Demon's Blood

di GlendaSinWrasprigrel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sto arrivando ***
Capitolo 2: *** Maestro e... ***
Capitolo 3: *** Fiducia ***
Capitolo 4: *** Verità ***
Capitolo 5: *** Passato ***
Capitolo 6: *** La missione ***
Capitolo 7: *** Morte ***
Capitolo 8: *** Risveglio ***
Capitolo 9: *** Pace (?) ***
Capitolo 10: *** Debolezza ***
Capitolo 11: *** Preparazione ***
Capitolo 12: *** Allenamento ***
Capitolo 13: *** Cambiamento ***



Capitolo 1
*** Sto arrivando ***


Annoiata, una giovane demone arricciava da ore piccole ciocche di capelli con l'indice della mano destra, mentre con l'altro ticchettava nervosamente l'unghia sul ginocchio. Ella era seduta su un cratere di un vulcano infernale e osservava da lontano tutti i demoni che si divertivano a maltrattare le anime perdute. Nella zona dell' Amore non corrisposto dieci demoni giocavano a pallavolo con i sentimenti di un ragazzo sedicenne mingherlino - poverino, dallo sconforto si è suicidato solo perché la ragazza dei sui sogni l'avevo rifiutato- pensava lei, mentre il ragazzo in un bagno di sudore tentava tra le lacrime di recuperare ciò che gli restava della sua vita terrena.
Una donna grassoccia stava invece sprofondando dell'immensa spiaggia dell'Avarizia, con tanto di un oceano infinito pieno di soldi e pietre preziose, tutte cose che un essere umano faticherebbe a fare a meno; pian piano stava sprofondando nella sabbia fatta di monete d'oro e, invece di essere felice di tutta quella ricchezza come lo era in vita, lei piangeva disperata chiedendo aiuto. -Avresti dovuto pensarci, prima di maltrattare i tuoi dipendenti. Così non avrebbero deciso di toglierti di mezzo- aspettò che la donna venisse inghiottita del tutto, per poi sospirare.
«Non preoccuparti, umana. i tuoi dipendenti ti raggiungeranno presto.» Fece scorrere gli occhi sull'orrido paesaggio degli Inferi: fiamme, anime urlanti di dolore, demoni urlanti di gioia, vulcani in eruzione e il tutto con un cielo rosso sangue, tempestato di grandi occhi verdi che osservavano ogni angolo del regno.
Tutto questo per la giovane vice-imperatrice Nara era una noia mortale. Non accadeva nulla di speciale da quando il suo collaboratore- nonché suo superiore- Nougami Neuro, era andato sulla Terra. Quanto tempo era passato? Neanche un anno?
Comunque sia, da quando se n'era andato, anche il divertimento era andato via con lui. Lo trovava incredibile quando si metteva d'impegno a risolvere gli enigmi che si celavano negli Inferi. Ora capiva perché se ne fosse andato, finito tutto ciò che poteva fare lì, la noia travolse anche lui da farlo andare sulla terra. Terra.
Chissà cosa c'era di interessante.«Mi chiedo perché se ne sia andato in un posto formato da esseri inferiori ...»
All'improvviso qualcosa la indusse ad alzare la testa al cielo, assottigliò gli occhi per poi spalancarli. Senza accorgersene stava sorridendo. Alzatasi dal cratere, innalzò l'indice e un alone color rosso magenta avvolse il corpo della demone. Le due corna di cui disponeva si afflosciarono all'istante e si tramutarono in due ciocche bionde: la sua pelle squamata e le piume scomparvero lasciando posto ad una pelle candida e rosea e le unghie affilate si ritirarono.
Dalla bocca di lei uscì un sogghigno. «Ho fatto bene a osservarlo di nascosto. Adesso sono una trasformista perfetta» piegò le ginocchia, pronte per fare un balzo e in un attimo si trovò in quel vasto cielo rosso-sangue, toccando quasi con la mano ancora tesa uno degli occhi osservatori. Nara continuava a salire, fino a raggiungere un buco nero che man mano si stava allargando.
«È il momento di andarlo a trovare» passò oltre il buco nero, sempre con il sorriso sulle labbra.

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Salve, è la prima volta che scrivo una fanfiction e spero che sia di vostro gradimento... sono permessi ogni tipo di critica e magari anche qualche consiglio per migliorare, perché (lo dico con molta sincerità) non sono un granché a scrivere. È una storia puramente inventata da me subito dopo aver finito di guardare l'anime Majin tantei nougami Neuro che, a parer mio, è davvero stupendo!!

 

CAPITOLO REVISIONATO IL 28/08/2019

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Capitolo 2
*** Maestro e... ***


Yako non ce la faceva più. Stava sudando ed emetteva in continuazione una serie di versi imbarazzanti:voleva assolutamente togliersi da quella posizione scomoda. Sapeva fin troppo bene che Neuro aveva una mente perversa, dopotutto lei doveva subire le sue torture ogni giorno, ma questo... era troppo per lei da sopportare.
Dopo un paio di sospiri affannosi gemette di nuovo dal dolore. «N-Neuro basta... I-io... non resisto più!»
Il demone sogghignò divertito, ma non rispose.
«Ti prego. Possiamo... fermarci un attimo?» la povera ragazza era sfinita tanto da voler lasciare la presa, ma era totalmente bloccata.
Finalmente Neuro diede segni di vita e si decise a rispondere, fissando intensamente Yako coi suoi occhi verdi dall'alto in basso. «Non se ne parla.Devi resistere finché non te lo dico io. È chiaro?»
«Ma io...» osò lei.
«Nessun ma. E non provare a lasciare la presa. Le altre volte sei resistita alla grande. Fatta eccezione per la prima volta... Lì sei stata piuttosto scarsa.»
«N-Neuro...» tentò di nuovo tra i sospiri, ma senza essere ascoltata, perché ignorata ulteriormente. Tra un bagno di sudore e muscoli contratti alzò la testa in direzione del demone. «Ascoltami bene, Neuro. P-può... Può darsi che tutto questo per te non sia altro che un gioco, ma per me … È una forma di sofferenza.»
Yako riuscì a cogliere la sua attenzione, poiché Neuro rispose con un sorriso. «Di quale sofferenza parli? A me sembra invece che ti garbi questa situazione.»
Con un altro sospiro lei disse:«Garbi? Stare così ... per me ... non è affatto piacevole.»
«E sentiamo, per quale motivo?»
Con uno sforzo disumano Yako provò a rialzarsi. « La risposta è semplice: perché ... PER UN ESSERE UMANO NON È NORMALE STARE APPESI ALLA CODA DI UNA BESTIA INFERNALE A DUE CHILOMETRI DI ALTEZZA!»
Yako cercava di stare aggrappata alla coda viscida e squamosa della creatura, conficcando persino le unghie nella carne. Rischiò di cadere per ben quattro volte: tra le montagne innevate delle Alpi, nella foresta Amazzonica, sulla città di San Francisco, nell'Oceano Pacifico e adesso... rischiava di morire sfracellata nel Gran Kenya.
Da quando Neuro era ritonrato dagli Inferi la fama del duo detective riprese il suo corso, ma non più come fama nazionale, bensì internazionale; dall'America all'Europa, dalla Cina all'Australia. Un mistero dopo l'altro, uno stomaco da riempire e tutto con la sola frase "Il colpevole... sei TU!"
Eh sì, la caccia del Mistero Supremo stava continuando.
Ogni volta che l'aereo atterrava, la povera Yako veniva travolta dai suoi fan, invasa da tantissimi regali tra cui anche dolci o cibi del posto e, ovviamente, Yako li accettava senza tanti complimenti.
L'andata era così, ma il ritorno all'ufficio... il mezzo di trasporto erano le creature demoniache di Neuro. Yako il motivo non lo sapeva, dal momento che quella che rischiava di morire era solo lei, ma non ricordava proprio di aver fatto qualcosa di male per meritarsi quel trattamento.
«Questo sì che è un mistero...»
Neuro si girò verso l'umana con un sopracciglio inarcato. «Hm? da quando senti gli odori dei misteri? Un invertebrato come te non dovrebbe esserne in grado.»
«Non parlo di quei misteri ma... perché ritorniamo sempre con questi cosi?»
Neuro fece finta di non aver sentito e riprese a fissare un punto qualsiasi davanti a sé.
«Neuro... almeno questa volta mi dev-... ahhhhhhhhh!»
Neuro si voltò di scatto verso la figura minuta della ragazza che stava cadendo nel vuoto, con gli occhi spalancati e un'espressione sorpresa sul volto.
«NEURO! AIUTO!» In preda al terrore Yako urlò più che poteva, chiamando invano il demone che in un attimo raggiunse l'umana e si ritrovarono di colpo sulla schiena della creatura.
Yako non aveva ancora il coraggio di riaprire gli occhi, ma si accorse subito che stava stringendo qualcosa con forza. Lentamente alzò le palpebre e si ritrovò a stringere un braccio di Neuro. Alzata la testa si ritrovò faccia a faccia con lui e un sorriso compiaciuto si disegnò su quest'ultimo.
«Che divertente.»
«N-non... non c'è niente di divertente in questo! stavo rischiando di morire! Lo sai!»
«Be', non sei morta. Quindi è tutto a posto.»
Yako distolse lo sguardo arrossendo, mentre il sorriso di Neuro ritornò ad un espressione seria. Un breve silenzio piombò tra i due finché a rompere il ghiaccio non fu il demone con una domanda. «Quanto tempo è passato?»
«I-in che senso? Parli del viaggio?» rispose lei senza guardarlo. «Non lo so, forse da un'oretta.»
«No, parlo dal mio ritorno sulla Terra.»
Yako si dimenticò del suo imbarazzo e decise di rivolgersi a Neuro, che aveva ripreso a fissare un punto davanti a lui, ma c'era qualcosa che preoccupava non poco la ragazza, ovvero la sua espressione.
Non era la prima volta che vedeva quel tipo di occhi, così umani e profondi, ma sicuramente era la prima volta che li vedeva così… sinceri? Forse era la parola giusta. «E' passato circa un anno, ma… Neuro va tutto bene?»
Il demone sbatté gli occhi distrattamente e scosse la testa. «Sì certo. Stavo solo… riflettendo.»
«Riguardo a cosa?»
«Lo vuoi veramente sapere?»
Annuì.
Neuro si schiarì la voce prima di cominciare a parlare. «La verità è che... stavo pensando a quel giorno in ufficio quando ritornai. Tu… avevi un espressione come dite voi... triste.»
Lei ritornò a guardare il demone incredula dalle parole che stava uscendo dalla sua bocca.
«Forse è solo una sensazione, ma vedendoti in quello stato credevo che stessi per... dimenticarti.»
«Di cosa?»
«Di tutto...» Neuro non aggiunse parola e anche Yako rimase in silenzio lasciando spazio ad una serie di pensieri: possibile che Neuro avesse paura di essere dimenticato? Che io potessi scordare tutti quei momenti assurdi? Tutte quelle volte che mi torturava, che mi chiamava spazzatura.
Poco per volta la ragazza si stava accorgendo che non erano proprio tutte cose positive, ma… anche qualcosa di buono c'era, che le avevano anche cambiato la vita. Come poteva solo pensare, che io potessi dimenticare? Questo è...
«Assurdo…» sbottò Yako senza pensarci, facendo volgere la testa di Neuro verso di lei. «Dopo tutta quella ramanzina del non dimenticare, pensi che io possa dimenticare tutto?»
Neuro rimase per un po' con lo sguardo rivolto a quello di Yako, ma nn ci volle molto prima che spostasse leggermente gli occhi da una parte. Alla ragazza scappò una risata, poiché conosceva fin troppo bene quell'espressione: gni volta che il demone spostava lo sguardo, significava che aveva perso del tutto l'interesse verso un essere umano, ma non questa volta. Era come se Neuro fosse in qualche modo imbarazzato e per un attimo Yako si immaginò le gote del demone leggermente rosse.
«Non dimenticando si matura» Neuro riprese a guardarla. «Questo mi hai detto: e se io dimenticassi rimarrei un invertebrato, giusto?»
Le labbra del demone mangia-misteri si incresparono in un sorriso divertito, mostrando le due file di denti affilati. «Giusto, schiava. Aggiungerei anche che ti avrei lasciata a testa in giù sul soffitto dell'ufficio fino a quando il sangue non ti sarebbe arrivato al cervello.»
«Già, ne saresti capace.»
Per un istante, demone e l'umana si fissarono intensamente, le braccia di lui sorreggevano ancora il corpo di lei e quest'ultima non si era ancora staccata dalle sue braccia.
Nessun movimento, nessuna parola. Restarono in quella posizione per un po', finché Neuro non si voltò all'indietro con un'espressione truce sul volto e gli occhi che pulsavano verdi.
«Qualcosa non va, Neuro?» chiese Yako preoccupata.
«Ascoltami, Yako. Quando saremo sospesi in aria, apri questo ombrello» lasciata la ragazza, Neuro tirò fuori dalla giacca un grosso ombrello viola, sempre guardando l'orizzonte dietro di sé.
«Cos-... Ma perché?»
«Tu fai come ti di-…» prima che potesse finire la frase, l'enorme creatura demoniaca fu ridotta a brandelli da una lama invisibile ei due si ritrovarono a cadere giù nel vuoto. Yako cominciò ad urlare disperata, mentre Neuro seguiva con lo sguardo quelle lame misteriose.
«Yako, adesso apri l'ombrello.»
«Eh? E tu non vieni?!»
«Sciocca umana. io non ne ho bisogno. E poi… ora ho da fare.» il demone allargò le braccia e cominciò a salire.
«Sì, comodo per voi demoni non avere a che fare con la fisica!» cercando di combattere l'aria, Yako prese con due mani l'ombrello e lo aprì, questi si allargò formando attorno a Yako una bolla viola trasparente.
Tirò un sospiro di sollievo. «Mamma, per un pelo... wow, qua dentro sembra di galleggiare nell'aria. Ma... cos'è quello?» con occhi increduli Yako stava assistendo a una, per così dire, battaglia dove due fasci di luce si stavano scontrando l'un contro l'altro: una verde e un rosa magenta.
Lei sapeva benissimo che quella verde era Neuro, ma quella rosa, non poteva immaginare chi fosse. «Che sia un altro demone?»
Tra uno scontro e l'altro i due si stavano lanciando palle incandescenti, di cui una stava per colpire la bolla, tutte le altre colpirono le rocce del Gran Kenya. Uno scontro a dir poco epico che finì con la caduta del rosso, finendo al suolo e formando un grosso cratere.
Yako fissò a lungo quella macchia scura, finché Neuro non le si presentò davanti in forma demoniaca all'improvviso. «Ah! Neuro! Non spaventarmi così!»
«Scusami tanto se ho cercato di restare vivo... Chiudi l'ombrello, scendiamo insieme.» premuto lo stesso bottone, la bolla scomparve e ritornò a essere l'ombrello che era. Neuro prese Yako con un'ala e scesero giù in direzione del cratere. Da lontano non sembrava così grande, ma non appena vi atterrarono vicino pareva perfino più profondo.
«Caspita ma co-... Ehi!» Il braccio di Neuro davanti a Yako faceva segno di non avvicinarsi «N-Neuro?»
Gli occhi del demone parevano colmi di rabbia e disappunto, infatti non si aspettava la visita di nessuno: soprattutto di lei.
«Che cosa succede?» provò di nuovo la ragazza.
«Tu stai dietro di me.» le ordinò a denti stretti.
L'umana annuì e obbedì, lasciando comunque un occhio per sbirciare. Una figura si stava alzando da sotto le macerie di terra.
Restando sempre all'erta, Neuro si avvicinò un po' al cratere.
Sentita la presenza di Yako e del demone, la figura si girò verso di loro. D'un tratto corse velocemente verso di loro e con un salto arrivò preciso davanti a Neuro con Yako alle spalle: testa china, in ginocchio in segno di umiltà.
«Ne è passato di tempo» una voce femminile parlò. «Maestro.»
Quando alzò la testa Yako non poté fare a meno di stare a bocca aperta per la sorpresa. «Ma... cosa?»
Il viso, gli occhi, il corpo, tutto il suo aspetto fisico assomigliava vagamente a... Neuro! Fatta a eccezione dei capelli: aveva lunghi capelli viola fino ai fianchi e invece di due ciocche scure lei le aveva bionde.
«Nara.»
Yako spostò lo sguardo sul demone. Nara? Pure il nome era molto simile al suo! Nella fervida immaginazione della ragazza riemersero dei legami che potessero esserci fra i due; fratelli, cugini o forse altri legami di parentela? Anche se a ben pensarci, si disse fra sé e sé Yako, non credo che i demoni possano essere parenti. Allora le venne in mente solo una cosa...
«Siete per caso fidanzati?!» senza che l'umana se ne accorgesse urlò ciò che stava pensando e puntò il dito sui due demoni, che rimasero stupefatti.
«Tu, piccola insolente... se provi a parlare di nuovo senza essere interpellata, ti spezzo le mascelle, hai capito?!»
«Haia... ha ho hai hahendo hà!» ( traduzione: ahia... ma lo stai facendo già)
La misteriosa Nara scoppiò a ridere piegandosi in due e tenendosi la pancia. « Che umana divertente!»
Neuro lasciò la presa, facendo così cadere la povera Yako a peso morto.
Si somigliano davvero molto, pensò Yako,ma forse è un po' più... umana rispetto a Neuro.
«Non c'è niente da ridere, Nara. Voglio delle spiegazioni.»
La demone smise di ridere, preso un po' di fiato, sorrise e mostrò i suoi occhi verdi e brillanti. «Dai maestro. Non essere così noioso! Non è felice di vedermi? Sono venuta a farle visita.»
«Tu sei la vice-imperatrice. Tu hai il compito di sorvegliare gli Inferi quando un tuo superiore, in questo caso io, è assente.» tagliò corto Neuro.
«Stia pure tranquillo, maestro. Non sta succedendo niente di nuovo lì sotto: le solite anime perdute.» Nara posò poi lo sguardo su Yako che intanto si sentiva il terzo incomodo, dal momento che non capiva la situazione; alla fine accolse lo sguardo di lei e fece un leggero inchino.
«Su, nessuna formalità, piccola umana! Scusami se ti ho quasi colpita quando eri nella bolla.» con un radioso sorriso si avvicinò alla ragazza e le tese la mano. «Piacere di conoscerti, io sono Nara, vice-imperatrice della parte dell'est degli Inferi.»Yako fissò a lungo la mano, con la coda dell'occhio scrutava Neuro e controllava che non ci fosse qualche disappunto nel stringerla: non vedendo nessun tipo di cenno la strinse. «I-io sono Yako.»
«Yako-chan... davvero un bel nome!»
«G-grazie»
Come Neuro, quasi sicuramente le sue espressioni erano puramente false, ma Yako pensava che fossero diverse rispetto a quelle usate dal demone per fare il perfetto assistente innocuo.
In qualche modo guardando Nara non si sentiva affatto tranquilla, provava in un certo senso… di terrore.
«Ora basta con le presentazioni» Neuro staccò le mani delle due afferrando saldamente il polso dell'umana e spostandola dietro di sé.
«N-Neuro, che ti prende?»
«Ora Nara, voglio delle spiegazioni»
La giovane demone sbuffò portandosi una mano fra i lunghi capelli viola, mentre Neuro la fissava con un'espressione truce. «Un buco nero»
«Cosa?»
«Un buco nero mi ha permesso di venire in questo mondo.»
Neuro lasciò la presa al polso, così da potersi avvicinare a Nara a pochi centimetri dal suo naso. «Voglio la verità»
Lei non rispose, mostrando come il suo superiore gli occhi verdi pulsanti. Infine sorrise. «Come lei desidera. Ma non qui» Date le spalle ai due, si allontanò di circa un metro e innalzò l'indice della mano sinistra e un alone color magenta avvolse il suo corpo.

667 oggetti demoniaci

Dal terreno emerse, accompagnato da un terremoto, un parallelepipedo di pietra, decorato con piccoli mostriciattoli qua e là e sulla parte superiore un frontone con la testa di un drago. All'apparenza sembrava un ascensore.

Evil elevator

Le porte si aprirono di scatto. «Useremo questo per tornare al vostro covo» Nara invitò maestro e umana ad entrare nell'ascensore, il primo vi entrò senza proferir parola, mentre Yako lo seguì subito dopo. L'ultima ad entrare fu Nara che subito digitò su una tastiera quelle che dovevano essere delle coordinate.
Ma come? Sa già dove andare? pensava Yako, accorgendosi che l'ascensore stava cominciando a muoversi. In un attimo erano già in volo. «Wow! Ma è fantastico! Neu-...»
Il demone stava con le braccia conserte e teneva d'occhio la sua collega con fare sospetto, quasi come se non si fidasse. Yako cominciava a credere che in passato fosse successo davvero qualcosa fra i due demoni: che abbiano cercato di uccidersi tra di loro? Magari per chi doveva governare oppure, osservando l'espressione di Neuro, Nara lo aveva tradito. Innumerevoli potevano essere i motivi, ma Yako non riusciva a capire quale fosse.
«Non ha bisogno di fissarmi a quel modo, maestro» disse la vice-imperatrice senza voltarsi. «Con me è in buone mani.»
 
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Salve a tutti! è passato un po' di tempo... non ho avuto tempo di scrivere per via della scuola!! 
commentate pure e magari potete dare anche dei consigli!! :)
 
Glenda Sin Wrasprigrel

 

[CAPITOLO REVISIONATO IL 30/08/2019]

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Capitolo 3
*** Fiducia ***


Non appena arrivati all'ufficio, Godai non riusciva a smettere di osservare la nuova arrivata facendo rovesciare sul tavolo il tè bollente
«Godai-san! Fai attenzione!»
«Wa! scotta!»
«Cos'è?! Sei tra le nuvole?!»
Tra una parolaccia e l'altra, il ragazzo prese velocemente un panno per asciugarsi i pantaloni. «Si, spiritosa... comunque: quella chi è?» il ragazzo puntò il dito sulla ragazza dai capelli viola appoggiata all'angolo della stanza con le braccia conserte e gli occhi chiusi.
«Ah, lei si chiama Nara. È una conoscente di Neuro.»
«Anche lei è un...»
«Sì, è un demone.»
«Accidenti! Quest'ufficio si sta trasformando in un rifugio per demoni!»
Yako tappò la bocca di Godai con un muffin e li fece segno di stare zitto. «Fai silenzio!Vuoi che ci sentano!?»
«Lo schiavo numero 2 ha ragione.»
«Tsk, hai senti-... hey!»
Neuro si alzò dalla sua poltrona e con uno sguardo truce andò alla porta senza guardare nessuno. «Nara, vieni subito fuori con me.»
Lei aprì gli occhi e con un sorriso annuì. «Ai suoi ordini, maestro.»
Nara aprì la porta per fare uscire prima il suo superiore. Prima di uscire Neuro ordinò ai due umani di non salire assolutamente in terrazza e che se avessero disubbidito li avrebbe squartati. Sicuri che sarebbe capace di tale gesto, i due umani risposero all'unisono:«Sissignore!»
Rimasti soli nell'ufficio, Godai e Yako si guardarono insospettiti.
 
 
 
«Caspita! Che bella atmosfera che c'è qui!» disse Nara stiracchiandosi. «È così calmo, così puro, è così... insulso.» Con le mani appoggiate alla ringhiera la giovane vice-imperatrice scrutò la vita movimentata della città; milioni di persone che camminavano, che usavano le macchine, biciclette e che parlavano fra di loro in continuazione. Per lei tutto quel movimento e quel chiacchericcio erano insulsi.«Che cosa ci trovi in questo mondo, Neuro? Dov'è la sofferenza, l'agonia che ti piaceva tanto?»
«Dov'è finita la tua formalità?»
«Non cambiare discorso.»
«Di quale discorso stai parlando se non è ancora cominciato?»
«In che cosa ti stai trasformando?!» persa la pazienza, Nara gli gridò contro arrabbiata, ma Neuro non sembrò minimamente impressionato dalla sua reazione.
«Sono sempre io» rispose lui semplicemente. «In cosa dovrei trasformarmi?»
«In un umano, per esempio» Nara scrutò il demone con estrema serietà, occhi fissi su di lui, mentre l'altro fissava un punto della città. Alla fine lei sospirò arresa nel ricevere una risposta e poggiò il mento sulla ringhiera con un espressione annoiata. «Comunque era la verità, c'era uno squarcio nel cielo infernale.»
Finalmente Neuro sembrava interessato all'argomento e si volse verso la sottoposta.
«Ci sono saltata dentro è mi sono ritrovata in questo mondo. Non ho idea di chi lo avesse aperto.»
«Quindi non sei stata tu a fare lo squarcio.»
«Sei forse sordo?! Ho detto che non l'ho fatto io! Considerando che tu non me lo hai mai insegnato perché ancora pensi che io non ne sia in grado.»
«Ed è così, bisogna avere una certa esperienza. Non è stato facile persino per me.»
«Ti ostini a trattarmi come una novizia. Ormai io non lo sono più!»
«Ok. Passi la prima e la seconda volta, ma la terza non te la faccio passare, piccola insolente.»
Maestro e discepola si lanciarono uno sguardo d'intesa, uno più minaccioso dell'altra, ma comunque non intenzionata a perdere. Se dopo quel interminabile silenzio ci sarebbe stato uno scontro, non si sarebbe minimamente risparmiata.
 
 
«Senti Yako.»
«Sì?»
«Siamo sicuri.... che Neuro stia bene?»
Yako alzò gli occhi dal suo libro di matematica e appoggiò una mano sulla fronte di lui e l'altra sulla sua: stava controllando la temperatura. «Dunque... di febbre non ne hai... Ok, sei a posto.»
Godai scansò la mano della ragazza. «E piantala! Dico sul serio! Da quando siete arrivati con quell'ascensore volante si comporta in modo strano. E credo che la causa sia quelle Nara, poco ma sicuro.»
La ragazza chiuse il libro per discutere della questione, in effetti anche lei ci stava pensando, da quando lei le strinse la mano, da quando sentì quella sensazione di terrore. «La mano.»
«Eh?»
«Quando lei mi ha stretto la mano e si è presentata così gentile e allegra... non mi convinceva.»
«Anche io ho avuto quella strana sensazione!»
I due cominciarono a spiegare le loro reazioni e come Yako anche Godai disse che era diversa da Neuro; nonostante le sue torture atroci per lui quel finto sorriso misto con gentilezza non gli piaceva.
«Sai a cosa penso?»
«A cosa?»
«Che con quella Nara, tutto questo cambierà» Godai accavallò le gambe sedendosi davanti a Yako con fare pensieroso, lo sguardo sulla ragazza, lei invece sudava freddo aspettando le ipotesi dell'amico.Penserà anche lui a delle assurde combinazioni che legano i due demoni?
«Hai... qualche idea?»
Godai prese l'astuccio di Yako tirando fuori una gomma e una matita, si schiarì la voce quasi come per prepararsi per un discorso importante. «Osserva: prima ce ne uno ( alzando la matita) e adesso ce ne sono due ( alzando la gomma). Insieme, questi due, potrebbero... GOVERNARE IL MONDO! BUHA!» Yako li cacciò un altro muffin in bocca premendo sulla bocca facendolo tossire. «Ma che diavolo fai?!»
«Sei un idiota! come possono una matita e una gomma governare il mondo?!»
«Ma sei scema! Mi sto riferendo a Neuro e a quell'altra! Era un esempio!»
«Eh?» La ragazza si sedette sul divano calmandosi e ci pensò su: non lo avrebbe minimamente ipotizzato. Neuro che distrugge il mondo? Poteva essere? Levò quel pensiero dalla testa scuotendola e batté le mani sul tavolino, spaventando Godai. «Neuro non lo farebbe mai! Questo mondo li serve per cibarsi dei misteri!! No, lo escludo!»
«Come puoi saperlo? Magari si è stufato e non... Ehi, perché mi guardi così?»
Un alone di rabbia era attorno al corpo minuto della ragazza, occhi fiammeggianti puntati su Godai, emesso un grido cominciò a prendere a pugni la testa di lui. «Ma che razza di servitore sei?! Non dovresti parlare male di un tuo superiore quando non è qui!»
«Ma cos-... Ti è dato di volta il cervello?!  Servitore? Da quando parli come quello lì?!» Godai si proteggeva con il braccio limitandosi a difendersi, poiché a conti fatti, o almeno per lui, non si potevano considerare veri pugni.
«È permesso?»
I due ragazzi si fermarono all'arrivo di Sasazuka, con il suo solito completo grigio e l'espressione calma e impassibile, che posò un timido sorriso sulla coppia alle prese con una rissa.
«Vedete di non combinare guai, altrimenti dovrò portarvi in centrale.»
«Sasazuka-san!»
«Ciao, Yako-chan.»
Quando il poliziotto alzò la mano, Yako si accorse subito che aveva una ferita che sanguinava sul palmo. «Ma... sei ferito!» si allarmò subito lei.
«Ah questo... ho distrutto la macchina fotografica di Ishigaki.»
«Eh? Perché?»
Questi alzò un dito. «Ha fotografato il vostro ascensore volante. Le strane decorazioni mi hanno fatto capire che eravate voi dall'America. Credeva fossero ufo e la voleva mostrare ai media.»
Con un po' di imbarazzo Yako si inchinò più volte scusandosi per l'aiuto del poliziotto. «Accidenti... be’, la ringrazio! Aspetti, vado a prendere la cassetta del pronto soccorso! Stia lì!»
L’uomo seguì con gli occhi la ragazza che, fatto un leggero inchino, andò a prendere la cassetta del pronto soccorso nell'altra stanza. Sasazuka ne approfittò per avvicinarsi alla lunga treccia nera attaccata al muro. «Salve, Akane-chan. Come sta oggi?»
Lei ondeggiò frenetica e sulla lavagnetta scrisse : molto bene grazie! Ma la prego, nessuna formalità! ♥
«Be’, allora anche tu.»
La ragazza murata viva ondeggiò freneticamente la sua treccia.
«Sembra che si sia presa una cotta per lei, signor poliziotto» ridacchiò il teppista.
«Può darsi.»
Il poliziotto prese posto vicino a Godai in attesa di Yako per parlare delle risoluzioni degli ultimi casi- anche se a Godai non gliene fregava più di tanto- e di come se la stavano passando in quel periodo.
«Ah, prima che mi dimentichi…» Sasazuka tirò fuori dalla giacca tre lettere e le appoggiò sul tavolino. «Sono arrivati altre richieste di casi, potresti darle a Neuro?»
«Sì certo… visto che stiamo parlando di lui: da quando sa il suo segreto, lei non lo ha mai detto a nessuno, perché?»
Sasazuka ci rifletté su incrociando le sue braccia al petto. In effetti nell'ultimo caso di Sai, vedere l'assistente tranquillo e sorridente prendere il volo, non era una cosa da poco, senza contare il fatto di aver visto la sua forma demoniaca. Ma poi si accorse che dopotutto lui aveva, per così dire, salvato il mondo lanciandosi in quella colonna di luce: anche se rimaneva sempre una cosa incredibile. In poche parole, non le pareva una persona pericolosa.
«Non mi sembrava il caso, e poi mi pare che non stiate facendo niente di male, solo aiutando a risolvere omicidi, no?»
«Sì... è vero» esitò per un attimo Godai.
«E poi tu e Yako avreste benissimo potuto farlo tempo fa, giusto?»
«La nostra è una posizione diversa dalla sua! Glielo posso assicurare!»
«Eccomi di ritorno! Su, mi dia la sua mano!» Yako entrò con il fiatone tenendo sotto braccio una scatoletta bianca.
Il poliziotto sorrise alla ragazza. «Grazie, Yako-chan.»
 
