Una grande impresa per tre..ce la faremo.

di Cluss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto. ***
Capitolo 3: *** Una pausa un po' movimentata! ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto. ***


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Un altro anno passato al Campo, un'altra perla sulla collana, e nuovi mezzosangue che venivano portati in fin di vita dai satiri nella loro vera casa. La vita andava avanti, con alti e bassi per tutti, anche per me, che ormai ero una veterana. La mattina a scuola in California, se mi andava, e il pomeriggio un bel viaggetto sul pegaso e tornavo al Campo. Mi allenavo, mi divertivo, stavo con i miei amici e vivevo la mia vita. Andava tutto bene finché un giorno non mi convocó Chirone. Non è che mi aspettavo chissà cosa, insomma mi chiamava sempre per qualche scherzo che avevo fatto, per darmi una punizione o per costringermi ad aiutarlo con i nuovi arrivati. Perció mi misi l'anima in pace, mi infilai la felpa, mi coprii la testa con il cappuccio e mi diressi verso la Casa Grande. Con mia sorpresa vidi che non ero l'unica ad essere stata convocata. Non so perché ma in quel momento qualcosa mi strinse il cuore, come se si fosse svuotato di tutto e avesse lasciato spazio solo all'ansia. Il tutto non aveva senso..insomma Chirone non aveva ancora parlato ma il mio cuore faceva tutto da solo. Non c'era una spiegazione. Ero sempre stata impulsiva e cosí anche il mio corpo si stava a mano a mano adattando.  Cercai di calmarmi, di svuotare il cervello e ascoltare cosa aveva da dirci Chirone, ma visto che non parlava e visto che stavo per collassare, gli diedi una svegliata.

-Ehi, ehm..Chirone, perché ci ha convocate?-

Dissi con la voce tremante.

-Si. Allora ragazze, vi ho convocate perché vi è stata assegnata un’impresa. O meglio l’oracolo vi ha scelte per quest'incarico ed è per questo che voi ora siete qui.-

-Di che si tratta, capo?- Ormai con Chirone avevo preso una certa confidenza anche se a lui dava fastidio. Mi divertivo a farglielo apposta.  

-Abbiamo ricevuto un messaggio d’allarme dal New Jersey dovuto dagli scagnozzi di Crono. Stanno ergendo una struttura a noi ancora non identificabile ed è anche protetta da una serie di mostri che non sto qui ad elencare..-

-E noi cosa dovremmo fare?- lo interruppe Talia. Mi tolse le parole di bocca, stavo per chiederglielo io.
-Entrare nella struttura..O meglio, evitare i mostri all’esterno, vedere cosa ha in mente Crono, PERCHE’- e vi assicuro che sottolineò il “perché” -sta costruendo quella roba e disattivarla, distruggerla o come lo dite voi giovani..- finì.

Ok, ora io ero sempre stata una ragazza abbastanza obbiettiva e lo erano molto anche le atre due convocate, e per carità ero contenta di stare lì, ma Chirone non si rendeva molto conto della situazione. Eravamo tre ragazze, tutte e tre in gambissima, alcune delle migliori del Campo, ma fare quello che stava chiedendo era un po’ fuori dalla portata di sole tre persone.

-Senta Chirone, non voglio obiettarle nulla..- iniziai -ma non crede siamo leggermente in poche? Nel senso, ok impresa, ok New Jersey, ma siamo in TRE contro Crono, i suoi tirapiedi e contro chissà quanti e quali mostri e sempre in tre dobbiamo “annullare” una specie di “torre di controllo”  capitanata e messa su dal titano più inferocito dell’Olimpo. Ho capito bene?-

-Si, Clare- Mi rispose tutto convinto

-Ottimo!- replicai annuendo.

Rimasi in silenzio e parlò il Signor D. che sinceramente non avevo nemmeno visto entrare e sottolineò che dovevamo fare il tutto nel minor tempo possibile.

-Dettaglio irrilevante!- dissi sarcastica interrompendolo.

