schiacciare lo stomaco del povero Alex, che si era riempito abbastanza con la cena “sontuosa” di Jake. -Che ci fate qui?- chiese dopo un po'.

-Beh, che weekend sarebbe stato se non gli avessimo dato una svolta?- rise Layra, sedendosi sul letto accanto, che si rivelò quello di Ashley, che ci si stese incrociando dietro la nuca le braccia.

-E che vorreste fare?- la guardò, studiandone le spalle nude sotto il pigiama che già aveva adocchiato quella mattina. Lei si girò sogghignando e poi rivolse uno sguardo di intesa ad Ellis che dal letto dell'amico riprodusse un fischio verso la porta. Jinxx, Jake e CC ne entrarono con lo stesso entusiasmo delle due amiche, solo impugnando tre cuscini ciascuno e scaraventandoli sui primi che trovavano.

Tutto si ridusse ad un combattimento agguerrito di cuscini e alla fine uno perse pure le piume, che CC sparse sul letto di Andy.

-Oh, e adesso come ci dormo io qui?- ma per tutta risposta un cuscino gli arrivò in dritto dritto in faccia, facendolo scoppiare a ridere.

Alla fine tutti si addormentarono in quella stanza, chi per terra sulla moquette, chi sui letti.

Il mattino dopo Andy si svegliò per terra abbracciato a Christian e per poco non gli venne un infarto non appena vide il suo viso a pochi centimetri dal suo. Arrancò all'indietro ed andò a sbattere contro il letto di Alex sul quale ci trovò non solo lui, ma anche Jinxx, l'uno schiena contro schiena, mentre sul suo di letto c'erano Layra ed Ellis teneramente strette l'una all'altra sotto le coperte. Le osservò con un lieve sorriso, ed infine guardò l'ultimo letto, nel quale Ashley aveva buona parte delle coperte e Jake invece moriva di freddo dall'altro lato del materasso. Scosse la testa, e svegliò i ragazzi lì presenti, lasciando per ultime le due amiche. Ashley e Jinxx le guardarono con le stesse espressioni intenerite, e quasi gli dispiaceva svegliarle. Quando si accorsero di essere nella medesima situazione si guardarono a vicenda e sogghignarono imbarazzati, mentre i loro sguardi comunicavano un telepatico “Anche tu, eh?”.

Per svegliarle entrò in gioco Alex, che sognava quel momento dal primo mattino che i tre amici avevano passato in albergo prima di mettersi a cercare casa. Fece cenno ai ragazzi di non fare nulla, cercò il cellulare, cercò tra i brani del MP3 integrato in esso e alla fine decise che l'attacco di chitarra di Jake in God Bless You era perfetto.

Si avvicinò alle due ragazze ancora abbracciate e al caldo e schiacciò play sulla canzone. Non ci volle molto perché Layra schizzasse e si alzasse di scatto mettendosi a sedere sul materasso mezza stordita, mentre Ellis si schiacciasse un cuscino contro la faccia. Lo sguardo di Layra vagò nel vuoto finché non individuò l'oggetto da cui proveniva quella musica assordante. Spostando lo sguardo dal telefono ad Alex, dapprima spense la musica, poi prese lo stesso cuscino di Ellis, che intanto era ricrollata nel mondo dei sogni, e glielo spiaccicò in faccia, per poi rimettersi a dormire sotto le coperte ed il braccio dell'amica che ancora non si era distolto dal suo ventre.

Christian soffocò una risata, poi si avvicinò a Layra. Dapprima chiamò il suo nome, ma fu tutto invano, perché lei alzò una mano e la fece vagare nel vuoto, come se cercasse una sveglia da spegnere. Poi lui fece scorrere le sue mani lungo i suoi fianchi e ci si soffermò un attimo prima di cominciare a solleticarla e svegliarla di conseguenza, con a suo seguito Ellis che si alzò guardandosi attorno spaesata e perplessa alla vista del batterista che non la smetteva di fare il solletico a Layra.

-Ma che mi sono persa?- si stropicciò gli occhi e poi si passò una mano tra i capelli colorati, senza accorgersi di avere addosso lo sguardo di Jinxx.

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Capitolo 16
*** -Aleeeeeex! ***


Tra uno scherzo e l'altro, a casa dei Black Veil Brides sopraggiunse la sera così velocemente che i tre amici, Ellis, Layra ed Alex già si deprimevano all'idea di doversene tornare a casa il mattino dopo, e le due amiche guardavano sconsolate i ragazzi di cui erano segretamente innamorate. O meglio, segretamente solo ai loro occhi. Dopo cena si lasciarono andare tutti sul divano, bevendo lattine di birra senza nemmeno contarle. Non ci volle molto perché diventassero sbronzi quasi tutti i presenti, eccetto Jake, che era il lucido della situazione, e che non sapeva cosa fare per sopravvivere agli istinti amorosi di Alex, che lo rincorreva per la casa dicendo di volerlo abbracciare e venerandolo. Per fortuna, tutti erano vittime delle classiche sbronze “allegre”, e non ci volle molto perché Ellis e Layra cominciassero a ridere per ogni cosa e pure senza alcun motivo, mentre i musicisti le seguivano a ruota chiedendosene il motivo.

In ogni caso il mattino dopo i ricordi di tutti erano abbastanza offuscati dal mal di testa post sbornia, e solo Jake poteva dichiarare esplicitamente cosa avessero combinato.

Lo circondarono, dopo aver preso qualcosa per i dolori alla testa, incrociando le braccia e attendendo spiegazioni. Eh, lui lo sapeva perfettamente cosa avevano fatto, ma come poteva rivelare cose così imbarazzanti?

Già, come faccio? Quei due mi si sono baciati davanti! Ora non si ricorderanno nulla, ma come faccio a spiattellargliela?!” pensò passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato.

 

Al momento di salutarsi, Ellis salutò Jinxx dispiaciuta, e abbracciandolo, perché ormai era solo così che riusciva a salutarlo, ebbe una strana sensazione allo stomaco, ma non se la spiegò, e rimase col dubbio finché non giunse a casa, mentre Layra si crogiolava pensando ad Ashley e Alex pensava a tutti gli assoli che avrebbe riprodotto non appena sarebbe arrivato.

Quando aprirono la porta di casa, trovarono lo stesso macello che avevano lasciato prima di uscire due giorni prima: nelle proprie stanze c'erano vestiti buttati ovunque, scarpe, letti sfatti e oggetti non identificabili. Decisero che sarebbero andati al lavoro nel pomeriggio e si dedicarono alla “ristrutturazione” delle proprie stanze. Alex fu il primo a finire, e decise di mettere a frutto le sue idee da chitarrista.

Aveva già in mente come e dove mettersi a suonare; doveva solo trasportarvi l'amplificatore e le chitarre, di cui una elettrica e tre classiche, la sua e quelle di Ellis e Layra, la quale ambiva a quella elettrica e al basso. Si stiracchiò i muscoli e poi sollevò l'amplificatore trasportandolo di peso fino alla stanza a vetri, e lo poggiò in un angolo in cui il sole batteva abbastanza di rado nelle ore pomeridiane. Poi tornò indietro e prese tutte e tre le chitarre classiche in una volta e le poggiò alla parete della camera, per poi tornare un ultima volta a prendere la sua, elettrica. Finito il lungo trasloco “chitarresco”, sfilò dal suo contenitore l'elettrica e si mise all'opera non appena la ebbe lasciata ricadere lungo il bacino e la ebbe accordata. Partì con In the end, tutta d'un fiato, e senza interruzione, pizzicò le corde della chitarra animando Rebel love song, Perfect Weapon e The legacy. Ecco, fu proprio sull'assolo di quest'ultima che venne interrotto.

-Hai finito di stonarmi un orecchio?- Ellis entrò nella camera facendolo trasalire. -La mia camera è quasi attaccata a questa, per lo meno, abbassa il volume dell'amplificatore!- lo squadrò da capo a piedi, mentre lui faceva un sorriso a trentadue denti, come per dire “Lo sai che ti voglio bene.”

 

Il giorno dopo Layra ricevette una telefonata. Aveva desiderato ardentemente che fosse Ashley o qualcuno del gruppo, invece si sorprese vedendo un prefisso a lei non nuovo, e non era quello di suo padre. Premette il tasto verde.

-Pronto?

-Ehi, puoi ricordarmi dove abiti, così vengo a strapazzarti per non avermi più chiamato?- era Edward, il suo migliore amico, rimasto in Italia. A Layra saltò il cuore in gola.

-Ed!- esclamò colma di felicità.

-In carne, ossa e dietro un telefono.- rise lui, con la sua risata argentea. -Dov'è che abiti?

Lei si accigliò. -In che senso? Comunque sopra un pub in piena Los Angeles.

-Ehm, sii più specifica. Via?

-Ed? Che vorresti fare?

-Tu dimmelo e basta.

-Francis street, numero 707.

-Perfetto.- e chiuse la chiamata. Layra, con un certo cipiglio, si avviò nella stanza a vetri, dove ormai Alex strimpellava dal pomeriggio prima. Lo bloccò nell'assolo di The Legacy.

-Eh, no, ma allora è destino!- esclamò lui esasperato. -Ditelo che non sopportate The Legacy! Ditelo!

Layra inarcò un sopracciglio. -Beh, se proprio vuoi sentirtelo dire, non sopporto The Legacy.- lui spalancò la bocca stupefatto. -Che c'è? Me lo hai chiesto tu!- rise e gli scompigliò i capelli. -Senti, sono un po' perplessa per una cosa...

-Cioè?- tornò in sé.

-Mi ha appena chiamata Ed e...- al suo nome Alex si illuminò e la interruppe.

-Ed? Oddio, come sta? Cosa fa? Che dice? Come, dove, quando, perché?- sembrava un cagnolino, pensò Layra, un cagnolino che cercava di ottenere un biscottino. “Adorabile.”

-Calmo, Casanova.- rise. -Mi ha chiesto il nostro indirizzo. Ma non capisco perché...- allora anche Alex si accigliò e poggiò al muro pure la chitarra. Poi bussarono alla porta. I due si guardarono reciprocamente.

-Ok, non è possibile.- disse Layra, che a grandi falcate e seguita dall'amico, si diresse all'entrata. Aprirono la porta e si trovarono i loro amici, con a capo Edward, sorridenti e agitati. Layra si commosse alla vista dell'amico dai capelli più lunghi di prima e castani. Gli gettò le braccia al collo chiamando il suo nome, mentre lui la stringeva a sé.

-Non abbiamo resistito.- disse una voce femminile alle spalle dell'amico. Era Shei, ora dal trucco poco pesante, col solito cappello in testa, sportivo o di lana che fosse ne aveva sempre uno in testa, e con un mega sorriso. Layra la abbracciò e poco dopo si sentì tamburellare la spalla da un dito.

-Non mi saluti?- Roy le sorrise. Il gemello del suo migliore amico, identico a lui, se non fosse stato per il taglio di capelli completamente diverso. Non a caso Edward li teneva raccolti in dei dreadlock che gli arrivavano alle clavicole, mentre Roy li raccoglieva in treccine molto più corte che si e no arrivavano a metà collo. Nella loro carnagione scura, i loro occhi spiccavano come sempre, simpatici e vivaci. Strapazzò anche lui, mentre Alex era ancora preso da Shei ed Edward.

Restarono tutto il pomeriggio e quando Ellis tornò si sorprese non poco a vederli, ma conoscendo i due gemelli, non ebbe problemi a socializzarci e strinse amicizia anche con la ragazza. In serata però i tre levarono le tende.

-Dovete andare?- chiese Layra a Roy, che annuì.

-Siamo qui di passaggio. Stiamo andando in Brasile da alcuni parenti.- Shei tossicchiò, facendo sogghignare l'amico. -E ci stiamo portando anche lei, giusto perché voleva ammirare l'afa di quel meraviglioso posto.

-We, io voglio conoscere un brasiliano, ricordatelo!- scoppiarono a ridere.

-Beh, dai. E' stato un piacere.- guardò Layra. -E fatti sentire!- le strofinò le nocche sulla testa facendola ridere. Poi si salutarono e Layra, Ellis ed Alex rimasero di nuovo soli.

Mentre riordinavano la cucina Ellis sentì che il suo cellulare la avvertiva di aver ricevuto un messaggio. Si accigliò e si diresse verso la sua stanza. Impugnò il telefono e aprì il messaggio, il cui mittente le era del tutto nuovo.

Sono Jinxx, Alex mi ha dato il tuo numero. Vorrei parlarti di una cosa...

Ellis rimase senza fiato, poi cacciò un urlo.

-Aleeeeeeex!

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Capitolo 17
*** Acqua. ***


-Hai dato il mio numero a Jinxx e non mi hai detto nulla?!- Non appena Alex entrò nella sua stanza quasi saltò indietro al sentire quelle parole. Si fece piccolo piccolo.

-Ehm... si.

Layra entrò nella stanza. -Tu hai fatto cosa?- lei invece era più euforica.

-Ha dato il mio numero a Jinxx! E...

-Me lo ha chiesto lui!- si giustificò subito lui, attirando su di sé lo sguardo delle due ragazze.

-Si, vabbé.- Ellis non ci voleva credere. -E a che scopo?

-Eh, che ne so... vedi il messaggio.- fece lui spallucce. Lei ripoggiò lo sguardo sul display del cellulare, per poi spostarlo sui due amici.

-Mi vuole parlare...- disse a tono basso. Layra si trattenne dal cacciare un urlo di felicità e la abbracciò.

-Oddio, ma è fantastico!

Ellis non sapeva bene come reagire: da una parte era al settimo cielo, ma dall'altra non sapeva come comportarsi. “Insomma, se è quello che penso, non ci crederò né ora né mai: mi conosce da troppo poco tempo.”

-E-ecco...- si staccò appena dall'amica, guardandola spaesata. -I-io non so cosa fare...

-Chiamalo.- disse semplicemente Alex.

-Si, vabbé, come se fosse la cosa più facile del mondo.- disse lei scuotendo la testa. -Non saprei nemmeno parlargli per telefono... forse ci riuscirei faccia a faccia...

-Allora li invitiamo tutti qui.- concluse Alex, entusiasta all'idea di poter suonare di nuovo con Jake. Le due sgranarono gli occhi.

-Come, dove, quando e con quale tempo?- dissero all'unisono.

-Siamo strapiene di turni di lavoro!- esclamò Layra.

-Mmm...

 

Layra ed Ellis si trovarono a fare il turno lavorativo extra pure di sabato e la cosa si dimostrò abbastanza deprimente per entrambe: tutto perché il capo di Layra si era assentato ed erano rimasti solo lei ed un collaboratore nel negozio di strumenti, mentre da Ellis serviva semplicemente della mano d'opera in più. Non potendo uscire di sera con le amiche, Alex si trovò da solo a casa. E che fare?

Strimpellò la chitarra, e quando la cosa cominciò a farsi noiosa, rimase immerso nel silenzio della casa. “Che faccio?” prese il cellulare e cominciò a giocherellarci. Poi gli si tranciò il respiro mentre sfogliava i numeri della rubrica telefonica.

 

Ellis finì il suo turno poco più presto del solito: la clientela scarseggiava e lei si era rotta di non fare nulla. Altro che mano d'opera. Non c'era nessuno il sabato. “E mi pare ovvio! Chi ci va nei negozi di CD il sabato?!” sbuffò mentre si cambiava e si toglieva il cartellino degli addetti del negozio. Uscì dal negozio e camminò fino casa sua, lasciando che un venticello caldo ed estivo le spettinasse un po' i capelli castani dalle sfumature azzurre e verdeacqua. Mentre camminava per i viali poco alberati, le cui foglie erano mosse emettendo un sottile fruscio, non pensava a nulla, e spostava alternativamente lo sguardo da una vetrina all'altra, finché non giunse davanti il pub sotto casa sua. Alzò lo sguardo e notò che le luci dell'ultimo piano erano accese. Sul suo viso si dipinse un sorriso, per lo meno non sarebbe stata da sola mentre cucinava, a meno che non fosse già pronto.

Salì tranquillamente le scale, al buio e senza fretta e quando arrivò aprì la porta senza troppa frenesia. Era pacata, e basta. La luce calda della lampada la accecò per qualche istante, e quando la vista fu più nitida rimase senza parole. Davanti a lei, seduti al tavolo della cucina, c'erano tutti i Black Veil Brides al completo. Si portò una mano alla bocca, mentre il suo sguardo si soffermava su Jinxx qualche istante di più rispetto agli altri.

-Ciao, bellezza, ti siamo mancati?- salutò Andy con un gesto della mano. Ma lei ancora non emetteva suono. Nel suo campo visivo entrò Alex.

-Ehm... sorpresa!- disse abbracciandola. Solo allora realizzò e le si riempirono gli occhi di lacrime dall'emozione. -Ehi, ehi. Che ti prende?- lei gli mollò un pugnetto sulla spalla non appena si staccò.