 
 
«L'imperatore dell'ovest.»
«No.»
«L'imperatore del sud.»
«Ho detto che non lo so.»
«Allora quello nord.»
«Sei duro di comprendonio... Ho detto che non lo so!»
«Un portale non si può aprire così all'improvviso.»
«E che ne so! Te lo già detto, quando ho visto quella voragine ci sono andata dentro ed eccomi qui! Punto e stop!» Stufa di dover ripetere di nuovo le stesse identiche parole, Nara mise le mani sui fianchi e inarcò un sopracciglio, l'altro invece era a braccia conserte e con occhi accusatori.
Era passata circa mezz'ora e i due demoni continuavano a discutere su quel buco nero. Neuro non è che non le credesse - o meglio, in parte- ma gli pareva impossibile, perché se fosse come diceva la sua subalterna, allora era un vero problema. Il demone ci pensò su: il giorno in cui si aprì la porte degli Inferi, probabilmente non aveva usato abbastanza potere per richiuderlo completamente e ora quello stesso portale si stava riaprendo. Un'ipotesi azzardata e anche possibile.
«Senti Neuro» Nara ruppe il filo dei pensieri del demone con un tono calmo. «Perché non torni con me negli Inferi?»
«Per quale motivo dovrei farlo?»
«Tanto qui non hai niente da fare! Dai, chiederò che i demoni inferiori costruiscano degli enigmi difficile per te! Che ne dici?»
«Non se ne parla.»
Il sorriso della giovane demone svanì all'istante, lasciando posto ad un broncio.
«Io non mi fido di te, Nara. Ora ne sono certo.»
 Nara schioccò la lingua e con un balzò salì sulla ringhiera. «Non credere che finisca così, maestro.»
Due occhi verdi fissarono inermi la demone pronta a buttarsi.
«Io non mi arrenderò» detto ciò, lei si lasciò cadere e prima che Neuro si potesse sporgere era scomparsa.
 
 
 
«Ah, Neuro! È passato Sasazuka-san e sono arrivate altre ... Ma dov'è Nara-san?»
«È andata a farsi un giro» rispose lui secco.
«Ah, capisco.»
«Che cosa stavi dicendo?»
«Sono arrivati nuovi casi, sono sulla scrivania» Yako sistemò i pezzi di garza rimasti nella cassetta, Godai era sdraiato sul divano leggendo il giornale e Neuro si sedette sulla poltrona valutando le lettere dei loro prossimi incarichi.
Nella stanza non ci fu che silenzio: Yako voleva evitare di proferir parola, poiché se lo sentiva che la chiacchierata con Nara non fosse andata bene, Godai invece preferì non mettersi in mezzo prima di avere guai. Finito di leggere le lettere, Neuro disse a Yako che aveva la giornata libera, quindi le diede il permesso di uscire prima, la stessa cosa a Godai.
«Yako, domani andrò a prendere tre biglietti per andare in Russia, il nostro prossimo lavoro si trova lì.»
«Ok, quando?»
«Fra una settimana.»
La ragazza annuì, salutò Akane-chan e uscì.
Godai restò ancora un po' nell'ufficio osservando l'espressione preoccupata del demone, prima che si potesse pentire osò chiedere:«Senti, Coso.»
«Che cosa vuoi?»
«Non vorrei fraintenderti ma... quella tipa appena arrivata non mi piace» Godai riuscì a cogliere la sua attenzione. «Insomma... Yako ha detto che prova un certo terrore nei suoi confronti, ma per me... la cosa è diversa. Mi sembra a dir poco... pericolosa.»
Finalmente il demone accennò il primo sorriso, mostrando la fila di denti aguzzi. «Sei forse sordo servo numero 2? Io ho detto comprerò tre biglietti, ciò dovrebbe significare per te venire con noi.»
«Ah… Cosa?!»
«Mi hai battuto sul tempo, stavo giusto per dirti di preparare le valige»
Il ragazzo si grattò la nuca borbottando e dirigendosi verso la porta, ma prima che potesse abbassare la maniglia, una mano si appoggiò sulla sua spalla.
«Ho un altro favore da chiederti.»
Senza girarsi, Godai stette in ascolto.
«Tu dovrai tenere d'occhio Nara per me, mentre risolviamo i casi.»
«Cosa? Viene anche quella?»
«Io non l'ho invitata, ma in qualche modo ci seguirà, ne sono certo.»
Godai annuì
«E un'ultima cosa. Questo è più un ordine. Devi assolutamente proteggere Yako da qualsiasi cosa, ad ogni costo. Chiaro?»
«E Sentiamo, che cosa mi farai se non ti obbedisco?»
»Mi sembra ovvio, no?» Neuro si sfilò il guanto e mostro la sua mano in forma demoniaca, artigli lunghi e indistruttibili.
«Sì, ok. Ho capito. Lo dovevo immaginare.» Lasciata la spalla, Godai salutò con un gesto della mano il demone, chiudendosi la porta alle spalle: infine sbuffò. «Lo sapevo che c'era qualcosa che non andava. Qui va a finire male.»
Rimasto solo nell’ufficio, Neuro si risedette sulla poltrona e si portò una mano sulla fronte. Per qualche strana ragione era esausto, eppure aveva divorato un mistero sufficiente a saziarlo per almeno due giorni. Che l’arrivo di Nara fosse la causa della sua stanchezza?
Mentre il demone era immerso nei suoi pensieri, Nara era attaccata alla finestra dell'ufficio, per osservare sogghignando il suo superiore in preda alla confusione.



[CAPITOLO REVISIONATO IL 03/09/2019]

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Capitolo 4
*** Verità ***


Un caso semplice quello in Russia, poiché era bastato far sbagliare lo stesso assassino facendogli credere che il caso fosse stato dichiarato un suicidio: quel suo sospiro di sollievo lo aveva smascherato.
«È stato piuttosto noioso» disse Neuro deluso.
«Quell’uomo non appena ci eravamo accorti che era lui l’assassino, ha confessato tutto.»
«Be’, almeno ti sei divorato il tuo mistero, ora io mi pappo tutte queste crocchette di pollo alla Pozarskij! Itadakimasu1
«Pollo, mollica di pane, uova, panna liquida, pangrattato, burro e un cucchiaino di vodka … che cosa c’è di tanto speciale?»
«Hai per caso usato l’evil javelin per capirlo?» disse Yako addentando la prima crocchetta.
«No, in questo caso mi è bastato l’odore.»
Dietro a Neuro c’era Godai, incappucciato per il freddo, che intanto stava tenendo  d’occhio la strada, nel caso saltasse fuori Nara, ma da quando erano scesi dall’aereo non ce n’era traccia: eppure il demone era sicuro che li avrebbe seguiti, improbabile che si fosse arresa, forse era da qualche parte nella città di Mosca dove era difficile vederla.
Mentre stavano camminando, una povera vecchia mendicante era ai piedi del marciapiede. Era vestita con un vestaglia lunga e leggera e con in testa uno scialle nero, che copriva gran parte del volto deturpato. «Pozhaluista, monety! Pozhaluista!» ( per favore, una moneta! Per favore!)
Yako la guardò con rammarico, provava una certa pena nei suoi confronti. «Poverin-… Ehi!» con la sua faccia da perfetto idiota rubò il portafogli di Yako, fregando una banconota da 50 rubli «Ma che fai?!»
«Sensei, visto che è così triste per quella povera donna, perché non fa la brava e non dona queste monetine?»
«Ma che monetine, è una banconota!»
«Ma è come si valesse cinque monete da 10 rubli, no?» tenendo ferma Yako dal collo, Neuro pose la banconota sulle mani sulla vecchia e questi abbassò la testa per ringraziare. «Derzhat’ ( tieni )»
«Spasibo! ( Grazie )» rispose lei prostrandosi ai suoi piedi.
Sempre con Yako tra le mani, il demoe passò oltre seguito da Godai. Quest’ultimo si fermò davanti alla vecchia che era ancora in ginocchio con lo sguardo verso il basso e per un attimo si insospettì: questa vecchia… non trema e non ha le mani rosse dal freddo ed è vestita con un solo scialle... Può essere che…
«Schiavo numero due, l’aereo non aspetta!»
Godai si tolse quel pensiero dalla testa e raggiunse gli altri, ma un occhio demoniaco era ancora lì che controllava per un po’ la vecchia.


Durante il viaggio in aereo molti turisti chiedevano un autografo o una foto assieme a Yako, molte hostess cercavano di far stare seduti i passeggeri e di non farli raggruppare tutti sul posto 24: di nuovo sommersa da regali e flash, in molti casi ha dovuto rispondere in inglese rispondendo con un thank you! e un yes, of course! storpiati.
Godai e Neuro erano seduti dietro alla ragazza, uno dormiva e l’altro invece pensava a quella vecchia mendicante.
«A cosa pensi, schiavo numero due?» sbottò il primo senza aprire gli occhi.
«A quella vecchia.»
Schiuse un occhio.
«Tutti in quella città – escluso te – erano ben coperti per il freddo, ma quella vecchia era vestita troppo leggera. Forse quella…»
«Quasi sicuramente.»
Godai prese a guardare il demone accanto a lui, il quale stava riflettendo sulla questione.
«Però è stata ingegnosa, ha  pensato bene di travestirsi in un inutile essere umano che io non avrei mai preso in considerazione.»
«Strano che tu non te ne sia accorto» Godai si appoggiò sullo schienale con le braccia dietro la testa e ridacchiò compiaciuto per aver battuto il demone in qualcosa.
«Se non ci fossi stato io»
Anche Neuro sorrise. «Sì Godai-san, senza i tuoi due occhi da falco io e la sensei non l’avremmo mai capito. Bravo!»
 Quella voce smielata da perfetto lecchino irritava Godai. «Ti stai prendendo gioco di me?!»
«Tu che dici?»
«Tsk…»
«Bada però di non abbassare la guardia, perché se si trasformerà in qualcosa di cui io potrei non accorgermi tu devi essere pronto.»
Godai annuì serio
« Altrimenti, potrei tranquillamente ucciderti.»
« Sì, ok… Ma s-se tu continui… a-a strozzarmi... C-col cavolo che proteggo la detective!»
« Oh, ma davvero?»
La conversazione tra i due finì con una risata malefica del demone.


Nelle fredde strade di Mosca, una donna era seduta ai piedi di un marciapiede, con un sacchetto tra le mani colmo di monete e banconote, ma era interessata a una sola banconota: quella da 50 rubli.
Dalla tasca tirò fuori un piccolo oggetto simile ad un occhio, ormai distrutto.
« Come sempre il maestro è bravo, anche se ci ha messo più tempo del previsto a scovarmi.»
Tolto lo scialle i capelli bianchi e spettinati divennero lungi capelli viola e il corpo trasandato si tramutò in quello di una giovane donna con un completo blu.

Ricorda la tua missione, Nara. Dovrai fare in modo che Neuro ritorni al più presto nel nostro mondo, prima che lui diventi qualcosa che non è

Nara chiuse gli occhi e rimase in ascolto.«Non c’è bisogno di ricordarmelo ogni volta.»

Dobbiamo essere sicuri che tu ubbidisca, dopotutto sei pur sempre una sua collega

«Vi do ascolto perché anche voi siete dei miei superiori, ma lo faccio perché anche io voglio che lui ritorni con me.»

Bene, allora siamo intesi

«Avrei solo una domanda.»

Parla

«Siete stati voi ad aprire il buco nero, affinché potessi venire qui?»

No, te lo possiamo assicurare

«Ok, va bene. Ora li raggiungo.»


«Sono davvero contenta!»
«Come mai sprizzi gioia?» domandò spazientito Neuro.
«Quando eravamo a Mosca la cuoca mi ha dato gli ingredienti necessari per fare le crocchette!»
«Tsk, bastava che me li chiedessi di nuovo.»
L’aeroporto brulicava di gente che sbarcavano e imbarcavano, ma Neuro tenne d’occhio una figura appoggiata ad una colonna di marmo.
«Com'è stato il viaggio?» Ora tutti e tre stavano osservando la figura: era Nara che molto probabilmente aspettava il loro ritorno. Aveva addosso un vestito diverso, un completo del tutto moderno con tanto di mini gonna e collant neri.
«Wow, Nara-san! Sta davvero bene con i vestiti di questo mondo!» disse Yako con entusiasmo.
Nara ricambiò il sorriso. «Grazie, Yako-chan! Mi sono trovata un lavoro e così ho deciso di cambiare un po' lo stile! Che ne dici di venire con me a fare shopping?»
«Mi dispiace, ma Yako viene con me in un negozio di dischi» Godai si intromise tra le due, prendendo per il braccio l'umana.«Su, andiamo.»
«Ehi... aspetta un momento!»
I due si allontanarono da Nara, lasciandola da sola con Neuro: entrambi i demoni si squadrarono minacciosi.
Neuro le passò davanti quando la giovane demone lo fermò per infilargli un foglietto di carta nella tasca della giaccia. «Lei è sempre così generoso, maestro.»
Proprio quando Neuro stava per girarsi verso di lei, scomparve. Lui sapeva benissimo che li avrebbe inseguiti, ma ciò che interessava di più a Neuro era la ragione che vi era dietro. Era sempre stata una sua fedele collaboratrice, con cui gli era facile misurarsi nel momento in cui gli capitasse di annoiarsi negli Inferi. Che cosa era successo durante la sua permanenza nel mondo degli esseri umani Per quale motivo è venuta a cercarlo? Non è stata davvero inviata da qualcuno? Qual è la verità?
Di certo questo per Neuro non era un mistero che poteva mangiare, ma voleva lo stesso risolverlo.


In una fabbrica abbandonata nella periferia della città di Tokyo, c'era un club notturno dove vi era permesso entrare solo alle creature della notte: demoni, vampiri, licantropi, zombie , fantasmi ... 
Fuori dall’edificio era solito assistere a delle coppie di vampiri che si baciavano a più non posso e si leccavano a vicenda quello che doveva essere sangue; all’interno invece musica ghotic rock a tutto volume, dove ragazzi liceali facevano balli sfrenati.
La notte è l'unico momento in cui puoi essere quello vuoi, uno slogan molto allettante, ma veritiero. Nara riusciva a scrutare da lontano tre ragazze vestite con abiti attillati, rossetto nero, eyeliner nero e una parrucca punk accompagnato. Riusciva a vedere persino le lenti a contatto colorate.
«Allora è questo che diventate di notte, nonostante la vostra bravura in tutte le materie, con una famiglia ricca e studentesse di una prestigiosa scuola privata... pare che non vi basti la vostra vita così perfetta.» Facendo scorrere gli occhi riconobbe anche un altro ragazzo che in quel momento era completamente borchiato, con una cresta azzurra e catene su tutto il corpo, i vestiti erano naturalmente neri. «Ma tu guarda, lo sfigato della classe che si bacia tutte le ragazze del club. Chi lo avrebbe detto che il nerd si nascondesse così.»
Decisa, scese dall'edificio con un salto leggero, il primo ad accorgersi di lei fu proprio il ragazzo nerd. «Ma tu guarda chi abbiamo qui. Ciao bellezza.»
Tacchi a spillo, calze a retina, minigonna aderente e un completo da angelo nero: un costume fatto al momento. «Cavolo, belli quegli occhi luminosi. Dove gli hai presi?»
«Un regalo» disse l'angelo con voce suadente.
«Hey, Death. Presentaci la tua amica.»
una massa di gente, comprese alcune ragazze, le si avvicinarono chiedendole chi fosse. 
«Come ti chiami?» si avvicinò Death con la lingua a penzoloni, mostrando il suo piercing sulla lingua.
«Più che dirvi chi sono, potrei mostrarvi cosa sono. Vi va?»
Tutti annuirono eccitati e seguirono il dolce angelo nero nella fabbrica, dove la musica suonava ancora, in coro urlavano Viva la nuova arrivata! quando un fascio di luce rosso non invase tutto l'edificio

667 oggetti demoniaci. Evil Worm!

I ragazzi cercarono di forzare la porta e ad uscire da quello che sembrava un bagno di grossi vermi viscidi simili a dei cagnotti, ma senza riuscirci. Più si divincolavano, più quelle larve mordevano più forte tutti i presenti.
Invocare aiuto era inutile, poiché nessuno si sognerebbe di passare da quel lato oscuro della città.


Forse il primo viaggio non aveva soddisfatto il demone, ma si rallegrò dopo i casi a Firenze e a Toronto: il secondo era la prima portata e il terzo il dolce perfetto.
Chi avrebbe mai sospettato che una bambina di soli dieci anni potesse aver tentato di uccidere la propria sorella maggiore? Per fortuna non riportò gravi ferite, non essendo ascoltata dai genitori si rivolse al famoso duo detective affinché venisse protetta. Un caso di gelosia, solito complesso di una sorella minore, in quanto alla maggiore era permesso uscire fuori da sola oppure la somma della paghetta era più alta mentre la sua misera.
Il caso di Toronto fu un po' più complesso:il caso di una direttrice di una fabbrica di scarpe, dove alla fine il colpevoli erano tutti i dipendenti,  ognuno difendeva l'altro costruendosi alibi avvicenda. Dipendenti maltratti ogni giorni che decisero insieme una vendetta.
Notte fonda, i tre inseparabili compagni erano su un aereo in prima classe. Non c'era nessun altro se non loro. Godai stava dormendo sull'ultima poltrona in fondo, parlando anche nel sonno, Yako e Neuro invece erano seduti vicini sulle prime poltrone. La ragazza fissava fuori dal finestrino sconvolta e triste.
«Cos'è quella faccia da funerale? Dovresti essere felice, un altro caso è risolto e il mistero era a dir poco divino» disse Neuro particolarmente contento.
Senza rispondere lei sospirò, continuando a guardare fuori dal finestrino. « È davvero assurdo»
«Che cosa?»
«Insomma, come hanno potuto fare una cosa del genere!» disse lei quasi urlando.
«Ti stai riferendo al quei dipendenti? Hm... non mi preoccuperei più di tanto di loro.»
«E chi si preoccupa di loro?! »
Neuro rimase colpito da quelle parole che spalancò gli occhi. «Oi oi, Yako... come sei gelida nei loro confronti. Non me lo sarei mai aspettato da te.»
«Io... mi preoccupo per le loro famiglie.»
«In che senso?»
Yako tirò un profondo sospiro di sollievo e si rivolse verso Neuro con lo sguardo basso. «Loro hanno detto che non rimpiangono nulla perché lo stavano facendo per le loro famiglie. Quella donna gli trattava come miserabili dandoli una paga davvero misera.»
«E con ciò?»
«Sono egoisti.... se fosse come avevano detto non l'avrebbero uccisa: ora come ora, loro sono tutti in prigione, chi porterà i soldi per potere mangiare ai loro cari?!»
Neuro ascoltava in silenzio, anche se non capiva per quale motivo Yako stesse iniziando ad urlare e a piangere. È vero, non era una novità vederla così emotiva, ma ogni volta che la vedeva in quello stato, a Neuro sarebbe davvero piaciuto sapere come ci si sentisse con quelle emozioni.
«Avrebbero dovuto parlare con la polizia molto prima!»
«Datti una calmata... il problema sta proprio negli essere umani stessi: essere superbi, avari, lussuriosi, acidi, iracondi, golosi e invidiosi... siete creature nate con questi difetti che non si possono eliminare.»
Yako si asciugò le lacrime con la manica della felpa, aveva gli occhi completamente rossi e gonfi per le lacrime, ma comunque arrabbiata. «Sai una cosa?»
«Hm?»
«Vorrei tanto essere un demone come te.»
Neuro corrugò la fronte. «Di cosa vai blaterando?»
«Tutte queste emozioni... fanno male... vorrei tanto non sentirle» disse lei tra i singhiozzi.
Neuro fissò più intensamente l'umana. «Non dire sciocchezze, che mi dici della felicità? Dell'amore verso il cibo? Sono cose che tu non potresti fare a meno. Rifletti prima di parlare, vermiciattolo.»
«Forse hai... ragione... scusa.»
Neuro si appoggiò sullo schienale e si preparò a sfilare un guanto. «Fai bene a scusarti... anzi, quasi quasi per punizione di caccio la mia mano in go-...»
Il profumo di pesche e albicocche invase il naso del demone: era l'odore dello shampoo di Yako che si era addormentata, appoggiando la testa sulla spalla di lui.
L'arto aguzzo che aveva appena tirato fuori, lo nascose di nuovo con il suo guanto e ammirò l'umana che dormiva beata. I suoi occhi, anche se chiusi, per Neuro era come se risplendessero e il suo respiro andava ad un ritmo capace di rilassarlo. Già. Doveva ammetterlo. Quando la fissava negli occhi li vedeva risplendere di luce propria, era incredibile come quegli occhi riuscivano a incantare persino uno come lui.
Nel caso di Firenze, nonostante il brutto aspetto della ragazzina ( qualcosa simile ad un animale selvatico con la rabbia) , Yako le si era avvicinata abbracciandola e le bastò sussurrarle una frase per calmarla : È finita, andrà tutto bene.
«Vorrei tanto sapere qual è il tuo segreto, Yako» Neuro cominciò ad accarezzare i capelli morbidi dell'umana, la ascoltò mentre respirava: piccoli sospiri leggeri. Sul volto del demone si disegnò un sorriso e i suoi occhi divennero quelli dell'innocente assistente. «Non saresti male come demone, ma questo non te lo posso permettere. Tu sei ... unica.»
Neuro tirò un profondo sospiro orgoglioso di se stesso, come se si fosse tolto qualcosa di pesante dentro, poi guardò il suo riflesso sul finestrino per rimirare l’espressione che aveva in quel preciso momento. Di colpo si rattristò.


«Allora, qual è la nostra missione?»
«Non ci ha ancora detto nulla. Probabilmente cominceremo domani.»
«Be’, le foto ce le abbiamo, perchè non farlo adesso?»
«Perché il capo è il capo, non si discute!»
«Strano però che ce l'abbia con questa ragazzina. Che avrà fatto di tanto male?»
«Non lo so e non mi interessa, ciò che conta è che facendo quello che ci chiede noi possiamo restare così.»
«Non hai tutti torti, questo era il nostro sogno e ora si è finalmente realizzato.»

[CAPITOLO REVISIONATO IL 03/09/2019]

 

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Capitolo 5
*** Passato ***


«Ehi ragazzi! Il capo ci ha dato un incarico prima del grande colpo!»
«Ah si? E cosa dovremmo fare?»
«Controllare questi due, non vuole che ci intralci»
«Wow, ma avete visto questo biondino? E' carino... non sembra neanche umano! E quest'altro ? È sicuramente un umano...»
«Lo è, ma il capo ha detto che dobbiamo tener d'occhio soprattutto questo qui, è più ostinato del biondino.»
«Dobbiamo ucciderli?»
«No, solo fare in modo che non si mettano in mezzo.»
«Che palle... »
«Bene ragazzi, siamo pronti a cominciare.»
 
Piombò un'aria pesante nell'ufficio investigativo di Neuro e Yako. Il capo stava sonnecchiando sulla sua poltrona, la schiava numero uno era impegnata a studiare fisica e lo schiavo numero due a vedere un telefilm d'azione.
In quel momento era praticamente l'unico a fare casino, comportandosi come se vivesse nel telefilm e urlando ai protagonisti State attenti! oppure Dai, sparate!
«Wow, questa tele-serie è una bomba! Hai visto?!» disse entusiasta Godai.
«Si, Godai-san... davvero stupendo...»
Godai aveva già notato una atmosfera piuttosto sgradevole: tutti erano depressi tranne lui e la piccola Akane, che stava intanto versando del te caldo nelle tazze.
«Si può sapere cosa avete? È da quando siamo tornati da Tarànto che siete così...»
«Era Toronto.»
«Quello che è!» il ragazzo posò prima lo sguardo truce su Yako e poi sul demone: in qualche modo quella situazione lo rendeva nervoso e irritante. La detective dovrebbe essere felice per i regali che riceve ogni giorno... pure il mostro... allora perché?!
«Ahhhh! mi avete stufato!» Godai diede un pugno al tavolo facendo trasalire la ragazza e svegliando Neuro. Akane per poco non faceva cadere la teiera. «Se è successo qualcosa fra voi due, risolvetela e anche in fretta, perché una situazione del genere non la reggo!»
I due diretti interessati si fissarono l'un l'altro, facendo spallucce
«Scusaci, Godai-san» cominciò Yako.
«Già, non credevamo che avessi bisogno di così tante attenzioni. Ah, scusa! Non ti ho portato il croccantini che ti piacciono tanto!»
«Voi… Voi due vi siete alleati contro di me! Mi state prendendo per i fondelli un'altra volta! Basta! Vado a comprarmi dei CD di Aya! E non cercatemi!»
Godai si alzò e andò fuori furioso, ma si poteva sentire lui che borbottava qualcosa simile a ma tu guarda che razza di capi mi ritrovo!
L'umana e il demone si scambiarono timidi sorrisi, ma l’imbarazzo li fece distogliere lo sguardo.
«Senti Neuro... »
«Se vuoi puoi uscire anche tu.» Neanche il tempo per parlare di quello che successe sull'aereo che Neuro invitò la ragazza a prendersi un giorno libero. Sapeva benissimo che lei voleva affrontare l’argomento, ma lui non era per niente pronto.
Yako si limitò a sbattere velocemente le palpebre incredula. «Ne sei… sicuro?»
«Se dovesse esserci un caso, vi chiamerò entrambi. Non ti preoccupare.»
«Ok. D’accordo» Yako raccolse tutte le sue cose, salutò Akane e se ne andò. Scese tutte le scale, all'ultimo gradino sospirò, rassegnata. «Avrei dovuto chiedergli scusa subito...»
Non sapeva perché fosse uscita dall’ufficio, dal momento che non aveva niente da fare. Poteva benissimo anche restare lì, pensandoci, anche se la situazione stava effettivamente diventando pesante.
Tutti i suoi amici erano fuori città e l’idea di restare tutto il giorno a casa non la attirava per niente, ma nello stesso istante in cui stava per optare l’idea di tornare a casa, si presentò Nara, con un altro outfit alla moda. La ragazza di punto in bianco si bloccò, cercando di non mostrarsi all’erta o pronta a correre.
La demone si tolse gli occhiali da sole e mostrò uno dei suoi sorrisi smaglianti. «Ciao Yako-chan. Hai finito di lavorare? Ti va di mangiare qualcosa insieme?»
Yako era ancora immobile e incapace di rispondere o di pensare. In quel momento non sapeva cosa dovesse fare: forse era il caso di avvisarlo... o forse no. Da quando lei venne nel mondo degli umani Neuro ha cercato di evitarla. Quando li aspettò all'aeroporto non le rivolse neanche una parola, solo un truce sguardo e via.
«Tranquilla, non credo si arrabbierà per un innocuo invito al cafè»
Yako alla fine prese tutto il suo coraggio e annuì.

