That's crazy, but I love you.

di missmalfoy97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piani di conquista. ***
Capitolo 2: *** Un Black vale l'altro? ***
Capitolo 3: *** How many special people change? ***
Capitolo 4: *** L'ultima decisione. ***



Capitolo 1
*** Piani di conquista. ***




Capitolo 1 – Piani di conquista.



« Dorcas, hai visto com’è bello? Se lo incontro di nuovo, svengo! »
Marlene McKinnon era appena salita sull’Espresso per Hogwarts insieme alla sua migliore amica Dorcas Meadowes, ma nel giro di pochi minuti era già riuscita a farsi notare, rischiando di travolgere un ragazzino del secondo anno che indossava la divisa di Grifondoro.
« Ma chi, Sirius Black? »
Dorcas aveva un’espressione incredula sul volto.
« E chi, se no? » le rispose Marlene, sognante. « Non starai cercando di dire che è brutto, vero? »
« Be’, no, però… » farfugliò l’altra, prima di essere interrotta.
« Guai a te se me lo rubi! »
« Tranquilla, Lene, non intendevo questo. Sinceramente, non mi interessa nulla di uno che non conosco, se non per la sua fama e per i racconti di Emmeline. Però ti farà piacere sapere che suo fratello è nel nostro anno! » esclamò Dorcas, facendole l’occhiolino.
« Ma a me non interessa suo fratello! A proposito, si chiama Regulus, vero? Comunque… mi interessa lui! Hai visto com’è affascinante? »
Il cervello di Marlene ormai non connetteva più. Era solita perdersi in varie fantasticherie fin da quando era piccola: le era sempre piaciuto immaginarsi felicemente sposata con un bel ragazzo, di vivere con lui nel suo castello, o villa che fosse, di avere cinque figli di cui tre gemelli (due maschi e una femmina) e un allevamento di Unicorni in giardino. Nessuno doveva osare interromperla mentre sognava quel suo mondo felice, ma Dorcas, dato che era intenzionata a farle capire il senso del proprio discorso, fu costretta a prendersi lo scomodo incarico di riportarla sulla terra.
« Stavo cercando di dirti, se tu mi stessi ascoltando, che puoi diventare amica di suo fratello per poi conoscere anche Sirius! »
« Mmh, non credo che sia un’idea così geniale » brontolò Marlene, dopo un attimo di esitazione.
Si rifiutava per principio di dar retta a Dorcas, a maggior ragione se dentro di sé era convinta che l’amica potesse avere ragione.

Qualche ora dopo, durante la cerimonia dello Smistamento, trovò un altro motivo per contestare il consiglio di Dorcas.
Le due ragazzine si stavano incamminando per la prima volta verso la famosa Sala Grande dell’ancor più famosa Hogwarts, di cui avevano sentito parlare fin da quando erano nella culla e che fin da quell’età avevano sognato.
« Guarda, Lene, sono tutti preoccupati… credono che la prova dello Smistamento sia chissà cosa! In realtà, non è nulla di complicato, ho costretto Emmeline a dirmelo. Devi semplicemente indossare il cosiddetto Cappello Parlante! » disse Dorcas, sentendosi importante.
Un ragazzino moro e dall’aria altera, poco distante da loro, udì la loro conversazione e si sentì in dovere di intervenire.
« Per forza che sono spaventati! Non avevano mai sentito parlare di magia fino all’altro giorno… saranno quasi tutti Sanguesporco! » dichiarò, sprezzante.
« Mia madre dice che è maleducato e incivile chiamare i Nati Babbani in quel modo… » obiettò Marlene.
« Solo perché sei un Black non devi sentirti superiore a tutti, sai? Sono maghi tanto quanto noi, anche se hanno un’origine diversa! » lo rimproverò Dorcas, decisamente meno diplomatica. Si trattenne dal tirargli uno schiaffo o dall’urlargli contro solo perché era il primo giorno di scuola e non voleva mettersi nei guai fin da subito.
« Se avessi i capelli rossi, potrei affermare quasi con certezza che tu sia una Weasley… La pensi esattamente come loro! Come fai di cognome? » domandò lui, squadrando Dorcas dall’alto in basso con aria di superiorità.
Se nel Mondo Magico più o meno tutti sapevano chi fossero i Black e li conoscevano come minimo di fama o di vista, i Meadowes erano invece pressoché sconosciuti, anche a causa delle loro lontane origini Babbane. Il bisnonno di Dorcas, infatti, era un Nato Babbano, e perciò per i più puristi i Meadowes erano Mezzosangue, nonostante la parentela fosse molto lontana. Ciò non impedì a Dorcas di pronunciare il proprio cognome con fierezza.
Regulus Black non commentò la risposta di Dorcas, limitandosi a liquidarla con una smorfia. Dopodiché, si rivolse a Marlene, che si stava fissando i piedi imbarazzata, cercando di tenersi lontana da quella discussione, perché non voleva litigare con il fratello di Sirius fin da subito, se voleva avere qualche speranza di realizzare con successo il “piano” di Dorcas.
« E tu? »
« Ehm, McKinnon… » farfugliò Marlene.
Anche se la famiglia McKinnon non presentava Babbani da generazioni, non erano al livello dei Black, anche perché non si interessavano molto alle questioni sulla purezza del sangue.
« Uh, McKinnon… Tuo padre lavora al Ministero? » domandò Regulus dopo una breve riflessione. Quel nome non gli era totalmente nuovo.
Marlene annuì. Suo padre era un Indicibile dell’Ufficio Misteri.
In quel momento, però, vennero interrotti dalla professoressa McGranitt, che, con un vecchio cappello in mano, stava facendo cenno a loro del primo anno di entrare nella Sala Grande.
Dopo che il Cappello Parlante ebbe recitato la sua nuova composizione, lo Smistamento ebbe effettivamente inizio. Regulus finì a Serpeverde, mentre Dorcas e Marlene a Grifondoro, anche se quest’ultima era rimasta per una manciata di minuti a convincere invano il Cappello che la Casa di Corvonero sarebbe stata meglio per lei, perché avrebbe preferito andare lì.
« Vedi, Dorcas, la tua idea è insensata: il fratello di Sirius è a Serpeverde ed è fissato con la purezza del sangue. Non mi sarà di certo d’aiuto! » esordì Marlene, addentando un’abbondante porzione di pasticcio di carne.
Dorcas ridacchiò, e in quel momento fu sicura che la prima cosa che Marlene avrebbe cercato di fare sarebbe stata proprio il diventare amica di Regulus, per carpirgli qualche informazione su Sirius o per qualsiasi altro scopo stesse pensando in quel momento la sua mente. Si convinse che, però, Marlene avrebbe desistito presto, perché quel ragazzino era davvero insopportabile e inoltre questi suoi fantomatici innamoramenti erano molto passeggeri, perciò presto avrebbe puntato altrove. Apparentemente, però, questa volta Dorcas si era sbagliata.

***

 Era passato circa un mese dal giorno dello Smistamento. Marlene aveva iniziato a mettere in atto il proprio piano di conquista, o almeno così lo chiamava lei, perché di conquiste non se n’era vista neanche una, fino ad allora. Si limitava a guardare Sirius con aria sognante tutte le volte che lo incrociava in sala comune o per i corridoi, ma ogni volta che lui si accorgeva della sua presenza, Marlene distoglieva lo sguardo e si dileguava, forse perché, almeno secondo i Babbani, in amore vince chi fugge. Inoltre, perseguitava Emmeline Vance, che aveva l’età di Sirius, per chiederle resoconti dettagliati su cosa lui avesse detto o fatto ogni giorno. Nonostante Emmeline fosse una ragazza paziente e fosse da tempo amica di Marlene, doveva ricorrere a tutta la sua calma e buona volontà per sopportarla. Si dava il caso, infatti, che tra Emmeline e Sirius non scorresse buon sangue, causa una vera e propria incompatibilità di carattere, e lei non era entusiasta di dover fare la cronaca di tutto ciò che Sirius faceva durante la mattinata.
Dal canto suo, Marlene cercava di pedinare a distanza Regulus, sentendosi particolarmente stupida. Se anche si fosse trovata da sola con lui, comunque, che cosa gli avrebbe detto? Ciao, scusa, mi presenti tuo fratello? L’avrebbe presa per scema…

« Signorina McKinnon, signorina Meadowes, sono abbastanza certa che la vostra vita sociale sia piuttosto interessante, ma credo che la lezione di Transfigurazione non sia il momento migliore per parlarne. Signor Black, per favore, può andare a sedersi vicino alla signorina McKinnon? Grazie. Lei, signorina Meadowes, vada al posto del signor Black, vicino al signor Selwyn ».
La voce della professoressa McGranitt interruppe le chiacchiere di Dorcas e Marlene, che si stavano totalmente disinteressando del fiammifero da Trasfigurare in un ago, prese com’erano dalla loro conversazione a proposito di Sirius Black. A dir la verità, era Marlene a parlare con enfasi, mentre Dorcas avrebbe anche ascoltato volentieri la lezione, ma non se la sentiva di deluderla così.
Regulus Black, sbuffando, si separò dal suo amico e andò a sedersi accanto a Marlene, borbottando qualcosa di simile a un che cosa c’entro io se loro parlano?
Marlene passò una decina di minuti a fissarlo, sperando che prendesse l’iniziativa lui per iniziare una conversazione. Tuttavia le sue aspettative furono deluse, e dopo una lunga riflessione Marlene decise che Regulus assomigliava tanto a Sirius nell’aspetto quanto era diverso da lui nel carattere.
Il suo innamorato non sarebbe certamente rimasto impassibile per tutta l’ora, le avrebbe rivolto la parola e l’avrebbe fatta divertire… Non certo come Regulus, che ascoltò ligio gli insegnamenti della McGranitt e poi dimostrò la propria abilità con una Trasfigurazione perfetta.

« Come hai fatto? » gli domandò Marlene, guardando ammirata l’esito della magia del suo compagno di banco.
« Io ascolto. E poi, be’, talento naturale… » si vantò Regulus, con un ghigno alla Black che le ricordò terribilmente l’espressione di Sirius quando combinava qualche malefatta.
« Sei modesto » commentò lei, ironica.
Regulus si strinse nelle spalle, con un’espressione che voleva significare che c’è chi può permettersi certe cose, e lui si inseriva in quella categoria.
Questa sua reazione risvegliò il lato più combattivo di Marlene, che le impediva di mostrarsi così incapace nei confronti di un altro, in particolare se questo “altro” si chiamava Regulus Black, era fratello di un certo Sirius e aveva un’opinione di sé fin troppo alta.
« Be’, guarda che sono capace anch’io! » esclamò.
« Sono proprio curioso di vedere la tua magia, allora » le disse lui, con un finto tono indifferente, che cercava di nascondere una risatina di scherno.
Pregando Merlino, Morgana e i Fondatori, Marlene impugnò la propria bacchetta magica e, facendo un rapido movimento del polso, ripeté la formula che aveva letto sul libro il pomeriggio precedente.
Chiuse gli occhi per evitare di vedere l’espressione divertita di Regulus una volta che lei avesse fallito miseramente, ma quando li riaprì trovò davanti a sé un ago lucente e Regulus che la fissava, sorpreso.
« Devo ammettere che pensavo che non ci saresti riuscita » commentò Regulus, dopo un attimo di smarrimento. Sembrava piacevolmente stupito dalla performance di Marlene.
« Hai visto? Anch’io sono brava… non sei l’unico ad essere capace ».
« Be’, siamo tra i pochi ad esserci riusciti » precisò Regulus, guardandosi intorno. Due banchi dietro di loro, una Serpeverde aveva incendiato per errore il proprio fiammifero, mentre alcuni Grifondoro fissavano con aria di sfida un ago fatto ancora di legno.
« Forse hai ragione ».
« Io ho sempre ragione, non per nulla sono un Black! » si vantò, orgoglioso.
« Però hai appena ammesso di esserti sbagliato su di me… » commentò Marlene, con un’aria malandrina sul volto.
« D’accordo, McKinnon, per questa volta hai vinto, ma non credere che sia così facile fregarmi… »

Da quel giorno, Regulus e Marlene diventarono amici, sempre che due persone che si divertono a sfidarsi alla più banale occasione per riuscire a dimostrare all’altro la propria superiorità possano definirsi amiche.
Regulus era rimasto colpito da questa ragazzina che, nonostante sembrasse avere la testa perennemente tra le nuvole, si era rivelata più volte in grado di tenergli testa.
Marlene continuava a sognare ad occhi aperti il suo bel Sirius ventiquattr’ore su ventiquattro, ma Regulus, in qualità di fantomatico futuro cognato, era entrato nelle sue grazie almeno un po’. Aveva, però, dovuto desistere dal suo piano iniziale, perché aveva capito ben presto che Regulus non amava parlare di Sirius, dato che, ogni volta che lei cercava di pilotare il discorso su quell’argomento, si chiudeva in se stesso e diventava ancora più intrattabile del solito. Marlene l’aveva fatto immediatamente notare a Dorcas, in modo che anche lei riconoscesse che la sua idea era effettivamente insensata. Dorcas, dal canto suo, si levò di dosso la responsabilità del piano, dichiarando che la sua era stata soltanto una frase pronunciata tanto per dire.

