A new life.

di Roxy_ 91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 01 - Promessa - ***
Capitolo 3: *** 02- Sconvolgente verità. - ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Voglio cominciare col chiedervi scusa.
Sono stata una persona poco seria.
Ho pubblicato, poi mi sono fermata, promesso di pubblicare,
poi non l'ho fatto.
Avevo promesso una storia carina, con colpi di scena,
ma ne è uscita una schifezza.
L'ho camcellata e la sto rivisitando.
So che probabilmente non meriterei di essere più seguita,
mi sono comportata in modo poco consono 
per una scrittrice e lettrice.
Non recensisco da più di quattro mesi e me ne vergogno.
Però eccomi qui... a postarvi il prologo rivisitato.
Non prometto nulla, solo che terminerò la storia,
è un mio dovere e un vostro diritto sapere la fine,
un bacio
Roxy.




Prologo.

 

Pov Alice.

‘Benvenuti a Forks’.
Il poco visibile e dal tempo scolorito cartello, mi informa di essere arrivata a destinazione.
Forks: piccola, piovosa e desolata cittadina dello stato di Washington, un minuscolo puntino sulla mappa.
Odio questa città.
Odio la pioggia.
Odio il freddo.
Odio il muschio che si forma su ogni cosa.
Soprattutto, odio Isabella Swan.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Avanti Alice, non pensare a dove ti trovi,
pensa solo alle tue care amiche che ti aspettano e che ti vogliono bene.
Inspira, espira. Inspira, espira.
Bene.
Riapro gli occhi e li punto fuori dal piccolo finestrino. Devo ammetterlo, odio Forks con tutta me
stessa, ma ogni volta resto incantata dal meraviglioso panorama che offre.
Dopo non molto tempo, gli alberi si diradano, lasciando spazio ai primi edifici di periferia, alcuni li riconosco.
Punto gli occhi sulla strada certa che tra qualche minuto scorgerò la piccola villetta che ho imparato ad amare nel tempo.
Sorrido. Eccola.
Piccola e bianca, è immersa in una folta vegetazione, il piccolo vialetto asfaltato è costeggiato da piccoli
fiori che lottano per la sopravvivenza. Le luci della veranda sono accese, come quelle del piano terra.
Le tende alle finestre sono chiuse, ma nonostante questo, vedo delle ombre muoversi velocemente.
Guardo l’orologio e sorrido. Sono in ritardo.
Chissà a quali assurde conclusioni sono arrivate le mie amiche nel non vedermi arrivare. Me le immagino
camminare nervose nel salotto con il telefono tra le mani pronte a chiamare i soccorsi.
Il tassista richiama la mia attenzione avvertendomi d’essere arrivata.
Pago e velocemente prendo i bagagli. Veloce mi dirigo verso la veranda, al riparo da un imminente temporale.
Salgo i sei gradini a testa bassa, attenta a dove metto i piedi e non appena chiudo la porta, vengo travolta da un
tornado, ritrovandomi così seduta sulle fredde assi della veranda.
Disorientata, cerco di scrollarmi di dosso questa valanga di urla e baci, e quando ci riesco, mi rialzo ed abbracciata
a loro mi dirigo in casa.
Al centro del piccolo ingresso, una sorridente Bella mi accoglie.
Ci guardiamo negli occhi, ci studiamo, poi con poche falcate colmiamo le distanze abbracciandoci.
Ci stringiamo con forza, quasi a farci male, fino a mancarci il respiro, ma non m’importa.
Questo è un abbraccio che mi fa sentire a casa e quando Angela e Rosalie si uniscono a noi, un vortice di emozioni mi travolge.
Tutto è perfetto.
Tutto ha un senso.
Ecco perché ogni due mesi abbandono il mio lavoro.
Ecco perché affronto ore e ore di volo.
Per loro, per le mie amiche, per la mia famiglia. 




Angolino mio:

Non mi aspetto recensioni, non le merito.
Spero solo che la leggiate, che vi piaccia e che col tempo mi perdoniate.

