e così tutto cambiò

di Atakir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** le cose che scombussolano una normale vita ***
Capitolo 2: *** la festa ***
Capitolo 3: *** 801 ***



Capitolo 1
*** le cose che scombussolano una normale vita ***


Quella sembrava una giornata come tutte le altre a casa di Marck.
Lui si alzò, si mise i boxer e si diresse verso lo specchio che rifletteva i suoi biondi capelli corti e i suoi grandi occhi azzurri.
Prese il suo deodorante spray mettendolo senza esagerare per fermarsi e osservare per alcuni attimi interminabili il suo fisico moderatamente muscoloso e non troppo basso.
Si accinse a prendere i suoi jeans color delle tenebre e la sua maglietta nuova, quando una voce a lui conosciuta lo fece sveltire.
-Sbrigati! È arrivata Jess!-
Sua mamma lo avvisò della presenza della sua fidanzata.
Si vestì e si spettinò i capelli, per poi scendere in fretta e furia dalle scale per salutare il fratellino e dare un tenero bacio alla dolce sedicenne dai capelli viola e gli occhi scuri.
Presero entrambi la borsa con i testi del giorno e si diressero a scuola sussurrandosi frasi molto romantiche tra loro.
Il lunedì è il primo giorno della settimana, primo giorno di calcio per Marck e l’inizio di alcune disavventure.
Entrarono nell’atrio della scuola, esso era grande e spazioso, di un leggero color acqua marina che aiutava a levarsi lo stress di dosso. Erano mano nella mano e la ragazza si perdeva come sempre negli occhi del suo boy che erano in grado di farle provare delle emozioni che nessun ragazzo era stato in grado di darle.
Si baciarono sulla bocca ed entrarono nella 3F, corso di chimica, con un enorme sorriso stampato in viso. I professori li fissavano sempre increduli per queste loro entrate, ma quel lunedì il professor Anderson era occupato a compilare dei moduli.
Si sedettero vicini e, volendo cogliere la disattenzione del prof si avvicinarono per baciarsi.
Qualcosa li bloccò, la porta era finita contro il muro e un ragazzo di media statura moro si era presentato all’uscio. Gli alunni erano intenti a ridere, il professore aveva gettato tutte le sue scartoffie all’aria dallo spavento.
Anderson si alzò e iniziò a parlare: -ragazzi, lui è…-
-Faccio da solo. Io mi chiamo Butch e mi sono trasferito da poco. - disse il ragazzo osservando i nuovi compagni di corso con una certa aria di superiorità. Forse voleva solo fare lo spaccone.
Prese il suo zaino abbastanza mal ridotto e disegnato e lo buttò sul banco vuoto, per poi estrarre un libro nuovo, probabilmente mai aperto. Tutti lo osservavano, tranne Marck ancora perso negli occhi di Jess.
La lezione iniziò, le ore passarono lente, con lo sbuffare del nuovo arrivato.
All’intervallo Butch era diventato l’emarginato, o meglio, lui non voleva essere nel gruppo.
Intanto Jess cercava di convincere Marck ad avvicinarsi al moro per fare amicizia. Dopo alcuni istanti di rifiuti l’allegra coppietta si avvicinò alla matricola che ricambiò il gesto con un’occhiata gelida.
Aveva l’aria del brutto ceffo, forse era una pessima idea provare ad avvicinarsi a lui. Marck si presentò e porse la mano a Butch che rispose con un cenno del capo.
” Gente scontrosa nella classe ce n’era, ma dopo poco erano divenuti simpatici, basterà aspettare ancora un po’” pensò il biondo con un leggero sorrisetto.
Dopo pochi minuti erano quasi tutti nel cortile della scuola, meno che la nostra matricola, occupata a guardare chissà cosa sullo schermo di un telefono color notte.