***

 Il secondo anno ad Hogwarts di Marlene era da poco iniziato, ma nonostante i Babbani dicano “Anno nuovo, vita nuova”, la vita di Marlene era sempre la stessa e anche la sua ossessione per Sirius era rimasta come minimo invariata.
« Senti, Emme, tu devi scoprire qual è la ragazza ideale di Sirius! » esordì, sedendosi accanto alle proprie amiche su un divano, in sala comune.
Dorcas scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, sconsolata; Emmeline sospirò, rassegnata.
« Lene, te l’ho già detto! Io e Black non ci rivolgiamo la parola neanche se… »
Le sue lamentele vennero immediatamente interrotte da Marlene, che non aveva nessuna intenzione di starle ad ascoltare.
« Uffa, Vance, sei inutile! Vorrà dire che dovrò arrangiarmi da solacome sempre! »
Marlene incrociò le braccia al petto, assumendo un’espressione corrucciata, come quando da piccola faceva i capricci.
Dorcas tossì.
« Non è vero che non combino mai nulla senza il vostro aiuto, Meadowes! » brontolò Marlene.
« E chi ha detto niente? » si difese Dorcas, con aria angelica.
« Tanto non otterrò niente lo stesso! » piagnucolò Marlene, dopo un attimo di riflessione.
Emmeline le appoggiò la mano destra sulla spalla.
« Dai, non fare così! Cercherò di aiutarti, in un modo o nell’altro… »
Marlene si stropicciò gli occhi, poi sul suo viso si dipinse un sorriso a trentadue denti.
« Grazie, Emme! Ti voglio bene, lo sai! »
Emmeline non aveva ancora imparato a resistere a Marlene quando le faceva gli occhi dolci. Dorcas era dell’idea che Marlene facesse apposta per corrompere Emmeline, e stava iniziando a convincersi che quella peste sarebbe stata benissimo a Serpeverde.
Effettivamente, non aveva tutti i torti.
Marlene era una ragazzina tendenzialmente lunatica, ma i suoi due umori principali erano due: quello sognante e quello depresso. I due, in realtà, erano sempre presenti in lei, ma, a seconda della situazione, lei decideva quale far prevalere. Quando c’era bisogno di corrompere Emmeline a fare qualcosa, l’umore depresso avrebbe risolto ogni suo problema. Certe volte si sentiva un po’ in colpa per questo suo comportamento, ma aveva deciso che, se alla fine Emmeline accettava, voleva dire che non era poi mai stata del tutto contraria.

***

 « McKinnon, la tua pozione ha un colore orribile! » esclamò Regulus, dando un’occhiata all’interno del calderone su cui Marlene stava lavorando.
Lei alzò gli occhi per lanciargli uno sguardo da Basilisco.
« Black, la mia pozione è bellissima! »
Regulus sembrava trovare piuttosto inappropriato l’aggettivo utilizzato da Marlene.
« Sì, è di un fantastico blu notte, peccato che secondo il libro debba essere gialla! Ma lascia che ti aiuti! Dovresti… »
« No! » lo interruppe lei, trattenendosi dal tappargli la bocca con una mano. « Sono capace anche da sola! »
Forse, vista la sua scarsa abilità in Pozioni, in cui raggiungeva a fatica un “Accettabile”, avrebbe fatto meglio a mettere da parte l’orgoglio, almeno per una volta.
Marlene, però, non era certo il tipo da arrendersi così, facendosi dare un aiuto da Regulus, che gliel’avrebbe rinfacciato a vita, un po’ come quando lei lo prendeva in giro perché era stato azzannato da una pianta carnivora nelle Serre di Erbologia ed era dovuto rimanere due giorni in Infermeria.
Detestava fare brutta figura davanti a lui, forse perché odiava sembrare imbranata, forse perché non voleva rendersi ridicola davanti al fratello di Sirius, forse perché non voleva rendersi ridicola davanti a lui? Beh, questo era ovvio, altrimenti Regulus l’avrebbe derisa per un tempo interminabile…
« McKinnon! »
Il tono spaventato della voce di Regulus la riportò alla realtà.
« Che vuoi? » chiese, seccata, afferrando una manciata di Lumache Cornute e preparandosi a inserirle nella pozione.
« Attenta, attenta! Abbassa il fuoco! Ti sta per saltare in aria il calderone! »
Marlene, preoccupata, si affrettò a spegnere tutto. Lo sguardo divertito di Regulus, però, le fece venire un terribile sospetto…
« Scherzavo! » sghignazzò infatti lui, un attimo dopo. « Però adesso la tua pozione è irrecuperabile! Se vuoi combinare qualcosa entro la fine dell’ora, dovrai ascoltare i miei suggerimenti! »
Marlene, inizialmente, rimase in silenzio, per comprendere a fondo il significato delle parole di Regulus; dopodiché si arrabbiò sul serio.
« Tu… brutto… traditore! Hai fatto apposta! Be’, sai cosa ti dico? Prenderò Troll in Pozioni, piuttosto che abbassarmi a chiedere il tuo aiuto! »
Le sue guance si erano arrossate dal nervoso e sembrava emettere scintille da tutto il corpo.
« Ma no, dai, ti do una mano io… » insisté Regulus. « Non ti prenderò in giro. Be’, non troppo, almeno. Questa volta ho vinto io! »
« Che cosa pensi di aver vinto? » gli domandò Marlene, che era ancora arrabbiata con lui.
« Questa volta sono stato io ad averti fregata, McKinnon » disse, con tono saccente.
« Sei odioso! »
« Lo so che in fondo mi ami, però… » la provocò Regulus, con un ghigno sul volto.
« Non è vero! »
« E allora chi ti piace? »
« Cosa c’entra adesso chi piace a me? »
Marlene era piuttosto confusa dalle domande di Regulus, non capiva se gli importasse davvero saperlo o se stesse solo parlando a vanvera.
« C’entra ».
« Be’, in ogni caso, non sono affari tuoi! »
« Mmh, ma tu sei una ragazzina banale… Ti piacerà mio fratello, come a metà di quelle del primo e secondo anno! »
Marlene diventò bordeaux.
Regulus la osservò, sembrava quasi deluso della sua reazione. Aveva detto quest’ultima frase solo per provocarla, non poteva piacere Sirius anche a Marlene…
« Allora è vero » disse, con tono piatto.
« No! » esclamò Marlene, ma era consapevole anche lei della bugia colossale che stava dicendo.
« Certo » concluse Regulus, poi si alzò e andò a consegnare la propria pozione al professor Lumacorno.

Qualche ora dopo, in sala comune, Marlene, Emmeline e Dorcas stavano, come sempre, chiacchierando a proposito degli eventi della giornata.
« Secondo me Regulus Black ti punta, Lene! » dichiarò Dorcas.
« Eh? Dorcas, sei impazzita? » Marlene stava quasi per scoppiare a ridere.
« No, ma lui c’è rimasto malissimo quando ha capito che ti piace suo fratello! »
« Ma non è vero, non l’ha capito, su… E poi, un attimo… Tu come lo sai? » disse Marlene, fissando Dorcas con aria insospettita.
« Be’, parlavate un po’ forte… » si giustificò quella.
« Sei una ficcanaso! » esclamò Marlene, tirandole affettuosamente in testa una copia della Gazzetta del Profeta che qualcuno aveva abbandonato lì.
« Seriamente, però, Lene… sta’ attenta a Black! È diverso da Sirius, lui crede negli ideali della sua famiglia, infatti è a Serpeverde, e, be’, si sa che i Black hanno una reputazione da Maghi Oscuri, e non voglio che ti faccia qualcosa di male, o che tu magari… »
« Ma cosa stai dicendo, Dorcas? Stai tranquilla, a me non piace Regulus… Come potrei mai interessarmi a lui? »
Dorcas sembrò rilassarsi un po’: a lei quel Black proprio non era mai piaciuto, fin dalla prima volta che gli aveva rivolto la parola.








Note dell'autrice.
Salve a tutti! :-)
Premetto che io solitamente non shippo né Regulus/Marlene, né Sirius/Marlene, per il semplice motivo che Marlene la immagino un po' più grande di loro e poi perché ho in mente degli OC per loro.
Ehm, ma questo non c'entra.
Ho scritto la storia per il contest "
Dream of the Prince, Fall of the Pirate", dove potete trovare l'accurato giudizio di MmeBovary, che ringrazio tantissimo. Be', forse vi conviene aspettare la fine se non volete spoiler... ;-)
In ogni caso, saranno quattro capitoli in tutto - il massimo per il contest era 24 pagine e io già ho sforato di 4, quindi lasciamo stare. xD


Comunque, alcune precisazioni (riscrivo le N.d.A. che ho lasciato alla giudiciA per il primo capitolo):

Io immagino Marlene come una Purosangue, ma la sua famiglia è più tipo i Prewett o i Paciock, tanto per intenderci: non sono odiati dagli altri come i Weasley, né sono catalogati come Babbanofili, ma non condividono neppure le idee dei Black o dei Malfoy. Diciamo che sono una famiglia "media": i due genitori lavorano al Ministero, sono benestanti, non sono né da una parte, né dall'altra. In linea di massima, si schiererebbero dalla parte dell'Ordine, ma non sono neanche così estremisti. Marlene, attualmente, condivide il loro modo di pensare, anche perché ha 11-12 anni, e non si è ancora fatta un'idea vera e propria di ciò che sta accadendo. La guerra sta iniziando proprio ora, ma molto lentamente e di nascosto. A differenza sua, Dorcas è più "estremista" nel suo modo di pensare, un po' per via dei suoi genitori, un po' per il suo carattere. Perciò, mentre Marlene si limita a non condividere le idee di uno come Regulus, Dorcas le disprezza proprio del tutto, e quindi si verifica anche il contrario: a Regulus, Dorcas sta antipatica, mentre Marlene è riuscita a colpirlo in modo positivo, ma ciò non sarebbe sicuramente accaduto se lei non fosse stata una Purosangue o se fosse stata più Babbanofila di così.
Marlene è una ragazzina allegra e spensierata, Sirius le piace perché è bello e ha quest'immagine da ragazzo simpatico e popolare, e a quell'età basta anche solo questo perché nasca una bella cotta. 
Io credo che i Black fossero conosciuti un po' da tutte le famiglie magiche, quantomeno per fama, e per questo, non appena lo vedono, Dorcas e Marlene riconoscono Regulus. La prima, inizialmente, non pensava male di lui, perché aveva sentito parlare di Sirius da Emmeline, e allora pensava che anche il fratello minore fosse come lui. Poi, ovviamente, non appena l'ha sentito parlare s'è ricreduta.
Emmeline ha l'età dei Malandrini, quindi è del 1960, mentre Marlene e Dorcas hanno un anno in meno di lei. Le tre si conoscono fin da bambine, perché abitavano nello stesso paese, oppure perché i loro genitori erano amici, e grazie a questo hanno costruito un bel rapporto.
Emmeline è quella più tranquilla e ragionevole, ed essendo la più grande fa anche un po' da "mamma" alle altre due; Dorcas è una peste e vuole sempre dire la sua, anche se sa essere ragionevole per quanto riguarda la scuola, è molto impulsiva per il resto del tempo, una vera e propria Grifondoro; Marlene è la sognatrice del gruppo, le piace fantasticare sulla propria vita, è una chiacchierona, segue più il cuore che la testa, infatti si rivelerà spesso molto impulsiva anche lei.
Regulus si diverte a prendere in giro Marlene e a farle i dispetti, mettendosi anche in competizione con lei. Tuttavia, quando, quasi per caso, si rende conto che Marlene è una delle tante a cui piace Sirius, ci resta male...  Che il giovane Black nasconda qualcosa? ... 

Aggiornerò tra circa una settimana, perché devo ricontrollare bene il capitolo. In ogni caso, essendo la storia già scritta, non tarderò.
Se vorrete lasciare una recensione, io sarò felicissima! :)
Alla prossima settimana,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 2
*** Un Black vale l'altro? ***


Capitolo 2 – Un Black vale l’altro?

