Stars in their eyes.

di tearaindrops
(/viewuser.php?uid=300011)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Capitolo uno.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Il sole mi stava accecando, e non riuscivo a vedere bene quello che mi circondava. Aprii lo sportello sul cruscotto della macchina e presi i miei occhiali da sole. Ecco, ora andava decisamente meglio. Mi guardai attorno e notai un cartello stradale che colpito dai raggi luminescenti del sole appariva brillante. Recava la scritta: Lostown.
Svoltai prima a sinistra, poi a destra, e riconobbi subito il piccolo prato su cui giocavo da piccola quando mia nonna veniva a trovarci. Mi ritrovai a pensare alla mia infanzia mentre parcheggiavo la macchina sul marciapiede difronte a casa Thompson.
- Tesoro, sei arrivata presto! - giunse una voce mentre aprivo la porta per uscire. Mi girai e vidi la figura consumata dal tempo di mia madre. Per la vecchiaia, aveva perso quel colore che aveva un tempo, anche se per me rimaneva sempre bellissima.
- Mamma! Si, sono riuscita ad infilarmi nell'ultimo volo di ieri sera – le dissi correndo ad abbracciarla. Sotto di me sembrava così fragile, che avevo paura solo a stringerla un po' più del dovuto.
Mi condusse dentro casa.
Era rimasta uguale a come l'avevo lasciata un anno fa, per finire le scuole all'estero. Appena entrai fui pervasa dall'odore dei famosi muffin di mia madre. Li aveva preparati per me, perchè finalmente ero tornata a casa.
- Sono successe tante di quelle cose! Devo raccontarti tutto, mia cara – esordì lei dirigendosi verso la cucina. La seguii per osservarla mentre toglieva i muffin al cioccolato dal forno e li disponeva armonicamente su un piatto.
- Ti ascolto – le risposi, e lei iniziò a raccontarmi gli ultimi pettegolezzi di quella piccola cittadella dimenticata da Dio.
- … Ah, e poi si è trasferito qui un nuovo ragazzo. È giovane, credo che abbia più o meno la tua stessa età. Si tratterrà per poco, però, è qui per lavoro. Comunque è molto gentile e parla spesso con i vicini! Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, però non ne sono sicura. Vieni, te lo presento! - finì il lungo discorso preparando una specie di pacchettino regalo con i muffin dentro. Cosa stava succedendo? Credevo che fossero per me, non per il nuovo vicino! Comunque mia madre sembrava entusiasta di lui, quindi la seguii.
Attraversammo il viale in terriccio e dopo la strada ci trovammo davanti alla casa. Mia madre bussò. Ad aprirci, venne una donna che sembrava spagnola, o comunque di origini sudamericane. Sembrava una specie di balia per bambini. Solo una persona ricca poteva avere una “cameriera” personale vestita di tutto punto.
- Salve signora Thompson! Aspetti, lo chiamo subito – disse la donna. Evidentemente si riferiva al suo capo. Il nuovo vicino.
- Oh, grazie Gloria! Non lo tratterremo tantissimo, voglio solo presentargli mia figlia
- Una ragazza deliziosa – aggiunse Gloria sorridendomi. Io le sorrisi di rimando, per essere cortese. Dopo la donna sparì, per poi riapparire dopo qualche minuto.
- Accomodatevi, il signor Bloom scenderà subito – esordì Gloria lasciandoci entrare. Però, che bella casa! Era spaziosa, arredata bene, piena di cose... Una casa da ricconi, insomma.
Dal piano di sopra si sentì il rumore di una porta che si apriva, e subito dopo dei passi che si avvicinavano. Ero curiosa di vedere chi possedeva quella casa stupenda e...
Mi si bloccò il respiro.
Dalle scale era appena sceso... Orlando Bloom?
Guardai mia madre un po' spaventata, ma lei sembrava esserci abituata. Oppure semplicemente non l'aveva riconosciuto.
- Edith, che piacere rivedervi! E questa dev'essere tua figlia Jennifer, vero? - disse l'attore sfoggiando un magnifico sorriso, - mi ha parlato molto di te – aggiunse poi sussurrando rivolgendosi a me.
Orlando Bloom mi ha appena sussurrato qualcosa. Mantieni la calma, mantieni la calma.
