Voglio donarti il meglio di me, perché solo tu sei in grado di farlo emergere.

di ciomez__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Non mangiavo, non uscivo dalla mia stanza, non vivevo più. Non riuscivo a fare niente. Senza di lui ero completamente persa. Perché? Perché l’aveva fatto? Forse, era stufo di me, della mia gelosia, delle mie paranoie. Non riuscivo più a darmi delle spiegazioni.               
Mi allontanai dalla scrivania e chiusi il libro che avevo finto di leggere tutto il pomeriggio, in modo da non far trasparire tutto il dolore che avevo dentro. Mi stesi sul letto, mi girai sul fianco destro e vidi quelle lenzuola. Mi avvicinai e riuscii a percepire il suo odore. Erano passati tre anni ormai dalla morte di mia sorella. Qualche tempo fa avrei iniziato a piangere e a disperarmi per il fatto che lei non era più con me, ma piano piano ho iniziato a prendere consapevolezza che Emily mi avrebbe comunque accompagnata in ogni avventura, che sarebbe sempre rimasta vicino a me. Lei si è diretta verso il cielo, oltre le stelle, mentre il suo cuore è rimasto unito al mio. Aveva solo 16 anni, la stessa età che ho io ora. Diversi anni ci separavano, ma a noi non importava. Eravamo felici insieme, ed io lo sono ancora adesso sapendo che lei veglia su di me.                                                                       
Fu così che mi feci forza e presi il telefono.                                                                                             
Quattro chiamate perse, era lui. Ryan.                                                                                                           
Ripensai alle parole scritte nel messaggio:                                                                                       
“so che per te sarà difficile accettarlo, ma io sono innamorato di un’altra. Ho provato a dimenticarla, per questo uscivo con te, ma non ce l’ho fatta. Ti prego, non avercela con me.”
Con che coraggio cercò il mio numero sulla rubrica e mi chiamò? Volevo una risposta, all’istante. Presi coraggio e composi il suo numero. Dopo qualche secondo rispose.    
“Hope, finalmente mi hai risposto” esultò.                                                                                                
“Cosa vuoi?’ Dissi cercando di non piangere, ma le lacrime iniziarono comunque a rigarmi il volto. Sentire la sua voce mi faceva stare male.                                                                       
“Vorrei parlarti” Non risposi.                                                                                                                   
“Va bene, ho capito.. Volevo dirti che anche se ti ho scritto quelle cose per me rimani importante. Non voglio perderti.”                                                                                                       
“Cosa ti aspetti ora da me? Vuoi che ti dica di rimanere amici come se nulla fosse successo? Sai, non succederà. Hai sbagliato più di una volta, ma ora basta. Non voglio più avere niente a che fare con te..”
Esitai un attimo e continuai dicendo tutto quello che tenevo rinchiuso dentro di me da mesi.                                                                                                              
“..mi hai lasciato quando avevo più bisogno di te. Adesso devo lottare per arrivare a fine giornata senza il tuo aiuto. Non ho mai saputo di cosa tu fossi capace, altrimenti non ti avrei donato il mio amore. Invece ti ho dato tutto, mi ero innamorata davvero.. e ora non so da dove ricominciare. Ricordi cosa mi hai detto? Mi avevi promesso di non lasciarmi mai sola.. e ora?”                                                                                                                                  
non mi fece finire.                                                                                                                                
“Lo so ma..’ lo interruppi chiudendo la chiamata. Avevo già sentito tutto quello che volevo ascoltare la scorsa mattinata, quando Ryan portò in disparte Melissa e gli fece tutte le promesse che aveva fatto un anno prima a me. Era finita, ed io stessa ero fiera della decisione che presi.                                                                                                                                        
Mi ero appena tolta un peso e non ne ero felice solamente io, ma anche i miei genitori che mi videro tornare a sorridere come qualche tempo prima. Vedevo i sorrisi sui loro volti, a mia madre uscì una lacrima di gioia.
Le sorrisi, lei si avvicinò e mi diede un delicato bacio sulla fronte.

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L’indomani a scuola tutto trascorse serenamente: non pensavo più a Ryan, non avevo la paura di avere un calo di pressione e apparsi più solare a tutti i miei compagni e docenti.      
Tutta la mia felicità fu interrotta dallo sguardo che mi diede una mia compagna. Madison.
Era la mia migliore amica, ma quando la mia relazione con Ryan iniziò a crearmi problemi lei mi disse di lasciarlo stare, non lo feci. Continuai a uscire con lui dimenticandomi piano piano dei suoi consigli. Da lì in poi non fummo più amiche come prima e più il tempo passava più noi ci allontanavamo, fino ad arrivare al punto di non salutarci. Scossi la testa per tornare alla realtà. Mi fissava ancora e non seppi cosa fare, così le sorrisi.                                                                                                                                             
Di colpo si alzò , venne verso il mio banco e meravigliata mi rivolse la parola, lasciando di stucco anche me.                                                                                                                                               
“Ho saputo..”                                                                                                                                                
“A cosa ti riferisci?” risposi mentendo.                                                                                                  
“Sai benissimo di che parlo.” Ok, era ovvio. Mi conosceva troppo bene, non potevo mentirle.
Abbassai lo sguardo ma lo rialzai subito quando mi accarezzò i capelli invitandomi a guardarla negli occhi.                                                                                                            
“Hope, perché non mi hai ascoltata da subito? Ti avevo raccomandato più volte di non lasciarti troppo andare con lui..”                                                                                                                             
“Io non..” la interruppi, ma non mi diede il tempo di continuare.                                                    
“L’hai fatto per la prima volta con lui?” chiese abbassando notevolmente il tono di voce.                   
“No!” risposi immediatamente.                                                                                                                    
“Shh!”, mi tappò la bocca con la mano. “non urlare così..”                                                                                                
“Perché?” chiesi.                                                                                                                                             
“Non voglio che il resto della classe sappia delle cose di cui parliamo.”                                               
La nostra chiacchierata fu interrotta dal suono della campanella.                                            
Madison tornò al suo posto, e prima di tornare a seguire la lezione ci guardammo e sorridemmo nello stesso momento. Subito dopo sorrisi, da sola. Molto probabilmente avevo recuperato il rapporto che avevo con lei, e questo mi fece stare ancora meglio.                                                                          
Di colpo la lezione fu interrotta dal suono di una mano che bussava sulla porta dell’aula.






 
Ciao a tutte, questa è la mia prima ff, quindi vi prego di non essere crudeli se vi ritrovate a fare una recensione, anche se non credo che ne avrò çç
Il primo capitolo è un po' corto, lo so, ma pazientate..

Lia J. Marie (su facebook) e @dieinhisarms_ (su Twitter)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un ragazzo che non avevo mai visto aprì la porta.
“scusi professoressa, posso comunicare un avviso alla classe?”.
“si, però si muova” rispose scocciata.
“allora ragazzi, questa sera ci sarà un festa in maschera qui a scuola. Spero di vedervi tutti quanti. L’appuntamento è alle 21:30! Ricordatevi le maschere, mi raccomando!”
Chi esultava, chi si preoccupava per l’abito da indossare e io che ero incantata dalla bellezza di quel ragazzo.
I suoi lineamenti, i capelli di quel biondo e gli occhi che al contatto con la luce diventavano dello stesso colore del miele.
Lo osservai in ogni movimento. Ai miei occhi apparse perfetto.
Si diresse verso l’uscita ringraziando la professoressa per la disponibilità. Stava per chiudere la porta alle sue spalle ma di scatto rientrò. “scusi, posso rubarle un altro minuto?”
“Sbrigati e non entrare più!” rispose scocciata la docente. Si diresse verso di me. Arrivato al mio banco si abbassò e mi sussurrò all’orecchio.
“Spero di vederti stasera, ci tengo molto alla tua presenza” Sorrisi. Lui mi fece un occhiolino.
Il resto della giornata scolastica la passai pensando al fatto che quel ragazzo che non avevo mai visto ci teneva molto a vedermi alla festa. Appena finita l’ultima ora salutai con un forte abbraccio Madison che mi disse di farmi trovare pronta per uscire alle 20:45. Dopodiché mi precipitai a casa, salii le scale di corsa, entrai in camera e mi precipitai a frugare nell’armadio a trovare qualcosa di carino da indossare per quella serata. Prima che potessi afferrare qualsiasi vestito mia madre mi interruppe.
“Che fai?”
“Cerco un vestito bello da indossare stasera” risposi frettolosamente.
“Cosa c’è stasera?” chiese incuriosita appoggiandosi alla porta della camera rimasta aperta.
“La scuola dà una festa in maschera, un ballo credo..”
“Va bene, ma prima vieni a mangiare” Mi diressi verso di lei e insieme andammo in cucina. Lì c’era mio padre in attesa di pranzare.
“Scusa papà se non ti ho salutato prima..”
“Ti ho vista correre come una furia.. che è successo?”
“Deve trovare al più presto un abito da indossare per la festa di stasera” si intromise mia madre.
“che festa?” chiese incuriosito.
“Quella che ci sarà questa sera a scuola, e indovina un po’.. un ragazzo mi ha chiesto di andare perché gli farebbe piacere la mia presenza!” Dissi entusiasta.
“Tu non ci vai.”
“Come? Ti prego papà. Ci tengo molto. Starò anche con Madison visto che abbiamo fatto pace.” Dissi cercando di convincerlo.
“Non ci andrai e basta.” Concluse.
“Ma perché?” replicai. Gli si colmarono gli occhi di lacrime. Provò a dire qualcosa ma emise solo qualche gemito. Lo guardai con sguardo interrogativo.
“Tesoro, no ti prego”. Disse mia madre.
“No Anne, lei deve sapere”.
“Cosa devo sapere?”.
“Emily..” non riusciva a continuare a causa delle lacrime che gli bagnavano il volto.
“Si papà..” lo incitai a continuare.
“Lei non è morta..” Non capivo più nulla.
“Continua papà, ti prego”
“Lei non è morta in un incidente d’auto”. Si mise le mani sul viso e scoppiò in un pianto straziante.
“Quindi la storia dell’incidente non è vera? Vi supplico, ditemi la verità!”
“Era una sera come altre, tua sorella uscì per andare a un ballo, non tornò più a casa.”
“Cosa è successo a Emily?” Iniziai a piangere.
“E’ stata rapita. Il suo rapitore ci chiamò. Ci disse di non cercarla”
“E voi l’avete ascoltato?” Non smettevo di urlare.
“Disse che se noi avessimo provato a rintracciarla lui ti avrebbe uccisa”. Non credetti alle parole che uscirono dalle labbra di mia madre. Buttai il piatto per terra e corsi in camera. Vidi il suo letto e mi ci sdraiai sopra. Mi avvolsi tra le coperte che portavano il suo profumo di vaniglia.
“Emily, dove sei? Perché è successo a te? Perché?” Iniziai a imprecare. Mio padre entrò in camera sbattendo la porta. Corse verso di me e mi abbracciò.
“La ritroveremo, lo prometto. Io e te Hope riusciremo a trovare Emily”. Ricambiai l’abbraccio e mi asciugai le lacrime.
“E’ una promessa Emily, noi ti porteremo a casa” Dissi guardando la foto sul comodino che ci ritraeva. I miei genitori mi lasciarono da sola in camera. Rimasi nel letto per qualche ora, poi mi alzai e mi diressi verso la finestra guardando il cielo. Iniziai a pensare a dove potesse essere mia sorella, a cosa stava facendo. Volevo sapere se era felice. Dopo un po’ il mio occhio cadde sulla casa di fronte la mia finestra. C’era un trasloco e non me ne ero mai accorta. Uscii dalla camera per andare a fare una passeggiata ma mio padre mi bloccò.
“Tu andrai a quella festa. Fallo per Emily. Lei ne sarebbe felice.” Guardai mio padre e non potei fare altro che ripetere le parole che ci eravamo scambiati prima.
“è una promessa” ribadii.
“Si Hope, è una promessa”. Avevamo entrambi gli occhi lucidi. Stavo per abbracciarlo quando mia madre ci interruppe.
“Hope, stai ancora così? Muoviti che tra mezz’ora passa Madison a prenderti”
“Si giusto”. Entrai in camera vidi qualcosa appoggiato alla sedia ma non ci feci molto caso. Aprii l’armadio ma di colpo mi girai e vidi che sulla sedia c’era un vestito color lilla che arrivava fino a terra con una maschera attaccata. C’era un bigliettino. “Divertiti stasera, mamma”. Sorrisi. Guardai l’orologio e mi accorsi di quanto fosse tardi. Mancavano solo dieci minuti. Indossai il vestito, era bellissimo.
Mia madre passò davanti la mia camera in quel momento.
“Amore, ti sta d’incanto”.
“Grazie mamma, anche per il vestito”. Subito dopo slegai i capelli che avevo raccolto in una coda. Appena tolsi l’elastico e una marea di capelli castani mi ricaddero gentilmente sulle spalle per poi allungarsi fino a raggiungere il fondo schiena. Volevo lisciarli ma li lasciai mossi visto il poco tempo. Trovai giusto il tempo di truccarmi almeno un pochino. Afferrai la maschera e mi precipitai al piano di sotto.
“Ciao mamma, ciao papà! Torno presto!” Uscii di corsa di casa e proprio in quell’istante vidi Madison arrivare.
“Pronta per la serata?”
“Non proprio..” risposi.
“Che c’è?”
“ho un po’ di mal di testa” Ok, non era vero. Ma ci eravamo riavvicinate solo oggi e non me la sentivo di parlarle di mia sorella.
Girammo l’angolo e tornai a fissare la casa dove stava avvenendo il trasloco.
“Tutto apposto?” Chiese Madison.
Scossi la testa per tornare alla realtà. “si, certo.”
Ci incamminammo verso la scuola, con la sensazione di passare una fantastica serata.






Ciao! Ho pubblicato subito il secondo capitolo perché spero di finire la storia prima di partire, sarebbe un sogno *-*
E' un po' "triste", ma spero possa piacervi ugualmente :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Arrivammo di fronte scuola dopo pochi minuti. Sembrava di essere a carnevale. Erano tutti irriconoscibili per via delle maschere suoi loro volti, così dalla fronte spostai la mia sugli occhi. Un ragazzo venne verso di noi.                                                                                                      
“Buonasera ragazze, l’entrata è quella della palestra” annunciò. Io e Madison annuimmo e ci incamminammo verso la palestra seguendo il gruppo. Mentre camminavo riconobbi la voce del ragazzo: era lo stesso che la mattina mi aveva invitata.                                                        
Entrammo e la musica mi stordiva le orecchie a tal punto da non riuscire a sentire cosa mi stesse dicendo Madison. La vidi andare verso il tavolo delle bibite. Non tornò, così iniziai a cercare quel ragazzo e poco dopo riconobbi la sua maschera.                                                 “
Ehy, ciao!” lo salutai.                                                                                                                                         
“Ciao, ti diverti?” mi chiese. Risposi annuendo. C’era molto imbarazzo tra di noi, fin quando non cercai di iniziare un discorso.                                                                                                         
“Hai organizzato tutto tu?” “si, un po’ con l’aiuto di altri studenti” rispose. Non mi degnava di uno sguardo, era tutto concentrato a guardarsi intorno. Forse cercava qualcuno.
Dopodiché si girò di scatto verso di me.                                                                                                          
“Hai visto una ragazza?” mi chiese.
“Ce ne sono molte qui sai?” risposi ridacchiando.                                                                                     
“E’ bellissima” disse. Pensai subito di non essere io. Nella mia scuola ci sono certe ragazze da fare invidia alle star di Hollywood.                                                                                                        
Lui ancora si guardava intorno, mentre io porsi lo sguardo nei suoi occhi. Volevo vederne la brillantezza, la stessa che avevo visto quella mattina. Si voltò verso di me, si accorse dei miei occhi alla ricerca dei suoi e mi guardò. Era fisso davanti a me. Porse la mano sul mio mento e lo avvicinò a sé. Stavo arrossendo. Si tolse la maschera e continuò a guardarmi.        
“Hai gli occhi come i suoi” mi disse.                                                                                                                     
“Come si chiama la ragazza?” non mi rispose.                                                                                        
Il suo sguardo era affascinante, non avevo mai visto cosa più bella. Mi accarezzò i capelli e con gentilezza posò le sue labbra sulla mia guancia. Avvampai. Poi tornò a guardarmi negli occhi. Ero in imbarazzo. Era il primo ragazzo che si avvicinava così a me. Distolsi lo sguardo dal suo. I suoi occhi continuavano a inseguire i miei finché la sua mano toccò la maschera. Stava per togliermela ma di scatto decisi di andarmene. Mi girai velocemente e la ragazza che mi stava dietro mi versò tutta l’aranciata sul vestito. Corsi in bagno lasciando stordito quel ragazzo tanto affascinante da cui ero presa ma di cui non sapevo nemmeno il nome.                                                                                                                                               
Solo quando fui di fronte lo specchio del bagno mi accorsi di quanto fossi sporca. Dovevo decisamente cambiarmi, ma con cosa? Mi ricordai del cambio che tenevo sempre nell’armadietto della palestra. Sgattaiolai nello spogliatoio, aprii l’armadietto e tirai fuori un paio di jeans, una maglietta e le converse. Rientrai nella palestra e vidi Madison aspettarmi all’uscita così mi diressi verso di lei cercando di non fermarmi ma di colpo qualcuno afferrò  il mio braccio.                                                                                                                         
“Hope, perché non sei in maschera?”                                                                                                                 
“Ho avuto un contrattempo.. ma come sai il mio nome?”                                                                       
“la segreteria è molto informata sugli studenti” disse sorridendo.                                                          
“E tu come ti chiami? Non mi va di chiedere in segreteria” risi.                                                              
“Justin, 2° B” “Justin come?” “Justin Bieber” concluse. Lo guardai fisso negli occhi, lui ricambiò. Subito scossi la testa e mi ricordai di Madison.                                                                           
“Scusa, devo scappare, ci vediamo domani a scuola”                                                                                 
Mi salutò con la mano.
Vidi Madison andarsene, così accelerai il passo fino a ritrovarmi con l’affanno. 
“Aspettami!” gridai. La vidi girarsi.
“credevo te ne fossi già andata”. Non risposi, mi faceva male la milza. 
“che fine avevi fatto? E dov’è l’abito? E la maschera?”.
“Sta tutto a scuola.. per sbaglio mi sono sporcata, per fortuna esiste l’ora di ginnastica” ridemmo insieme. Feci metà strada insieme a Madison, dopodiché ci salutammo e mi diressi verso la mia che era un centinaio di metri dopo. Entrai in casa cercando di non fare rumore visto che i miei già dormivano. Salgo le scali scricchiolanti e mi ritrovo nella mia camera. Tutto era buio intorno a me, tutto tranne una luce che proveniva da fuori la finestra. Mi avvicinai e vidi che la camera “di fronte” alla mia aveva la luce accesa. Dalle tende si intravedeva l’ombra di un ragazzo togliersi la maschera. A quanto pare non sono l’unica nei dintorni a essere uscita oggi.
Mi sfilai le converse ma non mi tolsi i vestiti, ero troppo stanca. Andai a letto così.
“Hope svegliati, dai che fai tardi a scuola!” Mia madre entrò in camera come una furia sbattendo la porta e si diresse verso la finestra. Spalancò le tende lasciando che il sole potesse svegliarmi meglio di come lei non abbia già fatto.
“Buongiorno” cercai di aprire gli occhi, ma la luce mi accecava. “Buongiorno cecata! Muoviti a scendere che la colazione è pronta. Prima vestiti”
“Non ti preoccupare, già fatto”. Scesi le scale e mi sedetti sul divano. Mio padre mi porse un cornetto. Mentre mangiavo vidi l’orologio che segnava cinque minuti alle 8:00.
“Diamine, è tardissimo”. Corsi verso il bagno, mi lavai i denti, il viso e mi misi un po’ di mascara. Diedi un sonoro bacio a mamma, un abbraccio a papà, afferrai lo zaino vicino la porta e scattai fuori. Facevo passi veloci che però rallentarono quando mi ricordai cos’era successo la sera prima. Mi ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi di essere già arrivata. Feci per entrare ma un ragazzo mi si mise davanti. 
“Ciao Hope”.
“ciao Just..” non pronuncia nemmeno per intero il suo nome. Stare con lui mi faceva uno strano effetto.
“Stanca oggi?” Si, mi giustificai. Sentimmo la campanella suonare.
“Allora ci si vede all’uscita, si spera..”
Lo guardai con un’espressione interrogativa.
“intendo, se fai come ieri sera sarà difficile salutarti” si spiego meglio.
“Ah, già.. scusami per ieri, ma sai Madison..” mi bloccò.
“Non ti devi giustificare” Rise.
Mi persi dentro quella risata. Era così bella, dolce.. era vera. Durante il resto delle lezione non potei smettere di pensare a quel sorriso perfetto, a quel viso divinamente delineato e a quegli occhi capaci di far sciogliere il ghiaccio.




