Non sei degno.....

di BellFlower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


L'ultimo soldato cadde a terra con un tonfo, senza un lamento. San sfilò la propria spada da quel corpo insulso con una smorfia.
Nessuno poteva batterlo in un combattimento con la spada.
Era la seconda e migliore qualità che aveva ricevuto da sua nonna, Nihal, la mezzelfo che circa cent'anni prima aveva sconfitto il Tiranno. Era sua la spada che ora l'uomo impugnava. Una magnifica arma di cristallo nero, il materiale più resistente, l'elsa lavorata come una testa di drago.
San trattava quell'eredità con una certa devozione e non vi si separava mai.
D'un tratto una chioma riccia gli passò davanti agli occhi. Ma fu solo la sua immaginazione.
Si girò verso Amhal, il ragazzo che con lui costituiva un'arma mortale al servizio di Kryss, il re degli elfi: erano il Marvash, l'essere distruttore.
- Vai a prendere i draghi, torniamo all'accampamento.- gli ordinò e quello, con un cenno di assenso, attraversò quella distesa di corpi rossi dirigendosi dalle cavalcature.
Appena Amhal se ne fu andato, San si voltò verso il folto della foresta e vi si addentrò.
 
Era bastato solo pensare al valore della propria spada che lei era tornata ad invadere la sua mente. Ancora il suo volto. Ancora il suo sorriso. Ancora le sue parole.

La prima volta che l'aveva vista, non si capacitava di chi fosse, ma capì che in qualche modo ne era attratto. Eleys era una donna molto bella, alta, slanciata come la sua gente, le gambe magre e scattanti, la corporatura esile ma allo stesso tempo forte, una chioma riccia che le copriva la schiena tra riflessi arancioni, rossi e verdi. Sembrava che fosse avvolta da un fiìuoco di autunno.
Ma la cosa che aveva colpito di più San era il volto. Un volto ormai adulto, ma che teneva la sfumatura dell'allegria infantile, che si mostrava quando la sua bocca sottile e rosea si schiudeva in un sorriso. La sua pelle era diafana, perfetta, tendente al rosa sugli zigomi. E poi c'erano gli occhi. Due distese d'erba primaverile, del colore delle fronde degli alberi secolari, nei quali era facile perdersi.
La prima volta che si erano incontrati, San era passato da poco sotto il servizio di Kryss, dopo aver rischiato la pena di morte. Era successo in uno dei cortili della reggia dell'elfo, nel corridoio colonnato che lo circondava.
Lui, solitario, si era andato a sedere ai piedi dell'albero che stava al centro del chiostro e si era messo a lucidare la spada di cristallo nero.
Poco dopo era arrivata. L'intrico di capelli che le svolazzavano intorno, il vestito semplice da dama verde che le cingeva i fianchi in modo delicato, il corpetto ricco di laccetti che seguiva le sue forme senza sfigurarle.
Lo guardava in silenzio, le braccia incrociate e un sorriso sul volto.
San all'inizio fece finta di nulla, ma lei rimaneva lì, immobile, simile ad una statua di marmo.
Alla fine, senza distogliere lo sguardo dalla magnifica lama, le disse poche parole: - Che volete?
Lei allargò il sorriso: - Ma bene, allora sapete parlare, cavaliere.
Il mezzelfo spostò gli occhi sulla giovane: - Non ho tempo da perdere con quelle come voi, elfa.
Eleys si tirò una ciocca di capelli dietro l'orecchio a punta, molto più grande di quelle del cavaliere. - Oh! Vi state riferendo a questo particolare?- gli si avvicinò un poco, - Non credevo che ci avreste fatto caso. La vostra freddezza è dato dal comportamento di alcuni miei concittadini?- continuò l'elfa.
San rimase immobile, l'atteggiamento ostile. In realtà non gliene fregava un accidente di ciò che gli avevano fatto gli elfi, provava rimorso verso di loro per ciò che accadde ai suoi nonni, Nihal e Sennar. Sua nonna dovette dare la vita per salvare coloro che amava da quelle creature.
Strinse i pugni e si alzò. - Se non vi dispiace, non ho voglia di sprecare il mio tempo con voi.- 
- Siamo proprio ostili, non è vero? Suvvia chiacchierare non può far male di certo...- il sorriso le si pietrificò. Il mezzelfo seguì lo sguardo dell'elfa e si accorse che stava fissando la sua spada.
Un senso di fastidio lo avvolse. Cosa voleva quella sgualdrina (dai vestiti che indossava non poteva essere nessun altro)? Come si permetteva di guardare con quella faccia il suo tesoro?
La aggirò e fece per andarsene, ma la voce della donna lo bloccò: - Da chi hai preso quella spada?
San si voltò di scatto e si trovò l'elfa vicinissima, il proprio polso stretto tra le sue dita affusolate.
- Ti ho fatto una domada: da chi l'hai presa?- i suoi occhi sembravano aver assunto le tonalità del fuoco.
- Non sono affari tuoi donna.- le sibilò il ragazzo. Lei gli strinse ancora di più il polso, fino a bloccargli la circolazione, e inaspettativamente glielo stortò dietro la schiena, facendo voltare San dall'altra parte.
Il respiro caldo della ragazza sul collo gli fece venire i brividi.
- Conosco solo una persona che possedeva un'arma del genere ed è morta molto tempo fa. E anche se ho capito che vieni dal suo stesso sangue, sappi che nelle tue mani la spada di Nihal non dovrà starci ancora per molto. Mi sono spiegata.
San era rapito da quelle parole e stava sudando freddo. All'improvviso la voce di un servo lo scosse.
- Cavaliere San, il Sovrano vi attende.
Il mezzelfo si voltò di scatto, guardò tutto attorno. Ma dell'elfa non c'era più traccia.