Usciti i due umani, Akane si decise a prender parola.
«È per caso successo qualcosa fra voi due?» la ragazza attirò l’attenzione del demone picchiettando sulla sua lavagnetta con un pennarello. Il demone stava dormendo.
«Come mai tanto interesse?»
«Sono preoccupata per Yako... ha qualcosa che non va...»
«Da cosa lo capisci?»
«Si vede dalla faccia. È triste e preoccupata, cosa le hai detto in questi giorni?»
«Niente di importante... »
«Neuro?»
«E va bene... Ha detto che voleva essere un demone, ma le ho risposto che era impossibile. Contenta?»
«Ah, ho capito...»
«Cosa?»
«Devi scoprirlo da solo! È proprio vero che gli uomini tardano a capire le donne...»
Ed ecco la frase che fece scattare Neuro e che si alzò mostrando alla povera Akane una delle sue facce da psicopatico e i suoi occhi fluorescenti. «Ma dai, Akane-chan? Come sei acuta, si dia il caso che io sia un demone e non un uomo!»
Akane tremò dalla paura e, prima di nascondersi dentro la parete, scrisse un'ultima parola:«Touché»


Appena arrivati ad un café, Yako ordinò subito tre coppe di gelato al cioccolato da un chilo ciascuna finendoli in soli venti minuti, dopodiché chiese una caraffa di cioccolato fuso, scolandosela tutto ad un fiato e l'ultima cosa che mangiò furono sei banane.
«Caspita! Era tutto squisito!»
Esterrefatta tanto quanto lo era gente attorno a lei, Nara era rimasta col cucchiaio a mezz'aria senza averlo ancora messo in bocca.
«N-non... mi aspettavo che avessi questo appetito...»
«Acc-... m-mi dispiace... non sono riuscita a trattenermi…» si imbarazzò la ragazza. Ogni volta era la stessa storia. Il cibo era l’unica debolezza che Yako non poteva fare a meno.
Nara sogghignò divertita e, appoggiato il cucchiaio sul tavolo, mise i gomiti su di esso e appoggiò il mento sui dorsi delle mani.
«Ora non mi stupisce il fatto che Neuro abbia scelto proprio te.»
Yako smise si leccare una coppa di gelato. «Cosa?»
«Yako-chan, tu sei una ragazza molto diversa dalle altre. Emani una luce diversa, sei così semplice, tu sei a dir poco... unica.»
Yako non capiva dove volesse andare a parare, ma non fece domande e rimase ad ascoltare.
«Sei in grado di capire gli essere umani più di chiunque altro, insomma, li capisci da dentro e nonostante l'aspetto di cui dispongono tu li comprendi e li aiuti. Come quella bambina umana.»
«Ma... Come fa a...?»
Aspettandosi quella reazione, il sorriso della demone si allargò di più. «Mia cara Yako... ti ricordo che anche io sono un demone e posso raggiungere qualsiasi posto in pochissimo tempo. Anche fino a Firenze.»
Menzionato il nome della città, istintivamente si ricordò di una cosa. «Ascolta, io avrei una domanda.»
«Dimmi pure.»
In tutta onestà Yako non sapeva se rivolgerle o meno quella domanda, magari l'avrebbe potuta offendere o altro, ma era una cosa che si sentiva di fare da quando arrivò lei. Così, preso tutto il suo coraggio, domandò:«Neuro... si comporta sempre in modo strano con te. Ti evita in continuazione da quando sei qui e ti parla in malo modo. Perché? In fin dei conti siete colleghi, no?»
Nara ridacchiò per un po', come se quella dell'umana fosse stata una barzelletta e non una vera e propria domanda. «È normale, Yako-chan! Lui è un demone. Non potevo di certo pretendere che mi accogliesse con un abbraccio.»
«Può anche darsi, ma non ti credo. C'è sicuramente dell'altro» Yako divenne inaspettatamente seria persino per se stessa. «Qual è veramente lo scopo della tua visita?»
La demone si sorprese di nuovo, mostrando per la prima volta un'espressione da colpevole, proprio come una di quelle situazioni in cui si viene a scoprire l'artefice dell'omicidio.
«È successo qualcosa in passato, vero? Tra te e Neuro.»
Nara trattene una risata con la bocca chiusa. «Qualcosa dici? Neuro non ti ha mai parlato del suo passato?»
Ora che ci pensava, Yako non si era mai posta il problema. Non si era mai presa la briga di chiedere chi fosse esattamente Nougami Neuro oltre l’essere il demone mangia-misteri venuto dagli Inferi.
Lo ricordava molto bene il loro primo incontro. Era il giorno del funerale di suo padre e ritornata a casa fu lì che Neuro le si presentò da lei all'improvviso, obbligandola ad essere il suo scudo umano, affinché potesse nutrirsi senza destare sospetti. Nient'altro di più.
«Non so nulla» disse quasi con la voce strozzata, sofferente.
«Bene... allora lascia che ti racconti io come stanno le cose. Ah, volevo dirti che la tua deduzione che hai fatto al nostro primo incontro, non era del tutto sbagliata.»


Diciannovesimo secolo. Epoca vittoriana. Il ponte di Londra non era stato ancora completato e in quel periodo ero sicura che non sarei mai riuscita a salirci sopra, perché affetta da una malattia incurabile.
Appartenevo ad una famiglia di ceto piuttosto alto, non ricordo se mio padre fosse duca o conte, ma sapevo che  fin da quando ero piccola non ero mai uscita dall'ospedale. I miei genitori mi venivano a trovare sì e no due volte a settimana, portandomi sempre qualche giocattolo. Non ho mai festeggiato con loro né il Natale, né tanto meno la Pasqua. Ero sempre sola.
I dottori avevano già stabilito quando sarei morta, circa quando avrei compiuto sedici anni, che avrei compiuto nel giro di due settimane. Avevo lasciato ogni speranza, quando non arrivò lui.
«Ma guarda cosa abbiamo qui... sei la prima umana che vedo non uscire.»
«E tu chi sei?»
«Chi sono io? Sono qualcuno che tu non ti immagineresti mai»
Fu la prima volta che parlai a qualcuno che non fosse un dottore o un'infermiera: un giovane dai capelli stravaganti ma vestito con un bel abito inglese blu elettrico.
«Gradisce una galletta?»
«Solitamente non mangio la vostra roba, ma ho letto che è scortese non accettare per cui... Grazie»
Oltre ad essere la prima persona strana che conobbi era anche la prima che mi facesse sorridere così di gusto. Non sapevo ancora chi fosse, ma non volevo ancora saperlo.
Così ogni giorno lui venne da me a farmi compagnia  portandomi anche degli oggetti strani.
«E questi cosa sono? sembrano... occhi.»
«Lo sono, ho appena imparato ad usarli, servono per spiare.»
«Che divertente!»
Quel ragazzo sembrava farlo apposta a non capire, ma dopo mi accorsi che non sapeva davvero nulla della famiglia, dell'amicizia o qualunque altra cosa un comune essere umano poteva sapere almeno solo il significato.
«Ti faccio un esempio. Io e te siamo amici.»
«Noi due, amici? Come fai a saperlo?»
«Due persone diventano amici quando si divertono insieme, condividono ogni cosa e si sostengono a vicenda.»
«Be’, sostenerti non posso... sei sempre su quel letto»
«Ahah! Sciocchino! Nel senso che si aiutano a vicenda!! E... tu mi hai aiutato davvero molto, grazie.»
«Sinceramente non mi dispiace essere... un amico.»
Anche se mostrava un'espressione di incomprensione, in fondo pensavo che ci credeva davvero alla nostra amicizia.

I giorni passavano e il divertimento aumentava, ma anche il dolore, più velocemente di quello che pensavo.
«La  sua situazione sta peggiorando, o paura che entro stasera il suo cuore non batterà più.»Stupidi i dottori a non accorgersi che ero sveglia, sfortunatamente sentii tutto , ma tanto ne ero consapevole.
«Credo... che questa sia l'ultima volta che ci vedremo…» leggermente affaticata sono riuscita a parlargli di nuovo, ma invano ho tentato di trattenere le lacrime.
«Tu non vuoi che finisca così, non è vero?»
Non riuscivo a parlare, mi limitavo a fare dei piccoli cenni col capo, la vista mi si era offuscata tantissimo.
«Io sono Neuro e sono un demone degli Inferi. Lo so che in questo momento sei spaventata e non puoi parlare, ne tanto meno scappare, ma è la verità.»
No, non ero spaventata e non volevo scappare, anzi fin da quando ci incontrammo sospettavo che non eri una persona comune. E mi stava bene.
«Senti, hai detto che due amici si aiutano, giusto? Bene, allora ascolta la mia richiesta. Nel momento in cui tu morirai io ti trasformerò in un essere come me e vivrai negli Inferi. Ovvio che non ti sarà permesso ritornare qui o ritornare umana. Qual è la tua decisione?»
Così diretto, impassibile e conciso: mi piaceva tanto. Senza esitare ho annuito e vidi per la prima volta un sorriso sul suo volto.
«Allora, cominciamo.»
Le mie forze cominciavano a venir meno e le palpebre si appesantivano, l'ultima cosa che vidi fu una grossa creatura con le corna. Poi, più nulla.


Godai era nascosto tra le piante vicino al cafè con in mano una lattina di birra e un tramezzino: aveva fatto bene a seguire Yako da quando era uscita dall'ufficio.
Non si era dimenticato dell'ordine che aveva ricevuto, sia lui che Neuro avevano una brutta sensazione riguardo a Nara e entrambi volevano sapere.
«Accidenti... sono lì sedute da troppo tempo. Non penseranno mica di restare lì tutto il giorno?» finito di mangiare, sempre tenendo d'occhio la coppia, andò a buttare nel cestino più vicino la lattina. «Però... la detective ha una strana faccia. Come se avesse scoperto qualcosa di incredibile.»
«E lo è.»
Godai sussultò, in quanto si era ritrovato all'improvviso davanti un liceale vestito completamente di nero, un ciuffo da sugli occhi e completamente ricoperto da catene. Tirò su la guardia con i pugni.
«Sa, non dovrebbe spiare così le persone.»
«E tu con quei vestiti? Si crepa dal caldo, sai?!» rispose un Godai violento e mafioso.
«Che tenero, lei è più divertente di quello che pensassi» il ragazzo sorrise e guardò Godai come se fosse un qualcosa di innocuo ed inoffensivo.
«Non prendermi per il cu-... eh?» nel momento in cui Godai stava per tirargli un pugno, questi si volatilizzò nel nulla. «Ma dove.... ?»
«Dovreste startene a cuccia» un colpo secco sulla nuca per tramortire il suo aggressore e, trascinandolo poi dai piedi, lo portò in un vicolo cieco.


Yako ripensava a quelle parole, all'espressione sincera - l'unica che si poteva considerare tale -  che aveva: malinconica e abbattuta. Mentre stava ritornando all'ufficio, barcollava sul marciapiede andando quasi sempre a sbattere su qualcuno: non sapeva perché, ma si sentiva davvero triste.

«Buffa come storia, non credi?»
«Ma allora tu... eri innamorata di Neuro?»
«Be’, in qualche modo si poteva dire così.»
«Come si poteva?»
«Ora che sono un demone, il sentimento amore non lo capisco più di tanto...  posso però mangiare il cibo degli esseri umani. Per il resto sono come lui.»
«Perché hai accettato... di essere un demone?»
«Ogni essere umano ha le sue debolezze e molti hanno paura soprattutto di morire: il primo pensiero dovrebbe essere questo, ma per me era diverso. Come ti ho raccontato ho saputo la vera natura di Neuro nel momento in cui stavo per morire, ma gli ho risposto subito di sì perché... volevo stargli accanto per sempre.»

Nara, che credeva una nemica di Neuro, era in realtà un essere umano trasformata da quest'ultimo in un demone, affinché potesse seguirlo. Doveva essere una storia d'amore e molto toccante, ma allora perché Yako si sentiva così male? Non era in pensiero per Nara, al contrario, si sentiva male per se stessa.
«Neuro non mi reputa alla sua altezza, Nara invece lo era? Perché io no?» per un solo istante, provava una certa invidia nei confronti della giovane demone e mentre saliva le scale delle lacrime amare rigarono le sue guance.


«Finalmente sei torn-... Che cosa ti è successo al viso?»
Yako si toccò gli occhi e le guance, sentiva gonfia la parte sotto gli occhi e bagnata la superficie della guancia, velocemente si asciugò con la felpa. «N-niente... non è successo niente.»
«Hai per caso pianto?»
La ragazza non rispose, lasciando che le sue gote si tingessero di rosso dall'imbarazzo.«No... niente...»
«Non puoi nasconderlo, soprattutto a me» il demone le si avvicinò e come se fosse un estraneo, l'umana lo allontanò con le braccia, lasciandolo sconvolto da quel suo gesto. «Che cosa hai fatto oggi?»
«Non sono affari che ti riguardano…» rispose lei voltando lo sguardo.
«Invece sì.»
«Che cos'è questa storia? Adesso devo dirti dove e con chi vado in giro? Dovresti essere già contento per il fatto che ti aiuti con i tuoi misteri.»
«Sei stata con Nara?»
Yako si ammutolì, il coraggio che aveva raccolto per rispondergli scomparve e il suo sguardo si posò sul pavimento.
«Che cosa ti ha detto?»
«Niente.»
«Dimmi subito cosa ti ha detto!»
«Tu l'hai trasformata in un demone, vero!?» con grande sorpresa, la ragazza urlò in faccia a Neuro, una cosa che non era mai riuscita a fare, persino il demone - che era solito contraccambiare con una tortura - non fece nulla.
Come se avesse spesso ogni briciola di energia, Yako respirava affannosamente. sentita Yako, Akane-chan uscì dalla parete e indicava col pennarello la lavagnetta con scritto cosa succede? State litigando?! Fermi!!! ma era stato del tutto ignorato.
«Allora? È vero?»
«Sì. È vero» Entrambi si guardarono negli occhi, uno immerso nel color nocciola e l'altra nel verde menta. «Ero ancora inesperto nell'uso dei miei oggetti demoniaci e decisi di imparare ad usarli. Incontrai Nara per caso, ero molto curioso nei confronti degli essere umani a quel tempo.»
«Se la cosa che ti interessava era solo allenarti, perché l'hai trasformata?»
«Io…» Neuro non trovava le parole giuste per quella domanda. Che cosa aspetto a risponderle? Perché sto cercando di usare delle parole che non possano farla... soffrire? «Forse, in qualche modo... provavo pena per lei... »
«Tu menti»
«Cosa?»
«Anzi, non menti a me, ma a te stesso! Ammettilo, tu l'amavi come lei amava te!»
«Cosa vai dicendo? Non ho nessun rapporto particolare con lei!»
«Un essere umano normale non deciderebbe di seguire un demone, ma lei l'ha fatto per te, zuccone! E non te ne sei mai accorto!»
«Come faccio! Io sono un demo-... »
Nella stanza si sentì un sonoro sciaff, Neuro si toccò la guancia, il dolore non lo sentiva, ma agli occhi dell'umana su di essa c'era un segno rosso molto evidente.
Yako aveva ripreso a piangere. «Bella scusa... per voi dire così.  Io sono questo, sono quest'altro, perché sono così.... Tutte scuse!»
Il demone non riuscì a ribattere, rimase immobile e in silenzio a osservare lei che tremava e piangeva. «Yako...»
«Io esco» la ragazza uscì dall'ufficio senza guardare in faccia il demone, chiusa la porta si potevano ancora sentire i passi veloce di lei sulle scale, fino a scomparire.
Neuro rimase in piedi davanti alla porta e si avvicinò all'uscio. Prima la accarezzò e con un pugno la spaccò completamente.
In preda alla frustrazione, alla rabbia e in mezzo alle lacrime, Yako corse per le strade della città, non si pentiva minimamente di quello che aveva detto e fatto, non gli avrebbe mai chiesto scusa o leccato le sue scarpe. Possibile che lui non si accorga di me? Perché?

«Se ti va di vederci, vieni in questo posto. questa è la cartina che devi seguire.»

Si ricordò del pezzetto di carta che le aveva dato Nara e, sempre correndo, lo prese dalla tasca:  era un posto piuttosto lontano, avrebbe dovuto prendere il pullman, ma preferiva correre. Il posto segnato sulla cartina era una fabbrica abbandonata che era nella periferia della città.

[CAPITOLO REVISIONATO IL 04/09/2019]

 

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Capitolo 6
*** La missione ***


Sasazuka teneva in mano un foglio con il rapporto del caso di una settimana fa. Assurdo, pensava lui, come possono dei ragazzi scomparire in una sola notte?
Lo aveva controllato più volte, anche la scena del crimine, ovvero una vecchia fabbrica chiusa per fallimento. Apparteneva ad una ditta di cosmetici, un posto abbastanza grande dove circa duecento ragazzi potevano starci benissimo, ma come potevano estinguersi così? Secondo quelli della scientifica sono riusciti ad analizzare vari tipi di succhi ai frutti rossi, CD di musica metal gothic e diverse ciocche di capelli sintetici.
«È un caso troppo difficile, come può un numero di ragazzi come una scolaresca scomparire così?!» disse Ishigaki leggendo alcuni fogli. «Cosa sarà successo in quella fabbrica? Tu che dici, senpai?»
«Interrogando diversi amici e compagni di scuola delle vittime non si è arrivata ad una conclusione precisa, perché nessuno si aspettava che andassero in un posto del genere. Alcuni di loro erano ragazzi comuni, mentre altri figli di genitori di alta società.»
«Già, nessun collegamento… Mi vuole spiegare una cosa, senpai?»
«Dimmi.»
«Si può sapere cosa ci facciamo davanti all’ufficio della piccola detective mangiatutto?»
I due poliziotti erano posteggiati con la macchina proprio davanti all’ingresso dell’edificio dove stava l’agenzia investigativa di Yako.
«Mi sembra di avertelo già detto, per questo caso potrebbero aiutarci»
«No, senpai! Lo escludo! Loro sono detective ambulanti e io non cre-…»
« Se non fai come dico io, distruggo quella action figure che hai comprato l’altro giorno.» lo minacciò Sasazuka con estrema serenità.
«Nooo! La mia Dokuro-chan!» Come un cane bastonato, il giovane poliziotto abbassò la testa in segno di arresa.
Sasazuka uscì dall’auto ordinando a Ishigaki di aspettarlo. Con la coda dell'occhio si accorse di una figura che stava strisciando sulla parete dell'edificio e d'istinto tirò fuori la pistola, puntandola sulla parete, ma la abbassò subito, avendola riconosciuta.
La figura che stava strisciando con la spalla sulla parete era Godai, che perdeva copiosamente sangue in diversi punti del corpo.
Il ragazzo, vedendo il poliziotto si rilassò e tirò un sospiro di sollievo, per poi cadere a terra stremato.
Sasazuka andò in suo soccorso reggendogli la testa e controllando le sue lesioni. Il povero Godai a prima vista sembrava avere diverse fratture in tutto il corpo, almeno tre costole rotte e ferite da taglio qua e là. «Godai, cos’è successo?! Chi ti ha ridotto così?!»
Lui respirava a fatica, tossendo sangue. «M-mi porti dal… M-mostro. Presto…»
«Ma prima dobbiamo…»
«Non… pensi a me. Q-questo è più… importante!»
Compresa la sua volontà, il poliziotto prese sulle spalle Godai, in preda al panico Ishigaki era al telefono per chiamare un’ambulanza.
Sasazuka salì le scale più velocemente che poteva, facendo attenzione a non scuotere troppo il corpo del ferito e raggiunto l’ultimo piano fece subito irruzione nell’ufficio. «Neuro!»
Il demone era sdraiato sulla poltrona con le mani giunte e le gambe accavallate: si stava rilassando. «Yako non c’è, è uscit-… Ma cosa?» 
Il poliziotto senza fiato fece adagiare piano Godai sul divano che ancora gemeva dal dolore.
Neuro si avvicinò ai due umani, la sua espressione non era per niente preoccupata, ma dal tono della voce si poteva sentire una punta di timore.«Godai, cosa è successo?» chiese poi.
A fatica il ragazzo riuscì a rialzarsi e con l’aiuto di Sasazuka si sedette. Parlare gli era altrettanto difficile. «Q-quella Nara… farà qualcosa a Yako… ne sono certo.»
«Che cosa?»
«Sono stato… attaccato d-da un ragazzo, mentre pedinavo la detective. Mi ha detto … non intralciare gli affari… d-del capo.» Godai non ce la faceva più, si lasciò cadere sul divano ormai privo di forze e svenne.
Akane-chan sventolò a Sasazuka avvertendogli che l’ambulanza era già sotto ad aspettarli. «Io porto Godai all’ospedale. Non ho capito molto bene, ma immagino che questa Nara abbia preso Yako.»
«…ta» Neuro guardò ancora Godai, ora sulle spalle del poliziotto.«Ha anche detto… Di' al biondino… di andare alla fabbrica abbandonata.»
Sasazuka si ricordò del caso: l’unica fabbrica abbandonata era quella nei sobborghi della città. «Ho capito quale intende! È quella nella periferia della città!»
Neuro, recepito il messaggio, venne mosso dall’ira sferrando un altro pugno, questa volta sul muro, trapassandolo. Sasazuka, anche se impressionato dalla forza dell’essere, comprendeva perfettamente il suo stato d’animo: pur non mostrando a grandi linee il suo affetto verso la ragazza, pur essendo una creatura incapace di provare i sentimenti umani, lui ci teneva davvero a lei.
«Ora mi sono stancato» un alone verde avvolse il corpo di Neuro, gli occhi che brillavano di un verde accesso e prima che Sasazuka se ne accorgesse il demone era già sparito.


Yako stava camminando su una strada vuota e piena di ferraglia ai piedi del marciapiede. Controllò di nuovo la mappa, ma sembrava che la strada fosse giusta, difatti dopo aver girato a destra si ritrovò davanti una fabbrica enorme. «Dovrebbe essere questa.» Senza indugiò entrò, guardandosi intorno: c’erano tavoli capovolti, sedie sparse e bicchieri di plastica che emanavano un dolce odore di succo, pareti e tende completamente nere.
«Ciao.»
Yako sentì rimbombare nel grande edificio la voce di Nara, questi spuntò da dietro la ragazza. «Nara… Ma cos’è questo posto?»
«Oh, niente di che. Una settimana fa c’è stata una festicciola di liceali, tema: creature della notte» la giovane demone ululò ironicamente come un fantasma, finendo con una risata.
Yako si ricordò della notizia vista al telegiornale riguardo proprio quella stessa fabbrica. «Io ho sentito che in questa fabbrica sono scomparsi molti ragazzi. Circa una settimana fa.»
«Già, poverini.» Nara rise divertita.
«Aspetta... ne sai qualcosa?» chiese Yako
«Come sei perspicace, Yako-chan. Comunque, più che una festa era un incontro settimanale che facevano loro.»
«Non mi dirai che…»
«Mi servivano degli scagnozzi e così li ho trovati. Stai pure tranquilla, sono ancora vivi.»
«Che cosa intendi?»
«Siamo più che vivi.»
Un braccio si appoggiò sulla spalla di Yako facendola trasalire
«Non preoccuparti ne-chan! Non ti mangio mica! Anzi, più che altro non posso» l'aspetto freak del ragazzo spaventava la povera umana, tutti quei piercing e catene e anche quei canini che sembravano… veri.
«Ok, ora lascia fare a me. Tu rimani insieme agli altri ad aspettarlo. Lui arriverà sicuramente.»
«Roger.»
«Lui? Parli di… Neuro? Che intenzioni hai?»
«Se mi seguirai, avrai le risposte che cerchi.» con un cenno del capo Nara ordinò il ragazzo di lasciar stare Yako, che subito corse verso la demone che era vicino ad un ascensore.
«Mettiamola così Yako. Sono pronta a dirti il motivo per cui sono qui, ma prima voglio che tu indovini» schiacciato un bottone, cominciarono a salire.
«Sinceramente mi sono venuti in mente tantissime motivazioni.»
«Già, proprio come al nostro primo incontro» ridacchiò la vice-imperatrice.
«Ma prima vorrei sapere… chi era quello era.»
Nara si portò un indice al mento con fare riflessivo. «Lo si può chiamare, mezzo-vampiro.»
«Cosa?»
«Non lo trovi patetico? Ragazzi di quindici e sedici anni che giocano a fare i mostri. Si nascondono sotto fattezze non loro perché pensano che la loro vita umana faccia schifo. Non si accontentano di provare cambiare solo il loro atteggiamento, ma persino la loro identità. E pensano che la vita dei non-viventi sia il massimo. Quando non è così.» Il silenzio calò tra le due per poco,la situazione cambiò quando Nara sorrise di nuovo. «Ad ogni modo, vediamo se indovini.»
Yako scosse la testa come se si fosse risvegliata da un'ipnosi, si accorse della presenza di un odore strano nell'aria, ma non ci diede troppo peso. «Al café hai detto che avevo quasi intuito la vostra relazione.» alla ragazza scappò un tossicchio.
« Vai avanti.»
Poco dopo i tossicchi aumentarono. «Ecco io… ho pensato...» Yako si sentiva strana. Oltre a tossire in continuazione aveva la gola in fiamme e stava cominciando a sudare. Con le mani cercò di coprirsi il naso e bocca, ora nell’aria era ben visibile un miasma color viola. «Ma… cosa?»
«Mi dispiace tanto Yako.»
L’umana si accasciò a terra, la vista le si annebbiò e prima di perdere i sensi, l’ultima immagine che vide fu il sorriso sinistro di Nara.


«Cosa? Yako è stata rapita?!» Higuchi batté con una mano sulla tastiera del computer alla notizia che Sasazuka gli diede per telefono. «Ma chi?!»
«È una cosa piuttosto complicata. Si tratta di demoni. Non posso andare a cercarla assieme a Ishigaki,visto che non conosce il segreto di Neuro. L’unico che mi può aiutare sei tu.»
«Ok, ho capito! Ora dove sei? Ti vengo a prendere.»
«Sono all’ospedale ***, ho portato l’amico di Yako qui.»
«Ok, ho capito. Aspettami!» Higuchi chiuse il più velocemente che poteva i PC con cui stava lavorando, prese dal cassetto della scrivania un paio di pistole e munizioni: sapeva di non essere bravo con certe cose, ma voleva comunque aiutare Yako. Raggiunta l’auto andò all’ospedale.


Neuro non ci mise molto a raggiungere il posto e proprio come aveva detto Sasazuka, ecco l'immensa fabbrica, assediata da un bel comitato d'accoglienza.
«Questo non me lo aspettavo.» Centinaia di ragazzi erano lì davanti all’entrata, come se lo stessero aspettando. Erano tutti vestiti di nero come Godai li aveva descritti, ma non fu la prima cosa che lo stupì, fu ben altro di più pericoloso. «No. Non può essere.»
«Ehilà, ciao biondino! Hai accettato il nostro invito!» facendosi strada tra la folla, un ragazzo borchiato con in mano una mazza sorrise all’invitato, mostrando in bella vista i suoi due canini e gli occhi rosso-sangue.
«Evil Worm,una tecnica di trasformazione.»
«Oh oh, vedo che allora conosci il nostro capo.»
Neuro squadrò il ragazzo. «E tu cosa dovresti essere? L’uomo nero sotto il letto dei bambini?»
«Sei spiritoso, mi piaci.»
«Dimmi subito dov'è Yako» disse Neuro scuro in volto.
«Chi? Ahhh parli della ne-chan. Mi spiace, lei ha da fare con il nostro capo.»
«A cosa le serve? Perchè l'avete rapita?»
Il demone ribolliva così tanto di rabbia che in quel preciso istante per placarla, avrebbe tanto voluto uccidere tutti quei ragazzi lì presenti, ma si trattene. L'unica cosa che gli interessava era solo riprendere la ragazza. Aveva in mente solo Yako.
«Tu credevi davvero che l'avessimo rapita? Questa è buona. Senti biondino, se l'avessimo rapita a quest'ora l'avremmo già mangiata.»
«Vorresti dirmi, che lei è venuta qui di sua spontanea volontà?»
«Precisamente, biondino.»
Neuro abbassò gli occhi, ripensando a quello che successe nell'ufficio. Ora che sia era vera fermato veramente per pensare, forse aveva fatto qualcosa che l'aveva fatta arrabbiare. Sono un idiota.
«Se proprio vuoi sapere dove sta, lascia che te lo dica... MENTRE TI FACCIO A PEZZI!» Con una velocità sovrumana il ragazzo colpì Neuro sullo stomaco con la mazza e venne scaraventato contro un edificio davanti alla fabbrica, distruggendo il muro. Il demone dopo il colpo non reagì, rimase in mezzo alle macerie. «Il mio nome è Death e per la cronaca io sono un vampiro! Qui noi tutti siamo quello che desideravamo nel profondo, essere delle creature immortali!»
Neuro alzò la testa senza nessuna espressione di dolore o goccia di sangue.
«Sappiamo benissimo che sei come noi, infatti immaginavo che con questo colpo non saresti morto.»
«Come noi? Illuso. Se è la tecnica che conosco io, non siete niente.»
«Sì, è vero. Ma ancora per poco. Lei ci ha promesso che se faremo quello che ci ordina lei ci farà diventare vampiri, licantropi, demoni… tutte le creature che vogliamo essere!»
«Un sogno irrealizzabile e innaturale. Siete solo ragazzini che seguono la moda del momento. Voi non sapete come si comportano i veri mostri, basta guardarvi: vampiri e licantropi che stanno insieme.»
«Taci! Ora lascia che ti mostri la nostra vera essenza! Vai Mirage!»
Una ragazza vestita da ghotic lolita saltò addosso al demone ringhiando e con la bocca aperta. Neuro schivò diversi colpi tranne uno. La ragazza affondò i suoi denti nel braccio del demone. A prima vista non sembrava far male, ma una fitta di dolore si fece sentire, faceva così male che fu costretto a sventolare il braccio affinché si staccasse. D'un tratto, sentì le sue forze venir meno.
«Hai visto? Siamo almeno in parte il nostro alter ego, abbiamo solo una particolarità: invece di succhiare il sangue per ora ci limitiamo a succhiare via lo shouki.»
Per quanto la cosa paresse impossibile, a Neuro era bastato solo osservare il suo braccio per classificarla veritiera: esso si era tramutato in pietra, cominciando anche a sgretolarsi. Si ricordò dell'unica volta in cui rischiò di morire, l'ultima volta che incontrò Sai. Il demone tentò di rigenerarlo invano.
«Voglio anche darti un consiglio. Anche tutti gli altri hanno il potere di assorbire la tua fonte d'energia, ti ho avvertito!»
Death, insieme ai suoi compaesani, risero a gran voce puntando il dito contro il demone.  E tu saresti un demone? Ma non farci ridere! Commenti e schiamazzi sembravano continuare all'infinito, ma bastò un colpo di pistola a fermare quelle risate nefaste.