Ciao a tutti ed ecco il terzo capitolo.. spero vi piaccia *-*
Non so se stasera riuscirò a pubblicare il quarto, quiandi non vi assicuro niente çç

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Appena le lezioni finirono tornai nel posto in cui mi ero lasciata con Justin. Era già lì ad aspettarmi. Gli arrivai da dietro coprendogli gli occhi con le mani.
“Chi sono?”
“mh.. fammi indovinare”
“Dai, è facile” risi.
“Una ragazza bellissima con un carattere altrettanto bello?” Arrossii. “Probabile” Risposi togliendogli le mani dal viso. Prima che potessi ritirarle del tutto le prese delicatamente con le sue e si girò verso di me. Lo guardai fisso negli occhi, lui se ne accorse ma lasciò il mio sguardo catturare il suo. Mi accorsi del silenzio che c’era e tolsi i miei polsi dalla sua presa e gli feci cenno di camminare. Mi raccontò un po’ della sua vita, piena di spostamenti e di persone nuove. Ci sedemmo su una panchina.
“Non ricordo più il posto in cui sono nato a causa di tutti gli spostamenti che ho fatto”
“Davvero? Forte” ridemmo tutti e due.
“Raccontami un po’ di te..”
“Cosa vuoi che ti racconti?”
“Non so, hai un segreto, qualcosa che non dici a tutti?”
Pensai ad Emily, non riuscii a trattenere le lacrime.
“Ehi, ehi.. che succede” Mi cinse tra le sue braccia e mi asciugò le lacrime.
Porse le sue mani sul mio volto alzandolo in modo da guardarlo.
“Mi posso fidare?”
Mi sorrise. Percepii la fiducia che avevo trovato in lui e tra le lacrime che mi rigavano il volto gli raccontai tutta la storia.
Non disse niente, mi spinse dalla spalla cosicché io mi appoggiassi al suo petto. Singhiozzavo e non riuscivo a smettere, ma la sicurezza che mi dava accarezzandomi i capelli fu così tanta che poco dopo mi alzai, mi strofinai il viso e fui pronta per tornare a casa.
“Allora io vado” dissi incamminandomi.
“Aspettami arrivo! Abito da quella stessa parte” Sorrisi.
Camminavamo vicini e ad un tratto la sua mano sfiorò la mia. Sentii una strana sensazione. Iniziai a desiderare che lui mi abbracciasse o che mi desse un bacio sulla guancia. Ma come poteva? Erano pochi giorni che ci conoscevamo, o forse erano di più visto che lui sapeva tutto di me. Eppure la scorsa notte alla festa aveva poggiato le sue labbra sulla mia guancia..
Scossi la testa per tornare alla realtà.
“Io abito lì” dissi indicando la casa infondo alla strada.
“Ah ok..” Sembrava che lo sapesse già.
Gli diedi un veloce abbraccio e corsi in casa. Non c’era nessuno e non mi andava di pranzare.
Mi sdraiai sul letto a guardare il soffitto.
Perché Justin mi faceva quell’effetto? Lo conoscevo da pochi giorni ed ero così tanto presa da lui? Come amico era fantastico, non avrei potuto desiderare di meglio. Ma se un amico mi sfiora la mano io non divento paonazza e inizio a desiderare le sue labbra. Lui era di più, mi piaceva molto, ma mai nessun ragazzo mi era piaciuto così.. nemmeno Ryan. Passai il resto del pomeriggio a pensare a Justin e a quando avrei incrociato nuovamente il suo sguardo.
Il cellulare squillò e sul display comparve un numero che non avevo salvato.
“Pronto, chi è?”
“Hope, sono Justin” senza accorgermene sorrisi.
“Ehi, ciao.. come stai?”
“Bene bene.. senti volevo chiederti una cosa”
“certo dimmi”
“Ti andrebbe stasera di uscire? Di andare a cena insieme.. che ne pensi?”
“Che ne penso?” non riuscii a continuare.
“Hope ci sei?” Chiese Justin.
“Si, va bene! Usciamo”
“Ti passo a prendere alle 8:00.. fatti trovare pronta”
“Ovviamente” Rise.
“Ci vediamo dopo” disse.
“A dopo Bieber” attaccai.
Cercai di trattenermi ma iniziai a sclerare all’idea di andare al primo appuntamento proprio con lui.
Frugai nell’armadio alla ricerca di qualcosa di carino da indossare e provai decine di abiti. Facevo avanti e indietro dallo specchio all’armadio, ma la mia corsa fu bloccata dall’arrivo di un messaggio. Era di Justin.
“Non metterti vestiti o cose varie, voglio che tu sia te stessa stasera”.
Ok, come faceva a sapere che mi sarei messa un vestito? Lasciai perdere e indossai una canottiera, un paio di shorts e degli stivaletti. Mi misi poco trucco seguendo il consiglio di Justin.
Mancava qualche minuto alle 8:00 e il campanello di casa squillò. Mi spruzzai un po’ di profumo, misi il cellulare, le chiavi e tutto ciò che mi serviva nella borsa e scesi al piano di sotto. Vidi Justin in piedi vicino la porta con un mazzo di fiori.
“Ciao Hope”
“Ehy ciao” Mi avvicinai a lui e gli diedi un abbraccio.
“Prima di andare vuoi vedere la casa?”
“Si, mi farebbe piacere” rispose sorridendo.
Gli mostrai prima il piano di sotto, poi salimmo le scale e gli mostrai il piano superiore fino ad arrivare alla mi camera.
“Questo lato è proprio come me lo immaginavo” sussurrò.
“Cosa?”
“No, niente.. andiamo?” annuii.
Mi porse la mano. Gliela diedi e mi lasciò passare davanti a lui. Ci dirigemmo verso la porta e la mia mano si taccò dalla sua alla vista di mio padre.
“Ciao papà”
“Ciao tesoro” iniziò a squadrare Justin.
“Lui è un amico”
“Piacere, Justin” Si presentò.
Papà si tranquillizzò subito.
“Dove andate?”
“Andiamo a cena fuori” Risposi con una voglia sempre più grande di uscire da quella casa.
Mentre la mia mano si era poggiata sulla maniglia della porta mio padre ci fermò di nuovo.
“Trattala bene e riportala a casa tutta intera”
“Certamente” Justin rispose con uno dei suoi sorrisi da togliere il fiato.
La serata trascorse molto bene. Con lui non mi sentivo in imbarazzo, tra noi ormai non c’era più tensione.. eravamo due amici, ma io più guardavo le sue labbra, più le desideravo.
In un batter d’occhio si fecero le 2:00 ed io dovevo assolutamente tornare a casa sperando che i miei fossero già andati a letto da un pezzo.
Pagammo al ristorante e ci incamminammo verso casa.
“Sai Hope..” Mi disse appoggiando il braccio sulla mia spalla.
“Cosa?” Lo guardai e allungai la mano sul suo fianco.
“Penso che tu sia davvero una persona fantastica.. mi piace stare insieme a te, sono felice”
Iniziai a sentire la sensazione che provai quella stessa mattina quando le nostre mani si sfiorarono.
“anche per me è così..” dentro di pregai che cambiasse discorso.
Ci fu un istante di silenzio, subito rotto dalla calda voce di Justin.
“Tu mi vuoi bene, vero?”
“Certo che te ne voglio, che discorsi sono?” Sorrise e io ricambiai.
Continuammo a camminare fin quando non ci trovammo di fronte casa mia. Nessuna luce era accesa quindi i miei erano già a dormire.
“Se ti va possiamo rimanere qui fuori ancora per un po’”
“Si che mi va”
Certo, avevo paura di stare lì al buio, ma se c’era Justin con me che mi dava sicurezza niente mi faceva paura.
Ci sedemmo a cavalcioni su un muretto. Io di fronte a lui.
Iniziai a guardarlo sotto la luce della luna che lo rendeva ancora più bello. Osservai le mani che erano possenti e gentili, osservai le braccia rigate da quelle vene che arrivavano fino al collo e aiutavano a delineare il suo perfetto viso. Guardai le labbra, che si aprirono lasciando spazio alla lingua che le bagnò. Rabbrividii. Amavo quel gesto. Poco dopo il mio sguardo si pose sui suoi occhi e mi accorsi che lui mi aveva guardata tutto il tempo.
Continuammo a guardarci, senza accorgerci del momento imbarazzante che si era creato. Cercai di romperlo buttandomi tra le sue braccia. Rimanemmo così per diversi minuti e avrei voluto che quel momento non finisse mai. Mi sentivo protetta tra la sue braccia, mi rendevano più forte.
Justin mi accarezzò il viso e poco dopo mise il suo davanti a me iniziandomi a fissare. Non si staccava dai miei occhi verdi.
“Sei tu?” mi chiese.
“Justin, sono Hope, certo che sono io” risposi preoccupata.
“No Hope, non intendevo quello.. sei tu la ragazza della maschera?”
Non risposi.
“I tuoi occhi, il tuo sguardo, sono uguali ai suoi. Mi sono innamorato di quei occhi Hope”
“Cosa?” alzai il tono di voce e mi alzai di scatto dal muretto.
“Si Hope, mi sono innamorato di te.”
“Ma è impossibile, ci conosciamo da pochissimo tempo!” gli diedi le spalle.
“No, io ti conosco da molto di più”
Non riuscivo a capire, ma poi pensai al fatto che Justin era nuovo a scuola. Pensai che la casa davanti la mia finestra aveva cambiato proprietario da qualche mese, che Justin sapeva come mi sarei voluta vestire e che conosceva già un lato della mia stanza.
Mi voltai verso di lui.
“Tu sei il ragazzo della finestra?”
“Si Hope, sono io. So praticamente tutto di te.”
In quel momento lo odiai. Non riuscivo a concepire che lui mi avesse ‘spiato’.. ma poi guardai i suoi occhi. Il suo sguardo era così puro e innocente. Lui mi amava. Mi resi conto solo ora che ogni volta che ci vedevamo non mi toglieva gli occhi di dosso, e io facevo lo stesso con lui. Forse lo amavo pure io. Si alzò dal muretto e con passo lento di avvicinò a me porgendomi la mano sul fianco per avvicinare il mio corpo al suo. Mi prese il viso tra le mani e mi guardo dritto negli occhi e provò a dire qualcosa, ma uscì solo un sospiro che mi fece raggelare. Provo di nuovo e la voce uscì dalla sua bocca.
“Io.. ti amo. Non ce la faccio più a nasconderlo. Ogni volta che ti vedo, che ti penso, o oppure che semplicemente mi sorridi mi viene voglia di renderti mia”
“Cosa intendi?”
Di colpo avvicinò le sue labbra alle mie.
“Io non..” sfiorai la sua bocca.



Ciao a tutte :)
Scusate se ci sono errori ma ho scritto di fretta e non ho avuto il tempo di rileggerlo.. spero vi piaccia comunque *-*



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Hope? Sei qui?” Sentii una voce chiamare e di istinto mi allontanai dalla labbra di Justin.
“Si papà, sono qui.. arrivo”
Mi voltai verso lui. Mi guardava.
“Justin?”
“Si?” Era spaesato, ma dopo avermi sentita tornò subito alla realtà. “Scusa Hope, io non volevo..”
“Justin, anche io non..”
Mi prese la mano, la avvicinò alla sua bocca e la baciò. Arrossii.
“Ci vediamo domani”
“Domani non c’è scuola..” lo corressi.
“Noi abbiamo la nostra finestra, ricordi?”
Sorrisi. Lui fece lo stesso. Si allontanò e di colpo lo chiamai.
“Justin!”
“Si Hope?” Corse da me.
“Volevo solo dirti buonanotte”
Gli diedi un bacio sulla guancia e lo vidi scomparire dietro l’angolo.
Entrai in casa, augurai la buonanotte anche a papà e mi diressi dritta in camera.
Mi sfilai i vestiti, tolsi gli stivaletti e mi sedetti sul letto di Emily. Sentii la testa scoppiare. Dovevo ritrovare Emily e cercare di capire la situazione con Justin. Avevo poche preoccupazioni, ma erano così grandi da soffocare il mio respiro. Improvvisamente il mio sguardo cadde sulla foto che ritraeva me e mia sorella. Senza accorgermene le lacrime iniziarono a percorre il viso.
Emily, ti prometto di riportarti a casa” dissi fra me e me. Ero molto stanca, così non mi presi la briga di indossare il pigiama e mi infilai sotto le coperte con solo la biancheria in dosso.
La mattina seguente fui svegliata dalla luce passante attraverso la finestra che la sera prima intelligentemente avevo lasciato aperta. Dormivano ancora tutti in casa visto che era domenica. Restai una decina di minuti a letto e poi mi alzai. Feci colazione, mi vestii e mi sdraiai sul divano a vedere la televisione.. del resto come facevo tutte le domeniche.
Non ero molto interessata agli stupidi programmi che trasmettevano, così presi il telecomando, spensi la TV e poggiai la testa sul cuscino mentre guardavo il soffitto. Vidi mio padre comparire di fronte ai miei occhi e darmi un bacio sulla fronte.
“Buongiorno piccola”
“Buongiorno papà” Quella mattina ero più felice del solito.
Ci fu qualche istante di silenzio.
“Che si fa oggi?” chiesi cercando di iniziare un discorso.
“Avevo pensato di occuparmi per il ritrovamento di Emily.” Il mio sorriso si trasformò subito. Volevo ritrovarla con tutto il mio cuore, ma se poi sarei venuta a sapere della sua morte? Non me ne sarei capacitata.
Mio padre spostò il suo sguardo interrogativo verso di me.
“Che c’è? Qualcosa non va?”
“No, è che io desidero con tutto il cuore ritrovare mia sorella..”
“Anche io Hope, lo sai bene questo.”
“Si ma..” esitai e prima che potessi continuare mi fermò.
“So che sarà dura per te, ma pensa a Emily.. se ci stesse aspettando?”
Gli sorrisi. Lui fece lo stesso. Riuscimmo a comunicare con l’unione dei nostri sguardi.
Aspettai che mio padre si preparò e quando fu pronto comunicammo a mia madre, ancora con la vestaglia da notte e la mascherina sugli occhi, che saremmo andati a cercare notizie su Emily.
Uscimmo di casa, entrammo in macchina e ci dirigemmo verso lo stesso posto in cui tre anni fa i miei genitori denunciarono la scomparsa di una delle più importanti persone della mia vita.
Entrammo in questo posto dove tutti erano tristi, nervosi o malinconici. Ci dirigemmo verso un bancone dove erano di servizio un non indifferente numero di uomini stretti in divise che non avevo mai visto.
“Buongiorno, in cosa posso aiutarvi?”
“Ehm, buongiorno. Mi chiamo Tyler Martinez e tre anni fa venni qui per sporgere la denuncia della scomparsa di mia figlia”
“Si, un attimo che cerco..” L’uomo posò gli occhi sullo schermo di un computer e iniziò a cercare il cognome della mia famiglia.
“Scusi, si potrebbero avere informazioni riguardanti la ragazza scomparsa?”
“Si chiama Emily Martinez. Quando scomparse aveva i capelli biondi, due grandi e luminosi occhi verdi” vedi gli occhi di mio padre colmarsi di lacrime, ma non ne fece cadere nemmeno una.
“Che età ha?”
“Domani compie 19 anni.. ne aveva compiuti 16 il giorno della sua scomparsa”
Sentendo queste parole mi chiusi in me stessa. Come facevo ad essermi scordata del compleanno di mia sorella? Iniziai a odiarmi profondamente ma tornai alla realtà cercando di seguire il discorso di quell’uomo con mio padre.
“Cosa volete sapere di preciso?”
“Volevamo sapere se si è allontanata dalla città, se è ancora viva, se abbiamo possibilità di rivederla e di portarla a casa!”
“Ehm, vediamo..” L’uomo tornò al suo computer mentre io e mio padre ci lanciavamo sguardi in cerca di speranza l’uno nell’altra.
Passò qualche minuto.
“Allora, nessuna ragazza con le caratteristiche che mi ha dato si è mai allontanata dalla città in questi anni, e riguardo la sua morte sembra che non sia deceduto nessuno”
Vidi la gioia negli occhi di mio padre.
“Quindi se cerchiamo a fondo potremmo anche ritrovarla?” Mi intromisi.
“Certamente, ci sono molte possibilità, ma potrebbe anche essere che si scappata clandestinamente o cose del genere”
“Grazie” dicemmo in coro io e mio padre.
Mentre ci allontanavamo da quel posto iniziai a credere nell’impossibile. Noi saremo riusciti a ritrovare Emily. Me lo sentivo. Non credetti ad una singola parola di quello che disse quell’uomo.
Lei non ci avrebbe mai abbandonati cambiando nome e documenti.
Quando aprimmo la porta di casa vidi mia madre in piedi ad aspettarci. Io e papà ci fiondammo con un abbraccio sul suo corpo e le raccontammo tutto. Non avevo mai visto la mamma così piena di speranza e positività. Mangiai velocemente e corsi in camera a svolgere quei maledetti compiti scolastici.
Appena li finii mi affacciai alla finestra cercando da qualche parte lo sguardo di Justin che però non arrivò.
Ha detto che mi osservava sempre, che non riusciva a stare bene se non mi guardava da quella finestra che per lui significava tutto ormai. Avevo fatto qualcosa di male? Forse la sera prima avevo rovinato la nostra amicizia. Perché mi sono avvicinata così tanto a lui? Facile, sono un’idiota patentata. Che bisogno c’era di sfiorare le sue labbra. Appena dalla mia mente uscì questo pensiero iniziai a immaginare le labbra di Justin sulle mie. No Hope, così no. Non devi rovinare questa amicizia.
Mi sedetti alla scrivania e accesi il computer, ma subito fui distratta da qualcosa che colpiva la finestra.



