L'ago del mondo di Rakyr il Solitario (/viewuser.php?uid=12729)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: blood tears ***
Capitolo 2: *** 1: Blinded ***
Capitolo 3: *** 2: Push harder ***
Capitolo 4: *** 3: Rough performance, fiend ***
Capitolo 5: *** 4: Good morning, mr. Hyde... ***
Capitolo 6: *** 5: School + demons = hard times ***
Capitolo 1 *** Prologo: blood tears ***
Prologo:
Blood tears
“E
piango lacrime di sangue
Hai cercato ed
hai trovato”
Blind guardian – Blood Tears
Notte,
oscurità…
Ombre che
silenziosamente si allungano sulle strade, sulle
case, inghiottendole nel loro statico tepore.
Nero il cielo
a malapena illuminato da quella piccola stella
solitaria.
Flebile la
luce tremula propagata dal lampione fulminato ai
margini della strada, una luce che va e viene, va e viene.
Muri scrostati
da intemperie e mai ridipinti, freddi come il
buio stesso e decorati da qualche graffitaro con scritte
comprensibili solo a lui ed a pochi eletti.
Alberi che
lasciano cadere i loro rami ai lati della strada,
stanchi della giornata come le persone che li curano minuziosamente.
Un’ombra
si staccò dal muro, procedendo silenziosa per il
marciapiede sbeccato, le cui crepe si estendevano in
un’insolita ragnatela.
Portava un
mantello nero come le tenebre più profonde, con
il cappuccio tirato fino a metà viso, rivelando solo le
labbra sottili ed il
naso.
Passò
la mano sul principio di barba che gli cresceva sul
mento, fermandosi, per poi proseguire.
L’oscurità
innanzi a lui vorticò.
Due piccoli
vortici che traspiravano crudeltà infernale.
Passò
in mezzo a loro non curante mentre un luccichio
argentino rischiarava le tenebre.
I vortici si
fermarono, rivelando i corpi orrendamente
concepiti di due abitanti degli inferi.
La pelle nera
tirata sulle ossa d’ossidiana ora cominciava a
svanire in una nebbiolina fine che svanì nell’aria.
Dei demoni non
c’era più nessuna traccia.
Il ragazzo
sorrise, contento per i progressi della sua
percezione e per il suo udito.
Procedette
camminando rapido senza risparmiare gli esseri
che gli intralciavano la strada né mostrare stanchezza.
Il suo viso
era una maschera di pietra e ghiaccio, rigida e
composta, priva di espressione.
Un altro
avversario lo assalì alle spalle, riuscendo solo a
sfiorare il cappuccio, che cadde.
Alla scomparsa
della creatura si sfiorò le bende sugli
occhi, sentendo l’umidità sotto ai polpastrelli.
Se li porto
alla bocca.
Il sapore
metallico e dolce del sangue gli provocò una
smorfia annoiata.
Perché
quei dannatissimi occhi non smettevano di
sanguinare?!
Sospirò,
arresosi alla realtà che non avrebbero smesso
finché non fossero stati completi.
Aveva deciso
lui quella pena…
Pena,
insomma…non faceva male, ma portare quelle bende e
provare quella costante fastidiosa sensazione di umido ed
appiccicaticcio sul
viso era davvero spiacevole.
Sorrise
ripensando ai primi tempi, quando era stato
costretto ad andare carponi tastando le pareti per riuscire anche solo
ad
andare dalla camera al bagno.
Ora era
diverso, non poteva ancora aprire gli occhi, o
almeno così gli era stato detto, ma non ne sentiva nemmeno
un gran bisogno.
Il mondo, in
qualche maniera, riusciva comunque attraverso
le palpebre serrate e la stoffa, dipingendogli davanti figure e
paesaggi dai
colori insoliti, mentre l’udito lo guidava costantemente in
ogni singolo
istante della sua vita.
Dopo una
settimana dallo straniamento iniziale erano
iniziati a comparire i demoni.
Inizialmente
solo una macchia d’inchiostro sui quadri delle
sue percezioni, una macchia tenace tuttavia, che non svaniva ed
attirava
l’attenzione.
E pian piano
la macchia si era allargata.
Un demone
protese la mano artigliata e la lama del ragazzo
lo percorse per tutta la lunghezza , tagliando orizzontalmente
l’osso ed il
corpo del demone.
Aveva preso
sembianze macabre, lugubri e tetre, ombre nere
proiettate sul solare volto del pianeta.
Ombre che
passano sempre inosservate.
Ma non
più da lui.
Un'altra
creatura perì sotto la spada del ragazzo
Aveva capito
che loro, impalpabili, muovevano il mondo al
caos, all’estremo della distruzione.
Lo stavano
facendo marcire, e in fretta anche.
Nessuno se ne
accorgeva tuttavia; nessuno poteva accorgersene.
Soprattutto
perché se qualcuno poteva vederli, loro potevano
vederlo, e non c’era altro metodo se non morire o difendersi
con le unghie ed i
denti.
Una testa
volò, polverizzandosi nell’atmosfera.
Le luci ormai
sembravano tanto distanti, fredde, artificiali
mentre combatteva gli esseri di crudeltà e ombra.
Le luci
dell’alba apparsero in lontananza, una calda luce
soffuse il mondo, scacciando nuovamente le tenebre dal mondo ed
illuminando il
carminio liquido che macchiava le bende.
Una goccia
percorse una guancia, venendo fermata dalla
lingua del giovane quando arrivò in prossimità
delle labbra.
Fissò
senza vederle le lame della spade, i piatti incisi con
scene di lotte tra angeli e demoni.
Gli occhi di
quelle metalliche creature si illuminarono
fugacemente, vivi, pulsanti.
Ma lui questo
non lo vide…
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Capitolo 2 *** 1: Blinded ***
1: Blinded
“Sono
affondato nella miseria,
spengo la luce,
uccido
l’alba”
Mordred’s Song – Blind Guardian
La sveglia
suonò impietosa, trapanando le orecchie al corpo
ancora addormentato nel letto affianco, che si svegliò, per
poi affondare
nuovamente la testa nel cuscino.
La sveglia
aumentava la frequenza del trillo –Ti odio…-
disse con voce roca alzando a malapena il viso dagli occhi
sonnacchiosi, per
poi lasciarlo ricadere, allungando mollemente una mano per spegnere
l’infernale
aggeggio.
Una gamba
uscì da sotto le lenzuola, seguita da un’altra, ed
insieme sollevarono il corpo per aiutarlo a barcollare fino al bagno,
dove le
braccia intorpidite riuscirono ad afferrare spazzolino e dentifricio,
spazzolandolo sui denti.
Una volta
capito cosa stava succedendo il ragazzo
ordinò ad una mano di sciogliere i
nodi delle bende, stupendosi della pigrizia con cui il braccio eseguiva
malvolentieri l’azione.
Si doveva
ancora abituare a dormire poco e raramente.
Tre ore di
sonno gli sarebbero dovute bastare per una
giornata o più, o almeno ci provava, tentativo dimostrato
dalle occhiaie scure
che gli si allungavano sotto agli occhi chiusi.
Sentì
il viscidume del sangue che lasciava la stoffa per
seguire il flusso del rubinetto e si portò al viso
dell’acqua raccolta nelle
mani tenute a mo’ di coppa, risvegliandosi del tutto al
contatto del fresco
liquido che gli scioglieva e toglieva le macchie di sangue solidificate
attorno
agli occhi, sulle guance e sul naso.
Appena il
tempo di cambiare le bende, lasciando quelle ora
bagnate ad asciugare al sole primaverile, e suonò il
campanello.