Yako faticava a respirare, sentiva come se le stessero tirando le braccia e le gambe, anch'esse bloccate, e lentamente tentava di mettere a fuoco la vista per capire dove fosse. L'unica cosa che ricordava era il sorriso di Nara, un sorriso sinistro: Yako capì che l'aveva ingannata.
«Proprio così, sciocca umana.»
La ragazza guardò davanti a sé, una donna dai capelli corvino vestita con un tradizionale completo cinese. Ai suoi fianchi, due uomini con dei vestiti ottocenteschi
«Ma la cara Nara ha avuto un buon motivo per farlo, puoi anche credermi.»
«V-voi... chi siete?»
«Tsk, quel figlio dei Neuroni ha una bella faccia tosta! Non ha nemmeno parlato di noi al suo animaletto.»
«Be', una forma di vita come lei non è degna di conoscere il nostro mondo.»
«M-mi... sembra di sentir parlare tre Neuro...»
Uno dei due demoni maschi rise di gusto.«Però il senso dell'umorismo ce l'ha!»
Yako stava recuperando lucidità, riusciva a parlare e a vedere bene, eccetto muoversi. Notò come due radici bloccare i suoi polsi ad una parete e un'altra radice sulle gambe. Era come crocifissa. «Ma cosa sta succedendo! Perché mi avete legata!?»
«Non sei nella posizione per parlare.» la donna improvvisamente prese a diventare seria, ma soprattutto incurante della paura che sentiva l'umana, anzi, le rivoltava lo stomaco. «Nara non te lo ha detto? Be', magari dovreste fare una chiacchierata insieme.»
Lei si spostò di lato e al cospetto di Yako si presentò la giovane demone con un espressione di dispiacere e le si avvicinò. «Mi dispiace per il modo in cui ti ho portata qui, ma posso assicurarti che l'ho fatto per una giusta causa.»
Yako stette ad ascoltare, ma aveva comunque molte domande da farle. «Allora... è falso che tu fossi innamorata di Neuro. È vero che ti ha trasformato per pietà.»
«A questo posso risponderti. La sola verità è che Neuro mi ha trasformato per pietà, ma è falso che io non lo amassi.»
I tre personaggi rimasti in disparte risero alle spalle di Nara.
«Chi... sono quelli?»
«Quelli... che ti trovi davanti sono i tre grandi guardiani di Satana, sono qui per suo conto perché il portale tra la Terra e gli Inferi si è riaperto di nuovo. Quando se ne sono accorti hanno incaricato me di avvisare Neuro.»
«Il portale?»
«Quando Neuro è ritornato nel nostro mondo per chiuderlo, non ha utilizzato a pieno i suoi poteri e perciò non lo ha chiuso in modo adeguato. Ma immagino che lui non se ne fosse accorto perché non sa che i suoi potere si sono indeboliti.»
«C-cosa?»
«Il portale è aperto da un bel po', anche da quando io ero qua, ovvero quattro giorni prima del nostro incontro. Ora si sta pian piano allargando. Neuro non mi ha voluto ascoltare più volte, nonostante io ci abbia provato e se ti stai chiedendo perché non l'ho chiuso in quei quattro giorni è perché non ne sono in grado.»
«Ma allora... che bisogno c'era di legarmi così?»
«Quello stupido di un figlio dei Neuroni non ci avrebbe seguito senza qualcosa a stimolarlo.» Uno dei due generali maschi alzò il mento di Yako. «E cosa c'è di meglio di un cucciolo a lui caro?»
«La verità è che... lui dovrà venire con noi e non tornare mai più qui.» continuò Nara.
«Eh?» una fitta al cuore di Yako si fece sentire
«Ma no è solo per questo. Come ho detto in precedenza Neuro sta perdendo i suoi poteri e stando qui finirà col diventare... un involucro senza poteri.»
«Un involucro senza poteri? Intendi un... essere umano?»
«Esatto, cagnolino. Noi,e ovviamente anche Satana, stimiamo Neuro come un ottimo imperatore degli Inferi e non possiamo lasciare che lui si riduca in questo modo.»
Nara tirò fuori dalla tasca della felpa una boccetta verde contenente un liquidi viola. «Non appena avremo portato Neuro via da questo mondo ti faremo ingerire questo, così che tu possa dimenticare ogni cosa di lui.»
La fitta al petto si trasformò in un dolore lancinante, come se il cuore fosse in procinto di esplodere in quello stesso istante. Scosse la testa in senso di protesta.
«Inutile dire che non sei d'accordo, Yako-chan. Ma ormai è deciso, se non vuoi farlo per noi fallo almeno per il tuo mondo.»
Una conversazione fredda, diretta, senza il minimo tatto: proprio come un vero demone sapeva fare.
Una volta finito, i quattro demoni si diressero all'ascensore e fu in quel momento che Yako decise di controbattere. «Non potete farlo! Lui ha bisogno di questo mondo per mangiare! Trovate un altro modo per chiuderlo!»
Nara senza voltarsi, strinse i pugni, a uno dei guardiani pareva che stesse pure tremando. «Non dire scemenze... Dì la verità, Yako-chan:  Non potete portarmelo via, bastava questo.»
Chiuse le porte dell'ascensore a Yako non rimaneva altro che divincolarsi dalle radice, ma senza risultato e così le rimase solo una cosa: piangere perchè era stata una sciocca per non essersi subito scusata con lui.



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Spero che si capisca!! Sinceramente ho paura che io stia complicando tutto!!! D: Spero anche che non stia diventando noiosa!!! >_< 
Buona lettura!!

Glenda Si Wrasprigrel

[CAPITOLO REVISIONATO IL 05/09/2019]

 

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Capitolo 7
*** Morte ***


«Dimmi.. che è uno scherzo... Neuro."
Sasazuka e Higuchi erano ancora in ginocchio davanti a quel corpo di pietra, che entrambi non si aspettavano di vedere: colui che si pensava essere la creatura più forte della Terra e che poteva esserne persino il padrone, era stato sconfitto.
Il corpo del grande demone era infilzato da grandi lance d’argento, il volto sfigurato da innumerevoli crepe, la pelle ingrigita, il colore dei suoi capelli era spento e solo quel blu elettrico della giacca era rimasto quello che era.
Da un lato la sconfitta, dall’altro la vittoria; nei pressi della fabbrica c’era aria di festa. Death innalzò un grido e tutti gli altri lo imitarono. Un po’ più in là, invece, un pianto disperato da parte del giovane poliziotto e un silenzio da quello più maturo. «State allegri, umani! Non abbiamo avuto l’ordine di uccidervi perciò... sorridete!” Death rideva beffardo, non solo per il pietoso stato del suo precedente nemico, ma anche per i volti dei due umani, soprattutto quello di Higuchi. «Su... come ho già detto picco-...”
«IO TI AMMAZZO!” Higuchi, tirati fuori due coltelli dalle maniche della felpa, assalì il liceale infilzandoli in pieno petto, da cui inaspettatamente non vi uscì alcuna goccia di sangue. «Ma cosa?"
«Te l'aveva detto o no il tuo padrone? Io sono vero!" Con un colpo secco Death colpì con un pugno sulla testa di Higuchi, questi si ritrovò con la faccia a terra. «Patetico" Il liceale prese per i capelli Higuchi alzandolo da terra, il suo volto era macchiato di sangue, i suoi occhiali completamente distrutti
«Do-... Dov'è Yako?"
«Oh, allora ce l'hai la forza per parlare" disse Death mentre toglieva tranquillamente i coltelli dal corpo. «Sfortunatamente se siete tutti venuti per salvarla, ormai è troppo tardi." Alzò la testa verso il cielo, osservò una finestra della fabbrica e sorrise. «Credo che in questo momento stiano per cominciare."

NEURO!

Sasazuka spalancò gli occhi e guardò quella stessa finestra, Higuchi riuscì a mal appena a spostare gli occhi, ma entrambi capirono: era la voce di Yako.
«Yako-chan!"
«K...Katsuragi..."
«Oh, Eccola! Stanno per iniziare la trasformazione"
«Che cosa le stanno facendo?!"
«Signor poliziotto, era ora che si svegliasse dal suo sonno."
«Dimmi che cosa le stanno facendo, subito!"
«Quanto urli... Se ci tieni tanto a saperlo hanno intenzione di trasformare la vostra amica in un demone. Proprio come Neuro."
Sasazuka digrignò i denti, con Higuchi tra le mani di Death e Neuro ormai morto, non sapeva che cosa fare: se avesse cominciato a correre, la mandria di ragazzini gli sarebbe saltato addosso e se avesse provato a salvare Higuchi avrebbe assistito ad un altro orrore. Così gli rimase solo una cosa da fare; il poliziotto andò verso il corpo di Neuro, con tutta la forza che aveva riuscì a sfilare le lance d'argento, ignorando quell'orribile suono pungente di esse mentre le rimuoveva e tolta finalmente l'ultima lancia tentò invano di risvegliare il demone. «Svegliati, maledizione, Neuro! Quando si tratta di misteri sei sempre disponibile, ma se è qualcuno a te caro non fai niente, eh?! Non prendermi in giro! Avevi detto che avresti salvato Yako, perché non lo stai facendo?! Non sei per niente interessato a lei?! Non la senti?! Sta urlando il tuo nome! Muoviti a salvarla!"
Higuchi non aveva mai visto Sasazuka in quello stato. In certi versi lo stimava per la sua compostezza e calma, ma vederlo in preda al panico e colmo di rabbia quasi non lo riconosceva: comunque sia, lo capiva perfettamente. In quel momento il giovane poliziotto si vergognava di sé stesso, perché invece di provare di aiutare Sasazuka o magari salvare persino Yako, era lì ferito, incapace di muoversi, tale rabbia lo induceva a piangere ancora.
«Uff... sei davvero fastidioso" senza che Sasazuka se ne accorgesse, Death lo colpì sullo stomaco con una ginocchiata allontanandolo da Neuro di almeno tre metri e dopo l'ultima rotolata il poliziotto si ritrovò a faccia in giù. «Sei solo un illuso. Neuro non si sveglierà di certo con un richiamo come quello. Oh già, perché è morto!"
Sasazuka si rialzò a fatica tossendo. Non pensò minimamente alle parole del liceale, ciò che lo teneva in piedi era il dovere di svegliare il demone. «Neuro... ti prego, svegliati..."
«Ehi, ma mi stai ascoltando?"
«Neuro... " tra un tossicchio e l'altro il povero Sasazuka sputava grumi di sangue, ma non si fermò: così, prima di cadere stremato sulla terra desolata accanto a Higuchi, con tutto il fiato che aveva urlò a gran voce:«YAKO HA BISOGNO DI TE!"
Death rimase in silenzio quasi come se aspettasse una risposta e non avendola ricevuta rise  assieme ai suoi compagni
«M-mi... dispiace Sasazuka-san. Non l'ho ucciso..."
«Hai... fatto del tuo meglio..."
Entrambi gli umani chiusero gli occhi concedendosi un momento di riposo. Compresa la situazione, Death non rimase a guardare i suoi nemici moribondi e decise di continuare a festeggiare. «Bene! Siamo tutti pron-..."
Un boato simile a quello di un terremoto fermò quell'atmosfera di festa e un'aura potentissima impose su Death un espressione di preoccupazione: un'aura che non si sarebbe mai immaginato di percepire.
 
 
«Sì ok, ho capito. Lo andrò subito a visitare. Scherzi? Ovvio che l'ho sentito! È stato solo un momento, ma... cosa?  No, non è possibile!" L'infermiera prese al volo una cartella clinica e salì le scale per andare al terzo piano, mentre correva osservava il panico che c'era in ospedale: almeno dieci casi di infarto e di pazienti caduti dai letti di ospedale, dottori e infermieri che corrono nei corridoi per raggiungere diversi reparti.
Tutta la città l'ho aveva sentito, quel boato tremendo della terra che tremava, tutti i notiziari non facevano che parlare di quello
«Ed ecco a voi le ultime news: una scossa tremenda si abbattuta sulla città di Tokyo di magnitudo 6.1 durato per circa due minuti. La scossa non ha danneggiato gli edifici e non ci sono state vittime, ma sfortunatamente nei pressi della periferia diversi palazzi sono crollati, tra cui le vecchie fabbriche..."
Godai sapeva cosa doveva fare, senza indugio e non curandosi delle sue ferite, si vestì alla svelta e uscì dalla sua stanza, zoppicando più veloce che poteva ma in quello stesso istante un'infermiera lo stava rincorrendo.
«Eccolo... Si fermi immediatamente! Lei è stato appena ricoverato!"
«Non rompere! Il mio non è un caso così grave! Vede? Riesco a camminare!"
«Non è questo il punto! Lei potrà essere congedato domani matt-… Ah!"
«Lei non capisce! Devo andare a proteggerla! Mi lasci andare, per favore!"
Senza farle troppo male, Godai spinse la donna contro il muro, lasciandola confusa e incapace di controbattere.
«S-signore..."
«Pagherò le spese delle operazioni domani!" Varcata la soglia dell'ospedale, Godai raggiunse la cabina telefonica più vicina e compose il numero del distretto di polizia.
«Pronto! Sono Godai! Sì, il tuttofare della detective, ma non è questo il momento di parlare di me! Sasazuka e Higuchi sono in pericolo, sono nella periferia della città e... Non faccia domande, lo so e basta! La detective è stata rapita, sbrigatevi ad alzare quel culo e andate a cercarla!" Godai sbatté la cornetta del telefono e si lasciò scivolare sulla parete di vetro della cabina, tenendo con una mano una delle ferite sull'addome. «Mi spiace... non posso fare altro che mandarti rinforzi... capo."
 
 
Diversi edifici nelle vicinanze della fabbriche crollarono sotto gli occhi di Death e compagni. Tutte le finestre della fabbrica caddero rovinosamente a terra, poi il silenzio.
«C-cosa... è stato!"
«Cercate di calmarvi! Tutti quanti!"
«Death, tu non la senti quest'aura?!"
«Zitta! Fammi pensare! Non può essere... lui…" D'impulso il liceale si rivolse verso quel corpo ormai di pietra e... un bagliore verde si riflesse nei suoi occhi rossi: Neuro era sospeso a mezz'aria, avvolto da una spessa luce verde che quasi accecava i presenti. «No... è impossibile!"
Il demone aveva gli occhi chiusi, le braccia aperte, sul suo volto c'era un'espressione tranquilla, quasi come se dormisse; eppure per Death e i suoi tirapiedi era una minaccia.
«Da... dove viene tutta questa forza!?" Come dei cani bastonati, tutti indietreggiarono davanti a quella maestosità, molti scapparono in cerca di un riparo
«Vigliacchi! Non dovete scappare! Ma... che cosa gli sta succedendo?!"
«Capo... credo che... si stia trasformando..."
Quello che doveva essere un cadavere senza vita, stava lentamente prendendo colore: le crepe sul volto scomparvero e la pelle riprese il colore roseo, i suoi capelli ritornarono di un biondo e viola accesi diventando poi così lunghi da raggiungere le ginocchia. Le sue mani cambiarono forma diventando delle enormi mani demoniache con unghie più affilate, sulla schiena si spiegarono due possenti ali piumate viola e verdi.
«D-dobbiamo fermarlo! Tu, attacca!"
Uno dei licantropi, con una punta di esitazione, assalì il demone ancora addormentato, ma venne subito respinto da una barriera invisibile e questi finì a terra.
Finalmente gli occhi di Neuro si aprirono in due piccole fessure mostrando due piccoli occhi verde smeraldo che penetravano in quelli dei liceali: questi provavano paura al suo cospetto.
«A-allora... sei vivo…" Death deglutì un paio di volte contemplando il corpo del licantropo ai suoi piedi, mentre il demone sorrise.
«Ne dubitavi, forse?" Anche la sua voce era notevolmente cambiata, poiché riecheggiava più cupa e profonda nella fabbrica. Toccati i piedi per terra, camminò lentamente verso Death che per istinto indietreggiò di almeno quattro passi. «Che c'è? Non avevi detto di essere un demone, anzi, un vampiro coraggioso, spaccone e immortale? Com'è che hai paura ora?"
«Tu... come..."
«È inutile chiedermelo perché non lo so neanche io. Ma sono felice di non essere morto."
«Quel... dannato poliziotto…" disse Death a denti stretti.
«Hm? Parli di Sasazuka?" Neuro con la coda del occhio intravide le figure dei due umani, a terra senza forze. Strinse i pugni. «Quindi la voce era sua... In tal caso cercherò di vendicarli come si deve. Senza di loro a quest'ora chissà dove sarei."
«Ma come? Provi pietà per loro? Ma sono esseri umani!Vendetta? Sai, sembra di parlare con un essere..."
La mano destra del demone si conficcò saldamente nella gola del giovane vampiro facendo sgorgare copiosamente il suo sangue. «Anche se sai di aver perso, continui a chiacchierare, vero? Sei insopportabile." Lasciato cadere Death, quest'ultimo cercò di rigenerare la ferita ma invano. In meno di due minuti questi smise di muoversi, dopo gli ultimi lamenti rimase a bocca aperta con gli occhi sbarrati.
Tutti gli altri guardarono con terrore quell'immensa figura demoniaca senza attaccarlo.
«Ma bravi, vedo che avete capito la situazione. Allora lasciate che vi aiuti a ritornare quelli che dovete essere, ovvero umani" con un solo schiocco delle dita delle onde sonore rimbombarono nella fabbrica, raggiungendo le orecchie di tutti i ragazzi che in un attimo svennero. «L'Evil Worm. Non è altro che un verme parassita che trasforma il corpo del suo ospite in quello che lui desidera, ma non è molto efficace poiché tutto quello che fa è solo far credere di esserlo diventato." Neuro si avvicinò a Death ormai morto. «Nel tuo caso invece hai fatto uno sbaglio che nessun essere umano dovrebbe fare, ossia un contratto con un demone." Fatto un leggero inchino al corpo in segno di rispetto, corse verso Sasazuka e Higuchi alzandoli delicatamente facendoli sedere.
«Neuro... allora sei vivo."
«Non parlare Sasazuka, la tua strigliata mi è bastata"
«Ma guardati... è una metamorfosi?"
«Più o meno. Ed è una cosa che non avrei dovuto fare."
«Non pensare a noi... Va' a salvare Yako."
Il demone annuì e lasciò i due poliziotti volando verso la finestra dove aveva sentito chiaramente quella voce. «Yako. Sto arrivando!"
 
 
«Neuro, devi ascoltarmi! Se non farai come ti dico tu..."
«Diventerei un essere umano per sempre? Sì, lo so."
«Ma allora... perché non vieni con noi, testone!"
«Sai, non dovresti credere a tutto quello che ti dicono."
«Eh?"
«Hai un cervello tuo, quindi un pensiero tuo e puoi prendere tu le decisioni. Perchè devi stare ad ascoltare quelle altrui?"
«Quindi tu sai che..."
«Dei guardiani? Da quando sei venuta in questo mondo che lo so. Comunque, non è un mio problema. Io starò in questo mondo qualunque cosa accada, lascio a te decidere; come ho già detto sei tu che devi scegliere cosa fare e non fare, quel coso flaccido che hai serve a questo."
 
Nara respirava a fatica. Era certa che non sarebbe morta così facilmente, ma sapeva che si sarebbe rimessa in sesto solo dopo almeno quattro giorni: purtroppo non conosceva ancora bene la tecnica giusta per bloccare il deterioramento del suo corpo.«Che stupida... che sono stata" ripensando a quello che Neuro le disse il giorno prima della cattura di Yako, la giovane demone si pentì di ciò che aveva fatto,ovvero tradito il suo padrone, ma la cosa peggiore è che ci sia andata di mezzo una povera essere umana.
«Bene, vedo che il siero sta facendo effetto"
Yako aveva smesso di gridare, non si divincolava più e i suoi occhi erano spenti quasi incantati. L'aspetto esterno era rimasta invariata, ma agli occhi dei demoni ciò che stava fortemente cambiando era il suo spirito. La luce bianca che rappresentava l'umanità della ragazza, stava per essere risucchiata da un'aura violacea,lo spirito demoniaco
«Strano... speravo in una trasmutazione più veloce, proprio come con quel ragazzino e invece..."
«Parlando di lui... Non avverto più la sua presenza."
«Hai ragione... ma chi potrebbe mai aver..."
Neuro fece irruzione nella stanza entrando dalla finestra e i tre guardiano si ripararono dal vetri con le braccia, increduli.
«Ma chi diavolo?! No... non può essere…" con voce tremante uno dei guardiani fece segno agli altri due di stare indietro perché davanti a loro si era appena presentata un'aura disumana. Ora tutti e tre erano in preda al terrore. «N-Neuro. Sei... vivo."
«In carne ed ossa" la sua voce profonda li fece indietreggiare di qualche passo,  tutti e tre sudavano freddo ed erano  incapaci di muoversi.
«Che... cosa ci hai fatto..."
«Oh, vedo che anche voi non riuscite a muovervi appena mi vedete. Comunque non vi ho fatto niente."
«S-sei... un vigliacco! Sai... sai almeno che cosa hai fatto?"
Neuro spostò i suoi occhi fluorescenti sulla demone vestita orientale e questa cominciò a tremare ancora di più: lo aveva percepito, nel corpo di Neuro non fluiva solo la sua energia demoniaca ma c’era due energie che si erano unite alla sua: il quattrocchi e il poliziotto.
«Hai quasi ucciso due esseri umani. Tu ti sei cibato di... qualcosa che non è nella tua natura. Sei... stato solo fortunato...”
«Fa un strano effetto sentire la tua voce tremare. Anche perché di solito hai la battuta pronta."
«M-maestro..."
Neuro osservò la sua umile compagna a terra in un lago di sangue, senza farsi notare digrignò i denti in segno di collera. «Sei proprio messa male, chi è stato?"
«I-io... non merito il tuo perdono... maestro" le guance della giovane demone cominciarono a bagnarsi di lacrime e tra un singhiozzo e l'altro continuò a scusarsi
«Basta parlare, dopo ti potrai riposare" Dato un lieve buffetto sulla testa della sua assistente, riprese a parlare ai tre guardiani. «Liberatela subito. Ora" disse con voce severa.
«Davvero strano. Il grande imperatore Neuro... Che si preoccupa di un essere umano... Cosa ti sta succedendo?"
«Basta con le chiacchiere e lasciate subito Yako!"
«E se noi ci rifiutassimo?"
«Be' in tal caso..."
«Sei troppo lento!"
Neuro stava per essere inaspettatamente attaccato alle spalle da uno dei guardiani, con le fauci aperte che mostravano i suoi denti aguzzi, il demone era pronto ad azzannare Neuro quando il guardiano si fermò a mezz'aria di punto in bianco e si contorse dal dolore. Il demone si mise a gridare come se qualcosa lo stesse stritolando e infine questi esplose lasciando solo delle tracce di sangue: il silenzio e la incomprensione assalì tutti i presenti, compreso Neuro.
«Ma come…" cominciò la guardiana.
Tutti gli occhi erano concentrati su un punto, ovvero un alone bianco che si allontanò dalle macchie di sangue per ritornare da dove era venuto. Esso ritornò ad avvolgere il corpo della giovane Yako.
«Ma... l-lei... c-come ha …" La demone balbettava. Non poteva credere a quello che aveva appena visto, un suo compagno ucciso senza problemi da... un' umana. Solo a pensarci le veniva una gran rabbia, e così, in preda alla furia, urlò a gran voce e prima di aprire un varco dimensionale davanti a se squadrò Neuro; ormai la paura si tramutò in collera e i suoi occhi color topazio riuscirono finalmente a incrociare quelli color smeraldo. «Non finisce qui, molto presto ritorneremo e il tuo caro mondo finirà. Tienilo bene a mente, Nougami Neuro!"
Assieme al suo ultimo compagno varcò la soglia del buco dimensionale per poi sparire.
Senza perdere altro tempo, Neuro estirpò quelle pesanti radici che tagliavano le caviglie e i polsi di Yako ecercò di svegliarla schiaffeggiandola delicatamente. «Ehi Yako! Forza svegliati!"
Questi non aprì gli occhi, ma in compenso fece un leggera smorfia. Era ancora viva. Tirato un profondo sospiro di sollievo la caricò sulle spalle, non aveva ancora fatto un passo e un ascensore di pietra li bloccò la strada. «Ma questo..."
«Non... posso fare molto... però prenda questo" il braccio di Nara era teso, poco dopo la luce rosa si spense e il braccio cadde stremato a terra, respirò a fatica per lo sforzo, sputando sangue. «Vada con questo... accetti... l'aiuto di un umile servitore"
Neuro si avvicinò alla giovane demone. Le due ali coprirono il volto di lei: quelle bellissime piume dai colori vivaci, erano davvero stupende. Il demone issò Nara sulle sue spalle ormai deciso di volerla portare con se, incredula Nara protestò per quel suo gesto.
«Ma... maestro, che cosa..."
«Tu sei stata solo ingannata, tu non hai colpa" disse secco Neuro, con una leggera punta di dolcezza.
«Io..."
«È il loro lavoro, intendo ingannare. In realtà tu volevi davvero venirmi a trovare, ma non appena hai varcato il buco nero le voci dei guardiani ti hanno raggiunta e così ti hanno convinta a seguirli."
Entrati nell'ascensore, prese il volo fino all'ufficio. Durante il tragitto Nara singhiozzava in silenzio ripetendo tra sé e sé: perdonami, maestro.


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Mi dispiace di aver lasciato una parte... mi deve essere scappata XD spero che vi piaccia! Accetto qualsiasi tipo di critica ( sul modo di scrivere, sulla punteggiatura ecc...) 
Buona lettura!! :)

Glenda

[STORIA REVISIONATA IL 13/09/2019]



 

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Capitolo 8
*** Risveglio ***


«Dimmi. È»

«Dimmi.. che è uno scherzo... Neuro."
Sasazuka e Higuchi erano ancora in ginocchio davanti a quel corpo di pietra, che entrambi non si aspettavano di vedere: colui che si pensava essere la creatura più forte della Terra e che poteva esserne persino il padrone, era stato sconfitto.
Il corpo del grande demone era infilzato da grandi lance d’argento, il volto sfigurato da innumerevoli crepe, la pelle ingrigita, il colore dei suoi capelli era spento e solo quel blu elettrico della giacca era rimasto quello che era.
Da un lato la sconfitta, dall’altro la vittoria; nei pressi della fabbrica c’era aria di festa. Death innalzò un grido e tutti gli altri lo imitarono. Un po’ più in là, invece, un pianto disperato da parte del giovane poliziotto e un silenzio da quello più maturo. «State allegri, umani! Non abbiamo avuto l’ordine di uccidervi perciò... sorridete!” Death rideva beffardo, non solo per il pietoso stato del suo precedente nemico, ma anche per i volti dei due umani, soprattutto quello di Higuchi. «Su... come ho già detto picco-...”
«IO TI AMMAZZO!” Higuchi, tirati fuori due coltelli dalle maniche della felpa, assalì il liceale infilzandoli in pieno petto, da cui inaspettatamente non vi uscì alcuna goccia di sangue. «Ma cosa?"
«Te l'aveva detto o no il tuo padrone? Io sono vero!" Con un colpo secco Death colpì con un pugno sulla testa di Higuchi, questi si ritrovò con la faccia a terra. «Patetico" Il liceale prese per i capelli Higuchi alzandolo da terra, il suo volto era macchiato di sangue, i suoi occhiali completamente distrutti
«Do-... Dov'è Yako?"
«Oh, allora ce l'hai la forza per parlare" disse Death mentre toglieva tranquillamente i coltelli dal corpo. «Sfortunatamente se siete tutti venuti per salvarla, ormai è troppo tardi." Alzò la testa verso il cielo, osservò una finestra della fabbrica e sorrise. «Credo che in questo momento stiano per cominciare."

NEURO!