Passarono alcune settimane, durante le quali San, oltre ai pensieri delle strategie e delgi attacchi che stavano pianificando per invadere il Mondo Emerso, continuava a riflettere su chi fosse la misteriosa donna che lo aveva scosso con le sue parole.
La sua però non era paura, bensì attrazione, curiosità di scoprire cosa intendesse la giovane, ma non riusciva mai ad arrivare ad una conclusione. Di una cosa ne era certo.
L'elfa aveva conosciuto Nihal di persona.
La rabbia gli invase il cuore. Forse anche lei era nel gruppo che aveva inseguito i suoi nonni? La calma lo pervase. No, dalle sue parole trapelava dell'affetto per la mezzelfo. Un'ombra di un'antica amicizia.
Un giorno, insieme a Kryss, il giovane dovette recarsi in un villaggio non lontano ma neanche vicino alla città, dove sembrava che alcuni ribelli fossero arrivati.
Arrivati sul posto, la calma irreale che lo accompagnava sempre prima di una battaglia lo invase, anche se sapeva che appena avrebbe iniziato a uccidere, la calma avrebbe lasciato posto alla sete di sangue, all'odio, alla felicità. E tutto ciò gli piaceva.
Il villaggio era molto povero ma tutta la popolazione si riunì nella piazzetta per vedere il loro signore, lodandolo ed incitandolo. A quanto pareva i ribelli, se erano arrivati, non erano riusciti ad influenzarli.
Kryss sorrideva a quei straccioni, alzando la mano in segno di saluto e benedizione. Adorava che i sudditi lo lodassero. Una luce di trionfo gli illuminava gli occhi.
San, alla sua destra, guardava con sufficienza quella massa di gente, odiandoli. 
E' colpa loro ciò che è accaduto alla mia famiglia, a mia nonna, a Ido.... si ripeteva il mezzelfo, finché un'ombra lo distolse dal filo dei propri pensieri.
Non riusciva a vederlo, ma sentiva la presenza di qualcuno, uno dai grandi poteri, che in qualche modo lo stava minacciando. 
Impercettibilmente spostò lo sguardo a destra e a manca ma non riusciva a vederlo.
Si sta facendo beffe di me, pensò con rabbia.
Infine lo notò. Un mantello scivolava in mezzo alla folla, rendendosi quasi invisibile agli occhi dei soldati. Quando si fermò, San lo potè fissare per un paio di secondi, finché non gli fu chiaro che cosa la misteriosa figura stette per fare. Si trovava esattamente davanti al re, e stava tirando fuori un pugnale acuminato.
Con uno scatto veloce, lo lanciò con precisione contro Kryss. Ma la spada nera fu più veloce e ne deviò la traiettoria.
La piazza sembrò bloccata, non c'era più il minimo rumore.
Kryss guardava la lama di fronte a sè per nulla spaventato, anzi sembrava divertito.
San lentamente rinfoderò la lama e tornò a fissare la figura immobile.
- Il tuo debole tentativo è fallito, - disse il mezzelfo, -.... a questo punto sei in trappola, ribelle.
Tutti gli sguardi si concentrarono sul personaggio con il mantello, intorno al quale vi era uno spazio vuoto.
Una risata riportò gli sguardi sul re. Si era messo a ridere. San lo guardò corrugando la fronte: mache aveva da ridere questo qui?
- Bene, bene - disse l'elfo, - è così hai attentato di nuovo alla mia vita, vero? Quante volte ci hai provato? Venti? Trenta? Se continui a fallire, vuol dire che o non sei capace, oppure che non vuoi uccidermi... E' così che dimostri il tuo amore per il tuo amato fratello?
Il mezzelfo rimase con la bocca socchiusa.
Fratello? Si voltò verso la persona misteriosa, dal quale si levò una voce.
- Come sempre, lo sai che questo è il mio trattamento speciale per te, Kryss. 
San sentì le goccie di sudore scendergli lungo la schiena. Quante volte si era immaginato di risentire la sua voce! 
Come la prima volta, rimase incantato dalla sua bellezza quasi felina quando si tolse il cappuccio di dosso.
Eleys sorrise sarcasticamente al sovrano degli elfi.
- Comunque, anche se ti ritieni il sovrano di queste terre, caro, non hai alcun diritto di proclamarti come mio fratello. Il nostro legame di parentela è ceduto molti anni fa. Non sei più mio fratello, tantomeno il mio re.-
Anche con gli occhi infuocati, San la trovò bellissima. Ma un altro pensiero lo distolse dalla sua immagine. 
Kryss si è dichiarato come suo fratello, percui.... lei.... è sua sorella......? Quindi anche lei è della stirpe reale degli elfi...
Intanto il discorso tra i due elfi continuava.
Kryss guardava la sorella beffardo. - Allora hai deciso di mostrarti oggi per chi sei veramente? Una traditrice che non volta solo le spalle al suo re, ma anche al suo unico fratello?
- No, non ho bisogno di mostrare nulla, - gli rispose lei, sorridendo, - perché un re e un fratello non esistono più, non sono mai esistiti.
- Hai intenzione quindi di uccidermi Eleys? Sei sicura di farcela? Fino ad oggi i tuoi tentativi sono stati patetici e io mi sto annoiando...
- Finora non ti sei accorto di nulla, Kryss, ma sei solo una stupida pedina di uno stupido gioco. Come me, alla fine dei conti. Ma non siamo le uniche carte in gioco.
Altri mantelli comparvero sui bordi della piazza e la povera gente riunita mandò gridi di paura. Non si aspettavano una guerra tra le due parti quel giorno.
Eleys si sfilò la spada. Era una lama lunga, affilata, tendente ad una curva leggera e striata da venature verdi.
San aveva capito che Eleys, oltre ad essere la sorella di Kryss, era dalla parte dei ribelli, anche se credeva che non ve ne fosse a capo. I ribelli ritenevano di non avere capi, ma persone di spicco di certo ce n'erano.
L'elfa puntò la spada dapprima sul re, poi la spostò verso il giovane.
- Te l'avevo detto San. Quella spada non è degna di stare al servizio di due esseri come voi. Nihal non l'avrebbe mai permesso.....
Un urlo dei soldati squarciò l'aria ed Eleys scomparì in mezzo ai suoi alla carica.
La battaglia aveva inizio.

