Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** 1 - Nobody wants to be lonely *** Capitolo 3: *** 2 - Fantasmi del passato *** Capitolo 4: *** 3 - Dominick alla riscossa *** Capitolo 5: *** 4 - Sole Spento *** Capitolo 6: *** 5 - Un figlio conteso *** Capitolo 7: *** 6 - Il nuovo amico di Dominick *** Capitolo 8: *** 7 - Sentimenti perduti e scordati, sentimenti ritrovati. *** Capitolo 9: *** 8 - Amarsi ancora *** Capitolo 10: *** 9 - Ritorno *** Capitolo 11: *** 10 - Come un amico, come un papà *** Capitolo 12: *** 11 - Il marchio maledetto *** Capitolo 13: *** 12 - EVASIONE *** Capitolo 14: *** 13 - Il piano *** Capitolo 15: *** 14 - La nuova dimora *** Capitolo 16: *** 15 - Notizie a non finire *** Capitolo 17: *** 16 - Otto litigi per una fuga *** Capitolo 18: *** 17 - Tutti insieme, come un tempo *** Capitolo 19: *** 18 - Esploriamo il corpo umano *** Capitolo 20: *** 19 - La terza gemella, la seconda zia *** Capitolo 21: *** 20 - Scoperte Scottanti *** Capitolo 22: *** 21 - L'Apocalisse?! No... sono solo le gemelle Dickinson... di nuovo! *** Capitolo 23: *** 22 - Uno smistamento movimentato *** Capitolo 24: *** 23 - Lezioni e punizioni *** Capitolo 25: *** 24 - Memorie dal futuro *** Capitolo 26: *** 25 - Per le mie mani *** Capitolo 27: *** 26 -La sfida *** Capitolo 28: *** 27 – Quel dannato pennuto d'oro *** Capitolo 29: *** 28 - Il gioco delle coppie *** Capitolo 30: *** 29 - Sconvolgimenti *** Capitolo 31: *** 30 – Riappacificazioni & Sospetti *** Capitolo 32: *** 31 – L’idea della pace *** Capitolo 33: *** 32 – Suppliche o convinzioni? *** Capitolo 34: *** 33 - Un ballo per altre verità *** Capitolo 35: *** 34 - La sfilata *** Capitolo 36: *** 35 - Ed ora? Il caos. ***
a spuma del mare, resa dorata dagli
ultimi raggi splendenti del sole, lambiva i suoi piedi ogni qual volta si
avvicinava un po’ di più alla riva, le onde ormai calme dopo un lungo giorno di
impeto giocavano con lei arrivando quasi a toccarla e poi ritraendosi come ad
invitarla a provare a raggiungerle, e la brezza fresca e profumata di sale
accarezzava piano le sue gote e i capelli mentre lei le correva incontro… In
realtà, pensò, non correva incontro a niente, stava solo scappando.
La sabbia sotto i suoi piedi era bagnata e compatta, zuppa dell’acqua di mare e della
pioggia che aveva portato il temporale della notte precedente, e tutto intorno
le nuvole, la spiaggia, le barche, le case, tutto era illuminato appena dalla
fievole luce aranciata del sole che da lì a pochi minuti sarebbe del tutto
tramontato.
Gradualmente San fermò la sua corsa,
rallentando un po’, passo dopo passo; si fermò, e si
gettò sulla sabbia. Le cuffie continuavano a passarle musica a tutto volume,
così alta da impedirle di pensare; spalancò gli occhi e il cielo immenso sembrò
inghiottirla… Chiuse gli occhi… e rimase così per alcuni minuti, la musica
finì, i pensieri sembravano svaniti, aprì gli occhi giusto in tempo per vedere
l’ultimo spicchio di sole immergersi in acqua portandosi dietro l’ultimo
raggio… Era ora di tornare a casa.
Si alzò in piedi, rivolse le spalle al
mare e alla spiaggia e si incamminò verso la piccola
cittadina fatta di viottoli e di case tutte uguali, dal tetto rosso e le mura
bianche, adesso appena tinteggiate dell’azzurro della sera che avanzava. Salì i
due gradini che portavano alla strada e l’attraversò, incamminandosi per un
viottolo fatto di ciottoli e di pietre che saliva su fino alla parte più alta
del paese, e arrivava proprio a casa sua. L’aria si era rinfrescata dopo il
temporale, e ora che aveva corso per un paio d’ore sulla spiaggia era sudata e aveva freddo. Correre vicino al mare la rilassava sempre, la
rigenerava, l’aiutava a riflettere.
Immersa nei suoi pensieri era giunta a
casa, mise la chiave nella vecchia serratura del portoncino e si infilò nella palazzina, salì la scalinata stretta e fu a
casa. Casa sua non era molto distante dallo stile della cittadina,aveva pareti bianche e luminose e ampie finestre che davano
sul mare e dalle quali poteva vedere tutto il paese con i suoi tetti rossi.
Aveva un lungo corridoio, e sui due lati si alternavano la cucina, il salottino
e le camere da letto, mentre in fondo c’era il bagno. Non era molto grande,ma era molto graziosa e arredata con gusto. San l’adorava,
perché erano racchiusi molti ricordi tra quelle mura, alcuni tristi, altri
gioiosi, con le sue sorelle, ed i suoi genitori.Appena
entrata, una forte corrente di vento le scompigliò i
capelli, portandole alle narici il familiare e rassicurante odore di lavanda
che caratterizzava casa sua; il suo paesino, una piccola landa situata nei
pressi di Tolone, era molto tranquillo, e così quando usciva si permetteva di
lasciare aperte tutte le finestre della casa. Chiuse la porta,
posò il walkman sul vecchio tavolo della cucina, e subito tornò in corridoio
per dirigersi verso il bagno. Aprì l'acqua della doccia, si spogliò in fretta e
ci si ficcò sotto. Quel pomeriggio le era presa una
strana smania, la mattina si era svegliata irrequieta, i soliti pensieri erano
tornati a tormentarla e da quando si era alzata tutto quello che aveva fatto
era stato un tentativo di sfogarsi, placare i pensieri, ma ancora adesso, in
tardo pomeriggio,non c'era riuscita. Si rilassò un poco sotto il getto
dell'acqua tiepida, poi uscì dalla doccia,avvolse un
asciugamano attorno al corpo abbronzato e lasciando che i capelli castani
gocciolassero lungo le spalle, si diresse nella cucina che fungeva anche da
salottino.
Un dolce profumo di biscotti l’assalì;
lo riconosceva bene quel profumo, erano i biscotti della gemella, che le andò
incontro sorridente come al solito.
- Ti stavo aspettando, San. Sei stata sulla spiaggia tutto il pomeriggio? Ho
fatto i biscotti farciti, ne vuoi uno? Volevo farti una sorpresa…-, e
così dicendo le andò vicino e le posò una amorevole
carezza sulla guancia, alla quale San ricambiò con un amabile sorriso. Guardò
verso il tavolo a centro della stanza. Dominick, il figlio della sorella, un
bimbo dolcissimo di cinque anni, dai capelli biondi e gli occhi cerulei, di un
misto tra il verde smeraldo e l’azzurro acquamarina,
era seduto a giocare con delle macchinine. In un angolo della stanza, invece,
scorse molte valige e borsoni.
- Bentornata Rachel
-, fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra in risposta, prima di abbracciare la
sorella.
Continua…
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Il rumore dei piatti sotto la fontana era l'unica cosa che, di tanto in tanto,
distraeva il piccolo Dominick dai suoi giochi, seduto sul piccolo divanetto
turchino della cucina. San era in piedi accanto al lavandino, ad asciugare i
piatti che si stavano autolavando, guidati dalla bacchetta della ragazza, posata
a mezz'aria e puntata verso le stoviglie.
Rachel era seduta al tavolo della cucina, che osservava un po' il figlio, un po'
la sorella, sorridendo.
- Era tutto squisito, non sapevo avessi imparato a cucinare... ma immagino che
per stare da sola e sopravvivere, hai dovuto imparare per forza.-, disse Rachel
posando il suo sguardo sulla gemella, che si irrigidì. Posò il piatto a suo
posto, e ordinò alla bacchetta di guidare anche la pezza per asciugare. Si girò
verso la sorella, slacciando il grembiule. Era ora di affrontare quel discorso.
- Mi dispiace... averti lasciata sola tutto questo tempo... credimi non volevo
farlo, ma Dominick é ormai grande, e io dovevo assolutamente fare quel viaggio
di lavoro a Londra... abbiamo la possibilità di aprire una filiale a Diagon
Alley, capisci?!
San si sedette accanto a lei. La guardò qualche istante, mentre il piccolo
Dominick giocava con una ciocca di capelli della mamma, richiamando la sua
attenzione. Vedendo la zia e la madre sedute al tavolo si era avvicinato anche
lui, per dare modo alla sua sete di curiosità di placarsi. Aveva ancora cinque
anni, ma era molto curioso, fin troppo.
- Non ti porto rancore Rachel... non preoccuparti, ma non ho intenzione di
aprire una filiale a Diagon Alley... mi basta il nostro negozietto, non chiedo
altro...
- Se ti mancasse Ares, la penseresti diversamente...-, disse Rachel corrugando
la fronte. - E i nostri amici? Sei stata sola due anni, non hai voglia di
tornare un po' lì? Hermione é diventata avvocato ed ha aperto uno studio a
Diagon Alley sai, proprio come desiderava... staremo vicino a lei. E poi io
vorrei continuare ad andare a trovare Ginny all'ospedale... é ancora in coma,
starle così lontano non ti fa nemmeno un po' male? Quel povero ragazzo di Harry
va a trovarla tutti i giorni... cambia fiori sul suo comodino tutti i giorni...
spesso va anche di notte... povero caro...-, disse mentre un groppo le si
formava in gola. Harry non si era mai perdonato ciò che cinque anni a questa
parte, era successo a Ginevra. Per quanto riguardava Ron e famiglia, ormai
avevano quasi del tutto perso le speranze di avere la piccola di famiglia di
nuovo a casa.
- Certo... certo che mi dispiace per Ginny... vorrei anche rivedere gli altri,
ma la cosa non mi interessa, io sto bene qui! Ho tutto quello che potrei
desiderare e poi... non mettere in mezzo Ares, per favore... Sono già abbastanza
perseguitata dai sensi di colpa!
La ragazza si alzò e riprese a lavare i piatti, voltando le spalle alla gemella
che sospirò. Prese in braccio Dominick e iniziò a cullarlo fra le braccia.
- Mami... perché zia San si é arrabbiata?-, chiese innocentemente il piccolo,
spostando i suoi occhi grigi dal volto della madre, a quello della zia.
- La zia San non si é arrabbiata, tesoro...
- Ma ha detto che é perpetuata dai sensi di colpa!-, ribadì lui deciso.
San e Rachel si guardarono.
Perpetuata?! E questa da dove gli era uscita?
- Ah, ah, ah... perseguitata, Dominick, perseguitata!-, disse Rachel stringendo
forte il suo cucciolo, strapazzandolo un po'. Era troppo dolce, quel bimbo.
San si avvicinò al piccolo facendogli un piccolo buffetto sulla guancia,
sorridendogli dolcemente.
- Non ti preoccupare paperotto, la zia sta bene e non è arrabbiata con te o la
mamma...
Non osò alzare lo sguardo su Rachel, per i primi istanti, era convinta che non
potesse capirla, o forse che la capisse fin troppo. Aveva capito che stava
scappando, che era solo una codarda e che non voleva riaffrontare tutto il
passato?