Mi lanciò un’occhiataccia e da lì evitai di fare commenti e frecciatine. Quando finì di spiegarci tutti i punti principali dell’impresa Talia obiettò qualcosa e incominciarono a parlare lei e Chirone, mentre io continuavo a fissare l’altra ragazza che era stata convocata, una delle ragazze a me più care al Campo insieme a Tals ed altri. Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso e mi meravigliava la sua strabiliante calma. Esatto era calmissima, ma da una figlia di Atena non può che aspettarcisi questo..secondo me già stava elaborando nel suo cervellino geniale tutto il piano per l’impresa. Comunque l’oracolo, modestia a parte, aveva fatto davvero una squadra forte ed elaboratissima. Una figlia di Zeus e allo stesso tempo anche Cacciatrice, abile con la spada e con l’arco, una figlia di Atena intelligente e riflessiva e poi me, figlia di Poseidone forte in attacco e impulsiva. Noi tre insieme, se organizzavamo al meglio l’impresa, cosa che sarebbe accaduta, eravamo un’assoluta macchina da guerra.

-Bene signore, quando dovremmo partire?- chiese la figlia di Atena.

-Il prima possibile, ragazze!- precisò Dioniso.

Poi come era entrato se ne uscì, lasciando di nuovo la parola a Chirone che ci illustrò sommariamente come muoverci e dove andare. A dirla tutta non lo stetti nemmeno a sentire, avrei seguito solo quello che mi avrebbe detto la mia testa, il mio corpo, e il cervello di Sophia. E addirittura alla fine cominciò a fare uno di quei discorsi strappalacrime, o almeno quello era il suo intento, uno di quelli che si affrontano quando sai che le persone a cui lo stai rivolgendo molto probabilmente non torneranno, ma non ci era riuscito alla grande.

-Ora sapete tutto. Clare, sei una figlia di Poseidone, uno dei Tre Pezzi Grossi. Sei potente, impulsiva ma anche strategica e riflessiva quando lo vuoi essere, perciò non combinare casini e stai alla larga dai guai. Sophia, tu sei una figlia di Atena e sei tutto il contrario di Clare. Riflessiva, strategica, precisa e non hai bisogno di raccomandazioni. Talia, figlia di Zeus e Cacciatrice di Artemide, forte, abile e sta attenta anche tu. Ragazze avete tutte le capacità per affrontare quest’impresa e io ci credo. E ci crede anche l’oracolo.-

Provò a fare la battutina finale ma io, Sophia e Talia ci guardammo attonite senza sapere se dovevamo ridere apposta per farlo felice o lasciare le cose così come stavano.

-Eheh..- feci una risatina palesemente finta e finii. -Possiamo andare?-

-Si andate. E’ meglio..- si passò una mano tra i suoi riccioli, che sistematicamente lavorava ogni mattina con i suoi amati bigodini, come fanno i sex simbols, ma fatto da lui aveva tutto un altro effetto..terrificante, prendetemi in parola.

Uscimmo insieme senza dire una parola. La situazione non mi piaceva, insomma due delle mie migliori amiche mute.

-Pronte?- intervenì Sophia.

-..No, ma andiamo!- troncai io. Mi diressi verso la mia cabina e fecero lo stesso Talia e Sophia.

