Welcome to Wonderland

di ClaWilde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The New and the Old ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** The New and the Old ***


L'ispirazione per questa storia mi è venuta guardando Gossip Girl (che io aaamo), tuttavia non seguirà l'intreccio del telefilm
ma è simile solo l'ambiente e sono ripresi solo alcuni tratti di alcuni caratteri :)
Spero che qualcuno la legga e le recensioni (positive o negative) sono bene accette,
Quindiii, non mi resta che augurarvi buona lettura
Lots of Love,
Cla

p.s. Questo è un capitolo un po' di presentazione, ma poi la storia prenderà il via per bene, garantisco ;)









 

La Birch Wathen Lenox School era situata sulla 77th Street a Manhattan, più precisamente nell’Upper East Side. Aveva costi proibitivi ed era inaccessibile alla maggior parte dei cittadini newyorkesi. Tuttavia Zayn Malik era riuscito ad ottenere una borsa di studio che, unita ai sacrifici fatti dai suoi genitori, gli permetteva di frequentare quella che era una scuola che gli avrebbe aperto le porte di qualsiasi università, compresa Harvard, il suo sogno da quando aveva compiuto quattordici anni.
 
Erano le otto di mattina di qual 5 settembre, quando Zayn giunse di fronte all’edificio che l’avrebbe ospitato nel suo ultimo anno di liceo, e quasi immediatamente si accorse di essere stato catapultato in un mondo completamente diverso da quello a cui era abituato.
Il primo indizio era stata la lunga fila di macchine nere dalle quali scendevano ragazzi e ragazze con addosso la divisa della scuola ed un aria altezzosa che lui trovava alquanto irritante.
A Brooklyn, il quartiere da cui veniva Zayn, i ragazzi arrivavano a scuola in metro, in bici o a piedi. I più fortunati arrivavano a bordo di quei taxi giallo senape di cui New York straripava, e che a confronto di quelle lucenti macchine sarebbero sembrati scatolette di sardine del secolo scorso.
 
Natalie Marvol-Astor stava scendendo in quel momento dalla Rolls Royce che l’aveva portata sino all’ingresso della sua scuola quando sentì la voce della sua migliore amica che la chiamava.
Nicole Rockefeller e Natalie si erano conosciute a scuola all’età di sei anni, quando la maestra fece sedere le due bambine vicine, e da qual momento erano state inseparabili. Nicole era bionda, dai i capelli lunghi ondulati e gli occhi nocciola, apparentemente una ragazza semplice ma che studiava ogni dettaglio del suo aspetto prima di uscire di casa per qualsiasi evento (e per lei anche andare a prendere un caffè rientrava nella definizione di “evento”). Natalie era mora con gli occhi verdi, ugualmente elegante ed impeccabile in qualsiasi occasione. Erano il tipo di ragazze capace di far crollare l’autostima di chiunque le vedesse istantaneamente. Ed erano discendenti di due delle famiglie più in rilievo nella società di Manhattan. Quando si dice l’ingiustizia, vero?
-Lynn!- chiamò ancora la bionda, l’unica che poteva permettersi di chiamarla con qual soprannome che Natalie odiava.
-Nicky!- la salutò la mora sorridendole. –Come stai?
-Bene- iniziò l’altra sospirando mentre si avviavano insieme all’entrata –Sono incredibilmente stanca. Dovrebbero inventare una settimana di ulteriore vacanza dopo l’estate, sai, per farci riprendere dai vari viaggi. Credo di soffrire ancora per il jet lag, sono a terra e ho due occhiaie che.. Oh. Mio. Dio!- si interruppe Nicole nel bel mezzo della sua filippica. –Ma quello è..- soggiunse lasciando la frase a metà e facendo un cenno con il capo verso la porta dell’aula di letteratura.
-Sì! Sì, è lui e.. Cosa diavolo ci fa qui?!
Harry Styles, dopo un anno trascorso in non si sa quale college oltreoceano, si ergeva in tutta la sua statura nel punto indicato da Nicole, mentre un gruppo di ragazzine del terzo anno poco più in là lo osservavano parlottando tra loro come se fosse un fantasma o qualcosa del genere. Si erano sparse le voci più diverse su di lui in quei mesi. C’era chi diceva che i suoi l’avessero spedito in qualche altra scuola privata a Londra per tentare di fargli mettere a posto la testa, chi diceva fosse finito in una clinica di riabilitazione per ragazzi “difficili” e chi diceva che fosse scappato di casa ma che lo scandalo fosse stato coperto dalla sua famiglia facendolo passare per un trasferimento. Nessuno sapeva la verità, ma fatto sta che il ragazzo era lì, con la stessa aria snob di puro menefreghismo e superiorità che lo caratterizzava da sempre.
-Secondo te Tomlinson lo sa?- chiese Nicky curiosa.
-Non so, io.. Non me l’aspettavo, sinceramente.
Louis Tomlinson era l’unico che avesse mai avuto la forza ed il coraggio di sopportare Styles; era la cosa che si avvicinava più alla definizione di “amico” che il riccio avesse mai avuto, ed era anche l’unico. Tuttavia la pseudo amicizia che legava i due era giunta definitivamente alla fine con la partenza di Harry, che, a quanto pare, non aveva trovato il tempo né prima della sua improvvisa partenza né durante i suoi dodici mesi d’assenza, di mandargli un messaggio con delle spiegazioni.
Questo giustifica il perché gli occhi di Louis, vedendo la figura dell’ex amico, erano spalancati come se avesse appena assistito allo sbarco degli alieni nel reparto frutta di un supermercato.
Probabilmente Harry si aspettava di trovare, al suo ritorno, tutto esattamente nello stato in cui l’aveva lasciato prima di partire; bè, spiacente deluderla signorino Styles, non basta un mezzo sorriso per risistemare tutto. Il suo ex compagno di sventure infatti, ripresosi dalla sorpresa, lo ignorò apertamente, entrando nell’aula accanto a quella al di fuori della quale si trovava Harry, la cui espressione ora aveva assunto un aria vagamente perplessa. Nessuno lo aveva mai ignorato, era una sensazione alla quale non era abituato. E sicuramente non avrebbe iniziato ora, pensò il ragazzo. Le cose andavano riportate all’ordine.

