Il drago senza Cavaliere

di Alyss_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno - La Perdita ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due - Non Si Può Vivere Nel Dolore ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre - L'Incontro ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro - Primo Approccio ***
Capitolo 5: *** Oarf e Nihal ***
Capitolo 6: *** Due anime, un destino. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno - La Perdita ***


Capitolo Uno - La Perdita
 
Sangue, polvere, sudore, fatica. L'odore della battaglia.  Oarf si lanciò in picchiata, ed inondò di fuoco i suoi nemici. Il suo Cavaliere era a cavalcioni sul suo dorso, le gambe assicurate alla sella da stretti laci di cuoio marrone, fendendo la carne degli orrendi esseri schierati in sostegno del Tiranno con una spada dalla lama affilata come un rasoio. 
Vide un fammin roteare l'ascia, e lanciarla contro il suo compagno di vita, che non si accorse del pericolo imminente. Il drago compì una brusca virata per salvarlo, ma l'arma tracciò inesorabile il suo arco, roteando, ferendo  di striscio Oarf e conficcandosi nel petto del suo Cavaliere, che si accasciò sul dorso del drago.
Il sangue del suo stesso compagno gli scorreva addosso, sulla la pelle coriacea, macchiando le squame verde cupo; l'intrepida cavalcatura da guerra avvertì il proprio compagno di vita gemere per il dolore lancinante che gli attraversava il corpo.
Oarf si girò, ignorando il dolore, e si lanciò 
verso le linee amiche: lì i maghi avrebbero guarito il suo compagno, e lui non l'avrebbe mai più abbandonato. Atterrò davanti agli stregoni, sollevando una nuvola di polvere, e lasciò che gli scudieri deponessero il Cavaliere sull'erba fresca. I maghi si riunirono subito in cerchio attorno all'uomo esanime steso a terra, tesero le mani sul suo corpo e iniziarono a cantilenare una tiritera in una lingua sconosciuta; Oarf portò il suo enorme muso vicino alla testa del compagno, emettendo mugolii sommessi per mostrarsi vicino all'amico.
Con suo sommo orrore, il sangue non smise di sgorgare dalla profonda ferita, e oramai aveva formato una sorta di alone attorno al Cavaliere, che aveva assunto un colorito cadaverico, e respirava appena. L'uomo alzò lo sguardo sul drago, incatenando i suoi occhi scuri a quelli color sangue del drago, e gli disse flebilmente:
« Non piangermi... »
Poi passò nel vuoto.
Oarf si allontanò dal corpo senza vita del Cavaliere dei Draghi, gli occhi sgranati, incredulo, mentre gli stregoni scuotevano la testa, sconsolati, mormorando parole di sconforto che lui non udì.
Non poteva essere...
Il suo compagno di una vita era morto.
MORTO!
E lui era solo.
SOLO!
Il drago alzò la testa e un'esplosione di fiato crebbe nella sua gola, e proruppe in un ruggito devastante, che echeggiò a lungo sul campo di battaglia. La scena sembrò cristallizarsi, mentre tutti i soldati spostavano lo sguardo sulla creatura assetata di sangue che digrignava le zanne, fissandoli con furia animale.
Oarf sbatté la ali, levandosi in volo; con gli occhi vermigli, le squame imbrattate di sangue e la mole mastodontica, sembrava un demone scaturito dalle viscere della terra.
Non c'era altro che il dolore.
La rabbia.
L'odio.
Il drago verde si lanciò contro i nemici, vomitando colonne di fuoco sui soldati del Tiranno, senza fare distinzioni tra fammin, uomini o nani: li avrebbe uccisi tutti.
Loro gli avevano portato via il suo compagno, e avrebbero pagato il prezzo più alto. Una cascata di fiamme si rovesciò sui fammin, carbonizzandoli e uccidendoli in pochi secondi.
Non sentiva nemmeno il dolore delle ferite che quei mostri gli avevano inferto con le loro armi.
Oarf infierì sui corpi dei nemici con gli artigli e le zanne, gustando il sapore metallico del sangue che gli invadeva le fauci, strappando brandelli di carne dai cadaveri. 
Il drago scoprì le zanne insanguinate in un ringhio muto, fissando i nemici: scappavano come piccoli topi impauriti, di fronte a lui, ma erano stati loro a scatenare la sua collera, e ora ne pagavano le conseguenze. Un dolore sordo gli ghermiva il petto come una morsa gelida. Ruggì di nuovo al cielo.
Un sibilo nell'aria.
Dolore.
Poi il buio.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due - Non Si Può Vivere Nel Dolore ***