Sasazuka spalancò gli occhi e guardò quella stessa finestra, Higuchi riuscì a mal appena a spostare gli occhi, ma entrambi capirono: era la voce di Yako.
«Yako-chan!"
«K...Katsuragi..."
«Oh, Eccola! Stanno per iniziare la trasformazione"
«Che cosa le stanno facendo?!"
«Signor poliziotto, era ora che si svegliasse dal suo sonno."
«Dimmi che cosa le stanno facendo, subito!"
«Quanto urli... Se ci tieni tanto a saperlo hanno intenzione di trasformare la vostra amica in un demone. Proprio come Neuro."
Sasazuka digrignò i denti, con Higuchi tra le mani di Death e Neuro ormai morto, non sapeva che cosa fare: se avesse cominciato a correre, la mandria di ragazzini gli sarebbe saltato addosso e se avesse provato a salvare Higuchi avrebbe assistito ad un altro orrore. Così gli rimase solo una cosa da fare; il poliziotto andò verso il corpo di Neuro, con tutta la forza che aveva riuscì a sfilare le lance d'argento, ignorando quell'orribile suono pungente di esse mentre le rimuoveva e tolta finalmente l'ultima lancia tentò invano di risvegliare il demone. «Svegliati, maledizione, Neuro! Quando si tratta di misteri sei sempre disponibile, ma se è qualcuno a te caro non fai niente, eh?! Non prendermi in giro! Avevi detto che avresti salvato Yako, perché non lo stai facendo?! Non sei per niente interessato a lei?! Non la senti?! Sta urlando il tuo nome! Muoviti a salvarla!"
Higuchi non aveva mai visto Sasazuka in quello stato. In certi versi lo stimava per la sua compostezza e calma, ma vederlo in preda al panico e colmo di rabbia quasi non lo riconosceva: comunque sia, lo capiva perfettamente. In quel momento il giovane poliziotto si vergognava di sé stesso, perché invece di provare di aiutare Sasazuka o magari salvare persino Yako, era lì ferito, incapace di muoversi, tale rabbia lo induceva a piangere ancora.
«Uff... sei davvero fastidioso" senza che Sasazuka se ne accorgesse, Death lo colpì sullo stomaco con una ginocchiata allontanandolo da Neuro di almeno tre metri e dopo l'ultima rotolata il poliziotto si ritrovò a faccia in giù. «Sei solo un illuso. Neuro non si sveglierà di certo con un richiamo come quello. Oh già, perché è morto!"

Sasazuka si rialzò a fatica tossendo. Non pensò minimamente alle parole del liceale, ciò che lo teneva in piedi era il dovere di svegliare il demone. «Neuro... ti prego, svegliati..."
«Ehi, ma mi stai ascoltando?"
«Neuro... " tra un tossicchio e l'altro il povero Sasazuka sputava grumi di sangue, ma non si fermò: così, prima di cadere stremato sulla terra desolata accanto a Higuchi, con tutto il fiato che aveva urlò a gran voce:«YAKO HA BISOGNO DI TE!"
Death rimase in silenzio quasi come se aspettasse una risposta e non avendola ricevuta rise  assieme ai suoi compagni
«M-mi... dispiace Sasazuka-san. Non l'ho ucciso..."
«Hai... fatto del tuo meglio..."
Entrambi gli umani chiusero gli occhi concedendosi un momento di riposo. Compresa la situazione, Death non rimase a guardare i suoi nemici moribondi e decise di continuare a festeggiare. «Bene! Siamo tutti pron-..."
Un boato simile a quello di un terremoto fermò quell'atmosfera di festa e un'aura potentissima impose su Death un espressione di preoccupazione: un'aura che non si sarebbe mai immaginato di percepire.
 
 
«Sì ok, ho capito. Lo andrò subito a visitare. Scherzi? Ovvio che l'ho sentito! È stato solo un momento, ma... cosa?  No, non è possibile!" L'infermiera prese al volo una cartella clinica e salì le scale per andare al terzo piano, mentre correva osservava il panico che c'era in ospedale: almeno dieci casi di infarto e di pazienti caduti dai letti di ospedale, dottori e infermieri che corrono nei corridoi per raggiungere diversi reparti.
Tutta la città l'ho aveva sentito, quel boato tremendo della terra che tremava, tutti i notiziari non facevano che parlare di quello
«Ed ecco a voi le ultime news: una scossa tremenda si abbattuta sulla città di Tokyo di magnitudo 6.1 durato per circa due minuti. La scossa non ha danneggiato gli edifici e non ci sono state vittime, ma sfortunatamente nei pressi della periferia diversi palazzi sono crollati, tra cui le vecchie fabbriche..."
Godai sapeva cosa doveva fare, senza indugio e non curandosi delle sue ferite, si vestì alla svelta e uscì dalla sua stanza, zoppicando più veloce che poteva ma in quello stesso istante un'infermiera lo stava rincorrendo.
«Eccolo... Si fermi immediatamente! Lei è stato appena ricoverato!"
«Non rompere! Il mio non è un caso così grave! Vede? Riesco a camminare!"
«Non è questo il punto! Lei potrà essere congedato domani matt-… Ah!"
«Lei non capisce! Devo andare a proteggerla! Mi lasci andare, per favore!"
Senza farle troppo male, Godai spinse la donna contro il muro, lasciandola confusa e incapace di controbattere.
«S-signore..."
«Pagherò le spese delle operazioni domani!" Varcata la soglia dell'ospedale, Godai raggiunse la cabina telefonica più vicina e compose il numero del distretto di polizia.

«Pronto! Sono Godai! Sì, il tuttofare della detective, ma non è questo il momento di parlare di me! Sasazuka e Higuchi sono in pericolo, sono nella periferia della città e... Non faccia domande, lo so e basta! La detective è stata rapita, sbrigatevi ad alzare quel culo e andate a cercarla!" Godai sbatté la cornetta del telefono e si lasciò scivolare sulla parete di vetro della cabina, tenendo con una mano una delle ferite sull'addome. «Mi spiace... non posso fare altro che mandarti rinforzi... capo."
 
 
Diversi edifici nelle vicinanze della fabbriche crollarono sotto gli occhi di Death e compagni. Tutte le finestre della fabbrica caddero rovinosamente a terra, poi il silenzio.
«C-cosa... è stato!"
«Cercate di calmarvi! Tutti quanti!"
«Death, tu non la senti quest'aura?!"
«Zitta! Fammi pensare! Non può essere... lui…" D'impulso il liceale si rivolse verso quel corpo ormai di pietra e... un bagliore verde si riflesse nei suoi occhi rossi: Neuro era sospeso a mezz'aria, avvolto da una spessa luce verde che quasi accecava i presenti. «No... è impossibile!"
Il demone aveva gli occhi chiusi, le braccia aperte, sul suo volto c'era un'espressione tranquilla, quasi come se dormisse; eppure per Death e i suoi tirapiedi era una minaccia.
«Da... dove viene tutta questa forza!?" Come dei cani bastonati, tutti indietreggiarono davanti a quella maestosità, molti scapparono in cerca di un riparo
«Vigliacchi! Non dovete scappare! Ma... che cosa gli sta succedendo?!"
«Capo... credo che... si stia trasformando..."
Quello che doveva essere un cadavere senza vita, stava lentamente prendendo colore: le crepe sul volto scomparvero e la pelle riprese il colore roseo, i suoi capelli ritornarono di un biondo e viola accesi diventando poi così lunghi da raggiungere le ginocchia. Le sue mani cambiarono forma diventando delle enormi mani demoniache con unghie più affilate, sulla schiena si spiegarono due possenti ali piumate viola e verdi.
«D-dobbiamo fermarlo! Tu, attacca!"
Uno dei licantropi, con una punta di esitazione, assalì il demone ancora addormentato, ma venne subito respinto da una barriera invisibile e questi finì a terra.
Finalmente gli occhi di Neuro si aprirono in due piccole fessure mostrando due piccoli occhi verde smeraldo che penetravano in quelli dei liceali: questi provavano paura al suo cospetto.
«A-allora... sei vivo…" Death deglutì un paio di volte contemplando il corpo del licantropo ai suoi piedi, mentre il demone sorrise.
«Ne dubitavi, forse?" Anche la sua voce era notevolmente cambiata, poiché riecheggiava più cupa e profonda nella fabbrica. Toccati i piedi per terra, camminò lentamente verso Death che per istinto indietreggiò di almeno quattro passi. «Che c'è? Non avevi detto di essere un demone, anzi, un vampiro coraggioso, spaccone e immortale? Com'è che hai paura ora?"
«Tu... come..."
«È inutile chiedermelo perché non lo so neanche io. Ma sono felice di non essere morto."
«Quel... dannato poliziotto…" disse Death a denti stretti.
«Hm? Parli di Sasazuka?" Neuro con la coda del occhio intravide le figure dei due umani, a terra senza forze. Strinse i pugni. «Quindi la voce era sua... In tal caso cercherò di vendicarli come si deve. Senza di loro a quest'ora chissà dove sarei."
«Ma come? Provi pietà per loro? Ma sono esseri umani!Vendetta? Sai, sembra di parlare con un essere..."
La mano destra del demone si conficcò saldamente nella gola del giovane vampiro facendo sgorgare copiosamente il suo sangue. «Anche se sai di aver perso, continui a chiacchierare, vero? Sei insopportabile." Lasciato cadere Death, quest'ultimo cercò di rigenerare la ferita ma invano. In meno di due minuti questi smise di muoversi, dopo gli ultimi lamenti rimase a bocca aperta con gli occhi sbarrati.
Tutti gli altri guardarono con terrore quell'immensa figura demoniaca senza attaccarlo.
«Ma bravi, vedo che avete capito la situazione. Allora lasciate che vi aiuti a ritornare quelli che dovete essere, ovvero umani" con un solo schiocco delle dita delle onde sonore rimbombarono nella fabbrica, raggiungendo le orecchie di tutti i ragazzi che in un attimo svennero. «L'Evil Worm. Non è altro che un verme parassita che trasforma il corpo del suo ospite in quello che lui desidera, ma non è molto efficace poiché tutto quello che fa è solo far credere di esserlo diventato." Neuro si avvicinò a Death ormai morto. «Nel tuo caso invece hai fatto uno sbaglio che nessun essere umano dovrebbe fare, ossia un contratto con un demone." Fatto un leggero inchino al corpo in segno di rispetto, corse verso Sasazuka e Higuchi alzandoli delicatamente facendoli sedere.
«Neuro... allora sei vivo."
«Non parlare Sasazuka, la tua strigliata mi è bastata"
«Ma guardati... è una metamorfosi?"
«Più o meno. Ed è una cosa che non avrei dovuto fare."
«Non pensare a noi... Va' a salvare Yako."
Il demone annuì e lasciò i due poliziotti volando verso la finestra dove aveva sentito chiaramente quella voce. «Yako. Sto arrivando!"
 
 
«Neuro, devi ascoltarmi! Se non farai come ti dico tu..."
«Diventerei un essere umano per sempre? Sì, lo so."
«Ma allora... perché non vieni con noi, testone!"
«Sai, non dovresti credere a tutto quello che ti dicono."
«Eh?"
«Hai un cervello tuo, quindi un pensiero tuo e puoi prendere tu le decisioni. Perchè devi stare ad ascoltare quelle altrui?"
«Quindi tu sai che..."
«Dei guardiani? Da quando sei venuta in questo mondo che lo so. Comunque, non è un mio problema. Io starò in questo mondo qualunque cosa accada, lascio a te decidere; come ho già detto sei tu che devi scegliere cosa fare e non fare, quel coso flaccido che hai serve a questo."
 
Nara respirava a fatica. Era certa che non sarebbe morta così facilmente, ma sapeva che si sarebbe rimessa in sesto solo dopo almeno quattro giorni: purtroppo non conosceva ancora bene la tecnica giusta per bloccare il deterioramento del suo corpo.«Che stupida... che sono stata" ripensando a quello che Neuro le disse il giorno prima della cattura di Yako, la giovane demone si pentì di ciò che aveva fatto,ovvero tradito il suo padrone, ma la cosa peggiore è che ci sia andata di mezzo una povera essere umana.
«Bene, vedo che il siero sta facendo effetto"
Yako aveva smesso di gridare, non si divincolava più e i suoi occhi erano spenti quasi incantati. L'aspetto esterno era rimasta invariata, ma agli occhi dei demoni ciò che stava fortemente cambiando era il suo spirito. La luce bianca che rappresentava l'umanità della ragazza, stava per essere risucchiata da un'aura violacea,lo spirito demoniaco
«Strano... speravo in una trasmutazione più veloce, proprio come con quel ragazzino e invece..."
«Parlando di lui... Non avverto più la sua presenza."
«Hai ragione... ma chi potrebbe mai aver..."
Neuro fece irruzione nella stanza entrando dalla finestra e i tre guardiano si ripararono dal vetri con le braccia, increduli.
«Ma chi diavolo?! No... non può essere…" con voce tremante uno dei guardiani fece segno agli altri due di stare indietro perché davanti a loro si era appena presentata un'aura disumana. Ora tutti e tre erano in preda al terrore. «N-Neuro. Sei... vivo."
«In carne ed ossa" la sua voce profonda li fece indietreggiare di qualche passo,  tutti e tre sudavano freddo ed erano  incapaci di muoversi.
«Che... cosa ci hai fatto..."
«Oh, vedo che anche voi non riuscite a muovervi appena mi vedete. Comunque non vi ho fatto niente."
«S-sei... un vigliacco! Sai... sai almeno che cosa hai fatto?"
Neuro spostò i suoi occhi fluorescenti sulla demone vestita orientale e questa cominciò a tremare ancora di più: lo aveva percepito, nel corpo di Neuro non fluiva solo la sua energia demoniaca ma c’era due energie che si erano unite alla sua: il quattrocchi e il poliziotto.
«Hai quasi ucciso due esseri umani. Tu ti sei cibato di... qualcosa che non è nella tua natura. Sei... stato solo fortunato...”
«Fa un strano effetto sentire la tua voce tremare. Anche perché di solito hai la battuta pronta."
«M-maestro..."
Neuro osservò la sua umile compagna a terra in un lago di sangue, senza farsi notare digrignò i denti in segno di collera. «Sei proprio messa male, chi è stato?"
«I-io... non merito il tuo perdono... maestro" le guance della giovane demone cominciarono a bagnarsi di lacrime e tra un singhiozzo e l'altro continuò a scusarsi
«Basta parlare, dopo ti potrai riposare" Dato un lieve buffetto sulla testa della sua assistente, riprese a parlare ai tre guardiani. «Liberatela subito. Ora" disse con voce severa.
«Davvero strano. Il grande imperatore Neuro... Che si preoccupa di un essere umano... Cosa ti sta succedendo?"
«Basta con le chiacchiere e lasciate subito Yako!"
«E se noi ci rifiutassimo?"
«Be' in tal caso..."
«Sei troppo lento!"
Neuro stava per essere inaspettatamente attaccato alle spalle da uno dei guardiani, con le fauci aperte che mostravano i suoi denti aguzzi, il demone era pronto ad azzannare Neuro quando il guardiano si fermò a mezz'aria di punto in bianco e si contorse dal dolore. Il demone si mise a gridare come se qualcosa lo stesse stritolando e infine questi esplose lasciando solo delle tracce di sangue: il silenzio e la incomprensione assalì tutti i presenti, compreso Neuro.
«Ma come…" cominciò la guardiana.
Tutti gli occhi erano concentrati su un punto, ovvero un alone bianco che si allontanò dalle macchie di sangue per ritornare da dove era venuto. Esso ritornò ad avvolgere il corpo della giovane Yako.
«Ma... l-lei... c-come ha …" La demone balbettava. Non poteva credere a quello che aveva appena visto, un suo compagno ucciso senza problemi da... un' umana. Solo a pensarci le veniva una gran rabbia, e così, in preda alla furia, urlò a gran voce e prima di aprire un varco dimensionale davanti a se squadrò Neuro; ormai la paura si tramutò in collera e i suoi occhi color topazio riuscirono finalmente a incrociare quelli color smeraldo. «Non finisce qui, molto presto ritorneremo e il tuo caro mondo finirà. Tienilo bene a mente, Nougami Neuro!"
Assieme al suo ultimo compagno varcò la soglia del buco dimensionale per poi sparire.
Senza perdere altro tempo, Neuro estirpò quelle pesanti radici che tagliavano le caviglie e i polsi di Yako ecercò di svegliarla schiaffeggiandola delicatamente. «Ehi Yako! Forza svegliati!"
Questi non aprì gli occhi, ma in compenso fece un leggera smorfia. Era ancora viva. Tirato un profondo sospiro di sollievo la caricò sulle spalle, non aveva ancora fatto un passo e un ascensore di pietra li bloccò la strada. «Ma questo..."
«Non... posso fare molto... però prenda questo" il braccio di Nara era teso, poco dopo la luce rosa si spense e il braccio cadde stremato a terra, respirò a fatica per lo sforzo, sputando sangue. «Vada con questo... accetti... l'aiuto di un umile servitore"
Neuro si avvicinò alla giovane demone. Le due ali coprirono il volto di lei: quelle bellissime piume dai colori vivaci, erano davvero stupende. Il demone issò Nara sulle sue spalle ormai deciso di volerla portare con se, incredula Nara protestò per quel suo gesto.
«Ma... maestro, che cosa..."
«Tu sei stata solo ingannata, tu non hai colpa" disse secco Neuro, con una leggera punta di dolcezza.
«Io..."
«È il loro lavoro, intendo ingannare. In realtà tu volevi davvero venirmi a trovare, ma non appena hai varcato il buco nero le voci dei guardiani ti hanno raggiunta e così ti hanno convinta a seguirli."
Entrati nell'ascensore, prese il volo fino all'ufficio. Durante il tragitto Nara singhiozzava in silenzio ripetendo tra sé e sé: perdonami, maestro.


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Mi dispiace di aver lasciato una parte... mi deve essere scappata XD spero che vi piaccia! Accetto qualsiasi tipo di critica ( sul modo di scrivere, sulla punteggiatura ecc...) 
Buona lettura!! :)

Glenda



[STORIA REVISIONATA IL 13/09/2019]



 

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Capitolo 9
*** Pace (?) ***


“ Ehi, sei sicuro di voler venire con me?”
“ Certamente: ho solo lividi, tagli e un braccio rotto. Niente di che”
“ Già… niente di che. Si può sapere che cosa ti è saltato in mente?”
“ Per cosa? Ah, quello… almeno ci ha creduto, sai com’è: dei ragazzini demoniaci ci hanno attaccato e Yako è stata catturata da un demone. Chi crederebbe a una storia del genere? Ma andiamo, Sasazuka-san!”
“ Si, scusami… sono solo…”
“… preoccupato per Yako?”
Il poliziotto annuì e osservò nervosamente il cielo, quell’ascensore di pietra significava solo che Neuro era riuscito nel suo intento e lui sperava ardentemente che stessero bene.
“ Almeno così Usui sarà occupato a pensare ad altro”
“ Hai visto che faccia ha fatto? Impagabile!”
“ Meno male che ha accettato di mantenere il segreto. Altrimenti ci sarebbe stato il panico”
“ Già”
Subito dopo essere stati curati Sasazuka e Higuchi vollero raggiungere in fretta l’ufficio investigativo di Neuro, ma purtroppo vennero fermati da Usui che chiese un rapporto di ciò che era accaduto nei pressi della fabbrica, ovviamente la storia incredibile di demoni e creature mitologiche uno come Usui non ci avrebbe creduto: a Higuchi bastarono le parole droga elettronica.
“ Lo sai che ora dovrai fingere di trovare un’ antidoto per questa neo-droga o come lo hai chiamato?”
“ Poco importa, avrò molto tempo libero da passare su internet. Piuttosto, vedi di accelerare, ormai dovrebbero essere già in ufficio!”
Sasazuka soffocò l’immagine di Yako e spinse sull’acceleratore.
 
La piccola segretaria era in preda al panico, Godai respirava ancora a fatica e lei non poteva fare altro se non preparagli una tisana per rilassarlo ma continuava a far cadere la teiera per la preoccupazione
“ Vedi di stare calma, sto bene… Ho solo bisogno di stendermi un po’”
Akane trovava incredibile come Godai ora la potesse capire, anche se in apparenza era un ragazzo scontroso e si comportava da gangster, in realtà era una brava persona, lei lo sapeva perché lo osservava spesso e ogni volta notava quanto lui ci tenesse all’incolumità di Yako: sì, Akane lo ammirava.
Il rumore di una sgommata, Godai si alzò dal divano gemendo dal dolore, la porta dell’ufficio si aprì, erano Sasazuka ricoperto da fasce e cerotti e Higuchi, altrettanto fasciato e con un braccio ingessato.
“S-Sasazuka?”
“Dov’è… Yako?” disse il poliziotto affannato
“ Non sono ancora arrivati… Neuro è riuscita a salvarla?”
 Il poliziotto dopo aver ripreso fiato alzò la testa verso di lui e annuì, quest’ultimo sorrise
“Meno male”
Un leggero boato e il pavimento tremò, un po’ sorpresi ma consapevoli della situazione
“Non saranno mica…”
Tutti e tre salirono le scale fino alla terrazza e davanti a loro si presentò un enorme blocco di pietra: era lo stesso ascensore demoniaco di Nara,ma completamente diverso dal primo: tutti quei motivi zoomorfici, i demoni e l’enorme frontone non c’erano più, era un semplice blocco di pietra in procinto di sgretolarsi e così accadde.
L’ascensore si tramutò in polvere, Sasazuka e Higuchi non rimasero poi così tanto sorpresi come lo era Godai che balbettò non appena si trovò davanti a un Neuro completamente diverso da quello che era abituato a vedere: più alto, occhi piccoli che ipnotizzavano , capelli lunghi che quasi toccavano terra e per non parlare delle sue possenti ali piumate dai colori sgargianti.
“Ma lui…”
“Eravamo sorpresi quanto te, lo credevamo morto e due minuti dopo, eccolo in queste fattezze”
Neuro si avvicinò a grandi passi, fu ancora più sbalorditivo vedere ciò che portava sulle spalle, erano Yako e Nara
“ Yako!”
Lentamente le posò sul pavimento ancora inconsce.
“ Lasciate Yako sul divano… aiutate… anche Nara…”
All’improvviso Neuro si contrasse dal dolore e urlò, i tre umani si allarmarono ma non osarono avvicinarsi, poiché lui stesso disse a loro di non farlo. Le ali si ritirarono lasciando due enormi strappi sulla schiena, i capelli si accorciarono e il suo corpo ritornò normale, tutto finì in un bagno di sudore accompagnato dal fiatone.
“ Neuro… stai b-…”
“ Non vi avvicinate!”
“ Ma perché?”
“Non… pensate a me, fate come vi ho detto… lasciatemi qui per un po’”
Con esitazione Sasazuka prese le due ragazze accompagnato da Higuchi, Godai invece non si mosse e rimase davanti al demone
“ Godai… non ti conviene starmi vicino…”
“ Dammi un buon motivo per farlo”
“Ve lo spiegherò dopo… ora va’ con gli altri, è un ordine”
Nonostante la sofferenza che stava patendo, Neuro cercò di squadrare il suo servo con i suoi soliti occhi verdi ma in quel momento parevano spenti e stanchi che Godai invece di provare paura, provava pena; lui sbuffò e arreso andò in ufficio.
Il demone si lasciò scivolare sulla porta ansimando e sudando stringendosi le spalle cercando di opprimere quella voglia innata di assalire Godai e gli altri
Ciò che hai fatto è contro la tua natura
“ Dannazione!”
Di nuovo fece pressione su quelle parole, lo sapeva fin troppo bene ciò che fece a Sasazuka e Higuchi ed è per quella stessa ragione che voleva stare da solo per riprendere il controllo.
 
Godai posò su Yako una coperta, sembrava non avere ferite, Nara invece, dopo essersi svegliata,  se ne stette in disparte in un angolo e pian piano si stava curando l’enorme buco sullo stomaco
“Nara… lascia che ti aiuti”
La giovane demone guardò negli occhi il poliziotto e distolto lo sguardo annuì lentamente, Sasazuka con uno asciugamano e una bacinella d’acqua pulì la ferita, notò con sorpresa che ad ogni strofinata il buco si richiudeva: inaspettatamente sul dorso della sua mano cadde una lacrima.
“Perché…” La voce tremante di Nara raggiunse anche Godai e Higuchi
“ Io… sono una vostra nemica… perché mi aiutate? Io… non merito tutto questo!”
Le lacrime scesero veloci sulle guance, tentò di soffocare i singhiozzii e cercò di non guardarli tenendo la testa bassa.
“Finalmente…” parlò Godai
“… mostri le tue vere espressioni”
La giovane demone prese a guardarlo con occhi increduli, mentre lui sorrideva
“ Sei davvero una stupida! Noi lo sapevamo già!”
Non capì cosa stesse succedendo, d’impulso guardò anche gli altri due che sorrisero come Godai e di nuovo abbassò la testa
“ Io non… non capisco…”
Higuchi fece un passo avanti e le arruffò affettuosamente i capelli ridendo
“ Neuro sapeva già che eri stata ingannata e così per diversi giorni ha cercato quei… come dire… buchi neri ma soprattutto gli altri demoni”
Nara rimase ad ascoltare, senza muoversi dalla sua posizione di sottomissione
“Ma sfortunatamente….” Continuò Godai
“ Era vero che i suoi poteri si erano indeboliti parecchio,ce l’avevo detto lui stesso ecco perché non si aspettava quella schiera di mocciosi, ciò spiega anche il mio pedinamento”
“ Non avete risposto alla mia domanda”
I tre umani si guardarono in faccia senza comprendere e fu ad allora che lei gridò
“ Io non merito questo trattamento!! Non mi importa se lui prova pietà per una umile demone come me! Uccidetemi ora e in fretta!!”
Le mani sul pavimento e la fronte appoggiata ad esso, e con le lacrime che ancora scendevano, una sofferenza troppo grande per lei, rimpiangeva con tutta se stessa quello che fece a Yako e al suo amato maestro.
“Si, è vero sarebbe quello che ti meriti”
“Ma è proprio perché tu sei la sua serva, anzi…. una sua devota compagna che ti lascia in vita. Qualunque cosa accada, non uccidetela. Un comando freddo ma che nasconde l’affetto che ha verso di te, Nara”
“ Tu dici, Sasazuka?”
“ Zitto Godai”
Fu quello che ruppe il ghiaccio e riaccese un’atmosfera nuova, i due cominciarono ad insultarsi pesantemente mentre Higuchi rideva a crepapelle, Nara ancora più confusa rimase a guardare quei tre umani così felici e tranquilli: nonostante la situazione, nonostante quelle ferite e ciò che hanno dovuto patire, erano lì a ridere.
“ Sei stupita. Non è così?”
Con la coda dell’occhio scorse Higuchi poiché continuava a scrutare i due umani giocosi, d’impulso sorrise e disse una sola parola
“ Grazie”
 