Non sono mai stata una sua grande fan, però devo dire che è stato comunque uno schock ritrovarmelo davanti. In tutta la sua bellezza, poi.
- Si, lei è Jennifer! Tesoro, voglio presentarti...
- Lo conosco, mamma – le sorrisi un po' imbarazzata.
- Dove l'hai conosciuto? Non me ne hai mai parlato! Se me ne avessi parlato, ti avrei detto di non lasciarti scappare un uomo così meraviglioso!
Ora ero più imbarazzata che mai. Capivo che mia madre non era più una ventenne pimpante e piena di vita, e che da quando era in pensione non vedeva più molto la televisione, però... Mi sfuggiva come non riuscisse a riconoscerlo, ecco.
Intanto notai una risata divertita proveniente da Orlando. A posto, aggiungiamola all'album figuracce di Jennifer Thompson!
- Beh, mamma, in tutte le riviste per ragazzine possibili e immaginabili e... in alcuni film.
- Sei un cantante famoso?
- Un attore, Edith – le sorrise il signor Bloom. Sembrava che trovasse simpatica mia madre. E anche che le si fosse affezionato, anche se si conoscevano da poco.
- Ecco a chi assomigli! - esordì all'improvviso mia madre. Che l'avesse riconosciuto?
La guardammo tutti con aria interrogativa e lei sfoggiò un sorriso.
- Tesoro, non trovi che assomigli a quel... come si dice, elfo? Quello per cui qualche anno fa avevi perso la testa! - la fulminai con lo sguardo. Non fraintendetemi, adoravo mia madre, ma spesso la causa delle mie figuracce era sempre e soltanto lei.
- Quale? - azzardai per far finta di non essermi mai presa una cotta per un personaggio interpretato dall'uomo che avevo davanti a me.
- Legoland, Legofus... o qualcosa del genere. Quello del Signore degli Agnelli, il film che mi hai costretto a vedere – e non mi è per niente piaciuto – solo perchè c'era appunto quest'elfo – concluse mia madre.
- Prima cosa, è un bellissimo film. Seconda cosa, si chiamava Legolas e il film era il Signore degli Anelli. Terza cosa, si è lui – dissi spostando lo sguardo a destra e a sinistra cercando di evitare quello di lui.
- Ecco perchè non l'avevo riconosciuto! Nel film era biondo con gli occhi azzurri!
Mia madre era un po'... svitata. Si, ecco, è l'aggettivo più giusto. Non si capiva, vero?
Sbirciai nella direzione di Orlando, e notai che assisteva curioso alla nostra conversazione.
- Desiderate qualcosa da mangiare? O da bere? - chiese ad un tratto Gloria.
- I muffin! - disse mia madre con un acuto che poteva rompere un bicchiere di cristallo.
- Li ha preparati Jennifer, solo per te – aggiunse poi rivolgendosi al signor Bloom. Cosa stava farneticando? Li aveva preparati lei! E credevo anche che fossero per me, sua figlia, non per il nuovo vicino, anche se era Orlando Bloom!
- Mmh, non vedo l'ora di assaggiarli, se li hai preparati tu – esclamò eccitato lui, guardando prima me e poi i muffin.
Per l'ennesima volta io sorrisi imbarazzata.
Guardai distrattamente alla finestra che dava su casa nostra, e vidi un uomo che guardava dentro.
- Ehm, mamma... c'è un uomo che sta spiando dentro casa nostra – le dissi e lei sembrò ringiovanire tutto d'un tratto.
- Oh, quello è Carl! L'ho conosciuto... al supermercato. Vado a salutarlo. Tu rimani pure qui a chiacchierare col signor Bloom – sorrise. Si diede una leggera ravvivata al vestito e tornò a guardarmi.
- Come sto? - chiese. Ero un po' scioccata. Da quando cercava di apparire bella per un uomo che non fosse stato mio padre? Probabilmente quella era la sua nuova fiamma, e devo dire che non era male. Mio padre se ne era andato, e lei aveva diritto di rifarsi una vita. A patto che questo Carl fosse consapevole del fatto che era un po' svitata.
- Sei bellissima – le risposi con un sorriso a trentadue denti.