-Già
tanto tardi?- si chiese, per poi staccare la cornetta
del citofono, sentendo tramite essa la voce allegra del suo amico.
Scese ad
aprire il cancelletto e la porta della villetta
–Ehilà Ste, come va?-
Lui si
toccò brevemente le bende, in tono esplicativo
–Riesci già a toglierle?-
-No, non ci
tengo a provare, non ancora almeno- la voce roca
del giovane rifletteva la sua cupa preoccupazione, ricordava ancora le
parole
dei due esseri…trovava
impossibile
che fossero persone, erano troppo anormali
per esserlo…incarnazioni di luce e ombra, ecco
cos’erano…
Un angelo ed un
demone
gli
suggeriva un lato recondito della sua mente, prontamente ignorato dal
lato più razionale angeli e demoni non
sono altro che leggende, tradizioni per creduloni spaventati dalla
Chiesa.
Ora sapeva
però quanto quel lato irrazionale, che lui più
volte non aveva atteso a chiamare stupido, si fosse avvicinato alla
verità.
Angeli e demoni
sono
tra noi, ma solo pochi possono vederli, ed ancora meno
contrastarli…
Ogni tanto
udiva le voci serpentine dei malvagi che
sussurravano cattiverie all’orecchio delle persone, udendo
talvolta i loro
rauchi gridolini di trionfo o i loro sibilanti strepiti contro chi
aveva una
forza di volontà abbastanza forte da contrastarli.
-Che
c’è, ti sei incantato?- la voce
dell’amico lo riscosse
dai pensieri
-Scusa Dany,
è che ho dormito poco…- non era una bugia in
effetti
-Uff, che noia
però a stare sempre con quelle bende addosso,
il mondo dev’essere una noia mortale..-
Meno di quanto tu
possa immaginare
–Sopravvivo-
-Avevi detto
che non potevi vedere per un mese a causa di
un’infezione…mancherà una settimana al
termine di quel periodo, che ti
costa...? Sono curioso di vedere se sono cambiati in qualche
maniera…e poi
credo che potrai vedere anche ora, anche se non perfettamente-
Il ragazzo
sbuffò, annoiato –Beh, forse potresti non avere
tutti i torti- concesse infine davanti allo sguardo supplichevole
dell’amico
Slegò
le bende con lentezza, ripensando a ciò che quei due esseri gli avevano detto
Avrebbe potuto
perdere la facoltà di vedere i demoni, ma
quello non gli importava granchè.
Anche lui in
fondo era un po’ curioso di osservare i suoi
nuovi occhi, gli occhi della condanna da lui stesso firmata.
Si
ordinò di aprire le palpebre, ma i muscoli reduci da un
lungo periodo di passiva immobilità erano riluttanti
all’obbedienza, fremendo
senza far trasparire nemmeno una piccola porzione d’iride.
Al terzo
tentativo si alzarono lentamente, come vecchi
cancelli arrugginiti che cigolano e ruotano su cardini oliati
minimamente.
La luce lo
spinse a pararsi il viso con le mani, dando il
tempo alle pupille intirizzite di adeguarsi al giorno, assumendo in
volto
un’espressione buffa, come di un bambino appena sveglio che
cerca di mettere
insieme alcuni ragionamenti nella sua mente intorpidita dal sonno.
I suoi occhi
si fissarono sul volto tondo e gioviale di
Daniele, che fischiò per la sorpresa, assumendo
un’aria ammirata
-Che
c’è?- chiese perplesso il ragazzo
-Beh…se
esiste qualcosa che mi fa venire gli occhi così la
voglio…-
-Cosa intendi?-
-Osserva da
solo, mio caro Ste-
Lentamente si
avviò verso il bagno, estasiato dalla
percezione riacquisita, per poi osservare la sua immagine riflessa
nello
specchio.
Riconobbe a
stento ciò che era diventato, le guance prima
piene erano scavate e davano al volto un’espressione
più acuta ed una forma più
affilata, sfuggevole ma piacente. I capelli, ribelli come al solito,
ricadevano
in ciocche scomposte sulle spalle, neri come l’ebano,
coprendo la fronte con
alcuni fili indisciplinati, la barba era rimasta incolta ed era
decisamente
troppo lunga sembro
un barbone
pensò
brevemente, per poi prendere un piccolo rasoio elettrico e togliere i
peli in
eccesso, eliminando l’intricato groviglio che arrivava da
basetta a basetta
passando da sotto al mento.
Le labbra,
prima abbastanza carnose si erano fatte fini.
Ma gli occhi
erano la cosa più sconvolgente –Cosa sono
diventato?- chiese sottovoce, con voce tremante mentre un occhio destro
del
color del cielo ed uno sinistro rosso fuoco con un’aguzza
pupilla simile a
quella di rettili o gatti scrutavano i suoi tratti dall’altra
parte dello
specchio.
Velocemente
rimise le bende, stringendo troppo nella fretta
e facendosi male, ricompensato da ferruginose lacrime rosse.
Con
più calma aggiustò il bendaggio, e dopo essersi
legato
alla schiena due katana d’acciaio si avviò con
l’amico per le vie della
cittadina verso il piccolo bosco in riva ad un fiume che sfruttavano
come
rifugio per allenarsi nella loro comune passione per le armi.
Tuttavia
quegli occhi gli rimasero impressi in mente e
nemmeno la vicinanza del suo migliore amico riuscì ad
attenuare quella
fastidiosa sensazione.
La sensazione
di andare incontro al disastro…
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Capitolo 3 *** 2: Push harder ***
2:Push
harder
“L’anima
è come l’acqua,
ma il tuo destino
è come il vento”
Blind Guardian – The new order
Percorse con
calma impazienza un tratto di strada asfaltata,
per poi sentire il piacevole scricchiolio della ghiaia sotto i piedi.
Si sentiva un
rumore continuo, di sciabordio così lieve da
risultare quasi impercettibile, in alto gli uccellini cantavano al sole
con le
loro vellutate e vispe voci, mentre il leggero tepore del sole gli
riscaldava
la pelle del viso ed i vestiti, piacevolmente, come un massaggio
rilassante,
sciogliendogli i muscoli tesi e illuminando i suoi cupi pensieri.
Pian piano il
tepore si affievolì, sostituito da una quieta
e pacata ombra, mentre un alito di vento faceva frusciare le foglie.
Dopo poco il
rumore della ghiaia venne sostituito da quello
più pacato di passi su un terreno soffice ed
erboso…erano arrivati.
Rapidamente
colse movimenti ovunque attorno a lui…il lieve
movimento delle foglie, dei fili d’erba, di un paio di
scoiattoli curiosi che
squittivano preoccupati su un alto ramo, alcuni uccelli che si
spostavano
intimoriti.
Rumore di una
corda che si tende. Salto.
Il rumore di
una freccia che si conficcava a terra fu
recepito con gusto dal ragazzo, gli piaceva non essere considerato alla
stregua
di un invalido per la sua temporanea cecità, se di
cecità si può parlare
–Benvenuto Mat…- accolse con un sorriso il
grugnito insoddisfatto dell’arciere
mentre si abbassava di scatto, evitando di pochi millimetri la punta
della
lancia di un altro –Rick- disse come saluto, mentre in
lontananza udiva il
sommesso e ritmico battito di un bastone per terra –Rey,
salve- un altro
bastone, appesantito però, e che toccava il suolo solo col
bordo –Greiz- lo
immaginò storcere il naso di fronte a quella storpiatura del
suo cognome e
soppresse a fatica un sorriso divertito.
