Soffro come il giorno in cui sei morto...soffri perché sei viva! [In revisione]

di Carotina91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***





Clove's Pov


Fino a qualche anno fa credevo che i coltelli, il sangue delle mie vittime mi portasse felicità. Uccidere mi faceva stare bene, mi sentivo viva. Fin da piccola sono stata allenata per diventare un assassina, una persona senza scrupoli pronta a fermare la vita di chiunque mi capitasse davanti. Non m’importava se era un bambino o un anziano, uomo o donna non faceva differenza, loro ordinavano e io eseguivo. Sono stata un automa per molto tempo, una senza cuore per anni. Le mie mani sono macchiate di sangue come la punta del mio coltello preferito. Ho ucciso mia madre con quello, le ho inferto mille ferite ho gioito mentre urlava cercando inutilmente di chiamare aiuto, le ho tagliato la gola. Un gesto freddo e deciso, ho provato piacere guardandola morire a poco a poco. Mi avevano detto di ucciderla, in un primo momento mi tirai indietro ma quando scoprii che complottava contro di me che mi voleva morta non ho esitato, non mi sono posta la domanda “Perché?” sono corsa a casa e l’ho uccisa. Sono crudele lo so, ma non posso farci nulla credo sia nel mio dna. Avevo cinque anni quando ho preso in mano il primo coltello, ne avevo sei quando mi tagliai per la prima volta, persi molto sangue, non toccai più un coltello per mesi. Avevo paura di farmi male di nuovo.

Un giorno però incontrai Enobaria mi disse che mi guardava da un po’, le piaceva come maneggiavo i coltelli. Mi portò con se al centro di addestramento del distretto 2, da lì cominciò la mia nuova vita. Non ero mai stata al centro, le volte che passavo accanto all’edificio m’immaginavo com'era allenarsi con i migliori, Enobaria ha esaudito il mio desiderio. Cominciò ad allenarmi con sessioni private non so perché non voleva che mi allenassi con gli altri ragazzi, ma io non facevo mai domande. A nove anni sapevo maneggiare perfettamente i coltelli come se fossi nata solo per imparare ad usarli, non avevo più paura di tagliarmi. Mi insegnò ad usare la spada, l’arco, con le lance non me la cavavo bene, c’entravo poche volte il bersaglio. Credo che fossi la sua preferita, ma l’idea non mi eccitava per niente io volevo solo combattere, uccidere e godere a vedere le mie vittime supplicarmi di lasciarle in vita.

Un giorno mentre tornavo a casa incontrai un pacificatore, mi si parò davanti squadrandomi dall’alto in basso, sorrise prendendomi per il colletto. C’era il coprifuoco dopo gli allenamenti o i rispettivi lavori, la gente del distretto 2 doveva tornare nelle proprie case a una certa ora. I pacificatori pattugliavano le vie e le strade principali e se qualcuno veniva beccato oltre il coprifuoco loro non esitavano a punire un cittadino. Quella sera toccò a me ma lui non sapeva chi aveva di fronte, sorrisi sadica già immaginavo quali torture gli avrei inferto. Estrassi il mio coltello e subito gli fui alle spalle, ero molto veloce mi spostavo facilmente, ringraziai mentalmente le attenzioni di Enobaria verso la mia persona, le devo tutto senza di lei sarei stata persa. Il giorno dopo nella piazza centrale impiccato a un lampione c’era il corpo del pacificatore, la sua pelle era sparsa come foglie un po’ ovunque intorno a lui, una pozza di sangue lo circondava. I suoi arti non appartenevano più a quel corpo ormai morto, un buco all’altezza del petto faceva notare che non aveva più un cuore che dei corvi si erano cibati di lui e di tutto ciò che gli apparteneva. Quella mattina passai accanto alla piazza non facevo mai quella strada ma volevo vedere gli sguardi della gente, i loro volti disgustati e infatti erano tutti inorriditi, non sapevano spiegarsi chi abbia potuto commettere un gesto simile. Mentre altri erano indifferenti alla scena di quello scheletro senza vita, odiavano Capitol City e i pacificatori, li odiavano come me. A testa alta mi avviai al centro i ragazzi mi guardavano mormorando, nessuno mi rivolgeva la parola, tanto meglio pensai io non ho bisogno di nessuno. Enobaria mi salutò dicendomi –Bel lavoro Clove- lei sapeva, quel cadavere portava la mia firma, io sono un assassina.

Nel distretto 2 sentivo i chiacchiericci della gente quando passavo accanto alle loro botteghe, avevano paura, be al loro posto anche io ne avrei. Due anni dopo fui promossa e Enobaria mi disse che potevo allenarmi con i migliori tributi del centro d’addestramento. Li chiamano tributi perché vengono allenati fin da piccoli per poi offrirsi volontari e partecipare agli Hunger Games, i giochi della fame. Si tengono ogni anno, e due ragazzi un maschio e una femmina vengono sorteggiati o si offrono volontari insieme ad altri 22 tributi degli altri distretti. Non mi sono mai interessata più di tanto agli Hunger Games fino a quando Enobaria me ne parlò la prima volta dopo il primo anno al centro. Mi disse che mi avrebbe fatta diventare il miglior tributo del distretto 2, il miglior assassino. Le sue parole mi entrarono in testa e ogni giorno dopo gli allenamenti al centro continuai ad allenarmi ancora e ancora, io sarò la migliore, io sono Clove.