Passarono quattro giorni da quando Yako venne salvata ed erano quattro giorni che Neuro non lasciò la terrazza del palazzo: Nara per rimediare ai suoi misfatti aiutò l’agenzia risolvendo diversi casi così da raccogliere un po’ di misteri, tutto questo grazie a una nuova tecnica insegnatali da un abitante degli Inferi, l’evil bottle e grazie all’aiuto della piccola Akane imparò diverse cose come fare il tè o utilizzare il computer. In quell’istante capì quanto si fossero modernizzati gli esseri umani rispetto all’epoca in cui aveva vissuto, anche solo vedere le penne senza il calamaio per lei era come se avesse scoperto chissà cosa.
“ E quella roba cosa sarebbe?”
A Sasazuka si illuminarono gli occhi vedendo quelle cinque bottiglie che brillavano di diversi colori sulla scrivania, la giovane demone lo salutò con un sorriso, Akane con un cartello pieno di cuoricini, dietro di lui c’era anche Godai con in mano dei sacchetti di plastica.
“ Vedo che avete comprato altro cibo”
“ Non potevamo fare altrimenti, quando la detective si sveglierà avrà sicuramente una gran fame”
Nara si ricordò delle enormi coppe gelato di quella volta. Aveva perfettamente ragione.
“Ah, ad ogni modo queste sono per Neuro. Nel caso gli venisse fame”
“ Che cosa curiosa… allora è questo che mangia”
“ Godai ti prego, vedi di non romperla!”
“ Parlando di questo, non ne vuole proprio sapere di uscire da lì?”
La giovane demone smise di dimenarsi e scosse la testa
“ Ho provato ad aprire la porta questa mattina ma niente”
“Capisco”
Sasazuka e Godai tolsero dai sacchetti le innumerevoli brioche, marmellate e bibite di ogni genere, per non parlare dei pranzi già pronti, eppure pur vedendo quell’armadio stracolmo avevano la sensazione che non sarebbero bastati comunque a saziare quello stomaco: Nara invece si avvicinò a Yako agitando il termometro.
Quella sarà stata almeno la settima volta che ricontrollava la sua temperatura e ogni volta le tremavano le mani
“ Stai tranquilla”
Nara si voltò verso Sasazuka e si calmò: era più forte di lei, aveva quei dannati sensi di colpa che non la facevano stare tranquilla finché Yako non si sarebbe svegliata: se solo non avessi ascoltati i guardiani a quest’ora….
“ Mi duole dirlo ma ho paura che tu l’avresti fatto comunque”
Deliberatamente Nara lasciò cadere il termometro e si girò verso la porta dell’ufficio, le si scaldò il cuore vedere finalmente quel sorriso maligno: Neuro era lì, il completo che qualche giorno fa era ridotto a brandelli era come fosse nuovo, impeccabile.
Mossa dalla felicità, la giovane demone si gettò tra le braccia di Neuro, questi prese ad accarezzarla
“ Maestro! Stai bene!”
Neuro non si mosse, continuò a sorridere come se non la stesse ascoltando
“ Che ti prende, Neuro?”
Velocemente Nara venne respinta, il demone si dimenò dal dolore quando una scarica elettrica verde attraversò tutto il corpo, infine si inginocchiò a terra.
“ Oh, no. Neuro!”
Sasazuka era pronto a soccorrerlo quando lui non fermò con uno sguardo
“ Non ti avvicinare! Sto bene”
Ansimante Neuro tentò di mostrare un sorriso ma invano, poiché il dolore era troppo forte ma Godai non si fece scrupoli e si avvicinò
“ Che cosa ti è successo, mostro?”
 “ Ti ho detto … di non avvicinarti … se ci tieni alla  tua anima”
Nara sgranò gli occhi, per un momento pensò che non fosse minimamente possibile che lui, un demone di tale rango fosse capace di quel gesto, ma poi capì che il suo presagio era giusto.
“ No… non può essere”
“ Vedo che tu hai capito, Nara”
Godai e Sasazuka invece erano gli unici a non capire, quando Neuro si rialzò guardò subito Sasazuka
“ Dov’è Higuchi?”
“ E’ rimasto in centrale per costruirci un alibi”
“ Capisco , allora riferisci anche a lui queste mie parole”
Per il demone era la prima volta nella sua vita pronunciare una simile frase, ma non voleva avere la coscienza sporca e così non poté fare altro
Mi dispiace. Riferisciglielo se hai tempo e ora chiedo a te di perdonarmi, se puoi”
Neuro fece un leggero inchino, una cosa mai vista fare, talmente sconvolgente che Godai faticava a credere
“ Maestro… tu hai… assaggiato delle anime umane?”
I due umani lanciarono uno sguardo incredulo sulla figura minuta della giovane demone, Sasazuka si ricordò improvvisamente di quella strana sensazione: non ricordò a pieno cosa gli successe ma vagamente ricordò la sensazione che gli stessero portando via qualcosa e che all’improvviso la stanchezza lo travolse. Allora, pensò lui,Neuro si stava cibando della mia… anima.
Mentre il poliziotto era assorto nei suoi pensieri Neuro era ancora lì, davanti a lui inchinato, scossa la testa fece segno al demone di alzarsi: si sentiva davvero in imbarazzo.
“B-basta Neuro… alzati”
“Tu no puoi capire come mi senta ora! Io…”
Neuro tentò di opprimere ancora una volta quella sensazione, le mani gli tremavano, gli occhi chiusi come se volesse fremere la voglia di piangere poi finalmente alzò la testa sospirando
“ Poco importa… ora riesco a controllarmi ma onde evitare di squartarvi è meglio che io tenga questo ” disse indicando col dito medio un collare di pelle verde
“ Questo piccolo oggettino mi darà la scossa se il mio cervello mi dice mangiali
“Tsk, ora sei su il cagnolino dell’agenzia, eh?”
“ Si, per un po’ lo sarò io. Godai”
Il ragazzo in tutta sincerità si aspettava qualche battuta sarcastica e invece da parte del demone ricevette un sorriso leggero quasi sincero: per un istante si preoccupò seriamente di Neuro ma represse quell’angoscia quando si accorse che non era da lui. Nara, un po’ impacciata, porse a Neuro una bottiglia di vetro con all’interno uno dei cinque misteri.
“ Tieni! Avrai sicuramente fame. Spero sia di tuo gradimento”
Un po’ sorpreso il demone accettò con un sorriso e bevve di gusto il contenuto che scendeva giù per la gola senza problemi, finito il suo pasto si leccò le labbra soddisfatto.
“ Inebriante, davvero niente male. Ti ringrazio Nara”
La giovane demone arrossì leggermente e ricambiò con un sorriso  ma le assalì, come a Godai,un’apprensione per il demone che mostrava ancora un’aria di affaticamento.
“ Ebbene Neuro, cosa facciamo ora con Yako?”
Neuro si avvicinò al divano e accarezzò la fronte dell’umana, gli occhi sottili che scrutavano il suo corpo esile dalla testa ai piedi
“ Ora come ora, non fate nulla finché non ve lo dico io. Reggetemi il gioco”
“ Che cosa intendi?”
“ Si sta per svegliare”
Yako mugugnò e lentamente aprì le palpebre, le sbatté  un po’ di volte e quando gli occhi si abituarono alla luce li spalancò completamente: Sasazuka e Godai non poterono far altro se non tirare un sospiro di sollievo
“ Ehi, detective!! Finalmente ti sei svegliata!”
“ Yako-chan, tutto a posto?”
La ragazza non fece in tempo a dire una parola che la tempestarono di attenzioni; vuoi qualcosa da bere? Vuoi mangiare qualcosa? Riesci ad alzarti?
“ Voi due… volete stare zitti!?”
Con entrambe le mani Neuro prese la testa dei due umani e li alzò da terra, questi si agitarono freneticamente chiedendo scusa
“ Mi avete fatto venire mal di testa, vedete di calmarvi!”
Un po’ sbigottita Yako osservò le due facce contorte dei suoi amici, non riuscì a trattenersi: piegata in due sul divano, con gli occhi lucidi scoppiò a ridere  mentre Neuro, Godai e Sasazuka si bloccarono e squadrarono la ragazza che sembrava stare perfettamente bene. Tutti e tre si scambiarono un sorriso.
“ Sono felice di vedere  che stai bene, Yako”
Yako si asciugò le lacrime e ancora ridendo annuì al demone che si addolcì sorridendole
“ Ecco io… non so cosa dire.. che è successo?”
“ Sfortunatamente ci siamo lasciato scappare due guardiani, i ragazzi sono tornati alla normalità ma… ora devi solo pensare a rimetterti in sesto”
“ Capisco… Ah! Nara?! Nara dove è?!”
“ Ecco io…”
Nara si avvicinò piano alla ragazza, la testa abbassata e le mani giunte, aveva la stessa espressione di un cane bastonato. Non aveva il coraggio di guardarla in faccia, non sapeva come scusarsi e aveva paura, ma con sua grande sorpresa Yako le mise una mano sulla spalla e disse
“ Sono contenta che tu sia salva, Nara!”
La giovane demone alzò la testa, gli occhi si inumidirono e scoppiò in un pianto silenzioso
“ Ehi… Basta!! Non credi di aver pianto abbastanza?”
“ Godai, non essere così rude!”
“ Però in effetti… ha pianto per tutti i quattro giorni che sei rimasta a dormire”
“ Cosa??!! Quattro giorni??!! Accidenti!!! Ma quanti pasti avrò perso??”
“ Immaginavamo una simile reazione per questo abbiamo portato ogni giorno tutti i cibi che preferisci!”
“ Grazie infinite Sasazuka! Anche a te Godai! E soprattutto te Nara, che mi sei sempre stata vicina”
Yako le asciugò con le dita gli occhi, quest’ultima si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò
“ Mi dispiace per tutto”
“ Non scusarti! Ora è tutto a posto!”
Mentre la giovane demone e i tre umani mangiavano e si divertivano, Neuro si mise in disparte a fianco ad Akane osservandoli con le braccia conserte; la piccola segreteria prese il computer e fece scorrere la sua treccia sulla tastiera
Dimmi la verità… c’è dell’altro non è finita qui, vero?
“ Sapevo che eri una ragazza troppo sveglia”
Se vede lontano un miglio che sei preoccupato per Yako-chan… Che cosa succede?”
“ Ogni cosa ha suo tempo. Per ora possiamo goderci la vita”
Pur avendo assicurato la piccola Akane con un ghigno, dentro di se il demone pareva ancora più preoccupato di prima: lui lo vedeva chiaramente, quel lieve strato di umanità che stava per essere inghiottita da un alone di negatività.

 
 
Mi spiace per il ritardo… per colpa della scuola non trovo il tempo per scrivere… cercherò di andare avanti!!
Buona lettura!!
 
Glenda

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Capitolo 10
*** Debolezza ***


Più osservava quella città più l’ira l’assaliva, il pensiero della vergogna che Malika subì quel giorno non cessava di girare nella sua testa: tutti gli esseri umani, dai neonati ai vecchi , per lei dovevano sparire dalla faccia della realtà. Inutili, non conosceva modi migliori per poterli descrivere se non anche animali rozzi e adatti al macello. L’odio per loro cresceva a dismisura.
Il filo dei suoi pensieri nefasti si spezzò quando arrivò il suo unico e valido collaboratore, ancora una volta ripensò a quel corpo squartato in un attimo da lei.
“ Maledizione!”
Malika lanciò un urlo e scagliò a vuoto fulmini così da sbollire anche solo il venti percento della sua frustrazione
“ Ehi ehi… vedi di darti una calmata capo!”
“Come faccio, me lo dici?! Lo voglio uccidere quel maledetto!! E non solo, anche quell’umana. Non la passeranno liscia!! Li voglio morti!!”
“ Capisco la tua collera, ma così non otterremo nulla: la prima cosa da fare è utilizzare queste larve sugli umani. Dobbiamo preparare un buon esercito e….”
“ Togli dalla mia vista quegli orrori”
“Eh?”
Di nuovo la demone scrutò indignata dalla torre di Tokyo i grattacieli e gli umani sotto di lei, all’improvviso il suo corpo si tramutò in un grifone dalle piume corvine con tanto di corna dorate e occhi color rubino.
“ Wow. E’ da un sacco di tempo che non ti vedevo nella tua forma originale”
“ Il mio esercito non sarà mai formato da una razza simile Jinxa. Io voglio un’armata fatta di soli demoni!”
“ Di soli…. Ma capo! Il nostro Signore non…”
“ Non preoccuparti di questo; io dopotutto sono il generale, posso sempre dire che è un suo ordine . E poi sono certa che Lui capirà le mie intenzioni”
“Incorreggibile come sempre”
“Tre mesi. Si, tre mesi bastono per chiamarli tutti!”
“ Avrei una domanda”
Malika si girò verso il suo subordinato e quasi scocciata gli ringhiò
“ Cosa?!”
“ E se… Neuro decidesse di attaccare prima?”
“Non lo farà. Stai tranquillo” rispose lei decisa.
Tra le zampe Malika teneva stretta una piccola boccetta rossa, un ghigno malizioso si disegnò sul suo muso
“Io possiedo la cosa più preziosa a cui quel traditore tiene tanto”
 
 
Due giorni dopo Yako riprese senza problemi a frequentare la scuola, si giustificò per le sue assenze con la scusa di essere stata rilasciata recentemente dall’ospedale; la notizia del suo rapimento fece molto scalpore tra i media, ricevette diversi regali, fiori da parte di fan e amici, persino sua madre le portò dall’Australia uno scatolone espresso pieno di foglie di eucalipto.
“ Sono tornata!”
Nara fece irruzione in casa di Yako, agitando tre sacchetti stracolmi di gamberi fritti fumanti
“ Ehi, fa attenzione! Sono buonissimi caldi, se li agiti così si raffreddano!”
“Eheh, scusami!”
Da quel giorno la ragazza ospitò Nara visto che viveva da sola, un po’ di compagnia non le dispiaceva: le due ragazze si misero a tavola, il profumo dei gamberi si diffuse in tutta la casa e così Yako, già armata con una forchetta, fece fuori  tre porzioni da dieci gamberi ciascuno mentre la povera Nara non ne aveva neanche finito una.
“ Non ho parole se non dire… incredibile. Sei insaziabile”
“ Ti confesso che in questo non mi batte nessuno”
“ Già. Sai, vederti mangiare così mi ricordi molto Neuro. Siete proprio fatti l’uno per l’altra”
Yako rimase con la forchetta a mezz’aria e prese a guardare Nara, le sue guance si tinsero di una sfumatura rossa
“ M-ma che dici… io…”
“Ormai lo devi ammettere, Yako. Tu... sei innamorata di Neuro, non è così?”
Yako mangiò lentamente il gambero e posò la forchetta schiarendosi la voce. Quasi non capì il motivo di quella domanda ma di certo non poteva non rispondere, ci pensò su prima di aprir bocca
“ Io… a dir la verità...”
Yako esitò per un momento, mentre la giovane demone aspettò sorridente e con il mento appoggiato sul dorso delle mani. Proprio come alla loro uscita al cafè: preso tutto il suo coraggio continuò
 “Si, lo sono. Questi sentimenti per lui li ho avuti dopo che abbiamo sconfitto un criminale di nome HAL”
“ Quindi da parecchio direi”
“ Ma io ti posso assicurare che non mi metterò tra di voi! Fai tutto con calma!”
Nara sogghignò divertita e scosse la testa, mentre Yako arrossì ancora di più pensando di aver detto davvero una idiozia
“ Ma che dici? Non posso di certo comandare i sentimenti altrui”
“ Si, ma…”
“ Ascoltami Yako, sei stata tu a raggiungere il suo cuore”
Nara allungò le mani, prese a stringere quelle dell’umana che rimase perplessa e confusa
“In tutta sincerità io… non sono degna di rimanere accanto a Neuro”
“Che cosa vuoi dire?”
Quando i loro occhi si incrociarono Nara fece un sorriso forzato distogliendo velocemente lo sguardo
“ Ho realizzato tutto solo dopo essere diventata un demone. Il mio cervello subito focalizzò la situazione: rielaborò ciò che pensai nel momento in cui stavo per morire, intuì il motivo per cui decisi di accettare e dopo un minuto arrivò ad una sola verità”
“ E… quale sarebbe?”
“ Gli esseri umani hanno mille paure; la loro mente e il loro corpo sono influenzati da esse. Puoi immaginare cosa abbia pensato il giorno in cui sono morta, no? La paura di morire. Quando Neuro mi si presentò davanti e mi diede quella possibilità che tanto aspettavo, quel sentimento d’amore che provavo venne soffocato dal mio gesto egoistico e così svanì come se non fosse mai esistito. Sai, io credevo che i ricordi belli con cui ho passato con lui saprebbero rimasti in questo corpo centenario”
“ Non puoi dire così”
“Per questo voglio metterti in guardia, prima che tu prenda una decisione”
La giovane demone strinse ancor più forte le mani dell’umana portandole vicino al petto, il suo sguardo vermiglio si insidiò negli occhi di Yako.
Nara non sapeva come rimediare, lei lo vedeva chiaramente, quell’orribile alone violaceo che ormai stava per prendere completamente il sopravvento: sperava che la sua ragione umana potesse bastare a contrastarlo. Lei la voleva salvare a tutti i costi.
“ Ti prego Yako, rimani la ragazza unica e speciale che…”
La vista di Nara cominciò ad offuscarsi, pian piano si sentì cadere di lato trovandosi sul pavimento e l’unica cosa che sentì prima di chiudere gli occhi fu la voce terrorizzata di Yako che la chiamava
“ Nara!!! Nara che cosa ti succede!! Na…”
Yako si avvicinò all’amica con le mani alla bocca per soffocare un grido: il corpo di Nara giaceva inerme in una pozza di sangue, una lancia era saldamente conficcata sul suo fianco sinistro dove sgorgava  copiosamente sangue
“ NARA!!!!”
All’improvviso la giovane demone riaprì gli occhi, urlò per il dolore piangendo e cercando di rialzarsi invano
“ Nara…”
“La… la lancia… levala…”
Le mani di Yako tremavano, la prima volta esitò e quando si decise ad aggrappare la lancia Nara soffocò un lamento mordendosi il labro inferiore
“No, Nara… uscirà troppo sangue!”
“Fallo!”
Con ancora le mani attaccate alla lancia, l’umana cercò di respirare piano e cominciò ad estrarla: Nara urlò.
Yako chiuse gli occhi la voce sofferente dell’amica era troppo, avrebbe voluto fermarsi e chiamare Neuro, forse lui l’avrebbe sfilata meglio di lei, ma alla fine non fece caso alla voce e ricominciò. Con grande sorpresa vide la punta argentata, una piccola speranza brillò nei suoi occhi
“Vedo la punta!”
“Vai!”
Al suo richiamo Yako estrasse velocemente la lancia, Nara gridò ancora più forte per poi calmarsi respirando affannosamente. Sul pavimento c’erano litri e litri di sangue.
“Nara!”
“ Non… toccare la punta… è avvelenata…”
Yako notò una sostanza  arancione sulla punta della lancia, deliberatamente la lasciò cadere e si avvicinò a Nara
“ Stai tranquilla, ora ti porto di Neuro! Lui ci aiuterà!”
“ Non… è necessario…”
“ Non parlare!”
Facendo attenzione alla ferita se la caricò sulle spalle, non si curò del sangue sui suoi vestiti, perché per Yako  la cosa più importante era salvarla: scese veloce per le scale e corse verso l’ufficio.
Il corpo cominciava a diventare freddo, doveva fare più in fretta.
 
“ Neuro! Neuro ti prego aiutami!”
Il demone si girò esterrefatto, le gambe di Yako non reggevano più e prima che potesse cadere a terra stremata, lui prese in braccio il corpo moribondo di Nara contemplandolo: il sangue non si era fermato
“ Che cosa è successo?”
Tra un sospiro e l’altro la ragazza cercò di pronunciare più parole possibile per farsi capire, la stanchezza e la preoccupazione per la giovane demone l’impedivano di parlare con calma
“ Una lancia… non so … forse… la finestra!”
“ Vedi di calmarti Yako! Spiegati!”
“ Una… lancia… l’ha colpita avvelenandola…”
Con gli occhi assottigliati scrutò la profonda ferita sul fianco usando la sua vista speciale, si trattava di un veleno mortale che si stava espandendo rapidamente
“ Non ci voleva!”
Neuro si tirò su una manica, con un morso deciso si ferì il polso e succhiò un po’ del suo sangue tenendolo in bocca
“ No… maestro”
Nara sentì l’odore del sangue di Neuro, nonostante la sua espressione dolente cercò di allontanarlo con tutte le sue forze che si stava pericolosamente avvicinando alla sua bocca
“ Io… non funzionerà!”
Non fece in tempo a ribellarsi quando le loro labbra si incontrarono, Neuro lasciò che il sangue riempisse la bocca della giovane demone, mentre lei tentò di nuovo di dimenarsi  ma fu tutto inutile, poiché il liquido viscoso scese giù per la gola.
Yako rimase in ginocchio a osservare quel gesto disperato per salvare Nara, ignorò totalmente l’arrivo di Sasazuka, Higuchi e Godai lasciandoli in balia delle loro domande: la ragazza strinse i pugni e sperò per la riuscita dell’intento. La giovane demone smise di muoversi quando Neuro si staccò dalle sue labbra, su questi si disegnò un sorriso ma svanì all’istante quando vide che la ferita era ancora lì, aperta e infetta.
“ No, non può essere…”
Yako sgranò gli occhi, delle lacrime erano già pronte a scendere
“Oh no…”
Il respiro di Nara si faceva sempre più corto, il sudore era freddo, il colore della sua pelle cominciava ad ingrigirsi e a diventare di pietra: la giovane demone fissò negli occhi Neuro e sorrise
“ Io… te l’avevo detto che non avrebbe funzionato”
Il demone scosse la testa arrabbiato
“Taci! Io non sbaglio mai!”
“Ora sei senz’altro impeccabile, ma… solo quella volta… ti capitò di sbagliare”
Neuro cercò di rammentare quell’episodio senza risultati, non riusciva a ricordare un simile scempio
“ Io non…”
“ Ricordi il giorno che io decisi di diventare un demone?”
“ Ovvio, fui stato io a…”
“ E’ qui che io ti fermo”
“Che cosa intendi?”
“La mia anima… prima di quell’istante si era già staccata dal mio corpo e da essa si formò la mia reincarnazione … Intrisa dell’odio verso tutti gli umani che mi evitarono e del desiderio egoistico di voler tornare in vita, divenni subito demone”
Neuro continuò a scuotere la testa, non lo credeva possibile una simile svista anche se poi comprese che a quel tempo ancora non aveva imparato a controllare le anime. Con uno sforzo innato Nara allungò una mano verso il viso del demone e gli sorrise dolcemente
“ Sono… stata felice di poterti stare accanto”
Questi sorrise beffardo
“Stai tranquilla, li ucciderò anche per te”
“Così ti voglio… maestro. Ti prego… proteggi a tutti i costi Yako”
“ Senz’altro”
Nara sorrise.
L’arto di pietra cadde rovinosamente sul pavimento sgretolandosi e così accadde con il resto del suo corpo, tra le braccia di Neuro non rimase nulla se non un mucchietto di polvere: Yako scoppiò a piangere, Sasazuka, Higuchi e Godai restarono in silenzio con una mano fra i capelli.
Il demone si pulì la giacca dalla polvere, si avvicinò alla finestra dell’ufficio scrutando il cielo
“Lo so che siete lì, fatevi avanti. Codardi”
“Certo che hai una bella faccia tosta tu”
Malika e Jinxa apparvero dal nulla davanti alla finestra con le loro forme demoniache; un enorme grifone nero e un’aquila reale con due paia di ali e un serpente al posto della coda.
“ Allora questa è opera tua”
“Ovviamente sciocco pappagallo. Quale modo migliore per vendicarsi di un compagno caduto è meglio secondo te?”
Con un ghigno malizioso Malika mostrò a Neuro la boccetta rossa, questi inarcò un sopracciglio dubbioso
“ Quella cosa sarebbe?”
“ Ti piacerebbe saperlo? Beh, sta a guardare”
Con un solo sguardo la demone distrusse la boccetta e il liquido invece di cadere nel vuoto fluttuò nell’aria; pareva essere sangue di cui Neuro ne aveva già sentito l’odore. All’improvviso sgranò gli occhi.
“Ma quello è…”
“Vedo che ora comprendi cosa sto per fare. Non è così?”
Con la forza del pensiero Malika centrifugò freneticamente il liquido viscoso che da rosso stava pian piano diventando nero.
“Yako!”
Quando Sasazuka urlò Neuro si girò verso di lei, le mani strette al collo come se facesse fatica a respirare, gli occhi dilatati col le pupille piene di paura
“N-Neuro!”
Il demone di scattò le si avvicinò e prese ad abbracciarla da dietro
“Voialtri, allontanatevi da noi!”
Yako inalzò un urlo, inaspettatamente una forza di gravità disumana si aggravò sull’ufficio, i tre umani si accasciarono a terra sotto quell’enorme peso, mentre il demone cercava di calmare quella forza distruttiva: vicino la finestra invece le due creature stavano a guardare come due spettatori.
Sotto i piedi di Yako il pavimento era pieno di crepe, il suo corpo emanava un’aura violacea che illuminava tutto l’ufficio, i suoi occhi non erano più color nocciola ma anche essi di color viola, nella bocca i suoi canini divennero più affilati: la povera ragazza sentiva una forza che prima non aveva, si sentiva appesantita e percepiva quell’energia fluire nel suo corpo.
“Aiuto… Neuro!”
Le unghie erano conficcate saldamente al demone che ancora l’abbracciava
“Yako! Cerca di controllarti!”
“No… non ci riesco!”
“Respira lentamente!”
“Non ci riesco!”
Yako si dimenò e colpì con una gomitata il petto di Neuro, questi sputò sangue ma non si arrese. Fece girare la ragazza ritrovandosela davanti : il volto bagnato di lacrime, gli occhi sbarrati e colmi di terrore, il demone appoggiò le mani sulle sue guance. Era bollente.
“Yako…. Ascoltami bene! Rilassati, respira profondamente”
Come se non lo sentisse l’umana scosse la testa per liberarsi dalla sua presa, tentando anche di morderlo un paio di volte
“Ehi mostro! Qui non ce la facciamo più!!”
“L’ufficio crollerà!”
“Li senti? Stai solo facendo del male alle persone che più ami. Calmati e richiama il tuo potere!”
“Non… riesco a controllarlo…”
“Si che ce la fai”
La voce di Neuro si fece sempre più dolce e tranquilla, i suoi occhi verdi cercavano disperatamente quella luce che tanto ammirava, quella stessa luce che lo fece innamorare dell’unica umana sulla faccia della Terra: voleva disperatamente la Yako che conosceva.
“ Ti prego Yako. Torna in te”
Finalmente gli occhi di Yako si mossero, il respiro rallentò e quella gravità scomparve, i tre umani tirarono un sospiro di sollievo non appena riuscirono a muoversi
“Cavoli…”
“ Ce la siamo vista brutta…”
“Puoi dirla forte, Higuchi…”
Malika ringhiò poiché notò con disappunto che Yako non si fosse trasformata nella sua forma demoniaca, rimanendo invece con il suo solito aspetto
“ Come diavolo avrà fatto…”
Yako ormai priva di forze si lasciò cadere sulle braccia di Neuro che per un istante la abbracciò prima di squadrare i due nemici
“ Sorpresa, vero? Se la mente umana viene gestita bene, alla fine l’umano può recuperare la ragione. Yako è la migliore umana in assoluto è ovvio che sia riuscita contenere un simile potere”
“Tu vaneggi”
“Niente affatto”
Digrignati i denti assieme a Jinxa fece per volare via urlando
“ Tre mesi, Nougami Neuro! Ti do questo limite di tempo per prepararti alla battaglia!”
Scomparsi del tutto Neuro scrutò per l’ultima volta il cielo e posò Yako ormai svenuta sul divano, attorno le si avvicinarono tutti preoccupati: il corpo pareva intatto agli occhi dei tre umani, ma per Neuro non era così
“ Meno male… sta bene…”
“Non è così. Non va affatto bene”
“ Che cosa intendi, Neuro?”
Il demone zittì Sasazuka e utilizzò nuovamente la sua vista speciale per controllare il corpo di Yako: proprio come temeva il suo sangue non era più umano ma bensì demoniaco
“ Allora? Che cosa è successo?”
“ Mi duole dirlo… ma Yako è diventata un demone. Proprio come me”
Godai sbarrò gli occhi, così anche Sasazuka e Higuchi mentre la piccola Akane si agitò convulsamente. Neuro rimase impassibile e in silenzio
“ No, non può essere…”
“ Invece è così, Godai”
“ Tu menti!”
Godai diede un pugno proprio dove Yako lo colpì precedentemente e subito dopo vomitò sangue, l’umano li si avvicinò prima che cadesse all’indietro
“ Ehi ehi… che ti succede? Un pugno come quello non…”
“Non montarti la testa… Sto male solo per la gomitata di Yako”
“Yako?”
 “ La forza di quel colpo è disumano, quasi più forte di uno dei miei. E’ una fortuna che ne sia uscito con solo delle costole rotte”
Neuro cercò di essere sarcastico sorridendo ma dentro di lui bruciava di rabbia sia per la morte di Nara che per la trasformazione di Yako: qual è la ragione che li spinse a farlo? Cosa centra Yako? Qual è lo scopo della guerra? Innumerevoli erano le domande che il demone si chiedeva, ma in quel momento la cosa più importante era rimediare.
“ Tre mesi, giusto?”
Neuro si pulì la bocca sporca di sangue e si mise davanti ai tre umani schiarendosi la voce
“ Per ovvio di cose voi tre siete gli unici umani di cui io mi possa fidare. Perciò iniziamo la fase di preparazione contro l’invasione
“ Invasione?”
“Non avete sentito? Fra tre mesi Malika invaderà questo mondo e noi di certo non possiamo restare con le mani in mano, non credete?”
“ Proooooonto, Neuro? Noi siamo dei semplici umani!! Come pensi di prepararci??”
“Mio caro Higuchi, chi credi che io sia? Ovvio che vi darò io l’equipaggiamento adeguato”
“ Non fingere Neuro. Sappiamo che tu sei ancora scioccato”
Neuro fissò Sasazuka stupito e indifferente, quando i due incrociarono lo sguardo il demone si girò di spalle mentre Sasazuka serio come non lo era mai stato si accese una sigaretta in silenzio
“ Non capisco di cosa parli”
“Andiamo, non ti fidi più di noi?”
“Questa volta do ragione al poliziotto. Si vede lontano un miglio che sei incazzato per la morte di Nara”
“Ehi Godai, non esagerare!”
Higuchi tirò per un braccio il ragazzo in segno di fermarsi, ma Godai lo squadrò pesantemente
“Non me ne starò zitto ora! Neuro, Ormai è chiaro come il sole. Tu ce l’hai con te stesso perché non sei riuscito a salvarla, vero? Tu dici sempre che le cose le fai solo perché noi umani ti procuriamo il cibo che mangi ma questa volta è diverso!”
Pareva non aver sconvolto Neuro, ma Godai tentò di nuovo e questa volta toccò un tasto dolente
“  E ora di mezzo ci è andata anche la detective! E cerchi vendetta! Sembri così calmo e impassibile alla situazione, quando in realtà sei…”
“ CHIUDI QUELLA BOCCA!!!”
Neuro urlò portandosi le mani alle orecchie, la sua voce tremava, un voce che nessuno in quella stanza aveva mai sentito
“Io… no ce la faccio più… non ci riesco…”
“ Neuro…”
Sasazuka si avvicinò al demone, la sorpresa fu così grande che fece cadere la sua sigaretta e spalancò gli occhi: Neuro stava piangendo in silenzio, cercando di soffocare i singhiozzii, la fronte aggrottata. Visto così sembrava un vero umano.
“ Ma tu stai…”
“Dimmelo… Sasazuka. Che cos’è questa sensazione? Perché fa così male?”
“Di cosa parli?”
“ Dimmi perché mi senti così male!?”
Neuro tra le lacrime urlò tutti i pensieri che in quel momento intasavano la sua mente: Nara è morta per colpa mia, cos’è questa sensazione di disgusto che sento?, se solo non avessi abbassato la guardia a quest’ora Yako sarebbe ancora umana, per colpa dei miei sbagli gli esseri umani rischiano di sparire per sempre. Sasazuka, Godai e Higuchi rimasero esterrefatti, il demone si inginocchiò respirando a fatica, gli occhi ancora bagnati, le mani tremanti e quella sensazione che non dava segno di andarsene
“ Dimmelo, Sasazuka… perché mi sento così?”
“ Mi pare ovvio”
Il poliziotto gli appoggiò una mano sulla spalla sorridendogli
“ Neuro, quello che stai provando in questo momento è umano
Il demone si girò verso Sasazuka
“ Ma io non…”
“Lascia che ti spieghi, Neuro. Nel nostro gergo umano significa che è normale ciò che senti”
“Io non… non capisco”
“Tutti gli esseri viventi hanno qualcosa che vogliono proteggere. Quando perdono qualcosa di importante alla fine è logico che vengono assaliti dall’ira, dalla tristezza e quant’altro. Proprio come te”
Neuro si asciugò le lacrime con in guanti, cercando di riprendere il controllo di se e pensò a lungo alle parole di Higuchi: può essere che stando in mezzo agli esseri umani abbia davvero imparato a essere come loro e la prova era il fatto che in quel momento si sentiva uno straccio sia per la grave perdita di Nara che per la sua Yako. La sua.
No, il momento in cui capì di essere cambiato era stato da quando lui conobbe proprio Yako, quello stesso giorno in cui piangeva per la morte del padre, la prima cosa che voleva fare era starle accanto. Si, doveva essere per forza così.
Il demone levò la mano dalla spalla e si rialzò, inalò profondamente e si girò verso i suoi tre umani collaboratori: i suoi occhi verdi erano ipnotici come non mai
“ Ora che il mio momento di debolezza è terminato, possiamo continuare”
Godai sbottò una risata quando finalmente quella fila di denti scintillavano nel suo solito sorriso perverso
“Bentornato, mostro”
Neuro ricambiò sorridendo ancora di più
“ Aspettiamo i tuoi ordini” risposero tutti e tre all’unisono
Neuro si avvicinò a Yako ormai addormentata, le accarezzò dolcemente i capelli e premette le sue labbra sulla sua fronte
“ Non preoccuparti, Yako. Io ti salverò”

 
 
A voi i commenti!! ;)
 
Glenda

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Capitolo 11
*** Preparazione ***


Non appena la sveglia suonò Yako la spense un po’ scocciata, sbadigliò un paio di volte arruffandosi i capelli, si stropicciò gli occhi e si guardò intorno
“Ma cosa?”
Ancora un po’ assonnata la ragazza cercò di ricordare che cosa fece il giorno prima, rammentò solo di essere stata in ufficio ma non di essere ritornata a casa. Poiché il suo sforzo era inutile fece spallucce e si alzò dal letto. Dopo essersi vestita andò in cucina per prendere un succo di frutta e prese a gironzolare per la casa: notò subito qualcosa che non andava.
Non che lei non la pulisse, ma lei conosceva perfettamente il suo modo di pulire e si vedeva chiaramente qualcosa di diverso
“ Che cosa è successo qui?”
La ragazza fece scorrere gli occhi su tutto il salotto, quando arrivò al tavolo d’impulso guardò il pavimento e i sui occhi si fecero  piccoli
“ Ieri non ero da sola”
Si avvicinò ad esso e cominciò ad accarezzarlo cercando ancora di ricordare il volto di quella persona
“ Si, ieri ho mangiato con qualcuno. Ma chi?”
Yako sbatté una volta le palpebre e  ad un tratto si trovò davanti una ragazza in mezzo ad una pozza di sangue con gli occhi sbarrati, quando lei si alzò di scatto, lei non c’era più
“ Ma cosa…”
Terrorizzata si portò le mani sul volto, chiuse gli occhi e di nuovo tentò di ricordare: capelli lunghi e viola, una lancia, veleno.  Pian piano, mettendo insieme quelle parole, nella sua mente  si faceva più nitida il volto della ragazza che era con lei, senza accorgersene delle lacrime rigarono le sue guance.
“ Nara!”
Preoccupata più che mai prese al volo la giacca e andò in ufficio, sperando disperatamente che lei stesse bene.
 