Marck e Jess erano a parlare con i loro migliori amici: Joe, un ragazzo con i capelli blu e gli occhi neri, Atan, una diciottenne dai capelli color del foco e Derek, un giovane dai capelli lilla e gli occhi gialli.
-secondo me quello è tutto scemo…- disse dal nulla Joe
-quello chi?- continuò Atan, con un’aria alquanto perplessa sfiorandosi appena il piercing che portava sul labbro.
Tutti la guardarono ridendo e poi si mise a ridere anche lei, accorgendosi della sua figuraccia. Entrarono ancora di buon umore e con il riso sulle labbra gli amici, che videro Butch nascondere all’istante il cellulare e ricomporsi.
Passarono velocemente le successive tre ore, e la combriccola uscì ancora sorridente dalla classe.
-Oggi vai a fare gli allenamenti al campetto?- era la rossa con la minigonna a parlare a Marck.
-Si, perché?- fece lui curioso.
-no, niente!- fece lei sorridendo e facendo l’occhiolino a Jess, Joe e derek.
Lui sorrise semplicemente, per poi passare a casa sua e prendere le scarpe e i pantaloncini salutando il padre che fumava il sigaro in soggiorno.
Fece una corsetta per arrivare al campo già riscaldato ed aggiungerci un po’ di stretching e di flessioni pre-allenamento più i giri del campo.
Osservò i compagni di squadra con il solito sorriso angelico che possedeva da una vita, per poi notare che Butch era lì in calzoncini neri e maglietta bianca, con quella sua cresta alla moicana.
Alla fine degli allenamenti il biondo tornò ad osservare il moro suo coetaneo per notare che la maglia bianca era divenuta trasparente per il sudore.
“Ha un fisico migliore del mio…” pensava Marck
Lui vide tutti i suoi compagni di squadra infilarsi nelle docce e decise di seguire l’esempio. E, nudo, si sistemò sotto il getto dell’acqua. Si voltò lentamente e gli cadde l’occhio sul membro di quel suo compagno di corso, distolse lo sguardo, ma sentendo qualcosa cadere notò che aveva messo un piede sul sapone e era riuscito a cadere e prendere un colpo alla schiena.
Il biondo vide Butch alzarsi a fatica e mettersi addosso l’asciugamano uscendo dalla doccia e poi dagli spogliatoi con in dosso dei jeans neri ed una maglia rossa come la sua faccia dopo la caduta.
Marck rimase intontito per alcuni istanti, per poi uscire per ultimo dalle docci e mettersi indosso la sua tuta verde.
Arrivò a casa sua senza neanche rendersene conto e aprì la maniglia della porta con lentezza, in casa non c’era nessuno, pensò di farsi un bel sonnellino ristoratore. Si coricò tranquillo sul materasso del suo letto per vedere e rivedere nella sua mente le immagini di quei pochi minuti.Photobucket Ma perché era perseguitato da quel ricordo? Non comprendeva. Si decise che era l’ora di mangiare e scese, non trovando ancora nessuno. Aprì il frigorifero per prendere qualcosa da cucinare quand’ecco che chiudendo il refrigeratore, notò un biglietto attaccato con una calamita.
Prese poi il biglietto e lesse.
“ciao, sono la mamma.
Siamo tutti in pizzeria, ti aspettiamo!!!”
In fondo c’era una faccina e la firma della sua ragazza con vicino un TVB
Lui si diresse meccanico, con la testa ancora immersa nei suoi pensieri, verso il luogo del ritrovo.
Giunto lì vide la luce abbassarsi e appena dentro alzarsi.
“SORPRESA!!!”
Tutti i suoi amici e i suoi parenti erano lì per festeggiare il suo sedicesimo compleanno alla grande.
Marck si sedette ad un tavolo e non riuscì a non addormentarsi…