-Stupido. Dovevi dirmelo.- si passò una mano sugli occhi e sorridendo, mentre Layra andava a chiudere la porta, rimasta aperta.

-E che sorpresa sarebbe stata allora?- ghignò lui.

-Anzi, a te non è preso un infarto, per lo meno.- si inserì Layra. -Immagina, io ero al negozio di CD, bella tranquilla a strimpellare una chitarra elettrica in assenza di clienti...

-Ah, anche da te, tutto vuoto?- la interruppe Ellis.

-Si, sai che stress! Comunque,- riprese -ad un tratto entra il primo cliente della serata, e chi mi trovo?- Layra si girò a guardare il bassista che stava sogghignando. -Mi ha aiutata a convincere il mio collega a lasciarlo da solo e mi ha riportata qui. Ovviamente non immagini il macello che ho trovato: Alex che cercava di convincere Jake a suonare, il quale stava cucinando e che cercava di tenere alla larga da piatti, pentole e padelle piene di cibo Andy e CC... l'unico che stava buono buono era Jinxx che giocherellava col suo cellulare.

Ellis gli lanciò un'occhiata laterale, e lo notò rosso in viso. “Mah.”

 

Mangiarono così di gusto, come era ovvio, dato che il cuoco indiscusso era Jake e cucinava divinamente, che non si accorsero di come il tempo fosse passato velocemente. Eppure Jinxx ancora non aveva detto nulla ad Ellis, e lei stava effettivamente diventando un fascio di nervi. Ad un tratto diede forfait e tolse le tende, andandosene in camera sua per andare a dormire. Si chiuse la porta alle spalle abbastanza delusa, ma tutto sommato, la serata era trascorsa in modo così scorrevole che si era trovata a parlare con Jinxx il più delle volte.

Sorrise lievemente, ma si accorse di aver dimenticato il fatto che la sua bottiglia d'acqua notturna era rimasta in cucina solo quando ebbe indossato il suo pigiama viola a strisce blu elettriche con i pantaloni di un viola più scuro e a tinta unica.

-Damn...- si alzò svogliatamente dal letto e si diresse in cucina. Quando trovò Layra che ancora conversava con i ragazzi insieme ad Alex, si imbarazzò. Credeva che se ne fossero andati. Jinxx le mise subito gli occhi addosso, come fecero tutti del resto.

-Tutto bene?- le chiese il violinista.

-Acqua.- disse solo lei, e riempì una bottiglia dal rubinetto, per poi salutare nuovamente e correre nella sua stanza.

 

Il mattino dopo, quando Ellis si diresse verso la cucina, ad attenderla c'era uno spettacolo insolito e che le tranciò il fiato per qualche secondo: i ragazzi avevano dormito lì con dei letti di fortuna come il divano o i sacchi a pelo. La domanda era: perché?

Osservò Jinxx dormire. “Tenero.” si addolcì vedendolo mentre si rigirava sul divano accanto Andy. Quasi subito vide Layra entrare in cucina con aria assonnata, guardare di striscio Ashley e scappare subito in bagno. Ne uscì quasi subito, e si richiuse in camera sua. Ellis si accigliò: era successo qualcosa?

Bussò alla camera di Layra ed entrò, trovandola con le coperte tirate fino alla fronte.

-Lay? Che hai?

-Mm...- mugolò lei.

-Bello, mi piace questo nuovo status emotivo.- chiuse la porta piano e si sedette sul letto dell'amica. -Qualcosa di più di “Mm”?

Layra si scoprì gli occhi e la guardò. -I-Ieri sera...

-Ieri sera? Che è successo?- le scostò una ciocca di capelli dall'occhio sinistro.

-A-Ash...- Ellis si accigliò.

-Ash cosa?- ripeté impaziente.

-Mi ha...

-Oh, insomma, fai una frase completa!- si esasperò l'amica.

-Mi ha baciata...

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Capitolo 18
*** Punteggio pieno! ***


-Oddio, oddio, oddio! Ma è bellissimo!- Ellis gettò le braccia al collo di Layra, che fece scivolare le coperte sul suo ventre per stringerla a sé.

-Si, ma... ho paura.- si fece cupa.

-Perché? Scusa, non è quello che hai sempre desiderato?

-Si, ma... vedi, non ho mai pensato che succedesse per davvero... e ora? Che succederà? Ci ho pensato tutta la notte e...- si stropicciò gli occhi, mentre Ellis si metteva a sedere a gambe incrociate davanti a lei, tra le coperte. Layra guardò la porta. -.. E se fosse giusto per passarsi il tempo con me e poi mi lasciasse dopo un po'?

Ellis conosceva quella paranoia. Layra se ne faceva sin da quando erano in Italia, per colpa di un suo ex che era stato con lei per quasi un anno col solo scopo di farci sesso, e poi invece si erano lasciati proprio a causa di lui che era stanco di aspettarla; e da quel momento lei aveva cominciato ad aver paura di amare qualcuno per davvero e di essere amata da qualcuno.

Ellis prese le mani di Layra tra le sue. -Ascolta. Se ti sembra una cosa affrettata, non ti dannare: di tempo ce n'è davanti, e dopo la sorpresa di Al di ieri sera, ho la sensazione che li vedremo molto più spesso di quanto pensi. Ed in ogni caso, penso che avrai più occasioni di conoscerlo in questi giorni, no?

Layra la guardò negli occhi, poi annuì lievemente, abbassando lo sguardo sulle loro mani.

-Ma era sbronzo?

-Eh? No, non abbiamo bevuto ieri sera...

In quel momento sentirono un tonfo dalla camera accanto, e si girarono di scatto verso la porta. -Meglio se andiamo a vedere che è successo...- borbottò Layra. -Nel peggiore dei casi o Andy o Jinxx sono caduti dal divano.

Si alzarono e si diressero nell'area “Letti di fortuna”. Layra ci aveva azzeccato: Andy era scivolato giù dal letto, mentre Jinxx occupava tutto lo spazio del divano, dormendo beatamente. Il vocalist intanto guardava seccato il violinista massaggiandosi qua e là, poi si girò verso le due appena arrivate.

-Consiglio per l'avvenire: non dormite, né mettetemi a dormire, con questo qua. Basta una manovra che vi fa finire a terra.- si passò una mano tra la cresta scompigliata, guardandole con aria da cucciolo bastonato, istigando in loro una risata immediata, in modo da svegliare chi era loro più vicino: Ashley. Non appena Layra lo vide muoversi all'interno del suo sacco a pelo, sfrecciò dritta dritta in camera sua e ci si chiuse.

Ellis sospirò.

-Perché se n'è andata?- chiese Andy.

-Eh, piccoli ricordi...- guardò il bassista che si stava per svegliare. Il vocalist poggiò lo sguardo sull'amico. Fu allora che capì.

 

-

 

-Ellis?

-Si?

-Ti posso parlare?

Era passata circa una settimana, e Jinxx ed Ellis si sentivano abbastanza spesso ormai: per telefono, messaggistica, o email che fosse. Eppure, il chitarrista ritmico non accennava mai a parlare del messaggio che le aveva mandato giorni prima, rendendo Ellis una corda di violino ogni volta che lui la chiamava.

-Ma forse aveva sbagliato numero...- aveva detto una sera Ellis, mentre cenava con Alex e Layra.

-Si, vabbé, ma se ha detto che gli ho dato io il tuo numero! Ed è pure così. Non può aver sbagliato.- le aveva detto Alex ingurgitando una forchettata di spaghetti italiani.

-E allora perché non dice nulla?- si era innervosita lei.

-Forse non ha il coraggio di dirti quello che ti vuole dire.- fece spallucce Layra, arrotolando la forchetta tra la pasta, e per tutta risposta Ellis aveva mugugnato.

Ora, il fatidico momento era arrivato, ed Ellis tremava come una foglia dietro la cornetta del telefono.

-Ehm, si... ora, per telefono, o dal vivo?- dopo una lieve pausa Jinxx rispose.

-Forse è meglio dal vivo. Ti vengo a prendere a casa?

-D'accordo.- quando chiuse la chiamata, cacciò un urlo, e Layra accorse subito.

-Che succede??- Ellis per tutta risposta le gettò le braccia al collo. -Ok, tiro a indovinare... a giudicare dal cellulare, che di recente porti ovunque tu vada per parlare con un certo musicista, direi che quest'ultimo ti ha appena chiamata.- tra le sue braccia, Ellis annuì felicemente. -Bene, punto per me.- incassò soddisfatta Layra. -E... ti ha chiesto di uscire?

-In un certo senso...- Ellis si staccò e la guardò negli occhi, rossa in viso.

-Mmm... in un certo senso? Beh, che vi state per incontrare è azzeccato, no?- l'amica annuì. -Mezzo punto per me... vediamo di conquistare l'altra metà. Ti...- assunse un'aria teatralmente pensosa. -... Ti ha chiesto di uscire perché ti vuole parlare?

-Si!- esclamò lei.

-Oh, era ora! Punteggio pieno! Layra wins!

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Capitolo 19
*** Sin dalla prima volta in cui lei mi ha visto. ***


Jinxx arrivò nell'arco di un quarto d'ora e suonò al campanello della casa dei tre ragazzi con un veloce trillo.

-Oddio, oddio, oddio.- Ellis camminava avanti e indietro in modo ossessivo e nevrotico. Layra la fermò a metà dell'ennesimo giro, mentre Alex, che non ne sapeva molto di tutto l'accaduto, andava ad aprire.

-Ok, stai calma. Non è un esame, quindi nessuno ti boccerà o roba del genere.- Ellis ridacchiò. -Ti vuole parlare e basta. Chissà... magari...- si interruppe e le scambiò un'occhiata di intesa, facendola arrossire. Layra scoppiò a ridere. -Oh, andiamo.- la abbracciò. -Andrà tutto bene.

-Oh, ciao ragazzi. Qual buon vento vi porta in questa baracca?- le due ragazze, nella stanza accanto si accigliarono.

-“Ragazzi”?- si avviarono verso l'entrata, dove man mano i cinque musicisti entravano salutando e sorridendo, Jinxx li guardava seccato.

-Eh, si. Dovevo venire solo io, ma poi qualcuno mi ha chiesto “Ehi, Janxx dove vai? Vengo con te!” “Anch'io, Janxx!” “Anch'io!” e insomma, alla fine mi sono ritrovato questi qui tutti in macchina.- si spiattellò una mano contro la fronte, sospirando esasperato. Poi guardò Ellis. -Usciamo?- lei annuì, ma in contemporanea gli occhi di tutti si puntarono su Jinxx. -No, voi non venite.- guardò Layra ed Alex. -Teneteveli voi, vi supplico!

Layra scoppiò a ridere. -D'accordo.- poi si ricordò di Ashley e di quello che era successo l'ultima volta che si erano incontrati. -Uh, ho lasciato... c'è... beh, ho qualcosa in camera mia...- farfugliò e scappò nella sua camera.

 

Jinxx ed Ellis si chiusero la porta alle spalle e scesero le scale ridacchiando, e quando furono fuori, lui tirò un sospiro di sollievo.

-Oddio, sono giorni che mi perseguitano ovunque io vada. Sembrano cagnolini che seguono croccantini viventi!- Ellis scoppiò a ridere.

-Ma perché?

-Boh, ad un tratto sono diventato particolarmente interessante. Credo che mi seguirebbero pure in bagno mentre mi lavo i denti, se volessero.- lei rise di nuovo, ed il violinista ne fu compiaciuto. Gli piaceva farla ridere. Gli piaceva la sua risata. “Sin dal primo momento in cui l'ho vista.” le gettò un occhiata laterale, ricordando come l'aveva conosciuta. “O meglio. Sin dal primo momento in cui lei mi ha visto.” sentì una strana sensazione allo stomaco.

-Senti andiamo al bar? Ho un brontolio allo stomaco che sembra non finire mai.- propose Ellis, poggiandosi una mano sul ventre. Lui annuì convinto.

-Condivido pienamente. Prendiamo qualcosa da mangiare per strada?

Ellis si fece perplessa. -Tipo?

Lui sorrise. -Hai mai mangiato le crêpes?

Lei si illuminò, sgranando gli occhi in modo infantile, ma che lui trovò adorabile. -Si, e ora che mi ci hai fatto pensare ne ho una voglia pazza.

Trovato il chioschetto che le vendeva, si avviarono per un viale alberato che conduceva ad un belvedere. Si affacciava sulla città, ed essendo ormai sera inoltrata, le luci della città sembravano brillare come stelle. Si sedettero sulla panchina proprio davanti alla ringhiera che si sporgeva sui grattacieli sotto di loro, finendo i loro dolci e chiacchierando allegramente.

-Ehi, Ellis.- la chiamò poi in un momento di silenzio, dopo aver accartocciato la carta sporca di Nutella calda e zucchero a velo, e buttatala in un cestino lì vicino, sedendosi di nuovo accanto a lei, spostando lo sguardo dalle case alle proprie mani.

Lei si girò, distogliendo lo sguardo dalla città illuminata. -Si?

Dì qualcosa, idiota.” pensò lui. -Ehm... ecco.. io.. erhm...- “Qualcosa di meglio?” -Ti... ti piace la città vista da quassù? Oh, damn, no, non è questo quello che volevo dire.

Lei ridacchiò. -E allora cosa?- riportò lo sguardo sulle luci calde sotto di loro.

Lui sospirò. “Avanti...”

Le toccò la spalla con un dito e lei si girò subito.

Il tempo di un secondo.

Jinxx si allungò verso di lei e la baciò, lasciando che il cuore di lei percorresse chilometri e chilometri.

Ma si staccò quasi subito, in dubbio sulla sua reazione. Ma subito si calmò.

Lei era, si, rossa, ma con un grande sorriso stampato in faccia.

-Ehm...- si passò una mano tra i capelli corvini.

Lei scosse la testa, pur sorridendo.

Stavolta fu lei a baciarlo.

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Capitolo 20
*** Innamorarsi. ***


Ellis e Jinxx tornarono a casa insieme, mano nella mano, stavolta senza dare troppo fondo alle parole. Si trasmettevano tutto quello che provavano semplicemente attraverso il calore delle loro dita. Ellis guardava il terreno timidamente, ma con lui al suo fianco si sentiva più sicura di ogni passo che compiva, mentre Jinxx si sentiva brividi continui che gli percorrevano la schiena e desiderava non lasciarla più andare. Quando arrivarono a casa di Ellis salirono insieme lentamente le scale, ma quando arrivarono in cima ad esse, mentre lei perdeva tempo cercando le chiavi, lui la fermò con un semplice tocco.

Le alzò il viso verso il proprio e le si avvicinò, poggiando le proprie morbide labbra a quelle della ragazza. Una scarica di brividi li percorse entrambi, e già non si volevano più staccare, ma quando sentirono delle voci dall'altra parte della porta si staccarono.

-D-dai entriamo.- mormorò lei, infilando la chiave nella toppa e girandola, mentre lui semplicemente annuiva.

Una luce forte e limpida li invase -avevano percorso le scale al buio- e sei paia di occhi si puntarono su di loro. Poi un fischio e un applauso.

-Wuuuu!! Finalmente!- gli andò contro il batterista.

Ellis era perplessa, ma poi, sentendo una stretta alla mano si ricordò. “Ah, non ci siamo staccati?” osservò di sbieco le loro mani. Arrossì e quando si trovò davanti il sorriso immenso di Layra, istintivamente, lasciò la mano del violinista e la abbracciò, colma di felicità.

-Ehi. Tutto bene?- le chiese lei poggiando una mano sulla sua nuca. Ellis annuì, mentre Jinxx si passava una mano tra i capelli.

Poco dopo i cinque musicisti dovettero andarsene. Jinxx però si trattenne un minuto di più sull'uscio della ragazza.

-Ellis, non sono riuscito a dirtelo bene, prima...- lei si accigliò. -Io... io... ehm.. ecco... sono.. sono innamorato di te.- si passò una mano tra i capelli, poi cercò il suo sguardo. Era lì, poco distante da lei, inchiodato sui suoi occhi. -Ti supplico di qualcosa.- la spronò.

Lei, per tutta risposta, gli si avvicinò e lo abbracciò, poi sussurrò in un suo orecchio.

-Io sono innamorata di te da sempre.

Quando rientrò, Layra ed Alex la attorniarono.

-Allora? Allora? Allora?- le girò attorno l'amico, mentre Layra teneva le sue mani tra le proprie.

-B-beh... abbiamo camminato.. mangiato.. parlato.. e...

-...e?- insistettero entrambi.

-... e mi ha baciata. E... e credo che stiamo insieme, ora.- abbozzò un sorriso tra le sue guance arrossate.

