There's nothing left to lose.

di GioDirectioner_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -I just wanna go away from here! ***
Capitolo 2: *** -"Are you crazy?" ***
Capitolo 3: *** -"I'll miss you." ***
Capitolo 4: *** -I'll never have a crush on him. ***
Capitolo 5: *** -"It'll be a better life." ***
Capitolo 6: *** -"He looked like an angel." ***
Capitolo 7: *** -"She's my ex girlfriend." ***
Capitolo 8: *** -"I thought you liked me." ***
Capitolo 9: *** -"You're an amazing friend." ***
Capitolo 10: *** -"Don't be afraid, I'm here." ***
Capitolo 11: *** -"Do you wanna be my girl?" ***
Capitolo 12: *** -"You're all mine." ***
Capitolo 13: *** -I trusted him.. or not? ***



Capitolo 1
*** -I just wanna go away from here! ***


"Me ne voglio andare da qui." urlai appena arrivata a casa, chiudendo forte la porta alle mie spalle.
"Che c'è, tesoro?" mia mamma mi venne incontro preoccupata.
"Niente." mentii.
"Dai, raccontami." sorrise.
"Ero sul lungomare con Vanessa, e una comitiva mi ha presa in giro, picchiandomi e facendomi dispetti." dissi.
"Cosa? Ti hanno picchiata?" rimase sconvolta.
"Sì. -come sempre-. Mi fanno male le ginocchia, sono piene di sangue, dato che mi hanno buttata a terra con forza. Non so perché, io non ho fatto nulla." le lacrime uscirono di getto.
"E come hai reagito?"
"Come potevo reagire? Non potevo dare spettacolo. C'era anche Adam - il ragazzo che mi piace - che alla scena si scompisciava dalle risate."
"Oddio.. ma tutto passerà, tesoro mio. Non possiamo andarcene per questo motivo." disse.
Grazie tante.
"E infatti me ne andrò da sola." sorrisi beffarda.
"Cosa? Non sei neanche maggiorenne. Come fai con la scuola, la famiglia, e le tue amiche?" alzò sempre di più la voce ad ogni parola.
"Mamma, non è la prima volta che succede una cosa del genere. A scuola sono lo zimbello di tutti, mi prendono in giro senza motivo. Eppure non ho niente di male, sono una semplice ragazza timida e tranquilla." mi sedetti e appoggiai la testa sulle mani.
"Tesoro, devi reagire."
"Mi abbasserò ai loro livelli." dissi in tutta risposta.
"Sì, ma così continueranno. Devi dirgliela una volta per tutte a tutti quelli che ti prendono in giro. Da quanto tempo è così?" mi chiese, infine.
"Dal primo anno di liceo." 
Ora ero al penultimo anno.
"Devi continuare la scuola.." disse, dopo aver riflettuto.
"La continuerò a Stratford, per favore, mamma!" la supplicai.
"Perché vuoi andare proprio a Stratford?"
"Perché lì stanno i nonni! Starò con loro, per favore, per favore, per favore!" la supplicai ancora.
"Eh.. - dopo alcuni secondi - Va bene. Avviserò i nonni del tuo arrivo dopo." sforzò un sorriso.
"Grazie mille, mamma! Non finirò mai di ringraziarti." l'abbracciai, sorridendo.
Era vero, avrei lasciato Vanessa, ma l'avrei sicuramente chiamata ogni giorno, anche se c'era il fusorario.
Ho sempre trattenuto tutto dentro, ma ora non ci riuscivo più. Non volevo farmi prendere ancora in giro.
Era vero, era una pazzia bella e buona, e mi sarebbe mancata la mia famiglia, ma almeno temporaneamente sarei stata lì.
Se mi troverò bene finirò la scuola lì e frequenterò il college, altrimenti ritornerò qui, dopo il diploma.
Almeno il liceo volevo finirlo e volevo prendermi il diploma, ma a stare un altro anno e mezzo in quella scuola proprio non ce la facevo.
Sarebbe iniziata una nuova vita, e sarebbe nata una nuova Jasmine Hilsett.




*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutte C:
Questa è la mia nuova FF, questa volta su Justin Bieber. L'altra che sto scrivendo è sui One Direction, invece. :)
Scusate per questo primo capitolo, è cortissimo ed è uno schifo!
Ma più che altro è semplicemente un introduzione di quello che succederà negli altri capitoli.
Grazie a tutte quelle che sono arrivate fin qui, ahah! Un kìzz a tttt xd <3 (è l'ora. LOL)

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Capitolo 2
*** -"Are you crazy?" ***


"Tesoro, sono arrivata ad una conclusione." entrò mia madre nella mia stanza mentre ero al pc, dopo aver bussato lentamente.
"Cioè?"
"Stamattina quando eri a scuola, io e tuo padre abbiamo avuto una.. bruttissima discussione.
Abbiamo litigato molto, e fuori sono uscite molte verità che non sapevo.
Tu lo sai che io e tuo padre litighiamo da anni, no?" chiese infine mia madre.
"Dalla mia nascita, direi." ruotai gli occhi.
E già, da 16 lunghi anni i miei genitori litigavano molto spesso, e anche mio fratello Jason di 20 anni mi ha raccontato che quando io non c'ero ancora, litigavano ancora di più.
"Esatto.. Beh, ho deciso che verrò anch'io con te a Stratford dai nonni.
Non ce la faccio più a sopportare tuo padre da quando l'ho sposato e ho sopportato abbastanza per più di 20 anni.
Quindi la migliore soluzione sia di andare ad abitare dai nonni."
"Sono felice! Almeno non andrò da sola." sorrisi.
"Ma Jason?" chiesi, poi.
"Tuo fratello qui ha il posto di lavoro e ha già detto che non vuole andarsene perché ha i suoi amici e la sua ragazza." rispose subito mia madre.
"Oh, perfetto. Quando partiamo?" chiesi, sorridendo.
"Quando vuoi." rispose sorridendo anche lei.
"Mh.. allora anche venerdì prossimo dopo esser uscita da scuola?" le chiesi, ridendo.
"Va benissimo. Vado a chiamare tua cugina che lavora all'agenzia di viaggi per chiederle due biglietti di andata per Stratford." disse, uscendo poco dopo dalla stanza.
Ero felice che mia madre venisse con me, ma dall'altra parte ero triste perché i miei genitori erano arrivati alla 'fine' della loro relazione.
Da quando ero piccola piangevo sempre quando litigavano, perché pensavo che mio padre se ne sarebbe andato di casa, ma non l'ha mai fatto, fortunatamente.
Amavo entrambi, ovviamente anche mio fratello.
Erano le uniche persone che mi accettavano anche per il mio brutto carattere.
 
 
 
 
 
"COSA? TE NE VAI? NON PUOI FARMI QUESTO!" urlò Vanessa, la mia migliore amica, quando sentì le mie parole.
"Shh, stiamo a scuola. Non urlare!" 
"Ma come faccio a non urlare? Dovrei essere felice?" urlò più piano, questa volta.
"No, ma almeno capiscimi. Sei l'unica a sapere di tutte le cose brutte, di minacce di morte che ho ricevuto da quando sono venuta in questa scuola." dissi.
"Lo so perfettamente, e ti sono sempre stata vicina." sorrise.
"Sì, lo so, grazie! Ma ora mi sono stancata. Andrò a vivere a Stratford dai miei nonni." dissi.
"E se ti troverai peggio? Sarai nuova, e se ti prenderanno tutti in giro?" mi chiese.
"Peggio di questa situazione non potrà mai esserci. Ti chiamerò sempre e faremo videochiamate su Skype ogni giorno per aggiornarci!" sorridemmo.
"Non sei triste che non vedrai più Adam?
"Adam è il mio ultimo problema. E' vero, mi piace, ma ovviamente non sono corrisposta e quindi non vedo perché dovrei starci male." alzai le spalle.
"Fai bene! Quando parti, allora?" mi chiese.
"Venerdì pomeriggio dopo scuola."
"Venerdì quindi è il tuo ultimo giorno in questa scuola.. mh, vuoi vendicarti?" mi sorrise beffarda.
Che aveva in mente, ora?
"Certo che sì! Hai qualche idea?" le chiesi, e annuì.
La campanella suonò, ed entrammo in classe per fare l'ultima ora di lezione.
Dopo un'ora uscimmo da scuola e riprendemmo l'argomento di prima, dato che in quell'ora il professore aveva spiegato tutto il tempo.
"Allora, qual è la tua idea?" le chiesi, curiosa.
"Stavo pensando che magari potresti andare da Adam e baciarlo all'improvviso, così vedrai cosa prova!" disse, sbattendo le mani per la sua 'idea'.
"Ma sei pazza?" risi.
"Dai! Se gli piaci rimarrai qui, no?
"No, Vane! Me ne andrò comunque. Non ho intenzione di baciarlo, se si allontanasse farei una figura di merda." le feci capire.
"E allora? Tanto te ne vai!
"Mh... ci penserò." ridemmo entrambe.



*SPAZIO AUTRICE*
Ahaha, fa defecare questo capitolo. LOL
Scusatemi davvero, è diciamo un passaggio del prossimo capitolo che parlerà direttamente del giorno della partenza di Jasmine. :)
Grazie a tutte le persone che leggono l'inizio di questa storia. <3

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Capitolo 3
*** -"I'll miss you." ***


Finalmente arrivò l'attesissimo giorno: Venerdì.
Avrei dovuto lasciare la mia migliore amica, mio padre e mio fratello, ma alla fine la colpa non era mia se c'erano queste 
persone di merda nella mia scuola e nella mia città.
New York era fantastica, tutti i turisti sono attratti da questa bellissima città, ma poi.. ci vivi, conosci le persone del tuo quartiere, e cambi idea.
Purtroppo era dal primo anno del liceo che mi trattavano male tutti.
Non ero mai piaciuta a nessun ragazzo per via del fatto che tutti mi prendessero in giro.
Okay, prendere in giro è una cosa, ma addirittura a minacciare di morte una persona che non ha fatto niente, è incocepibile.
Per non parlare di tutte le volte che mi hanno picchiata fuori scuola, e al lungomare quando uscivo il sabato sera con Vanessa.
Lei era l'unica a sapere di tutto questo, ma più di difendermi non poteva fare nulla, anche perché una volta picchiarono anche lei per avermi difesa
e sua madre giustamente si preoccupò e le raccomandò di non mettersi più in mezzo per me, nonostante mi volesse bene.
Questi pensieri mi frullarono nella mente per tutto il tempo che stetti alla fermata fin quando passò il bus, ed entrai.
"Haa! Eccola! Ahahahah." Jake, uno stronzo, fece una smorfia e tutti risero.
"Non iniziare a rompermi il cazzo." gli dissi, dato che dovevo sopportare questa frase ogni fottuto giorno.
"Altrimenti che fai?" fece una faccia addolorata per finta e gli altri continuavano a ridere, soprattutto le oche.
"Altrimenti te la farò pagare." fu quello che riuscii a dire.
"Oh, davvero? E dai, provaci!" mi avvicinai a lui e gli diedi un pugno sul naso, non molto forte però perché ero.. debole, e tremavo.
"Ooooh!" tutti si lasciarono scappare un verso di stupore.
"Che cazzo hai fatto, verginella di merda? Non pensavo che l'avessi fatto davvero, dato che sei una cretina che non l'ha mai data a nessuno
perché è una cessa assurda. Il tuo Adam non ti vuole proprio per questo. Sei brutta, antipatica, ingenua, cretina e rincoglionita del cazzo." disse e tutti risero dandogli il cinque.
Oh, piccola informazione. Quasi tutta la scuola sapeva mi piacesse Adam..
"So di essere brutta, ma tu sai almeno di essere uno stronzo?" gli sorrisi beffarda.
"Ripetilo di nuovo, se ne hai il coraggio. VERGINELLA!
"Stronzo." scandii bene ogni lettera.
Pessima idea, non avrei dovuto farlo.
Mi diede un pugno forte sul labbro, facendomi uscire del sangue.
Non riuscii a fare nient'altro che toccarmi il labbro dolorante, e subito dopo il bus si fermò fuori scuola e scendemmo tutti.
"Jass! Oddio, ti esce sangue per tutto il labbro, che è successo?" mi venne incontro Vanessa.
"Jake." dissi semplicemente.
"Oh, ora capisco. Giuro che quel ragazzo farà una brutta fine." si arrabbiò.
"No, non fare nulla. Tua madre ti ha detto quella cosa.. non farlo.. per me. Cioè, oggi pomeriggio me ne vado!" risi infine, ma il labbro mi bruciava tanto.
"Ecco, bacia Adam." disse.
"No, no, e no."
"Avevi detto ci avresti pensato."
"E ci ho pensato: No." 
"Ma scema, è la tua ultima occasione." mi accarezzò una spalla per darmi conforto.
"Il mio primo bacio lo voglio dare ad un ragazzo che ricambia i miei sentimenti." dissi, dirigendomi in classe.
"Va bene, va bene. Hai ragione." alzò le mani in senso di arresa.
"Quella è la fottuta verginella che mi ha dato un pugno sul naso, e io le ho tirato un pugno sulla bocca, ahaha!" rise Jake dando un cinque ad Adam.
Adam rideva. Certo, non gliene importava un cazzo di me, ovvio!
"Tanto oggi me ne vado per sempre, alla faccia tua, grandissimo coglione!" urlai facendogli una linguaccia ed entrando in classe con Vanessa.
"Che grande." mi diede il cinque Vane.
 
 
 
 
 
"Mi mancherai, Jass. Dovrò restare da sola, ma se questo è per il tuo bene, allora sono contenta." mi sorrise Vane, anche se dentro sicuramente stava male, all'uscita da scuola.
"Anche tu Vane, tantissimo. Mi mancheranno le tue battute e le tue idee di merda, ma soprattutto le tue risate e i nostri sfoghi. Mi sei sempre stata vicina, grazie mille di tutto." ci abbracciammo.
"E continuerò ad esserci, con il pensiero. Ti voglio bene, migliore amica." iniziò a piangere.
"No, no. Non piangere, per favore. Anche io ti starò sempre vicina, ci sentiremo sempre." dissi con gli occhi lucidi, e lei annuì.
Mi dispiaceva lasciarla qui da sola, dato che ero solo io la sua migliore amica mentre le altre erano solo conoscenze.
Mia madre bussò dalla macchina col clacson per farmi andare lì, e abbracciai ancora Vanessa.
"Prometto che ti verrò a trovare, magari in Estate." disse Vanessa, non volendosi staccare da me.
"Grazie mille. Di tutto, non finirò mai di dirtelo." iniziai a piangere anch'io e ci abbracciamo un'ultima volta.
Arrivai alla macchina, la salutai da lontano ed entrai, con le valigie mie e di mia madre sui sedili posteriori.
"Fai buon viaggio!" urlò Vane, e io annuii salutandola con la mano, fin quando non la vidi scomparire ai miei occhi mentre mia mamma guidava sempre più lontano.
"Mi mancherà Vane." dissi.
"Mi dispiace, tu hai voluto partire."
"Lo so, ma non potevo rimanere solo per lei, subendo pugni e insulti da tutti.
"E quel labbro tutto gonfio, cos'è successo?" chiese mia madre dandomi uno sguardo veloce per poi ritornare a guardare in avanti.
"Uno della mia scuola, stamattina nel bus mi ha dato un pugno forte, dopo che gliene ho dato io uno sul naso." alzai le spalle, come se non fosse niente. 
"Ma come ti sei permessa? A quest'ora non avresti quel labbro così gonfio se non avessi avuto tu l'iniziativa." disse mia madre.
"Dovevo difendermi in un certo modo. Era l'ultimo giorno, volevo fare qualche pazzia." risi.
Ci fu qualche attimo di silenzio.
"Mi mancheranno anche Jason e papà." abbassai lo sguardo.
"Tuo padre proprio non lo nominare. Alla fine io me ne sarei andata comunque e ti avrei portata con me, quindi volevi o non volevi saremmo partite lo stesso." disse, seria.
 