Oddio scusatemi, scusatemi, scusatemi *si inginocchia*
Non ho pubblicato né ieri e oggi lo faccio così tardi, ma sono stata tutto il giorno fuori e non ho potuto scrivere.. mi sento troppo in colpa.
Il punto è che se non mi concentro viene una schifezza, e non sarebbe il caso visto che già di suo non è tutto questo granché (ok, fa schifo.. faccio prima a dirlo çç)
Ho una domanda per voi: sapete quando esce il video di "As long as you love me"? No perché non so da quanto tempo è che deve uscire :(
Ok, vi lascio. Recensite! *-*

Ps: se vi va seguitemi su Twitter, sono @dieinhisarms_

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi avvicinai incuriosita alla finestra che continuava a ricevere colpi. La aprì e qualche sassolino cadde sul pavimento vicino ai miei piedi. Mi affaccia e lo vidi. Justin era lì.
“Ehi, hai deciso di rimanere lì chiusa per sempre?” Chiese.
“E tu hai intenzione di rompermi la finestra?” Ribattei scherzosamente.
“Puoi scendere a fare due passi?” Annuii.
Feci per uscire dalla mia stanza ma mi fermai di fronte lo specchio. Mi guardai. Ero come tutte le altre, cosa ci trovava Justin in me? Anzi, avevo un carattere freddo, non mostravo mai i miei sentimenti, ma nonostante tutto lui si era innamorato di me. Non aveva paura del mio rifiuto, forse sicuro che non glielo avrei mai dato. Era come se riuscisse a leggermi l’anima, a capire i miei soltanto incrociando il suo sguardo. Resami conto che Justin era in strada ad aspettarmi mi diedi una mossa. Afferrai una spazzola e mi diedi una veloce pettinata ai capelli, dopodiché chiusi la porta di casa dietro le mie spalle sbattendola senza preoccuparmi del rumore che avrebbe fatto visto che i miei genitori erano usciti. Iniziai a correre immaginando il mio corpo tra le sue braccia. Prima di girare l’angola cercai di calmare i miei impulsi e rallentai. Appena lo vidi un sorriso si formo sulle mie labbra.
“Ehi Bieber!” Gli urlai perché era ancora imbambolato a guardare la finestra.
Appena sentì la mia voce si diresse verso di me. Mise il suo braccio intorno al mio collo e mi stampò un bacio in fronte. Non mi allontanai dalla sua presa, anzi speravo non finisse mai.
Dopo qualche minuto fece scendere il suo braccio attorno ai miei fianchi e iniziamo a camminare. Mentre parlavamo il suo braccio mi lasciò libera di muovermi, anche se io volevo rimanere attaccata a lui. Mi avvicinavo senza farmi capire, ma subito le nostre mani si scontrarono. Questa volta non la ritirai di scatto, cosa che fece lui visto che credeva che mi mettesse a disagio. Prima che potesse ritirarla del tutto la afferrai del tutto. Ruotò il viso verso di me e il suo sorriso catturò il mio. Subito dopo si girò completamente, ritrovandosi davanti a me e afferrò anche l’altra mano. 
Ci guardammo e pensai che non potevo fare a meno di lui. Mi resi conto di essermi innamorata davvero. Si avvicinò al mio viso e giuro che in quel momento non avrei desiderato nient’altra cosa più di un contatto delle sue labbra con le mie. Mi baciò il naso infrangendo i miei sogni, ma mi bastò. Ogni contatto delle sue labbra con me mi faceva rabbrividire allo stesso modo. Le sue labbra poggiavano sul mio naso, ma quel momento così magico fu distrutto dal rombo di una macchina che passava per quella strada. Maledetta auto. Justin si allontanò dal mio viso, lasciò le mie mani e mi fece cenno di continuare a camminare. Qualche istante dopo ruppi il silenzio che c’era.
“Ti va se andiamo a casa mia? Tanto i miei non ci sono”
Mi guardò e sorrise. Ricambiai e gli feci strada senza ricordarmi che lui sapeva dov’era la mia casa”.
Si mise accanto a mi riafferrò la mano. Attraversammo il vialetto e entrammo in casa. Era diversa da come l’aveva vista la sera prima visto che ora non c’era nessuno in giro a metterci in imbarazzo.
Ci sedemmo sul divano.
“Posso offrirti qualcosa?” Chiesi.
Non rispose. Guardava fisso a terra con le mani sulla testa e i gomiti che poggiavano sulle cosce.
Lo osservai e di colpo si girò verso di me con li occhi lucidi.
“Justin, che succede?” chiesi preoccupata.
Cercò di aprire la bocca per fare uscire la sua voce, ma le lacrime iniziarono a bagnarla.
Mi avvicinai a lui cercando il suo sguardo straziato.
“Puoi fidarti di me.. ti prego, dimmi tutto. Non ce la faccio a vederti soffrire così”.
Le lacrime continuavano a rigargli il volto senza lasciarli respiro. E nemmeno la forza di sfogarsi. Cercai di trovare fine a quel momento.
Distolse lo sguardo da me, ma subito dopo tornò alla ricerca dei miei occhi.
“C’è qualcosa che posso fare per farti stare meglio?”
Di colpo si avvicinò a me e poggiò la testa sul mio petto. Gli accarezzai i morbidi capelli biondi.
Stemmo qualche istante così e poi io chinai la testa e lui la alzò. I miei occhi si incontrarono ancora una volta con i suoi. Questa volta però non erano lucidi, ma il color miele che racchiudevano era più splendente che mai. Si mise seduto di fronte a me che appoggiavo la schiena sul bracciolo del divano. Si  mise a cavalcioni appoggiando una mano sul bracciolo, intanto io mi lasciai scivolare sotto il suo corpo. Il suo viso era sopra il mio. Con le braccia cinsi il suo collo e lo tirai verso di me. Lui oppose resistenza.
“Justin..”
No Hope, non posso, non ci riesco..
Lo guardai in cerca di una risposta nelle sue parole.
“Io ti amo, ma so che sei uscita da poco da un’altra storia, e poi non voglio rovinare la nostra amicizia”.
Non credetti alle sue parole. Iniziai a dubitare dei suoi sentimenti.
Lo spinsi lontano da me e mi alzai dal divano. Corsi su per le scale facendo due scalini alla volta e sbattei la porta della mia camera mentre Justin mi guardava incredulo. Mi rannicchiai vicino la finestra. Volevo stare sola.
Sentii la maniglia girare.
“Vai via” Sussurrai, ma lui non mi sentì.
Entrò in camera si accasciò davanti a me. Si fece spazio tra le mie gambe e spostò le mi mani dal viso.
“Hope io..”
“No Justin, hai ragione tu. Non dobbiamo rovinare la nostra amicizia”.
Abbassai la testa. Lui però afferrò il mio viso tra le mani impedendomi di ignorarlo.
“Abbiamo già rovinato la nostra amicizia. Io ho già dichiarato i miei sentimenti, ma quali sono i tuoi?” Stetti in silenzio.
Volevo sentire tutto quello che provava per me.
Io.. io non saprei cosa fare senza di te. Sei diventata come una medicina che riesce a curare le mie tristezze. Il tuo sorriso, i tuoi occhi, le tue labbra, il tuo carattere.. amo tutto di te e non riesco più a sopportare il fatto di non poter dire di essere tuo.
Rabbrividii alle sue parole e stetti ancora immobile senza dire una parola. Lui si alzo e fece per andarsene quando ti colpo mi alzai e gli afferrai il braccio. Si girò meravigliato. Lo era quanto me. Il mio cuore aveva preso il sopravvento.
Ti amo” sussurrai queste due parole, pregando che non le avevo sentire. Aveva capito benissimo.
Non mi diede il tempo di muovermi che prese la mia testa e la avvicinò al suo viso. Sentivo il suo respiro affannato sul mio corpo.
“Sapevo che prima o poi l’avresti detto” Non feci in tempo a toccare le sue labbra che lui si gettò sul letto che era alle sue spalle. Il suo corpo era sul mio ed io desideravo solo una cosa. Non riuscivo a fare il primo passo, ero come bloccata, ma questo problema si risolse da solo quando Justin posò la sua bocca sulle mie labbra. Cedetti all’impulso.
Le mie labbra toccarono le sue. Stette immobile mentre io continuavo a schioccare baci sulla sua bocca perfetta.
Mi colpì di sorpresa e le sue labbra iniziarono a giocare con le mie, fin quando le nostre lingue non si toccarono.
Mi baciò con una foga indescrivibile. Sembrava che vivesse dei miei baci e che non aveva mai assaporato il sapore di un bacio. Non era il primo che davo visto che ero già stata fidanzata, ma questo era diverso. Riuscivo a catturarne l’essenza. Continuammo a baciarci per molto tempo. Piano piano Justin rallentò i movimenti delle sue labbra fino ad arrivare a darmi teneri baci che sfioravano a malapena le mia labbra. Ci guardammo e sorrisi. Sorrisi come non avevo mai fatto.
Justin mi morse il labbro.
Il mio cellulare squillò per l’arrivo di un messaggio. Iniziai a cercare la borsa che conteneva il cellulare ma mi su impossibile visto che Justin non lasciava in pace le mie labbra




Ciaoooo! 
Spero di farmi perdonare con questo capitolo visto che ieri non ho pubblicato.
Leggete e recensite :)
Ah, una domanda: se andate al concerto il 23 marzo, che posti avete?
Ok, vi lascio, ciao!

- Lia

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Ehi Justin, aspetta un attimo.. devo trovare il cellulare” dissi mentre tentavo di staccare le mie labbra dalle sue.
“Ok, ti aiuto” Mi sorrise.
Iniziammo a cercare per tutta la stanza fin quando non venne verso di me con la foto di mia sorella in mano.
“Lei è Emily?” Chiese.
Annuii con un sorriso forzato. “E’ bella come te”.
“No, lei lo è di più” lo contraddissi. “Siete belle entrambe, ma tu un po’ di più.. infondo io scelgo le ragazze più carine”.
“Che stupido..” iniziammo a ridere insieme. Poi continuammo a cercare quel maledetto telefono. Mi chinai per cercare sotto il letto e le mani di Justin mi cinsero la vita. Si avvicinò al mio orecchio.
“Ho già cercato lì sotto” mi disse baciandomi il lobo.
“Forse è meglio se cerchiamo al piano di sotto”. Ci dirigemmo verso le scale, e Justin non lasciava i miei fianchi, così camminammo attaccati.
“Sai Justin, sono sicura che prima o poi cadremo”
“Tu dici?”
Non risposi alla sua domanda ma esultai per aver visto la borsa.
“Eccola, è li vicino al divano!” con difficoltà ci avvicinammo ad esso e quando mi abbassai per prendere la borsa il mio piede inciampò su quello si Justin. Cademmo per terra come due pere cotte. Iniziammo a ridere come due matti e tra le risate sentii Justin cercare di dire qualcosa.
“Avevi ragione”
“Lo so” ridemmo ancora. Mi calmai e baciai Justin. Stavo per staccarmi da lui quando non catturò di nuovo le mie labbra, senza lasciarmi nemmeno la forza di respirare. Nonostante il focoso bacio che mi stava dando, con la mano cercai il telefono. Lo trovai e lo misi tra me e Justin leggendo il messaggio che era arrivato. Era di mamma.
Amore, io e papà siamo stati invitati a cena a casa di amici. Mi dispiace se non ti ho avvertito prima, ma ci è stato detto solo ora. Per mangiare ci sono molte cose, e poi puoi sempre chiamare il tuo amico Justin. Torneremo tardi, baci”.
Sorrisi all’idea che Justin non era un amico, ma in realtà molto di più.
“Cosa c’è scritto? Io sono geloso eh” disse.
“Bieber, è solo mia madre. Dice che né lei né papà saranno a cena, e che torneranno tardi”
Mi diede un bacio sulla guancia.
“Ti va di restare qui con me stasera?”
“Non me lo farei ripetere una volta di più”. Mi guardò fisso negli occhi, dopodiché iniziò a baciarmi sul collo. Era tutto così romantico, e il fatto che saremmo stati insieme anche quella sera lo rendeva ancora più meraviglioso.
Poco dopo si fece ora di cena. Ci dirigemmo verso la cucina per decidere che cosa mangiare quando a Justin venne un’idea.
“Se ci vediamo un film?”
Non risposi e mi diressi verso la credenza. Afferrai il pacco di pop corn e mi girai verso di lui.
“E che film sia.” Ridemmo e andammo in salotto. Mi sedetti mentre Justin metteva il DVD. Credo mise Titanic.. il punto è che con solo lui in casa, non avrei fatto altra cosa oltre a ammirare la sua bellezza.
Mi fece alzare e si sedette a gambe incrociate. Io mi sedetti accanto a lui.
Il film iniziò e io mi sdraiai poggiando la testa sulle sue gambe iniziando a fissarlo. Si accorse di me e imbarazzate spostai i miei occhi sullo schermo della TV. Nonostante questo mi accorsi che ora era lui a guardarmi. Mi voltai verso di lui, chinò la testa e mi diede un morbido bacio. Lui tornò a guardare il film, ma io afferrai il telecomando e spensi la televisione.
“Hope, perché hai spento?”
“Me lo chiedi? Io non resisto alla tentazione di guardarti, e tu a quella di baciarmi” dissi.
Posò una mano sulla mia pancia accarezzandola mentre le nostre labbra si intrecciavano. La serata passò tra baci, risate e abbracci. Non mi ero mai sentita così bene, mi dimenticai per un momento persino di Emily. Di colpo però mi venne un forte impulso.
“Justin..”
“Dimmi Hope” disse allontanando la sua bocca dalla mia.
“Emily non è morta.” Dissi tutto d’un fiato. Mi guardo con sguardo interrogativo.
“Lei, cioè.. io e papà oggi siamo andati a chiedere aiuto e ci hanno detto che non si è mai allontanata dalla città, ma soprattutto ci hanno detto che non è morta”.
“Hope, devi trovarla”
“Lo so, ma da dove comincio? La città non sarà così grande, ma non è nemmeno tanto piccola”.
“Ehi, io ti aiuterò”
Mi si illuminò il viso al suono di queste parole. Il mio amore, mi avrebbe aiutata a ritrovare quella che era la mia felicità.
“Dio mi ha aiutata molto.. ti ha fatto entrare nella mia vita proprio ora che avevo bisogno di qualcuno che mi aiuti a superare le difficoltà”
Vidi il suo sguardo intenerirsi sempre di più, così continuai a dirgli quanto significasse per me, non solo come il mio ragazzo.
“Sei una delle persone più importanti della mia vita. Mi sentirei persa senza il tuo amore. Ti prego non andare via, non lasciarmi mai” nella mia testa la frase finì con un “come fece Ryan”.
“Io non lo farò mai, non sarò mai in grado di vederti soffrire, ti amo”.
I miei occhi si colmarono di lacrime, e non trovai la forza per rispondere alle sue parole.
Voglio donarti il meglio di me, perché solo tu sei in grado di farlo emergere
Al suono di queste parole, non resistetti più. Mi gettai sul suo corpo. Lo baciai. Lo bacia più di cento volte, non riuscivo a fare a meno di lui. Era diventato la mia certezza. Sapevo che tra le sue braccia sarei rimasta forte.
I nostri baci rallentarono insieme alle nostre lingue. Justin iniziò a accarezzarmi, la schiena, fino ad arrivare al fondoschiena, ma senza toccarlo. Sapeva che era troppo presto.
Ci coccolammo per un po’ tempo, fin quando il mio cellulare non squillò nuovamente.
Un altro messaggio di mamma. Diceva che tra una decina di minuti sarebbero a tornati a casa con il desiderio di vedermi già a letto. Lo dissi a Justin e lo accompagnai alla porta di casa. Uscii fuori insieme a lui chiudendo la porta alle mie spalle. Justin si girò verso di me e mi chiuse tra il muro e il suo corpo. Mi baciò delicatamente.
“Io ci sarò sempre per te, ricordalo” disse.
Ricambiai il bacio.
Si incamminò per il vialetto. Lo chiamai.
“Justin!”
“Hope, c’è qualcos’altro?”
“Sono tua, puoi gridarlo al mondo intero”. Non mi degno di uno sguardo e inizio continuò a camminare, ma poi si girò e mi guardò dritto negli occhi.
“Sentito gente? Hope Martinez è mia. Solo mia” urlò e corse verso di me continuando a ripetere quella frase che ogni volta mi faceva gelare il sangue. Gli corsi incontro e senza pensarci mi lancia nel verso senso della parola tra le sue braccia. Mi prese in braccio e disse un’ultima volta quella frase che ormai rimbombava nel mio cuore. Mi baciò una sola volta, e se ne andò senza distogliere lo sguardo dal mio. Poi lo vidi scomparire.
Entrai in casa e mi misi subito a letto. Prima di addormentarmi sentii il suo profumo sul mio letto. Quello era il luogo del nostro primo bacio, pensai, ricordando il morbido tocco delle sue labbra sulle mie e la gentilezza delle sue mani sul mio corpo.


Ciaooooo *-*
Non ho pubblicato per due giorni, e spero davvero di riuscirmi a far perdonare con questo capitolo.
Lasciando perdere la ff.. domani esce il video di AS LONG AS YOU LOVE ME. rfnhkrejhfke *decede*
Leggete e recensite!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La mattina seguente mi svegliai, con una voglia infinita di andare a scuola. Si, Justin mi metteva voglia di andare a scuola.
Mi alzai dal letto un po’ prima rispetto agli ‘orari normali’ per prepararmi con calma e per raccontare tutto quello che era successo la sera prima a mamma. Da quando Emily era andata via, mi confidavo solo con lei.
Scesi al piano di sotto con una maglietta che arrivava a malapena alla coscia. Tanto mio padre era uscito presto e io potevo andare in giro per casa come volevo.
Mi diressi verso la cucina e vidi la colazione pronta. Una cosa però catturò la mia attenzione. C’erano tre tazze colme di latte, tre cornetti, tre cucchiai. Tutto si era moltiplicato per tre.
“Buongiorno amore”
“Ciao mamma” dissi sedendomi al mio posto. Subito dopo si sedette anche lei.
“Mi spieghi perché la tavola è apparecchiata per tre persone visto che papà è a lavoro?”
Mia madre non mi rispose, ma subito capii. Emily compieva diciannove anni.
“Grazie per averlo fatto” Dissi. Lei sorrise.
Mangiai il latte con i cereali e con molta comodità mi preparai. Indossai una maglia larga, ma abbastanza leggera, un paio di collant grigi e le mie amate vans. Raccolsi i capelli in una treccia che lasciai cadere sulla spalla destra. Non misi trucco.
Mi avvicinai alla finestra e guardai il cielo.
Emily, buon compleanno, un altro senza di me. Ma dove sei finita eh? Io ho così bisogno di dirti che mi succede, cosa provo. Mi manchi
Abbassai lo sguardo e vidi Justin cercare di attirare la mia attenzione. Aprii la finestra.
“Finalmente” esclamò, mentre io ammiravo la bellezza del suo sorriso.
“Che hai deciso di fare? Scendi?” mi chiese.
“Si.. si.. arrivo subito” Afferrai lo zaino, salutai mamma e mi precipitai in strada. Justin veniva verso di me, così lasciai cadere i libri per terra e gli corsi in contro.
Lui allargò le braccia, pronto a prendermi. Saltai e racchiusi i suoi fianchi tra le mie gambe.
Iniziò a girare su se stesso, mentre io gli passai le braccia intorno al collo e lo guardai. Rideva, e io sorrisi al suono di quella meraviglia.
Ma come faceva? Ogni cosa che faceva ai miei occhi appariva come gesto magnifico.
Rallentò i movimenti e le sue mani sulle mie cosce mi sistemarono in modo da poter essere alla stessa altezza. Lo tirai verso di me e intanto mi sbilanciai indietro. Lui si piegò su di me. Ci baciammo.
“Buongiorno” dissi.
Non rispose con una parola, ma mi carezzò la guancia. Rabbrividii. Mi fece lentamente poggiare i piedi per terra e mi porse lo zaino che avevo fatto cadere.
“Andiamo, la scuola apre tra dieci minuti” Annuii.
Mentre camminavamo mi prese la mano, intrecciando le sue dita con le mie. Io non resistetti alla tentazione. Gli cinsi il busto e appoggiai la testa sul suo petto. Sentivo i suoi battiti aumentare velocità. Misi una mano sul mio cuore che faceva la stessa cosa di quello di Justin. Mi guardò e mi diede un delicato bacio.
Arrivammo a scuola e ci sedemmo su una panchina.
“Ho una sorpresa per te” esclamò.
“Cosa?” chiesi curiosa.
“Devi aspettare ancora un po’”
“Oddio, sono in ansia” risi.
“Aspetta e vedrai”.
Mi passò il braccio sulla spalla mi diede un bacio sulla guancia.
Passò qualche minuto e vidi Madison avvicinarsi a noi. Non aveva lo zaino, strano.
“Ehi Madison, come va?”
“Bene, ma devo dirti una cosa” rispose fredda.
Mi girai verso Justin e gli feci capire che mi sarei allontanata per qualche minuto. Accompagnai la mia amica dietro un cespuglio.
Hope, parto” disse tutto d’un fiato.
“Dove vai di bello?” chiesi.
“Non hai capito, parto per non tornare mai più” mi lasciò senza fiato.
“Cosa? Come? Dove vai? Perché mi lasci qui?”
“Io non volevo Hope, poi proprio ora che avevamo recuperato la nostra amicizia. Ma devo per forza partire”
“Perché per forza? Non puoi rimanere qui con qualche familiare?” chiesi.
“No, gli unici parenti che ho qui si sono traferiti dall’altra parte del paese, e io sono costretta a tornare in Italia dalla mia famiglia”
Una lacrima mi rigò il viso.
“No, non puoi andartene.. non mi lasciare qui”
“Il fatto che parta non significa che noi non possiamo più sentirci. Prometto d chiamarti ogni giorno, e ogni tanto di fare le videochiamate”
Cercai di sorridere, ma subito l’espressione sul mio volto si trasformò in una smorfia.
“Dai, non fare così” disse mentre mi diede un forte abbraccio. Dopo qualche istante lasciai la presa e la vidi allontanare.
“Madison, io..”
“Io non ti lascerò mai sola, ok?” Annuii e lei salì in macchina. Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui ci saremmo incontrate. Mi sentivo malissimo, così tornai da Justin e mi rifugiai tra le sue braccia.
La campanella suonò e Justin andò nella sua classe, mentre io mi diressi verso la mia. Entrai e non parlai con nessuno, mi sentivo morire dentro. Mi precipitai al mio posto e stetti in silenzio, mentre tutti i miei compagni di classe scherzavano tra loro. Entrò la professoressa e prima di iniziare la lezione ci fece un annuncio.
“Ragazzi, tutti sappiamo che manca solo un mese alla fine dell’anno scolastico, ma tra di voi si inserirà un nuovo alunno.”
Fui curiosa di vedere chi era.
“Su ragazzo, puoi entrare.. mica ti mordiamo”.
Vidi la porta aprirsi e il mio volto si illuminò. Justin.
“Lui si chiama Justin Bieber e proviene da un’altra sezione, anche se è arrivato nella nostra scuola solo quest’anno. Mi raccomando, trattatelo bene” Si raccomandò.
“Scusi, dove posso sedermi?” chiese Justin.
“Guarda, c’è un posto accanto a Hope Martinez”.
La ringraziò e si diresse verso di me. Posò lo zaino accanto al banco e si sedette vicino a me. La prof iniziò a spiegare.
“Ehy, ti è piaciuta la sorpresa?”
“Come non potrebbe?” Lo vidi sorridere.
Cercai invano di seguire la lezione, ma come potevo farlo? Accanto a me c’era l’unico amore della mia vita. L’unico in grado di rendermi felice, di farmi sorridere, di farmi sentire a casa. Come potevo spostarlo in secondo piano?
Passai il resto delle lezioni a contemplare la sua bellezza.
Uscimmo dal cancello e ci ritrovammo in strada.
“Andiamo?” chiesi, visto che stavo morendo di fame.
“Io ho l’esame di guida, è l’ultimo. Se lo supero ritiro la macchina”
“Non puoi accompagnarmi a casa, vero?”
“No Hope, mi dispiace.. ti andrebbe di venire con me?”
“Si ma..”
“Non ti preoccupare, il pranzo te lo offro io”
Mi avvicinai alla sua bocca.
“Mi spieghi come fai?” dissi sfiorando le sue labbra.
“Fare cosa?” chiese sfiorando le mie.
“Sembra che tu riesca a leggermi nel pensiero.”
“Incredibile cosa riesce a fare l’amore, eh?”
Non riuscii a rispondere che Justin posizionò le mani sul mio collo e velocemente avvicinò la mia testa alla sua, baciandomi.
Le nostre labbra erano venute a contatto parecchie volte, ma in quel momento mi sembrò davvero di toccare il cielo con un dito. Le nostre lingue continuavano a giocare tra loro, ma quella di Justin sembrava impazzita. Non mi lasciava nemmeno il respiro.
Quel bacio finì, per mia malavoglia. Inizia a camminare seguendo il passo di Justin, visto che non sapevo dove si trovasse la scuola guida.
Dopo una decina di minuti arrivammo, insieme ci dirigemmo verso il piccolo bar che si trovava lì e mi comprò un pezzo di pizza, e una bottiglietta d’acqua. Nemmeno a dirlo, ma Justin, ancora una volta, aveva  capito esattamente cosa volevo mangiare.
Mi sedetti ai piccoli tavolini, lui ancora in piedi si piegò in avanti e mi diede un bacio in fronte.
“Io vado, prega per me” risi e lo tirai dalla maglietta così da dargli un gentile bacio a stampo.
“In bocca al lupo” gli sussurrai.
“Grazie” disse allontanandosi.
Idiota, si dice ‘crepi’
Lo vidi sorridere.