 

Il terzo anno ad Hogwarts di Marlene si stava avviando ormai alla conclusione. Era stato più pesante dei due precedenti anche a causa delle nuove materie, che implicavano un maggior numero di ore di lezione e di compiti.
Era un soleggiato pomeriggio di inizio maggio, ma Marlene era rinchiusa in Biblioteca insieme a Dorcas per fare una ricerca di Difesa contro le Arti Oscure a proposito dei Lupi Mannari.
« Marlene? » sussurrò Dorcas, giocherellando nervosamente con un angolo della pergamena.
Marlene alzò gli occhi dal proprio compito.
« Cosa c’è? »
« Io… ecco, io… io devo dirti una cosa… Però… mi prometti che… non ti arrabbierai? » domandò, con un fil di voce. Sembrava molto preoccupata, come se temesse già in anticipo che Marlene si sarebbe arrabbiata non poco alla rivelazione che stava per farle.
« Dai, dimmi, Dorcas! » la incoraggiò quella.
« Be’, ecco, vedi, cioè, be’, io, insomma… avrei voluto dirtelo prima, ma… non volevo creare casini inutili e… Ecco, sarò chiara. Credo di essermi presa una cotta per Sirius ».
Un attimo dopo cadde un silenzio imbarazzato e surreale.
La bocca di Marlene formò una piccola “o”, ma non sembrava capace di proferir parola. Era semplicemente sconvolta. Si alzò lentamente dalla sedia e raccolse la propria roba, sotto lo sguardo dispiaciuto di Dorcas che la osservava andarsene. Si allontanò dal tavolo come un automa, aveva solo voglia di stare da sola per un attimo.
« McKinnon, sta’ attenta! Sei diventata cieca? »
Fino a quando lui non la rimproverò, Marlene non si era quasi neanche accorta di avere travolto Regulus. Lui si stupì nel non sentirla rispondere con un’altra frecciatina, e si rese conto che Marlene aveva gli occhi rossi e un’aria da funerale.
« Che ti è successo? »
Lei rimase in silenzio; per un attimo pensò di urlargli in faccia tutto ciò che le stava succedendo, ma subito dopo girò i tacchi, scuotendo la testa e borbottando che era tutto nella norma.
Invece no, nulla era a posto, ora.
Come poteva essere accaduto? Perché proprio Sirius? Ciò non era previsto nei piani di Marlene… Il principe azzurro dei suoi sogni doveva essere tutto per lei, prima era convinta che sarebbe riuscita a rendere Sirius davvero suo, un giorno o l’altro… ma ora? Adesso, se anche avesse realizzato ciò, non ci sarebbe stato un lieto fine. Avrebbe spezzato il cuore di Dorcas… oppure il suo. Non potevano essere felici entrambe: una delle due avrebbe dovuto rinunciare al proprio principe.
« Emme… »
Questa volta Marlene era davvero in lacrime. Emmeline la strinse a sé, accarezzandole la nuca. Questa volta non era soltanto un capriccio dettato dal suo umore ballerino.
Marlene aveva appena visto infrangere davanti a sé i propri sogni di bambina, aveva appena iniziato a capire che la vita non sarebbe mai stata la realizzazione di tutte le sue fantasie.
Marlene stava iniziando a crescere, si era appena resa conto che le cose sarebbero diventate sempre difficili, d’ora in poi, ma in quel momento l’infrangersi di quel suo mondo felice era la catastrofe più grave al mondo.
Si sentiva tradita da Dorcas, nonostante sapesse benissimo che la sua amica non l’avrebbe mai fatta soffrire volutamente. Forse adesso aveva solo bisogno di piangere un po’.
Nei giorni seguenti il rapporto tra Dorcas e Marlene sembrava essere perduto per sempre. Emmeline era molto in imbarazzo, perché non sapeva come comportarsi. Lei l’aveva sempre detto che sarebbe stato meglio stare alla larga da Sirius Black…
Marlene si era chiusa in se stessa, mentre Dorcas continuava a sentirsi in colpa per aver rovinato tutto, ma allo stesso tempo era anche arrabbiata con Marlene per il suo atteggiamento indisponente.
Sirius continuava ad essere ignaro di tutto ciò che stava accadendo per colpa sua, invece Regulus si era accorto che, da qualche giorno, Marlene era diventata più musona e silenziosa.

« Posso sedermi qua, Black? » domandò Marlene, entrando nell’aula di Storia della Magia.
« Va bene, però voglio sapere che ti prende. Perché non vai dalla tua amichetta? »
« Non sono affari tuoi, te l’ho già detto, e lei non è la mia amichetta ».
Marlene si era seduta tenendo le braccia conserte e con un’espressione contrariata sul volto, i lunghi capelli biondi le ricadevano davanti alla faccia, dandole un’aria da bambina piccola che si impunta perché vuole un giocattolo nuovo.
« Insomma, McKinnon, sei diventata lagnosa! » commentò Regulus, esasperato.
« Lo saresti anche tu, al mio posto » disse Marlene, a denti stretti.
« Dai, dimmi cos’hai! »
« No, dopo mi prenderesti in giro ».
« Allora ti prendo in giro fino a quando non me lo dici » decise lui, con una smorfia che non prometteva nulla di buono.
« Sei odioso, Black! » constatò Marlene.
« La McKinnon è una piagnona imbranataLa McKinnon è… » iniziò a canticchiare Regulus.
« Basta! » esclamò Marlene. « Adesso te lo dico, ma sta’ zitto! E ricordati che sei uno sporco ricattatore ».
« Oh, so solo ottenere ciò che voglio, McKinnon. Si chiama astuzia… »
« La smetti? »
Regulus tacque, pronto ad ascoltare i motivi del cattivo umore di Marlene. Dal canto suo, lei non era convinta che dirglielo sarebbe stata una buona idea… Però ormai stava diventando insopportabile, e magari l’avrebbe sorpreso, perché forse Regulus non si aspettava che lei trovasse il coraggio di confidarsi con lui…
Dopo queste riflessioni, Marlene si decise a parlare.
« Be’, a me e a Dorcas piace… ehm, lo stesso ragazzo… Solo che a me piace dal primo anno, e invece a lei solo da adesso! Quindi ho la precedenza ».
Regulus sembrava perplesso.
« Secondo me ragioni come una stupida ».
Marlene ci rimase di sasso. Come osava darle della stupida? Insomma, che si guardasse lui! Eppure dentro di sé sapeva che Regulus non aveva tutti i torti, perché era tutta colpa sua se lei e Dorcas avevano litigato. Però a Dorcas non poteva piacere Sirius! L’aveva detto lei stessa, all’inizio del primo anno, che non le importava nulla di un ragazzo che conosceva praticamente solo di vista…
E poi, di tanta gente, perché proprio Sirius?
« Ma… » provò a ribattere Marlene.
« Ma ho ragione » concluse Regulus, « altrimenti mi avresti già insultato. Comunque, tranquilla, non andrò a dire a mio fratello che siete tutte innamorate di lui… »
Il suo tono doveva essere sarcastico, ma uscì invece più amareggiato di quello che avrebbe dovuto. Marlene non si accorse di questa sfumatura perché era impegnata a contraddirlo.
« Non mi piace Sirius! » si lamentò. Sembrava ancora intenzionata a negare l’evidenza.
« Quindi non avrai nulla in contrario se gli dico che sei interessata a lui? Tanto se non ti piace… »
« Non provarci neanche! » esclamò Marlene, indignata.
« Almeno ammettilo, tanto ormai l’ho capito » disse Regulus, seccato. « Ma cosa ci trovate in lui? »
Questo pensiero lo tormentava. Cosa ci trovavano tutte queste ragazzine in Sirius? Cosa ci trovava Marlene in Sirius? Era soltanto un bulletto arrogante, che non sapeva accettare le regole e voleva sempre ribellarsi… Sì, era pur sempre suo fratello, e Regulus gli voleva bene, ma il loro rapporto, da quando avevano iniziato Hogwarts, stava peggiorando sempre di più. Regulus seguiva le tradizioni di famiglia, era un Serpeverde, era educato, disprezzava i Babbani e i Sanguesporco, in particolare da quando quel Ted Tonks gli aveva portato via sua cugina Andromeda, e stava iniziando a sviluppare un certo interesse per le Arti Oscure. Sirius invece si impegnava ad essere l’opposto di tutto questo, causando sempre più litigi e discussioni in famiglia. Eppure a Hogwarts sembrava avere successo tra la popolazione femminile – non che a Sirius, poi, importasse più di tanto delle sue ammiratrici – e Regulus non riusciva a capirne il motivo… Suo fratello si stava comportando come il “Black sbagliato”, come poteva una persona intelligente come Marlene apprezzare tutto ciò?
« Be’, è bello, affascinante… poi è anche coraggioso, simpatico, spiritoso, è… »
Marlene era tornata per un attimo la ragazzina sognante di qualche giorno prima.
« Non è vero! » protestò Regulus, sentendo le parole di Marlene. « Lui… lui fa sempre arrabbiare i nostri genitori, non è perfetto come credi. Si rifiuta di seguire le tradizioni di famiglia. Dice che sono succube di mia madre, ma in realtà sto solo facendo la cosa giusta ».
« Forse fa bene… » commentò Marlene, pensando alla fama che avevano i Black.
« Non puoi capire » concluse Regulus.

Dopo quella conversazione, Marlene aveva in testa ancora più dubbi di prima. Aveva forse idealizzato Sirius? Effettivamente, non avevano nemmeno avuto uno straccio di conversazione, come faceva ad attribuirgli tutte quelle qualità? Eppure sembrava così perfetto…
In ogni caso, Regulus aveva ragione nel considerare il suo comportamento stupido; infatti, Marlene decise che si sarebbe dovuta chiarire con Dorcas al più presto.
Trovò l’occasione adatta la sera in dormitorio. Le loro compagne di stanza si erano già addormentate, mentre Dorcas continuava a rigirarsi nel letto e Marlene fissava il soffitto.
« Dorcas? »
« Cosa c’è? » domandò quella, la voce impastata dalla stanchezza.
« Mi dispiace » sussurrò Marlene, « non vale la pena di litigare per lui ».
Quelle parole le uscirono di bocca con un grande sforzo, ma già da quando aveva appena finito di pronunciarle, iniziò a sentirsi meglio, più sollevata.
Dorcas si alzò di scatto dal proprio letto e corse in quello dell’amica, poi l’abbracciò.
« Finalmente l’hai capito… Non ci separeremo più vero? »
« Puoi starne certa ».
« Come mai ci hai messo tutto questo tempo a capirlo, Lene? »
Marlene sembrò soppesare per un attimo la risposta.
« Oggi, a Storia della Magia, ho parlato con Regulus… mi ha fatto riflettere ».
« Da quando lo chiami per nome? » s’incuriosì Dorcas.
« Devo distinguerlo da suo fratello » chiarì Marlene, sulla difensiva.
« Ma, Lene, sinceramente… Come fa a starti simpatico? »
Marlene si voltò verso Dorcas, e la osservò, perplessa.
« Perché non dovrebbe? »
Dorcas scosse la testa.
« Lo sai come la pensa sui Babbani… Le sue idee sembrano troppo simili a quelle… a quelle di Tu-Sai-Chi, capisci? E poi si crede chissà chi ».
« Io non sono una Babbana, e neppure la mia famiglia » obiettò Marlene.
« Non importa… Il suo modo di pensare è pericoloso. Tu lo ascolti troppo, secondo me… Sembra quasi che, in un modo o nell’altro, lui ti interessi ».
« Ma no… Be’, Dorcas, ora ho sonno… » dichiarò Marlene, trattenendo a forza uno sbadiglio.
« D’accordo, Lene; ‘notte » disse Dorcas, tornando nel proprio letto. Non sembrava molto convinta.
« ‘Notte ».
Marlene si sentiva sollevata dopo aver fatto pace con Dorcas, tuttavia adesso un altro pensiero la turbava e le impediva di prendere sonno.
Perché Dorcas era sempre convinta che lei fosse interessata a Regulus? Solo perché era l’unico Serpeverde con cui parlava? Solo perché era praticamente l’unica persona a cui dava retta, anche se, naturalmente, faceva di tutto per fargli credere il contrario? Solo perché si divertiva a mettersi in competizione con lui e tutte le volte che Regulus aveva la meglio la stupiva sempre di più?
Tutto ciò, secondo Marlene, non aveva senso… A lei piaceva Sirius, no?
Ma non aveva appena concluso che in realtà non lo conosceva neanche e che più probabilmente le piaceva l’idea che si era fatta di lui? Forse sì, anche se non ne era ancora convinta del tutto, ma in ogni caso Regulus era completamente diverso da questo principe azzurro standard.
Era bello, questo sì. Marlene apprezzava la sua aria un po’ altera e nobile, che gli attribuiva un fascino misterioso. Le piacevano anche i suoi bei lineamenti, i suoi impenetrabili occhi grigi e i capelli neri che gli coronavano il viso. Dopo questo, però, basta. Regulus non incarnava la sua idea di ragazzo ideale, sempre pronto a fare l’eroe, coraggioso, cavaliere, romantico e galante. Regulus era orgoglioso, furbo, competitivo, si credeva superiore agli altri, le sue idee potevano essere più simili a quelle del cattivo di turno che a quelle dei buoni. Eppure Marlene stava iniziando a credere che, tra queste sue caratteristiche, non ci fossero dei veri e propri difetti. Effettivamente si divertiva a parlare e scherzare con lui, la sua compagnia era piacevole e non era raro che illustrasse a Dorcas ed Emmeline quel che Regulus aveva detto o fatto… ma tutto ciò significava che si era innamorata di lui? Bastava davvero così poco perché i sogni del proprio cuore venissero rapiti dal primo pirata di passaggio? Perché doveva essere tutto così complicato? Come avrebbe fatto a capire se i sospetti di Dorcas erano fondati?
Marlene passò la notte senza addormentarsi, e ciò fu forse la prima conferma, perché se quei pensieri la tormentavano così tanto, dovevano avere un fondo di verità. In ogni caso, l’occasione per fare chiarezza nella propria mente le capitò poco tempo dopo, qualche giorno prima degli esami di fine anno.