♬♬♬♬

Ciao a tutti/e dopo tanti ripensamenti mi sono decisa a postarla. E la mia prima Clato <3 mi sono innamorata di questa coppia da subito sono adjghajak xD Ne ho letta qualcuna e mi son detta "ok ci provo anche io" spero che piaccia e che non faccia tanto schifo ;) Questo capitolo doveva essere il 1 ma l'ho messo come introduzione perchè non sapevo bene come inziarla ho tante idee per la testa. Ok vi lascio alla lettura mh se volete date un occhiata alla mia fic su Isabelle e Alexander ----> *Innamorata del mio migliore amico*

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***





Clove's Pov


-Sei una favorita Clove, devi saper maneggiare ogni tipo di arma- Le parole di Brutus mi accompagnano mentre ogni giorno, sfioro un arma diversa dai coltelli. Lui allena i tributi favoriti, è crudele e aggressivo. Non capisco se è un modo di fare per spronarci o se è veramente lui. A volte penso che noi siamo solo topi, che ci tiene al guinzaglio, ma io non mi lascerò mai mettere i piedi in testa da nessuno, anzi credo che gli sono antipatica. Tanto meglio perché lui per me è solo un bersaglio, un corpo che cammina che presto forse ucciderò. –Clove c’è una persona che voglio presentarti- Enobaria mi riporta alla realtà, ripongo un coltello e la seguo in corridoio.

-Dove andiamo?- Di solito non le chiedo mai spiegazioni, ma oggi non so perché ma mi va di sapere, magari vogliono che elimini qualcuno. –Da oggi avrai un compagno d’allenamento, è speciale come te. Vedrai vi troverete bene insieme- Le sue parole non mi convincono affatto, non mi piace che qualcuno che non sia lei mi guardi allenarmi, spii le mie mosse o quant’altro.

–Perché devo allenarmi con qualcuno? Credevo di andare bene-

-E una tattica, che abbiamo pensato io e Brutus, voi siete i migliori dell’accademia- Sorride –Ma non dirlo agli altri ok? Potrebbero essere gelosi- Mi fa l’occhiolino invitandomi ad entrare nell'ufficio di Brutus. –Io non ho paura di nessuno, falli essere gelosi, sarà più facile farli fuori- Entro senza bussare lui non mi è mai andato a genio, è troppo presuntuoso e pieno di se. Beh d’altronde tutti nel distretto 2 si credono i migliori e invincibili, ma pochi lo sono.

-Benvenuta Clove, accomodati- Mi fa segno di sedermi su una sedia.
-Sei piuttosto gentile oggi, ma sto bene dove sono-
-Arrogante come tu solito- Ringhia guardando la donna al mio fianco.
-Smettetela voi due, a proposito dov’è Cato?-
-Arriverà, lui è migliore di te ragazzina, ha imparato tutto da me-
-Oh capisco, quindi è un buono annulla-

Faccio un sorriso sarcastico perché so che lui non sopporta quando gli dicono che è un incapace.

-Stai attenta a come parli altrime…-

Non finisce la frase che un bussare distoglie la sua attenzione da me. Mi giro e non lo do a vedere ma il mio cuore perde un battito, che sia il famoso Cato? È un ragazzo alto, muscoloso, ha un sorriso strafottente disegnato in faccia lo stesso che portavo il primo giorno quando arrivai in accademia. I suoi occhi sono di un azzurro chiaro, dovrebbero intimidirmi ma riescono solo a scaldare forse il mio cuore freddo…se solo ne avessi uno. Guardo Enobaria che mi fa l’occhiolino. Sgrano gli occhi tornando a fissarla arrabbiata. Questa specie di ragazzino dovrebbe allenarsi con me?

-Clove lui è Cato, d’ora in poi vi allenerete insieme- Brutus sembra quasi felice, guarda il ragazzino come se fosse una divinità, snobbando me.
-Tranquilla, non ti farò sfigurare con gli altri- Sussurra appoggiando un braccio sulla mia spalla. Lo guardo assottigliando gli occhi, tolgo la sua mano, odio essere toccata.
-Oh, tranquillo, non succederà mai- Lo guardo pregustando la sua fine –Sta per iniziare l’inferno, sicuro di essere pronto?- Non sai cosa ti aspetta Cato, non puoi immaginarlo.
-Non ho timore delle sfide, e tu ragazzina non mi fai paura-

Estraggo il coltello dalla cinta, faccio tutto in fretta la lama gli sfiora il collo, ma lui prontamente ferma il mio braccio.
Indietreggio fino a toccare il muro, la sua forza è impressionante. Brutus ridacchia forse si aspettava qualcosa da parte mia ma sapeva che Cato avrebbe reagito ad un mio probabile attacco.
-Non provarci mai più- Dice Cato alzandomi il viso con due dita –Non vorrei essere costretto a farti del male- Siamo ad un soffio dallo sfiorarci, i suoi occhi sono puntati nei miei, ci separa solo la distanza di un respiro.
-Va bene, voi due basta, dovete fare squadra non stuzzicarvi a vicenda- Sbuffa incrociando lo sguardo fiero di Brutus. –Che c’è?- Dice lui –Oh andiamo non mi dispiacerebbe vedere la ragazzina in difficoltà. Sento la rabbia salirmi in corpo, scanso il biondo facendolo cadere. Lancio il coltello in direzione di Brutus, è talmente veloce che lui non fa in tempo a schivarlo, la lama si conficca nel legno dietro di lui, un taglio appare sul suo viso. Si tocca la guancia guardando le dite sporche di sangue.