“Si, ce la faremo!” mi dissi. Arrivata alla cabina n. 3 aprii di botto la porta e mi rifugiai nel mio angoletto privato, come lo chiamavo io. Interpretando nella maniera più ovvia il “prima possibile” di Dioniso, sia io che le altre capimmo che l’ora di partire era quella, giusto il tempo di preparare qualcosa, mettere giù un boccone e poi partire. In questo caso preparare le valige non era tanto complicato e astruso come per una quindicenne che sta partendo per un’allegra gita con la classe e deve rendersi presentabile con accessori, vestitini firmati e trucchi. Si, stavamo partendo anche noi, ma non esattamente per una gita, più che altro oserei definirla per un’avventura suicida. Perciò di vestiti non ne avevamo bisogno, giusto una felpa in più, ne tantomeno di trucchi..secondo voi le figlie di Afrodite se vengono scelte per un’impresa si truccano?? Bah, vabbè. Per quanto riguarda gli accessori forse io e Sophia si, ne avremmo avuto un disperato bisogno, visto che il mio fermacapelli era Blanca, una spada di bronzo celeste e che il braccialetto della figlia di Atena con il ciondolo a forma di gufo era un’altra bella spada. Presi una sacca comoda, una di quelle che poteva essere portata sia a tracolla che a mo’ di zaino, abbastanza capiente e ci misi tutto il necessario per non farmi uccidere: una felpa, qualche cubetto di ambrosia, lo scudo magico, ovviamente chiuso, donatomi da mio padre in un’occasione speciale, qualche coltello e altre cose che sarebbero potute servirci. Prima di uscire andai in bagno, mi sciacquai la faccia, rimasi qualche minuto immobile a fissarmi davanti lo specchio, non so nemmeno io il perché, forse sentivo solo l bisogno di farlo e mi feci una coda di cavallo alta, abbastanza comoda. Presi la borsa sul letto, tirai su le coperte e presi un bel respiro. -Ci rivediamo!- dissi rivolgendomi al letto, alla cabina e ai miei fratelli e sorelle che stavano lì in quel momento. Uscii di fretta e vidi Talia venire nella mia stessa direzione e insieme andammo a prendere Sophia. Quando uscì portava alle spalle uno zaino pieno zeppo di non so cosa, ma di certo lì dentro c’era anche il suo inseparabile computer. 

-Vi prego andiamo a mangiare qualcosa che sto morendo di fame!- le implorai. E dalle espressioni intuii che anche loro non aspettavano altro. Passammo velocemente al falò e presi qualcosa di leggero. Divorai la mia porzione e alla fine andai a sacrificare la parte più buona della mia cena a mio padre, Poseidone. -Ehm..ciao papi. Non so se lo sai ma sto per partire per un’impresa e mi piacerebbe tanto tornare..- scherzai. -Ti prego fa che vada tutto bene, non solo a me, anche a Sophia e Talia, e soprattutto che la missione vada a buon termine. Grazie!- finii e lasciai che il cibo cadesse sul fuoco. Aspettai le mie compagne che stavano pregando anche loro per poi iniziare la nostra avventura.

Uscimmo dal Campo e da lì dovevamo solo tenere gli occhi ben aperti ed evitare di farci ammazzare.

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Capitolo 3
*** Una pausa un po' movimentata! ***


EFP: Una grande impresa per tre...ce la faremo. 2 capitolo

 

Scendemmo dalla collina con molta calma, consapevoli del fatto che a quell'ora di notte non passava anima viva, ne tantomeno un autobus che ci portasse a New York. Dovevamo assolutamente trovare una soluzione, perchè secondo i nostri tempi, saremmo dovute essere in New Jersey entro un giorno. Talia propose un'allegra camminata notturna, al freddo invernale dell'America del nord, ma come risposta ottenne le espressioni stupite mia e di Sophia e un "Davvero?" ironico.

-Va bene, va bene- si arrese alla fine. -E' una pessima idea!-

Tornammo a discutere su come raggiungere New York e proprio allora, in fondo alla collina, passò lentamente una navetta bianca che emetteva una luce fioca con i fari. La fissai e solo dopo un po' realizzai che quella sarebbe stata la nostra sola e unica possibilità di passaggio per la Grande Mela. Feci uno scatto veloce, pensando solo a come fermare quella navetta; mi girai e le mie compagne erano li che correvano poco dietro di me.

-Ragazze! Ecco il nostro passaggio!- urlai loro.

Continuai a correre ma per voltarmi non vidi una buca per terra e..inutile descrivere il volo che feci. La faccia per terra, lo zaino a tre metri da me e Talia e Sophia che scoppiarono a ridere superandomi e raggiungendo la navetta che stava ripartendo.