Il banner è di Isabella, seguiva la storia in precedenza e la ringrazio, amo questo banner.
Un bacio a tutti voi.
Roxy

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Capitolo 2
*** 01 - Promessa - ***


Eccomi qui ragazzi.
Capitolo uno di questa storia.
Spero che vi piaccia e che continuiate a 
leggere.
Grazie
Roxy_ 91







CAPITOLO UNO
- PROMESSA.-


 

POV BELLA.

Guardo l’orologio per l’ennesima volta. È sera e di Alice nemmeno l’ ombra, eppure il suo aereo dovrebbe essere atterrato già da un pezzo.
Che le sia accaduto qualcosa? Oddio, no non ci voglio nemmeno pensare.
Afferro la tazza che è sul piccolo tavolino di vetro e sorseggio il tea ormai freddo. Bleah… che schifo. Mi alzo e vedo Rosalie e Angela fissarmi.
―  Che c’è? ―
―  Mi stai facendo innervosire lo sai vero?? ―  Rosalie si sistema meglio sul divano mentre Angela chiude la rivista per  rivolgere l’attenzione
totalmente su di me.
―  Non posso farci niente, lo sapete benissimo che mi preoccupo quando viaggiate. ―
―  Ti capiamo, ma hai mai sentito parlare di ritardi Bella? ―
Faccio una piccola smorfia. È vero, gli aerei sono costantemente in ritardo ed io mi faccio prendere dal panico troppo facilmente.
Sbuffando, mi dirigo verso la cucina, dove riverso il tea, ormai freddo, nel lavabo. Mi appoggio al bancone della cucina incrociando le braccia
sotto al seno e fisso la porta d’ingresso sperando che si spalanchi rivelando l’esile figura di Alice.
Nel tentativo di distrarmi, mi perdo nei ricordi. Ripenso a quando per la prima volta ho conosciuto Alice, Rose ed Angela al college, eravamo
delle bambine, insieme ci siamo divertite, abbiamo condiviso gioie e dolori ed insieme, siamo diventate donne. Sorrido, sembra essere passato
un secolo, ma in realtà sono passati solo pochi anni… sette se la memoria non mi inganna.
Ad un tratto, vengo riportata al presente da delle urla e melodiose risate.
Una tra le altre si distingue, la sua risata. Alice.
Come una molla scatto in avanti e mi fiondo nel piccolo ingresso. Mi fermo avanti la porta spalancata ad osservare la scena che mi si para d’avanti.
Una Alice sorridente, è seduta sulle fredde assi della veranda, completamente sommersa da Rose e Angela che sono aggrappate a lei come due polipi.
Porto le mani sui fianchi e sorridendo scuoto la testa, quelle due… non cambieranno mai.
Con non poca difficoltà, Alice riesce a scrollarsi di dosso le due donne e una volta rialzata, si dirige verso di me abbracciata a loro.
Quando si accorge di me, si ferma. Mi guarda ed io guardo lei. Ci studiamo, cerchiamo di leggere le nostre anime attraverso gli occhi ed io
spero vivamente che nei miei occhi si legga ben poco.
Poi, con poche falcate, colmiamo la distanza che ci separa avvolgendoci in un abbraccio.
È un abbraccio lungo, carico d’affetto. Uno di quegli abbracci che ti tolgono il respiro, che ti fanno sentire dolore alle costole, ma non mi importa.
 Sono troppo felice in questo momento e quando Angela e Rosalie si aggiungono all’abbraccio, mi sento finalmente completa.
―  Sei qui, sei venuta. ―
Alice mi abbracci ancora più forse se è possibile e poi si avvicina al mio orecchio.
―  Certo tesoro. Abbiamo fatto una promessa ricordi? ―
Sorrido sulla sua spalla. Che domande, certo che ricordo la nostra promessa.
Dura da anni ormai, dai tempi del college.
 