 

Il mattino dopo, Ellis andò a cercare Layra nella propria stanza. Non era né tardi né presto, ma lei era riuscita a chiudere occhio solo verso le tre di notte, e voleva parlare, di una qualsiasi cosa, non per forza di Jinxx, con la sua amica. La trovò in dormiveglia, al riparo da un raggio di sole che filtrava dalle tende bluastre.

Si infilò sotto le sue coperte e aspettò che l'amica si svegliasse, cosa che accadde molto presto. -Mm... Ellis?- la chiamò Layra colma di stanchezza. -Che ci fai qui? Va tutto bene?- si premurò subito girandosi verso di lei.

-Tutto ok, tranquilla. Avevo voglia di stare con te...- sussurrò lei, istigando sul viso di Layra, ancora mezza addormentata un sorriso sghembo. -Come va con Ash?- lei si accigliò e aprì un po' gli occhi.

-Non lo capisco nemmeno io, sinceramente.

-Cioè?

-Bah, ieri sera non ha fatto nulla, ma non si può dire che io ci avessi passato tutta questa grande quantità di tempo, eh.- sbadigliò.

-Ma tu... tu cosa provi? Per lui, intendo.

Nel letto, Layra si impacciò. -Eh... io... io credo... credo di essere innamorata di lui. Ma, da una parte mi freno.- si fece cupa.

-Per quella storia dell'ex?- ancora più cupa, Layra annuì.

-Anche. Ho paura. E... e poi chi mi dice che lui non mi voglia usare per arrivare solo a... quello e poi mettermi da parte? Cioè, dopotutto, quel bassista ha la fama di essere uno che sta una notte con una ragazza e poi la lascia lì... che ne so, io, che non mi capiti la stessa cosa? Tu sai a che status emotivi arrivo quando soffro per amore...- Ellis annuì istintivamente. Lo sapeva perfettamente: mali pensieri, sottomissione, timidezza, mutismo, a volte anche pensieri suicidi e tentato autolesionismo. Arrivava a livelli catastrofici a volte.

-Mmm... se vuoi ci faccio quattro chiacchiere...- propose Ellis, che di sicuro, in amore, era molto meno timida rispetto alla rossa. Lei si illuminò.

-Lo faresti? Davvero?

-Certo!- ridacchiò, suscitando la stessa sensazione all'altra. -Ma è anche bene che tu lo conosca a fondo. Non mi pare che la tua timidezza ti stia concedendo molte occasioni, o sbaglio?- lei abbassò lo sguardo sulle lenzuola spiegazzate, ma Ellis le alzò il viso incastrando il mento tra pollice e indice. -Forza, sei forte. Dai pugni ad un sacco da boxe, mi porti qui con le tue sole forze e non puoi trascorrere un po' di tempo insieme alla persona di cui sei innamorata? Forza!- la incoraggiò, ed un sorriso che avrebbe potuto illuminare tutta la casa si dipinse sul volto di Layra.

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Capitolo 21
*** A-Ashley? ***


In quello stesso pomeriggio, nello stesso momento in cui Layra stava per uscire di casa, aprendo la porta si ritrovò davanti il viso di Ashley. Trasalì.

-Oddio, Ash!

-Oh, scusa. Stavo per suonare ma poi hai aperto... quindi...- sorrise e alzò le mani. Lei si incantò a guardare il suo sorriso. Poi si risvegliò quando CC le sventolò davanti gli occhi una mano.-Yuhuuu? C'è nessuno?

Layra cadde in confusione. -Eh.. oh.. si. Giusto. Oddio. Devo andare al negozio. Si. Ecco. Ciao.- corse giù per le scale in fretta e furia. Andy la guardò accigliato per poi volgersi al bassista, ma lui era troppo impegnato ad osservarla scomparire dietro l'angolo.

-Sai, Ash. Credo che io ti debba spiegare un po' di cose.- la voce di Ellis si fece chiara nell'atrio, e tutti si girarono.

-Ellis!- Jinxx le corse incontro e la abbracciò. Lei dapprima ne rimase perplessa, poi lo strinse a sé. Nel giro di poco lui le girò il viso e la baciò.

-Ehi, violinista.- intervenne Ashley. -La tua ragazza mi deve spiegare qualcosa. Potresti...- lo lasciò intendere di lasciarla andare per poi rinviare tutto a più tardi. Ellis ridacchiò passandosi una mano tra i capelli.

-Dai entrate. Al! Ci sono i ragazzi!- lo chiamò e una nota di chitarra elettrica risuonò in tutto l'appartamento.

-Come? Dove? Quando? Perché? Jake!- Alex corse a rotta di collo quasi facendo le feste al chitarrista. Jake gli mise una mano sul capo.

-Ok. Poi suoniamo. D'accordo.- ridacchiò pattandogli i capelli mossi.

-Yuppi!

Ellis scosse il capo, ridacchiando. Chiuse la porta, facendo accomodare tutti nel salotto e si lasciò andare sul divano. Jinxx fece lo stesso accanto a lei e le circondò le spalle con un braccio.

-Ma la desideri così tanto?- chiese Andy fissandoli. Ellis arrossì violentemente.

-Si. Tanto.- disse lui soddisfatto e convinto, stringendola di più.

-Ok, torniamo a noi. Ellis. Che mi devi spiegare?- Ashley proruppe di nuovo.

-Ah, si, ecco.- cercò di rimuovere l'imbarazzo e si fece seria. -Tu cosa provi per Layra?

Ashley rimase spiazzato e subito gli occhi di tutti i presenti gli si puntarono addosso. -Ecco... io...- cominciò ad arrossire gradualmente.

-Ti piace, no?- lo incalzò lei.

-Certo che sei proprio diretta, tu!- esclamò l'interessato.

-Pff, in circostanze del genere, sì. Quindi? Ti piace o no?

-Si!- esclamò lui esasperato, sperando che il ciuffo gli coprisse tutto il viso.

-Perfetto.- sogghignò lei compiaciuta. -Ora ti chiedo un'altra cosa. Tu la considereresti una con cui stare un po' e poi la molli oppure saresti serio?

Di nuovo tutti gli occhi puntati sul bassista. -Oh, insomma, che c'è?- si esasperò lui.

-Beh, mi sembra ovvio: tutti noi conosciamo la tua fama da tira e molla.- Andy inarcò un sopracciglio e lui gonfiò le guance.

-Volete che sia sincero? Sono innamorato di lei sin dal primo momento in cui l'ho vista sotto il palchetto del locale qua sotto. L'ho notata subito, mentre parlava con te, Al, e mi è piaciuta subito. Ma ora tocca a me a farti una domanda, Ellis. Perché mi chiedi ciò?

Lei si fece seria. -Perché Layra ha sofferto molto. Non è il tipo di persona che soffre così... per attenzioni o balle del genere. E prende molto sul serio le questioni sentimentali. Qualcuno l'ha fatta soffrire molto in passato e lei è arrivata a pensare anche al suicidio per quella persona. Io non voglio che soffra così. Soprattutto per il suo idolo. Perché so che non ci vorrebbe molto ad ucciderla. È molto sensibile. E non sa come comportarsi attualmente. Avrai notato la sua timidezza... no?

Ashley era concentrato. Nemmeno lui era certo di come agire, ma una cosa era certa per lui: Layra gli piaceva. E per davvero. -Si... io... le parlerò. A me... piace sul serio.

-Bene, allora.- concluse Ellis. -Ma se la farai soffrire, attento: ti picchio.- gli fece un sorriso a trentadue denti.

 

-

 

Qualche giorno dopo Ellis decise di darsi appuntamento con Jinxx. Aveva una voglia assurda di stare con lui. -Uhm, vengo io da te?- chiese titubante.

-Forse è meglio.- Jinxx sorrise dall'altro capo del telefono.

-Ehi, ehi, ehi! Chi è che va da chi?- Alex irruppe nella camera di Ellis.

-Cos'è? Origli le mie conversazioni?- scherzò Ellis lanciandogli un cuscino. Lui le fece un sorriso che intendeva un “Lo sai che ti voglio bene.”

-Posso venire? Posso venire? Prometto che non darò fastidio e che mi accollerò a Jake.

-Chi si accolla a chi?!- dall'altra cornetta del telefono rimbombò la voce di Jake.

-Cos'è, ascolti anche tu le mie telefonate?- Jinxx si rivolse al chitarrista.

-Beh... direi che ormai non c'è più molto da fare... me lo porto.- sospirò Ellis mentre Alex saltellava per la stanza e diceva di andare a recuperare la sua chitarra e che era pronto.

-Ok, piccola. A più tardi, allora.

Piccola...” pensò Ellis chiudendo la telefonata. “... mi ha chiamata Piccola... awww” -Al, muoviti, che se no ti lascio qui!- gli urlò dall'uscio della porta, con un lieve rossore in viso.

-Arrivo, arrivo, arrivo!- e si catapultarono a casa Black Veil Brides.

 

-Sono a casa!- Layra entrò nell'appartamento, poggiando le chiavi sul tavolino in cui tenevano un piattello apposito per esse. Il silenzio. -Ragazzi?- nessuna risposta. “Saranno usciti...” si guardò un po' attorno, poi fece spallucce e si diresse in camera sua, dove rimase abbastanza perplessa.

Sono una disordinata cronica.” Vestiti ovunque, riviste, un perimetro di libri tutti attorno al letto e sul comodino, le coperte tutte accasciate alla fine del materasso. “Meglio riordinare... nel frattempo che gli altri tornano mi passerò il tempo.” Man mano che lavorava, la musica riprodotta nelle sue casse scandiva il tempo. Nel giro di due playlist aveva riordinato tutto. Si guardò attorno con soddisfazione.

-Eh... e ora?- il suo sguardo vagò nel vuoto, finché non incontrò le fasce biancastre che utilizzava per picchiare il sacco da boxe. -Illuminazione!- indossò una tuta comoda, una canottiera bianca e cominciò ad avvolgere le fasce attorno i palmi e le nocche delle proprie mani. Alzò il volume al massimo, in modo da poter sentire la musica anche dalla stanza a vetri e ci si diresse a passo svelto. Le mancava il suo sacco.

Cominciò a colpire la superficie fredda ed in plastica di quell'ammasso appeso al muro, con in sottofondo un po' di musica punk liberatoria. Pugno, calcio, guardia, pugno, pugno, cambio guardia, calcio... e così continuò per svariati brani. Era stanca, ma ciò non le impediva di sfogarsi contro il suo “compagno” di sfuriate. Continuò così almeno finché il suo cellulare non squillò. Ansimante rispose.

-Pronto?

-Lay! Che fai? Come va?

-Ellis? Dove sei? Io sono a casa, ma tu ed Al?

-Noi? Noi stiamo vagabondando in giro... avremmo voluto chiamarti, ma eri al lavoro... quindi ho preferito chiamarti ora. Che fai di bello?

-Uh, sto picchiando il sacco. Non c'è nulla da fare, qui.

-Mm... beh, fa attenzione a non farti troppo male.

-Bah... figurati.- sorrise tra sé e sé.

-Ma va tutto bene?

-Eh? Si, perché?

-Sembri... un po' giù.

Layra sospirò. -Sono solo un po' stanca. E di tanto in tanto... beh, lo ammetto... mi sento abbastanza sola. Ora che tu e Al siete fuori, io non ho molto da fare, e diciamo che nella solitudine i pensieri, non tanto buoni, predominano la mia testa...- “Ma com'è che capisce sempre tutto al volo? Che sia telepatica?” Però doveva ammetterlo. Nelle ultime ore i ricordi di suo padre e di quella vita che si era lasciata alle spalle si erano fatti vivi, e sofferenza e rabbia convivevano con essi. Persino il ricordo di quel ragazzo che le aveva stracciato il cuore si era rifatto vivo.

-Ma no, piccina, non devi sentirti sola! Siamo in macchina, ora veniamo lì e ti spupazziamo tutta!- La voce di Ashley le fece balzare il cuore in petto e per poco non le cadde il telefono dalla mano.

-A-Ashley?- arrossì violentemente.

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Capitolo 22
*** Pugno contro pugno. ***


-Eh, si.- riprese Ellis, che dall'altra parte del telefono fulminava il bassista con lo sguardo. -Volevamo farti una sorpresa, ma il fighetto qui non sta zitto. Comunque, ti facciamo noi compagnia, don't worry!- Layra sorrise al telefono, osservandosi le mani fasciate e sedendosi a gambe incrociate per terra.

-Lo sai che il mio amore ti adora, vero?- La voce di jinxx si fece chiara nel ricevitore di Layra.

-Jinxx... di questo passo la farai diventare un vegetale... piantala. - Stavolta era Jake.

-Si, ma qui nessuno può adorare Layra quanto me.- Ashley di nuovo all'attacco. “Ma... ci prova o... o è serio?” i dubbi cominciavano a vorticare nella testa di lei, eppure una piacevole sensazione allo stomaco la costrinsero a sorridere.

-D-Dolce...- si lasciò sfuggire.

-Ovvio, sei la mia ragazza.- Stavolta rimase spiazzata.

-C-cosa?- era confusa.

-Ma come, amore, non lo sapevi? Beh, forse dovevo dirtelo e fartelo capire con più delicatezza...

-Eh, si... FORSE, eh. Così me la traumatizzi!- Ellis si intromise, e la sua voce fece capire all'amica che, no, non stava sognando e nemmeno era un incubo in cui i suoi brutti ricordi ed esperienze si ripetevano. “Gli ha... parlato?” in ogni caso, lei era titubante, se non spaventata.

-Beh... allora...- Ashley si interruppe, al campanello di casa di Layra suonarono.

-Ehm... aspetta un attimo...- Layra si alzò, ancora con le mani fasciate e si diresse alla porta, si sistemò un attimo i capelli e poi aprì la porta.

-Vuoi essere la mia ragazza?

 

Ashley lasciò ricadere la mano che stringeva il telefono lungo il fianco, chiudendo la telefonata, e la fissò intensamente. Layra sgranò gradualmente gli occhi, mentre la sua bocca si socchiudeva. Nei suoi timpani risuonò Generetion wild, dei Crashdiet, che di certo non erano un gruppo punk.

Spense anche lei la telefonata, solo schiacciando il pollice sulla cornetta rossa del telefono e senza neanche guardarlo. Cercò di reggere il suo sguardo, lo stomaco le vorticava, il cuore era salito in gola, su per la trachea.

-I-io...- mormorò, in preda ad un rossore violento, abbassò lo sguardo verso il basso.

Che... che carina...” pensò Ashley, osservando le sfumature rosse del viso di lei, che si alternavano con quelle dei suoi capelli. Alzò una mano, la fece avvicinare ad essi e li accarezzò come se fossero le corde di un'arpa. La soffermò vicino l'orecchio, che si avvampò solo col suo tocco.

Layra alzò lo sguardo timidamente verso il suo viso, che subito si illuminò in un sorriso incoraggiante.

-Ecco... s... si...- riabbassò di nuovo lo sguardo, stavolta più bruscamente di prima, pensando che il pavimenta fosse molto e di gran lunga interessante.

Ashley inarcò le sopracciglia, mentre il suo viso si riscaldava.

Lasciò scorrere la sua mano lungo il braccio di Layra, fino ad incontrare la sua mano, che intrecciò con la propria. Lei alzò di nuovo il viso, mordendosi il labbro. Lui sorrise lievemente, poi le si avvicinò lentamente.

Il battito cardiaco di lei aumentò.

Con la mano libera, Ashley poggiò due dita sotto il mento di lei e lo avvicinò a proprio.

In fondo al corridoio del pianerottolo, Ellis era appoggiata al muro con la schiena e sogghignava, battendo il proprio pugno con quello di Alex.

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Capitolo 23
*** Panico da timidezza. ***


-Ditemi che sto sognando.- ormai Layra lo ripeteva da quasi ventiquattro ore complete.

-No, Lay, non stai sognando.- le ripetevano i due amici, mentre guidavano verso casa Black Veil Brides.

-Quindi non è neanche un sogno il fatto che stiamo andando a casa dei nostri idoli per due settimane.

-Esatto.- confermò Alex, cercando qualche canale decente da ascoltare, e che trasmettesse un po' di sano metal, mentre cercava di non far cadere la sua chitarra elettrica, che reggeva davanti le gambe del sedile accanto il guidatore, nonché Ellis, e che non era riuscito a lasciare a casa, pur sapendo che a casa BVB ce n'erano a palate, volendo.

-E nemmeno le nostre ferie sono un sogno.

-Stra esatto.- Ellis sterzò, ed entrò nel viale in cui abitavano i cinque ragazzi.

 

Gli avevano proposto di andare a stare da loro due settimane, per eliminare le loro distanze e per passare anche più tempo insieme. Ovviamente il primo pensiero di Layra era stato il suo sacco da boxe, nonostante l'euforia del momento.