Nota: Il cambiamento dal tempo passato al presente è cosa voluta, per rendere il primo capitolo uno sorta di 'ricordo'.
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Capitolo Due - Non Si Può Vivere Nel Dolore
 
Dolore. Un dolore lancinante alla spalla e alla zampa. Oarf apre gli occhi e si ritrova in un avamposto delle Terre Libere, in una solida gabbia di ferro. All'inizio non riesce a capire, cosa ci fa lì?
Poi i ricordi affiorano nella sua mente, assieme al dolore per la sua perdita, che si presenta vivo e più acuto che mai.
Alza la testa e ulula come un lupo ferito. Dieci uomini lo trascinano per giorni e giorni, per le foreste fitte e le città popolate, ma a lui non importa dove lo stiano portando. Se ne sta accucciato nella gabbia, mentre nel suo petto l'odio si mescola al dolore, formando una massa di collera e rabbia cieca e devastante, che si condensa al centro del suo essere come una nuvola di tempesta si addensa in cielo. I suoi occhi rossi come braci sono chiusi, per non vedere il mondo che ha imparato ad odiare, il mondo che gli ha portato via il suo compagno. Dopo quelli che gli sembrano anni, arrivano nella città del Sole.
Lo portano nell'Arena, la stessa dove ha conosciuto il suo compagno. Aprono finalmente la gabbia, e lui è libero di uscire.
Rimane al centro dello spiazzo, teso come una corda d'arco; gli occhi percorrono dardeggiando lo spazio intorno a lui, guardinghi e sospettosi.
Un Cavaliere si presenta davanti a lui, e Oarf lo squadra con disprezzo: è giovane, dall'aria sicura e spavalda, probabilmente ha appena passato la prova della battaglia, ed ora si crede imbattibile. Nella mano destra stringe una frusta di cuoio, che si srotola attorno ai suoi piedi come un serpente.
E' un illuso, se crede che basterà quella, per domarlo.
Il ragazzo si avvicina, ma Oarf non si muove: solo un movimento scattante della coda dimostra che è vigile. Già pregustando la vittoria sulla famosa besta che ha fatto strage nella battaglia, l'umano cerca di salire sul suo dorso, ma il drago sgroppa e il Cavaliere viene scagliato alcuni metrì più in là.
Il ragazzo si rialza, imbrattato di polvere, il viso paonazzo per l'imbarazzo causato dalla figuraccia. 
Oarf lo guarda con odio, ringhiando minaccioso nella sua direzione.
Non si lascerà legare da nessuno, non con quelle catene, quelle che il suo vecchio compagno gli aveva imposto, e che lui aveva accettato.
Non si può vivere nel dolore, nella continua ansia e paura, sapendo che la vita può strapparti il tuo compagno in meno di un attimo, lui n
on vuole vivere nel dolore.
Il giovane
uomo, testardo, si rialza, e prova di nuovo a salire su di lui, e di nuovo cade.
Oarf ringhia, arretra: questa volta non cederà.
Il drago apre le fauci, liberando un possente getto di fuoco, che l'uomo lo schiva rotolando di lato, ma viene ferito di striscio, e cade bocconi. 
I soldati accorrono, scoccano le frecce, lo pungolano con la spada, lo allontanano dal ragazzo a terra e lo spingono di nuovo nella gabbia.
Oarf si accanisce contro le sbarre di ferro con le zanne e gli artigli, tenta di scioglierle con le sue fiamme, inutilmente; impotente, si lascia andare ad un rugggito talmente potente da costringere tutti i presenti a tapparsi le orecchie, e persino la sua gola manda una stilettata di dolore. Sconfitto,
 si accuccia in fondo alla gabbia, la coda che frusta il piano della prigione.
Sente gli uomini parlare tra loro.
« Una bestia... Pazzo... »
« Instabile... »
« Un pericolo... » 
Li guarda un'ultima volta con odio, prima che lo portino via.
Chiude gli occhi, e si sente stranamente soddisfatto di se stesso: questa volta non ha ceduto, non è stato domato.
Non sa dove lo porteranno, o che destino lo aspetta: sa solo che non vivrà mai più nel dolore.