"Dannazione" sbottai.

Se non cadevo una volta al giorno il mio subconscio non era soddisfatto!
Mi alzai di fretta, ripresi la sacca e ricominciai la folle corsa che terminò qualche secondo dopo con l'autista che sbraitò un "Muoviti a salire". Entrai e raggiunsi le mie care amiche che si erano gentilmente accomodate ai posti in fondo.

-Grazie per l'aiuto! Non dovevate!- sorrisi ironica.

-Prego Papox! Non c'è di che- mi rispose Talia beffarda.

-E comunque si, bel volo! Un figlio di Ermes non avrebbe saputo fare di meglio!- aggiunse Sophia di rimando.

Le ignorai.
Occupammo tranquillamente tutti e quattro i posti in fondo e ci mettemmo "comode" a fare ognuna ciò che voleva. Io e Tals prendemmo l'i pod e le cuffiette e ci sentimmo la musica per tutto il tempo, mentre Sophia cacciò il computer e continuò qualche progetto. Ogni tanto chiudevo gli occhi e intonavo ad alta voce qualche nota, beccandomi continue gomitate dalla figlia di Atena, e occhiatacce dagli altri passeggeri. Dopo la sesta volta Sophia ci rinunciò e mi lasciò cantare l'intero ritornello in falsetto finchè una donna non mi richiamò, rimproverandomi di fare silenzio perchè la sua bambina stava dormendo.

-Sua figlia è una semidea?- chiesi innervosita per il solo fatto che il mio assolo fu interrotto. -NO! Allora non mi dia fastidio..- Sophia mi tappò la bocca e si scusò con la signora che se ne tornò a posto bisbigliando qualcosa alla figlia.
A Talia invece toccò la lamentela di un vecchio..

-Giuro che se non la smettono scendo alla prossima fermata- urlò Tals con l'intento di farsi sentire da mezza navetta. Tutti si girarono e io scoppiai a ridere come un idiota!

Ammetto che mi stavo divertendo, ma non eravamo su quell'autobus per scherzare. Sophia dopo poco assunse un'espressione pensierosa, borbottando qualcosa da sola; allungai l'occhio sullo schermo del computer e notai la presenza di molti pallini rossi, troppi.

-So' non è un buon segno tutto quel rosso, vero?- chiesi retorica, sicura di ottenere una risposta positiva. Una volta mi spiegò che quei 'puntini rossi' erano tutti mostri individuati. I figli di Atena riuscirono a trovare un sistema per intercettarli quando il Campo era sotto attacco diretto.
Non c'era mai pace al Campo e la 'calma' in quella navetta era uno dei pochi momenti in cui riuscivo a rilassare i muscoli.

-No, Cla. Per niente..- mi rispose tornando a scrivere velocemente sul computer.

-Ma è la zone del New Jersey?- sperai vivamente in un 'no' secco.

-Purtroppo si.- e troncó il discorso.

Sophia era agitata, si vedeva, ma credevo in lei: era bravissima e di certo l'ansia non l'avrebbe sopraffatta. Appoggiai la testa sulla sua spalla e in silenzio osservai incuriosita il suo lavoro, che ogni tanto la costringeva a prendere grandi respiri. Dopo una mezzora la navetta arrivò alla stazione centrale di NY e scendemmo. Da li avremmo dovuto prendere un altro autobus per il NJ e sorbirci altre ore di viaggio. In realtà sarebbe stato tutto molto più facile se avessimo preso l'aereo, ma non per me. Se volevo arrivare viva in New Jersey o sarei dovuta arrivarci a nuoto o con l'autobus, altrimenti Zeus mi avrebbe gentilmente fulminato. Comunque, inutile sottolineare che Sophia si era già informata:

-Tra un'ora abbiamo l'autobus-

-Basta autobuus! Mi fanno male le chiappe!- sentenziò Talia, lamentandosi.