Non
udì più nulla, solo silenzio –Allora,
intendete fissarmi
oziando o iniziamo a riscaldarci?!-
Tutto
iniziò come un lampo che squarcia le
nubi…movimenti,
suoni, rumori si accesero, diventarono vivi, palpabili tanto da sentire
nitidamente il verso metallico della sua spada nell’aria.
Continuò
a combattere, facendo affiorare un po’ di quella
capacità che aveva ottenuto di percepire
ciò che gli stava intorno.
Il mondo
sembrò uscire da quella fessura, colorandola
d’arcobaleno mentre da sotto le palpebre chiuse i suoi occhi vedevano il movimento della
sua spada, vedevano le rapide sequenze di
calci e
pugni di ogni altro membro e li anticipavano, quasi come se riuscisse a
comprendere appieno a cosa avrebbero portato i movimenti muscolari
avversari,
mettendosi fuori portata prima di essere colpito o anticipando
l’avversario
mentre stava vibrando un colpo.
Si sentiva
addirittura spiazzato da quelle percezioni così
acute, da quel mondo pulsante di energia.
Ogni fibra del
suo corpo era scossa da quella realtà, dai
vividi colori che silenziosi strisciavano in scie rosse e marroni al di
sotto
dei suoi piedi, della linfa che fluiva nelle piante, dal sangue che
pompava il
cuore di un passerotto solitario.
Lui vedeva tutto
ora.
E mentalmente
si maledisse per questo.
Lo faceva
sentire diverso, fuori luogo, una marionetta che
anticipa le altre osservando i fili che le muovono.
Tutto ha una
fonte, e ora lui lo sapeva per certo…eppure…
Eppure non
riusciva più a credere con tutto se stesso
all’esistenza di Dio, non dopo aver visto i demoni che lo
sfidavano, entrando
talvolta nelle chiese a circuire gli uomini…
Se esistevano
gli angeli…allora perché non intervenivano?
Era diventato cosa?
Un mercenario, un
sicario, vogliono che tu ti sporchi le mani lasciandoli puliti subdola fu
la voce che lo suggerì.
Forse era
vero, forse no, lui capiva solo che delle forze
superiori esistevano davvero.
Sennò
come definire i due ammantati che gli avevano
consegnato quella condanna?
E quello che
lo faceva più infuriare era che era stato lui a
firmarla.
La spada
descrisse un rapido arco innanzi a sé, scalfendo la
corteccia di un albero, mentre l’altra scattava di lato per
deviare la lama
dell’ascia di Greiz, che lo sbalzò comunque
indietro, costringendolo a
piroettare per terra, rimettendosi in piedi con un movimento delle mani
abbastanza veloce da evitargli una bastonata nella schiena.
Continuò
fino a che ogni singolo muscolo urlava pietà,
udendo distintamente i respiri affannati di tutti i suoi amici.
-Ehi…vieni
a scuola oggi?- Rey, come al solito…troppo
altruista a volte
-No…non
ho intenzione di imparare il braille…- se Dany voleva
parlare dei suoi occhi non lo diede a vedere, perché nessun
altro fece domande.
Tutti rimasero
in silenzio e poté percepire in maniera fin
troppo nitida gli sguardi dei suoi compagni
d’arme
come gli piaceva definirli.
Si era sempre
sentito una cosa sola con il gruppo, ma ora si
sentiva come se fosse fuori luogo, una spiacevole cacofonia nella
normalità.
E ci
soffriva…sentiva i propri compagni, quelli che
considerava come preziosi fratelli, distanti…troppo distanti, e non
sapeva a chi confidare ciò che gli era
capitato.
L’avrebbero
deriso?
Gli avrebbero
dato del pazzo?
Non avrebbero
fatto male, in fondo non riusciva a crederci
totalmente nemmeno lui.
-Bravi, avete
fatto dei notevoli miglioramenti- si
complimentò con un sorriso vuoto sulle labbra.
Per un attimo
tutti esultarono meritatamente, per poi
congedarsi uno ad uno.
L’ultimo
fu Dany –Ste…non so, ma non mi sembri
più lo
stesso, sei più cupo e silenzioso, e non dire che
è per la tua fantomatica
cecità…ho un brutto presentimento, tutto qui.-
-Non hai
motivo di temere, amico- un sorriso sincero sciolse
il ghiaccio del precedente
-Beh, quando
sarai pronto a dirmi che succede fallo- corse
via rimettendo frettoloso i pugnali nei foderi delle anche.
Vorrei dirtelo
pensò ma non credo mi
crederesti.
Rimase per un
po’ nella stessa posizione, con la fronte
appoggiata al pomo della spada nell’ombra senza vento.
Eppure prima
il vento c’era, una brezza piacevole, ma c’era.
Si
arrischiò a alzare minimamente la benda, lasciando che il
suo occhio azzurro fissasse le nuvole immobili in cielo, come colte da
una
paralisi repentina.
Una folata
dietro di lui.
Nulla.
Una foglia gli
cadde innanzi, aperta a metà.
Altre folate
tutto intorno a lui, che rimbalzavano di ramo
in ramo, in un cerchio che lo intrappolava.
Ogni volta che
si voltava verso l’origine di una, un’altra
attirava il suo sguardo altrove.
I suoi occhi
non incontravano che la aspra superficie dei
tronchi degli alberi.
Tuttavia
c’era qualcosa,
qualcosa che sfiorava con la vista, sempre ai margini delle sue
percezioni.
-Chi sei?-
chiese girandosi nella direzione di una fruscio
di foglie.
-La domanda
che dovresti farti è chi sei tu- rispose sarcastica
ed irritante una
voce appena dietro alla sua schiena.
Le spade! ma erano
troppo lontane.
Percepì
lo spostamento dell’aria nitidamente, allontanandosi
con un balzo riuscendo ad evitare in extremis un fendente vibrato con
due lame
che sembravano far crepitare di potere l’aria che le
circondava.
Le sue armi
erano conficcate nel tronco dietro a quel
temibile avversario incappucciato.
-Oh, gli occhi
hanno già superato la cecità? Sorprendente
capacità di recupero ragazzo-
-Chi sei,
perché mi dici questo?-
-Oh, che
sbadato, eppure Lux continuava a ripetermelo- si
passò una mano sul cappuccio, tirandolo indietro
–Il mio nome è Vens e sono uno
dei custodi degli Elementi-
Innanzi al
giovane stava in piedi un giovane uomo,
apparentemente sulla ventina, dai curiosi capelli verdi mediamente
lunghi e
pesantemente ingellati che contornavano un volto sveglio e piacevole.
Gli occhi
rifulgevano di luce viva e ribelle.
In mano due
armi simili a sciabole finemente adorne sembrava
scuotessero la stessa pigra aria di fine estate.
-Custode degli
elementi? Che roba è?- l’espressione
sprezzante dello sconosciuto si incrinò, piegò in
avanti il busto ed abbassò la
testa sbuffando, per poi assumere un’espressione scocciata
che sembra più
adatta ad un bimbo capriccioso.
-Quindi non ti
hanno detto niente?-
-Chi?-
-Quelli che ti
hanno dato i tuoi poteri, chi altro?- sospirò
rassegnato –Beh, credo mi toccherà ripetere la
solita pappardella, tu ascolta
bene, non ho voglia di ripeterla due volte-
Prese un
respiro ed iniziò a spiegare che loro erano delle
sorte di creature mistiche, personificazione degli elementi, in tutto
erano in
sette, lui incluso, Vens, l’essenza del vento, Focum, il
fuoco, Tera, la terra,
Aqua, l’acqua, Lux, la luce, Obscuritas, le tenebre ed infine
Mors, la morte.