 
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Look at me!
Buonsalve a voi.
Dunque... Volevo precisare che questa storia è scritta da me è dalla mia cara lupotta-puccia, praticamente la mia sorellina minore di EFP, che ora mi odierà per averla chiamata così.
Già nella nota di inizio capitolo ho specificato che l'aver cabiato il tempo verbale in presente è una cosa voluta, non un errore, quindi non segnalatelo.
Hm... Niente, speriamo che il capitolo vi piaccia!

Baci,
D. e l.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre - L'Incontro ***


Capitolo Tre - L'Incontro
 
Oarf si sveglia, intontito. Sente che il suo corpo viene sballottato con malagrazia, ma ormai da tempo non bada più alle sue ferite fisiche: le condizioni del suo spirito sono ben più gravi.
Quando finalmente riesce a mettere a fuoco il mondo attorno a lui, capisce di essere nella sua solita gabbia, che a quanto pare gli uomini hanno messo in un carro di legno mentre dormiva.
Il drago grugnisce dal dolore mentre si alza sulle quattro zampe, barcolla un po', poi riacquista l'equilibrio. La zampa ferita gli duole da impazzire, ma non darà certo agli umani la soddisfazione di sentirlo mugolare.
Viaggia in quello schifoso carro per quelli che sembrano giorno, senza pause, finché la struttura, traballando un po', si arresta.
Le porte del carro vengono spalancate, e la luce del sole ferisce gli occhi sensibili di Oarf. La gabbia viene trascinata fuori, all'aria aperta, e subito il drago tenta di azzannare l'uomo più vicino attraverso le sbarre.
Quasi rovescia la sua prigione, e sente gli umani imprecare:
« Non vedo l'ora di liberarmi di questa seccatura! » brontola in più giovane.
Oarf mostra le zanne, per indicare che la cosa è reciproca. 
Lo portano in un'ampio spiazzo: guardandosi intorno, il drago capisce che si trova in una base di umani, costruita quasi interamente in legno.
Due piccole figure si avvicinano: sono una ragazzina minuta dai corti capelli blu, e uno gnomo che le arriva appena alla vita; entrambi indossano abiti da battaglia e hanno una spada alla cintura.
La piccola umana si ferma davanti a lui e lo osserva estasiata, come se fosse un giocattolo nuovo; lo gnomo, invece, non sembr convinto.
« Come mai è rinchiuso? » chiede ai carcerieri di Oarf.
Lo stesso soldato di prima lancia un'imprecazione.
« Questa bestia è una maledizione! Non si lascia avvicinare da nessuno. Ha quasi ucciso un cavaliere che aveva provato a montarlo, il bastardo. »
Il drago ringhia appena, e l'uomo ha il buon senso di allontanarsi fuori dalla portata di un'eventuale fiammata.
« Ha delle cicatrici. »
« Certo che le ha. Ha già combattuto. » risponde un'altro umano, per poi raccontare della morte del suo Cavaliere. 
Oarf non vuole neanche asoltare tali discorsi.
Il nano e la cucciola d'uomo si scambiano qualche parola, poi se ne vanno.
Il drago viene trascinato in un'Arena, e riescono a legarlo per la zampa ferita. Quall'affronto lo fa infuriare: cerca di addentare la catena per spezzarla, ma l'unico risultato che ottiene è di segnarsi la pelle coriacea.
Molti curiosi si sono radunati per osservarlo, poco distante, ma ad Oarf basta ruggire per farli scappare come conigli.
Anche i carcerieri se ne vanno, sollevati, e il drago rimane solo al centro dell'Arena, in compagnia della sua rabbia e dei suoi pensieri.


 
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Look at... we!
Salve a tutti!
Ci scusiamo se il capitolo è un po' corto, ma...
...almeno l'abbiamo postato in fretta, no?
Speriamo di farci perdonare con il prossimo!