-Non chiamarmi più ragazzina, e quanto a te- Dico rivolta a Cato –Renderò la tua vita in un incubo- Prima che lui possa dire o fare qualcosa esco congedandomi, ho voglia di uccidere qualcuno. Esco di fretta dall’accademia cercando qualcuno da far soffrire, qualcuno da torturare. In cortile c’è una ragazza del corso avanzato sorrido perché lei mi ha sempre deriso Enobaria diceva di lasciarla perdere che è solo invidiosa delle mie doti. Perfetto mi sta fissando, mi avvicino si ho deciso lei è un ottima vittima per sfogare la mia rabbia.

Qualche giorno dopo…

-Dov’è quella dannata ragazzina??- Brutus sbraita contro i suoi allievi, Clove è di nuovo in ritardo. Si in realtà mi piace farlo incazzare. Enobaria cerca di calmarlo ma non ci riesce lui diventa una furia, io me la rido sotto i baffi. Cato sbuffa ha le braccia incrociate ed è appoggiato ad una parete della sala, gira lo sguardo verso il cortile ed è allora che mi nota. Sorride incrociando il mio sguardo, perché mi fissa?? Nessuno prima d’ora mi ha mai guardata e se l’ha fatto ha subito distolto gli occhi dalla mia persona. Odio essere fissata non mi piace, ma in lui c’è qualcosa che mi fa irritare, i suoi modi di fare, come parla o gesticola, mi manda in crisi. Vorrei tanto ucciderlo ora, ma Brutus me la farà pagare, noto che ha preso una spada dev’essersi accorto di me. Scendo dal muretto dove osservavo la palestra, gli vado incontro, siamo nel cortile l’uno di fronte all’altro, pregusto una bella mattinata.

-Ragazzina, quante volte ti ho detto di non arrivare in ritardo?-
-Tante ma…dovresti saperlo che non mi piace quando mi si impongono le cose-
-Ah si? Allora ti faccio vedere io chi comanda tu- Mi indica puntandomi la spada contro –Farai ciò che ti dico se solo ti azzarderai a disubbidirmi te ne farò pentire-

Rido di gusto mio dio davvero ci crede? –Certo come vuoi Brutus- Rido ancora, subito dopo torno seria guardandolo torvo –Obbligami-
-L’hai voluto tu ragazzina- Ha due spade lunghe e affilate, scatta verso di me ma io ho i miei coltelli, mi difendo dai suoi attacchi. Niente di più facile. Le sue mosse sono prevedibili Enobaria mi ha istruita bene, ma non devo mai essere sicura di me perché il nemico ha molti assi nella manica, e io non posso lasciarmi cogliere di sorpresa, anzi devo anticiparlo. Estraggo un terzo coltello nonostante ne ho già due, ma uno l’ho perso mentre mi difendevo. –E tutto qui quello che sai fare? Oh andiamo non abbiamo nemmeno cominciato- Brutus sbraita incitandomi a combattere. Devo ammetterlo come insegnate non è male anzi per un certo senso lottare contro di lui mi fa capire che ci sono nuove cose da imparare, che la strada è ancora lunga. Il mio punto di forza è la velocità lui in questo non può battermi.

-Eppure credevo che fossi il migliore, ma mi sbagliavo- Dico mentre infilo la lama del coltello nel suo ginocchio, cerca di non urlare ma il sangue fuoriesce mentre gli procuro un'altra ferita. Si accascia al suolo reggendosi con una mano, mi avvicino puntandogli entrambi i coltelli al collo. –Ti arrendi o vuoi farti deridere ancora?- Dico con una punta di sarcasmo nella voce.

-Oh, cara ragazza dei coltelli, mi hai davvero sottovalutato- Lo vedo sorridere, non mi rendo conto subito di ciò che accade ma lui si rialza come se non avesse più ferite. Con un pugno raggiunge il mio zigomo, non me lo aspettavo, sputo sangue e mi fa male. Si susseguono veloci pugni e calci, questa volta sono io che mi inginocchio tra l’erba fredda, noto Enobaria che sgrana gli occhi correndo verso di noi. Un altro calcio mi colpisce la schiena, la tempia mi pulsa un rivolo di sangue scivola lungo la guancia, vedo rosso. Mi scaglio contro di lui ferendolo con la sua stessa spada ma delle forti braccia mi allontanano dal mio istruttore.

-Brutus, basta- Enobaria lo prende per le spalle allontanandolo da me –La lezione è finita calmati ora-

Tutti sappiamo che è meglio non far incazzare Brutus perché quando succede difficilmente riesce a calmarsi. Io l’ho sfidato e ora sono qui distesa in cortile con il viso ridotto male, mi fa un male allucinante il braccio destro e il ginocchio. Sono stata sciocca, volto lo sguardo verso l’ingresso ed eccoli sono tutti li che ridono di me, di come lui mi ha battuta. Se solo riuscissi a rialzarmi saprei come vendicarmi di loro, di tutti loro.