Neuro se ne stette sulla sua poltrona con le gambe incrociate, rimase in quella posizione ad osservare per tutta la notte le ultime quattro bottiglie che Nara gli regalò: non osò toccarle.
Akane non parlò dal giorno precedente, quando svanì quella forza di gravità assurda lei svenne e rimase dentro la parete,  quando si svegliò vide soltanto Neuro in balia dei suoi pensieri e solo grazie ad una telefonata di Sasazuka comprese a pieno la situazione: ti prego, tiragli su il morale.
Per te e facile Sasazuka,pensò lei,ma credimi… c’ho provato tutta la notte .
Akane si svegliò proprio nel tardo pomeriggio del giorno prima quando Neuro tornò dalla casa di Yako, non appena scrisse sulla la lavagnetta il suo padrone ignorò totalmente tutte le sue domande. Anche questa volta tentò.
Lo so che non vuoi mangiarli ma… così non marciranno?”
Il demone sorrise alla piccola segretaria e soffocò una risata: oh, finalmente mi parla.
“ No, sciocchina. Il problema sono solo io”
Con un pennarello la ragazza scrisse di nuovo
Non voglio che tu pensi male, però credo che Nara non li abbia presi perché venissero usati come lampade colorate, ma bensì per essere mangiati”
Inarcato un sopracciglio allungò una mano ad una bottiglia e si scolò tutto ad un fiato il contenuto finendo poi leccandosi le labbra
“ Hai perfettamente ragione, è un peccato lasciarli così”
Akane disegnò una faccina sorridente, contenta di vedere finalmente il suo solito padrone anche se ad essere sinceri sotto quel sorriso beffardo ancora si nascondeva il rimorso della morte di Nara. Ripensando a quell’ultimo gesto disperato per salvarla la rattristava. Gli occhi del demone si spostarono dalla treccia alla porta dell’ufficio, Yako si presentò tutta affannata e con le lacrime agli occhi
“ Yako?”
La ragazza alzò la testa
“ Dov’è?”
“ Di chi stai parlando?”
“Dov’è Nara?!”
Neuro sgranò gli occhi confuso e si avvicinò a Yako stringendole le spalle
“ Yako”
“ Era tutta insanguinata in casa mia, ora non c’è più ! Che cosa le è successo? Dov’è?!”
“ Yako, ora basta!”
Il demone prese con tutte e due le mani il viso della ragazza per guardarla dritta negli occhi, quest’ultima ancora piangeva e scuoteva la testa
“ No… non può essere…”
“ Yako. Davvero non ti ricordi cos’è successo ieri?”
Ci fu silenzio tra i due, lei chiuse gli occhi mentre lui sospirò pesantemente
“Non c’è stato nulla da fare, era in condizioni pessime, ho tentato con l’unica cosa che pensavo essere la cura ma… non è servito a nulla”
 Neuro lasciò la prese, Yako aprì gli occhi e si asciugò le lacrime
“ Si, ora ricordo tutto”
“ Allora ricordi anche…”
Yako si guardò i palmi delle mani e annuì
“Si… anche se non noto nessuna differenza”
“Questo è grazie alla tua volontà”
“Eh?”
“Ascolta Yako. D’ora in poi ti insegnerò tutto quello che so sui demoni, ma prima dobbiamo scoprire le tue capacità”
Neuro mise le braccia dietro la schiena e si avvicinò alla finestra, puntando gli occhi su un punto qualsiasi del cielo
“Sappi che abbiamo solo tre mesi di tempo per prepararci”
“Prepararci a cosa?”
“ All’invasione”
I due si girarono verso la porta dell’ufficio: erano Higuchi, Sasazuka e Godai con alle spalle un enorme zaino e vestiti con una tuta da ginnastica
“Siamo pronti, Neuro!”
“Però. Quanto entusiasmo”
“ Ragazzi… ma voi…”
“Yako-chan, come ti senti?”
Sasazuka arruffò i capelli alla ragazza che in tutta risposta sorrise
“ Sto benissimo! Grazie!”
“Bene”
“Certo che ha fatto cilecca quelle bastardina. Non sei cambiata di una virgola!”
“Godai… potresti piantarla di picchiettarmi sulla testa…”
Per attirare l’attenzione di tutti i presenti, il demone batté le mani una volta e tutti gli occhi erano rivolti verso di lui, questi si schiarì la voce e cominciò a parlare
“ Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo andare”
“Andare? E dove?”
“Ricordi la nostra bella gita nel Gran Kenya?Beh, per tre mesi ci alleneremo lì e appena arrivati…”
Con il suo dito medio, Neuro indicò i tre umani dietro a Yako
“… vi mostrerò le vostre armi speciali”
“Non vediamo l’ora, mostro”
“Speriamo sia qualcosa di tecnologico!”
“ Ora che ci siamo organizzati, Godai! Prepara la macchina”
“Ok”
Tutti fecero per uscire ma un braccio fermò Yako
“ Voialtri andate avanti, noi vi raggiungiamo”
“Ok”
Higuchi chiuse la porta facendo l’occhiolino a Neuro che rispose con un sopracciglio inarcato, rimasti soli girò Yako ritrovandosela davanti a se
“ Neuro? Va tutto bene?”
La ragazza un po’ confusa chiedeva invano mentre il demone, come se non la sentisse, prese ad accarezzarle i capelli con fare quasi nostalgico: erano i soliti capelli biondi che lui tanto amava, erano quelli eppure… aveva una paura tremenda che non li avrebbe mai più toccati e rivisti.
“Sai, staresti bene coi capelli lunghi”
“Cosa?”
“Non tagliarteli, hai capito?”
“Facile a dirsi… i miei capelli ci mettono trent’anni a crescere!”
“Aspetterò pazientemente”
L’espressione di Neuro agli occhi di Yako era inaspettatamente dolce, quasi non credeva che fosse in grado di farla, lei sue labbra si incresparono in un sorriso
“Sei davvero carino quando sorridi così, lo sai? Non lo fai mai”
“Ti piace?”
La ragazza cominciò ad imbarazzarsi, quando distolse lo sguardo sentì Neuro ridere
“ Ma che domande sono, queste?”
“ Tu rispondi”
Con una punta di esitazione ritornò a guardare il demone e balbettando rispose
“S… Si”
Le gote della ragazza si tinsero di rosso, Neuro d’impulso sorrise di nuovo e le sussurrò vicino all’orecchio
“So che tu me lo avevi promesso…”
Yako rabbrividì quando sentì la sua voce profonda
“… ma è sempre meglio prevenire che curare”
Neuro alzò con il pollice e l’indice il mento della ragazza e dolcemente premette le labbra sulle sue.
Yako sentì la bocca in fiamma, lei non lo aveva mai fatto con qualcuno poiché quello era il suo primo bacio, il demone la strinse sui fianchi mentre la ragazza l’abbracciò con tutte e due le braccia, il bacio sembrava non finire mai
“Neuro… aspet…”
Per un istante Yako riuscì a staccarsi ma il demone attaccò di nuovo senza lasciarla prendere un po’ di fiato: all’inizio Yako ne fu spaventata ma poi si lasciò andare in quel brivido di piacere.
Neuro non riusciva a fermarsi, era una sensazione così bella e soprattutto così calda. Gli piaceva da morire. Ora capisco cosa provano gli esseri umani.
A quel pensiero il demone si soffermò ma poi scosse la testa : ma sì, ormai non mi importa più.
Le mani guantate di Neuro accarezzeranno nuovamente i capelli di Yako e afferrata saldamente la sua nuca i due si staccarono e respirarono affannosamente. Entrambi i volti erano completamente rosse.
“Valuta tu”
“C-cosa?”
“ Ti dirò che è la prima volta che provo una simile sensazione di calore tramite questo gesto. Ti confesso che per me è stato bellissimo”
Ancora un po’ affannato il demone le sorrise aspettando una sua risposta, così su due piedi Yako non riusciva a dare una risposta chiara e precisa per paura di dire stupidate
“Allora?”
a quel richiamo la ragazza pensò ad una sola cosa e sperò che Neuro l’accettasse come risposta
“ Stupendo!”
Yako lo disse quasi urlando, si portò le mani davanti alla faccia un po’ imbarazzata, Neuro rimase esterrefatto ma allo stesso era felice: le mollò un bacio veloce sulla guancia
“ Ne sono felice”
La ragazza tolse le mani e prese a guardare il demone che ancora sorrideva, diventò ancora più rossa quando incontrò i suoi occhi color smeraldo
“ Sei così carina quando diventi rossa”
“ Smettila… N-non è da te”
“ Chi se ne frega “
“ Dimmi perché?”
Neuro scostò una ciocca di capelli di Yako e le accarezzò la fronte: a dir la verità anche lui non lo sapeva, l’unica cosa di cui era consapevole era che ora come ora non riusciva a non pensare a lei e che la sua mentalità ormai si stava avvicinando sempre di più a quella di un essere umano. Ma ora non si stupì più di tanto, poiché era già certo che sarebbe successo. Già, chi se ne frega.
“ Non ho idea di che diavoleria abbia usato Malika, esistono un sacco di filtri di trasformazione tra cui alcuni che possono cancellare la memoria”
La ragazza rimase in ascolto annuendo
“ In poche parole Yako, prima che tu ti dimentichi , ho voluto fare in modo che tu possa ricordare qualcosa di bello di me. O almeno ricordarlo per il tempo che ti rimane”
Neuro lo disse con un tono così nostalgico che alla ragazza veniva quasi da piangere, così non si trattene oltre e lo abbracciò stretta a se con la faccia affondata nel suo petto
“ Forse penserai che sono masochista ma… ti assicuro che ogni giorno passato con te, per me è stato stupendo”
Neuro rise di gusto
“ Mi stai prendendo in giro, vero?”
“Chissà!”
“Tu piccola…”
Il demone prese ad arruffare i capelli della ragazza ridacchiando, così fece anche lei ad un tratto si sentì un clacson suonare e la voce di Godai che gridavaAllora, ci siete o no?
“Su forza, raggiungi gli altri”
Yako annuì e corse giù per le scale mentre Neuro si abbandonò un attimo sulla sua poltrona, Akane finalmente uscì allo scoperto e scrisse su un cartello
Wow… Non credevo che saresti arrivato a tanto!! <3 Che teneri!! ^^”
“ Tu dici… che ho esagerato? “
Niente affatto! Sei stato in gamba ^^”
“ Beh… grazie”
Con la mano destra il demone toccò le sue labbra e ricordò quel momento magico che sperava non finisse mai: d’impulso sorrise di nuovo.
“ Akane, noi andiamo”
Neuro Aprì la finestra dell’ufficio e balzò sul tettuccio della macchina di Godai, sorprendendolo alle spalle
“Coraggio, si va verso il Gran Kenya!”
 
Con le mani sui fianchi e una catena alla mano, Malika controllava che tutti i demoni si mettessero bene in fila e se qualcuno si rifiutava di obbedirle lo avrebbe frustato come un sadomaso: come Jinxa predette non tutti i demoni erano disposti a seguirla perché ciò che quelle bestie infernali volevano sentire erano le parole del loro unico Signore, ma grazie alla sua arroganza, la giovane generale riuscì a farsi rispettare e a iniziare a formare le sue truppe
“ Visto Jinxa, basta usare un po’ di tatto e si può avere tutto”
“Io non penso, che tu stia facendo la cosa giusta…”
“Ti accorgerai presto, che invece ho degli ottimi motivi”
“ Io continuo a dire ch…”
Inaspettatamente Jinza venne colpito in pieno volto dalla catena, quella andò dritto sul suo occhio sinistro.
“Ripetilo se hai il coraggio”
Una pozza di sangue si formò vicino ai piedi del demone, poiché dalla ferita colava copiosamente sangue, digrignò i denti quando vide che il suo occhio era accanto al suo piede destro
“Allora?”
Jinxa a fatica alzò lo sguardo, per poco squadrò il generale ma poi si arrese e sospirò
“ Niente… continua pure”
“Vedo che ora capisci”
Malika sorrise, dopo che lei si girò verso quella mandria di demoni Jinxa si trasformò e prese il volo. Aveva bisogno di riflettere e per cominciare ripensò alle parole che Nara gli disse quel giorno nella fabbrica.
 
“Tu… perché la segui?”
“Semplice, perché lei è il mio capo, è tutto quello che dice lei è la cosa più giusta”
“Tu la… pensi davvero così?”
“Che cosa vuoi dire?”
“Ragiona con la tua testa, Jinxa… Tu dici che è davvero giusto quello che Malika sta facendo?”

“ Non capisco…”
“ Pensa Jinxa, tu devi prima pensare con il tuo cervello. Focalizza la situazione e poi pensa”
 
Per te è facile, Nara. Ma io… sono destinato a starle accanto.
Jinxa prese a volare ancora più veloce, pensò e ripensò a quella domanda e ora più che mai era confuso. Non sapeva più come comportarsi: da una parte sapeva che era sbagliato ma dall’altra non poteva lasciare Malika .
“ E’… il mio destino”
 
 
 

 
 Confesso che è venuto piuttosto corto come capitolo... vedrò di rimediare nei prossimi!!
Non ho idea di quando questa storia finirà…. Anzi, in realtà non so ancora come finirà!!! XD
Spero vi piaccia il capitolo!!!
Buona lettura!!
 
Glenda
 

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Capitolo 12
*** Allenamento ***


“Hey, Jinxa! Allora te ne sei stato su questo vulcano per tutto il tempo! Ti sei perso delle torture spettacolari!”
Soddisfatta, Malika si concesse un po’ di tempo di riposo. In soli due mesi la generale era riuscita a tenere sotto il suo controllo più di un milione di demoni: non mancarono durante il suo operato le torture a diversi suoi coetanei poiché tra di loro c’erano quelli fedeli al loro unico Signore e quelli che si ribellarono per il semplice fatto che non avevano voglia.
“Ah, la mia catena è completamente sporca di sangue. Tu che dici, si asciugherà presto?”
Jinxa sembrava non ascoltarla, con le braccia incrociate osservava i demoni che marciavano sotto di loro, tutti avevano sul volto un espressione di odio e di rabbia nei confronti di Malika, sguardi truci erano infatti rivolti verso il vulcano.
“Hai visto. Ora ti odiano”
“Poco importa, ciò che mi interessa è che combatteranno per me o altrimenti faranno la fine dei loro compagni”
“ Tu sei davvero…”
Il subordinato strinse i pugni, si voltò verso Malika squadrandola con il suo unico occhio color oro
“ Il tuo occhio. Perché non ti sei fatto curare?”
“Tu non preoccuparti, l’ho usato come sacrificio”
“Che cosa vuoi dire?”
“ Finalmente mi sono deciso a usare il cervello”
La generale lasciò cadere la catena e incrociò le braccia restando in ascolto
“Ebbene, dimmi che cosa hai pensato”
Jinxa si calmò sospirando, per la prima volta stava per ribellarsi e per l’ultima volta sarebbe rimasto accanto all’unica persona importante per lui: preso il suo coraggio cominciò a parlare
“ Marianne”
La demone sgranò gli occhi e digrignò i denti a quel nome
“ Non… dirlo ma più…”
“E perché ? E’ questo il tuo nome”
“No”
Jinxa si avvicinò a lei appoggiando le sue mani sulle spalle, gli occhi di Malika tremavano e quando incontro quello del suo fedele compagno gli distolse velocemente
“ Stai facendo la cosa sbagliata e tu, Marianne, lo sai meglio di me”
“ Smettila!”
Malika si portò le mani alle orecchie. Nella mente della demone riaffiorarono   ricordi della sua vita passata, ricordi che lei non voleva rammentare: tutta la folla che la incitavano a gettarsi nel fuoco, urla e insulti indirizzati a lei, che a quel tempo era solo una bambina di dieci anni. Gli sguardi sdegnati dei suoi genitori che le giravano le spalle
“Marianne…”
“Basta!!”
Malika assalì Jinxa, tramutò il suo braccio in una lama e lo puntò a pochi centimetri dal suo collo
“ Io li odio!!! Odio tutti gli esseri umani!!! Loro devono morire!!!”
Jinxa lasciò che la generale si sfogasse senza proferir parola, lei intanto urlava a gran voce tutta la sua frustrazione e la sua collera, dai suoi occhi scesero, dopo cinquecento anni, le prime lacrime che finirono per bagnare il volto del demone. Quando Malika si calmò Jinxa afferrò saldamente la lama ferendosi al primo contatto: lei si alzò di scatto ritrasformando il suo arto.
“Perché… Jinxa, dimmi…”
“Ormai ho deciso. Visto che in questi due mesi non ti sia decisa a smettere, tanto vale che io me ne vado”
“Non puoi … dire sul serio”
“ Mi dispiace… ma non ce la faccio. Tu sei…”
“ No, Jinxa!”
“Non sei più la Marianne che conosco”
Le lacrime scesero copiosamente sulle guance, Malika si inginocchiò singhiozzando disperata , Jinxa le si avvicinò di nuovo e fece la cosa che avrebbe voluto fare ormai da moltissimo tempo: alzò la testa della demone e la baciò dolcemente
“Sappi che anche se saremo nemici, io ti penserò sempre”
Il demone le sorrise e prima che Malika potesse opporsi, lui si era già trasformato e volò verso il cielo color sangue degli Inferi.
“Jinxa!!”
Jinxa  in volo strinse i denti, da una parte voleva restare ma dall’altra sapeva che stava facendo la cosa giusta: aprì un buco nero davanti a se per ritornare nuovamente nel mondo umano. Addio, Marianne.
Quando l’enorme aquila reale scomparve all’interno del varco, Malika si accasciò a terra e si lasciò andare in un altro pianto
“Jinxa…”
Un misto di odio, tristezza e sensi di colpa invasero la sua mente: è davvero colpa mia, pensava lei, sono davvero io nel torto.
“No!!!”
La demone si alzò, riprese tutto il suo orgoglio e guardò il cielo, ormai ne era certa; non aveva sbagliato, lei sapeva perfettamente di chi era la colpa di tutto.
“ Maledetti umani….”
Malika si tramutò nell’immenso grifone e ruggì al cielo più forte che poteva
 “MALEDETTI UMANI!!!!!”
 
Due mesi prima
 
La preparazione all’invasione cominciò subito dopo essere arrivati nel Gran Kenya, Higuchi già cominciava a preoccuparsi, con il suo pc e il suo palmare non riceveva segnale, Godai per dispetto glielo rubò di mano, Yako si godeva la piccola scenetta comica dei due
“ Allora Neuro, che cosa dobbiamo fare?”
Al poliziotto cadde di mano la sigaretta quando si girò verso il demone: il volto era deformato in un’espressione da perfetto idiota. La solita faccia da supersadico.
“Ehi… Neuro”
“ Oh, scusa Sasazuka. Ero distratto!”
Sasazuka rise. Non cambierà mai.
“ Bene signori, è il momento di mostrarvi le armi speciali di cui vi parlavo!”
Godai e Higuchi smisero di bisticciare e si avvicinarono al demone, Neuro tirò fuori dalla giacca un sacchetto con all’interno tre piccole uova
“Che cosa sono?”
“Su, avanti. Prendetene uno ciascuno”
Il primo ad allungare la mano fu Sasazuka, poi Higuchi e infine Godai, Yako con la saliva alla bocca, alla loro vista pensava a come poteva cucinarli se li avesse avuti tra le mani: i colori del guscio erano davvero insoliti, i tre umani scrutavano l’uovo dubbiosi ma incuriositi
“ Wo… ma queste sono ahhhhhhh!!”
“Oh no, Godai!!”
Sotto gli occhi di tutti, dalle mani di Godai scivolò l’uovo che cadde rovinosamente a terra, da esso ne uscì una sostanza verdognola e appiccicosa
“ Guarda che cosa hai combinato, Godai-san! Lo hai rotto!”
“S-scusate!! Non l’ho fatto apposta!!”
“ E ora come fai per la tua arma?!”
“Stupefacente”
Gli occhi increduli di Godai si posarono su Neuro che sorrise annuendo soddisfatto
“Bravissimo, schiavo numero due . E’ proprio quello che avresti dovuto fare”
“Che cosa vuoi dire?”
“Osserva e capirai”
Il demone indicò la poltiglia verde che inaspettatamente cominciò a muoversi verso Godai, d’impulso quest’ultimo indietreggiò impaurito
“ Ma che accidenti è??!! E’ uno scherzo, vero?”
“Non fare la lagna, grande e grosso come sei avere paura di un minuscolo demone”
“Beh, piccolo o grande che sia è pur sempre pericoloso!”
“ E’ un ordine Godai, devi farti prendere”
Il ragazzo scocciato si fermò e esitante allungò il braccio facendo segno al piccolo demone di avvicinarsi
“Forza, che aspetti? Fatti avanti!”
Come un toro il piccolo demone prese la rincorsa e si attaccò saldamente all’avambraccio di Godai
“Bleah!! Che schifo!!”
Il ragazzo sventolò il braccio pentendosi di aver accettato da fare da cavia, lentamente il viscidume si fuse col corpo di Godai scomparendo del tutto
“Ma che cosa…”
“ E’… entrato dentro”
I due umani e Yako sgranarono gli occhi dallo stupore, Neuro invece pareva calmo e rilassato
Godai contemplò il suo avambraccio e poi il resto del suo corpo, quasi come un cane che rincorre la sua coda, Neuro sorrise divertito.
“Interessante”
“Hey, basta con gli scherzi. Non può essere entrato dentro di me… Che schifo!!”
“Invece era proprio quello che doveva succedere. Complimenti Godai, si è adattato perfettamente”
“Ah si?... beh, ora cosa dovrei fare?”
“ Pensa intensamente a qualcosa che ti piace”
Con un sopracciglio inarcato Godai pensò che cosa amasse da impazzire: Le risse? Bah…. Sì, mi piacciono ma solo se ci sono di mezzo io… qualcosa che mi piace… Bazooka?
Il braccio di Godai prese ad illuminarsi di verde accesso, la poltiglia uscì da esso e cominciò ad ingrossarsi
“Neuro! Ma che cosa succede!”
“Calmatevi, si sta semplicemente tramutando nella sua anima”
Come il demone ebbe predetto, il piccolo demone si modellò e prese la forma di un’enorme drago dagli occhi indaco; questi si prostrò a terra davanti a Godai. Higuchi non poté fare a meno di rimanerne affascinato, Yako si aggrappò a Sasazuka alla vista dell’enorme creatura.
“Ma la mia anima… ha davvero questa forma?”
“Precisamente. Però… che cosa curiosa.  Si è già adattato al suo nuovo padrone, ovvero tu. Bene, ora dagli un ordine, così che si trasformi nella tua arma ideale”
“Beh… cosa potrei … V-vieni qui… bello”
Il drago si alzò in volo e si buttò in picchiata su Godai, di nuovo si deformò avvolgendosi al braccio di lui e si tramutò in un enorme bazooka, la testa del drago fungeva da tubo.
“Wow!! Che figata!!”
Godai si esaltò assieme a Higuchi, Neuro rimase con le braccia incrociate sogghignando, Yako si staccò dal braccio di Sasazuka e sgranò gli occhi dallo stupore, gli sfregò un paio di volte ma quella cosa non se ne andava.
“N-Neuro…”
Il demone si avvicinò alla ragazza
“Che cosa c’è?”
Yako indicò Godai, forse era la sua immaginazione, o forse era lei che stava cambiando, ma coi suoi stessi occhi vedeva de aloni di due tonalità di verde diverse
“Che cos’è… quello?”
“Più il tempo passa più i tuoi poteri si evolvono”
“Vuoi dire… che quello che vedo sono lo spirito del demone e l’anima di Godai?”
“Precisamente”
“Ma… non gli succederà quello ce è successo a me?”
“Non  preoccuparti, andrà tutto bene. Inizialmente erano sotto il mio controllo, sono dalla mia parte e ho detto a loro che quei  tre sono degni del loro potere, perciò non faranno niente alle loro anime”
La ragazza annuì rilassandosi, corse verso Higuchi che ancora gasato dal bazooka l’abbracciò non appena gli si avvicinò
“Dimmi, Neuro. Non è un caso che proprio noi siamo stati scelti per la battaglia, giusto?”
“ Ma come sei acuto, Sasazuka”
“ E’ perché siamo gli unici a sapere del tuo segreto, non è così?”
“ Per quel motivo ma anche altro”
Sasazuka buttò la sigaretta ormai arrivata al filtro ed esalò l’ultima nuvola di fumo
“ Io mi fido solo di voi. Siete i miei unici compagni”
Il poliziotto si girò verso il demone che sorrideva divertito
“Non è da te dire simili parole”
“Ormai non m’importa più”
“ Di cosa?”
“La vita da essere umano non mi dispiace”
“Non capisco di cosa parli”
Sasazuka tirò fuori un’altra sigaretta da un bacchetto nuovo e dopo averla accesa appoggiò una mano sulla spalla di Neuro accennandogli un sorriso
“ Ma fai come meglio credi”
 
Due mesi dopo

 “Ehi… non muoverti troppo! Qui stiamo piuttosto strettini!”
“ Scusami tanto, ma la colpa è del tuo bazooka. E’ troppo ingombrante”
“Che cosa hai detto?!”
“Ehi voi due, piantatela, ok? Volete farci scoprire?!”
“ Dillo a questo cagnolino”
“A chi hai dato del cane, sbirro?”
“ Shhh, stanno per arrivare”
Dal piccolo oblò della piccola cupola di terra Higuchi tenne d’occhio due creature demoniache, un misto fra uno struzzo e un dinosauro che odoravano la terra in cerca dei tre umani
“Sei davvero un grande Higuchi. Si vede che i tuoi poteri stanno aumentando”
“Eheh, tutto merito di Neuro”
“Hm… Hey, Higuchi. Mi è venuta una idea”
“Spara”
“Non appena te lo dirò togli la cupola”
“ Roger!”
I due mostri erano pericolosamente vicine alla cupola, Godai stava per perdere la pazienza per l’attesa
“Allora?! Quale sarebbe questa grande idea?”
“ La mia è una prova, che potrebbe servire a tutti e tre”
“ Tu ci farai uccidere…”
“ Ok, Higuchi stai pronto”
I due musi si avvicinarono al nascondiglio dei tre umani, uno dei due era pronto ad azzannarlo
“Ora!”
Higuchi sbatté le mani sulla terra, la cupola divenne polvere e così gli umani uscirono allo scoperto: Sasazuka stette davanti a Higuchi e Godai
“Perfetto!”
Il poliziotto tirò fuori dalla giacca due enormi magnum di grosso calibro, le lanciò verso le due creature e dentro di se sperava ardentemente che la sua idea funzionasse
“ Waito, Break:  attaccate!”
Le armi da fuoco si tramutarono in due maestosi lupi, uno nero e uno bianco che si accanirono sui demoni azzannandoli : proprio come sperava Sasazuka se si concentrava al meglio sulla sua anima poteva controllare il tempo di trasmutazione delle sue armi
“Wow!!! Sono veloci!”
“Grande Sasazuka!”
“ Ritornate!”
Al richiamo di Sasazuka corsero verso il loro padrone ritornando  armi, questi le prese al volo e uccise i due demoni con due colpi di postola sulla testa: esalato un grido implosero sotto gli occhi dei tre umani.
“ Si!! Bel colpo Sasazuka!”
“Devo proprio dirlo, sbirro. Sei stato bravo”
“ Grazie”
“E così anche oggi è finita. Chissà che cosa staranno facendo Yako e Neuro”
“Direi i soliti allena…”
“ Attento Sasazuka!”
All’improvviso tra le rocce comparve un terzo demone che attaccò il poliziotto, questi non ebbe tempo di chiamare le sue armi; Higuchi si mise davanti a Sasazuka, si concentrò al massimo e un enorme cobra rosso si trasformò al volo in un arco e in frecce, presa dunque la mira il dardo colpì direttamente la bocca del mostro che implose all’istante.
“ Uff… per un pelo… Wow!! Oggi ne abbiamo uccisi due a testa!”
“ Bravissimo Higuchi”
“Eheh, visto? Ho fatto la stessa cosa che hai fatto tu! Ed è merito anche tuo Karen”
Il cobra tornò nelle sue sembianze e affettuosamente strusciò la sua pelle squamosa sulle guance di Higuchi.
Compiaciuti del loro ennesimo addestramento finalmente potevano concedersi un meritato riposo. Tutti e tre guardarono il sole che lentamente stava tramontando, le rocce del Gran Kenya parevano più rosse del solite grazie alle bellissime sfumature della stella; era davvero uno spettacolo meraviglioso.
“Un mese, eh?”
 