Baci,
l. e D.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro - Primo Approccio ***


Capitolo Quattro - Primo Approccio

Oarf è legato con quella catena da quelle che gli sembrano ore, quando la ragazzina e il nano fanno il loro ingresso dell'Arena e si siedono sulle gradinate che circondano lo spiazzo di terra battuta ove il drago è bloccato da tempo. I due parlano per qualche minuto, concitati, e nel contempo Oarf li fissa minaccioso: se pensano che riusciranno a domarlo, sono solo dei poveri illusi.
Poi, la piccola umana si piazza a qualche metro di distanza, e chiude gli occhi, tendendo le mani verso il drago. Oarf ringhia, quando sente la ragazzina tentare di comunicare con lui con la mente; erige una barriera di odio e rancore, e ci si rifugia dietro, chiudendo ostinatamente ogni percezione per evitare qualsiasi tipo di contatto con lei.
Per un attimo, si chiede per quale motivo rifugga quella piccola: infondo, cosa mai può fargli di male? Ma, subito dopo, seppellisce quei pensieri nel profondo della sua coscienza: non deve rischiare di affezionarsi ancora a qualcuno, altrimenti soffrirà ancora.
L'umana, visti vani i suoi tentativi, si avvicina a piccoli passettini, le palpebre calate sugli occhi; Oarf ruggisce sempre più forte, a mano a mano che la distanza tra lui e la ragazzina si accorcia, ma ella non desiste.
La rabbia monta in lui: cosa crede, di poter imporsi su un drago in quel modo? 
Spalanca le fauci, liberando un getto di fuoco potentissimo; invece di finire bruciata, l'umana sparisce improvvisamente dal suo campo visivo, già parzialmente occultato da fiamme sfrigolanti. Si accorge che il nano l'ha spinta a terra, spostandola fuori dalla sua traiettoria.
Il piccolo uomo tira in piedi la ragazzina per un braccio e la trascina fuori dall'Arena, nonostante lei si opponga; strappa il braccio dalla presa del nano, si volta e gli grida contro, poi si allontana a grandi passi, sbuffando come una dragonessa in cova.
Oarf quasi sorride, a quel paragone.
I dieci uomini tornano immediatamente, afferrano la catena e iniziano a tirarlo verso la scuderia, nonostante lui strappi continuamente in senso opposto, ma alla fine il dolore della ferita lo fa cedere.
Lo spingono in un giaciglio, poi lo lasciano solo.
Oarf si accuccia in fondo alla gabbia, ringhiando sommessamente; sente lo sguardo dei suoi simili, in cuccette accanto a lui, pesargli sulla nuca: lo compatiscono, e ciò lo fa infuriare. Ruggisce, e gli altri draghi distolgono gli occhi dalla sua figura verde.
Finalmente, dopo quelle che sembrano ore, il sonno lo accoglie tra le sue spire.

***

Una presenza; piccola e insignificante, ma sempre una presenza.
Oarf schiude le palpebre, e dopo qualche secondo il mondo diventa nitido ai suoi occhi: la ragazzina dai capelli blu lo fissa estasiata, fuori dal cancelletto di legno che delimita il giaciglio del drago.
Oarf vorrebbe avventarsi contro di lei, ma la catena lo trattiene e una stilettata di dolore gli attraversa il corpo, facendolo ruggire.
Ora, gli occhi della piccola umana lanciano lampi: si è accorta della sua catena.
Uno stalliere si avvicina a grandi falcate, e apostrofa la piccola, chiedendogli cosa ci fa lì senza permesso, e l'umana gli urla addosso che il suo drago non dovrebbe essere legato. Una piccola folla si è radunata davanti alla scuderia, e il nano si fa largo a spintoni tra la gente, e inizia a rimproverare la ragazzina, che gli risponde a tono. Il piccolo uomo la afferra per un braccio, e la porta fuori dalla stalla strattonandola, intimando agli altri 'spettatori' di andarsene.
E così Oarf è di nuovo solo.



