Human Life?
- Quindi ha già trovato un posto dove stare?
Mint sollevò la
tazza di the decorata a mano e se la portò alle labbra, sorseggiandone solo
poche gocce. La posò sul piattino che reggeva nell’altra mano e con i suoi
occhi scuri e profondi tornò a osservare la sua amica Retatsu mentre parlava al telefono. Anche
in quella situazione riusciva ad agitarsi senza controllo. Reggeva la cornetta
con entrambe le mani e guardava nervosamente da tutte le parti, cercando di
evitare il più possibile gli altri sguardi.
- Va bene, noi restiamo qui e.. il gene? Lo avete trovato?
Mint aumentò
l’attenzione dell’ascolto.
- .. Sì, okay.. a dopo, allora.
Ma Mew verde posò con cautela la cornetta sull’apparecchio e
sospirò profondamente.
- Era Ryo..
- Lo so.
- Ha detto
che..
- Ho sentito.
Dimmi del gene.
Retatsu si voltò a
guardare l’amica, per quella notte sua ospite. Anche
lei era nervosa, ma con quel the in mano non lo dava per niente a vedere. Si
chiese se non fosse camomilla o qualche altra tisana tranquillante..
- Keichiro lo ha trovato e ora stanno andando da Zakuro a fare una prova, per vedere se effettivamente è
quello giusto.
- Da Zakuro?!? Perché lei? – il
tintinnio delle stoviglie ruppe quella tensione che si era creata nella stanza
e vi portò agitazione. Finalmente.
- Ha detto
che si è offerta lei..
- Lo sapevo.. e se fosse il gene sbagliato, e se non tornasse più in
forma umana?!?
- Rimarrebbe
un lupo a vita.
- Grazie Retatsu, da sola non ci arrivavo – rispose la ragazza dagli chignon color corvino con una voce gelida che fece
rabbrividire l’amica – Ma io non posso vivere senza di lei, non posso pensare
di passare una vita intera senza la mia Zakuro! Ohh!
Qualcuno
suonò il campanello e la Mew verde si gettò di corsa
alla porta d’ingresso lasciando Mint in camera a
continuare il suo drammatico monologo.
Dallo
spioncino non vide nulla. Guardò di nuovo, ma non vide nessuno. Proprio mentre
stava per andarsene il campanello suonò di nuovo e la
ragazza vide un ombra al di là della porta. Qualcuno c’era, allora.. si era semplicemente spostato dalla zona visiva.
Si sistemò le
trecce dietro la schiena e girò la chiave nella toppa. Tre mandate.
Aprì la porta
con grande cautela ma quella le sbattè
addosso, chiunque avesse suonato voleva entrare con irruenza.
Retatsu non fece in
tempo ne a vedere chi fosse ne a urlare qualsiasi cosa
che una scossa elettrica la intorpidì da capo a piedi, e cadde a terra priva di
sensi.
Ichigo sentiva uno
strano prurito verso la spalla, ma non aveva idea di come fare per grattarsi.
Provò col muso, poi con l’altra zampina e dopo svariati tentativi riuscì finalmente a trovare sollievo. La bambina era andata al parco a giocare con la mamma e i suoi amichetti, così
la gattina dal pelo grigio scuro decise di fare un giretto per la casa.
Ogni oggetto
era completamente diverso da come potrebbe vederlo un
umano e questo incuriosì tantissimo Ichigo. In cucina
notò per prima cosa, dall’altra parte della stanzina, la sua ciotola. Ruiko ci aveva già scritto su il suo nome e l’aveva
riempita amorevolmente di croccantini. Tanto per
togliersi la curiosità, Ichigo andò a vedere come fossero quei croccantini, o almeno
che gusto avessero. L’odore non era tanto sgradevole, anche se ricordava
perfettamente che, da umana, il solo annusarli le dava la nausea. Tentò di
assaggiarne uno. Lo sputò all’istante.
Dopo aver
sputacchiato per qualche minuto entrò Katsumoto per
prendere la sua merenda dal firgo. Aveva percepito lo
strisciare delle sue ciabatte fin da quando si era alzato dalla sedia in camera
sua. A Ichigo piacevano
tantissimo le orecchie da gatto, anche quando si trasformava nella MewMew eroina di tutta Tokyo
- Anche tu stai facendo merenda, Ichigo?
– chiese il ragazzo guardandola di sottecchi – Sono
buoni i tuoi croccantini? Naaa,
ma che te lo chiedo a fare.. tanto non puoi
rispondermi, giusto?
Ichigo miagolò. Non
è del tutto giusto.
Il ragazzo
però non l’aveva curata per niente.