-Non lo sopporto. Non lo sopporto proprio.- sibilò Nicole con lo sguardo ancora fisso su di lui. –Ritorna dopo un anno e.. Guarda, come si atteggia. Lo prenderei davvero a sberle.-
-Andiamocene Nicky. Non sono affari che ci riguardano..- le sussurrò Natalie avviandosi nella direzione opposta e portando con sé l’amica.
 
-Scusa, sapresti dirmi dov’è l’aula della professoressa Wrighton?
-E tu chi saresti?!
-Zayn, Zayn Malik! E tu sei..?- rispose stupefatto il ragazzo dalla pelle ambrata.
-Styles, Harry. Sei nuovo di qui vero?
-Sì, oggi è il mio primo giorno qui e..- ma il ragazzo non fece nemmeno in tempo a finire la frase che il suo interlocutore se ne stava già andando altrove, facendo aumentare la sorpresa sul volto di Zayn e aggiungendovi un pizzico di irritazione. Stupidi ricconi.
-Secondo piano, prima porta a sinistra- venne in suo soccorso una voce gentile alle sue spalle. -Ci sto andando anche io; se vuoi, puoi venire con me!
-Grazie- rispose voltandosi,-finalmente qualcuno di gentile!-
-Sei nuovo di qui?- gli chiese un biondino  dall’accento irlandese che aveva parlato.
-Sì, sono appena arrivato! Sai, vengo da Brooklyn e mi sento abbastanza sperduto..
-Brooklyn?- chiese l’altro leggermente.. Macchè leggermente, enormemente sorpreso. –E cosa.. Come mai sei qui?
-Harvard, ecco perché. Un diploma di questa scuola fa una figura decisamente migliore di quello della Public High School di Brooklyn sul curriculum e da anche molte possibilità in più di essere ammessi, credimi.
-Essendo il tuo primo giorno qui mi sento in dovere di spiegarti un paio di cose su quest’ambiente, e non intendo solo la scuola.. Ma prima di tutto, io sono Niall Horan e sono anche io abbastanza nuovo di queste parti, casomai non si notasse!- si presentò allegramente il ragazzo, alludendo probabilmente al suo accento marcato che non era esattamente americano.
-Piacere, Zayn!- rispose entusiasta il moro, contento di aver trovato finalmente una persona normale in quel posto con cui fare amicizia. –Allora, spiegami un po’ come funziona da queste parti..
-Che ne dici se ti spiego tutto oggi pomeriggio di fronte ad un bel caffè?- propose Niall udendo il suono della campanella e avviandosi verso la loro aula. –E’ il tuo primo giorno e non è proprio il caso di arrivare in ritardo alle lezioni!
 