 
Arrivammo all'aeroporto con qualche minuto d'anticipo, il tempo di fare il check-in e di imbarcarci, posando le nostre valigie nell'apposita scaffalatura sopra i nostri posti.
Non avevo mai preso un aereo in tutta la mia vita, ed ero un po' eccitata al pensiero, ma non avevo per niente paura.
Ci sarebbe voluto un po' di tempo per atterrare a Stratford, così misi le mie cuffie e accesi il mio i-Pod, e mi tuffai nella musica che era l'unica cosa che mi faceva stare bene.
"Si avvisa ai signori passeggeri che siamo atterrati allo Stratford Municipal Airport." una voce al microfono mi fece svegliare, e un po' stordita, mi voltai verso mia madre.
"Per quanto tempo ho dormito?" le chiesi.
"Per tutto il tempo del viaggio." rise, prendemmo le nostre valigie e scendemmo dall'aereo.
"Quant'è grande quest'aeroporto." dissi come una bambina, guardando da tutte le parti.
Persone che correvano per il ritardo, persone che piangevano per le partenze delle persone a loro care, persone che si salutavano.
L'aeroporto era praticamente questo: un posto che poteva essere sia bello, che brutto.
Senza notarlo sbattei contro qualcuno.
"Hey, fai attenzione." disse.. una voce maschile.
Guardai questo ragazzo, e.. wow.
Non male.
"Ma fai attenzione tu!" dissi.
Dovevo dirgli per forza così, l'altra opzione era 'Scusami tanto, bellissimo ragazzo canadese' ma non era il caso.
"Sei.. americana?" alzò un sopracciglio sentendo il mio accento.
"Sì." dissi.
"Jasmine, e allora? Dai, muoviti!" mi chiamò mia madre da lontano che stava continuando a camminare.
"Sì, vai dalla tua mammina, Jasmine." scandì il mio nome.
Non incominciamo anche in Canada, per favore.
"Sì, infatti andrò per non vederti più. E poi che hai con il mio nome? Il tuo sarebbe migliore?" poco stronza.
"Ovvio. Justin." disse il suo nome come una popstar.
Ma chi si credeva di essere? Era anche un bel ragazzo, ma non poteva essere così montato!
"Come vuoi.." dissi, incamminandomi verso mia madre.
"Quel ragazzo ti sta guardando da quando te ne sei andata." disse mia madre, appena arrivai da lei.
"Non mi importa." dissi.
Perché mi guardava? Ero così brutta? LOL



*SPAZIO AUTRICE*
Insomma, questa Jasmine ha un'autostima a mille, proprio come me. LOL
Chissà chi è il ragazzo che ha 'conosciuto' in un modo un po' strano.. AHAHAH
Vi avviso già che la storia non è come le altre, del tipo lui si innamora di lei facilmente e lei lo tratta male o viceversa. 
Ci vorrà un po' di tempo prima che Jasmine si innamori di Justin, sempre se lo farà. :)

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Capitolo 4
*** -I'll never have a crush on him. ***


Dopo aver chiesto varie informazioni alle persone che erano di Stratford, io e mia madre arrivammo senza troppi problemi a casa dei miei nonni.
Stratford era davvero bella, diversa da New York. Le persone sembravano così socievoli in mezzo alla strada, mentre a New York ti guardavano tutti dalla testa ai piedi
con superiorità, e ti giudicavano soprattutto per il modo di vestire.
Speravo solo che questi pensieri positivi non sarebbero diventati il contrario, anche perché poi mi sarei attaccata al tram.
Bussammo alla porta di casa dei miei nonni.
"Chi è?" chiese mia nonna dall'altra parte della porta.
"Mamma, siamo io e Jasmine." rispose mia madre, avvicinandosi alla porta per farle sentire.
Mia nonna aprì la porta e fu felicissima di vederci, come d'altronde anch'io e mia madre.
Poco dopo arrivò mio nonno e ci salutammo, prima di entrare in quella grande casa.
"Com'è andato il viaggio?" ci chiese mio nonno.
"Tutto bene." rispondemmo in coro io e mia madre.
"Vi troverete bene qui, ve lo assicuriamo. Le persone sono a posto e non avrai problemi, Jasmine." mi sorrise mia nonna.
E lei che ne sapeva?
"Mamma..?" la guardai con sguardo omicida.
"Scusa tesoro, tua nonna voleva sapere assolutamente il perché della tua improvvisa voglia di venire qui, e le ho raccontato tutto.." rispose.
"Ecco perché te l'avevo nascosto da 4 anni! Sapevo che l'avresti detto.." dissi, deludente.
"Vabbè, ora dimentichiamo tutto questo perché stai per incominciare una nuova vita, e quello è solo il passato. Quindi.. vi andrebbe di visitare un po' la città?" ci chiese mia nonna infine, e annuimmo contente.
Presero le chiavi e uscimmo di casa, entrammo in macchina e ci fecero vedere molti posti carini.
Ci fermammo poi per andare ad un bar a prendere qualcosa.
"Tu..?" sentii una voce dietro di me e istintivamente mi girai, anche se non sapevo se questa persona ce l'avesse con me o no.
Oh merda. Il biondino canadese. Com'è che si chiamava? Just.. Justin, ecco.
"Ciao, Justin." dissi imitando il tono di voce con cui disse il suo nome poche ore prima, all'areoporto.
"Jasmine.. giusto?" sorrise.
Però.. che sorriso.. carino. Anzi, di più. 
"Sì." sorrisi anch'io, anche se non me n'ero resa conto.
"Allora, ti piace Stratford?" chiese, mettendo le mani in tasca e quindi notai i suoi pantaloni.
Strani... no, aspetta. Perché c'era Mario Bros sui suoi pantaloni larghi sopra e stretti sotto?
Mi resi poi conto che sembrava stessi vedendo il suo... pene. Quindi scossi immediatamente la testa al pensiero e ritornai a guardarlo in viso.
"Sì, mi piace tanto." risposi, e lui fece un ampio sorriso.
Poi gli guardai gli occhi... e... wow, erano.. carini? No, di più.
Ma no, dovevo smetterla. Alla fine non dovevo prendere una cotta per.. lui.
"Ci sei?" mi sventolò una mano davanti agli occhi, ridendo.
Che risata..
"Cosa? Ah, sisi, ci sono. Mi hai chiesto qualcosa?" cercai di essere più spontanea possibile.
"Sì. Ti ho chiesto quanti anni hai." sorrise ancora. Se avesse sorriso ancora un'altra volta mi avrebbe uccisa, decisamente.
"Ho 17 anni. E tu?"
"Quasi 19."
Ma che cazz? Sembrava un 17enne. LOL.
"Non sembri tanto grande... come farai con la scuola?" mi chiese.
Parlava lui, che sembrava anche lui più piccolo di quello che fosse.
"Dovrò trasferirmi in una nuova scuola, qui." dissi, imbarazzata.
Lo ero sempre quando parlavo con... il ragazzo che mi piaceva.
NO,NO,NO,NO.
Lo ero sempre, stop.
"Io vado alla Whembley High School, frequento l'ultimo anno. Che ne dici di trasferirti lì?" sorrise, cazzo.
"Dove si trova?" gli chiesi, mostrandomi interessata.
Magari vederlo tutti i giorni sarebbe stato bel... NO.
"E' a qualche isolato da qui, non è molto lontano." disse indicando in avanti con l'indice.
"Sì, ma io non abito qui. Abito diciamo a qualche isolato dall'areoporto, ci ho messo un po' a venire qui." dissi.
"Anche io! Vabbè, spero che tu possa venire, ci terrei tanto a conoscerti meglio e a vederti tutti i giorni." sorrise facendomi poi un dolce occhiolino.
Dove mi trovavo?
"Già, hai ragione... -ma che cazzo ho detto?- Scusa ma perché oggi eri all'areoporto?" chiesi cambiando poi discorso, avevo già fatto troppe figure di merda.
"Mio padre mi è venuto a trovare, dato che i miei sono separati, e così ho deciso di andarlo a prendere in areoporto." disse, con una voce davvero.. dolce.
Okay avevo capito. Era un ragazzo zuccherato(?), ma cazzo basta.
"Oh.. beh diciamo che ti capisco. I miei si vogliono separare ed ecco perché siamo venute qui.." dissi.
Non potevo dirgli il fatto di quelle persone, non dovevo.
"Mi dispiace.. non c'è nessun altro motivo per cui sei venuta qui?" chiese.
Ma che cazz? Era telepatico o cosa?
"Ehm.." abbassai lo sguardo.
"A me puoi dire tutto." ecco di nuovo l'occhiolino + sorriso. Mah.
Non sapevo proprio mentire..
"Okay, ehm.. nella mia scuola, a New York, c'erano molte persone che.. mi prendevano in giro. All'inizio si prendevano solo
gioco di me, sfottendomi e mettendomi al ridicolo per non so quale motivo. Poi hanno incominciato a picchiarmi, dato che non reagivo.." dissi. 
Justin era sconvolto.
"Cosa? Non posso crederci. Non avrebbero dovuto fare del male.. a te." all'ultima parola arrossì leggermente ma non ci feci molto caso.
"Sono fatti così.." alzai le spalle.
"Sono fatti una merda." sorridemmo entrambi.
"Ti facevano.. molto male?" chiese.
Domanda molto utile, direi.
"Ovvio che sì! E' da 4 anni che mi picchiano facendomi uscire del sangue e facendomi tornare a casa con i lividi. Altrimenti non sarei venuta qui!" dissi.
"Oh, certo, scusa." ridacchiò.
Che ragazzo serio e attento.
"Sei da sola?" chiese poi, corrugando la fronte.
"No, dentro al bar ci sono mia madre e i miei nonni." dissi, indicando dentro al bar mentre loro stavano parlando e mangiando qualcosa.
"Quelli.. sono i tuoi nonni? Carrell?" chiese, entrando lentamente nel bar.
Okay. Come cazzo conosceva il cognome dei miei nonni?
Non ebbi neanche il tempo di rispondere, che..
"Anne, Paul!" li andò a salutare e si abbracciarono.
"Justin!" dissero i miei nonni in coro.
Cosa cazzo stava succedendo? Possibile che il mondo fosse così piccolo?
"Jasmine! Hai conosciuto bene il nostro Justin?" risero dandogli una pacca sulla spalla.
...
"Ehm.. insomma. Ma come vi conoscete?" chiesi.
"Tesoro ma quello non è il ragazzo dell'areoporto?" mi chiese a bassa voce mia mamma.
"Sì, è lui. Ora l'ho rincontrato e stavamo parlando un po'.. mi ha anche consigliato una scuola in cui potrei andare." sorrisi.
"Oh si! Lui va alla Whembley, è una scuola eccezionale." disse mio nonno, dopo aver origliato la nostra conversazione.
Non hanno ancora risposto alla mia domanda.
"Allora? Come lo conoscete?" chiesi spazientita.
"Justin è il nostro vicino di casa!" dissero ridendo, e Justin annuì sorridendo.
NO. NO. NO E NO.
VICINO DI CASA. PER SEMPRE.
Vaffanculo, non ero qui neanche da un giorno e già il mondo si era ribaltato del tutto?
Nervosamente mi misi le mani nei capelli. 
Quando disse che anche lui abitava a pochi isolati dall'areoporto non pensavo mica che sarebbe stato il mio vicino.
Che merda.
O era un bene?

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Capitolo 5
*** -"It'll be a better life." ***


Okay... riprendiamoci.
Sarà il mio vicino di casa, quindi lo vedrò spesso.
Anzi, molto spesso. 
Quasi sempre, direi.
"C-cosa?" riuscii a dire.
"Dai, cara! Diventerete ottimi amici, ne sono sicura!" sorrise mia nonna guardando prima me e poi Justin.
Ottimi amici.
Quelle due parole mi rimbombavano nella testa.
"Esatto.. e poi se lei verrà nella scuola in cui vado io ci vedremo ogni giorno!" disse Justin.
Ogni giorno.
Ottimi amici, ogni giorno.
Stavo decisamente male, ma non potevo farlo capire.
"Oh.. sì.. va benissimo! Mi farebbe piacere andare alla Whembley.. chissà!" ridacchiai nervosamente.
"Va bene, si sta facendo tardi.. Justin ti diamo un passaggio a casa?" chiese poi mio nonno cambiando discorso.
"Sì, grazie Paul!" sorrise.
Entrammo in macchina, con Justin seduto al centro, e al mio fianco.
Ero pensierosa ed ero appoggiata al finestrino dell'auto di mio nonno, fissando le strisce bianche della strada.
"A che pensi?" Justin mi fece ritornare alla realtà, e quasi sobbalzai.
"A niente.. o a tutto.." dissi, incapace persino io di dire quello a cui stavo pensando.
Stavo pensando a lui, ma non potevo dirglielo.
"So che sei un po' travolta da tutto ciò, per te sta iniziando una nuova vita." mi accarezzò una spalla.
"Questo lo so, è solo che non so quello che mi succederà. So cosa ho perso, ma non so cosa troverò." dissi.
"Beh, per ora hai trovato me." sorrise alzando le spalle.
Non sorridere più così, però...
Il suo sorriso faceva sorridere anche me contemporaneamente. 
"Justin, siamo arrivati fuori casa tua." mio nonno richiamò la sua attenzione, facendolo poi scendere dall'auto.
"Grazie mille Paul del passaggio. Ci vediamo!" salutò tutti in generale, fin quando mi guardò e sorridendo mi fece un... occhiolino?
Un altro?
Ma aveva un tic all'occhio o cosa?
Avanzammo con l'auto di qualche metro e io, mia madre e mia nonna scendemmo dall'auto, e mio nonno la mise in garage.
"Quel ragazzo è d'oro.. spero che tra voi nascerà qualcosa. E' anche molto carino!" rise mia nonna.
Carino è dire poco.
No, okay, stavo esagerando.
E di Adam? Adam è l'opposto di Justin carinoèdirepoco Bieber.
Ma Adam non lo vedrò più, quindi mi farà bene conoscere meglio Justin, anche perché, saremmo diventati solo amici, nulla di più.
Non gli sarei mai piaciuta, cioè.. io, sono io. 
Prima, facendo un po' il giro della città, notavo alcune ragazze, ed erano tutte bellissime.
Sicuramente a lui piaceva qualcuna di loro, non potevo piacergli.. io.
Non piacevo ad Adam che era il figo della scuola, potevo piacere a Justin che era altrettanto sicuramente?
"Jasmine, lì ci sono le tue valigie, valle a disfare di sopra, nella camera accanto al bagno." disse mia nonna, indicando le valigie in un angolo del soggiorno.
Annuii e dopo aver preso le mie due valigie, andai di sopra in quella che doveva essere la mia camera temporanea.
Però.. quant'era spaziosa!
Disfai le valigie mettendo i vestiti negli armadi e mettendo dei piccoli oggetti sul comodino accanto al letto e il mio pc portatile sulla scrivania.
Decisi poi di accendere il computer e di connettermi su Facebook, giusto per spiegare a Vanessa di tutto l'accaduto.
1 Richiesta d'amicizia - Justin Bieber.
Ma che cazz? Lavorava all'FBI? Come aveva fatto a trovare il mio cogn..
Nonna. Al bar vedevo che parlavano di qualcosa, quindi è stata lei a dirgli il mio cognome.
Accettai poi, e andai sul suo profilo.
-Quanto sei bello! Non vedo l'ora di vederti domani a scuola, migliore amico! <3-
Una ragazza, di nome.. Charlie Begans, gli scrisse in bacheca.
Andai sul profilo di questa Charlie, cavolo, quant'era bella.
Sicuramente lui e lei erano quelli tra i più conosciuti alla Whembley.
Ritornai sul profilo di Justin e notai che c'erano molte altre ragazze a scrivergli in bacheca,
tra cuori.. parole d'amore.. mah!
-Jasmine!- la chat con Vanessa si aprì e per un momento mi dimenticai di Justin.
-Vanee! Oddio, da quanto tempo. LOL- 
-Com'è andato il viaggio?-
-Tutto bene.. ho conosciuto un ragazzo all'aeroporto di Stratford..-
-Non farmi rimanere sulle spine! Chi è questo canadese?-
-Justin. E'.. molto carino. Ha un bel sorriso, e i suoi occhi sono.. fantastici. Non ci crederai mai, conosce i miei nonni!
E' il mio vicino di casa.-
-Non ci credo! Hey, hey, ti sei già dimenticata di Adam?-
-Come potrei.. ma se sono venuta qui un motivo c'è. Devo dimenticare anche lui.-
-Hai ragione.. mi manchi già tanto, sai? <3-
-Anche tu.. ci sentiremo ogni giorno, promesso. <3-
-Ovvio! Scusa, vado a fare i compiti. Notte per dopo, Jass. <3-
-Notte, Vane! <3-
Ah, la mia Vane. Spero che rimarremo amiche per molto tempo, anche se la distanza fa male.
-Hai disfatto le valigie? :)- Justin Bieber.
No. Ancora lui, no. Era un ossessione.
-Sì.-
-Però! Come sei fredda.. rischi di congelarti! Ahahah ;)-
Che c'è, ora li mandava anche virtualmente gli occhiolini?
E comunque la battuta era molto squallida.
-Era squallida..-
-Me ne farò una ragione :)-
Che imbarazzo, non sapevo più cosa scrivere.
"Jasmine! La cena è pronta, scendi!" mia mamma mi chiamò dal piano di sotto, yeah.
-Devo andare a cenare. Ci sentiamo, ciao. :)-
-Oh finalmente una faccina felice! Ciao, Jasmine. <3-
Spensi il computer e scesi giù.
Il cuore.. cosa poteva significare? Niente, ovvio!
"Che facevi?" mi chiese mia nonna incominciando a mangiare.
"Niente, ero su Facebook."
"Con chi chattavi? Vanessa?" mi guardò mia madre.
"S-sì.. Vanessa. E poi Justin." abbassai lo sguardo sul piatto.
Boccaccia maledetta. Ora non la finiranno più di farsi film mentali sulla nostra ipotetica storia.
"Siete molto carini insieme." mi disse mio nonno.
"Ma non stiamo insieme!" ribattei, mentre continuavo a mangiare, anche se non con tutta questa fame.
"Non ancora." sorrise mia nonna.
Basta, si era fissata decisamente.
Accesi la televisione per finire questo discorso, tanto per vedere un po' i programmi canadesi.
Niente di entusiasmante, quindi questo voleva dire....
"Ti piace Justin?" mi chiese mia madre.
LO SAPEVO. LO SAPEVO!
"Certo che no!" risi nervosamente.
"Non lo conosco neanche da un giorno, come fa a piacermi? E poi in testa ho ancora Adam." dissi, non con troppa convinzione.
"Sì, ma cara, Adam te lo dovrai pure dimenticare! Sei a Stratford ormai, e Justin potrebbe sembrare il ragazzo giusto per te."
Sì, certo.
Finimmo di mangiare e dopo aver sparecchiato, mia mamma aiutò mia nonna a lavare i piatti.
"Ah, a proposito! Tra poco dovrebbe venire Justin a prenders.." provò a dire mio nonno.
Qualcuno bussò alla porta.
"Eccolo!" rise.
Mi sentii un uragano dentro lo stomaco.
"Vai ad aprire?" chiese poi.
Eh, tanto..
Aprii la porta e mi ritrovai il suo sorriso a pochi cm da me.
"Oh, ciao Jasmine! Dov'è tua nonna? Dovevo prendermi la farina che ho prestato ad Anne." disse, entrando in casa come se niente fosse.
"Ehm.. mia nonna è in cucina a lavare i piatti.." dissi, imbarazzata.
"Justin, vieni! Ecco la farina, ringrazia tanto Pattie." disse mia nonna, dandogli la farina.
"Chi è Pattie?" chiesi con curiosità, mentre Justin ritornava sulla soglia della porta di casa.
"E' mia madre." sorrise.. aiuto, morirò.
"Ah.. certo! -che domanda stupida- Ci vediamo domani, okay?" dissi nervosamente.
Perché proprio domani? Adesso penserà che voglio vederlo per forza. 
"Va benissimo! Allora.. ti inizia a piacere questa nuova vita?" mi chiese, proprio mentre stavo chiudendo la porta.
"Certo.. inizia ad essere molto diversa dalla vita di New York che avevo più o meno fino a neanche un giorno fa." dissi.
"Non preoccuparti, sarà una vita migliore." sorrise ancora.
Provai una strana sensazione nello stomaco, che mi invogliò a sorridere automaticamente.
"Lo spero." dissi.
"Buona notte, Jasmine.." mi baciò su una guancia e scomparì.
Adesso sentivo quasi un vuoto nello stomaco.. povero stomaco, doveva sopportare tutto ciò!
Chiusi lentamente la porta, e mi diressi verso camera mia.
Era davvero tardi, ed ero un po' stanca per il viaggio. Così mi andai a fare una doccia veloce e andai a dormire.