Il mezzelfo respinse l'ennesimo attacco con un ghigno stampato sulla faccia. Ma il suo pensiero era ancora legato alla figura dell'elfa. Si guardò attorno. Ma come faceva a sfuggirle ogni volta in questo modo?
Le vie ormai si stavano riempendo di cadaveri, ribelli, soldati, poveri.
Un sibilo vicino alla testa arrivò all'orecchio di San, che riuscì ad evitare il pugnale per puro istinto. Con un urlo, calò un fendente sul ribelle che gli aveva lanciato contro l'arma, ma una lama lo bloccò con un'ottima resistenza. A San si bloccò il respiro. Gli occhi di Eleys lo pietrificavano.
- Toh chi si rivede...- mormorò lei allontanandolo con un contrattacco.
I due si misero a distanza di sicurezza e finalmente l'uomo potè vederla in quelli che erano i suoi veri panni. Una guerriera letale, avvolta in un paio di bache marroni che all'esterno delle cosce lasciavano degli spazi aperti, una camicia leggera e larga, stretta ai polsi e alla vita, dove stava una grande cintura a cui erano appesi altri tre pugnali.
A San ricordò molto Dubhe, l'assassina. I suoi capelli, sciolti, sembravano infiammarla in una forza  divina.
Il mezzelfo le sorrise. - Hai uno strano modo di presenntarti a me.
Lei fece spallucce:- Dici? Credimi che non hai ricevuto alcun trattamento speciale...
Gli si avventò contro, menando fendenti micidiali con la propria spada. Ogni volta che la lama venata di verde si scontrava con quella di cristallo nero, piccoli bagliori vi erano emanati.
A questo fatto, la fronte diafana della donna si corrugava.
In un attimo di pausa, indicò la spada nera: - Non avrei mai voluto battermi con essa, la Spada di Nihal. Anzi..... era una promessa che mi ero fatta e che sarebbe dovuta valere per tutta la sua discendenza.... ma con te dovrò infrandere la mia parola...
Riprese ad attaccare con più violenza e San era ogni volta in difesa.
Come faceva a batterlo? Lui, il Marvash, l'essere distruttore, il nipote di Nihal e Sennar. Come poteva farsi battere da una femmina?
Il suo sorriso si trasformò in un ghigno:- Non ho idea di chi tu sia, ma non permetto a quelli come voi di parlare della mia spada con quell'aria da sapiente.
E finalmente riuscì ad avanzare, obbligando l'elfa ad arretrare. Andarono avanti così, guadagnando e perdendo terreno, per un pò, finché uno stivale della donna non raggiunse il mento di San.
Appena cadde a terra, all'uomo si appannò la vista, l'aria che di colpo usciva dai polmoni.
Poi, prima che si alzasse, la lama venata di verde gli sfiorò la giugulare.
- Ti consiglio di non muoverti....- mormorò Eleys, il respiro affannato. Lo sovrastava standogli accucciata sopra, il ginocchio destro che gli bloccava la spalla sinistra e il piede destro che gli teneva infissa terra la mano e il braccio. Con entrambe le mani reggeva la spada, pungolando la gola dell'uomo.
San notò le numerose goccie di sudore che le velavano il volto, scendevano giù per il collo e si infilavano nella camicia.
Era stato battuto. Per di più da una donna.
Lei sogghignò notando l'espressione che assunse San, assolutamente ostile. 
- Sai,- gli disse, - devo ammettere che per certi versi le assomigli. A Nihal.
Lui strabuzzò gli occhi. Allora l'aveva veramente conosciuta...
- Era una donna assolutamente straordinaria, sai? Una guerriera saggia... a volte testarda. Come me ha dovuto affrontare tante cose brutte, guerre, dolori, ricordi. Per questo ci assomigliavamo tanto. E per questo siamo diventate amiche....
- Amiche? Un elfo che vuole bene a un mezzelfo? Patetico, impossibile...- ribattè San.
Un rivoletto di sangue gli scese per il collo.
Eleys lo guardava con occhi infuocati da un fuoco interiore. Di rabbia.
- Che ne sai tu??? Che ne sanno tutti??? Io le volevo bene, anche Sennar, erano miei amici, li ho aiutati per quello che potevo. Ho messo a repentaglio la mia vita per loro!!!!
Gli urlò in faccia, poi si fermò a riprendere fiato.
- Tua nonna non era come te...- gli sussurrò, - .... combatteva per la vita, per coloro che amava, per un'ideale giusto. Tu invece? Che fai? Distruggi insegui i tuoi desideri di morte.....
San aspettò, i brividi che lo scuotevano leggermente.
La bocca dell'elfa si dichiuse lentamente.
- ..... non sei degno di portare quella spada......-