Le due donne guardarono il bambino, che si era portato una mano al mento, in un
buffo fare meditabondo.
- Ahmm... però io volevo tornare a casa di zio Ron, dove mamma mi lasciava prima
di andare a lavoro... mi divertivo lì, perché c'erano anche i figli dio zio Fred
e zio George! Mamma ci torniamo poi? Qui siamo soli, io mi scoccio!
Rachel roteò gli occhi, divertita: si era fissato a chiamare zii, tutti gli
adulti che incontrava.
- Ci torneremo, cucciolo, non preoccuparti... se la zia San si decide!-, rispose
l'amorevole mamma, scoccando uno sguardo infuocato alla sorella, incenerendola.
San riprese il suo fare sbuffante, che tanto la caratterizzava, praticamente
poteva essere soprannominata caffettiera o locomotiva.
- Guarda che non sei obbligata a rimanere qui, Rachel, se tu vuoi aprirlo puoi
benissimo farlo, anche senza di me... In fin dei conti sei sempre stata tu, la
migliore, io ho sempre odiato la scuola... perciò ogni minimo trucchetto l'hai
imparato tu, non io...
Rachel roteò gli occhi. Solo in quel momento, volgendo lo sguardo verso
l'orologio appeso alla parete di fronte, si accorse di quanto fosse tardi. Erano
le 22.00.
- Ne riparliamo domani, é tardissimo, Dominick dovrebbe essere a nanna da un
pezzo!-, si agitò, facendo scendere il figlio dalle proprie gambe. Lo prese per
mano ed andò verso la loro camera da letto, la stessa che era appartenuta anni
prima a Rachel, quando i genitori erano ancora vivi. In quella stanza tutto era
categoricamente rosa confetto, dalle tende di lino, alle lenzuola di cotone,
alla stoffa che ricopriva il lampadario.
San li seguì, e si appoggiò con la spalla allo stipite della porta.
- Mami... me lo metto da solo il pigiamino, così zia San vede come sono
diventato bravo!!!-, disse lui gonfiando il petto di orgoglio.
Dominick era un bambino dolcissimo, ma anche poco modesto, questo perché, per
via dell'assenza del padre, Rachel e San lo avevano cresciuto viziandolo in ogni
modo possibile.
San ridacchiò, nel vedere il bimbo che tentava di mettere il pigiama
incastrandocisi dentro. Rachel tentò di aiutarlo diverse volte, ma lui
continuava a rifiutare l'aiuto, ne andava del suo orgoglio, diceva. Quando
finalmente riuscì ad indossarlo fece il segno della vittoria in direzione della
zia, sorridendo allegramente.
- Si vede che sei proprio cresciuto, ormai sei diventato proprio un ometto! E
bravo il mio nipotino preferito! -, disse avvicinandosi al bimbo e scoccandogli
un sonoro bacio sulla guancia.
- Zia sei proprio sciocca... sono il tuo unico nipote!!!-, disse lui scuotendo
il capo, rassegnato al fatto che aveva scoperto da tempo, e cioè che gli adulti
erano proprio strani certe volte. Fece spallucce, si passò le manine lattee tra
i capelli per aggiustarseli, e si ficcò con la testa sotto il lenzuolo, poi con
tutto il corpo, e girandosi con strani aggrovigliamenti di gambe e braccia,
rispuntò fuori con la testa.
Le due donne continuarono a ridacchiare, era troppo tenero. San salutò Dominick
con un altro bacio sulla guancia, rimboccandogli meglio le coperte, salutò
Rachel con un cenno della mano e un flebile "notte" e si allontanò per il lungo
corridoio, dirigendosi verso il salotto.
- Mami... perché zia San é triste?-, chiese lui sprofondando con la testolina
nel cuscino.
- Non é triste piccolino, non preoccuparti. Ora dormi, io ti raggiungo fra
poco... vuoi che ti lasci la luce accesa?-, chiese mettendo un dito
sull'interruttore della lampada da notte, sul comodino. Il bimbo scosse la
testa, in segno di sì: aveva paura del buio, perché quando si addormentava senza
luce sognava sempre uno strano fantasma molto simile alla mamma, però con due
trecce castane e tanto, tanto sangue sul candido vestitino di seta bianca.
Rachel rivolse un sorriso alla sua piccola creatura e, lasciando la luce accesa,
chiuse la porta, augurandogli la buona notte. Si diresse in salotto, sedendosi
accanto alla sorella che stava "guardando" la televisione, girando i canali a
casaccio.
- Non dovevi andare a dormire sorellina?
- Hai notato quanto, persino nei gesti, gli somigli? Che cosa buffa... il figlio
di Micheal Corner, assomiglia a Draco Malfoy, signore e signori...-, disse lei
con una risatina sarcastica, guardando distrattamente il film sul canale che
aveva scelto San.
- Sì... è incredibile, se non fosse perchè eri incinta prima di andare a letto
con Draco, direi quasi che sia figlio suo... Ma era questo di cui volevi
parlarmi?
Spense la televisione e rivolse tutta la sua attenzione alla gemella dai capelli
lunghi, accendendo una piccola lucina su un mobiletto affianco al divano.
Rachel sospirò.
- No... volevo dirti che nessuno vuole essere solo... men che meno tu... perché
ti ostini tanto a non venire con me? Prima di partire stamattina, mentre ero
all'aeroporto, Hermione non faceva che chiedere di te... voleva tu tornassi
lì... andiamo, San...-, chiese con un tono speranzoso.
San chiuse un momento gli occhi, lasciandosi sprofondare completamente nel
divano.
- Prendimi per una codarda, pensala come vuoi, ma non me la sento di tornare
lì... mi sento tormentata già lontana da tutti loro, sono sicura che tornando a
frequentarli sarebbe ancora peggio, e io non ho la forza necessaria, per ora,
per affrontare il tutto.
- Fallo per me... fallo per Dominick... ti vuole così bene... quando stavamo lì,
chiedeva di te tutti i giorni... ti prego San, ne sono certa che, anche tu, come
me, hai bisogno di avere degli amici accanto... e poi lì c'è Zio Albus, non ti
piacerebbe rivederlo? E' come se fosse nostro padre...
San si alzò dal divano, avvicinandosi ad una delle finestre del salotto, che
davano sul mare. L'aprì e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli, mentre
si inebriava del profumo particolare che il mare emanava.
- Preferirei di no... sarò egoista, ma preferirei di no... Se vuoi posso darti
una mano a mettere a posto il nuovo negozio, sistemando tutti i prodotti e
mettendolo a nuovo, in modo che tu possa iniziare subito l'attività, ma poi dopo
tornerei qui... E poi il nostro negozio vende bene, sarebbe un peccato
chiuderlo, ci perderemmo un sacco di soldi!
Rachel prese un cuscino, appoggiandoselo sul torace ed abbracciandolo. Chiuse
gli occhi. Ma cosa doveva fare per convincerla?!
Improvvisamente un'idea le balenò per la testa...
- Va benissimo, dopo tornerai qui!-, disse furbescamente. Portarla lì già era
qualcosa, poi ci avrebbe pensato quel geniaccio di Hermione a convincerla.
San sembrò intuire la sua idea e le rivolse uno sguardo corrucciato.
- Non ci sperare, non mi farai mai cambiare idea!
- Sì, sì... buonanotte... vado da Dominick, prima che abbia un altro dei suoi
incubi.
Si alzò con un saltò, lanciò il cuscino chissà dove ed abbracciò la sorella.
- Non te ne pentirai!!
Fine 1° Capitolo
Ed eccoci
di nuovo qui, sempre fra i piedi!!! Per il bellissimo prologo ringraziate
Rachel, anche se non lo ammetterà mai, è tutto frutto della sua mente! È rimasta
a rimuginarci tutta la notte, o quasi, cambiando continuamente perchè non si
sentiva soddisfatta, ma alla fine ce l'ha fatta, ecco il capolavoro! Credetemi
se vi dico che nemmeno lo considerava speciale, che gemella che mi ritrovo! (Nun
è veroOoOoO ç///ç ndRachel)(È verissimo invece, ti fanno tutti i complimenti e
tu pensi ancora non sia speciale, stupida! ndSan)(Ma io... ç///ç ndRachel)(Shhh!
ndSan)
Volevamo ringraziare chi ha già preso a leggere il seguito di "due gemelle
scatenate" e soprattutto chi ci ha già recensito!!!
Ninphadora: Tutto merito di Rachel,
assicurato! È lei che ha deciso il cambio di metodo, soprattutto vedendo che vi
è piaciuto! Mitica sorellina! claudia: Eheh, ecco a te il primo capitolo! Ancora buone vacanze e, per
l'immagine di Ares, ti chiediamo di aspettare ancora un poco, arriverà presto in
ogni caso, non preoccuparti! Ci stiamo lavorando! Ginny: Come già detto, tutto merito di Racheluccia! Ora, infatti, come
detto in precedenza, abbiamo addottato questo stile, sperando piaccia di più
anche a voi! Tutto molto più descritto e profondo! Lisa: Accidenti, siamo contente ti abbia fatto questo effetto, tanto da
portarti a recensirlo! Speriamo che il metodo di scrivere, che stiamo prendendo,
ti continui a piacere! Facci sapere! ^.- I consigli ci tornano sempre utilissimi,
sono preziosissimi! mary1986: Poro Ares? ç.ç Shi, è vero, ma putroppo non diremmo solamente "povero
Ares"! Ecco a te l'aggiormento, sperando continui a piacerti! Elisa: Eh no, proprio mai! Come vedi, infatti, siamo di nuovo qui! XP
Al prossimo chap!!!
Rachel&San Dickinson
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a camera da letto era
ancora avvolta in una leggera penombra, e oltre il rumore delle onde infrante
sulla spiaggia e sugli scogli, nessun altro rumore giungeva dalle finestre
aperte. Rimase a rigirarsi un paio di volte nel letto, attenta a non svegliare
il figlio, che ancora dormiva come un angioletto. Lo guardò, sorrise, e gli
spostò una ciocca di capelli biondi, che era caduta disordinatamente lungo la
fronte, e gli pizzicava una palpebra.
- Santo cielo, quanto gli
somigli, piccolo mio...-, sussurrò la giovane donna, abbandonandosi all'ultimo
ricordo che aveva di Draco, quello della litigata. Chiuse gli
occhi, quando, improvvisamente, un dolce aroma di caffé giunse alle sue
narici, destandola del tutto. Si alzò, mise le pantofole, ed uscì dalla stanza
rosa pastello. Percorse il corridoio ed arrivò in cucina. Sua sorella San era
seduta in un angolo del divano azzurrino, con una grossa tazza di latte e caffé
in una mano, ed un album di foto in un'altra. Sfogliava l'album
mentre, a piccoli intervalli, soffiava sul latte macchiato,
raffreddandolo, e ne beveva piccoli sorsi.
Si avviò in cucina,
prendendo anche lei una tazza di caffé, senza però aggiungerci latte. Le
piaceva forte. Si sedette accanto alla sorella e prese a sfogliare con lei le
vecchie fotografie. Erano racchiusi tanti di quei bei ricordi in esse... eppure in quel momento sembravano portare solo
tanta, tanta tristezza. Rimasero entrambe in silenzio, mentre davanti agli
occhi si paravano le figure dei loro genitori e di... di
Allie. San chiuse di scatto il grande album e lo
lanciò sulla poltrona affianco, rannicchiandosi sul divano e finendo il suo
caffèlatte.