Ciaoooooo! Spero che il capitolo vi piaccia :)
Passando alle cose serie (?), avete visto il video di ALAYLM? Oddio, me ne sono innamorata ancora di più. Quel ragazzo è tutta la mia vita, non saprei cosa fare senza di lui.
Ah un'altra cosa: per caso sapete di cosa tratta la sopresa che ci deve fare Justin Bieber Italia? Sto troppo in ansia çç

Recensite in tanti, voglio sapere che ne pensate.. anche se fa schifo, ditelo.

Lia J. Marie (su Facebook) e @dieinhisarms_ (su Twitter) 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Passò quasi un’ora, ed io non avevo ancora visto Justin arrivare. Per fortuna avevo le cuffie con me, le attaccai al cellulare e feci partire la musica. Non avevo un cantante preferito, mi piacevano un po’ tutti in generale.
Vidi uscire da una stanza un gruppo di ragazzi, tra cui Justin. Gli andai incontro ma mi fermai. La sua espressione non era per niente felice.
“Justin, non ce l’hai fatta? Se è così non devi essere triste, tanto l’esame puoi ripeterlo tra trenta giorni” Non rispose e abbassò lo sguardo.
Dopo un po’ lo sentii sghignazzare. Mi abbassai per vederlo e stava ridendo.
“Stupida, ti sto prendendo in giro” disse facendo svolazzare un foglio nella mano.
“Ti odio” dissi abbracciandolo.
Ci dirigemmo verso l’uscita e Justin ritirò la sua amata automobile.
Mi aprì lo sportello e mi accompagno a sedermi tendendomi per mano.
“Molte grazie signore” dissi scherzando. Salì in macchina, ma non accese il motore. Si girò verso di me.
“Allora, dove la porto signorina?”
Dove posso essere felice
Allora so qual è il posto che a per lei” ridemmo insieme e fece partire l’auto verso non so dove.
Pensai alle mi parole: ‘Dove posso essere felice’. In realtà non avevo bisogno di andare in un posto specifico per essere felice, tutta la felicità che desideravo l’avevo proprio accanto a me.
Justin guidava, mentre io iniziai a fissarlo.
Era perfetto. Il sole che entrava dal finestrino gli faceva risplendere i capelli mossi dal vento. Gli occhi era spendenti, e i suoi lineamenti sembravano essere scolpiti.
Di colpo fermò la macchina davanti un enorme edificio.
Scendemmo dall’auto. Stavamo per entrare ma mi bloccai.
“Sei sicuro che possiamo?”
“Hai paura?” disse prendendomi in giro.
“No, no.. ma cosa ci sono qui?”
“solo uffici” rispose mentre entravamo. Solo uffici? Non era un posto dovei sarei stata felice? Continuai a seguirlo nei suoi spostamenti.
“Hope, devi essere più veloce” mi prese la mano e mi trascinò dentro una porta.
“Scale?”
“Le devi salire” rise.
Erano piani e piani di scale, ma Justin non sembrava per niente stanco, mentre a me cadevano le braccia al solo pensiero di doverle salire tutte. Dopo un po’ arrivammo all’ultimo gradino e di fronte a noi c’era ancora un'altra porta. Justin la aprì e mi fece cenno di andare avanti. Salì un paio di scalini e rimasi a bocca aperta.
“Justin.. è bellissimo” dissi con una mano davanti la bocca per lo stupore.
“Questo è il mio luogo segreto, ogni volta che sono triste, vengo qui, scrivo su un muro per sfogarmi, mi godo il panorama e tutti i mali vanno via” disse chiudendo il discorso.
Da dietro portò le mani sulla mia pancia, e io spostai le mie sulle sue. Iniziò a camminare, e fui costretta a farlo insieme a lui.
“Voglio farti vedere il muro” lo guardai e sorrisi.
Arrivammo di fronte un’enorme parete coperta d un telo.
“Pronta?” disse Justin afferrandolo. Io annuii. Chissà cosa ci sarà scritto.
Di colpo strattonò il telo che cadde per terra e lasciò libera la parete.
“Oh cavolo” esclamai. Lui rise.
Tutta la sua vita era raccontata lì, e riuscì persino a leggere più volte il mio nome: “Amo Hope”, “Come faccio a dire a Hope che lei è tutto per me?”, e infine, come ultima scritta, “Hope mi ama”.
Continuai a guardare stupita e Justin si mise dietro di me, con le braccia che circondavano il mio collo. Mi girai per baciarlo, ma lui si abbasso, mise le spalle sulla mia pancia e mi alzò come un sacco di patate.
“Cosa vuoi fare?” chiesi preoccupata, visto che avevo il terrore di cadere. Ma poi pensai che Justin non avrebbe mai permesso che il mio corpo toccasse terra. Stette comunque in silenzio.
“Me lo dici o no?” chiesi di nuovo.
“Questo” rispose secco.
Iniziò a girare su se stesso e io, che ero sulle sue spalle, ebbi per un momento la sensazione di volare. Poi mi lasciò delicatamente per terra e si sdraiò accanto a me. Passai il braccio intorno al suo busto, misi la testa sul suo petto e chiusi gli occhi. Riuscii a percepire i battiti accelerati del suo cuore. Lui se ne accorse e arrossì. Provai tenerezza nel vedere un ragazzo arrossire. Stemmo così per molto tempo, credei persino di essermi addormentata. Quando aprii gli occhi mi accorsi che si era fatta sera.
“Justin?”
“Hope, sei sveglia?” ok, mi ero addormentata.
“Perché non mi hai svegliata prima?” Dissi iniziando ad alzarmi, ma Justin non me lo permise mettendomi una mano sulla coscia.
Perché mentre dormivi sembravi un angelo” disse iniziando a baciandomi.
Le luci dei palazzi che ci circondavano, il panorama magnifico, Justin. Tutto quello che mi era attorno in quell’istate rese il momento molto romantico.
La sua mano iniziò a accarezzarmi la coscia. Io gli solleticai la schiena. Lui mi mise la mano dentro la maglietta muovendola sulla pancia e sulla schiena, toccando più volte l’allacciatura del reggiseno.
Mi staccai dalle sue labbra.
“Justin, questo non è né il momento, né il luogo giusto” affermai.
“Per cosa?” chiese. Sul suo volto si era formata un’espressione interrogativa.
“Ah, quindi tu non volevi..” non mi lasciò finire la frase.
“Come ti viene in mente Hope?” disse ridendo.
“Voglio che la nostra prima volta sia perfetta, ma soprattutto desidero che tu lo voglia fare e che ti senta pronta”
Justin, con te sarà per forza perfetta” mi baciò sulla guancia.
“Quanto ti posso amare” lo strinsi a me.
Ci alzammo e corremmo verso l’uscita. Per fortuna nessuno si era accorto di noi.
Per arrivare a casa ci avremmo messo almeno mezz’ora, ma tanto che importava? Più tempo stavo con Justin, meglio era. Justin fermò la macchina a un semaforo.
“Guarda” disse indicando fuori dal finestrino.
Guardai alla mia destra e vidi una ragazza.
Indossava un corpetto di pelle nera che faceva anche da pantaloncino, delle calze a rete e dei tacchi molto alti. Inutile dire cosa ci facesse lì, visto che automobili su automobili si fermavano davanti a lei e al suo gruppo di amichette. Non riuscivo a vederle il viso a causa dei capelli lunghi capelli castani che le coprivano parte del viso. Il semaforo divenne verde, e Justin partì. Ci u un colpo di vento e il viso della ragazza si liberò e riuscì a guardarla bene per qualche istante. Vidi il mio viso sulla faccia. Mi rividi dentro di lei.
Chi era quella ragazza?


Ce l'ho fatta a pubblicare anche oggi, dovete essere fiere di me ahah.
Ma l'avete letta la notizia che Justin si esibirebbe nudo per 25 miliardi di dollari? Chiede poco insomma AHAHAHAHAHAHAHAHAH! Si, lui è il nostro idolo. Lui è Justin Drew Bieber. AHAHAH. 
Ok, la smetto..
Leggete e recensite dicendomi cosa ne pensate c:
-lia

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


L’auto parcheggiò di fronte il giardino di casa mia. Scesi, salutai Justin con un gentile bacio e mi incamminai per il breve vialetto. Prima di ripartire, si assicurò che io avessi già messo i piedi all’interno dell’abitazione. Quanta dolcezza.
Chiusi la porta alle mie spalle cercando di non farla sbattere, mi accovacciai e mi tolsi le scarpe. Quando rialzai lo sguardo vidi mia madre singhiozzare seduta sul divano. Lasciai cadere la borsa per terra e corsi verso di lei.
“Cosa è successo mamma?” singhiozzava. Non riusciva a parlare.
“Papà! Vieni, non so cosa abbia la mamma!” Mi allontanai dal divano per andare alla ricerca di mio padre, ma sentii una mano afferrarmi per il polso.
Mi girai verso la donna che mi mise al mondo.
“No Hope..” disse con la voce strozzata dal pianto. Mi sedetti accanto a lei e la abbracciai.
“Ti prego, dimmi cosa è successo” la incitai.
“Non può succedere tutto a noi? Perché Dio? Perché?” continuava a ripetere queste parole ignorando la domanda che le avevo fatto.
Le misi le mani sulla spalle e portai il suo viso di fronte al mio.
“Dimmi cosa è successo” dissi scandendo con attenzione le parole.
“Papà ha avuto un’incidente sul lavoro”
“Cosa? Come sta? Mamma, tu lo sai! Dimmi come sta, ti supplico” iniziai a urlare.
“Mentre ristrutturava la facciata di un palazzo, l’impalcatura sulla quale lavorava ha ceduto ed è precipitato” finì a malapena la frase.
“Come sta? Cazzo mamma, voglio sapere come sta!”
Mia madre rispose senza esitare. “Bene ora..
Interpretai subito le sue parole. I miei occhi si arrossirono, lasciando spazio alle lacrime che iniziarono a uscire da essi bagnandomi il volto. Mi appoggiai sul petto di mia madre e stetti in silenzio. Non singhiozzavo, non emettevo gemiti, niente. Silenzio totale.
Lei iniziò ad accarezzarmi i capelli.
“Hope, andrà tutto bene, ce la faremo”.
“Come puoi dire che tutto andrà bene? Hai appena detto che mio padre è morto. Non capisco come tu riesca a stare così calma nonostante tutto. Papà che non c’è più, Emily che..” Non riuscì a finire la frase che cambiai subito argomento.
“Ci eravamo promessi che l’avremmo riportata a casa, insieme.”
“Amore, ritrovala. Fallo per lui.”
Lentamente mi alzai e mi diressi verso la mia camera. L’unica cosa che avrei fatto da quel momento in poi sarebbe stata quella di ritrovare mia sorella.
Volevo smettere di pensare a papà visto che mi avrebbe fatto stare peggio, ma come potevo? Come avrei potuto smettere di pensare che non l’avrei mai più rivisto. Basta Hope, devi smetterla. Non pensarci, continua la tua vita come hai fatto e rendilo felice. Trova Emily.
Ripetei più volte queste parole nella mia testa, e fortunatamente mi diedero una forte carica. Mi sfilai i vestiti e mi misi sotto le coperte, lasciando che il vento entrante dalla finestra rinfreschi la stanza.
La mattina seguente i miei occhi si aprirono, e subito, dopo aver guardato l’ora, mi accorsi che ero in ritardo di più di un’ora. Evidentemente mamma non mi aveva svegliato.
Mi alzai e vidi il cellulare sulla scrivania vibrare. Un messaggio di Justin.
Dio mio, so quel che è successo.. voglio vederti, devo vederti. So che non sei andata a scuola, così nemmeno io l’ho fatto. Sono a casa, ti prego, quando leggi questo messaggio chiamami che vengo da te”.
Non lo chiamai ma risposi. Fui molto fredda. “Puoi venire”.
Avevo dormito molto, ma ero ugualmente stanca. Così, in soli slip e reggiseno mi rinfilai sotto il lenzuolino, lasciando cadere le coperte per terra.
Dopo una decina di minuti mi svegliai a causa di qualcosa che non mi lasciava dormire.
Mi  sentivo stretta in quel letto. Aprii gli occhi e ebbi il miglior risveglio di sempre.
“Finalmente ti sei svegliata” disse Justin poggiando le labbra sulla mia fronte. Portai le braccia al suo colle e lui mise una mano sulla mia schiena tirandomi a sé.
Dopo un po’ si alzò. Come al solito portava una maglietta a tinta unica, questa volta bianca, i jeans lunghi nonostante l’estate stesse arrivando, e una cinta di cui non aveva bene compreso l’uso, visto che i pantaloni erano molto calati lasciando alla vista i suoi boxer.
Mi alzai anche io. Justin mi guardò, si mise una mano davanti la bocca e tossì.
Oh, merda. Mi ero completamente scordata di essere quasi nuda. Cercai di uscire da quel momento imbarazzante.
“Tanto ormai, sai quante volte mi avrai visto dalla finestra”
“Lo pensi davvero?”
“Perché, vuoi dirmi che non l’hai fatto?” dissi infilandomi una maglietta e un paio di pantaloncini da casa.
“No, ogni volta che capivo che stavi per cambiarti smettevo di guardare”
“Giuralo” Si baciò le dita in segno di giuramento.
Si avvicinò a me e mi diede un forte abbraccio. Ci dirigemmo al piano di sotto.
“Una domanda.. come hai fatto a entrare?”
“Tua madre vedendomi mi ha lasciato le chiavi di casa”
“Ah, ok.. che vuoi fare oggi?”
“Hope, mi prendi in giro?” chiese.
“No, perché dovrei?”
“Ti sei scordata cosa è successo ieri o lo fai apposta? Pensavo che tu volessi sfogarti..”
“Senti Justin, io non ho alcun bisogno di sfogarmi, anzi, così peggiori la situazione. Sto cercando in tutti i modi di eliminare questa storia dalla mia testa..”
Mi guardo senza dire niente.
“Insomma, io non voglio più soffrire ora. L’unica cosa che voglio è trovare mia sorella, mi capisci?”
Mi chiuse fra le sue braccia, e in quel momento lo amai più di ogni altra cosa.
“Grazie” dissi sorridendo.
“Grazie a te” rispose baciando il mio sorriso.
_____________________________________________________________

*Un mese dopo*

Ultimo giorno di scuola, finalmente. Eravamo tutti emozionati, ma soprattutto io che, senza la rottura della scuola, avrei avuto tempo di dedicarmi a Justin e a Emily.. non che in questo mese non l’avessi fatto abbastanza.
I trenta giorni precedenti passarono molto velocemente. Io riuscii a sopportare sempre di più la morte di papà, la madre di Justin e la mia avevano stretto una bella amicizia.. riguardo mia sorella ancora niente.

Dovevano passare pochi minuti e la scuola sarebbe finalmente finita. Justin mi mise un foglietto sotto gli occhi.
Dai che manca poco!” lo guardai e lui mi sorrise. Avevo una voglia immensa di baciarlo, ma a scuola mi era impossibile visto che era vietato. Un altro motivo per non sopportarla.
Mancavano pochi secondi, e l’intero edificio si trasformò in un coro.
cinque, quattro, tre, due, uno..”
La campanello suonò e tutti si alzarono urlando ‘estate’ e corsero fuori. Lo fece anche Justin, e io lo imitai.
Pochi istanti dopo ci ritrovammo per strada completamente bagnati a causa degli stupidi che facevano i gavettoni.
Osservai Justin. La maglietta che indossava si era completamente attaccata al suo corpo facendo risaltare i muscoli. I capelli, che io avevo visto solo rigorosamente alzati, questa volta erano bagnati e ricadevano sulla fronte. Le labbra mi catturarono, così mi gettai su di lui e iniziai a baciarlo con foga. Justin mise fine a quel bacio dicendo la cosa più imbarazzante che si potesse dire.
Carino il reggiseno rosso, mi piace
Gli diedi un piccolo schiaffo.
“Ehi, non è colpa mia se ti metti una canottiera bianca per fare i gavettoni” si giustificò.
Lasciai perdere e gli presi la mano, iniziando a camminare verso casa.
Di getto iniziai a ridere.
“Cosa ti prende?” chiese Justin.
“No niente, è che ogni volta che il piede poggia per terra fa un rumore strano e tantissima acqua esce fuori”
Iniziò a ridere anche lui con me.
Entrai in casa insieme a Justin, visto che l’avevo invitato a pranzo e mia madre mi diede una delle più belle notizie che potesse darmi.