 
“ Ok, Yako. Ora concentrati più che puoi”
La ragazza non lo credeva possibile ma dopo due mesi era già riuscita a imparare almeno cinquanta tecniche demoniache tra cui anche sottomettere tre bestie infernali, questa volta tentò di prendere il controllo di Cerbero, un’impresa al dir poco ardua: uno scontro epico che Yako dovette affrontare da sola con le sue forze e con le tecniche che fin’ora aveva imparato. In più non aveva tempo, la camera dimensionale dava segni di cedimento, in meno di mezz’ora i contatti con gli Inferi si sarebbe interrotto. La giovane demone tentò di avvicinarsi al cane a tre teste ormai da due settimane, invano poiché ogni volta la creatura l’allontanava ringhiando. Neuro rimase a guardare con le braccia incrociate, serio e impassibile, non voleva intromettersi nell’allenamento perché lui credeva ciecamente nelle capacità di Yako, capacità che solo lei conosceva.
“Neuro… Sta continuando a rifiutarmi”
“Yako, non è da te. Usa il tuo asso nella manica”
Dentro la mente della ragazza risuonavano le parole minacciose del demone che la inducevano a rinunciare, ma ripresa la calma decise di usare l’ultima arma che le veniva in mente
“Cerbero, ascoltatemi per un momento!”
 non ci abbasseremo ad un simile livello, solo perché sei amica di uno degli imperatori non te la faremo passare liscia, novellina.
 “ Vi prego, ragionate! Mi servite solo per una battaglia che si terrà fra un mese”
Noi lo sappiamo, stai parlando di Malika, non è forse così?
“ Neuro!! Loro sanno dell’invasione!”
“ Non badare a me, tu continua”
Yako si concentrò di nuovo sul demone e continuò con le domande, doveva avere dalla loro parte Cerbero a tutti i costi, il destino del mondo era ormai alle strette
“ Voi conoscete Malika?”
E’ ovvio, un generale infernale ben rispettato… O meglio fin’ora
“ In che senso?”
Due mesi fa obbligò tutti i demoni a formare la sua armata per l’invasione, noi non abbiamo voluto seguirla per nostra scelta e se solo avesse provato a torturarci l’avremmo mangiata senza esitazione

“ Quindi voi non siete dalla sua parte?”
Noi non stiamo dalla parte di nessuno, noi siamo i guardiani della porta degli Inferi e abbiamo il compito di proteggerla

“Comprendo bene il vostro senso del dovere ma quello che vuole fare Malika è davvero sbagliato! Vi potrà sembrare un gesto egoistico da parte mia, però… Vi posso assicurare che lo faccio per il bene dell’umanità, lo giuro!”
Non c’è bisogno che lo giuri, noi lo sapevamo già da tempo
“Cosa?”

Noi dalla porta abbiamo subito sentito una presenza demoniaca nuova, credevamo fosse la nascita di un nuovo demone dall’anima infame e invece con grande sorpresa l’anima era quella di un’umana che di malvagità non ce n’era  l’ombra
“ Ma…”
Sì, piccola umana. Noi sappiamo che il tuo è un vero gesto nobile
“ Umana? Ma io ormai…”
Noi puoi abbatterti così, c’è sempre un modo ma che purtroppo non dipende da te. Col tempo lo scoprirai
Il demone sembrò calmarsi, smise di ringhiare e si avvicinò a Yako sedendosi davanti a lei
Noi abbiamo già deciso, ma per essere sicuri te lo chiediamo almeno una volta: finita la battaglia, tu ci lascerai tornare negli Inferi e ci lascerai in pace?
Yako sorrise contenta
“Si!! Ve lo prometto!”
I musi del demone cane sbottarono un sorriso e annuirono
Bene, piccola umana. Allora ci vediamo fra esattamente trenta giorni e arrivederci anche a te, imperatore Neuro
“ Ti ringrazio per l’aiuto che ci offrirai, Cerbero”
Certo che lasciare ad una novellina il compito di affrontarci è proprio da te. Sadico come sempre, eh?
“Lo sono e ne vado fiero”
Contento tu
Concluso il patto, Cerbero si trasmutò in una fiamma ardente e scomparve sotto gli occhi di Yako che si inginocchiò ormai sfinita
“Uff… me la sono vista brutta…”
“Brava Yako, ottimo lavoro”
“ Grazie… Ah, accidenti… la camera è quasi distrutta…”
“ non importa, ormai non serve, quattro bestie infernali posso bastare”
“E chi mi dici delle mie tecniche? Ne ho solo imparate cinquata..”
“Guarda che il tuo è un incredibile risultato, credimi”
Il demone arruffò i capelli della ragazza, con un solo schiocco delle dita la camera dimensionale scomparve e si ritrovarono entrambi nel desolato Gran Kenya.
“Oh, si è già fatto buio”
“Yakooooo!!! Siamo quaaaa!!”
Yako sentì la voce di Higuchi, questi sventolava le braccia, seduti vicino a lui c’erano Godai e Sasazuka che già consumavano la loro cena
“Ah eccoli, lì vicino al falò!Andiamo, sto morendo di fame!”
Yako prese il braccio di Neuro che lo indusse a correre insieme alla ragazza, all’inizio non ne fu poi così tanto entusiasta, ma poi si lasciò andare e le corse accanto.
“ Vedrai che ce la faremo Yako, ne sono certo”
“Anche io ne sono sicura!”
Raggiunti i compagni tutti e cinque rimasero a chiacchierare attorno ad un fuoco scoppiettante, si rilassarono non solo grazie allo spettacolo delle stelle sopradi loro ma anche ai piccoli sketch che ogni tanto tiravano fuori Sasazuka e Godai nei loro bisticci
“Allora queste pistole si chiamano… Disaato Igoru… giusto?”
“Stupido ignorante… si dice Desert Eagle. Ritorna alle scuole elementari”
“Che cosa hai detto?!”
“Waito, Break: attaccate!”
I due lupi di lanciarono contro Godai e lo leccarono senza sosta sul volto, quest’ultimo non resistette e rise a crepapelle
“ Ahahahah, basta!!! Piantatela!! Odio il solletico!! Ahahahah!!! E tu?! Fai qualcosa Drake!!”
L’enorme drago era appisolato dietro di lui, aperto un occhio si godé la scena ridacchiando
“ Stupido… ahahaha rettile inutile!”
“ Siete proprio fatti l’uno per l’altro, avete la stessa personalità”
La serata continuò liete, le notti in Kenya ormai erano l’unico momento in cui si poteva dimenticare il peso della battagli e dei demoni da sconfiggere; non molto lontano da lì, dietro ad una roccia, Jinxa li osservava ridere e scherzare, quasi non poteva credere a quello che vedeva, ma in un certo senso gli riportava alla mente mille ricordi del suo passato
“ Il falò… lo facevo anche io assieme a Marianne”
Il demone si abbandonò sulla roccia e alzò la testa verso il cielo stellato
“ Spero che tu possa perdonarmi, Marianne”
Chiusi gli occhi, prima di addormentarsi, lasciò che una piccola lacrime scendesse calda sulla sua guancia.

 
 
 
Ecco a voi il dodicesimo capitolo!!! Spero che non vi stia annoiando la storia… sinceramente io credo che sta diventanto un po’ complicata… ma il mio fidato consigliere, nonché mio cugino, mi ha detto che andava bene così e di andare avanti!!
Bene, buona lettura e ci vediamo al prossimo capitolo!! :) 
 
Glenda

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Capitolo 13
*** Cambiamento ***


Jinxa si svegliò si soprassalto, si mise in guardia tramutando il suo braccio in artiglio ma subito si tranquillizzò quando vide che era solo l’enorme demone drago che giocherellava con il suo padrone
“Bravo bello! Sei troppo forte!”
Il demone si nascose dietro una roccia e osservò da lontano il piccolo accampamento della combriccola, c’erano i tre umani ma nessuna traccia di Neuro e di Yako: chissà dove sono, si chiese il demone.
Ormai mancava solo una settimana all’inizio dell’invasione e ancora Jinxa non si era deciso a schierarsi dalla loro parte, poiché aveva paura di venir rifiutato o ancora peggio ucciso.
Salve, ho capito di aver sbagliato… Posso schierarmi dalla vostra parte? Troppo banale e da scaricabarili…
Così ancora aspettava il momento giusto per poter parlare.
Forse… era meglio che restavo con Marianne… Però… La devo fermare…
Jinxa rimase a rifletterci ancora un po’, ipotizzò diverse situazione e diverse conclusione, che purtroppo non avevano un bel finale, ogni volta si ritrovava l’espressione compiaciuta dell’imperatore che lo uccideva senza pietà: quella sembrava essere una delle decisioni più difficile che avesse mai fatto
 
“ Hey, Neuro dov’è?”
“Boh… sarà in giro.. come al solito”
Accesso un piccolo falò con una padella Godai cucinava del riso fritto con le uova per colazione, una delle poche cose che sapeva cucinare bene, Higuchi ancora un po’ assonnato giocava con Karen, Sasazuka si godeva la sua sigaretta mattutina; dalla tenda rossa si sentì qualcuno sbadigliare
“Oh, si è svegliata Yako”
“Già”
“Hm.. Buongiorno..”
“Buongiorno detec…”
Godai fece cadere la padella con la colazione, Higuchi e Sasazuka rimasero a bocca aperta, mentre Yako, ancora assonnata, si stropicciava gli occhi incurante delle facce dei suoi compagni; compresa di essere al centro dell’attenzione li guardò con un sopracciglio inarcato.
“Beh? Che cosa avete da guardarmi?”
“I… tuoi capelli”
 “ Che vuoi dire, Godai-san?”
“I.. capelli”
Dissero all’unisono gli altri due, indicando con un indice la testa.
Incuriosita, la ragazza prese a toccarsi i capelli e pian piano che scendeva con la mano fino alle spalle, sgranava sempre di più gli occhi
“No… non può essere…”
“ Sono diventati lunghi…”
Anche Jinxa si accorse dell’enorme cambiamento dell’ aspetto di Yako, ma ciò che lo stupì maggiormente era il suo spirito demoniaco che rispetto a tre settimane fa pareva essersi rafforzato.
“ Ovvio”
Neuro ritornò senza farsi notare, e con le braccia incrociate si avvicinò alla ragazza: questi si ritrovo a pochi centimetri dal naso del demone che d’istinto arrossì, tentò di distogliere lo sguardo ma una mano guantata di rosso tenne ferma la sua testa. Le loro labbra erano pericolosamente vicine.
“Oi oi, mostro!! Non fare queste cose in pubblico!”
“Hey, Sasazuka… tu non intendi fare nulla”
“Hm? E perché? “
Il demone ignorò totalmente i tre umani , ghignò divertito e cinse con le braccia i fianchi  di Yako, la ragazza chiuse gli occhi con il cuore che le batteva a mille: i capelli biondi di lui le facevano il solletico sulle guance che ad un tratto si fermò. Sentiva il suo respiro.
“Forse… è meglio che continuiamo un’altra volta…”
Yako aprì gli occhi stupita, ma anche un po’ confusa e imbarazzata, il rossore divenne bordeaux.
“Hey, Yako…. Datti una calmata stai diventando una melanzana”
“T-tu… è colpa tua se mi sento così!”
La giovane demone si accanì contro Neuro tentando di prenderlo a pugni, mentre lui le teneva la faccia con una mano
“ Vigliacco… fatti… prendere!”
“Fufufufu… neanche per idea”
Godai e Higuchi tirarono un sospiro di sollievo, Sasazuka invece si accese una seconda sigaretta con estrema calma
“ Ma che bravi… Così rilassati e sicuri di voi”
L’allegra atmosfera svanì all’arrivo di Jinxa, le quattro armi ringhiarono minacciosi, Neuro si mise davanti a Yako e i tre umani con la guardia alzata: all’inizio il demone pareva spavaldo e sicuro di se, quando poi si inginocchiò con le mani alzate in segno di arresa davanti ai suoi nemici.
Neuro rilassò i muscoli e fece segno ai suoi compagni di calmare i demoni, anche Yako si tranquillizzò.
“ Non sono qui per combattervi.. sono qui per… parlarvi….”
“ Parlare un corno, lurido bastardo!! Non ti vogliamo qui!”
“Godai… vedi di calmarti”
“Lasciami sbirro!!! Lo faccio sbranare da Drake!!”
Neuro camminò serio verso il demone inginocchiato, Sasazuka e Higuchi tennero fermo Godai, Jinxa rimase con la testa abbassata
“ Non voglio sapere come hai perso quest’occhio”
Disse l’imperatore alzandogli il mento
“ Ma posso solo immaginare che tu l’abbiamo fatto apposta”
Il subordinato non proferì parola e rimase in silenzio, mentre Neuro con un sorriso divertito, s’immaginava  nella sua mente perversa mille torture da fargli ma poi la fila di trentadue denti venne coperta da un’espressione seria e impassibile
“ Ascolterò ciò che hai da dire più tardi, Ora devo pensare all’ultimo allenamento dei miei seguaci”
“Ultimo?”
“Ma abbiamo ancora una settimana!”
“Avrete il diritto di riposarvi come si deve, no? Perciò non lamentatevi”
I tre umani annuirono, Godai ormai calmato salì sul suo drago
“ Allora? Dove andiamo ?”
“Seguite me. Sarò io il vostro ultimo avversario”
Il demone lasciò Jinxa dov’era , in ginocchio e con la testa bassa, vederlo così a Yako faceva pena: prima che potesse dire una parola, Neuro si mise davanti a lei.
“Yako, il tuo addestramento finisce qui. Puoi restare a riposare, ma intanto dovrai tenere d’occhio quello lì”
“Intendi Jinxa, vero?”
“Non mi sogno minimamente di chiamarlo per nome”
La ragazza prese la mano di Neuro e la strinse al petto, i suoi occhi viola cercavano quelli verdi di lui che ancora bruciavano di rabbia; quel tremore per un attimo si fermò
“Tu sai bene che non l’ha uccisa lui”
“Non m’importa!”
Il demone urlò facendo rabbrividire Yako che lasciò deliberatamente la mano, strinse i pugni e cercò di calmarsi finendo col mostrare la sua solita compostezza. Mossa dai sensi di colpa cercò di chiedere scusa a Neuro riprendendo la sua mano
“Neuro.. io”
“Ora devo andare, tornerò di sera. Ricordati quello che ti ho detto di fare”
Senza aggiungere altro, raggiunse i tre umani e in groppa al drago di Godai volarono verso delle rocce lontane dall’accampamento: non ci fu altro che silenzio quando l’enorme rettile scomparve dietro ad esse.
Yako era nervosa, l’unica cosa che poteva fare era rimettere a posto le padelle e dare una pulita al falò, non sapeva perché ma quella situazione la imbarazzava parecchio, non era abituata a un simile silenzio, per di più vedere qualcuno seduto in ginocchio davanti a se: persa la pazienza la ragazza prese per un braccio Jinxa e le lo fece alzare, il demone la squadrò incredulo.
“ Che cosa stai facendo?”
“Non mi piace vederti così, viene a sederti con me, hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?”
“Ma Neuro ha detto…”
“ Che devo controllarti,sì. Ma ciò non vuol dire che ti debba torturare come quel sadico ”
Yako sorrise dolcemente al demone che per un istante si rilassò. Non si aspettò un simile gesto dalla ragazza, Yako prese un piatto e lo riempì con le uova di Godai che riuscì a salvare: diede il piatto a Jinxa che inspirò incuriosito il profumo.
“Hm… sembra buono”
“Dai prendilo! Non fare complimenti!”
Il demone un po’ titubante lo prese e lentamente si portò alla bocca la prima forchettata, i suoi occhi si illuminarono e iniziò a mangiare di gusto il pasto; Yako l’osserva compiaciuta di vederlo con un’espressione diversa.
“Finalmente mostri un sorriso!”
Jinxa finì subito le uova e poggiò il piatto a terra imbarazzato
“Scusa…”
“E di cosa?”
“ Di tutto… di quello che ha fatto Marianne e ….”
“ Eh? Chi è Marianne?”
Il demone si maledisse per l’errore, ma ormai era troppo tardi per rimangiarsi la parola, così si schiarì la voce mentre la ragazza era confusa e incuriosita
“ Marianne è Malika… prima di divenire demone. In passato era un’umana”
“Cosa?!”
Jinxa accavallò le gambe e incrociò le braccia, continuò a raccontare con gli occhi bassi, un po’ controvoglia poiché non voleva rammentare simili ricordi
“ E’ molto probabile che a scuola non vi abbiano raccontato delle famose cacce alle streghe . Beh, sappi che Marianne è nata in quel periodo, più precisamente nel 1480 in Francia, durante la prima caccia”
Yako rimase ad ascoltare, notò subito dalla viso contorto di Jinxa lo sforzo innato nel riprendere il passato della sua generale
“ Marianne veniva da una famiglia molto povera, composta da sette fratelli maschi che la maltrattavano solo perché era la più piccola, ma malgrado ciò lei era sempre allegra e amante degli animali, tutti i tipi: persino di un animale come me”
Yako posò uno sguardo incredulo sul demone che accennò un piccolo sorriso
“ Tu… eri un animale?”
“Ebbene sì. Ero un corvo nero, che secondo le superstizioni umane rappresenta la morte ma pur essendo una simile creatura lei mi stette vicina. Un giorno ebbi un’ala spezzata e Marianne fece di tutto per curarmi: da quel giorno rimasi sempre con lei, ogni volta che scappava di casa o era infelice lei mi veniva a cercare”
Gli occhi di Jinxa si illuminarono di una luce nuova, si ricordò quei bei momenti passati assieme alla bambina di dieci anni, ma poi aggrottò la fronte quando ricordò la tragedia.
“ Ma poi un giorno il suo villaggio seppe che passava il suo tempo assieme a me e così iniziarono la sua caccia; prima le torture per poi finire con il rogo, legata ad un palo a bruciare nel fuoco! Aveva solo dieci anni! Solo perché era una femmina! Solo perché amava un essere come me! Cosa c’era di sbagliato in questo?!”
Yako si portò una mano alla bocca immaginando la macabra scena, il demone si alzò furioso digrignando i denti e i serrando i pugni, ma poi si accorse di esagerare, così cercò di calmarsi respirando affannosamente
“ Non potevo far altro se non seguirla, perciò mi gettai tra le fiamme assieme a lei e al mio risveglio ci ritrovammo entrambi negli Inferi: a noi non interessava dove fossimo, per noi l’importante era poter restare insieme”
Gli occhi di Yako erano lucidi dalla compassione che provava per la storia di Malika e Jinxa: non poteva immaginare un simile passato ma soprattutto una simile morte. Lei lo sapeva, gli esseri umani sono creature che sfortunatamente vivono nell’apparenza e cercano in tutti i modi di contrastarla senza sapere nulla. Solo ora mi accorgo di quando sono stupidi di esseri umani, pensava Yako provando per un attimo odio verso la razza umana.
“ Niente”
L’occhio d’oro del demone squadrò la figura minuta della ragazza che si calmò e guardò dolcemente Jinxa
“ Non c’era niente di sbagliato nella vostra amicizia. Purtroppo la colpa è di questo mondo: gli esseri umani cercano tante di quelle scuse per sembrare intelligenti inventando simili fesserie, in questo posso essere d’accordo del fatto che gli esseri umani dovrebbero sparire”
Jinxa, ormai calmo, si risedette
“ Però, io ti posso assicurare che esistono ancora, anche se pochi, degli umani diversi”
Yako sorrise al demone che ricambiò con un piccolo ghignò, pensando quanto fosse stato stupido a raccontare ad una sconosciuta il suo passato; eppure allo stesso tempo si sentì sollevatori averlo fatto. Ormai deciso nel dirlo, guardò negli occhi la ragazza e parlò
“Come te”
L’espressione di Yako divertiva in modo particolare Jinxa, poiché lei sbatté le ciglia almeno una decina di volte, balbettava e il volto di colorò di viola
“Eh? M-ma … I-io ormai…  n-non….”
“”Perdi la speranza molto facilmente, vero?”
“ Che cosa vuoi dire?”
“ Vi stavo osservando da lontano e ho visto tutto quello che ti stava facendo Neuro”
La ragazza prese ad arrossire, distolse lo sguardo da quello divertito del demone
“H-hai… visto tutto?”
“Sì, e ho notato con piacere che Neuro era piuttosto contento di quello che scoprì”
Jinxa si alzò e posò le sue mani sulle spalle di Yako un po’ frastornata ma allo stesso tempo impaziente di sapere cosa avesse scoperto Neuro
“ Yako Katsuragi, tu hai la possibilità di ritornare ad essere un umano”
“ Che cosa?!”
“Non è stato un caso che lui ti abbia provocato in quel modo, voleva vedere la tua reazione: arrossamento del volto, battito cardiaco accelerato. Sono tutti fattori che i demoni novizi non provano”
“Demoni… novizi?”
“ Tu sei nata demone solo circa tre mesi fa, giusto? Il controllo delle emozioni o anche l’imitazione si è in grado di farlo solo dopo una certa esperienza. Come quella di Neuro o la mia”
“Ah… capisco”
“Avrei voluto dartela io questa notizia. Ma pare che qualcuno mi abbia già preceduto”
“Neuro!”
Jinxa si alzò di scatto inginocchiandosi, Neuro e i tre umani erano completamente ricoperti di terriccio rosso, sudati e stanchi ma comunque soddisfatti dell’ultimo allenamento, il demone si avvicinò a Jinxa e gli tese la mano con un sorriso
“Avanti, alzati. Penso che ora mi possa fidare di te, ma solo se ci dirai tutto quello che sai sull’armata di Malika”
“Io risponderò solo se mi prometti una cosa, Nougami Neuro”
“Parla”
“Ti prego…. Sconfiggila ad ogni costo”

“ Aspetta… fammi capire… questa Malika per un rimorso del cavolo vuole che tutto il mondo ne paghi le conseguenze? Ma è assurdo!”
“ In realtà a una sua logica”
“Ma che dici, Higuchi!”
“Non ci hai pensato, Godai? Dopotutto Malika, o Marianne, ha dovuto morire per colpa di superstizioni inutili e senza senso. E’ normale che abbia pensato che gli esseri umani sono stupidi, anche se purtroppo questo pensiero l’accompagnata per tutto questo tempo”
“ Il problema è proprio questo, ho tentato di dirle che ormai tutto era cambiato o almeno in parte e che ora la maggior parte dell’umanità non sono quello che pensa”
Jinxa spiegò a grandi linee a cosa sarebbero andati  incontro. Raccontò che quasi tutta la contea demoniaca ormai era sotto il suo pieno controllo, che alcuni morirono e altri si nascosero: Neuro ascoltò con gli occhi chiusi, Yako con attenzione e serietà  e i tre umani invece, cominciarono a preoccuparsi.
“La cosa migliore sarebbe essere almeno pronti un giorno prima, ho paura che lei farà la prima mossa, conoscendola”
“ Il riposo rimane comunque”
“Neuro!”
“Jinxa, se vuoi che io la sconfigga lo farò a modo mio. Sei giorni di riposo sono la cosa migliore, fidati”
Con una tranquillità inaudita, il demone si avvicinò alla jeep di Godai e indicò a tutti gli altri di entrare, pur essendo sconvolti e confusi
“ Forza, si torna a casa”
Yako fu la prima ad entrare, seguita poi da Sasazuka, incerti erano invece Godai, Higuchi e Jinxa.
“Senti, Jinxa”
Il giovane demone si voltò verso Godai, che contemplava il suo occhio bendato
“Che cosa hai fatto? Intendo all’occhio”
“ Ah, questo. Lasciare un proprio superiore richiede dei sacrifici. Un po’ come i vostri yakuza”
“Ha fatto…. Male?”
“Se è per salvare un’amica, questo è niente”
Godai pose una mano sulla sua spalla, sorridendogli
“Hai perfettamente ragione”

Senza che qualcuno se ne accorgesse, Malika si rintanò nel suo vulcano e tirò fuori da un cofanetto una piccola pietra su cui vi erano incisi due nomi: da un lato Marianne mentre sull’altro Jinxa.
Per un po’ lo strinse forte a se, ricordando quei momenti passati insieme al suo unico amico. Il giorno in cui lo vide impigliato in un rovo e lo curò dalle ferite, quei giorni in cui insieme passeggiavano nei boschi, ma non ricordò solo momenti felici, rammentò anche i momenti che la spinsero a tanto, che la indussero a distruggere l’intera umanità.
Non tutti sono così, molti sono cambiati! Devi solo aprire gli occhi!
“ Su questo non ti do torto, ma ormai è troppo tardi”
Non è ancora troppo tardi, generale.
“Cerbero, che cosa ci fai qui?”
Sono solo venuto a vedere come stava, ha ancora dei ripensamenti?
“No, sono decisa ad andare avanti”
Lei non si vuole smuovere, vero? E’ un vero peccato.
“Che cosa vuoi dire?”
Mi spiace per lei, ma ora come ora sono dalla parte dell’imperatore Neuro.
“ Ti sei schierato dalla parte di quel traditore?”
Mi scuso, non mi sono espresso bene. Non sto dalla parte di Neuro ma dalla ragazzina che sta con lui.
“ Katsuragi Yako?”
Esatto, proprio lei.
“ Perché? Cosa ti ha spinto andare da lei?”
Lei per caso la percepisce?
“ Che cosa vuoi… Un momento…”
Ora comprende? Quella Katsuragi è nettamente diversa  da tutti i novellini mai visti. La sente la sua forza di volontà?
“Come è possibile?”
“ Questo, generale Malika è il vero spirito umano che purtroppo è imprigionato in un involucro demoniaco. Ma quando sarà, ritornerà quella che era.
“No,  esclundo una simile affermazione”
Stia pur certa che invece non è così, ma non sta alla ragazzina deciderlo, bensì a Neuro. Detto ciò, ci vediamo al giorno dell’invasione.
Cerbero saltò giù dal cratere per ritornare presso le porte degli Inferi, lasciando Malika in balia dell’enigma sull’umana
“ Lei… che cos’ha di così tanto diverso? E’ solo un’umana. Eppure… quell’aura”
La generale continuò a pensarci fino a quando il giorno dell’invasione non arrivò. Il giorno dell’Apocalisse era ormai alle porte.
 

 
Sono stata via in questi giorni!!! Inoltre sto scrivendo un’altra fan fiction su richiesta dei miei cugini!! Ma meglio tardi che mai!! :)
Cercherò di aggiornare più spesso!!!!!
 
Buona lettura e buon anno 2013!!

Glenda

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