-
Che noia... piove... e io che contavo di andare a correre un pochino sulla spiaggia... -
- Oh...-, fece Rachel,-... tu non contavi proprio nulla... alle 10.00 abbiamo
l'aereo, e se non ti sfugge, sorellina cara, dobbiamo ancora preparare le
valige... e sono già le cinque!
La gemella dai capelli
corti prese il telecomando e accese la televisione, fermandosi sul primo canale
privo di pubblicità.
- Sì... sì... tanto tu le
valige non le hai nemmeno disfatte e una borsa con qualche ricambio per me è
sufficiente!
Rachel sorrise raggiante.
-
Se lo dici tu!-, disse, simulando un colpetto di tosse poco credibile, per
nascondere una risatina ironica.
San roteò gli occhi
percorrendo con lo sguardo tutta la stanza, per poi
fermarsi sull'esile figura della gemella.
- Ti diverti proprio a
provocarmi, vero?
Rachel si guardò intorno, poi guardò la sorella, puntando un dito contro
se stessa.
- Stai parlando con me?
- No, ma cosa te lo fa
pensare? Io stavo parlando con il muro dietro di te! -, disse indicando la
parete alle spalle della giovane donna. Si alzò, mise a posto gli album delle
foto e si fermò all'altezza della porta, rivolgendo un ultimo sguardo a Rachel.
- Te lo dico e te lo
ricorderò sempre: la mia casa è qui, non a Diagon Alley! Non ho assolutamente
intenzione di fermarmi a lungo lì, ma soprattutto non ho intenzione di andare a
cercare quei maledetti ricordi perduti, che tanto vuoi farmi recuperare!
Senza accorgersene stava
giocherellando con la catenina che portava sempre al collo, procurandosi uno
sguardo di rimprovero da parte di Rachel, che scosse la testa.
- Sapevo fossi stupida, ma
non credevo fino a...-, le parole della gemella dai capelli lunghi furono
interrotte dal trillo del telefono. Avanzò versò il
mobiletto nell'angolo e prese in mano il cordless.
- Pronto?
Due secondi di silenzio,
poi San vide gli occhi della sorella illuminarsi.
- Davvero? DICI SUL SERIO?
Ma é fantastico... oh Hermione, sono contentissima per
te e... ma sì... certo... sicuro... va bene... va bene... ah-ahm... d'accordo!
Ok, a stasera!
Spense il telefono
portatile e lo rimise al suo posto, sul caricabatteria.
Guardò la sorella.
- SAN! Hermione é
incinta!-, urlò saltando al collo della sorella, abbracciandola.
- Oh... -, riuscì
solamente ad emettere la gemella dai capelli corti.
Rachel non la smetteva più
di saltellare per la stanza, trascinandosi dietro San, che tentava in tutte le
maniere di farla smettere. Dominick comparse sulla soglia del salotto,
stropicciandosi gli occhi e guardando quasi shockato la mamma e la zia,
credendo di stare sognando.
- AMORE!-, disse Rachel
catapultandosi verso il piccolo. - La sai la novità? Zia Hermione aspetta un
bambino!
Gli occhi azzurri del
bimbo si riempirono di sorpresa e curiosità.
- Aspetta un bambino?
Dove? Alla fermata dell'autobus dove la incontriamo sempre, prima che lei torni
a casa?
Rachel lo guardò perplessa
e poi, insieme a San, scoppiarono tutte e due a ridere a crepapelle, mentre il
piccolo Dominick le guardava offeso. Che aveva detto di
strano questa volta?
- Cucciolo... significa
che é incinta... che un bimbo sta crescendo nel suo pancione... capito, amore
della mamma?-, disse la ragazza, lasciando il bambino ed inginocchiandosi di
fronte a lui, appoggiandogli le mani sulle spalle.
Un sorriso si dipinse
sulle sue labbra: avrebbe avuto un altro amico con cui giocare! Si mise a
saltellare anche lui per la stanza, tirando la mamma per un lembo della
vestaglia.
- Sono
completamente senza parole... hai preso la pazzia di tua madre, paperotto!
-, fece San scuotendo la testa con fare rassegnato e
divertito allo stesso tempo.
Dominick, fece dimenticare
alle due ragazze il loro battibecco di poco prima e, temporale permettendo,
erano pronte a partire.
***
Erano le 10.00, e all'aeroporto
avevano appena annunciato ritardi per tutti i voli, dovuti ai forti temporali
sparsi in tutta la Francia.
- Che
disdetta, questa non ci voleva.-, disse Rachel, posando le sue valige accanto
ad un sedile. Prese posto, e Dominick salì goffamente
sulle sue ginocchia, accoccolandosi in braccio alla mamma. Quella mattina si
era svegliato presto, ed ora i suoi occhietti erano rossi dal sonno, e le sue
palpebre si facevano sempre più pesanti.
- Dormi, amore... tanto
prima di oggi pomeriggio, di qui non ci muoviamo!-,
disse la gemella dai capelli lunghi, accarezzando la testa del figlioletto, che
aveva chiuso gli occhi ed aveva appoggiato la testa su una spalla di lei.
- Poco male... vorrà dire che ci rilasseremo un po'... vado a prendere qualcosa
di caldo da bere, ho quasi freddo, vuoi qualcosa?
Rachel annuì e San si
avviò verso il bar dell'aeroporto, completamente affollato. Dopo dieci
abbondanti minuti d'attesa riuscì finalmente ad avvicinarsi al bancone e ad
ordinare due caffé e del latte caldo per Dominick. Tentò di fare lo slalom tra
gli altri clienti, vassoio in mano, non appena riuscì a pagare, ma la sfortuna
volle che venisse urtata. Finì sopra ad un uomo
distinto, all'incirca della sua età, rovesciandogli addosso
tutto il contenuto delle tre tazze.
- Accidenti che mummia di
gente che gira! -, affermò spazientita. Vedendo il danno
fatto prese a scusarsi con il povero malcapitato. - Davvero non l’ho fatto apposta, mi dispiace molto!
Lo sconosciuto alzò il
volto verso di lei, e il suo volto si contorse in una smorfia, quasi di dolore.
- Non...
non importa... non preoccuparti...
San scrutò bene il volto
dell'uomo, capì che non doveva avere più di 21 o 22 anni. Lo guardò
attentamente, e si rese conto improvvisamente di aver già visto quello sguardo malinconico... quando, cinque anni prima, nell'infermeria di
Hogwarts, non aveva riconosciuto Ares.
Il ragazzo, perché era
troppo giovane per definirlo già uomo, si alzò in piedi,
e le tese una mano, aiutandola ad alzarsi a sua volta.
San lo guardò pensierosa,
decisa sul da farsi. Doveva essere lui, quell'espressione... quegli occhi...
non poteva sbagliarsi. La perseguitavano ogni notte,
in sogno, facendola rodere dai sensi di colpa.
- Tu sei... Lestrange, vero? Ares Lestrange, se non erro! -, disse abbozzando
un sorriso.
Le labbra di Ares si schiusero in un sorriso amaro.
- Ormai non speravo
davvero tu mi riconoscessi... come stai, Dickinson?-,
fece lui, senza lasciar trasparire la minima emozione.
- Beh... direi bene, credo…
E te? -, domandò squadrandolo bene in viso. Come avrebbe potuto non
riconoscerlo? Era praticamente impossibile. Benché l'avesse dimenticato completamente, non avrebbe mai potuto
scordare quel volto.
"Il
volo 12, diretto a Parigi, é in partenza sulla pista otto. Ripeto, il volo 12, diretto a Parigi..."
Il ragazzo guardò l'orologio, poi si specchiò negli occhi di San.
- Si tira avanti... ora...
scusa, ma é il mio volo... mi... mi ha fatto piacere,
rivederti, ancora una volta... sei più bella di come ti ricordavo. Ciao San,
stammi bene... fai un salto a Londra qualche volta,
così ci vediamo ogni tanto.-, detto questo raccolse da terra la bottiglia
d'acqua che aveva appena comprato, le fece un piccolo sorriso, un po' tirato in
effetti, e se ne andò.
San rimase a fissarlo fino
a quando non riuscì più a scorgere la sua figura in
mezzo alla grande folla di gente. Sospirò.
- Ci rincontreremo più
presto di quanto tu creda, a quanto pare...
Corse in direzione della
gemella e del nipote, che erano in uno stato totale di
dormiveglia e, dopo averli svegliati completamente, si diressero insieme in
direzione dell'imbarco al loro volo, che era stato anch'esso appena annunciato.
Fine capitolo 2
Visitate il nostro sito su Harry Potter, UNFORGETTABLE
Visitate il sito di RachelDickinson sul pairing Draco/Ginny, UNEQUALLED LOVE
Augha gente! Scusate l'enorme ritardo con cui pubblichiamo questo chappy, ma le vacanze si sono abbattute anche su di noi! Putroppo non siamo riuscite a sentirci per diverse
settimane, e di conseguenza non abbiamo potuto scrivere! Ma ora siamo di nuovo qui, pronte a ripartire a tutta birra!
SarahEdison: Grazias, grazias!
Siamo contente ti piaccia tanto quel frugoletto paperottoso di Dominick! Piace tanto anche a noi!
mary1986: Ed ecco a te il nuovo capitolo, con diversi colpi di scena,
direi anche!
Lulù Black: Grazie
mille!!! Siamo contentissime che anche a te piaccia
tanto Dominick!!!
lallotta12: Mitiche addirittura? ^///^ Ma dai...
così ci fai arrossire! Grazie mille per il complimento!!!
claudia: Grazie come sempre! Direi che la
storia finita sarà un po' difficile leggerla così presto! Andrà per le lunghe, assicurato!
MARY: Grazie mille!!! Siamo contente ti piaccia!!!
Trinity Granger:
Avida di sapere, vero? Non per niente porti il cognome di Hermione, eheh! Grazie per i complimenti, ma per scoprire la verità e
chiarire tutti i tuoi dubbi non ti resta altro che continuare a seguirci,
perchè noi abbiamo le labbra sigillate!!! XP
Ci si sente al prossimo chappy! Tao taotao!!!
Rachel
e San Dickinson
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l viaggio in aereo fu
abbastanza tranquillo, fino ad un certo punto. San e Rachel erano
sedute vicine, mentre Dominick aveva insistito per mettersi nel sedile dietro,
da solo accanto ad un signore dall'aria distinta, che ricordava vagamente una
persona con la puzza sotto il naso. Dominick aveva insistito per dimostrare
ancora una volta alla zia che lui era grande e forte. Rachel non voleva
saperne, ma il bimbo si era fatto prendere da crisi di pianto che stavano
disturbando tutti i passeggeri, e così alla fine l'aveva vinta lui, come al solito.
Stava guardando il signore
con aria incuriosita.
- Signore, cosa leggi?-,
disse con tono ingenuo. Rachel si girò...
- Dominick zitto, non dare
fastidio al signore e torna a giocare con i soldatini... lo perdoni!-, disse
poi sorridendo gentilmente allo sconosciuto, che la ignorò.
- Che
scorbutico...-, disse la ragazza rigirandosi avanti, verso la
Dominick strappò di mano
il libro al signore, guardandolo assai interessato.
- Peccato tu lo stia
leggendo a testa in giù! -, bofonchiò l'omaccione, tentando di riprendersi
l'oggetto.