***

Le tavolate delle quattro Case erano apparecchiate e colme di ogni ben di Dio come tutte le sere. Marlene era seduta di fianco ad Emmeline e di fronte a Dorcas; le tre amiche si stavano scambiando opinioni a proposito degli esami, – Dorcas era preoccupata, ma Emmeline, dall’alto del suo anno d’età in più, cercava di rassicurarla, mentre Marlene aveva un’aria assente e, poiché era molto brava, a parte che in Pozioni, poteva stare tranquilla, – mangiando l’ottimo arrosto che gli elfi domestici avevano cucinato.
Marlene, quasi senza pensarci, puntò lo sguardo verso la parte opposta della Sala Grande, cercando un certo Serpeverde dai capelli neri e dall’aria affascinante che era stato l’oggetto di troppi dei suoi pensieri degli ultimi giorni. Lo trovò seduto accanto a Selwyn, il suo volto era nella direzione di Marlene. Sembrava che si stesse divertendo, probabilmente qualcuno aveva appena fatto una battuta. Era ancora più bello, quando rideva… Formulò questo pensiero senza accorgersene, ma le sue fantasticherie vennero interrotte non appena notò che alla destra di Regulus sedeva una ragazza. Quella, una tal Burke, aveva la loro età, e si era invaghita di Regulus fin dal primo anno. Se n’era accorta praticamente tutta la scuola, perché lo assillava in modo piuttosto esplicito. Regulus non l’aveva mai tenuta molto in considerazione, anzi, al massimo si lamentava di quanto lei gli stesse addosso, ma in quel momento – Marlene non poté non notarlo – era girato verso di lei e si stava divertendo.
Marlene si morse un labbro dal nervoso e si irrigidì all’improvviso. Cosa voleva la Burke da Regulus? Perché lui rideva? E se magari aveva cambiato opinione su di lei? Si sarebbero potuti mettere insieme. No, assolutamente no, non poteva essere.
Nella mente di Marlene non balenò affatto l’idea che Regulus potesse star ridendo per altre ragioni, magari stava proprio prendendo in giro la Burke. Figurò immediatamente la Burke come una rivale, come un ostacolo da eliminare.
Non poteva essere gelosa, vero? Che sciocchezze…
Eppure l’arrosto non era più così appetitoso.
Marlene sarebbe voluta essere accanto a Regulus, in quel momento, avrebbe voluto sentire ciò che stava dicendo, avrebbe voluto mandare via la Burke… E allora si rese conto che tutti quei pensieri che ultimamente l’avevano tormentata erano fondati.
Era sì innamorata di un Black, ma di Regulus, non di Sirius.
Tutto ciò non aveva senso, non poteva avere senso… Ma non si può scegliere di chi innamorarsi; a volte il cuore sceglie da solo, ignorando il buon senso. A volte le cose sembrano accadere e basta, perché non ci si è soffermati troppo sui segnali che ce le hanno preannunciate.
Marlene fu certa di essere diventata del colore della propria cravatta non appena incontrò lo sguardo altero di Regulus e, giusto per un attimo, le sembrò che fosse arrossito anche lui.

 ***

Il primo settembre 1975 era arrivato. Da un certo punto di vista il tempo sembrava non passare mai, dall’altro Marlene temeva il momento in cui avrebbe dovuto affrontare quel giorno.
Avrebbe finalmente rivisto Regulus, ma temeva che in quei mesi di vacanza lui fosse in qualche modo cambiato, magari non le avrebbe mai più rivolto la parola…
Durante gli ultimi giorni del terzo anno, il loro rapporto si era impercettibilmente evoluto. Erano più uniti, ogni tanto si lanciavano qualche occhiata complice, le loro prese in giro erano diventate sempre più simili a un gioco. Marlene non aveva mai considerato Regulus soltanto come un amico. Quando il loro rapporto era d’amicizia, lui per Marlene era un po’ come un avversario, l’unico in grado di competere con lei, qualcuno di intrigante e con cui confrontarsi. A quei tempi, però, aveva occhi solo per Sirius, e non si era ancora resa conto che tutti questi erano segnali che non sarebbe mai voluta essere solo questo per Regulus. Ultimamente, però, aveva iniziato a flirtare con lui in modo più evidente, e lui sembrava stare al gioco.
Ma se fossero state solo impressioni sbagliate?
Marlene s’era resa conto che non avrebbe potuto mai rinunciare a lui tanto facilmente. Ciò che provava era diverso da ciò che sentiva per Sirius… Era qualcosa di più maturo, di più profondo.
Eppure secondo Dorcas era sbagliato: « Black disprezza i Babbani, Lene! È uno di quei puristi convinti che si uniranno a Tu-Sai-Chi non appena avranno l’età adatta! »
Glielo ripeteva continuamente da quando Marlene l’aveva aggiornata riguardo ai propri sentimenti.
A Marlene, però, in quel momento proprio non importava. L’unica cosa che avrebbe voluto davvero era averlo accanto.

« McKinnon! Mi sei mancata quest’estate, sai? Sei pronta ad essere umiliata in tutte le materie? » scherzò Regulus, non appena la vide.
Il cuore di Marlene iniziò a battere sempre più velocemente, mentre il suo cervello si stava impegnando per trovare una risposta abbastanza intelligente.
« Black, chi si rivede! Tu invece non mi sei mancato » mentì Marlene, con un sorriso che la tradiva.
« Non ci credo! » protestò lui. « Dai, vieni in uno scompartimento con me ».
Marlene rimase sbalordita per un attimo: aveva sentito bene? Regulus le aveva davvero appena chiesto di andare a prendersi uno scompartimento insieme? Dov’era l’inganno? Sembrava troppo perfetto per essere vero. In ogni caso, Marlene seguì Regulus mentre si incamminava alla ricerca di un posto. Si sedettero in uno scompartimento verso la coda del treno. Marlene era certa che sarebbe svenuta da un momento all’altro, e si era completamente dimenticata di Dorcas ed Emmeline che in quel momento non sapevano dove fosse.
« Allora, McKinnon, non mi dici niente? » le domandò Regulus, con una punta di malizia nella voce. Marlene sembrava aver perso l’uso della parola, aveva paura di fare qualche passo falso.
« Sai, è inutile dare la caccia al leone… » proseguì lui, alludendo a Sirius.
« E chi ti ha detto che io lo stia ancora rincorrendo? » ribatté Marlene, sostenendo il suo sguardo.
In quel momento, avvenne qualcosa che nessuno dei due si era aspettato.
Marlene non si accorse di essersi avvicinata a Regulus così tanto da poter sentire il suo respiro.
Regulus non aveva mai notato le pagliuzze verdi di quegli occhi del colore del mare.
Nessuno dei due capì ciò che stava facendo fino a quando non sfiorò le labbra dell’altro.
E quel bacio venne da sé, così come quell’amore che sembrava essere nato quasi per sbaglio.
Se Marlene era l’estate, Regulus era l’inverno, ma i due opposti possono scoprire di essere più simili di quanto credono solo quando s’incontrano. Allora le loro differenze potevano essere messe da parte, perché se quel momento fosse durato per sempre, non si sarebbero dovuti preoccupare di nulla. E, dopotutto, lei era l’unica Grifondoro intelligente e lui l’unico Serpeverde simpatico: cosa c’era di sbagliato?
Non c’era bisogno di parole per spiegare quel bacio, perché loro si erano già capiti da sé.





Note dell'autrice.
Salve a tutti! :-)
Come preannunciato, eccomi qua a pubblicare il secondo capitolo.
Ringrazio di cuore chi ha letto il capitolo precedente e
 chi l'ha inserito tra seguite/preferite/ricordate, ma in particolare chi ha recensito: i vostri commenti mi farebbero davvero molto piacere.
Ho modificato qualcosina rispetto alla storia originale, perché mi era stato segnalato nel giudizio e non convinceva del tutto neanche a me. In ogni caso, è roba di poco conto. Ho anche eliminato qualche virgola di troppo.
Metto ora le note che avevo scritto (se volete ignorarle, siete liberissimi di farlo xD le avevo scritte per il contest e già che ci sono le riporto anche qua se qualcuno volesse dei chiarimenti):


Il fascino di Sirius colpisce ancora! Io credo che, essendo lui un ragazzo bello e di nobile famiglia, riscuotesse parecchio successo tra le ragazze, anche se non mi sembra il tipo che si interessava più di tanto al suo fan club. Cioè, almeno a quell'età, non credo che prendesse l'amore molto sul serio. 
Per motivi di spazio non avevo potuto chiarire tutti i passaggi, quindi non ho raccontato di come Dorcas si sia innamorata di Sirius. Comunque, non appena Marlene scopre questa notizia, reagisce in modo impulsivo, andandosene, non vuole stare a sentire le ragioni di Dorcas, è semplicemente arrabbiata. In ogni caso, dopo che Regulus le dice che ritiene che il suo sia un ragionamento stupido - effettivamente, come dargli torto? - Marlene capisce di aver sbagliato. Lei ancora non se ne rende conto, ma quel Black la interessa più di quanto creda. 
Riguardo a questo capitolo, credo di non aver molto altro da dire: Marlene si rende poi conto che ciò che le piace di Sirius è solo l'idea che si è fatta di lui, perché non ha nessuna prova che lui sia davvero così. Allo stesso tempo, sa che Regulus è tutto il contrario di questo suo "sogno", ma nonostante ciò ha qualcosa che la colpisce... E infatti... ;)
"L'unica Grifondoro intelligente" e "L'unico Serpeverde simpatico" sono, ovviamente, i rispettivi pensieri che hanno dell'altro.

A questo punto non ho altro da dirvi se non che aggiornerò nuovamente tra circa una settimana!
Al prossimo capitolo,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 3
*** How many special people change? ***


Capitolo 3 – How many special people change?

 

Non appena Marlene, esaltata, raccontò la grande novità alle sue amiche, Dorcas ed Emmeline non si dimostrarono così felici come lei aveva sperato.
Dorcas ribadì per l’ennesima volta che Regulus era un tipo poco raccomandabile, e che la cosa migliore per Marlene sarebbe stata dimenticarlo; Emmeline era troppo garbata per esprimere le proprie obiezioni a proposito, diceva semplicemente che, se a Marlene Regulus piaceva, lei non aveva nulla in contrario alla loro relazione, nonostante, in linea di massima, Regulus non fosse proprio il tipo di ragazzo che avrebbe augurato alle sue migliori amiche.
Se inizialmente questo aveva fatto arrabbiare molto Marlene, in seguito se n’era fatta una ragione. A lei Regulus piaceva, era innamorata di lui: se le sue amiche non sapevano apprezzarlo, era soltanto un problema loro e dei loro pregiudizi nei confronti dei Serpeverde.
Dopotutto, finché le cose vanno nel modo migliore, nessuno pensa ai vari problemi che una scelta può comportare.

Inizialmente, Regulus e Marlene avevano provato a mantenere la loro relazione nascosta, per evitare di scatenare tutti quei pettegolezzi che una storia d’amore come la loro avrebbe certamente provocato. Purtroppo questo buon proposito fallì presto, un po’ perché Hogwarts sembrava avere gli occhi anche nei muri, un po’ perché erano ancora troppo eccitati dall’idea che l’altro ricambiasse il loro amore per cercare di comportarsi come se niente fosse. Così durante le prime settimane di scuola erano stati sulla bocca di tutti, provocando le più diverse reazioni.
C’era chi dichiarava di aver sempre saputo che Regulus e Marlene fossero fatti l’uno per l’altra, alcuni, d’altra parte, erano pronti a scommettere che non sarebbero durati più di due mesi, altri ancora invece progettavano in segreto agguati con lo scopo di mettere fuori gioco uno dei due (generalmente Marlene), perché erano convinti che Regulus sarebbe stato perfetto per loro. La maggior parte degli appartenenti a quest’ultima categoria erano ragazzine del primo o secondo anno, interessate a Regulus più per il suo cognome che per altro, perché una buona parte di queste non gli avevano mai rivolto la parola in tutta la vita. Poi, naturalmente, tra loro c’erano anche persone come la Burke, che erano interessate a Regulus più seriamente e avevano designato Marlene come la loro peggior nemica. Infatti Regulus era piuttosto popolare a scuola, e, nonostante forse ne ignorasse l’esistenza, aveva un fan-club affiatato al suo seguito. In ogni caso, Marlene non sembrava essere molto preoccupata da queste pericolosissime minacce, e pensava soltanto a vivere la propria relazione in pace.

Intanto Sirius Black si era degnato di rivolgere la parola a Marlene per la prima volta, anche se solo dopo essere venuto a conoscenza di quest’incresciosa vicenda.
« Sei tu Marlene McKinnon? » domandò, rivolgendosi a una ragazza bionda e piuttosto carina che lo fissava come per spiegare che non aveva nessuna voglia di starlo a sentire, forse perché aveva già intuito cosa lui volesse dirle.
« Strano che tu non sappia chi sono, ultimamente parlano tutti di me… » commentò Marlene, con una punta di risentimento della voce.
Non sapeva perché lo stesse trattando così, forse perché, dopo tre anni passati ad ammirarlo da lontano, Sirius s’era accorto della sua esistenza solo adesso che a lei non interessava più.
« Ohi, tranquilla! È vero che stai insieme a mio fratello? » si informò lui.
« Se ormai non fosse diventata una notizia di dominio pubblico, ti direi che non sono affari tuoi ».
« Come sei scorbutica! Quel disgraziato di Regulus ti ha già contagiata, a quanto vedo » dichiarò, il suo tono di voce celava un briciolo d’amarezza.
Marlene mise le braccia ai fianchi.
« Non dire così! Regulus non ha nulla che non va. Non capisco cosa ci sia di così strano se una Grifondoro e un Serpeverde si mettono insieme, quando in tutto il mondo la gente si fidanza e… »
Sirius la interruppe, scuotendo la testa.
« Insomma, stai attenta. Non vorrei che portasse anche te sulla cattiva strada ».
« Cosa t’interessa di ciò che faccio io? »
« Io lo dico per te » sospirò lui.
« Non preoccuparti, Dorcas ed Emmeline hanno già pensato a informarmi sui rischi di questa relazione » dichiarò Marlene, con una smorfia di disappunto. « So pensare a me stessa ».
« Be’, allora spero che almeno a te dia retta… »
« Ehi, io non penso a fargli il lavaggio del cervello, come lui non lo fa a me! » protestò Marlene. Sirius non sembrava soddisfatto dell’esito di quella conversazione, ma se ne andò senza replicare.