-Ehy, tutto bene?- Noto Cato accanto a me, è stato lui ad allontanarmi dall’uccidere Brutus.
-Che ti importa?- Sospiro facendo una smorfia, anche respirare mi da fastidio, cerco di mettermi a sedere ma non ci riesco.
-Aspetta, ti aiuto- Le sue braccia mi circondano ancora una volta la vita, sbuffo contrariata cercando di reggermi da sola.
-Ce la faccio anche da me, non ho bisogno di aiuto-
-Ok, come vuoi- Mi da le spalle –Gli amici di solito si aiutano-
Rido anche se mi fa male tutto –Forse, ma resta il fatto che io non ho amici-
-Un giorno, avrai bisogno di qualcuno-
-Vuoi psicanalizzarmi per caso?-
-No, voglio solo capire-
-Capire cosa?!- Non capisco, cosa vuole da me?!
-Perché sei così scontrosa, e prima o poi lo capirò stanne certa- Fa per andare.
-Nessuno mi può capire, io ti odio, stammi alla larga Cato- Ora è lui che ride –Non posso, ricordi? Dobbiamo allenarci insieme. Ci vediamo, Clove-

Dio che rabbia, vorrei togliergli quel sorrisetto strafottente dal viso, io odio Cato. Perché Enobaria mi fa questo, perché devo allenarmi con lui? Oh se mi sentirà. Zoppicando cerco di tornare a casa, oggi ho fatto la più grande stupidaggine della mia vita, sfidare Brutus apertamente, è tipico di me. Non dovevo ma io non lo sopporto, sarei dovuta stare zitta. Sono ridotta male a fatica entro in casa, c’è un odore malsano qui. Da quando ho ucciso “lei” sono sempre sola. Sul pavimento accanto al camino c’è ancora una grossa macchia di sangue, è asciutta ma il fatto che non sono riuscita a toglierla dal pavimento mi fa pensare al giorno in cui è morta. Lei meritava di morire, di certo non avrebbe voluto una figlia assassina, lei avrebbe voluto un figlio maschio, per questo mi odiava,l’ha fatto fino a quando il suo cuore ha smesso di battere.

♬♬♬♬

Buonaseraaa!! Sono riuscita a postare ;) allora ringrazio chi legge, commenta, chi l'ha inserita tra i preferite e le seguite. Mh nonostante mi sono fatta un idea di com'è Clove non so se sono riuscita a descriverla benissimo o almeno bene. é la prima volta che scrivo su questo tipo di personaggio di solito ho sempre scritto storie sul genere romantico, sentimentale etc...La Clato è una cosa tutta nuova per me <3 Guardando il film (L'avrò visto tipo una ventina di volte xD) ho sempre pensato che ci fosse qualcosa tra loro, mi piace molto quando Clove urla "Cato" ma lui non arriva in tempo (nuuu :( Cmq ritornando a questo capitolo sinceramente non so se è uscito bene, ma il giudizio resta a voi. Ringrazio alix katlice di averla commentata, continua a seguirmi se vuoi! ;) Ok vi alla lettura ciao!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***



Guardo le ferite allo specchio, non sono gravi ma, Brutus si è divertito parecchio. La spalla sta bene come la fronte, non mi fanno più quasi male, ma il ginocchio…domani mi farà malissimo, non so se potrò camminare per bene. Mi fa rabbia non poter medicare le ferite come vorrei. Sbatto i pugni sul lavandino, è da tempo che non ho dei veri medicinali in casa, non posso disinfettarmi come vorrei. Che rabbia, prendo dei vecchi vestiti di quand'ero piccola, li strappo in vari punti creando una specie di fasciatura per il ginocchio. Sospiro, infondo è sempre meglio che non avere niente. Per un attimo mi viene in mente Enobaria, lei sarà di certo non contenta.
Spesso penso che è peggio di Brutus, anche se per certi aspetti, loro si somigliano. Il mio stomaco brontola, è tanto che non tocco cibo.
Quando dopo gli allenamenti, mi ritrovo in mensa a mangiare con gli altri, cerco di abbuffarmi più che posso, perché so che quando faccio ritorno a casa, mi aspettano notti ascoltando il mio stomaco ballare.

-Clove, sei in casa?- È Enobaria, la sua voce la riconoscerei ovunque.
Fa per bussare, ma la porta è semiaperta. Cosa vuole adesso? So che probabilmente mi farà la ramanzina, o vuole punirmi per il mio atteggiamento.
-Si, sono qui-

A fatica la raggiungo in quella che dovrebbe essere una cucina, ma che in realtà è solo una stanza polverosa e disordinata. Il suo sguardo non lascia intendere niente, noto che ha dei sacchetti e che li posa sul tavolo. Si guarda in torno, non sopporto chi fissa ovunque come se da un momento all’altro potesse spuntare fuori qualcosa. I suoi occhi si soffermano su qualcosa, vede la macchia asciutta di sangue accanto al camino. Non dice niente ma è come se avesse detto tante cose. Mi avvicino zoppicando, ora vedo chiaro, sembra preoccupata per me.

Da quando “Lei” non c’è più, Enobaria passa a trovarmi, il motivo preciso non lo conosco, forse gli faccio pena? Anche se…rido a questo pensiero. A volte sembra dispiacerle e si comporta come faceva mia madre, eppure è stata proprio lei a ordinarmi di ucciderla.

-Sembra una brutta ferita- Si china a guardare il ginocchio. Sospira –Beh, domani starai bene-
Mi sento a disagio, con lei così vicina. In verità sentivo questa sensazione anche con "lei".