A loro stava
il compito di padroneggiare gli elementi e, di
tanto in tanto, sceglievano qualcuno che li
rappresentasse…tuttavia quel
qualcuno avrebbe dovuto batterli in duello.
-Quindi tu hai
messo gli occhi su di me?- chiese perplesso
Stefano
-Si…-
il Custode stava cercando di riprendere il filo del
discorso –Dov’ero arrivato?-
L’altro
ignorò palesemente la domanda –Quindi sono
speciale-
-Beh, se ti
dicessi di no mentirei, ma anche si non sarebbe
una risposta degna…ti verrà spiegato tutto a
tempo debito, quando e se vorranno- si
soffermò pensieroso
-Beh, allora
non meniamo troppo il can per l’aia- serrò le
mani sull’aria, da cui apparvero le spade gemelle che usava
per abbattere i
demoni e colpì innanzi a sé
-Si, sei
proprio degno di accogliere il vento ed il suo
potere mutevole, mi assomigli tanto, forse anche un po’ troppo…lo dico
per la tua incolumità, non credere comunque che mi
preoccupi per te, è solo che se ti succedesse qualcosa di
grave credo che i
miei superiore mi farebbero patire le pene dell’inferno- lo
guardò –Ma tu non
farai nulla di azzardato e rischioso vero?-
-No se non ne
ho voglia- sorrise
-Mi creerai un
mare di guai pare- ricambiò il sorriso –Ma
almeno sono certo che ho scelto bene…tienimi testa e ti
consegnerò parte dei
miei poteri, nelle condizioni in cui ti trovi non puoi battermi-
Le lame
cozzarono –Per me parli troppo- l’altro rispose con
un ghigno soddisfatto.
Lottarono per
lunghissimi minuti, in cui Stefano, nonostante
lo straniamento causato dai fulminei attacchi e contrattacchi
dell’avversario,
resse coraggiosamente, per infine cadere a terra, troppo stanco per
muoversi.
-Hai il mio
rispetto ragazzo, mi hai fatto divertire un po’-
la voce era salda, estranea alla stanchezza –Ti concedo parte
dei miei poteri,
usali ed allenali al meglio-
Un piccolo
vortice di vento lo avvolse –Aspetta!- ma davanti
a lui veleggiavano solo poche foglie strappate.
Tese la mano
per afferrarne una e rimase sorpreso quando si
squarciò a metà.
Sarebbe stato
inspiegabile a chiunque.
Ma i suoi
occhi avevano visto quella lama di vento che aveva
obbedito al suo volere…
Ringrazio
tutti quelli che mi hanno commentato e che mi sostengono, come Romance,
Dark Ailbhe, The_Dark_Side, Havoc_fan e Ayleen
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Capitolo 4 *** 3: Rough performance, fiend ***
3: Rough
performance,
fiend
“Tutti i miei demoni lanciano un
incantesimo
Anime di polvere sorgono dalle
ceneri”
Kamelot – The spell
Stefano fece
come Vens gli aveva consigliato.
Per lungo
tempo iniziò a rafforzare la sua concentrazione,
cercando di lanciare una di quegli incantesimi,
dato che non sapeva come altro definirli, in condizioni sempre
più difficili,
ad esempio correndo, lottando, stando appeso a testa in giù
finchè i muscoli
non fossero esausti, impedendo al dolore fisico di influenzarlo,
diminuendo la
sua capacità di ricorre a quella letale arma.
Aveva anche
iniziato ad aggiungere una parte verbale al
semplice incantesimo, in modo da semplificare la parte figurativa della
magia,
rendendo più facile controllare l’effetto di una
magia ed impedendo ad una
brezza sottile di formare un vortice di vento tagliente e viceversa.
Si
allenò anche sulla precisione, per evitare che una
tecnica particolarmente potente mancasse miseramente il bersaglio,
lasciandolo
vulnerabile e intorpidito come dopo un breve sonno.
Non
trascurò nemmeno l’allenamento d’arme, a
cui però
partecipò sempre con quel fastidioso senso di lontananza,
talvolta coperto da
quello di superiorità per il dono che aveva ricevuto.
Scoprì
anche che le sue lame gemelle reagivano alla magia
del vento, e riusciva a permearle con essa, rendendole più
letali e veloci e
cambiandone la forma.
Assomigliavano
molto a quelle del Custode, ma la lama
ricordava ancora di più un alito di vento, infatti era
dotata di rientranze e
picchi sempre più alti, simili alle pieghe di un ventaglio
semichiuso, con una
lama di un curioso verde smeraldo e con la lama di una
tonalità più chiara e
luminosa.
Usciva poco,
solo per allenarsi con i suoi amici e per
andare, di notte, in caccia di demoni.
Infine il mese
passò, lasciando i suoi occhi del loro
originale colore e della loro primitiva acutezza, o forse addirittura
maggiore.
Quella mattina
d’inizio autunno era particolarmente
combattuto se andare o no ad allenarsi con i suoi compagni, il che
ultimamente
significava umiliare le loro capacità.
Era reale il
loro miglioramento, ma si sviluppava in modo
laconico e lento.
Talvolta
addirittura si arrestava del tutto.
Incrociò
malvolentieri i foderi delle due lame dietro alla
schiena, lasciandosi al confortevole peso delle cinghie sulle sue
spalle.
Negli ultimi
giorni si era sorpreso diverse volte a
riflettere cose che non aveva mai neanche osato pensare.
Era
un’evenienza che lo spaventava, come quella presa
suadente e subdola che gli artigliava il cuore e la mente a volte,
chiedendo
lotta e sangue.
E lui ogni
notte gliene dava, impietoso verso le creature
abissali.
Sapeva che
presto quella creatura
era ingorda, ingorda di violenza.
Tuttavia non
aveva ancora compreso l’enorme pericolosità di
quella sua sconsideratezza.
Si
avviò a passo lento verso il loro luogo
d’allenamento,
con il cappuccio che copriva leggermente gli occhi, permettendogli
comunque di
vedere
Iniziò
ad allenarsi da solo, colpendo solo l’aria immobile,
turbandone il profondo sonno in cui versava.
Ma, come
un’addormentava, quella semplicemente, si girava da
una parte, per poi tornare come prima e riprendere il suo sogno
millenario.
-Ehi Ste, come
mai hai iniziato di già? Di solito ci aspettavi…-
la voce di Rey, gioviale, lo raggiunse
Questi sono
combattenti? Sono dei poppanti, ecco che sono! la voce insisteva
–Volevo
impratichirmi con un paio di schemi- disse poi, faticando a riconoscere
la voce
roca e ghignante come sua.
Un’impressione.
No.
Anche i suoi
amici lo fissavano a metà tra lo stupito ed il
preoccupato.
Si
schiarì la voce con un colpo di tosse –Va tutto
bene- la
voce leggermente arrochita era la sua, anche se vi si era unita una
nota
minacciosa, caotica, che la stava invadendo, come un pericoloso cancro.
Dentro di lui
percepì qualcosa fremere di piacere e
soddisfazione.
Era come
giocare col diavolo, o forse stava facendo proprio
quello…
-Tutti si
erano fermati un attimo, come se comprendessero
qualcosa o se si reputassero un pericolo.
Fu la prima
volta che vide le mani di ognuno stringersi allo
stesso tempo sulle loro armi.
Ma la cosa che
lo stupì di più fu che le sue normali spade
d’acciaio erano state sostituite da quelle che gli erano
state donate, e che
solo la sua destra stringeva l’impugnatura ricoperta di
stoffa ruvida
dell’impugnatura.
-Su, che
aspettate, che cada il sole?-
Parava con
facilità allarmante qualsiasi attacco, qualsiasi
colpo non era un pericolo per lui.