Presto, presto. Dobbiamo fare presto. C’è ancora una montagna di roba da impacchettare.
Uff, sono esausta, non credevo che fare gli scatoloni fosse così faticoso, come non credevo di aver accumulato così tanta roba nella mia stanza.
Sospiro. Devo fermarmi due minuti. Mi dirigo nella piccola saletta comune dove Angela Rose ed Alice stanno riempiendo gli scatoloni. Io mi siedo
su uno di quelli chiusi e le osservo.
Anche loro hanno l’aria stanca, sono giorni che lavoriamo senza sosta. Mi guardo intorno. Le pareti dove c’erano poster e foto, sono ormai vuote,
gli stemmi di Yale sono accuratamente piegati in uno scatolone.
Sospiro, in questo momento, mi rendo conto che è finita. Siamo laureate. Ce l’abbiamo fatta. Ma cosa né sarà di noi?
Senza rendermene conto, le lacrime sgorgano copiose dai miei occhi. È finita, non le rivedrò mai più. Io, non posso vivere senza le mie amiche, senza la mia famiglia.
Le lacrimi si trasformano in singhiozzi. Porto le mani sul volto per la vergogna e mi siedo sulla spessa moquette della stanza. Le mie amiche si avvicinano
e mi abbracciano sedendosi al mio fianco. Allontano le mani dal volto e apro gli occhi, sorprendendomi di vedere lacrime anche sui loro occhi.
― Come faremo? Io non voglio perdervi. ―
― Non accadrà tesoro, vedrai che troveremo una soluzione. ― Alice mi incoraggia con le sue parole, ma non bastano. So che saremo molto impegnate
una volta intrapresa la nostra nuova vita.
Piangemmo forse per ore, fino a quando Angela non si allontanò da noi.
Fa su e giù per la stanza, assorta da chissà quale pensiero, poi d’un tratto, si ferma.
 ― Ho trovato!!! – Urla facendoci sobbalzare.
― Cosa? ― Chiede curiosa Rosalie.
― Facciamo una promessa… ―
Tutte e tre, la guardiamo stranite. Promessa? Che intende dire?
― Dai ragazze, accendete quei pochi neuroni che avete. Facciamoci una promessa, un patto che ci obblighi a vederci abbandonando qualsiasi cosa stiamo facendo… ―
La guardiamo ancora per qualche attimo confuse, poi ci apriamo in un gran sorriso.
― Cos’hai in mente? Spara! ―
― Ogni due mesi, qualsiasi cosa noi stiamo facendo, ci riuniamo per due giorni per una sessione di shopping sfrenato, sarà il nostro rito, la scusa per riunirci. ―
― E come facciamo? Ti ricordo che saremo in quattro città diverse…―
Si Rosalie, abbatti pure questa speranza.
Angela si porta l’indice sotto il mento poi, come prima si illumina.
― Alterneremo le città. Una volta Miami, poi New York e così via.. ―
Ci guardiamo negli occhi, e insieme annuiamo.
― E sia… ―
Questo è il nostro grido.

 
 
Sorrido. Dopo aver stipulato il patto, lo suggellammo facendo un tatoo. Adesso quattro stelle di diversa misura, fanno bella mostra di sé
sul fianco destro. È carino e discreto. Mi piace.
È Alice a sciogliere l’abbraccio. Recupera le sue cose che sono ancora in veranda e si reca in salotto. Io invece, vado in cucina a preparare
dell’altro tea e quando è pronto, Rose mi aiuta a portare le tazze in salotto.
―  Allora Bella, cosa ci racconti di bello? ―
Guardo Alice ed alzo gli occhi al cielo. Ogni volta la stessa domanda,
―  Sai benissimo che Forks è una noia mortale e che qui non capita mai niente, a parte la costante pioggia. ―
―  Oggi non piove. ―  Fa notare Angela.
―  Per chissà quale miracolo. ―  Ribatte Rose.
Sospiro. Ancora non è finita. C’è la domanda che sempre temo e che arriverà tra cinque, quattro, tre, due, uno…
―  E Mike? Dov’è tuo marito? ―
Appunto. Guardo verso Alice che mi ha rivolto la domanda.
―  Mike è al lavoro. Gli ho chiesto di non tornare a casa, verrà solo a prendere le sue cose e poi si fermerà a casa del suo socio Taylor. ―
―  Oh che bello… ―
Angela e rose fulminano Alice con lo sguardo.
―  Alice, è suo marito. Non puoi comportarti così. ―  Ecco lo spirito guerriero di rose che si risveglia.
―  Scusatemi, non posso farci niente, non lo sopporto, non è adatto per Bella. ―
―  Cosa dovrei fare Alice? Divorziare? ―
Le parole escono dalla bocca quasi come un ringhio.
―  Sarebbe la cosa migliore, l’ultima volta mi hai detto che anche il sesso è iniziato a scarseggiare e che non né vuole sapere di avere figli. ―
La guardo sconvolta, le altre non sapevano questa cosa!!
― Cosa???? ―  
Ecco, lo sapevo.
―  Ehm… io. Scusatemi se non ve l’ho detto. ―
―  Sei nei guai, lo sai vero?? ―
―  Grazie Alice… ―
―  Ops… ―
Già… ops….
―  Parla! ―
―  Non c’è niente da dire Angie. Mike non vuole più fare l’amore con me, per adesso non vuole figli. ―  abbasso lo sguardo ―  Io in realtà
credo che abbia un’altra. Ultimamente si comporta in modo strano. ―
Tre paia di braccia corrono ad avvolgermi stretta.
―  Sarà solo un brutto periodo, vedrai che tutto si sistemerà. ―
Sospiro.
―  Lo spero Rose…―
Si, lo spero… da un anno ormai.
Chiudo gli occhi e mi abbandono a quell’abbraccio che sa di amore, che sa di famiglia. 