Marlene non riusciva a capire cosa potesse esserci di male nello stare insieme a Regulus. Quand’era insieme a lui tutto era più divertente, persino le varie sfumature del colore delle pergamene poteva diventare soggetto di interessanti pensieri, e il tempo sembrava volare così tanto che qualche volta le sembrava non durasse mai abbastanza.
Il loro rapporto era sempre lo stesso, con quel briciolo di sfida e competizione che risvegliavano sempre la giornata, ma erano più affiatati di prima, si vedeva che non erano più due semplici amici, e avevano imparato a ritagliarsi alcuni momenti solo per loro in cui provavano a dimenticarsi del resto del mondo.

***

Il sole brillava timidamente dietro ad uno strato di nebbiolina autunnale, le foglie secche degli alberi erano spinte qua e là dal vento, i loro fruscii erano coperti dagli schiamazzi felici dei ragazzi che si dirigevano ad Hogsmeade.
Regulus e Marlene stavano passeggiando allegramente, mano nella mano, prendendosi in giro come al solito. Era passato più di un anno dal giorno del loro fidanzamento, e ormai i pettegolezzi su di loro si erano dissolti nel nulla, perché la gente stava iniziando a farsi una ragione e ormai li vedevano come una coppia fissa.
« Tiferai per me, vero, la settimana prossima? » domandò Regulus.
Marlene scoppiò a ridere.
« Ma contaci, proprio! Se solo fossi un po’ più brava a volare, farei la Cercatrice apposta per rubarti il Boccino da sotto il naso! »
Regulus finse di arrabbiarsi.
« Sei simpatica come sempre, McKinnon! Io non ti parlo più ».
« Oh, ma dici così solo perché sai che Dorcas è molto migliore di te e avrà preso il Boccino prima ancora che tu sarai riuscito a vederlo da lontano! » dichiarò Marlene, continuando a prenderlo affettuosamente in giro.
« Non è assolutamente vero! » protestò lui, offeso nell’orgoglio.
« Dai, su, per consolarti ti porterò da Madama Piediburro… »
« Ma non pensarci neanche! » esclamò Regulus, disgustato anche solo dall’idea di mettere piede in quel locale.
Era pieno di coppiette fin troppo zuccherose, che passavano il tempo a farsi sdolcinati complimenti e a sbaciucchiarsi in modo così mieloso da far venire il diabete alla sola vista. Inoltre, non era raro che ci andassero anche alcune ammiratrici di Regulus, che meno vedeva, meglio stava.
« Dai, lo sai che scherzo. Però ho voglia di Burrobirra ».
« Allora andiamo ai Tre Manici di Scopa » propose Regulus.

Il pub gestito dalla giovane e avvenente Madama Rosmerta era affollato come sempre. Regulus e Marlene riuscirono a trovare un tavolo in mezzo al locale, e, dato che era l’unico libero, furono costretti a sedersi lì, nonostante quella posizione centrale li facesse sentire osservati.
Effettivamente non avevano tutti i torti. Poco lontano da loro, Dorcas ed Emmeline stavano bevendo del succo di zucca e avevano interrotto la loro animata conversazione non appena li avevano visti. Loro due non erano ancora riuscite ad abituarsi del tutto alla coppia, in particolare Dorcas, che stava iniziando a vedersi con Sirius, anche se al momento la loro relazione non era nulla di serio.
Regulus e Marlene non si erano accorti della presenza di Sirius e degli altri tre Malandrini, così si facevano chiamare James Potter, Peter Minus, Remus Lupin e, appunto, Sirius Black, fino a quando questo non si alzò di scatto dal proprio tavolo perché aveva notato che era entrato Regulus ed era intenzionato ad evitarlo a tutti i costi.
« Quel ragazzo è un idiota » sibilò Regulus, a denti stretti.
« Dai, non esagerare… è pur sempre tuo fratello! » gli disse Marlene, cercando di evitare che lui si arrabbiasse e incominciasse uno di quei suoi discorsi su Sirius con tanto di urla e insulti.
« Ti ho detto che non lo è più, Lene ».
Marlene sospirò.
« Non puoi odiarlo solo perché… »
« Io non lo odio » la interruppe Regulus. « È lui a odiare me e il resto della famiglia. È lui che se n’è andato, non io ».
« Reg, sono sicura che lui non ti odia, è semplicemente… »
« Non voglio parlarne » dichiarò lui, irremovibile.
« Come preferisci » si rassegnò Marlene. « Dai, andiamo a fare un giro? »
Regulus acconsentì e la seguì fuori dai Tre Manici di Scopa.
Si stavano allontanando dal paese.
« Dove siamo diretti? » si informò Regulus.
« Non lo so. Sto cercando un luogo dove la gente non ci possa spiare, mi dà fastidio avere tutti gli occhi puntati addosso » spiegò Marlene, appoggiando una mano al fianco destro di Regulus.
Lui le passò dolcemente la mano sinistra dietro alle spalle.
La capiva perfettamente. Regulus non era il tipo che amava scambiare manifestazioni d’affetto in pubblico. Di fronte agli altri, cercava sempre di tenere quel rigido controllo tipico dei Black, quasi come se volesse dimostrare di essere invulnerabile ai sentimenti. Solo con Marlene aveva imparato ad essere se stesso, senza doversi vergognare di nulla.
« Qui credo possa andare » decise Marlene, non appena si trovarono in prossimità di un grande prato, a pochi metri dall’ultimo gruppo di case. L’erba verde e lucente contrastava con il resto del paesaggio tipicamente autunnale, il sole stava iniziando a calare dietro alle colline, ma in compenso quell’odiosa nebbia se n’era andata, lasciando posto a un venticello frizzante.
« Per terra? » protestò Regulus. Prima che Marlene potesse ribattere, Evocò una tovaglia e la stese sull’erba. « Così va meglio » commentò poi, sedendovisi sopra.
Marlene si mise alla sua sinistra, poi gli appoggiò la testa sulla spalla, in modo tale da sentirlo vicino a sé.
Rimasero così per quasi un minuto, circondati dal silenzio, l’uno accanto all’altra, perché a loro in quel momento bastava solo questo, andava già tutto bene così.
« Sai, c’è una cosa che non ti ho mai detto » cominciò poi Regulus, stringendo Marlene a sé in un abbraccio.
« Cosa? »
« Mi sei sempre piaciuta. Fin da quando la McGranitt ci aveva messi insieme nel banco al primo anno, perché tu chiacchieravi con la Meadowes. Credevo che tu fossi soltanto una ragazzina superficiale e incapace, invece eri riuscita a compiere quella magia perfettamente… me lo ricordo ancora, sai? » le confidò Regulus.
« E come si potrebbe dimenticare? » sussurrò Marlene, lasciando che sul suo viso comparisse un dolce sorriso malinconico. « Ma sarà sempre così, vero? »
« Sì » le promise Regulus, prima di sfiorarle le labbra con un bacio.
Marlene sentì un brivido percorrerle tutta la schiena, ma non era il freddo a farla sentire così, era l’eccitazione e la felicità che provava ogni volta che Regulus la baciava, o anche quando la abbracciava soltanto. Ricambiò quel bacio con passione, per riuscire a sentire nuovamente il sapore di quelle labbra, e intanto gli posò la mano sulla nuca, accarezzando quei capelli neri che tanto amava e che profumavano di lui.
Perché i momenti come questo non potevano durare per sempre? Era bello dimenticarsi della realtà che stava diventando sempre più opprimente, era rilassante credere che là fuori andasse tutto bene. Solo Regulus riusciva a farla stare così bene, e Marlene era convinta che nessun principe azzurro di quelli che sognava da bambina sarebbe stato mai degno di prendere il suo posto.
A volte, tuttavia, l’amore tende a chiudere gli occhi anche alle persone più attente, e, quando ci si sveglia, si rischia di cadere dalle nuvole.

 ***

« Ma è terribile, Reg, hai visto cos’hanno fatto? »
Marlene teneva in mano un articolo preso dalla Gazzetta del Profeta di quella mattina.

2 maggio 1977
Famiglia babbana trucidata nella propria abitazione.
È accaduto ieri notte nella periferia di Londra. La famiglia – marito, moglie, due figli, uno dei due, Frank Morrison, aveva manifestato poteri magici e aveva terminato gli studi alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts il giugno scorso – è stata sterminata con l’utilizzo dell’Anatema che Uccide, la peggiore delle tre Maledizioni Senza Perdono, ma sui loro corpi sono state trovate tracce di varie torture inflitte con la magia. Si sospetta che dietro questo crimine ci sia il contributo di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, perché sulla casa è stato trovato il Marchio Nero, simbolo suo e dei suoi seguaci, i cosiddetti “Mangiamorte”. Gli Auror del Ministero della Magia sono intervenuti quando ormai non c’era più nulla da fare; una squadra di Obliviatori è stata messa all’opera per eliminare i ricordi del Marchio Nero, visualizzato da alcuni Babbani abitanti nelle case vicine. Se qualcuno avesse informazioni riguardo a questo delitto o avesse prove utili per riconoscere qualche Mangiamorte, è pregato di recarsi al Ministero per testimoniare. Si raccomanda a tutti una vigilanza costante.


Marlene era piuttosto sconvolta. Stentava ancora a credere che qualcuno potesse compiere atti del genere nei confronti dei Babbani o dei Nati Babbani, eppure, nel corso degli ultimi anni, la frequenza di questi crimini era aumentata sempre di più. Marlene non trovava i Babbani particolarmente interessanti, secondo lei la loro vita era noiosa, ma nonostante ciò per lei erano persone come tutti. Avrebbe voluto poter fare qualcosa per aiutarli…
Regulus non sembrava pensarla come lei.
« Ma dai, Lene, erano Babbani o Sanguesporco… » disse Regulus, con aria di sufficienza, come se lo stato di Sangue di quelle persone rendesse meno grave l’accaduto, se non anche giustificabile del tutto.
« Dai, per favore, non chiamarli così. È maleducato ».
« Beh, e loro sono maleducati a intromettersi nella nostra vita, impedendoci di vivere in libertà e rapendo i nostri cari! » esclamò lui, riferendosi a sua cugina Andromeda e a Ted Tonks, che, anni prima, si erano innamorati ed erano fuggiti insieme.
Marlene scosse la testa, un po’ delusa.
« Quando ragioni così, non sembri neanche tu ».
« Per favore, Lene, non ho voglia di litigare; cambiamo argomento ».
Lei non rispose, e Regulus interpretò il suo silenzio come una manifestazione della sua opinione favorevole.
Anche a Marlene non piaceva discutere di quell’argomento, perché le faceva ricordare tutti gli avvertimenti delle sue amiche e di Sirius Black, e mettere a tacere le loro insinuazioni era sempre più difficile, quando aveva delle prove del genere.
Lei non pretendeva che Regulus amasse i Babbani, non li amava neanche lei in modo particolare; tuttavia, le sue idee stavano prendendo una brutta piega, perché erano sempre più simili a quelle di questi famigerati Mangiamorte. L’anno precedente Lily Evans, un’amica Nata Babbana di Emmeline che lei conosceva di vista, aveva litigato in modo definitivo con Severus Piton, un Serpeverde che era sempre stato il suo migliore amico, ma aveva iniziato ad appassionarsi sempre di più alle Arti Oscure e, nonostante se ne fosse pentito fin da subito, aveva chiamato Lily “Sanguesporco” davanti a tutti.
Era giusto che questa guerra facesse finire le amicizie, anche quelle che sembrava sarebbero durate per sempre?
Avrebbe fatto terminare anche gli amori, facendo sì che l’odio coprisse i sentimenti e il buonsenso?
Ma io sono una Purosangue, pensava Marlene.
Ma ciò avrebbe significato qualcosa? Se Regulus avesse manifestato in modo sempre più esplicito le proprie idee, se fosse diventato uno di quei Mangiamorte, lei che cosa avrebbe fatto? Avrebbe potuto fare finta di niente, se il suo fidanzato fosse diventato un assassino?

 ***

Regulus aveva incominciato a essere più distaccato con Marlene, o, almeno, cercava di dare quest’impressione agli altri. La colpa non poteva essere attribuita ad un eccessivo carico di compiti, perché i G.U.F.O. erano ormai acqua passata e c’era più di un anno di tempo prima di dover iniziare a preoccuparsi per i M.A.G.O.
Marlene era delusa dal suo atteggiamento, temeva che lui si fosse stufato, che non la considerasse più, o che magari avesse solo fatto finta di essere innamorato di lei per tutto quel tempo. Aveva paura che lui, da un giorno all’altro, potesse lasciarla, perché non sarebbe mai stata pronta ad un avvenimento del genere. Però, allo stesso tempo, era stanca di vivere nell’incertezza, e, presto o tardi, si sarebbe dovuta decidere a chiarirsi con lui. Sfruttò la prima uscita ad Hogsmeade per provare a fare una discussione seria e ragionevole.