-Second Streeth, Joe’s Coffe Shop- ore 17.00

-Ehi Niall!
-Zayn!- si salutarono i due giovani all’ingresso del bar.
-Vieni entriamo, non vedo l’ora di mangiare qualcosa!- lo incitò l’irlandese entrando. Il posto era decisamente di lusso, con poltrone imbottite rosso scuro e tavolini in legno tanto lucidi da potercisi specchiare. Inoltre ogni tavolo era separato dagli altri da una considerevole distanza, garantendo una privacy straordinaria.
-Wow..- si lasciò sfuggire Zayn ammirando l’insieme del locale.
-Non se ne trovano posti così in giro a Brooklyn, eh?- scherzò l’altro, ridacchiando. –Vieni, sediamoci qui, è il mio posto preferito.- aggiunse poi dirigendosi verso un posto vicino alla vetrina da cui si poteva ammirare tutto il via vai delle persone sul marciapiede.
-Allora, com’è andato il primo giorno alla Birch?- chiese poi Niall dopo che ebbero ordinato.
-Bene direi.. Cioè è stato.. Strano, ma pensavo peggio, quindi direi che sono soddisfatto!
-E’ un po’ difficile ambientarsi, ma una volta che capisci come muoverti e ti ci abitui, diventerà la tua routine.. Almeno, con me, è successo così!
-E’ che in quella scuola sono davvero tutti.. Non so come dirlo, in modo gentile..
-Figli di papà?- suggerì il biondo con un mezzo sorriso.
-Esatto! Cioè ho visto gente arrivare a scuola in limousine e avere maggiordomi ad aprirgli la portiera!
-Sì, qui è sempre così.. Sono i rischi a vivere nell’Upper East Side, ma ci farai l’abitudine vedrai!- rispose comprensivo Niall.
-Tu sei.. Cioè anche tu sei.. così?
-Se per “così” intendi superficiale, snob e odioso, allora no, ti posso assicurare che non lo sono- cominciò Niall, - per il resto, il mio bisnonno fu il fondatore della catena di ristoranti “Le Bernardin”, portata avanti da mio nonno e successivamente da mio padre, quindi diciamo che i soldi non sono un problema in casa nostra.
-Ma pensavo che fosse un ristorante francese!
-Nono, non lo è! In realtà si preparano i piatti tipici di quasi tutte le nazioni, ma il nome è francese per via della mia bisnonna. Lei e il mio bisnonno erano molto, molto innamorati, sai, lei l’ha sempre sostenuto in tutte le scelte, anche quelle più azzardate. Così quando lui ha mollato tutto per mettere su questo ristorantino, per ringraziarla, gli ha dato il suo nome, Bernardin, appunto.
Zayn aveva capito a quale catena si riferiva. Sapeva che ce n’era uno anche a Manhattan di quei ristoranti, e sapeva che sua madre risparmiava da mesi per potersi permettere una cena lì con suo padre; tuttavia, inutile a dirlo, le liste d’attesa per le prenotazioni sembravano infinite. Si immaginò la sua faccia quando le avrebbe detto che il suo nuovo amico era il pronipote del fondatore!
-L’altro ragazzo che hai incontrato oggi invece, quello era Harry Styles. Suo padre è un magnate del mercato immobiliare, e sua madre non si è mai capito bene dove sia e cosa faccia.. Comunque se fossi in te starei alla larga da lui. E’ ritornato oggi dopo un anno di assenza, nessuno sa dove sia stato.. E’ conosciuto nell’istituto per la sua superbia e maleducazione e in più.. Oddio!- si interruppe bruscamente Niall fissando l’ingresso e diventando quasi del colore del velluto delle poltrone. –Quelle due appena entrate.. No, non girarti ora a guardare! –lo rimproverò prima di proseguire –Sono Nicole Rockefeller e Natalie Astor. Vengono anche loro nella nostra scuola e sono delle specie di idoli. Ecco, ora ci passeranno di fianco e potrai vederle.- concluse ammutolendo di botto e iniziando a sorseggiare il suo cappuccino ormai freddo.

-Ciao Nicole!- esclamò di colpo facendo prendere un colpo sia a Zayn sia alle due ragazze.
-Ciao..- disse lei lasciando in sospeso la frase, leggermente confusa.
-Niall! Sono con te nel corso di biologia!- le ricordò il biondo con un sorriso che andava da un orecchio all’altro stampato in faccia.
-Oh, certo! Ora ricordo.. Bè, ci si vede a scuola allora Niall, eh!- tagliò corto lei allontanandosi con l’amica, che li salutò con un cenno ed un sorriso tirato.