Lei si alzò, salutò tutti e andò verso la porta.
- Devi essere a casa per le sette e mezza, miraccomando – disse prima di uscire, e io risi. Non cambiava mai.
Aspetta.
Adesso ero a casa di Orlando Bloom... da sola.
Mi girai verso di lui e tentai di non sciogliermi davanti al suo sorriso tenero.
- Che dici, li assaggiamo? - sussurrò indicando i muffin.
- Ci sto – risposi accennando un piccolo sorriso imbarazzato. Ancora.
Dopo aver assaggiato un muffin – che era davvero delizioso -, decisi che non volevo far perdere ulteriore tempo prezioso al signor Bloom, e mi congedai.
Lui mi invitò a stare lì ancora un po' ma io andai via. Sinceramente non riuscivo a stare nella stessa stanza con lui da sola. Poteva venirmi un attacco di cuore.
Prima di tornare a casa mi fermai in pasticceria a prendere qualcosa di gustoso per mia madre. Quando tornai lei stava preparando la cena. Mangiammo ridendo e scherzando, e le raccontai di quello che mi era successo nell'ultimo anno.
Prima di andare a dormire scostai la tendina bianca della finestra della mia camera per sbirciare la casa di Orlando.
Con mia grande sorpresa anche lui era alla finestra. Lo salutai imbarazzata e chiusi subito le tende.
Che cretina.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Mi svegliai presto e di buon umore. Forse l'incontro del giorno prima mi aveva fatto bene. Ovviamente non contavo sul fatto di poterci parlare ancora, però dentro di me forse ci speravo. Ma solo un pochino.
Mi feci una doccia veloce e mi vestii leggera dopo aver sbirciato dalla finestra che tempo c'era. Il sole era ancora basso, ma presto avrebbe scaldato tutto quello che aveva sotto di lui.
Si preannunciava una bella giornata. Si, alla ricerca del mio primo lavoro.
Passai dalla camera di mia madre e vidi che ancora dormiva, così non volli svegliarla.
Uscii di casa allegramente. Mi misi le cuffie dell'iPod nelle orecchie e mi incamminai. Da dove potevo cominciare? Magari da un bar. O forse in un negozio di vestiti.
Presi la via per il centro, e raggiunsi un parchetto desolato.
- Come sei mattiniera! - una voce alle mie spalle mi spaventò a morte. Una voce calda, suadente,
- Signor Bloom, salve! - lo salutai più imbarazzata del giorno prima. Okay, l'avevo incontrato di nuovo.
- Chiamami Orlando, daccordo? - mi sorrise. Attacco di panico, attacco di panico.
Tentennai per qualche secondo e quasi persi l'equilibrio, ma mi rimisi subito in piedi come se non fosse successo nulla.
- Perchè non ci sediamo a parlare? - chiese dopo essersi accertato che stessi bene.
- Mi piacerebbe, davvero, ma ho un mucchio di cose da fare e...
- Sei strana – sentenziò lui ad un tratto.
- Come? - chiesi cercando di apparire il più normale possibile.
- Milioni di ragazze vorrebbero sedersi su una panchina in un parco desolato assieme a me, e tu rifiuti. Mi fai dubitare di me stesso! - spiegò sempre col sorriso sulle labbra. Se non la smetteva di sorridere...
- No è che io... Oh, va bene – risposi abbassando lo sguardo. Sia per la disperazione, sia per non incontrare più i suoi occhi. Bellissimi.
Ci sedemmo sulla panchina più vicina. Cercai di stare il più lontano possibile da lui ma mentre io mi allontanavo, lui si avvicinava. Rischiavamo di cadere per terra. Così mi fermai.
- Posso chiederti una cosa senza che tu ti offenda o mi tiri uno schiaffo? - disse dopo qualche minuto di silenzio. Io annuii. Cosa voleva chiedermi? Di sicuro qualcosa di imbarazzante, dal tono della sua domanda.
- Anzi facciamo due cose. Per te va bene?
Di male in peggio. Annuii ancora.
- Allora... sei fidanzata? - fu la prima domanda, che sinceramente non mi aspettavo proprio.
- N-no – risposi con la voce che tremava, - Perchè?
- Curiosità – sorrise ancora, e poi rimase in silenzio.