http://data.whicdn.com/images/49787714/justin-bieber-dont-smile-at-me-like-that-funny1_large.gif


*SPAZIO AUTRICE*
Scusate per il ritardoo ç_ç
La gif mi fa morire. Amvjvkdnmb.
In questo capitolo non succede granché, diciamo che Jasmine non riesce ad ammettere i sentimenti che sta iniziando
a provare per Justin.
Au revoiir! <3

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Capitolo 6
*** -"He looked like an angel." ***


Quella mattina mi svegliai tardi, tanto per godermi questo primo e ultimo giorno di lusso perché oggi sarei andata ad iscrivermi nella nuova scuola.
Alla Whembley. Dove andava anche Justin.
Era la migliore in quel posto, dicevano.
Scesi giù a fare colazione con ancora i capelli disordinati.
"Buongiorno, tesoro! Come hai dormito?" mi chiese sorridendo mia nonna, porgendomi la tazza col latte e i cereali.
"Benissimo, grazie." sorrisi di ricambio iniziando a mangiare i miei cereali.
"Oggi con tua madre dovrai andare ad iscriverti a scuola, se tutto andrà bene, potrai già incominciare lunedì." disse, iniziando a fare qualche servizio per casa.
"Lo so.. non sono psicologicamente pronta per andare nella nuova scuola, spero che sarà diversa da quella di New York." dissi, e improvvisamente il mio sorriso si spense.
"Non essere triste -mi guardò- ci sarà Justin a proteggerti." ridacchiò.
Justin cosa?
Alla pronuncia di quel nome mi ricordai automaticamente del giorno prima. 
Del bacio che mi ha dato sulla guancia, e della buonanotte.
Degli occhiolini, e dei sorrisi che mi ha dedicato. Solo a me.
"Lo spero." dissi, a bassa voce.
Sentire il suo nome di prima mattina serviva parecchio a svegliarmi del tutto, direi.
"Perché non lo vai a trovare?" mi chiese, ad un tratto.
"E perché dovrei? Non siamo neanche amici." dissi, alzandomi dal posto e lavando la tazza nel lavandino.
"Ma scherzi? Certo che siete amici, anzi, pure qualcosa di più. Ma hai visto come ti guarda quel ragazzo?" mi chiese ancora, avvicinandosi a me.
"No, nonna. Non lo siamo. Siamo solo.. conoscenti. E poi come guarda me, guarda tutte." risposi.
"Senti, Justin per noi è come un nipote ormai, lo conosciamo dalla nascita, e non ci ha mai parlato di una ragazza." iniziò il discorso, sedendosi.
"Noi gli chiedevamo come stesse andando con le ragazze, e lui non ha mai voluto dirci niente, perché in queste è molto introverso. Ma io e tuo nonno rimanemmo di stucco quando ci chiese il tuo cognome e qualcos'altro di te." disse, infine.
Era... vero? Quindi gli interessavo?
Ma a che penso? Interessargli, pff, io?
"Ah.." fu tutto quello che riuscii a dire, con lo sguardo fisso nel vuoto, pensierosa.
"Pensaci, è il ragazzo giusto per te." disse, alzandosi, e ritornando a pulire qualche mobile nel soggiorno.
Ma perché già si faceva questi film mentali? Non capisco. Ma sono curiosa: vorrei vedere davvero che reazione farebbe se lo andassi a visitare ora.
Così salii di sopra, mi feci una doccia senza bagnare i capelli, e con un accappatoio andai velocemente in stanza per potermi cambiare.
Indossai un maglione verde con una cintura nera in vita, un jeans attillato e degli stivali neri.
Dopo essermi vestita, ritornai in bagno per potermi sistemare i capelli e truccarmi leggermente.
Presi il cellulare e scesi giù in soggiorno per dire a mia nonna che lo sarei andato a trovare.
"Quanto sei bella! Cadrà ai tuoi piedi." rise.
"Sì, perché sverrà dalla mia bruttezza." dissi, ironicamente.
A questi complimenti rispondevo spesso così, per via della mia insicurezza.
Presi le chiavi di casa dei miei nonni e dopo aver lasciato la casa, mi diressi verso casa Bieber.
Suonai il campanello, ero molto ansiosa, ma non potevo mica farmi vedere agitata.
Così al "Chi è?" risposi molto normalmente: "Sono.. Jasmine.
La porta si aprì e vidi una figura femminile, con dei capelli neri lunghi e degli occhi azzurri, poteva avere sicuramente meno di 40 anni.
"Ehm, salve. Sono la nipote dei Carrell. Volevo salutare Justin.." sorrisi, nervosamente.
"Oh! Jasmine! I tuoi nonni mi hanno sempre parlato di te, anche ieri Justin mi ha detto che ti sei trasferita qui. Mi fa molto piacere! Justin è di sopra nella sua stanza, non so se dorme ancora, vai a vedere!" sorrise.
Aveva l'aria molto simpatica!
Senza farmelo ripetere due volte, salii di sopra, muovendomi lentamente per vedere i dettagli di quella casa.
C'era una stanza con la porta aperta, ed era quella matrimoniale, poi c'era un bagno, una camera degli ospiti molto accogliente, e infine, quella che doveva essere la stanza di Justin.
Aprii delicatamente la porta, con le gambe che mi tremavano, e notai Justin che dormiva ancora.
Mi avvicinai al letto senza fare rumore, e mi guardai intorno.
Era una stanza enorme, con tanti poster attaccati di vari cantanti, soprattutto di Beyoncè.
Con cautela alzai la persiana ed entrò un raggio di luce da fuori.
Mi riavvicinai a Justin, e spontaneamente mi venne da carezzargli una guancia.
Era così bello.. Sembrava un angelo. 
All'improvviso aprì gli occhi, e dopo alcuni secondi spesi a guardarmi, sorrise dolcemente.
"Jasmine.. che ci fai qui?" mi chiese, alzando il busto per poi sedersi.
"Volevo venire a trovarti... dormiglione!" risi, scompigliandogli i capelli.
"Hey, hey! Sono sacri questi!" rise poi, e io alzai un sopracciglio ironicamente.
"Dai, fai colazione e preparati che è una bellissima mattinata, voglio passarla con te!" dissi, nel modo più amichevole possibile.
"Wow... okay! Vuoi fare colazione anche tu?" mi chiese, alzandosi poi dal letto.
"No, grazie, l'ho già fatta a casa. Ti aspetto qui!" dissi.
"Va bene, ci vorrà un po' di tempo però.." disse, arrivando alla soglia della porta.
"Non importa." sorrisi. Lui sorrise di rimando e uscì dalla stanza.
Gli rifeci il letto, e aggiustai qualcosa fuori posto che si trovava nella camera.
Mi avvicinai poi alla sua scrivania, dov'era poggiato sopra il suo notebook.
Aprii la scrivania e i miei occhi si poggiarono a prima vista su un piccolo foglio piegato.
Curiosa, lo afferrai e lo aprii.
'Jasmine Hilsett <3'
Ma che.. oddio. Istintivamente mi venne un sorriso da ebete, e poggiai quel foglio sul cuore.
No, non poteva essere. Sicuramente si era scritto il mio nome e cognome per non dimenticarselo, per aggiungermi su Facebook.
E poi..avrà aggiunto un cuore solo.. per sfizio. Esatto, era sicuramente quella teoria.
Riposai il foglietto dentro la scrivania e la chiusi. 
"Hey, devo cambiarmi." la porta si aprì e io quasi sobbalzai, ma.. ci vollero alcuni secondi per riprendermi da quello che stavo vedendo.
Justin Bieber con solo un asciugamano avvolto in vita e i capelli, anche se un po' bagnati, erano pur sempre perfetti.
"Oh, certo! Scusa, esco subito." timidamente uscii, con lo sguardo per terra.
Aveva un fisico pazzesco. 
Dopo alcuni minuti uscii già vestito, e indossava una semplice maglia a maniche lunghe nera, un pantalone di tuta largo grigio, e delle supra nere.
"Sono pronto." sorridemmo, e uscimmo da casa.
"Hai ragione però,è proprio una bella mattinata." disse poi, sorridendo.
"Già.." dissi, imbarazzata.
Brava, Jasmine. Prima lo vai a trovare a casa sua e poi non dici una parola.
"Perché sei diventata improvvisamente timida?" si avvicinò sempre di più a me, mentre camminavamo per le strade di Stratford.
"Io lo sono sempre!" ammisi.
"Sì, ma ora lo sei ancora di più.. dimmi, ti faccio sentire in soggezione?
"No, no! Che dici... sono io, che a volte ho dei momenti da camionista e altri da brava ragazza." dissi, provocando la sua dolce risata.
"Vieni, ti faccio vedere un posto. Sicuramente non lo sai!" sorrise, afferrando la mia mano e iniziando a correre.
"Chiudi gli occhi!" disse, e li chiusi immediatamente, avendo un po' paura.
Non dissi niente in quel tragitto per non-so-dove, anche perché già sapevo che non mi avrebbe detto niente.
Dopo alcuni minuti la sua mano si fermò, e con gli occhi ancora chiusi mi fermai anch'io, anche se non sapevo dove mi trovavo.
"Ecco, puoi aprirli." aprii gli occhi e mi incantai a quella scena.
Eravamo in un parco pieno di alberi, di panchine, di tantissimi fiori e di tanti bambini che giocavano, con alcune coppie che si appartavano, e degli
anziani che passeggiavano. Era il posto perfetto in quella mattina.
"Wow, è fantastico!" dissi, ma in realtà era molto di più. A New York non avevo mai visto una cosa del genere.
Ma ora basta paragonare tutto alla vita passata di New York, ora è una vita nuova, migliore.
"Seguimi." disse, con ancora la mia mano tra la sua, lo seguii senza dire una parola anche questa volta.
Dopo alcuni secondi ci ritrovammo in una distesa completamente verde, con i raggi di sole che ci illuminavano.
Lì invece non c'era nessuno, e d'istinto mi sedetti sull'erba ancora un po' fresca di rugiada, e subito dopo Justin si sedette accanto a me.
"Allora, cosa ne pensi?" mi chiese, voltandosi verso di me.
"E' ancora più fantastico di prima." risi, per poi ammirare ancora il paesaggio davanti ai miei occhi.
"Mi fa piacere che ti piaccia, ci vengo spesso per riflettere, e volevo proprio fartelo vedere." disse.
"Grazie mille, Justin. Non ho mai visto una cosa del genere!" dissi, ancora emozionata.
"Sei la prima persona che porto qui. Sentiti speciale." rise dolcemente, poggiando la mano sulla mia... volontariamente?
Ma lo feci fare, e così a quel contatto lo guardai negli occhi sorridendo. Nei suoi occhi color miele, che alla luce del sole parevano ancora più chiari.
Passammo qualche oretta distesi sull'erba a parlare e a ridere, e notai quanto Justin fosse spiritoso e dolce.
Mi diceva cose che gli venivano dall'anima, senza aver paura dei miei giudizi, e questo mi faceva piacere.
Anche io stavo imparando a dirgli molte cose, e stavo anche prendendo un po' di confidenza.
Poi ad un tratto ripensai a quel foglietto visto dentro la sua scrivania... 
Volevo tanto dirglielo, ma sicuramente non mi avrebbe mai perdonata, e dato che non volevo rovinare quel momento, decisi di non dirgli nulla.
Ora eravamo in silenzio, e purtroppo squillò il mio cellulare.
"Pronto?
"Jasmine. Dove sei? Qui è pronto!" la voce di mia mamma mi fece ritornare alla realtà.
"Sono..con Justin. Non preoccuparti, arrivo subito." dissi, e attaccai subito dopo.
"Era mia mamma, scusami, è pronto a casa e devo ritornare." mi alzai purtroppo dal posto, seguita da lui, un po' deluso.
"Va bene, ti accompagno." disse semplicemente.
Avanzammo il passo e in 10 minuti ritornammo fuori la casa di ognuno di noi.
"Grazie per questa mattinata, davvero. Dovremmo andarci più spesso lì." sorrisi, toccandogli
involontariamente la mano.
O volontariamente?
"Hai ragione. Grazie a te, Jasmine." sorrise e mi fece un occhiolino, come suo solito fare.
Ormai mi ero abituata, ma un tornado nello stomaco ogni volta non lo toglieva nessuno.
"Vado, che se no mi uccidono!" risi.
"Sì.. ahah. Buon appetito." mi sorrise ancora e mi diede un bacio sulla guancia come la sera prima.
Si allontanò e si girò, e lo salutai con un cenno della mano, prima di aprire la porta di casa con le chiavi.
"Scusate, scusate, scusate!" dissi, entrando velocemente e sedendomi a tavola.
"Non ti preoccupare, Jasmine! Sapevamo che eri con Justin, ma non sapevamo dove fossi, tutto qui." disse mia mamma.
"Mi ha portata in un parco bellissimo di Stratford, e siamo stati lì a chiacchierare." dissi, ripensando a quelle ultime orette trascorse con lui, iniziando a mangiare.
I miei nonni e mia mamma si guardarono con sguardo complice, ma dato che sapevo cosa mi avrebbero detto se l'avessi chiesto, decisi di non dire niente.
Anche perché... forse avrebbero proprio avuto ragione.
 
 
 
"Mh.. va benissimo, signora Hilsett. Sua figlia può cominciare già da lunedì." disse la preside della Whembley, Mrs. White, dopo aver controllato i miei
documenti della scuola dove andavo.
"Grazie mille, Mrs. White." disse mia mamma, e io sorrisi leggermente, in fondo ero felice.
Io e mia mamma ritornammo a casa e dopo aver aiutato lei e mia nonna a preparare la cena, mangiammo, e infine salii di sopra in camera mia.
Notai che il cellulare stesse squillando, e così vidi chi fosse.
'Justin <3'
A quel nome sul display sorrisi automaticamente, ripensando a quando la mattina mi chiese quale fosse il mio numero di cellulare.
"Pronto?" risposi, col cuore che batteva.
"Jasmine! Tua nonna ha appena chiamato mia mamma per dirle che puoi cominciare lunedì ad andare alla Whembley." disse, e notai un po' di felicità dalla sua voce.
"Sì! Sono felice! Non vedo l'ora." dissi, camminando per la stanza.
"Anche io! Passeremo ancor piu' tempo insieme, e mi fa piacere. Buonanotte, Jasmine!
"Buonanotte... Justin." sorrisi ancora consapevole che non mi potesse vedere, e attaccai.
Velocemente mi andai a cambiare indossando il pigiama e mi andai a lavare e a struccare, e andai a dormire, col sorriso sulle labbra.