Il bambino se lo strinse
forte al petto, nascondendolo sotto la maglia. L'uomo, infuriato nero, prese un
fazzolettino di stoffa che portava nel taschino della giacca. Si tamponò la
fronte, asciugandosi le goccioline di sudore che gli insudiciavano il viso,
dalla rabbia. Dominick gli strappò di mano il fazzoletto, ci
sputacchiò sopra, e, alzandosi in piedi, prese a pulirgli la lucida
testa, priva di capelli.
- Che diavolo stai facendo moccioso?!
- Beh... eri sudato
signore... e così ti pulisci prima... -, disse
innocentemente. Ed, in effetti, credeva di non aver
fatto nulla di male. - Mammina, guarda come sono bravo, ho bagnato il
fazzoletto, e ora sto pulendo il sudore del signore.
Rachel e San sgranarono
gli occhi ed urlarono in coro.
- DOMINICK!!! SANTO CIELO!!
La "premurosa"
zia, strappò violentemente di mano al bimbo il fazzoletto, mentre Rachel, quasi
cadendo all'indietro dal suo sedile, strappò il libro dalle mani del bimbo.
- TALE E QUALE A QUELLO
SCAPESTRATO DI TUO PADRE! COMBINI SOLO GUAI! Lo scusi, sono
mortificata, davvero, non so come... oh... DOMINICK, SENZA FARE STORIE ORA
PASSI AVANTI ACCANTO A ZIA SAN E FAI SEDERE ME DIETRO!
Gli occhi del bambino si
velarono di lacrime, mentre iniziò ad essere scosso dai singhiozzi. In pochi
secondi scoppiò in lacrime, attirando su di se l'attenzione di tutti i
presenti.
- Accidenti! Dai paperotto
vieni qui! -, disse San alzandosi e andando a prendere
il nipotino, cullandolo fra le braccia, mentre Rachel tentava in tutte le
maniere di scusarsi con il signore, che si irritava
ogni secondo di più.
Infine, Rachel si girò
verso il bimbo, che smise di piangere e guardò la mamma
preoccupato.
- Tu... tu... ahhh... sei
una piaga! Sei... sei impossibile... ma cosa devo fare con te?!
Vedi di smetterla di fare sempre i capricci, che non attacca più... mi metti sempre in imbarazzo davanti a tutti, sei davvero un
bimbo cattivo... e non ricominciare a piangere, perché la prossima volta
qualche bella sculacciata non te la toglie nessuno!
Il bambino si strinse alla
gemella dai capelli corti, sperando di trovare una difesa in lei. San scosse la
testa e prese a scompigliare i capelli biondi di Dominick.
- La mamma, in parte, ha
ragione paperotto. Non è giusto infastidire gli altri signori e fare i capricci
perchè si viene sgridati!
- Io non la voglio più quella come mamma, io voglio te come mamma,
Rachel é cattiva!-, disse singhiozzando un po'. Poi guardò la madre e le fece
una linguaccia. Rachel scosse il capo, rassegnata.
- Ma
magari diventassi figlio suo, sei un rompiscatole... -, disse sedendosi accanto
al signore incavolato, chiedendogli scusa un'ultima volta. Inforcò un paio di occhiali, aprì un libro e cominciò a leggere, ignorando i
capricci del figlio. L'aveva viziato troppo, e una bella sgridata ogni tanto
non gli faceva male. E soprattutto, doveva imparare a non
coccolarselo subito, appena piangeva. Quel bambino era un combinaguai, e
tra l'altro era anche arrogante. Non si sarebbe sorpresa se, una volta ad Hogwarts, fosse diventato Serpeverde...
Già, Serpeverde... in tal
caso la somiglianza con Draco si sarebbe fatta sentire ancora di più. Chiuse il
libro e scosse il capo. Mai possibile che ogni volta che litigava con Dominick,
gli venisse in mente Draco? Si alzò, si sedette avanti
e prese il figlio dalle braccia della sorella.
- Sei un
indisponente, lo sai?
Il bimbo si asciugò gli
occhietti e guardò
La mamma, come un cucciolo
bastonato. Lei sorrise e lo abbracciò.
- Ti voglio bene,
Dominick… scusa per prima… mi hai fatta arrabbiare… ma
ti voglio sempre bene, ricordatelo, ok?
Il bimbo sorrise.
- Voglio bene a zia San
come ad una mamma, però voglio comunque che la mia
mammina rimanga tu…’cusa mami…
San sorrise e prese a
guardare fuori dal finestrino, assorta nei suoi
pensieri. Rachel, intanto, decise di rimanere a sedere accanto alla sorella con
Dominick in braccio, si sarebbe spostata solo per l'atterraggio, per via delle
cinture di sicurezza da allacciare.
- Manca ancora molto sorellina? -, domandò con fare noncurante San, come fosse semplicemente una scusa per attaccar discorso.
- Mhhh... tanto quanto
basta per permettere al signorino qui di dormire un po'... eh, cucciolo? Dai che ti sei svegliato presto e ti se agitato per tutto il
viaggio. Stasera andiamo a trovare zia Hermione, non sappiamo che ora si
fa, quindi vedi di dormire un po'.
Il bimbo annuì.
- Posso andare in braccio
a zia San? Voglio addormentarmi guardando il cielo.
Rachel sorrise. Ci mancava
solo un bimbo malinconico e poeta...
San ridacchiò
e prese il suo paperotto in braccio. Lui guardò le nuvolette bianche, che sembravano
panna montata, in quel cielo limpido, e si addormentò, contento che il
temporale fosse passato, e sicuro che tra le braccia della zia, quella cattiva
ragazza che c'era in quel momento riflessa nell'oblò,
non l'avrebbe seguito anche in sogno.
Diverse ore dopo
arrivarono in prossimità dell'aeroporto e, pochi minuti dopo, atterrarono,
finalmente. Le due gemelle erano alla ricerca delle loro valige, quando Rachel
partì in quarta in direzione di una donna che veniva loro incontro, tutta
sorridente.
-Finalmente Rachel! Che bello rivederti!
- HERMIONE!
Rachel posò a terra
Dominick, che improvvisò un piccolo balletto della vittoria per non aver
vomitato come l'ultima volta in aereo, mentre sua mamma
era corsa tra le braccia di Hermione.
- 'mione,
che bello vederti! Oh, ma che dico, ci siamo separate ieri... OH MA CHI SE NE IMPORTA, MI SEI MANCATA!
La donna rise, saltellando
assieme all'amica. San, dopo aver recuperato tutte le valige, si avvicinò alle
due, salutando Hermione con un cenno della mano.
- Ehilà Herm, contenta di
rivederti!
- SAN!!!
Oddio Rachel allora ce l'hai fatta! -, esultò la brunetta. Ma
la gioia del momento svanì quasi subito nel vedere lo sguardo corrucciato
lanciato da Rachel in direzione della gemella.
- Mi sorprendo di quanto
tu possa essere idiota!-, disse Rachel accigliata.
Prese Dominick in braccio, un po' triste per non aver finito il suo balletto,
e, preso il carrello con le sue valige, si avviò fuori dall'aeroporto,
aspettando un Taxi, nel tempo in cui Hermione e San si salutavano.
- E poi dice a meche sono testarda...
-, borbottò San, prendendo in mano la sua borsa. - Se
no tu come stai Herm? Ah, complimenti! So che sarai presto mamma!
- Ah... beh... sì... -,
Hermione arrossì, quando si accorse che forse San non era molto contenta di
rivederla, o almeno non quanto lo era lei.
- Ehm... senti... oh, senti San, senza troppi peli sulla lingua, non
contiamo davvero niente per te? Mentre eravate all'aeroporto, Rachel mi ha
mandato un sms dicendo che hai rivisto Ares... a
questo punto, tanto vale, se l'hai rivisto, perché non resti? Ormai, peggio di
così non credo possa andare...
San sentì
il cuore salirle in gola, dannazione, possibile che non potesse avere un
segreto una santa volta? Doveva sempre essere scoperta da Rachel! Ora che scusa
avrebbe potuto usare per non rimanere in quel dannato posto? Non che fosse una
scusa, ma sicuramente non sarebbe mai risultata
credibile continuando ad insistere con questa versione dei fatti.
- Non ho mai detto che voi non contate niente per me, siete miei amici...
E Rachel farebbe meglio a starsene un po' zitta, una volta tanto! E peggio di così potrebbe andare benissimo!
- Io non ti capisco...
beh... comunque stasera io e Rachel andiamo
all'ospedale con Harry... sai, da Ginny... puoi tenerlo tu Dominick?-, disse
prendendo una valigia dell'amica e cominciando ad avviarsi verso l'uscita.
- Si, nessun problema...
-, rispose lei con fare noncurante. - In ogni caso Hermione, Ares verrà qui... come vedi le cose possono peggiorare ancora.
Accelerò il passo
portandosi davanti ad Hermione, avviandosi verso
l'uscita alla ricerca di un taxi libero.
Erano appena arrivate a
casa Weasley, ormai così la si poteva definire. Ron ed Hermione, infatti, erano
sul punto di sposarsi, anche per la futura nascita del bambino. Hermione
precedette l'amica, che ancora teneva il broncio. Mise la chiave nella toppa,
le fece girare ed aprì con una piccola spintarella la porta. All'entrata del
piccolo appartamento trovarono una Rachel piuttosto infuriata,
per il largo ritardo delle due, che non avevano trovato un taxi immediatamente.
Dominick era invece impegnato a giocare con alcuni pupazzi che avevano
dimenticato i figli dei due gemelli Weasley, mentre Ron, andò
incontro alle due donne, salutandole calorosamente.
- Ehi San, contento di
rivederti!!! -, disse il rosso dopo aver stampato un
bacio sulle labbra di Hermione.
- Altrettanto Ron!
Sorrise,
anche se all'apparenza era un sorriso forzato. Hermione sbuffò un pochetto e si rivolse alla gemella dai
capelli lunghi.
- Ah Rachel, starete nel
tuo appartamentino o per caso l'hai venduto, pensando
ti ritornare a Tolone? Ieri mi sono dimenticata di chiedertelo...
- L'ho
venduto... ho racimolato un bel gruzzoletto!! Ho preso un appartamentino
nella strada babbana, adiacente a Diagon Alley. Dominick deve frequentare la
scuola materna babbana, prima di andare ad Hogwarts...
non ho i mezzi per permettermi insegnanti privati, così lo mando alla scuola
babbana... ed ho pensato sia meglio per lui abitare a Londra babbana, perché se
facesse amicizia con qualche bambino, mi dispiacerebbe se non potesse mai invitarlo
a giocare...-, disse la donna, prendendo in braccio il suo frugoletto.
- Vero tesoro? Avrai tanti
amichetti!!
Dominick sorrise alla
mamma e l'abbracciò. Aveva solo cinque anni, ma sapeva quanto costava alla
mamma abitare nel mondo babbano, ed era contento
l'avesse fatto per lui. Zia San, dal canto suo, pensò Nick
guardando la gemella con i capelli corti, sembrava altrettanto felice di
non vivere a Diagon Alley, o in una delle strade della Londra magica. Lei
adorava abitare tra i babbani. Non che sua mamma li
odiasse, ma leiera affezionata così
tanto quell'appartamentino, perché l'aveva lasciato loro in eredità il papà, e
separarsene doveva essere stato un brutto colpo.
Invitò le due amiche ad
avviarsi verso la cucina con Ron, mentre lei andava ad indossare qualche abito
più comodo. Il rosso offrì loro un tè caldo, malgrado fosse giugno, con
l'acquazzone che c'era stato, faceva piuttosto freddo.