Mint finì il suo
monologo non appena il campanello suonò la seconda volta. Non fosse stata sua
ospite, gliene avrebbe gridate quattro a Retatsu, scesa così di corsa per poi far scomodare l’ospite
che attende alla porta facendolo suonare ancora. Inammissibile. Fosse stata una
cameriera in casa sua, avrebbe dovuto pensare molto seriamente al suo
licenziamento.
Udì lo
sbattere della porta contro il muro e poi il suo rimbalzo verso lo stipite.
Vento? Retatsu non aveva neanche salutato. Sentì un
tonfo sordo provenire proprio dall’ingresso e si mise in guardia, sull’attenti.
Certo, Retatsu poteva anche essere inciampata come
suo solito, ma in una situazione di pericolo come quella che stavano vivendo
poteva capitare di tutto.
Non udì passi
all’interno della casa, ma solo un paio sullo sterrato di fronte alla porta.
L’ospite non
era entrato?
Per Mint la situazione era troppo strana e sospetta, così uscì
cautamente dalla stanza e, misurando ogni passo e aguzzando l’udito al massimo percorse la casa fino all’ingresso.
Retatsu era stesa a
terra, gli occhiali gettati non molto distanti da lei. La porta non era ne chiusa ne socchiusa, ma lasciata parzialmente aperta.
Ma lei.. la ragazza..
Mint la raggiunse
con uno scatto rapido e la girò a pancia in su. Aveva
una strana bruciatura al collo, sul lato sinistro. Per il resto era a posto, quella sembrava essere la sua unica ferita.
Diede uno
sguardo all’esterno della casa, ma era vuoto e desolato come sempre.
La Mew verde tossicchiò e sputò una strana sostanza di un
colore a metà strada tra il viola spento e il grigio. Le sentì il polso. Era praticamente impercettibile.
Senza mai
staccare lo sguardo dalla ragazza, Mint allungò un
braccio verso il telefono nella stanza accanto e compose rapidamente il numero
del Cafè.
Ichigo fece un
balzo sulla fioriera e diede uno sguardo alla strada sottostante. Il rumore
delle macchine lo sentiva esattamente come quando era un
umana. Chissà quando avrebbe potuto tornare al
suo vero aspetto..
Con la mente
tornò ai recentissimi avvenimenti, quando Ryo le
aveva detto che presto sarebbero risaliti a lei e alle altre e che erano in
guai troppo grossi per potersi rifugiare in qualsiasi
paese del mondo sperando di non essere trovati subito in meno di un mese.
Ichigo era al colmo
della disperazione, non credeva che una cosa così stupida avrebbe potuto
metterli tutti in un guaio così grande. Quando il biondino la sentì singhiozzare
piano, per non farsi sentire da colui che continuava a
sgridarla, a dirle di essere forte, si voltò verso di lei e le sussurrò
all’orecchio..
- Forse ho
trovato una soluzione..
Subito dopo
la rossa sentì le loro labbra unite in un caldo contatto e, immediatamente
dopo, un formicolio su tutto il corpo e, come da copione, si trasformò in una
gattina dal pelo grigio scuro.
- E’ l’unico
modo che mi è venuto in mente per poterti salvare, credimi! – le aveva detto –
Ora devi solamente recitare la parte del bravo gattino di casa e aspettare che
le acque si calmino..
Poi le aveva slegato il fiocco al collo e, col pennarello, le aveva
scritto un messaggio per chiunque si fosse interessato a lei.
L’ultima
volta che si erano visti era su una panchina del parco. Ryo
se n’era andato senza voltarsi e Ichigo era rimasta
lì, sola, con la più strana delle missioni da compiere: convincere un bambino ad adottarla come gattino domestico.
- Oh,
maledizione Keichiro..
RISPONDI!!!
Un click
interruppe lo squillare del telefono. – Cafè Me..
- C’è un emergenza, vieni subito qui, a casa di Retatsu, svelto!!!
Il ragazzo
perse qualche secondo a capire chi fosse al telefono e
cosa stesse dicendo, ma si riprese subito e, meno di un minuto dopo, era già a
bordo della sua spider.
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Scusatemi
tutte, non avevo detto che era un prologo!! ^^”
Sorry! Me lo ero
dimenticato!
Spero
di esser riuscita a farmi perdonare con questo capitolo, molto più lungo del
precedente e con qualche chiarimento in più.. pochi,
ovviamente!
Ho
ricevuto ben 4 recensioni, quindi ringrazio tantissimo ECA90, Pichan, Danya91 e roll per i loro
gentili commenti!
Vi
aspetto anche al prossimo capitolo!
Ciao!