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Capitolo 2
*** 2 capitolo ***


Non sei degno...
Non sei degno....
degno.....


Quelle tre parole rimbombarono nella sua mente all'infinito. Fu come se si fosse dimenticato di respirare, come se il nulla gli avesse preso la mente.
San non riusciva a capire.
In che senso non era degno di stringere tra le dita l'elsa di quella Spada? Era il nipote della salvatrice del Mondo Emerso, a chi altri se non a lui doveva andare quel cimelio?
All'inizio il mezzelfo fu soppraffatto dalla paura, una paura senza nome, che poi lasciò spazio allo stupore, al dubbio, per giungere infine alla rabbia.
Ormai era quello che lo guidava, quello che faceva di lui ciò che era.
I suoi occhi si ridussero a due fessure e se avessero potuto avrebbero incenerito l'elfa che gli stava addosso.
- Non hai il diritto di dirmi se ne sono degno o meno. La Spada è MIA.-
Le disse tra i denti. Eleys non mutò espressione. Sarebbe potuta passare quasi come una statua di marmo, se non fosse per l'enorme tristezza e furore che si celavano nei suoi enormi occhi.
Sorrise sarcastica.
- Hai ragione, non ne ho il diritto. Ma neanche tu hai il diritto di imporre al mio popolo i capricci di Kryss.-
San la guardò senza capire.
- Sì, invece. Hai capito bene.- continuò lei, - Ti sei messo al servizio di quell'essere subdolo e ignobile che tanto assomiglia al Tiranno che dovette sconfiggere tua nonna. Uccidi e massacri in suo nome, porti disperazione solo per dar estendere il suo potere illegittimo. E tutto questo? Per assecondare la tua "natura"? Quella di "distruttore"? Di Marvash?-
La sua voce calma aveva lasciato spazio a delle parole urlategli in faccia. 
Erano le parole che riunivano i sentimenti e i dolori della sua gente, di tutti coloro che erano stati massacrati perché ribelli.
Da parte sua San si era nuovamente stupito del carattere dell'elfa. Sapeva della sua natura, dunque. Forse era proprio per quella, contraria alla forza della Sheireen (ossia ciò che era Nihal), che Eleys gli aveva deto di non essere degno della lama.
Una strana sensazione gli stava prendendo il cuore e se ne allarmò. Che cos'era?Cos'è questo sentimento che mi prende l'anima?
Il lungo suono di un corno distolse l'attenzione di entrambi dal discorso. Eleys alzò di scatto la testa, quasi a fiutare l'aria. Poi leggera, si staccò dal corpo del mezzelfo, che ricominciò a respirare normalmente.
Si separarono di qualche braccio, gli occhi fissi in quelli dell'altro. Il corno che continuava a suonare.
- A quanto pare il nostro scontroè rimandato, sei fortunato.- L'elfa gli inviò un bacio con la mano in modo canzonatorio, per poi risparire tra le case.
L'uomo rimase lì, ancora intontito dalla presenza per lui magnetica della donna.
Si mise una mano tra i capelli blu. 
In che razza di storia mi sto cacciando? Reali, ribelli, scontri e diritti.... Non so quali siano le tue intenzioni e le tue deduzioni, Eleys. Ma non me ne frega niente delle sorti del tuo popolo. Kryss mi ha fatto una promessa, e farò di tutto per rivedere Ido....
Riprese in mano la lama di cristallo nero, la rinfoderò e si diresse verso la piazza.