- Quando
pensi che potrai avviare la filiale, Rachel? -, domandò Ron curioso, - Hermione
mi ha tenuto piuttosto all'oscuro sulla situazione...
- L'avvierà al più
presto,perché il negozio sarà pronto in
breve tempo -, s'intromise San, continuando a sorseggiare il suo tè.
- Ohh... ci sono così
tante cose da fare... Per ora ho solo comprato i locali, ma si deve
ristrutturare, arredare, aspettare che arrivi tutto il
necessario dal nostro negozio di Tolone... oh, io non credo ci metteremo meno
di cinque o sei mesi!!!-, disse soddisfatta. San fece scivolare la sua tazza,
che cadde a terra. Fortunatamente non si ruppe, ma tutto il suo contenuto si
sparse sul parquet. Ron impallidì: Hermione ogni volta che trovava una macchia
sul pavimento di legno, lo sgridava. Corse a prendere asciugamani,
smacchiatore, varie ed eventuali.
-
Ma che combini?-, la riprese Rachel, quando Ron uscì dal salotto per correre a
prendere l'occorrente.
- Ci-cinque o sei mesi?! -, balbettò lei, - No, no mi rifiuto... basterà usare
la magia e i tempi si ridurranno ampiamente!
Sembrava soddisfatta della
sua trovata, per mettere su un negozio, in fondo, non ci si poteva mettere così
tanto tempo, ne era sicura. Rachel
la guardò storto e scosse la testa, ultimamente erano veramente su linee d'onda
completamente diverse.
Rachel si alzò dal
divanetto. Si avvicinò ad una finestra, spostò la tendina di lino, in tinta con
le pareti azzurro pastello, e si affacciò su quella
che era la strada più famosa della Londra magica, Diagon Alley. Guardò un paio
di secondi il passeggio, senza vederlo in realtà. Era assorta nei suoi
pensieri.
Continuò a tenere le
spalle alla sorella, ma cominciò a parlare, quasi in un sussurro. San dovette
drizzare bene le orecchie per ascoltare tutto.
- Non volevi venire per
Ares... che ti sentivi in colpa per lui eccetera... ma dopo ciò
che sto per dirti, non sarai più tanto scontrosa...-, disse con voce spezzata.
Non voleva davvero che la sorella venisse a saperlo così, ma non c'erano
alternative.
San la fece voltare verso
di sé, richiamando la sua attenzione con qualche colpetto di tosse, decisamente innervosita.
- Cosa
dovresti dirmi, Rachel? Cosa di così importante
da farmi cambiare idea?
Rachel si girò verso la
gemella, con le lacrime agli occhi. E se, nonostante lei non ricordava nulla di Ares, quella notizia l'avrebbe ferita? E se il suo cuore
lo amava ancora, anche se lei ne era all'oscuro?
Si guardò intorno, in
cerca di una scusa.. non poteva dirglielo... non
voleva... ma DOVEVA!
Si avvicinò al divanetto
dove era seduta la sorella, prese posto accanto a lei
e sostenendo il suo sguardo, seppur aveva gli occhi pieni di lacrime, prese la
mano di San tra le sue, e con voce grave, le diede la notizia più terribile che
avesse mai potuto sentire.
- Ares é fidanzato, fra
cinque mesi si sposa con Helen Parkinson, la sorella di Pansy!
Un sorriso si dipinse
sulle labbra della gemella dai capelli corti, un sorriso che più falso non
avrebbe potuto essere.
- E...
allora? -, domandò - Non mi sembra una brutta notizia, non trovi? Io mi sento
in colpa lo stesso... i fatti non cambiano, anche se
ora lui si è rifatto una vita... L'ho dimenticato, capisci? Sono riuscita a
dimenticare quello che, a quanto mi hai raccontato, era... no beh, lasciamo perdere. Io non ne farei una tragedia sorellina,
magari lei non è come Pansy, forse lo sa rendere
felice!
Resse
lo sguardo di Rachel,
sforzandosi per non abbassarlo. Le scompigliò i capelli affettuosamente, per
rassicurarla che tutto andava per il meglio, ma la gemella sembrava non berla.
- Tu sei cambiata...
sei... così cambiata... -, disse Rachel, portandosi le mani sul volto.
San la guardò preoccupata.
Alzò una mano verso di lei per vedere se stesse bene, ma Rachel la spinse via.
- DA QUANDO SEI COSì
FALSA? TU NON SEI SAN! TU... QUANDO HAI PERSO LA MEMORIA, HAI PERSO ANCHE IL
BUON SENSO!
Detto questo corse verso
l'ingresso, prese il primo impermeabile che le era capitato, ed uscì di casa,
sotto la pioggia, senza neanche un ombrello. Scese le scale del palazzo in
tutta fretta. Non voleva sentire, non voleva saperne niente, che San continuasse a bollire nel suo stesso brodo, lei voleva solo
aiutarla... ma era convinta che non si può aiutare una persona falsa come lo
era diventata sua sorella.
Hermione, che aveva
sentito il battibecco delle due, si avvicinò alla ragazza.
- Che
è successo? Perché Rachel si è arrabbiata? -, domandò
innocentemente la brunetta, come se non avesse sentito nulla.
San la fulminò con lo
sguardo, sapeva benissimo che aveva sentito tutto. Hermione era famosa soprattutto
per sapere ogni cosa, in qualunque situazione.
- Fammi un favore, tenete
Dominick per un po' di tempo, vado a recuperare Rachel, grazie! -, disse
sbrigativa, avviandosi verso l'ingresso, indossando le scarpe ed uscendo senza
nemmeno prendere l'impermeabile.
Scese le scale in tutta
fretta, quando si scontrò con qualcuno. Cadde all'indietro, sbattendo sull'orlo
di un gradino, e facendosi parecchio male all'osso sacro.
- Ahia che male...-, sentì
pronunciare dalla persona che aveva investito.
Quella voce...
Spalancò gli occhi, e si
ritrovò faccia a faccia con Harry. Anche lui era molto
cambiato. Era riuscito a "domare" i suoi capelli, tagliandoli, non portava più gli occhiali, si era alzato di parecchi
centimetri ed irrobustito. Ma la cosa che più la colpì
furono gli occhi... tremendamente freddi e spenti.
Il ragazzo le porse una
mano, aiutandola a rialzarsi.
- Grazie...
Si sentiva a disagio,
ammetteva che lei era proprio l'ultima a doverlo fare,
davanti ad Harry, essendo cambiata almeno quanto lui, ma non poteva farne a
meno. Era così diverso... sembrava quasi fosse morto
interiormente, solo a guardarlo, e non poteva di certo biasimarlo.
- Come stai?-, chiese
Harry, senza guardarla nemmeno. Ma dove diavolo era
finito quel ragazzo dolce e gentile che conosceva?
Disse qualcosa tipo
"così e così", ma lui non ci fece neanche caso più di tanto.
- Bene... ci si vede ok?-,
rispose distrattamente il moro. Fece un cenno con la mano e riprese a salire le
scale, verso il suo appartamento, che, solo in quel momento San ci fece caso,
era proprio sul pianerottolo di Ron ed Hermione, di fronte.
La ragazza scosse la
testa. Unavolta avevano il problema
"Allie", è vero, ma la loro vita era decisamente
molto più bella, quasi perfetta... ora invece era solamente un disastro
ambulante. Erano cambiati tutti. Chi più chi meno, ma in ogni caso si sentiva.
Sbuffò un pochino e si diresse verso l'uscita del palazzo, solcò la soglia e
uscì sotto la fredda pioggia, in cerca della sorella. Non aveva nulla da
spiegarle, anche perché lei stessa non sapeva spiegarsi il motivo per cui era diventata così, sapeva solamente che non poteva
farne a meno. Non riusciva a non mentire. Forse perché non voleva fare
preoccupare gli altri, o forse perché era semplicemente un'egoista? Decise di
non pensarci, si torturava già abbastanza ogni giorno con questi pensieri,
doveva trovare Rachel e basta.
Camminò a lungo sotto la
pioggia... non se ne era nemmeno resa conto, avesse
ricominciato a piovere. Alzò il viso verso il cielo, spostando i capelli
bagnati che le pizzicavano gli occhi e le guance. Nuvole nere, e gonfie di
pioggia, lampi e rimbombi di tuoni: era una giornata pessima non solo in senso
figurato! Si guardò intorno. I vari negozi erano tutti aperti,
eccezion fatta per qualcuno, sulla cui saracinesca spiccava il cartello
"Chiuso per ferie". Che tempo orribile, per
essere Giugno. Ma dove poteva essersi cacciata Rachel.
Improvvisamente, seppur tutto intorno a lei continuava a piovere, non sentì più
la pioggerella fitta, caderle copiosamente sul corpo. Alzò di nuovo lo sguardo,
e vide un ombrello sopra di lei. Si girò, per incrociarsi con uno sguardo di
ghiaccio, pelle lattea, labbra sottili e pallide, e capelli biondi e sottili,
tanto da sembrare fili dorati. I lineamenti erano delicati, ma decisamente da uomo, e seppur cambiato, non poteva non
riconoscere Draco Malfoy.
Strizzò qualche volta gli
occhi, stropicciandoli un pochino con la manica della maglia, incredula. Lo
guardò a bocca aperta, mentre lui le fece un cenno di saluto.
- Dickinson... quanto
tempo...
- Malfoy... -, disse
ancora incredula.
Il ragazzo mosse qualche
passo, incitandola a seguirlo. Camminarono per qualche minuto, finché non arrivarono
sotto un portico di un piccolo bar della zona. Sembravano mancare le parole, in
fin dei conti cosa avrebbero potuto dirsi? Non lo sapevano.
- Ah, scusa io stavo
cercando... ecco sì Rachel... -, esclamò come risvegliandosi da un sogno.
- Probabilmente avrà già
trovato un riparo... -, disse lui asciutto - ... e ancora un po' che tu giri in
queste condizioni, di sicuro a casa intera non ci arrivi.
Cosa avrebbe potuto dirgli?
"Come stai o come te
la passi" sarebbe stato troppo banale. Accidenti lui e la sorella si erano
lasciati in un modo orribile, non si vedevano da cinque anni, non era proprio
il caso, secondo lei, di parlare amichevolmente, come ai vecchi tempi, e magari
litigare.
- Grazie dell'aiuto e
dell'interessamento, ma non posso stare qui al riparo, senza
essere sicura della cosa!
Il biondino rigirò lo
sguardo, facendo passare il paesaggio intorno a lui, tornando infine sul volto
della ragazza.
- Vedo che sei rimasta
testarda, Dickinson!
San sbuffò un pochino. Ma
voleva proprio litigare dopo tutto quel tempo che non si vedevano?
Era davvero pazzesca la cosa! Lei e Draco Malfoy sarebbero
mai riusciti, in vita loro, a tenere una conversazione seria senza litigare per
due minuti?!
- Malfoy, hai intenzione
di provocarmi dopo dieci minuti che ci siamo rivisti, tanto per non
rincominciare a litigare?
Draco la osservò un paio
di secondi, poi le sorrise dolcemente.
- Mi sei mancata... o
meglio, mi mancavano le nostre litigate, perché tu non mancheresti nemmeno alla
persona più sola del mondo...-, si corresse, facendole l'occhiolino. Anche San sorrise. In fondo, pensò, MOLTO
in fondo, si volevano bene.