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Capitolo 2
*** la festa ***


Arrivò Jess, che vedendolo dormire sorrise e lo scrollò piano.
-alzati, lo sai che il piccolo Tim ha voglia di giocare con il suo papà? Guarda che si arrabbia.-
-chi è Tim?- biascicò il biondo
-ma come? Non ricordi?- disse lei cercando di essere il più possibile credibile –è nostro figlio!-
Al che Marck cadde dalla sedia spaventato, per guardare negli occhi la sua ragazza e rendersi conto di essere alla festa.
-stupida…- bisbigliò appena per metterle poi un braccio dietro le spalle e farle un nocchino.
Sembravano la coppia perfetta, ma nessuno sapeva che girava nella testa di quel ragazzo.
Lui strinse la sua fidanzata pensando a quale scherzo gli fu fatto, sorridendo appena.
Più che una pizzeria, il luogo era una camera lussuosa d’albergo con tavolini poltrone e divani, Marck si sedette su di una poltrona vicino alla finestra per mettersi a parlare e mangiare con i suoi amici.
Joe Atan e Derek ascoltavano e parlavano, poi la rossa si voltò verso al biondo per dirgli di avere convinto Cindy a portare alla festa il nuovo arrivato per fare amicizia.
Marck, dopo aver sentito l’ultima frase pronunciata da Atan, divenne rosso in volto e si mise a guardare fuori da quella finestrella che aveva come panorama esterno la brulicante città che se ne andava troppo in fretta.
Dopo pochi istanti si voltò e continuò la conversazione, era la sua festa, voleva divertirsi alla grande.
Il dolce brusio venne interrotto dopo circa un’ora.
La porta si spalancò, e Cindy, la ragazza dai canini a punta, corse contenta canticchiando e saltando come una pazza.
Al suo seguito Butch con dei tappi nelle orecchie e gli occhi socchiusi. Con la faccia scazzata si sdraiò senza troppi complimenti su di un divano, per poi salutare con un cenno del Capo alquanto disinteressato il festeggiato e sbaffarsi più di due pizze.
Marck lo osservava, era buffo mentre mangiava, pensò fosse stato la persona giusta per stringere amicizia, quindi, anche se ancora un po’ imbarazzato, si allontanò dagli amici per sedersi sulla poltroncina che stava vicino al divano sul quale rimaneva Butch.
-c_ciao- lo salutò
Il moro si tolse i tappi dalle orecchie e lo fissò negli occhi per distogliere poi lo sguardo.
-passami una fetta di pizza con le acciughe…- disse Butch sdraiandosi sulla pancia.
Il biondo non esitò e gli porse la pizza felice che gli sia stata rivoltala parola da lui.
Marck gli diede ciò che aveva chiesto per poi osservarlo. Pensò di vederci male, all’improvviso lo vedeva nudo, vedeva i glutei sodi, la schiena abbastanza modellata, il collo taurino e le game robuste.
Si strofinò gli occhi più e più volte, non credeva ai suoi occhi, fece per sfiorarlo ma Butch fu più veloce di lui e se lo tirò addosso sorridendo.
I loro corpi stavano molto bene vicini, erano a proprio agio, il suo battito cardiaco aumentò.
-cazzo guardi?- la voce del moro lo riportò alla realtà.
Marck perse ancora un attimo a osservarlo, lo sguardo si accigliava sempre di più.
Ma cos’avrà avuto quel ragazzo da costringerlo a sentirsi così?
Il biondo chiese scusa e si alzò tutto rosso dalla vergogna, per voltarsi e sentire un -che fisico…- detto sottovoce dal moro.
Ma il ragazzo dagli occhi azzurri pensò di aver capito male, e si diresse abbattuto dai suoi compagni.
-com’è andata?- chiese Atan.
-non molto bene…- rispose Marck.
I suoi amici parlavano, ma lui continuava a pensare a quel “che fisico” detto proprio da Butch. Passò molto tempo a osservarlo, giocava con il telefono come alla mattina.
-il telefono…- disse il biondo, osservato dagli amici confusi.
-cosa c’entra il telefono con il mio nuovo taglio?- chiese la rossa, persa.
-lo prendo che vi faccio delle foto!- disse lui cercando di giustificarsi.
-ma non è meglio la macchina fotografica digitale che sta usando tua mamma?- chiese Jess ridendo allegra.
Marck non seppe che rispondere, il silenzio creato nel gruppo fu sciolto da Joe, che tutto allegro tirò fuori da una borsa un pacchetto. Glielo porse e gli chiese di aprirlo.
Gli occhi di Marck si illuminavano vedendo le nuove scarpe da calcio regalate dall’amico.
-so che se te le avessi date prima ti sarebbero state più utili, però…- il tono del ragazzo dai capelli blu sembrava imbarazzato, Marck lo ringraziò abbracciandolo.
Dereck gli porse allora uno skate, senza troppe decorazioni.
-so che hai sempre sognato di averne uno…- disse senza guardarlo.
Marck abbracciò anche lui, che fu felice e ricambiò.
Jess gli diede un bacio e gli mise intesta un cappello nuovo abbracciandolo e Atan tirò fuori un biglietto per un film che avrebbero messo al cinema fra non molto tempo.
-Marck-
Si sentì chiamare e si voltò.
-Qui c’è un paio di occhialini da cieco- disse Butch avvicinandosi per sussurrargli all’orecchio –così mercoledì non mi guarderai sotto la doccia…- disse facendo un leggero ghigno per poi andarsene in bagno.
Una leggera risatina si sentì, un po’ soffocata, Jess non credeva a ciò che aveva sentito: per lei Butch aveva detto così solo per attaccare brighe e fare una scazzottata, quindi lo difese in ogni modo possibile.
Brutta giornata per il biondo, che più rosso di prima volle scappare, usando la scusa di dover andare al bagno.
Mise la faccia sotto l’acqua per far scendere la temperatura e far scolorire un po’ le gote, si sentì sfiorato e si voltò pensando fosse Jess.
In una frazione di secondo afferrò per un braccio quella persona e la baciò, ma sentì un sapore strano, diverso da quello di Jess, e aprì gli occhi.
Stava baciando Butch che era rimasto come pietrificato, con gli occhi sgranati, la bocca aperta e negli occhi un qualcosa di indecifrabile. Marck si allontanò di un paio di passi, per non essere colpito da un eventuale pugno che non arrivò.
Il moro, chiuse gli occhi, prese un respiro profondo ed uscì dalla finestrella del bagno per non essere notato dai compagni, mentre il biondo continuava a pensare perché non avesse guardato ciò che faceva.
Si appoggiò al muro con le mani nei capelli e gli occhi chiusi, attendendo che qualcuno lo cercasse.