-E cosa prendo a pugni, io? Senza il mio sacco non arrivo nemmeno a tre giorni di sopravvivenza!- aveva esclamato.

-Su, su. Con Ashley nei dintorni, il sacco sarà il tuo ultimo pensiero.- Alex la prese in giro, ma alla fine ciò che diceva era vero, anche se l'amica era diventata dello stesso colore dei propri capelli.

La notizia delle loro vacanze era nata pochi minuti prima che Ashley andasse a dichiararsi a Layra. -Che ne dite di venire a stare da noi per un po'?- aveva proposto Jinxx, mentre accarezzava le spalle della sua ragazza. Lei era praticamente saltata sul divano. -Tipo per due settimane...- aveva continuato, guardando di sbieco Ellis. Lei ed Alex accettarono all'istante. “Stare a casa di Jinxx? Per due settimane? Moriremo felici.” e si era affrettata a prendersi due settimane di ferie insieme all'amico, che non si era staccato un solo momento da Jake e dalla sua chitarra. Le aveva prese pure per Layra, cogliendola piacevolmente di sorpresa.

-Ma io devo lavorare!- aveva infatti obiettato.

-Don't worry. Problema già risolto in partenza: ti ho preso io due settimane di ferie.

Quasi Layra non la stritolò dalla felicità.

 

Arrivarono a casa dei ragazzi dopo mezzora, e solo negli ultimi cinque minuti Alex era riuscito a trovare un brano decente e a non fare cadere la chitarra addosso a Ellis. -Oh, insomma. Proprio ora che ero riuscito a mettermi comodo!- aveva esclamato disperatamente.

-Dai, su.- lo aveva pattato Layra. Non appena scese, però, dall'auto, subito rimase impalata.

-Che hai?- notò subito Ellis.

-O-ora... ora che stiamo insieme... che faccio?

-Come che fai? Te lo spupazzi tutto, no?- cercò di rassicurarla e presero le valige; ma non appena si misero davanti l'uscio di casa ed Alex suonò fremente, Layra entrò di nuovo nel panico.

-Oddio, oddio, oddio... che faccio, che faccio, che faccio?- fece qualche passo indietro ma i due amici la fermarono subito.

-Ehi... calma... è solo Ashley.- le mise una mano sulla spalla Alex.

-Si, ma ora.. ora stiamo insieme! E... e... oddio, come devo comportarmi??- Ellis scoppiò a ridere.

-Sei proprio timida, eh? Tranquilla..- le mise un braccio attorno le spalle. -Sii te stessa: la Layra combattiva e convinta di sé che conosciamo tutti. Calma e tranquilla, eh?

In quello stesso momento Andy aprì la porta con un sorriso che avrebbe potuto illuminare tutta la California. -Voi non avete idea di quanto vi abbiamo aspettati.- sorrise e abbracciò Layra, che era la più vicina a lui, lasciandola dapprima spiazzata, poi le servì quasi come tranquillante essere tra le braccia del proprio idolo-non-fidanzato.

Entrarono in casa e subito una raffica di abbracci arrivarono per Ellis e Layra.

-Waaaaa- Jinxx ed Ashley le abbracciarono. Ellis ormai era abituata, ma la timidezza dell'altra non proprio, quindi arrossì violentemente. Ashley la guardò in viso, sotto la luce flebile del lampadario. Si incantò, il che non migliorò la situazione. Il bassista si illuminò poco dopo.

-Ma... Che... che carina... sei tutta rossa...

Layra alzò entrambe le sopracciglia e si voltò verso Ellis. -Ehi, bassista... così me la strapazzi! Guardala! É una fragola!

-La mia fragola, allora... cioè... mi piace troppo con questo colorito.- sorrise a Layra, che nel frattempo si era fatta piccola piccola.

 

-Jaaaaaaaaaake!- Christian si materializzò nella cucina, dove all'ora di pranzo si erano materializzati tutti, e lo stomaco di ognuno emetteva un growl personale.

-Oh no.- borbottò il chitarrista, che era ai fornelli.

-Dimmi che è pronto!- gli si accollò, ma il chitarrista se lo scosse di dosso.

-Piano, eh... l'unico a cui concedo di accollarsi alle mie spalle è Al, che è un mio fan.- fece una faccia compiaciuta, mentre Alex in pratica levitava.

-Ma... ma...- il batterista sporse il labbro in avanti. -Allora... visto che mi hai tradito...- allungò una mano verso un'oliva lì vicino. -Ti frego un'oliva. Ecco.

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Capitolo 24
*** Dove diavolo è il mio shampoo?! ***


Giunta la sera, i tre ragazzi, stanchi ma felici decisero di sistemarsi ognuno nella propria stanza. Ognuno tornò in quella in cui era stato nel weekend che avevano trascorso lì, e la cosa non dispiacque a nessuno.

-Ellis... tu non dormi con Jinxx?- chiese Layra quando l'amica chiuse la loro porta. Lei arrossì di colpo.

-Beh... diciamo che non è ancora arrivato il momento... è passato troppo poco tempo da quando ci siamo messi insieme... non vorrei...- Layra sorrise e le fece cenno di sedersi accanto a lei.

-Tranquilla. Se c'è una cosa di cui si può essere certi è che Jinxx sa il fatto suo, e si vede lontano un miglio che è cotto di te.- Ellis alzò un angolo della bocca.

-E tu? A quando?

Layra si paralizzò. -I-io?- Ellis si accigliò.

-Si, tu. Qualcosa non va?- Layra si morse il labbro con così tanta forza che cominciò a bruciarle. I ricordi la sovrastarono, gli occhi si riempirono di lacrime. -Lay? Ehi?- l'amica le alzò il viso e si impietosì. -Lay, che succede?- la abbracciò, e le lacrime sgorgarono senza ritegno dagli occhi di lei.

-I-io... Ellis, c'è una cosa che non ho mai detto a nessuno, neanche ad Al...- singhiozzò. -M-mio padre...- Ellis aggrottò la fronte. -Mio padre... mi ha stupr...- la voce le morì in gola. I ricordi ora erano limpidi e nitidi, tutto quello che le era successo in una sera d'autunno le si riversò addosso come una cascata. -Oddio...- pianse, non resistette più. Un oceano sgorgò dai suoi occhi.

Ellis aveva gli occhi sgranati e lucidi, velati dallo stupore e da una tristezza sconfinata per colei che le stava davanti. “Quanto... quanto sarà significativo... per lei? Che peso ha portato con sé per tutto questo tempo?” il labbro inferiore le tremò, stava per piangere anche lei. Circondò le spalle di Layra e l'abbracciò stretta, lasciando che lei poggiasse il suo viso sulla sua spalla e si sfogasse. Le accarezzò i capelli, mentre delle piccole goccioline cadevano dalle sue palpebre.

-Mi... mi dispiace. Mi dispiace... tutto questo... non sarebbe mai dovuto accadere.- sussurrò.

-E'... è stato dopo quell'esperienza che... che ho iniziato ad imparare le arti marziali...- parlò l'amica, risollevandosi. -Ti rendi conto? Fino all'ultimo, fino a quando non me ne sono andata lui ha cercato di mettermi le mani addosso... fino all'ultimo... per questo ho timore a... farlo. Anzi, non so neanche se è proprio timore...- cominciò a calmarsi, lentamente. -Solo... che mi sembrerebbe di riviverne il trauma...

Ellis la ascoltò, poi le accarezzò una guancia e le asciugò le lacrime.

-Se c'è una cosa di cui essere certa, è che ora se ti capitasse di farlo con quel bassista da strapazzo che c'è di là,- Layra ridacchiò, illuminando il viso di chi parlava. -è che lui non ti userebbe, né ti farebbe del male come tuo padre. E nessuno dice di farlo ora, quindi, fai tutto con calma, nessuno ti fa fretta.- le sorrise. -Stai tranquilla. E poi, se quello ti fa soffrire io vado lì e lo picchio.- Layra rise, ed Ellis la guardò compiaciuta e più tranquilla. -Ora, direi di farci tutti una bella doccia e di rilassarci a letto, che ne dici?

-Concordo... vado prima io, così mi rilasso un po'.- guardò Ellis intensamente. -Grazie, El. Davvero.

Ellis alzò gli angoli della bocca. -Figurati.- la abbracciò e la lasciò andare in bagno; mentre lei si stendeva sul letto, restando a fissare il soffitto. “Il mondo... gira al contrario...” pensò tra sé e sé. Chiuse gli occhi e si lasciò andare al suono della doccia della stanza accanto.

Qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri bussando alla porta. Aprì un occhio e fissò la porta. Sentì dei passi sulla moquette. “Jinxx?” pensò, alzandosi e avviandosi verso la porta e aprendola.

-Banzaaaaaaaaii!- Alex la prese in braccio e la portò sul letto, facendole il solletico e facendola ridere. Nello stesso momento entrarono tutti i Black Veil Brides, buttandosi anche loro sul letto. -Rivela i tuoi oscuri segreti! Dove hai nascosto Layra?- la solleticò l'amico.

-Al! Piantala!- rise Ellis. -Ahahah non riesco a respirare!- si piegò su se stessa, spiegazzando le lenzuola. -Jinxx invoco il tuo aiuto!

-Wataaaaa!- intervenne il violinista, frapponendosi tra i due. -Mia Ellis.

La ragazza si calmò. “Cioè, da che ero persa nei miei pensieri su Lay a che mi sono ritrovata questi qui tutti nella stanza a ridere e scherzare.” pensò sarcasticamente. Si tirò su a sedere, ansimando un po' e sentendosi lo sguardo di Jinxx addosso. Le parole di Layra le tornarono in mente. “Si vede lontano un miglio che è cotto di te.” arrossì un po'.

-Beh, per rispondere alla tua domanda...- si rivolse ad Alex, che si era accomodato accanto Jake. -... Lay è sotto la doccia. E tra poco mi ci infilerò sotto anche io.

-Yeah, tutti sotto la doccia! E se facessimo una gara?- propose Christian sognante.

-Che gara??- lo guardarono accigliati, come se avesse detto qualcosa di perverso.

-Di velocità. Ognuno va nel proprio bagno e si fa una doccia, vince chi finisce per primo e torna qui prima di tutti... a che pensavate? Eh, delfini curiosi...- sorrise maliziosamente, come se la sapesse lunga. Andy si spiattellò una mano sulla faccia.

-Ci sto. Allora, al mio via si parte.- in quel momento entrò Layra in accappatoio. Appena vide che tutti la fissavano, arrossì violentemente.

-Oh, non mi guardate!- voltò la testa, facendo gocciolare sulla moquette i capelli rossi bagnati. Ashley le si avvicinò.

-Ma... così... sei troppo carina...- le accarezzò una guancia.

-Si, e anche nuda!- Ellis lo riportò indietro, facendolo sedere sul letto; per poi porgere il pigiama all'amica. -Lay, se ti vesti è meglio.

-D-decisamente...- lo afferrò e corse in bagno, imbarazzata.

-Allora... Andy, vuoi dare questo via?- si voltò verso il vocalist, che fissava la porta del bagno.

-Eh, oh, si. Pronti... via!- e corsero ognuno nella propria stanza. Ellis ridacchiò, e poco dopo riemerse dal bagno Layra meno rossa in viso. Quando vide che non c'era nessuno sospirò di sollievo.

-Beh, turno mio.- Ellis si chiuse in bagno e Layra si sedette sul letto. Cominciò a giocherellare con le pieghe delle coperte, mentre un'inspiegabile voglia di disegnare la colse. “Cristo, non disegno da una vita...” pensò, alzandosi ed andando in soggiorno, dove aveva lasciato la sua borsa con dentro il suo albo personale. Lo prese e riattraversò il corridoio. Da una stanza si sentì una voce urlare.

-Dove diamine è il mio shampoo?!- era Jake.

-Ce l'ho io!- rispose da un'altra Christian.

Layra ridacchiò tra sé e sé ed entrò nella propria camera. Si sedette al centro del letto e cominciò a creare qualcosa, mentre si rilassava al suono del silenzio. Cominciò a creare, finché non sentì qualcuno bussare alla porta. Era Ashley, con tutti i capelli bagnati, come quelli della ragazza.

-Uh, a quanto pare ho vinto.- sogghignò, avvicinandosi al letto.

-Vinto?- staccò gli occhi dall'album.

-Si, CC ha inscenato una gara a chi si faceva la doccia per primo. Ho vinto.- sorrise compiaciuto e si sedette accanto a lei. “Mi sa che ora sarà impossibile continuare a creare.” pensò lei, poggiando l'albo da una parte. -Che facevi?- chiese sbirciando l'abbozzo di lei.

-Creavo qualcosa... ma... diciamo che in compagnia non riesco a disegnare...- si imbarazzò.

-Se vuoi tolgo le tende...

-Macché! Muoviti, resta qui, che ti asciugo quella marea di capelli.- sorrisero e lei prese il phon, accendendolo e cominciando a passargli una mano tra i capelli corvini. Lui si rilassò al suo tocco. Quando finì le baciò una mano.

-Hai un tocco leggero...- lei sorrise timidamente. -Ora tocca a me, però.- prese il phon e le fece cenno di girarsi. Lei lo fece, e si lasciò andare alla sua mano calda, che passava tra i capelli bagnati delicatamente. -Sono molto belli...- mormorò quando erano del tutto asciutti, li accarezzò, poi la fece voltare lentamente e la baciò. Lentamente.

-Ehi, sono arrivato secondo!- esclamò CC, interrompendo il momento romantico. Layra scoppiò a ridere.

-Ed io terzo.- entrò Jake e guardò il batterista in cagnesco. -Mi hai fregato lo shampoo!

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Capitolo 25
*** To the sea. ***


-Oh, io non resisto... non si svegliano... che facciamo?

-Lasciale stare, quando sarà il momento si sveglieranno. Piuttosto non urlare che le svegli sul serio!

-Parli tu!

-Oh, e piantala!

-No, tu.

-No, tu!

-Ecco, a furia di litigare le state svegliando.- Andy incrociò le braccia al petto, seduto per terra e osservando dapprima i due ragazzi che scrutavano e litigavano tra loro, poi le due amiche addormentate sul letto matrimoniale, abbracciate tra loro e che cominciavano a smuoversi sotto le lenzuola pallide.

-Mmh...- mugugnò Layra, rigirandosi, mentre Ellis ancora le avvolgeva un fianco con un braccio.

-Ecco, non è carina?- la osservò Ashley raddolcendosi. Alla sua voce Layra socchiuse gli occhi e vide davanti a sé il muso di Andy che la scrutava con curiosità. Quando focalizzò bene il suo viso, saltò di scatto sul materasso. Ellis mugolò qualcosa e si spiaccicò in faccia un cuscino, tirandosi fino al viso le coperte.

-Oddio! Andy!- si guardò attorno e vide i restanti ragazzi presenti in quella casa. -Ma che ci fate qui?- una spallina del pigiama scivolò giù per la spalla e si trovò lo sguardo del bassista puntato su di sé. La rialzò velocemente. Poi sbadigliò e con aria più stanca si lasciò ricadere sul letto schiacciando anche lei la faccia contro il proprio cuscino. Qualcuno cominciò a gattonare sul letto, creando degli sprofondamenti su di esso, avvicinandosi ad Ellis. La scosse un po'.

-Ehi...- era Jinxx, ma lei non accennava a volersi svegliare. -Ho capito...- si mise sotto le coperte anche lui e aspettò che lei girasse il viso verso di lui. Quando accadde per poco non cadde dal materasso. Lui la prese al volo e la trasse a sé, dandole poi un bacio sulla punta del naso. -Buongiorno.- sorrise. Lei arrossì; rossore che aumentò quando si accorse che c'erano tutti nella loro stanza e la scrutavano divertiti.

-Waaaa! Layra!- si rifugiò nell'incavo tra il fianco dell'amica ed il materasso. Lei si smosse e trovò l'amica accucciata accanto a sé.

-Aw, che succede?- mormorò alzandole il viso. Ellis li indicò tutti e stavolta anche Layra realizzò del tutto: erano in pigiama, come gli altri del resto; le guardavano e la cosa si faceva sempre più imbarazzante. Prese le coperte e se le buttò addosso, sia a se stessa che ad Ellis. -Al riparo!- peccato che il riparò non durò a lungo: delle mani all'esterno cominciarono a fare loro il solletico ed in breve tempo le lenzuola finirono tutte spiegazzate alla fine del letto.

Poco dopo che si erano calmati tutti, Alex, che era stato uno dei fatidici “solleticatori” spiegò il motivo per cui erano lì. -Avevamo in programma di trascorrere una giornata in spiaggia. Vi va'?

Ci pensarono un po', scambiandosi occhiate reciproche. -Massì, perché no. Allora, dateci il tempo di prepararci e poi ci troviamo tutti all'entrata tra un'ora.