*SPAZIO AUTRICE*
Scusate per il ritardo ç_ç spero che vi piaccia questo capitolo C:
E' palese quello che prova Jasmine per Justin, ma non ha ancora intenzione di ammetterlo, dato che è ancora troppo presto.
Oggi è la giornata della memoria... per non dimenticare quello che successe ad Auschwitz. çç
(Ed è anche il compleanno del ragazzo che mi piace, ohohoh. Okay, non importa a nessuno. :C)

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Capitolo 7
*** -"She's my ex girlfriend." ***


La mattina di quel fatidico lunedì parve sembrare un'eternità.
Mi svegliai prestissimo per via dell'ansia, volevo che quel giorno fosse perfetto e così feci lentamente colazione
e quando finii preparai la cartella, la stessa che avevo anche a New York, e ci infilai dei quaderni nuovi che comprai il giorno prima.
Erano le 7.15, e così ebbi tutto il tempo di farmi una doccia e di cambiarmi.
Essendo nuova, sarei stata giudicata innanzitutto per la mia apparenza, e volevo apparire al meglio.
Indossai una semplice maglia di tinta unita, con un cardigan blu e un jeans dello stesso colore, con delle converse del colore della maglia.
Misi poca matita, ma mi soffermai sul fard e su un po' di fondotinta poiché la mia carnagione era abbastanza chiara in inverno.
Lasciai i capelli castani lisci che ricadessero sulle mie spalle, e finii di pettinarli bene.
Erano le 7.35, e Justin sarebbe passato a prendermi fra esattamente 5 minuti.
Così in quel tempo che rimase, riflettei su come avrei dovuto presentarmi davanti alla classe.
Non essere in classe con Justin perché ero più piccola di lui non mi faceva sentire meglio, ma speravo almeno che le persone fossero state diverse da com'erano a New York.
Alle 7.40 Justin bussò alla porta e mi sentii ancora più ansiosa, indossai poi un giubbotto, mi guardai per l'ultima volta allo specchio, presi la cartella e uscii fuori casa.
"Ciao!" dissi, con la voce abbastanza tremolante.
"Hey! Non essere ansiosa, andrà tutto bene." vedere il suo sorriso di prima mattina mi fece stare già meglio, e in un momento tutte le mie ansie e preoccupazioni se ne andarono.
Entrammo nella sua macchina, e dopo alcuni istanti mise in moto.
Per tutto il tragitto non spiccicammo una parola, ero troppo occupata a preoccuparmi, direi.
Senza rendermene conto, Justin fermò la macchina e ritornai alla realtà.
"Okay, scendi." disse semplicemente, aprendo la portiera e uscendo.
Come disse, aprii la portiera anch'io e scesi, ritrovando poi a focalizzarmi su quell'ambiente.
La scuola era enorme, e lo spazio fuori ancora di più. Intorno l'edificio c'erano molti giardinetti dove c'erano tantissime persone,
coppiette abbracciate, amici che ridevano e scherzavano, e anche persone che fumavano.
"Benvenuta alla Whembley!" disse Justin, con un sorriso accogliente.
"Wow.." riuscii a dire, mentre ero ancora intenta a guardarmi intorno.
Dopo alcuni minuti la campanella suonò, guardai l'orario ed erano precisamente le 8.00, e mi venne di nuovo l'ansia che avevo la mattina.
"Non preoccuparti, andrà tutto bene. Ti accompagno io! Dove devi andare?" mi chiese, mentre mi prendeva per il braccio.
Presi dalla cartella il foglio con scritto tutte le classi e gli orari, e diedi un'occhiata.
"Ora devo andare nell'aula 102, di Storia." dissi, con un po' di delusione nella voce.
Iniziava bene la settimana, direi. Con la materia che ho sempre odiato.
"Bene, ti accompagno." disse, e subito dopo lo seguii nei grandi corridoi, dove c'erano persone che correvano per entrare in classe in orario.
"E' quella lì! Scusa, ma ora devo andare nella mia, ci vediamo dopo, Jass." mi disse indicando l'aula a pochi metri da noi, e mi salutò con un occhiolino, come suo solito fare.
La porta era chiusa, e sicuramente c'erano già tutti in classe e sarei andata nell'occhio.
Sospirai lentamente, e col cuore che mi batteva forte, aprii la porta.
"B-buongiorno." dissi, con il tono più naturale che mi veniva in quel momento.
"Buongiorno. Lei dovrebbe essere la nuova studentessa, vero?" mi chiese con un sorriso la professoressa.
"Sì.. mi chiamo Jasmine Hilsett." dissi, guardando poi la classe.
Alcuni mi fissavano interessati, delle ragazze mi guardavano sorridendo, dei ragazzi si davano gomitate fra di loro per poi guardarmi.
"Da dove vieni?" mi chiese poi, la professoressa.
"Vengo da New York." dissi, iniziando ad acquistare sicurezza.
"Molto bene. Io sono la prof. Poltres, e insegno Storia. Per te ora è tutto nuovo, quindi cercherò di farti sentire a tuo agio. Ce l'hai il libro?" chiese infine.
"Non ancora, devo ancora acquistarli tutti." dissi, e lei annuì.
"Va bene, vatti a sedere in quel posto vuoto, vicino a Lertman." mi indicò poi l'ultimo banco dove c'era una ragazza e accanto a lei, un posto vuoto.
Attraversai la classe, con ancora gli occhi addosso a me.
"Ciao!" mi disse sorridente questa ragazza.
"Ciao.." sorrisi anch'io, sembrava simpatica.
"Mi chiamo Alison, ma chiamami Ally." sorrise e mi diede la mano.
"Jasmine." dissi, ricambiando il 'piacere'.
"E' brava questa prof. no?" le chiesi a bassa voce, mentre la prof. iniziava a spiegare la lezione.
"Sì, la Poltres è molto brava, nonostante insegni una materia di merda." disse, e ridemmo piano per non farci sentire.
Alison aveva un viso carino, con dei grandi occhi azzurri e dei capelli lunghi mossi castano chiaro.
Quell'ora passò velocemente, e al cambio dell'ora, andai nell'armadietto che mi era stato assegnato, ma solo per mettere la password perché i libri non li avevo,e quindi dentro non potevo metterci niente.
Dopo aver messo la password, rimasi lì, perché Justin mi mandò un messaggio con scritto che sarebbe venuto lui da me.
Lo vidi arrivare da lontano, e sorridente, lo andai ad abbracciare.
"Com'è andata la prima ora?" mi chiese sorridendo anche lui.
"Benissimo! Ho conosciuto una nuova ragazza, che è seduta accanto a me. Si chiama Alison Lertman." dissi, e improvvisamente il suo sorriso scomparì.
Che avevo detto?
"A-Ally?" chiese, balbettando.
"Sì, Ally! La conosci?" chiesi, perplessa.
"Ehm, devo andare." disse, allontanandosi.
"Aspetta! Devo andare all'aula 114 di Matematica! Non so dov'è!" dissi ad alta voce per farmi sentire.
"E' là vicino, cercala!" disse, voltandosi poi e scomparendo.
Ma cosa gli era preso? Dovevo parlare assolutamente con Alison.
Cercai l'aula 114, nelle aule vicino a quella di prima, e fortunatamente la trovai senza metterci troppo tempo.
Era alcune aule dopo la 102, quindi non era stato un lungo cammino nei corridoi.
La campanella della 2^ ora suonò, ed entrai nell'aula, ma c'erano poche persone, e neanche il professore o la professoressa.
"Ciao a tutti." dissi, e notai che alcune persone erano le stesse dell'aula di storia.
"Ciao." salutarono alcuni, mentre altri non mi pensarono per niente, evidentemente quelli 'nuovi'. (che poi la nuova ero io).
Il mio sguardo poi si posò su un ragazzo che c'era anche nell'ora precedente e nel cambio dell'ora, che mi guardava per tutto il tempo, quasi fissandomi.
Era alto, magro, con dei capelli neri e occhi dello stesso colore, mi ricordava quasi Adam.
Adam chi? Nuova città, nuova vita, Jasmine.
"Ciao.." finalmente questo ragazzo si decise a rivolgermi la parola, e ricambiai con un cenno della testa.
"Mi chiamo Ryan." disse, porgendomi la mano.
"Jasmine." dissi, semplicemente, ricambiando la mano.
"Sei fidanzata?" mi chiese, guardandomi negli occhi.
"Mh.. no, perché?" chiesi, andandomi a sedere, dato che la classe si era riempita ed era entrata anche la prof.
"Perché prima ti ho visto con Bieber, e vorrei dirti di stare attenta perché si è fatto tutta la scuola." disse.
Cosa? Impossibile, non potevo crederci. Sapevo che fosse popolare, ma addirittura...
"E' solo un amico." dissi, abbassando lo sguardo e ripensando a tutte le cose che sono successe in questi pochi giorni.
Vidi poi che Alison era in classe, ed era una cosa positiva così saremmo state insieme anche quest'ora.
Si sedette accanto a me con un sorriso.
La lezione incominciò, e dopo essermi alzata per presentarmi una seconda volta, mi sedetti di nuovo.
Odiavo anche la matematica, vabbé, ma quale materia amavo io? L'inglese, solo quella.
Non ci capii quasi niente, dato che io ero indietro col programma, ma sicuramente Ally mi avrebbe dato una mano.
La lezione finì, e ci ritrovammo di nuovo fuori nel cambio dell'ora, e cercai io Justin questa volta, ma niente.
Non ebbi il tempo, che suonò di nuovo la campanella e dovetti andare nell'aula nuova, che fortunatamente si trovava sempre nelle vicinanze e la trovai subito.
Questa volta avrei dovuto fare Biologia, una materia che mi era indifferente, ma non andavo male.
Alison non c'era, e da come ci eravamo confrontate, Biologia era una delle poche aule in cui non eravamo insieme, e così rimasi da sola per tutta l'ora, anche se ci fu qualche ragazzo
che mi venne vicino per presentarsi, o qualche ragazza che mi rivolse la parola.
Alla fine dell'ora, uscii nuovamente dall'aula per cercare Justin, ma niente anche quella volta, ma dove era finito?
Perché non si faceva vedere? E per di più mi ero anche dimenticata di chiedere ad Alison se lo conoscesse.
Alla 4° ora andai nell'aula di Geografia, una materia che mi piaceva abbastanza, ma neanche in quella c'era Alison, purtroppo.
Quell'ora però la passai seduta accanto a Ryan, e iniziammo a conoscerci meglio, ed era molto simpatico e carino.
"Dopo che hai?" mi chiese Ryan, alla fine dell'ora.
"Inglese, per fortuna! La mia materia preferita." dissi, sorridendo.
"Anche io, che figo! E alla 6° ora?" mi chiese poi, con esaltazione.
"Chimica." dissi, non molto contenta questa volta.
"Non ci credo! Per tutto il lunedì stiamo insieme! Diventeremo ottimi amici, me lo sento." mi disse, abbracciandomi.
Ricambiai l'abbraccio con un po' di perplessità, ma in fondo ero felice di aver conosciuto un nuovo amico.
Quelle 2 ore passarono velocemente, e mi trovavo bene con Ryan. 
Alison si trovava con me in Inglese, ma in Chimica no, e quando le chiesi se conoscesse Justin Bieber, non mi rispose.
Entrambi si stavano comportando stranamente, sicuramente c'era qualcosa sotto.
Fuori scuola salutai Ryan, e cercai Justin.
Fortunatamente lo trovai in mezzo a tutta quella gente, e cercò quasi di evitare il mio sguardo.
Ma era inutile, non se la scampava questa volta, dato che mi avrebbe dovuto accompagnare a casa.
Entrammo in macchina e partimmo.
Eravamo quasi arrivati, e dopo aver parlato del più e del meno delle ore che ho trascorso, mi venne in mente di Alison.
"Perché prima sei scappato? Perché non mi hai voluto dire se conosci Alison? Che ti succede?" chiesi, facendogli quasi l'interrogatorio.
Dopo alcuni sospiri, Justin rispose.
"Alison è la mia ex."


*SPAZIO AUTRICE*
Hey belle :3
Scusate per la schifezza di questo nuovo capitolo çç
Grazie a tutte le persone che leggono questa storia! <3

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Capitolo 8
*** -"I thought you liked me." ***


"Ah.. la tua ex." fu l'unica cosa che riuscii a dire, mentre fissavo il vuoto.
"S-sì... e..." provò a dire ma io lo interruppi.
"Perché non me l'hai detto semplicemente e sei scappato? Che c'è di male?" chiesi, cercando di risultare non-gelosa.
In fondo, non era mica il mio ragazzo, perché dovevo comportarmi così?
"Perché non mi andava di dirtelo..." disse lentamente, mentre fermò la macchina sotto casa 'mia'.
"E perché scusa? Siamo fidanzati? No! Siamo amici."
"Sì ma.. io pensavo di piacerti, e.. pensavo ti ingelosissi." disse, grattandosi la nuca imbarazzato.
Ma che cazzo ha detto? Lui, piacere a me? AHAHAHAH.
Strinsi i denti per evitare di trattarlo male dopo l'affermazione che ha fatto.
"Ma che dici? Non mi piaci per niente. Ti ripeto: siamo amici. Io ti dico tutto di me,nonostante ci conosciamo da 3 giorni." dissi.
"Lo so.. scusa. D'ora in poi ti dirò tutto. Comunque non ci credo tanto sul fatto che non ti piaccio!" sorrise beffardo.
No, basta. Non ce la facevo più. Dovevo uscire da quella macchina.
"Mi hai stufata, questa conversazione non ha senso. Siamo partiti dal parlare di Alison e ora finiamo di parlare sul fatto che credi che tu mi piaccia. Mettitelo in testa, NO! E ora vado, ci vediamo domani." dissi tutto d'un fiato aprendo la portiera.
"Va bene." ridacchiò.
Che nervi quel ragazzo.
Uscii dalla sua macchina ed entrai in casa, salutando i miei nonni e mia madre.
"Jasmine! Com'è andato il primo giorno di scuola?" chiese mia nonna, mentre appoggiava sul tavolo i piatti con gli spaghetti al sugo.
"Bene." dissi, fredda, e mi sedetti a tavola.
"..successo qualcosa?" mi chiese mia madre questa volta. 
"Non è successo niente, è andato tutto bene." dissi a denti stretti, prima di iniziare a mangiare.
Fortunatamente non parlarono più, o almeno, non continuarono il terzo grado, e ne approfittai per pensare e pensare mentre mangiavo.
"Ma a cosa pensi?" mi chiese mio nonno.
E NO! Cazzo, chi c'è più? Anche il pupazzo della mia camera ora mi avrebbe chiesto qualcosa?!
"A niente, a cosa dovrei pensare?" chiesi retoricamente mentendo, nel modo più naturale possibile, ma in realtà volevo sbottare un bel 'sono fatti miei'.
"A Justin." affermò mia nonna ridendo.
Okay.. questo era troppo. Per quanto sia impulsiva, era strano il fatto che non avessi ancora ucciso qualcuno.
"Ho finito, vado di sopra." dissi, alzandomi dalla sedia senza accennare neanche un sorriso.
"Ma cosa le prende?" chiese a bassa voce -ma che sentii- mia mamma a mia nonna, mentre mi allontanavo dal tavolo.
Salii le scale e mi diressi in camera mia, accendendo il pc e connettendomi su Facebook.
Ah, c'era Vanessa in linea, finalmente. Mi avrebbe fatto bene chattare un po' con lei.
-Vane!- la contattai velocemente, mentre visitavo il profilo di Justin.
No, dovevo uscire da quel fottuto profilo.
Ma la mia mano non ascoltò quella vocina nella mia mente, e, col mouse, continuò a scorrere verso il basso.
-Jass! Come stai?- 
-Diciamo una merda. E tu?-
-Tutto bene! Anche se senza di te sto davvero male, a scuola è una noia senza le tue cazzate!-
-Ahaha, anche tu mi manchi! Ma mi trovo bene qui.-
-E allora perché hai detto che stai una merda?-
-Perché quel Justin di cui ti ho parlato, mi ha detto esplicitamente che pensava che mi piacesse, ma non è vero..-
-Non penso che non ti piaccia. Da come me ne hai parlato anche un cane capirebbe che ti piace.-
Ah.. Vanessa e i suoi esempi.. mi mancavano!
-Anche tu ti ci metti? Vabbè, comunque oggi è iniziato il mio primo giorno di scuola.-
-Com'è andata?-
-Bene, ma ho questa compagna di banco che è l'ex di Justin.-
-Ecco, vedi? Ogni discorso parla sempre di lui! Ti piace, e non poco.-
Non risposi neanche e spensi il pc in fretta, altrimenti l'avrei spaccato per come stavo.
"Dai, su! Dimmi anche tu che mi piace Justin, e poi saremo al completo." dissi ad alta voce, al pupazzo che era comodo sul mio letto.
Okay, forse dovevo smetterla di parlare con Mr.Pinky..
Non potevo crederci, anche un'amica che non mi vedeva aveva percepito una cosa del genere, assurdo!
 
 
 
 
"Justin! Vuoi muoverti? Sono le 7:50!" urlai da fuori la porta di casa sua mentre bussavo velocemente.
"Eccomi, eccomi!" uscii di fretta dopo pochi istanti e andammo verso la sua macchina.
"Le chiavi della macchina!" sbottò, portandosi una mano sulla fronte, e di corsa entrò di nuovo dentro casa sua.
Roteai gli occhi e scossi la testa, mentre aspettavo appoggiata alla sua macchina.
"Okay, sono pronto." disse nervosamente, dopo aver preso le chiavi della macchina e aver chiuso la porta di casa.
"Ma che hai stamattina?" chiesi inarcando un sopracciglio, entrando in macchina.
"Niente, è tutto a posto!" disse, mettendo in moto e partendo velocemente.
"Vai piano, però." dissi.
"Ma cosa cazzo vuoi? E' tardi! Vuoi vedere che ora ti lascio a piedi?" sbottò, senza neanche guardarmi.
"La colpa non è di certo mia, cazzo! Era da 10 minuti che ti aspettavo, coglione!" dissi col suo stesso tono di voce.
"Okay, okay. Ricomponiamoci. Ora andiamo a scuola e facciamo finta che non sia successo niente." disse.
"Mah, come vuoi tu." dissi, facendo una smorfia di disprezzo.
Arrivammo a scuola giusto in tempo, e i custodi per poco non ci facevano entrare, ma li abbiamo pregati e per questa volta non faceva niente, per fortuna.
Entrai in classe correndo, fortunatamente l'aula era quasi vicino all'entrata.
"Buongiorno, scusate." dissi, prendendo posto affianco Alison, che però non le degnai di uno sguardo.
La lezione finì, e io ed Alison non parlammo per tutta l'ora, poi finalmente al cambio si decise a rivolgermi la parola.
"Ma che hai?" chiese.
Ah, dopo un'ora te ne sei accorta.
"Justin Bieber." dissi semplicemente, fissando il vuoto con le braccia incrociate.
"J-Justin? Oddio.. lo.. conosci? Come?" chiese, iniziando a torturarsi le mani.
"E' il mio amico, nonché vicino di casa." dissi, con lo stesso tono di voce di prima.
"Ah.. e.. ti ha detto qualcosa?" chiese, soffocando una risatina nervosa.
"Che siete stati insieme." dissi, prendendo a fissarmi le unghie.
"Sì, è vero. Ma perché sei arrabbiata con me allora?" chiese, ritornando a comportarsi naturalmente.
"Ma va! Non sono arrabbiata con te, è solo che quando ieri mi hai parlato di tutti i ragazzi della scuola con cui sei uscita, non c'era il nome 'Justin Bieber'."
"Non te l'avevo detto perché.. lo amo ancora. E non volevo parlare di lui.." disse, abbassando lo sguardo.
Alison.. lo amava ancora? E se anche lui l'amasse ancora?
AHAHAH ma che cazzate penso! Lui non ama. Non sa amare.
"Ah, scusa allora. Ti do un consiglio: lascialo perdere, è uno stronzo. E te lo dice una sua amica." dissi allontanandomi, e quando suonò la campanella, mi diressi
nell'aula della materia successiva.
Ero stata una stronza a dire quelle cose.. sembravo gelosa, e mi sono pentita. La mia impulsività di merda.
Non volevo che ritornassero insieme, anche se non sapevo di cosa ne pensasse Justin.
Entrai in aula, e mi sedetti affianco ad un ragazzo che era da solo. 
Non volevo proprio fare amicizia, anche perché era troppo intento a giocare a Ruzzle sul suo iPhone.
Così mi sedetti, il professore cominciò a spiegare, e chiusi gli occhi per un attimo.
E vidi me e Justin insieme, mano nella mano, in quel parco dell'altro giorno.