« Regulus? »
Marlene aveva il fiatone, perché stava cercando di tenere il passo di Regulus, che stava camminando con la testa rivolta verso il terreno e a ritmo di marcia.
« Dimmi ».
Marlene lo raggiunse e gli afferrò il cappuccio del mantello, in modo tale che non accelerasse di nuovo, poi lo guardò negli occhi, con un’espressione quasi di supplica.
« Cosa ti è successo? »
Regulus cercò di distogliere lo sguardo, perché, se avesse visto gli indagatori occhi azzurri di Marlene ancora per un secondo, probabilmente non sarebbe più stato in grado di trattenersi.
« Che cosa dovrebbe essere successo? » borbottò, poco convinto anche lui dal suo scarso tentativo di cadere dalle nuvole.
Marlene, spazientita da questo suo atteggiamento, tentò di afferrarlo per l’avambraccio sinistro per evitare che tentasse la fuga e per costringerlo a guardarla in faccia mentre le rispondeva. Regulus, quasi istintivamente, si divincolò di scatto, gettando uno sguardo preoccupato al proprio braccio.
Marlene restò come paralizzata; strabuzzò gli occhi… Non poteva essere vero il dubbio che le stava venendo in quel momento, no? Eppure la reazione di Regulus non poté che confermare i suoi sospetti. Rimase anche lui scioccato, con un’aria colpevole sul volto.
« Aspetta! » la implorò, supplichevole.
« No! » gridò Marlene, non appena ebbe ritrovato la parola. Era quasi sull’orlo delle lacrime. « Non può essere! »
« Lasciami spiegare… »
« N-non c’è n-niente da s-spiegare! C-come hai p-potuto… T-tu hai i-il… » la voce di Marlene era ormai rotta dal pianto.
« Marlene, ti prego, ascoltami! Ormai l’hai capito e, dato che non sono un vigliacco né un bugiardo, non negherò fino alla fine di avere il Marchio Nero, ma… »
Marlene ormai non ragionava più, era troppo delusa e triste.
« E te ne vanti anche, eh? »
Regulus scosse la testa.
« Ti prego, smettila, Marlene… Non me ne sto vantando, ho semplicemente fatto quel che ritenevo più giusto ».
Lei scoppiò in un’amara risata.
« Sì, diventare un assassino! Sembra giusto anche a me! E… non mi hai detto nulla fino ad ora! Pensavi di tenermelo nascosto, eh? »
« Sarebbe stato meglio per tutti! Ora sei in pericolo… Se… se Lui scopre che tu sai… »
« Che succede, eh? Cosa farai, mi ucciderai perché ho scoperto il tuo segreto e non vuoi che il tuo amato Lord Voldemort lo venga a sapere? »
Marlene sembrava folle. Non si rendeva quasi conto delle proprie parole, ancora voleva credere che fosse tutto soltanto un incubo.
« Cosa stai dicendo? Non sarò diverso solo perché sono un Mangiamorte! »
« Invece sì, sei già cambiato! Sono le nostre scelte a farci prendere strade diverse. E… credo… credo che entrambi abbiamo fatto una scelta sbagliata ».
« Io non voglio perderti! » gridò Regulus. Non stava piangendo solo perché un Black non deve mostrarsi debole in pubblico, ma sentiva le lacrime che volevano uscire a tutti i costi.
« Mi hai già persa, lo capisci? Credevi che non mi sarei mai accorta di ciò che eri diventato? Come posso amare un assassino? » esclamò Marlene, che ormai aveva gli occhi rossi come il colore della propria cravatta e le lacrime le rigavano il volto.
« Non sono un assassino! »
« Be’, lo dovrai diventare! Cosa credi che facciano i Mangiamorte? Distribuiscono Burrobirra gratis? »
« Marlene… ti prego, non andartene! Io… io ti amo! »
Adesso era Regulus che cercava di trattenerla per un braccio.
« Anch’io ti amo, Regulus! È per questo che sono ridotta così! Avevano ragione loro! L’avevano sempre detto che sarebbe finita male! »
« Ma non finirà, Marlene! Nessuno ci impedisce di stare insieme, se lo vogliamo ».
« Io adesso voglio solo piangere in pace! » esclamò Marlene e, senza ammettere repliche, iniziò a correre indietro verso Hogwarts.
Regulus provò ad inseguirla per fermarla, ma lei mise la mano alla bacchetta e minacciò di Schiantarlo, allora ritornò sui suoi passi e si diresse alla Testa di Porco. Andò a bere, e bevve, bevve e bevve, fino a quando il Whisky Incendiario non lo fece ubriacare, nel tentativo di dimenticare almeno per un po’ tutto quello che era appena successo. Iniziarono a venirgli alcuni dubbi.
Era proprio questo il destino di un Mangiamorte?
Era davvero pronto a rinunciare a tutto quello che avrebbe potuto perdere?
E, soprattutto, per cosa?

A qualche chilometro di distanza Marlene, rifugiatasi nella propria stanza, stava versando tutte le lacrime che le erano rimaste nel corpo.
Avevano ragione loro.
Ma perché non ci si può innamorare sempre della persona giusta, del principe azzurro buono ed eroico? Perché tutto deve essere sempre così complicato? Non sapeva neanche lei come comportarsi. Si poteva continuare a seguire il cuore, anche se si sapeva che ci si stava gettando in un tunnel senza uscita?









Note dell'autrice
Salve a tutti! ... Ehm, c'è nessuno?
Lo scorso capitolo non ha ricevuto neanche una recensione... Ringrazio comunque tutti quelli che l'hanno letto, sperando che qualcuno abbia voglia di dire la sua a proposito di questo.

Vi lascio sempre le NdA che avevo scritto, se qualcuno le vuole leggere. xD

Il titolo è in inglese perché sarebbe la citazione di una frase di Champagne Supernovadegli Oasis. Credo che infatti questa frase rispecchi parecchio il capitolo.
Vediamo Regulus trasformarsi lentamente dal ragazzino Purosangue che si crede superiore agli altri che è a quattordici anni al Regulus che, a sedici, prende il Marchio Nero. Marlene non vuole vedere questo suo cambiamento fino a quando non diventa così palese da non poter essere negato: è innamorata, e si sa che l'amore rende ciechi, e inoltre non vuole assolutamente ammettere che Dorcas e Sirius avevano ragione.
Non so se fosse una cosa nota che i Mangiamorte avevano il Marchio Nero sull'avambraccio sinistro, ma penso di sì, perché ormai la guerra era iniziata e c'era molto meno mistero su Voldemort e su ciò che faceva, mentre all'inizio agiva molto nell'ombra, perciò credo che Marlene lo sapesse. La reazione di Regulus è istintiva: quando Marlene cerca di afferrarlo per il braccio, lui si divincola, spaventato, e a quel punto lei, che già sospettava, fa due più due.
Anche qui, la sua reazione è molto impulsiva. E' delusa da lui, è arrabbiata con se stessa per essersi sbagliata, con Dorcas e Sirius perché avevano ragione e con Regulus per ciò che ha fatto. Tuttavia, è ancora molto innamorata di lui, e se ne renderà conto a breve. Anche Regulus inizia ad avere i primi dubbi su ciò che ha fatto, non perché abbia cambiato idea, ma perché incomincia a chiedersi se valga la pena di fare ciò che sta facendo, se davvero ci sta guadagnando qualcosa.

A questo punto, vi saluto; tornerò domenica prossima col quarto e ultimo capitolo, sperando che questo vi sia piaciuto!
Alla prossima,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 4
*** L'ultima decisione. ***


Capitolo 4 – L’ultima decisione.

 

Marlene non aveva detto a nessuno quel che aveva scoperto su Regulus, si era limitata a riferire, con aria il più possibile distaccata, che le cose, tra loro, non andavano più così bene. Ovviamente nessuno le credette, perché gli occhi rossi parlavano da sé: era davvero sconvolta.
« Dai, Lene… cos’è successo? »
« Te l’ho detto, Dorcas, non è successo niente » esclamò Marlene, con un sorrisetto forzato.
« Guarda che se ti ha fatto qualcosa io… »
« Dorcas, è tutto a posto » ribadì Marlene, ricevendo un’occhiata scettica dalla sua amica.
« E io ti credo, infatti! » disse Dorcas, ironica.
Marlene nascose la testa sotto al cuscino, borbottando un qualcosa di simile a un “e allora perché continui a stressarmi?”, anche se aveva perfettamente capito che Dorcas non era affatto convinta di ciò che le era stato riferito.

Nei giorni seguenti la situazione non migliorò. Né Marlene, né Regulus sapevano come comportarsi nei confronti dell’altro, perché nulla era più chiaro nel loro rapporto. Tuttavia, non potevano mettersi a discutere nel bel mezzo della Sala Grande, né a lezione: non sarebbero riusciti a controllare le loro emozioni e poi di certo non potevano mettersi a fare quei discorsi in pubblico, così entrambi iniziarono un triste periodo di silenzio e depressione.
Marlene non aveva più voglia di alzarsi al mattino, a volte di notte si svegliava a piangere e due occhiaie violacee rendevano più cupi e spenti i suoi occhi azzurri. Si stava chiudendo in se stessa, si era rifiutata di parlare a Dorcas o ad Emmeline dei suoi problemi, perché la prima sarebbe andata da Regulus e chissà cosa gli avrebbe fatto, e l’altra sicuramente non sarebbe riuscita a tenere per sé la confidenza, perché Dorcas l’avrebbe riempita di domande e le avrebbe tirato fuori la verità. Così Marlene passava le giornate a studiare in Biblioteca, senza riuscire a capire una singola parola di quel che leggeva perché aveva la testa altrove, e quando non faceva i compiti, cercava un angolino isolato per potersi disperare in pace.
Regulus non se la passava molto meglio, ma aveva un modo diverso per manifestare la propria disperazione. Stava iniziando a scaricare la colpa di tutti i suoi problemi su Voldemort, ma naturalmente non poteva farci nulla, perché il Marchio che aveva sul suo braccio lì era e lì sarebbe rimasto per sempre. Di certo il Signore Oscuro non avrebbe capito i suoi problemi, probabilmente gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia e – se fosse stato fortunato – l’avrebbe punito con una Maledizione Cruciatus, perciò Regulus non valutò neanche l’idea di sfogarsi con di lui. Preferiva abusare della sua spilla da Prefetto, distribuendo punizioni a tutti quelli che incontrava, qualsiasi cosa stessero facendo, per mostrarsi forte; cercava di attribuirsi un contegno altero e serio, mostrandosi agli occhi degli altri come tenebroso, professionale e potente. Era come se vivesse sempre con la maschera da Mangiamorte sul viso, ma, allo stesso tempo, cercasse di distruggerla: si era ritrovato intrappolato in una realtà che non sembrava offrire alcuna via di fuga da quel senso di inutilità e fallimento che lo stava tormentando sempre di più.

 ***

Era una piovosa giornata di marzo, Regulus e Marlene ormai si evitavano da mesi e quella situazione li stava distruggendo sempre di più.
Marlene si presentò in ritardo a colazione, come ormai accadeva tutti i giorni, e, non appena si sedette al tavolo, venne raggiunta da un gufo. Conosceva benissimo quell’animale, perché era di proprietà di Regulus… ma cosa voleva il gufo di Regulus da lei? Perché continuava a fissarla con i suoi impazienti occhietti gialli?
Notò che aveva un piccolo pezzo di pergamena legato alla zampa.

Questa sera, Torre di Astronomia, a mezzanotte.
Non mancare,
Regulus


Il battito del cuore di Marlene iniziò ad accelerare. Prima che potesse pensare ai pro e ai contro della sua scelta, aveva già deciso: ci sarebbe andata.

Marlene continuava a guardare l’orologio ogni due minuti, sperando che il tempo potesse passare più in fretta, e che fosse già ora di andare. Si sentiva così stupida… Che cosa sarebbe potuto mai succedere? Per quel poco che ne sapeva lei, il Marchio Nero non si poteva togliere dal braccio… Anche se, effettivamente, le idee potevano essere sradicate dal cervello: magari Regulus si era pentito, magari voleva solo parlarle, magari…?
Fortunatamente Dorcas quella sera era molto stanca e si era buttata sotto le coperte ancor prima del solito. Le loro altre compagne di stanza non avrebbero sospettato nulla se Marlene non fosse stata nel dormitorio, perché ormai per lei era diventata un’abitudine alzarsi per andare a piangere (o qualsiasi altra cosa facesse, loro non lo sapevano) in sala comune.
Quando le lancette dell’orologio segnarono le undici e cinquanta, Marlene si alzò furtivamente da una sedia che aveva riposto vicino al camino. Ignorò la voce della Signora Grassa che le domandava dove stesse andando e si diresse verso la Torre di Astronomia.
Ogni volta che saliva un gradino, aumentava anche la sua ansia.
Quando arrivò, Regulus era già là ad aspettarla, impaziente e ansioso, ma composto come sempre.
« Allora sei venuta » disse. Dato che Marlene non gli aveva mandato nessuna risposta, aveva temuto che lei non sarebbe venuta. In realtà non sapeva neanche lui perché l’avesse chiamata; forse perché non riusciva più a sopportare quello che stava succedendo.
« Sì. Cosa dovevi dirmi? » chiese Marlene, cercando di rimanere rigida, ma così facendo il suo tono di voce suonò innaturale.
« Marlene » sussurrò, avvicinandosi, « anche se adesso mi odi, io non posso dimenticarti. Vorrei… vorrei solo che tutto fosse come prima ».
Regulus si aspettava che Marlene se ne andasse, scoppiasse a piangere oppure iniziasse a gridargli degli insulti. Anche lei stessa si stupì del proprio comportamento, ma non aveva potuto fare a meno di seguire il suo cuore: gli si era avvicinata sempre di più, fino a quando la distanza tra i loro visi era diventata praticamente nulla e a quel punto, dopo aver osservato attentamente quegli occhi grigi che sembravano più sofferenti che mai, lo baciò. Erano passati dei mesi dall’ultima volta, ma le sue emozioni non erano cambiate; solo quand’era con Regulus riusciva a sentirsi a casa, solo con lui sentì nuovamente quel brivido di felicità percorrerle tutto il corpo.
Non le importava se era sbagliato.
In quel momento non le importava più che Regulus fosse un Mangiamorte, voleva solo essere felice, e così c’era riuscita.
Sapeva che, se Dorcas avesse scoperto tutto quel che era successo, avrebbe buttato Regulus giù dalla Torre senza troppe cerimonie e avrebbe rinchiuso lei in camera fino a quando non le avesse giurato che avrebbe smesso di farsi del male da sola, ma non le importava.
Lei non era Dorcas.
« Non voglio perderti » mormorò Marlene. « Non di nuovo, anche se so già di averti perso per sempre ».
« Non dire così ».
« E allora, cosa faremo? »
« Gli altri dovranno continuare a spettegolare sulla fine della nostra relazione… è più sicuro ».
Marlene si rabbuiò, perché Regulus aveva toccato il tasto dolente, ma lui continuò a parlare.
« Però… tra noi potrà durare per sempre, se solo lo vogliamo ».
« Sarà il nostro piccolo segreto? »
« Sì ».
Marlene lo baciò nuovamente, con più passione di prima.
Magari non tutto era perduto, ma forse stavano solo cercando di tenere unite due strade che il destino avrebbe dovuto separare, prima o poi.