-Avanti dimmi quello che pensi, il tuo solo sospirare mi manda in tilt-
-Cosa dovrei dirti?- Si alza –Che forse sfidare Brutus, è stato un errore?- Mi guarda, io sto zitta –Ok, Clove. Si, è stato infantile, ma tu già lo sai. È stato sciocco e pericoloso, come ti è saltato in mente di farlo, eh?-
-Lo so, mi sono lasciata prendere la mano-
-No, Clove, hai fatto molto di più-
-Mi dispiace Enobaria, cosa dovrei fare ora?-
-Forse chiedere scusa?-
-Mai- Cosa? E impazzita?

Poggio il piede con forza sul pavimento, sento un dolore atroce ma non importa sono incazzata.

-Mettitelo in testa Enobaria, io non chiederò mai scusa a Brutus-
-E non dovrai mai farlo-
-Scusa? Non avevi appena detto…-
-Clove, non devi mai chiedere scusa o pentirti di ciò che fai, mai-
-Credevo che fossi arrabbiata…sono confusa-
-Dovevo recitare una parte davanti a lui, altrimenti si sarebbe insospettito-
-Ok, ma lui cosa ha detto?- Non mi convince Enobaria.
-Ti importa sul serio, di ciò che pensa lui?-

Ci penso un po’ su, ma in realtà come ha detto lei, non deve importarti, lui sarà solo un'altra mia vittima. Presto, molto presto appena ne avrò l’occasione, non sbaglierò e il mio coltello non si conficcherà in una gamba o un braccio, ma dritto al cuore. Un giorno riuscirò a metterlo in ginocchio.

-Clove, ora siediti e fatti medicare- Ubbidisco –Ti brucerà un po’, ma dopo starai bene-
-Cos’è quella roba?- Ha un barattolino di latta e viene verso di me.
-Paura?- Dice sorridendo.
-Io non ho paura di niente- Affermo decisa.
-Bene, così mi piaci-

Prima mi disinfetta la ferita, sento un po’ di bruciore ma non lo do a vedere. Per farmi veramente male ci vuole ben altro, che un taglietto. Apre il barattolino spalmando una strana sostanza rosa, mi da sollievo e il bruciore va via, lasciandomi una piacevole sensazione. A volte Enobaria riesce ad essere quasi amorevole.

-Mi sarà fatale?- Dico scherzandoci su.
-No, domani la tua gamba sarà come nuova, via questo brutto taglio-
-Perché sei venuta?- Chiedo a bruciapelo.
-Per prendermi cura di te, Clove. Cos’altro altrimenti?-
-Non ho bisogno della tua pietà-
-Non è pietà la mia, cerca di capirlo-
-Allora cosa?- Dico cercando spiegazioni.

Ma Enobaria evita di rispondere, va verso i sacchetti e estrae del cibo, che successivamente deposita negli scaffali. Si comporta quasi come un automa facendo avanti e indietro con il cibo. Ogni tanto Enobaria mi porta del cibo, anche se in verità non le ho mai chiesto di farlo. È una sua iniziativa, a volte però questo suo comportamento mi disturba. Io so di potermela cavare da sola, non ho bisogno di nessuno, infondo è colpa sua se sono sola.

-Va bene, qui mi sembra tutto a posto- Va verso la porta –Ci vediamo domani, non tardare-
-Non hai risposto alla mia domanda-
-E tu non hai rispettato i nostri patti, siamo pari-
-Noi non saremo mai pari-
-Cambierai idea- Dice evitando il mio sguardo.

Odio quando fa così, la strozzerei.

-Ehy io odio quel tipo, non voglio allearmi con Cato…lo odio- Ucciderei anche lui se potessi.
-Cato, è il miglior alleato che io e Brutus potessimo assegnarti. Non sprecare tempo ad odiarlo, nell’arena dovrete contare l’uno sull’altro-

Non ho tempo di chiederle altro, va via lasciandomi sola, o semplicemente evitando altre mie domande. Cato, un alleato? Non andremo mai d ’accordo, il suo fare altezzoso mi irrita, nell’arena sarà il primo tributo che eliminerò. Da domani vedrà di che pasta sono fatta, toglierò quello stupido sorriso dalla sua faccia.

-Allora come stai?-
-Mi stupisci Brutus, credevo che ti fossi indifferente!-
-E così, ma come ho sempre detto, i nemici è sempre meglio tenerli stretti anche più degli amici-
-Lei non è una minaccia-
-Ma potrebbe diventarlo, e sarebbe un pericolo per il distretto-
-Clove, lasciala a me, tu pensa a Cato invece-
-Di questo non ti devi preoccupare, so come tenerlo buono-
-Lo spero per te, Brutus!-
-So quello che faccio, ora vai-

Enobaria non sembra molto convinta, ma annuisce e esce dal suo ufficio. Cammina lungo i corridoi dell’accademia, osservando gli allievi che si allenano. Rimugina sulle parole di Brutus. Cosa avrà in mente? Delle volte, non riesce a comprenderlo fino in fondo, ma d’altronde capire ciò che prova o pensa Brutus, non è affatto semplice. Brutus è spietato e aggressivo. Quando era nell’arena non ha esitato a mozzare le teste di due giovani ragazzini con un ascia. Beh, infondo anche lei non è stata da meno.