*SPAZIO AUTRICE*
Questo capitolo è il più schifoso di tutti, SCUSATE!
E' solo di passaggio, nell'altro accadrà qualcosa, anche perché bisogna scoprire cos'abbia Justin. :3
Non so quando riuscirò ad aggiornare, vorrei in questi giorni dato che sono di festa, ma martedì è il mio compleanno.
(nonché Carnevale LOL) e può darsi che non aggiornerò :(
Grazie a tutte quelle che leggono la storia nonostante tutto! <3

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Capitolo 9
*** -"You're an amazing friend." ***


Arrivò la tanto attesa domenica, e io e Justin ci eravamo organizzati d'andare in quel parco in cui mi portò due giorni dopo esser arrivata a Stratford.
Era passato quasi un mese dal mio arrivo, anche se sembravano anni.
A scuola mi trovavo bene, molto meglio da quella scuola di New York, e tutti con me sono solidali, e fortunatamente fino ad ora non ho ancora trovato nessuno che mi prenda in giro, anche se, come ha detto Justin, mi avrebbe difesa sempre.
Decidemmo di andare in quel parco ogni domenica, per poter confidarci e di parlare di tutto quello che ci veniva dal cuore.
Stavamo diventando ottimi amici, anche se quando si arrabbiava era meglio allontanarsi da lui..
Purtroppo però ci vedevamo solo la mattina a scuola, dopo che mi accompagnava a casa non ci vedevamo fino alla mattina successiva,
tranne qualche eccezione, per esempio quando mia nonna mi mandava a casa di Justin per portare qualcosa a sua mamma o viceversa, quando lui veniva da me.
Non mi alzai molto presto, anche perché avrei passato l'intera giornata con Justin, fino a quando stasera non sarei ritornata a casa per fare gli ultimi compiti, preparare la cartella e andare a dormire.
Così mi andai a fare una doccia e a prepararmi, indossando una maglia larga e lunga, una cintura grande sotto al seno, un pantacollant,degli stivali e un cappotto.
Mi andai a truccare leggermente e diedi una lieve aggiustata ai capelli, che lasciai sciolti.
Afferrai il cellulare e notai l'orario. 
Erano le 11:15, proprio l'orario dell'appuntamento, e uscii di casa, facendomi trovare fuori alla porta, dove mi aveva detto Justin di aspettare.
Per fortuna era già lì che mi aspettava, e istintivamente sorrisi, mentre mi batteva il cuore.
Non so se mi piacesse davvero, però una cosa era certa: ero contenta che lui fosse mio amico.
Anche perché.. sicuramente anche per lui ero solo un'amica. Pff, il ragazzo "pensava" di piacermi! Non riesco a non pensare a quella discussione di quasi un mese fa. "Sì ma.. io pensavo di piacerti." ma da cosa l'aveva capito?! Mah..
"Hey, bellezza." mi disse, ovviamente l'occhiolino non poteva mai mancare.
"Salve." dissi ridendo e incominciammo ad incamminarci verso il parco.
Con sé aveva un zainetto che portava ogni domenica, con dentro bevande e cibo, perché avremmo fatto una specie di 'pic-nic'.
Mia mamma e i miei nonni erano molto felici che mi frequentassi con lui (da amica) perché mi riempivano la testa dicendomi cose del tipo "E' un ragazzo serio, perché non diventa più di un amico?" Già, molto serio. Ryan mi disse che si era fatto tutta la scuola...
Arrivammo al parco dopo una decina di minuti, non c'era tantissimo sole, ma non c'erano nuvole e si stava bene.
Così ci sedemmo sull'erba, come la prima volta che andammo lì, e iniziammo a parlare del più e del meno per qualche oretta.
"Ti ricordi quando ci incontrammo all'aeroporto?" chiese ad un tratto dopo vari secondi di silenzio, sorridendo.
Sorrisi anch'io a quel ricordo, anche se non era molto lontano.
"Sì, come potrei non ricordarlo.." mi feci scappare, e mi pentii subito di quello che avevo detto.
"Anche io." sentii dire. L'aveva davvero detto?
"Sei una persona fantastica, Jass. Per quanto io possa essere popolare a scuola, non ho veri amici." disse, strappando un fascio d'erba.
"Hey, ci sono io." gli dissi, accarezzandolo.
"Sì, sei l'unica migliore amica che ho. E poi c'è il mio amico Chaz, ma abbiamo sempre avuto discussioni sulle ragazze.. e ora non siamo più molto legati come prima." continuò, mentre io lo ascoltavo attentamente fissando le sue labbra.
Era davvero bello, sempre e comunque, ora capivo perché avesse tutte quelle ragazze dietro.
"Anche tu sei il mio migliore amico maschio, non ne ho mai avuto uno. Sai?" gli chiesi retoricamente, sorridendo.
"Davvero?"
"Già. Ho sempre e solo avuto Vanessa." abbassai lo sguardo, ripensando a lei.
"Come mai? Non hai mai avuto buoni rapporti con i ragazzi?" mi chiese, mentre mi sventolò davanti alla faccia il fascio d'erba, e rise.
Il suo sorriso era una delle cose più belle che avessi mai visto in tutta la mia vita.
"No. I ragazzi mi hanno sempre presa in giro ma non capisco il perché, ma c'è stato qualche ragazzo che mi è stato vicino come amico, ma nulla di più. Dopo scomparivano." dissi, togliendogli di mano il fascio d'erba e iniziandoci a giocare io.
"Hey, era mio!" disse, con la finta faccia offesa.
"Ma ce ne sono migliaia qui!" dissi ridendo, facendo con le braccia un gesto ampio.
"Sì, ma quello era speciale perché l'avevo preso io." disse, con un espressione vanitosa.
"Creditela di meno." scoppiai a ridere ancora, e senza notarlo, eravamo.. molto vicini.
"Pff, io non me la credo." sorrise alzando un sopracciglio, per poi fissare le mie labbra.
Allarme rosso, le sue labbra erano fin troppo vicine alle mie.
"Ehm.. dovremmo mangiare..." dissi, allontanandomi.
Jasmine, sei una cogliona.
"Ah, ehm.. sì, è vero. Ora prendo lo zainetto." disse, imbarazzato.
Lo aprì e cacciò una piccola tovaglia che stendemmo sull'erba, per poi appoggiare sopra
la bottiglia d'acqua, i due bicchieri, i tovaglioli, e dei panini che ci eravamo portati da casa.
Iniziammo a mangiare, e rimanemmo in silenzio per tutto il tempo che mangiammo.
Io ripensai a quel bacio che ci sarebbe stato se non mi fossi allontanata.. chissà lui.
Cioè, volevo baciarlo, chi è che non vorrebbe? Ma la nostra amicizia, poi?
Justin era la cosa più bella che mi fosse capitata da quando ero lì, e non volevo che tutto si rovinasse per colpa di un bacio.
Finii di mangiare i miei due panini col prosciutto, mi pulii le labbra con un tovagliolo e bevvi l'acqua.
Finì anche lui dopo alcuni istanti e così presi i due bicchieri e i tovaglioli usati e li andai a buttare nel bidone della spazzatura che c'era all'inizio del parco. Dovetti camminare un po', dato che il nostro 'posto segretoera abbastanza lontano dal posto in cui giocavano tutti i bambini, ma mi fece bene per riflettere ancora un po'.
Era strano il fatto che non fosse venuto con me, veniva sempre... ma non decisi di protestare.
Dopo alcuni minuti ritornai da lui, e notai che era molto pensieroso quanto me.
"Cosa c'è?" mi sedetti accanto a lui, e iniziai a parlargli. In fondo, saremmo dovuti stare insieme un intero pomeriggio.
"Sto..ripensando a prima." disse, fissando il paesaggio davanti ai nostri occhi.
"Il nostro bacio mancato?" chiesi retoricamente, e lui annuì.
"Senti.. io n-" provai a dire, ma fui interrotta dalle sue parole.
"No, senti tu. Hai ragione, è stata tutta colpa mia. Non so cosa mi stava predendo in quel momento, siamo amici, e dobbiamo rimanere tali." disse, senza troppa convinzione.
Le sue ultime parole mi fecero venire un nodo allo stomaco.
Aveva ragione, la pensavo anch'io così... però, se gli fossi piaciuta, magari...
"S-sì.. è vero. Era proprio quello che volevo dirti.." dissi, abbassando lo sguardo tristemente.
"Sicura?" mi chiese, facendomi alzare lo sguardo.
"Sì." sforzai un sorriso.
"Tra due ore più o meno ci sarà il tramonto, e da qui si vede benissimo. Che ne dici di rimanere qui per vederlo e poi andiamo a farci una passeggiata in città?" mi chiese, come se nulla fosse successo.
Essendo inverno, le giornate erano corte, quindi il tramonto non sarebbe arrivato tardi.
"Certo!" dissi, contenta.
Era la prima domenica che facevamo così, dopo aver finito di mangiare andavamo sempre a casa sua e ascoltavamo
musica, stando di tanto in tanto davanti alla televisione o davanti al computer.
Ne approfittamo della bella giornata, così chiudemmo quel discorso del 'bacio mancato' e parlammo di tutt'altro.
Quelle due ore parvero volare, e vedemmo man mano il sole scendere sempre di più,
diventando arancione con delle sfumature rosse, e ad un tratto il cielo diventò quasi rosa.
"E' uno spettacolo fantastico." dissi, ammirando il paesaggio.
"Il tramonto o tu?" disse, sorridendo.
Sapevo benissimo che scherzasse, si comportava spesso così, e per quanto io mi sciogliessi dentro me, la prendevo a ridere,
anche se volevo che fosse tutto vero.
"Simpatica questa!" sorrisi assecondandolo, ritornando a fissare il tramonto.
"No, questa volta facevo sul serio." mi voltai per guardarlo e la sua espressione era seria.
Sentii all'improvviso la sua mano che sfiorò la mia, e stava succedendo come prima.
"Justin, non di nuovo. Ci siamo già chiariti.." dissi.
"Lo so, scusami ancora." disse, e ritrasse la mano da sopra la mia.
Ritornammo a fissare il paesaggio in silenzio, e quando il sole scomparve completamente, ci alzammo dal posto e mettemmo nello zainetto la tovaglia dopo averla piegata, e la bottiglia d'acqua.
Lasciammo il parco, e ci incamminammo verso il centro della città, per prenderci un frappè.
Ritornammo a parlare come sempre, comportandoci da cretini e facendo figure di merda davanti alle persone.
Mentre stavamo attraversando sulle strisce pedonali, il coglione mi stava quasi facendo investire.
Ma non importava, lo adoravo anche per quello.
C'erano molte persone, incontrammo anche alcune ragazze della scuola che mi guardavano con aria minacciosa
credendo che fossimo fidanzati. 
Entrammo in un piccolo locale e richiedemmo due frappè al cioccolato, e quando ce li portarono, pagammo velocemente e uscimmo da lì.
Ormai conoscevo bene le strade di Stratford, ed ero contenta di poter camminare normalmente in mezzo alla strada senza
esser più presa in giro. 
Fortunatamente mi ero portata dei soldi con me, e così, con l'aiuto di Justin, mi comprai dei vestiti.
"Questa mettila domani." disse, indicando la maglietta che avevo appena comprato.
"Se lo dici tu!" gli sorrisi, e dato che si era fatto un po' tardi, decidemmo di ritornare a casa.
"Allora sei sicura di voler cenare a casa tua? Hai sempre cenato da me la domenica sera!" chiese insistendo.
"Sì, non preoccuparti! Devo finire ancora i compiti..." risposi, anche se volevo ancora passare del tempo con lui, avevo deciso di rifiutare per colpa di questi compiti.
"Li finirai dopo! Dai, dai!" mi supplicò, e quasi si inginocchiava davanti a tutti.
"Va bene, dai!" risi, e riprendemmo a camminare.
Arrivammo a casa di Justin verso le 19:30, e nel frattempo che la mamma cucinava, noi eravamo nella sua stanza ad ascoltare musica.
"Ragazzi, è pronto!" Pattie urlò dal piano di sotto, e senza farglielo ripetere due volte, scendemmo al piano di sotto.
"Ma dove sono Jazmyn e Jaxon?" chiese Justin a sua madre, mentre prendemmo posto a tavola.
"Sono dai nonni, li andrò a prendere domani mattina." disse, sedendosi anche lei a tavola.
Pattie era una donna fantastica, e anche lei, come mia mamma e i miei nonni, supponeva che noi stessimo bene insieme.
"Che avete fatto oggi, piccioncini?" chiese, tra un boccone e l'altro.
"Mamma, non stiamo insieme, smettila." disse Justin diventando completamente rosso in faccia.
Le mie guance andarono quasi a fuoco, e per non farlo vedere, mi coprii la faccia con le mani.
"Dai! Siete sempre venuti dopo mangiato, come mai oggi siete venuti così tardi?" chiese ancora.
"Siamo andati in città." rispondemmo in coro e ci guardammo, per poi abbassare lo sguardo, in ricordo di quei due baci mancati, per colpa mia.
"Oh! Infatti vedo che hai comprato qualcosa, Jasmine." disse, indicando la busta che avevo appoggiato sul divano.
"Sì,ho comprato una maglia e un jeans." risposi.
Dopo alcuni minuti finimmo di mangiare e presi il cappotto e la busta sul divano, salutando Pattie e ringraziandola per la cena.
"Già te ne vai?" mi chiese Justin triste, afferrando il mio braccio.
"Sì, te l'ho detto.. devo finire i compiti." dissi, cercando di non incrociare i suoi occhi, altrimenti mi sarei sciolta davvero.
"Va bene.. allora ti accompagno." disse, e uscimmo da casa sua.
Per tutto il tragitto da casa sua a casa mia fummo in silenzio, anche se sono pochi passi, e mi accompagnò fino a fuori la porta di casa.
"Grazie per questa fantastica giornata." disse sorridendo.
Non volevo, ma incrociai i suoi occhi per sbaglio e ne rimasi incantata. Brillavano anche al buio.
"Grazie a te, sei un amico fantastico." dissi, ricambiando il sorriso.
Vidi che rimase un po' deluso alle ultime parole, ma non volevo sapere il perché, anche perché credo che non me l'avrebbe detto, conoscendolo.
"Certo.. anche tu sei un'amica fantastica. Buona notte." disse, avvicinandosi a me e baciandomi quasi vicino le labbra.
"Buona notte." dissi di rimando sorridendo, e se ne andò.
Entrai in casa, salutai i miei nonni e mia mamma che non avevo visto per tutta la giornata, andai di sopra a finire i pochi compiti che c'erano, mi andai a lavare e mi misi nel letto, ripensando a quella giornata fantastica, sfiorando con i polpastrelli il punto in cui Justin poggiò le sue labbra e addormentandomi.