 

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Capitolo 5
*** Oarf e Nihal ***


Scritto da Lupotta

OARF E NIHAL

 
La pioggia che cade picchietta sulla sua pelle coriacea. Oarf, legato a un palo nel centro dell'arena da una catena, pensa. Pensa al suo padrone, morto così giovane, a se stesso, solo e abbandonato nel mondo, dimenticato da tutti, e a quella ragazza. Quella ragazza con i capelli blu e gli occhi di un viola puro, occhi che riflettono tutto l'odio e la durezza del mondo. Le sue riflessioni vengono interrotte da un movimento improvviso, che rompe la quiete dell'arena. Vede la ragazza a cui stava pensando prima dirigesi verso di lui, controllata a distanza dal piccolo gnomo. La vede bagnarsi il mantello nell'abbeveratoio e avvicinarsi a lui, come a ritenerlo innocuo. La sorpresa iniziale si trasforma subito in indignazione, e Oarf le soffia subito contro una potente fiammata, che però non la scalfisce neppure. Furioso, continua a soffiarle contro una vampata dopo l'altra, finché la ragazzina gli urla contro, allo stremo delle forze:
<< Io non mi arrendo, capito? Non vedi che io e te siamo uguali? Anch’io ho perso il mio padrone, anch’io odio questo mondo! Accettami! Accetta di combattere insieme a me! >>
Poi cade in ginocchio senza più forze. In un attimo la sovrasta, consapevole di poterla uccidere con una zampata. Dopo averla squadrata a lungo, però , si ritira in un angolo buio e lascia che il piccolo gnomo la portasse via.
 
ANGOLO AUTRICI 
* Tutti i collaboratori e Lupotta entrano, e si bloccano vedendo qualcosa. O meglio, NON vedendo qualcosa. Infatti la sedia dove Diamante era stata legata, ci sono solo delle corde bruciacchiate e i residui di una sedia *
Lupotta: * si guarda intorno * Dov’è finita? * è spaventata *
Tutti: Non lo sappiamo!! * spaventati pure loro *
Lupotta: * deglutisce *
?: Ciao ragazzi!
Tutti: AAARGH!!
?: Bè? Avete visto un fantasma?
Tutti: Scusa, pensavamo che fossi Diamante…
 Nihal: Naaah! Vi sembro uguale a lei?
Lupotta: No, no! Ma l’altra volta l’avevamo legata, e lei è scappata!
Nihal: Allora vi capisco! Quella tipa è sadica! Mi fa più paura del “grande” Tiranno!
Aster: * entra * E basta infierire!
Nihal: Scusa ma è impossibile resistere! * ridacchia *
Aster: Uffa! * se ne va imbronciato *
Nihal: * se ne va ancora ridacchiando *
Lupotta: … Va bene… Spero solo che non salti fuori all’improvviso…
Diamante: Come, così? * salta fuori da non-si-sa-dove *
Tutti: AAARG! * tentano la fuga *
Lupotta: * inciampa *
Diamante: * caccia fuori da non-si-sa-dove un’ascia * TU!! SCAPPA SE CI TIENI ALLA VITA!! * si lancia contro Lupotta che scappa con lei alle calcagna *
Lupotta: Help!
Diamante: * lancia l’ascia contro Lupotta *
Lupotta: * Si china appena in tempo ricevendo un drastico taglio di capelli * AA!! TU SEI PAZZA !!
Diamante: * trae un’ascia da non-si-sa-dove-ma-presumibilmente-da-dove-ha-preso-l’altra. * LO SO!!! * sadica *
Lupotta: * scappa con Diamante che la insegue * AIUTO!!!
Truccatrice: * le guarda correre * Dobbiamo aiutarla?
Tecnico: Mi vengono in mente due cose: a; sei masochista forte, b; hai avuto un trauma da piccola che ti ha danneggiato la parte del cervello che riguarda l’autoconservazione. Qual è delle due?
Truccatrice: ?? * non capisce *
Tecnico: Se la aiuti rischi di morire!!
Truccatrice: Ah! * ci pensa un attimo * Hai ragione! Andiamocene!
Tutti: * se ne vanno *
Lupotta: Traditori!!!!
Diamante: No, sono solo furbi! * lancia l’ascia e Lupotta la schiva *
Lupotta: Ma 
vuoi uccidermi?
Diamante: * si ferma e pensa * No, non ho più voglia di correre! * se ne va con l’espressione più serafica e calma di questo mondo e un sorriso angelico *
Lupotta: Ma… ma… * sbalordita * Ma cos’ha bevuto??
Addetto ai costumi: Guarda cos’ho trovato! * fa vedere una bottiglia di Wisky Incendiario *
Lupotta: Ma non è nella serie di Harry Potter?
Diamante: * Emerge con la testa dal camerino * Oh, si, è una bevanda buonissima! * sguardo da totale idiota *
Lupotta: Hem… Vieni cara, andiamo dal dottore! * la prende per mano *
Diamante: Oh, va bene. * sguardo sognante alla Luna Lovegood *
Tutti: * appena escono * FE-STAAAA!!!!!
* Parte la musica a palla, scende la sfera da discoteca e gli occhi di bue girano impazziti per la pista. Personalmente non vorrei essere nei loro panni quando Diamante lo verrà a sapere, ma tanto il collo è il loro… *