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Capitolo 3
*** 801 ***


-Perché sono così distratto, perché?- Marck continuava a ripetere la stessa frase, fissando il pavimento.
Le mani ora le aveva sugli occhi, mentre cercava di frenare inutilmente delle lacrime.
Sentì dei passi avvicinarsi alla porta, si asciugò le lacrime nella maglietta e portò la testa sotto l’acqua, per rinfrescarsi i pensieri. Ad un tratto sospirò, Butch non era scappato prima della fine del bacio, gli parve avesse ricambiato.
-Marck? Sei ancora lì?-chiese una voce femminile
-Si…- disse lui bagnandosi ancora la fronte e asciugandosi nella maglietta –entra Jess, non c’è nessun altro in bagno…- disse –purtroppo- sussurrò appena fissando il soffitto.
La porta si aprì e lei entrò abbracciando il suo ragazzo, baciandolo sulla fronte, senza quindi privarlo del gusto del moro e della pizza che aveva mangiato. Il biondo aveva lo sguardo fisso a terra e la ragazza voleva guardarlo negli occhi, si sentiva evitata. Così prese il viso dell’amato fra le mani, costringendolo ad alzare la testa. I dolci occhi della ragazza fissavano quelli color del cielo di Marck, ormai una lacrima gli stava sfregiando il volto. Lei passò un dito sulla lacrima per asciugarla, per poi appoggiare la sua fronte a quella del fidanzato.
-Butch ti ha dato ancora fastidio?- chiese materna, cercando di capire ciò che turbava il biondo.
Lui era attratto da Butch, ma non avrebbe funzionato. Mai e poi mai, ne era più che sicuro.
-…allora…? Marck non rispose, si mise a guardare fuori dalla finestra dalla quale era fuggita quella persona che era sicuro ricambiasse qualcosa, anche se in minima parte.
-801- rispose Marck
-Che risposta è?- chiese Jess confusa
-Il numero che mi porterà fortuna d’ora in poi- disse il biondo alzandosi e guardando un pezzo di cielo dalla finestra
Uscirono dal bagno, tornarono alla festa, mentre Joe faceva lo sciocco con gli occhiali che Butch aveva dato al biondo. Marck sorrise appena, una calda sensazione lo avvolgeva, ora era sereno e si divertì alla festa, fino a quando tornò a casa accompagnato da Jess.
Salirono in camera, entrambi mezzi ubriachi, lei lo baciava, Marck ricambiava, immaginando però fosse il moro. Si sedettero sul letto, lei si sdraiò e Marck le cadde addosso, le stava togliendo la camicetta, ma alla vista del seno tornò in sé.
-Jess va a casa.- disse riallacciandole la camicia.
-Ma perché?- chiese lei, cercando di sedurlo strisciandosici addosso.
-Dai che ti accompagno- disse mettendole un braccio dietro la schiena uscendo dalla camera.
Era arrossito: aveva sempre sognato di fare l’amore con lei, ma in quel momento tutto era incerto, non poteva permettersi di usarla e poi abbandonarla.
Le luci erano spente e seguirono le lampadine dei lampioni per non disturbare i genitori del biondo, uscendo furtivi. Marck chiuse la porta alle sue spalle e accompagnò Jess alla porta, dandole un leggero bacio a stampo prima di mettersi a camminare verso casa, entrando in un vicolo.