- Dimmi...-, disse lui tornando serio. - Come mai Rachel piangeva? Ero
seduto alla gelateria di Florian Fortebraccio, che rivedevo
alcuni appunti di lavoro, gustando un bel gelato, quando la vedo travolgere
tutto e tutti, e piangeva come una fontana, bada bene... volevo seguirla, ma
poi ho pensato fosse meglio di no... in fondo, credo stia molto meglio senza di
me, non sarebbe giusto entrare di nuovo nella sua vita, ora. Poi ti ho vista,
camminare sola soletta, bagnata fradicia, senza ombrello né impermeabile...
- Abbiamo litigato... o
meglio... credo di averle mentito per l'ennesima
volta, e lei mi ha urlato dietro... -, disse sorvolando l'argomento, - Effettivamente
forse a vederti si sarebbe spaventata, però, non credo ti avrebbe respinto,
scappando. Probabilmente t'avrebbe salutato come un vecchio
amico, facendo finta non fosse successo niente, ai tempi.
- Ah, ha sempre il vizio di essere dolce e gentile persino con il suo peggior
nemico?-, chiese lui accigliato. Scosse un po' la testa, non
era il momento di fare il simpatico ironico.
- Ho
sentito Ares via gufo, qualche ora fa... mi ha detto di averti
incontrata all'aeroporto...
- Rachel è sempre Rachel, maturata ma sempre lei, non è cambiata di
una virgola... credimi... -, lanciò un'occhiata fuggiasca dietro il ragazzo,
poi tornò a guardarlo negli occhi, - Ah, Ares sì... effettivamente ci siamo...
scontrati... gli ho rovesciato addosso involontariamente due caffè e del latte
caldo.
- Capisco... del latte
caldo? Ah già, a Rachel piaceva il caffè macchiato...
San si schiaffò
mentalmente una mano sulla bocca. Che stupida, lui non
sapeva nemmeno dell'esistenza di Dominick! O meglio, poteva immaginarlo, ma forse
credeva che alla fine Rachel avesse abortito, o non
avesse tenuto il bambino, o chissà cosa... Doveva dirglielo? No, in fondo, non
era mica il padre del bambino? O sì? Che situazione complicata...
- Ah, il caffè macchiato?
Giusto, giusto... comunque si è fatto tardi, è meglio
che vada, provo a cercarla ancora un po'... -, sorrise, - Ci vediamo, allora,
Malfoy, felice di averti rivisto...
Gli fece un cenno con la
mano e uscì di nuovo sotto l'acqua, alla ricerca di sua sorella.
Fine capitolo 4
Alhoa a tutti gente, fedeli lettori e
recensori. Passato bene le vacanze?! Speriamo tanto di sì, a
noi non sono andate tanto male, no no!
Passiamo subito a ringraziarvi, cosa che non ci stancheremo
mai di fare!!!
mary1986: Grazias, grazias!
Davvero ti mettono allegria? Ne siamo veramente contente!!!
È bello sapere che la nostra fan fiction metta felicità alla gente!
Lulù
Black: Ahah,
avevamo ispirazione e tempo per scrivere, ed ecco il capitolo sfornato!!! Ed ecco a te il prossimo capitolo, per continuare un
poco!
achel era seduta su una
panchina coperta da una piccola tettoia. Le mani strinte
a pugno, posate sulle ginocchia, lo sguardo fisso su di esse. Le strade erano deserte
e silenziose, malgrado fosse ancora giorno, la pioggia sembrava aver fatto
sparire tutte le persone che, di solito, popolavano Diagon Alley. Il silenzio
era rotto solamente da piccoli singhiozzi emessi dalla giovane donna, che man
mano che passava il tempo si affievolivano.
Improvvisamente, una voce
la destò dai suoi pensieri.
- Ma
tu guarda chi abbiamo qui... -, disse lo sconosciuto, sedendosi accanto a lei,
e posandole una mano su una gamba.
Rachel si voltò di scatto
e rabbrividì. Era cambiato, tremendamente cambiato, ma come si potrebbe
scordare il viso della persona che ti ha violentato più volte, facendoti
sentire sporca, senza che tu possa chiedere aiuto a
nessuno?! Credo siate d'accordo sul fatto che é
praticamente impossibile!
Micheal
Corner sorrise malizioso, mentre
con la mano saliva sempre di più, accarezzandole la gamba per tutta la sua
lunghezza.
- Noto che la mia preda
preferita è rimasta sempre un gran bel pezzo di... mhhh... donna... -, le passò
una mano fra i capelli, sfiorandole la punta del naso con le sue labbra.
La ragazza lo spintonò violentemente, scattando in piedi, ritrovandosi di
nuovo sotto la pioggia gelida. Si strinse nel suo impermeabile, mentre lui si
alzava da terra, ghignando perfidamente.
- Ancora tu?! Si può
sapere che vuoi? Non ti é bastato rovinarmi la vita ad
Hogwarts? Va al diavolo Corner, io e te non abbiamo
nulla da dirci... Né DA FARE!
- Oh, nei sei così sicura?
Io no, decisamente no... voglio vedere mio figlio,
Rachel... -, un ghigno divertito si dipinse sulle sue labbra, mentre
l'espressione della giovane donna apparve terrorizzata. Cosa
diavolo aveva in mente quel... quel viscido serpente? Voleva toglierle una
delle poche cose preziose che le erano rimaste nella vita?!
- Sc-scordatelo... Quel bambino non é
tuo figlio, quindi gira al largo...-, disse cominciando a tremare. Sentiva gli
occhi pizzicarle di lacrime. Non Dominick. Non lui!!!
Il suo unico, grande, tesoro. Che non provasse a toccarlo.
In quel momento giurò a sé stessa che se avesse provato a toglierle suo figlio,
lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani!
- È anche mio figlio, ti
ricordo che sono stato io a metterti incinta... E non ti consiglio di
contraddirmi, voglio vederlo, te lo sei tenuta per ben
cinque anni, senza nemmeno farmi sapere che era nato ed era sano!!! Sai che per
un tribunale questa sarebbe una causa considerata un ottimo affare perché già
vinta? In fin dei conti... tu non hai le prove di come è
stato concepito il marmocchietto...
-
COSA CREDI ESISTANO A FARE I VERITASERUM?-, gridò lei esasperata. Basta! BASTA! Che vita assurda!
Perseguitata da questo porco maniaco, una sorella che
non riusciva più a riconoscere come sua sorella, una delle sue migliori amiche
ancora in coma dopo cinque anni, uno dei suoi migliori amici praticamente morto
nel cuore, e suo figlio che voleva tanto un padre... un padre che lei non
riusciva a dargli! Che madre snaturata! Che vita inutile... ma perché era ancora in vita? Ah già...
quella sera stava per buttare una dose massiccia di sonnifero nel whisky incendiario...
ma c'era Dominick, che madre stupida sarebbe stata, lasciandolo da solo. Il suo
piccolo angelo biondo. E ORA SI PRESENTAVA QUESTO
FOTTUTO STRONZO CHE LA MINACCIAVA DI PRENDERSELO! CHE
SCLERO!
- I veritaserum sono
vietati dal ministero... hai le mani legate, Rachel... fammi
vedere mio figlio! Altrimenti, cara mia, sarò costretto a riprendermelo!
Sogghignò, le prese una
mano e si avviò in una direzione a casaccio, trascinando la donna in lacrime
che tentava di fare resistenza.
- Non fare la cretina e
portami da lui!
- No... NO... ti prego
Micheal, resta fuori dalla vita di mio figlio!
Ma in realtà doveva dire "NOSTRO" figlio, lo sapeva
bene, ma non ci riusciva. Dominick era suo figlio. Solo e soltanto suo figlio. Era uno sconosciuto, non poteva piombare così, ora, dopo
cinque anni, nella vita del bambino, e portarlo via dalla mamma.
- Nostro figlio, NOSTRO
FIGLIO! -, urlò lui piuttosto irritato, - Tu me l’hai portato via per cinque
anni, cinque lunghi anni, e chissà che gli hai raccontato sul mio conto!
Dovresti schifarti da sola, l'hai privato di un padre!!!
- L'ho privato di un
padre, ma per il suo bene, perché quel padre non gli avrebbe mai dato l'affetto
necessario. Tu... TU SEI UN MOSTRO, INCAPACE DI PROVARE SENTIMENTI, FIGURATI DI
VOLER BENE AD UN BAMBINO!!! LASCIAMI ANDARE, STRONZO
CHE NON SEI ALTRO, NON ENTRERAI NELLA VITA DI DOMINICK, SONO STATA CHIARA?
- Tu che ne sai... che io
non gli voglia bene e che non gli avrei dato affetto? -, domandò con gli occhi
luccicanti di rabbia, ridotti ormai a due piccole fessure, - Tu sei la stronza,
tu gli hai rovinato la vita, facendolo sentire diverso perché viveva solo con
la madre! E io, io ho tutti i diritti di riavere parte nella sua vita, e se non
mi lascerai fare di tua volontà, dovrò ricorrere ai metodi forti... ma stai pur
certa che il tuo piccolo, caro, Dominick... potevi
anche dargli un nome più decente, per l'appunto... in quella situazione non lo
vedresti mai più!
- Non ti azzardare...
bada... non ti azzardare a dire ancora che il suo nome é brutto... -, disse
lei, mentre i suoi occhi cominciavano ad acquistare pian piano un colorito
grigiastro, acquoso, ed infine azzurro ghiaccio. - ERA IL NOME DI MIO PADRE,
BRUTTO IDIOTA! ALLONTANATI! VATTENE IMMEDIATAMENTE, PERCHé
ORA COME ORA, NON C'è MALFOY A TRATTENERMI COME L'ULTIMA VOLTA! VAI VIA,
O TI AMMAZZO, HAI CAPITO?
Il ragazzo lasciò la
presa, deglutendo rumorosamente e indietreggiando il più possibile.
- Tu sei un mostro, non
una madre! Una simile donna non può nemmeno considerarsi una mamma! Ma sappi che non ti lascerò rovinare in questo modo la vita
di mio figlio, se non accetti di tua volontà, accetterai con la forza,
apparendo davanti al tribunale!
Rigirò i tacchi e si
allontanò correndo, impaurito da Rachel. Non aveva di certo intenzione
di trovarsi di nuovo faccia a faccia con la sua versione in naiade.
"...Tu sei un mostro..."
Un mostro
Solo un mostro!
Quante altre volte doveva sentirselo
ripetere?
Per quanto ancora la gente non avrebbe
accettato la sua natura di mezza-ninfa?
Si inginocchiò a terra, mentre la pioggia
cominciava a cadere più fitta, sull'asfalto scivoloso, sul suo corpo, tra i
suoi capelli, e sul suo volto, mischiandosi alle lacrime.
***
San era tornata a casa, dopo un'altra
ora di ricerche. Non sapeva dove la sorella si fosse cacciata, ma era uscita
senza ombrello, rischiava una broncopolmonite con i fiocchi... Era meglio aspettare che spiovesse, perché rimanendo fuori
avrebbe trovato, forse, la sorella, ma sarebbe morta lei, poi!
Uscì dal bagno, dopo una bella doccia.
Aveva l'accappatoio addosso, ed un asciugamano avvolto sui capelli. In salotto,
vide Hermione giocare sul tappeto davanti alla TV con
il piccolo Dominick.
- Ehi San, hai finito?-, le chiese Hermione, in una domanda retorica. Che
stupida, era lì avanti, per forza aveva finito. Ma non aveva smesso ancora di
darsi mentalmente della stupida, che vide il volto di
San rigato di lacrime.