-Perché?-
sussurrò quando ebbe il tempo di abbassare le lame
–Mi state prendendo in giro?!- urlò
l’ultima parte della frase.
Colpì
per uccidere e notò con un ghigno soddisfatto che
finalmente qualcuno si stava impegnando davvero.
Daniele
schivò il colpo orizzontale rivolto alla sua gola
mentre una freccia che puntava al suo viso s’infrangeva sul
piatto dell’altra
katana.
Era circondato
–Che ti prende? Cosa diavolo fai?- sorrise
sadico
-Io,
nulla…-
-Smetti di
fare il deficiente, tu ci stavi per uccidere- lo
sguardo di Rick era fermo
-Allora
impegnatevi e smettete di usare i guanti con me…- il
volto era tetro, cupo, semicoperto dai capelli, mentre il cappuccio gli
cadeva
sulle spalle -Siete tutti dannatamente deboli!-
Tutti
indietreggiarono di un passo…quella voce di sicuro non
apparteneva all’amico che avevano sempre conosciuto.
Quella voce
non apparteneva nemmeno a questo mondo…
-Vens, qui
dispellere terra soles, caedi!*- mosse le braccia
con vigore a cerchio attorno a sé, come se dovesse vincere
una notevole
resistenza e lame di vento sollevarono in aria fili d’erba
strappati alla vita
mentre la superficie irregolare del suolo si riempiva di cicatrici
causate da
quelle sferze crudeli e possenti.
Ghignò
nuovamente, mentre il suo occhio sinistro,
fiammeggiante scrutava compiaciuto la distruzione da lui causata.
Intorno a lui
intanto continuavano a vorticare ululanti
raffiche di vento impenetrabi…
Una freccia
dalla punta infuocata volò verso di lui,
facendosi strada tra le raffiche e venne fermata dalla spada di lui.
Il metallo
della punta era incandescente e si stava
deformando per il calore –Cosa credevi di fa…- la
punta s’irradiò di luce
–Merda-
Un’esplosione
fece cadere il muro di vento furioso e scagliò
lontano il ragazzo, mandandolo contro un albero –Bene, allora
sarà divertente
giocare un po’ con voi.-
Rick
calò la lancia in un fendente e dalla punta si
staccarono quattro stalattiti affilate di ghiaccio grandi come un pugno
che
saettarono verso Stefano, costringendolo a piroettare di lato per
evitarle,
venendo comunque ferito lievemente da una di esse.
Sentì
il terreno che gli cedeva sotto ai piedi e rivolse
un’occhiata stupita a Greiz, che aveva battuto con violenza
il manico della
pesante ascia a terra.
Infine
udì una melodia alla quale la bestia dentro lui
reagì
con uno scoppio d’ira, saettando contro Rey mentre lentamente
il proprietario
del corpo riprendeva il controllo, ricacciandola nel suo territorio.
Tuttavia
non era abbastanza.
Una mano di
dimensioni sovrumane, nera, da cui si
protendevano lunghe dita adunche ed artigliate lo strinse
–Demente, cosa diavolo
stai facendo!- la voce di Dany –Ti credevo forte, risvegliati
dannazione!-
Una pressione
sulla guancia. Bruciore. La testa spinta di
lato per la forza.
L’eco
dello schiaffo ricevuto lo sollevò.
Sentì
il demone dentro a lui sbraitare di liberarlo.
Non
commetterò mai più
un errore del genere, si promise, e
riuscì a sorridere prima che
l’eccessivo dispendio di forze gli facesse chiudere gli
occhi, sprofondandolo
in un sonno finalmente sereno.
*Vento, tu che spazzi la terra, taglia!
Ringrazio
tutte le persone che mi commentano (con particolare dedizione alla mia
amata Romance) e spero che la storia possa continuare a piacervi.
Vostro
Rakyr Celes
|
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Capitolo 5 *** 4: Good morning, mr. Hyde... ***
4: Good
morning mr. Hyde…
“Benvenuti a morire
Non lo
lascerò libero
benvenuti a morire
Guarda lo specchio, dice
ciò che sono”
Blind
guardian – Welcome to Dying
Buio opprimente. Due sagome. –Sei stato sciocco, ora
svegliati-. Un tocco sulla fronte.
Una travolgente sensazione di intorpidimento gli avvolse le membra e si
ritrovò nuovamente a lottare contro le sue palpebre.
-Buongiorno bello addormentato…- la voce calda e spensierata
di Daniele lo raggiunse assieme alle risate dei suoi amici.
Quando riuscì ad aprire gli occhi li fissò e
notò che mancavano Rey e Greiz –Dove sono i due
Davide?-
-Greiz era vicino ed è stato investito in pieno da una
folata di vento tagliente…a proposito di quello, cosa
diavolo ti è saltato in mente?!- Rick lo sgridò
-Dai, avrà avuto le sue ragioni – provò
a mitigarlo Dany
-Resta il fatto che non mancava troppo al macellarci-
osservò pungente Mat, in disparte
Nella stanza entrarono i due assenti.
Rey si mise accanto a Rick, contento, mentre Greiz colpì
Stefano, ancora sdraiato su un letto, con un pugno sul petto,
lasciandolo un attimo boccheggiante mentre guardava le braccia, ora
sane, del combattente –Credo di essermelo meritato, scusa
amico- sorrise triste –E scusate anche tutti voi-
-Troppo tardi- Greiz mise un’espressione stoica, per poi
sorridere –Ti abbiamo già perdonato-
Dopo qualche istante, in cui realizzò di essere in casa sua
e che erano riusciti ad entrarvi grazie alle chiavi che, durante
l’allenamento, aveva in tasca, fece la sua prima domanda
–Sembra che non sia l’unica scelta dei
Custodi…-
-Già, nessuno di noi l’aveva mai ammesso agli
altri…temevamo che nessuno ci potesse credere- intervenne
calmo Rey
-Beh, in effetti…- Dany si grattò la testa
ridendo.
Stefano si mise seduto, la testa pulsava ancora ed un ronzio sordo e
fastidioso gli velava i pensieri –Io ho ottenuto
l’appoggio di Vens, il vento imprevedibile e letale-
-Io di Focum, il fuoco e l’esplosione- intervenne sprezzante
Mat
-Io di Aqua, l’acqua, anche se uso più che altro
la forma ghiacciata- interloquì Rick
-Io di Lux, la luce e la vita che sa infondere- era Rey
-Io di Tera, la terra e la sua devastante forza- Greiz parlò
-Io di Obscuritas, la tenebra che nasconde e incute forza e terrore,
fico vero?- tutti guardarono perplessi Dany che rideva con espressione
ebete.
Ste ragionò brevemente che mancava un
elemento…dov’era Mors? Beh…non
importava per ora – Ci alleneremo insieme?- propose
-Accettiamo- risposero tutti entusiasti
-Grazie amici- sorrise allegro, gli occhi verdi lucidi
d’emozione.
Misero le loro conoscenze su quel potere insieme, dando modo a tutti di
scoprire che le armi a loro donate si trasformavano a piacimento, come
aveva scoperto Greiz mentre impugnando l’ascia che gli aveva
donato Tera aveva immaginato di utilizzare un martello da guerra si era
mutata in esso.
Tuttavia si scoprirono alcune lacune in questo sistema, come
l’impossibilità per alcuni di plasmare determinate
armi, un esempio fu Dany, che per ore intere si sforzò di
mutare le sue daghe, fuse in una spada corta, in una bastarda,
ottenendo soltanto un lieve ingrandimento della lama.