*SPAZIO AUTRICE*
Ciao a tutte :3 spero che questo capitolo vi piaccia.. non ve la prendete se non si sono ancora baciati :( ahahah!
Grazie come sempre a tutte quelle che leggono questa storia. <3

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Capitolo 10
*** -"Don't be afraid, I'm here." ***


Anche Febbraio stava quasi per finire, ormai, ed ero sempre più contenta di poter vivere in quella città meravigliosa.
Con un vicino meraviglioso, soprattutto.
Io e Alison eravamo diventate migliori amiche, e anche con Ryan l'amicizia si era approfondita, ma nel mio cuore c'era solo Justin, sia come migliore amico che come..
No, solo come migliore amico.
Da quando quella domenica successe che ci stavamo quasi per baciare, per ben due volte, pensai che la nostra amicizia sarebbe finita, o almeno non sarebbe più stata come prima, e invece ci siamo legati ancora di più, e per fortuna (o sfortuna?) Justin non ha provato più a baciarmi, anche perché, mi ha ben spiegato che per lui sono solo un'amica, una migliore amica.
Dopo una dura settimana di scuola, arrivò finalmente la domenica tanto attesa.
Mia mamma e i miei nonni si erano abituati alla nostra amicizia, e continuano a supporre che tra me e lui ci sia qualcosa
di più che una semplice amicizia, ma sanno la mia reazione ormai, quindi non lo dicono quasi più esplicitamente.
La sveglia suonò al solito orario domenicale, e con un sorriso stampato sulle labbra, a differenza degli altri giorni della settimana, mi alzai e andai a fare colazione.
"Come siamo felici, oggi." sorrise mia nonna appena mi vide in cucina.
"Sono sempre felice, ora." ribattei, ma con un sorriso.
"No. Tu sei felice solo la domenica!" ridacchiò insieme a mia madre.
Non ci facevo neanche più caso alle loro parole che dicevano solo per farmi sputare il rospo, tanto non li avrei soddisfatti.
Aspetta, perché avrei dovuto soddisfarli? Era ovvio che per lui non provavo niente.
Tranne.. quando lo vedevo e mi batteva il cuore, e quando si avvicinava a me e sentivo le farfalle nello stomaco..
Ma era solo un amico, nulla di più.
Finii la colazione, e mi alzai dalla sedia, avvisando mia madre e mia nonna che mi sarei andata a preparare.
Salii di sopra al bagno e dopo essermi fatta una doccia, andai in camera per cambiarmi.
La domenica cercavo sempre di essere più 'decente' degli altri giorni, ma risultava impossibile.
Decisi di indossare poi una maglia semplice con un cardigan sopra, un jeans stretto e delle converse.
Ritornai in bagno per lavarmi i denti e truccarmi, e per finire spazzolare i capelli, che lasciai sciolti ricadenti sulle spalle.
Finalmente pronta, scesi giù ad aspettare che si facessero le 11.15, l'orario del nostro solito appuntamento domenicale,
ma erano solo le 11.00, così decisi di uscire, dato che era una bella giornata (il sole mi voleva bene, dato che c'era sempre
ogni domenica) e di ascoltare un po' di musica prima del suo arrivo.
Così, salutai mia madre e i miei nonni, e uscii fuori casa aspettando seduta davanti la porta.
Misi qualche canzone casuale sul cellulare, mentre pensavo a cosa sarebbe accaduto quella giornata.
Senza neanche rendermi conto, alzai lo sguardo e mi ritrovai Justin sorridente che mi fissava, con lo sguardo abbassato su di me.
"Finalmente mi hai visto! E' da 15 minuti che sto aspettando di fronte a te." ridacchiò.
"Oddio, ma che ore sono?! E' impossibile, io..
"Scema, scherzavo! Sono appena arrivato." ridacchiò ancora e mi sentii quasi sprofondare dalla vergogna.
"Dai, alzati!" con ancora il suo sorriso stampato in faccia, mi porse la mano, e delicatamente l'afferrai, alzandomi dal posto.
Ci ritrovammo faccia a faccia, con i suoi occhi fissi su di me, e mi sentii imbarazzata.
Di solito non ero così con lui, ma quando mi fissava.. non sapevo di certo cosa provavo, sapevo solo che era una bellissima sensazione.
"Non hai portato lo zainetto... come mangiamo?!" chiesi notando che non avevo il suo zainetto come ogni domenica.
"Perché oggi ti farò una sorpresa." disse sorridendo, iniziando a camminare per il parco, o almeno credevo.
"Ma ora andiamo sempre al parco, giusto?
"Certo! Non vuoi?" si voltò a guardarmi.
"No, no! Cioè, sì, voglio!" dissi.
Che impacciata...
Perché mi faceva quest'effetto?!..
"Bene." sorrise, ritornando a guardare la strada davanti ai nostri occhi.
Arrivammo al parco dopo 15 minuti, e andammo come sempre nel nostro 'nascondiglio segreto' seduti accanto all'albero della prima volta.
"Ci hai fatto caso che ogni domenica è sempre una bella giornata?" chiese ad un tratto.
"Sì, ci ho pensato proprio stamattina. E' una bella cosa, però." sorrisi anch'io, mentre il cuore mi batteva forte.
"Infatti! Se piovesse, non potremmo venire qui." disse, con una punta di delusione nella voce.
Annuii semplicemente, e iniziammo a parlare delle solite cose, ma dalla sua bocca uscivano solo cazzate, ma questo mi faceva piacere, perché mi faceva sorridere.
Non mi resi conto che passarono due ore, e che avremmo dovuto mangiare.
"Dovremmo mangiare.." dissi, notando che erano appena le 13:30.
"Oh, sì, giusto!" si alzò velocemente dal posto e mi aiutò ad alzarmi.
Uscimmo dal parco, e camminammo verso il centro della città.
"Ma dove andiamo?" gli chiesi, realizzando poi che non mi avrebbe dato la risposta.
"E' una sorpresa, te l'ho detto." disse, e rise notando il mio sguardo curioso.
Dopo un po' di cammino, notai da lontano che ci fosse il Luna Park a pochi metri da noi.
"Oddio, il Luna Park!" esclamai con eccitazione, saltellando dal posto quasi come una bambina.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Entriamo!" disse, prendendomi per mano e trascinandomi all'entrata, pagando e prendendo i nostri braccialetti per andare su tutte le giostre che volevamo.
"Ma dovevi dirmelo, però.. così portavo i soldi!" dissi, entrando nel parco giochi.
"Non preoccuparti, volevo solo vederti sorridere." disse, avvicinandosi a me.
Il mio cuore accelerava i battiti mentre il mio stomaco ballava la macarena.
Che dolce che era...
"Andiamo sugli autoscontri?" dissi, cambiando velocemente discorso, e indicando gli autoscontri non molto distanti.
"Andremo in due macchine diverse, devo batterti!" disse con sguardo di sfida.
"Per me va bene!" dissi, con tono di superiorità ironica.
Facemmo la fila, che per nostra fortuna non era molto lunga, e dopo pochi minuti ci ritrovammo sulla pedana dove c'erano varie macchine,
e io presi quella con il numero '12' dato che era il mio numero fortunato, nonché giorno in cui conobbi Justin e mi trasferii a Stratford.
"Perché hai preso quella con il numero '1'?" gli chiesi, indicando la sua macchina.
"Perché io sono il migliore." rispose, vantandosi scherzosamente.
Era decisamente fuso.. ma quando sorrideva era tremendamente bellissimo.
Scacciai quei pensieri dalla mia mente e al suono della campanella che segnava l'inizio del giro,
mi battei subito contro Justin, noncurandomi delle altre persone che cercavano di venirmi addosso.
"Oddio, non mi uccidere!" lo sentii urlare ridendo appena gli andai incontro, e passammo quei
minuti così, a batterci l'uno con l'altra.
La campanella che segnava la fine del giro suonò, e con nostro dispiacere, fummo costretti ad alzarci.
"Ci sarà una rivincita." affermai, puntandogli l'indice contro.
"Ho paura!" esclamò con tono ironico, e ridemmo entrambi.
"Ho fame." dissi.
"Sì, anche io.. liggiù c'è una piccola pizzeria." disse, indicandolo.
Camminammo con passo avanzato e ci dirigemmo verso quella pizzeria, prendendo subito le ordinazioni.
"Io voglio una pizza margherita." dissi, decisa.
"Due pizze margherite, allora." sorrise al cameriere segnando su un blocchetto ciò che avevamo ordinato.
Passammo la durata d'attesa a decidere le giostre le quali saremmo andati dopo.
"Dopo andiamo sulle montagne russe." disse.
"Ho paura..." affermai, coprendomi la faccia con le mani per la troppa vergogna.
"Non vergognarti!" disse, togliendomi le mani da faccia.
"Invece sì!" scoppiò poi a ridere, e gli diedi uno schiaffo sulla spalla scherzosamente.
"Vabbè, ci andrò solo se poi andremo sulla ruota panoramica!
"Ci sto. Mi piace.. è romantica." disse, sorridendomi.
Wow, l'aveva detto davvero? Convinta facesse una smorfia di disgusto affermando che fosse solo per gli innamorati.
"Anche se non siamo fidanzati, è bella, intendo.." disse, con le guance rosse.
"Lo avevo capito." sorrisi, mentre probabilmente anche io ero diventata rossa.
Arrivarono finalmente le nostre pizze, anche perché non avrei saputo come continuare la discussione.
Entrambi con l'acquolina in bocca, mangiammo godendoci le nostre pizze.
Alcuni minuti dopo che finimmo, ci alzammo e Justin pagò, lasciando poi la pizzeria.
"Domani ti darò i soldi." dissi.
"Neanche per sogno! Davvero, non ti permettere." rise, e ci dirigemmo verso le montagne russe, con una lunghissima fila.
"Oh, che peccato, c'è troppa fila.. andiamocene." dissi velocemente girando i tacchi, ma poi le sue mani mi fermarono.
"Dai, fifona! Ti dovrà passare questa paura." disse, stringendomi a sè.
Le sue mani erano sul mio petto, e quasi avevo paura che notasse quanto il mio cuore batteva velocemente.
Mi piaceva quel contatto, mi sentivo.. protetta.
Rimanemmo altri secondi in quel modo, in silenzio, fin quando non mi staccai con malavoglia.
"Allora andiamo a fare questa fila.." dissi, senza rendermi conto che avevo intrecciato la mia mano alla sua.
"Scusami." dissi, lasciandola subito dopo.
"Non preoccuparti.." disse, abbassando lo sguardo.
Ci introducemmo nella fila, e dopo circa 10 minuti la fila si svuotò, ed era il nostro turno.
"Andiamo al primo posto!" disse, eccitato.
"Ma scherzi?! E' bruttissimo!" dissi, incrociando le braccia al petto.
"Invece è fighissimo, vieni." afferrò la mia mano e mi portò al primo posto di tutti quelli che c'erano, e ci sedemmo uno accanto all'altra.
"Non aver paura, ci sono io qui." disse, e provai una forte sensazione nello stomaco.
Sembravamo una coppia di fidanzati, ma poco mi importava, speravo che quel giro durasse poco.
Pian piano incominciammo a salire, e l'ansia entrava a far parte di me in quel momento.
Dopo alcuni secondi, scendemmo velocemente, e si potevano benissimo udire le urla degli altri ragazzi e ragazze dietro.
Chiusi gli occhi, unendo le mie urla a quelle degli altri, e notai che Justin non urlava affatto.
Aprii gli occhi e vidi che era tranquillissimo, ma come faceva?!
Per fortuna il giro finì dopo poco tempo, e quasi mi ero abituata.
Ci alzammo tutti dai nostri posti e un po' storditi uscimmo da lì.
"Ti è piaciuto?" mi chiese, sfiorando la mia mano... volontariamente?
"In fondo sì, dai!" ridemmo e fissai il suo sorriso.
Era dannatamente fantastico, non c'erano altre parole per poterlo descrivere.
"Cosa c'è?" mi chiese poi, notando che lo stavo fissando.
"No, no, niente!" sorrisi, portandolo nella fila della ruota panoramica.
"Perché non andiamo alla fine sulla ruota panoramica? Ora andiamo su tutte le giostre, e poi prima di andarcene, andiamo lì." suggerì, e io annuii.
"Allora ora dove andiamo?" gli chiesi, facendo dietrofront dalla fila della ruota panoramica.
"Sul tagadà." indicò la giostra con un sorriso sfacciato, e mi ci trascinò.
Amavo quella giostra!
Ovviamente c'era tanta fila anche lì, ma passammo l'attesa a parlare della giostra.
Arrivò finalmente il nostro turno, e insieme alle altre persone, salimmo sul tagadà.
Mi sedetti accanto a Justin mentre ci abbracciavamo per stringerci l'uno con l'altra, per evitare di cadere.
"Scream and shout" accompagnò il nostro giro, e mentre tutti canticchiavamo la canzone, eravamo intenti a non cadere.
Il giro finì, e tutti uscimmo dalla giostra.
"E' fantastica quella giostra... dopo ci riandremo." disse, e annuii alla sua affermazione.
Andammo su tutte le altre giostre che c'erano, e provammo anche a vincere dei premi nei stand, ma senza riuscita.
"A che ora chiude il parco giochi?" chiesi ad un tratto, mentre decidevamo su quale altra giostra rifare, dato che le avevamo fatte tutte.
"Tra poco.. verso le 18:00. Ora sono le 17:40." disse, guardando l'orologio.
"Perché chiude così presto?" chiesi retoricamente, tristemente.
Non ero mai stata al Luna Park di Stratford, ed era bellissimo e molto ampio.
Quello di New York era altrettanto grande, ma dato che ci andavano tutti quelli che 'conoscevo'.. non ci andavo mai.
"Perché è ancora inverno.. In estate ci andremo più spesso, dato che chiuderà alle 22:00." disse, e annuii semplicemente.
"Quello di New York nonostante fosse inverno, chiudeva alle 22:00." dissi, ripensando all'unica volta che ci andai, quando avevo 10 anni.
"Basta pensare New York! Ora sei qui, ed è molto meglio." disse, avvicinandosi alle mie labbra dopo aver detto le ultime parole.
"La ruota panoramica! Quasi me ne stavo dimenticando!" dissi, allontanandomi subito dopo.
Quant'ero cretina... era la quarta volta che provava a baciarmi e io mi allontanavo.
Come se niente fosse successo, lo trascinai alla fila della giostra, e dato che stavano per chiudere, non c'erano molte persone.
"Quant'è alta!" esclamai, alzando lo sguardo.
"Sì, si vede tutta Stratford." sorrise.
Arrivò il nostro turno, ed entrammo nella nostra 'cabina'.
Man mano che salivamo su, si vedevano tantissime case e palazzi, e Stratford illuminata era bellissima.
Arrivammo in vetta, e la ruota si fermò per alcuni secondi, per poter far ammirare il magnifico paesaggio.
"Senza parole.. è bellissimo." dissi, ammirandolo.
"Come te." disse, facendomi voltare e avvicinandosi lentamente alle mie labbra, come poco fa.
Pensai di dovermi allontanare di nuovo, ma.. AL DIAVOLO!
Afferrai il suo viso con le mie mani e sorrise, prima di sfiorare le mie labbra.
Non avevo mai provato delle emozioni del genere, dato che era il mio primo bacio.
Con una mano gli sfioravo il viso, mentre con l'altra gli toccavo i morbidi capelli, mentre lui accarezzava con una mano la mia guancia, e l'altra era poggiata sul mio fianco.
Le farfalle nel mio stomaco ballavano, cantavano, suonavano... 
Desideravo quel bacio dal giorno in cui ci eravamo conosciuti, ma è sempre stata colpa mia, dato che non era la prima volta che provava a baciarmi. 
La sua lingua sfiorò le mie labbra, e le dischiusi per permettere che essa potesse entrare, e improvvisamente il bacio si trasformò in una sorta di passione più di quella che lo fosse stata fino a quel momento.
La sua lingua si muoveva esperta nella mia bocca, e decisi di fare lo stesso.
Le nostre lingue si scontravano e giocavano tra di loro, mentre le mie dita accarezzavano le sue guance.
Ad un tratto notammo che ci eravamo fermati, ed eravamo ritornati al punto di partenza.
Con malavoglia ci staccammo, e, imbarazzati, uscimmo dalla cabina che aveva fatto da scenografia insieme al paesaggio in quei momenti di passione.
Per tutto il tragitto del ritorno a casa fummo zitti, anche se dai suoi occhi percepivo quante cose mi stesse dicendo, solo con degli sguardi.
Arrivammo a casa, e purtroppo era arrivato il momento di salutarci.
"Ehm.." disse, grattandosi la nuca imbarazzato.
"Ci.. vediamo.. domani.." dissi, torturandomi le mani dall'imbarazzo.
Non avevo mai visto Justin così imbarazzato prima d'ora.
"Allora.. ciao." sorrise, e il suo sorriso era così.. pieno di gioia.
"Ciao." lo salutai con la mano, mentre ritornava a casa, continuando a sorridermi.
Non me n'ero accorta che avevo ancora la faccia imbambolata, ma va bene..
Entrai in casa, e durante la cena dovetti subirmi tutte le solite domande su me e Justin.
Decisi di non dire loro quello che era successo, altrimenti avrebbero fatto una festa, suppongo.
Finii di cenare, e salii in camera mia per preparare la cartella.
Andai in bagno a lavarmi e a mettermi il pigiama, dopo essermi struccata.
Ritornai in camera e mi stesi sul letto, e feci un lungo sospiro di felicità.
Il mio cellulare vibrò, e sul display c'era illuminato "Justin".
Il mio stomaco riprese a fare le capriole, e aprii il messaggio.
"Desideravo tanto quel bacio. Buonanotte, piccola."
Ero finalmente felice dopo aver passato anni di disastri.
Strinsi il cellulare tra le mani e mi morsi il labbro ridacchiando felicemente, e mi addormentai con il sorriso sulle labbra.