Passarono sei mesi da quell'incontro. San si era infiltrato nella corte del re Learco, lo aveva ucciso, aveva trovato un altro Marvash, Amhal, e ora doveva trovare il modo di uccidere la Sheireen, Adhara.
Quella mattina era sulle sue tracce.
Aveva scoperto che si era per così dire alleata con qualcuno, ma nessuno aveva saputo dirgli il nome. Poco male, non gliene importava nulla.Avrebbe fatto a pezzi chiunque si sarebbe messo in mezzo.
Un fruscio tra i cespugli. San si acquattò dietro un albero. Era una persona indifesa? O era la sua preda?
Il rumore cessò d'un tratto.
Il Marvash si sporse un poco dall'albero ad osservare. Ancora una volta, fu il suo istinto a salvarlo.
Si ritirò dietro l'albero mentre un coltello si conficcava nella corteccia. 
- Fantastico..- uscì di colpo menando un fendente, ma il suo avversario saltò all'indietro.
L'uomo sorrise maligno. - Ciao, Adhara.  Vedo che sei migliorata...
La ragazza strinse i denti, ma non per paura del mezzelfo. Nei suoi occhi di colore diverso brillava una luce di determinazione.
- Che ne è di Amhal?- chiese, invece.
- Oh! Lui l'ho lasciato indietro. Non vorrei che tu rovinassi tutto il lavoro che stiamo facendo, sai...-
Adhara strinse tra le dita l'elsa della spada e si lanciò contro il suo nemico.
Sì, pensò San, è davvero migliorata la ragazzina. Ma lui era molto più forte.
Dopo alcuni scambi, l'arma di Adhara volò via, ad alcune braccia da lei. Alla gola, la lama di cristallo nero.
- Sei morta, Sheireen. Stavolta finirai nella tomba per sempre.-
Stava per vibrare il colpo quando da sinistra un pugno inatteso lo colpì alla mascella, facendogli scricchiolare le ossa. Si allontanò di qualche passo e parò il nuovo fendente.
Allora aveva davvero uno strano modo di presentarsi a lui. Ancora una volta, l'unica donna che sapeva tenergli testa e farlo sentire a disagio.
Eleys lo guardò con gli stessi occhi infuocati di sei mesi prima.
- Ci rivediamo, San.-
Al mezzelfo parve che un'ombra avesse mutato qualcosa negli occhi dell'elfa. Erano più stanchi, più tristi, ma anche più furenti.
Per certi versi, fu come se San guardasse nei propri occhi. Anche lui si sentiva stanco e più arrabbiato. Ma la dava coe conseguenza alla crescita della propria natura di Marvash.
- Mi fa piacere vedere che sei sana e salva, elfa. Ma il nostro scontro deve essere rimandato. Ora devo finire con questa ragazza.
- Mi dispiace. Ma non ti permetterò di farle del male. Adhara e io ora siamo alleate.-
La  notizia spiazzò il mezzelfo. Come facevano a conoscersi? Allora voleva dire che era Eleys la misteriosa alleata di Adhara.
Se realmente era così, allora il piano di Kryss (nonchè l'obiettivo di San) erano in serio pericolo. Da sole quelle due donne erano un pericolo, insieme? Erano una minaccia molto seria.
Spiegato il motivo per il quale Adhara era migliorata.
- Per caso allora le hai anche insegnato l'arte della spada, Eleys?- chiese sogghignando San.
- Esattamente.- rispose Adhara.
Perfetto, pensò lui.
Scattò in avanti per colpire l'umana, ma Eleys si frappose tra di loro e parò il tiro con la spada dalle venature verdi.
- Adhara, CORRI!!- urlò alla giovane, la quale obbedì subito, dirigendosi nel folto della foresta.
- Maledizione...- il mezzelfo fece per rincorrerla, ma l'elfa cominciò ad attaccarlo, tenendolo occupato.
Il suo obiettivo er apiù che chiaro. Lei lo distraeva e lo faceva restare lì, Adhara fuggiva, per cercare Amhal, per continuare la sua missione e salvare il Mondo Emerso.




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Capitolo 3
*** 3 capitolo ***


Ancora una volta, le due creature si fronteggiarono.
Le loro spade, affascinanti e letali, brillavano strette tra le loro dita, pronte per lo scontro.
Eleys era diventata alleata di Adhara, segno che i ribelli contro Kryss erano giunti nel Mondo Emerso per batterlo una volta per tutte. Questa fazione avrebbe anche cercato di uccidere San, dato che nelle loro terre teoricamente era un ricercato e condannato a morte.
Ma lì, nel bosco, non c'era nessun altro se non lui e l'elfa. E poco prima la preda.

San si diede dello stupido per essersi fatto scappare l'obiettivo, quella maledetta ragazzina che continua a creargli un mucchio di problemi. Perché Eleys si ostinava a ostacolarlo?
- Non andrà lontano..- le disse sorridente, -... Ci sono dei plotoni di soldati che marciano a circa un miglio da qui, e cavalieri a dorso di drago che sorvolano la zona. E' spacciata.-
Le labbra screpolate dell'elfa si stesero in un sorriso:- Sei molto fiducioso. Ma io non le ho solo insegnato l';arte della spada. Ora conosce anche la magia.-
Un pericolo in più, allora.

- Te l'ho detto. Non mi interessa. La ucciderò ugualmente. -

- Bene, non abbiamo nient'altro da dirci.-

Le spade si incrociarono, si studiarono, si ostacolarono. Non si poteva decretare realmente il più forte, poichè i loro livelli di combattimento erano di certo molto elevati.
San dalla sua aveva la forza, la rabbia, l'assassinio, la morte.
Lei la sicurezza, la velocità, la leggerezza e la determinazione.
Due energie così opposte quanto simili.
Il mezzelfo paròun fendente proveniente dall'alto e con la mano libera sferrò; un pugno nel ventre della nemica. Eleys indietreggiò stringendosi la pancia, ma subito dopo era ritta, pronta a parare un colpo, aggirarlo e tracciare una ferita superficiale sulla schiena di lui.