Rey invece si scoprì impossibilitato a creare armi che non
fossero semplicemente da impatto, ad eccezione per un possente
mazzafrusto chiodato.
Scoprirono grazie a Rick e a Stefano che era possibile infondere il
potere degli elementi nelle armi, le quali ottenevano una vivace
focalizzazione verso quel ramo di magia, eolomanzia, piromanzia,
geomanzia che fosse, incrementando la potenza degli incantesimi ed
incanalandoli talvolta attraverso loro, come ad esempio Rick aveva
fatto creando dalla sua lancia dei giavellotti di ghiaccio tagliente.
Infine Stefano insegnò ai suoi compagni, con
l’aiuto di Matteo, alcuni fondamenti della lingua latina,
elemento sensazionale ed efficace per il lancio di incantesimi
avanzati, come la tempesta di vento evocata dal ragazzo nel bosco.
Giunsero alla conclusione che, oltre agli incantesimi che richiedevano
la recitazione di una parte verbale, usualmente accompagnata da gesti e
movimenti, esistevano altri incantesimi che semplicemente fluivano
dentro di loro, come le principali personificazioni degli elementi o la
trasmissione della magia ad una di quelle armi mitiche ed incantate.
Si impegnavano al massimo su ogni cosa, divertendosi ed aiutandosi a
vicenda, ridendo la sera tardi della debolezza dei demoni che
abbattevano.
Il demone interno ogni tanto tentava uno dei suoi assalti, ma la
volontà ora ferrea di Stefano li respingeva uno dopo
l’altro.
Tuttavia nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare che le loro
bravate infastidissero qualcuno mentre le ombre si allungavano sulla
città…
Un baluginio oscuro risplendette nella nebbia di un luogo oscuro,
così diverso dalla realtà di ogni giorno.
Un rumore di ossa infrante, quelle che facevano assomigliare quella
brulla pianura ad un enorme mausoleo, dove spettri di morte e creature
malvagie abitavano.
Un ghigno di gelo tirò le labbra del giovane uomo dagli
occhi vacui e dalla carnagione cadaverica che fissava il cielo
d’inchiostro, privo di luce se si escludeva
un’inquietante luna di un colore rosso carminio.
Una luna di sangue.
-Cacciatori, tremate…perché non sfuggirete alla
triste morte- con un’espressione folle e malvagia la creatura
fece un cenno con la mano e i demoni si riversarono nel portale che si
era appena aperto.
Alcuni rimasero in disparte, indecisi.
Portavano una corazza di un materiale brunito che rifulgeva di tenebra
e fissavano scioccamente le immagini dei giovani che svanivano nelle
increspature del Lago Tetro, usato spesso per la divinazione.
Con un gesto ne incenerì uno, ed allora gli altri capirono
che non era il caso d’indugiare oltre.
Il portale svanì, un’ombra tra le altre nel mondo
degli uomini…
Ringrazio
vivamente Romance
(sei sempre troppo buona con me Amore), Ayleen (sono
lusingato), the_fairy_tales
(troppo gentile) e Shirahime88
(sono contento che una mia storia possa riuscire ad accattivare un
lettore nuovo^^)
|
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Capitolo 6 *** 5: School + demons = hard times ***
5:
School + demons =
hard times
“Qua è dove andavo a scuola
il più del tempo avevo di meglio da
fare”
Nickelback
– Photograph
Si trovava
davanti a quell’edificio da diversi minuti ormai.
Le forme
squadrate tracciavano cubi e parallelepipedi nella
struttura dal tetto piatto.
Una cancellata
cingeva il perimetro di quella che pareva una
prigione.
Lì
Stefano stava, col naso all’insù, gli occhi
socchiusi di
chi cerca di scrutare le cose più minute, la bocca
spalancata come stupita e…
-Etciù!-
il ragazzo proruppe in un notevole starnuto che
fece voltare le persone circostanti, sollevando risolini divertiti
mentre si
soffiava il naso e si puliva con un fazzoletto di morbida stoffa.
-Già
di primo mattino?- riconobbe all’istante Rick dalla
voce
-Finchè
questi bastardi tagliano l’erba di prima
mattina…dannata allergia…-starnutì di
nuovo, reclinando di scatto la testa ed
imprecando per un dolore al collo –Dove sono quei dementi di
Dany e Greiz?-
chiese salutando Rey da lontano con un cenno della mano.
-Mi sembra
volessero fare il giro lungo…non so se questo volesse
fornir loro una motivazione per saltare la verifica in prima
ora…- ridacchiò,
allegro.
I rami si
mossero impercettibilmente, e Stefano si voltò.
-Cosa
succede?- chiese Rey
-Nulla, solo
il vento tra le foglie- gli altri si girarono a
salutare Matteo, appena sceso dalla macchina e caracollante sotto il
peso dello
zaino colmo di libri.
Non
l’avevano notato perché non era il loro
elemento…
Non
c’era nemmeno un soffio di vento.
Percepì
una riga scura nel suo campo visivo ed una
fastidiosa sensazione di appiccicaticcio sulle palpebre.
Si
portò le dita agli occhi nonostante sapesse già
cosa
avrebbe trovato.
Quel liquido
viscoso e denso, rosso scuro.
Sangue.
Decisamente un
cattivo presagio…
Entrò
calmo in aula all’infernale strillo della campanella
torturata dalle bidelle, quasi fossero secondini prepotenti. Si sedette
in un
posto centrale, né troppo avanti, né troppo
dietro, in maniera che la professoressa
non lo guardasse bieca ad ogni suo singolo movimento da lei non
richiesto.
Tutto questo
non bastò a nascondersi agli occhi
dell’aguzzina che, volendo condividere con lui la gioia di
vederlo, lo spostò
al primo banco, seguendo ogni singolo movimento di un suo qualsivoglia
arto con
estrema attenzione, arrivando addirittura a perdere di vista il resto
della
classe.
Tuttavia lui
non ebbe molte difficoltà.
Stranamente la
sua prolungata assenza non aveva avuto
effetti collaterali sul suo rendimento scolastico, forse anche merito
della
coscienza insita nei suoi occhi, in particolare
all’accondiscendenza del lato
angelico, che condivideva ogni sua singola nozione con la mente di chi
lo
ospitava.
Il demone era
invece alquanto riluttante e avido, infatti
faceva richieste notevoli in cambio della conoscenza.
Nemmeno una
volta furono ascoltate dal ragazzo, troppo
impegnato a resistere alla ninna nanna delle parole dalla prof.
Quasi per
magia quando le palpebre gli si stavano per
chiudere arrivò la salvezza dell’ora
d’aria comunemente chiamata ricreazione.
Poté
immaginare lo sguardo frustrato della loro prof di
arte, inviperita per non essere riuscita a finire il suo discorso, che
imprecava con quelli che uscivano a comprare un panino o a fumare una
sigaretta
sulle scale esterne, o si raccoglievano nel piacente giardinetto a
discutere e
scherzare.
Lui, dalla sua
parte, abbandonò la testa sul banco e chiuse
gli occhi –Che palle…ma quella non si
può abbattere?- sussurrò piano mentre la
psicotica gesticolava scrivendo i compiti alla lavagna e facendo
commenti poco
gentili su alcuni studenti un tantino svogliati.
Lui non
rientrava in quella categoria unicamente perché la
sua matita continuava ad incidere il foglio durante le sue spiegazioni.
Nessuno le
aveva mai spiegato che quel movimento non aveva
nulla a che fare col prendere appunti, ma probabilmente a nessuno
interessava,
in fondo era un modo come un altro per passare il tempo noioso.