******

Ma buona seraa!! :D Anche se è leggermente un pò tardino ho deciso di postare ora perchè avevo finito di scrivere questo cap, e mi sono detta se non lo pubblico ora non so quando lo farò xD Come sempre ringrazio chi legge, e alix katlice naturalmente chi la commenta. Mi fa sentire bene sapere che qualcuno da uno sguardo alla mia "ficcy" ;) Ok, quando entreremo nel vivo della storia? Ehm...non lo so, ma penso che sarà più o meno all'arrivo a Capitol City. Omg non vorrei mai arrivarci, perchè sapete tutti che una volta lì, si arriva all'arena e quello che succede è la tragica fine di questi due :( Ma questo non sarà quello che accadrà quindi posso solo dire leggete la mia storia e saprete!! :D Baci e buona notte!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***





Cato's Pov


-Tesoro, è ora di svegliarsi-

Non voglio alzarmi…sospiro girandomi stancamente e dandole le spalle.

-So che sei sveglio. Farai tardi Cato-

Le tende vengono spostate, i raggi del sole entrano prepotenti accecandomi, distruggono tutte le mie barriere, costringendomi ad aprire gli occhi. Inutile obbiettare, quando lei decide una cosa non puoi dirle di no. Controvoglia abbandono il letto. Faccio una lunga doccia calda. Sento mi mamma che dalla cucina urla “la colazione è pronta, vestiti tesoro” rido, in realtà adoro quando fa così.
Non fraintendetemi fuori casa devo assumere un certo atteggiamento, mentre quando sono qui con lei posso essere me stesso, solo Cato. Non devo fare il duro, non devo indossare nessuna maschera.
Rientro in stanza, sul letto ci sono i vestiti puliti.

-Finalmente, credevo di dover venire a ripescarti anche in bagno-
-Ahah, molto divertente mamma- L’abbraccio, lei mi tira un po’ i capelli.
-Dai mangia che si raffredda-

Faccio come dice ma noto che ha uno sguardo strano, era felice e ora sembra piuttosto triste. Mi chiedo quale sia il problema. Io e lei viviamo da soli, mio padre è venuto a mancare da ormai troppi anni. Lei ha sempre detto che è morto a causa di un incidente a lavoro, ma io, faccio fatica a crederle.
Quando racconta di lui, il suo sguardo la tradisce, sono sicuro che c’è dell’altro.

-Cosa c’è?- Le chiedo addentando una brioche.
-Niente, stavo solo pensando che…- Sospira –Non sono molto contenta che tu frequenti quel posto, tesoro. E mi preoccupa che vedi quella ragazza-
Parla di Clove. –Perché non ti piace?- Infondo ci alleniamo e basta, non la vedo ne prima ne dopo gli allenamenti.
-Non è che non mi piace, è il modo in cui la gente parla di lei-
-Da quando ti importa il parere della gente?-
-Cato, io mi preoccupo per te, non voglio che ti succeda nulla-
-Mamma so badare a me stesso. E poi Clove…lei non è un nemico-
-Non difenderla…dicono che potrebbe aver ucciso sua madre-

Smetto di mangiare, non so cosa dire, non può essere vero. Mia mamma sembra crederci, ma io non voglio. Odio chi sparla, nel distretto siamo abituati a sentire i pettegolezzi, solo perché delle persone amano sparlare per sentito dire. Non voglio credere che Clove abbia ucciso davvero sua madre, io non potrei mai fare del male alla mia. Mi farei uccidere anziché procurarle dolore.

Conosco poco Clove per poterla giudicare. Di lei si sa niente o poco, è molto riservata. A volte durante gli allenamenti resto a guardarla, solo per poco, e tutto ciò che vedo è solo una ragazzina. Lei non sarà mai una macchina da guerra. Anche se si presenta aggressiva e menefreghista io so che in lei c’è molto di più. Non posso esserne certo, ma quando la guardo non vedo un mostro.

-Io, conoscevo sua madre…-
-Cosa?- Non l’ascoltavo da un pezzo, ero preso dai miei pensieri.
-Lei era una feccia dell’esercito- Mia mamma sospira torturandosi le mani –Eravamo amiche un tempo, poi come tutte le cose belle, la nostra amicizia finì. Non sapevo il motivo, ma lei andò via dal distretto. So che le guardie di Capitol City la portarono via, e io non la rividi più.
Un giorno invece, si ripresentò nel nostro distretto, io ero felice perché la mia amica era tornata. Ma lei non era più la stessa. Era cambiata, loro l’avevano trasformata in un'altra persona.
Al suo ritorno stringeva tra le braccia un fagottino. Lei non è mai stata un tipo da famiglia, e vederla con un bambino mi sorprese molto. Non ho mai saputo chi fosse il padre di Clove, lei non lo ha mai detto ma io ho immaginato che fosse qualcuno di città, doveva per forza essere di Capitol City-

-Mamma, che stai cercando di dirmi?-
-Ti sto dicendo che forse c’è un motivo, per cui la madre di Clove è stata assassinata-
-Mamma, non mi sembra che accusare Clove, sia giusto-
-Può essere pericolosa- Io sbuffo –Cato, devi ascoltarmi, nel distretto nessuno ne parla perché è pericoloso sapere certe cose-

Sembra molto impaurita, non l’ho mai vista così. Anzi una volta l’ho vista, quando un ufficiale del distretto ci informò che mio padre era morto. Solo allora l’ho vista spaventata e indifesa come un agnellino. Lei è sempre stata forte oppure è solo una maschera per farmi pensare che potesse farcela senza suo marito.