-Quindi.. Carina quella Nicole!- buttò lì Zayn dopo che le due furono ad una distanza di sicurezza, osservando il volto del suo amico abbandonare il rossore di poco prima e ritornare pian piano normale.
-Sì, bè.. Normale direi, nulla di che..- rispose lui con finta indifferenza. –Ma comunque non mi guarderà mai. Lei non.. Non è alla mia altezza, purtroppo.-
-Ooh ma non dire cazzate Niall! Potresti chiederle di uscire, ed io sono convinto che acconsentirebbe!-
-Sì, bè io non.. Non so, immagino che forse.. Boh sì sai un giorno magari, però..- Zayn, accortosi del fatto che Niall stava ritornando ad avere il colorito delle poltrone su cui erano seduti, e che stava avendo evidenti difficoltà a formulare una frase di senso compiuto, decise di lasciar cadere quell’argomento (per il momento) e fargli una domanda che aveva in testa da un po’.
-Ma tu invece? Cosa ci fai qui?
-Io?- si riprese d’un tratto il biondo- Bè sai studio e ogni tanto esco, ci sono un sacco di feste, e..
-No intendo in America. Hai un accento diverso, boh, sull’inglese o giù di lì!
-Irlandese, prego. I cromosomi del mio DNA sono verdi, bianchi e arancioni, fino all’ultimo!- ribattè lui fieramente. –Sono qui per via dei miei genitori.. Noi abitavamo a Dublino prima, ma per mio padre era più comodo trasferirsi qui, sai, per gestire gli affari e tutto. Quindi eccomi, io e mia sorella abbiamo dovuto seguirlo ed abitiamo a New York da ben due anni ormai. Ma abbiamo comunque tenuto la casa in Irlanda, ci torniamo ogni estate.. E’ sempre la nostra patria alla fine!
-Dev’essere stata dura..
-Quasi quanto lo è stato per te abbandonare la tua scuola e venire alla Birch. Un pochino di più, forse..- ammise Niall senza però smettere di sorridere gentile.
-Però questo posto in fondo non è così male..- aggiunse Zayn, guardando al di fuori della vetrina.
-Sì, ma.. Non lasciarti incantare, amico. La parola d’ordine qui è apparenza. Potrà anche sembrarti tutto perfetto a prima vista, tutti che si vogliono bene, baci, abbracci, galà e vestiti nuovi. Ma sotto la superficie liscia e luccicante, c’è più marcio di quanto tu possa immaginare. Ho sentito di corruzione, tradimenti, ipocrisia e chi più ne ha più ne metta.. E’ meglio stare lontani da certe persone e farsi solo gli affari propri; sembra di essere in uno di quei film girati nel Bronx a volte! Ed è una società così chiusa.. In due anni io non sono ancora riuscito ad integrarmi! Per fortuna che questo è l’ultimo anno..- concluse il biondo tirando un sospiro di sollievo. –Ma comunque non farti buttar giù da queste cose! Sono sicuro che andrà tutto bene e ci divertiremo!- riprese poi, tornando al suo solito ottimismo.
-Certo, sicuramente..- rispose uno Zayn un po’ titubante, continuando a ripensare, tuttavia, alle parole dell’amico.
 
-E così questo Niall.. Chi sarebbe?- chiese Natalie sollevando un sopracciglio con aria inquisitoria e dando il primo sorso al suo caffè nero bollente, appena dopo che la coppia che le aveva salutate (in realtà che aveva salutato solo Nicole, ma dettagli) fu uscita dal locale.
-Mh, non so, uno che fa biologia con me a quanto pare..- cominciò distrattamente la bionda girando il cucchiaino nella sua tisana –Ah sì, ora ricordo!- si illuminò poco dopo –è quello che mi fissava sempre a pranzo! L’irlandese, quello nuovo!
-Carino, non trovi?- domandò ancora la mora.
-Mh, sì.. Normale.- fece l’altra con un’alzata di spalle.
-Nicky..- replicò con tono serio Natalie –Non dirmi che c’è ancora Styles..
-NO! Assolutamente no. Quella è acqua passata ed io.. No, Lynn, non se ne parla nemmeno. Voglio solo un periodo di riposo dai ragazzi, ecco. Finora mi hanno portato solo guai.
Natalie lasciò che la sua amica continuasse a balbettare spezzoni di frasi senza senso per un po’, prima di dirottare il filo del discorso sulla festa in programma per quel venerdì sera, la Festa d’Inizio Anno. Ma in fondo tutte e due sapevano che Nicole, ad Harry Styles, ci pensava ancora eccome. Avevano fatto due anni di tira e molla prima che lui sparisse nel nulla, e lei non riusciva proprio a mandar giù il fatto che lui non le avesse dato spiegazioni. Ed ora era tornato, e tutti gli sforzi che lei aveva fatto per far finta che non le importasse minimamente erano svaniti, come per magia. Puff. Il suddetto ragazzo aveva la fama di sciupafemmine e puttaniere all’interno della scuola (fama che si era valorosamente meritato in realtà), e Nicole lo sapeva. Ma sapeva anche che alla fine lui sarebbe tornato da lei ogni volta. E aveva ragione. Solo che non sapeva come definire il loro rapporto.. Ammesso che quello fosse per davvero un rapporto.
Amore?
Egoismo?
Masochismo?
Si era chiesta per un unno, per dodici lunghissimi mesi, il perché di quel suo silenzio, senza trovare una dannata risposta. E lo odiava per questo, davvero.
Ma, come diceva Shakespeare, “Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò sempre nella tua mente.”
 
 
Ore dopo ognuno era in casa sua, ognuno perso nei suoi pensieri.
Zayn, ripensava alle parole di Niall, che gli aveva praticamente predetto un anno da semi emarginato. Ma pensò anche che in fondo un amico l’aveva già trovato, ed era un grande passo.

L’irlandese biondo pensava che forse avrebbe davvero dovuto chiedere a quella ragazza di uscire. Alla fine cos’aveva da perdere? Ma poi scosse la testa, divertito da se stesso, e tornò a guardare il film in televisione.