Andarono avanti così per minuti, mentre si riempivano di ferite. Sui loro volti lo sporco e le perle di sudore che lentamente scendevano.
Eleys aveva ricavato una ferita sullo zigomo e un pò di sangue le usciva dalle labbra, ma era decisa a vincere. Non faceva tutto quello solo per permettere ad Adhara di continuare la missione; le stava realmente a cuore quella ragazza, che per certi versi le ricordava Nihal, la precedente Sheireen nonchè la sua unica amica.
Fece passare gli occhi sulle ferite che ricoprivano le braccia del mezzelfo, senza poter evitare una strana sensazione al petto e l'inumidirsi degli occhi.
No, non era il momento più adatto per lasciarsi andare ai sentimenti.
All'improvviso negli occhi le brillò di nuovo una scintilla di coraggio, quel coraggio che da anni l'aveva aiutata a non farsi soppraffarre da Kryss, quel coraggio che l'aveva spinta ad abbandonare la propria casa per aiutare il suo popolo. Sentì che il palmo della mano destra si faceva più caldo, segno che stava riuscendo ad incanalarvi la propria energia.
Non le restava che quello per ostacolare San....

San, nella pausa dal duello, avvertì che qualcosa era mutato nell'aria, come se d'un tratto fosse diventata, come dire, più 'consistente'.
Tutti i suoi sensi si misero all'erta di fronte a quel fenomeno che tanto gli era familiare.
Quando aveva iniziato ad esplorare le terre oltre il Saar, qualche anno prima, aveva potuto notare che quando stava per invocare un incantesimo l'aria intorno a lui si modellava, riempendosi di impercettibili increspature. Le stesse che ora si stavano riunendo nel bosco.
Quindi qualcuno stava per compiere una magia, ma non era lui. E allora chi..?
- Ci siamo divertiti abbastanza, direi. Facciamola finita.-
La voce di Eleys era diventata piatta, i suoi occhi interamente verdi brillavano come il suo palmo, dove stava prendendo forma un globo argentato.
Sotto i suoi occhi viola, l'elfa stese il braccio verso di lui aprendo la mano. Fu come se quel gesto durasse al rallentatore. Ma in realtà furono solo pochi secondi.
L'energia partì con forza dal palmo pallido per scagliarsi su San; fortuna che il suo istinto di mago (ereditato dal nonno) lo salvò.
Eresse una barriera grigia intorno a sè, ma l'impatto fu così violento che lo scaraventò contro l'albero dietro di lui.
Il mezzelfo guardò con odio l'avversaria. La sua magia era potente, non c'era ombra di dubbio; si era salvato solo grazie alle proprie doti.


Quindi l'elfa aveva deciso di passare al contrattacco servendosi della magia, sperando magari che in questo modo sarebbe stato più facile batterlo.
Altre sfere di energia andarono ad abbatersi su di lui, ma ogni volta la barriera interveniva in suo aiuto. Erano, ancora una volta, in un punto di stallo.
San si spazientì. Aveva ragione lei, dovevano farla finita, il gioco era anche durto fin troppo. Aprì il palmo sinistro dove comparve immediatamente un globo nero dalle inqietanti sfumature blu. Avvolgendosi tra i neri bagliori di eletricità, si scagliò sul'elfa.
L'esplosione fu molo forte. Eleys fu sbattuta contro un albero e si udì uno strano scrioccolio, seguito da un urlo soffocato. L'impatto le aveva rotto le ossa all'altezzadel gomit destro. In questo modo le era pelomeno impossibile combattere con la spada.
La giovane fece pe rialzarsi, ma davanti a lei la figura di San si ergev minacciosa, come mai lo aveva visto. Il suo spirito emanava una strana aura maligna: il Mavash.
Eleys spalancò gli occhi. San sorrise con cattiveria. Finalmente, in quei belissimi occhi color delle foglie in prmavera, poteva leggere la paura che aveva di lui, la paura di morire.
- Vedi? Alla fine non puoi competere con me. Sono il Marvash, ricordatelo.-
Con la punta della Spada le sfiorò una guancia. Quanto era bella la sua pelle? 
- Sei mesi fa  ero io che ti minacciavo con la lama.... - mormorò lei, il tono beffardo. Sempre così coraggiosa e sicura.......
Un taglio si disegnò sula sua guancia, e il sangue cominciò a scendere caldo.
- Ma non hai avuto il coraggio di uccidermi, o sbaglio?-
Si fissarono per un lungo istante. San che contemplava il suo volto alla ricerca di una risposta. Dovrebbe aver paura di me. Sono l'essere distruttore, sono a un nulla dall'ucciderla. Perchè non ha paura? Perché non  mi ha ucciso? E perché.... io non riesco a ucciderla. Oh no, ancora quella sensazione. Cosa è questo calore ce mi prende le viscere? Questa luce che mi avvolge? No, voglio il buio. L'oscurità ecco sì ora va molto meglio.
Il mezzelfo si inginocchiò davanti a lei, la lama sempre vicina al suo volto. Devo ucciderla...
Il suo respiro pesante si sincronizzò con quello dell'elfa. Uccidila.....
La bocca una linea inespressiva, la mente vuota. Uccidila!!!!!