Scusate se non ho pubblicato per due giorni, ma davvero non ho potuto. Voglio cercare di farmi perdonare con questo capitolo che è un po' più 'lungo' degli altri, stessa cosa vale per il capitolo 11 che ho già scritto (amatemi ahah), ma non so se lo pubblicherò stasera o domani.. dipende se mi arriva qualche recensione in più visto che nel capitolo precedente non c'è né nemmeno una :(
Lasciando perdere la fan fiction.. in questo periodo sono particolarmente sensibile. Il mio 'animo di belieber' (?) sta uscendo fuori. Ogni volta che vedo una foto o un video scoppio a piangere. Ho davvero bisogno di lui.
Ok, vi ho annoiato con i miei problemi e quindi la smetto AHAH
Recensite, così continuo visto che mi sono venute in mente idee bellissime jgenjgdgnkgh *-*

-Lia.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


“Finalmente sei a casa Hope”
“Te l’avevo detto che a pranzo c’è anche Justin, no?
“Si, non ti preoccupare. Il figlio di Pattie è sempre benvenuto qui a casa”. Justin sorrise.
Io e lui ci sedemmo a tavola iniziando a mangiare. Mamma si unì a noi.
“Ah, a proposito di Pattie.. io e lei andiamo il fine settimana al mare. Stasera andrete tutti e due a casa tua Justin, visto che c’è tuo padre, ma poi lui parte per un viaggio di lavoro e non ci sarà nessuno.”
Non credevo alle sue parole. Io, Justin.. da soli. Non potevo desiderare niente di meglio.
“Justin, se non ti crea problemi potresti stare con Hope qui a casa? Ho paura a lasciarla sola”
“Certo, non ci sono problemi” disse Justin stringendomi la mano sotto il tavolo.
Finimmo di mangiare.
“Mamma, noi andiamo a sistemare la camera di sopra così poi quando domani dobbiamo tornare è tutto messo apposto” Non mi rispose, probabilmente non mi aveva nemmeno sentito. Fa niente.
Passammo il resto del pomeriggio a riordinare la camera, a fare il letto dove avrebbe dormito Justin e infine, non che la mia parte preferita, a farci le coccole.
Io preparai lo zaino per passare la notte a casa di Justin. Chiesi il suo aiuto per farlo.
“Allora, ci ho messo il pigiama le cose per lavarmi, un cambio. Cosa mi può servire in più?”
Questo penso” mi rispose maneggiando un paio di slip molto.. come dire, scoperti.
Li presi, e per stare al suo gioco li infilai nello zainetto.
Verso l’ora di cena mia madre ci chiamò.
“Justin, Hope! Venite dai, che io e Pattie partiamo”
Lui mi prese lo zaino mentre io lo aspettavo vicino la porta, poi scendemmo insieme al piano di sotto.
Vidi mamma e Pattie con le valigie tra le mani. Avevo avuto molte occasioni di stare con la madre di Justin, ed era davvero una donna fantastica.
Uscimmo tutti insieme di casa. Loro entrarono in macchina, mentre noi dal marciapiede scuotevamo le braccia per salutarle. Quando furono partite ci dirigemmo verso casa di Justin.
Entrammo in casa e il padre, Jeremy, era seduto a leggere un giornale. Avevo avuto occasione di conoscere anche lui, un’altra persone fantastica.
Casa sua era molto accogliente, mi piaceva un sacco.. ogni volta che ci entravo la ammiravo.
“Vi ho comprato qualcosa dal cinese, vi piace?”
“Si” dicemmo in coro io e Justin.
Lui prese la busta con il cibo e andammo in camera sua. Aveva una camera molto più grande della mia, piena di strumenti musicali e cose riguardanti l’Hockey e il Basket.
Sul suo comodino però posava una foto di noi due. Mi ha detto he prima di andare a letto porge lo sguardo sulla foto e prega Dio che io non lo lasci mai solo. Ok, lo amo follemente.
Per cenare ci mettemmo tantissimo tempo perché avevamo avuto la brillante idea di mangiare con le bacchette, cosa che non sapeva fare nessuno dei due.
Parlammo per un’oretta, ma poi iniziai ad avere sonno.
“Dove dormo io?”
“Qui con me” disse indicando il suo letto, che peraltro era anche matrimoniale.
Lo guardai. “Fai sul serio?”
“No, stupida. Vieni, ti faccio vedere.”
Mi mise una mano sulla schiena per portarmi fuori dalla stanza e aprì quella di fronte la sua.
“Ecco a lei signorina”
“Grazie signore”
Entrai e chiusi la porta lasciando fuori Justin.
“Scusi, la mancia” Aprii la porta e portai le braccia attorno al suo collo, mentre le sue mani si poggiarono sui miei fianchi.
Lo baciai e lui avanzava facendomi indietreggiare. Con una mano chiuse la porta e mi prese in braccio. Le mie gambe cinsero i suoi fianchi. Si sedette sul letto. Justin lasciò tregua alla mia lingua e cominciò a torturarmi il collo. Ogni tanto facevo qualche gemito di piacere.
Tutto continuò fin quando le mani di Justin iniziarono a cercare il mio corpo sotto la maglietta. Mi accarezzava i fianchi e la schiena mentre io gli scompigliavo i capelli. Poi me la tolse. Io feci lo stesso con lui e poi lo indussi a sdraiarsi. Il mio corpo era sul suo, ma di colpo la situazione si ribaltò. Gli accarezzavo gli addominali mentre sentivo il suo respiro affannato sulla pelle. Le sue mani continuavano a carezzarmi il busto, e più volte si posarono sul mio seno.
Sentimmo dei passi nel corridoio. Di corsa Justin si infilò la maglietta e io mi misi sotto le coperte.
“Buonanotte” mi disse sorridendo.
“A domani” risposi.
Cercai di dormire ma mi era impossibile. Ricordai il suo corpo sudato sul mio. Lo volevo davvero. La mia mente fu offuscata da questi pensieri, che mi tolsero la voglia di dormire.
Uscii dalla mia stanza e mi diressi verso quella di Justin. Poggiai la mano sopra la maniglia, tirai un sospiro ed entrai. Era sul letto a petto nudo con il lenzuolo che gli copriva dalla vita in giù.
Evidentemente non dormiva perché alzò la testa e mi vide.
“Justin.. non riesco a dormire”
Non disse niente, ma con la mano diede dei leggeri colpi sul letto per farmi capire di stendermi accanto a lui. Ero come mi aveva lasciata. In pantaloncini e reggiseno, ma non ci diedi molta importanza. Salii a gattoni sul letto e mi sdraiai accanto al suo corpo. Poggiai la testa sul suo petto e la mano sugli addominali. Lui mise la sua sulla mia testa, accarezzandola dolcemente.
Caddi in un sonno profondo. Quando mi risvegliai ero nella stessa posizione, tranne la mano di Justin che ora posava sulla mia pancia.
Sentivo qualcosa che non andava: le spalline del mio reggiseno erano calate e parte del seno era scoperto. Non mi arrabbiai affatto. Avevo fiducia in Justin, e sapevo benissimo che non si sarebbe mai approfittato. Alzai il busto tirando le coperte, per sbaglio, dal corpo di Justin. Tirai un urlo che lo svegliò.
“Hope, che c’è?” chiese mezzo addormentato.
“Copriti” urlai di nuovo tirandogli un cuscino.
Lui si mise a ridere.
“Cosa ti ridi? Hai il tuo non-so-come-chiamarlo al vento e non sai fare altro che ridere”
“Mi sono scordato di dirti che dormo nudo, vero?”
“Dormi nudo? Ah, bene” anche se fossi abbastanza ‘scioccata’, non riuscii a trattenere la risata.
Andai in camera mia, mi vesti e tornai da Justin che nel frattempo si era coperto indossando dei boxer.
“Quindi tuo padre è partito?”
“Si, stanotte.. prima di uscire mi ha detto di avermi lasciato una lettera, dopo la leggiamo insieme, ok?”
Annuii. Intanto lui si vestiva.
Andammo in cucina a fare colazione. Si allontanò un attimo e tornò subito dopo sventolando una busta.
Si sedette vicino a me e iniziammo a leggere.
Figliolo,
sai che parto, ma non ti ho detto per quanto. Starò via per tre mesi. Te lo dico solo ora perché so bene che se te l’avessi detto prima di partire non mi avresti mai lasciato andare, e questo non potevo permettertelo. Mi dispiace di essere andato vi a così, ma è stata l’unica maniera. Avrò modo di scusarmi per bene quando ritornerò a casa.
In realtà Justin ci sarebbe un’altra cosa che voglio dirti, anche se tua madre per questo si arrabbierà molto.
Noi ti amiamo più di ogni altro, siamo le persone più fortunate del mondo ad avere un figlio come te, sei la cosa più bella che sia capitata nella nostra vita. Ma a volte non tutto quello che si desidera si ha, no? Io e la mamma ci sposammo perché lei era incinta di un bambino. Tu hai sempre creduto essere quel bambino, ma non è così. La gravidanza andò male e purtroppo lui morì, lasciando un vuoto nei nostri cuori.. ma quello che ci fece più male fu la notizia che ci diede la dottoressa: tua madre non era più in grado di concepire altri bambini. Questa notizia ci devastò, ma noi volevamo dare un frutto al nostro amore, volevamo qualcosa che lo simboleggiasse. Ed ecco che arrivi tu. Una notte il campanello suonò, io aprii la porta e ti vidi. Qualcuno ti abbandonò di fronte la porta di casa. Iniziammo subito a cercare la tua famiglia, e scoprimmo che il tuo vero padre è un malvivente, una persona capace di uccidere la donna che ama. Pensammo che non era il caso di portarti da lui o in un orfanotrofio, così ti tenemmo con noi. Quella fu la miglior scelta della nostra vita. Il resto della storia la sai bene.
Non mi stupisco se tu ora voglia andare alla ricerca di tuo padre. Se vuoi fallo, io sosterrò questa tua scelta.”

Posò il foglio sul tavolo e non disse niente. Gli poggiai una mano sulla spalla.
“Sai Justin, i veri genitori non sono quelli che ti mettono al mondo, ma quelli che ti amano, che ti fanno crescere. Quelli che darebbero la loro vita per te.”
Justin non seguì il mio discorso.
“Già lo sapevo Hope, questa è stata solo la conferma.”
“Quindi non sei triste?”
“No per niente, vorrei solo conoscere mio padre”
“Lo conoscerai”
Non mi rispose e andò in camera sua. Non lo seguii. Avevo passato momenti simili, e so bene quale fosse il suo stato d’animo in quel momento.
L’unica cosa che feci fu sedermi sul divano, accendere la TV e aspettare Justin, che sarebbe arrivato due ore dopo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


L’ora di pranzo era passata da un po’. Io avevo mangiato, preparando il pasto anche per Justin, ma purtroppo lui non poté goderselo perché era ancora rinchiuso dentro la sua stanza. Erano passate più di due ore e lui non usciva. Decisi di andare a cercarlo.
Salii le scale e con passo lento e furtivo mi avvicinai alla porta della sua camera, ma di colpo mi bloccai. Suonava la chitarra e cantava.


“Well let me tell you a story 
About a girl and a boy 
He fell in love for his best friend 
When she's around, he feels nothing but joy 
But she was already broken, and it made her blind 
But she could never believe that love would ever treat her right”


La sua voce era qualcosa di meraviglioso, qualcosa che non avevo mai sentito prima. Quel talento superava quello di alcuni famosi cantanti. Ma perché non mi aveva mai detto che aveva questa passione?
Solo a sentirlo mi venivano i brividi, mi misi difronte la porta e aprii. Nello stesso istante Justin la apriva da dentro.
Era bellissimo. Aveva i capelli in disordine e teneva in mano una chitarra. Una delle tante.
“Perché non me l’hai mai detto?” chiesi subito.
“Cosa non ti ho detto?” rispose sapendo perfettamente di cosa parlavo. Gli feci capire le mie intenzioni spostando lo sguardo sullo strumento che teneva tra le mani.
“Ah, questo..”
“Non mi hai detto che cantavi”
“In effetti non è che canto, ci provo più che altro” lo guardai come per capire se si stesse prendendo gioco di me o no.
“Ma mi prendi in giro? Hai un talento unico, credimi. E non lo dico solo perché sei il mio ragazzo?”
“Sarà..”
Si sedette su una sedia togliendosi la chitarra di dosso per rimetterla nella custodia. Mi diressi verso di lui e glielo impedì.
“Che stavi cantando prima?”
“Una canzone che ho scritto”
“Di che parla?”
“Parla di me.. e di te” Mi soffermai sulle quelle parole: “parla di te”.
“Puoi cantarmene un altro pezzo?” dissi unendo le mani come se stessi pregando e facendo una faccia da cane bastonato.
Lui si mise a ridere e riprese la chitarra.

“But did you know that I love you? or were you not aware? 
You're the smile on my face 
And I ain't going nowhere 
I'm here to make you happy, I’m here to see you smile 
I've been wanting to tell you this for a long while”

Mentre cantava mi fece cenno di prendere un foglietto che poggiava sulla scrivania. Lo afferrai. Su di esso era scritto il testo della canzone.
Quando arrivò al ritornello iniziai a cantare con lui, lasciando che la sua voce prevalga sulla mia.

“Who's gonna make you fall in love 
I know you got your wall wrapped on all the way around your heart 
You're not gon' be scared at all, oh my love 
But you can't fly unless it lets ya, 
You can't fly unless it lets ya, so fall”

Posò la chitarra alzandosi in piedi e mi strinse tra le sue braccia, inconsapevole del fatto che le lacrime iniziarono a cadere dai miei occhi. Se ne accorse e prese il mio viso tra le mani. Piantò i suoi occhi nei miei.
“Ehi, non piangere. Ho scritto questa canzone per vederti sorridere”
“Io piango perché sono felice, perché tu mi rendi felice. Lo capisci?” Mi baciò delicatamente.
Prometti di non abbandonarmi mai?”
Non ti lascerò mai andare piccola, mai.”
Mi riprese tra le sue braccia e poggiai la testa sul suo petto. La sua mano si posò sui miei capelli, e le miei stringevano forte i nostri corpi, come se non volessero farli mai dividere.
Alzai lo sguardo, lui fece lo stesso.
“Ti amo” sussurrai. Lui mi baciò la fronte.
Stemmo molto tempo in quella posizione, e per tutto il tempo le labbra di Justin non si erano staccate dalla mia pelle.
Iniziai a sudare a causa del caldo estivo, Justin se ne accorse e si staccò da me dirigendosi in bagno a prendere un panno bagnato per poi metterlo sul mio viso.
“Meglio ora?”
“Si, ora si” Dissi continuando a bagnarmi la pelle.
“Allora, cosa vuoi fare oggi?”
“Non so, che vuoi fare tu?”
“Usciamo, poi stasera andiamo in discoteca e infine a casa tua, come dice tua madre”
“In discoteca no” dissi in maniera diretta.
“Perché?” mi chiese accennando una piccola risata.
“Perché poi tutte le ragazze che ci sono lì vogliono ballare con te.. cioè, sei molto attraente”
“Ma se io non ho occhi che per te.. e poi dovrei essere io quello geloso”
“In effetti l’altro giorno il ragazzo del bar mi stava mangiando con gli occhi”
Justin divenne rosso di rabbia.
“Scherzo” risi.
“Non dirmi queste cose, io ci credo. Insomma, chi non ti mangerebbe con gli occhi?” disse unendosi alla mia risata.
Stemmo tutto il pomeriggio in giro per la città, lasciando che tutte le persone intono a noi potessero vedere il nostro amore.
Verso l’ora di cena tornammo a casa mia perché io dovevo prepararmi per andare in discoteca.
Appena arrivati, faccio sedere Justin sul letto.
“Allora, tu stai qui, mentre io provo i vestiti e te li faccio vedere, va bene?”
“Ok”
Uscii più volte dalla cabina armadio, ma ogni volta Justin trovava qualcosa che non andava: “è troppo corto”, “è attillatissimo”, “No, Hope. E’ eccessivamente scollato”.
Insomma, dovevo andare in discoteca, non in chiesa. Di colpo mi venne un’idea.
Mi infilai l’abito che avevo indossata al ballo, misi la maschera sugli occhi e raccomandai a Justin di tenere gli occhi chiusi. Mi misi davanti a lui.
“Posso aprirli ora?”
“Si, ora si”
Di colpo le due palpebre si aprirono, e i suoi occhi si illuminarono.
Ciao ragazza dagli occhi verdi
“Ora la maschera me la puoi togliere” Pose le mani su di essa e la sfilò dal mio volto. Poi mi diede un bacio. Tossii. Justin capì subito quale era il mio fine.
“Mi scusi signorina, vuole ballare?” disse porgendomi la mano.
“Certo signore” risposi dandogli la mia.
Non stavamo ballando, a meno che il termine ‘ballare’ non comprenda anche il fatto di stare abbracciati e di ondeggiare lentamente. Infine gli diedi un bacio io e mi rinchiusi dentro la cabina per l’ennesima volta. Lì dentro, prima di indossare il top e i pantaloni attillati che avevo già preparato sulla sedia, aprii lo zainetto e tirai fuori le mutandine che Justin teneva mano il giorno precedente. Le infilai, feci lo stesso con i vestiti e uscii. Justin mi guardò, sembrava avere la bava alla bocca. Sghignazzai.
Il locale era poco distante da casa mia, così ci impiegammo solo cinque minuti ad arrivare.
Era già mezzanotte, e io più stavo lì, più mi annoiavo. Mi accorsi che per Justin era lo stesso. Mi avvicinai al suo orecchio per parlagli.
“Andiamo via?” Mi guardo negli occhi e mi annuì.
Prese la mia mano e subito uscimmo. Non avevo mai amato così tanto l’esterno. Pochi istanti prima mi sentivo soffocare.
“Prima di tornare a casa facciamo un giretto in macchina?”
Gli feci cenno di sì con la testa.
Passavamo per tutte le strade, strade che io non avevo mai visto.
“Qui è dove facevo palestra” disse indicando alla sua sinistra.
“Tu andavi in palestra?”
“I miei muscoli non si sono formati da soli eh”
“Ah, tu hai i muscoli? Forse mi sono persa qualcosa” dissi prendendolo in giro. Di muscoli ne aveva, e anche tanti.
Justin continuava a girare senza meta, fin quando non mi ritrovai in un posto familiare.
“Io lo conosco questo posto” dissi guardando attentamente fuori dal finestrino.
“Non me lo ricordo” replicò Justin.
“Accosta un attimo” lui lo fece.
Continuai a guardare fuori cercando di ricordare, ma Justin interruppe i miei pensieri.
“Guarda, c’è di nuovo quella ragazza.. e ti sta fissando da un po’”
“Ma che vuole quella?” dissi, sentendo il mio nervosismo aumentare.
“Non so, dai andiamo via” Justin stava cercando di calmarmi.
Mi girai verso di lui.
No, questa storia non finisce qui”.
Senza pensarci due volte aprii la portiera dell’auto e con passo veloce mi avvicinai verso la ragazza che intanto si era girata. Nello stesso momento Justin mi seguiva sperando che non facessi qualche cazzata.
Le afferrai il polso, sentì il suo corpo gelare sotto il mio tocco.
“Cosa cazza vuoi da me?” chiesi cercando di non urlare.
“Niente..” disse ansimando.
“Porca troia, guardami quando ti parlo”
“Non posso.”
“Si che puoi” dissi girandola verso di me.
“Hope non dovevi..”
I miei occhi si riempirono di lacrime, era lì, era mia sorella. Quanto avevo aspettato questo momento? Giorni, settimane, mesi? Dal primo giorno che la persi cercai di rendere questo momento come il migliore di tutti. Dopo anni potevo finalmente abbracciarla. Così feci.
Mi gettai completamente tra le sue braccia, avevo bisogno del suo tocco.
No Hope, non posso. Devi andartene da qui” disse carezzandomi la testa. Istintivamente mi allontanai da lei.
“Devo andarmene? Ma ti senti quando parli? Non ti ho vista per quattro anni. Per quattro anni ho creduto fossi morta. Per quattro anni ho sperato di poterti raccontare ancora una volta di quello che facevo a scuola. Ora finalmente ti ho ritrovata e tu mi dici di andarmene?”
Urlavo, piangevo, non ero più in me. L’unica cosa che percepivo era la voce di Emily, gentile e dolce, come l’avevo ascoltata l’ultima volta.. e il tocco caloroso delle mani di Justin.
“Io..”
“Rispondi alla mia domanda, cazzo!”
..non voglio che lui faccia del male anche a te






Ecco il 12 vnjkdfnvdk *-*
Non vedevo l'ora di pubblicarlo, ma dovevo aspettare..

Vi volevo dire una cosa, a tutti voi che la seguite: vi amo, davvero. Con le vostre recensioni mi fate venir voglia di continuare la storia, grazie davvero 

METTO IL PROSSIMO CAPITOLO SOLO SE MI ARRIVANO ALMENO 6 RECENSIONI.
L'ho già scritto, quindi mi servite solo voi che recensite :)
Vi amo, ciao.