-Andata!

 

Un'ora dopo esatta, Ellis e Layra erano sull'uscio della porta in attesa dei ragazzi. Il primo a farsi vivo fu Jake, con un'aria soddisfatta. Loro gli rivolsero un'occhiata interrogativa. -Eh, piccole vendette con CC.- si compiacque. -Gli ho fregato il dentifricio e gliel'ho pure nascosto.- in quel momento si sentì una voce provenire da una stanza.

-Jake! Dove diamine è il mio dentifricio?!- il chitarrista le guardò soddisfatto.

-Visto?- loro ridacchiarono e rimasero in attesa che tutti si riunissero. Poco dopo, Alex notò una chitarra classica tra le mani del suo chitarrista preferito.

-Come mai la chitarra?

-Eh, vedrete.

Arrivarono in spiaggia dopo un'ora di traffico stradale e la trovarono meno affollata del previsto. Anzi, era quasi del tutto desolata, fatta eccezione per qualche lontana coppietta di bagnanti o vecchietti che si abbronzavano.

-Ok, io mi butto in acqua.- dichiarò Layra spogliandosi e lasciando intravedere un costume viola scuro, alternando la carnagione pallida. Senza far caso allo sguardo del bassista su di sé, sciolse i capelli prima legati in una coda di cavallo e corse in acqua e senza fare troppi complimenti cominciò a nuotare verso il largo.

Christian mollò una gomitata ad Ashley. -Veloce lei.- lui annuì fissandola allontanarsi, poi si spogliò anche lui e si buttò, seguendola.

-Sarò più premurosa, io mi metto la crema solare.- disse Ellis, saggiamente, togliendosi gli indumenti, lasciando allo scoperto un costume dello stesso colore delle sue ciocche di capelli e prendendo una boccetta di crema. Dopo un po' scrutò Jinxx. -Ehm... me la passi sulla schiena?- lui si illuminò e non se lo fece ripetere due volte.

Che... che pelle liscia e morbida...” pensava mentre le sue mani la carezzavano delicatamente. Quando finì non ebbe quasi il coraggio di staccarsene. Ellis si girò perplessa e lo guardò interrogativa. -Uh, niente... è che...- le si avvicinò lentamente. -... mi piace la tua pelle...- le loro labbra entrarono a contatto, per lasciarsi andare ad un lungo bacio, quasi come se fosse il loro primo.

-Ok, il diabete non è il mio forte. Tolgo le tende.- Andy finì di montare l'ombrellone e toltosi la maglietta fece un tuffo a bomba col batterista in acqua.

-Jake... ti posso passare la crema sulle spalle?- Alex guardò il chitarrista, che nel frattempo si era incantato ad udire il rumore delle onde, con adulazione. Lui si girò lentamente.

-Veramente l'ho già messa. Se vuoi te la metto io sulle spalle.

-Eh... lo stesso vale per me... per questo te lo avevo chiesto...- mugugnò. Jake scoppiò a ridere.

-Dai, su. Poi ti faccio fare i tuffi a mare.- il ragazzo si illuminò e quasi lo trascinò in acqua. Jinxx ed Ellis rimasero soli.

-Ti va... di fare una passeggiata prima di raggiungerli?- lui spostò lo sguardo sulla spiaggia.

-Si, dai...- rispose lei, guardando la spiaggia chiara con aria sognante. Si alzarono e, cercando di non bruciarsi i piedi, giunsero dove le onde sfioravano la sabbia morbida inumidendola. Dopo qualche passo, lui le si accostò e le sfiorò la mano. Lei venne percorsa da un brivido, ma lasciò anche che le loro dita si intrecciassero, con un messo sorriso nascosto dietro i propri capelli, che sotto la luce del sole spiccavano, fondendosi a tratti col colore del mare. Raccolsero qualche conchiglia chiacchierando e scherzando, mentre quella leggera tensione che ancora li circondava, andava sciogliendosi.

Quando stavano per riavvicinarsi ai loro amici presero a schizzarsi l'acqua e alla fine ci si buttarono dentro quando furono ad una minima distanza dagli altri, che nel frattempo stavano facendo delle gare di tuffi. Sott'acqua, i due aprirono gli occhi e dopo essersi guardati un attimo si baciarono, lasciando che l'acqua salata intralciasse di poco le loro bocche. Tornarono sopra l'uno abbracciato all'altra.

Dopo un po' si accorsero che Layra non era ancora tornata ed Ashley prese sulle spalle Andy per vedere se la riuscisse a scrutare.

-Si... sta facendo il morto in mezzo al mare.- disse lui preoccupato.

-Beh, ma non è nulla di preoccupante, eh.- intervenne Alex. -E' una sua abitudine: quando andavamo a mare insieme d'estate, in Sicilia, lei stava a mollo nell'acqua anche per un'ora, e da sola. Le piace anche la solitudine di tanto in tanto. Il silenzio marino la tranquillizza, la pulisce dai pensieri scoccianti o che la tormentano. Si “purifica” come dice lei.- sorrise al bassista che poco prima aveva un'espressione preoccupata stampata in viso.

 

Quella sera, dopo aver pranzato in spiaggia ed aver ritrascorso un pomeriggio ad abbronzarsi sotto il sole ed in acqua, Jake tirò fuori la sua fatidica chitarra classica, togliendo il fatidico dubbio di cosa se ne facesse a mare ad Alex.

-Suoniamo qualche acustica. Che proponete?

-The Legacy!- esclamò subito Alex.

-No.- ribatté subito Layra. -Tutto, ma l'acustica pure di The Legacy, no.- scoppiarono a ridere, mentre l'amico faceva la faccia da cucciolo a Layra. -No, Al, è inutile, non funziona con me!- rise anche lei.

-Beh, allora che si suona? Mi sembra ovvio che poi tutti mi accompagnerete cantando.- sopraggiunse il chitarrista.

-Boh...fai... The Mortician's Daughter.

-Ma è già con la chitarra classica.- si accigliò lui.

-Bah, non fa nulla.- alzò le spalle Ellis.

-Andata.

All'atmosfera romantica di un piccolo falò i ragazzi cominciarono a cantare dolcemente le parole di quel brano scritto dai loro idoli. Mentre animava quelle parole, Ellis appoggiò il capo alla spalla calda di Jinxx, che non appena se ne accorse fece lo stesso sul capo di lei, sorridendole dolcemente. Ashley, dal canto suo, cercò la mano di Layra, poggiata sulla sabbia che ci giocherellava. Quando le loro dita si sfiorarono, lei rabbrividì, ma poi lasciò che le loro mani si unissero in timide carezze.

Quando tornarono a casa, le ragazze, sfinite, si addormentarono durante il tragitto in macchina, poggiandosi ai rispettivi ragazzi, che si scambiarono un'occhiata reciproca raddolcita. Giunti a casa, le misero a letto insieme, e quando si lasciarono coprire dalle lenzuola, le osservarono di nuovo inteneriti.

-Non so tu, ma mi sento fortunato.- sussurrò Ashley.

-Solo tu?- ribatté compiaciuto Jinxx.

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Capitolo 26
*** Ehm... e se uscissimo? ***


Arrivati al primo venerdì insieme, decisero di organizzarsi per uscire fuori.

-Si, ma come facciamo con i fans che ci riconoscono?- Ashley inarcò un sopracciglio e Layra rimase incantata a contemplarlo. Impazziva, letteralmente, quando qualcuno alzava un sopracciglio. Ashley se ne accorse e fece un'espressione interrogativa, mentre Alex sventolava una mano davanti gli occhi di Layra.

-Ok, se ti stai chiedendo perché si è incantata, te lo spieghiamo noi.- intervenne Ellis con un mezzo sorriso.

-E cioè?

-Ama i sopraccigli inarcati.- spiegò Alex.

-Precisiamo, ne va matta. Guarda, prova a rifarlo.- L'amica fece un mezzo sorriso. Il bassista spostò lo sguardo sulla propria ragazza per testare quello che aveva detto. Inarcò il sopracciglio sinistro. A Layra sgranò gli occhi e gli saltò addosso, facendogli le fusa e strusciando la propria guancia contro il suo petto.

-Wow. Abbiamo una gattina, allora.- ridacchiò, carezzandole i capelli rossi.

-Si, ma il problema rimane.- tornò all'attacco Jake. -Se ci vedono ci saltano addosso più o meno come ha fatto Lay. Che si fa? O meglio, dove andiamo?

-A questo ci penso io.- intervenne Alex. -Ho idea di dove portarvi. Ditemi solo se volete andare in un pub o in un posto tranquillo.- i presenti si scambiarono occhiate reciproche.

-E' uguale.- alzò le spalle Andy.

-Allora... optiamo per un posto tranquillo?

-Mm... si può fare.- annuì Ellis, attirando su di sé lo sguardo di Jinxx.

-Allora quando siamo pronti ci ritroviamo tutti qui, in soggiorno... ok?

-Yeah!

 

Tra un preparativo e l'altro, Ellis e Layra dovettero alternarsi per farsi una doccia in tempo record. Mentre la seconda era sotto il getto dell'acqua, Ellis si trovò senza alcuna occupazione, e decise di attendere in soggiorno. Arrivata lì, e lasciatasi ricadere sul divano si guardò attorno. Osservò tutto il soggiorno, da cima a fondo, come non aveva fatto durante quelle giornate che si erano manifestate così corte; nelle quali ci aveva passato, si, diverso tempo, ma senza accorgersi dei suoi particolari.

Seduta sulla veranda, sul cuscino violaceo, a gambe incrociate, riuscì ad intravedere l'angolo musicale che quando era arrivata il primo giorno aveva ignorato quasi del tutto. Le capitava proprio davanti gli occhi, ed era poco distante dalla porta: attrezzato di batteria, chitarre elettriche, classica e ritmica, basso e microfono. Tutto attorno ad essi c'erano almeno tre amplificatori neri e di marche abbastanza costose. In pratica se volevano esercitarsi o dare un mini concerto, bastava che le poltroncine poco distanti da lei fossero ruotate di 45 gradi e si poteva creare una mini platea.

Distante dall'angolo musicale, in un angolo, c'era il divano nero in pelle adocchiato quando era arrivata, con sotto il suo tappeto sfrangiato ed un mega televisore attaccato alla parete, provvisto di console, lettore DVD e casse stereo per collegarvi iPod o simili.

All'angolo opposto del divano, in fondo a tutto, divisa da un semplice muretto che fungeva da tavolo per mangiare, c'era la cucina; mentre poco distante da essa c'era lei, la finestra sporgente e la poltrona sotto di lei.

Spostò infine lo sguardo sulle chitarre al suo opposto, impuntandosi su quella classica appoggiata al muro. Le dita le prudettero. Una sfrenata voglia di strimpellarla le percorse i polpastrelli. Quasi, si precipitò giù dalla veranda, rischiando di inciampare nel divano, e la prese. Tra le corde era incastrato un plettro firmato da Jinxx. Un lieve calore le colpì il viso, ma ciò non le impedì di tornare sulla veranda e pensare a cosa suonare.

Hey There Delilah. Dovrei saperne anche le parole.” si schiarì la voce e cominciò a suonarne le prime note, per poi lasciare uscire la propria voce. Dolce, melodiosa, le sue corde vocali lasciavano che le parole si animassero a seguito delle note di quel brano così tranquillo e tenero. A metà canzone, qualcuno entrò nella stanza, ma ciò non la fermò, e continuò imperterrita, pur sapendo che chi era appena entrato lì era Jinxx.

Si sedette sul divano, sotto di lei, e rimase in suo ascolto finché non ebbe finito.

-Wow... hai... hai una voce... bellissima.- lei arrossì, scuotendo leggermente il capo. -No, dico sul serio...- si sedette sulla veranda con lei. -Mi...- la guardò negli occhi. -Mi piace...- avvicinò il viso al quello di lei. -... molto.- la baciò, poggiando due dita sotto il suo mento.

-Ehm... a me dispiace interrompere il momento... ma...- Christian apparve sull'uscio della porta, facendo sussultare i due, e si passò una mano tra i capelli scompigliati, imbarazzato. -...ti devo fregare lo shampoo... Jake non mi da il mio.- mostrò una boccetta.

-Ehi! Quello serve a me!

-Ehm... troppo tardi.- sul suo viso si disegnò un sorriso furbo e scappò via, con Jinxx che gli tirava un cuscino della poltrona dietro. Ellis scoppiò a ridere, e lo raggiunse. Si guardarono un po' in silenzio, per poi scoppiare in una fragorosa risata, nella quale, lei si appoggiava alla sua spalla, e senza riuscire a smettere di ridere la alzava poco dopo e lo traeva a sé dandogli un bacio di sfuggita.

-Vado, Lay avrà finito da un pezzo...

Si divisero nei corridoi, e lui entrò nella sua camera con un sorriso sognante.

Circa un'ora dopo in soggiorno i primi a farsi vivi furono Alex e Jake. Il primo guardò il chitarrista pendendo dalle sue labbra non appena questo entrò in soggiorno.

Jake sospirò. -E va bene.- Alex si illuminò e prese la propria chitarra, lì vicino; mentre l'altro accordava la propria.

-Attacchiamo con In The End?- propose il ragazzo.

-Oh, se ti sentisse Lay non crederebbe alle sue orecchie!- strabuzzò gli occhi.

-Infatti non ci credo.- Layra comparve sull'uscio della stanza, con indosso una maglietta lunga, bianca con sopra una semplice croce nera stampata, con le spalle coperte da un cardigan nero aperto e “svolazzante” ai lati, e dei leggins di pelle nera a coprirle le gambe. Gli occhi erano risaltati da un tocco di semplice matita nera, mentre i capelli fluivano lisci sulle spalle.

-Figa, lei.- il chitarrista alzò un pollice verso l'alto, dandole un lieve rossore in viso.

-Eh.. Uh... si... senti... com'è che non hai scelto The Legacy?- deviò l'argomento, rivolgendosi ad Alex.

-Per cambiare, no?- perplessa, l'amica gli si avvicinò e gli mise una mano sulla fronte, poi lo scrutò a lungo. -Beh, per essere tu, sei tu. O forse... forse sei un sosia di Al... chi sei tu? Che ne hai fatto del nostro Al?

-Vuoi una prova che sia io?- fece un mezzo sorriso divertito. Lei annuì. -Allora... ascoltami.

Cominciò a suonare con Jake, mentre il suo morale saliva alle stelle. Ad un tratto entrò pure Andy a cantare e accompagnarli con la sua voce calda e roca, mentre, a suo seguito, Christian prendeva posto alla batteria. Era un sogno. Stava suonando con i suoi idoli. E pure sotto il loro stesso tetto, che ormai condivideva da quasi una settimana. “Sogno o son desto?” partì l'assolo e dei brividi gli percorsero tutto il corpo, mentre Jake lo guardava compiaciuto. Quando il brano fu concluso lo scongiurò con lo sguardo di risuonare, ma qualcosa, anzi, qualcuno distolse la loro attenzione.

Ellis era entrata nella stanza, con il viso leggermente arrossato. Indossava una maglietta a strisce nere e bianche, le cui maniche larghe scivolavano lungo le spalle, lasciando intravedere delle bretelline nere che la sorreggevano, lungo le gambe dei jeans bluastri, colmi di catene. Gli occhi circondati da delle linee azzurrine, come le ciocche dei suoi capelli, che erano, contrariamente a Layra, arricciati in timidi boccoli lungo la schiena e le clavicole. Lungo il collo era appeso il ciondolo dorato di un teschietto che stringeva tra i denti una mela.

Qualcuno dietro di lei fischiò, e le passò le dita lungo le spalle scoperte, facendola rabbrividire. Lei si girò. -Sei... bellissima.- Jinxx giocherellò con un boccolo, per poi baciarla dolcemente.

-Ehm... e se uscissimo?- alle loro spalle comparve Andy, che si passava una mano tra i capelli racchiusi nella sua solita cresta. Tutti scoppiarono a ridere e si recarono in macchina.

Alex prese il posto del guidatore e senza dire nulla accese la macchina e partirono.

-Allora? Dove si va?- chiese curioso Andy dopo un po'.

-In un posto dove i fans non ci daranno fastidio.- sogghignò lui. -Ci siamo quasi.- svoltò a destra, in un vicolo che risultò nuovo a quasi tutti. Fiancheggiarono una villa e ci si fermarono davanti, scendendo ed osservandola ammirati prima di entrarci.

-Oh, conosco questo posto!- esclamò Jinxx, mentre cominciavano a passeggiare al suo interno, con Ellis a braccetto. -Ci vengo ogni tanto.

-Bello, no?- Alex guardò le due amiche, alle quali risultava nuovo. -Tranquillo e romantico.- accennò ai due musicisti accanto a loro, e Layra gli mollò un pugnetto imbarazzato sulla spalla.