ANGOLINO MIO:

Eccoci qui.
Anche questo cap è giusto al termine.
come vi sembra? 
Io spero vi sia piaciuto e che vi incuriosisca.
Io, non voglio dilungarmi.
voglio solo ringraziare tutti coloro che hanno letto.
Coloro che hanno recensito
e bedw , bellinaC , elisatwilight   e   marvullisara per
aver inserito la storia tra le seguite.

Grazie di cuore. Al prossimo cap.

Domanda ficcanaso: Avete anche voi almeno un'amica speciale di cui non potete fare a meno?

A presto.

Roxy_ 91

Tatoo: Vi piace??

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Capitolo 3
*** 02- Sconvolgente verità. - ***


Ciao a tutti!!
Eccomi qua ragazzi col secondo cap
di a new life.
Non mi dilungo e quindi vi lascio alla lettura.
Spero che vi piaccia 
ci leggiamo sotto. 
Un bacio
Roxy_ 91





CAPITOLO DUE
- Sconvolgente verità. -

 

POV BELLA.

Apro gli occhi, infastidita da un piccolo fascio di luce che colpisce in pieno i miei occhi, li strofino per un breve minuto
prima di voltarmi verso la radio sveglia.
Sono le 6.00 e in casa regna il silenzio, segno che ancora tutte dormono. Bene, ciò vuol dire che avrò più tempo per
preparare la colazione.
Velocemente mi alzo e corro nel piccolo bagno in camera, faccio una doccia ed indosso un comodo vestitino di lana,
sistemo il letto e poi mi dirigo al piano di sotto.
La prima cosa che faccio appena varco la soglia della cucina, è il caffè. Ho bisogno della mia dose di droga quotidiana
per iniziare la giornata, dopodiché, apparecchio la tavola pensando a cosa preparare.
Pancake o pane burro e marmellata? Succo di frutta o tea caldo? Frutta fresca o yogurt?
O mamma, quanti problemi che mi creo. Quelle mangiano di tutto, quindi vada per i pancake.
Cercando di fare il meno rumore possibile, comincio a prendere tutto ciò che mi serve per prepararli. Uova, zucchero, farina, burro…
― Bella!! ―
―Alice!! ― Mi volto verso la mia migliore amica, portando una mano sul cuore.
― Ti sei spaventata? ―
― Si, porca paletta. ―
― Scusa, non volevo. Ti ho chiamata dalle scale, ma non mi hai risposta. ―
― Tranquilla, ero distratta. Stavo per preparare i pancake. ―
Alice si guarda intorno e posso giurare di averla vista già leccarsi i baffi.
― Adoro i tuoi pancake. ―
― Lo so. ― Rispondo porgendole una tazza di caffè. ― Forza, dammi una mano. ―
― Agli ordini!! ― Risponde Alice facendo il classico saluto militare.
Poi, si posiziona alla mia destra, arrotolando le maniche della vestaglia fino ai gomiti e sorseggia il caffè in attesa di ordini.
Le spiego cosa fare, le quantità da mescolare, poi al momento della cottura, mi cede il posto. È negata ai fornelli,