-Non mi importa cosa dicono- Dico io guardandola intensamente.
-Promettimi di stare attento, non voglio perdere anche te tesoro- Dice abbassando la testa.
Faccio il giro del tavolo andando ad abbracciarla –Non mi perderai mai mamma- Non sono sicuro delle mie parole, perché solo una cosa mi può tenere lontana da lei, i maledetti hunger games.
-Mi fido di te Cato, ma continuerò a sperare che non verrai scelto alle prossime mietiture-

Non le rispondo perché non potrei farlo mai, continuo a stringerla ancora. Prendo le mie cose e mi avvio verso l’accademia, il tragitto non è lungo anzi distanzia solo un paio di case. Quello che mi ha detto non lo posso ignorare Clove assassina? Beh lei è un po’ strana lo ammetto, in accademia non parla mai con nessuno ma questo non vuol dire che lei sia un assassina.
Non ho mai ascoltato le dicerie e non lo farò ora. Anche se mettendola su questo piano, nel distretto 2 sia tutti un po’ assassini. Ma venire ad uccidere un proprio familiare?

Quando Brutus mi disse che mi sarei allenato con qualcuno, credevo che volesse solo accertarsi delle mie capacità, ma mettermi in squadra con Clove? Mi chiedo quale sia davvero il vero motivo di tutto questo. Sento strani rumori man mano che mi avvicino all’accademia. La porta di una delle sale è semiaperta, mi avvicino e vedo lei, Clove. Si sta allenando con le lance, sorrido, non è proprio il suo genere.
Noto che ad ogni lancio, si massaggia continuamente il polso destro, deve fargli molto male, anche se sul suo volto non vedo nessuna traccia di sofferenza. È impassibile, come se fosse una statua di marmo. Non riesco mai a capire se è felice, triste o arrabbiata.
Il suo viso non mostra emozioni o semplicemente non vuole che nessuno sa cosa si nasconde dietro quel muro.

-Hai finito di spiarmi?- La sua voce è tagliente quasi come la lama di un coltello.

Sento la sua voce e in pochissimo tempo un coltello mi sfiora la guancia, deglutisco perché sinceramente non me lo aspettavo, e mi do dello stupido imbecille, perché avrei dovuto prevedere un qualsiasi tipo di gesto da parte sua.

-Bel tiro Clove, peccato per la tua mira-

Ridacchio estraendo la lama incastonata nel legno della parete. Lei mi guarda socchiudendo gli occhi, mi sono accorto che adoro prenderla in giro. Vederla sbraitare e poi voltarmi le spalle sbuffando infastidita. È adorabile e inquietante al tempo stesso.

-Fammi vedere- Dico allungando la mano verso di lei.
-Vedere cosa?- Non si fida, posso capirla.
-Il polso. Ho notato che lo massaggiavi-
-Non ha niente che non va, preoccupati di te piuttosto- Fa per andare via ma la fermo.

Mi impossesso della sua mano, non so perché lo sto facendo. Guardo l’interno del polso, sembra apposto è solo un po’ indolenzito credo che abbia avuto una distorsione. Noto che chiude gli occhi quando muovo le dita in un certo punto. Lascio la sua mano prendendo delle fasce dallo zaino. Le mi guarda ma non dice una parola, niente. Ciò mi fa capire che il mio gesto non la infastidisce più di tanto.

Allungo ancora la mano e questa volta è lei a porgermi la sua, sorrido non facendoglielo notare, e prendo a fasciarle il polso.

-Le lance non fanno per te-
-Tu non sai niente, non mi conosci-
-Permettimi di farlo- Dico carezzandole il braccio.
-Perché dovrei? Noi siamo nemici- Ancora con questa storia? È vecchia Clove.
-Siamo alleati, dobbiamo aiutarci a vicenda Clover- Alzo un angolo delle labbra nel dirlo.
-Non chiamarmi Clover, lo odio e hai finito?- Dice ritirando la mano e dandomi le spalle.
-Un grazie sarebbe appropriato sai?- So che non me lo dirà mai, ma sperare non fa male, anzi.

Non risponde come ho predetto, ma non importa c’è tempo per un “grazie Cato per avermi fasciato il polso” le vado dietro posando una mano sulla schiena di lei, sussulta ma non fa una piega.

-Cato?-
-Si, Clover?-

Non faccio in tempo a dire altro che uno dei suoi coltelli è puntato dritto alla mia gola. Sento la lama fredda provocarmi un brivido lungo la spina dorsale ma non mi preoccupo lei non mi ucciderà, non ora almeno.

-Vuoi uccidermi Clover?- Dico provocandola.
-Non chiamarmi Clover…-
-Ti sfido Clover, uccidimi- Sorrido cingendole la vita.
-Non sfidarmi non mi conosci Cato e si, non vedo l’ora di ucciderti- Disse ad un soffio dal mio viso.
-Parli ma non lo fai…cosa aspetti Clo?

La stringo di più a me, voglio proprio vedere fin dove si spingerà. Sento qualcosa di caldo scorrere lungo il collo, credo sia il mio sangue. Ad un tratto lascia cadere il coltello, la spingo contro la parete stringendo la presa in modo che non scappi via. Voglio scoprire chi sei Clove.
Guarda il piccolo taglio sul collo, sto per dirle qualcosa quando le sue labbra toccano la mia pelle.