Se vi va seguitemi su Twitter o aggiungetemi su Facebook. dieinhisarms_ e Lia J. Marie

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Non riuscivo a interpretare quelle parole. Chi aveva fatto del male a mia sorella? Chi poteva farne a me?
La guardai negli occhi, cercavo un senso a ciò che aveva detto.
“Chi non mi deve fare del male?”
“Vattene Hope, devi andare via da qui!” Perché mi stava cacciando?
Improvvisamente da dietro un albero comparve un uomo. Chiamò mia sorella.
“Ehi bambolina, ci sono problemi?” Emily mi guardo dritta negli occhi.
“Domani alle 11.00 incontriamoci al parco vicino casa. Ora vai via, ti prego”
Vidi l’uomo avvicinarsi a noi con passo veloce. Lo sguardo di mia sorella si faceva più intenso.
“Hope cazzo, corri, vai via!”
Ero come paralizzata, ma Justin mi tirò via e iniziammo a correre. Di corsa entrai in auto e lui mise in moto, mentre l’uomo era a pochi centimetri dal viso di Emily. Le urlava in faccia, la strattonava. Lei cercava di liberarsi dalla sua presa ma era troppo forte. Iniziò a picchiarla.
Urlavo, loro da fuori non potevano sentirmi, ci riusciva solo Justin, però non disse una parola. Voleva solo portarmi a casa.
La macchina parcheggiò davanti il vialetto. Nessuno dei due scese.
“Chi era quell’uomo?”
“Non lo so Hope, domani chiederai a Emily tutto quello che vuoi sapere”
“Verrai con me, vero?”
“Farò ogni cosa che mi chiedi” disse aprendo la portiera. Io feci lo stesso. Mi prese la mano e insieme attraversammo il vialetto di casa.
Mi andai subito a sedere sul divano e Justin si mise accanto a me. Era straziato. Credo gli facesse male vedermi soffrire, ma a me faceva male vederlo in quello stato.
“Scusa se ti faccio preoccupare”
“Tu non devi scusarti” mi rispose carezzandomi la guancia.
Ora non voglio pensare a questa storia, voglio distrarmi
Il suo sguardo divenne malizioso. Mi alzai e mi diressi in camera, facendogli cenno di seguirmi. Lo aspettai sulla porta della mia stanza, e quando arrivò lo avvicinai a me tirandolo per il collo della maglia. Il pavimento era completamente ricoperto da lenzuola e cuscini. Io indietreggiavo e lui avanzava. I nostri movimenti erano così perfetti da non lasciare che i piedi si intrecciassero tra loro. Urtai contro il letto alle mie spalle e mi ci sedetti sopra. Justin mi spinse facendomi sdraiare. Il suoi occhi erano piantati nei miei, le mani mi accarezzavano come solo lui sapeva fare, mi dava dei teneri baci sulla fronte e sul naso. Si mise sopra di me e io gli cinsi il collo con le braccia. Avevo un immenso bisogno delle sue labbra. Mi sfilò la maglietta, io feci lo stesso mentre gli accarezzavo gli addominali. Lo volevo.
Mi tirò a se, mi prese in braccio e poi lasciò che i miei piedi poggiassero sulle coperte stese a terra. Iniziò a baciarmi intensamente, senza quasi lasciarmi il tempo di respirare.
Lasciava le mie mani libere di scompigliargli i capelli e di stringere il suo corpo al mio. Le sue braccia invece si posarono sui fianchi, e le mani toccavano i pantaloni. Sentii la sua scendere fino all’apertura dei miei jeans. Slacciò il bottone e tirò giù la cerniera. Si accasciò e li fece scendere, fino a farli toccare a per terra. Io me li tolsi con i piedi. Si accorse dei miei slip.
“Sapevo che sarebbero serviti” mi sussurrò all’orecchio. Continuammo a baciarci fin quando non ci ritrovammo stesi sul morbido pavimento che avevamo creato. Lui era nudo, mentre io avevo indosso solo le mutandine. Justin si mie sopra di me per carezzarmi le cosce e i glutei.. e per sfilarmi l’unica cosa che gli impediva di rendermi donna.
Ora eravamo entrambi nudi.
Sei pronta?” mi chiese a un millimetro dalla mia bocca.
Gli diedi un bacio. “ora si”
Si posizionò meglio e provai la sensazione più bella della mia vita.
Justin faceva qualche gemito, mentre io sentii un dolore che mi fece scendere delle lacrime. Lui se ne accorse e smise subito.
“Scusa Hope, non volevo..”
“Ehi, va tutto bene.. continua”
Mi faceva male, molto male, ma sapevo che lui era felice. Cercai di distrarmi, così iniziai a baciarlo con foga.
Non mi resi conto di quando e come finì tutto. So solo che eravamo stesi, l’uno difronte all’altra, mentre ci scambiavamo baci. Chiusi gli occhi e mi dimenticai di tutto.
Justin era l’unico a rendermi davvero felice. Mi strinse a sé e caddi in un sonno profondo.

“Hope, sei sveglia?” mi chiese Justin. Mormorai qualcosa, niente di importante comunque.
Poi aprii gli occhi. Justin era vestito, e teneva in mano un sacchetto.
“Questa è la colazione” disse porgendomi un cornetto che teneva nella bustina.
Lo addentai, ma subito il mio sguardo si posò sull’orologio.
“Justin, è tardissimo. Tra un quarto d’ora dobbiamo andare al parco!” Dissi alzandomi di fretta. Corsi in bagno, mi lavai velocemente e uscii fuori con un asciugamano legato intorno al corpo.
“Justin, mi passi quello” lui mi porse una maglietta.
“Ah, anche le scarpe, stanno sotto la scrivania credo. Poco dopo tornò con un paio di Vans tra le mani.
“Grazie” gli sorrisi.
Cinque minuti dopo ero vestita e pronta per uscire.
Appena mise un piede fuori casa, Justin, tirò fuori dalla tasca le chiavi della macchina.
Gli bloccai la mano.
“E’ a due passi da qui, non c’è bisogno di prendere l’auto” annuì e mi prese la mano.

Eravamo lì davanti, ma non c’era anima viva. Mi diressi dietro un cespuglio, dove io Emily giocavamo sempre da piccole e aspettai seduta sull’erba. Sentii dei passi avvicinarsi. Di colpo mi alzai e lei corse verso di me. Mi abbracciò, come la sera prima non aveva fatto.
Hope, come sei diventata bella..” non dissi niente.
“..mi dispiace se non ci sono stata questi tre anni” continuò con le lacrime agli occhi.
“quasi quattro anni” aggiunsi.
“Lo so, ma non potevo fare altrimenti”
“Come non potevi fare altrimenti? Ci hai lasciati senza dire niente, e sai, sono successe molte cose in questo periodo”
“Cosa è successo?”
“Papà è morto.”
“Hope, io..”
“No Emily, se stavi su quella strada ieri sera, avevi tutta la libertà di venire qui da noi”
Non sai niente Hope, niente
“Dimmi cosa dovrei sapere allora! Sono tua sorella, cazzo..”
“Quella notte, quando quell’uomo mi rapì.. la mia vita cambiò radicalmente..” stetti in silenzio per farla continuare.
lì iniziò l’inferno che è la mia vita, l’inferno in cui mi trovo ancora adesso
I nostri sguardi non si staccarono, finché i suoi occhi non guardarono fisso a terra.
Quell’uomo che hai visto ieri avvicinarsi a noi mi ha rovinato la vita. La sera che mi rapì abusò di me, lo fece per un lungo periodo tenendomi chiusa nel suo schifoso appartamento. Poi si stancò di me, ma non voleva perdermi, così mi obbligò a prostituirmi. Lo faccio ancora adesso.. ecco perché mi hai visto su quella strada.”
“Emily, io non immaginavo che..” non riuscii a finire la frase che lei mi abbracciò.
“Scusa” sussurrai.
“Non devi scusarti, non è colpa tua.. l’unica cosa che ti chiedo è di non venire mai da me, perché ci sarà sempre quell’uomo nei paraggi, e l’ultima cosa che voglio è che lui possa sfiorarti anche solo con un dito.. mi capisci?”
“Si.. ma come si chiama?”
“Bill, Bill Holmes




Ecco il tredicesimo capitolo.
L'ho scritto di fretta, quindi non è venuto una meraviglia.. vabbè, questo me lo dovete dire voi, anche se penso che fa schifo.
Ah devo dirvi una cosa. Pubblicherò il seguito domani, però poi non potrò pubblicare fino al 26 perché parto, e lì molto probabilmente non avrò internet. Durante la vacanza scriverò, così quando torno potrò pubblicare un capitolo al giorno.. comuqnue mi dispiace çç
Vi voglio tantissimo bene jfngkdk *-*

Il prossimo lo pubblico senza problemi, però voglio vedere delle recensioni. Potete farmene arrivare almeno 7? Non sono troppe, no?
Un bacio :)

-Lia

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Bill Holmes? Il nome non mi diceva niente, non l’avevo mai sentito. Ma prima o poi sarà lui a sentire me, per tutto il male che ha fatto e che continua a fare a Emily.
“Perché non scappi?” chiesi.
“Se lo faccio mi seguirebbe ovunque, ha uomini in ogni parte della città.. se andassi via sarebbe solo peggio”
“Allora come cazzo vuoi risolverla questa situazione?” mi stavo innervosendo.
“Si risolverà da sola. Ora devo andare..”
“Smettila di dire cavolate, Emily. Chiama la polizia, fai qualcosa!”
“Devo andare.” Si alzò, ma prima che potesse fare anche un passo, le afferrai il polso.
“Lo vedi quello lì?” dissi indicando Justin che era appoggiato alla portiera della macchina dall’altra parte del parco.
Annuì.
“Ecco, lui è il mio ragazzo, e sono sicura che ti aiuterà”
Non disse niente, così la trascinai da lui.
“Piacere!” Justin allungò la mano, sfoggiando uno di quei suoi sorrisi mozzafiato.
“Piacere mio” lei gli strinse la mano.
Non dissero una parola, nessuno dei due, così mi intromisi.
“Justin, mia sorella ha bisogno di una ma-” Emily mi interruppe.
“No, non ho bisogno di nessuno aiuto. Ciao Justin, ciao Emily..”
Non feci in tempo a fermarla che era già scomparsa dall’altro lato della strada.

“Che tipo di aiuto serve a Emily” disse Justin mentre addentava un panino che gli avevo preparato per pranzo.
“Le serve un grande aiuto, ma io da sola non posso fare niente” Inarcò il sopracciglio. Segno che non mi ero spiegata.
“Un uomo, Bill Holmes, l’ha rapita tre anni fa, ha iniziato ad abusare di lei.. poi si è stancato e ora la costringe a prostituirsi. Se non fa come dice lui, spesso la picchia”
Passai una mano sulla guancia per asciugare la lacrima che mi era scesa.
“Hope, dobbiamo chiamare la polizia”
“Non credo sia un’ottima idea, e non credo che Emily acconsentirebbe”
“Ti senti quando parli? Solo la polizia può risolvere una situazione del genere. Se non la chiami tu la chiamo io” tirò il cellulare fuori dalla tasca. Glielo sfilai dalle mani.
“Tu non chiami nessuno, ok? Andrò io a prenderla”
“Non dire cazzate, Hope. La prima cosa che faremo sarà dire tutto a tua madre”
“La chiamo ora?” Justin annuì.
Con il telefono che avevo in mano composi il numero di mia madre e sul display comparse il nome ‘suocera’. Sorrisi. Justin capì il motivo della mia espressione e mi baciò la guancia, mentre io contavo uno per uno i squilli del telefono e trovavo le parole da dirle.
“Pronto..”
“Mamma?”
“Hope, che bello sentirti.. perché non hai chiamato ieri?”
“Ehm.. mamma, devo dirti una cosa?”
“Te ne devo dire una anche io. Non torno domani, starò per altri due giorni qui”
“Come altri due giorni?”
“Ti dispiace?”
“Non a me, a Emily” la mia voce iniziò a tremare.
“Cosa c’entra tua sorella ora?”
“L’ho trovata” con voce strozzata finii la frase.
“Ho capito bene? L’hai trovata? Dimmi che non stai scherzando..”
“No mamma, non sto scherzando.. ma ci sarebbe un problema, lei è come dire, in per-”
“Hope? Cosa hai detto? Non ti sento bene” cadde la linea.
La richiamai subito, ma non era raggiungibile.
“Non riesco più a chiamarla”
“Dopo riproviamo, mh?”
“Sisi, dopo riproviamo”.
Justin gettò il piatto nel lavello, mi diede un bacio sulla guancia e sparì in soggiorno.
Il mio sguardo si posò fuori la finestra. Pioveva.
Rimasi ancora qualche minuto a fissare le gocce d’acqua precipitare nel giardino e poi mi diressi verso il soggiorno anche io.
Justin mi vide arrivare e spense la tv.
Mi sedetti accanto a lui, senza dire una parola. Lui mise il braccio intorno alle mie spalle. Io poggiai la testa nello spazio tra il suo collo e la spalla. Pensai a tutto quello che mi aveva raccontato Emily e delle lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Justin se ne accorse.
“Stai piangendo?” Alzai lo sguardo e lo guardai fisso negli occhi. Lui mi prese la testa tra le mani, mettendomi davanti a sé.
Andrà tutto bene.”
Mi fido di te.” con una mano mi carezzava la guancia, e con l’altra spingeva la mia fronte verso le sue labbra.
Si era fatta ora di cena e Justin si preoccupò subito di farmi mangiare, visto che a pranzo non avevo toccato cibo. Lo vidi arrivare dalla porta della cucina, con in mano un piatto con dell’insalata.
“Grazie Justin, ma non ho fame”
“No, tu devi mangiare.. sei pallida. Come speri di aiutare Hope se non hai nemmeno la forza di alzarti in piedi?”
Aveva totalmente ragione. Riuscivo malapena a tenere gli occhi aperti. Mi porse la forchetta e iniziai a mangiare. Quando finii mi sentii molto meglio.
Mi alzai e andai in cucina da Justin.
“Ti va di uscire?” chiesi subito.
“Dove vuoi andare?”
Da Emily.” Non disse niente e pochi istanti dopo ci trovammo in macchina, seduti l’uno accanto all’altra. La mano di Justin era sul cambio per mettere in moto l’auto, ma subito la mia si posò su di essa. Lui mi guardò.
Ti amo” non era il momento giusto per dirlo, però avevo il bisogno di ricordarglielo.
Si slacciò la cintura e con la mano mi avvicinò a lui.
Mi baciò con foga, ma allo stesso tempo con amore e gentilezza. La sua pressione era così forte che dovetti appoggiare la schiena alla portiera. Justin scavalcò tutto quello che ci separava e si mise su di me, abbassando il sedile. Mi continuava a baciare, e non so come si ritrovammo sui sedili posteriori. Sentivo il suo respiro affannato sul mio collo, mentre le sue mani iniziarono a sbottonare la camicetta che avevo indosso. Lo fermai.
“Justin, siamo in macchina” dissi iniziando a ridere. Si accorse della situazione imbarazzante e si unì alla mia risata.

“Eccoci.” Justin parcheggiò la macchina su quella strada, che ormai per me era diventata come una specie di incubo. Emily era lì, insieme alle altre ragazze, in attesa di qualche uomo a cui piace spendere soldi per rovinare ulteriormente la vita di alcune ragazze.
Non mi facevo vedere, ma lei si accorse che eravamo lì. Ci fece con la mano il cenno di andarcene.
Alle sue spalle si avvicinò un uomo, Bill. Le afferrò le braccia e la girò davanti a sé, dandole uno schiaffo. La strattonava con forza, le urlava in faccia. Più volte la colpì, o con pugni o con calci. Cercai di aprire lo sportello dell’auto, ma Justin me lo impedì.
Justin, lasciami cazzo!” Fece come dissi. Aprii la portiera e corsi verso mia sorella.
Sapevo benissimo che questo era l’ultimo dei suoi desideri, ma non riuscivo a vederla vittima di quelle mani senza poter dire niente.
Ero a pochi metri da loro.
Lasciala stronzo!” urlai.
Lui si girò verso di me, lasciando cadere per terra mia sorella, che ormai era stremata.
“Vai via cazzo!” Emily continuava a ripetermi di farlo ma non la ascoltai.
“Zitta bambolina”. Bill la lasciò e con passo lento si diresse verso di me. Sentii il sangue nelle vene raggelarsi. Feci qualche passo indietro. Inciampai. Lui di colpo mi afferrò il braccio, impedendo al mio corpo di toccare terra.
Piccola, ora mi devi qualcosa..” Ero immobile.
Tentò di avvicinare la sua schifo di bocca verso di me. Mi sentii tirare da dietro. Justin.
“Provala a toccarla un’altra volta, e giuro che io-”
“E cosa mi fai? Mi denunci? Chiami la polizia?” Iniziò a ridere. Non era del tutto sobrio, infatti mentre camminava non si teneva bene in equilibrio.. ma nonostante tutto trovò la forza per colpire Justin in viso.
Si passò la mano sotto il naso, e si bagnò di sangue.
“Povero bambino, gli esce il sangue dal na-”
Justin non gli diede il tempo di finire la frase che gli colpì più volte la pancia, lasciandolo cadere a terra. Poi si precipitò verso di me, che intanto ero corsa a vedere come stava Emily.
“Ehi, voi state bene?” ci chiese.
“Hope si, io un po’ di meno” rispose mia sorella mentre si massaggiava uno dei tanti lividi che aveva sulle gambe. Sentimmo dei passi alle nostre spalle.
Justin si girò, come per sferrargli un altro pugno. Bill gli bloccò la mano.
“Ragazzo, finiamola qui. Non voglio farti del male.”
“E allora perché ne hai fatto a mia sorella?” chiesi con voce tremante. Non rispose.
“Sentite, facciamo finta che tutto questo non sia mai successo.”
“No, è successo invece! Hai rovinato la vita di Emily.. non te la lascerò passare tanto facilmente.”
“Ragioni così? Bene, allora io non ti darò più pace. Te la sei cercata bambolina.”
Mia sorella si intromise. “Hope, vai via. Ora”.
“Si Hope, ascolta tua sorella. Vai via.. tanto ci rivedremo” sghignazzò Bill.
Ci rivedremo anche noi due ragazzo” concluse spostando lo sguardo su Justin.
Justin mi prese per il braccio e mi portò in macchina.
“Justin, scusami” dissi passando del ghiaccio sul livido che gli si era formato intorno all’occhio.
“Ti faccio male?”
“No, continua..” Gli passai il ghiaccio per qualche minuto, e poi insieme andammo in camera.
“Sdraiati, io arrivo subito”
“Mi sdraio solo se lo fai anche tu” ribatté Justin.
Andai verso il letto e mi ci stesi sopra, lo stesso fece lui.



Wattàà! (?) 
No, ok, mi ricompongo. Avevo detto che avrei pubblicato un solo capitolo, rimangio tutto quello che ho detto. Sono al mare, ma qui ho lo stesso internet.. quindi posso continuare a scrivere.
Recensite l'orrore qui sopra, perché a volte penso che nessuno si inchiappetta (?) questa ff, e a me passa la voglia di scriverla :/
Cooomunque.. avete visto quella Belieber italiana che ha incontrato Justin negli Stati Uniti? Sono felicissima per lei jghnkengk *-*
Però, boh, più sento parlare di quella storia, più mi deprimo. Una ragazza italiana ha una possibilità su un milione di incontrarlo (in un altro paese poi), ecco, quella ragazza ha avuto l'occasione. Io non ce l'avrò mai.

ps: pubblico il seguito solo se mi arrivano almeno 4 recensioni (:

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Eravamo entrami sdraiati sul fianco destro. Justin era talmente vicino a me, che riuscivo a sentire il rumore della saliva che deglutiva. Con una mano cercai la sua testa per carezzargli i capelli. Le sue mani, invece, si erano posate sulla mia pancia, e con le braccia mi circondava i fianchi. Mi girai verso di lui.
“Cosa vuole fare secondo te?”
“Chi? Quello lì?” Annuii nervosamente.
“Hope, non stare a sentire quello che dice. E’ solo uno psicopatico.”
“E’ solo uno psicopatico, ma ha detto che vuole farti del male.. insomma, non l’ho capito solo io” dissi mettendomi seduta e appoggiando la schiena al muro. Justin mi imitò.
“Da quand’è che è il ragazzo in pericolo, e non la ragazza?”
“Intendi dire che le donne sono deboli rispetto agli uomini? Eh, dillo se hai coraggio.”
“No stupida, sto solo dicendo che tu a lui non ti ci devi avvicinare. Me lo prometti?” disse alzando il mignolino in segno di accordo.
“Ti è mai capitato di fare promesse, ma era come se non le avessi fatte perché sapevi benissimo che non saresti stato in grado di mantenerle?”
“Tu da quello lì non ci vai più. Scordati di tutto. Quando tornano i nostri genitori chiamiamo la polizia e sistemiamo il problema”
“Passerà del tempo prima che..”
“Prima che cosa Hope? Vuoi per caso fare la fine di tua sorella? Non te lo permetterò. Argomento chiuso”.
“Ma..”
“Niente ma. Non voglio parlarne fino a domani.” Annuii.
“Che vuoi fare?” mi chiese qualche istante dopo.
“Voglio dormire, tu?” dissi alzandomi dal letto, per lasciarlo dormire lì.
“Io invece voglio stare con la ragazza che amo” mi afferrò per i fianchi e mi gettò su di lui, iniziandomi a fare il solletico.
“Noooo!  Basta, ti prego!” mormorai tra una risata e l’altra.
“Se mi baci la smetto”
“Sarai accontentato allora.”
Con dolcezza posai le mie labbra sulle sue.
“Ma io non intendevo questo..” sbuffò. Mi tirò verso di lui ancora una volta, mentre con foga mi baciava il collo.
Era sopra di me, senza maglietta, e con i soliti pantaloni scesi sotto al sedere. Riportò le mani sulla camicetta che aveva tentato di slacciare poche ore prima e me la tolse. Io intanto gli sfilavo i pantaloni.. e più volte le mie mani si posarono sul suo fondoschiena. Ci trovai gusto. Lui se ne accorse.
“Sono cambiati i ruoli?” disse scherzosamente.
“Sai sempre essere così stupido tu, eh?” fece spallucce. I nostri movimenti continuarono, fin quando non ci ritrovammo in intimo. Stava per togliermi anche quello, ma lo fermai poggiandogli una mano sul petto.
“Justin..”
“Si amore mio?”
“La prima volta non abbiamo usato precauzioni.. ma ora voglio che tu le usi”
Con un’espressione mi fece chiaramente capire che non ne aveva.
“Aspetta..” Me lo tolsi di dosso e mi diressi verso la camera dei miei genitori, o meglio, di mia madre. Mi accorsi che Justin fissava il mio corpo con una faccia da ebete.
“Non mi attraversare con i raggi-x però”
“Se non guardo te chi guardo allora?” disse riprendendosi. Sbuffai.
Arrivata nella camera di mamma, aprii il cassetto di io padre e ci trovai dentro un pacchetto di profilattici. Ne tirai fuori uno e tornai da Justin.
“Ehi, ehi, ehi, aspetta un attimo.. non dirmi che quelli li usavano i tuoi. Avranno almeno vent’anni” disse accennando una smorfia.
“Caro mio, poco tempo fa loro avevano una vita sentimentale più attiva della mia”
Iniziò a ridere, e per farlo smettere gli tirai il.. ehm, avete capito cosa gli tirai.
 