Con un palmo della mano se le asciugò
prontamente, ma aveva ancora la voce rotta dal pianto.
- Sì... sì ho finito,
ha smesso di piovere? -, domandò volgendo lo sguardo verso le finestre,
che avevano le tende tirate. Rachel non era ancora tornata a casa e questo la
preoccupava parecchio, pregava perché avesse smesso, doveva cercarla ancora. La
brunetta accanto a Dominickfece spallucce, non era stata attenta
al tempo in quelle ultime ore. San si avvicinò ad una finestra e scostò un poco
una tenda: piovigginava.
- Forse è meglio che mi vesta e vada a cercarla ancora...
ormai piove poco, con un ombrello dovrei evitare di
bagnarmi ancora come prima...
- Forse é meglio che
aspetti Ron, ti accompagnerà lui... Harry é uscito di nuovo cinque minuti
fa, é tornato all'ospedale da Ginny, altrimenti avrei
chiesto a lui di accomp...oh... hai sentito? E' il rumore della chiave inserita nella toppa della porta... forse
é Rachel!-, spiegòHermione, con il suo
caratteristico tono gentile, sorridendo in direzione del piccolo Dominick. - Sentito? Forse é tornata la mamma...-, disse
poi.
Dominick si rallegrò. Non sapeva cosa fosse successo, ma aveva visto la
zia San e la zia Hermione molto tristi, e sapere che
la mammaera tornata e loro si erano
rallegrate, rallegrava anche lui. Poi assunse
un'espressione rassegnata...
- Ehhh...
ma come si deve fare con quella? Glielo dico sempre di non stare troppo fuori
che gli altri si preoccupano, ma lei mica mi da ascolto?!
Hermione sorrise, Dominick era un bimbo
davvero particolare. San, invece, stringeva i pugni e tremava un poco. Era lei.
Le due donne udirono qualche passo percorso di fretta e poi videro Rachel, che
corse ad abbracciare forte il figlio, guardandolo e stringendolo a se come
fosse scappato da lei, e l'avesse ritrovato solo dopo
molte ore, spaventandola molto.
Rachel, che ti è successo?
-, domandò Hermione posando una mano sulla spalla
della gemella dai capelli lunghi, abbracciandola in un secondo momento.
Ho
incontrato Micheal... -, disse lei con la voce spezzata dal pianto, stringendosi
nell'abbraccio di Hermione e stringendo a sua volta
il suo piccolo tesoro.
Hai...
hai incontrato Corner?! -,
domandò incredula l'amica, - Che diavolo voleva?! Non ti ha fatto male, vero?
Non ti ha messo ancora le mani addosso... giusto?
- No... ma voleva ...
ehm... Dominick vai a
guardare la televisione in camera con zio Ron... -,
si bloccò lei. Fece alzare il figlio, gli diede un bacio sulla guancia e con un
piccolo buffetto su una spalla lo fece allontanare un po', gentilmente. Lui le
sorrise.
- Sono contento che stai
bene mamma...-, disse ingenuamente. Non sapeva cosa fosse successo, ma Micheal Corner sapeva chi era. Sua mamma gliel'aveva detto l'anno prima, perché diceva che anche se piccolo, doveva
sapere chi fosse suo padre... e così gli raccontò che quell'uomo
cattivo era suo padre. L'unica cosa che non aveva mai capito era che, se sua
madre lo considerava brutto e antipatico, perché ci aveva fatto un figlio,
ossia lui? Beh, tanto da grande l'avrebbe scoperto. Sorrise alla mamma e trotterellò
via, in direzione della stanza di Ron ed Hermione, dove Ron, sdraiato sul
letto, si era appisolato davanti alla TV. Scosse la testa, anche stavolta
rassegnato. Ma quei grandi erano proprio stupidi,
continuava a pensare allibito. Spense la TV allungando il braccino ed alzandosi
sulle punte, poi si avvicinò a zio Ron, gli rimboccò
le coperte e si sdraiò accanto a lui, al posto di Hermione,
addormentandosi dopo poco.
- Voleva? -, domandò poi Hermione, appena il bambino si fu allontanato, pendendo
dalle sue labbra.
Rachel sospirò, si alzò
dal pavimento, facendo alzare anche l'amica e tenendola a braccetto si diresse
verso il divano, facendola sedere accanto a lei. Nel frattempo San era rimasta
immobile vicino alla finestra, non aveva mosso un solo muscolo da quando era
entrata la sorella.
Rachel si girò verso
San...
- Sorellina... mi dispiace
per prima, non volevo dire... ciò che ho detto...
ecco... scusa... ma.. ora non mi va di parlarne... ho incontrato Micheal... é stato orrendo...-, fu di nuovo sopraffatta dai
singhiozzi. San non poté più resistere. Corse verso la
sorella, presa dal pianto, perdendo l'asciugamano dai capelli nel suo
veloce spostamento dallo stipite della porta al divano, dove abbracciò la
sorella.
- Non devi dispiacerti
Rachel, avevi ragione... ma… ma Corner... che diavolo
voleva? Che ti ha fatto per farti piangere in questo
modo, questa volta?
- VUOLE NICK! LUI HA DETTO
CHE PRENDERà DOMINICK, CHE NON PERMETTERà CHE SUO FIGLIO CRESCA CON UN MOSTRO
COME ME... e questo l'ha detto quando mi sono arrabbiata e stavo per
trasformarmi... lui... lui HA DETTO CHE NON SONO DEGNA DI
ESSERE MADRE DI SUO FIGLIO... io sono solo un mostro!
- LUI NON PUÒ
RIPRENDERSELO IN QUESTO MODO! -, saltò su Hermione, -
Glielo impediremo con tutte le nostre forze, conta su di me Rachel!!! Legalmente non può riprenderselo!!! Non si può nemmeno
definire suo figlio, non ha mai fatto nulla per lui! Ha già perso in partenza
quel bastardo!!!
- Sorellina, non pensare
mai che quello che Corner ha detto sia vero, MAI!!! Lo
sai che lo fa solo per provocarti, per ferirti!
- Ma sono una Naiade... e
non ci sono prove che lui mi abbia violentata, sono
passati cinque anni, ha tante possibilità di vincere quante ne ho io... ed non
ho nemmeno un avvocato.
- Credo di sentirmi
offesa!-, intervenne Hermione, ricordandole che lei
ERA un avvocato, rinomato, famoso in tutto il mondo della magia per aver perso
una sola causa... e il suo cliente era un sospetto mangiamorte,
per cui giravano voci l'avesse fatto apposta a
perdere!
- Non abbiamo prove... è
vero... ma abbiamo una quantità infinita di testimoni... è una buona cosa, vero
Hermione?
- Sì, è un inizio
promettente, anche se i testimoni non sono tutto... purtroppo
potrebbero pensare semplicemente ad una combutta, dato che siamo tutti amici o
parenti vostri... dovremo riuscire a trovare le prove, qualcosa per
schiacciarlo, e ce la faremo, ve lo giuro!!!
Rachel sospirò,
sperando le due avessero ragione. Si asciugò il volto con una manica
della camicia, ottenendo l'effetto contrario, essendo tutta inzuppata, fino al
midollo. Si girò verso la finestra: ormai era buio pesto, ma non aveva ancora
smesso di piovere. EdHarry
non era ancora tornato...
Fine capitolo 5
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Capitolo
6 – Il nuovo amico di Dominick
E
rano passati
ormai già tre giorni dall'orrendo incontro con Corner e Rachel sembrava tornata
la stessa di sempre. Con il sostegno ricevuto sembrava aver dimenticato la
vicenda. Una mattina, mentre San dormiva ancora, siccome aveva fatto la nottata
in bianco, decise di andare a fare la spesa con Dominick. Il bimbo era sveglio
ormai già da un'oretta e, dato che il frigorifero cominciava ad essere vuoto,
sembrava proprio inevitabile. Uscì piano di casa per evitare di svegliare la
sorella e, tutta allegra, prese il suo piccolo tesoro per mano, avviandosi
verso il negozio d'alimentari.
- Mamma, mentre vai dentro,
posso rimanere qui a giocare allo scivolo nel piazzale vuoto del parcheggio?-,
chiese innocentemente il bimbo, pregando per un sì.
Rachel guardò verso le
altalene e lo scivolo: c'erano molti bambini, e Dominick non si era mai fatto
male su quelle giostre piccole, e poi era questione di dieci minuti, perché non
lasciarlo a giocare un po'?! Sorrise al figlio...
- Va bene, ma stai attento.
Il bimbo tutto allegro sorrise e corse verso lo scivolo, dove cominciò subito a
giocare con gli altri bambini.
La donna entrò nel
negozietto, ben intenta a fare in fretta, per non lasciare troppo tempo solo
Dominick. Certo era in compagnia d’altri bambini, ma non si fidava troppo lo
stesso. Dominick si fermò con il fiatone, davanti a lui si trovava un uomo, uno
sconosciuto, o meglio, le gambe di uno sconosciuto. Lo stava osservando
insistentemente da diversi minuti, se n'era accorto lui! La cosa iniziava a
dargli fastidio, ma non ci diede peso, inizialmente, perché "quello"
teneva le adeguate distanze... ma ora se l'era trovato a pochi centimetri dal
naso.
- Ciao... -, bisbigliò
incerto l'uomo, - Come ti chiami bimbo? Sei Dominick, o mi sbaglio?
- Secondo te vado a dire il
mio nome ad un perfetto sconosciuto, per di più brutto come te?-, chiese il
bimbo, ricordando molto il fare saputo di Hermione.
- Tsk... hai un bel
caratterino, tu! Sappi che se io sono brutto, tu lo sei almeno quanto me... -,
grugnì con fare spazientito.
- Neanche fossi il mio papà...
vattene, ora, sto giocando, mi disturbi, non vedi?-, disse il bambino,
cominciando a spazientirsi.L'uomo, che
altri non era se non Micheal Corner, lo afferrò per un braccio, strattonandolo,
arrabbiato.
- Non osare quel tono con me!
Neanche fossi il mio papà... ebbene, vedo che quella vipera di tua madre non si
è nemmeno degnata di mostrare a nostro figlio che faccia abbia suo padre! -,
sbottò inginocchiandosi di fronte al bambino, posandogli le mani sulle spalle e
guardandolo diritto negli occhi. -, Guarda, guardami! Questa è la faccia di tuo
padre, del tuo unico e vero padre!
Il bimbo stava per mettersi
ad urlare, piangere, invocare il nome della madre... ma non lo fece. Appena una
lacrima si era formata al bordo di un occhio, e scivolata via lungo la guancia,
che un altro uomo si avvicinò, appoggiando una mano sulla sua spalla. Alzando
il viso, vide un uomo alto alto, biondo proprio come lui, con gli occhi
chiarissimi, la pelle lattea, i lineamenti delicati, eppure in un qualche modo
forti, virili.
C'é qualche problema? -,
domandò il misterioso uomo, facendo al piccolo un occhiolino. - Per caso questo
signore ti sta disturbando, tentando di corromperti in qualche maniera?
- Come ti permet...
Non fece tempo a rispondere
che fu fulminato dallo sguardo del nuovo arrivato, uno sguardo cattivo e
raggelante. Metteva i brividi.
Micheal stette zitto. In
chissà quale modo, Dominick riuscì a capire che il buono era il tipo biondo, e
non l'uomo moro inginocchiato di fronte a lui. Decise di stare al gioco.