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Capitolo 6
*** Due anime, un destino. ***


Scritto da Diamante
DUE ANIME, UN DESTINO.
 
Da quella mattina nella scuderia, ogni giorno Oarf viene portato all’Arena, subito dopo il pranzo, e la ragazzina cerca di comunicare con lui. Ogni giorno uguale: lui e la ragazzina si fissano in cagnesco per tutto il pomeriggio.  Dopo alcune ore, la ragazza comincia a parlargli, gli racconta la sua storia, che per certi versi era molto simile alla sua. Gli racconta dei suoi incubi, della morte del padre adottivo, di Fen, un uomo che aveva amato e che era morto per colpa della guerra. Lui rimane impassibile, senza nessuna reazione a parte un sordo  ringhio. La guarda ancora con sospetto, ma inizia ad interessarsi a quella pulce di ragazza, infondo sono molto simili: hanno perso molto per colpa della guerra, sono due esseri tenaci, pieni di rancore e tristezza. Lo fanno assistere alle loro battaglie, e ogni volta la ragazzina gli dice:
<< La senti questa tensione? Questo silenzio? Ti chiamano, Oarf. Ti chiedono di tornare a combattere. >>
Un giorno uguale a tanti altri, due inservienti lo stanno trascinando nell’Arena, legato saldamente ad una catena che gli cinge la zampa ferita. Lui recalcitra, si impunta, ma subito dopo cede per via della zampa ferita. Lo legano al suo posto, e la ragazzina, arrivata prima del solito, apostrofa gli inservienti dicendo che non voleva più vedere quella catena. I due replicano, lei li minaccia con la spada nera, e loro se ne vanno in tutta fretta.  Poi si avvicina a lui con la spada in pugno. Lui ruggisce per avvertirla, ma lei è già molto vicina, e solleva la spada abbattendola sulla catena scoprendo una grossa ferita purulenta. Poi si inginocchia e tende le mani. Lui avverte subito un piacevole tepore, che sembra spegnere il dolore che da tempo non gli dà tregua. China la grossa testa e vede che dalle palme aperte della ragazza scaturisce una tenue luce rosata. Lui si ritira, perché non vuole l’aiuto di nessuno, ma lo fa senza convinzione, e lei si riavvicina. Lui continua a guardarla stupito, perché da tempo nessuno lo tratta con tanto amore. Allora lui si apre ai sentimenti della ragazzina, ne percepisce il dolore, la rabbia l’odio. È una piccola tenace, piena di rancore e tristezza. Come lui. Sono due anime sole, legate da un destino comune. Sono due esseri sperduti che vagano nella nebbia che avvolge la strada che è la vita, e solo ora si sono accorte di non dover essere per forza soli. Dopo poco lei si siede tutta sudata, e lui la annusa incuriosito: come sono fragili gli umani… Lei solleva il capo e sorride, dicendogli:
<< Mi devi la libertà, Oarf. Da oggi vedi di fare il buono >>
E, per la prima volta, lui ritorna spontaneamente al suo giaciglio.
 
 
Angolo autrice ( ritardata e malata di mente )
Diamante: Salve miei cari! Spero che il MIO capitolo vi sia piaciuto.
Qualcuno: Ma non eri uscita di senno?
D: Naaa, ci vuole ben altro, anche perché lo sono già di mio! Eppoi Lupotta mi ha curato!
Q: Non la vuoi più uccidere?
D: No, perché dovrei?
Q: Nuuu!! Era così divertente!!
D: ADEGUATI!!
Q: … ( Oddio sta ancora male!! )
D: Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi dico solo: ALLA PROSSIMA!! ( Guarda che ti ho sentito!! )
Q: … ( HELP ME! )

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