 ***

Da quel giorno, iniziò la relazione segreta tra Marlene e Regulus. Nessuno sapeva dei loro incontri notturni nel castello, né dei loro baci scambiati all’ombra di un albero o alla luce della luna, nessuno sapeva delle loro promesse e dei loro rimpianti.
Marlene giustificava a se stessa le proprie azioni dicendosi che solo lei avrebbe potuto far cambiare idea a Regulus, anche se non era questa la motivazione che l’aveva spinta a seguire soltanto l’istinto: lei non poteva stare lontana da Regulus, soffriva troppo, aveva bisogno di lui indipendentemente dalla correttezza dei suoi principi.
Se prima Marlene aveva iniziato a spegnersi, diventando sempre più apatica e triste, ora una nuova luce accendeva il suo viso: la vecchia Lene stava tornando a brillare.
Dorcas ed Emmeline non avevano affatto intuito la vera ragione di questo inaspettato e improvviso cambiamento d’umore, pensavano che Marlene si fosse finalmente ripresa e si fosse fatta una ragione della fine della sua storia con Regulus.
Quegli incontri segreti sollevavano il morale anche a lui, che stava iniziando a essere sempre meno entusiasmato da Lord Voldemort, non tanto per le idee che predicava, – Regulus era convinto che i Purosangue dovessero avere più diritti degli altri – ma per il modo in cui le applicava, mandando i suoi Mangiamorte a uccidere o torturare chi voleva lui, e potevano essere anche Purosangue che non avevano voluto aderire alla sua causa. Ciò turbava molto Regulus. Stava cominciando a chiedersi se allora Voldemort fosse davvero interessato a dimostrare a tutti la superiorità dei maghi, o se invece stesse soltanto bramando il potere. E poi il suo aspetto era così poco umano
In ogni caso, quando si incontrava con Marlene questi pensieri non lo tormentavano, ma ogni volta che si separavano si chiedeva quanto a lungo sarebbe potuta andare avanti questa situazione.
Nonostante entrambi sapessero che era precaria e instabile, speravano di poter rimandare all’infinito la sua fine.

 ***

« Emmeline ieri sera mi ha mandato un gufo » annunciò Dorcas, mentre stava studiando insieme a Marlene in Biblioteca. Dovevano prepararsi per i M.A.G.O., e il settimo anno sembrava essere più duro del previsto.
« Oh, come sta? Ha iniziato il suo apprendistato al Ministero? » s’informò Marlene, chiudendo il libro di Transfigurazione.
« Be’, credo stia bene, ma non è di questo che mi ha parlato… Mi ha comunicato una cosa assolutamente segreta, e mi ha detto di riferirla anche a te… » disse Dorcas, abbassando il tono della propria voce.
« Di che si tratta? »
« C’è un’associazione che si occupa di combattere i Mangiamorte… »
A quella parola, Marlene sussultò, ma Dorcas non se ne accorse e continuò a parlare.
« … Gestita da Silente in persona. Se fossimo interessate, dovremmo chiedere direttamente a lui. Non ha potuto dirmi di più perché non si è mai sicuri che i gufi non siano intercettati… Sai, ci mandiamo i messaggi in codice, ma non si può mai star certi… »
« … Oh! » commentò Marlene, incuriosita. « E come facciamo a saperne di più? »
« Te l’ho detto, dobbiamo andare da Silente! Io mi recherò nel suo ufficio stasera. Qualsiasi cosa sia quest’associazione, voglio farne parte! Io non resterò con le mani in mano. Vuoi venire anche tu? »
Marlene ci pensò per un attimo.
« Non so, Dorcas… Come posso decidere in un secondo una cosa così importante? Io non sono come te, lo sai! »
« Capisco, tranquilla, Lene. Io ci andrò lo stesso, poi ti farò sapere ».
Quel che turbava Marlene non era tanto l’idea di darsi da fare contro i Mangiamorte, anche lei odiava il loro modo da fare da assassini, anche se non era esplicita come Dorcas nel manifestarlo, ma più che altro il fatto che Regulus fosse uno di loro e, pertanto, un giorno o l’altro avrebbero rischiato di scontrarsi in un combattimento… Perché la vita doveva sempre metterle davanti delle scelte così complicate? Perché lei doveva sempre soffrire, in un modo o nell’altro?

 ***

Dorcas passò gli ultimi mesi del settimo anno ad esaltare quello che aveva chiamato “Ordine della Fenice”, mentre Marlene non riusciva ancora a decidersi. Stava però iniziando a capire che tra lei e Regulus ci sarebbe presto dovuto essere un addio, perché, una volta terminati gli studi ad Hogwarts, non avrebbero avuto più nulla a tenerli vicini. Ogni giorno che passava, questo pensiero si faceva sempre più opprimente e definito e, diversamente da Dorcas, che non vedeva l’ora di andarsene da lì per rendersi utile, Marlene sperava che il tempo potesse fermarsi.

« Regulus, che ne sarà di noi? »
Silenzio.
Si sentiva solo il rumore delle foglie degli alberi, mosse da un leggero venticello estivo.
« Regulus… »
« Dimmi ».
« Prometti che non mi dimenticherai, indipendentemente da quello che farai una volta che avrai finito Hogwarts » disse Marlene, dagli occhi le scendeva qualche timida lacrima.
« Lene, io non potrò dimenticarti! Ma cosa faremo, ora? »
« Lascia i Mangiamorte e scappa con me! »
« Non posso… » le spiegò Regulus, con una punta di amarezza nella voce.
Una luce si accese negli occhi di Marlene.
« Ma allora… vuoi! »
« No… » negò Regulus, poco convinto. In realtà avrebbe voluto, ma Marlene non poteva saperlo. Non doveva saperlo; stava già rischiando anche troppo. Nessuno doveva venire a conoscenza di quello che stava architettando ai danni del Signore Oscuro. Non appena avesse scoperto che cosa nascondeva in quella caverna…
« So riconoscere quando menti, Reg. Ma… troverò un modo per nasconderti, per proteggerti! »
« Lene, io non voglio nascondermi. Non preoccuparti per me! » dichiarò lui, cercando di mantenere un tono di voce impassibile.
« Promettimi che cercherai di salvarti, in un modo o nell’altro » lo implorò Marlene. « Promettimi che ci rivedremo ».
« Farò il possibile » le assicurò Regulus, conscio di star mentendo. Il suo piano non prevedeva una via di fuga. « E… anche tu, Lene. Sopravvivi per me ».
Poi la baciò, stringendola forte a sé. Le sue mani accarezzavano il corpo di Marlene, come se stesse cercando di memorizzarlo per sempre, come se potesse scivolargli via da un momento all’altro.
Il giorno dopo sarebbero iniziati i M.A.G.O., quello sarebbe stato il loro ultimo incontro proibito all’interno delle mura di Hogwarts.
Intanto Marlene aveva preso una decisione.
Sarebbe entrata a far parte dell’Ordine, perché aveva capito che Regulus, nonostante cercasse di dire il contrario, non appoggiava più Voldemort, e ora lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per annientare lui e i suoi fedeli seguaci, perché loro le avevano portato via Regulus. Avrebbe combattuto per un senso di giustizia e di dovere, per degli ideali, ma soprattutto perché era motivata dall’amore.

 ***

Le mancava tutto.
Marlene si sentiva sola, si sentiva vuota. Era sempre insieme a Dorcas e aveva ritrovato Emmeline, aveva conosciuto un sacco di membri dell’Ordine della Fenice che le erano sembrati simpatici, ma tutto questo non bastava. L’unico soggetto dei suoi pensieri più profondi non era più lì con lei. Marlene stava tornando a spegnersi, ma riusciva ad andare avanti grazie alla speranza di rivedere Regulus e grazie alla causa che stava difendendo con tutta se stessa.
Probabilmente nessuno l’avrebbe mai capita.
Loro si erano tutti innamorati di persone “giuste”, di quelli che avevano sempre combattuto contro Voldemort. Per loro era stato facile. Chiunque altro in quella stanza avrebbe deriso quel suo amore impossibile, ma lei sapeva che nulla è impossibile, quando lo si vuole davvero. Quando si era innamorata di Regulus la differenza tra loro era minore, erano ancora piccoli, non erano costretti a schierarsi attivamente da una parte o dall’altra. Poi si erano separati sempre di più, sembrava quasi che non si sarebbero mai più ritrovati, ma l’amore aveva fatto il resto. Certe volte il cuore non sceglie né la strada giusta, né quella facile. Certe volte, succede e basta, tu devi solo adeguarti.
Marlene ormai non sapeva più perché amava Regulus, amava tutto di lui, amava il suo “lato oscuro”, amava la sua voce, il suo modo di fare, amava i suoi difetti. Amava il suo ricordo.
Ogni volta che le capitava di duellare con un Mangiamorte, pensava a Regulus.
Pensava che sarebbe sopravvissuta per lui, perché, se la guerra fosse finita, forse il passato sarebbe potuto essere dimenticato.

 ***

Era un’uggiosa giornata di novembre. La nebbia rendeva quasi impossibile la vista. Tutto era grigio e triste, sembrava uno di quei giorni normali che non finiscono mai.
Invece no, non c’era nulla di normale in quell’apparente monotonia.
Regulus aveva deciso.
Quello sarebbe stato il Giorno.
Tremava, ma non per il freddo, non solo per quello. Aveva paura. Era sicuro delle proprie scelte, ma non voleva affrontarle.
L’aveva scritto anche in quel biglietto che aveva inserito nel medaglione che ora portava al collo.
Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.
Ma era davvero pronto ad affrontare la morte? Aveva solamente diciott’anni… Però era stato lui l’unico a scoprire il segreto di Voldemort, l’unico modo per annientarlo, e lui l’avrebbe distrutto, come lui aveva fatto con la sua vita. A Voldemort non era mai importato nulla di tutti i suoi Mangiamorte, né della causa, né dei Purosangue… Bramava solo la gloria e il potere personale. Voleva essere il capo assoluto, dei maghi, dei Babbani, di chiunque.
Ma lui poteva impedirglielo, e allora l’avrebbe fatto.
Un Black non si tira indietro, neanche quando ha paura.

Marlene era rimasta stupita nel ricevere un gufo da Regulus in quel banale giorno di novembre. Non l’aveva più sentito dalla fine della scuola, e ora lui le chiedeva di incontrarsi ad Hogsmeade, nello stesso campo dov’erano andati anni prima, quand’erano ancora solo due quindicenni innamorati. Si Materializzò là, con la solita ansia che provava ogni volta che stava per vederlo.
Regulus era già là, camminava avanti e indietro per sfogare la tensione, sembrava avere fretta. Non appena la vide, le corse incontro e, senza dire nulla, la baciò. Sentiva il suo respiro, poteva forse percepire gli affannosi battiti del suo cuore… Era lì, viva, accanto a lui… Marlene, forse, ce l’avrebbe fatta…
« Ti amo, Lene, qualsiasi cosa succeda! Ricordatelo! » esclamò, non appena si furono separati.
Lei non ebbe il tempo di replicare nulla, ma fece in tempo a vedere una lacrima inumidirgli gli occhi prima che si Smaterializzasse.
Regulus che piangeva… perché suonava così tanto come un addio?