Dei passi si avvicinavano, il suono si faceva sempre più vicino. Il biondo cominciò a tremare, si guardò alle spalle, guardò diritto davanti a se. Un uomo che indossava una felpa col cappuccio correva nella sua direzione, si poteva addirittura notare il filo dell’auricolare del lettore musicale. Non c’era da preoccuparsi, era solo uno che faceva una corsetta di notte, pensò Marck chiudendo gli occhi un attimo e rallentando il passo.
Sentì male allo sterno e si ritrovò a terra in un istante. Sopra di lui il ragazzo di poco fa.
Photobucket
-guarda dove vai- la voce di quel ragazzo era divertita. La voce aveva un non so che di familiare.
La figura si tolse il cappuccio, sfilandosi le cuffie dalle orecchie, per poi bloccare i polsi del povero Marck.
-B... B... Butch?- disse il biondo incredulo -mi hai fatto spaventare!-
-proprio quello in cui speravo…- disse il moro avvicinando la sua faccia al collo di Marck, appoggiandovi la lingua per farlo fremere appena sotto il suo corpo, passando poi ad arrivare quasi al petto del biondo. –Hai paura?- chiese lasciandogli i polsi.
Il biondo si era gustato ogni singolo istante di quel contatto, ancora ne era estasiato.
-Sai che ti dico?- continuò
-Cosa…?- chiese Marck guardando le poche stelle che si vedevano sopra di loro, per abbassare lo sguardo e perdersi negli occhi neri dell’altro.
-Non m’interessa cosa penserà di me la gente- disse accigliando un istante lo sguardo
-Riguardo a cosa? Ti chiedo scusa, non guarderò più. Non l’ho fatto a…- fu zittito da un bacio, che subito ricambiò. Le loro lingue, le loro labbra e persino i loro volti avevano iniziato una danza, che pareva non voler finire.
Ora le braccia del moro erano sotto la testa del biondo che gli stingeva la schiena.
-Di qui non passa mai nessuno sai?- disse ad un tratto Marck, dopo il bacio.
-Bene- disse Butch sfilandosi la cintura, per poi calarsi i pantaloni. Sotto i boxer non passava inosservata l’erezione del moro.
Marck lo guardava intontito, quasi sognante.
-Allora? Levati i pantaloni! Sono solo un impiccio. - continuò leggermente irritato.
Il biondo ubbidì, si alzò, anche lui era ora eccitato, però era anche imbarazzato, non si sarebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione.
-Non fare il bambino! È tutta colpa tua!- disse Butch prima di costringerlo a inginocchiarsi e piegare la schiena fino ad appoggiare i gomiti sull’asfalto.
-Come è colpa mia?- disse Marck in sua difesa
-Io non volevo…-
-Non volevi cos…- il biondo dovette smettere di parlare, Butch gli aveva calato le mutande e si era intrufolato in lui.
Una sensazione bruciante fu percepita da entrambi, Butch si allontanò un poco, per poi tornare dentro, appoggiandosi a Marck con una mano, portando l’altra nelle mutande del compagno, per stringere nella sua mano l’erezione del biondo che sussultò appena, gemendo quando Butch cominciò a muovere lenta la sua mano, al ritmo in cui entrava e usciva da in mezzo alle natiche del neo sedicenne.
Ad un certo punto il biondo sentì sulla schiena il peso del moro, che gli mordicchiò appena un orecchio.
-Dylan… mi manchi…- sussurrò appena, non riuscendo a trattenere una singola lacrima, che, ancora calda, cadde sulla schiena di Marck.










Nota
801 in quanto numero può essere pronunciato come yaoi: la lettura contratta di 8 dà ya, lo 0 vale o e l'1 i.

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