Nicole era confusa, come mai prima d’ora. E decise che una doppia camomilla preparata dalla domestica forse l’avrebbe aiutata a non passare la notte in bianco.

Natalie, come le succedeva spesso in quel periodo, si sentiva sola in quella casa immensa. E avrebbe tanto voluto qualcuno con cui guardare il panorama fuori dalla vetrata del suo salotto e fantasticare sul futuro.

Louis era seduto alla scrivania tentando disperatamente di finire i compiti per l’indomani. Erano quelli estivi in realtà, ma lui se n’era completamente dimenticato, come al solito. E, dal fondo della sua testa, una vocina continuava a ripetergli: è tornato, e non ti ha detto nulla.

Harry, per la prima volta nella sua esistenza, si sentiva un estraneo in casa sua. E decise di rimediare; costi quel che costi.



Ringrazio in anticipo chi è arrivato fin qui dal profondo del mio cuore *-*
Ah, e perdonate gli eventuali errori di battitura ahaha!

 

 
 
 

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Capitolo 2
*** II ***


Ringrazio l'unica persona che segue questa ff e spero che, con il tempo, aumenterete ahaha
Ecco quindi a te/voi il secondo capitolo
Cla :)

 

Chapter 2
 
-Nicole..- chiamò una voce profonda e leggermente roca. Una voce che la ragazza non sentiva da un anno, ma che sarebbe stata capace di riconoscere tra mille altre in ogni caso. –Fermati..-
Avete presenti le tipiche battaglie interiori cervello vs. cuore descritte in migliaia di film e libri? Ecco, Nicole ne stava vivendo una esattamente in quel momento. Non era giusto fermarsi, non avrebbe dovuto, no. Però la curiosità di sapere che cosa le avrebbe detto, quale patetica spiegazione avrebbe trovato Harry Styles al suo comportamento, mise d’accordo entrambi, facendo arrestare la bionda ai piedi dei gradini dell’ingresso della scuola con un espressione di disprezzo mista a lieve sorpresa.
-Cosa vuoi?- esordì con poche cerimonie lei; i convenevoli non erano mai stati il loro forte.
-Sono tornato, io..-
-Sì.- lo interruppe lei freddamente, inarcando un sopracciglio – Me ne ero accorta.
-Devi farmi spiegare, devi ascoltarmi..-
-No Harry, io non devo fare nulla. Non sono obbligata ad ascoltare te e le tue stupide giustificazioni, non..
-Smettila di interrompermi.- ordinò lui bruscamente avvicinandosi a lei di qualche passo. –Mi conosci, sai come sono fatto. Ora, o tu ascolti quello che ho da dire, o io non verrò a cercarti una seconda volta per spiegartelo.
Nicole avrebbe tanto voluto fare la sostenuta, girare i tacchi e ignorarlo per il resto della giornata (e magari anche per il resto della sua vita), ma sapeva che il ragazzo di fronte a lei non stava scherzando. Se lei se ne fosse andata in quel momento, lui ci avrebbe messo meno di due secondi ad andare avanti ed a rimpiazzarla con qualcun altra, e sarebbe stata lei a cercarlo poi successivamente. Perché era sempre stato così tra loro due, un tira e molla infinito, una successione continua di alti e bassi, di porte sbattute e poi riaperte. Ma alla fine erano sempre stati, nel bene e nel male, in un modo o in un altro, insieme. E per quanto ci provasse, Nicole non riusciva ad immaginarsi nessun’altra al fianco di Harry che non fosse lei, né voleva che succedesse.
E’ per questo che acconsentì ad ascoltare quello che il riccio aveva da dirle, senza però togliersi di dosso la maschera di finta indifferenza che si era costruita in quei dodici mesi.
-Ti ascolto.
-Non ora,- disse Harry udendo il suono della campanella. –Oggi pomeriggio. Ti scrivo più tardi dove e a che ora.- concluse poi passandole di fianco ed entrando nell’edificio, lasciandola fuori ad assimilare la notizia. Sarebbe uscita con Harry. Come hai vecchi tempi?
 