-Dai, su... disperdiamoci e troviamoci qui tra un paio di ore!- incitò Ashley, prendendo per mano Layra e portandosela via.

-Decisamente!- Jinxx fece la stessa cosa con Ellis e se la portò nella direzione opposta della villa. Alex, Andy, Jake e Christian si scambiarono delle occhiate reciproche.

-E siamo rimasti solo noi.- sottolineò il batterista.

-Già.- il vocalist si accese una sigaretta.

-Credo che quei quattro ci faranno venire i complessi d'amore, voi che dite?- li guardò tutti il chitarrista.

-Dico che se non mi trovo una ragazza entro in crisi d'astinenza.- mugugnò Alex.

-We, arriva subito al punto, lui. E bravo il nostro Al.

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Capitolo 27
*** La prima volta. ***


-Non ce la faccio più!- Andy stava letteralmente impazzendo. Era da una giornata intera che nessuno faceva niente. Jake si era installato, letteralmente, davanti il televisore e la Playstation con Alex e Christian, che mentre giocava sgranocchiava rumorosamente delle patatine. Jinxx ed Ellis erano dispersi chissà dove nella casa a strimpellare una chitarra classica, mentre Layra ed Ashley, che nella mattinata si era impegnato ad insegnarle qualche accordo di basso, ora si stavano sfidando fuori a ping pong. In tutto quello, il vocalist non aveva fatto nulla di nulla, se non fregare patatine al batterista e alternarsi di tanto in tanto con lui alla console.

-A fare?- chiese distrattamente Jake, mentre schiacciava tasti a raffica sul joystick per uccidere l'avversario seduto accanto a lui.

-E' questo il punto! A non fare niente!- si lasciò cadere sul divano in pelle nera, sbuffando. -Qui ci vuole una svolta!- Jake mise il gioco in pausa, sorprendendo Alex sul più bello.

-Tipo?

-Non lo so. Proponi qualcosa.- Christian allungò il proprio joystick verso il vocalist.

-Vuoi giocare al posto mio?- masticò una patatina.

-No! Per carità! Mi stanno partendo gli occhi con quel gioco!- il batterista sbuffò. Gesto imitato da Andy, che si alzò nervosamente e si avviò verso il frigorifero per mangiare o bere qualcosa che lo invogliasse. Si bloccò davanti la leggera brezza che emetteva, fissando i vari scompartimenti con sguardo vuoto.

-E' finita la birra...- borbottò poco dopo, chiudendo il frigo. A quelle parole Christian scattò, rischiando di ribaltare il contenitore di ciò che mangiava per terra.

-COSA?! Ok, basta, vado a rifornirci.- abbandonò tutto e tutti, uscendo freneticamente e dirigendosi nella propria camera, per poi tornare e strillare per i corridoi un: -GENTE! STASERA SI BEVE!

 

Il batterista tornò circa un'ora dopo pieno di cibo -perché camminando per il supermercato erano troppo invitanti tutti quei pacchetti di dolci schifezze, come disse lui, nonostante avesse comprato anche roba salata- e di analcolici e alcolici di varia gradazione, dalla più bassa alla più alta.

A stomaco pieno, di sera, Jake propose una sfida. -Ok, dato che il nostro CC freme dalla voglia di bere... facciamo un piccolo torneo a Guitar Hero: chi perde beve un bicchiere. Ci state?

-Ehi! Noi non abbiamo mai giocato a Guitar Hero!- protestarono Ellis e Layra, la prima incrociando le braccia al petto e la seconda poggiando le mani sui fianchi.

-Mm... allora facciamo un torneo a SSBB, ok? Ogni partita dura un minuto. Chi perde... beh, beve lo stesso. Ci state?

-Si può fare! Comincio io!- si offrì Layra. -Contro chi gioco?

-Lasciamo deciderlo alla nostra bottiglia.- bofonchiò il vocalist, che già si era bevuto una bottiglia di birra, con un sogghigno malevolo. Tutti si riunirono attorno la bottiglia di birra vuota, poggiata sul pavimento, e quando smise di girare uscì Alex.

-Uh, sfida mortale allora.- ridacchiò lui.

-Vedremo, vedremo.

Il gioco ebbe inizio, nello spazio di un'ora, quasi tutti erano sbronzi al punto che risultava strano guardare pure lo schermo del televisore, quindi smisero, bevendo lo stesso e comunque. Solo Ellis, che era quella che aveva bevuto di meno, era stata in grado di annacquare le menti di Jinxx e Layra, anche se per la seconda ci volle molto più tempo che del primo.

Quando il violinista stava per crollare dalla stanchezza, Ellis decise di portarlo a letto, nonostante le loro menti fossero più lucide.

-Ellis...- la chiamò mentre si sedeva sul letto. Lei si girò ed ebbe un breve giramento di testa che la forzò a sedersi accanto a lui, che si reggeva il capo tra le mani.

-Si?

Lui le avvolse le spalle con un braccio, avvicinandola di più a sé. -Io...- cominciò, chiudendo gli occhi, sentendo meglio il profumo di lei. -Io... sono...

-Tu sei?- lo incalzò.

-Io sono... sono innamorato di te.- lei spalancò gli occhi, ma subito tornarono normali. Gli voltò il viso verso il proprio e accarezzandogli una guancia, quando le loro labbra si sfiorarono, lei sussurrò.

-Ti amo...- presi da un impeto di fuoco, cominciarono a baciarsi con foga, l'uno assaporando le labbra dell'altra, senza mai staccarsi da lei. Le mani di Jinxx cominciarono ad accarezzare il corpo slanciato di Ellis, percorrendo quella pelle che pochi giorni prima aveva accarezzato, sotto l'ombra di un'ombrellone da spiaggia. Senza accorgersene si trovarono stesi l'uno sull'altra, tra le coperte scompigliate del letto del violinista. Poco dopo, lui lasciò che una sua mano si infiltrasse sotto la maglietta di lei, giungendo poco lontana dal suo petto, ma si fermò. Lei era rigida.

-Ellis... tu... lo hai già fatto?- lei scosse la testa con veemenza, abbassando lo sguardo. Lui trasse su di sé il suo sguardo, con un sorriso timido. -Vorresti... con me?- lei fremette, lo fissò negli occhi. “Io... io lo amo.” annuì timidamente, per poi avvicinarsi alle sue labbra e poggiarvi le proprie. -Si.- bisbigliò tra le sue labbra. Lui si sciolse.

Man mano i loro corpi si accarezzavano, si scoprivano, i vestiti di entrambi volavano via dal letto e andavano a formarvi sotto un oceano. I loro respiri erano uniformi, uniti, le loro mani, complici, carezzavano la pelle di entrambi. Pian piano, Jinxx si unì a lei ed un dolore iniziale la pervase. Quando, però, passò, tutto prese una piega più dolce, più delicata. Il violinista si muoveva su di lei generando piccole spinte provocatrici di piacere. Arrivò al culmine, fu una sensazione unica, per Ellis, e ne fu pervasa, gemendo mentre lui sussurrava il suo nome.

Scivolò accanto a lei, esausto, mentre lei godeva ancora di quelle sensazioni e lo stringeva a sé. Chiuse gli occhi, ancora ansimante.

Si... io lo amo.”

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Capitolo 28
*** Au revoir. ***


-Ellis? Yu-huuuuu! Ci sei?- Alex le sventolò davanti gli occhi una mano e lei tornò tra loro.

-Eh?

-E' un pomeriggio che ti incanti a fissare il vuoto con un mega sorriso stampato in faccia. Si può sapere a cosa è dovuto?

-Oh, ehm... si... ecco...- si passò una mano tra i capelli, imbarazzata e rossa in viso.

-Allora?- Ellis si girò a guardare Layra, che le fece un sorriso incoraggiante. Erano le cinque del pomeriggio, e si trovavano tutti e tre nella camera di Alex, Ashley ed Andy, solo che i due musicisti erano assenti. Le due erano andate a “trovare” l'amico mentre lui ascoltava The Legacy e ne ripassava gli accordi con le dita sul materasso. Alla fine si erano stabilite sul suo materasso ed avevano attaccato a parlare del più e del meno.

-Eccola, si è incantata di nuovo.- Alex soffiò sul viso di Ellis che si riscosse. -Insomma!

-Ok, si, d'accordo! Allora...- abbassò la voce. -E' successo qualcosa... ieri sera... qualcosa di...- si incantò a fissare il vuoto ma si riprese subito. -.. di bellissimo.

-Cioè?- chiese Layra.

-Io... io... Io e Jinxx lo abbiamo... fatto, ecco.- arrossì gradualmente e velocemente.

-Davvero?- si illuminò Alex, con un'espressione a metà tra il pervertito ed il felice per lei. Ellis annuì. Layra non si contenne.

-Waaaaaaaa! Che bello!- le gettò le braccia al collo, facendola cadere di schiena sul materasso sul quale erano già seduti. Le finì addosso. -Oddio! Sono troppo felice per te!- in pratica la stava spupazzando.

-Lay... Lay, mi stritoli così!- ridacchiò Ellis, cercando di rialzarsi senza lasciare andare l'amica. Tornarono sedute.

-Beh, com'è stato?- chiese Alex, con la stessa faccia di prima.

-Al!- lo rimproverò con lo sguardo Layra, mentre lui faceva un sorriso gigantesco.

-Ehm...- ritornò Ellis. -Diciamo... bello. E... molto piacevole.- sorrise imbarazzata, tenendo il capo chino. In quel momento qualcuno bussò alla porta, giusto mentre Alex andava creando uno dei suoi sguardi più maliziosi per fare indispettire Layra.

-Ciaobbelli! Che fate qui?- era Christian.

-Uh, ehm...- Ellis guardò Layra senza sapere cosa dire.

-Nulla, si chiacchiera.- disse subito lei.

-Bello- sorrise lui. -Mi serviva un parere di Al ed Ellis per fare la spesa. Verreste? Lay, non puoi restare sola, quindi, ti lascio ad un ricercato... il problema è che lo devi proprio cercare, perché non abbiamo idea di dove sia finito.

-Mm... ok.- sorrise lei con un lieve colorito in viso.

-Ah, dimenticavo, Lay!- disse il batterista mentre erano sull'uscio della porta. -Gli altri sono pure dispersi per la casa! Potrebbero sbucare da ovunque!- e chiuse la porta.

Ok, sembra un videogame.” pensò mentre cominciava ad aggirarsi per le varie camere. Cominciò per il salotto: niente. Però svoltando, notò, in cucina il frigorifero aperto. Accigliata gli si avvicinò e quasi subito ne emerse il viso di Andy, con i capelli coperti di una leggera brina.

-Andy!- Layra trasalì ed indietreggiò. Lo osservò un po'. -Ma che stai facendo?

-Cerco il mio block-notes surgelato!- rispose strabuzzando gli occhi come se fossero iniettati di sangue e lui fosse pazzo. Chiuse lo sportello del frigo e aprì quello del freezer, cacciandoci dentro tutta la testa.

-Ehm... e lì non c'è?

Riemerse. -No!- esclamò disperato. Lei lo guardò semi interrogativa.

-Ma, un risma di carta, no?

-Tu, non capisci!- sospirò rumorosamente. -Io senza block-notes non vivo!- e ficcò la testa di nuovo in quel gelo. Un po' perplessa, ritornò sui suoi passi. Uscì dal salotto, mettendo i pollici nelle tasche dei jeans ed aprì la prima porta del corridoio. Era la stanza di Jinxx. Era lì, a strimpellare la propria chitarra ritmica.

-Oh, ciao, Lay. Sai dov'è Ellis?

-E' uscita con CC ed Al.

-Oh, ok. Allora torno alla mia occupazione.- sorrise, e cominciò a suonare. Layra sospirò, mentre si avviava verso l'altra camera. Vuota. Era quella di Christian. Passò a quella dopo, di Jake. Lo trovò stramazzato sul letto in dormiveglia. Appena la sentì girò il viso verso di lei. -Lay?

-Ehm... si. Sai dov'è Ash?

-Non è in giardino?- chiese lui assonnato.

-Boh, ora vedo. Grazie.- lo lasciò lì in uno stato che ricordava abbastanza gli zombie. Aprì la porta che portava al giardino, ma l'unica cosa che trovò fu una leggera brezza pomeridiana rinfrescante e che le scompigliò i capelli rossi. Si voltò a guardare il tavolo da ping pong, le racchette appoggiate ad una sua estremità che tenevano ferma sotto di esse la pallina biancastra. Osservò un po' il salice piangente davanti a lei, i cui rami pendenti oscillavano verso la direzione che dava loro il vento, poi tornò dentro. Si fermò davanti la porta di Alex, grattandosi la cute. “Dove diamine è?” ad un tratto una mano la tirò per la T-Shirt e la attirò dentro la stanza dell'amico.

-Ciao, piccola Outlaw.- Ashley sorrise maliziosamente.

-Ma tu guarda. Eri qui?- si portò le mani ai fianchi.

-Diciamo che ho vagato un po' senza meta.- sogghignò.

-Mmm... non me la racconti giusta.- fece una faccia infantile. Lui si portò una mano al collo.

-Chissà.- guardò verso l'alto, poi abbassò lo sguardo verso di lei e con un viso furbo, la prese in braccio. -Vieni qui, tu!- rise e la poggiò sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lei. Layra arrossì, ma non poté fare a meno di ridere anche lei. Ad un tratto lui le si gettò a capofitto sulle labbra, attaccandole, quasi avidamente. Lei poggiò le proprie mani attorno al suo collo, traendolo a sé. Man mano le sue mani cominciavano ad attraversare il corpo di lei, ma quando si azzardarono ad oltrepassare la maglietta lei si irrigidì notevolmente.

-Lay...- si staccò di poco. -Tutto bene?

Lei si incupì, e si mise a sedere con lui sul letto. Abbassò il viso verso le proprie gambe, ora incrociate. Lui glielo alzò, ma lei mantenne gli occhi bassi.

-Scusa, è colpa mia...- mormorò lei. Lui stava per contrabbattere, ma lei lo fermò con un cenno della mano. -E'... difficile da spiegare, ma sei tu, e devi saperlo...- trasse un respiro profondo e si alzò dal letto. Non riusciva a stare ferma. -Io... quando vivevo in Italia... stavo con mio padre e mia madre. Poi lei è scomparsa dalle nostre vite, e lui è uscito di senno... All'inizio... era solo violento... poi, è passato a qualcosa di più... mi ha...- trasse un respiro profondo, ma non c'era più bisogno di continuare a parlare: il proseguimento sembrava abbastanza ovvio. Era stata violentata da lui. Lo stesso pensiero passò per la testa di entrambi, e provocò una fuoriuscita di lacrime immediata da parte di lei. -P-Perdonami...- cercò di asciugarsi le lacrime con la mani. -Oddio...- indietreggiò fino a poggiare la schiena contro il muro.

Il bassista ne era impietosito. Si alzò e la raggiunse, abbassando il viso al livello di quello di lei. La osservò un attimo, il tempo di intravedere i suoi occhi lucidi e gonfi di lacrime. La prese e la poggiò al proprio petto, stringendola a sé. -Tranquilla... va tutto bene...- indietreggiò, senza lasciarla andare, e si sedette sul letto, lasciando che lei si accomodasse su di lui. -Ehi...- le asciugò una lacrima, attirando la sua attenzione. -Va tutto bene. Ci sono io qui con te. Se non te la senti, va bene lo stesso. Io sono...- arrossì un po'. -Beh, io... io sono... innamorato di te.- le sue lacrime si bloccarono, lo guardò sgranando gli occhi. -Si... è vero.- disse lui con una punta di imbarazzo. -Ti aspetterò.- le sorrise poi. Per tutta risposta lei gli gettò le braccia al collo.

In quel momento, i tre che prima erano usciti rientrarono, perfettamente udibili dall'ingresso. -CC! Ammettilo! Mi hai fregato tu il mio blocchetto!- esclamò Andy dal soggiorno, correndogli contro.

-Chi, io? Andy! Per chi mi hai preso!- esclamò facendo il viso da bimbo innocente.

-Senti! Ho frugato per tutta la casa! Non c'è! E tu sei l'unico che sa che lo tengo in freezer! Dov'è?!- il batterista fece un sorriso a trentadue denti. In quel momento arrivò Jinxx che corse da Ellis, prendendola istantaneamente in braccio, senza neanche lasciarle il tempo di proferire parola.

-Mia.- lei ridacchiò e lui le schioccò un bacio a stampo, sorridendo.

-Janxx! Diglielo che io non ce l'ho!- il batterista interruppe il momento. Il violinista guardò alternativamente tutti i presenti.

-Tu che ne pensi?- si volse verso Ellis. Lei alzò le spalle. -Non ne ho idea, allora.- disse lasciando stupefatto Andy.

-Ma..?!