Avvicinòla bocca all'orecchio appuntito di lei, e sussurrò.
- Perché non diventi nostra alleata?-
Sei forte, sei determinata. Non sprecare la tua vita in questo modo. Combatti a fianco a me. Sfogati con me. Non dovrai più combattere per nessuno, avrai tutto ciò che vuoi. Io e te.Nessun ci potrà più comandare.
San sentì le labbra di Eleys socchiudersi acanto al su orecchio. Gli stava rispondendo. 
- .... preferisco morire che vivere come voi.-

San gemette: gli aveva morso l'orecchio. Poi arrivò il pugno all'altezza del petto che lo fece cadere al'indietro. Eleys, il pugnale in mano, si mise su di lui.
Stava per vibrare il colpo finale alla gola. Alzò la lama e....
Gocce calde di sangue caddero sul volt del mezzelfo. Quest'ultimo riaprì gli occhi a piano, ma poi lì spalancò.
Su di lui, il bel volto di Eleys era contratto in una smorfia i dolore. Nella spalla sinistra, la lama che si ricopriva del suo sangue, la Spadadi cristallo nero trapassava il corpo da parte a parte.
Le si staccò da lui, gemendo mentre la lama usciva dalla spalla. Si allontanò di qualche passo, barcollante.
San a terra, era intontito. Una domanda nell sua testa. Che ho fatto???
Si mise a sedere, senza mai distaccare gli occhi da lei. L'elfa, che aveva lo sguardo rivolto verso il basso, alzò gli occhi su di lui, unlieve sorriso che affiorava sull sue labbra, triste.
- Complimenti, un bel colpo...-
Un plotone di solati la circondò, le punte delle spade rivolte verso di lei. Soldati di Kryss. Due di loro buttarono Eleys a terra legandole le mai dietro la schiena, incurante dellesue ferite. Poi , presa in custodia, la portarono via.


All'accampamento di Kryss erano tutti eccitati. Era un gran giorno per loro, quello.
Tutti i soldati si accalcarono nella 'piazza centrale'. Tra loro anche San. Il suo volto era terreo, sconvolto, e un senso di nausea lo assaliva alla gola. Appena arrivati, tutti seppero che Eleys la Ribelle era stata catturata e ferita, e la notizia fu entusiasmante.  Tuuti si chiedevano cosa  avrebbe deciso di fare Kryss. L'avrebbe risparmiata? Dopotutto, erano fratelli.
Un urlo di gioia si levò dala folla quando al centro comparve Kryss. Lo adoravano.
Li sorrise a tutti,compiaciuto. Manie di grandezza.
Fece un cenno ed ecco che arrivò lei. San la guardò mentre lei, con la ferita alla spalla ancora sporca e grondante, veniva buttata a piedi dell'elfo.
Grida la folla. Ma Kryss li fa tacere con un gesto. Fissa gelido la sorella.
- Miei fratelli, finalmente oggi mia sorella Eleys, la principessa, è tornata qui, insieme a noi!-
Risolini. Kryss si rivolge all'elfa.
- Allora mia cara, come ci si sente ad essere abbandonati da uelli che si chiamava 'alleati'?-
Lei non rispose, il volto nascosto nel fango. - Be, non bene direi..- proseguì lui,- ma io ti voglio bene lo sai. Ecco perché ti offro l'opportunità di venire dalla mia parte.-
Silenzio.
- Oppure preferisci morire?-
Il cuore di San si mise a battere più forte. Sapeva già la sua risposta. Lei non si sarebbe mai fatta piegare.
Eleys alza piano la testa, poi si alza in piedi. E' poco più bassa del fratello. Pianta i suoi occhi in quelli di Kryss. Ma si ostina a non parlare.
Questo sorride. 
- Bene....-
Un fruscio. Lo stridio di una lama sguainata. Uno scatto.
Un 'oohhh' dalla folla quando Kryss traccia un lungo taglio sul braccio della sorella.
Le punta la spada alla gola.
- Dammi una risposta, subito.-
Lei sorride. Un sorriso dolce, ma che si arricchisce di rancore e tristezza.
- Te lo già detto, Kryss. Nessuno passerebbe mai dalla tua parte. Solo gli stolti lo farebbero. Sei circondato da persone ignobili, dite che volete il bene del nostro popolo, ma in realtà non è così. Un giorno purtroppo, mio caro, lo capirai... e per te sarà troppo tardi....-
Stavolta il terrore di San avvenne.
Il re degi elfi non si era risparmiò. Trapassò la cassa toracica della sorella con la lama, affondandola quasi fino all'elsa. Quando la estrasse, fiotti di sangue proruppero fuori dalla ferita, nonchè dalle rosee labbra dell'elfa.
L'elfo le inidrizzò un ultimo sguardo gelido:- Come voui tu, Eleys.-
Poi lui e la folla si dispersero come se nulla fosse stato, lasciando lì a terra lei agonizzante, immersa in una grande rosa rossa.
Si sentì in lontananza Kryss che ordinava di partire, e l'enorme schiera di elfi, tutti, se ne andarono, abbandonando il provvisorio accampamento. 
Il silenzio avvolse la piazza. Eleys fissò il cielo, la mano libera premuta sul petto. Non sentiva neppure il dolore.
Sarebbe morta da sola, senza nessuno con lei che la consolasse.