Nel frattempo, ad un centinaio di metri di distanza, Zayn Malik usciva correndo dalla metropolitana, imprecando in tutte le lingue che conosceva. Era il suo secondo giorno di scuola e lui era già in ritardo! Come diavolo era possibile?! Probabilmente mentre distribuivano la puntualità lui era ancora in bagno a prepararsi, ma dubitava che i professori avrebbero accettato quella come giustificazione.
Guardò l’orologio al polso: 8.15. Basta, era troppo in ritardo per entrare alla prima ora. Tanto valeva andare con calma e presentarsi alla seconda, pensò rallentando il passo e sistemandosi la cravatta e la giacca della divisa scolastica. Inoltre era uscito di casa senza fare colazione per la fretta, quindi avrebbe approfittato di quell’oretta extra per rimediare. Entrò nel bar della scuola con l’intenzione di prendere un caffè e sedersi su quelle comode poltrone a leggere un po’, tanto per far passare il tempo. Quello che però non aveva calcolato, era la ragazza che, per sbaglio, gli rovesciò addosso il thè bollente mentre usciva.
-Oddio scusa! Non ti avevo visto ed ero sovrappensiero e.. Diamine, scusa, scusa, scusa!- continuava a ripetere lei mentre, presa una considerevole quantità di tovagliolini dal tavolo più vicino, aveva iniziato a tamponare la camicia di Zayn, ormai quasi completamente bagnata.
-Fantastico..- borbottò lui. Non solo era arrivato in ritardo il secondo giorno di scuola, ma si presentava persino con una camicia degna di un concorso per Mister maglietta bagnata!
-Sono mortificata, sono sicura che ne avranno qualcun’altra di ricambio da darti per oggi.. Anzi, te ne compro una nuova, ecco, così siamo a posto e.. Mister Higgins!- chiamò la ragazza, sinceramente dispiaciuta.
Un uomo di mezza età che Zayn identificò come il gestore della caffetteria spuntò dal retro del bancone.
-Sì, signorina?
-Ecco, io mi chiedevo, se magari lei avesse delle camicie avanzate delle divise scolastiche nel retro! Ecco qui..- disse poi avvicinandosi al bancone e tirando fuori i soldi. –La aspettiamo qui, una M andrà bene!- concluse sorridendo. Sapeva benissimo che c’erano ancora numerosi capi della divisa non ancora venduti, e quella non era la prima volta che si ritrovava a comprarne qualcuno all’ultimo secondo, per evitare qualche rimprovero disciplinare. Mister Higgins e il suo accesso al retro del negozio l’avevano salvata da parecchie situazioni spinose, per questo l’uomo, ridacchiando sommessamente, uscì dal locale scuotendo la testa.
-Mi dispiace, davvero..- disse poi ancora, rivolta a Zayn.
-Sì, sì, l’hai già detto.- rispose lui bruscamente, smettendo di guardare la sua camicia e volgendo lo sguardo per la prima volta alla sua interlocutrice. L’aveva già vista da qualche parte.. Ah sì! Il giorno prima, con Niall al bar! Era l’amica di quella Nicole, che non li aveva degnati nemmeno di un saluto e che ora gli stava comprando una camicia nuova.
-Oh, bè, sì.. Scusa.- borbottò lei leggermente offesa. Non era il caso di scaldarsi tanto, pensò, era solo la divisa scolastica, e lei voleva solo essere gentile. Ingrato.
-Ecco a lei mademoiselle.- disse il barista porgendole un pacchetto e rompendo il silenzio imbarazzante che era calato sui due.
-Grazie mille!- ringraziò sorridendo lei. –Mi salva sempre in questi casi!-
-Si figuri signorina! Dovere!- rispose lui sorridendo a sua volta e tornando a sistemare il retro del bar.
-Ecco.- disse Natalie freddamente, porgendo il tutto a Zayn. –E buona giornata.- Concluse dirigendosi all’uscita. Se c’era una categoria di persone che non sopportava era quella dei maleducati; e quel ragazzo si era appena rivelato essere uno di loro.
-No, ehi!- tentò di richiamarla indietro lui –Grazie!- borbottò poi quando capì che lei non si sarebbe voltata. Probabilmente non aveva sentito nemmeno il suo ringraziamento. Doveva riconoscerlo però, quella ragazza era davvero carina.. Carina? Quella era uno schianto! Lo corresse una voce dentro di lui, che venne zittita subito. Decise comunque che avrebbe chiesto qualcosa su di lei a Niall a pranzo.. Non che gli interessasse di lei eh. Così, tanto per parlare..
 