Aprii gli occhi e subito mi accorsi che Justin era sdraiato accanto a me e dormiva. Strano.
Mi alzai e mi diressi verso il bagno, poi tornai in camera per mettermi qualcosa indosso. Feci per scendere ma mi fermai a vedere Justin. Era abbracciato a un cuscino, e il suo respiro era così profondo che io potevo sentirlo anche a distanza di qualche metro.
Mi allontanai dalla stanza e mi diressi al piano di sotto per preparare la colazione. Mentre ero seduta al tavolo a mangiare non mi accorsi che Justin era arrivato e si era già seduto.
“Mh, senti, mi ha chiamato mamma e ha detto che tornano stasera tardi” annunciò Justin con la bocca piena.
“Ok, meglio così. Prima arrivano, meglio è.”
Finimmo di mangiare e Justin si alzò. Non aveva niente che lo copriva.
“Ehi, bel sedere” dissi scherzando.
“Io l’ho sempre detto che tu stai invertendo i ruoli” rispose stando al gioco. Mi si avvicinò per abbracciarmi ma gli tirai un panno addosso.
“Copriti sciagurato!” iniziai a ridere. Lo vidi dirigersi verso la camera e poi torno vestito come al suo solito: maglietta a maniche corte, Supra, e molto stranamente i boxer non erano in vista.
“Ti sei svegliato dal lato sbagliato del letto oggi? Cioè, hai i pantaloni messi ‘bene’”
Si guardò i pantaloni e li abbassò facendo intravedere i boxer viola.
“Ecco, molto meglio” disse sospirando.
“Secondo me hai seri problemi mentali” dissi uscendo fuori di casa. Justin mi seguì.
Camminammo per le vie della città osservando le vetrine e vidi Justin soffermarsi di fronte a un negozio di musica.
Mi diressi verso di lui e gli circondai il fianco con il braccio.
“Che guardi di bello?”
Non ripose, ma con un cenno della testa mi fece capire che era interessato a osservare i CD.
“E’ il tuo sogno, vero?”
“Mh, si..” rispose timidamente.
“E perché non lo insegui?” dissi. Si girò verso di me prendendomi le entrambe le mani.
“Perché sai, è difficile entrare nel mondo della musica.. ci sono un sacco di persone con un talento-” Non lo feci finire.
“Justin, anche tu hai talento, e non è poco. Credimi.”
“Non so..”
“Sappi che io ti supporterò sempre”.
*La sera stessa*

Mentre lavavo i piatti sentii il rombo di un motore rimbombare nella cucina. Justin venì verso di me con aria felice.
“Sono arrivate, vieni?” Annuii gettando la spugna nel lavello.
La porta si aprì e strinsi mia madre in un abbraccio, lo stesso fece Justin con la sua.
“Allora siete stati bene?” chiese Pattie incuriosita. Io e Justin ci guardammo e poi insieme annuimmo.
Mentre mia madre andava in camera sua a posare la valigia, Pattie disse a Justin di prendere la sua roba per tornare a casa. Cosa che aveva già fatto e tutte le sue cose erano accanto al divano.
“Io ti aspetto fuori, sbrigati” fece una pausa. “Buonanotte Hope, ci vediamo domani” concluse con un sorriso. Poi andò da mia madre, si salutarono e uscì dalla porta sul retro.
Catturai lo sguardo di Justin.
“Beh, è arrivata l’ora di andare..”
“Da come l’hai detto sembra che devi partire per un viaggio lunghissimo e che ritornerai tra un paio d’anni” dissi ridendo.
“Io volevo fare il romantico..”
“Mh, mi sa che ti ho smontato” continuai a ridere.
Justin posò la mano sulla mia guancia e mi diede un tenero bacio.
“Arrivederci signora” disse con tono alto per farsi sentire da mia madre.
Si sentì un “Buonanotte Justin” arrivare dall’altro lato della casa.
“Buonanotte anche a te” disse stampandomi un bacio sulla fronte. Aprì la porta e poi la richiuse alle sue spalle lasciandomi sola.
Mia madre arrivò in salotto e si sedette sul divano. Andai accanto a lei.
“Ti vo dire un po’ di cose.. iniziamo con quelle felici o con quelle tristi?”
“Mh, facciamo felici” rispose con un sorriso amaro.
“Ok, allora.. questi giorni io e Justin abbiamo, insomma, è imbarazzante da dire..”
“Hope, dai, era ovvio! Tu e lui, da soli in casa, era inevitabile”
“Mi hai tolto un’enorme peso sai?”
“Aspetta, avete usato le precauzioni?”
“Si, mamma, non ti preoccupare”
“Ci sono altre cose felici o dobbiamo passare a quelle tristi?”
“Ho ritrovato Emily, te l’avevo detto, ma ci sono dei problemi..”
Inarcò il sopracciglio.
“E’ costretta a prostituirsi da un uomo, Bill Holmes”
“Hope, prendi il telefono. Chiamiamo la polizia”
“No mamma, ti prego, mi ha chiesto di non chiamarla”
“Perché?”
“Perché lui le farebbe del male, e ha il terrore che possa farne anche a me”
“Amore, tu lo sai bene come sto, non voglio perdere mia figlia per la seconda volta”
“Si ma mi ha assicurato che ha trovato un modo per scappare e venire qui.”
“Sei così ingenua.. ti sta dicendo così per allontanarti”
“Non lo farebbe mai.”
“Per tenerti al sicuro lo farebbe, credimi.”
Stetti in silenzio.
“Sai dov’è ora?”
“Si trova in una strada, non mi ricordo bene dove, ma non possiamo andarci visto che c’è Bill a tenerla d’occhio”
“Non mi interessa, io vado, tu rimani qui”
“No mamma, ti prego, non andare” Non mi ascoltò ma si diresse verso la porta.
Prima che potesse aprirla qualcuno suonò il campanello. 


Ecco il 15° finalmente fjnvjrnvkrn *-*
Scusatemi se non ho pubblicato, ma ero al mare e non avevo internet.. però ho finito di scrivere tutta la ff. Lowwatemi (?)
Spero vi piaccia c:

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


“Mamma, dico sul serio, non andare.”
“Che succede, ora non posso nemmeno aprire la porta di casa?” disse poggiando la mano sulla maniglia. Fece pressione con la mano e la porta si aprì.
“Ciao mamma”
“Oh mio Dio.”
Vidi mia sorella gettarsi nelle braccia di mamma. Più Emily le ripeteva che era davvero lì, più Anne la baciava sulla testa. Poi si guardarono dritte negli occhi, pieni di lacrime a entrambe.
“Ancora non ci credo” disse mamma passandosi un fazzoletto sulla guancia.
“Devo tutto e Hope, è lei che mi ha fatto trovare il coraggio di venire qui” le sorrisi e lei mi strinse in un abbraccio. Parlammo per tutta la notte, come facevamo quando non era mai accaduto nulla.
Vidi il sole sorgere.
“Amore, rimani a colazione?” chiese mia madre rivolgendosi a Emily.
“Non posso, devo tornare a casa” disse mimando con le dita il segno delle virgolette.
Mamma fece una smorfia.
“Promettimi che presto tornerai qui, promettimi che torneremo a essere felici”
“Te lo prometto” si abbracciarono mentre io ero in disparte seduta sul divano.
“Hope, vieni qui” andai da loro e mi unì a quell’abbraccio che fu senz’altro il migliore di tutta la mia vita.
Dopodiché si staccò da noi, si asciugò una lacrima che le era scesa e aprì la porta.  Vederla andare via mi diede la sensazione di perderla un’altra volta.
“Ehi, tornerò anche domani sera” le sorrisi, lei ricambiò e scomparì chiudendosi la porta alle spalle.
Mamma prese posto vicino a me sul divano, mi strinse tra le sue braccia e mi diede un bacio sulla fronte.
“Tornerà tutto come prima, bisogna solo crederci” Annuii.

“Allora che si fa oggi?” 
“Mh, andiamo a fare un giro al parco” risposi cercando di tenere il telefono tra spalla e l’orecchio, visto che avevo le mani occupate a tenere in mano la mia ricca colazione a base di pane, nutella, nutella, pane, nutella.. ok, dovrei smetterla di mangiare così.
“Hope, ti vengo a dare una mano?”
“No, perché?” chiesi sorpresa.
“Ti vedo, non sei in un’ottima posizione” capito, la tenda era aperta. Senza preavviso chiusi la chiamata e mi diresse verso la finestra.
“Sei uno spione!”
“Se tu lasci tutto aperto non è colpa mia” rise.
“E’ estate e fa caldo.. cosa posso farci io?” dissi unendomi alla sua risata.
“Sto arrivando” lo vidi scomparire nella sua camera.
Non avevo voglia di farlo entrare dato che la camera era un completo disastro, così mi infilai le vans e uscii di casa.
Lo vidi arrivare da dietro l’angolo, ma non arrivò da me. Si girò di spalle inclinando il corpo in avanti. Ok, voleva giocare.
“Tieniti pronto che sto arrivando!” urlai mentre correvo per salire sulla sua schiena.
Appena il mio corpo si scontrò con il suo, lui afferrò le mie gambe e le strinse a se per non farmi cadere.
Gli diedi un bacio sulla spalla.
“Buongiorno anche a te” sorrisi.
Il parco era a un centinaio di metri dalle nostre case, ma io non sopportai la ‘fatica’ perché tanto Justin mi portò a peso a morto a destinazione.
Come previsto non c’era nessuno a parte me, Justin, e un’auto parcheggiata dal lato opposto del marciapiede.
Per quasi un’ora scherzammo rotolandoci nell’erba come due bambini, e feci caso che da quell’auto non era sceso nessuno, e nessuno era salito.
Non volevo pensare a niente, volevo solo stare con Justin e godermi quel momento.
Mi si mise davanti e mi alzò di peso. Le mie gambe gli circondavano i fianchi, mentre le sue mani erano sotto le mie cosce per impedirmi di cadere.
Appoggiò la testa sulla mia spalla, io feci lo stesso, poi iniziai a cercare il suo sguardo.
Appena lo catturai il suo viso era difronte al mio, e i nostri nasi si toccavano.
Riuscivo a percepire i battiti del suo cuore, che erano molto veloci, e li confusi con i miei, che andavano alla stessa velocità.
“Ti amo” queste due parole uscirono dalla sua bocca.
Lo baciai e poi aiutò i miei piedi a toccare per terra. Intrecciai le dita della mano con le sue e ci sedemmo su una panchina. Sentii la portiera dell’auto aprirsi. Non ci diedi caso.
“Ehi bambolina, hai deciso come ripagarmi per l’altra sera o no?” Oh, cazzo.
Justin si alzò di colpo mettendosi davanti a me.
“Lasciala in pace Bill”
“Ragazzino, ti sei forse scordato cosa ti ho detto l’altra sera? Io non darò più pace a nessuno dei due” disse avvicinando la bottiglia di birra alla sua bocca.
Mi feci spazio scansando Justin.
“Senti Bill, io voglio solo parlare”
“Mh, si, per iniziare va bene anche così” sospirai profondamente.
“Ti chiedo per favore di lasciare che Emily torni a casa” dentro di me pregai in una risposta che acconsentiva ciò che avevo appena detto.
“Perché dovrebbe, la mia casa è la sua ormai..” Silenzio.
Poi continuò.
“..e in realtà è anche la casa di qualcuno presente qui”
“Non provare nemmeno a sfiorarla stronzo” Justin si intromise.
“Non mi stavo riferendo a lei..”
Il mio sguardo e quello di Justin si incontrarono. Nessuno dei due capiva di cosa stesse parlando.
“Che cazzo stai dicendo?” continuò Justin.
“Non ti hanno mai insegnato che agli adulti bisogna portare rispetto?”
“Io rispetto solo le persone che se lo meritano”
“E chi si meriterebbe il tuo rispetto?”
“Non so, forse mio padre, qualcuno che merita davvero di essere rispettato”
“E allora perché non mi rispetti?” Un sorriso malizioso si formò sul viso di Bill.
Justin era paralizzato, il suo sguardo era perso nel vuoto, impegnato a capire le parole di quel pazzo.
Ah, non te l’hanno detto? Ciao figliolo.
“Justin, non ascoltarlo” dissi poggiando le braccia intorno ai suoi fianchi. Lui non disse niente.
“Senti ragazzo io voglio solo parlare con te in privato, si può fare o devo usare le maniere cattive anche col mio unico figlio?” si intromise Bill.
Justin si girò verso di me, e con lo sguardo cercò un aiuto. Cercò qualcosa che potesse dargli forza per ascoltare le parole di quell’uomo.
Avvicinai il mio corpo al suo.
“Vai e senti tutto quello che ha da dirti. Se non vuoi non farlo, ok?” gli sussurrai all’orecchio. Lui annuii e si allontanò insieme a Bill.
Stettero una decina di minuti vicino ad un albero, si parlavano, e io volevo a tutti i costi sapere cosa si stessero dicendo. Poi con freddezza Justin salutò suo ‘padre’ e tornò da me.
“Tutto apposto?” chiesi appoggiando la mano sulla sua spalla. Annuì nervosamente scrollandosi la mia mano di dosso e lasciandomi molto sorpresa.
“Torniamo a casa” annunciò, senza nemmeno darmi il tempo di dire cosa volessi fare.

“Ciao Hope..”
“Ehi, poi dopo mi racconti cosa vi siete detti”
Mormorò qualcosa, ma non capii bene.
“Beh, allora vado” dissi dandogli un bacio. Lui non si mosse, stette immobile, lasciandomi sorpresa di nuovo.
Chissà cosa si erano detti quei due.


Ecco il 16 jksanrhgrk *-* 
Lo so che non aggiorno da 768759389 giorni çç
scusatemiiiiii!
spero vi piaccia ghtritngrik :D


AGGIORNO CON 4 RECENSIONI :)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Dopo aver pranzato andai in camera, afferrai il telefono e chiamai Justin. Volevo assolutamente sapere le esatte parole che si erano scambiati.
Trovai il suo numero nella rubrica e aspettai che rispondesse. Niente. Provai di nuovo, ma non rispose ugualmente. Cercai addirittura di intravederlo da dietro la finestra, ma la sua era chiusa, così non dovetti fare altro che aspettare.
Dopo una decina di minuti il telefono squillo. Un messaggio.. di Justin.
Sono sotto casa tua , scendi.. ti devo parlare”.
Di corsa mi infilai le scarpe e mi diressi al piano di sotto. Mentre percorrevo le scale pensai a quanto fosse stato freddo Justin nel scrivere il messaggio, però in quel momento non era importante, quindi smisi di farlo.
Appena aprii la porta vidi Justin nel bel mezzo del vialetto, con la testa chinata in avanti e le mani nelle tasche.
Mi diressi verso di lui, e mentre la mia mano si allungava verso il suo collo per tirarlo a me per baciarlo, lui mi bloccò il braccio afferrandomi il polso.
“Justin.. che succede?” chiesi amareggiata.
“No Hope, non posso” disse abbassando lo sguardo.
“Che cosa ti ha detto? Ti prego, dimmelo.” Dissi poggiandogli una mano sulla spalla.
“Non mi ha detto niente Hope, va bene?” Il suo tono si faceva sempre più alto, fino ad arrivare a urlare dando calci ai sassi che si trovavano vicino ai suoi piedi.
“Ehi, ci sono io qui” Cercai di fermarlo abbracciandolo, lui lasciò cadere la testa sulla mia spalla. Iniziò a piangere. Misi le mani sulle sue guance puntando i miei occhi nei suoi.
Gli occhi erano rossi e gonfi, mi spezzò il cuore vederlo così.
“Justin, mi vuoi dire che è successo?” chiesi scandendo per bene le parole.
“Succede che ti amo, succede che non posso sopravvivere all’idea di non poterti più baciare e non-” Lo interruppi baciandolo.
“Non è così, puoi baciarmi quando vuoi”
“Io..” si piego su di me sfiorandomi le labbra.
“Justin, è tutto apposto” dissi sfiorando le sue.
Era sul punto di baciarmi, ma lo precedetti e appena sentì la mia lingua muoversi mi spinse via.
“Cazzo, no! Non posso, non devo.. starti vicino ti farebbe solo del male” iniziò a indietreggiare.
“Justin..”
“Non possiamo più stare insieme” si girò per andarsene, ma io gli afferrai il braccio urlando il suo nome, mentre le lacrime mi rigavano il volto.
Mi strattonò in modo da lasciare la presa. Poi si girò.
“Hope, è finita” disse tra le lacrime che gli bagnavano gli occhi color miele.
Corse via, lasciandomi distrutta.
Mi accasciai a terra.
Era successo davvero? L’amore della mia vita mi aveva lasciata sola? Era stato tutto un incubo? Vi prego, ditemi che è stato tutto un sogno, che non è accaduto realmente. Ditemi che sto dormendo, e che sarà Justin con il suo amore a svegliarmi.
Più ci pensavo e più mi rendevo conto che era tutto vero, non era un sogno.
Probabilmente urlai perché vidi mia madre arrivare e portarmi dentro casa.

“Stai bene?” mi chiese mamma porgendomi un bicchiere d’acqua.
“E’ venuto?” dissi avvicinando il bicchiere alla bocca.
“Intendi Justin?” annuii nervosamente, sperando in una risposta positiva.
“No amore mio, non è passato.” Gli occhi iniziarono a bagnarsi.
Mamma prese posto accanto a me e mi strinse in un abbraccio. Poggiai la testa sul suo petto e iniziai a respirare con affanno. Lei mi accarezzò i capelli per darmi calma.
“Hope, sono cose che succedono.. ci saranno molte delusioni nella tua vita, e non sarà certo questa a buttarti giù”
“Mamma, io lo amo”
“Tesoro, sai quanti ragazzi all’età tua mi hanno spezzato il cuore? Poi però è arrivato tuo padre e ho capito subito che lui sarebbe stato l’uomo della mia vita.”
Mi alzai per guardarla negli occhi.
“Come hai fatto a capire che proprio lui era quello giusto?”
“Avevo come la sensazione che senza la sua presenza non sarei mai andata avanti. Mi rendeva felice, anche solo sorridendo.. mi dava sicurezza.. insomma, un insieme di molte cose” disse sorridendo.
“Justin mi fa questo effetto.”
“Ci sarà qualcun altro Hope, vedrai che prima o poi arriverà”
“Mamma, non arriverà mai.. se ne è appena a andato via.”
“Dormici su e vedrai che domani sarà tutto diverso.” Sorrisi amaramente.
Se ne andò chiudendo la porta della camera alle sue spalle, così alzai lo sguardo. La finestra di Justin era chiusa, di nuovo.
Seguii il consiglio di mamma, così mi stesi sul letto e provai a dormire.