Sorrise all'ultimo arrivato e lo abbracciò, sorridendo raggiante.
Tutto a posto papà, questo
signore mi stava dicendo delle cose senza senso... andiamo da mamma?
Corner deglutì rumorosamente,
che avesse sbagliato bambino? No, a meno che Dominick non avesse un gemello era
praticamente impossibile! Il giovane uomo biondo prese per mano il bimbo, dopo
aver ricambiato il suo abbraccio. Ignorò Micheal Corner, ancora inginocchiato a
terra, e si diresse all’entrata del negozio, dove la mamma del bambino era
appena comparsa. Dominick le corse incontro, staccandosi per un momento da lui.
- Ehi Dominick... non avevi
detto che mi avresti aspettato fuori?-, disse Rachel abbassando il volto verso
il figlioletto. Dominick sorrise, la prese per mano e la guidò verso il suo
"salvatore"
- Mamma, questo signore mi ha
salvato da un tipo brutto e antipatico che voleva rapirmi!
Il biondo sconosciuto stava
ancora guardando verso Micheal, che non accennava ad abbassare lo sguardo e
distrarsi, li continuava ad osservare, in segno di una qualche debolezza,
qualcosa che accertasse la sua ipotesi, ossia che era un bluff. Ma l'ipotesi di
Micheal fu mandata in frantumi, quando il biondo si curvò un po' su Rachel,
dandole un bacio sulle labbra. Rachel rimase un po' scossa inizialmente, ma poi
chiuse gli occhi, assaporando quel momento... assaporando quelle labbra di un
sapore agrodolce conosciuto.
Corner tirò un pugno sul
palmo dell'altra sua mano. Dannazione, aveva rischiato grosso sbagliando
perfino bersaglio. Si alzò in fretta e furia nel tentativo di allontanarsi il
prima possibile. Il salvatore di Dominick si staccò dalle labbra di Rachel.
- Mi scusi, non avevo
intenzione di baciarla in questo modo, senza permesso, ma quell’uomo non
sembrava avere buone intenzioni con suo figlio... se non l'avessi fatto non
avrebbe mai credu...
Non fece in tempo a finire la
frase che si ritrovò schiaffeggiato dalla donna, che gli lasciò le cinque dita
ben impresse sulle guance.
- COME... COSA... AHHHH...
NON DOVEVA PERMETTERSI!!! Dominick andiamo...-, detto questo prese la mano del
figlio, dimenticandosi delle buste che le erano cadute precedentemente a terra,
e uscì fuori nel parcheggiò. Aprì uno sportello, facendo entrare Dominick, che
aveva continuato per tutto il piccolo tragitto a guardare lo sconosciuto,
tristemente. Quel signore era gentile, era stato bravo con lui e con la mamma,
allora perché la mamma lo trattava così?
Il biondo sconosciuto rimase
un paio di secondi immobile, perplesso, sconcertato. Poi vide le buste della
spesa a terra. Le prese e corse verso l'automobile dove stava salendo Rachel.
- Aspetti la sua spesa!!! -,
gridò a perdifiato.
La donna gli andò incontro,
prendendogli di mano poco delicatamente le buste, con fare stizzito.
Dannazione, le ho chiesto
scusa, che altro vuole?! La prossima volta lascerò che un malintenzionato porti
via suo figlio, dato che questo è il suo ringraziamento!!!
Rachel prese la sua borsetta,
la fece roteare un paio di volte in aria per caricare la potenza, e poi la
sbatté violentemente in testa al biondo, ripetutamente.
-
COME-SE-LEI-AVESSE-AVUTO-BUONE-INTENZIONI! MA SAPPIA CHE IO NON MI FACCIO
MOLESTARE DAL PRIMO ARRIVATO, ACCIDENTI! SOLO PERCHé OGGI HO INDOSSATO UNA
GONNA, NON SIGNIFICA CHE SONO UNA SGUALDRINA!-, urlò lei con gli occhi fuori
dalle orbite dalla rabbia. Dopo l'ultimo colpo violento all'uomo, che era
finalmente riuscito a fermarla per i polsi e ora distava pochi centimetri da
li, le caddero gli occhiali da sole, rivelando infine il suo volto, al quale
vide lo sconosciuto rabbrividire, una volta trovatoselo dinnanzi agli occhi.
Come era potuto essere così
stupido? Quella voce, quei capelli, quelle labbra... come aveva fatto a non
riconoscerla?
E anche lei si era fatta le
stesse domande. Senza lo scuro degli occhiali, ora che lo poteva guardare per
bene, si era data mentalmente dell'idiota. Come aveva fatto a non riconoscere
Draco?
- Sei sempre la solita
violenta... -, brontolò Malfoy lasciando andare Rachel, - Quello era Corner...
allora alla fine il bimbo l'hai tenuto per davvero... -, constatò poi
riguardando Dominick, - È un giovanotto in gamba, vanne fiera...
Strizzò nuovamente l'occhio
al piccolo, inginocchiandosi di fronte a lui e scompigliandogli affettuosamente
i biondissimi capelli.
La ragazza, approfittando
della distrazione di Draco, si asciugò i bordi degli
occhi, da cui volevano cadere insistenti perle d'acqua. Si guardò le mani...
tutte nere, oltre che bagnate... accidenti si era
sciolta la matita! Prontamente si mise gli occhiali da sole, e con un
fazzolettino si asciugò le lacrime, mentre il giovane uomo era ancora impegnato
a giocare con il bimbo, che rideva divertito.
Draco alzò lo sguardo su di lei, sorridendole dolcemente, prese il bimbo
in braccio e gli fece fare l'aeroplano, girando su se
stesso tenendolo in alto. Dominick rideva come non
mai, quel signore gli piaceva tanto. Appena smisero di
giocherellare, dopo un richiamo di Rachel, i due si riavvicinarono a lei, con
fare colpevole.
- Scusa... -, farfugliò lui
impacciato, - Se no ... come stai?
Rachel tentò di sorridere, ma
l'espressione che uscì fuori fu solo un tentativo mal riuscito di sorriso:
sembrava più avesse mal di denti e fosse costretta a rimanere a labbra
serrate... insomma, una cosa tutta strana, fu la sua espressione in quel
momento.
- Si tira avanti...-, fu la
sua risposta, semplice.
- Ahm sì... forse è meglio
che vada... sono... sono contento di averti rivista, stammi bene e buona
fortuna con Dominick. -, si abbassò ancora una volta per
essere all'altezza del bimbo che lo salutò con un caloroso abbraccio, cosa che
lasciò letteralmente spiazzata Rachel.
- Te ne vai già, signore?-,
chiese Dominick, un po' dispiaciuto. - Non sei un
amico di mamma? Mammina, vero che é tuo amico?-
- Chiamami Draco, piccolino... in ogni caso sì, purtroppo devo
andare a lavorare... non è colpa della tua mamma!
Il bimbo mise il broncio,
inarcò le sopracciglia contrariato, e lasciandosi
scappare qualche lacrimuccia, per fare un po' di
scena (era un bravo attore), cominciò a sbattere il piede ripetutamente a
terra, lagnandosi un po'.
- NO NONO! MAMMA INVITALO A CENA, SUBITO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
GUARDALO, È MAGRO, DEVE NUTRIRSI CON UNA DI QUELLE COSE IPER-CALORICHE CHE SOLO
TU SAI CUCINARE, VERO MAMMA? SEI TROPPO MAGRO, VERO
SIGNORE DRACO?-, disse il bimbo tutto d'un fiato, urlando ed aggrappandosi ai Jeans di Draco, deciso a non
lasciarselo sfuggire. Era il primo amico di sua madre che gli
era simpatico, diamine!!!
Rachel aveva ormai gli occhi fuori dalle orbite, mentre Draco
pareva assai imbarazzato. Lui aveva tentato di svignarsela senza troppi
rammarichi, non voleva rientrare nella vita di Rachel, non era giusto… e quel
bimbo cosa faceva? Lo tratteneva e lo incastrava completamente!!!
- Ah… beh ecco Dominick, non mi sembra il caso che io
venga da voi, a cena, stasera! E poi sono così di
costituzione, non ingrasserei a mangiare quello che cucina la tua mamma! -,
giocherellò lui con le parole, tentando di trarsi d’impaccio.
Dominick si fermò, lo guardò ed assunse uno sguardo omicida, che ricordava
vagamente quello che Draco aveva fatto poco prima a Micheal.
- STASERA TU VIENI DA NOI, PUNTO
E BASTA!
Dettò così
salì in macchina, si mise la
cintura, ed aspettò che i due adulti lo raggiungessero, fiero di se stesso.
Draco guardò perplesso Rachel, indeciso sul da
farsi.
- B-Beh... ha un bel
caratterino deciso eh...
Rachel rimase un paio di
secondi immobile, guardando la macchina con una pesante dose di perplessità
negli occhi. Poi si girò verso Draco.
- Se...
ehm... ti fa piacere... puoi accontentarlo... -, poi ci rifletté su ed aggiunse
- ovviamente lo dico per Dominick, pare si sia
affezionato!
- Sì è chiaro sia per lui...
ma, non ti da fastidio la cosa? Inoltre non vorrei
disturbare...
Rachel lo guardò torva, da
quando DracoMalfoy si
faceva problemi di quel genere?
- Che mi dia
fastidio o meno é uguale, l'importante é che Dominick
sia contento... "... e che tu venga. Ti prego Draco, accetta, accetta,
accetta!!!"-, lo guardò con una certa nota di
speranza stampata in volto.
- Va bene ho capito, spero
solo che tu non faccia davvero una di quelle cene iper
caloriche, Rachel, magari pure avvelenata! Non vorrei rimetterci la pelle! -,
scherzò lui. La donna lo guardò con fare offeso, gli pestò un piede e si avviò
stizzita verso la macchina, mentre Dominick si
schiaffeggiava una mano sulla fronte: che stupido uomo era il suo nuovo amico!!!
Rachel entrò in macchina,
sbatté violentemente la portiera e mise in moto, quando le venne un dubbio. Si
sporse dal finestrino e lo guardò...
Ma tu lo sai dove abitiamo?
Draco la guardò stralunato.
- E come diavolo faccio a saperlo?! Che razza di domanda!!!
Purtroppo non ho ancora la sfera di cristallo, anzi, peggio ancora, non sono
ancora quella pazza della Cooman, quella che ci
insegnava divinazione ad Hogwarts!!!
Rachel, ancora più stizzita,
prese una penna e scrisse l'indirizzo dietro il biglietto da visita del
negozio. Allungò il braccio verso l'uomo, che si avvicinò e prese
il biglietto, sfiorandole la mano. Rimasero un po' a guardarsi, quando
lei accennò un sorriso.
- Mi fa piacere averti
incontrato così... in una situazione normale sarei stata in imbarazzo e
basta... ci vediamo stasera!-, ritirò il braccio,
spinse un po' sull'acceleratore e partì, senza
aspettare neanche che lui le rispondesse. Fino all'uscita del cancello del
discount, rimase fissa con gli occhi sullo specchietto retrovisore. Lui
sorrideva, con quel sorriso dolce che solo lui sapeva fare, e continuò ad
osservarli andare via finché la macchina non ebbe svoltato
dietro l'angolo. E Rachel ebbe un tuffo al cuore...
"Oh no ... ho quasi-flirtato con lui... oh no, oh no, oh no ... Rachel,
svegliati, é DRACO!!!"
Fine 6° capitolo
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