- Allora, non mi dovevi chiedere un'altra cosa? - dissi rompendo il silenzio come per dire “non ho tutto il tempo del mondo, mr. Bloombastic”.
- Si, certo, dunque... Mi spieghi quella cosa di Legolas? Quella di cui ha parlato ieri Edith, cioè, tua madre – disse, e potei notare un po' di imbarazzo in lui.
Imbarazzo!?
- Ehm, è meglio che io vada, adesso. Scusa, ciao – dissi, e non lasciandogli neanche il tempo di fermarmi presi e scappai.
Che cretina. Ancora.
Non mi andava di raccontargli della mia 'cotta adolescenziale' per Legolas. Soprattutto a lui. Lui era Legolas, in un certo senso. Era come se fossi capitata nella Terra di Mezzo e avessi incontrato Legolas, gli fossi saltata addosso e gli avessi detto “Ehi, principe elfo, sai che ho letto la tua storia in un libro del mio mondo e mi sono innamorata di te?”
Beh, magari non proprio così, però... ho reso l'idea, diciamo.
Mi addentrai in un piccolo boschetto che mi avrebbe portato in città e iniziai a rilassarmi.
Speravo con tutto il cuore di non rivedere mai più quel tipo. Mai.
Ad un tratto sentii qualcuno venirmi addosso e caddi di schiena con gli occhi chiusi. Quando li riaprii, vidi un Orlando Bloom con le guance tutte rosse e i capelli scompigliati sopra di me. Cercò di sorridermi, e io non potei fare altro che sciogliermi. Non potevo avercela con lui per essermi saltato addosso. Sicuramente non l'aveva fatto apposta... o sbaglio?
- Scusa, ti stavo rincorrendo perchè sei scappata così e... di colpo ti sei fermata e... - cercò di spiegare.
- Puoi spiegarmi tutto anche da seduto, non devi per forza stare sopra di me – gli dissi e risultai un po' acida forse, ma lui non se ne rese conto.
Si alzò frettolosamente e si mise seduto sull'erba. Ne approfittai per osservarlo un po' più da vicino e notai i suoi lineamenti delicati, la sua pelle liscia, i suoi capelli arruffati come nessuno – almeno credo – li aveva mai visti... E contemplai tutto l'insieme rendendomi conto ancora una volta di quanto fosse magnifico.
- Stai sbavando – disse lui interrompendo i miei pensieri. Le mie guance andarono in fiamme.
- No, cosa, non è vero io...
- Tranquilla, ci sono abituato. E poi, anche se forse non te ne sei resa conto perchè evitavi il mio sguardo, è la prima cosa che ho fatto anche io quando ti ho vista ieri... - confessò con una punta d'imbarazzo.
Aspetta, cosa aveva appena detto?
- Cioè tu stavi...?
- Ehm, diciamo di sì. Ehi, per cambiare discorso... non mi hai ancora detto perchè sei così mattiniera! - disse. Era molto abile a cambiare discorso, questo dovevo riconoscerlo.
- Sto cercando lavoro. Sai, mi sono appena laureata e adesso è ora che trovi qualcosa da fare. Magari qui in città.
- O magari proprio difronte a casa tua! - sorrise. Cosa aveva in mente?
- Cioè?
- Capiti a proposito. Sto cercando una 'segretaria' part-time che lavori per me. Sai, non è roba difficile. Sai usare un computer, vero? - io annuii – bene, allora sei perfetta! E la paga è molto, molto profumata. Allora, che mi dici?
Segretaria. Mmh, beh, poteva andare come primo lavoro, no? E poi non ero sicura di poter trovare qualcosa in città.
- Daccordo! - gli sorrisi.
Si offrì di riaccompagnarmi a casa e io accettai. Mi disse che potevo cominciare l'indomani alle otto e mezza. Sarebbe venuta Gloria a citofonarmi.
Lo salutai ed entrai in casa.
Mia madre era sveglia e non persi tempo a raccontarle tutto quello che mi era capitato quella mattina.
- Tesoro mio, sono così felice!
Anche io lo ero. Lavorare per Orlando Bloom. Wow.
Speravo solo di non combinare guai. Non avevo mai lavorato prima di quella volta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1514067