-Ma come si faa?- chiesi. Io scoppiai a ridere e Sophia si mise una mano tra i capelli a mo' di disperazione. Recuperammo gli zaini e le felpe lasciate sul mezzo.

-Ma...solo io ho fame?- chiesi alle ragazze.

-No!- ammisero in coro entrambi.

-Perfetto..! Cosa stiamo aspettando allora?- sorrisi incamminandomi verso il bar.

Mangiammo un panino a testa, chiacchierammo e il tempo passò troppo velocemente. L'autista del secondo autobus raggiunse il mezzo e d'istinto avvertii Talia e Sophia. Ma proprio in quel momento l'uomo tossì guardandosi attorno. Ora, vi chiederete che male c'è in un uomo che tossisce..beh, nulla, a parte il fatto che dalla bocca uscì del fumo. Sgranai gli occhi attonita. Strattonai il braccio di Talia, avvicinai le nostre teste e sussurrai loro:

-Vi prego, ditemi che l'avete visto anche voi e che non sono diventata pazza!- chiesi un po' allarmata.

-Purtroppo l'ho visto anche io..- ammise Talia.

-E io..- finì Sophia.

-Un momento..- Lanciai di nuovo un veloce sguardo all'uomo e mi si accese la lampadina. In fretta e furia aprii il computer di Sophia e il maledetto puntino rosso e lì, vicino a noi. Mostrai alle ragazze che il nostro sospetto era esatto. La figlia di Atena mi strappò il computer dalle mani e clicco più volte su quel puntino rosso aprendo una nuova finestra dal titoletto: "La natura del mostro". Era un lucertolone gigante. Lucertola che per qualche strano scherzo della natura si reggeva in piedi, o meglio su due zampe. Il colore della pelle era di un verde marcato interrotto a sprazzi da macchie nere e verdi militare. Non so se avete presente il lucertolone antagonista del film "The Amazing Spiderman"..se si il nostro mostro era assai simile a quello con l'unica differenza che il nostro aveva la 'simpatica' capacità di lanciare fiamme. Ci guardammo qualche secondo negli occhi per pensare a qualcosa finché Tals distrusse tutto.

-Avanti e quello si definisce un mostro?- urlò indicandolo.

Ora immaginate le facce mie e di Sophia.

-TAALSS- inutile tapparle la bocca. Ormai aveva urlato; il suo dito puntava l'uomo che si girò infuriato e si tramutò nella sua reale forma.

-Oh Oh!- sorrisi nervosa.

-Correreee!- urlò Sophia.

Era già la seconda volta che correvamo in quel giorno. Allungai il passo guadagnando un po' di terreno e feci il giro dell'autobus.

-Dividiamoci!- ordinai alle mie compagne. Subito si precipitarono una a destra, l'altra a sinistra mentre io continuai dritta. Il mostro inseguì Talia, e cominciò anche a sputare fuoco.

In fretta e furia entrai correndo nel bar e strappai letteralmente dalle mani di un bambino il suo bicchiere d’acqua. Mi guardò attonito.

-EHM..GRAZIE..cioè scuuusaa!- che diamine stavo dicendo? –Prometto che te lo riporterò- finii mentre la mamma mi malediceva.

La questione era semplice: il tipo tossendo ha emesso fumo, ergo è un mostro che ha a che fare con il fuoco. Basta un po’ d’acqua per annullare qualsiasi suo potere o capacità. Raggiunsi le ragazze che si erano nascoste dietro uno dei tanti autobus e spiegai loro molto velocemente il piano ideato all’ultimo minuto. Certo non uno dei migliori ma poteva funzionare. Doveva.

-Sophia lo colpisce e lo distrae. Io lo rinchiudo in una bolla d’acqua gelida pressata in modo da annullare i suoi “poteri” e Tals lo incenerisce con un dolce tuono.- Ci guardammo qualche secondo. –Funzionerà, vedrete.-

In realtà nemmeno io ne ero troppo convinta. Era un’idea pessima e organizzata su due piedi ma non mi veniva altro.