Tra chi
urlava, chi scherzava e chi svolgeva altre attività
non ben identificate, siesta compresa, la scrittura ed il disegno erano
gli
hobby più sicuri in assoluto, soprattutto grazie allo scarso
acume
dell’insegnante.
Provò
a cercare il sonno mentalmente, quasi imponendolo al
suo corpo.
Ma il sonno
non venne, quasi come se il suo stesso organismo
avvertisse che avrebbe avuto bisogno di tutta la sua
lucidità e reattività di
lì a breve.
Non poteva
immaginare quanto tali ipotesi fossero state
azzeccate.
-Ehi amico,
sembri un po’ giù di corda- Dany occupò
la
totalità del suo campo visivo
-Ho
sonno…sicuro che la prof non sparga sonnifero in
classe?-
-No, credo sia
una reazione chimica comune ad ogni studente
sano, l’aver sonno intendo- rispose leggero Rick, mentre Dany
rideva
dell’osservazione sarcastica.
Un corpo dalla
chioma bionda ed ingellata deambulò
macabramente per l’aula –Mat, sembri uno zombie-
rise Greiz
Lui lo
fissò con gli occhi semichiusi per poi sbadigliare
ampiamente – Mi dispiace ma non ci posso fare nulla- disse
guardando uno
stranamente semidormiente Rey, che accennò un sorriso
–Che cosa?- chiese a sua
volta.
Ste mise il
diario sotto la fronte, fissando il banco dietro
agli occhi chiusi.
Quel potere
non mancava mai di stupirlo.
-Andare a
scuola è più fiaccante di uccidere demoni-
sbuffò
scocciato poi, scostando la sedia quanto bastava per permettergli di
alzarsi e
facendo un paio di torsioni veloci del busto.
Provò
un brivido di piacere ed un sorriso gli increspò le
labbra quando le vertebre schioccarono, intorpidite dalla
passività di quelle
ore sprecate.
-Qualcuno ha
qualche spicciolo da prestarmi?- chiese
speranzoso Greiz, che per risposta ottenne solo uno sguardo vacuo e
come di
scherno dei propri compagni –Tirchi…-
commentò poi, imbronciato, facendo
scoppiare a ridere gli altri.
Tuttavia
l’espressione di Stefano continuava a celare una
certa irrequietezza d’animo –Che
c’è?- chiese Rey
-Temo oggi non
avremo tempo per il riscaldamento…- disse
pacato
-Che intendi?-
intervenne Matteo, per poi riflettere
–Intendi i demoni stanotte?-
-Temo non
avremo tempo fino a stanotte- sospirò Ste,
mettendosi a sedere.
-Ma dai, che
idiozie vai dicendo? I demoni non uscirebbero
mai di giorno- rise Dany.
-Temo questa
convinzione sia fallace…- rispose
-Che intendi?-
Rick era preoccupato, la mascella contratta
per la tensione
Una goccia di
sangue scivolò sulla guancia sinistra
infrangendosi con suono cupo sul pavimento.
Tutti
trattennero il fiato nel vedere che gli occhi del
giovane piangevano lacrime insanguinate.
-Merda,
addirittura di giorno vengono a rompere- sbottò
infine seccato Dany
La campanella
suonò nuovamente e ripresero i loro posti.
L’emorragia
si arrestò, ma tutti sapevano che quella
premonizione era vera e che quella era la calma prima della tempesta.
La
professoressa entrò calma, senza sospettare che
esistessero dei demoni peggiori di lei sulla faccia della terra, ed
iniziò a
tracciare dei segni sulla lavagna.
Il cuore ebbe
un sussulto.
Ste
portò la sinistra al petto in prossimità del
muscolo
pulsante.
Era come se
fosse stretto in una morsa dolorosa, troppo
dolorosa per parere una sensazione naturale.
Sondò
il suo elemento e percepì il respiro affannato di
altre persone.
Non era
l’unico a provare quella sofferenza atroce.
Sembrava
stessero strappandogli il cuore dal petto.
-Signorino,
come osi distrarti?!- la voce acida della prof
lo prese a sberle, ma ora doveva concentrarsi a contenere la pena
–Non rispondi
nemmeno?! Che insolente!-
Soffocò
un “Crepa demente” prima che venisse pronunciato.
Lentamente una
macchia rossa apparve sul banco, seguita da
un’altra, un’altra, un’altra
ancora…
-Che diavolo
stai facendo?!- urlò la prof, sembrava quasi
più preoccupata per la sua carriera che per lui, ma non ci
badò molto.
-Cosa le
sembra? Sto sanguinando…- mormorò dalle labbra
che
si muovevano convulse.
Non era mai
stato a cospetto di una presenza tanto malvagia
da piegarlo e ridurlo in quello stato.
Era
terrorizzato.
Tuttavia i
demoni non avevano contato il suo carattere, la
sua eterna sete di sfida.
Quel terrore
era il suo stimolo, quel terrore lo rendeva
forte.
Lentamente gli
spasmi diminuirono, ma chiese comunque alla
prof di uscire, seguito dai suoi amici.
Mentre faceva
un cenno del capo ad un pallido Matteo che
scendeva dalle scale sentì dalla porta semichiusa dietro a
sé un “Finalmente,
non se ne poteva più” dell’insegnante
ipocrita.
Lentamente
iniziarono a percorrere lo spoglio corridoio.
Ogni passo era
un passo più vicino al loro nemico.
Non potevano
esitare nemmeno un secondo ed anche gli altri
l’avevano capito perché avevano
un’espressione seria sul viso.
Lentamente le
labbra del giovane si incresparono in un
sorriso –Come si suol dire, o la va o la spacca…-
dal nulla apparvero le due
lame, permeate di vento e di un colore verde smeraldo.
-Siamo con te-
disse con voce pacata Rick, che stringeva tra
le mani la lancia lunga dalla punta di cristallo e gelo, lunga ed
affilata da
due lati.
Sentì
il tonfo dell’ascia, ora quasi un’unione di rocce
di
un colore castano leggero, di Greiz contro il suolo, il lieve ronzio
del
mazzafrusto di Rey, di cui rimaneva solo l’impugnatura,
sormontata da un globo
di luce fluttuante, il calore dell’arco spinato rosso e
fiammeggiante di Matteo
e la lieve oscurità portata dalle mani di tenebra di Dany.
Non vi fu
preavviso all’assalto infernale.
Riconobbe i
demoni che combatteva ogni sera, di sicuro
quella non era l’origine della distorsione, erano
semplicemente troppo deboli.
Vennero
falciati al primo impeto, senza alcun danno per i
ragazzi che, imperterriti, continuarono a passo crescente verso il
cortile
ombroso.
Altri demoni
minori li assalirono in gruppo, numerosissimi.
-Gelum, qui
acriter totam terram amicis, nos protegi!- urlò
Rick, alzando la lancia al cielo.
Una brezza
gelida eresse una barriera di cristallino
ghiaccio attorno al gruppo, respingendo i demoni.
Alcuni troppo
irruenti caddero a terra congelati, spezzandosi
all’impatto col suolo.
Un’altra
litania lo seguì subito –Lux, qui umbras expellis,
refulge!- fece cenno di coprirci gli occhi e lanciò
l’incantesimo alzando verso
l’altro la mano sinistra.
I cristalli
accolsero in loro la luce, amplificandola ad ampiezze
insopportabili all’occhio umano e portandola a rivaleggiare
col sole. Se
qualcuno avesse tenuto gli occhi aperti sarebbe rimasto cieco a vita.
Una volta che
la luce fu svanita dei demoni non c’era più
alcuna traccia, se non nella polvere che il vento disperdeva.
Tuttavia
quella presa insopportabile continuava ad esserci,
come una presenza insistente, opprimente.