-Clove…?-

Lei sta zitta, ma sento chiaramente il suo bacio sulla mia ferita. Si allontana dopo poco, c’è il mio sangue sulle sue labbra. Mi avvicino e lei non fa una piega, quando sento un dolore atroce che mi fa inginocchiare sul pavimento. Mi ha appena dato un pugno allo stomaco.

-Coff…coff…sei imapazzita?- Dico tossendo.
-No, sono perfettamente lucida, sei tu quello pazzo- Dice avvicinandosi hai suoi amati coltelli.

-Cato che ci fai li in terra? Poltrisci come al solito vero?-
-No, sono solo inciampato- Non potevo certo raccontargli cosa è appena successo.
-Bene, oggi faremo qualcosa di diverso. Tu Cato ti allenerai con Brutus e gli allievi del secondo anno-

Fantastico, e io che pensavo seriamente che oggi avrei oziato almeno un po’. Clove non sembra molto d’accordo a stare chiusa in palestra con Enobaria. Mi chiedo che tipo di rapporto c’è tra loro. È da pochissimo che cerco di capire che tipo è. Enobaria la conoscevo già, non personalmente ma non mi sono perso la sua mietitura e i suoi giochi, ma Clove…parlare di lei è tutt’altra cosa.
Sento le forti braccia di Brutus che mi tirano verso una altra stanza, odio tutto questo ma devo sopportarlo, purtroppo.

-Voglio testare le tue abilità. Combatti con loro, uccidili, falli male fai ciò che vuoi, hai campo libero Cato- Sta scherzando? Dovrei ucciderli?
-Ucciderli?- Non credo a ciò che ha detto.
-Era solo un idea, ma tu sei il cacciatore, loro sono solo prede, avanti fammi vedere di ciò che sei capace- Andò in un angolo a sedersi, aspettava che io facessi la mia mossa.

Gli allievi del secondo anno sono definiti “pivellini” non sono abbastanza bravi come quelli del terzo o del quarto.
Per questo non vengono mai scelti per gli addestramenti “speciali” come li chiama Brutus.
Sono una quindicina, molti deglutiscono immagino che non vorrebbero essere qui.
Ma pazienza non posso di certo disubbidire al mio maestro. Prendo il machete e parto all’attacco, li farò solo un po’ male, non voglio di certo averli sulla coscienza.

Qualche ora più tardi…

Mi tocco lo stomaco brontola da un po’. La lezione è finita e io sono sfinito. Mi asciugo il sudore con un asciugamano, l’unica cosa che mi è piaciuta di oggi è stata quella di non sentire la voce di Brutus attaccarmi di continuo. È stato in quell’angolo zitto e muto come se non fosse veramente con noi in palestra. Cosa gli passi per la testa non voglio nemmeno saperlo, ora reclamo solo cibo.

Un'altra cosa che amo di questo posto è la mensa, almeno per qualche ora ci lasciano liberi di fare ciò che vogliamo. La mensa è abbastanza grande e spaziosa. Almeno qui non siamo allievi ma siamo solo ragazzi che chiacchierano e scherzano tra loro. Qui possiamo dimenticare per un attimo quello che siamo realmente. Mi guardo intorno ma lei non c’è, scuoto la testa mi do dello stupido perché non dovrebbe importarmi eppure continuo a pensarla.

-Cato, vieni a sederti qui!-
-Qualcosa di nuovo? Questo cibo non è il massimo-
-Smettila di fissarla-
-Fissare chi?-
-La ragazza dei coltelli- Disse facendomi notare che effettivamente, si, la stavo guardando.
-Non è come pensi…-
-È pericolosa, e prima o poi qualcuno di Capitol City, verrà a reclamarla-
-Che vuoi dire?-
-Presto lo vedrai-

Vedo Clove uscire dalla mensa, e dirigersi dietro l’accademia. Devo seguirla, devo fare in modo che si fidi di me.

******

Enormissimo ritardo. Troppo, troppo tempo.
Non so cosa dire, l'ho proprio abbandonata questa storia. Avevo pensato anche a cancellarla, perchè effettivamente i primi capitoli non mi piacevano tanto.
Cato e Clove sono i miei preferiti e ho provato a scrivere su di loro. Ho cercato di descrivere una Clove cattiva, menefreghista, una che se ne frega degli altri, che pensa solo ed esclusivamente a se stessa. Una pronta ad uccidere...ma non mi riesce molto bene.
Vado più per il genere romantico etc..però tentare non nuoce e non ha mani ucciso nessuno xD
Questa storia ho deciso di continuarla. Lo farò pubblicando un capitolo 1 volta a settimana se tutto va bene. L'errore che faccio è quello di iniziare nuove storie e non riuscire più a gestirle tutte insieme.
Ma cercherò di impegnarmi e riuscire a postare. So anzi è una cosa risaputa che dopo un anno questa ff ormai sta nel dimenticatoio. E ho pensato di rispolverarla e farle riprendere vita xD
E niente...i cap da ora saranno leggermente diversi da come li avevo pensati, e ci sarà una Clove un pò diversa dai primi capitoli. E boh, spero che piaccia ancora a qualcuno e a sabato prossimo!

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