manderebbe a fuoco la casa.
Mentre io mi dedico alla cottura, Alice termina di apparecchiare la tavola, prepara dell’altro caffè e recupera lo sciroppo d’acero dal frigo.
Bene, tutto è pronto, mancano solo Angie e Rose per iniziare la colazione. Nell’attesa, io e Alice ci accomodiamo sul
divano per sorseggiare un’altra tazza di caffè e fare due chiacchiere.
― A che punto è la collezione? ―
― Procede a rilento, avrei dovuto già finirla, ma mi manca l’ispirazione. ―
― Vabbè dai, oggi andiamo a Port Angeles, magari li trovi qualcosa che ti ispira. ―
― Si, come no… ―
Ridiamo, sappiamo benissimo che le vetrine di Port Angeles l’unica cosa che ti ispirano è il suicidio, ma è il meglio che
offre la zona, quindi dobbiamo accontentarci.
Poco dopo, forse a causa delle nostre risa, vedo rose ed Angela scende la rampa di scale. Sembrano due zombie e credo
che si mantenga in piedi per miracolo.
― ‘giorno… datemi la droga. ―
Come me, Rose è dipendente dal caffè. Mi alzo dal divano e le faccio cenno di seguirmi in cucina. Quando vede la tavola
imbandita,  sembra svegliarsi un po’.
― Adoro i tuoi pancake.. ―
Sorrido passandole la tazza di caffè.
― Anche io li adoro, però datemi un barile di caffè adesso. ―
Io, Rose ed Alice, guardiamo Angela sbigottite. Da quanto in qua, lei beve caffè a ‘barili’?
― Non guardatemi così, da quando mi sveglio all’alba necessito del caffè, oppure non carburo. ―
― Fantastico, un’altra cosa da aggiungere alla lista delle cose che abbiamo in comune. ― Dice Alice sorridente.
― Vero, a che punto siamo arrivate? ―
― Con oggi, a centocinque credo…― In realtà, ne sono sicura, conosco la lista a memoria.
― Penso che dovremmo prendere seriamente in considerazione l’idea di trascriverla, non tutte abbiamo una memoria
di ferro come Bella. ―
Faccio una linguaccia a Rose, non è colpa mia se la mia mente è allenata a ricordare cose, se così non fosse, non avrei mai
intrapreso lingue ed adesso non saprei parlare perfettamente tre lingue.
Tutte ridono per la mia reazione, credo che alcune volte mi considerino ancora una bambina, ma non posso farci niente, son fatta così.
Terminiamo la colazione tra chiacchiere futili e dopo aver riordinato in cucina, ci dirigiamo al piano di sopra per prepararci
alla nostra prima giornata di shopping.
Corro nella mia cabina armadio e vado a ripescare quegli abiti che non indosserei mai a Forks, mi sentirei a disagio, fuori luogo,
ma soprattutto, mi sentirei osservata.
Trovo con facilità quei jeans scoloriti ad arte e la camicia rossa comprata il mese scorso. Tocco finale un velo di trucco, borsa
e scarpe di Versace, rosse ovviamente.
 