*SPAZIO AUTRICE*
Ohohoh! Finalmente Jasmine e Justin si baciano! :)
Scusate per il ritardo, posto sempre di Domenica, ma questa volta non ne avevo avuto la possibilità çç
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Grazie a tutte le persone che leggono questa storia. <3

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Capitolo 11
*** -"Do you wanna be my girl?" ***


Era lunedì, il giorno dopo di quel magnifico giorno che passai al Luna Park.. con Justin.
Ripensai a quel fatidico bacio e sorrisi, scendendo giù per fare una veloce colazione prima di prepararmi per
iniziare una nuova settimana di scuola.
Afferrai velocemente il toast dalla tavola e ci spalmai sopra un po' di marmellata, per poi salire su al bagno e farmi una doccia.
Il getto d'acqua calda mi bagnò lungo tutto il corpo, e iniziai a pensare.
Venerdì 1 Marzo sarebbe stato il compleanno di Justin, avrebbe compiuto 19 anni, anche se io ero convinta che ne facesse 20.
Quando a Gennaio ci conoscemmo, mi disse che aveva 19 anni, ma non aveva voluto ammettere che in realtà
li avrebbe compiuti dopo quasi 2 mesi. 
Me lo disse ieri, al parco. Ci rimasi un po' male perché comunque non mi aveva detto la verità, ma alla fine.. conoscendolo
bene, mi potevo aspettare tutto da lui, quindi non me la presi tantissimo.
Uscii dalla cabina doccia, mi asciugai, e andai in camera per vestirmi.
Diedi uno sguardo veloce all'orologio appeso alla parete: erano le 7:25.
Indossai un jeans nero stretto, una maglia rossa e delle converse basse dello stesso colore.
Ero molto semplice, me lo dicevano molte persone, ma alla fine lo prendevo per un complimento, dato che non mi piaceva essere molto appariscente, per via del mio carattere timido e insicuro.
Ritornai in bagno per pettinarmi e per mettere un filo di trucco, e scesi giù aspettando le 7:50, orario in cui Justin sarebbe venuto a bussarmi.
Dopo alcuni minuti bussò alla porta, e dato che in casa tutti stavano ancora dormendo, presi in fretta le chiavi e uscii di casa.
"Ciao.. bellissima." mi sorrise, e io quasi non mi sciolsi.
"Non lo sono, ma.. ciao." replicai sorridendo, chiudendo la porta alle mie spalle.
"Invece lo sei, e come." mi prese per mano e mi portò alla sua macchina, aprendomi la portiera.
Dopo esser entrato anche lui in macchina partimmo per andare a scuola, e arrivammo proprio nel momento in cui la campanella suonò.
"Vado in classe, ci vediamo dopo, splendore." mi fece un cenno con la mano, e ricambiai, con ancora i battiti del mio cuore accelerati.
Entrai in classe e mi sedetti accanto ad Alison.
"Ragazzi, ho da dirvi una cosa importante." disse il professore, appena entrò in classe.
"La preside ci vuole tutti in palestra, perché deve avvertirci di una cosa. Quindi, con cautela, fate una fila di d.." non finì la frase che tutti ci alzammo contemporaneamente creando un chiasso infernale.
Sorrisi come non mai, pensando che avrei rivisto Justin.
"Come mai sei così felice?" mi chiese Alison notando il mio sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Ma no.. niente. Io e Justin ci siamo baciati." dissi, cercando di essere naturale, mentre volevo urlare dalla felicità, ripensando ancora a quel momento.
"E me lo dici così?! - rise - Sono contentissima!" mi abbracciò, e notammo che la palestra si era già riempita da tutta la scuola.
Era difficile però notare Justin tra tutte quelle persone, ma fui interrotta dall'arrivo della preside che richiamò la nostra attenzione con un microfono.
"Ragazzi e professori, volevo solo avvertirvi che purtroppo c'è stato un mancamento d'acqua poco fa. I rubinetti si sono rotti, e quindi ora la scuola è inagibile. Ai minorenni do il permesso di poter chiamare i genitori o comunque qualche persona maggiorenne che può venirvi a prendere, mentre ai maggiorenni do il permesso di poter ritornare a casa."
Moltissimi ragazzi, ovviamente, furono felici di questa notizia, e ci furono infatti numerosi boati.
Ero sul punto di chiamare mia madre per avvisarle della notizia, dato che sicuramente in quel momento era sveglia,
quando delle mani si poggiarono sulle mie spalle.
Sobbalzai e mi voltai, incontrando gli occhi color nocciola di Justin.
"Oh... ciao..." sorrisi timidamente. 
"Piccola, hai sentito la notizia? E' fantastico, almeno per me. Non chiamare nessuno, io sono maggiorenne e quindi posso portarti via con me." sorrise, quasi in modo minaccioso.
"Oddio, è una minaccia?" ridemmo entrambi, e mi prese per la mano.
"Aspetta, voglio salutare Alison!" lasciai la sua mano, e l'andai a salutare.
"Vado via con Justin. Ci vediamo, Ally!" le baciai una guancia e notai il suo sguardo malizioso.
"Quanto sei scema!" risi, e la salutai un'ultima volta con il cenno della mano.
Ritornai da Justin e mi prese nuovamente la mano, portandomi fuori l'edificio, dove c'erano molte altre persone della scuola.
"Dove andiamo?" gli chiesi, dopo esser entrata nella sua macchina.
"A casa mia." disse, mettendo in moto.
Dopo una decina di minuti fummo dentro casa sua, e salimmo nella sua camera senza fare rumore, dato che sua madre
e i suoi fratellini stavano ancora dormendo.
Ci stendemmo entrambi sul suo letto, uno di fronte all'altra, e ci fu un silenzio imbarazzati per alcuni secondi.
"Riguardo a ieri..." incominciò a dire.
"Io.. ehm.. ci ho pensato molto questa notte." disse, imbarazzato.
"E.. qual è la conclusione?" chiesi sorridendo, mentre il cuore mi batteva forte.
"Vuoi essere la mia ragazza?"
Improvvisamente mi vennero vari nodi allo stomaco e sentii brividi lungo il corpo.
Fortuna che ero distesa, altrimenti sarei quasi svenuta.
"Io... certo! Lo desidero con tutto il cuore." sorrisi ampliamente e ci abbracciammo.
Poi però mi vennero in mente le parole di Ryan.. 'Stai attenta' continuava a ripetermi in classe.
Non mi interessava. Volevo solo stare con Justin e niente e nessuno mi avrebbe permesso di essere felice.
"Sai.. che sei il mio primo ragazzo, no?" gli chiesi retoricamente, accennando un sorriso di vergogna.
"E tu sai che sei la prima ragazza a cui tengo davvero?" chiese di rimando, accarezzandomi i capelli e guardandomi negli occhi.
Gli sorrisi, ma.. chissà se lo diceva a tutte.
"L'hai detto anche ad Alison?" gli chiesi, sperando che non avesse frainteso la mia domanda.
"Ehm.. no, a lei no. Sei la prima a cui lo dico. So che sono stato con molte ragazze ma tu sei davvero fantastica e spero di non perderti mai. Sarai sicuramente una fidanzata e migliore amica perfetta." sorrise, poggiando le mani lungo i miei fianchi.
"Posso chiederti una cosa.. non molto appropriata?" gli chiesi, facendo una piccola smorfia.
"Certo." rispose, in modo molto naturale.
"Ma tu.. sei vergine? Cioè, non per qualcosa, ma dato che sei stato con molte ragazz-
"Sì, sono vergine, Jass." rise.
"Davvero? Pensavo che..."
"Te lo direi se non lo fossi." mi sorrise, e fissai il suo sorriso.
Mi capitava spesso di farlo, dopo essermi persa nei suoi occhi.
Eravamo molto vicini, ma subito perdemmo quella poca distanza che c'era fra di noi perchè
Justin mi strinse forte a se e mi baciò.
Fu un bacio lungo e passionale, accompagnato ovviamente dai miei battiti accelerati di cuore.
Era il nostro primo bacio da fidanzati, e sorrisi al pensiero, sulle labbra di Justin.
"Sono contento di averti qui al mio fianco, Jasmine." appena me lo sussurrò all'orecchio ebbi dei brividi lungo la schiena.
Come faceva quel ragazzo a farmi provare tutte queste emozioni?
"Anche io sono contenta.. non l'ho mai ammesso a nessuno, neanche a me stessa, ma mi sei piaciuto sin dal primo giorno che ti ho visto." ammisi, accarezzandogli una guancia.
"Ah, ora lo dici! E quando ti dissi che pensavo di piacerti, allora? Eri stata una bugiarda!" rise scherzosamente.
"Sì, beh.. sono una brava attrice." dissi vantandomi ironicamente, ma entrambi scoppiammo a ridere.
"Anche tu mi sei piaciuta sin da quel giorno che ti vidi all'aeroporto. Ma cercavo di nasconderlo
perché volevo iniziare ad esserti semplicemente amico, ma non ce l'ho fatta: i miei sentimenti per te erano troppo forti e quindi iniziai a provare a baciarti ma non ci stavi mai.." disse, abbassando lo sguardo e fissando il piumone sotto di se.
"Credimi, volevo tantissimo baciarti, ma la nostra amicizia sarebbe svanita." confessai, incrociando le mie dita alle sue.
"La nostra amicizia non svanirà mai, qualunque cosa accada." disse, prima di baciarci un'altra volta.
Passammo altre ore su quel letto a parlare, e scambiarci di tanto in tanto un bacio, fin quando qualcuno non ci interruppe.
"Oddio, Justin, sei qui! Non eri a scuola?" Pattie entrò in stanza e sobbalzò un po' quando vide il figlio qui.
"A scuola manca l'acqua, e quindi sono ritornato." rispose suo figlio.
"Ah, va bene. Ciao Jasmine, come stai?" mi salutò Pattie.
"Va tutto bene, grazie." sorrisi gentilmente.
Pattie notò le nostre mani legate e sorrise a Justin.
"Vi lascio da soli.." rivolse un ultimo sguardo al figlio e uscì dalla stanza.
"L'ha capito." sorrise Justin.
"Sì, e ora sicuramente starà chiamando i miei nonni e mia mamma per farglielo sapere." risi.
"E ne starà facendo uno stato sul suo Facebook.." spalancò gli occhi in modo ironico.
"C'è su Facebook? Oh, perfetto. Devo mandarle la richiesta." scherzai.
"Stavo pensando una cosa.." cambiò discorso.
"Dimmi tutto." gli sfiorai il naso con la punta delle dita e gli sorrisi.
"Ora che stiamo insieme.. vorrei che ci vedessimo ogni giorno, e non aspettare alla solita domenica per vederci tutta la giornata." affermò.
"Per me va bene, ma.. e i compiti?
"Possiamo farli insieme, cioè... dato che studi cose che ho già fatto, posso darti una mano." disse, accarezzando il dorso della mia mano con il pollice.
"Aiutarmi. Tu?" scoppiai a ridere.
Cazzo, Jasmine. Conta fino a 10 prima di sparare cazzate.
"Oddio, scusami.. non fraintendermi. Diciamo che non sei un genio a scuola,è già tanto che fai i tuoi compiti..." cercai di essere gentile.
"Jass, non me la sono presa. Hai ragione, ho detto una cazzata." ridacchiò.
"Ma no... ovvio che possiamo vederci, ma purtroppo dobbiamo concederci almeno qualche oretta per poter fare i compiti tranquillamente." dissi, seria.
"Certo.." imitò il mio tono di voce serio e gli diedi un piccolo schiaffo sulla guancia, e ridemmo entrambi.
Guardai il mio cellulare ed erano le 12:56.
"Scusami, devo andare. Voglio aiutare mia madre e mia nonna a preparare il pranzo." dissi, alzandomi a malincuore dal letto.
"Ti accompagno." disse velocemente, e dopo aver salutato Pattie, uscii da casa sua seguita da Justin.
"La diamo insieme la notizia?" chiese, bussando a casa dei miei nonni, e io annuii.
Ci aprì mia madre, sorpresa anche lei di vedermi.
"Ma non eri a scuola?" chiese, con lo stesso tono di voce che ha usato poche ore prima Pattie.
"Manca l'acqua, e quindi sono ritornata, ma sono andata a casa di Justin." dissi.
"Oh, va bene. Entrate." disse, e entrammo subito dopo.
"Volevamo dirvi una cosa.." richiamammo l'attenzione di mia madre e dei miei nonni, che si presentarono davanti a noi con aria interrogativa.
Io e Justin ci guardammo con sguardo complice, e intrecciammo le nostre mani.
"Io e Justin stiamo insieme." sorrisi, e fui felice a vedere lo sguardo dei miei tre parenti.
"Finalmente! L'ho sempre detto che vi sareste messi insieme." disse mia nonna, ovviamente, e corse ad abbracciarci, seguita da mia madre e da mio nonno.
"Io ora devo andare." disse Justin e salutò i miei nonni e mia madre, che ricambiarono felicemente, per poi salutare me sulla soglia della porta.
"Beh, l'hanno presa bene." sorrise.
"Ovviamente! E' da quasi due mesi che mia nonna ci vuole far mettere insieme." ridemmo insieme, e ci baciammo dolcemente.
"Ti chiamo dopo." disse, facendomi l'occhiolino, proprio come quasi due mesi fa.
Lo salutai un ultima volta, e rientrai dentro, iniziando ad aiutare mia madre e mia nonna a cucinare.



*SPAZIO AUTRICE*
Ciaaaao! Scusate per la schifezza del capitolo, sul serio! çç
E alloooora, il nostro idolo ha compiuto 19 anni 4 giorni fa... ricordo ancora quando doveva compierne 16...
Il tempo passa per tutti, purtroppo :(
Ritornando al capitolo; Jasmine e Justin stanno insieme! Ma ben presto qualcosa succederà...
Grazie a tutte quelle che leggono questa storia, davvero.<3

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Capitolo 12
*** -"You're all mine." ***


Qualche giorno dopo, ritornammo a scuola normalmente, e quelle giornate senza andare a scuola le passai 
interamente con Justin. Mi sentivo bene con lui, tra di noi c'era qualcosa di davvero forte che probabilmente
solo noi potevamo capire. Anche se stavamo insieme solo da 4 giorni, sembrava fossero passate già alcune
settimane, dato che siamo stati insieme tutto il tempo. E alla mia famiglia ovviamente faceva piacere.
Oggi è il compleanno di Justin, e ieri andai al centro commerciale per potergli comprare qualcosa.
Decisi di fargli semplicemente una collana con un ciondolo di cuore e una "J" incisa, come segno non solo del nostro
amore, ma anche della nostra amicizia.
Vorrei che mi ricordasse per sempre, anche quando tutto ciò un giorno dovesse finire.
Sono abbastanza pessimista, e quando mi succede qualcosa di bello cerco di godermela fino in fondo perché ho sempre
paura che potesse capitare qualcosa di brutto. 
Stasera Justin avrebbe fatto una festa a casa sua e sarebbero venuti tutti i suoi amici e alcune sue amiche.
Ad un tratto il mio cellulare vibrò, lo afferrai velocemente, e sul display era illuminato il suo nome. "Justin - 1 nuovo messaggio."
Aprii il messaggio e c'era scritto:
-Ci vediamo da me alle 20.00. So che stasera sarai bellissima, ma non esserlo troppo, non voglio morire proprio nel mio compleanno. xx-
Risi leggermente al messaggio, e risposi semplicemente -Non lo sarò, ma grazie mille. xx-
Guardai l'orologio del cellulare e notai ch'erano già le 19.00, così mi feci una doccia e uno shampoo e dopo aver asciugato
i capelli, li piastrai, lasciandoli ricadere sciolti sulle spalle.
Erano le 19.45, e andai a scegliere il vestito per la festa. 
Oggi al centro comprai un vestito semplice viola con delle sfumature lilla.
Lo indossai, e poi misi le scarpe nere con un tacco non tanto alto, e poi mi andai a truccare in bagno, mettendo semplicemente un po' di fondotinta, blush sugli zigomi, matita e mascara, e pochissimo ombretto viola.
Anche se Justin mi diceva continuamente che ero bella anche senza trucco, per questa volta non lo ascoltai.
Erano le 20.00 e così presi il cappotto nero, il regalo, e il cellulare, e uscii da casa.
C'erano molte macchine fuori la casa di Justin, e si poteva già sentire la musica forte e le urla dei ragazzi.
Entrai nella casa di Justin e m'immischiai nella folla di ragazzi già sudati che ballavano.
Trovai finalmente Justin e gli andai incontro cingendogli il collo con le braccia, per poi baciarlo dolcemente e sussurrargli un 'Tanti auguri' con un sorriso.
"Grazie, piccola. L'avevo detto! Sei bellissima, credo che morirò." affermò scherzosamente dopo avermi guardata.
"Dove sono tua madre, Jaxon e Jazzy?" chiesi lui, guardandomi intorno, anche se vedevo solo ragazzi e ragazze della nostra età.
"Sono usciti dal retro e dovrebbero essere già a casa dei tuoi nonni. Le ho chiesto se per questa notte poteva stare da loro.." rispose, giocherellando con le ciocche dei miei capelli.
Annuii semplicemente, anche perché non si poteva quasi parlare, dato che il rumore della musica in quel soggiorno era troppo forte.
"Hai invitato anche Alison?" gli chiesi ad un tratto al suo orecchio per far sì che potesse sentirmi meglio.
"No, mi dispiace. Le ex non le invito." sorrise, e poggiò le mani sui miei fianchi, per poi mordersi il labbro inferiore.
"Ti ho già detto che sei bellissima?" chiese, cambiando discorso.
"Sì, appena 5 minuti fa." risi.
"Beh, te lo ripeto. Sei mozzafiato, e sei tutta mia." si avvicinò sempre di più per poggiare le sue labbra sulle mie, per poi intrecciare le nostre lingue e giocarci a lungo.
"Hey Bieber! Auguri amico. Grazie per avermi invitato. Sei forte!" un ragazzo ci interruppe e gli diede una pacca sulla schiena, dove la risposta di Justin fu un semplice sorriso amichevole.
"Meglio andare di sopra." disse, notando che c'era troppo chiasso.
"La festa è tua... se manca il festeggiato non è più una festa, no?" sorrisi.
"Okay, va bene..." sbuffò.
"Che mi hai regalato?" chiese, rubando la busta con il regalo dentro dalle mie mani.
"Apri." dissi, sorridendo.
Non se lo fece ripetere due volte, aprì velocemente la busta, e afferrò la collana.
I suoi occhi brillarono alla vista del regalo, e la sua bocca si dischiuse.
"Wow.. sono senza parole. Anzi, una ce l'ho: è magnifica. Sei magnifica. In tutto." disse, alzando sempre più la voce per farsi sentire dal frastuono della musica.
"Grazie davvero, speravo ti piacesse. Girati, te la metto." come detto, si girò di scatto e mi porse la collana.
In pochi istanti gli attaccai la collana sulla nuca, e la lasciai ricadere lunga sul suo petto.
Si voltò verso di me, e ammirò il ciondolo con la lettera iniziale del mio nome incisa su di esso.
"Grazie a te. E' ovvio che mi piace, e mi piaci anche tu." affermò, facendomi sciogliere al suono di quelle ultime parole appena pronunciate.
Istintivamente lo abbracciai, per poi baciarlo sulle labbra, e continuare il nostro bacio di prima sfortunatamente interrotto.
 