-Eh, mi dispiace, fratello, ma io e la mia ragazza stiamo per partire in luna di miele, quindi, au revoir. - E si eclissò nella sua camera con lei ancora in braccio.

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Capitolo 29
*** Gatti. ***


Mercoledì sera, poi, accadde ciò che ruppe quell'equilibrio perfetto che si era andato creando in quei giorni tranquilli. Mentre il sole tramontava dietro i grattacieli della città parecchio distante dall'abitazione dei cinque musicisti che ora condividevano con i tre amici, il cellulare di Ellis squillò, poggiato sul tavolo della cucina, mentre lei stava accucciata tra le braccia di Jinxx, seduti sul divano.

Lei si alzò titubante, schioccando un bacio sulle labbra di lui, e avviandosi verso il tavolo scocciata dall'interruzione. Si paralizzò. Sul display vibrante del telefono si vide il suo ex numero di casa. Tremante lo prese in mano, e fu come se ora, attorno a lei non ci fosse più nulla. Solo lei e quel cellulare.

Ad un tratto smise di squillare e lei si riscosse. Poi ricominciò.

-Ellis? Va tutto bene?- chiese Jinxx dal divano. Lei non seppe se annuire o scuotere la testa. -Perché non rispon...

-Pronto?- Ellis non gli diede nemmeno il tempo di concludere la domanda che già gli aveva dato risposta.

-Ellis? Sono tua madre.

Tremò. Ma stavolta più freneticamente di prima. Dovette appoggiarsi alla sedia accanto a lei. -C-Che cosa vuoi, mamma?

A quella parola, Jinxx rizzò la schiena dalla sua postazione.

-Bel modo di salutare tua madre. Non so nemmeno da quanto non ti vedo e quell'unica volta che scopro che fine hai fatto e ti cerco tu mi chiedi cosa voglio?- disse seccamente.

-Beh, te lo... te lo meriti... visto? Non lo sai nemmeno tu da quanto non mi vedi!- balbettò, reggendosi in piedi e cominciando a girovagare per la casa per stare calma. -Cosa vuoi?

-... tuo padre. Sta dando di matto da quando te ne sei andata. Torna.

Si bloccò in mezzo al corridoio e si lasciò andare ad una fragorosa risata sprezzante. -E tu mi vieni a cercare solo ora? E pretendi pure il mio aiuto, magari? Bella madre. Peccato che quando te lo chiedevo io tu non c'eri mai.

La voce della madre vacillò. -Lo so. E ti chiedo scusa per questo. Ma ho avuto il coraggio di uscire “fuori” solo ora. E voglio aggiustare le cose in qualche modo. Ti prego, pensaci e fammi sapere.- e chiuse la telefonata, lasciandola interdetta, in mezzo al corridoio.

Pensieri, dubbi, ricordi, complessi... tutti si accavallarono nella sua mente. Si lasciò scivolare contro una parete. “E' tua madre.” pensò, ma in contrasto le tornavano in mente tutte le volte in cui le aveva chiesto aiuto e lei non c'era stata. “Che faccio?” Le sembrava che la sua mente riproducesse un continuo film mentale di ciò che non aveva fatto quando suo padre la maltrattava. La testa le stava scoppiando e senza accorgersene le erano cominciate a scendere le lacrime. “Che faccio, che faccio?”

Sentì dei passi, ma non le importò. Si alzò di scatto e corse verso la porta, la aprì, e mentre una leggera brezza le scompigliava i capelli, cominciò a correre senza meta, ignorando le lacrime calde che le rigavano il viso e che si disperdevano ogni volta che cadevano dalla mandibola.

-Ellis!- Jinxx si era affacciato dalla porta, ma una lieve oscurità cominciò ad inghiottire la figura della sua ragazza. -Cavolo...- rientrò in fretta e furia, chiamando a radunata tutti i ragazzi.

-Che succede?- chiesero Layra ed Andy all'unisono.

-Ellis sta scappando non so dove. Credo che sia per via della telefonata che ha appena ricevuto... era di sua madre...- a quella parola Alex e Layra si pietrificarono, e guardandosi a vicenda i loro sguardi intesero più di mille parole. Senza spifferare parola, inforcarono le scarpe e di volata uscirono.

-Cerchiamola. E chi la trova chiami e avverti gli altri subito!- urlò dalla strada Layra, già in pensiero.

-Ma...

-Niente ma! Forza!- Alex seguì Layra correndo, per poi dividersi in un'altra direzione.

Jinxx cercò insieme ad Andy nella stessa direzione in cui l'aveva vista scomparire, con un nodo alla gola, ricordando quanto le aveva detto nei giorni passati insieme su di sé e sulla sua famiglia. Non avrebbe mai immaginato che potesse toccarla così tanto un argomento del genere. Mentre chiamava il suo nome, stringeva i pugni così forte che le nocche gli sbiancarono in pochissimo tempo.

I due musicisti giunsero ad un incrocio.

-Ok, io vado a destra, tu a sinistra.- Andy impose direttive e lui senza opporre resistenza svoltò l'angolo.

Vagarono a lungo, mentre la notte calava. Allo stremo, Andy si fermò sotto un lampione, ansimando per la corsa che aveva intrapreso da qualche minuto a quella parte. “Dov'è?” continuava a chiedersi, in pena per l'amica. Ad un tratto sentì un singhiozzo da qualche parte vicino a lui. Si voltò. -Ellis?- un altro singhiozzo. Proveniva da un angolo al buio, ma non troppo distante dal lampione. Quasi riuscì ad intravedere le pupille lucide dal pianto della ragazza. -Oddio, ti ho trovata! Per fortuna!- mandò un sms a tutti avvertendoli del ritrovamento, poi le si avvicinò, quasi cautamente.

Era seduta per terra, con le ginocchia al petto e la schiena poggiata ad un muro in mattoni umidi. -Ehi...- sussurrò, con la sua voce roca, che in quel momento le sembrò l'unica che potesse darle conforto. Di piombo, tutte le volte che lo aveva ascoltato cantare, rincuorandola, le erano tornate in mente, e istintivamente gli gettò le braccia al collo, scoppiando in un pianto liberatorio.

-Shhh...- sussurrò, stringendola a sé. -Va tutto bene...- le accarezzò il capo, lei lo scuoteva convulsamente. -Si, tranquilla. Ci sarà una soluzione... ora, torniamo a casa.- la sollevò da terra, e notò dei graffi sul suo braccio non appena si espose alla luce del lampione. -E questi?

-Un gatto...- spiegò subito e tirando su col naso. Lui sospirò di sollievo e si diresse verso casa con lei tra le braccia, che mentre si calmava, in contemporanea crollava in uno stanco e malinconico sonno.

Arrivati a casa, tutti si precipitarono verso il vocalist, ma lui subito li fermò con lo sguardo, facendo capire che si era addormentata. La poggiò tra le braccia di Jinxx, che senza esitare la portò nella camera da letto e le medicò il graffio del gatto. Poi la lasciarono riposare, dirigendosi in salotto. Ma non ci volle molto perché anche Ellis apparve sull'uscio di esso, scombussolata e spaesata.

-Ellis...- Jinxx le corse incontro, mormorando con un nodo alla gola il suo nome e stringendola forte a sé. -Mi sono preoccupato da morire...- affondò il viso tra i suoi capelli ed i suoi vestiti, cercando di non dare a vedere una lacrima, nascosta dai suoi capelli corvini.

-Ehi...- accennò lei, ricambiando la stretta. -Va tutto bene... sono qui, ora.- mormorò.

Poco dopo si sedettero sul divano, mentre Layra ed Alex le gettavano le braccia al collo allo stesso modo del violinista, con l'eccezione che la prima non nascose il proprio pianto.

-Che... che cosa hai deciso?- disse cercando di calmarsi, mentre Ashley la cullava tra le proprie braccia, dopo che Ellis aveva raccontato per filo e per segno la telefonata.a

-Io... voglio... voglio tornare lì.

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Capitolo 30
*** Back to the old places. ***


-Sei seria?!- chiesero sbalorditi Alex e Layra, rischiando l'una di far cadere all'indietro il bassista che cercava in tutti i modi di tenerla tranquilla, invano. Ellis prese un lungo respiro.

-Si.- replicò infine. -Si, voglio vedere se qualcosa è cambiato, data la sua fuoriuscita.- continuò alludendo alla madre e alla sua telefonata. -Voglio conoscere lo status attuale della mia famiglia.

Calò un silenzio tombale. Ellis era convinta di sé, e sarebbe tornata in Italia anche in quel preciso momento e da sola. Guardò ad uno ad uno i presenti. Quando si soffermò su Layra, fu proprio lei a rompere quell'oblio.

-Ti ho portata qui per vederti sorridere, per cancellare quell'oscurità che ti aveva trasmesso tuo padre. Ma so che se ora non venissi con te me ne pentirei. Voglio che tu stia bene con noi e con te stessa. Io verrò con te.- dichiarò convinta di sé, poi si volse verso Alex in attesa che lui parlasse. Lui esitò inizialmente.

-Beh... io...- si sentì gli occhi puntati addosso. -E miseriaccia! Vengo anch'io!- alzò un pugno verso l'alto, pensando in contemporanea ed istintivamente a Resurrect The Sun. Christian tirò un sospirò contrariato.

-Ehm...- Layra si schiarì la voce. -Già che ci siamo... anche io ho qualcosa da dire...- volse timidamente lo sguardo ad Ashley, trovandolo premuroso ed accigliato. Sospirò. -Anche io ho da fare una tappetta in Sicilia.- contorse un po' le mani, tenendo lo sguardo su di esse. -Voglio sapere come sta... quel bastardo.- ed d'istinto si portò le dita dove prima c'era uno dei lividi che lei aveva causato suo padre. Respirò a fondo. Uno dei ragazzi stava per aprire bocca, ma Ellis intervenne subito.

-Sei sicura?- Layra respirò a fondo, poi annuì. -E allora andiamo.

 

Bastarono due giorni perché si potessero preparare, con l'aiuto dei musicisti, e prendessero un congedo dal lavoro di un'altra settimana.

-Veramente non è che al mio capo l'idea sia andata tanto a genio...- mugugnò Alex mentre depositava la sua roba sul suo letto. Erano tornati a casa loro, ma i Black Veil Brides non se l'erano sentita di lasciarli soli, nonostante non potessero partire con loro; quindi si erano catapultati a casa di Alex, Ellis e Layra senza pensarci due volte e li seguivano in un qualsiasi angolo della casa in cui andassero.

-Il mio non ha detto nulla. Gli ho spiegato la situazione.- rispose dal bagno Ellis, con Jinxx che la aiutava a trasportare tutte le sue cose nella valigia.

-Idem per il mio!- urlò dalla sua stanza Layra, mentre scrutava perplessa la sua valigia, straripante di vestiti. Si passò una mano tra i capelli. Ashley era dietro di lei e guardava la scena divertito. Mentre Layra si disperava su come fare entrare tutta la sua roba in valigia ed il bassista cercava di non dare a vedere che stava provando a soffocare una risata, Andy entrò nella stanza.

-Ehi Lay...- si interruppe impressionato dalla valigia. Ashley scoppiò a ridere. -Oddio, mi sa che ci vuole il mio aiuto.- si avvicinò al letto. -Per prima cosa...- prese la valigia e la capovolse, rovesciando tutto il contenuto.

-Ehi!

La risata di Ashley si fece più fragorosa, attirando l'attenzione di Layra, stupefatta.

-Poi...- riprese Andy cominciando a riordinare e a rimettere gli indumenti all'interno della valigia. -Questo ti serve? E questo? Sei sicura? Guarda che non starete tanto. Dai, vuoi metterti pure questo? Vedi che bisogna viaggiare comodi. Te lo dice uno che viaggia spesso e volentieri. Dai, vogliamo parlare di questo? Occristo! E questo?!

-Andyyyyy!!!

 

-

 

Una volta partiti, Ellis e Layra erano tutte e due concentrate nei loro pensieri. L'una guardava fuori dal finestrino, mentre l'altra concentrava i suoi pensieri su qualcosa che non fosse il padre e si rinchiudeva nella sua musica. Alex era l'unico che era tranquillo e sonnecchiava tranquillamente. Almeno finché non arrivarono a Milano. Perché, una volta lì, non persero tempo.

Ignorando il fuso orario, che li stava già stremando, recuperarono le valige e accompagnarono Ellis alla sua ex casa.

La trovarono come l'avevano lasciata, con un solo dettaglio fuori posto: sua madre. Era seduta sugli scalini fuori il portone e reggeva tra le mani una bottiglia di vino. Ellis contrasse la mascella. Fece cenno ai due amici di tenersi un po' in disparte, e le si avvicinò cautamente. Prima che la donna si accorgesse di lei ci mise un po', mentre fissava la strada.

Ellis tossicchiò, e lei si voltò di scatto.

-Oh, sei venuta alla fine.- non aveva l'accento di una che stava attraversando una sbronza, ma la cosa non andava a genio alla figlia. Un po' titubante si sedette accanto a lei.

-Si, ciao mamma.- si zittì quasi subito, scrutandola. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva vista senza che fosse inghiottita dalle ombre di quella camera lugubre in cui passava le giornate e le notti? Aveva gli occhi scavati da grige occhiaie, arrossati e gonfi da un pianto recente. La carnagione pallida e olivastra, i capelli mori poco scompigliati e raccolti in una coda fatta a casaccio. Le labbra secche nonostante bagnate dal vino della bottiglia.

Quando lei si accorse che la figlia la guardava, si girò mostrandole tutto il viso. Lì Ellis trasalì e un'ondata di ricordi dolorosi le tornarono in mente. La guancia della madre era rossa, quasi violacea, e squarciata da un graffio obliquo. Una cascata di dolore le si riversò addosso. Gli occhi le si inumidirono, liquidi, e le lacrime scesero quasi subito.

-Pensavi scherzassi, quando ho detto che tuo padre è impazzito?

Ellis non rispose. Tra un singhiozzo e l'altro, frugò nella sua valigia, e ne tirò fuori un disinfettante, per le emergenze, e dei fazzoletti candidi. Prese a disinfettarle la ferita, senza dire nulla, mentre il viso della donna si incupiva e tirava in smorfie di dolore alternativamente.

-Voglio divorziare, Ellis.- dichiarò ad un tratto, quando la figlia stava per finire il proprio lavoro. Tirò su col naso.

-Beh, era ora.- era la seconda frase che aveva detto da quando si era accorta della sua presenza.

-Tsè, penserai che ci sia voluto solo questo gesto per convincermi vero?- Ellis annuì sommessamente. La madre sospirò. -Mi spiace ammetterlo... ma è così. Non mi ero resa conto di nulla, eh?- calò di nuovo il silenzio. Ellis si voltò alla ricerca dei suoi amici.

Erano chiusi nella loro macchina: Alex faceva su e giù con il capo, a tempo di musica, probabilmente, mentre Layra si faceva un pezzo di sonno, col cappuccio della felpa tirato giù fino al naso. Rimase per un po' a fissarli. Ad un tratto Layra si tirò su di scatto, volgendosi verso l'amico e rimproverandolo di qualcosa. Ellis sogghignò. “Probabilmente stava ascoltando di nuovo The Legacy”

-E tu che farai?- riprese la madre, facendola girare verso di sé. -Resterai qui? Vuoi vedere tuo padre?- Ellis la guardò scettica.

-Ti sembra che io voglia avere a che fare con quell'uomo? Dopo tutto quello che mi ha fatto? No, mamma. Io me ne sono andata e così rifarò dopo che avrò accompagnato i miei amici e coinquilini in Sicilia. Ho chiuso con questo posto.- la madre le lanciò un'occhiata significativa. -Ma tu potrai chiamarmi. Tanto il mio numero ce l'hai.- si forzò a dirle. Ed il silenzio si insinuò di nuovo tra loro. “Quant'è difficile avere a che fare con la donna che ti ha creata e che non ti fila da una vita in pratica...” pensò seccata. Alzò gli occhi verso il cielo. Cominciava ad imbrattarsi di un timido arancione.

Si alzò. -E ora di andare.- annunciò, voltandosi verso la madre.

-Ah. Di già.- lo sguardo le si perse di nuovo nel vuoto.

-Si. Tra un po' dobbiamo prendere un aereo per la Sicilia e dobbiamo precipitarci in aeroporto.- osservò la sua figura accucciata sul cemento ancora caldo. Le tese una mano. La madre la osservò, poi la strinse, ma non per salutarla, per alzarsi ed abbracciarla. Sotto le sue braccia, Ellis si mostrò abbastanza ostile.

-A presto.

Ellis si raddolcì. -Si. A presto. E buona fortuna.

Si staccò e si avviò verso la vettura, senza guardare indietro.

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Capitolo 31
*** Tegami. ***


-Al! Ti muovi a fare quel biglietto?- Layra lo richiamò dalla macchina, mentre la fila dietro di loro strombazzava per salire sul traghetto.