« Kreacher, andiamo. Portami nella caverna dove ti aveva condotto il Signore Oscuro e prometti che farai tutto quel che ti dirò, chiaro? »
Regulus si decise a parlare, prima che la paura potesse prevalere e lo facesse desistere dal proprio piano. Quel che disse doveva essere un ordine, ma la sua voce tremante lo fece sembrare più una preghiera. Anche l’elfo era spaventato, non sarebbe voluto tornare in quel posto per nessuna ragione al mondo, ma se Regulus voleva così, lui l’avrebbe fatto: voleva bene al suo Padrone.
Tuttavia, tentò di opporsi quando Regulus versò lui stesso il tributo di sangue per entrare, o quando stabilì che avrebbe bevuto la pozione.
« No! Padron Regulus, no! »
Ma lui non lo stava ascoltando, aveva già iniziato a svuotare il bacile.
Presto sarebbe tutto finito…
Sei un Mangiamorte! Ti odio! Sei solo uno schifoso assassino! Ti odio, ti odio, ti odio!
Sei un traditore! Come potevi immaginare di sconfiggermi? Io vivrò, mentre il tuo cadavere giacerà qui per sempre! A differenza tua, io vincerò la morte!
Sei uguale a tutti gli altri della nostra famiglia! Sei solo uno stupido codardo, Regulus!
Regulus continuava a bere, sapeva che doveva farlo, ma la pozione gli faceva bruciare tutto il corpo, come un acido che, lentamente, ti corrode. Gli provocava delle visioni, evocando le sue peggiori paure o i suoi ricordi più tristi. Urlava, ma nessuno poteva sentirlo, solo Kreacher, che, terrorizzato, non sapeva cosa fare.
Assassino!
Traditore illuso!
Vigliacco!
Poi tutto finì.
« K-kreacher, s-scambia i medaglioni e… s-scappa. Subito! » ordinò Regulus, con un fil di voce.
Acqua. Aveva bisogno d’acqua.
Non appena sfiorò con la punta delle dita le oscure e gelide acque che lo circondavano, dei cadaveri iniziarono a fuoriuscire. Erano Inferi. Giustamente, uno che teme la morte, tiene un esercito di cadaveri a sorvegliare una parte della sua anima. Ci aveva pensato spesso, ma in quel momento non poteva perdere tempo con delle stupide riflessioni. Tuttavia, sprecò preziosi secondi per portare alla bocca l’acqua che aveva raccolto, e gli Inferi gli furono addosso prima ancora che potesse prendere la bacchetta per difendersi.
Lo sapeva che sarebbe andata così.
Era entrato lì dentro sapendo che non aveva alcuna possibilità di uscire, ma fino ad allora s’era aggrappato ad una flebile speranza.
Però quelle mani putrefatte lo trascinavano sotto al lago.
Lui tirava calci, pugni, urlava, aveva paura, ma era solo.
Solo allora realizzò del tutto che la sua vita era finita. Non avrebbe mai più visto Marlene. Piangeva anche per lei, ma le sue lacrime di disperazione si erano ormai unite al resto dell’acqua.
Aveva bisogno d’aria, ma l’aria non c’era più.
Allora beveva, beveva, beveva, cercando quell’ossigeno che non avrebbe mai trovato.
E allora continuava a gridare, ma la sua voce si spense insieme ai suoi desideri all’interno di quel luogo cupo. Non era rimasto più nulla di lui, se non quell’anima che aveva appena detto che sarebbe andata avanti.

 ***

« Crucio! » gridò Marlene, con tutto il fiato che aveva in gola.
Non aveva mai usato una Maledizione Senza Perdono fino ad allora, perché non aveva mai provato tanto odio da farla funzionare.
Però in quel momento le bastava pensare a Regulus, che era sparito per sempre.
Nessuno aveva ritrovato il suo corpo, ma era ormai certo che fosse morto.
E Marlene sapeva che era tutta colpa di Lord Voldemort e dei suoi dannati Mangiamorte, erano stati loro a portarglielo via. Li odiava con tutta se stessa.
Ora sfogava il suo dolore e il suo profondo disprezzo su Travers, che si contorceva a terra, gridando di dolore. Marlene stava impassibile di fronte a lui, ascoltando i suoi lamenti. Non provava vero e proprio piacere per quelle urla, ma neanche rimorso. Si sentiva troppo vuota e distrutta per poter provare una vera e propria emozione. Le lacrime che aveva versato l’avevano completamente svuotata.
« Marlene, che stai facendo? » era stata Emmeline a parlare. « Sei impazzita? »
Bastò quell’attimo di distrazione per far sì che il Mangiamorte riuscisse a Smaterializzarsi.
« Li odio, Emme! Li odio tutti! » gridava Marlene.
Non c’era più nessun altro rimasto ad ascoltarla, gli altri Mangiamorte erano stati catturati o erano riusciti a fuggire, e i membri dell’Ordine della Fenice si erano già allontanati per portare i feriti al San Mungo e i prigionieri al Ministero.
« Mi racconterai mai cos’è che ti turba tanto? »
In risposta, Emmeline ricevette solo un singhiozzo disperato.

 ***

« No, non vi lasceremo passare! »
« Non avrete Marlene! »
« Avada Kedavra! »
« No! »
« Avada Kedavra! »
Marlene si alzò di scatto dal proprio letto, madida di sudore. Sentì dei passi salire le scale. Non era solo un incubo, allora. Cercò la bacchetta, dove l’aveva messa?
Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti, cosa avrebbe fatto ora? Aveva paura, ma era fin troppo cosciente. Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe combattuto. Non voleva pensare ai due Anatemi che Uccidono che aveva appena sentito gridare. Non aveva il coraggio di immaginare a chi fossero rivolti.
La porta della sua stanza venne sfondata con un calcio.
« Incarceramus! »
Delle corde la avvolsero prima ancora che potesse difendersi.
Alzò lo sguardo e riconobbe i tre Mangiamorte che la stavano fissando: Travers e i coniugi Lestrange. Bellatrix stringeva saldamente un ragazzino sui dieci anni, che si dimenava per cercare di fuggire.
« No! Jimmy no! Vi prego, lasciatelo stare! » gridò Marlene. Che prendessero lei, ma non suo fratello.
« Hai sentito, Victor? Vuole che lasciamo stare il suo fratellino… » le fece il verso Bellatrix.
Travers ghignò sadicamente.
« Voi pensate al bimbo, perché la McKinnon è mia ».
« L’importante è che tu ti dia una mossa, non abbiamo tempo da perdere per questa montata che pensa di poter usare la Maledizione Cruciatus su noi Mangiamorte e per la sua stupida famiglia » disse Rodolphus, mettendo mano alla bacchetta e puntandola verso il piccolo Jimmy McKinnon.
« No! No, vi prego! Non lui, non lui! »
« Guardalo soffrire! Guarda, guarda come grida! È tutta colpa tua, lo sai? Ma adesso tocca a noi divertirci » le sussurrò Travers. « Non pensare di farla franca ».
« Lasciate stare Jimmy! Lui non c’entra! Prendete me, io non ho paura di voi! »
« Sto incominciando ad annoiarmi… » sbuffò Bellatrix. « Rodolphus, grazie… Avada Kedavra ».
Un lampo di luce verde partì dalla sua bacchetta e andò a colpire il corpo agonizzante di Jimmy, che smise di urlare, abbandonandosi alla freddezza della morte.
Marlene sapeva di non avere scampo, così si divertì a provocarli ulteriormente.
« Certo… siete solo dei vigliacchi! Venite qui, attaccate alle spalle durante la notte, uccidete persone innocenti… » gridò, e qui ricacciò indietro una lacrima, pensando a Jimmy. « Ma cosa credete di ottenere? Credete che a Lord Voldemort importi davvero qualcosa di voi? Credete che serva a qualcosa sterminare tutti i maghi che si oppongono a voi? Se credete così, be’, allora uccidetemi! Non ho più nulla da perdere! »
« Crucio! » urlò Travers. « Non credere che sia così semplice! Dovrai supplicarci per ucciderti! »
« Crucio! » si unì Bellatrix, colpendo il corpo della ragazza con la stessa Maledizione.
« Bellatrix, ti ho detto di lasciarla a me! »
« Non vale, ci togli tutto il divertimento! Be’, sbrigati, allora! Io e Rodolphus non abbiamo tempo da perdere! »
Nessuno ascoltava le urla di Marlene.
Nessuno provava a rassicurarla.
Era sola, nella propria casa, con tre aguzzini che la torturavano.
Regulus… Forse adesso ti rivedrò…
Il dolore affliggeva tutto il suo corpo. Soffriva per tutto.
Le sue urla non esprimevano soltanto dolore fisico, ma anche la sofferenza della sua anima, da tempo distrutta dalla morte di Regulus, e ancor prima dal loro allontanamento.
Gridava per la sua famiglia, che era stata uccisa ingiustamente.
Gridava per Jimmy, che aveva solo dieci anni.
Gridava perché la vita non era giusta, e lei non voleva sopportarlo.
Bastò quel lampo di luce verde per annientare tutto questo.
Adesso anche Marlene non esisteva più, ma forse la sua anima avrebbe trovato qualcuno ad aspettarla alla stazione di King’s Cross.

Si può tentare in vari modi di pianificare la propria vita, ma questa spesso si diverte a stupirci. Non si sceglie chi amare, non si può scegliere un destino felice, perché non sempre si ha questa fortuna.
Poi si impara a lasciarsi andare, a seguire il proprio cuore.
Si perde la testa per un amore che può essere sbagliato o incompreso, ma che può sempre insegnarci qualcosa.
Marlene non voleva amare Regulus, non credeva che si sarebbe innamorata di lui, prima che ciò accadesse. Nulla era andato come previsto, ma il bello è proprio questo, perché la vita non finisce mai di stupirti.


*FINE*





 

Note dell'autrice.
Salve a tutti, e scusate per l'enorme ritardo, non ho giustificazioni. Spero che comunque ci sia qualcuno che si ricorda dell'esistenza di questa storia.
Spero che vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che l'hanno letta; se lascerete una recensione mi farete davero felice.
Vi lascio qua le note (che, come sempre, potete tranquillamente saltare xD):



Marlene non vuole dire nulla di ciò che è successo con Regulus neanche alle sue amiche un po' perché non vuole dar loro la soddisfazione di aver avuto ragione, un po' perché non le va di parlarne, ma soprattutto perché non vuole "tradire" Regulus, perché sa che se Dorcas venisse a sapere che è un Mangiamorte sarebbero guai per tutti.
In ogni caso, entrambi non fanno altro che soffrire ancora di più per questa separazione, perché si sono innamorati sul serio, e quindi si sfogano secondo la loro indole: Marlene torna a chiudersi in se stessa, piangendo e soffrendo in silenzio, mentre Regulus sfoga la sua rabbia facendo il prepotente con gli altri, poi a un certo punto decide che è il caso di chiarirsi.
Marlene ha sbollito la propria rabbia, si è resa conto che così non può andare, e continua a seguire il proprio cuore: dentro di sé sa che Regulus sta facendo qualcosa di molto sbagliato, ma lei ha bisogno di lui, e quindi preferisce non pensarci.
Optano per tenere tutti all'oscuro di tutto un po' perché non vogliono fare di nuovo spettacolo, e i pettegolezzi non aiutano, un po' perché Regulus vuole proteggere Marlene da eventuali attacchi da parte di Voldemort, che, magari, scoprendo che Regulus ha una fidanzata contraria ai Mangiamorte, avrebbe potuto farle qualcosa di male se non si fosse "convertita" a loro anche lei: con la guerra non si può mai star tranquilli.
Marlene non si unisce subitissimo all'Ordine della Fenice come fa Dorcas un po' perché è meno "estremista" di lei, ma soprattutto perché non vuole rischiare di ritrovarsi a combattere contro Regulus. Decide di fare questa scelta, invece, non appena capisce che - nonostante lui lo neghi - si è pentito di ciò che ha fatto e ora anche lui vorrebbe non essere un Mangiamorte. Così sfoga il suo odio contro di loro, perché è tutta colpa di Voldemort se si sono dovuti separare.
Intanto, Regulus ha fatto le sue ricerche, ha scoperto che Voldemort ha creato un Horcrux (ho immaginato che Kreacher fosse andato nella caverna con Voldemort durante le vacanze di Natale del settimo anno di Regulus) e ha capito che quel che Voldemort voleva era soltanto il potere personale, perciò decide di fare quel che tutti ben sappiamo. Però prima vuole rivedere Marlene per l'ultima volta, e così le manda un gufo. Immagino che, dopo la sua morte, sui giornali sia stata scritta la sua scomparsa, probabilmente Marlene avrà anche fatto due più due, immaginando qualcosa di simile alla verità. Dopo che scopre questo, è distrutta più che mai, e il suo odio verso i Mangiamorte aumenta sempre di più, dentro si sente completamente vuota, cova solo dell'odio e dei ricordi: così, durante una battaglia, riesce a disarmare Travers e arriva ad utilizzare la Maledizione Cruciatus su di lui. Non sa bene neanche lei perché lo faccia, ma è ancora troppo sconvolta, nonostante sia passato un annetto da quel giorno. Credo che nella politica dell'Ordine non fosse apprezzato l'uso delle Maledizioni senza Perdono, come invece il Ministero aveva permesso, per questo, quando Emmeline la vede, le chiede cosa stia facendo. Tuttavia, questo sarà fatale a Marlene, perché Travers vorrà vendicarsi e - poiché nell'Ordine c'è una spia, il caro, vecchio Peter, - i Mangiamorte troveranno con molta facilità la casa di Marlene. Sappiamo da Karkaroff che Travers è stato complice nell'assassinio dei McKinnon, perciò mi sono inventata questa "storia" dietro. In ogni caso, ho immaginato che insieme a lui ci fossero stati anche Bellatrix e Rodolphus.
Se non si fosse capito, i primi due Avada Kedavra sono indirizzati ai genitori di Marlene, che, ovviamente, non vogliono che i Mangiamorte facciano del male ai loro figli. Ho immaginato che lei avesse anche un fratellino - Jimmy, appunto - e i Mangiamorte, per vendicarsi ancora di più, l'abbiano ucciso davanti ai suoi occhi. Marlene ormai non ha più paura di morire, perché ha perso tutto.
Nella conclusione è lasciato intendere che l'anima che la aspetterà alla "stazione di King's Cross" sia quella di Regulus. ^^

Alla prossima storia,
missmalfoy97 :)

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