***
 
14.10
Non mi sento più i piedi. Saranno anche delle Versace, ma queste scarpe fanno un male cane.
Fortunatamente, le mie amiche hanno deciso di pranzare alla tavola calda nel centro commerciale, quindi potrò dare tregua ai miei poveri piedi.
 ― Dio. Commetto sempre lo stesso errore. Queste scarpe sono scomodissime. Che male ai piedi.―
Angela ride, mentre Alice mi lancia un’occhiataccia.
― E’ ovvio, indossi i tacchi solo quando ci siamo noi. Non sei abituata, il problema sei tu, non le scarpe. ―
Faccio una linguaccia ad Alice ed Angela scoppia di nuovo a ridere. Ho già detto di essere una bambina vero??
In tutto questo, Rose non proferisce parola, strano. Mi volto a guardarla e la vedo mordersi un labbro e torturare le sue perfette
unghie facendo anche saltare lo smalto.
Resto a bocca aperta. Adesso ne sono convinta, Rose ha qualcosa che non va.
Sentendosi osservata, alza lo sguardo incrociando il mio. Mimo con le labbra un ‘Tutto bene??’ e lei mi risponde annuendo e sorridendo debolmente.
Nel frattempo, arrivano le nostre ordinazioni. Quando il profumo del pollo arriva alle mie narici, il mio stomaco brontola. Cavoli che fame che ho.
― Io ed Emmett ci sposiamo!!! ―
No, Rose non può dire una cosa del genere mentre Alice beve ed io ed Angela portiamo la forchetta alla bocca.
Alice per poco non sputa la sua bibita, io stavo per strozzarmi ed Angela fa cadere la forchetta a terra.
― COSA??? ―
E’ un urlo, ed arriva in contemporanea. Osserviamo Rose sconvolte, in attesa che dica qualcosa.
― ehm.. Emmett mi ha chiesto di sposarlo…―
Ancora silenzio, non so che dire. Mi guardo intorno. Alice guarda Rose, che guarda Angela che guarda Alice.
Oddio, che qualcuno dica qualcosa, ma nessuno spiccica parola. Bene, tocca a me.
― Mi stavi facendo strozzare. ―
― Non sapevo come dirvelo. ―
― Perché mai? È una notizia bellissima!! ―
Vedo Rose guardare verso Alice e lì, capisco.
― Temevi un nostro giudizio? ―
Rose arrossisce e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
― Alice, di anche tu a Rose che è una notizia splendida. ―
Alice è ancora imbambolata e Rose la guarda timorosa.
Meglio confortarla.
― Rose, Emmett non è Mike, poi è suo fratello, figurati se ha qualcosa da ridire quella nana. ―
Le faccio l’occhiolino e lei sorride.
Finalmente Alice sembra riprendersi e si alza andandola ad abbracciare.
― E’ una notizia bellissima Rose. Emmett è perfetto per te. ―
― Grazie Alice. Grazie a tutte voi. ―
― Una domanda Rose, hai già scelto lo stilista per il tuo abito? ―
Le faccio l’occhialino e lei ricambia, ha capito il gioco.
― Stilista? No, ancora no, poi se non lo trovo, prenderò un abito confezionato. ―
Angela si copre la bocca con la mano per nascondere una risata.
― Stai scherzando vero? E io che sono? ―
Tutte ridiamo ed Alice ci guarda con aria interrogativa.
― Dio Alice, vedessi che faccia che hai. ―
― Ovviamente, Alice, sarai tu a disegnare il mio abito e quelli delle damigelle. ―
― E chi saranno le damigelle? ― Chiede Angela.
― Voi tre ovviamente!! ―
Urla di gioia e risate ci avvolgono in quel momento così bello e perfetto, anche se la perfezione non esiste.
Torniamo a casa quando ormai è buio.
L’allegria è ancora nell’aria e chiacchieriamo allegre sul matrimonio e tartassiamo Rose chiedendo come Emmett l’abbia chiesto di sposarlo.
In lontananza, vedo l’auto di Mike parcheggiata nel vialetto e le luci del salotto accese, segno che mio marito è in casa. Nell’auto piomba il silenzio.
Tutte loro non sopportano Mike, l’ho sempre saputo, se lo fanno piacere solo a causa mia.
Scendiamo dall’auto in silenzio mentre pesco le chiavi dalla borsetta. Prima di aprire, mi stampo il più falso dei sorrisi sul volto e giro la chiave.
― Mike, siamo a casa… ―
Mentre pronuncio questa frase, mi dirigo in salotto dove le luci sono accese e sotto l’arco mi blocco.
Probabilmente sembro una statua. Non riesco a muovermi e faccio fatica a comprendere ciò che sta succedendo.
― Bella… ―
Non rispondo, non sono nemmeno sicura che abbia davvero parlato o se sia frutto della mia immaginazione.
L’unica cosa di cui sono sicura, è l’immagine di mio marito che fino a due minuti prima stringeva a sé e baciava Taylor, il suo migliore amico.



ANGOLINO MIO:

Pronta agli insulti... 3...2...1... VIA!!!
No, vabbè... 
Vi è piaciuto? 
Vi ho sconvolto?
Se capitasse a voi kome reagireste? E secondo voi Bella kome reagirà??
Fatemi sapere kosa ne pensate!!
un bacio
buona notte
Roxy_ 91

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