La mattina dopo faceva molto freddo, nonostante fosse estate, ma volevo comunque uscire.. insomma, la mia vita doveva continuare.
Indossai una felpona grigia con il cappuccio, un paio di jeans e le converse, poi scesi al pian di sotto senza salutare mamma, che probabilmente era già uscita data l’ora.
Feci un giro per il quartiere, ma ogni fottuto posto in cui andavo mi ricordava Justin. Forse non era stata una buona idea uscire.
Mi andai a sedere su una panchina.
Misi il cappuccio e avvicinai le ginocchia al petto così da rannicchiarmi. Senza accorgermene scoppiai a piangere.
Sentii dei passi di qualcuno che si stava avvicinando a me. Era sicuramente un ragazzo, ma io non volevo vedere nessuno, così non alzai lo sguardo per vedere chi era, anzi, mi rannicchiai ancora di più per non far vedere che stavo piangendo. Tutto inutile.
Lo sentii sedersi accanto a me.
“Perché piangi?” mise un braccio intorno alle mie spalle.
“Non mi conosci, non sono affari tuoi.” Dissi scrollandomelo di dosso.
“Ti ho vista piangere, qui non c’è nessuno.. vuoi che ti accompagni a casa?”
“Stammi lontano” mi alzai di scatto.
“Hope, sei tu?” Con le maniche della felpa mi asciugai le lacrime, poi lo guardai.
Non credevo ai miei occhi. Ryan.. Ryan Butler.
Corsi da lui, anche se non ne ero convinta, ma poi mi strinse tra le sue braccia e fui ‘felice’. Vederlo mi fece stare bene, ma allo stesso tempo mi fece salire un enorme senso di amarezza.



CiauZzZ (?) ecco il 17° capitolo hvbhfbvjd 
l'ho pubblicato anche se non avrei dovuto perché non avevate raggiunto il numero delle recensioni, ma ok, lasciamo stare.
Spero vi piaccia *-*
Per il prossimo almeno 4 recensioni. Non chiedo molto, no? :*

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


“Ehi Hope, sono qui. Va tutto bene, va tutto bene” disse accarezzandomi la schiena.
Dopo qualche istante mi staccai da lui, mi asciugai le lacrime e il trucco colato e mi sedetti sulla panchina. Lui mi imitò.
“Cosa è successo?” chiese posando la sua mano sulla mia e guardandomi dritta negli occhi
“Il mio ragazzo mi ha lasciata.” Risposi con fatica.
“E’ stato l’unico dopo.. insomma, hai capito..”
“Si, solo lui.” Non disse niente. C’era imbarazzo, tanto imbarazzo. Era da un po’ che non lo vedevo e mi faceva uno strano effetto parlare delle mie cose con lui.
“Lo amavi molto?” riprese parola.
“Più della mia stessa vita” dissi con sicurezza questa volta.
“E lui?”
“Fino a ieri provava lo stesso per me, almeno credo..”
Silenzio.
Si girò verso di me, iniziò a toccarsi il collo. Lo conoscevo, era estremamente nervoso.
Cerco più volte di dire qualcosa, ma la voce non gli usciva. Poi finalmente riuscì a dire qualcosa di sensato.
“E’ da qualche tempo che devo dirti una cosa.”
“Si, dimmi..” dissi poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ho fatto un grave errore con te, ma me ne sono accorto troppo tardi..”
“Fammi capire meglio..”
“Mi sono accorto troppo tardi di essere davvero innamorato di te.. ecco.”
Ritirai subito il braccio.
“Ho fatto un casino, lo so, dovevo stami zitto”
“No dai.. adesso non sei più innamorato di me, giusto?”
“Mh, non proprio” disse abbassando lo sguardo.
“Ryan, hai capito la situazione.. insomma, mi hanno appena lasciata e.. e non vorrei soffrire di nuovo. Intendo, tu mi hai già fatta soffrire abbastanza.”
“Scusami Hope, non avrei mai dovuto, lo so”
Non seguii il suo discorso perché mi alzai e gli feci cenno di pormi la mano. Alzai il mignolo e lui fece lo stesso.
“Amici?” chiesi sorridendo.
“Amici.” Strinse il suo mignolo al mio in segno di promessa. Sembravamo due bambini.
Passammo il resto della mattinata insieme, ricordando i ‘vecchi tempi’.. poi all’ora di pranzo mi riportò a casa.

______________________________________________________________
*Due settimane dopo*
Passai quei giorni a uscire con Ryan, e a dirla tutta fu molto divertente e gradevole. In qualche modo la sua presenza mi aiutò a superare la tristezza.. ah riguardo Justin: non lo vidi in quei giorni, nonostante Pattie sia venuta a farci visita un paio di volte.
Per mia madre invece era un momento ‘si e no’.. mi spiego meglio: spesso era triste, poi quando Emily veniva a trovarci un sorriso si formava sul suo viso, e scompariva ogni volta che la vedeva chiudersi la porta di casa alle spalle.
Si può dire che le cose vadano ‘bene’, ma ho un vuoto dentro di me, un enorme vuoto.
Justin mi manca tantissimo, non dico come fidanzato, ma vorrei semplicemente parlargli, vederlo sorridere, ma in questo momento non è possibile. E’ andato da qualche parte, chissà dove..

Sentii il telefono squillare. Ryan, di nuovo.
“Ehi!”
“Come va?”
“Bene, usciamo anche oggi?”
“Si, voglio portarti a cena fuori..”
“Ryan..”
“Cosa hai capito, da amici”
“Allora si”
“ Ti passo a prendere alle otto, fatti trovare fuori”
“Ok, a dopo” Riattaccai.
Era una serata da amici? Cosa mi sarei messa? Aiuto. Dopo aver provato decine di completi decisi di essere me stessa.
Indossai una di quelle magliette che hanno lo scollo e le maniche larghe e che lasciano parte della pancia in vista. Poi misi dei pantaloncini di jeans e gli stivaletti beige intonati alla maglietta. Legai i capelli in una treccia lenta che lasciai cadere sulla spalla destra. Riguardo al trucco mi feci solo una leggera linea con l’eyeliner.
Mancavano cinque minuti alle otto, così decisi di andare a aspettarlo nel vialetto.
Poco dopo il clacson di un’automobile suonava davanti a me. Era arrivato.
Salii in macchina e salutai Ryan con un forte abbraccio.
“Allora, dove mi porti a mangiare?”
“Da mangiare ho già preso tutto al McDonald.. ora andiamo a vedere un film al cinema all’aperto”
“All’aperto? Non ci sono mai stata. Forte!”
Dopo una decina di minuti eravamo di fronte al maxi schermo. Il film cominciò e sapevo benissimo di cosa trattava.
“Hope, sai come si chiama il film?”
“Lo sai benissimo, e sicuramente c’è qualcosa sotto”
“Che intendi?”
“Mi prendi in giro? Eravamo a casa tua a vedere questo film, e alla fine ci siamo dati il nostro primo bacio.. ricordi?” Dissi schioccandogli le dita davanti la faccia.
“Beh, questa volta il bacio possiamo darcelo anche prima..”
“Ryan no.”
“Hope, non puoi andare avanti così. Con Justin è finita, devi andare avanti con la tua vita.”
“Anche con te è finita” dissi sicura.
“Si, ma ora che sei triste chi c’è a farti sorridere? Justin? No, ci sono io.”
Aveva ragione però, e anche molta.
“Scusami, è che è strano per me..” dissi guardandolo negli occhi.
“Hope, io ti amo ancora, tu?”
Mise la mano sulla mia coscia mentre si avvicinava al mio viso.
Non sapevo se tirarmi indietro a andare avanti, ma l’orgoglio nei confronti di Justin si fece sentire così senza pensarci due volte toccai le labbra di Ryan.
Iniziò a baciarmi con foga, con tanta foga. Era come se da quando mi aveva baciata per l’ultima volta non avesse fatto altro che aspettare questo momento, per baciarmi ancora, ancora e ancora.
Le nostre labbra si alternavamo, insieme alle nostre lingue del resto, ma mi sentii come se stessi sbagliando. Era come se stessi tradendo Justin, ma non poteva essere così. Non stavamo più insieme e quindi non facevo nulla di male.. però dentro di me sapevo di amarlo ancora.
I miei pensieri furono fermati dai sedili che si abbassavano. Mentre baciavo Ryan sentii le sue mani giocare sotto la mia maglietta per poi togliermela. Lo stesso feci con lui. Poi iniziai a sbottonargli i pantaloni, e lui si fiondò sull’allacciatura del reggiseno. Prima che potesse togliermelo lo fermai.
“Ryan non è né il momento, né il luogo giusto”
“Si che lo è” disse continuandomi a baciare il collo.
“Tu hai 18 anni, hai esperienza.. io no”
“Vuoi dirmi che tu non hai mai fatto se-”
“Io lo chiamo ‘fare l’amore’.. e comunque sì, l’ho fatto. Ma sarebbe un errore farlo con te”
“Vuoi dirmi che non provi niente allora” disse infilandosi la maglietta.
“No, non fraintendermi.. voglio dire che ora è troppo presto. Mi capisci?”
“Si, ho capito. Tu sei ancora innamorata di Justin, è così.”
“Non sai quello che provo” conclusi cercando di convincere anche me stessa che ormai per Justin non provavo più niente.
Ryan mi riportò a casa. Scesi dall’auto e andai al suo finestrino. Lui lo abbassò, avvicinò il mio viso al suo e io gli iniziai a dare morbidi baci, che lui trasformo in baci intensi.
Dopo un po’ senti dei passi vicino a me, non diedi molta importanza.
“Hope..” sentii una voce straziata.
Mi girai e dentro di me mi sentii crollare.



Ecco il 18° nfrejkhbfrjek 
spero vi piaccia :)

riaggiorno a 5 recensioni :3

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


“Justin, io non..”
Cosa avrei fatto adesso? Gli avrei detto ‘Si Justin, me la faccio con il mio ex’. Potevo evitare di dirglielo, tanto aveva visto tutto, ma cosa voleva? Insomma, è lui che mi ha lasciata, non io. Non devo sentirmi in colpa.. no infatti Hope, ti senti una merda.
“Io vado” mi sussurrò Ryan all’orecchio. Mi allontanai dall’auto che ripartì alla velocità della luce.
“Hope, credevo che tu mi amassi.”
“Si Justin, è così, io ti amo”
“Se ami una persona non vai in giro a baciare altri ragazzi, e poi proprio lui. Perché l’hai fatto Hope?”
La parte orgogliosa di me prese il sopravvento.
“Dovrei anche risponderti? Chi ha detto ‘è finita, non possiamo stare più insieme’? Chi è stato a non farsi vedere per una settimana? Eh? Hai mai pensato che anche io ho un cuore? Ti è mai passato per la testa che anche io provo dei sentimenti?”
“Hope ti prego, smettila!” si coprì le orecchie con le mani.
Vidi delle lacrime iniziare a rigargli il volto. Che cosa hai fatto Hope? Sei una stupida.
“Scusami Justin, non volevo, davvero..” Posai entrambe le mani sulle sue spalle, mentre lui con le braccia mi circondava i fianchi. Il suo tocco caloroso mi fece impazzire, sul serio, volevo a tutti i costi assaporare le sue perfette labbra.
“Ti amo” sussurrai avvicinandomi alla sua bocca.
“Ti amo anch’io” disse sfiorandomi le labbra.
Mi diede un bacio.
“Puoi perdonarmi?” chiesi, ma sapevo già la risposta. Non mi avrebbe perdonata.
“Sei tu che devi perdonarmi, sono stato io lo stupido.. però non posso farci niente.”
“Cosa stai dicendo Justin?” Lo guardai dritto negli occhi.
“Devo starti lontano, almeno per un altro po’ di tempo.. finché le cose non si sistemeranno”
“Parli come l’ultima volta che ci siamo visti.. dimmi tutto, non voglio soffrire ancora”
“Credi che per me sia stato facile allontanarmi dalla persona che amo di più al mondo?”
Scossi la testa.
Chiuse gli occhi e fece un lento sospiro.
“Voglio solo sapere perché” lo sentii deglutire.
“Questi giorni li ho passati con mio padre, il mio ‘vero padre’. Sto cercando di fargli capire che non è giusto quello che fa, ma ci vorrà ancora un po’.”
“E che cosa c’entro io?”
“Ti ricordi quando mi ha portato in disparte per parlarmi?” Annuii nervosamente.
“Mi disse di starti lontano, o altrimenti..” non riusciva a finire la frase, così lo aiutai.
“Altrimenti?”
“Altrimenti ti avrebbe fatto fare la stessa fine di tua sorella”
Stetti in silenzio, e mi resi conto di tutto l’amore che Justin prova per me.
“Hope, devi resistere un altro po’, almeno il tempo di farlo ragionare. Io ogni tanto verrò qui, ci possiamo incontrare solo di nascosto.. se Bill ci vede siamo finiti”
“Ce la faremo insieme amore mio” affermai dandogli un bacio, e poi un altro, e poi un altro ancora.
“Adesso devo tornare da lui”
“Torna presto” dissi abbracciandolo.
“Lo farò.” Mi diede un bacio e scomparve nella strada buia. Entrai in casa e l’unica cosa che seppi fare fu buttarmi sul letto e cercare di non pensare a niente. Volevo solo riposare, nient’altro.
Il caldo estivo era talmente pesante che riuscì a svegliarmi. Ero sudata, così mi andai a fare un bagno. Entrai nella vasca d’acqua gelida e ci rimasi per una decina di minuti.
Quando tornai in camera mi sentivo molto meglio. Indossai qualcosa a caso e scesi al piano di sotto.
“Buongiorno tesoro”
“Ciao mamma.. cosa mangiamo di buono?” dissi vedendola con il grembiule indosso e le mani sporche di impasto.
“Sto preparando una torta, però manca il lievito.. andresti a comprarlo?”
“Si, certo” Tornai in camera e scesi le scale con qualcosa di più decente addosso.
Mamma mi porse i soldi e prima che potessi uscire mi ripeté le sue solite parole:
“Portami il resto”
“Mamma, mi hai dato un sacco di soldi..” dissi sventolando le banconote.
“..è ovvio che ti porto il resto” conclusi.
“Ok, torna presto.. mi raccomando” Annuii e mi precipitai per strada. Mentre mi dirigevo verso il negozio, qualcuno spuntò da fuori un cespuglio afferrandomi per il braccio e facendomi prendere un infarto.
“Justin, mi fai morire così però” dissi sventolandomi. Lui mi tirò dietro una siepe.
Indossava un cappello che mi impediva di guardargli gli occhi.. in realtà a malapena vedevo il naso.
“Scusa” disse sorridendo.
“Posso?” Dissi poggiando una mano sul cappello.
“Faccio io, non ti preoccupare però..” non capì bene le sue parole sul momento, ma appena il suo volto fu libero vidi che l’occhio sinistro era nero.
“E’ stato Bill vero? Non ce la faccio..”
“Si, è stato lui.. ma non fa niente”
“Perché ti ha picchiato?”
“Ha scoperto che ti ho vista ieri”
Era tutta colpa mia.
“Hope, dobbiamo andarcene via. Non posso più resistere”
“Andiamo via, non ce la faccio nemmeno io” dissi abbracciandolo.
“Ne sei sicura?” Annuii con sicurezza.
“Ti passo a prendere questa notte.. ora devo andare” Si voltò per andarsene.
“Justin?” si girò.
“Ce la faremo” Dissi baciandolo, lui ricambiò.
Senza aggiungere niente se ne andò.
Mi ricomposi e continuai la camminata verso il supermercato.
Appena entrai dentro presi subito il lievito, pagai e uscii da lì con l’intento di tornare subito a casa.
Avevo superato la parte ‘movimentata’ del quartiere, dove ci sono un sacco di persone che girano facendo acquisti tutto il giorno; mi inoltrai in una parte più isolata e iniziai ad accellerrare il passo.
Sentii la presenza di qualcuno dietro di me.
“Ciao bambolina” Oh, merda.
Cercai di scappare, ma la mia corsa fu impedita dalle mani di Bill che mi bloccarono prendendomi per i fianchi. Urlai, fino a perdere la voce, ma fu tutto inutile. Non mi sentì nessuno.
Sentivo il mio corpo strattonato, e più volte mi colpì con qualche pugno o con dei calci. Non mi preoccupai del dolore, ma di quello che sarebbe successo dopo. Mi dimenavo, lo colpivo, ma lui era più forte. Mi teneva chiusa nella sua presa, dalla quale con poche possibilità sarei uscita.
“Le cose si metteranno male per te bambolina” furono le ultime parole che riuscii a percepire, prima di sbattere la testa non so dove e soprattutto prima di svenire.
Mi risvegliai nella sua macchina che era in corsa su una strada che non avevo mai visto prima.
Non si accorse che ero sveglia, così non mi prestò un minimo di attenzione.
Parcheggiò l’auto in un garage e mi prese in braccio. Mi portò dentro un appartamento e mi rinchuise dentro una stanza.
Ed ecco dove è che mi trovo adesso.
Chiude la porta alle sue spalle e subito inizio a scalciare e a urlare contro di essa, cercando in qualche modo di farmi sentire da qualcuno.
Senza preavviso Bill entra nella stanza dandomi un pugno che mi fa cadere a terra.
“Basta, ti prego!” lo impreco più volte, ma senza risultato.
“Eh no, ora si fa a modo io. Tu e Justin non avete seguito le mie regole? Bene, adesso paghi. Ogni cosa che voglio fare, la farò.. e tu bambolina non potrai impedirmelo.”
Ho paura, non so cosa possa fare.
Mi alzo di nuovo per cercare di uscire, ma con uno spintone mi butta a terra. Mi sta dando calci e pugni, tanto non sento più niente. Cosa importa ormai? Facesse quello che vuole, basta che Justin sia al sicuro.
Vedo Bill urlare e scalciare, ma poi riesco a vedere anche la mia salvezza.
“Stronzo lasciala stare!” Emily entra fiondandosi su Bill.
“No, deve pagare” le da’ un colpo forte, troppo forte, che la fa scivolare a terra stremata e senza forze, del resto come lo sono io.
“Su stronzetta, alzati” mi prende per i fianchi, ma le gambe non riescono a tenermi in piedi, così mi appoggio al muro.
Iniziò a baciarmi il collo e lì iniziai a piangere, sapevo che era finita. Continua, senza lasciarmi spazio per dimenarmi. Mi ha strappato la maglietta di dosso, e adesso i pantaloni. Poco secondi dopo mi sentii sporca, tremendamente sporca. Quella merda aveva abusato di me. Finito il suo comodo mi lascia stremata a terra, in sola biancheria. Vedo Emily avvicinarsi a me strisciando. Era più distrutta di me avendo visto tutta la scena.
Mentre mia sorella si prendeva cura di me rassicurandomi, Bill si sedeva su una sedia assaporando l’ennesima bottiglia di birra.
Lo vedo alzarsi e venire verso di me. Mi solleva da terra mettendomi in piedi. Mi inizia a baciare il collo, ma non ho energie di oppormi. Le mia forze si sono esaurite, per questo chiudo gli occhi fregandome di tutto. Tanto il peggio era fatto. Dopo qualche minuto qualcosa non va. Apro gli occhi e vedo Bill steso a terra sanguinante. Sono accascciata sul pavimento, non riesco a vedere il volto della persona che mi sta salvando. Lo vedo avvicinare e vedo le scarpe. Quelle scarpe le avevo viste tante di quelle volte da riconoscerle nonostante la vista offuscata dalle lacrime.
Trovo le forze di alzarmi e affido tutta la mia vita di quel ragazzo che per l’ennesima volta mi aveva salvata. Justin.
Mi prende in braccio e mi bacia ripetutamente la fronte. Apro gli occhi e vedo i suoi. Straziati, ma allo stesso tempo felici.
“Amore mio, va tutto bene. Sono qui, ora sei salva.”
Mi limito a sorridere visto che è l’unica cosa che sono in grado di fare in questo momento.
“L’ambulanza è qui fuori insieme alla polizia. E’ tutto finito Hope, è tutto finito”
Tra una lacrima e l’altra riesco a dire qualcosa:
“Sarei persa senza di te” mi bacia delicatamente, per non farmi sentire dolore dato che ho entrambi i labbri rotti.
Mi porta fuori, vedo Emily correre verso di noi e abbracciare sia me, che Justin.
I dottori mi caricano sulla barella, e parte una corsa verso l’ospedale. Non importa chi o cosa ci sia accanto a me ora, l’importante è che la mia mano è stretta a quella del mio amore più grande.
Chiudo gli occhi cullata dalle rassicuranti parole di Justin.



yoooooooooooo (?)
ecco il diciannovesimo jfbvuodhsnf *-*
spero vi piaccia, soprattutto perché il prossimo sarà l'ultimo :))

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