Fiducia, Clare, fiducia.

Sophia partì all’attacco. Abilità, bravura e un solo affondo. Una zampa mozzata e il lucertolone a terra. Solo urla stridule e un animale schifoso piegato in due.

-ORA!- mi urlò la figlia di Atena.

Toccava a me. Mi concentrai. Difficile in quella situazione, ma avevo imparato, ormai. Aumentai il volume e la massa della poca acqua contenuta nel bicchiere, alzandola in cielo e raccogliendola tutta in una zona circolare sul corpo del mostro. E ora la parte più “facile” di tutto il piano. Mollare tutta la concentrazione e lasciar cadere la bolla d’acqua sulla lucertola e bloccare la caduta una volta che l’acqua circondò il mostro. Detto fatto. Anni di allenamento al lago era molto utili, si decisamente. Io avevo finito. Unico problema: Talia non era li.

Irrilevante…

-Taliaaa! Mi faresti comodo ora..sai com’è!- gridai con tutto il fiato che avevo nei polmoni.

Sophia scattò dal lato opposto al mio a cercarla. Che bella situazione eh? Ora, immaginatemi faccia a faccia con simpatico animale mentre ci fissavamo.

-Ehi ciao..come si sta là dentro?- chiesi beffarda. Si, me le stavo cercando. Se mi sarei stata zitta sarebbe stato meglio, ma era più forte di me. Il mostro cominciò a dimenarsi, come volevasi dimostrare, e io non avrei retto ancora a lungo. Non sapevo cosa vedevano gli umani grazie alla Foschia, ma di certo non era uno bello spettacolo. Potevo assicurarvelo. La gente cominciò a scappare in ogni direzione, la maggior parte si rifuggiò nel bar. Vedevo tutti. Tutti ma non chi avrei voluto più di ogni altro. Talia e Sophia. Solo dopo qualche secondo rispuntarono da dietro un angolo e tirai un sospiro di sollievo.

-Massì fate con comodo..- ironizzai. Il mostro non la pensava allo stesso modo. –Un aiutinooo!- pregai Talia. Si concentrò e finalmente arrivò la tanto attesa e desiderata carica elettrica che incenerì il mostro. Più nulla, solo cenere. Mi accasciai a terra in ginocchio respirando a grandi boccate.

Respira.

Riacquistato un po’ d’ossigeno mi rifeci la coda e Sophia mi riportò la sacca.

-E siamo già a uno. E nemmeno siamo arrivate a destinazione. UAU.- esordii riferendomi al mostro.

L’autista fu sostituito senza problemi. Strano. Chissa cosa aveva creato la Foschia. Probabilmente una fuga improvvisa o il ribaltamento di qualche autobus. Sta di fatto che quella era New York e i mezzi partivano tutti. A quanto pare non eravamo nemmeno le uniche a cui serviva disperatamente quell’auto. E la cosa non mi convinceva granchè.

Dovevamo prepararci per un nuovo lungo viaggio, ma mentre salivo mi ricordai del povero bambino senza il suo bicchiere d’acqua.

-Aspettatemi dentro! Devo fare un’ultima cosa..- le avvertii uscendo. Velocemente purificai dell’acqua e la riposi in un bicchiere. Tornai al bar. Con mia sorpresa il bimbo era ancora li, più spaventato di prima, e gli riconsegnai il bicchiere. Il suo bicchiere d’acqua.

-Grazie ancora..- rimase impassibile. –OOOKKKK..- gli lasciai il bicchiere sul bancone alzandomi e corsi indietro. Ci mancava solo che perdevo l’autobus.

Raggiunsi le mie compagne.

-Adesso si fa sul serio.- esordì Sophia.

-E facciamo le serie allora..- troncai io.

Talia annuì e ci mettemmo comode ognuna occupando due sedili. Appoggiai la testa al finestrino con le cuffiette all’orecchio. L’ultima cosa che sentii fu solo il rumore del motore che si accendeva.  

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