Fu allora che
li videro.
Creature dai
volti pieni di piaghe che camminavano avvolti
da armature nere. Avevano gli occhi rossi o gialli e fissavano con
malvagità
l’ambiente intorno a loro.
Ste
partì in carica, vibrando un fendente orizzontale con le
lame parallele.
Il demone si
limitò ad alzare il braccio corazzato,
afferrando la lama e scagliando in aria l’avversario
–Aire, tuam lievitatem
mihi dona!- il corpo iniziò a perdere peso, fino a fluttuare
in aria. Una
spinta fulminea contro il muro contro il quale stava per cozzare lo
riportò
sulla traiettoria del nemico, con le due spade che si erano fuse in una
lunga e
larga lama a singolo taglio a due mani.
Il colpo fu
violentissimo.
Tuttavia non
fu abbastanza.
Il demone lo
parò con la spada lunga che aveva estratto,
respingendo l’avversario con forza tale da scagliarlo a terra.
Uno
scricchiolio poco amichevole si levò dalle sue ossa al
violento impatto.
Dany era
già scomparso nelle ombre, pronto a sbucare da una
di esse.
Un colpo di
Mat venne intercettato da uno di loro, che si
limitò ad afferrare incuriosito la freccia incandescente che
stringeva tra le
dita e rimandarla al mittente.
La lama di
Dany cercò di colpirlo allora, ma venne respinto
contro un albero da un suo poderoso calcio. Alzò la mano
dalla superficie nera
e coriacea e guardò con terrore la lama del demone scalfirla
efficacemente,
facendola sanguinare.
Rick
provò a colpire uno con una finta alle caviglie seguita
da un calcio sfruttando l’asta della lancia, ma venne
respinto e colpito al
petto da una di quelle lame.
Greiz
mutò l’ascia in un poderoso maglio, creando una
faglia
sotto ai piedi delle creature.
Tuttavia ne
aveva sottovalutato l’agilità, e si
trovò a
terra boccheggiante con un notevole taglio sul petto.
-Lux, malem
repelli!- il mazzafrusto divenne uno splendente
bastone candido, che, percossa la terra con la sua
estremità, generò
un’esplosione di luce accecante, che riuscì a far
vacillare le creature.
Portò
tutti in salvo, tuttavia Ste era proprio in mezzo allo
schieramento nemico –Non credere che muoia così
facilmente- intuì i suoi
pensieri Dany, che tamponava la brutta ferita sulla mano, ora normale,
con una
striscia della sua maglietta.
Tuttavia gli
occhi del loro amico erano chiusi.
Era perso, le
tenebre…troppo fitte…la luce…no, fa
male, è
troppo vivida.
Camminava su
uno stretto sentiero avvolto da una nebbiolina
grigiastra che ne nascondeva i franosi limiti “Oh, dimmi che
sotto c’è
qualcosa”.
-Non lo
sappiamo- una figura uscì dalla luce ed una dalla
tenebra –Sembra tu abbia bisogno di noi-
-Chi siete,
cosa volete da me?- una porzione di terreno
cedette sotto il suo tallone e si tirò avanti, rimanendo in
ginocchio.
-Noi siamo te-
disse con un sorriso paterno la luce –Sembra
tu abbia bisogno del nostro aiuto-
-Perché?-
fece un passo avanti sul sentiero e vide la sua
rovinosa sconfitta, le ferite, il dolore, la tristezza dei suoi
compagni
d’arme, dei suoi fratelli.
Lo sguardo si
fece deciso, spietato –Dite che siete me?-
fissò il terreno –Allora datemi la vostra forza!-
urlò poi, fissandoli negli
occhi
Ambedue
annuirono e l’angelo si avvicinò a lui
–Tieni- gli
sussurrò in un orecchio mentre gli metteva in mano una
collana che terminava
con una croce di platino –Indossala, per ora credo
smorzerà la presa della mia
nemesi sulla tua anima-
Stefano
sorrise, capendo che la figura in nero era il demone
che l’aveva spinto a quella frenesia omicida
–Grazie- disse pacato,
indossandola.
Il bianco gli
sorrise e tutto prese a vorticare…
-Rey, cosa sta
succedendo?- Rick, pallido per l’emorragia ed
il dolore guardava quella specie di vortice che si era formato in mezzo
ai
demoni, proprio nel punto dove era rimasto il loro amico, svenuto.
Un demone
venne scagliato via conto un muro col torace
sfondato.
Si dissolse
prima di toccare terra.
Stefano era
ancora vivo, e stava in piedi, fronteggiando
fiero le creature oscure.
I suoi occhi
erano la cosa più bizzarra, dal verde naturale
erano diventati rosso e azzurro.
-Sapete
ragazzi, non l’ho mai visto così…mi fa
quasi paura…-
Lentamente
alzò davanti agli occhi la mano sinistra, ora
squamosa ed artigliata e la destra, ricoperta da un guanto
d’armatura completa.
I capelli corvini fluttuavano attorno al capo, arabescando figure
antiche ed
arcane.
Con un
ghignò fece vorticare furiosamente le lame intrise
del potere dell’aria sopra al suo capo.
Il vento
iniziò a soffiare, prima brezza leggera, poi sempre
più intenso, avvolgendosi in spirali sempre più
ampie attorno al giovane.
Nemmeno i
demoni riuscirono più a mantenere i pedi ben saldi
a terra, venendo trasportati dalle furiose raffiche di quel tornado che
si
stava formando.
Ste
fluttuò sempre più in alt, finchè non
fu al livello
delle creature infernali –Addio- disse sottovoce, descrivendo
con le lame una
rotazione completa su sé stesso.
Fu allora che
il veno esplose in una terribile onda d’urto,
che infranse i vetri della scuola e ne crepò i muri,
tramutando i demoni in
cenere nella brezza.
Uno solo era
ancora a terra, pronto a colpire. Scatto.
Parata. Respinto.
Il demone
guardò stupito il giovane che brandiva un grande
spadone luccicante d’azzurro e verde acqua.
Lo fece
roteare davanti a sé in due fendenti obliqui,
seguiti da uno orizzontale e da uno verticale che impressero
nell’aria uno
strano bagliore, come se l’arco dei colpi fosse ancora
lì, letale.
Posò
la sinistra su di esso, facendo affiorare la magia
–Ici!-
Uno scatto
fece svanire quelle falci. Un botto. Calma.
Dell’ultimo
demone non c’era traccia.
Le mani
stavano tornando normale e lui avvertì come una
mortale fitta il dolore alla schiena.
Alzò
il pollice verso i suoi stupiti amici.
Prima che
tutto si oscurasse vide il cielo e sentì il tonfo
della sua schiena sul terreno ora accidentato.
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Significato
incantesimi (ribadisco che sono scritti in
latino da un principiante e quindi possono essere pieni
d’errori)
Gelum, qui
acriter totam terram amicis, nos protegi! = Gelo,
che avvolgi tutta la terra, proteggici!
Lux, qui
umbras
expellis, refulge! = Luce, che allontani le ombre, rifulgi !
Aire, tuam
lievitatem mihi dona! = Aria, donami la tua
leggerezza!
Lux, malem
repelli! = Luce, respingi il male!
Ici! =
Colpisci!
Ringraziamenti
Romance:
Amore, sul però credo tu abbia avuto
perfettamente ragione...gli eventi ti sembrano ulteriormente incupiti?
Ti Amo da morire e non vedo l'ora di rivederti.
Shirahime88:
Questo non è che l'inizio, ho avuto una o due idee che credo
piaceranno, ma non credo di essere io a doverlo dire^^
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