-Ma chi diavolo è quello?- chiese Nicole a Natalie prendendo posto al loro solito tavolo in mensa. Che poi quella mensa si sarebbe tranquillamente potuta definire un vero e proprio ristorante a cinque stelle, data l’insolita bontà dei piatti preparati.
-Chi?- chiese la mora sedendosi svogliatamente.
-Quello lì, vicino al biondo dell’altro giorno! Non l’avevo mai visto da queste parti, ne sono sicura!-
-Non saprei.. So solo che è alquanto maleducato, per essere un novellino.- replicò Lynn facendo riferimento all’avventura di quella mattina, che aveva raccontato poco prima all’amica.
-Mia mamma ha detto che di fianco a noi si è appena trasferita una nuova famiglia, un tizio che possiede tutte le fabbriche di assemblaggio di non so quale marca di elettrodomestici in Asia. Ma sono quasi sicura che siano cinesi.. O Giapponesi? Non mi ricordo mai, ma sono praticamente la stessa cosa in fondo! Sai, occhi a mandorla, capelli scuri, magri, pelle chiarissima.. Quindi non credo sia uno di loro.- disse Nicole. Lei era sempre aggiornata su queste cose, ed il fatto che qualcuno si fosse trasferito sotto il suo naso nel “suo territorio” (come amava chiamarlo lei) senza che lei lo sapesse, l’aveva quasi preso come un insulto personale. La società in cui erano state inserite sin dalla loro nascita era molto elitaria d’altronde, e, di conseguenza, poco numerosa; era impossibile che qualsiasi cosa, anche la più misera ed insignificante, passasse inosservata. La Birch ospitava ed aveva ospitato quasi tutti i componenti della suddetta società, tutti destinati a grandi cose (oppure a qualche rehab nel Winsconsin, dov’era finita la figlia dei Chandelston, nota per la sua passione per le feste, le minigonne sciatte e la cocaina).
La comparsa improvvisa di un nuovo membro rappresentava quindi per Nicole un buco nero nella sua rete di conoscenze, e bisognava porvi rimedio, a tutti i costi.
-Ehi..- esordì improvvisamente una voce, risvegliando Nicole dai suoi pensieri e richiamando l’attenzione di Natalie, presa dalla lettura di un libro. –Volevo solo ringraziarti per la camicia di oggi, e scusarmi per essere stato.. Scortese. Comunque piacere, io sono Zayn!- si presentò, accennando un sorriso.
-Non c’è di che, fa nulla.- rispose la mora, indifferente, mentre l’amica assisteva al loro scambio di battute tra loro come se fosse l’ultima sfilata di moda della sua stilista preferita.
-E tu sei..?- continuò lui. Aveva sperato in una risposta diversa da quelle quattro parole in croce! Ci aveva messo tutta la mattinata per elaborare quelle due frasi, poteva degnarsi almeno di dirgli il suo nome! Che poi in realtà lo sapeva già, ma sarebbe stato carino sentirlo dire da lei. (Niall, pur non essendo un granché popolare, si era rivelato un vero uomo di mondo, a conoscenza di vita morte e miracoli di almeno la metà dei loro compagni di corso, e aveva provveduto a dire a Zayn tutto ciò che sapeva riguardo alla giovane Astor. Compreso il fatto che fosse allergica alle pesche, cosa che Zayn non comprendeva ancora come potesse tornargli utile in quel momento, ma vabbè.)
-Natalie- disse lei con lo stesso tono di prima, -e lei è Nicole.
-Piacere!- esclamò la bionda con un sorrisetto. –Sei nuovo di qui?
-Sì, questo è il primo anno che sono in questa scuola..
-Davvero? E prima dove andavi?- chiese ancora lei, registrando mentalmente tutte le informazioni man mano che le riceveva.
-Alla Public High School, giù a Brooklyn.
-Public.. Brooklyn?- chiese la giovane stupefatta. Anche Natalie aveva abbandonato la maschera d’indifferenza che si era incollata in faccia per assumere un’espressione decisamente più stupita, come se il ragazzo di fronte a loro avesse appena dichiarato di avere quattro occhi. Lui cominciava a chiedersi il perché ogni persona a cui lo dicesse rimanesse così scandalizzata. Insomma ok, era Brooklyn, mica Marte!
-Sì, bè io..- iniziò a spiegare il moro, senza sapere ancora esattamente cosa avrebbe detto. La campanella che annunciava la fine della pausa pranzo venne però fortunatamente in suo soccorso (per una volta, il tempismo era dalla sua parte), e così salutò le due ragazze frettolosamente e s’incamminò a passo svelto verso l’amico che lo aspettava in corridoio.
-Allora, com’è andata?- chiese Niall con un sorriso a trentadue denti.
-Lasciamo stare..- borbottò Zayn, buttando alla rinfusa dei libri nell’armadietto e prendendone un paio a caso per l’ultima ora. Quella moretta altezzosa e la sua amica erano appena entrate nella lista di persone che gli ispiravano antipatia.
 
-Bè, questo spiega il perché non l’avevamo mai visto prima..- disse Natalie alzandosi, dopo che Zayn si fu allontanato. –Vado a letteratura, vieni?- chiese poi alla bionda.
-No, io.. ti raggiungo dopo, vai pure!- la salutò con un sorriso un po’ tirato. Aveva appena sentito il suo telefono squillare, le era arrivato un messaggio. Tirò fuori il telefono dalla borsa, leggermente nervosa, per poi leggere il nome del mittente. Styles, recitava a caratteri cubitali il suo iPhone.
Alle otto sotto casa tua. Passo io.”
Non una parola di più, non una di meno. Non si era nemmeno firmato, pensò Nicole indignata. E se per caso lei avesse cancellato il suo numero? Che ne poteva sapere lui?! Chiuse il messaggio e ributtò il telefono in borsa; non avrebbe risposto, non ce n’era bisogno. Altre parole sarebbero state solamente inutili, rifletté alzandosi dal tavolino della mensa ormai quasi vuota ed avviandosi a lezione.
 