-Arrivo! Un attimo!- fece lui cenno dalla biglietteria, mentre parlava con un ragazzo che non si riusciva a scorgere dal riflesso del finestrino.

-Quanto ci scommetti che si è fermato a parlare con quello perché ha scoperto che gli piacciono i Black Veil Brides?- mugugnò Ellis, guardando il mare. La affascinava. Forse non lo aveva mai davvero visto, quello che circondava l'isola in cui avevano vissuto i suoi amici. Alex rientrò in auto, e Layra si mosse ad entrare nella nave con l'auto.

-Ma di che blateravi con quello lì?- chiese esasperata, voltandosi a guardarlo una volta fermi e sotto una luce opaca. Alex si girò con un mega sorriso.

-The Legacy.- disse soltanto con un mega sorriso a trentadue denti. Ellis e Layra si schiaffarono una mano sulla fronte. Il naviglio cominciò a muoversi. -Beh che facciamo? Mia madre ha detto che appena ci vede organizza una cena divina in nostro onore, e non vede l'ora di conoscerti, El.- disse poi entusiasta.

-Davvero?- chiese sorpresa. -Tua madre mi vuole conoscere? Ma già non me l'avevi presentata in webcam?

-Si, ma... sai com'è... riflesso della luce da me, luci basse da te... non si vedeva granché.

-Beh, allora sarò felice di conoscerla.- sorrise lei.

-Però ora che si fa? Scendiamo dalla macchina? Perché in caso contrario io ho molti CD qui.- cambiò argomento.

-Boh, Lay, tu che vuoi fare?- Ellis si sporse in avanti per guardare in faccia l'amica.

-Eh? Io? Bah, io ho solo voglia di dormire.- disse stancamente. -Se volete, andate.

I due la guardarono un po', impensieriti e chiedendosi se la sua fosse un'effettiva stanchezza o altro... “Altro come ansia di vederlo...” pensò Alex. Layra si calò il cappuccio sulla fronte.

-Facciamo una bella cosa.- riprese l'amico, volgendosi verso Ellis. -Io e tu scendiamo, così puoi assaporare l'odore del nostro mare e lei può riposare; poi torniamo e ascoltiamo qualcosa di fico. Ci stai, El?- lei si limitò ad annuire e a scendere dalla macchina, scrutando Layra. Alex la guidò su per le scalinate. Da dietro il finestrino, Layra li osservò silenziosamente allontanarsi.

 

Un boato, della musica di sottofondo, delle parole appena accennate. Questo bastò a Layra per sobbalzare sul suo sedile. La schiena le scricchiolò. -Cristo...- si massaggiò. -Siamo arrivati?- si girò a guardare i due amici.

-A quanto pare, si.- Ellis indicò il ponte che si apriva davanti a loro per concedere il passaggio delle auto. Layra si accinse ad accendere la macchina ed una volta che la luce del sole forte invase i loro sguardi e l'aria di mare entrò nelle loro narici attraverso i finestrini spalancati, l'unico pensiero che passò per la mente di Alex fu “Siamo tornati.”

Per tutto il tragitto Ellis non fece che tenere gli occhi fissi su tutta la vegetazione che passava davanti i loro occhi, verde, rigogliosa, nonostante fossero in un mese invernale. Il viaggio durò circa due ore, finché non si inoltrarono nel paesino in cui fino a diversi mesi prima i Layra ed Alex avevano vissuto.

-Tappa a casa tua?- chiesero Ellis ed Alex insieme. Layra si limitò ad annuire. Era tranquilla, nonostante un vago senso di macabro attraversava il suo viso. “No, non macabro, di inespressività.” pensò l'amico, guardandola di sbieco.

Salirono per una contrada piena di curve, fino ad inoltrarsi in una viuzza in discesa. Davanti a loro si presentarono una manciata di case e villette a schiera. Si fermarono a metà pendenza, davanti un giardino malandato e rinsecchito. Layra arricciò il naso e scese, e così fecero i due amici. Aprì il cancello, attraversò il corridoio che portava al portone di entrata e dopo un attimo di esitazione, lo aprì.

 

Il caos. Tutto era a soqquadro. Mobili rovesciati e semi distrutti, sedie capovolte per terra, divani sfasciati, il televisore diviso in due che emetteva ancora qualche scintilla. La cucina in subbuglio. Impasti di qualcosa di indescrivibile sparpagliati sul tavolo, frigo aperto, cibo andato a male. Ellis ed Alex fissavano Layra. Lei trasse un respiro profondo, chiudendo gli occhi, poi, al centro del soggiorno cacciò un urlo.

-Papà!- lo chiamò. Poi rimase in silenzio. Niente. Nessuna risposta. Nessun rumore. Nulla. Layra respirò a fondo, poi decise di intraprendere la scalinata che portava alla propria camera. La maniglia era per terra, quel poco che aveva lasciato lì, come letto, scrivania e mobili erano tutti mezzi rovinati. Eppure, sul tavolo c'era ancora qualcosa. Un foglio.

Layra lo prese tra le dita. “Una sua lettera.” pensò seccamente.

 

A Layra.

 

Prese un respiro.

 

Non ho mai saputo di cosa fossi affetto. Probabilmente bipolarismo. Ma questa è una teoria che mi affibbiarono molto tempo fa. Forse per questo ti ho fatto del male e quasi mai del bene.

 

-Forse, eh?

 

Me ne sto per andare. Non so nemmeno se la leggerai questa lettera. Lo spero. Avrai notato il disordine. Uno scatto d'ira per via della tua assenza. Qui mi sono placato e solo qui ho capito tutto il male che ti ho fatto.

 

Layra inarcò un sopracciglio.

 

Ricordi quella sera di autunno?

 

Il respiro di fece corto e gli occhi bruciarono.

 

Gelosia. Volevo che fossi mia. Volevo che appartenessi solo a me e nessun altro. Sapevo che ti frequentavi con quel tipo, e lo conoscevo. Ero convinto che ti avrebbe fatta soffrire, e così ho deciso di precederlo, senza pensare che la sofferenza che ti arrecai fu più pesante della sua. Lo so. Ti ha fatto soffrire vero? Io c'ero quella sera in cui eri seduta sul tetto, con in mano qualcosa che brillava abbastanza alla luce da farmi pensare ad una lama. Ti scrutavo. Rabbioso. Ciò che ti avevo fatto aveva peggiorato le cose e ciò mi faceva imbestialire. Due traumi ti si erano susseguiti a causa mia.

 

Layra strinse un pugno, con la tentazione di stracciare la lettera, ma proseguì.

 

Me ne vado. La tua fuga è avvenuta per causa mia. TUTTO è avvenuto per causa mia. Quando me ne sono reso conto mi sono dato a molti tipi di sofferenza e d'ira. Ero fuori di me. Ti rivolevo. Mi appartenevi. Eri mia... ti chiederai come mai ora sto scrivendo, e sono stranamente calmo. Ho preso una marea di medicinali, che tenevamo in bagno. Tra tipo mezzora faranno effetto ed io scomparirò dalla faccia della terra. Mi rendo conto dei miei errori. Mi dispiace Layra. Saluterò tua madre per te. Vivi felice per me.

Tuo padre.

 

Le lacrime ormai scorrevano per il suo viso, lente, rabbiose. Quanto era passato da quando le aveva scritto? Anni della sua vita andati a male per colpa sua. Si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. -Tutto questo per colpa sua!- urlò tra le lacrime, lanciando la lettera sul pavimento. Strinse i pugni, guardando rabbiosamente il muro. La tentazione di prenderlo a pugni era fortissima e lentamente ci si avvicinò.

In tutto quel tempo, Ellis ed Alex erano stati alle sue spalle, leggendo anche loro la lettera. Ellis conosceva gli istinti di Layra. Non appena la vide avvicinarsi alla parete le corse contro, sovrastandola e bloccandola.

-No! Ferma! Sta calma!

-Come faccio a stare calma, El? É impossibile! Troppa sofferenza. Quell'uomo ha avuto tante occasioni di porre fine alla mia sofferenza e come lo fa ora? In uno dei modi più codardi del mondo! Scrivendomi una lettera! Una lettera! E pure prima di suicidarsi! Che bruci all'inferno! Io... io lo odio!- cacciò il viso tra le mani. Ellis non perse tempo, temendo un'altra reazione. La strinse tra le proprie braccia, e in poco tempo ci si unì anche Alex a quel triste abbraccio.

-I-io... io desideravo solo un padre normale. Una famiglia. Una vita normale. E lui cosa fa? Se ne spunta, senza nemmeno salutarmi dal vivo, aspettandomi, con una lettera. Forse un giorno mi passerà per l'anticamera del cervello di perdonarlo, ma ora delle sue belle parole non me ne faccio niente!

Ellis ed Alex non dicevano nulla. La cullavano e basta, in attesa che si calmasse. Che tutto passasse.

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Capitolo 32
*** 'Cause it's the end and I'm not afraid, I'm not afraid to die! ***


-Allora buon viaggio.- la madre di Alex lo abbracciò di nuovo davanti l'entrata dell'aeroporto. -Non è che vuoi qualcos'altro da mangiare?- guardò dubbiosa la borsa che qualche ora prima aveva riempito di cibo e cose del figlio.

-No, mamma, tranquilla.- sorrise lui, e le diede un bacio sulla fronte. -A presto.

-A presto.- salutò lei, gli occhi liquidi. Si girò verso le due ragazze. -Lo affido a voi, mi raccomando.- scherzò, facendole ridere. -E' stato bello conoscerti, Ellis.- sorrise, abbracciandola. -Spero di rivederti con Al.- Ellis sorrise imbarazzata.

-Vale lo stesso per me.

La donna sorrise di nuovo, per poi volgersi verso Layra. -E' stato un piacere rivederti e sapere che stai bene. Ti servisse qualcosa, chiama senza esitare.- la abbracciò.

Layra accenno ad un sorriso, ricambiando la stretta. -Grazie. Arrivederci.

Si inoltrarono nell'aeroporto, mentre da dietro la madre di Alex li salutava scuotendo la mano in aria.

-Sempre stimato, tua madre.- disse poi in aereo Layra, rivolta all'amico.

-Ed io la adoro anche conoscendola da poche ore.- si aggiunse Ellis entusiasta.

Alex sorrise imbarazzato, poi si volse verso la prima che aveva parlato, osservandola significativamente. -Coma va?

Lei si girò di scatto, mettendo sotto in luce i suoi occhi bicolori. -Meglio. Sono più tranquilla ora...- guardò Ellis. -Grazie per esserci stati in quel momento.

I due le circondarono le spalle con le braccia.

 

Giunsero all'aeroporto di Los Angeles che era quasi sera. Il sole tingeva il cielo di rossi, arancioni e rosa che mozzavano il fiato. Per un attimo i tre rimasero incantati a fissarli. Poi si accinsero ad andare a recuperare le loro valige. Mentre stavano per raggiungere l'uscita della stazione, qualcuno attirò la loro attenzione.

Due ragazzi, mezzi camuffati per non farsi riconoscere, ma dopo averli studiati un po', Layra, Alex ed Ellis li riconobbero. Erano Andy e Christian. Come quel giorno in cui li avevano incontrati alla stazione per puro volere del fato.

Gli si gettarono al collo, abbracciandoli tutti e due alternativamente.

-Che dite, torniamo a casa?- li invogliò Andy e loro non se lo fecero ripetere due volte.

 

Quando Christian aprì la porta, le luci erano tutte spente.

-We, ragazzi. Sono qui.- accese la luce e senza che ci fosse il tempo di dire una sillaba, Layra ed Ellis si trovarono tra le braccia di Ashley e Jinxx.

-Mi sei mancata da morire...- sussurrò tremante Jinxx nell'orecchio di Ellis, e solo così lei seppe di essere finalmente a casa. Si lasciò andare alle sue braccia calde, respirando il suo profumo, mentre si sussurravano dolci parole.

Ashley era di meno parole, aveva abbracciato Layra in preda ad un sentimento di nostalgia travolgente. Poi si era scostato di poco da lei, fissandola negli occhi rispettivamente blu e verde, e gettandosi poi, quasi con avidità, sulle sue labbra. A lei erano scese le lacrime dagli occhi.

-Ehi!- Alex interruppe tutti. -Ed io?- sporse il labbruccio in avanti.

-Arrivoooo!- Jake gli saltò in braccio, letteralmente. -Però non ti bacio.

Scoppiarono tutti a ridere.

 

-Beh? Com'è andata?- Jake si sedette sulla veranda, guardando i tre sparpagliati sulle poltrone.

-Com'è andata?- ripeterono i tre guardandosi.

-Ci sono stati degli alti e bassi.- concordò con lo sguardo Layra con Ellis. Andy inarcò un sopracciglio. -Però non mi inarcare il sopracciglio, che non resisto e ti spupazzo!

Ashley tossicchiò, facendola girare ed inarcando un sopracciglio. Lei gli si strusciò contro facendogli le fusa. -Ok, così mi piace di più.- ridacchiò accarezzandole i capelli.

-Beh...- Jinxx riprese, osservando la sua ragazza. -E' andato tutto bene?

Ellis ci pensò su. -Si... mia madre ha deciso di divorziare... quindi direi che ci sarà una svolta.- guardò Layra, che era tornata seria.

-Io...- si incupì un po', ma quando uno dei due amici stava per parlare al suo posto, lei li precedette. -Lui non è più tra noi.- annunciò, guardandosi le mani. -E' scomparso dalla mia vita, lasciandomi solo una lettera di scuse. Non ho ancora deciso di pensarci su, sul fatto di accettarle. Ma non fa nulla. Sto bene, e questo è quello che conta.- guardò il bassista. -Ha avuto il pudore di spiegar quello che ha fatto. Quindi, va bene.

Calò un attimo il silenzio, poi si voltarono verso Alex.

-E tu?

-Io? Io ho rivisto la mia famiglia e mi è bastato.- sorrise. -Ah, mia madre vi manda un po' di schifezze dall'Italia.- prese lo zaino, straripante di cibo.

-Allora stasera si banchetta!- esclamò Christian.

-Si, ma prima...- Jake si alzò e si avviò verso l'angolo musicale. -Strimpelliamo qualcosa?

Alex non se lo fece ripetere due volte, prese la sua chitarra e si precipitò accanto a lui, mentre tutti prendevano posto davanti i due per ascoltarli suonare.

Mentre ascoltavano l'assolo di Perfect Weapon, Ashley prese per mano Layra e la portò con sé nella sua stanza.

 

Lei si sedette sul suo letto, stanca, ma felice di essere di nuovo con lui. -Che bello essere a casa.- sospirò felice, guardandosi attorno, per poi posare lo sguardo sul bassista. Chiudendo la porta si era girato verso di lei, occludendo i suoni che venivano dall'altra stanza, lasciando così che la cover di Wonderwall, degli Oasis, si affievolisse ai loro timpani. La guardò con un sorriso misto a nostalgia e felicità, tranciandole il respiro. La attirò a sé con lo sguardo, avvolgendo la sua schiena con le mani calde e baciandola teneramente.

Lei si staccò, un attimo, fissandolo negli occhioni scuri, e, mentre sui loro visi si dipingevano dei sorrisi lei si staccò e si andò a sedere di nuovo sul letto. Lui restò lì a guardarla, finché non le fece cenno con un dito di riavvicinarsi. Lei ci pensò un po' su e poi scosse la testa in modo infantile.

Vieni qui.” mimò il bassista con le labbra, ma lei rispose con un “No.” ridendo un po'. Lui fece per avvicinarsi, e lei cominciò ad indietreggiare sul letto, con lui che proseguiva ad ogni suo passo all'indietro. Quando toccò con la schiena la testiera del letto a due piazze, lui rise.

-Dove andrai ora, piccola Outlaw?- la raggiunse, baciandola tra una tentazione di ridere e l'altra. Carezzò il suo corpo, mentre lei faceva lo stesso con quello scolpito di Ashley. Quando lui azzardò ad oltrepassare la maglietta, la guardò indeciso.

Lei lo fissò negli occhi. -Va tutto bene.- annuì.

 

Quella sera, mentre attorno il letto di Ashley si andava a formare un oceano di vestiti e lui e Layra finalmente si univano nel loro folle amore; Jinxx stringeva a sé la propria ragazza, Ellis, baciandola dolcemente, dietro le note di Rebel Love Song, facendole capire, tra un bacio e l'altro, quanto la amava; ed Alex realizzava uno dei suoi sogni più grandi, suonando con i propri idoli, con Jake; quei tre ragazzi sentirono, finalmente, che stava per cominciare qualcosa di nuovo. Che potevano finalmente sentirsi completi e che quel che era vuoto era stato riempito dai loro stessi idoli, ora lì con loro.

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