"A che ora finisce la festa?" gli chiesi. 
Erano passate tre ore dall'inizio della festa, e la situazione stava quasi degenerando.
Quasi tutti erano ubriachi, per non contare delle coppie che sono salite al piano di sopra per fare chissà cosa.
"Dovrebbe finire verso l'una, ma se continuano ad ubriacarsi li caccerò anche ora." rispose.
"Perché hai messo delle bevande alcoliche? Tua mamma lo sa?" non volevo essere troppo invadente, ma mi stavo preoccupando.
"Non è una festa senza bevande alcoliche! No, non lo sa, e non lo dovrà sapere." affermò tagliente.
"Okay, ma... potrebbe venire la polizia." dissi, ancora preoccupata.
"Baby, questa non è New York. E' un piccolo quartiere di Stratford, non accadrà nulla." mi accarezzò e poi mi abbracciò, per farmi calmare.
 
Justin mi presentò a tutti i suoi amici, e rimanemmo a parlare per le restanti due ore con quelli che ovviamente erano sobri.
Erano dei bravi ragazzi e davvero simpatici, e ne fui felice ogni volta che pronunciava "Lei è Jasmine, la mia ragazza." le guance si infuocavano ogni volta, ma ormai n'ero abituata.
"Grazie per la bellissima festa, amico. Ci vediamo lunedì a scuola." disse uno di loro, Chaz, il più esuberante.
"Ciao amico. Grazie a te per esser venuto e per il regalo." ricambiò il saluto e se ne andarono tutti.
"Io andrei a controllare di sopra, non si sa mai.." dissi ironicamente.
Entrambi andammo di sopra per vedere cos'era successo, e trovammo preservativi sparsi ovunque per terra.
"Che schifo.. non riuscirei mai a toccarli." disse, con una smorfia di disgusto.
"Vado a prendere dei guanti." risi, andai nel suo bagno e indossai dei guanti usa e getta.
Ormai casa sua era la mia seconda casa, conoscevo ogni angolo di quel posto.
Presi un cestino dell'immondizia, e vi buttai tutti i profilattici, carte di regalo, buste, bicchieri di plastica e bottiglie di vodka finite.
"Come mai non hai bevuto?" mi chiese, riferendosi alle bottiglie di vodka che stavo buttando.
"Non mi piace bere. Preferisco rimanere sobria, ma sono sicura che saresti bello anche se fossi ubriaca." sorrisi, mentre finii di gettare le ultime cose, per poi buttare gli stessi guanti dentro il cestino.
"Okay, andiamo a buttare tutto fuori, dove c'è la differenziata."
 
Dopo una mezz'oretta passata a ripulire la casa come nuova, presi il cappotto per poterlo indossare.
"Hey, dove vai?" chiese, aggrottando le sopracciglia.
"A.. casa?" chiesi retoricamente ridendo.
"No, no, dolcezza. Tu rimani a dormire qui." mi comandò scherzosamente.
"Ma mia mamm-"
"Ho chiamato a casa mentre ripulivi tutto. Hanno detto che andava bene, puoi dormire qui. Saremo soli soletti." sorrise.
"Ma non ho il pigiama, e lo spazzolino, e.."
Mi venne vicino, e poggiò l'indice sulle mie labbra per farmi tacere, accompagnato da un "Shh" quasi silenzioso.
Il mio cuore batteva forte, e lo si poteva capire anche da come tremavo al suo tocco delicato.
Mi baciò poi sulle labbra, per poi far diventare il bacio ancora più passionale, dato che finimmo sul divano accanto.
Mi ritrovai sotto di lui, con le mani che toccavano i suoi capelli, e le sue mani lungo i miei fianchi.
Non so quanto tempo passammo così, sapevo solo che stare con lui era una sensazione unica al mondo.
"Andiamo a dormire?" mi staccai a malincuore dalle sue labbra, e lui annuì.
"Vado a preparare il letto e ti do una mia vecchia maglia che mi va grande." disse, alzandosi dal divano.
"Potrei prendere una maglia di tua madre..." scherzai.
"Sì, ma con la mia maglia saresti più sexy." sorridemmo entrambi e salimmo al piano di sopra.
"Mica mia mamma ha pensato che.. dormendo da te.. l'avremmo fatto?" risi.
"Spero di no. Il suo tono era molto sicuro, non ha per niente dubitato." affermò.
"Lei mi conosce troppo bene.. sa che non lo farei mai dopo 4 giorni di relazione." ammisi.
"Infatti. Dovremmo aspettare un po'.." confermò la mia opinione, e io annuii.
Dopo averla presa, mi porse la sua maglia e andò a preparare il letto matrimoniale, e io andai in bagno a cambiarmi, a lavarmi e a struccarmi.
"Non ho il mio spazzolinooo!" urlai, come una bambina, dopo essermi lavata e cambiata.
"Tu pensi davvero che ti lascerò uscire di casa alle due di notte per andare a prendere uno spazzolino?" chiese retoricamente.
"E' un piccolo quartiere di Stratford, non accadrà nulla." ripetei con le sue stesse parole quello che disse precedentemente, col suo tono di voce.
"Ed è per questo che ho comprato uno spazzolino per te, per tutte le volte che rimarrai qui a dormire." disse, entrando in bagno, aprendo un mobiletto e porgendomelo.
"Oh, grazie! Tanto mi sono appena ricordata che non ho le chiavi di casa, quindi non sarei potuta andare comunque." risi.
Mi lavai velocemente i denti e andai in camera da letto, dove mi aspettava Justin, che si era cambiato e lavato nell'altro bagno.
Mi misi sotto le coperte accanto a lui, e dato che non avevo ancora sonno, decisi di giocherellare con il ciondolo della collana che gli regalai appena poche ore fa.
Ci baciammo con foga e insinuò una maglia sotto la maglia che indossavo, e feci la stessa cosa anch'io.
Ero sotto di lui, proprio come prima sul divano, ma decisi di cambiare posizione: così lo spostai e lo feci mettere sotto di me, per poi mettermi a cavalcioni su di lui.
Le nostre labbra non si staccarono di un millimetro, e quel contatto era a dir poco sublime.
"Dormiamo?" gli chiesi, staccandomi di poco dalle sue labbra.
"Mh, mh." confermò, ritornando sulle mie labbra per un ultimo bacio.
Mi distesi accanto a lui, con una mano sul suo torace sinistro, all'altezza del cuore.
"Buonanotte, piccola." mi baciò sulla fronte e istintivamente sorrisi, ricambiando.
Spense la luce della lampada sul comodino, e ci addormentammo abbracciati.



*SPAZIO AUTRICE*
Ciao bellissime! Grazie per esser arrivate fin qui, ahahah.
Scusatemi del ritardo, ma in questi giorni ho avuto da fare. çç
Nel capitolo precedente dissi "Ben presto qualcosa succederà" ma non è successo ancora niente, per ora...
Sabato sarà a Bologna, non vedo l'ora di vederlo. E' da Giugno che sto facendo il conto alla rovescia e pensare che tra tre giorni è il tanto atteso giorno, non riesco ancora a crederci. Chi di voi andrà a vederlo? :)
Volevo dire alle ragazze che non potranno andarci, che l'altro giorno in verità neanche io dovevo andarci più, ma i miei genitori hanno capito quanto ci tenessi, dato che hanno
cose molto più importanti da risolvere invece di "portare una figlia ad un concerto"..
Non state male, perché anche voi avete diritto di vederlo, e SICURAMENTE ci sarà un occasione.
Io, per esempio, sono anche una directioner, e dopo due anni che li seguo, non potrò andare nè a Verona e nè a Milano, ma sono sicura che anche per me ci sarà una possibilità, prima o poi. :)
Scusatemi se vi ho annoiato, grazie a tutte quelle che seguono questa storia e alle recensioni che ricevo. <3

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Capitolo 13
*** -I trusted him.. or not? ***


Mancavano solo pochi giorni ormai alla fine della scuola, io senza dubbio sarei stata promossa,
ma Justin.. avevo qualche dubbio. Questi ultimi mesi sono stati fantastici, e devo tutto a lui,
che mi ha fatto scoprire nuovi posti, mi ha fatto vivere nuove esperienze e avventure, e giorno
dopo giorno sento che lo amo sempre di più.
Stranamente non litigammo neanche una volta, anche perché il nostro rapporto era magnifico:
non eravamo solo fidanzati, eravamo anche migliori amici, e non c'è cosa migliore per una ragazza di avere
un fidanzato-migliore amico. Justin era il mio concetto di perfezione, e non lo dicevo solo perché
ero la sua ragazza, ma proprio perché lo era davvero, solo che quando glielo dicevo non faceva altro
che rispondermi "io non sono perfetto,tu lo sei" facendomi arrossire come sempre.
L'unico lato negativo di questi ultimi mesi era che Justin non aveva studiato molto, continuavo
a ripetergli di studiare ma lui non lo faceva mai,io per fortuna non mi facevo condizionare, e
purtroppo,anche se volevo passare ore e ore con lui ogni giorno, dovevo pensare prima allo
studio. In quel momento ero in classe mentre facevamo una piccola festicciola di fine anno
con la prof. d'Inglese, la nostra preferita, ormai era come una di famiglia, e mi sarebbe piaciuto riaverla anche l'anno dopo come insegnante.
Alcuni ridevano e scherzavano, altri chiacchieravano con la professoressa, e alcune di noi ragazze, tra cui anche Allison,
eravamo raggruppate tutte in cerchio parlando di affari nostri, come sempre.
"Hey Jas, come va con Justeeen Biebah?" mi chiese ad un tratto Jessie mangiando una fetta di torta, pronunciando il nome di Justin davvero in modo strano.
"Va tutto bene, tra poco facciamo 3 mesi." dissi, sorridendo.
"Aw,che carini che siete. L'hai davvero cambiato Jas, prima era un vero puttaniere!" disse Lexie, e subito dopo ci fu una conferma delle altre.
"Con me è sempre stato carino,non avrei mai immaginato che fosse stato con molte ragazze di questa scuola." dissi.
"E' uno dei più popolari qui! Si dice che abbia anche...scopato,con la capo-cheerleader, Ashley." disse Jessie.
Sco-sco-scopato? Lui mi aveva detto di essere ancora...
"La bionda ossigenata?" rise spudoratamente Allison.
"Cosa? Impossibile. Mi ha confermato di essere ancora vergine." confermai seria.
"Amica mia,sai quanti pettegolezzi che girano in questa scuola.. ma se lui ti ha detto così, credici." Jessie fece spallucce.
"Io mi fido di lui, non sarebbe mai capace di mentirmi.." dissi,ma nelle ultime parole trovai un pizzico di sfiducia.
No, Jasmine. Devi avere fiducia in Justin, non ti mentirebbe mai.
"Come vuoi tu..." sorrise Lexie, e poco dopo si allontanarono lei e Jessie a parlare con altri compagni di classe.
"Ci credi a quello che hanno detto?" mi chiese Allison.
"All'inizio no,ma ora che ci penso... non so." dissi,fissando il vuoto.
"Justin è un bravo ragazzo, pensaci.." Allison mi accarezzò la spalla e si allontanò anche lei, rimanendomi da sola a riflettere.
Dovevo assolutamente parlare con Justin, avevo troppi dubbi nella mente, e dovevo eliminarli tutti.
 
Poche ore dopo, la campanella di fine giornata suonò e io mi precipitai fuori scuola per cercare Justin, dato che era sempre uno dei primi ad uscire.
Trovai un ciuffo biondo alto tra la mischia e mi fiondai da lui.
"Piccola." mi sorrise, accarezzandomi la guancia per poi darmi un bacio a stampo.
"Dobbiamo parlare." gli dissi, seria.
"O-okay. E' successo qualcosa?" mi chiese,preoccupato.
"Non esattamente, ma ho bisogno di togliermi dei dubbi." dissi.
"V-va bene.. andiamo in macchina, parleremo lì."
Entrammo in macchina e appena mise in moto, si girò dalla mia parte,aspettando che incominciass a parlare.
"Oggi delle mie compagne di classe mi hanno detto una cosa.." incominciai il discorso, mentre lui guidava.
Lui annuì in cenno di farmi continuare, e così feci.
"Mi hanno detto c-che.. hai.. scopato -mi faceva schifo anche dire quella parola,soprattutto se si trattava di lui- con Ashley, la capo-cheerleader." dissi socchiudendo gli occhi,
cercando di non pensare a quella scena.
Improvvisamente la macchina si fermò, e girandomi dalla parte di Justin, notai che respirava a fatica.
"C-cosa? Ashley? Io..." balbettava, mordendosi le labbra.
Mi stava nascondendo qualcosa? Non lo potevo sopportare.
"Justin, parla." dissi, strigendo i denti.
"Ci sono stato.. insieme, sì, ma.."
"Ma cosa?"
"Meglio se ne parliamo appena arriviamo fuori casa." disse,rimettendo in moto.
"No, Justin, ho bisogno di saperlo ora." gli dissi, perdendo quasi la pazienza.
"Capiscimi, ora devo guidare, non è il momento adatto di spiegare queste cose. Tra pochi minuti arriviamo e ti racconto tutto." disse semplicemente, e io annuii, rispettando la sua scelta.
Quei minuti sembravano ore, ma finalmente appena vidi la casa dei miei nonni mi sollevai.
"Okay, ora puoi raccontarmi tutto." dissi, girandomi dalla sua parte,appena fermò la macchina fuori casa.
"Okay.. ehm, io.. ci sono stato insieme." iniziò a sudare.
"Già me l'hai detto, devi continuare." incrociai le braccia aspettando il continuo della storia.
"Una sera.. stavamo quasi per... ehm, hai capito. Ma.." lo fermai.
"E perché non me l'hai detto quella sera che eravamo insieme? Mi dicesti che eri ancora vergine, cazzo." sbottai.
"Appunto! Lo sono, ma.. quella sera... io e lei avevamo.. voglia. E diciamo che dopo... -si grattò la nuca- aver fatto i.. preliminari, dovevamo.." lo fermai nuovamente.
"Preliminari? Quindi.. già.." spalancai gli occhi.
"Sì! Ma un attimo! Non ho fatto più nulla con lei, credimi, non mi sentivo pronto, perché non l'amavo davvero." mi disse, avvicinandosi sempre di più a me.
"Però i preliminari li hai fatti. E non me l'hai mai detto." dissi a denti stretti.
"S-scusa, io..
"Justin, devo andare." scossi la testa e uscii dalla sua macchina, sbattendo la portiera ed entrando velocemente in casa.
Non capivo perché mi aveva mentita. Non aveva fatto nulla di male, ma.. non sapevo se fidarmi ancora di lui.
E se invece l'aveva fatto ma non voleva dirmelo? Chi lo poteva sapere, se non lui e quell'Ashley.
Un momento... Ashley.
Sapevo che era una cosa brutta da fare, ma decisi di farla comunque.
Entrai su Facebook e cercai Ashley, mandandole subito un messaggio di posta.
-Ciao. Come potresti sapere, sono la ragazza di Justin Bieber, un tuo.. ex. So che sembrerò sfacciata, ma ho bisogno di sapere cosa c'è stato tra di voi, insomma, intendo.. se avete fatto qualcosa.. -Jasmine.-
appena premetti "Invia" iniziai a tremare, aspettando una risposta.
Pochi minuti dopo, a mia insaputa, mi arrivò la risposta.
-Vuoi sapere se l'abbiamo fatto? E' ovvio! Mica lo guardavo solamente un ragazzo così bello?! Ahahah! xx -Ashley-
e in quel momento mi crollò il mondo addosso.



*SPAZIO AUTRICE*
Oddio, so che mi odierete tantissimo, perdonatemi davvero tanto ç_ç, in questi ultimi mesi non ho avuto proprio tempo di
aggiornare, anche perché non avevo proprio fantasia (e infatti dovete anche perdonarmi per la schifezza di questo capitolo) ma anche per lo studio. 
Beh.. cosa mi raccontate? La scuola è finita - o almeno quasi, a me mancano altri due giorni çç- ora vi chiederete
"ma questa è pazza? Finisce la scuola ed è triste?" ahaha,beh, sì, in effetti sono un po' triste. Ho il ragazzo che mi piace in classe e dato che verrà bocciato non lo avrò più in classe. E' una cretinata, lo so, sono certa che lo dimenticherò ma i ricordi di quest'anno no, purtroppo,dato che è stato un anno fantastico.
Scusatemi, era un piccolo sfogo, non me l'avevate neanche chiesto, LOL.
Cambiando argomento, chi di voi è andata a Bologna? Vi è piaciuto il concerto? Io non riesco ancora a realizzare che 
tutto ciò sia successo davvero, se ci ripenso mi viene da piangere. Mi manca tutto di quel giorno...
Okay, smetto di infastidirvi. Anche perché sta diventando più lungo lo spazio autrice che il capitolo stesso, ahah.
Alla prossima, spero di aggiornare il più presto possibile dato che la scuola è finita, e spero che il capitolo vi piaccia, anche
se non è tanto bello...
Grazie mille a tutte che sono arrivate fin qui, e hanno letto anche il mio sfogo, ahahah. Fatemi sapere cosa ne pensate. xx

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