 
Fantastico, pensò Zayn, guardandosi intorno. Quel pomeriggio era rimasto a studiare da Niall per aiutarlo con matematica, che l’irlandese sosteneva essere “la materia più inutile della storia delle materie inutili”. Ed ora erano le otto di sera, era buio, e lui non aveva idea di dove fosse la fermata della metro più vicina.. Insomma, in poche parole si era perso in quello sputo di quartiere. Era mezz’ora che girava a vuoto tra le suntuose palazzine, quando decise di sedersi su un muretto e fare mente locale, fumandosi anche una sigaretta. Stava ragionando su quanto gli sarebbe costato arrivare a casa in taxi, quando la fortuna (o sfortuna? Forse sarebbe meglio chiamarlo solo destino, o caso) volle che proprio in quel momento gli passasse davanti una faccia familiare.
-Tu?!- chiesero all’unisono i due.
-Che ci fai qui?- disse Zayn, facendo un tiro dalla sua sigaretta.
-Ci vivo.- rispose una più che sorpresa Natalie, facendo un cenno con il mento verso il palazzo illuminato alle sue spalle. Era evidente che il tatto e l’educazione non le insegnavano nelle scuole pubbliche, pensò inoltre.
-Già, potevo immaginare..- borbottò il ragazzo, spostando lo sguardo dalla ragazza, alla palazzina ed infine ai lacci delle sue scarpe. Non li aveva mai trovati così interessanti.
-E tu? Cosa fai qui?- chiese la mora. Se lui aveva diritto a farle una domanda allora anche lei gliene avrebbe fatta una, poteva scommetterci. Per tutta risposta tuttavia ricevette solo una serie di borbottii sconnessi e poco comprensibili. –Come?!- domandò quindi ancora alla fine di quel susseguirsi di suoni senza senso.
-Mi. Sono. Perso.- scandì bene lui alzando gli occhi al cielo per poi tornare a guardare Natalie in faccia. –Sai per caso dov’è la fermata della metro più vicina?- aggiunse poi con un tono vagamente speranzoso.
-No, mi dispiace, io non..- balbettò lei spalancando gli occhi. Aveva preso una sola volta la metro, con Nicole, due anni prima. Volevano fare una nuova esperienza, e c’è da dire che si sentirono davvero molto trasgressive a mettere piede su quel rumoroso trenino sotterraneo. Inutile dire che si persero, e un autista fu mandato a riprenderle ad Harlem dalla mamma di Nicole qualche ora dopo; quindi no, Natalie non aveva molta familiarità con l’underground.. Anzi, in realtà non l’aveva con nessun mezzo di trasporto pubblico.
-Si, dovevo immaginarlo..- ridacchiò lui scuotendo la testa, facendo l’ultimo tiro e buttando la cicca della sigaretta per terra, lontano da loro. Fece poi per alzarsi, non sarebbe certo rimasto lì a farsi prendere in giro da quella ragazza ancora a lungo, quando..
-Però se vuoi posso portarti io!- lo fermò lei.
-E come, scusa?- per tutta risposta ricevette un cenno verso la macchina scura alle sue spalle. –Oh, capisco.. No grazie.- non avrebbe accettato la carità di nessuno.
-Come no?- Maleducato, privo di tatto, ingrato ed ora pure stupido per giunta! Un mix perfetto insomma!
-No, grazie. Mi arrangio da solo.
-Bene.- fece la ragazza, ricomponendosi dalla sorpresa. –Allora buona serata.- lo salutò passandogli di fianco ed entrando nella hall del palazzo, ricevendo per tutta risposta una specie di.. Grugnito? Santi numi, sembrava di parlare con un animale!
Alla fine, un’oretta abbondante e 50 dollari in meno dopo, Zayn entrò finalmente in casa sua.
 
Erano le otto meno un quarto quando Nicole si guardò allo specchio per l’ennesima volta, sistemandosi i capelli su una spalla. Non aveva scelto nessun vestito particolare, non era necessario.. Dopo tutte le volte che lei ed Harry si erano visti vestiti e svestiti in tutti i modi possibili ed immaginabili, non si faceva più questi problemi.
Alle otto in punto uscì dalla cancello del palazzo, e notò subito la familiare macchina nera ferma ad aspettarla. Salì, e trovò il soggetto della maggior parte dei suoi pensieri e sogni (perlopiù incubi alle volte, ma questi sono dettagli) a guardarla, immerso in chissà quali pensieri.
-Ciao.- esordì semplicemente lui.
-Ehi..
-Mi sei mancata.- disse Harry sporgendosi in avanti, appoggiando i gomiti sulle proprie ginocchia e guardandola negli occhi.. Quegli occhi color nocciola che non vedeva l’ora di rivedere. Perché nonostante lui si rifiutasse di ammetterlo persino a se stesso, nonostante tutte le volte che l’aveva ferita e nonostante avesse tentato in tutti i modi di dimenticarla, non c’era riuscito a togliersela dalla testa.
-Allora..- iniziò finalmente a raccontare. –Fammi partire dall’inizio.-
 
 
 

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