Uno scalpiccio di zoccoli sul fango si avvicinò e la figura ammantata di nero scese dal cavallo per buttarsi in ginocchio accanto all'elfa.
Dai suoi occhi viola, lacrime salate cominciarono a scendere.
San prese tra le mani il volto quasi freddo di Eleys e lo avvicinò al proprio.
- Ti prego... n.non morire...- singhiozzò. Era la prima volta dopo la morte di Ido che piangeva.
L'elfa aprì gli occhi e lo guardò.- Che ci fai qui?- altro sangue uscì dalla bocca.
Lui continuò a piangere. Si sentiva un bambino.
Toccò a lei consolarlo, la mano insanguinata che gli accarezzava i capelli: - Dai, non piangere. Non ne hai il motivo, non è colpa tua...-
- E invece sì!! Sono stato io a farti catturare, io che ti ho ferita... che voleva ucciderti!!!!- urlò lui disperato. Sentiva che quella calda sensazione che aveva provato per poco accanto a lei se ne andava pian piano, come l'elfa.
- Ma hai... hai scelto di non uccidermi.. come me sei mesi fa....-
Si guardarono intensamente. Gli occhi verdi cominciavano a velarsi.
Le loro fronti si sfiorarono; San, cauto, prese Eleys tra le proprie braccia, e cominciò a cullarla.
- Non te ne puoi andare...-
- Mmmh... perché..?-
- Perché.... sei la prima che conosco che non abbia avuto paura di me, per ciò che sono.-
Perché anche se siamo nemici, non mi hai guardato come un  mostro orribile. Non mi hai visto come uno strumento per distruggere. Non hai neanche avuto paura, anzi, volevi farmi capire il peso di ciò che faccio, anche se io non ne posso fare a meno. Ti sei misurata con me, battendoti per coloro che sono ancora in vita. Io invece combatto per una persona ormai morta. Mi hai detto in faccia che non sono degno di portare la spada di Nihal, e alla fine credo che tu abbia ragione. Io non sono forte come lei, non lo sono mai stato. Sei la prima che dopo quarant'anni ha smosso qualcosa nel mio cuore. Che mi ha trasmesso una calda sensazione di essere visto 'alla pari'. Nè inferiore, nè superiore. Perché quando ho visto il tuo sorriso ho capito che se ti fossi stato accanto, sarei cambiato. Ho pensato che con te avrei potuto cambiare il Marvash che sono. Quando ti vedevo, ero felice, quando non ti sei più fatta vedere, mi sei mancata. Pensavo continuamente a te senza darlo a vedere, soprattutto a me stesso. Sei entrata nei miei pensieri, ci hai scavato senza che me ne potessi rendere conto, e ora che te ne stai andando, rimarrà una fossa che non sono in grado di riempire. Perché ormai, questa sensazione di averti tra le braccia, senza spade e pugnali, io vorrei preservarla per sempre..... Perchè..... Perché....
- Eleys.... io ti amo.-
Lui chiuse gli occhi mentre le lacrime copiose scendevano da sotto le palpebre. Lo aveva ammesso, alla fine. Troppo tardi.
Li riaprì al tocco delicato della mano fredda di lei sulla guancia.
Ora anche lei piangeva. E sorrideva.
- Anche io, San..... anche io.- Un colpo di tosse con altro sangue, ma nessuno di loro se ne curò. A fatica Eleys riprese:
-Lo vedi? Pure tu puoi provare dei senti- ........
La mano appoggiata alla guancia del mezzelfo cadde a terra, il suo volto rigato dalle lacrime si reclinò all'indietro, gli occhi verdi ormai spenti.
Per sempre.
San la guardò ancora, immobile, il cuore vuoto.
Poi arrivò il dolore, più forte che mai. Rivolse lo sguardo al cielo e urlò, urlò con tutte le proprie forze a quella coltre.
Il dolore per la perdita di qualcuno che ami, così simile a quellosentito alla morte di Ido, ma anche più profondo.

Appoggiò l'ultima pietra e si distaccò da quella tomba. Sotto la terra e i sassi, aveva fatto giacere il corpo di Eleys, contornato da fiori profumati.
Avevano passato pochissimo tempo insieme, ma sentiva terribilmente la sua mancanza. Un amore forte, che aveva avuto vita breve. Troppo breve.
San si asciugò le ultime lacrime. Si portò un mano all'avambraccio dove erano ancora visibili le ferite che lei gli aveva inferto. Presto sarebbero guarite, ma la ferita che aveva al cuore no. Quella sarebbe rimasta a lungo.
Se n'era andata, non sarebbe più tornata. Cosa poteva fare lui ora? Sarebbe riuscito ad andare avanti?
La nota sensazione di odio, rabbia e rancore lo avvolse, senza che quella nuova sensazione scoperta con Eleys ritornasse.
Se ne andò senza mai voltarsi indietro.
Negli occhi una furia anocra più forte di quella di prima.
Era un Marvash. Avrebbe ucciso chiunque si fosse messo in mezzo a lui e al ritorno di Ido.







Note dell'autrice
Finalmente sono riuscita a finirlo!!! Scusate se vi ho fatto aspettare, ma tra una cosa e l'altra....
Pensavo di finirlo in breve ma spero che vi piaccia lo stesso. Mi piacerebbe che mi lasciaste dei commenti, per sapere se è piaciuto, se ha trasmesso delle emozioni, se è da criticare... insomma, quello che volete.
Mi dispiace di aver fatto morire Eleys, ma purtroppo la sua morte era programmata già dall'inizio ç__ç
Sostanzialmente San mi sta antipatico nella storia originale, ma ora che gli ho dato questa sfumatura, questo rancore in più che lo fa diventare così crudele, be, ha sminuito la mi a rabbia verso di lui (scusa troisi!! :) )
E voi che ne dite?

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